GEOSIDE GEOFISICA SNC Campo San Mart ino, V ia Bus iago, 106/2 (PD)
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Committent i: Calderaro Daniela e Francesca
Piano di Lottizzazione Z.T.O. C3/097
RELAZIONE GEOLOGICA E DI CARATTERIZZAZIONE GEOTECNICA RELAZIONE PER INSTALLAZIONE IMPIANTO DI SUBIRRIGAZIONE Ubicazione: Via Bellinghiera – Cittadella (PD)
Data: 14 maggio 2015
ID Commessa: C2988
Dr. Geol. Francesco Morbin
Data: 13 maggio 2015 Rev. 00
Commessa: C2988 Committente: Calderaro Daniela e Francesca
Estensori: Dr. Geol. Francesco Morbin, Dr. L. Facco
GEO SI DE GE OFI SIC A S NC 35010 Campo San Martino, Via Busiago, 106/2 (PD) Tel. . 049 9620033 FAX 049 7350216 [email protected]
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INDICE
1 Premessa ......................................................................................................................................... 3
2 Inquadramento del territorio .......................................................................................................... 5
2.1 Inquadramento geologico e geomorfologico generale ........................................................... 5
2.2 Inquadramento idrogeologico ................................................................................................ 8
3 Indagini geognostiche in sito ......................................................................................................... 13
3.1 Prova Penetrometrica Statica (CPT) ...................................................................................... 13
3.2 Prova Penetrometrica Dinamica (D.P.S.H.) ........................................................................... 14
3.3 Ricostruzione stratigrafica ..................................................................................................... 17
4 Classificazione sismica ................................................................................................................... 19
4.1 Azione sismica ....................................................................................................................... 21
4.2 Scelta della strategia di progettazione .................................................................................. 23
5 Verifica del rischio di liquefazione ................................................................................................ 24
6 Considerazioni geotecniche ai fini progettuali .............................................................................. 24
6.1 Considerazioni ai fini geotecnici ............................................................................................ 24
6.2 Considerazioni sulla falda ...................................................................................................... 25
7 Indagini in merito al progetto di scarico – impianto di subirrigazione ......................................... 26
7.1 Situazione stratigrafica ed idrogeologica locale .................................................................... 26
7.2 Valutazione della Permeabilità con Prova in Pozzetto .......................................................... 27
7.3 Considerazioni ai fini del progetto di scarico ........................................................................ 28
7.4 Considerazioni conclusive in merito all’impianto di subirrigazione ...................................... 28
8 Valutazione della permeabilità del terreno per la realizzazione di pozzi perdenti ....................... 29
9 Documentazione fotografica ......................................................................................................... 31
Allegati Allegato 1: Prove penetrometriche statiche e dinamiche
Allegato 2: Prova di permeabilità in pozzetto
Allegato 3: Certificato prova Lefranc d’archivio
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1 Premessa
Per incarico Per incarico del Committente è stata eseguita un’indagine geologica e geotecnica al fine
di determinare le caratteristiche dei terreni ricadenti nell’area dove è previsto il progetto per la
realizzazione del Piano di Lottizzazione Z.T.O. C3/097 in via Bellinghiera nel Comune di Cittadella
(PD).
L’indagine è stata effettuata allo scopo di definire il modello geologico del sito attraverso la
ricostruzione dei caratteri litostratigrafici, idrogeologici, geomorfologici e strutturali dell’area
evidenziando, qualora presenti, gli elementi di pericolosità geologica del territorio.
L’indagine ha anche lo scopo di verificare la compatibilità geologica ed idrogeologica del sito al fine di
smaltire le acque reflue civili, provenienti dal fabbricato residenziale in progetto tramite un sistema di
subirrigazione.
Per questo scopo sono state analizzate le informazioni litologiche ed idrogeologiche fornite da
cartografie tematiche e le informazioni stratigrafiche ricavate dalle indagini effettuate in sito.
Le indagini geognostiche in sito si sono svolte con le seguenti modalità:
- esecuzione di n° 5 prove penetrometriche statiche (CPT) che hanno raggiunto una profondità
compresa tra 4 e 5 m circa da p.c., determinata dal raggiungimento del rifiuto strumentale; è
stato utilizzato un Penetrometro Statico PAGANI modello TG63-200 cingolato, attrezzato con
punta Begemann;
- esecuzione di n° 2 prove penetrometriche dinamiche pesanti (DPSH) a partire dal fondo foro di
delle CPT 3 e 5, spinte poi fino alla profondità di 10 m dal p.c.; è stato utilizzato un
penetrometro superpesante PAGANI “modello Emilia” TG63-200 cingolato;
- rilievo della falda freatica.
Nel corso del sopralluogo è stata condotta inoltre una prova di permeabilità a carico variabile (P1) sui
terreni superficiali al fine di valutare la loro idoneità alla tipologia di impianto di subirrigazione previsto,
ed un sondaggio con trivella manuale (T1) al fine di caratterizzare nel dettaglio la litologia dei terreni
che saranno sede dell’impianto stesso.
L’installazione di sistemi individuali di trattamento delle acque reflue domestiche è ammesso dal Piano
di Tutela delle Acque adottato dalla Regione Veneto con propria Deliberazione n. 107, pubblicata nel
BUR n. 100 del 08/12/2009, che regola all’art. 21, comma 1, i “Sistemi di trattamento individuale delle
acque reflue domestiche”: Per le installazioni o edifici isolati non collettabili alla rete fognaria pubblica,
e comunque per un numero di A.E. inferiore a 50, è ammesso l’uso di uno dei seguenti sistemi
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individuali di trattamento delle acque reflue domestiche oppure di trattamenti diversi, in grado di
garantire almeno analoghi risultati. Per quanto non in contrasto con le presenti norme tecniche, si fa
riferimento anche alle disposizioni contenute nella deliberazione del Comitato dei Ministri del 4/2/1977
[…].
L’elaborazione delle informazioni ricavate dalle indagini permette di fornire:
- la caratterizzazione ai fini geotecnici della serie litostratigrafica;
- il calcolo della capacità portante delle fondazioni;
- la verifica del rischio di liquefazione dei terreni.
Il lavoro è stato svolto secondo quanto previsto dalle vigenti normative in materia:
• D.M. 14.01.08 – Norme tecniche per le costruzioni.
• Circ. Min. LL.PP. 2 febbraio 2009, n. 617 - Istruzioni per l’applicazione delle “Nuove norme
tecniche per le costruzioni” di cui al D.M. 14 gennaio 2008.
• Ordinanza n° 3274 del 20.03.03 – Primi elementi in materia di criteri generali per la
classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona
sismica.
• Ordinanza del P.C.M. 28 aprile 2006 n. 3519 – Criteri generali per l’individuazione delle zone
sismiche e per la formazione e l’aggiornamento degli elenchi delle medesime zone;
• Deliberazione della Giunta della Regione Veneto n. 96/CR del 7 agosto 2006 – Proposta di
adozione del provvedimento di cui alla suddetta O.P.C.M. n. 3519/06.
• D.M. 11.03.88 – Norme tecniche riguardanti le indagini sui terreni e sulle rocce;
• Circ. Min. LL.PP. 24.09.88 n° 30483 – Istruzioni applicative al D.M. 11.03.88;
• A.G.I. 1977 – Raccomandazioni sulla esecuzione e programmazione delle indagini geotecniche;
• Delibera del Comitato Interministeriale 4 febbraio 1977 – Criteri, metodologie e norme tecniche
generali di cui all’art. 2, lettere b), d) ed e) della legge 10/05/76 recante norme per la tutela delle
acque dall’inquinamento.
• D. Lgs. 152/06 – Norme in materia ambientale
• Deliberazione del Consiglio Regione Veneto n.107 del 5 novembre 2009 – Piano di tutela delle
acque.
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2 Inquadramento del territorio
Il sito oggetto di intervento è ubicato a sud-est di Cittadella; l’area si presenta pianeggiante con quota
media di 42 m s.l.m.m..
2.1 INQUADRAMENTO GEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO GENERALE
Dal punto di vista geomorfologico generale il territorio di Cittadella si trova nella media Pianura
Veneta. In questa zona i principali processi evolutivi recenti sono legati alla combinazione di due
fenomeni principali: da un lato l’apporto continuo di sedimenti alluvionali che hanno progressivamente
riempito la regione Padano-Adriatica, dall’altro l’effetto generale di subsidenza del territorio, ovvero il
lento e progressivo abbassamento del territorio, dovuto ad un insieme di cause e fattori geologico -
strutturali.
La Pianura Veneta è compresa tra il margine alpino, la dorsale dei Lessini-Berici-Euganei e la linea di
costa tra la foce dell’Isonzo e del delta del Po.
L’evoluzione tettonica della regione è caratterizzata dalla progressiva convergenza della placca
adriatica con la placca europea che ha determinato nel Neogene e nel Quaternario il sollevamento di
vasti settori del Sud Alpino con formazione di pieghe, sovrascorrimenti e bacini sedimentari lungo il
fronte dei principali assi di deformazione. Durante il Quaternario, questa depressione subsidente è
stata colmata da sedimenti alluvionali costituenti l’attuale Pianura Veneta, un esteso materasso
sedimentario che cresce rapidamente a partire dalla zona di affioramento delle formazioni rocciose
terziarie dei rilievi, fino a raggiungere una potenza di un migliaio di metri in prossimità della costa.
La deposizione di tali materiali sciolti si deve principalmente all’attività dei fiumi che hanno interessato
questa porzione di territorio come il Fiume Brenta. Valutando il territorio nel suo insieme, si possono
individuare situazioni stratigrafiche ed idrogeologiche tipiche che caratterizzano, seppure
orientativamente, intere fasce della pianura veneta. Queste fasce, che definiscono l’alta, la media e la
bassa pianura, hanno caratteristiche abbastanza omogenee e si susseguono da N a S dalle Prealpi al
Mare Adriatico: esse si sviluppano per tutta l’estensione della Pianura Veneta e Friulana, in direzione
subparallela rispetto al limite dei rilievi montuosi ed alla linea attuale di costa e perpendicolarmente ai
corsi d’acqua.
Nell’alta pianura, a ridosso dei rilievi prealpini (150÷200 m s.l.m.) dove i fiumi sboccano dai bacini
montani, si estende una fascia larga da 5 a 20 km costituita da alluvioni ghiaiose di origine fluviale e
fluvio-glaciale praticamente indifferenziate fino al substrato roccioso, dello spessore di anche 300÷400
metri. Il litotipo prevalente è costituito da ghiaie grossolane di natura carbonatica generalmente
associate a sabbie grossolane in percentuali dell’ordine del 10÷30%; localmente si rinvengono anche
sottili intercalazioni limoso-argillose e livelli ghiaiosi con diverso grado di cementazione.
Procedendo verso S e SE (media pianura) si assiste ad una progressiva diminuzione del materiale
ghiaioso grossolano e ad un conseguente aumento dei litotipi sabbiosi a granulometria variabile da
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grossa a media di origine prevalentemente fluviale, alternati a sabbie argillose, limi e argille di origine
marina.
Infine la bassa pianura appare caratterizzata da alternanze di spessi orizzonti limoso-argillosi con
livelli sabbiosi di potenza limitata e generalmente a granulometria fine, di origine prevalentemente
marina (Pleistocene). Risultano rari i letti ghiaiosi mentre quelli sabbiosi mostrano bassi valori di
permeabilità e di produttività.
Carta Geomorfologica della Regione Veneto
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Carta litologica del PATI “Alta Padovana”
Come si osserva dalla carta estratta dal PATI Alta Padovana l’area ricade in una zona di alta pianura
dominata da materiali granulari fluviali e fluvioglaciali prevalentemente sabbiosi.
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2.2 INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO
La costituzione litostratigrafica del sottosuolo della Pianura Veneta determina l’esistenza di differenti
situazioni idrogeologiche.
L’assetto generale della pianura Veneta vede un progressivo differenziamento del materasso
alluvionale, passando dall’alta pianura, a ridosso dei rilievi collinari, alla bassa pianura. La coltre di
sedimenti che costituisce il materasso alluvionale è costituito in prevalenza da ghiaie nell’alta pianura,
con un progressivo impoverimento di materiali grossolani a favore di materiali fini verso la bassa
pianura.
Il materasso ghiaioso grossolano nella zona pedemontana (alta pianura), riconducibile alle attività dei
principali fiumi, è sede di un acquifero freatico indifferenziato. Il passaggio tra l’alta e la media pianura
e cioè tra l’acquifero freatico indifferenziato a nord ed il sistema multifalde in pressione a sud avviene
in modo graduale attraverso una zona di transizione che coincide arealmente con la fascia di
restituzione dei fontanili, o “zona delle risorgive”, in corrispondenza della quale la falda freatica del
sistema indifferenziato affiora spontaneamente nei punti più depressi.
La nota fascia dei fontanili (larga qualche chilometro) si snoda lungo il limite che separa la zona di alta
pianura da quella di media pianura per una lunghezza di circa 90 chilometri.
Nella zona dei fontanili si delinea nel sottosuolo la struttura idrogeologica a falde sovrapposte
confinate: le falde in pressione si spingono verso valle, mentre le acque della falda freatica vengono
pressoché interamente a giorno, drenate dalle risorgive.
Il sistema multifalde è proprio della bassa pianura veneta, dove si hanno intercalazioni continue di
livelli sabbiosi permeabili, sedi delle falde in pressione, e livelli argillosi impermeabili.
Si vengono perciò a formare acquiferi liberi, semiconfinati e acquiferi in pressione. In via generale si
avrà una falda superficiale, poco profonda e di modesta “portata”; tale falda è ricaricata
prevalentemente da acque meteoriche e indirettamente dagli apporti dei corsi d’acqua presenti nel
territorio. Le falde sottostanti sono per lo più in pressione, alloggiate in acquiferi prevalentemente
sabbiosi-ghiaiosi, separate da strati argillosi impermeabili.
L’alimentazione del sistema multifalde in pressione proviene evidentemente dall’acquifero freatico
indifferenziato; infatti il sistema multifalde della media pianura rappresenta la prosecuzione
differenziata verso valle dell’unica falda, di tipo freatico, che è contenuta nel materasso ghiaioso
uniforme dell’alta pianura.
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Il territorio in studio si colloca immediatamente a monte della cosiddetta fascia delle risorgive.
In particolare dall’analisi della Carta idrogeologica della Regione Veneto, riportata di seguito, la
direzione di deflusso generale nella porzione di territorio dove insiste il sito in esame segue all’incirca
la direttrice NW-SE; l’area si pone poco a nord dell’isofreatica 40 m s.l.m...
Estratto Carta Idrogeologica della Regione Veneto
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Dall’analisi della carta idrogeologica annessa al Quadro Conoscitivo del PATI “Alta Padovana”, di cui
Cittadella fa parte, risulta che il sito in esame ricade poco a valle dell’isofreatica 38 m s.l.m. in una
zona caratterizzata complessivamente da una soggiacenza compresa tra 3 e 5 m dal p.c.. Data la
quota topografica (ricavata dalla CTR) pari a circa 42 m s.l.m. si stima in sito una soggiacenza media
di 4 m dal p.c..
Carta idrogeologica del PATI “Alta Padovana”
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Il corso d’acqua che maggiormente ha influenzato i processi deposizionali dell’area di studio è il fiume
Brenta, che scorre con direzione all’incirca N-S ed è caratterizzato dalla tipica morfologia con alveo
molto ampio a canali anastomizzati (braided) caratterizzato da una distesa di alluvioni ciottolose,
solcate da una rete di canali appena incisi con trasporto abbondante di materiale sul fondo.
Procedendo verso sud verso il mare il corso del fiume assume un andamento meandriforme con
modalità deposizionali tipiche di ambienti ad energia più ridotta.
Estratto CTR - Scala originale 1:5.000
Elemento 104144 Cittadella Sud – 104141 Tombolo
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Estratto di mappa
Comune di Cittadella – foglio 39, mappali n. 1099-1100-1101
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3 Indagini geognostiche in sito
3.1 PROVA PENETROMETRICA STATICA (CPT)
La prova C.P.T. consiste nell’infiggere nel terreno, ad una velocità costante pari a 2
cm/s, una punta conica standard (Tipo Begeman) 1) sormontata da un manicotto di
attrito laterale 2)
La spinta necessaria viene trasmessa alla punta da un gruppo a pistoni idraulici che
sviluppa una forza massima di 20 t, mediante una batteria di tubi ed aste.
Ogni 20 cm di avanzamento vengono misurati, mediante cella di carico a
trasduzione digitale, i seguenti valori:
Rp resistenza di punta espressa in Kg/cm2
Rt resistenza totale (resistenza di punta e resistenza laterale) espressa in
Kg/cm2
L’elaborazione di questi dati permette di individuare la sequenza stratigrafica dei terreni attraversati e
grazie a formule empiriche e correlazioni grafiche (Schmertmann) si possono ottenere con sufficiente
attendibilità i parametri geotecnici necessari alla determinazione delle caratteristiche geomeccaniche
dei terreni.
A causa della distanza intercorrente fra il manicotto laterale e la punta conica del penetrometro, la
resistenza laterale viene correlata, in fase di elaborazione con la corrispondente profondità di rilievo
della Rp. L’intervallo di lettura può comportare talvolta, nel caso di terreni aventi stratificazione inferiore
a 20 cm, la mancata individuazione di orizzonti potenzialmente rilevanti.
1)
2)
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3.2 PROVA PENETROMETRICA DINAMICA (D.P.S.H.)
La strumentazione impiegata è costituita da un penetrometro dinamico superpesante di tipo “Emilia”.
La prova consiste nell’infissione di aste graduate mediante un maglio di peso e altezza di caduta
standard, rispettivamente pari a 63.5 kg e 0.75 m. La punta utilizzata ha un diametro pari a 51 mm ed
un angolo di apertura pari a 60°. Le aste sono graduate ad intervalli di 20 cm ed hanno un peso pari a
6.2 kg per metro lineare.
Essendo la prova standardizzata, è possibile determinare le caratteristiche dei terreni misurando il
numero di colpi necessari ad infiggere di 20 cm la batteria di aste.
Poiché le correlazioni empiriche esistenti in letteratura tra i risultati di una prova penetrometrica
dinamica ed i principali parametri geotecnici del terreno fanno riferimento essenzialmente alle prove
SPT, occorre applicare una correzione ai risultati delle prove DPSH, per tenere conto delle diverse
modalità esecutive. Ciò viene fatto secondo due criteri differenti:
• correzione sulla base delle differenti modalità esecutive: penetrometri con caratteristiche
differenti rispetto all’ SPT (peso del maglio, volata, area della punta, ecc.) comportano energie di
infissione ovviamente differenti; per rapportare il numero di colpi dell’ SPT con quelli del dinamico
continuo diversi Autori propongono l'applicazione del seguente fattore correttivo:
CfM H P Ap
M H P Ap=
⋅ ⋅ ⋅
⋅ ⋅ ⋅
1 1 11 1
2 2 12 2
Con:
M2 = peso del maglio SPT (63.5 kg);
H2 = volata del maglio SPT (75 cm);
P12 = passo di lettura SPT (15 cm);
Ap2 = area della punta SPT (20.4 cm2);
M1 = peso del maglio del dinamico continuo;
H1 = volata del maglio del dinamico continuo;
P11 = passo di lettura del dinamico continuo;
Ap1 = area della punta del dinamico continuo.
Il numero di colpi da utilizzare nel calcolo dei parametri geotecnici sarà dato da:
NSPT = Cf x NDPSH
• correzione sulla base delle litologie incontrate: si è dimostrato, nelle correlazioni SPT-SCPT,
che generalmente il rapporto fra il numero dei colpi misurato con i due strumenti (Nspt/Nscpt) tende a
1 per granulometrie grossolane, mentre tende a crescere per granulometrie più fini; si suggeriscono le
seguenti correlazioni proposte in letteratura:
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Correlazione Litologia
NSPT = 1 x NDPSH Ghiaie e ghiaie sabbiose NSPT = 1.25 x NDPSH Sabbie e ghiaie con fine plastico NSPT = 1.5 x NDPSH Sabbie con molto fine NSPT = 2 x NDPSH Limi NSPT = 2.5 x NDPSH Argille limose/sabbiose NSPT = 3 x NDPSH Argille
In ogni caso si tratta di correlazioni empiriche che vanno utilizzate con cautela. In particolare, per
quanto riguarda la correzione in funzione della litologia, questa andrà calibrata sulla base delle
caratteristiche litologiche locali.
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Planimetria di progetto con ubicazione delle indagini
CPT1
CPT2
CPT3-DPSH3
CPT5-DPSH5
CPT4
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3.3 RICOSTRUZIONE STRATIGRAFICA
Le tabelle che seguono riportano l’interpretazione litologica ed i parametri geotecnici stimati dalle
prove eseguite in sito. I parametri geotecnici forniti sono da considerarsi come dati medi, stimati sulla
base delle elaborazioni eseguite e sulle conoscenze dei terreni dell’area.
Per un maggior dettaglio si rimanda alle elaborazioni fornite in allegato 1.
CPT1
Profondità da p.c.
[m]
Litologia
Angolo d’attrito (φ)
[GRADI]
Coesione non drenata
(Cu)
[kg/cm2]
0,00 – 1,20 Sabbia limosa 29 -
1,20 – 2,40 Sabbia addensata 33 -
2,40 – 3,80 Sabbia limosa 30 -
3,80 – 4,20 Ghiaia sabbiosa 36 -
CPT2
Profondità da p.c.
[m]
Litologia
Angolo d’attrito (φ)
[GRADI]
Coesione non drenata
(Cu)
[kg/cm2]
0,00 – 1,20 Limo sabbioso 28 -
1,20 – 2,80 Sabbia addensata 33 -
2,80 – 3,80 Sabbia e sabbia limosa 30 -
3,80 – 4,00 Ghiaia sabbiosa 36 -
CPT3
Profondità da p.c.
[m]
Litologia
Angolo d’attrito (φ)
[GRADI]
Coesione non drenata
(Cu)
[kg/cm2]
0,00 – 1,20 Limo sabbioso e argilloso 29 0,9
1,20 – 2,80 Sabbia addensata 35 -
2,80 – 4,40 Sabbia 32 -
4,40 – 5,60 Ghiaia sabbiosa 36 -
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CPT4
Profondità da p.c.
[m]
Litologia
Angolo d’attrito (φ)
[GRADI]
Coesione non drenata
(Cu)
[kg/cm2]
0,00 – 1,60 Limo sabbioso 28 -
1,60 – 3,60 Sabbia 33 -
3,60 – 4,20 Ghiaia sabbiosa 36 -
CPT5
Profondità da p.c.
[m]
Litologia
Angolo d’attrito (φ)
[GRADI]
Coesione non drenata
(Cu)
[kg/cm2]
0,00 – 1,00 Limo argilloso - 0,9
1,00 – 2,40 Sabbia e sabbia limosa 30 -
2,40 – 4,40 Sabbia addensata 35 -
4,40 – 5,00 Ghiaia sabbiosa 36 -
Dal fondo foro delle CPT3 e CPT5 sono state eseguite due prove penetrometriche dinamiche i cui
elaborati sono anch’essi riportati in allegato 1; la situazione stratigrafica da esse desunta è riassunta
nelle tabelle che seguono.
DPSH3
Profondità da p.c.
[m]
Litologia
Angolo d’attrito (φ)
[GRADI]
Coesione non drenata
(Cu)
[kg/cm2]
0,00 – 5,60 Foro della CPT3 - -
5,60 – 10,00 Ghiaia sabbiosa 36 -
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DPSH5
Profondità da p.c.
[m]
Litologia
Angolo d’attrito (φ)
[GRADI]
Coesione non drenata
(Cu)
[kg/cm2]
0,00 – 5,00 Foro della CPT5 - -
5,00 – 10,00 Ghiaia sabbiosa 36 -
Al termine delle prove penetrometriche non è stata rilevata la presenza d’acqua nei fori d’indagine a
causa dell’occlusione dei fori stessi per franamento del materiale incoerente che costituisce il
sottosuolo.
Dai dati d’archivio anche di sondaggi geognostici condotti nel medesimo contesto territoriale e sulla
base di informazioni idrogeologiche bibliografiche si valuta che la soggiacenza media della falda sia
pari a 4 m rispetto al pian campagna locale.
4 Classificazione sismica
Ai fini della definizione dell’azione sismica di progetto (come riportato nel vigente D.M. 14 gennaio
2008), si rende necessario valutare l’effetto della risposta sismica locale mediante specifiche analisi.
In mancanza di tali analisi, si può fare riferimento ad un approccio semplificato che si basa
sull’individuazione di categorie di sottosuolo di riferimento.
Ai fini della identificazione della categoria di sottosuolo, la classificazione si effettua in base ai valori
della velocità equivalente Vs,30 di propagazione delle onde di taglio entro i primi 30 m di profondità.
Come si apprende dal sopra citato D.M., la misura diretta della velocità di propagazione delle onde di
taglio (Vs) è fortemente raccomandata, tuttavia la classificazione può essere effettuata in base ai
valori del numero equivalente di colpi nella prova penetrometrica dinamica NSPT30 nei terreni
prevalentemente a grana grossa e della resistenza non drenata equivalente Cu30 nei terreni
prevalentemente a grana fine secondo le formule di seguito riportate.
La velocità equivalente delle onde di taglio Vs,30 è definita dall’espressione:
[ ]sm
V
hV
n
i s
i
s /30
1 1,
30,
∑=
=
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La resistenza penetrometrica dinamica equivalente NSPT,30 è definita dall’espressione:
∑
∑
=
==M
i ispt
i
M
i
i
spt
N
h
h
N
1 ,
1
30,
La coesione non drenata equivalente cu,30 è definita dall’espressione:
∑
∑
=
==K
i iu
i
K
i
i
u
c
h
h
c
1 ,
1
30,
Nelle precedenti espressioni si indica con:
hi spessore (in metri) dell’i-esimo strato compreso nei primi 30 m di profondità
Vs,i velocità delle onde di taglio nell’i-esimo strato
NSPT,i numero di colpi NSPT nell’i-esimo strato
Cu,i resistenza non drenata nell’i-esimo strato
N numero di strati compresi nei primi 30 m di profondità
M numero di strati di terreni a grana grossa compresi nei primi 30 m di profondità
K numero di strati di terreni a grana fina compresi nei primi 30 m di profondità
Nel caso di sottosuoli costituiti da stratificazioni di terreni a grana grossa e a grana fine, con spessori
confrontabili nei primi 30 m di profondità, non disponendo di misure dirette della velocità delle onde di
taglio (Vs), si può procedere come segue:
- Determinare NSPT,30 limitatamente agli spessori di terreno a grana grossa.
- Determinare Cu,30 limitatamente ai terreni a grana fine.
- Individuare le categorie di sottosuolo corrispondenti singolarmente ai parametri NSPT,30 e Cu,30.
- Riferire il sottosuolo alla categoria peggiore tra quelle individuate
Ai fini della definizione dell’azione sismica di progetto, così come richiesto dalla recente normativa, è
stata pertanto assegnata al suolo di fondazione la categoria sismica C.
A tale categoria appartengono depositi dei terreni a grana grossa mediamente addensati o terreni a
grana fina mediamente consistenti con spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale
miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di Vs,30 compresi tra 180 m/s
e 360 m/s (ovvero 15<Nspt,30<50 nei terreni a grana grossa e 70<cu,30<250 kPa nei terreni a grana
fina).
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Sulla base dell’Ordinanza PCM del 20 Marzo 2003 n. 3274 “Primi elementi in materia di criteri generali
per la classificazione sismica del territorio nazionale e di Normative per le costruzioni in zona sismica”,
il Comune di Cittadella (PD) ricade in zona sismica 3.
Sulla base dell’Ordinanza PCM del 28 aprile 2006 n. 3519 l’area in esame è caratterizzata da valori di
accelerazione massima al suolo ag, (con probabilità di superamento del 10% in 50 anni, riferita a suoli
rigidi caratterizzati da valori di Vs30 > di 800 m/s) compresi fra 0,150 e 0,175 m/s.
La Regione del Veneto, con D.G.R. 71 del 22/01/2008, pur confermando per gli aspetti amministrativi
la classificazione dei Comuni del Veneto di cui all’allegato I della D.C.R. 67/03, recepisce quanto
stabilito dalla O.P.C.M. 3519/06 riguardo le calcolazioni, riferiti alle Norme Tecniche previgenti
all’entrata in vigore del D.M. 14/01/2008.
Estratto mappa sismica (OPCM 3519/2006)
4.1 AZIONE SISMICA
Nel D.M. 14/01/2008 l’obiettivo nei riguardi dell’azione sismica è il controllo del livello di
danneggiamento della costruzione a fronte dei terremoti che possono verificarsi nel sito di
costruzione.
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Le azioni sismiche di progetto, in base alle quali valutare il rispetto dei diversi stati limite considerati, si
definiscono a partire dalla “pericolosità sismica di base” del sito di costruzione. La pericolosità sismica
è definita in termini di accelerazione orizzontale massima attesa ag in condizioni di campo libero su
sito di riferimento rigido con superficie topografica orizzontale (di categoria A) ed in termini di ordinate
dello spettro di risposta elastico in accelerazione ad essa corrispondente Se (T), con riferimento a
prefissate probabilità di eccedenza PVR , come definite nella successiva tabella, nel periodo di
riferimento VR.
Il periodo di riferimento VR si ricava per ciascun tipo di costruzione, moltiplicando la vita nominale VN
per il coefficiente d’uso CU definito, al variare della classe d’uso.
La vita nominale VN relativa al presente intervento di progetto è di 50 anni (tipo di costruzione 2
“Opere ordinarie, ponti, opere infrastrutturali e dighe di dimensioni contenute o di importanza
normale”).
La classe d’uso utilizzata è:
Classe II: “Costruzioni il cui uso preveda normali affollamenti, senza contenuti pericolosi per
l’ambiente e senza funzioni pubbliche e sociali essenziali. Industrie con attività non pericolose per
l’ambiente...”
A tale classe corrisponde un coefficiente d’uso CU pari a 1,0.
In questo modo si ottiene un periodo di riferimento VR di 50 anni.
Le forme degli spettri di risposta ai sensi delle NTC 2008 sono definite, per ciascuna delle probabilità
di superamento nel periodo di riferimento PVR , a partire dai valori dei seguenti parametri su sito di
riferimento rigido orizzontale:
ag : accelerazione orizzontale massima al sito;
Fo : valore massimo del fattore di amplificazione dello spettro in accelerazione orizzontale;
TC*: periodo di inizio del tratto a velocità costante dello spettro in accelerazione orizzontale.
Nota la vita di riferimento della costruzione VR e la probabilità di superamento nella vita di riferimento
PVR associate a ciascuno degli stati limite considerati, a partire dai dati di pericolosità sismica
disponibili è possibile ricavare le corrispondenti azioni sismiche. Il periodo di ritorno dell’azione sismica
TR, espresso in anni rappresenta il parametro caratterizzante la pericolosità sismica.
Esso è legato a PVR e VR dalla:
( )RV
RR
P
VT
−−=
1ln
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Il sito di interesse ricade nel Comune di Cittadella (PD) e presenta le seguenti coordinate:
Coordinate Datum ED50
Latitudine 45,637382
Longitudine 11,794626
In base a tali valori si ottengono i valori dei parametri precedentemente citati rappresentati nella
successiva tabella per i vari periodi di ritorno.
TR
(anni)
ag
(g)
F0
(-)
Tc
(s)
30 0,043 2,491 0,240
50 0,057 2,483 0,253
72 0,069 2,455 0,265
101 0,082 2,415 0,275
140 0,096 2,389 0,282
201 0,113 2,387 0,291
475 0,161 2,399 0,304
975 0,213 2,406 0,315
2475 0,300 2,401 0,330
Valori ag, F0, TC* per vari periodi di ritorno TR
4.2 SCELTA DELLA STRATEGIA DI PROGETTAZIONE
Nei confronti delle azioni sismiche gli stati limite, sia di esercizio che ultimi, sono individuati
riferendosi alle prestazioni della costruzione nel suo complesso, includendo gli elementi
strutturali, quelli non strutturali e gli impianti.
Gli stati limite di esercizio sono:
o Stato Limite di Operatività (SLO).
o Stato Limite di Danno (SLD).
Gli stati limite ultimi sono:
o Stato Limite di salvaguardia della Vita (SLV).
o Stato Limite di prevenzione del Collasso (SLC).
Le probabilità di superamento nel periodo di riferimento PVR, cui riferirsi per individuare
l’azione sismica agente in ciascuno degli stati limite considerati, sono riportate nella
successiva tabella.
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Stati Limite PVR : Probabilità di superamento nel periodo di riferimento VR
TR (anni)
Stati limite di esercizio SLO 81% 30 SLD 63% 50
Stati limite ultimi SLV 10% 475 SLC 5% 975
Probabilità di superamento PVR e periodo di ritorno TR
I parametri ag, Fo, TC* per i periodi di riferimento corrispondenti agli stati limite considerati sono di
seguito riportati in forma tabulare.
STATO LIMITE
TR (anni)
ag
(g) F0
(-) Tc* (s)
SLO 30 0,043 2,491 0,240
SLD 50 0,058 2,482 0,253
SLV 475 0,161 2,399 0,304
SLC 975 0,213 2,406 0,315
Valori ag, F0,TC* per i diversi stati limite
La scelta dello stato limite da utilizzare dipenderà dalle verifiche che il progettista intenderà eseguire.
5 Verifica del rischio di liquefazione
In base alle direttive precedentemente citate deve essere verificata, per i terreni di fondazione
nell’area in esame, la suscettibilità alla liquefazione.
Questo fenomeno comporta una diminuzione di resistenza al taglio, causata dall’aumento di pressione
interstiziale in un terreno saturo non coesivo durante lo scuotimento sismico, con l’assunzione del
comportamento meccanico caratteristico dei liquidi tale da generare deformazioni permanenti
significative o persino l’annullamento degli sforzi efficaci nel terreno.
Nel caso in esame si esclude il rischio di liquefazione data la tessitura ghiaiosa dei materiali saturi.
6 Considerazioni geotecniche ai fini progettuali
6.1 CONSIDERAZIONI AI FINI GEOTECNICI
Dalle indagini eseguite emerge che la situazione stratigrafica che caratterizza i terreni in esame è
piuttosto omogenea all’interno dell’area di lottizzazione oggetto di intervento.
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Le prove penetrometriche condotte hanno evidenziato la presenza di terreni essenzialmente sabbiosi
fino ad una profondità di circa 4 m dal p.c.; solo localmente il primo metro di sottosuolo ha carattere
limoso argilloso.
Oltre i 4 m di profondità si intercettano invece materiali ghiaiosi e le indagini hanno raggiunto il rifiuto
strumentale.
Per quanto riguarda i fabbricati che verranno realizzati, in assenza del progetto definitivo per gli stessi,
non è possibile valutare in questa fase di studio la capacità portante dei terreni in riferimento alle
fondazioni previste. Successivamente sarà pertanto cura del Progettista eseguire le opportune
verifiche geotecniche sulla base dei dati progettuali definitivi.
Per quanto riguarda le opere di urbanizzazione, che comprendono la strada di accesso alla
lottizzazione e la piccola area di parcheggio prevista vicino sul lato in adiacenza a via Bellinghiera, si
ritiene che i terreni superficiali rilevati mediante le indagini penetrometriche presentino caratteristiche
geotecniche da discrete a buone per la posa del pacchetto stradale, essendo essi a carattere
prevalentemente sabbioso.
Per quanto riguarda le operazioni per la posa dei sottoservizi di evidenzia la necessità di sostenere le
pareti di scavo per profondità superiori a 1,0 m.
6.2 CONSIDERAZIONI SULLA FALDA
Le informazioni bibliografiche e d’archivio permettono di definire una soggiacenza della falda media
pari a -4 m dal piano campagna locale presso l’area in esame. Si ritiene pertanto che le opere in
progetto non intercetteranno l’acqua nel sottosuolo.
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7 Indagini in merito al progetto di scarico – impianto di subirrigazione
7.1 SITUAZIONE STRATIGRAFICA ED IDROGEOLOGICA LOCALE
Le indagini penetrometriche eseguite nell’area in esame hanno evidenziato che i terreni superficiali
sono complessivamente costituiti da sabbie e sabbie limose, localmente passanti a limi argilloso
sabbiosi.
La caratterizzazione di dettaglio dei terreni superficiali presenti nell’area in esame viene definita
mediante l’esecuzione di un sondaggio con trivella manuale (T1) che è stato spinto fino ad una
profondità di circa 1,20 m dal piano campagna locale, posizionato presso il confine nord del lotto
d’intervento dove si prevede la realizzazione di un impianto di subirrigazione.
I terreni estratti mediante il sondaggio manuale sono risultati di natura limoso sabbiosa e di colore
marrone. Alla fine della relazione si riporta la relativa documentazione fotografica.
Al fine di valutare la permeabilità dei terreni superficiali che saranno sede dell’impianto di
subirrigazione è stata condotta in sito anche una prova di permeabilità in pozzetto (P1) come descritto
al paragrafo seguente.
Planimetria con ubicazione indagini
P1 T1
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7.2 VALUTAZIONE DELLA PERMEABILITÀ CON PROVA IN POZZETTO
Lo scopo dell’indagine è valutare l’ordine di grandezza della permeabilità del terreno superficiale al
fine di verificare la possibilità di realizzazione di un sistema disperdente mediante subirrigazione.
Per valutare la permeabilità dei terreni interessati è stata eseguita una prova di permeabilità a
carico variabile in pozzetto (P1), secondo lo schema che segue.
Il pozzetto ha forma quadrata di lato 30 cm e profondità pari a 40 cm. La prova è stata posizionata
entro l’area in cui è prevista l’installazione del sistema disperdente.
Il terreno è stato saturato preventivamente in modo da stabilire un regime di flusso permanente.
I dati ottenuti nella prova ed il relativo grafico sono riportati in allegato.
Per il calcolo della permeabilità è stata utilizzata la formula:
( )( )[ ]3/27
/21
12
12
+×
×+×
−
−=
bh
bh
tt
hhk
m
m
con: hm = altezza media dell’acqua nel pozzetto
h2 – h1 = variazione del livello dell’acqua nell’intervallo (t2 – t1)
t2 – t1 = intervallo di tempo
b = lato di base del pozzetto
Il valore di permeabilità media ottenuto con la prova è risultato pari a:
k = 1,45 x 10-5 m/s
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Data la modalità di esecuzione della prova, i dati ottenuti rappresentano una valutazione della
permeabilità media dei terreni; tale valore, dell’ordine di 10-5
m/s, permette di caratterizzare i terreni
superficiali presenti nell’area di studio come terreni con grado di permeabilità medio.
In allegato 2 è riportata la scheda di dettaglio della prova di permeabilità a carico variabile eseguita.
7.3 CONSIDERAZIONI AI FINI DEL PROGETTO DI SCARICO
La normativa vigente prevede che le caratteristiche tecniche e dimensionali del tubo disperdente siano
scelte in funzione del numero di utenti e delle caratteristiche granulometriche (permeabilità) dei
terreni. La profondità di posa del tubo è invece vincolata dalla profondità di falda nell’area.
In particolare, la Delibera del Comitato Interministeriale del 4 febbraio 1977, prevede:
LUNGHEZZA TUBO GRANULOMETRIA
2 metri per abitante equivalente sabbia sottile e materiale leggero di riporto
3 metri per abitante equivalente sabbia grossa e pietrisco
5 metri per abitante equivalente sabbia sottile con argilla
10 metri per abitante equivalente argilla con sabbia
non adatta argilla compatta
Si valuta pertanto che, nel caso in esame, per un corretto funzionamento del sistema disperdente si
debba realizzare una tubazione di lunghezza pari almeno a 6 m per ogni abitante equivalente.
7.4 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE IN MERITO ALL’IMPIANTO DI SUBIRRIGAZIONE
In base alle indagini eseguite ed alle informazioni in possesso si ritiene che l’impianto di subirrigazione
possa essere realizzato a condizione che vengano rispettate le prescrizioni che vengono di seguito
elencate:
� deve essere rispettato il franco di 1 m previsto dalla normativa vigente tra la superficie freatica e
il fondo del sistema disperdente. Data la profondità della falda nell’area in esame (circa 4,0 m
dal p.c.) il fondo della trincea può essere posto alla profondità di -1,00 m dal p.c.;
� tra la trincea e qualsiasi condotta, serbatoio o opera al servizio di acqua potabile ci deve essere
una distanza minima di 30 m;
� in base alle indicazioni delle indagini eseguite, si ritiene che la lunghezza del tubo fessurato
debba essere calcolata computando almeno 6 m per abitante equivalente;
� a monte e a valle del tubo fessurato dovranno essere installati idonei pozzetti di ispezione per la
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pulizia della dispersione al fine di mantenere efficiente il sistema nel tempo;
� la pendenza e la direzione di posa del tubo disperdente siano tali da allontanare le acque dalle
fondazioni dell’edificio di progetto e da quelli vicini;
� per garantire inoltre un buon funzionamento del sistema, le acque provenienti dalla cucina
dovranno transitare in un’apposita vasca condensa grassi prima di giungere al sistema
disperdente per evitarne l’intasamento e garantire una migliore dissoluzione ed assorbimento
dei depositi organici;
� per il mantenimento di un efficace funzionamento nel tempo si dovranno fare periodicamente
ispezioni nel sistema per controllare che non vi siano intasamenti del pietrisco, che non si
creino ristagni d’acqua in superficie e che il sifone funzioni regolarmente.
8 Valutazione della permeabilità del terreno per la realizzazione di pozzi perdenti
Per la realizzazione di pozzi perdenti per lo scarico delle acque bianche della lottizzazione, si valuta la
permeabilità del terreno tramite l’analisi di prove di permeabilità di tipo Lefranc eseguite all’interno di
un foro di sondaggio. A questo scopo si è considerata una prova Lefranc eseguita dagli scriventi in
un’area vicina a quella in oggetto, di cui si riporta l’elaborazione in allegato 3.
Si è utilizzata la metodologia a carico variabile, tramite l’immissione di acqua all’interno delle aste di
rivestimento (Ø 127 mm) dalla bocca foro posta in superficie, e rilevando ad intervalli di tempo
prestabiliti il livello dell’acqua in foro con una sonda freatimetrica. La scelta del passo di rilevamento è
stata fatta in base alle evidenze specifiche del materiale ed alla velocità di abbassamento del livello in
foro, precedentemente stimato tramite una prova preliminare.
L'esecuzione della prova avviene secondo le seguenti modalità:
• perforazione a carotaggio;
• estrazione della batteria di perforazione;
• stabilizzazione delle pareti del foro con tubi di rivestimento metallico (Ø 127 mm), con arresto
della corona alla quota di fondo foro;
• immissione all’interno dei tubi di rivestimento di una quantità definita di ghiaino fine per la
realizzazione del tratto filtrante (tasca);
• sollevamento dei tubi di rivestimento di 0.50 m e immissione di acqua a pressione per espellere
il ghiaino e spurgare il fondo foro;
• inizio prova nell’istante in cui termina l’immissione di acqua nel foro di sondaggio;
• per il monitoraggio della discesa dell’acqua nei tubi di rivestimento è utilizzato un freatimetro
con cordella centimetrata.
Data: 13 maggio 2015 Rev. 00
Commessa: C2988 Committente: Calderaro Daniela e Francesca
Estensori: Dr. Geol. Francesco Morbin, Dr. L. Facco
GEO SI DE GE OFI SIC A S NC 35010 Campo San Martino, Via Busiago, 106/2 (PD) Tel. . 049 9620033 FAX 049 7350216 [email protected]
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La prova descritta è stata eseguita alla profondità compresa tra -5,00 m e -5,50 m dal piano
campagna (Lefranc), all’interno delle ghiaie.
Nella tabella seguente sono riportati i risultati dell’interpretazione effettuata sui dati della prova Lefranc
e di assorbimento. L’elaborato di dettaglio viene riportato in allegato 3.
Prova Lefranc su foro di sondaggio (dati d’archivio)
Prova Tratto in prova
(m da p.c. ) Litologia K (m/s)
(Lefranc) 5,00 – 5,50 Ghiaia eterometrica con ciottoli centimetrici
in matrice sabbiosa
1,16 x 10-3
Nel caso in esame le indagini eseguite in sito hanno messo in evidenza che il sottosuolo nella
proprietà è costituito da terreni fini prevalentemente sabbiosi fino ad una profondità media di -4 m dal
piano campagna e sono seguiti da ghiaie e ghiaie sabbiose dell’acquifero indifferenziato.
Data: 13 maggio 2015 Rev. 00
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9 Documentazione fotografica
Foto 1: Esecuzione della prova CPT1
Foto 2: Esecuzione della prova CPT2
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Foto 3: Esecuzione della prova CPT3
Foto 4: Esecuzione della prova CPT4
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Foto 5: Esecuzione della prova CPT5
Data: 13 maggio 2015 Rev. 00
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Foto 6: Sondaggio manuale T1
Foto 7: Prova di permeabilità in pozzetto P1