Energia e cambiamenti climaticiRelazione sullo Stato dell’Ambiente
Dipartimento Tutela ambientale e del Verde - Protezione Civile
RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE
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Energia e cambiamenti climatici
ENERGIA E CAMBIAMENTI CLIMATICI
Giovanni Monastra, Mauro Degli Effetti, Claudio Baffioni, Stefano Vallocchia
PROGRAMMAZIONE E PIANIFICAZIONE 3
IL BILANCIO ENERGETICO DI ROMA 8
IL CLIMA 15
LE EMISSIONI CLIMALTERANTI 18
LE SPECIFICITA' DELLA CITTÀ DI ROMA 23
Box - Il Master Plan di Jeremy Rifkin: "Ripensare l’energia a Roma per zone concentriche ed intercollegate" 32
RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE
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ENERGIA E CAMBIAMENTI CLIMATICI
Giovanni Monastra, Mauro Degli Effetti, Claudio Baffioni, Stefano Vallocchia
Il consumo di energia è in costante aumento nelle città. Oggi, a livello europeo, tale consumo è responsabile
di oltre il 50% delle emissioni di gas serra causate, direttamente o indirettamente, dall’uso dell’energia da
parte dell’uomo. Risulta quindi necessario mettere in campo una serie di azioni che tendano a mitigare le
emissioni di gas climalteranti di origine antropica.
PROGRAMMAZIONE E PIANIFICAZIONE
Il percorso dell’Agenda 21 locale
Lo Sviluppo sostenibile è senza dubbio la sfida principale per il nuovo millennio. Con tale obiettivo si vuole
infatti coniugare e rendere compatibili la tutela ambientale e la crescita socioeconomica. Negli ultimi decenni
è stato elaborato in modo sempre più preciso e concreto il concetto di “sviluppo sostenibile”, definito nel
rapporto Our Common Future della Commissione Bruntland delle Nazioni Unite per l’ambiente e lo sviluppo
del 1987, come un processo che “garantisce i bisogni del presente senza compromettere le possibilità delle
generazioni future”. In particolare nella Conferenza su ambiente e sviluppo di Rio de Janeiro del 1992 i
governi firmatari si sono impegnati verso le tematiche della sostenibilità. In quella sede oltre 170 Paesi
hanno sottoscritto il documento dell'Agenda 21, ovvero il programma di azioni per uno sviluppo sostenibile
da realizzare nel terzo millennio e con il quale si sottolinea il valore di queste politiche su scala locale, intesa
come la “dimensione più adeguata per sviluppare le istanze della sostenibilità ambientale ed urbana”.
A livello europeo, con il Trattato di Maastricht, tale concetto diviene uno dei principali obiettivi dell’Unione
Europea. Nella Conferenza europea tenutasi ad Aalborg nel 1994 viene redatta la Carta delle città europee per
un modello urbano sostenibile ("Carta di Aalborg") che anche il Comune di Roma sottoscrive in quella data. La
Carta indica la necessità di orientare lo sviluppo urbano europeo verso un modello di equità sociale e di
sostenibilità economica ed ambientale, con il coinvolgimento delle comunità locali nei processi decisionali e
l’impegno nei confronti del processo di Agenda 21. Con il vertice di Johannesburg del 2002 (World Summit On
Sustainable Development), nel confermare l’impegno verso le sfide ambientali e sociali, si è evidenziata la
necessità di valorizzare tutti gli aspetti della sostenibilità, denunciando l’insufficienza delle azione realizzate,
in particolare in relazione alle strategie da attuare per contrastare i cambiamenti climatici in campo
energetico. Alla luce di quanto emerso a Johannesburg, gli Aalborg Commitments (impegni sottoscritti dal
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Comune di Roma nel 2004 ad Aalborg) hanno delineato con precisione gli impegni che gli enti locali attivi in
processi di Agenda 21 locale (Ag21L) devono cercare di concretizzare, ciascuno seguendo l’ordine di priorità
più consono alla propria realtà. Al fine di aumentare questa consapevolezza sui temi dell’energia, la
Commissione europea ha lanciato nel novembre del 2005 la campagna "Energia sostenibile per l’Europa"
(Sustainable Energy for Europe - SEE)1. La campagna SEE, aperta a soggetti pubblici e privati, si propone
quattro obiettivi principali:
• aumentare la consapevolezza dei decision-makers nei diversi settori (pubblico, privato, ONG, ecc.) e ai
diversi livelli (locale, regionale, nazionale ed Europeo);
• diffondere le migliori pratiche (best-practices) e contribuire agli obiettivi di politica energetica dell’UE,
migliorando la sicurezza degli approvvigionamenti energetici e combattendo i cambiamenti climatici;
• fornire una conoscenza appropriata ed un supporto adeguato per raggiungere un alto livello di
consapevolezza pubblica;
• stimolare l’aumento degli investimenti privati nel settore delle tecnologie energetiche sostenibili.
Tutti coloro (soggetti pubblici e privati) che presentano progetti ed iniziative che rispondono agli obiettivi
sopra elencati possono diventare Partner della campagna SEE, operando all’interno di una delle cinque aree di
lavoro della campagna stessa (comunità sostenibili, trasformazione del mercato, progetti dimostrativi,
comunicazione, educazione e formazione, programmi di cooperazione). Nel dicembre 2008 l'Unione Europea
ha approvato il pacchetto europeo "clima-energia" (meglio conosciuto come 20-20-20). Il documento prevede
entro il 2020: il taglio delle emissioni di gas serra del 20%; la riduzione del consumo di energia del 20%; il
20% del consumo energetico totale europeo generato da fonti rinnovabili. Il Pacchetto Clima-Energia consta
di una serie di atti normativi che dovranno essere finalizzati ed attuati da qui al 2020. Il pacchetto comprende
anche provvedimenti sui limiti alle emissioni delle automobili e sul sistema di scambio di quote di emissione
dal 2013 al 2020 (Emissions Trading Scheme2).
L’Agenda 21 Locale (Ag21L) e la città di Roma
Roma è stata promotrice di iniziative tecniche e politiche legate allo sviluppo sostenibile sin dal 1992, l’anno
della Conferenza di Rio, quando i governi di oltre 170 paesi sottoscrissero il documento denominato Agenda
21, ovvero il piano d’azione per affrontare le sfide sociali, economiche e ambientali del XXI secolo. La Città ha
così intrapreso il percorso di AG21L nel 1994, sottoscrivendo insieme ad altre 400 autorità locali, la “Carta di
1 http://www.campagnaseeitalia.it
2 Il sistema UE di scambio di emissioni (ETS) istituisce a livello comunitario un sistema per lo scambio di quote di emissione di CO2; è una
pietra miliare della politica dell'Unione europea per mitigare i cambiamenti climatici ed è il suo strumento chiave per ridurre le emissioni
industriali di gas serra. Essendo il primo e più grande schema internazionale per lo scambio di quote di emissioni di gas serra, l'EU ETS
copre circa 11.000 centrali elettriche e impianti industriali in 30 paesi.
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Aalborg” o “Carta delle città europee per un modello urbano sostenibile”, adottando nel 1996 il Piano d’azione
di Lisbona e nel 1999 la Dichiarazione di Siviglia. Il percorso dell’AG21L per la città di Roma si è rivelato
particolarmente complesso, questo in considerazione dell'ampiezza del suo territorio; la città infatti insiste su
una superficie di circa 129 mila ettari (territorio pari alla somma delle nove più grandi città italiane).
L’articolazione del sistema urbano di Roma, il suo ruolo di Capitale, la dimensione territoriale e abitativa, la
peculiarità e importanza del patrimonio storico, archeologico ed ambientale, la varietà dei portatori di
interesse (i diversi livelli e momenti di coinvolgimento degli stessi), hanno reso e rendono l’iter di attuazione
del percorso dell'Agenda 21 complesso e difficoltoso. Un’altra specificità dei processi dell'AG21L nel Comune di
Roma è derivata dalla particolare ampiezza della struttura dell’amministrazione, che rende particolarmente
difficile l’omogeneizzazione delle politiche ambientali e di sostenibilità. Le principali fasi del processo
dell'Agenda 21 sono state:
a) la predisposizione, nel 1996, del documento preliminare del Piano d'Azione Ambientale, ove venivano
individuate le strategie per lo sviluppo sostenibile attraverso la definizione degli obiettivi generali,
delle linee di intervento e degli indicatori per il monitoraggio delle azioni. Alla sua definizione hanno
partecipato circa 120 soggetti, tra rappresentanti della comunità locale e responsabili
dell’amministrazione comunale;
b) la pubblicazione nel 1997 della Relazione sullo Stato dell’Ambiente, integrata in vari anni, con
l’aggiornamento relativo alla qualità dell’aria nel Comune di Roma;
c) la costituzione nel 1998 del Forum Ag21L, il processo partecipativo indispensabile per la formulazione
del Piano d’azione, coordinato da una commissione permanente, munito di un proprio regolamento,
articolato in 7 sessioni tematiche, quale luogo di approfondimento tecnico e di dibattito per le
organizzazioni cittadine sulle linee di intervento del Piano d’azione;
d) la predisposizione del Piano d’Azione Ambientale, programma di indirizzo strategico sugli obiettivi e le
linee di intervento volte a migliorare le condizioni dell’ambiente urbano e la qualità della vita.
In particolare le attività relative alla definizione del Piano d’azione ambientale sono state articolate in
sessioni tematiche, legate rispettivamente ai temi della conservazione della biodiversità e delle aree agricole,
della mobilità, della qualità dell’aria, del rumore, della gestione delle acque, della gestione dei rifiuti, della
politica energetica, della riqualificazione dell’ambiente urbano, della difesa e valorizzazione dell’eredità
storico-culturale. Il Piano d'Azione Ambientale di Roma è stato approvato in Consiglio Comunale, il 23
settembre 2002, con la deliberazione n. 121. Con il progetto “ContaRoma” è stato prodotto uno studio
sperimentale che ha messo a punto una metodologia per la valutazione e contabilizzazione delle spese
ambientali nel bilancio di Roma Capitale, strumento innovativo che rende leggibile il conto economico,
valutandone quantità, articolazione, effetti e benefici in termini ambientali. L’Amministrazione comunale di
Roma ha sottoscritto inoltre la Carta di impegni a giugno 2004 nel corso della “Conferenza di Aalborg + 10-
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ispirare il futuro”. L’adozione degli Aalborg Commitments rappresenta un significativo passo avanti per poter
passare dalla fase programmatica a quella pragmatica e strategica, nel tradurre la comune visione di un
futuro urbano sostenibile in obiettivi concreti ed in azioni a livello locale. Sono state attuate iniziative
finalizzate a promuovere l’Ag21L nei Municipi di Roma. L'intento è stato quello di coinvolgere e diffondere il
Piano d'Azione Ambientale, favorendo un percorso di attuazione delle Agende 21 locali da parte dei Municipi
stessi. Alla base di questa scelta la necessità di realizzare una maggiore diffusione all’interno
dell’Amministrazione comunale, coinvolgendo quelle realtà che per ruolo istituzionale sono più vicine alla
cittadinanza, che pertanto possono diventare soggetto fondamentale del processo di partecipazione e
condivisione delle politiche strategiche e delle azioni indicate nel Piano d'Azione Ambientale di Roma.
Il Piano d’Azione per il raggiungimento degli obiettivi del protocollo di Kyoto
Entrato ufficialmente in vigore il 16 febbraio 2005, il protocollo di Kyoto prevede che i 122 Paesi che lo hanno
sottoscritto (tra cui l’Italia) si impegnino formalmente a ridurre le emissioni dei gas serra prodotte dai
combustibili fossili. L’impegno per l’Italia prevede una riduzione delle emissioni del 6,5% (emissioni 1990)
entro il 2012. L’impegno che ogni Paese ha assunto deve necessariamente prevedere non solo delle azioni a
livello nazionale ma anche interventi che vedano le realtà locali impegnate direttamente per il
raggiungimento degli obiettivi di riduzione. A tal fine il Comune di Roma ha realizzato il progetto europeo
“Realizzazione del Piano d’Azione del Comune di Roma per il raggiungimento degli obiettivi del Protocollo di
Kyoto per la riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra” (ROMAPERKYOTO), cofinanziato nell’ambito del
programma comunitario LIFE Ambiente. Il Piano d'Azione è stato adottato con Deliberazione della Giunta
comunale n. 72 del 18 marzo 2009. Tale progetto ha previsto la partecipazione, in qualità di partner, della
Provincia di Roma, dell’Agenzia “RomaEnergia”, dell’Ente Regionale “RomaNatura”, dell’ENEA, dell’ATAC,
nonché dell’Institute of Technology in Tallaght (Irlanda). Obiettivo del progetto è stato quello di definire un
Piano d’Azione per Roma che contribuisca concretamente al raggiungimento degli obiettivi contenuti nel
Protocollo di Kyoto nei tempi previsti. Specificatamente il Piano d’Azione ha indicato le modalità per giungere
alla riduzione del 6,5% (obiettivo dell’Italia) entro il 2012 delle emissioni attribuibili al territorio comunale di
Roma rispetto ai livelli di emissione al 1990. Tra le attività svolte dai vari partner vi sono anche delle azioni
pilota puntuali a scopo dimostrativo sulle misure da adottare per la riduzione delle emissioni e per
l’assorbimento dei gas climalteranti. In particolare RomaNatura è stata responsabile di un’azione pilota di
forestazione di un’area verde pubblica di 2 ettari all’interno della Riserva Naturale della Valle dei Casali nel
Municipio XV. L’intervento ha posto l’accento sull’importanza di implementare anche in città i sink (serbatoi)
per l’assorbimento di anidride carbonica. Il progetto ROMAPERKYOTO è stato selezionato dalla Commissione
Europea come uno dei migliori progetti LIFE sul cambiamento climatico a scala locale.
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Il Patto dei Sindaci
“Il Patto dei Sindaci” (Covenant of Mayors) è stato lanciato dalla Commissione europea il 29 gennaio 2008,
nell’ambito della seconda edizione della “Settimana europea dell’energia sostenibile”. L’iniziativa è nata per
coinvolgere attivamente le città europee nel percorso verso la sostenibilità energetica ed ambientale. I temi
riguardanti la mobilità pulita, la riqualificazione energetica di edifici pubblici e privati e la sensibilizzazione
dei cittadini in tema di consumi energetici rappresentano i principali settori sui quali si concentrano gli
interventi delle città firmatarie del Patto. In particolare i Sindaci dei Comuni3 firmatari si impegnano a:
a) superare gli obiettivi formali fissati per l’UE al 2020, riducendo le emissioni di CO2 nelle rispettive città
di oltre il 20% attraverso l’attuazione di un Piano d'Azione per l’Energia Sostenibile. Questo impegno e
il relativo Piano devono essere ratificati con Delibera di Consiglio comunale;
b) preparare un inventario base delle emissioni (baseline) come punto di partenza per il Piano d'Azione
per l’Energia Sostenibile;
c) presentare il Piano entro un anno dalla formale firma di adesione al Patto dei Sindaci;
d) adattare le strutture della città, inclusa l’allocazione di adeguate risorse umane, al fine di perseguire le
azioni necessarie;
e) mobilitare la società civile al fine di sviluppare, insieme ad essa, un Piano d'azione che indichi le
politiche e le misure da attuare per raggiungere gli obiettivi del Piano stesso;
f) presentare, su base biennale, un Rapporto sull’attuazione del Piano ai fini di una valutazione del
raggiungimento degli obiettivi prefigurati, includendo le attività di monitoraggio e di verifica delle
azioni prefissate.
Le autorità locali rivestono un ruolo fondamentale nella lotta al cambiamento climatico. Infatti più della metà
delle emissioni di gas ad effetto serra viene rilasciata dalle città. Considerando inoltre che l'80% della
popolazione vive e lavora nei centri abitati, dove viene consumata fino all'80% dell'energia, si evidenzia
ancora di più il ruolo indispensabile dell'Amministrazione locale. Essendo il livello amministrativo più vicino ai
cittadini, le autorità locali si trovano nella posizione ideale per comprenderne i timori ed agire. Inoltre, esse
possono affrontare le sfide nella loro globalità, agevolando la sinergia fra interessi pubblici e privati e
l'integrazione dell'energia sostenibile negli obiettivi di sviluppo locali, (ad esempio tramite le fonti
energetiche alternative), un uso più efficiente dell'energia o modifiche nei comportamenti. Le Amministrazioni
locali assumono pertanto un ruolo di punta nel processo di attuazione delle politiche in materia di energia
sostenibile e ricevono sostegno in questo loro sforzo dalla cittadinanza. Il Patto dei Sindaci permette alle città
più all'avanguardia d'Europa di essere in primo piano nella lotta al cambiamento climatico tramite
l'attuazione di politiche locali intelligenti in materia di energia sostenibile. L’obiettivo è creare posti di lavoro
stabili localmente, aumentare la qualità della vita dei cittadini e affrontare tematiche sociali fondamentali.
3 http://pattodeisindaci.upinet.it/p/8/il_patto_dei_sindaci
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Le città firmatarie accettano di preparare regolarmente delle relazioni e di essere sottoposte a controlli
durante l'attuazione dei propri Piani d'azione. Roma Capitale ha presentato ufficialmente la richiesta di
adesione al Patto dei Sindaci attraverso la delibera n. 51 del Consiglio comunale del 18 giugno 2009.
L’adesione è avvenuta il 4 maggio 2010 con la sottoscrizione del Patto da parte del Sindaco di Roma ed il
contestuale impegno a presentare entro un anno il Piano d’Azione per l'Energia Sostenibile della Città di Roma
contenente gli obiettivi e le strategie di riduzione delle emissioni di CO2 al 2020.
IL BILANCIO ENERGETICO DI ROMA4
Il Bilancio Energetico è l'analisi quantitativa dei flussi di energia in ingresso nel sistema urbano e dei loro usi
finali ed è costruito a partire dai flussi in ingresso dei combustibili per autotrazione, di metano e di energia
elettrica. In seguito si è provveduto ad imputare i consumi ai diversi usi finali di interesse (mobilità,
residenziale e terziario). Le fonti sono le istituzioni responsabili della distribuzione (metano – Snam Rete Gas
e energia elettrica – ACEA S.p.A.), o della quantificazione dei consumi per il calcolo delle accise (combustibili
per autotrazione – Agenzia delle Dogane).
I consumi energetici complessivi
I combustibili per autotrazione
La serie storica dei consumi annuali di combustibile per autotrazione in rete ed extra rete è stata fornita
dall’Agenzia delle dogane a partire dal 20035. Per inciso, il dato extrarete per il gasolio dà un contributo
percentuale non trascurabile: nel 2007 è stato di oltre il 5% del consumo totale di gasolio. I dati complessivi
(rete ed extrarete) sono nella tabella e nei grafici qui riportati.
Serie storica dei consumi annuali di combustibile (rete ed extrarete) - Fonte: Agenzia delle Dogane
4 il bilancio energetico qui riportato non è completo: manca la valutazione di alcuni elementi propri di un bilancio energetico quali ad
esempio la valutazione delle perdite di rete (non trascurabili nel caso del metano) ma che qui, per mancanza di dati certi in proposito,
non verranno considerati. 5 I dati originali forniti sono in litri. Il fattore di conversione MJ/litro è tratto da Direttiva 2009/33/CE
Combustibili per autotrazione -‐ contributo energetico
Anno 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
Benzina TJ 34.272 32.675 29.336 28.655 26.199 24.189 23.228 21.872
Gasolio TJ 20.573 21.343 21.819 26.157 27.795 27.787 27.436 27.725
GPL TJ 2.591 1.917 1.466 1.839 1.700 1.851 2.037 2.457
TOTALE TJ 57.436 55.934 52.622 56.651 55.693 53.827 52.700 52.054
Serie storica dei consumi annuali di combustibile (rete ed extrarete) -‐ Fonte: Agenzia delle Dogane
Combustibili per autotrazione - contributo energetico
Anno 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
Benzina TJ 34.272 32.675 29.336 28.655 26.199 24.189 23.228 21.872
Gasolio TJ 20.573 21.343 21.819 26.157 27.795 27.787 27.436 27.725
GPL TJ 2.591 1.917 1.466 1.839 1.700 1.851 2.037 2.457
TOTALE TJ 57.436 55.934 52.622 56.651 55.693 53.827 52.700 52.054
Serie storica dei consumi annuali di combustibile(rete ed extrarete) Fonte: Agenzia delle Dogane
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Serie storica dei consumi annuali di combustibile (rete ed extrarete) - Fonte: Agenzia delle Dogane
Serie storica dei consumi annuali di combustibile (rete ed extrarete) - Fonte: Agenzia delle Dogane
I dati di consumo di metano per il Trasporto Pubblico Locale (TPL) nel 2010 sono stati pari a 580 TJ (dato
ATAC), mentre quelli per trasporto privato sempre nel 2010 sono totalmente trascurabili (7,6 TJ dato SNAM rete
gas). Dai dati sopra esposti, è da sottolineare la diminuzione al 2005 dei consumi complessivi a cui è
succeduto un brusco aumento nel 2006. Tale aumento è legato al mutamento registrato in quell'anno sui
veicoli a gasolio, diventato pressoché costante dal 2007, insieme ad una riduzione dei consumi di benzina.
Strutturale è invece la diminuzione complessiva dei consumi dal 2006 al 2010, alla luce delle diverse soluzioni
proposte dal TPL e come effetto della crisi economico finanziaria del 2008 – 2009. I dati riportati non tengono
conto dei combustibili venduti a Roma, ma consumati fuori dal territorio romano (problema legato all’utilizzo
di grandi arterie di scorrimento quali il Raccordo Anulare che connettono la rete autostradale di
comunicazione), come pure quello dei combustibili acquistati fuori dal territorio romano da automobilisti che
a Roma hanno utilizzato l’automobile (ad esempio il flusso pendolare dei lavoratori che quotidianamente
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giungono in città in numero rilevante). La valutazione fatta a partire dai dati forniti dall’Agenzia della Mobilità
di Roma Capitale sui flussi pendolari permette di affermare, in prima approssimazione, che i due fenomeni si
compensano tra loro.
L’energia elettrica
ACEA S.p.A. ha fornito la serie storica 2003 – 2010 dei consumi elettrici6 dei suoi clienti classificati per tipi di
attività ISTAT ed oggetto di comunicazione annuale all’Ufficio Statistico di TERNA S.p.A. I dati sono nella tabella
e nei corrispondenti grafici qui sotto riportati.
Serie storica dei consumi elettrici - fonte Acea SpA
Serie storica dei consumi elettrici - Fonte: ACEA S.p.A.
6 1 MWh = 0,0036 TJ
RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE
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Serie storica dei consumi elettrici - fonte Acea SpA
I dati mostrano che i consumi agricoli sono trascurabili. Per quello che riguarda i consumi industriali, questi
non verranno considerati sia perché minoritari rispetto al totale (al di sotto del 6% negli ultimi anni), sia per
non contabilizzare contributi che sono già regolamentati dall’ETS. I consumi elettrici di ATAC per il sistema
elettrico di TPL sono stati pari nel 2010 a 794 TJ. Riferendosi quindi ai soli contributi di terziario e domestico,
non solo il primo risulta essere dominante rispetto al secondo, ma viene mostrato un differente andamento
dell’intensità del consumo per utenza. La tabella seguente contiene i numeri indice (2003 = 100) per consumi,
numero di utenze ed intensità elettrica per utenza nell’uso domestico e nel terziario.
Fonte: elaborazione Osservatorio Ambientale suI cambiamenti climatici su dati Acea SpaA
Nel settore domestico la crescita delle utenze è stata costante (+6,6% nel 2010), i consumi complessivi sono
stati altalenanti con un picco del +3,1% nel 2005) con un consumo / utente in diminuzione (-6,9% nel 2010).
Nel settore terziario, invece, la crescita dei consumi è costante fino ad un aumento del 21% nel periodo 2008 -
2010, con un pressoché stabile numero di utenze che al più mostra un aumento del 1,6% nel 2009. Quindi vi è
stato un aumento dei consumi per utenza che si assesta su un + 19,8% nel 2010.
RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE
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Il metano
La serie storica 2003 – 2010 relativa ai volumi di gas metano7 riconsegnati nel territorio del Comune di Roma, è
stata fornita da SNAM Rete Gas, distributore a Roma. I dati sono stati forniti per tre tipologie di utenti: industria,
termoelettrico e impianti di distribuzione. La voce “impianti di distribuzione” tiene conto complessivamente dei
consumi domestico e terziario ed è questa l’unica voce, similmente a quanto riportato per l’elettrico, che verrà
considerata nel bilancio di Roma. I dati sono nella tabella e nei grafici sotto riportati.
Fonte: SNAM Rete Gas
Serie storica dei consumi di metano - Fonte: SNAM Rete Gas
Serie storica dei consumi di metano - Fonte: SNAM Rete Gas
7 1 m
3 = 38,1 MJ
RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE
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Da notare l’altalenante andamento dei consumi nel settore industria e il verticale crollo dei consumi per il
termoelettrico. Gli impianti di distribuzione mostrano un andamento altalenante negli anni. Da notare un
aumento di quasi il 9% nel passaggio 2009 – 2010. I dati esposti possono essere sintetizzati nella tabella e
nei grafici seguenti.
Fonte: elaborazione Osservatorio Ambientale sui Cambiamenti Climatici
su dati: Agenzia delle Dogane, ACEA S.p.A. e SNAM Rete Gas.
Fonte: elaborazione Osservatorio Ambientale sui Cambiamenti Climatici
su dati: Agenzia delle Dogane, ACEA S.p.A. e SNAM Rete Gas.
Fonte: elaborazione Osservatorio Ambientale sui Cambiamenti Climatici su dati:
Agenzia delle Dogane, ACEA S.p.A. e SNAM Rete Gas.
0
10.000
20.000
30.000
40.000
50.000
60.000
70.000
20032004
20052006
20072008
20092010
TJ
Combustibili daautotrazione
Energia Elettrica
Metano
RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE
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E’ bene sottolineare che questi dati contemplano solo i contributi relativi al settore autotrazione, residenziale
e terziario. Infatti i dati relativi ai settori agricolo e industriale per i consumi elettrici e i dati relativi ai settori
industria e termoelettrico per il metano non sono stati qui considerati o perché minoritari rispetto al totale o
per non contabilizzare contributi che sono già regolamentati dall’ETS. Da questi dati si evidenzia che i
combustibili da autotrazione rappresentano la fonte energetica principale, mentre energia elettrica e metano
hanno pressoché la stessa importanza. Conseguentemente, strategie mirate alla riduzione percentuale dei
consumi energetici dovrebbero essere focalizzate nella riduzione dei consumi di combustibili da autotrazione.
I consumi energetici complessivi: analisi settoriale
Un ulteriore passo può essere fatto quando approfondiamo il discorso verso i consumi settoriali. Sebbene i
dati originali per il metano accorpino il contributo di residenziale e terziario, uno studio fornito
dall’Osservatorio dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), basato su dati ISTAT,
permette di separare per il metano i settori del residenziale e del terziario.
Fonte: elaborazione Osservatorio Ambientale sui Cambiamenti Climatici su dati:
Agenzia delle Dogane, ACEA S.p.A. e SNAM Rete Gas e Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale
Fonte: elaborazione Osservatorio Ambientale sui Cambiamenti Climatici su dati:
Agenzia delle Dogane, ACEA S.p.A. e SNAM Rete Gas e Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale
RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE
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Conseguentemente da questi dati si evince che l’intervento settoriale su cui è bene concentrarsi per giungere
ad una riduzione dei consumi energetici è sempre quello della mobilità. Tuttavia, se si considerano congiunti i
consumi di terziario e residenziale, il campo d’azione trainante è quello dell’efficientamento degli edifici, visto
che nel 2010 le due voci hanno contribuito al consumo di quasi il 60% dell’energia.
IL CLIMA
Il “clima” è la combinazione delle condizioni meteorologiche prevalenti in una regione, su lunghi periodi di
tempo (25-30 anni). L’energia del sole è alla base dei complessi meccanismi che regolano il clima sulla terra.
Essa viene assorbita dal sistema terrestre in modo diverso a seconda della latitudine, della conformazione
geografica dei continenti e degli oceani, dell’orografia, ecc. L’energia solare si trasforma in altre forme di
energia che danno origine ai movimenti dell’atmosfera, dei mari, ecc. e in varie forme di energia bio-chimica
che sono alla base della evoluzione della vita sulla terra. Dopo tutte queste trasformazioni l’energia solare
ritorna nello spazio. Pertanto, mentre nella pratica il clima è definito dalle condizioni meteorologiche medie
(temperatura, precipitazioni, vento, umidità) in un arco di tempo di almeno trent’anni, nell’attività di ricerca
scientifica è definito come lo stato di “equilibrio energetico” tra flusso di energia solare entrante sul nostro
pianeta e flusso di energia uscente dal nostro pianeta. L’effetto serra è un fenomeno naturale, determinato
dalla capacità dell’atmosfera di trattenere, sotto forma di calore, parte dell’energia che proviene dal sole. Il
fenomeno è dovuto alla presenza nell’atmosfera di alcuni gas, detti “gas serra”, che intrappolano la
radiazione termica che viene emessa dalla superficie terrestre riscaldata dal sole. Grazie a questo fenomeno,
la temperatura media della terra si mantiene intorno ai 15°C, contro i -19°C che si avrebbero in assenza dei
gas serra. I gas maggiormente responsabili di questo fenomeno, oltre il vapore acqueo, che è il principale gas
serra naturale, sono la CO2, il CH4 (metano), il N2O (protossido di azoto). L’anidride carbonica (CO2), uno dei
principali composti del carbonio, è presente in natura in quattro grandi “serbatoi”:
• la biosfera, nella quale il carbonio è presente nelle molecole organiche (lipidi, glucidi, ecc.) (3.100
miliardi di tonnellate o gigatonnellate);
• gli oceani, nei quali il carbonio è disciolto sotto forma di carbonati e bicarbonati (40.000
gigatonnellate);
• la geosfera, dove il carbonio si presenta essenzialmente sotto forma di calcare e di combustibili fossili
(rispettivamente 40.000 e 12.000 gigatonnellate);
• l’atmosfera, dove il carbonio è presente sotto forma di CO2 (600 gigatonnellate).
Questi serbatoi sono legati tra loro da importanti scambi che nel loro insieme costituiscono il “ciclo del
carbonio”. Il metano (CH4) si produce dalla degradazione di materiale organico in assenza di ossigeno. Esso
viene naturalmente emesso da mangrovie e paludi, mentre le emissioni dovute alle attività umane
RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE
16
provengono essenzialmente dalle perdite di gas naturale e di altri combustibili fossili durante l’estrazione e il
trasporto, dalla fermentazione anaerobica di biomasse, dall’agricoltura e dalla zootecnia, ed infine dalle
discariche. Il protossido di azoto (N2O) è un gas serra molto potente e con un tempo di permanenza in
atmosfera piuttosto elevato (120 anni), ma con una bassa concentrazione; le principali fonti antropiche di
emissione derivano dai fertilizzanti azotati usati in agricoltura e in alcune produzioni industriali.
Nell’atmosfera, esistono anche altri gas, in percentuali minori, come: i Cloro-Fluoro-Carburi (CFC), gli Idro-
Fluoro-Carburi (HFC), il Tetra-Fluoro-Metano (CF4) ecc.; questi gas sono dei composti chimici a base di carbonio
che contengono cloro, fluoro, iodio o bromo. Per valutare il contributo all’effetto serra dei differenti gas,
bisogna prendere in considerazione tre parametri:
• la loro concentrazione in atmosfera;
• la diversa capacità di intrappolare l’energia che va dalla Terra verso lo spazio ( il cosidetto forcing
radiativo di ciascun gas);
• il tempo medio durante il quale un certo gas persiste in atmosfera (ovviamente se un gas rimane in
atmosfera per poco tempo avrà un effetto serra minore rispetto ad un gas che rimane in atmosfera
molto più a lungo).
Per poter rendere possibile il confronto tra gas con differenti caratteristiche, è stato sviluppato un metodo
che permette di valutare il comportamento dei diversi gas evidenziando il loro potenziale di riscaldamento
globale (GWP), tenendo dunque conto del tempo di permanenza in atmosfera, della concentrazione e del
forcing radiativo: il GWP è una misura dell’effetto serra relativo di un gas, utilizzando come gas di riferimento
l’anidride carbonica. In base al GWP una tonnellata di metano e di protossido di azoto corrispondono
rispettivamente a 21 e 310 tonnellate di CO2 equivalente.
Il clima di Roma
La città di Roma è situata ad un'altezza media di circa 20 metri sul livello del mare, in una vasta pianura al
centro dell'Agro romano, confinante ad ovest con la costa tirrenica ed ad est con le prime propaggini
dell'Appennino. Dal punto di vista morfologico il territorio si presenta assai composito, comprendendo i
versanti meridionali dei monti della Tolfa e dei monti Sabatini, il settore meridionale dei monti Sabini, la
Campagna Romana, solcata da vari corsi d'acqua, fra cui il Tevere e l'Aniene, l'edificio vulcanico dei Colli
Albani, il settore occidentale dei monti Simbruini, i Lepini settentrionali e l'alta valle del fiume Sacco. Il
principale corso d'acqua è il Tevere, che attraversa Roma e forma, al suo sbocco nel mar Tirreno, un vasto
delta dalla forma quadrangolare. Altri fiumi di rilievo sono: l'Aniene, suo affluente di sinistra, che scorre quasi
interamente nell'ambito del territorio provinciale, il Sacco e l'Arrone, emissario del lago di Bracciano. I più
importanti bacini lacustri, formatisi entro le depressioni di caldera di antichi vulcani spenti, sono: i laghi di
RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE
17
Bracciano e di Martignano, nell'apparato vulcanico dei monti Sabatini, e i laghi di Albano e di Nemi, in quello
dei Colli Albani. I caratteri climatici variano molto in relazione alla morfologia del territorio, per cui il clima è
propriamente mediterraneo nella fascia costiera, di tipo continentale attenuato, invece, all'interno.
Procedendo da ovest ad est, diminuiscono in genere le temperature e aumentano i valori pluviometrici, che
vanno da un minimo di 700 mm nella zona litoranea a un massimo di oltre 1500 mm sui monti Sabini e sui
Simbruini; le precipitazioni si concentrano in larga misura nei mesi invernali e primaverili, e sono molto scarse
nella stagione estiva.
In generale è possibile affermare che il clima di Roma è di tipo temperato, con valori particolarmente miti
sulle coste, e moderatamente freddo, soprattutto d'inverno nelle zone più interne. L'estate è calda e secca,
anche se alcune serate possono essere molto umide. L'inverno è freddo e pressoché asciutto, con rari
fenomeni nevosi di una certa consistenza. In generale, il clima è spesso ventilato, con una prevalenza di venti
occidentali (maestrale e libeccio) e settentrionali (tramontana e grecale). La classificazione dei climi formulata
da Köppen prende in considerazione gli aspetti più evidenti del clima (temperatura, precipitazioni, ecc.) ed il
tipo di vegetazione presente in una regione. In base alla classificazione dei climi di Köppen Roma appartiene
alla fascia CSA8 :
C = clima caldo-umido con una stagione fredda, estate arida e inverno fresco - media delle temperature del
mese più freddo compresa tra 18 °C e -3 °C;
S = estate arida, intensità delle precipitazioni del mese invernale più piovoso uguale ad almeno 3 volte l'
intensità delle precipitazioni del mese estivo meno piovoso;
A = estate calda, temperatura del mese più caldo > 22 °C.
8 http://www.ecology.unimi.it/Ecobase/L/02_Climatologia/02_Climogramma.htm#Roma
RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE
18
LE EMISSIONI CLIMALTERANTI
Serie storica delle emissioni climalteranti a Roma per consumi di energia
Le emissioni causate da combustibile per autotrazione
I dati complessivi (rete ed extrarete) delle emissioni climalteranti legate all'uso di combustibile per
autotrazione sono nella tabella e nei corrispondenti grafici qui sotto riportati.
Fonte: elaborazione ISPRA su dati Agenzia delle Dogane
Fonte: elaborazione ISPRA su dati Agenzia delle Dogane
Fonte: elaborazione ISPRA su dati Agenzia delle Dogane
RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE
19
Le emissioni legate ai consumi elettrici
I dati relativi alle emissioni da consumi elettrici sono riportate nella tabella e nei grafici seguenti:
Fonte: elaborazione ISPRA su dati ACEA SpA
Fonte: elaborazione ISPRA su dati ACEA SpA
Fonte: elaborazione ISPRA su dati ACEA SpA
RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE
20
Le emissioni legate ai consumi di metano
I dati relativi alle emissioni climalteranti da metano sono riportate nella tabella e nei grafici seguenti:
Fonte: elaborazione ISPRA su dati SNAM Rete Gas
Fonte: elaborazione ISPRA su dati SNAM Rete Gas
Fonte: elaborazione ISPRA su dati SNAM Rete Gas
Dai dati si evince l’uso preponderante del metano nel settore residenziale.
RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE
21
Le emissioni complessive legate ai consumi energetici
Le emissioni complessive legate ai consumi energetici sono riportate nella tabella e nei grafici seguenti.
Fonte: elaborazione Osservatorio Ambientale sui Cambiamenti Climatici su dati ISPRA
Fonte: elaborazione Osservatorio Ambientale sui Cambiamenti Climatici su dati ISPRA
Fonte: elaborazione Osservatorio Ambientale sui Cambiamenti Climatici su dati ISPRA
RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE
22
Il dato più rilevante è che la maggiore responsabilità per le emissioni di gas serra nei consumi energetici è
legata ai consumi elettrici a causa dei fattori di emissione per le diverse fonti. Conseguentemente, azioni di
riduzione dei consumi elettrici e di generazione di energia elettrica da fonte rinnovabile sembrano essere le
più efficaci per il raggiungimento di obiettivi di riduzione di emissioni climalteranti.
Le emissioni complessive: analisi settoriale
E’ ora possibile riportare per settori le emissioni climalteranti così come rappresentato nella tabella e nei due
grafici seguenti.
Fonte: elaborazione Osservatorio Ambientale sui Cambiamenti Climatici su dati ISPRA
Fonte: elaborazione Osservatorio Ambientale sui Cambiamenti Climatici su dati ISPRA
L’analisi settoriale mostra la mobilità come responsabile delle emissioni con una percentuale (36,8%) molto
vicina a quello del settore terziario (31,8%) e residenziale (31,4%). Conseguentemente gli edifici (inteso come
residenziale sommato al terziario) hanno un peso predominante nella responsabilità delle emissioni (63,2%).
RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE
23
Le emissioni climalteranti di Roma Capitale
Similmente a quanto sinora sviluppato, è possibile valutare le emissioni climalteranti legate alle attività di
Roma Capitale. E’ stato effettuato il calcolo di dettaglio per il 2009 e il 2010. I settori coinvolti sono stati:
edifici del patrimonio (consumi elettrici, gasolio e metano); trasporto pubblico locale (consumi elettrici,
gasolio e metano; Autoparco comunale (consumi benzina, gasolio e GPL); illuminazione pubblica (consumi
elettrici). I dati sono riportati nella seguente tabella:
Fonte: elaborazione Osservatorio Ambientale sui Cambiamenti Climatici su dati Roma Capitale
Si noti che nelle emissioni una parte rilevante è composta dall’erogazione di servizi alla città, quali il TPL,
l’illuminazione pubblica, l’illuminazione ed il riscaldamento per l'Edilizia Residenziale Pubblica (ERP), scuole,
musei, ecc.
LE SPECIFICITA' DELLA CITTA' DI ROMA
Oltre alle tematiche energetiche, nel quadro emissivo della Capitale debbono trovare posto anche settori
legati a specificità della città come a precise politiche messe in atto. Ci si riferisce in particolare ai rifiuti, alle
aree verdi viste come serbatoi di carbonio e alle politiche relative agli acquisti verdi (GPP). Tali settori non
sono stati inseriti sinora all’interno della baseline, ma si inseriscono in un quadro più ampio di mitigazione
dei gas climalteranti. Nel settore rifiuti si è proceduto alla valutazione delle emissioni sulla quantità
indifferenziata conferita in discarica e, in particolare, della parte umida che in discarica è la sola responsabile
delle emissioni di metano. Il territorio romano ospita la discarica di Malagrotta, la più grande d’Europa.
Proprio sulla discarica di Malagrotta, vi è in atto una procedura di infrazione9 comunitaria contro la Regione
Lazio. Un ulteriore aspetto è rappresentato dalle estese aree verdi di Roma Capitale considerate in termini di
“pozzi” di assorbimento di carbonio.
Roma ingloba all'interno del suo territorio circa 92.000 ettari di aree verdi urbane (pari al 71% del territorio
comunale) e si colloca quindi tra le città più verdi del mondo. In questo patrimonio di aree verdi sono
comprese le aree naturali protette che, per estensione, ne fanno la città capitale mondiale della protezione
della biodiversità. E’ importante inoltre evidenziare il ricorso da parte dell’Amministrazione capitolina alla
politica di acquisti verdi. Questi ultimi sono in grado di generare molteplici effetti positivi tra cui la riduzione
9 P.I. 2011/4021 per la non conformità della Direttiva discariche ( dir. 1999/31/CE) circa il conferimento del tal quale.
Anno 2009 2010 Roma Capitale tCO2eq. 418.209 409.091
TOTALE tCO2eq. 9.976.129 10.008.879 Contributo Percentuale % 4,2 4,1
RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE
24
degli impatti ambientali, la tutela della competitività, la razionalizzazione della spesa pubblica e la diffusione
di modelli di consumo e di acquisto sostenibili.
Il settore rifiuti
L’evoluzione della normativa in materia di gestione dei rifiuti ha condotto alla definizione di obiettivi per il
conseguimento della sostenibilità ambientale dell’intero ciclo dei rifiuti, individuando come prioritarie le
azioni dirette a favorire la prevenzione e la riduzione della produzione dei rifiuti, il riciclaggio ed il recupero e
relegando lo smaltimento in discarica quale fase residuale. Tale impostazione ha avviato una fase di notevoli
cambiamenti, mirati alla realizzazione di un sistema integrato di gestione del ciclo dei rifiuti. Il Contratto di
servizio, tra Roma Capitale e AMA S.p.A.10
, in coerenza con l’avvenuto passaggio dal regime di Tassa (TARSU) al
regime di tariffa (Ta.Ri.)11
, oltre a disciplinare le modalità di erogazione di tutti i servizi di igiene urbana, ha
introdotto una serie di indicatori qualitativi, quantitativi e specifici obiettivi. La vigilanza sul corretto
svolgimento delle attività regolate dal contratto e la verifica dei risultati conseguiti è demandata ad un
apposito Organismo di controllo.
La produzione dei rifiuti
Per “produzione rifiuti” s’intende il totale dei Rifiuti Urbani (RU) raccolti (indifferenziati + differenziati). Nel
2010 la produzione di RU nel territorio di Roma si attesta a 1.834.276 tonnellate, corrispondente ad una
produzione di circa 5.000 t/giorno. Per quanto concerne i rifiuti indifferenziati non trattati, essi vengono
trasportati alla discarica di Malagrotta, ubicata nel quadrante Ovest della città. I rifiuti raccolti nelle zone Est,
Sud-Est e Nord-Est della città, vengono trasportati dai mezzi AMA alla stazione di trasferenza di Rocca Cencia,
gestita dal Consorzio Laziale Rifiuti (Co.La.Ri.). Presso questa stazione, i rifiuti vengono travasati su mezzi più
adeguati per il trasporto a distanza e trasferiti presso la discarica di Malagrotta, con una riduzione
dell’impatto connesso al trasporto. Il servizio è affidato interamente al Co.La.Ri. Inoltre, AMA effettua il
trasporto di una parte dei RU indifferenziati mediante un sistema intermodale (su ferro) dalla piattaforma di
Porto Fluviale alla stazione di Ponte Galeria.
10
Del. G.C. n. 33 del 28 gennaio 2004 11
Il sistema tariffario per la copertura dei costi del servizio di gestione dei rifiuti urbani (Ta.Ri.), di cui all’art. 49, comma 2, del D.Lgs. 5
febbraio 1997, n. 22, con conseguente soppressione della tassa per lo smaltimento dei rifiuti urbani (TARSU), di cui al D.Lgs. n. 507/93 e
s.m.i. i costi per i servizi relativi alla gestione dei rifiuti urbani e ai servizi di igiene urbana sono determinati nel Piano Finanziario
elaborato da AMA S.p.A. e dal Comune di Roma, coperti integralmente dalla Tariffa Rifiuti (Ta.Ri.).
RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE
25
Le emissioni di gas serra nel settore dei rifiuti
Le emissioni di metano (importante gas ad effetto serra) sono state qui valutate esclusivamente in riferimento
alla quantità di rifiuto “tal quale” conferito in discarica, proprio alla luce della procedura di infrazione sopra
ricordata. Le emissioni sono state valutate applicando un metodo di bilancio di massa proposto dall’IPCC
(linee guida 1996). Seguendo il metodo di bilancio di massa, le emissioni di metano da discarica sono
calcolate secondo la seguente formula:
CH4 = (RSU x COD x CODE x F x 16/12-R) x (1-OX)
dove:
CH4 = quantità di metano emessa (Gg/anno);
RSU = quantità di rifiuti solidi urbani smaltiti in discarica (Gg/anno);
COD = frazione di carbonio organico degradabile contenuta nei rifiuti (valore del COD usato su scala nazionale è 0,114);
CODE = frazione di carbonio organico che effettivamente si degrada (valore di default è 0,5);
F = frazione di metano contenuta nel gas di discarica (valore di default è 0,5);
16/12 = rapporto tra la massa molecolare del metano e la massa atomica del carbonio;
R = metano recuperato (Gg/anno);
OX = fattore di ossidazione del metano (valore di default è 0,5).
Le emissioni totali di metano da discarica in tonnellate di CH4 sono indicate nella tabella seguente. E’
importante sottolineare che qui non compaiono le quantità recuperate tramite il processo di captazione di
metano attivo nella discarica di Malagrotta (R = 0 nella formula precedente).
2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
53.352 56.544 56.392 54.150 51.300 46.436 49.058 43.016
RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE
26
E conseguentemente, considerando il fattore di conversione CH4 – CO2 pari a 21 si ottengono le seguenti
emissioni di tonnellate di CO2:
2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
1.120.392 1.187.424 1.184.232 1.137.150 1.077.300 975.156 1.030.218 903.336
Nel voler effettuare una previsione circa le emissioni in discarica per il conferimento del “tal quale”, si deve
tenere conto che Roma Capitale ha in programma di arrivare entro il 2018 al 50% di raccolta differenziata. La
quantità di rifiuti prodotta si è attestata, dal 2005, al di sotto di 1.850.000 t, e tale dato dovrebbe confermarsi
in futuro, vista la stabilizzazione della popolazione residente12
. Al 2020 il rifiuto conferito al trattamento non
dovrebbe superare le 925.000 t. Tale quantità è inferiore alla quantità di rifiuti trattabili dalla linea di
trattamento dei RU indifferenziati (1.142.000 t/anno).
La quantità di rifiuti “tal quale” conferiti in discarica sarà così pari a 0. In discarica verrà solamente conferito il
residuo di lavorazione della linea di trattamento (praticamente privo di organico) e la Frazione Organica
Stabilizzata (FOS) che non emette metano. Conseguentemente le emissioni da discarica saranno
presumibilmente pari a 0. E’ evidente che qui non si è riportata una valutazione complessiva delle emissioni
climalteranti dal ciclo dei rifiuti, che saranno comunque inferiori rispetto a quelle legate ad un ciclo in cui il
conferimento del “tal quale” copriva una parte rilevante.
I sink di carbonio
Il ciclo del carbonio si realizza principalmente attraverso l’anidride carbonica, che costituisce il veicolo
principale di flusso tra biosfera, atmosfera, idrosfera e litosfera. Le riserve più abbondanti di carbonio si
trovano nella litosfera, come depositi inorganici, prevalentemente nella forma di carbonati e come depositi
organici fossili quali carbone e petrolio. In assenza dell’uomo il flusso di carbonio tra la riserva costituita dai
depositi organici fossili e l’atmosfera sarebbe stato trascurabile. Con la rivoluzione industriale, bruciando i
combustibili fossili, l’uomo ha innescato un flusso che prima non esisteva, restituendo all’atmosfera carbonio
che era stato fissato per fotosintesi milioni di anni addietro, alterando perciò la concentrazione di anidride
carbonica atmosferica. Le foreste rappresentano una parte attiva del bilancio planetario del carbonio; gli
alberi infatti, grazie al processo di fotosintesi clorofilliana, sono in grado di assorbire anidride carbonica e di
legarla nei carboidrati. Il carbonio così trasformato rimane immobilizzato per lungo tempo nel legno e nella
sostanza organica del suolo, costituendo un importante pool nel bilancio di questo elemento. Secondo il
Panel Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC), organo scientifico dell’UNFCCC, le “attività di
12
Il Piano Regionale in fase di definitiva approvazione (all’ottobre 2011) prevede al 2020 un incremento della produzione dei rifiuti dello
0,5%, ininfluente per i ragionamenti che seguono.
RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE
27
mitigazione collegate alle foreste possono notevolmente ridurre le emissioni ed aumentare la rimozione di
CO2 tramite pozzi di assorbimento a basso costo, e possono essere progettati per creare sinergie con
l'adattamento e lo sviluppo sostenibile.” Nel periodo 1990-199913
le foreste hanno sottratto annualmente
all'atmosfera in media 1,04 miliardi di tonnellate di carbonio ogni anno, mentre nel periodo 2000-2009 hanno
annualmente sottratto all'atmosfera 1,20 miliardi di tonnellate di carbonio14.
Si tratta quindi di un aumento
della capacità di assorbimento di gas serra di oltre il 15%, in linea con la conoscenza scientifica che ci dice
che le foreste reagiscono all'aumento di anidride carbonica in atmosfera con un aumento della loro attività
fotosintetica (e quindi della CO2 fissata sotto forma di carbonio organico nelle molecole vegetali). Al fine di
stimare gli assorbimenti di CO2 dal sistema delle aree verdi di Roma15
, sulla base dei codici rilevati da satellite
del Corinne Land Cover, si sono specificate le specie arboree presenti nel territorio del Comune di Roma, con
una estensione totale pari a 128.712,94 ettari, in base alle seguenti categorie:
• Superfici artificiali (33,18%)
• Superfici agricole utilizzate (49,26%)
• Territori boscati e ambienti semi-naturali (15,78%)
• Zone umide (0,01%)
• Corpi idrici (0,69%)
• Aree censurate (1,08%)
Successivamente, le categorie e le relative classi di appartenenza sono state rielaborate attenendosi alle
indicazioni dell’IPCC – National Greenhouse Gas Inventories Programme sulla suddivisione della Copertura
Territoriale Integrale, che considera le seguenti categorie:
• Insediamenti (29,24%)
• Colture (49,26%)
• Foreste (18,43%)
• Pascoli (1,22%)
• Aree umide (0,70%)
• Altro (1,15%)
In questo caso è stata estrapolata la classe dei “pascoli” dai territori boscati, sono state accorpate le zone
umide ed i corpi idrici, è stata trasferita la classe “spiagge, dune, sabbie” dai territori boscati alla categoria
“altro” e soprattutto è stata considerata nelle foreste la voce “zone verdi artificiali non agricole”, che
13
Yude Pan "A Large and Persistent Carbon SINK in the World’s Forests" http://www.sciencemag.org/content/333/6045/988.abstract 14
Pari a circa 4,3 GtCO2 15
Si sono presi in considerazione i dati dello studio commissionato dal Comune di Roma nell’anno 2002 al prof. Carlo Blasi, professore
ordinario al Dipartimento di Biologia Vegetale dell’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma
RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE
28
corrispondono alle Ville storiche. Come si vede dal confronto delle due tipologie di categorie, la superficie
forestata ammonta al 15,78% del totale del territorio, pari a 20.310 ettari, mentre la suddivisione dell’IPCC
individua una superficie forestata più ampia, pari al 18,43%, corrispondente a 23.721 ettari.
L’assorbimento della CO2 dalle aree verdi
In riferimento alle categorie così individuate definite dall’IPCC, in base a considerazioni e studi dell’APAT
(Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici), ora ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione
e la Ricerca Ambientale), si è proceduto ad effettuare una stima dello stock di tonnellate di carbonio totale
come somma dei singoli contributi delle differenti categorie e specie individuate. Lo stock rappresenta la
biomassa totale presente in bosco in un determinato anno, comprensiva di biomassa epigea, ipogea e della
biomassa contenuta nel suolo al netto di tagli ed incendi. Il valore del Sink, ossia la quantità di tonnellate di
carbonio che vengono fissate da un anno all’altro nelle foreste semi-naturali, risulta dalla differenza degli
stock calcolati anno dopo anno. A tal fine, per ciascuna tipologia, si sono calcolati i vari contributi alla
fissazione del carbonio provenienti da: biomassa legnosa netta, biomassa epigea di rami e foglie, biomassa
ipogea delle radici, carbonio fissato nel suolo, considerando la densità basale (DB). Il totale dello stock così
determinato risulta pari a 4.170.263,29 tonnellate di carbonio. Per il calcolo del Sink si assume una
percentuale sul totale dello stock del 7%, pari a 291.918 tonnellate di carbonio corrispondenti a 1.050.905
tonnellate di CO2. Il valore pari al contributo nazionale massimo indicato dal CIPE da azioni in campo agricolo
e forestale in termini di Sink è del 10%. Si è deciso di adottare una percentuale inferiore (7%) per tenere
conto di tutte le emissioni legate alla gestione delle aree verdi romane. Inoltre tale valore è considerato
costante, in quanto in prima approssimazione la gestione delle aree verdi in termini di disboscamento e di
nuove piantumazioni si compensano. Tuttavia deve essere sottolineato che azioni di piantumazione previste
dall’Amministrazione incrementeranno nei prossimi anni il patrimonio verde.
Gli acquisti Verdi nell’Amministrazione – Green Public Procurement (GPP) nelle strategie di
riduzione delle emissioni di gas serra
Il Green Public Procurement (GPP) è uno strumento di politica ambientale volontario16
che intende favorire lo
sviluppo di un mercato di prodotti e servizi a ridotto impatto ambientale attraverso la leva della domanda
pubblica. Le autorità pubbliche che intraprendono azioni di GPP si impegnano sia a razionalizzare acquisti e
consumi che ad incrementare la qualità ambientale delle proprie forniture ed affidamenti. In Italia un primo
segnale in tal senso viene con l'approvazione da parte del CIPE della delibera n. 57 del 2 agosto 2002
"Strategia d'azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia", che stabilisce che "almeno il 30% dei beni
16
www.dsa.minambiente.it
RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE
29
acquistati debba rispondere anche a requisiti ecologici; il 30-40% del parco dei beni durevoli debba essere a
ridotto consumo energetico, tenendo conto della sostituzione e facendo ricorso al meccanismo della
rottamazione". L’efficacia del GPP nel promuovere le condizioni per favorire la diffusione di un modello di
produzione e consumo sostenibile si può desumere anche in considerazione del notevolissimo riconoscimento
che viene conferito al GPP sia in sede comunitaria che internazionale come strumento di politica ambientale,
industriale ed economica. La Comunicazione n.400 del 16 giugno 2008, "Appalti pubblici per un ambiente
migliore", che accompagna il Piano d'azione europeo sul consumo e sulla produzione sostenibili e sulla
politica industriale sostenibile (SCP/SIP) ha fornito ulteriore impulso in favore della diffusione del GPP,
proponendo come obiettivo da conseguire entro il 2010 il 50% di acquisti “verdi”17
(sia come numero di
appalti che come volume di acquisti). Il GPP rappresenta perciò un valido strumento per favorire la crescita di
un "mercato verde"18.
Il ricorso da parte delle Pubbliche Amministrazioni agli appalti “verdi” è in grado di
generare molteplici effetti positivi tra cui la riduzione degli impatti ambientali, la tutela della competitività, la
razionalizzazione della spesa pubblica e la diffusione di modelli di consumo e di acquisto sostenibili. Sul
modello delle normative comunitarie e nazionali19,
con la delibera n°128 del 29 Aprile 2009 è stato ratificato
l’accordo di collaborazione tra il Ministero dell’Economia e delle Finanze, la CONSIP S.p.A. e Roma Capitale
attraverso il quale le parti si impegnano a porre in essere lo sviluppo del sistema di e-procurement al fine di
razionalizzare e ottimizzare la spesa per beni e servizi e per il raggiungimento dei maggiori livelli di efficienza
nei processi di acquisto. Successivamente l'Assemblea Capitolina di Roma ha stabilito, con la delibera n° 8 del
26 Gennaio 2010, le linee d’indirizzo in materia di acquisti e appalti pubblici sostenibili20
(Green Public
Procurement).
17
La Commissione europea ha individuato dieci settori “prioritari” per il GPP: la costruzione (materie prime, come legno, alluminio,
acciaio, cemento e vetro, nonché prodotti da costruzione, come infissi, rivestimenti per muri e pavimenti, impianti di riscaldamento o
raffreddamento, aspetti connessi alla gestione e allo smantellamento di edifici, servizi di manutenzione, esecuzione in loco di contratti di
lavori); i servizi alimentari e di ristorazione; i trasporti e servizi di trasporto; l’energia (compresi elettricità, riscaldamento e
raffreddamento a partire da fonti di energia rinnovabili); le macchine per ufficio e computer; gli abbigliamenti, le uniformi e altri prodotti
tessili; la carta e servizi tipografici; il mobilio; i prodotti e servizi di pulizia; le attrezzature utilizzate nel settore sanitario. 18
Tale crescita è realizzata attraverso “l’inserimento di criteri di preferibilità ambientale nelle procedure di acquisto della Pubblica
Amministrazione nell'ambito dell'offerta economicamente più vantaggiosa; la possibilità di considerare i sistemi di etichettatura
ambientale come mezzi di prova per la verifica di requisiti ambientali richiesti; la possibilità di considerare le certificazioni dei sistemi di
gestione ambientale (EMAS - ISO 14001) come mezzi di prova per la verifica delle capacità tecniche dei fornitori per la corretta esecuzione
dell'appalto pubblico”. www.isprambiente.gov.it 19
In linea con la COM (2003) n.302 "Politica integrata dei prodotti, sviluppare il concetto di ciclo di vita ambientale", e in ottemperanza
del comma 1126, articolo 1, della legge 296/2006 (legge finanziaria 2007), il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del
Mare ha elaborato, attraverso un ampio processo di consultazione con enti locali e parti interessate e con la collaborazione degli altri
Ministeri competenti (Economia e Finanze e Sviluppo Economico) e degli enti e strutture tecniche di supporto (CONSIP, ENEA, APAT, ARPA),
il “Piano d'azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della pubblica amministrazione (di seguito PAN GPP). Il Piano, adottato con
il Decreto Interministeriale n° 135 dell' 11 Aprile 2008 (G.U. n. 107 dell'8 maggio 2008), fornisce un quadro generale sul Green Public
Procurement, definisce degli obiettivi nazionali, identifica le categorie di beni, servizi e lavori di intervento prioritarie per gli impatti
ambientali e i volumi di spesa, su cui definire i «Criteri ambientali minimi».
20 Nelle procedure di acquisto di beni e servizi, l’Amministrazione Capitolina dovrà indirizzare “.. la scelta su prodotti e beni a ridotto
impatto ambientale, meno inquinanti, meno dannosi per la salute rispetto a prodotti tradizionali, in modo da ridurre l’impatto delle
diverse attività sull’ambiente, incrementare la domanda di prodotti cosiddetti “verdi”, stimolare le imprese a sviluppare un’offerta di
prodotti e servizi, con migliori prestazioni ambientali, fornire un modello di comportamento responsabile verso l’ambiente..”.
RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE
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Tale impegno è testimoniato dal progetto di Roma Capitale nel settore dei servizi alimentari e della
ristorazione scolastica, considerato dall’Unione Europea una delle Best Practice in tema di acquisti verdi21.
L’alimentazione rappresenta infatti un elemento centrale per ridurre l’emissione di gas climalteranti e il
consumo d’acqua. L’esperienza di Roma Capitale all’interno delle mense scolastiche è stata considerata un
modello di virtuosità da parte della Commissione Europea grazie ai risultati sorprendenti sul tema della
sostenibilità ambientale e della lotta ai cambiamenti climatici. Ogni giorno, all’interno degli asili nido, scuole
primarie e secondarie della Capitale, vengono serviti più di 144.000 pasti. L’Amministrazione Capitolina ha
inserito gradualmente criteri di sostenibilità ambientale nelle gare d’appalto per il servizio di ristorazione: la
gara più recente copre il periodo settembre 2007 - giugno 2012. Tra le specifiche tecniche richieste dal bando
di gara22
emergono: la separazione dei rifiuti alimentari e non alimentari per la raccolta differenziata; l’utilizzo
di detergenti e disinfettanti a basso impatto ambientale; l’utilizzo di materiali usa e getta (ad esempio
tovaglioli) che devono essere biodegradabili e riciclabili.
Effetti del GPP nelle strategie di riduzione delle emissioni di gas serra
L’adozione di una dieta mediterranea nelle mense scolastiche, che prevede il consumo di carne al massimo
due volte a settimana, unita all’utilizzo di cibi biologici (circa il 69% dei prodotti) ha generato una riduzione
annuale delle emissioni pari a 8.887 tonnellate di C02 equivalenti in un anno scolastico. Dalla riduzione di
consumi di carne si è verificato inoltre un abbassamento sostanziale nell’uso di acqua: 5.783.028 litri (5.783
m3) l’anno. Un ulteriore passo verso la tutela dell’ambiente è rappresentato dall’utilizzo delle stoviglie
all’interno delle mense scolastiche. I pasti vengono serviti su piatti di coccio e si usano posate in acciaio inox
e bicchieri di vetro: il quantitativo di plastica risparmiato in un anno scolastico è pari a 1.800 t. Visti i risultati
ottenuti Roma Capitale sta prendendo in esame la possibilità di estendere questo progetto di alimentazione e
ristorazione anche ad altre mense pubbliche (es. carceri, ospedali). Un vasto numero di nutrizionisti e
dietologi consigliano e monitorano il servizio, che conta anche sul coinvolgimento delle commissioni mensa
composte da genitori e personale delle mense scolastiche. In termini di monitoraggio, i dietologi comunali
effettuano quotidianamente controlli sulla qualità del cibo per assicurare che i termini del contratto siano
continuamente rispettati.
21
Vedi GPP News Alert n° 14 Agosto-Settembre 2011 in http://ec.europa.eu/environment/gpp/alert_en.htm e
l’esempio 34 in http://ec.europa.eu/environment/gpp/case_en.htm . 22
Tra i criteri minimi previsti per le forniture alimentari, Roma Capitale ha richiesto: la fornitura di prodotti alimentari derivantida
agricoltura biologica ai sensi del regolamento (CE) n. 834/2007 per il pane, legumi, cereali, olio d'oliva, pasta e riso, formaggi, frutta e
verdura; il divieto di impiego di alimenti geneticamente modificati per il servizio di catering o per l'alimentazione animale; la frutta e la
verdura devono avere una garanzia di freschezza e non devono passare più di tre giorni tra raccolta e consumo. I prodotti devono essere
contrassegnati con le informazioni fornite circa l'impresa di raccolta; le carni rosse e bianche devono essere consegnate in confezioni
sottovuoto entro quattro giorni dall’imballaggio. L’introduzione della 'denominazione di origine protetta' o prodotti 'indicazione
geografica protetta' per la carne (manzo, maiale, agnello, salumi e alcuni formaggi) ai sensi del regolamento (CE) n. 510/2006 del 20
marzo 2006; la stagionalità dei prodotti, che viene utilizzata come base per la pianificazione delle ricette e dei menu. I menù sono
organizzati in cicli di nove settimane all’interno dei quali ruotano ben 160 ricette diverse.
RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE
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L’esperienza di Roma Capitale ha evidenziato che una dieta mediterranea, unita ai prodotti biologici e ad un
uso razionale delle risorse, è salutare sia per gli esseri umani e sia per l’ambiente, oltre ad essere una delle
pratiche più virtuose in tema di GPP.
RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE
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BOX: Il Master Plan di J.Rifkin - ripensare l’energia a Roma per zone concentriche ed intercollegate
IL CENTRO STORICO/RESIDENZIALE
Il centro cittadino diventerà un luogo attraente e vivace con spazi aperti e accessibili, zone pedonali che ridaranno
umanità alle strade. Trasporti pubblici migliorati, piste ciclabili, e passeggiate pedonali dovranno essere
incoraggiate. Case popolari ad alta sostenibilità e vivibili appartamenti ad alta efficienza energetica riporteranno
vitalità e densità nel cuore della città, e aiuteranno a mantenere un senso di comunità. Esiste una forte
interconnessione fra la maggiore abitabilità e vivibilità del centro e l' ottimizzazione e l’efficienza del sistema dei
trasporti pubblici. Questo va in controtendenza con l'attuale spopolamento del centro cittadino, la congestione del
traffico privato e l'insostenibilità energetica degli edifici esistenti. La carenza cronica di alloggi popolari nel centro
di Roma potrebbe essere compensata dal surplus di uffici. Una possibile soluzione potrebbe essere la trasformazione
di edifici commerciali e militari dismessi in nuovi blocchi residenziali, attraverso l'utilizzazione di tecniche di
ristrutturazione innovative che, senza danneggiare le caratteristiche architettoniche esterne, potrebbero fornire
"flats" e unità abitative mantenendo intatto il valore estetico, e creando delle nuove comunità vivibili e sostenibili,
ricche di spazi verdi interni.
Il "rinverdimento" di Roma, passa anche attraverso la creazione di migliaia di micro giardini sia pubblici che privati.
Carlo Petrini e il movimento Slow Food hanno iniziato un programma pubblico con l’Amministrazione per creare orti
scolastici nelle scuole comunali, curati dagli stessi alunni. Molti altri micro giardini devono essere programmati
nelle aree pubbliche della città come parte di un piano di lungo periodo per la trasformazione di Roma in un vero e
proprio "parco della biosfera".
L'ANELLO COMMERCIALE/INDUSTRIALE
Intorno a un centro cittadino rivitalizzato in modo innovativo e sostenibile, bisogna pensare spazi commerciali e
industriali, l'hub dinamico dell'economia romana che fornirà posti di lavoro accessibili alla popolazione.
Interconnesso con il centro cittadino da sistemi di trasporto di massa, biciclette e percorsi a piedi, (scoraggiando
invece il trasporto privato), l'anello commerciale/industriale dovrebbe diventare un vasto laboratorio per lo
sviluppo di tecnologie e servizi atti a trasformare Roma in un modello di economia a basso contenuto di carbonio e
con una alta qualità di vita dei suoi cittadini. Anche in questo spazio rimane significativa l'introduzione e il
mantenimento di spazi verdi significativi interconnessi con edifici e fabbriche autosufficienti, alimentati da energie
rinnovabili e sistemi di produzione di energia termica sia con impianti solari che geotermici. Il Piano prevede la
creazione di parchi tecnologici e della biosfera in tutte e tre le zone del territorio romano, ma in questa zona in
particolare. Questi parchi ospiteranno centri universitari, imprese start-up a forte innovazione tecnologica, e altre
imprese impegnate nelle tecnologie della pianificazione energetica.
Grazie ai principi del Piano si crea una eccezionale opportunità per una nuova generazione di imprenditori romani,
di sviluppare l'intera gamma delle industrie e dei servizi che si alimenterà grazie alla domanda locale per questi
beni e servizi la cui espansione potrebbe rendere queste imprese competitive su scala europea. Il potenziale di
crescita economica e occupazionale si basa sulla domanda locale e su incentivi intelligenti, come dimostra la
recente esperienza della Germania rapidamente diventata leader mondiale nella produzione ed installazione di
tecnologie fotovoltaiche, e che grazie al mix domanda locale/incentivi, ha creato in dodici anni (2000 - 2010)
un'industria con 360.000 posti di lavoro.
LA PARTE AGRICOLA
Nel modello di sviluppo urbano del ventesimo secolo, la produzione e il trasporto del cibo, sono progressivamente
diventate una grande fonte di produzione di gas a effetto serra. Questo problema è frequentemente sottostimato
perché modelli di analisi delle emissioni di carbonio tendono a concentrarsi unicamente sulle emissioni generate
nei processi che hanno luogo nell'ambito dei confini urbani, con una attenzione minore verso le emissioni generate
per la produzione di cibi consumati nelle città, ma prodotti e lavorati fuori dai confini cittadini.
RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE
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I dati relativi all'impronta ecologica suggeriscono che il consumo di cibi rappresenta una larga parte, se non proprio
la più larga, dell'impronta ecologica di una città. 80.000 degli oltre 150.000 ettari di terra che l'attuale Roma occupa,
sono occupati da spazio verde, che è al momento sottoutilizzato e potrebbero diventare molto più produttivi sul
piano agricolo e, quando si tratti di suolo improduttivo, essere destinati alla produzione di energia rinnovabile su
larga scala, o utilizzati per attività ricreative. Investendo nella produzione agricola locale, diventando più autonoma
sul piano dell'approvvigionamento alimentare e promuovendo la dieta mediterranea, Roma godrà di una maggiore
sicurezza alimentare e ridurrà la propria impronta carbonica. Infatti l'impronta ecologica di una città può
considerevolmente essere modificata dalle sue scelte alimentari. Per esempio, una dieta ricca di carne bovina
aumenta le emissioni di gas metano, anidride carbonica e nitrati, i gas maggiormente responsabili dell'effetto serra
che hanno un impatto significativo sul cambiamento climatico. La cucina italiana così varia e differenziata, che
valorizza frutta grano e legumi in grandi quantità, (e solo secondariamente piccole quantità di carne), potrebbe
assumere un ruolo da protagonista nell'area agricola e attraverso questa vetrina, essere promossa a livello
internazionale. La visione del Piano trasformerà la zona agricola in una moderna comunità della biosfera: un posto
che può fornire cibo per le aree industriali/commerciali e residenziali/storiche, preservando la flora e la fauna
locale della regione per le generazioni future. L'agro romano diventerà una vetrina vivente del movimento italiano
dello Slow Food, con la combinazione di eco-tecnologie agricole avanzate e pratiche di biodiversità. Mercati agricoli
all'aperto, agriturismi e ristoranti "fuori porta" adotteranno la cucina locale e promuoveranno i benefici ecologici e
nutrizionali della dieta Mediterranea. Centri di ricerca agricola, santuari animali, cliniche di riabilitazione della
fauna, banche di conservazione del germoplasma vegetale e vivai saranno creati nelle zone rurali per rivitalizzare la
biosfera romana. La zona verde esterna della città di Roma, offre anche un’eccezionale opportunità per la
produzione di energia rinnovabile su larga scala, con progetti che potrebbero utilizzare tecnologie solari, eoliche e
biomassa. Serre fotovoltaiche e parchi energetici potrebbero essere creati ove possibile nelle zone agricole e
integrati in modo trasparente nel paesaggio e nelle attività rurali.
Tali installazioni innovative, sia ben chiaro, sono designate al sostegno dell'agricoltura romana e alla
trasformazione della regione in un ecosistema relativamente autosufficiente, atto a soddisfare una buona parte dei
bisogni energetici, alimentari e di fibre, necessari a mantenere la popolazione romana. In una parola al
rinnovamento della biosfera romana. Con una pianificazione e un marketing creativi, questo parco della biosfera
potrebbe diventare un'ulteriore attrazione turistica per Roma, un altro esempio ad alta visibilità dell’abbraccio
esemplare di Roma alla visione presente anche nel MasterPlan.
APPRENDIMENTO COLLABORATIVO E DISTRIBUITO
La consapevolezza della nostra interconnessione, come razza umana, con la biosfera che ci ospita, comporta un
radicale ripensamento dell'insegnamento e della formazione professionale rispetto al modello iper-competitivo,
attualmente vigente, ispirato alla visione dell'uomo generata dai filosofi illuministi, per i quali la scuola doveva
essere un microcosmo della fabbrica, del mercato e dello stato/nazione. Generazioni di studenti sono state educate
a pensare che "la conoscenza è potere", a guardare ai processi di apprendimento come a uno strumento per
accrescere il proprio potere individuale, e a proteggere i propri interessi personali. In questo contesto il processo
formativo viene fortemente individualizzato e la condivisione della conoscenza viene scoraggiata ("non copiare",
"non suggerire" ecc.). Innegabilmente questa visione illuministica dell'apprendimento, ha avuto anche i suoi meriti.
Ha permesso l'espansione della ricchezza dalle caste nobiliari a una porzione molto più vasta della razza umana. Ma
oggi constatiamo che ha anche creato grandi rischi per gli ecosistemi della terra, con conseguenze potenzialmente
catastrofiche per le future generazioni. L'approccio verticistico e individualistico all'insegnamento mostra dunque la
corda in un'epoca in cui si va verso una politica della biosfera che presuppone pratiche collaborative e condivise sul
piano della produzione energetica e dei rapporti economici. La transizione rapidissima verso modelli di
comunicazione distribuiti e interattivi (Skype, Linux,Wikipedia, Facebook, Youtube ecc.), propone l'estensione dei
processi educativi ben oltre i confini della scuola tradizionale, verso un ambiente formativo globale e interconnesso,
una sorta di "scuola globale" alimentata da MSN e Google in cui le giovani generazioni trasformano l'apprendimento
in una esperienza distribuita e collaborativa estesa a tutto il mondo in tempo reale. In questa "classe globale
virtuale", i giovani allargano i propri orizzonti attraverso la condivisione di differenti culture e sensibilità, in un
processo empatico che accelera la formazione di una "coscienza biosferica".
Relazione Stato Ambiente
aggiornamento dicembre 2012