Date post: | 13-Mar-2016 |
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IL PROGRAMMA DEI LAVORI15:30 – 17:30 Conferenza pubblica “Quale futuro per le realtà Missionarie nel mondo?”
15:30 Intervento introduttivo15:45 Intervengono sul tema:• Isituto delle Figlie della Carità Canossiane• Istituto San Zeno - Salesiani• Missionari Comboniani• Centro Unitario Missionario
17:00 Conclusioni e domande dal pubblico17:30 - 18:30Visita guidata a mostra missionariaVisita guidata mostra Mese Missionario, allestita in occasione dei 150 anni di storia Missionaria Canossiana.
18:30 - 19:30Rinfresco e banchetto missionario
Supervisione: Sr Liliana UgolettiRedazioneegrafica:EliaMeurisseFoto:GiancarloUrbani
21 ottobre 2012
Al convegno sono intervenuti:
Padre Roberto ArdiniMissionario Comboniano
Don Alberto PolesEconomo Istituto San Zeno
Don Amedeo CristinoDirettore Fondazione CUM
Sr Liliana UgolettiDirettore Fondazione Canossiana
Moderatore: Elia Meurisse
Giornata Mondiale
Missionaria
Le domande a cui vogliamo trovare risposta
Quali sono le proposte ad gentes e quale la
vocazione missionaria che deve governare il
rapporto con la popolazione locale? Quali sono
i messaggi che devono essere mandati? Quali le
persone che hanno più bisogno e vanno aiutare?
Quali i rapporti con le istituzioni locali?
La Fondazione Canossiana,
fin dalla sua nascita,
ha operato nel rispetto
di 2 semplici principi
che garantiscono la sua
affidabilità e che ne
rappresentano la sua
peculiarità: 1- Sostenendo progetti
espressamente richiesti dal
territorio 2- Compartecipando allo
sviluppo insieme alle
Comunità Canossiane locali.
La Fondazione Canossiana per la promozione e lo sviluppo dei popoli ONLUS nasce a Roma nel 2004 ed è promossa dall’Istituto delle Figlie della Carità Canossiane. Sosteniamo e facilitiamo l’impegno missionario delle Comunità Canossiane a favore dei più poveri tra i poveri, esercitando l’arte della solidarietà in tutti i paesi in cui operiamo.
La Fondazione Canossiana
La storia
1774 NasceaVeronaMaddalena di Canossa.Nel 1808, nel rione di S. Zeno a Verona, dà inizio all’Istituto Canossiano, accogliendo nel monastero di S. Giuseppe le ragazze più povere.
1860L’Istituto Canossiano espande la sua opera in altri paesi nel mondo, rappresentando un punto di riferimento per la comunità locale dove si trova ad operare.
1869 Nasce inSudan Giuseppina Bakhita, fiore africano, che conobbe le angosce del rapimento e della schiavitù, si aprì mirabilmente alla grazia in Italia, accanto alle Figlie di S. Maddalena di Canossa
2004 Nasce la Fondazione Canossiana per supportarel’opera delle Madri in tutto il mondo.
Padre Roberto Ardini - Missionario CombonianoI missionari comboniani prendono il loro nome da San Daniele Comboni, primo vescovo dell’Africa Centrale e fondatore della Congregazione nel 1867. È composta da missionari, sacerdoti e fratelli, che si dedicano all’evangelizzazione e promozione umana in Africa, America, Asia e Europa. Padre Roberto Ardini proviene da una missione dei padri comboniani in Congo. È originario di Pieve di Cadore, ma sceglie di partire come missionario e gli viene proposto di andare in Africa.
RIPARTIAMODALMONDODELLARELAZIONEIn questo territorio e tra le genti che lo popolano, Padre Arduni impara che l’evangelizzazione è qualcosa che ha a che fare con la relazione più che con l’opera di persuasione. Ci racconta come il suo atteggimento nei confronti degli uomini e donne che popolano queste terre sia stato di ascolto, di apprendimento:
“Sottolineo come sia stato importante saper ascoltare e mettersi in relazione con l’altro non per insegnare qualcosa, ma prima di tutto per imparare noi stessi. Spero che qualcosa cambi all’interno delle “nostra chiesa”, che possa
diventare nuova a livello di visione, di atteggiamenti, di strutture e di metodologia apostolica. L’invito è quello di mettersi in dialogo con l’umanità, per dialogare con il mondo.”
La speranza è di dare nuovo slancio al dialogo e al confronto in una relazione alla pari che valorizzi l’identità dei singoli individui. VALORIZZIAMOCIO’CHEABBIAMO!Dopo aver parlato per qualche minuto della sua opera e della sua esperienza ci racconta una storia, vissuta in prima persona:
“Un signore che vive nelle montagne vicino al bosco, stava accatastando legna per l’inverno. Tra i vari pezzi di legno messi da parte, ve n’era uno particolarmente adatto a fare brace all’interno del camino, un vecchio troco d’albero tutto pieno di nodi, servito per tanto tempo come seggiola fuori da casa, ma ora nemmeno più buono a quello. Arrivato l’inverno questo signore comincia a bruciare i primi pezzi di legno per scaldare la casa. Un giorno invita un amico a casa sua, uno scultore, e mentre sono davanti al fuoco si prepara per buttare nel camino quel favoloso tronco che aveva messo da parte tempo prima, pensandolo ormai solo buono ad essere bruciato per fare calore. Lo scultore si alza subito in piedi e lo ferma prima che possa gettare il tronco di legno tra le fiamme “Non vedi cosa stai facendo? Non vedi che bel nodo ha questo tronco, da qui ci posso sicuramente intagliare un crocifisso fantastico!”Allora questo signore si ferma, capisce e regala il tronco di legno allo scultore, che da lì ha prodotto un crocefisso unico, grazie ai nodi e alla sua visione artistica.”
Questa storia per dire come sia importante non buttar via tutto ciò che abbiamo senza riflettere. È importante prendere coscienza della necessità di cambiare il nostro modo di vivere. Produrre meno per inquinare meno. Questa storia ci racconta anche come la nostra premura ci porti a non vedere qualcosa di bello che abbiamo sotto il naso, ma che non riusciamo a valorizzare nella giusta misura.Padre Roberto Arduini, nel suo intervento, ci ha dato due importanti spunti su cui riflettere:
Lanecessitàdipartiredalmondodellarelazione,mettendocianchenoiinascoltodicolorochevogliamoaiutare.
Lanecessitàdimodificareinostristilidivitaafavorediunavalorizzazionemaggiorediciòcheabbiamo.
Don Alberto PolesEconomo Istituto San Zeno
Contributo scritto a cura di Don Alberto Poles - Congregazione Salesiana
IL RIPENSAMENTO DELLA PASTORALE COMPITO PERMANENTEDELLA“MISSIOADGENTES”La Chiesa ha ribadito, soprattutto in riferimento ai possibili fraintendimenti circa il dialogo interreligioso, il valore permanente della “missio ad gentes”.Soprattutto l’enciclica Redemptoris missio di Giovanni Paolo II, del 1990, si pone il compito di ribadire che la «missione di Cristo redentore, affidata alla Chiesa, è ancora ben lontana dal suo compimento». Il dato negativo riscontrato, che il documento vorrebbe superare, ridando nuovo impulso alla missione, è che «la missione specifica ad gentes sembra in fase di rallentamento»:
«difficoltà interne ed esterne hanno indebolito lo slancio missionario della Chiesa verso i non cristiani, ed è un fatto, questo, che deve preoccupare tutti i credenti in Cristo». La risposta del magistero della Chiesa è senza tentennamenti, affermando che tutti «hanno il diritto di conoscere la ricchezza del mistero di Cristo»(...)
Viene così ribadito che la “missio ad gentes” conserva il suo valore permanente e assolutamente necessario, pur nella consapevolezza che il concetto di missione sta rapidamente modificandosi.
DAL«PROGETTOAFRICA»AL«PROGETTOEUROPA»Infatti, in cima ai pensieri del Santo Padre, comunicati in varie occasioni ai salesiani (Lettera di Sua Santità Benedetto XVI a don Pascual Chávez e Discorso di Sua Santità Benedetto XVI nell’udienza ai capitolari del CG26), pare che la preoccupazione vada soprattutto accentuandosi alla terza fascia citata da Redemptoris missio 33, quella dei paesi di antica cristianità che hanno perduto il senso della fede, facendo leva ad un certo dovere di riconoscenza verso questi popoli di antica tradizione cristiana da parte di chi ne ha ricevuto beneficio in tempi passati:
«In un momento in cui in Europa le vocazioni diminuiscono e le sfide dell’evangelizzazione crescono, la Congregazione salesiana deve essere attenta a (1) rafforzare la proposta cristiana, (2) la presenza della Chiesa e (3) il carisma di Don Bosco in questo continente. » (Lettera di Sua Santità Benedetto XVI a don Pascual Chávez, 5).
In obbedienza a questo desiderio del Santo Padre il Capitolo Generale ha pensato di lanciare un Progetto Europa, che sta prendendo corpo in questi ultimi tempi. Il Rettor Maggiore dei salesiani, nel suo discorso di chiusura dell’ultimo Capitolo Generale, spiega con chiarezza:
«L’urgenza della missionarietà, oggi, è particolarmente viva perché, in primo luogo, tutto il mondo è tornato ad essere “terra di missione”; in secondo luogo perché, oggi, c’è una maniera diversa di concepire la missionarietà, [...] Tra le priorità vi segnalo le più importanti: creare nuove presenze per i giovani, stimolare iniziative dinamiche ed innovatrici, promuovere vocazioni.
All’interno del discorso di Don Alberto Poles sono state identificate due componenti molto importanti che desideriamo sottolineare e che vogliono diventare punti su cui incentrare il dialogo:
Ilcambiamentodell’ideadimissione,cheènonsolofuoridainostriconfinimaancheneinostriquartieri.
L’importanza dell’evengelizzazione in rapporto alle missioni nelmondo.
Don Amedeo CristinoDirettore Fondazione CUMLAMISSIONEèCAMBIATA!Per secoli è stato possibile identificare aree del mondo come “terre di missione”. Lo schema ordinato di un mondo che oramai non c’è più ci permetteva di articolare l’impegno della Chiesa con sfumature diverse a seconda che si parlasse di Europa, di Africa o di America Latina. Esisteva un “qui” e un “lì” chiaro e definitivo. La Chiesa in Africa era impegnata ad evangelizzare, qui in Europa catechizzava; in Africa era impegnata a far nascere se stessa, in Europa costruiva una civiltà cristiana; lì si trattava di suscitare la fede, qui era questione di sostenere e accompagnare i cristiani nel cuore di una fede e di una tradizione secolare. La divisione era netta, chirurgica.
Soggetto della missione era il Papa, il solo a cui spettasse “la sollecitudine per tutte le chiese”. Questi esercitava la sua missionarietà attraverso Propaganda Fide e l’esercito dei religiosi alla cui cura venivano assegnati porzioni di mondo da evangelizzare. A partire dall’800, quando si aprirono vie attraverso l’Africa, fino ad allora rimasta inesplorata, nacquero una serie di congregazioni ed istituti aventi per carisma proprio l’annuncio missionario. La missione, quindi, partiva dall’Europa e apriva rotte verso paesi e popoli che non conoscevano il Vangelo.
Nel frattempo il mondo ha cominciato a correre con accelerazioni fenomenali negli ultimi trent’anni. Il fenomeno della globalizzazione ha globalizzato anche la missione. Le migrazioni, l’abbandono della fede da parte di tanti battezzati, la secolarizzazione che ha tolto senso a strutture e simboli religiosi fanno si che spazi di primo annuncio e di evangelizzazione si sono aperti anche in quei paesi che erano stati protagonisti dell’impegno missionario.
LAMISSIONEèDAPPERTUTTOEVEDETUTTICOMEPROTAGONISTILa riflessione teologica del post concilio ci ha aiutato a capire che soggetto missionario è la Chiesa locale in tutte le sue espressioni: laici, religiosi e presbiteri. Un’ ultima variabile è legata a questo primo scorcio di nuovo millennio: sempre più le giovani chiese offrono personale alla missione universale della chiesa. Sta diventando frequente incontrare nelle nostre parrocchie presbiteri non italiani e tante congregazioni religiose maschili e femminili hanno ritrovato smalto accogliendo al loro interno tanti giovani asiatici o africani o latinoamericani. I tempi che stiamo vivendo sono inediti e pongono forte a noi tutti la sfida di uno sguardo di speranza sui cambiamenti in atto. Sono un’opportunità da cogliere senza cedere a tentazioni nostalgiche che generano solo frustrazioni paralizzanti.
I due punti focali dell’intervento di Don Amedeo Cristino sono stati:
L’obbligodapartedellecongregazionireligioseedellaChiesadiprendereconsapevolezzadelmutamentodeitempi.
La necessità di proporre ed essere precursori di modelli diintegrazioneall’internostessodellaChiesa.
Siamo capaci di accogliere il personale apostolico non italiano nelle nostre comunità come presenza missionaria o sono solo il cerotto che mettiamo sulla ferita del calo di vocazioni? Le congregazioni religiose stanno vivendo processi felici di internazionalizzazione? Siamo capaci di costruire comunità religiose che siano frammenti di regno di Dio in cui sperimentare la “convivialità delle differenze”? I Cristiani provenienti da giovani chiese trovano posto nelle nostre comunità? Hanno la possibilità di offrire alle nostre liturgie, alla nostra catechesi, alla nostra evangelizzazione, lo sguardo e il punto di vista delle loro chiese d’origine? Siamo pronti a dialogare e a cogliere la ricchezza di esperienze religiose diverse dalla nostra che ora vivono sul nostro stesso pianerottolo e fanno la spesa con noi al mercato? Le risposte che sapremo costruire insieme, facendo rete e aprendo strade inedite, renderanno esaltanti i tempi che “corrono”.
Sr Liliana Ugoletti - Direttore Fondazione Canossiana ONLUSSr Liliana Ugoletti, direttore della Fondazione Canossiana ed economa generale dell’Istituto delle Figlie della Carità Canossiane, condivide la sua grande esperienza.
LAMISSIONERIGUARDITUTTIÈ parte del DNA, è relazione, è comunicare ciò che siamo: la verità. I credenti sanno cosa intendiamo per verità: “far conoscere ed amare Gesù” appropriandoci del suo stile del suo modo di essere e di fare; con tutti, ma con i diversi in particolare. Il futuro delle nostre missioni è un passaggio delicato in un contesto culturale globalizzato che presenta luci e ombre, emancipazioni e mentalità ancestrali. Dobbiamo evitare che i destinatari della missione, ovunque essi siano, ci sentano colonizzatori.
“Abbiamo l’esempio canossiano di Bakhita, la missionaria extra comunitaria, dall’Africa all’Italia, che con la sua semplicità, discrezione ha catalizzato ogni tipo di persona. Rispetto e valorizzazione del diverso, coraggio di un confronto, per scegliere il meglio, per una vita migliore: questi i concetti chiave.”
Fa parte del nostro stile essere disponibili alle diverse richieste, naturalmente esaminandole in ordine al nostro fine promozionale e alle nostre risorse umane e strutturali.
FAREBENEILBENEAiutare a far star bene i meno fortunati, in una visione d’insieme, curando l’accoglienza oltre all’organizzazione. Così la missione è sì un uscire dalla propria terra, ma è soprattutto imprimere un nuovo stile solidale, di unità, diventando credibili e dimostrando che il Vangelo è esperienza possibile. L’entusiasmo e l’impegno della missione canossiana nascono e si sviluppano sulla scia di due consegne:
dalla Fondatrice, Maddalena di Canossa, tradotto sotto forma di slogan: “Gesù non è amato perché non è conosciuto: fate conoscere ed amare Gesù”, cioè favorite l’incontro tra l’uomo e Dio, e dalla nostra Santa Moretta, Bakhita che ripeteva nella sua semplicità: “Vi raccomando la mia terra, l’Africa, la mia gente” il Sudan. Un’area ancora provata da un conflitto inarrestabile e che provoca vittime incalcolabile. Qui la povertà continua ad essere la più grande violazione di ogni diritto umano.
Queste consegne non sono state disattese, il dono canossiano ha camminato e si è incarnato nella storia di molti popoli e culture.Maddalena e Bakhita ci insegnano ad essere collaborativi e solidali prima all’interno della propria realtà di vita, la famiglia, il lavoro, le amicizie … poi all’esterno. È l’andare oltre l’emergenza, oltre l’apparenza. “Vorrei potessimo fare tutto e in ogni luogo … ma almeno operiamo dove maggiore è il bisogno” e questa sensibilità ha spalancato per noi nuove finestre sul mondo della solidarietà e della cooperazione per camminare a fianco del fratello più bisognoso con gratitudine e gratuità.Sr Liliana ha sottolineato due aspetti molto importanti durante il suo internvento , che desideriamo emergano:
Farebeneilbeneportandonellapropriavitaeinquelladeglialtrilaconoscenzael’amoreperGesù.
Lacondivisionediunpercorsodiamoretra laici, religiosiepresbiterichecoivolgaciascunonelpropriocompito.
I nodi da sciogliereLa necessità di partire dal mondo della relazione,mettendocianchenoiinascoltodicolorochevogliamoaiutare.
Lanecessitàdimodificareinostristilidivitaafavorediunavalorizzazionemaggiorediciòcheabbiamo.
Un cambiamento dell’idea dimissione, che è non solofuoridainostriconfinimaancheneinostriquartieri.
L’importanza dell’evengelizzazione in rapporto alle missioninelmondo.
Farebeneilbeneportandonellapropriavitaeinquelladeglialtrilaconoscenzael’amoreperGesù.
Lacondivisionediunpercorsodiamoretralaici,religiosiepresbiterichecoivolgaciascunonelpropriocompito.
L’obbligodapartedelle congregazioni religiose edellaChiesa di prendere consapevolezza delmutamento deitempi.
Lanecessitàdiproporreedessereprecursoridimodellidiintegrazioneall’internostessodellaChiesa.
Pervederelealtrefotoveniteatrovarcisuwww.fondazionecanossiana.org
I nodi da sciogliere