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RI-CREAZIONE

Date post: 06-Apr-2016
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Catalogo dell'evento RI-CREAZIONE produzione dal vivo di Francesco Arena, Valentino Diego, Marco Raparelli a cura di a cura di Paola Bonino, Antonella Campisi, Eugenia Delfini, Marta Pettinau, Stefania Rispoli c/o 1:1projects, Roma 29 gennaio 2009
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ri-creazione
Transcript

ri-creazione

Evento e catalogo a cura di Gruppomult iploPaola Bonino Antonel la Campis i Eugenia Del f in i Marta Pett inauStefania Rispol i

In col laborazione con

1:1projects

Universi tà Iuav di VeneziaFacol tà d i Design e Art iCorso di laurea in Progettaz ionee Produzione del le Art i V is ive

RI-CREAZIONE produzione dal v ivo d i F r a n c e s c o A re n a , Va l e n t i n o D i e g o , M a rc o R a p a re l l i

Laborator io di Al lest imento Docente: Cornel ia LaufAssistente: I lar ia Gianni

Graf icaAntonel la Campis i

Supportato daSan Giovanni a Cerreto-Avanzat i Bernardi

Video e fotograf iaSarra Br i l lP ietro Tal ler ico

Stampato daFotol i to Toscana

29 gennaio, dalle 18.30 alle 21.001:1projects, via Scipione Ammirato 1/C, Roma

Il progetto RI-CREAZIONE è pensato come un intervallo di tempo, una performance, in cui gli artisti Francesco Arena, Valentino Diego e Marco Raparelli sono stati invitati a confrontarsi con il quartiere Alberone, nel quale 1:1projects ha sede, per la produzione di un multiplo. Il progetto, nascendo dalla riflessione sull’arte contemporanea come frutto della realtà presente e sul contesto socio-culturale come elemento d’ispirazione dell’artista, individua nel multiplo il mezzo ideale per promuovere un dialogo tra 1:1projects e il quartiere. La scelta di commissionare un’opera riproducibile e dai costi accessibili risponde alla possibilità di una diffusione capillare dell’opera sul territorio che permetta di creare legami tangibili tra gli abitanti del quartiere, gli artisti e 1:1projects.

i l progetto RI-CREAZIONEArte e Cit tà:di Stefania Rispol i

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L’arte è sempre stata protagonista del processo di edificazione della città, come segno tangibile degli uomini che l’hanno abitata ed arricchita; un sodalizio che, nel corso dei secoli passati, ha trovato massima espressione nel monumento, inteso come testamento di umanità ed intelligenza da tramandare nel tempo. A partire dall’erezione delle grandi cattedrali medievali, fino alle monumentali opere patriottiche del tardo Ottocento, l’arte ha sempre trovato sostentamento nella città e nei suoi cittadini, così come la società e lo spazio urbano hanno individuato nel monumento il veicolo di trasmissione di valori politici, economici e sociali. In passato, soprattutto in Italia, questa continuità si è manifestata senza interruzioni significative per secoli: nella città e nei suoi percorsi, l’arte ha reso leggibili la vita, il pensiero e l’immaginazione di chi la abitava e il cittadino si è sentito rappresentato e responsabile nei confronti del suo spazio urbano. Per anni il monumento ha sancito questo sodalizio, ai materiali durevoli della pietra o del marmo è stato affidato il compito di perpetuare la forza e la staticità di ideologie e valori, in contrapposizione alla vacuità del presente. Se ancora nell’Ottocento il rapporto tra arte e città trova unica espressione nella decorazione architettonica e nei grandi monumenti, è con l’avvento delle avanguardie storiche che gli ar-tisti promuovono un primo e reale aggiornamento stilistico: un rifiuto totale della tradizione ac-cademica in favore di una concezione dell’arte libera dalle necessità di celebrazioni simboliche ed allegoriche. Se, poi, gli anni del Fascismo impongono un ritorno all’impianto celebrativo, chiamando in causa un ideale di archetipo classico che legittimi il presente, è con la Re-sistenza che gli artisti, legati alla tradizione dell’impegno sociale e politico del realismo italiano di quegli anni, chiudono con la stagione dei monumenti commemorativi costruiti secondo l’impianto ottocentesco. A partire dagli anni Cinquanta gli artisti ricercano un nuovo rapporto con la città e il territorio urbano e, in linea con la situazione europea ed americana, dialogano con l’ambiente abbandonando finalità decorative o meramente celebrative.

In linea con la contemporanea diffusione anche in Europa di una lunga serie di happening e performance, le nuove ricerche denotano il tentativo dell’arte di allargare i propri confini ed orizzonti e di riflettere sulla percezione del luogo da parte dello spettatore-attore, aldilà della mera esperienza conoscitiva. A partire dagli anni Sessanta gli interventi divengono non a caso sempre più complessi, l’arte, confinando con la fase progettuale degli architetti, si esprime permanentemente e su scala maggiore sul territorio urbano. Testimonianza dell’assottigliarsi di tale confine e dello sviluppo di un nuovo tipo di committenza artistica, è la proliferazione dei parchi scultura che sostengono la tradizione plastica e, contemporaneamente, offrono nuove modalità di fruizione dello spazio pubblico.Tra gli anni Sessanta e Settanta l’opera d’arte viene definita a partire dallo spazio reale di vita e si pone in un contesto di scambio e relazione sociale. Allontanandosi dalla sua connaturata autoreferenzialità, l’arte contemporanea esce dai circuiti standard e si realizza all’infuori dei propri spazi, partecipando alle problematiche della vita sociale e inserendosi nei processi di formazione dell’essere e dell’abitare.La città si offre all’artista come un testo pluridimensionale in cui egli liberamente descrive inusuali traiettorie, reinventa gli spazi urbani e offre momenti di riflessione ed identificazione. Se nel secondo dopoguerra arte e progettazione collaborano insieme a risolvere le esigenze primarie della città e del cittadino - la ricostruzione edilizia e il superamento degli eventi ap-pena trascorsi - negli ultimi vent’anni il loro ruolo si concentra principalmente sul problema della riqualificazione. Riqualificazione intesa non solo in termini di rivalutazione estetica ma anche di riflessione e miglioramento della qualità di vita del cittadino e del suo rapporto con lo spazio urbano. Questo cambiamento viene spiegato dalla trasformazione dell’idea stessa di città. Una metamorfosi che è stata, in alcuni casi, identificata con la morte della città o con la distru-zione dello spazio pubblico, ma che può più semplicemente essere descritta a partire dal

cambiamento del rapporto cittadino-città, dall’allargamento dei confini della metropoli con-temporanea e dai nuovi ritmi di vita. L’identificazione del cittadino con il territorio urbano, oggi, non è più un elemento dato per scontato. Le città spesso sono punti di passaggio piuttosto che residenze fisse e l’esigenza del cittadino non è più quella di riconoscersi in simboli o ideologie ma di definire e nominare autonomamente lo spazio che sceglie di vivere. La metropoli moderna appare come una sovrapposizione di realtà molto diverse tra loro che spesso convivono accanto, l’una ignara dell’altra. I confini territoriali perdono la loro valenza perché è la comunità a limitare il proprio spazio e a creare le proprie associazioni, abbandonando i luoghi prima deputati alla collettività e vivendo lo spazio comune in modo del tutto autonomo. In quest’ottica pare impossibile pensare lo spazio urbano nei termini della città otto-nove-centesca applicandovi le vecchie categorie di pensiero. Parlare, ad esempio, di centri cit-tadini o di contrapposizione centro-periferia nelle metropoli odierne, in cui si moltiplicano i luoghi di identificazione e si assiste ad un continuo trasferimento delle funzioni centrali in più punti del territorio urbano, risulta alquanto anacronistico. La città contemporanea si offre a molteplici interpretazioni: è un territorio policentrico, fluido e soggetto a continui cambiamenti, una composizione sociale eterogenea e frammentaria.L’attualità di questi cambiamenti e la necessità di una ridefinizione dei rapporti tra città e cittadino, spiega bene la crescente attenzione rivolta da molti artisti alla condizione di vita urbana o del divenire urbano.L’arte contemporanea assume un ruolo totalmente diverso che trova origine, come si è detto, in un ripensamento del rapporto generale tra arte e spazio e poi tra arte e spazio pubblico. Il ruolo dell’artista nel rapporto città-cittadino, indagando gli spazi e costruendo nuovi percorsi, può provocare un’interruzione nel normale corso della percezione della quotidianità e ribadire

l’importanza dello sguardo come momento conoscitivo, stimolando la riflessione. Gli interventi artistici sono motivati da un interesse nei confronti del territorio, della società e delle possibilità relazionali tra opera-artista e pubblico. La spazialità da motivo interno all’opera plastica diviene, a questo punto, relazione con l’ambiente esterno.Il progetto RI-CREAZIONE si sviluppa a partire da queste riflessioni e intende approfondire un dialogo tra 1:1projects, la piattaforma curatoriale alla quale si lega, e il quartiere Alberone in cui questa ha sede. Il progetto entra a contatto con due realtà che si legano perfettamente alla situazione contemporanea fin qui descritta: da un lato 1:1projects, che con la sua collocazione fisica si distacca dal circuito romano dell’arte contemporanea nel centro della città, dall’altro il quartiere Alberone, zona cuscinetto tra centro e periferia che sintetizza molte delle contrad-dizioni e delle trasformazioni della metropoli moderna.RI-CREAZIONE vuole riflettere sul contesto territoriale come parte dell’identità dell’opera, non più solo il luogo dove questa viene realizzata ma anche l’insieme delle relazioni sociali che ad essa preesistono o che contribuisce a creare. L’intervento dell’artista sul sito genera una condizione di scambio tra il contesto e l’opera d’arte, perché lasciandosi influenzare da alcuni elementi del quartiere egli li restituisce alla collettività arricchiti della propria personale considerazione. A questo proposito il progetto commissiona a tre artisti la realizzazione di altrettanti multipli che nascano dalla riflessione sul quartiere Alberone, inteso come storia, spazio fisico e collettività.La riproducibilità del multiplo è funzionale a rendere l’idea della dinamicità di questo rappor-to; la possibilità di una diffusione capillare dell’opera sul territorio, grazie al numero maggiore di copie e alla sostenibilità dei costi, permette di creare legami tangibili tra gli abitanti del quartiere, gli artisti e 1:1projects. Il progetto diventa un’occasione per riflettere sulla modalità con cui i luoghi si identificano attraverso la produzione culturale (l’arte, la musica, il cibo,

l’architettura) e sulle trasformazioni sociali conseguenti l’inserimento di nuovi caratteri cul-turali sulle tradizioni locali. I cambiamenti sociali sono soggetti attivi della storia del quartiere Alberone. Un quartiere che ha visto modificare nel corso del secolo scorso il suo assetto urbanistico, politico e sociale; una popolazione che ha dovuto difendere i propri ideali e i propri simboli dalle lotte e dagli stravolgimenti politici. In questo contesto il lavoro degli artisti, riflettendo sulla condivisione e sulla perdita, può essere l’occasione per rimarcare il legame tra il luogo, la sua storia e la collettività che lo anima.

Bibliografia

M. Fabbri, A. Greco, L’arte nella città, Torino, Bollati Boringhieri, 1995M. Miles, Art space and the city. Public art and urban futures, Londra, Routledge, 1997 M. Smets, Charles Buls, I principi dell’arte urbana, Roma, Officina Edizioni, 1999 B. Pietromarchi (a cura di), Molteplicità. Rappresentazioni, percorsi e visioni della città contemporanea nelle opere dei giovani artisti italiani, Roma, Fondazione Adriano Olivetti Arte Contemporanea, 2000 B. Pietromarchi (a cura di), Il luogo (non) comune: arte, spazio pubblico ed estetica urbana in Europa, Roma, Fondazione Adriano Olivetti, Barcelona: Actar, 2005M. De Luca, F. Gennai Santori, B. Pietromarchi, M. Trimarchi, Creazione contemporanea. Arte, società e territorio tra pubblico e privato, Roma, Luca Sassella Editore, 2004 F. Summa, Town art. L’arte della città, Roma, Gangemi Editore, 2007L. Fregolent (a cura di), Periferia e periferie, Roma, Aracne Editrice S.r.l., 2008

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II quartiere Alberone, situato tra il centro e la periferia di Roma, deve il suo nome al grande albero che si trova sulla via Appia, nella piazza chiamata, appunto, dell’Alberone. La sua storia riflette molte delle contraddizioni che hanno caratterizzato il Novecento: il ter-ritorio, infatti, è stato segnato da profondi cambiamenti legati agli anni del Fascismo, alla ricostruzione del dopoguerra, all’avvento e alla dismissione delle fabbriche e al successivo sviluppo del terziario.L’Alberone nasce, insieme ad altri quartieri romani, con delibera del Governatore di Roma, nel 1926; il nome iniziale Appio-Latino è dovuto all’estensione del territorio tra le vie Appia Antica e Nuova e l’attraversamento della via Latina. Lo sviluppo iniziale dell’Alberone presenta carat-teristiche spiccatamente popolari poiché la zona è uno dei primi quartieri operai della città che accoglie, accanto alle categorie organizzate di lavoratori, gli esclusi dal centro storico. Il piano regolatore è quello del 1909 approvato dal sindaco Ernesto Nathan che prevede di far coincidere la pianificazione territoriale con un alto grado di vivibilità e funzionalità. Tra i primi del Novecento e gli anni Quaranta si assiste all’edificazione di numerose fabbriche e, nello stesso periodo, la zona diventa uno dei poli cinematografici della città: nel 1905 vengono fondati il primo stabilimento italiano per la produzione cinematografica e la società Cines, punto di riferimento per attori, registi ed addetti al settore. Lo stesso Fellini, nel suo primo soggiorno romano, risiederà poco distante e nel film Roma ricostruirà nello Studio 5 di Cinecittà il suo vecchio appartamento di via Albalonga.Il piano regolatore del 1931, che promuove in tutta la città l’edificazione di grossi agglomerati ad alta densità abitativa, e le dismissioni di molti insediamenti produttivi, tra i quali la Cines, incendiata nel 1935, per lasciare il posto a edifici residenziali, caratterizzano la formazione successiva del territorio. La storia dell’Alberone è sempre stata segnata dalla contrapposizione tra orientamenti politici opposti; fin dalla fine dell’Ottocento convivono sul territorio gruppi conservatori e nazionalisti,

organizzazioni sindacali e del partito popolare. Con le elezioni del ‘21, nonostante la pre-senza di una discreta forza conservatrice. emerge nel quartiere una maggioranza di sinistra, superiore alla media cittadina, dovuta ad una prevalenza di operai. L’Alberone accoglie, in-fatti, i primi insediamenti produttivi e residenziali al di là delle mura Aureliane e si trova vicino a Piazza San Giovanni, cuore delle manifestazioni di piazza e del movimento operaio. Durante la seconda Guerra Mondiale l’Alberone è una delle roccaforti della Resistenza ro-mana ma, contemporaneamente, pomerio dei fascisti che vi costruiscono le prime eleganti case destinate ai gerarchi. Gli anni Cinquanta e Sessanta vedono in tutta la città un’urbanizzazione selvaggia e uno squi-librio nella distribuzione dei servizi, e l’Alberone, ancora legato al piano regolatore del ’31, di-venta uno dei quartieri più popolati, a causa della vicinanza al centro cittadino e alla presenza di scuole e trasporti. L’avanzare degli interessi speculativi della grossa proprietà fondiaria si traduce nella costruzione di numerosi edifici e in crescenti problemi di viabilità, che rendono la zona, ancora oggi, uno dei nodi più trafficati di Roma. Dagli anni Settanta all’inizio degli anni Novanta si accentua in tutta la città il contrasto tra sviluppo urbano e la necessità di tutela ambientale. Il braccio di ferro tra i poteri forti che si attestano a Roma e le esigenze di una città sostenibile e vivibile, nasce dalla crisi di un modello urbano cresciuto sull’avidità della rendita speculativa e sulla mancanza di una seria pianificazione urbanistica.I primi anni Settanta vedono un lungo processo di decentramento e una crescente parteci-pazione dei cittadini ai problemi del vivere urbano. In questo periodo, le circoscrizioni, seppur con poteri limitati, divengono una presenza stabile e un punto di riferimento per i cittadini e per le loro rivendicazioni sul territorio, poiché il comune decide di aumentarne il numero, re-stringendo il campo d’azione di quelle preesistenti. L’Alberone, in particolare, che dalla sua nascita si era sviluppato su un intreccio chiaro e un

rapporto diretto tra la trasformazione del territorio e i cambiamenti sociali e politici, assiste a partire da quegli anni ad una certa staticità del tessuto edilizio consolidato e a un cambiamen-to nella collettività, con un incremento delle strutture legate al settore terziario, una trasfor-mazione nel sistema di relazione tra gli stessi cittadini e nella fruizione dello spazio esterno.Le contestazioni politiche che avevano caratterizzato il quartiere durante la seconda Guerra Mondiale, proseguono per decenni, esplodendo drammaticamente negli anni Settanta, segnati dalla lotta e dalle vittime sia del movimento comunista legato agli operai della Stefer (Società Tramvie e Ferrovie Elettriche di Roma), sia delle formazioni di estrema destra. Oggi nell’Alberone convivono vecchie dinamiche politiche, con la contrapposizione tra il neo-nato Social Forum Territoriale e le nuove formazioni di destra, e problematiche odierne, come l’integrazione degli immigrati. Molti dei luoghi che un tempo erano punti di riferimento, ora sono scomparsi o permangono ma svuotati del loro ruolo, come l’ex deposito Stefer, lasciato abbandonato. L’albero sulla via Appia rimane il simbolo del quartiere, seppure da qualche anno la vecchia quercia sia stata sostituita con un leccio.

Bibliografia

Comitato di Quartiere Alberone (a cura di), Quelli dell’Alberone: analisi di un percorso sociale, Roma, Bolsena: Massari, 2000

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Francesco Arenadi Eugenia Del f in i

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Una memoria collettiva nascosta, spesso dimenticata, è ciò che affiora nei lavori di Francesco Arena. Fatti e simboli tratti dalla tradizione, dalla cultura e dalla storia italiana divengono nelle sue opere portavoci di una riflessione che intende mettere in luce le modalità di trasfor-mazione della società nel tempo. Attraverso l’uso di un linguaggio artigianale che supera la connotazione nazionale per divenire globale e condivisibile da tutti, Arena rielabora elementi politici, religiosi e sociali del passato, restituendoli carichi di nuovi valori e significati.Il punto di partenza comune sia della ricerca dell’artista sia del progetto RI-CREAZIONE è il territorio, considerato come contenitore della storia e luogo in cui si iscrivono i cambia-menti sociali della collettività, come il filtro attraverso cui percepire il mondo e l’elemento che influenza l’elaborazione dell’opera e la sua lettura, sia da un punto di vista fisico che emozionale. La propensione di Francesco Arena a lavorare considerando parallelamente sia l’identità storica di un territorio sia i luoghi che lo caratterizzano, e il modo di restituire nelle sue opere il legame tra arte, memoria e territorio, rendono l’artista un interlocutore ideale per questo progetto il cui scopo è quello di ridefinire quanto siano strettamente connessi spazio, tempo e attività umana.

Potresti descrivere l’opera che hai realizzato per il progetto RI-CREAZIONE?Si tratta di una medaglia commemorativa di forma quadrata realizzata in stucco idraulico, un materiale da costruzione, e paraffina, questo fa si che questo tipo di stucco non indurisca mai ma resti sempre morbido e rimodellabile. Su una delle due facce della medaglia è im-presso un solco: questo segno è il risultato della pressione di un foglio piegato otto volte e montato su un’artigianale coniatrice così da risultare la matrice delle medaglie. Sul foglio è stampata l’abiura con la quale Galileo Galilei ripudiava le sue teorie circa la centralità del sole nel sistema solare.

Qual è stata la ragione che ti ha spinto a scegliere lo stabile della Zecca come punto di partenza per lo sviluppo del tuo lavoro?Facendo un giro nel quartiere Alberone ho visto lo stabilimento della Zecca, quindi ho pensato che le monete, le medaglie, siano in un certo senso un prodotto tipico del quartiere.

Non è la prima volta che utilizzi il calcestruzzo idraulico, come mai hai deciso di servirtene anche per questo lavoro?Ho già utilizzato lo stucco idraulico per realizzare un mio ritratto, ogni volta che deve essere esposto ha bisogno di essere ritoccato proprio perché toccandolo si ammacca, è quindi un ritratto in continuo cambiamento come d’altronde il mio volto. Un ritratto dunque che si al-lontana dall’idea di documentazione stabile di un dato reale per cambiare e divenire una faccia autonoma. In questo caso volevo una medaglia che fosse anche un’antimedaglia, che fosse fragile, capace di conservare un’impronta, ma allo stesso tempo, che fosse in grado di offrire la possibilità di cancellare quell’impronta rimpastandola.

Nato a Torre Santa Susanna (Brindisi) nel 1978Vive e lavora a Cassano delle Murge, Brindisi

Principali mostre personali

2008 Nomas Foundation, Roma2006 Galleria Monitor, Roma2005 G.A.M. Galleria d’arte Moderna, Bologna (con De Marco e Schirinzi)2004 Galleria Monitor, Roma

Principali mostre collettive

2008 Dai tempo al tempo, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo per l’Arte Guarente d’Alba, Cuneo The Unfair Fair, Loto Arte, Roma Incipit, Palazzo Rospigliosi, Roma

2007 Annisettanta, il decennio lungo del secolo breve, la Triennale di Milano, Milano Artètica – descrivere il resto, Porto Cesareo, Lecce Deutsche Bank Italy Collection, Deutsche Bank, Milano

2006 Confini-Boundaries, Man, Nuoro Circle Line, RAM Rotonda di Senigallia, Senigallia Tracce di un seminario, Assab One, Milano

2005 Extra Moenia, Castel del Monte, Andria Carillon Corporarte, Showroom Calia, Matera Arte all’Arte X / a+a Luciano Pistoi, Castello di Linari

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Valent ino Diegodi Paola Bonino

La ricerca artistica di Valentino Diego affronta le dinamiche dello spazio pubblico e privato, analizzando e reagendo alle convenzioni e alle abitudini con cui le persone vi si relazionano. Capace d’instaurare un dialogo spontaneo e diretto con il contesto in cui lavora, crea instal-lazioni site-specific che traggono ispirazione dalle condizioni spaziali precedenti il suo intervento. Partendo da materiali di recupero, scatole di carta di varie dimensioni, rotoli, fogli di pvc, modificati nella funzione e nel senso, Valentino Diego costruisce oggetti e architetture ef-fimere che destrutturano, sia concettualmente sia fisicamente, gli ambienti reali, mettendone in luce contraddizioni e ovvietà. Grazie a questi interventi di trasformazione dell’abituale percezione e della modalità di relazione con lo spazio, l’artista pone il pubblico in una con-dizione di profondo spiazzamento. L’intenzione, infatti, è che il singolo fruitore reagisca at-tivamente al disorientamento prodotto dall’opera, instaurando una relazione unica con essa e partecipandone alla costruzione del senso.La capacità di Valentino Diego di rielaborare lo spazio costruendo nuovi percorsi che ne rivelino inaspettate possibilità di fruizione e la città, intesa contemporaneamente come luogo di definizione e perdita dell’individualità di ognuno, costituiscono i fondamentali punti d’incontro con il progetto RI-CREAZIONE.

Potresti parlare del lavoro che hai sviluppato per il progetto RI-CREAZIONE?Con questo lavoro provo a ricostruire frammenti di paesaggio alterati, dove, attraverso lo strumento fotografico, cerco una fusione tra elementi reali ed architetture inventate.Il risultato, carico di una forte componente di casualità, è un tentativo di spiazzamento per-cettivo per chi guarda, puntando sulla forte riconoscibilità dei soggetti scelti che rafforzano la credibilità delle finte architetture.

Cosa ti ha spinto a scegliere la ferrovia e la scuola come soggetti delle tue fotografie? Cosa hanno rappresentato per te e cosa pensi rappresentino per gli abitanti del quartiere?In un quartiere densamente edificato la ferrovia mi è sembrata una sorta di ferita ed allo stes-so tempo un’apertura del campo visivo; l’edificio scolastico G. Cagliero è un tipico esempio di architettura degli anni Trenta, oltre ad essere una delle più popolate scuole di Roma.Ho individuato questi come elementi ben riconoscibili dagli abitanti dell’Alberone per rendere ancora più credibili queste fusioni tra reale e finzione.

Come mai hai utilizzato delle polaroid per realizzare il multiplo?Per questo progetto uso delle polaroid che hanno un forte grado di unicità, si ottengono delle immagini simili che vanno a formare un multiplo, inteso come una serie di opere non necessariamente tutte uguali tra loro.

Nato a Ciriè (Torino) nel 1978Vive e lavora a Roma

Principali mostre personali:

2006 Artisti a Villa Mercede, Atelier d’Artista in collaborazione con la Fondazione Pastificio Cerere, Biblioteca comunale di Villa Mercede, Roma

2004 Domestica. Nuove dinamiche nella dimensione del privato, Soligo Art project, Roma

Principali mostre collettive:

2008 Esplorazioni. Gallery of Art, Temple University Rome, Roma The Unfair Fair, 1:1projects, Roma Oplà_Video animation from Italy, Galerie Vanessa Quang, Paris Manual CC Instruction for beginners and advanced players center for Contemporary Art, Ujazdowski Castle, Varsavia Uqbar, Berlino Spectacular Thkeel Art Center, Nad Al Sheba, Dubai Dai tempo al tempo, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Palazzo Re Rebaudengo, Guarente d’Alba (CN) XV Quadriennale di Roma, Palazzo Delle Esposizioni, Roma Tebešice Castle Artists in Residence Trebešice Castle, Praga Remembering, Accademia Americana, Roma Move on, Futra – Centre for contemporary art, Praga

2007 Spazi incorretti, Fondazione Pastificio Cerere, Roma Hai visto mai, Officina 14, Roma We are all out of law in the name of Perù, Caffè Perù, Roma Versus XIII, Velan Centro per l’arte contemporanea, Torino Payattentionplease, cc26, Roma 3500 cm², RAM radio arte mobile, Roma

2006 Il vuoto al centro, Monte silvano, Pescara Premio Mario Razzano, Museo del Sannio, Rocca dei Rettori, Benevento Generazioni/Rigenerazioni. Arte nell’età dei conflitti ininterrotti, Biennale Europea Arti Visive La Spezia, Premio del Golfo 2006 CAMeC, Centro Arte Moderna e Contemporanea, La Spezia

2005 Loop, Angelo Mai, Roma Italian Camera, Isola di San Servolo, Venezia [email protected], Gallerie Kiron, Parigi Micropaesaggi/Mikrolandschaften, Forum austriaco di cultura, Roma ANIMArTION. A playlist of video_art_animation, Galleria Sogospatty, Roma Residenti, Fondazione Pastificio Cerere, Roma AREA_prolegomeni ad una metafisica dei luoghi e del costruire, Galleria Sogospatty Roma

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Marco Raparel l idi Marta Pett inau

Marco Raparelli è un artista che racconta storie, inventa personaggi, crea nuovi mondi ma che, alla fine, nei suoi disegni e nelle sue video animazioni rappresenta la realtà di tutti i giorni, con i suoi paradossi e le sue assurdità. Attraverso uno sguardo ironico e divertito e un segno grafico essenziale ma fortemente espressivo, Raparelli dà vita a scene di straordinaria quotidianità. Nei suoi disegni mono-cromi, dove dominano il bianco o il grigio dello sfondo e il nero del disegno, animati da qualche tocco pulp di rosso, una variopinta fauna antropologica, esagerata e caricaturale nei tratti fisici e comportamentali, si muove in situazioni surreali e grottesche che si susseguono senza una particolare logica e con risvolti spesso inaspettati.Lo stile fresco e immediato, l’uso del disegno da comics e da vignetta satirica, che con-feriscono un carattere divulgativo ai suoi lavori, e lo spirito acuto nei confronti del mondo contemporaneo, sono le motivazioni che hanno portato a scegliere l’artista per il progetto RI-CREAZIONE.Marco Raparelli è un moderno cantastorie che scova nella realtà urbana gli spunti per le sue brevi narrazioni e in particolare questa sua attitudine incontra le finalità di RI-CREZIONE, un progetto che invita l’artista a confrontarsi con un quartiere metropolitano, l’Alberone, e a creare un multiplo che possa essere un’opera d’arte democratica e accessibile al maggior numero di persone.

Come descriveresti il lavoro che hai realizzato per RI-CREAZIONE?Il titolo del modulo è Ritaglia il tuo alberone ed è composto da due pezzi: un disegno ed un foglio con le istruzioni.Il disegno rappresenta un grande albero con l’outline tratteggiata per essere ritagliata. È possibile scegliere come vestire l’albero come nei giochi per bambini del cut out, un invito a chi ne fruisce a realizzare da soli un’opera d’arte: il foglio resta un lavoro insieme al soggetto ritagliato. Il modulo è accompagnato da un foglio per le istruzioni (fotocopiato e timbrato). L’idea è volutamente demenziale con riferimenti all’Alberone, quartiere nato attorno ad un grande albero cambiato nel corso del tempo.

Come si colloca questo lavoro rispetto alla tua precedente produzione artistica?Il mio lavoro è caratterizzato prevalentemente dal disegno, ma è solo un veicolo che impiego per realizzare libri, video animazioni, sculture o installazioni. Per un libro collettivo a cui ho contribuito (a Berlino) ho presentato come lavoro delle istruzioni per fare un’opera d’arte in casa con il taglierino, con tanto di spiegazioni ed esempi. Questo lavoro è contemporaneamente un gioco ed una visione ironica su quello che è oggi l’idea di opera d’arte.

Come ti sei rapportato e confrontato con il quartiere Alberone? Quali aspetti hanno colpito maggiormente la tua attenzione?Ho vissuto due anni in via Macedonia ed ho sempre pensato che San Giovanni e la zona dell’Alberone fossero aree antropologicamente molto interessanti per il mio lavoro, dato che un archivio umano fitto di personaggi di tutte le età, razze e classi sociali popola queste zone.In questo caso non ho voluto prendere ad esempio l’aspetto antropologico dell’Alberone ma giocare con leggerezza con il nome del quartiere, creando un multiplo dai connotati infantili che vuole essere di facile fruizione.

Nato a Roma nel 1975

Principali mostre personali

2009 Umberto di Marino, Napoli 2007 As a drop on a K-way, Uqbar Berlin As a drop of water on a K-way, Careof, Milano Ristorante Italia, 1:1projects, Roma 2005 Pina ti amo, Catania, Galleria Ugo Ferranti, Roma

Principali mostre collettive

2008 Anonyme Zeichner , Kunstraum Kreuzberg in Bethanien, Berlin Les Rencontres Internationales video screening, Centre Pompidou, Paris Sarah’s Journey Section of the 7th Bulgarian Biennal of Contemporary Art, Varna Videoart Yearbook, Ex convento di Santa Cristina, Bologna One of these things is not like the other things, Unosunove contemporary art, Roma Manual CC Instruction for beginners and advanced player, Center for Contemporary Art, Ujazdowski Castle, Varsavia Uqbar, Berlino Beware of the wolf, American Accademy, Roma Places for Heroes, Galleria Via Nuova, Firenze A,B,F,G,M,N,O,R,O,Z, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia Screening, Haunch of Venison, London Olplà_ video animation from Italy, Galerie Vanessa Quang, Parigi

Unfair Fair, Loto Arte, Roma Animotion, Gallery F15, Moss, Oslo Fair play 2007 film and video award, Play Gallery, Berlino Dopofestival, Pesaro Film Festival We are all outlaws in the name of Perù, Bar Perù, Roma Clearly Invisibile Consulta, Centre d’Art Santa Monica, Barcelona

2006 Generazioni/Rigenerazioni, Premio del Golfo, Biennale Europea di Arti visive La Spezia Seven in a room, Temple University, workshop, Roma 3500 cm2, American Accademy, Roma/Assab 1, Milano Grand 1st: Cult Media, Bastart contemporary, Bratislava, Slovacchia 2005 3500 cm², Rialto S. Ambrogio, Roma

2002 Lavori in corso, Milano Emporio, Careof Viafarini, Milano

Libri

2008 The economy of The Leisure class - libro d’artista, casa editrice Purple Press, Roma - Fukt – Magazine for Contemporary drawing, casa editrice Revolver, Berlin

2007 Cut out and collect all of theme – libro d’artista Autoproduzione Homeless production As a drop of water on a K-way – libro d’artista in collaborazione con Stefania Galegati, casa editrice Fine Art Unternehmen books

Un ringraziamento speciale a

Francesco Arena, Valentino Diego, Marco Raparelli, Ilaria Gianni, Adrienne Drake, Cecilia Canziani, Cornelia Lauf

Un ulteriore ringraziamento a

Sarra Brill, Pietro Tallerico, lo staff di 1:1projects, Gabriele Gotti, Stefano Campana,Maria Antonella Avanzati Bernardi, Federico Venturi


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