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«Riconosco i segni dell’antica fiamma» · La ferita d’amore Al v. 1 gravi … saucia cura è...

Date post: 13-Jun-2020
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© Mondadori Education 1 Virgilio «Riconosco i segni dell’antica fiamma» (Eneide, 4, vv. 1-30) All’inizio del IV libro, dopo il lungo racconto di Enea, Didone appare già dominata dal senti- mento d’amore che la condurrà al compimento del suo tragico destino. La regina è combattuta tra la nuova passione e il vincolo morale che la lega al ricordo del marito ucciso: confessa alla sorella Anna il suo amore, ma giura solenne fedeltà alla memoria di Sicheo. Il pianto dirotto che esplode alla fine del giuramento rappresenta il conflitto interiore del personaggio, ‘tragi- camente’ diviso. La connessione fra Didone ed Enea e l’infelice amore della regina cartaginese come origine della guerra fra Roma e Cartagine forse erano già nel Bellum Poenicum di Nevio: in ogni caso Virgilio ha dato grande sviluppo alla vicenda e ha costruito nel IV libro una compiuta tragedia, dove agisce anche il modello del teatro greco, soprattutto di Euripide. metro: esametri At regina gravi iamdudum saucia cura volnus alit venis et caeco carpitur igni. Multa viri virtus animo multusque recursat gentis honos; haerent infixi pectore voltus 5 verbaque nec placidam membris dat cura quietem. Ma già la regina, tormentata da un profondo affanno, nutre una ferita nelle vene, e un cieco fuoco la divora. Il grande valore dell’eroe, la grande gloria della stirpe le ritornano in mente: non dileguano, impressi nel cuore, il volto 5 e le parole; l’affanno non concede alle membra la placida quiete.
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Page 1: «Riconosco i segni dell’antica fiamma» · La ferita d’amore Al v. 1 gravi … saucia cura è la rielaborazione di un celebre verso della tragedia Medea di Ennio (Medea animo

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Virgilio

«Riconosco i segni dell’antica fiamma»(Eneide, 4, vv. 1-30)

All’inizio del IV libro, dopo il lungo racconto di Enea, Didone appare già dominata dal senti-mento d’amore che la condurrà al compimento del suo tragico destino. La regina è combattuta tra la nuova passione e il vincolo morale che la lega al ricordo del marito ucciso: confessa alla sorella Anna il suo amore, ma giura solenne fedeltà alla memoria di Sicheo. Il pianto dirotto che esplode alla fine del giuramento rappresenta il conflitto interiore del personaggio, ‘tragi-camente’ diviso.

La connessione fra Didone ed Enea e l’infelice amore della regina cartaginese come origine della guerra fra Roma e Cartagine forse erano già nel Bellum Poenicum di Nevio: in ogni caso Virgilio ha dato grande sviluppo alla vicenda e ha costruito nel IV libro una compiuta tragedia, dove agisce anche il modello del teatro greco, soprattutto di Euripide.

metro: esametri

Atreginagraviiamdudumsauciacura volnusalitvenisetcaecocarpiturigni. Multavirivirtusanimomultusquerecursat gentishonos;haerentinfixipectorevoltus 5 verbaquenecplacidammembrisdatcuraquietem.

Magiàlaregina,tormentatadaunprofondoaffanno, nutreunaferitanellevene,eunciecofuocoladivora. Ilgrandevaloredell’eroe,lagrandegloriadellastirpe leritornanoinmente:nondileguano,impressinelcuore,ilvolto 5 eleparole;l’affannononconcedeallemembralaplacidaquiete.

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«Riconosco i segni dell’antica fiamma»Virgilio

PosteraPhoebealustrabatlampade1terras umentemqueAurorapolodimoveratumbram, cumsicunanimamadloquiturmalesanasororem: «Annasoror,quaemesuspensaminsomniaterrent!10 Quisnovoshicnostrissuccessitsedibushospes, quemseseoreferens,quamfortipectoreetarmis! Credoequidem,necvanafides,genusessedeorum. Degeneresanimostimorarguit.Heuquibusille iactatusfatis!quaebellaexhaustacanebat!15 Simihinonanimofixumimmotumquesederet necuimevinclovellemsociareiugali, postquamprimusamordeceptammortefefellit; sinonpertaesumthalamitaedaequefuisset, huicuniforsanpotuisuccumbereculpae.20 Anna(fateborenim)miseripostfataSychaei coniugisetsparsosfraternacaedepenatis2, solushicinflexitsensusanimumquelabantem impulit.Adgnoscoveterisvestigiaflammae.

L’Auroraseguenteilluminavaleterreconlaluce febea1eavevaallontanatodalcielol’umidaombra, quando,giàperturbata,parlaallaconcordesorella: «Anna,sorella,chesognimitengonosospesaem’angosciano!10 Cheospitestraordinarioèentratonelnostropalazzo, qualemostrandosiinvolto!cheforzanelcuoreenell’armi! Credodavverochesia–nonèfedeillusoria– distirpedivina.Iltimoreaccusaglianimiignobili. Qualifatilohannoagitato!Cheguerresoffertenarrava!15 Senonfossedecisioneirremovibileefissanelcuore dinonvolermiunireanessunonelvincoloconiugale, dopocheilprimoamorem’ingannòem’illuseconlamorte, senonavessiinodioiltalamoelefiaccolenuziali, forseperquestosolopotreisoccomberealpeccato.20 Anna,loconfesso,dopolamortedelmiserosposo Sicheo,elacasa2insanguinatadafraternastrage, eglisoltantohascossoimieisensi,em’hafatto vacillarel’animo.Riconoscoisegnidell’anticafiamma.

1. La «luce febea» designa meta-foricamente ilsole,dicuiApolloètradizionalmente simbolo (Febo èunappellativodeldio).

2.sparsos … penatis(=penates)pre-cisaidettaglidellamortedelmaritoSicheo,uccisopermanodelfratellodiDidone,ilrediTiroPigmalione,

nellasuastessadimora;penatis (=penates) èmetonimiaper«casa».

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«Riconosco i segni dell’antica fiamma»Virgilio

Sedmihiveltellusoptempriusimadehiscat25 velpateromnipotensadigatmefulmineadumbras, pallentisumbrasErebo3noctemqueprofundam, ante,Pudor,quamtevioloauttuaiuraresolvo. Illemeos,primusquimesibiiunxit,amores abstulit;illehabeatsecumservetquesepulchro».30 Siceffatasinumlacrimisimplevitobortis.

3.Erebo,ildiogrecodelletenebre,figliodelCaosedellaNotte,indicaquiilregnodeimorti.

Mavogliocheprimalaterramis’aprainunabisso,25 eilpadreonnipotentemispingaconilfulminetraleombre, leombredelpallidoErebo3elanotteprofonda, primacheiotivioli,oPudore,osciolgaletueleggi. Quellocheperprimomiunìasé,mirapìl’amore; egliloabbiaconséeloserbinelsepolcro».30 Dettociò,riempìlavestedidirottelagrime.

(trad.diL.Canali)

Guida alla lettura

StRuttuRA L’esordio in contrasto Il IV libro dell’Eneide, il libro di Didone, si apre mostrandoci la regina in lotta con se stessa, divisa tra il desiderio di nuove nozze e l’obbligo di fedeltà alle an-tiche. Mentre la sofferenza di Enea si è placata dopo la dolorosa rievocazione della fuga da troia, terminata alla fine del III libro («infine tacque e terminato qui il racconto, riposò», Eneide, 3, v. 718), Didone trascorre la notte insonne, in preda all’agitazione (la congiunzione avver-sativa At segna l’inizio del nuovo movimento narrativo in contrasto con la conclusione del libro precedente). una passione irrazionale e totalizzante si è impossessata della regi-na (iamdudum fa ‘arretrare’ il tempo in cui Didone viveva libera dall’amore per Enea in

un passato lontano, ormai irraggiungibile): Enea è l’oggetto ossessivo dei suoi pensieri (vv. 3-5). La confessione ad Anna Mentre nasce una nuova alba purificatrice (vv. 6-7), Didone, af-fetta da insania d’amore (male sana, v. 8), confessa ad Anna, l’unanima soror (l’agget-tivo indica identità di sentimenti e pensieri), il proprio tormento: la regina è spaventata e combattuta (suspensam … terrent, v. 9) tra l’improvvisa passione per l’eroe troiano (vv. 10-14) e la fedeltà al marito Sicheo (vv. 15-19). Alla seconda apostrofe patetica ad Anna (v. 20) Didone lega la confessione esplicita del sentimento che si è ormai fatto strada dentro di lei, fino a raggiungere l’intensità dell’amore per Sicheo (Adgnosco veteris vestigia flammae, «Riconosco i segni dell’antica fiamma», v. 23).

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«Riconosco i segni dell’antica fiamma»Virgilio

Contraddizioni fatali Ma subito quell’am-missione è razionalmente rifiutata con la ma-ledizione (imprecatio) dei vv. 24-26 (= ‘possa io morire’), suggellata da una preghiera al Pudor (v. 27). La regina richiama se stessa al vincolo di eterna fedeltà al primo marito: la capacità di amare di Didone è morta con Sicheo, per sempre sepolta insieme a lui. E tuttavia, dopo il giuramento dei vv. 28-29 la regina prorompe in un pianto dirotto (un fiu-me iperbolico di lacrime, capace di inondare la veste, sinum implevit), presagio della trage-dia futura.

MoDELLI E tRADIzIoNE La ‘confidente’, un ruolo teatrale Per rap-presentare il conflitto interiore di Didone, Virgilio ricorre agli strumenti della tecnica drammaturgica e mette al fianco della regi-na innamorata la sorella che le era attribu-ita dalla tradizione antiquaria, nel ruolo di confidente della protagonista. Era questo un espediente che assolveva nel dramma clas-sico, in concorrenza con il monologo, alla funzione di rivelare al pubblico informazioni note soltanto a uno dei personaggi in azio-ne. Per dare spazio ai sentimenti di Didone Virgilio riserva il monologo ai momenti di più alto pathos tragico, mentre preferisce aprire il libro con un dialogo che conferisce al rac-conto epico i tratti dell’azione drammatica. A vestire i panni della confidente chiama la unanima soror, scartando le figure tradizio-nali della nutrice o dell’ancella: per esempio, nell’Ippolito di Euripide, uno dei modelli for-ti della passione amorosa di Didone, era la nutrice a ricevere la confessione di Fedra e a orientarne le scelte. La ferita d’amore Al v. 1 gravi … saucia cura è la rielaborazione di un celebre verso della tragedia Medea di Ennio (Medea animo aegro amore saevo saucia, «Medea ferita nel cuore malato da un’atroce ferita», Scaenica, v. 254 V.), che riprende amplificandolo un verso

dell’omonima tragedia euripidea in cui l’eroi-na è detta «ferita nel cuore dall’amore di Gia-sone» (Euripide, Medea, v. 8). L’immagine tra-dizionale della ferita d’amore, sviluppata in un coerente repertorio tematico nella poesia d’amore ellenistica, ritorna con le parole di Ennio in Lucrezio, nel finale del quarto libro, in una similitudine che descrive l’attrazione fisica verso l’oggetto della passione (De rerum natura, 4, v. 1047 s.): idque petit corpus mens unde est saucia amore / namque omnes pleru-mque cadunt in volnus, «la mente cerca quel corpo da cui è ferita d’amore e infatti tutti in genere cadono ripiegandosi sulla ferita».

tEMI E MotIVI L’amore è una malattia La metafora del-la ferita (gravi … saucia cura / volnus) e della fiamma (caeco … igni) si richiama alla tradi-zionale rappresentazione dell’amore come malattia, insania (vedi male sana al v. 8). Ca-ecus è il fuoco che consuma Didone, una for-za irrazionale, di cui la regina stessa ignora i possibili effetti: il processo è graduale (il ver-bo carpo ha infatti il significato di «compie-re tappa dopo tappa un’azione» in locuzioni come carpere viam o opus) ma inarrestabile, enfatizzato dalla ripetizione della stessa idea attraverso le due immagini distinte della fe-rita e della fiamma nei vv. 1-2. E le immagini della ferita e della fiamma si ripeteranno per l’intero corso del libro, fino a uno scambio finale tra piano metaforico e reale, quando la ferita d’amore si ‘concretizzerà’ nella ferita che l’eroina suicida si procurerà con la spada, dono di Enea, e la fiamma ardente della pas-sione cederà il posto alle fiamme roventi del rogo funebre. Il giuramento al Pudor Alla forza irrazionale dell’amore si oppone il pudor, la fedeltà allo sposo Sicheo, un vincolo sacro e inviolabi-le che nemmeno la morte può dissolvere. Il pudor trasferisce l’eroina innamorata su un piano di altissima moralità attribuendole la

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«Riconosco i segni dell’antica fiamma»Virgilio

virtù cardinale della matrona romana, la pu-dicitia, componente essenziale dell’ideologia dell’antica repubblica, tornata in auge con la campagna di moralizzazione promossa da Augusto. A Roma la Pudicitia, divinizzata, era oggetto di un culto speciale, cui erano ammesse soltanto le matronae univirae, che avevano conosciuto cioè un unico uomo. Ma il conflitto tra amor e pudor che ci viene

presentato all’inizio della storia d’amore tra Enea e Didone ha anche un’importante fun-zione narrativa. Lo statuto epico-tragico del-la Didone virgiliana vieta che la regina possa suicidarsi soltanto per amore: il suicidio deve essere motivato da una colpa, e la colpa sarà appunto la violazione del giuramento di eter-na fedeltà alla memoria di Sicheo con cui si conclude qui la confessione ad Anna.


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