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Ripartiamo dal turismo - sentieridigitali.it · n. 12 -11/12/2014 2 Sentieri Digitali -ISSN...

Date post: 21-Aug-2019
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Cerchiamo sempre l’acqua calda, che non arriva mai! Il nostro Paese è stato sempre visto in ma- niera eccellente da tutto il mondo, sotto tutti i punti di vista: storico, letterario, artistico e socia- le. La stampa nazionale ed internazionale ci col- locava tra i primi posti nel mondo, adesso siamo nello sprofondo, senza prospettive, senza un pro- gramma, senza un domani. È veramente così? Facciamo insieme alcune riflessioni: vediamo l’Italia ed il turismo. Il nostro Paese è meta di mezzo mondo, ritengo che le montagne, il mare, i laghi, le colline ancora ci siano (anche dopo il caso “Mafia Capitale”). Perché non puntare ad una vera strategia per la riscoperta del Paese sia per il turismo interno che esterno? I dati d’altro canto non sono rassicuranti, vedesi il “Country Brand Index”, ovvero l’indice di attrattività turi- stica che vede l’Italia crollare al diciottesimo po- sto, e l’ultimo dossier del World Economic Fo- rum che ci rimprovera per come il nostro paese gestisca le innumerevoli ricchezze e patrimoni culturali sotto il punto di vista della sostenibilità ambientale e dell’applicazione delle norme am- bientali. Tutto ciò rappresenta sicuramente un fallimento del paese, del Governo e degli italiani stessi. Come si riconquista il prestigio e la fama perduta? Molto semplice, comportandoci da per- sone per bene e rimboccandoci le maniche, cer- cando di lavorare sodo, uniti, cittadini ed Istitu- zioni. Anno 8 - N. 12 11 dicembre 2014 L’EDITORIALE di Francesco Chiappetta E-Magazine di Creatività e Tecnologia per la Comunicazione d’Impresa Direttore responsabile Francesco Chiappetta - ISSN 2282-1139 INDICE Ripartiamo dal turismo INNOVAZIONE - Gamification: problem solving con il gioco fra ascolto, partecipazione e persuasione INTERVISTA - A tu per tu con l’azienda agricola Franca Contea ECONOMIA - Il costo dell’indebitamento dei Comuni italiani RECENSIONE - Le contes d’Hoffmann
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Page 1: Ripartiamo dal turismo - sentieridigitali.it · n. 12 -11/12/2014 2 Sentieri Digitali -ISSN 2282-1139 di Vincenzo Manfredi Il Governo Renzi potrebbe applicare la gamifica-tion alla

Cerchiamo sempre l’acqua calda, che non arrivamai! Il nostro Paese è stato sempre visto in ma-niera eccellente da tutto il mondo, sotto tutti ipunti di vista: storico, letterario, artistico e socia-le. La stampa nazionale ed internazionale ci col-locava tra i primi posti nel mondo, adesso siamonello sprofondo, senza prospettive, senza un pro-gramma, senza un domani. È veramente così?Facciamo insieme alcune riflessioni: vediamol’Italia ed il turismo. Il nostro Paese è meta dimezzo mondo, ritengo che le montagne, il mare,i laghi, le colline ancora ci siano (anche dopo ilcaso “Mafia Capitale”). Perché non puntare aduna vera strategia per la riscoperta del Paese siaper il turismo interno che esterno? I dati d’altrocanto non sono rassicuranti, vedesi il “CountryBrand Index”, ovvero l’indice di attrattività turi-stica che vede l’Italia crollare al diciottesimo po-sto, e l’ultimo dossier del World Economic Fo-rum che ci rimprovera per come il nostro paesegestisca le innumerevoli ricchezze e patrimoni

culturali sotto il punto di vista della sostenibilitàambientale e dell’applicazione delle norme am-bientali. Tutto ciò rappresenta sicuramente unfallimento del paese, del Governo e degli italianistessi. Come si riconquista il prestigio e la famaperduta? Molto semplice, comportandoci da per-sone per bene e rimboccandoci le maniche, cer-cando di lavorare sodo, uniti, cittadini ed Istitu-zioni.

Anno 8 - N. 1211 dicembre 2014

L’EDITORIALE di Francesco Chiappetta

E-Magazine di Creatività e Tecnologia per la Comunicazione d’ImpresaDirettore responsabile Francesco Chiappetta - ISSN 2282-1139

INDICE

Ripartiamo dal turismo

INNOVAZIONE - Gamification: problem solving con il gioco fra ascolto, partecipazione e persuasione

INTERVISTA - A tu per tu con l’azienda agricola Franca Contea

ECONOMIA - Il costo dell’indebitamento dei Comuni italiani

RECENSIONE - Le contes d’Hoffmann

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di Vincenzo Manfredi

Il Governo Renzi potrebbe applicare la gamifica-tion alla prossima dichiarazione dei redditi. Sipotrebbe creare un sistema di ricompense, colle-gate alla parte variabile dello stipendio dei dipen-denti pubblici impiegati nella precompilazione:un premio per il più alto numero di dichiarazionicompilate correttamente, che potrebbero genera-re altri tipi di ricompense oltre a quelle economi-che.Allo stesso tempo per tutte le dichiarazioni pre-compilate, che vengono inviate errate, si potreb-be immaginare di ricompensare i cittadini virtuo-si che da soli e in poco tempo rispondono all’A-genzia delle Entrate: in questo caso con una ridu-zione delle imposte.È difficile pensare al gioco quando si parla ditasse e burocrazia, ma potrebbe essere un modoefficace per risolvere problematiche complesse, enon solo quelle del marketing. Molto più difficilepensare che una cosa così semplice sia realizza-bile in poco tempo: piattaforme web per gli ac-quisti pubblici, che da sole potrebbero abbatterela spesa pubblica inefficiente, non sono ancoradisponibili, cosa che sarebbe stato possibile fareda almeno un lustro.La gamification potrebbe diventare una praticamolto seria, simile alla “spinta gentile” di Sun-stein e Thaler: per introdurre pratiche di buonacittadinanza si possono introdurre incentivi e ri-compense, piccoli sforzi che possono avere im-portanti conseguenze, anche economiche e socia-li. E come nella teoria dei sistemi, dare ad ognimembro del sistema, una consapevolezza socialediversa, consapevole, capace di dare maggiore

sostenibilità a tutto il sistema e ai suoi obiettivi.Se considero il gioco come elemento propositivodell’architettura della scelta non mi pongo a prio-ri il problema ideologico di quale sia la sceltamigliore, ma ponendo obiettivi e soluzioni diproblemi complessi, aiuto il sistema a raggiunge-re la soluzione possibile per quel dato sistema.

La gamification funziona in modo da costringerei giocatori a dare sempre il meglio nella soluzio-ne del gioco, e quindi nella soluzione del proble-ma. Si parte dal coinvolgimento (engagement) equindi dalla capacità del gioco a porsi come me-todo di problem solving: una volta raggiunta lasoluzione del problema la fidelizzazione del di-pendente (o del cliente) avrà raggiunto dei livellidi coinvolgimento difficilmente ottenibili con

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INNOVAZIONE

Gamification: problem solving con il gioco fra ascolto,partecipazione e persuasione

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altri sistemi. Anche il dipendete pubblico che sadi aver compilato correttamente il più alto nume-ro di dichiarazioni dei redditi, diventerà un gran-de ambasciatore di buone pratiche in tutto il si-stema, e questo solo perché la soddisfazione chegli proviene dall’aver fatto molto bene il suo la-voro gli da una gratificazione notevole che loobbligherà a migliorare sempre.Anche perché alla base del “gioco” ci sarà sem-pre l’esplorazione e il lavoro di gruppo orientatoad un comune obiettivo di medio livello dal qua-le discende il corretto raggiungimento di obietti-vi via via più alti che miglioreranno quel sistemae a cascata tutti i sistemi connessi. Un problemsolving, cioè un raggiungimento degli obiettivi,che sarà conseguito con originalità e creativitàgrazie ad una condivisione della conoscenza chenon sarà più un task irraggiungibile ma una ne-cessità comune per conseguire la vittoria, cioè lasoluzione del problema. Sembrano cose tantoovvie quanto impossibili da realizzare, che lagamification invece promette di aiutare a conse-guire.La gamification continuerà ad essere un tema diricerca ma anche un’attività molto praticata, an-che per raggiungere alti livelli di persuasione:attraverso l’uso di tecniche di design specificheper videogiochi ci si propone di creare giochi eapplicazioni che riescano a coinvolgere gli utentisu comportamenti e temi specifici della vita quo-tidiana. I campi dove applicare la gamificationsono tanti e diversi: sicurezza sul lavoro, traspor-ti, salute, marketing e comunicazione, politica ecreazione del consenso.L’utilizzo di giochi e di app per la semplificazio-

ne della vita e per accrescere i livelli di problemsolving portano con se anche elementi di psicolo-gia cognitiva: chi riesce a “vincere” durante lesimulazioni riesce ad avere maggiori certezzedelle proprie capacità di affrontare anche situa-zioni non proprio quotidiane.Come sottolinea Sebastian Dierding, espertomondiale di gamification, questa pratica si avvi-cina alle “teorie comportamentiste rivestite diuna patina di presunto divertimento”. Il diverti-mento è solo presunto, ma c’è, e mentre ci si di-verte, si impara, si risolve, si diventa più consa-pevoli, anziché lasciarsi agire da credenze nega-tive si riesce a sentirsi capaci di partecipare a so-luzioni di problemi complessi, senza perdere divista il proprio contributo e il contributo deglialtri giocatori.Insomma una realtà aumentata non solo per“guardare” ma per partecipare, ascoltare, comu-nicare e risolvere.

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INNOVAZIONE

Gamification: problem solving con il gioco fra ascolto,partecipazione e persuasione

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di Andrea Chiappetta

Questa settimana ho avuto il piacere di intervi-stare Mirco Brugnoli di Franca Contea, aziendasituata in Adro, a metà strada tra Bergamo e Bre-scia, nel cuore della Franciacorta. La vigna, pre-valentemente di uve Chardonnay e Pinot nero, siestende su una superficie di 20 ettari circa e puressendo considerata un’azienda giovane, vanta,però, alle sue spalle generazioni di agricoltori,quindi una storia che la porta ad orientarsiall’eccellenza del prodotto, non ottenuta in modo“costruito”, ma bensì attraverso metodi il più na-turali possibili.

D - Come nasce l'azienda FRANCA CONTEA ?

R - La Cantina nasce nel 1998, ad opera di LuigiCavalleri e dei figli Michele ed Alessandra i qua-li producono per anni bottiglie senza mai desti-narle alla vendita, ma omaggiandole solamentead amici, parenti conoscenti e sommelier, pertrovare innanzitutto un’identità al Franciacorta

che sarebbero andati a produrre, accompagnatisempre dal loro enologo. Nel 2003 iniziano leprime vendite e da subito Franca Contea ha leidee chiare: produrre solo millesimati, cuvée oriserve, prefiggendosi obbiettivi di alto livelloqualitativo, non quantitativo, ma con metodi ilpiù naturali possibili, in vigna ed in cantina.Le viti sono seguite con cura maniacale, e cosìin cantina, le bottiglie sono accompagnate duran-te il loro lungo viaggio con attenzione ed amore.Io mi affianco alla famiglia dopo varie esperien-ze, sempre tra le " bollicine" di Franciacorta edho ricevuto il compito di gestire tutta la partecommerciale dell' azienda, in Italia ed all' estero,confrontandomi anche con la produzione e piùprecisamente con l'enologo per migliorare sem-pre più i prodotti e "crearne" di nuovi.

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INTERVISTA

A tu per tu con l’azienda agricola Franca Contea

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D - Che cosa vuol dire produrre Franciacorta ?

R - Le dico cosa vuol dire produrre Franciacortaper la Famiglia Cavalleri: pazienza, dedizione,perseveranza, precisione, metodo, passione. Inostri Franciacorta, nonostante il disciplinarepreveda un minimo di 18 mesi sui lieviti, ne fan-no minimo 30, per andare a 36 con i millesimatie 90 con il nostro riserva “Nature 2004”.La nostra produzione attualmente consta di: unSatèn Millesimato, un Brut Millesimato, una Cu-vée denominata Primus, ed una Riserva Nature2004, oltre a rossi prodotti solamente in annatefavorevoli dal punto di vista climatico, ovveroper ora un 2003.Ora nel 2014 stiamo portando sul mercato deiMillesimati del 2009, una Cuvée 2009/2010 edappunto una Riserva 2004. Capite bene, quantotempo ci vuole dalla vendemmia allo stappo del-la bottiglia, per il riserva si parla di 10 anni, pergli altri di almeno 5 anni!

Mi piace fare un paragone pensando ad un bim-bo di quell’età, rende meglio l’idea di quantotempo c’è dietro ad ogni bottiglia, e di cosasta bevendo il consumatore: la nostra passione,il nostro amore trasformato in Franciacorta!Il cliente finale nello stappare il nostro Francia-corta capisce e considera quanto lavoro, tempo epassione ci stanno dietro e questo ci viene rico-nosciuto ad ogni incontro con i nostri "amici"clienti.

D - Quanto conta per voi il mercato italiano edestero ?

R - Per la Franca Contea il mercato è si l’Italia,ma soprattutto l’estero. E' per noi strategico co-prire le più importanti città d'Italia e del mondo.Non a caso ci tenevamo molto ad operare in Ro-ma, la capitale d’Italia, ma soprattutto la capitaledella storia e della cultura mondiale. Attualmentecollaboriamo con la storica Enoteca Rocchi pre-sente a Roma dal 1904.

D - Progetti per il futuro ?

R - Il futuro confidiamo ci riservi grandi soddi-sfazioni, come man mano stanno cominciando adarrivare. In uscita nel 2015 un magnifico dosag-gio zero, che si chiamerà, e qui vi diamo un’ante-prima, “Mia Dusat”, un nome in omaggio allanostra terra di origine, la provincia di Brescia.Infatti in dialetto bresciano significa “non dosa-to”. Un nome che vogliamo portare in tutta Italiaed anche all'estero dove un nome così, siamo si-curi, desterà certamente curiosità e domande acui volentieri risponderemo.

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INTERVISTA

A tu per tu con l’azienda agricola Franca Contea

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n. 12 - 11/12/2014 6Sentieri Digitali - ISSN 2282-1139

di Associazione Openpolis

Non solo le nostre città accumulano debiti, masoprattutto su questi debiti accumulano oneri fi-nanziari non da poco. Fra le grandi città, Bari èdi gran lunga quella che ne paga di più le conse-guenze. A seguire Palermo e Catania.Quando si analizzano i debiti comunali bisognatenere in considerazione una serie di elementi.Dal macigno dei residui passivi, ai soldi che sidicono di avere ma che in realtà non si hanno,questioni che rendono questo argomento partico-larmente complesso da analizzare.Come se non bastasse bisogna considerare che ildebito di un Comune, come tutte le cose, ha uncosto, e questo costo tende ad aumentare pianpiano che passano gli anni. Su openbilanci.it,uno dei tanti indicatori calcolati, tenta proprio diquantificare questa spesa. Con il dato sull’indebi-tamento si tenta di misurare, in percentuale,quanto costa al Comune il debito in termini di

interessi passivi versati. Maggiore è la percentua-le e più alto è il costo.Considerando le 15 città più popolose d’Italia, lasolita divisione fra Sud e Nord viene fuori.Prima, in questa speciale classifica, abbiamo Ba-ri, dove il costo dell’indebitamento è del17,32%.Letale per il capoluogo pugliese l’ultimo anno dirilevazione, in cui la percentuale è aumentata diben 10 punti, dal 7,49% del 2011 al 17,32% del2012. Al secondo e terzo posto, distanziate dimolto, Palermo (9,99%) e Catania (8,14%), en-trambe in miglioramento rispetto alle annate pre-cedenti.Fra le città più virtuose troviamo: Verona(4,41%), in peggioramento rispetto al 2011, Fi-renze (3,38%), che continua il trend positivo dal2009, e infine Milano (2,88%), che nell’ultimoanno di rilevazione, anno di insediamento delSindaco Pisapia, ha dimezzato il costo del suoindebitamento.

www.openpolis.it

ECONOMIA

Il costo dell’indebitamento dei Comuni italiani

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di Liborio Coaccioli

Un'ottima occasione, sabato 29 novembre, d’im-mersione nella sobria ospitalità delle dolci colli-ne marchigiane ci è stata offerta dai gustosissimi"Racconti di Hoffmann" che il teatro Pergolesiha allestito con la regia di Fréderic Roéls e ladirezione musicale di Christian Capocaccia.Com'è noto, la scelta di inserire quest'opera incartellone è sempre un atto di coraggio, quantomeno per due motivi, in scala decrescentedi....attendibilità.Primo ed indiscutibile, il fatto che ne esisteun'infinità di versioni, con l'ovvia conseguenzadi doversi dividere tra le ragioni della filologia equelle, altrettanto degne, dello spettacolo. Risul-tato è che ogni versione potrebbe essere quellagiusta, se per essa si voglia intendere il rispettodella volontà dell'autore. Il secondo è che egli,purtroppo, morì improvvisamente qualche meseprima del debutto e, pertanto, l'opera andò in sce-na postuma, il 10 febbraio 1881, peraltro conenorme successo di pubblico, ma circondata dauna non invidiabile aura di quella cosa da cui aNapoli ben si è soliti guardarsi.Qual è, allora, la versione scelta dall’attento regi-sta Roéls? Com'è noto, tre sono le fanciulle dicui il povero poeta Hoffmann cade perdutamenteinnamorato, che, poi, in definitiva, sono tutteespressione di un'unica donna, che nell'opera sichiama Stella, ma che altri non è che l'eterna in-carnazione del femminino, etereo e, perciò, irrag-giungibile. A tale riguardo, giusta e condivisibileci è parsa la decisione di invertire, rispetto allamaggior parte delle ultime versioni viste, l'ordinedelle loro apparizioni: Olimpia, il colpo di fulmi-ne, è e rimane la prima; Giulietta, l'amore fisico

e carnale, visto come completamento del primo,viene collocata al secondo atto; la terza, Antonia,l'amore maturo, all'ultimo, che rappresenta l’a-more finalmente consapevole e stabile. SecondoRoéls, però, proprio per questo, è quello che rie-sce più difficile vivere, perchè è il preludio allamorte, che ne impedisce, pertanto, il godimento.E la morte, va detto, è anche l'onnipresente pro-tagonista dell'opera, insieme all’azione luciferinaresa dai vari personaggi che, via via, si susseguo-no: Lindorf, Coppelius, il Dottor Miracle. Dap-pertutto, evidenti incarnazioni di satana, che invari modi, provocano sempre la morte delle trefanciulle inanemente amate dal povero Hoff-mann. Lo scenografo riesce ad esprimere piena-mente il pensiero del regista, presentando, convarie coloriture e luci diverse in ogni atto, uncontenitore a forma di cubo di grandi dimensioniche rappresenta il grande scrigno in cui il poeta,con in mano sempre una chiave, cerca disperata-mente il suo ideale di donna, colà auspicabilmen-te racchiuso, ricevendone sempre delusione. Conovvi risparmi, dati i tempi, non c'è che dire, il

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RECENSIONE

Le Contes d’Hoffmann

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risultato è pienamente raggiun-to: l'imprinting luciferino ed,allo stesso tempo, un pò burle-sco dell'opera è stato subitopercepito ed il pubblico ha vi-vamente apprezzato.Non dimentichiamo che siamonella Parigi di fine Ottocento,c'è la “bel èpoque”, Offenbachera famoso ed amato, oltre cheper la sua valentia compositiva,anche per la sue bizzarrie e lesue irriverenze verso il perbe-nismo borghese, per cui è ov-vio che l’opera sia lasciataoscillare tra i due estremi.La parte musicale esige la soli-ta premessa ogni qualvolta siparli del teatro Pergolesi. L'a-custica di questo bellissimoesempio di architettura neo-classica, si sa, è molto partico-lare, tanto da essere stata, neglianni ottanta, oggetto, addirittu-ra, di alcune tesi di laurea.Essa esige, perciò, un'estremaattenzione da parte del direttorenel calibrare i piani sonori, pe-na l'alterazione irrimediabiledella timbrica, nonché l'attenta-to alle corde vocali dei cantan-ti, che si vedrebbero costretti apericolose e dannosissime for-zature. Tra questi perigli si èdegnamente dibattuto il giova-nissimo Capocaccia, alla guida

dell'orchestra dei Pomeriggimusicali di Milano, che lo haseguito bene, ed il coro(Circuito lirico lombardo), de-cisamente lodevole.Una parola a parte per i cantan-ti. Una nota di encomio per ilbaritono Abramo Rosalen, condei bassi poderosi e con un me-raviglioso timbro alla SamuelRamey, sicuro nella parte edespressivo quanto basta perevitare prevedibili gigioneriedei quattro personaggi interpre-tati.Tutti largamente positivi glialtri, tra cui il tenore, MichelSpadacini, potente e di grandeimpatto scenico, ma con vocebisognosa di coloriture, che neltempo, si spera, verranno. Daultimo, che dire? Pubblico con-tento, anche troppo, a giudicaredai troppo facili e melensi ap-plausi ad ogni acuto, fastidiosie deconcentranti.

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Le Contes d’Hoffmann

RECENSIONESENTIERI DIGITALI

Via Elio Lampridio Cerva 87/A00143 - RomaTel. 06 5195 6778Fax 06 5193 250

Iscrizione Tribunale di Roman. 538 del 4 dicembre 2007

ISSN 2282-1139

Direttore responsabileFrancesco [email protected]

Vice direttore esecutivoMarilena [email protected]

RedazioneAndrea Chiappetta

[email protected] Stillitani

Hanno collaboratoa questo numero:

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