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RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA SAN …biesseonline.sdb.org/1982/198209.pdf · Anna...

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BOLETTINO S ANNO106N .9 1 QUINDICINA 1GIUGNO1982 SPEDIZIONEINABBONAMENTOPOSTALEGRUPPO2°(70) RIVISTA DELLA FAMIGLIASALESIANAFONDATADASANGIOVANNIBOSCONEL1877
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BOL ETTINO

SANNO 106 N . 9 • 1 • QUINDICINA • 1 GIUGNO 1982

SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2° (70)

RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA SAN GIOVANNI BOSCO NEL 1877

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MISERIA, Ff. fr7

LQITIEIZ4~2ISHo, au RRE . .

COSE DLL,L''? LMo MONLO ~

O2 ∎ BOLLETTINO SALESIANO • 1 GIUGNO 1982

IN QUESTO NUMERO

LE IDEEPresenza d'amore, 3 .4Migliaia di chiamati, milioni di amici, 9 .14Progetto Africa, 15-22

ESPERIENZEPasqua allegra per gli anziani riminesi di Piazza Tripoli, 5Filo diretto con . . . Anna Marocco, 8Dimmi che cosa leggi, 25A scuola di mass media e turismo, 27-29

PROTAGONISTIAperto il processo diocesano di Suor Eusebia Palomino, 5Papà Ildebrando, 30 .31Nella terra dei sogni, 18-19Tremila Cavalieri dell'Altare, 6

IL PASSATO

170 anni del Cristobal Colón, 5Una cronaca d'altri tempi, 6

Don Bosco è notizia, 5-8 - Libreria, 32 - I nostri santi, 33 -I nostri morti, 34 - Solidarietà, 35

IN COPERTINA :Festa del Corpus Domini a Genzano diRoma: L'«infiorata .Servizio di copertina : pag . 3-4 .

BOLLETTINO SALESIANOa

RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANAFondata da san Giovanni Bosco nel 1877Quindicinale di informazione e culturareligiosa edito dalla CongregazioneSalesiana di San Giovanni Bosco

INDIRIZZOVia della Pisana 1111 - Casella post . 909200163 Roma-Aurelio. Tel . 06/69 .31 .341 .Conto corr . post. n . 46 .20 .02 intestato aDirezione Gen . Opere Don Bosco, Roma .

GIUSEPPE COSTACollaboratori. Giuliana Accornero - Marco Bongioanni - Um-berto De Vanna - Elia Ferrante - Domenica Grassiano - AdolfoL'ArcoFotografia Fulgenzio Ceccon • Archivio Guido CantoniPropaganda Giuseppe Clemente)Diffusione Arnaldo MontecchioFotocomposizione e ImpaginazioneScuola Grafica Salesiana Pio XI - RomaStampa Officine Grafiche SEI - TorinoRegistrazione Tribunale di Torino n . 403 del 16 .2 .1949

I L «%r Il primo dl ogni mese (undici numeri, eccetto agosto) perla Famiglia Salesiana ;

'

11 15 del mese per i Cooperatori Salesiani .Collaborazione . La Direzione invita a mandare notizie e fotoriguardanti la Famiglia Salesiana, e s'impegna a pubblicarlesecondo il loro interesse generale e la disponibilità di spazio .Edizione dl metà mese . Redattore don Armando Buttarelli .Viale dei Salesiani 9, 00175 Roma. Tel . (06) 74 .80 .433 .

ILli BS esce nel mondo in 41 edizioni nazionali e 20 lingue di-verse (tiratura annua oltre 10 milioni di copie) in :Antille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia - Austria- Belgio (in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Canada - CentroAmerica (a San Salvador) - Cile - BS Cinese (a Hong Kong) -Colombia - Ecuador - Filippine - Francia - Germania -Giappone - Gran Bretagna - India (in inglese, malayalam,tamil e telugú) - Irlanda - Italia - Jugoslavia (in croato e insloveno) - Korea del Sud - BS Lituano (edito a Roma) -Malta - Messico - Olanda - Paraguay - Perù - Polonia -Portogallo - Spagna - Stati Uniti - Sudafrica - Thallandla -Uruguay - Venezuela.

Il BS è dono di Don Bosco ai componenti la Famiglia Sa-lesiana, agli amici e sostenitori delle sue Opere .Il Inviato In omaggio a quanti lo richiedono .Copia arretrate o dl propaganda : a richiesta, nei limiti delpossibile.Cambio di Indirizzo: comunicare anche l'indirizzo vecchio .

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BOLLETTINO SALESIANO

ORGANO DEI COOPERATORI SALESIANIANNO 106 - NUMERO 9 - TORINO, 1o GIUGNO 1982

PRESENZA D'AMORE

Milano si apre al XX Con-gresso Eucaristico. Tuttala Chiesa si apre alla co-

munione, alla speranza, all'a-more.

Pane che dà la vita, Pasquadella comunità, fonte e culminedi tutto l'annunzio, di tutto ilpossesso .

Comunione di tutto il Corpo,sotto le specie della Chiesa checelebra e sotto le specie del pa-ne e del vino, nella potenzadello Spirito .Amore mutuo, alleanza e

scambio di unità, esperienza diDio e dei fratelli, parola, pre-senza, intimità, restituzione .

Tra tante paroletra tante presenze

Parola. Quante parole, dallamattina alla sera . Parole che sisentono. Parole che si dicono .Tutti parliamo. Parole dettetanto per dire, parole inutili,parole che fanno piangere, cheuccidono, parole che aiutano,che fanno bene, che perdo-nano, che danno forza, gioialuce .

Tante parole. Inflazione delleparole .Eppure ho bisogno di una

parola. La Parola di un Dio, laParola ascoltata a Cafarnao, laParola che si è fatta carne alCenacolo, la Parola che mi sal-va dalla morte, dalla paura, dalpeccato, la Parola che, giornoper giorno, fonda il miracolodella Chiesa: «Chi mangia lamia carne e beve il mio sanguerimane unito a me e io a lui» .

Unito a Lui, e perciò unito aifratelli, con i quali formo unsolo Corpo, una sola fede, una

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sola speranza, una sola pace, una sola storia disalvezza, una sola cena dell'unico pane .

Presenza. Tutta la vita dell'uomo è segnatadalle presenze .

Presenze visibili, presenze vicine, presenze dichi ci vuol bene. Presenze invisibili, che si in-contrano al di là della lontananza .

Presenze che danno pace, tranquillità, sicu-rezza, presenze tempestose, paurose, che in-combono come una minaccia .Tante presenze. Ma sul piano dell'intimità più

profonda, ecco l'esperienza singolare di unapresenza misteriosa, sconvolgente, sorprenden-te, inimmaginabile .

- la presenza creatrice di Dio, dal quale ve-niamo, che dà valore, spessore, vita alla nostrapresenza nel mondo ;

- la presenza redentrice di Cristo che rimanenella sua Chiesa, in mezzo a noi, che fa di noicomunione, un popolo salvato ;

- la presenza consolatrice, la grande novitàdella presenza dello Spirito nella storia dell'uo-mo.

Un Dio che diventapossesso dell'uomo

Parola. Presenza . Possesso .L'uomo chiama Dio, ha bisogno di Dio, vuole

essere Dio .Ecco la verità . Creatura finita, ha un cuore

che chiede l'infinito .L'antichità pagana l'aveva capito . Ma l'ar-

dente fantasia degli antichi non aveva saputoimmaginare altro connubio fra la divinità el'uomo che quello conveniente allo scopo dellesue passioni .

Al fondo della filosofia, dei riti, stava la stessaconvinzione di una irriducibile inferiorità, unabisso di indifferenza e di impotenza: «NessunDio si è mai unito agli uomini» .Come Dio. Era stata l'ambizione sconfinata di

Lucifero, e fu la tentazione del serpente sullasoglia dell'umanità . È il nostro stesso, immenso,bisogno di vivere e di essere felici. Ma, allora, fuinesatto il modo, la ricerca, l'applicazione diquesto bisogno .

È stato un giorno, ed è stato con Cristo che,per immensa realtà sgomentatrice, e non più perrappresentazione imperfetta, si è verificata nellastoria la consanguineità di Dio, l'assimilazione aLui di tutto l'uomo, che riceve, in questo modo,il senso anticipato della resurrezione e dellagloria .

Mangiate di me stesso e sarete come Dio .E questa volta l'incredibile diventa realtà . E

l'interrogativo di san Michele - chi come Dio?- si avvera nel cuore di ogni più piccolo uomo,il quale non abbia resistito alla tentazione diDio .Un Dio. Un Dio in mezzo a noi. Un Dio da

mangiare .Realtà vera, effetiva, ontologica . Realtà da

impazzire .Dio, il tutto che desideriamo .Tutto quello che vogliamo, tutto quello che

speriamo, tutto quello che amiamo .La risposta, la sintesi, il significato di tutto, di

noi stessi .Dio che si fa nostro possesso, vita, ossa delle

nostre ossa, sangue del nostro sangue .Dio che ci fa vivere dentro la sua trama d'a-

more. Del Paradiso ci manca la pienezza dellagioia, non il possesso . Viviamo per un domani dicui oggi abbiamo l'eternità : «Ho trovato il miocielo sulla terra perché il cielo è Dio, e Dio ènell'anima mia» .

Restituire la comunionecondizione obligata

Comunione di Dio che diventa restituzione diamore ai fratelli .

Comunione di Dio che ci chiede di essere co-munione divisa con quelli che non ci sono .

Comunione di Dio che gratuitamente ci co-munica la sua vita di creatività, di conoscenza,di amore, e ci chiede di restituirla gratuitamenteagli altri.Comunione di un sangue sempre vivo, in tra-

sfusione sempre attuale di salvezza. Ogni san-gue umano appartiene al gruppo sanguigno diCristo .

Comunione di un pane prima seminato, mie-tuto, battuto, macinato, lavorato. Non si sfuggea questo ciclo drammatico, a questo passaggiodalla morte alla vita .

Fu il passaggio di Cristo, pane che si è spez-zato per il mondo, per fare l'unità del mondo. P-il passaggio obbligato per noi, chiamati ad es-sere questo pane che si spezza per la grande fa-me di unità, di comunione del mondo .

Passaggio di pace . Non si fa pace all'altare senon si fa pace con gli altri. Non si fa unità con ilCristo offerto e comunicato se non si fa mise-ricordia, comunione, lotta, speranza con i fra-telli .

Capisco perché quel grande santo di comu-nione che fu Don Bosco poté riassumere l'au-dacia del suo progetto nell'Eucaristia, espri-mendone tutta l'urgenza con due sole parole .Semplici. «Bene» e «spesso» .

Nino Barraco

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ECUADORI 70 anni delCristobàl Colòn

Sebbene aperto il 28maggio 1911 il Collegio Cri-stobàl Colòn di Guayaquil, funel 1912 che giunse il rico-noscimento governativo perla scuola superiore. Al mo-desto edificio dei primi annifurono annessi altri localipiù funzionali e grandiosi .Guayaquil è la città più in-dustrializzata dell'Equador econta un milione di abitanti .

In questi anni «i cristoba-liti» ovvero gli exallievi delCristobàl Colòn che si sonofatti onore sono stati in tanti .Ben tre Presidenti della Re-pubblica (Giulio Arosenna,Otto Arosenna e GiacomoRolòs), numerosi Ministri diStato e moltissimi professio-nisti sono passati da quelCollegio .

In occasione dei 700 si so-no svolte diverse manifesta-zioni che hanno avuto il cul-mine nella consegna daparte del Ministro della Pub-blica Istruzione di una me-daglia d'oro al direttore dellaCasa .

L'Istituto ha 2 .000 alunniche dalle scuole elementarialle superiori alimentanotutta una serie di attività an-che extrascolastiche . Fraqueste ricordiamo : il «Clubdel periodismo», che per al-tro edita anche una rivistanella vita scolastica, e le at-tività sportive particolar-mente partecipate .

ITALIAPasqua allegra pergli anziani riminesidi Piazza Tripoli

Aria di giovinezza fra gliultrasettantenni della par-rocchia Maria Ausiliatrice diRimini. L'hanno portata legiovani cooperatrici dellacittà organizzando per loro- nell'ambito dei festeggia-menti del centenario sale-siano - una giornata di fe-sta. Oltre un centinaio di an-ziani si sono così ritrovatidapprima per una celebra-zione eucaristica e quindi nelsalone teatro . Qui tra dolci,vini e canti romagnoli si èvissuto un momento dischietta allegria . L'augurioreciproco è stato quello diritrovarsi insieme ancora al-tre volte .

COMUNICAZIONI SOCIALI

Si riuniscono le radio salesianePer iniziativa dell'Ufficio

Nazionale CISI Comunica-zione Sociale il 12 maggio1982 si sono riunite a Bo-logna i rappresentanti delleradio libere legate agli am-

bienti salesiani ed operantinel territorio italiano . L'oc-casione è stata quanto maiopportuna per avviare uncensimento delle radio sa-lesiane in Italia e nello stessotempo realizzare una formadi collaborazione. Un primocensimento, pertanto, ci diceche queste sono le radio sa-lesiane: Radio Incontri a To-rino, Radio Don Bosco(RDB), Radio Tiburtina, Ra-dio Speranza a Roma, RadioAstori a Mogliano Veneto,Radio Don Bosco a Porde-none, Radio Veneto Orien-tale a San Donà di Piave,Radio Antenna Don Bosco aBova Marina, Radio NuovaMacerata-a Macerata, RadioBelluno Giovane a Belluno .

ITALIALa città dell'Elefante

Le microstorie - si sa -sono di moda specie quandoaffrontano temi a noi vicini .Di libri su Catania ed il suoterritorio - per lo piùomaggio di catanesi alla lorocittà - ne sono stati scrittitanti ; eppure anche i ragazzidi seconda media della se-zione B - anno scolastico1980-81 - dell'istituto Salesiano S

. Filippo Neri diCatania ne hanno volutoscrivere uno. È nato così unvolume che sotto la guidadell'insegnante di lettere donGiovanni Russo si è propo-sto, peraltro riuscendovi, diesaminare la vita cittadinalungo le due coordinate sto-rico-artistica ed informativa.«Balad-el fil», questo è il ti-tolo «arabo» della pubbli-cazione che ricorda l'ele-fante - simbolo della cittàsiciliana - è il risultato del-l'impegno di un gruppo diragazzi e del loro insegnanteche in tal maniera si sononon soltanto accostati aiproblemi della propria terrama hanno incominciato adapprendere un primo metododi ricerca .

SPAGNAAperto il Processo dioce-sano per la beatificazione di Sr

. Eusebia PalominoII 12 aprile 1982 in Spagna

si è aperto il processo dio-cesano per la beatificazionedi Sr . Eusebia Palomino . Allapresenza dei Vescovo mon-signor Rafael Gonzales Mo-ralejo, del Postulatore sa-lesiano don Luigi Fiora, delVice don Jesùs Borrego e dinumerose rappresentantidell'istituto delle Figlie diMaria Ausiliatrice . Si è cosìiniziato il cammino che sispera possa portare aglionori degli altari l'umile esemplice Suora spagnola .

Nella foto: .II Crlstobalito ., lamascotte dei .Giochi del 70° . .

DON BOSCO E NOTIZIA

INDIA, Shillong

Ecco il signor Fernandes Castellino, coadiutore sa-lesiano esibirsi come mago pur di divertire i ragazzi delsuo oratorio e raggranellare qualcosa per essi . Il signorCastellino è salesiano laico dal 1945. È stato a Bombay ea Madras; attualmente sta avviando un'opera a serviziodei ragazzi disadattati della città di Shiliong .

La ServaPalomino

di Dio Suor Eusebia

BOLLETTINO SALESIANO • 1 GIUGNO 1982 • 5

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STATI UNITIUna cronacad'altri tempi

Ancora vivente, la famadella santità di Don Bosco sidiffuse nell'Europa ed oltre .Ma avreste pensato che unarivista americana gli dedicòalcuni servizi? Si tratta del«The Illustrated CatholicAmerican» un settimanalestampato a New York City inBarclay Street . Il settimanale«un giornale di informazionee ricreazione per il popolo»fu pubblicato dal gennaio1880 al gennaio 1889.

II 16 giugno 1883 uscì unapagina dominata da una fo-tografia di «Dom» Bosco conun lungo articolo tratto ingran parte dal giornale fran-cese «Dèfense» . Con la re-torica del tempo l'articolistavi descrisse gli inizi dell'o-pera di Don Bosco sottoli-neando soprattutto il suoimpegno per le vocazionisacerdotali. Il tentativo diDon Bosco di risuscitare un«clero morente» viene in-

dicato come «forse il principale e il più utile dei mol-teplici compiti che Don Bo-sco pensa suo dovere fare» .Qualche mese dopo - il

10 novembre 1883 viene resoonore al «Vincenzo de' Paolidel presente secolo che hastupito un secolo di miscre-denti» .

Sopra i giovani - scriveancora l'articolista - egliesercita una irresistibile at-trazione . Nessuno può ve-derlo senza amarlo . Ha fattoil suo più ricco raccolto fra igiovani più abbandonati edisperati considerati da tuttiper lunghi anni come noiosie insopportabili . L'articoloricorda fra l'altro il «pic nic»fatto da Don Bosco con i ra-gazzi del carcere minorile epresenta una Mamma Mar-gherita che «savraintende» atutto .Con riferimento poi al

viaggio che il Santo avevafatto in Francia ecco cosa il«The Illustrated CatholicAmerican» scrisse :

«Migliaia di europei ve-nerano già Don Bosco come

un santo e lo splendido successo dei suoi sforzi per lacausa della carità l'ha con-dotto ad una notorietà da cuila sua naturale semplicità eumiltà vorrebbe rifuggire .Come uomo appare il piùsemplice e gentile degli in-dividui, prettamente italianoper la sua schietta allegria enaturale, vivace, bonomia .Questa primavera egli ha

fatto visita a Parigi e in questa città "eccitante e volu-bile' è stato ricevuto con unentusiasmo in cui si può so-spettare che ci sia stata an-che una parte di curiosità .Ma nonostante l'eccitazionedi quella visita egli mantennela perfetta sua semplicità dimodi, la calma del suo buonumore, la sua facile indiffe-renza e la disponibilità adandare qua e là secondo ciòche le veniva richiesto senzamai considerare il suo ri-poso .

Probabilmente il segreto del suo successo è stata la

chiarezza dei suoi obiettivi ela volontà di realizzarli . Egli èvenuto a Parigi per uno sco-po: chiedere aiuti e far co-noscere il suo lavoro . Nem-meno per un momento haperso di vista questo scopo osi è allontanato dal giustosentiero per raggiungerlo .Nelle sue prediche - ed egline ha fatte molte - alle qualile folle sono accorse daipunti più disparati e lontani- tanto che era difficile tro-vare posto anche in piedi -non si è preoccupato del-l'arte oratoria ma ha im-pressionato tutti profon-damente raccontando ciòche aveva fatto e quantoaveva intenzione di fare .Attribuisce nessuno di

questi successi a se stesso eai suoi collaboratori ma sol-tanto alla volontà di Dio eall'intercessione di MariaAusiliatrice . La preghiera èsua principale risorsa anchese in concreto si serve di tuttigli strumenti che la Provvi-denza gli dà : la sua fiduciapoggia non sulla preghierapropria, ma su quella deigiovani per i quali sono lesue istituzioni ."Chiederò ai ragazzi di

pregare" . Questa è la suaabituale risposta alle richie-ste dei disperati, degli afflittie di coloro che in tutto ilmondo soffrono. Non c'èdubbio che egli posseggamolti talenti naturali ivi in-clusa quella amministrativa ela capacità di selezionare ipropri strumenti di lavoro .Egli è anche un uomo coltoche ha trovato il tempo discrivere diversi libri . Ma ri-mane soprattutto un uomo dipreghiera che ama i santi eche ha trovato nella comu-nione con Dio il verso se-greto della sua influenza su-gli uomini» .

STATI UNITITremila Cavalieri dell'Altare

Sposato, con cinque figli .Li ha diretti per undici annied è cooperatore salesiano .Si tratta di Mr . De Silvestro,un americano che si è de-dicato all'organizzazione deiCavalieri dell'Altare (CA)un'associazione fondata inquella nazione nel 1938 .L'associazione - conta3000 iscritti ed è presente in30 nazioni - si propone ilservizio liturgico all'altare edha come protettore Don Bo-sco .

Dal «The Catholic Amori-can» su Don Bosco :

« Egli è quasi cieco, moltodebole e vive la più sopran-naturale delle vite. La prin-cipale caratteristica del suomodo di fare è una sempli-cità da bambino . . . Egli simuove tra la folla - a Parigi- come se non udisse evedesse nulla mentre lagente bacia la sua mano e siinginocchia davanti a Lui» .(in alto: una foto dl Don Bo-sco scattata in Francia pro-prio l'anno In cui la sua im-magine fu proposta ai lettoriamericani).

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BRASILE, Belo Horizonte

I Salesiani dell'America Latina hanno preso sul seriole comunicazioni sociali ; ne è una prova la fioritura inquel continente di centri d'ogni tipo miranti sempre adun uso corretto e responsabile dei mass media .

Ecco, nelle foto, alcuni immagini del centro «sistemaaudiovisivo» dei salesiani di Belo Horizonte . In Brasile -d'intesa con il governo e la Conferenza Episcopale - èprevista la creazione di un sistema di comunicazione eproduzione nel settore .

CENTRO CATECHISTICOSALESIANO

6° Convegno«Amici di Catechesi .

Superati felicemente i cin-quant'anni di fondazione, larivista Catechesi ha ripresola tradizione di un incontroperiodico con i suoi lettori econ quanti sono particolar-mente sensibili ai problemidella catechesi in Italia .

Il tema che il Centro Ca-techistico Salesiano - della

cui azione la rivista èespressione - ha volutodedicare questo 6° incontroal tema : «Diventare cristianioggi» concentrando l'atten-zione sugli aspetti metodo-logici . II convegno - dal 22al 25 giugno 1982 - si svol-gerà a Roma presso le SuoreRosminiane di via Aurelia edavrà fra i suoi relatori nu-merosi docenti universitari .

II direttore della rivista, donPietro Damu presentando ilconvegno ha dichiarato che

esso intende tracciare «l'i-tinerario generale dell'ini-ziazione e maturazione cri-stiana oggi, visto come il"luogo" in cui si realizzaconcretamente il rapporto trala fede e l'esperienza» .

0ITALIA

Un Centro per Il turismoscolastico tra i Castelli

Romani

Genzano di Roma è cer-tamente una fra le più sug-gestive cittadine dei CastelliRomani disposta pittoresca-mente a ventaglio sul pendioesterno del cratere del Lagodi Nemi, lungo la via Appia .Qui i Salesiani hanno unapresenza che soprattuttograzie all'oratorio si è radi-cata tra la gente e nel terri-torio. Ed è proprio per ri-spondere alle esigenze diGenzano e del suo territorioche i Salesiani incoraggiatidall'Azienda AutonomaSoggiorno e Turismo deiCastelli Romani hanno de-ciso di creare presso l'Isti-tuto Salesiano «San Gio-

vanni Evangelista» un Cen-tro giovanile per il TurismoScolastico. Migliaia di gio-vani studenti di passaggio daGenzano e dintorni potrannocosì trovare presso la casa diDon Bosco non soltanto al-loggio ed accoglienza mauna autentica animazioneculturale che farà loro co-noscere anche i Figli di DonBosco e il loro metodo .Nella foto in alto : L'Isti-

tuto Salesiano S. GiovanniEvangelista di Genzano .

0IUGOSLAVIA

Nuovi sacerdoti perla Croazia

Sei nuovi sacerdoti sale-siani sono stati ordinati il 24maggio 1982 dall'arcivesco-vo di Zagabria monsignorFrancesco Kuharic. L'ordi-nazione è avvenuta nellaChiesa di Maria Ausiliatricedella capitale dove i Sale-siani si preparano a festeg-giare il loro sessantesimo dipresenza .

o

ITALIA, Roma

Si è svolta a Roma il 18 aprile 1982 la «seconda ma-ratona di primavera», marcia non competitiva per le viedella capitale italiana organizzata dalle scuole cattolichee dalle Polisportive Giovanili Salesiane (PGS). La mani-festazione - patrocinata da un giornale romano - havisto la partecipazione di oltre quarantamila personemolte delle quali - circa quindicimila - provenientidagli ambienti salesiani e si è conclusa a Piazza SanPietro con l'ascolto delle parole di Giovanni Paolo li .

Nelle foto: due immagini della manifestazione .

BOLLETTINO SALESIANO • 1 GIUGNO 1982 • 7

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Filo diretto con ANNA MAROCCO

Responsabile Maggiore delle Volontarie di Don Bosco (VDB)

Domanda. Cos'èuna VDB?Risposta. In-

comincerei a direche è una donnacome le altre nelsenso che non hasegni esterni par-ticolari. Vive lostesso quotidianodi ogni donna con iproblemi di oggi .

Diventa qualcosa di «speciale» nellamisura in cui, ri-spondendo ad unachiamata di Dio, attua nel quoti-diano questa vocazione consacratasalesiana secolare che è appuntol'essere Volontaria di Don Bosco .D. Qual'è la missione della VDB?R. È innanzitutto la missione

propria di tutti i laici : essere cioè«presenza» nel mondo guardan-dolo con lo sguardo e il cuore delCristo e riconoscendo perciò gliautentici significati originali di ognirealtà terrestre per risanarli, pro-muoverli e consacrarli al Signore .Questa missione poi, vissuta nellospirito salesiano significa ancheuna attenzione ai destinatari primadell'opera di Don Bosco .D. Come è stata accolta la lettera

del Rettor Maggiore sulla FamigliaSalesiana?R. Ovviamente con la attenzione

dovuta. Per intanto ogni membrodell'istituto la riceverà e ne faràoggetto di riflessione personale ol-tre che di gruppo .D. Quali sono i principali pro-

blemi dell'Istituto?R. Come si sa le Volontarie di

Don Bosco sono ormai sparse in trecontinenti (Europa, Asia, America) :questo comporta indubbiamenteuna difficoltà di comunicazione .Altri problemi derivano anche dalfatto che non possiamo dedicaremolto tempo a riunioni e incontrivari perché ognuno di noi ha delle proprie attività lavorative . La nostra è una rrealtà discretamente giovane e perciò non suficientemente conosciuta sia all'interno della comunità ecclesiale che che

della stessa FamigliaSalesiana . D'altraparte c'è anche da considerare chequeste più che dif-ficoltà sono anche dei valori legati alla nostra stessa

vocazione secolare .D. Come vi state preparando al-

l'Assemblea Generale dell'Istitutoche si terrà nel 1983?R. Innanzitutto sono stati scelti

dei temi . Oltre alla revisione dellenostre costituzioni dovremo pen-sare anche a riflettere sulla for-mazione della VDB, sullo sviluppodelle vocazioni, sulla nostra sale-sianità. Attraverso alcune grigliequesti temi sono stati già dibattutinei Gruppi sparsi in tre Continenti .Commissioni preparatorie formu-leranno alcune sintesi che verrannosottoposte al dibattito assembleare .D. Se una ragazza volesse di-

ventare volontaria cosa le direbbe?R. Innanzitutto che non cambia

nulla della sua vita ordinaria : restail lavoro, restano le amicizie, glieventuali impegni apostolici . C'èsoltanto un particolare, importan-tissimo : «assumere» tutta questarealtà come missione specifica af-fidata da Dio e dalla Chiesa in que-sto particolare momento storico-culturale . Le direi inoltre la parti-colare attualità e bellezza di unaconsacrazione secolare a serviziodella missione giovanile e vissutanello spirito salesiano . Ancora : laserenità che nasce in chi fa parte diun Istituto voluto dalla Chiesa e vivecoerentemente la sua vocazione inmezzo al mondo d'oggi .

8 • BOLLETTINO SALESIANO •1 GIUGNO 1982

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LETTERA SULLA FAMIGLIA SALESIANA

Migliaia di chiamati, milioni di amici

INTERVISTA CON DON GIOVANNI RAINERI, CONSIGLIERE GENERALE PER LA FAMIGLIA SALESIANA

Con una recente «lettera» il Rettor Maggiore don Egidio Viganò ha richiamato, rilanciandola, l'idea della Famiglia Salesiana

. «Con l'energia del suo carisma - dice Il Rettor Maggiore - Don Bosco uni-

fica nell'armonia di un'unica Famiglia apostolica.

Bollettino Salesiano - Chi sonoi destinatari di questa lettera?Don Raineri - La lettera è in-

dirizzata ai Salesiani. Il RettorMaggiore tuttavia medita su pro-blemi che riguardano l'intera Fa-miglia Salesiana (FS) verso i cuigruppi essi hanno delle precise re-sponsabilità di servizio. Per questola lettura del documento potrà es-sere molto utile per l'approfondi-mento e la conoscenza della FS daparte di tutti i membri della fa-miglia spirituale di Don Bosco . Ri-tengo altresì che rappresenti unprogresso nella riflessione sulla FScon apporti notevolmente nuovi . IlRettor Maggiore, che come succes-sore di Don Bosco aveva già inviatouna lettera alle Figlie di Maria Au-siliatrice e alle Volontarie di DonBosco, come membri della FS, al-larga qui il suo magistero verso isalesiani animatori della medesimaper fedeltà al Fondatore.

BS - Ritiene che le componentidella FS siano preparate a recepirei forti contenuti dottrinali e spiri-tuali della lettera?R. - Io penso di sì. Infatti in al-

cuni gruppi, specialmente quelliistituzionalizzati, la compensione ela riflessione sulla FS è moltoavanzata con una compresione chesta alla pari con quella degli stessisalesiani . E per questo che negli in-contri il dialogo o l'intesa sono facilie immediati .BS - Quali le sembrano gli

aspetti particolarmente significatividella lettera?R. - Mi pare che ne vadano

sottolineati due . Il primo è l'accentosulla storicità e concretezza del ca-risma di Don Bosco . La FamigliaSalesiana - dice don Viganò - ènata dalla carità pastorale di Don Bosco che andava alla ricerca di

collaboratori per la realizzazionedella sua missione. Tipiche in talsenso sono la fondazione delle Figliedi Maria Ausiliatrice e la istituzionedei Cooperatori. Altro aspetto ri-levante è la volontà di comunionetipica di Don Bosco fra i gruppidella Famiglia Salesiana. Tale vo-lontà è un elemento che si accordacon il rinnovamento conciliare chechiede la comunione dei carismi e lacollaborazione nei ministeri . Inquesta aggregazione di gruppi eistituzioni varie c'è, per tutti, lapossibilità di un confronto alla ri-cerca dei valori comuni, e quella dipartecipazione negli apporti par-ticolari di ciascuno a tutti gli altri,nella fedeltà alla propria specificavocazione. Notevoli nella letterasono fra l'altro, le pagine nel cari-sma dei Fondatori che mettono inluce un aspetto poco meditato dallafigura di Don Bosco . Vengono infineprospettate collaborazioni e indicatiobiettivi comuni. Ancora essa nonmanca di segnalare alcuni problemiemersi durante questi anni che re-stano aperti e richiedono appro-fondimenti ulteriori per risolverlicon il contributo di tutti .

BS - Quali sono - a diversi li-velli - le strutture organiche dianimazione della FS di cui parla la lettera? Cosa pensa che si possa

fare per il futuro?R. - La comunione in un me-

desimo carisma è possibile solo se adun certo punto trova, per conver-gere volontà di tutti, una qualcheespressione organizzativa che ri-proponga in modo conforme al no-stro tempo l'unione voluta da DonBosco. La proposta deve consideraredue aspetti : la specificità vocazio-nale di ogni gruppo che va sempremantenuta e possibilmente poten-ziata e la necessità di alcune strut-ture per realizzare una comunionedi ampio respiro, in cui sia possibileritrovarsi arricchiti spiritualmente ecollaborare . Già il Capitolo Gene-rale Speciale parlò di questa neces-sità come di' un complemento fe-condo del suo progetto : il Dicasteroper la Famiglia Salesiana, istituitodal Capitolo Generale 21°, avevaprevista la istituzione di un orga-nismo composto da rappresentantidei gruppi della FS, quasi una«consulta», attorno al RettorMaggiore. Di fatto qualche tenta-tivo in questo campo non è mancatoe ha dato buoni risultati . Ora ci so-no prospettive ancora migliori. Nonsono però mancate iniziative co-muni che, in parte hanno ovviato atale mancanza . Significative in talsenso sono le «Settimane di spiri-tualità della FS» a raggio mondialee, soprattutto molte attività peri-feriche che rendono concreta la co-munione con la loro programma-zione concordata. Oltre le riunioniistituzionalizzate tra ConsigliIspettoriali SDB e FMA - e CC eEE - sono così nate «Consultepastorali della FS» a livello ispet-toriale e l'esito di tali esperienzeincoraggia a proseguire il camminofatto finora per costruire, in dialogoaperto le imprese concrete e dura

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ture. È una prospettiva che vieneincoraggiata dalla adesione del re-cente Capitolo Generale delle Figliedi Maria Ausiliatrice e dalla di-chiarazione di appartenenza alla FSdelle Figlie dei Sacri Cuori fondatedal Servo di Dio don Luigi Variara .

BS - Lei non ignora certamente

il dibattito in corso nella comunitàecclesiale italiana sul ruolo delleassociazioni e dei movimenti . C'èchi sostiene che il futuro appartienea quest'ultimi . E possibile vedere inquesta opzione salesiana per la FSuna risposta in tal senso?R. - Penso di sì. Caratteristica

comune dei movimenti ecclesiali è

che sono fortemente articolati ; in-fatti al loro interno convivonogruppi, vocazioni, stati di vita, mi-nisteri diversi condividendo peròuna esperienza carismatica comune .Chi osserva dall'esterno general-mente percepisce la globalità delmovimento ma non si accorge diquesta articolazione vitale . Ebbenela FS si trova realmente nella si-tuazione ideale per essere essa stessaesperienza di Chiesa e per creare unmovimento nella Chiesa . All'internodella FS, infatti c'è un carismacondiviso da tutti, partecipato aivari stati e alle varie vocazioni ; c'èun Fondatore al quale tutti si ri-feriscono, c'è una missione comuneda realizzare .

Don Bosco parlava molte volte diun grande movimento che coinvol-gesse più gente possibile in vista delbene della gioventù . Non solo hafondato gli stessi primi gruppi dellaFS, ma ha cercato di unirli forte-mente a sè e tra di loro. Il RettorMaggiore, facendo leva su questiaspetti storici, auspica, alla finedella sua lettera, la nascita di ungrande «Movimento di Amici diDon Bosco» in cui le varie vocazionisi uniscano in una specie di «task-force» salesiana in cui ciascuno

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UN FATTO ECCLESIALE«...La "Famiglia Salesiana" di

Don Bosco è un fatto ecclesiale .Indica la compartecipazione

nello spirito di Don Bosco e nellasua missione con i conseguenti le-gami che intercorrono tra i varigruppi di congregati : i Salesiani, leFiglie di Maria Ausiliatrice, i Coo-peratori, ed altri posteriori gruppiistituiti.Tutti insieme costituiamo nella

Chiesa una specie di «etnia spiri-tuale». Una tale comunione "sorgea partire da un dato storico com-plesso. Don Bosco per attuare lasua vocazione di salvezza dellagioventù povera e abbandonata,cercò un'ampia unione di forzeapostoliche nell'unità articolata evaria di una famiglia» .Essa è ormai collaudata da un'e-

sperienza vissuta in comune da piùdi un secolo.Dopo il Concilio, i compiti di ri-

flessione e di rinnovamento esigitiper chiarire l'identità e per rilan-ciare l'attualità dei vari carismi delPopolo di Dio, hanno suscitato unrinnovato impegno per promuo-vere una più esplicita coscienza,una maggiore unione e una piùstretta collaborazione tra quantipartecipano a uno stesso carisma.

Parlare della «Famiglia Salesia-na» non significa, dunque, intro-durre un discorso di innovazionecon fantasia utopica; si tratta di undato concreto, di un fatto spiritua-le, che ha una sua dimensione sto-rica e un suo spessore di verità cheinterpella seriamente la nostra fe-deltà a Don Bosco e ai tempi» .

(dalla Lettera del Rettor Maggiore)

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conserva la sua caratteristica pro-pria in una realtà molto articolata,ma cammina insieme agli altri perrisolvere problemi e venire incontro ad esigenze a volte troppo vasti per

éssere portati a soluzione da un sologruppo. Infatti ha fondato i varigruppi in vista di rispondere adesigenze nuove di un'unica missione ;la fedeltà a questa sua idea stimo-lerà anche la nascita di nuovestrutture per realizzare in modonuovo il suo disegno .

BS - All'interno della FS -almeno da un punto di vista nu-merico - è certo che la donna haun posto notevole. Ritiene che lapresenza femminile nella FS abbiaun ruolo veramente determinante?

R. - Sono tanto convinto di ciòche si è voluta dedicare un'interasettimana di spiritualità a questoargomento prendendo occasione dalcentenario della morte di santaDomenica Mazzarello . E del restoche la donna nella missione sale-siana abbia un'importanza gran-dissima ce lo dice anche il modo diagire di Don Bosco . Si pensi alletante Cooperatrici che collaboranocon lui fin dalle origini, cominciandoda Mamma Margherita, la primadonna da lui «chiamata» a colla-borare nella sua missione; si pensiall'inclusione delle donne nell'as-sociazione dei Cooperatori per con-siglio di Pio IX ; si pensi, infine allaistituzione con S. Maria DomenicaMazzarello delle FMA. È anche in-teressante vedere come lo SpiritoSanto abbia fatto sorgere, entro lascia spirituale di Don Bosco, leVDB e molti altri Istituti femminiliche ora chiedono di appartenere allaFS .

Penso che uno degli effetti dellalettera del Rettor Maggiore possaessere questo : far riflettere i Sale-siani e la componente femminilesalesiana sul proprio ruolo all'in-terno della vocazione salesiana . Losviluppo dei gruppi femminili ci faintravedere nuove mete e poten-zialità del carisma di Don Bosco,conformemente al nuovo modo diessere ed operare della donna nellasocietà e nella Chiesa per risponderemeglio alle esigenze attuali dell'e-vangelizzazione, in parte nuove e inparte diverse da quelle di un tempo .

BS - Ritiene che per l'avvenire igruppi della FS possano avere incomune iniziative di formazione ematurazione spirituale in un con-fronto di esperienza?R. - Credo di sì . Già ora, del re-

sto, non mancano esperienze . Sipensi ad esempio all'UniversitàPontificia Salesiana di Roma dovecollaborano nella docenza SDB eFMA e studiano insieme spiritua-lità: Volontarie, Cooperatrici, Suoree Salesiani . In alcune nazioni Figliedi Maria Ausiliatrice, Salesiani,Cooperatori ed Exallievi collabo-rano nella catechesi, nelle attività dicomunicazione sociale, di anima-

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LE MASSEGIOVANILI

«. ..Don Bosco è stato magnanimoe audace; ha messo al servizio dellasua singolare vocazione tutte ledoti d'intelligenza, di creatività e dicoraggio di cui era stato arricchito,sospinto anche da molteplici doni emozioni dello Spirito del Signore ."Da una parte, talvolta egli

sembra persuaso di possedere unaspecie d'investitura universaledella gioventù abbandonata, dal-l'altra ha ben presente che il pro-blema dei giovani supera di granlunga l'ambito delle sue opere e facapo a specifiche responsabilitàecclesiali e civili . In ambedue i casi,l'invito a occuparsi dei giovani sirivolge anche a persone non uffi-cialmente inquadrate nelle sueistituzioni, operanti nelle rispettiveparrocchie, città, paesi, famiglie" .

Ebbene, se noi pensiamo che nelnostro secolo il problema dellemasse dei giovani bisognosi "è unarealtà che raggiunge oggi dimen-sioni quasi incommensurabili ri-spetto a Don Bosco", considere-remo ancor più urgente la neces-sità di un allargamento di pro-spettive nell'interpretazione epromozione della Vocazione sa-lesiana .Già il Capitolo Generale Speciale

aveva scelto il tema della FamigliaSalesiana come una delle lineeportanti del nostro rinnovamento:"I Salesiani - è scritto nel do-cumento 1, n. 151 - possono ri-pensare integralmente la loro vo-cazione nella Chies senza riferirsi aquelli che con loro sono i portatoridella volontà del Fondatore. Perquesto ricerchiamo una migliore`unità di tutti, pur nell'autentica diversità di ciascuno`Ecco una "verità" su cui dob-biamo riflettere seriamente : lanostra vocazione salesiana, nellasua integralità concreta, ci fa par-tecipare vitalmente a una "espe-rienza di Spirito Santo" vissuta ecompartecipata da tanti altri perinterscambiarne mutamente lericchezze e assumerne con più co-scienza d'insieme i compiti» .

(dalla Lettera del Rettor Maggiore)

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AVANTI, INSIEME«...Ho scelto questi due avverbi

stimolanti per qualificare dina-micamente il nostro impegno nelrilancio della Famiglia Salesiana .La comunione e la missione ci

interpellano.«Avanti», ci riferisce special-

mente alla missione ; «insieme», ciricorda la comunione.Anzi, «avanti e insieme», simul-

taneamente nella comunione peruna maggior efficacia di missione.La nostra missione tra la gio-

ventù bisognosa dei ceti popolarideve espandersi in iniziative, inpresenze nuove, in inventiva apo-stolica .La comunione, nella Famiglia,

deve crescere in autenticità e inorganicità. Certo ogni gruppo hauna sua identità con una corri-spondente giusta autonomia. Maper noi oggi l'accento va messosulla comunione : c'è una memoriada salvare per incrementare, rin-novandola, l'unione che Don Boscoaveva voluto» .(dalla Lettera del Rettor Maggiore)-----------------------------------------------------------------------

COME NELLACHIESA«. ..Come nella Chiesa lo «Spirito

Santo» (che è Carità «increata»)unisce, vivifica e anima tutte le differenze organiche e funzionalidel Corpo di Cristo, in modo ana-logo, anche se a distanza infinita, il«carisma» o la carità specifica di unFondatore (dono «creato» dellostesso Spirito Santo) riunisce, facrescere e orienta le persone e idifferenti valori che convengonoinsieme per la costituzione di unamedesima «Famiglia spirituale».

Li si fondono in comunione nonsolo i diversi temperamenti e gusti,le svariate doti e i doni personali,ma anche le differenti spiritualitàche accompagnano le pluriformisituazioni ecclesiali di ministero odi stato di vita o di ispirazionesubordinata all'apparentenenzasostanziale alla stessa Famiglia .(dalla Lettera del Rettor Maggiore)

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zione di centri giovanili, di movi-menti, di attività missionarie .

BS - In una precedente lettera ilRettor Maggiore ha rilevato l'im-

portanza delle comunicazioni so-ciali per la FS. Perché?R. - Penso che tra FS e comu-

nicazioni sociali ci sia un collega-mento abbastanza stretto come tratutte le aree di animazione salesia-na. Lo sottolinea lo stesso don Vi-ganò, quando nota che Don Boscoaveva l'attitudine alla comunica-zione più ampia possibile. Tipica intal senso è la fondazione del Bol-lettino Salesiano del quale DonBosco parlava come punto di rife-rimento di tutto un movimentopopolare. A tal proposito il RettorMaggiore dice anche che Don Boscoha cercato di trovare adesioni allasua missione attraverso due vie : laprima aggregando e convocando ilmaggior numero possibile di personee la seconda «informando» e «co-municando» a tutti la passione perla missione giovanile e popolare .R. - Alcune grandi famiglie spi-

rituali del passato si richiamano aduna «regula» comune data dalFondatore o elaborata in seguitosulla sua eredità spirituale . Ci saràuna «regola salesiana»?R. - Se ne è parlato al Capitolo

Generale Speciale. Nelle Costitu-zioni Salesiane e negli orientamenti

dottrinali di quel capitolo è facile individuare alcuni «blocchi» di ideee di valori comuni, che anche ilRettor Maggiore sottolinea nellasua lettera, che possono divenirefacilmente gli elementi di una «re-gola salesiana» largamente condi-visa. Del resto tali valori sono statigià percepiti ed adattati, in formediverse secondo la specificità dellaloro vocazione salesiana, da moltigruppi che si riconoscono, o chechiedono di essere considerati, dellaFamiglia Salesiana .

Basta rileggere il Nuovo Rego-lamento dei Cooperatori, le Costi-tuzioni delle Figlie dei Sacri Cuori- le prime che hanno rivisto il loroprogetto di vita alla luce dei valoridella Famiglia Salesiana -, le Co-stituzioni delle Volontarie di DonBosco, le Costituzioni, i Regola-menti e gli Orientamenti delle Figliedi Maria Ausiliatrice uscite dal loroXVII Capitolo Generale, per co-gliere questi valori comuni . Noncredo difficile, con una riflessionecondivisa da tutti i gruppi, eviden-ziare tali valori facendone patri-monio comune ed accettato comeeredità del Fondatore, appunto inuna «regola salesiana» .

BS - Trai problemi che secondoil Rettor Maggiore restano apertic'è quello di definire la natura del-l'appartenenza alla Famiglia Sa-lesiana degli Exallievi per i quali ilsettimo successore di Don Boscotraccia un particolare impegno nelmondo della cultura. Che significain concreto questo?R. - Il problema è piuttosto

complesso . Per includere gli Exal-lievi nella FS il Capitolo Generale

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Speciale ha inventato un titolo di-verso da quello vocazionale : il «ti-tolo dell'educazione ricevuta» . Sic-come la situazione e la realtà degliExallievi è molto articolata e varia,bisognava infatti trovare un titoloche legittimasse l'appartenza ditutti alla FS; l'educazione ricevutaappunto. Evidentemente i valoritrasmessi dall'educazione salesianachiedono d'essere tradotti nella vita,attuati nella famiglia e nella società,e maturare, possibilmente in im-pegni apostolici e sociali . E qui chesi inserisce il loro impegno per l'a-nimazione culturale. Nel periododella loro educazione gli Exallievihanno assimilato quello che DonBosco chiamava lo «spirito salesia-no» che li abilita a far parte dellafamiglia spirituale di Don Bosco,condividendo la missione, special-mente nell'aiutare i loro compagni arimanere fedeli .BS - Non pensa che bisogne-

rebbe guardare con particolare at-tenzione al mondo del lavoro?R. - Non c'è nessuno oggi che

nella Chiesa non consideri urgenzefondamentali del nostro tempo l'e-vangelizzazione della cultura e dellavoro . Agli inizi dell'attività apo-stolica di San Giovanni Bosco tro-viamo molti giovani lavoratori per iquali Egli creò, con l'aiuto della FS,laboratori e scuole . Proprio la fe-deltà a Don Bosco dovrebbe portarela FS - non soltanto quindi gliExallievi, ad interessarsi del mondodel lavoro. Molti exallievi poi sonooperai specializzati e tecnici ; nondimentichiamo ancora che DonBosco è protettore degli apprendistied è stato chiamato «il santo dellavoro» .BS - Lei, come primo Consi-

gliere generale per la FS, è soddi-sfatto di questa lettera?R. - Sono molto soddisfatto,

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UN TEMPO DITRANSIZIONE« ...Infine, se consideriamo la

profonda evoluzione sociale e cul-turale avvenuta sotto l'impulso deitempi, gli apporti ecclesiologici delVaticano II, il rinnovamento dellaVita religiosa, il rilancio del laicatonel Popolo di Dio, la promozionedella donna nella Società e nellaChiesa, la cambiante novità dellarealtà giovanile, il salto di qualitànella coscienza e nel dinamismo deipopoli, la situazione problematicadi alcuni continenti e delle loromasse giovanili, il pluralismoideologico e gli schemi politici ditanti Stati, troveremo molti altrielementi di sfida che ci interpel-lano anche sull'identità, sul fun-zionamento, sulla promozione esulla efficacia apostolica della Fa-miglia Salesiana.

Ho voluto ricordarvi alcuni pro-blemi per far intuire meglio che citroviamo ancora di fronte a unnotevole lavoro di studio e di ve-rifica, in un processo evolutivoappena iniziato» .(dalla Lettera del Rettor Maggiore)

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I TRATTICOMUNI«...I tratti della "comunione sa-

lesiana" che compartono insiemetutti i figli e le figlie di Don Boscosono i seguenti :

• Innanzitutto, come fonte viva,l'alleanza speciale con Dio secondoil tipo di carità pastorale che ab-biamo or ora descritto : intimaunione con Dio contemplato nellasua bontà di Padre intento a rea-lizzare un misericordiosissimo epedagogico disegno di salvezza ; eun amore al Prossimo consideratonelle sue situazioni di povertà e diindigenza attraverso l'ottica dellapredilezione per i giovani .• Poi, lo "spirito salesiano" co-

me stile di pensiero, di condotta, diatteggiamenti, di gusti, di prefe-renze, di priorità, di modalità pro-pria nella lettura del Vangelo .• Poi, la "missione giovanile"

come partecipazione specifica aimolteplici compiti della Chiesa perla salvezza del mondo .

• Inoltre, il "Sistema preven-tivo" come una prassi concreta eoriginale di azione pastorale, cheincarna tra i giovani sia la caritàsia lo spirito salesiano sia la suamissione salvifica.• Infine, un concreto progetto di

convergenza nello stile di vita e diattività, suscettibile e di differen-ziata strutturazione comunitarianei vari gruppi e da tradursi in unaqualche "comunione organica" ditutta la Famiglia Salesiana.Questi componenti del "carisma

di Don Bosco" equipaggiano laFamiglia Salesiana per un'azionespecializzata, rendendola "pronta"a partecipare e "capace" di col-laborare nella pastorale concretadell' "Opera degli Oratori".(dalla Lettera del Rettor Maggiore)

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l'avevo sollecitata e l'aspettavo. Èun dono di cui sono grato al RettorMaggiore . Mi pare che sia arrivataal momento giusto. In questi annil'idea della FS ha fatto un grandis-simo cammino ed è, perciò, neces-sario fare una verifica, evidenziaregli obiettivi principali, considerare iproblemi che restano aperti . Delresto la stessa imminenza del Ca-pitolo Generale 22° impone che isalesiani - i destinatari della let-tera - insieme a tutti i gruppi dellaFS, riflettono sulla sua realtà, in-dicando prese di coscienza e lineeulteriori .BS - Se volessimo dare dei ri-

ferimenti numerici sulla FS, nel-l'ordine di quale cifra entreremmo?R. - Non saprei. La FS è molto

varia e articolata. Se per FS inten-diamo i gruppi istituiti religiosi oconsacrati attualmente esistenti -la famiglia salesiana in senso stretto- è possibile anche fare un calcolonumerico : siamo già nell'ordine didecine e decine di migliaia . Il calcolosi fa problematico allorché si allargail quadro e si pensa ai Cooperatori eagli Exallievi e alla famiglia sale-siana in senso ampio. Per i Coope-ratori bisogna pensare al grandenumero di adesioni che anche gliantichi Cooperatori hanno dato alprogetto rinnovato dal CapitoloGenerale Speciale ; vi si assommano

nuovi gruppi di cui giungono con-tinuamente all'Ufficio Centralenuovi elenchi e notizie di promesse;una realtà che cambia continua-mente e si accresce dovunque, sti-molata dall'azione vocazionalecongiunta dei Salesiani, delle FMAe degli stessi Cooperatori . Qui siamopresto a centinaia di migliaia.

1 4 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 GIUGNO 1982

Per gli Exallievi il discorso è an-cora più stimolante, ma, data lanatura articolata del movimentoe dell'organizzazione, complessa.Crescono gli Exallievi che chiamerei«nuovi», cioè quelli che prendonosul serio la loro appartenenza allaFS, che divengono fermenti tra iloro compagni, si impegnano nellasocietà, nella collaborazione sale-siana, nella Chiesa ; e non si trattasolo di exallievi cristiani . Qui credoche si possa parlare di centinaia dimigliaia di persone ; si entra già cioèin quel vasto movimento salesianodi cui parla il Rettor Maggiore cheperò è ancora più vasto . E tuttavianecessario che i Salesiani eliminatoogni atteggiamento trionfalistico,assumano la loro responsabilitàverso l'animazione di un carismache, nella Chiesa di Dio, interpelladirettamente loro e tutti quanti imembri della FS . Le vere domandeda porsi quindi sono se siamo quelliche dovremmo essere o no e se nellaFS ci sono tutti quelli che ci devonoessere. Curare le vocazioni infatti-------------------------------------------------------

UN COLOREPER TUTTI.. .Nei vari gruppi, poi, si vedono

accentuati policromi aspetti spi-rituali, che non devono mancare innessun cuore salesiano, ma chesono evidenziati meglio o più ca-ratteristicamente in qualcuno deisingoli gruppi e che la comunionedella Famiglia mette bellamente adisposizione di tutti .Pensiamo, ad esempio, senza

voler essere minimamente com-pleti :

Ai Salesiani, con la loro bontàallegra, l'inventiva pedagogica,l'instancabilità di animazione,l'approfondimento del patrimoniospirituale comune e il coraggiomissionario .

Alle Figlie di Maria Ausiliatrice,con la delicatezza e la prospettivasalesiana femminile, la sollecitu-dine mariana di fedeltà e sacrificio,l'intuito sponsale, materno e fra-terno, di servizio e l'intimità dellapreghiera.

Ai Cooperatori, con il realismodel senso della vita, la capacità dicoinvolgere il quotidiano e la pro-fessionalità nell'impegno aposto-lico, la presenza attiva nella societàe nella storia.Alle Volontarie di Don Bosco,

con l'approfondimento della se-colarità, l'importanza dei valoricreaturali, la silenziosa efficaciadel fermento nella massa, la testi-monianza dal di dentro .

Agli Exallievi, con la forza vin-colante dell'educazione salesiana,la centralità per noi nell'area cul-turale, il rilancio di una pedagogiaaggiornata ed adeguata in un'epocadi transizione, l'urgenza di unacura speciale della famiglia cri-stiana .Ad alcuni altri Istituti di reli-

giose salesiane, come le Figlie deiSS. Cuori di Gesù e Maria di DonVariara e le Oblate del S. Cuore diMons. Cognata, con un peculiarefilone di spiritualità vittimale eoblativa, già testimoniata eminen-temente da Don Andrea Beltrami :esse ricordano a tutti gli altrimembri della Famiglia che l'obla-zione di sé e la pazienza di "ostiapura e gradita" sono indispensabiliad ognuno nelle peripezie dell'e-sistenza, nelle incomprensioni, in-fermità, forzata inattività e vec-chiaia.

È così, agli altri Gruppi, con laloro specifica caratterizzazione» .

(dalla Lettera del Rettor Maggiore)

per i gruppi della FS resta il primodei problemi in ordine alla realiz-zazione della stessa missione ed èl'urgenza più forte che emerge dallalettera del Rettor Maggiore . a

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PROGETTO AFRICAS come Senegal e Senghor L'appello del ventunesimo Capi-tolo Generale salesiano e del RettorMaggiore di impegnarsi per l'evan-gelizzazione dell'Africa incominciaa dare i suoi frutti concreti .Ecco, con questo numero, il primo

di tutta una serie di servizi chehanno l'intento di far conoscereorganicamente non soltanto laspecifica attività dei Figli di DonBosco in Africa ma anche problemi,tensioni e cultura di questo conti-nente .Ne sono autori Il giornalista ra-

diotelevisivo Gaetano Nanetti eGiuseppe Costa .

I l Senegal è ancora lui, LéopoldSédar Senghor. Benché si siarisolto ad abbandonare, nel

1980, la carica di presidente dellaRepubblica (con atto del tuttospontaneo, si badi bene, e già que-sto, nell'Africa dei colpi di Stato araffica, delle destituzioni forzate,degli abbonamenti alle eliminazionicruente di leader, è un avvenimento,a dir poco, clamoroso), Senghor ri-mane il «padre» di questo paese chesi proietta verso l'Atlantico , estre-ma punta occidentale del Conti-nente. Lo ha fatto nascere, politi-camente con l'indipendenza, nel1960, ne ha sgrossato i contorni, haavviato i primi e tuttora non ul-timati lavori di rifinitura .

«Padre», o, come taluni insinua-no, «padre-padrone»? In realtà,l'azione politica, i metodi di gover-no, le scelte istituzionali di que-st'uomo che è finissimo poeta, nonhanno sempre avuto la limpidezzadelle sue celeberrime poesie . Con lui,anche il Senegal è passato attra-verso l'amara esperienza - del restoquasi d'obbligo in Africa - delpartito unico, quello, naturalmente,di Senghor . Per le opposizioni in-terne, nonostante il clima di relativatolleranza, sono stati tempi duri, emolti avversari politici hanno co-nosciuto i rigori delle patrie galere .«Esperienza sgradevole, certo -sostengono gli estimatori di Senghor

- ma inevitabile . E tutto sommato,benefica» . Perché? Con quale scopo?Solo quello di evitare al Senegal icontraccolpi messi nel conto di unaccesso all'indipendenza avvenutosenza l'indispensabile maturazionepolitica e sociale, dopo secoli di co-lonialismo.

Grazie alla fermezza di Seng-hor, alla sua abilità manovriera neimomenti cruciali della vita delpaese - si sostiene ancora - il Se-negal ha potuto schivare gli incon-venienti, spesso trasformatisi intragedia, che tante altre nazioniafricane hanno sperimentato sullapelle dei loro cittadini. Così il Se-negal ha goduto finora di una in-vidiabile stabilità politica, merce molto rara nel Continente

. E poi -dicono ancora gli amici del leader -non strappiamoci le vesti: in fondo,non ci si e spinti al di là di una fasedi transizione, tanto è vero che, unavolta realizzate le condizioni adatteper una revisione costituzionale cherafforzasse le prerogative presi-denziali, il potere si è aperto a unarelativa liberalizzazione in sensopluralista, che ha consentito la na-scita di altre tre formazioni poli-tiche, sia pure irrigidite entro unoschema fissato per legge .

A tenere ben saldi i fili del potere,a decidere la svolta in direzione delpartito unico e, successivamente,l'apertura pluralista, ma anche -per dirla franca - a reprimere condurezza le insofferenze sindacali o leturbolenze studentesche, è semprestato lui, Senghor. Di formazioneculturale schiettamente francese,docente di liceo a Parigi, poi uomopolitico e membro di governi nellaIV Repubblica, poeta conteso daicircoli letterari parigini, Senghor -oggi settantaseienne - è un cat-tolico che, in politica, pensa socia-lista . Si è battuto, con tutti i rischiche ciò può comportare in un paesea stragrande maggioranza musul-mana, perché il Senegal stabilissestretti rapporti con la Santa Sede . Ei suoi soggiorni a Roma hannosempre incluso una visita al Papa .«Campassi mille anni, è solito dire,

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non potrei dimenticare l'incontrocon Giovanni XXIII. Mi accolse coninfinita dolcezza» . E aggiunge unsimpatico aneddoto: «Ero andatoda lui per parlargli di Teilhard deChardin, che mi aveva fatto intuirela possibilità di conciliare socialismoe cristianesimo . "Non sono un teo-logo", esordii . E Lui : "Nemmeno io,figliolo, nemmeno io"» .Senghor è fermamente convinto

che il negro africano sia profon-damente religioso, che le esigenzedell'anima occupino una parte do-minante della sua vita . «Le paroledel Credo - credo in Dio padreonnipotente, creatore del cielo edella terra - non hanno mai me-ravigliato nessun africano», hascritto. E sebbene l'Africa sia oggipercorsa da correnti che si richia-mano a certo islamismo materialistadi marca europea o da venatureateistiche che spesso fanno presa su

molti giovani - specie nelle me-tropoli cresciute a dismisura, focolaidi macroscopiche ingiustizie - in-numerevoli prove stanno a testi-moniare il profondo senso del so-prannaturale tuttora radicato evalorizzato nell'animo dell'uomonero .

Se Senghor si richiama al socia-lismo, non è certo per esaltare quellaparte dell'ideologia che si riallacciaal materialismo e all'ateismo . Unsocialismo, il suo, che «fra costri-zione e libertà, sceglie la libertà»,che «fra metafisica materialista,atea, e valorizzazione della personaumana che si immedesima nellarealtà concreta per elevarla e su-perarla con la forza dello spirito,opta per lo spirito» . «La via africanaal socialismo - ripete Senghor -nasce dalle condizioni di sottosvi-luppo in cui si trovano oggi i paesidell'Africa» . Quello stesso sottosvi-luppo che, se invertiamo i termini diuna affermazione di Paolo VI, co-stituisce una autentica minacciaalla pace. Dice Senghor : «Sarebbe

vano pretendere di fondare la pacemondiale sull'ingiustizia del sot-tosviluppo. È interesse degli Statipiù favoriti evitare lo scontrodrammatico fra la ricchezza e lapovertà». Appunto : sviluppo è ilnome nuovo della pace.

L'uomo che negli anni Sessanta futra i propugnatori della «negritu-dine», intesa come rinascita cul-turale del mondo nero sulla basedella sua cultura tradizionale, halasciato il Senegal nelle maniesperte del suo «delfino», l'efficienteAbdon Diouf, per dedicarsi alla co-struzione di una internazionale so-cialista africana. Senghor la vedecome una terza via fra la sceltamarxista operata da alcuni paesi ela scelta capitalista fatta da altri .Non stupisce che sul progettosenghoriano abbia sparato a zero, daMosca, il settimanale ideologico delPCUS «Tempi Nuovi». «Né il co-siddetto "socialismo democratico",né la mininternazionale socialistaprogrammata in Europa occidentalee concepita a Dakar potranno dare

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1 6 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 GIUGNO 1982 •

L'ISOLA DEGLI SCHIAVI

Al largo del porto di Saint Louis,sorge dall'oceano la piccola isoladi Gorèe. Oggi è meta obbligatadei turisti che soggiornano nellacapitale del Senegal, Dakar . Ma fuper secoli il centro di raccolta e dismistamento degli schiavi afri-cani. Nessun visitatore europeo,che si introduca nelle angustecelle dell'edificio costruito sullaroccia a picco sul mare, buie ebasse tanto da costringere acamminare carponi, può sottrarsi,a meno che non abbia la sensi-bilità del marmo, a un sentimentodi commozione mista a vergogna .È possibile che i nostri antenati sisiano macchiati di tanta infamia?

Prima gli olandesi poi i francesifecero di Gorèe una base delbrutale commercio . In quelle cel-le, ammassati come bestie, mar-chiati sul petto con un ferro ro-vente che imprimeva il contras-segno della compagnia proprie-taria, sono passati centinaia dimigliaia di uomini, che la man-canza di umanità di altri uominicostringeva a diventare merceofferta sui mercati al miglio offe-rente. Nel XVII e XVIII secolo,quando più fiorente fu la trattadegli schiavi, l'ignobile traffico finìper diventare una parte integrante

dell'economia di molti paesi eu-ropei, dalla Spagna al Portogallo,dall'Inghilterra alla Francia, dallaDanimarca all'Olanda . Essi atti-varono quello che fu definito «ilgrande circuito» : consisteva nel-l'esportare manufatti a buonmercato dall'Europa all'Africa, nelContinente nero le navi carica-vano schiavi che venivano tra-sportati in America e venduti incambio di materie prime destinateall'Europa .

La tratta provocò milioni di vit-time, moltissimi morivano duranteil viaggio compiuto in condizionidisumane . Indicibili le sofferenze.Il commercio fu ufficialmenteabolito nel 1807, con un atto delparlamento inglese . Ma per mi-gliaia di altri africani la tragicaodissea non era ancora finita . Nelcorso del XIX secolo il trafficocontinuò, sia pure clandestina-mente e su scala ridotta . Dopol'abolizione, i vascelli che con-trabbandavano carne umana do-vevano cercare di sfuggire allacaccia delle navi inglesi . I co-mandanti, per sottrarsi alle san-zioni che prevedevano anche ilsequestro della nave, una voltaavvistati e prima di essere rag-giunti arrivavano al punto di sca-ricare in mare gli schiavi per nonfarsi sorprendere con il «carico»a bordo. . .

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aiuto a coloro che lottano per ilprogresso sociale e contro il neo-colonialismo», ha scritto il giornalesovietico, evidentemente convintoche a questi risultati potranno per-venire solo i paesi che si sono messisotto l'ala protettrice di Mosca . Masono battute polemiche incapaci diturbare un uomo della tempra diSenghor .Tradizionalmente alleato del-

l'Occidente, il Senegal intrattienerapporti privilegiati con la Francia,antica potenza coloniale . Il legame,che certamente giova a Parigi nonmeno che a Dakar, è stato confer-mato senza riserve dal nuovo pre-sidente . Dalla Francia, Diouf si at-tende un consistente aiuto, di cuioggi il paese ha bisogno più che mai,in presenza di una crisi economica diprima grandezza . Il Senegal, benchénegli ultimi anni si sia sforzato didiversificare i settori dell'attivitàeconomica, resta per sua disgraziatributario dell'arachide, di cui è unodei maggiori produttori mondiali .Risorsa fragile, esposta ai ventimutevoli di prezzi che altalenano insu e in giù secondo i voleri onni-potenti del mercato internazionale odi condizioni climatiche anch'essevolubili, ma che negli ultimi annisembrano essersi caparbiamentestabilizzate sul siccitoso . Ma non èsolo questo. I raccolti dell'arachidehanno subito una considerevolecontrazione - e non a vantaggio di

altre colture - anche a causa di unapolitica agraria che ha finito perscoraggiare i contadini, per via dicerti provvedimenti di tipo coope-rativistico forzoso non sorretti dalsuccesso, nonché di un pesantedrenaggio fiscale a carico del redditodelle campagne .

Anche sul piano politico, Dioufintende proseguire - così almenoha dichiarato - sulla strada dellaliberalizzazione, accentuando il ca-rattere democratico del regime . Inpratica, ciò vorrebbe dire accettarela comparsa sulla scena politica dialtri partiti rappresentativi di cor-renti idologiche oggi escluse dallapartecipazione attiva alla vita del

paese. E quasi una scommessa, in unpaese dove, tra l'altro, convivono 27grandi gruppi etnici, ma che, a pa-rere di molti, vale la pena di fare .Correndo anche i relativi rischi.

(Continua a pag. 20)-----------------------------------------------------------------------------------------

Anche se i Salesiani sono giuntiin Senegal nel 1980, questa na-zione africana vanta il primatod'essere stata «sognata», uni-tamente ad altri paesi, da DonBosco quasi un secolo fa.Aprire in Senegal è stato il

compito dell'Ispettoria salesianaspagnola di León che lo ha fattocon impegno ed entusiasmo tantoche si pensa di raddoppiarequando prima le due fondazionidi Tombacounda e Saint Louis .

SENEGAL - Indipendente dal 1960 . Superficie : 196 mila Kmq (due terzi dell'Italia) . Popolazione : 5 milioni e mezzo .Capitale : Dakar (978 mila abitanti) . Religioni : prevalente la musulmana (75 per cento), cattolici 191 .600, forte mino-ranza animista .

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IL RETTOR MAGGIORE IN AMERICA LATINA

Nella terra dei sogni

La seconda metà del mese di marzo 1982 ha visto ilsettimo successore di Don Bosco in America Latina . Nelsuo viaggio don Viganò, pur attraversando anche altriPaesi, si è soffermato soprattutto in Paraguay, Argentinae Uruguay.

Ad Asunción, capitale del Paraguay, don Egidio Vi-ganò si è visto accogliere dal Presidente della ConferenzaEpiscopale mons. Felipe Benitez . Segno, ha detto, dellariconoscenza della comunità ecclesiale di quel Paese aiFigli di Don Bosco. Qui infatti poco meno di un centinaiodi salesiani - organizzati in un'unica ispettoria - hannosaputo realizzare una presenza qualificata espressa, fral'altro, in un Centro Catechistico a servizio dell'interacomunità ecclesiale.

Cordialissimo l'incontro con il Presidente della Re-pubblica dr . Alfredo Stroessner.

Dal Paraguay all'Argentina . Qui Don Bosco è di casae la storia di questa Nazione è anche storia salesiana .

È anche storia di sogni quella dei salesiani in Argen-tina; Don Bosco da Torino vide ed indicò città, da quelleparti. Il suo nome è stato dato non soltanto a vie e piazzema perfino a università e città. Probabilmente se chiedetedove sia nato Don Bosco in molti vi rispondono in Ar-gentina .

Pur con i suoi problemi l'Argentina ha un'esplosionedi vocazioni ed i 46 novizi di La Plata rappresentanocertamente il noviziato più numeroso della Congrega-zione. I Salesiani argentini credono nei sogni anche per-ché li hanno visti realizzati nelle cinque splendide Ispet-torie di Rosario, Cordova, La Plata, Bahia Blanca, Bue-nos Aires. Andate a verificare - dice al ritorno don Vi-ganò - e crederete anche voi. Non gli si può dar torto .

In Uruguay, terza ed ultima tappa ufficiale del viag-gio del Rettor Maggiore, la situazione socio-religiosa è unpo' diversa . Siamo probabilmente nel Paese più laicistadell'America Latina dove la Settimana Santa viene con-trabbandata per Settimana nazionale del turismo. Maper migliaia di giovani uruguaiani Cristo vive . Lo urlano,perfino in un'esplosione di gioia che lascia incantato lostesso Visitatore. L'Uruguay è un Paese dove bisognaavere una chiara identità di fede; i Figli di Don Bosco -rappresentano un terzo dell'intero clero e hanno tre ve-scovi - danno un contributo notevole .

Il 13 aprile don Viganò ha fatto ritorno a Roma .Conferenze, colloqui con ragazzi, autorità e salesiani ;problemi di ogni genere, certamente . Tuttavia per ilSuccessore di Don Bosco è stato un viaggio alla terra deisogni e delle origini allorché Cagliero, Fagnano ed altri situffarono nell'avventura della Terra del Fuoco . Avertrovato che quel seme è cresciuto e che molti altri sondisposti a seguire Don Bosco in America Latina è motivodi molta speranza.

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1. Paraguay. Asunción. Il RM ricevutodal Presidente della Repubblica dr.Alfredo Stroessner,

3. Argentina. La Plata. Il RM tra con-fratelli e giovani dell'Ispettoria N.S . diLujan.

4. Argentina. Il RM tra gli «aspiranti»cordobesi del «Domingo Savio» .

5 . Argentina. Rosario. Il RM ricevel'omaggio dei giovani a nome dellaIspettoria salesiana .

6. Argentina. Bahia Bianca. Il RM sa-lutato da giovani e confratelli nel«patio» della casa ispettoriale.

7. Uruguay. Montevideo. Il RM tra gli«Amigos de Domingo Savio».

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PROGETTO AFRICA

N

el Gabon, gli ingredienti cheentrano in combinazione pertentare di far uscire dal

forno la ciambella provvista del re-lativo buco, cioè per ottenere losviluppo del Paese, sono la stabilità,il petrolio e altre risorse minerarie,ferro soprattutto, ma anche uranio eoro. Veramente, il Gabon ha un'al-tra ricchezza , che però, almeno almomento, ha ceduto il passo ai piùrichiesti «concorrenti» : il legname.Le foreste, lussureggianti e quasiimpenetrabili, ricoprono a macchiad'olio i quattro quinti del territorio .Forniscono ben 330 e più qualitàdiverse di legname. Ma ce n'è unaeccezionale, dalle caratteristicheparticolarissime che ne consentonola facile lavorazione . Si chiama«okounè», e il Gabon è, con la Gui-nea, il solo al mondo a possederlo . Èricercatissimo per la sua straordi-naria leggerezza, che lo rende par-ticolarmente adatto alla costruzionedi imbarcazioni .

L'ingrediente «stabilità politica»passa, anche nel Gabon, attraversole strettoie del partito unico, il PDG- partito democratico gabonese -nel consueto rispetto per quella cheè ormai una consolidata tradizioneafricana. Fondato da Leon Mba,primo presidente del Gabon dopo,l'indipendenza, il PDG è oggi lostrumento politico-organizzativo sucui poggia con successo il potere diOmar Bongo, attuale capo dello

Stato. Quarantasette anni, appar-tenente a un gruppo etnico poconumeroso - quello dei Bateke -Bongo subentrò a Mba dopo lamorte di costui, avvenuta a Parigi inseguito a malattia .

Ad ogni elezione, Bongo è il so-litario candidato alla presidenzadella Repubblica. Gli attivisti delPDG si incaricano, durante lacampagna elettorale, di tappezzare imuri delle città con manifesti cheinneggiano al «grande rinnovatore» .Gli slogan esortano la popolazione aessere «tutta con Bongo, oggi e do-mani», e invitano gli elettori a re-carsi «tutti alle urne con Bongo ilRinnovatore» . L'impiego del partitoè infatti rivolto a portare ai seggielettorali il maggior numero di cit-tadini, con l'evidente scopo di dareun carattere plebiscitario alla rie-lezione di Bongo. È ovviò che per ilcandidato unico rischi non ce nesono, data l'assenza, appunto, diconcorrenti .

Come è nato questo paese? Af-fascinati dall'immensità dell'e-stuario di un gran fiume che si gettanelle acque dell'Oceano, i primi na-vigatori portoghesi, giunti in vistadella costa, gettarono l'ancora escesero a terra . Come spesso è ac-caduto nella fase storica dell'esplo-razione dell'Africa, prima che sul-l'amicizia prevalesse la volontà disfruttamento e di rapina, l'impattofra bianchi e neri avvenne all'in

segna di amichevoli rapporti. Iportoghesi battezzarono Gabon ilterritorio su cui si installarono. Ilnome deriva da «gabao» (pronun-ciato gabon), che era la casacca ditela usualmente indossata dai ma-rinai portoghesi .

Fu solo nei primi decenni del XIXsecolo che i re locali accettarono -ma non avevano altra scelta - ilprotettorato francese . Questo anticorapporto con la Francia finì anzi perdiventare un motivo d'orgoglio per igabonesi, che erano soliti vantarloaffermando che «il Gabon è franceseda più tempo che Nizza e la Sa-voia», alludendo al fatto che questacittà e questa regione furono incor-porate dalla Francia, come è noto,sulla base del patto fra Cavour eNapoleone III all'epoca della se-conda guerra di indipendenza ita-liana .

Da vent'anni, da quando cioè, ilpaese si è reso indipendente, l'af-fermazione è passata di moda . Ciònon toglie che il Gabon rimanda instretti rapporti con la Francia .Tanto stretti, che un sia pur mi-nuscolo distaccamento di soldatifrancesi staziona tuttora in terri-torio gabonese. Anzi, di recente, ilgoverno di Libreville ha chiesto aParigi, e ottenuto, il rafforzamentodi quel presidio. È accaduto incoincidenza con l'intervento direttodel Col. Gheddafi nel Ciad, consi-derato da Bongo come una minaccia

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IL PRETE NERO ERA UN FAMOSO SCIENZIATO

Il primo prete del Gabon è statoordinato sacerdote nel 1899, a più dicinquant'anni dall'arrivo dei primimissionari. Si chiamava Andrè Ra-ponda-Walker. Aveva studiato inFrancia ed era considerato un na-turalista (oltre che linguista) di famainternazionale. Autore di libri e di ar-ticoli per importanti riviste, visse finquasi alle soglie dei cent'anni, alter-nando il ministero sacerdotale all'at-tività scientifica. Prima che un con-fratello gabonese lo affiancasse, do-vevano passare ben vent'anni .

Il primo vescovo autoctono, mons .Ndong, è stato consacrato nel 1961 .Oggi i vescovi autoctoni sono quat-tro. L'attività missionaria in questopaese ha avuto inizio fin dal 1844,con l'arrivo di un dinamico pretefrancese, Jean-Rémi Bessieux,membro della Congregazione di pa-dri dello Spirito Santo, che fondò lamissione di Libreville e ne divenne ilprimo vescovo. L'infaticabile operadei missionari ha dato frutti copiosi,come sta a dimostrare il fatto che lamaggioranza dei credenti gabonesi èoggi di fede cristiana .Nonostante questa consolante

realtà, il clero locale è tuttora poconumeroso e certamente insufficientea rispondere ai bisogni di una cosìvasta comunità di fedeli . Lo ha con-statato amaramente lo stesso ve-scovo di Libreville, che ha commen-tato: «La nostra Chiesa è malata», dicerto alludendo ai seminari semi-vuoti . All'attuale carenza di cleroafricano suppliscono i missionariprovenienti da altri paesi .Nel Gabon, l'insegnamento pri-

mario è pressoché totalmente (95 percento) affidato ai cattolici, quello se-

condario condotto da cattolici rag-giunge il 25 per cento . I rapporti traChiesa e Stato sono in linea di mas-sima corretti . Anche se il presidenteBongo si è convertito all'islamismo,qui la spinta dei musulmani nonsembra avere la forza che invece di-mostra in altri paesi dell'Africa oc-cidentale. Nel Senegal, ad esempio, imusulmani sono fortemente mag-gioritari, mentre costituiscono unaconsiderevole minoranza in Costad'Avorio .

La penetrazione islamica è spessofondata sull'affermazione gratuitache il cristianesimo è la religione deicolonizzatori, e che l'islam, al con-trario, è la religione emancipatricedel Terzo Mondo . I riflessi della ri-voluzione islamica nell'Iran si sonoriverberati in molte regioni africane,dove il cosiddetto «effetto Komeini»si è fatto sentire. Lo stesso leader li-bico Gheddafi, con il suo conclamatorigorismo islamico, ha raccolto moltesimpatie, specie fra i giovani inclini alnazionalismo .Complessivamente, i musulmani

nell'Africa sub-sahariana sono cal-colati oggi in circa 100 milioni, su 320milioni di abitanti . Non sono trascu-rabili le rilevanti influenze politicheche talune comunità islamiche eser-citano in campo politico . In Senegal,dove i minareti sorgono praticamentein ogni villaggio, i governanti nonhanno mai potuto sottovalutare laforza dell'islam . L'ex presidenteSenghor, cattolico, ha dovuto agirecon estrema prudenza, specie dopoche la sua decisione di stringere le-gami diplomatici con la Santa Sedeha suscitato qualche risonanza negliambienti musulmani più intransigenti .----------------------------------------------------------

potenziale della Libia rivolta a tuttigli Stati della regione .

La Francia ricambia la fedeltà delGabon cooperando, non senza ilproprio tornaconto, al suo sviluppoeconomico. Che è tumultuoso quasiquanto quello ivoriano. Un altro«miracolo economico» al sole del-l'Europa, insomma. E anche questocon le sue luci e le ombre : un redditopro capite in aumento, forti inve-stimenti di capitali esteri, sviluppodella città, ma anche stridenti di-sparità sociali, miseria nelle cam-pagne, ineguale distribuzione dellaricchezza, corruzione, sfruttamento .E un numero impressionante diopere grandiose quanto inutili .

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Le colonne della cattedrale di Libreville

f

Il Vescovo salesiano Mons . Basale Mvé

Don Joseph Brillon e donFrangois Laige furono i primisalesiani a giungere nel Gabon .Fu nel novembre del 1964. Loroprimo lavoro fu quello di affian-carsi ad altri preti locali nell'a-nimazione e direzione del se-minario di Sindara .

Successivamente si andò aFougamou, Libreville, Port-Gen-til.

In quest'ultima città - nel«Centre social des Cocotiers»svolgono un'intensa attività an-che le Figlie di Maria Ausiliatricesoprattutto a servizio della ca-techesi. Di particolare interesse èil lavoro svolto da don AngelmotGarnier a Libreville per mezzo diprogrammi televisivi religiosi anon .Per i Salesiani il Gabon è una

terra di speranza : Paul Ebome eBasile Mvé - quest'ultimo no-minato nel 1980 vescovo dellaDiocesi di Oyen - sono i dueprimi sacerdoti salesiani gabo-nesi e prima testimonianza dellafecondità apostolica dei Figli diDon Bosco.

GABON - Indipendente dal 1960. Superficie : 267 mila Kmq (poco meno dell'Italia) . Popolazione : un milione e 200 mila .Capitale: Libreville (251 mila abitanti) . Religioni : maggioranza cristiani, cattolici 600 mila, protestanti 80 mila .

BOLLETTINO SALESIANO • 1 GIUGNO 1982 • 21

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Il «papà» della Costa d'AvorioS

e il Senegal vuol dire, sottomolteplici profili, Senghor, laCosta d'Avorio ha come se-

condo nome quello di Felix Houp-houet-Boigny. Qui il «papà» è lui :settantasette anni, medico, grandeproprietario terriero, notabile diuna importante tribù, uomo di go-verno nella Francia di De Gaulle e,dal 1960, ininterrottamente fino aigiorni nostri, capo della Costa d'A-vorio, oltre che dell'unico partitoammesso, il Partito democratico .Secondo i suoi ammiratori - unalegione, in patria e all'estero, inAfrica come in Europa - Houp-houet-Boigny ha fatto della Costad'Avorio, in soli vent'anni, il«Giappone dell'Africa» . Qualcuno,specialista in adulazione, si spingefino a parlare addirittura di «Sviz-zera del Continente nero» .

Esagerazioni a parte, un dato èinnegabile: la Costa d'Avorio haconosciuto uno sviluppo economicostraordinario per un paese africano .Di questa crescita impetuosa,Abidjan, la capitale, vuole imporsicome la «vetrina», esposta aglisguardi - spesso venati d'invidia -di tutti gli africani . Solo vent'annifa era una sonnolenta cittadina di130 mila abitanti, impigrita da una

temperatura perennemente atte-stata sui 30-35 gradi, resa quasi in-sopportabile da una umidità a livelliastronomici, più propizia al quietofar niente che all'attivismo diqualsiasi specie. Oggi, gli abitanti diAbidjan sono un milione e 300 mila,i grattacieli svettano a delineare unpanorama urbano che richiamatanto Manhattan, c'è più aria con-dizionata qui (e tenuta sul gelo po-lare) che nel resto dell'Africa, le suestrade larghe e ben squadrate sonopercorse da un traffico automobi-listico di stampo europeo intasa-menti inclusi, le banche pullulano,l'aeroporto è uno dei più battutidalle rotte internazionali .Quando la notte equatoriale

piomba bruscamente sulla città, siaccendono le gigantesche insegnemulticolori delle grandi societàmultinazionali, comete tipo espor-tazione che indicano la strada sceltada Houphouet-Boigny e imboccatadalla Costa d'Avorio. La strada,cioè, del modello di sviluppo fon-dato sui «sacri» principi dell'eco-nomia capitalistica occidentale.Scelta consapevole, freddamentecalcolata e perseguita senza ten-tennamenti: Houphouet-Boigny haspalancato porte e finestre al ca

pitale straniero, garantendo agliinvestitori una situazione politicastabile e immune da sconvolgimentiinterni .

Se infatti si parla, per la Costad'Avorio, di «miracolo economico»,allo stesso titolo e con altrettantasicurezza è legittimo parlare di«miracolo politico» . Il paese è unodei rarissimi esemplari africani chevanta l'assenza di scosse trauma-tiche. Se la permanenza al potere diuna sola persona e di un unico par-tito per vent'anni di seguito è va-lutata come un fatto positivo, eb-bene bisogna dire la Costa d'Avorioha le carte perfettamente in regola .Ciò non toglie, in ogni caso, chesiano mancati i travagli interni, imomenti critici, le lotte intestine. Ela dimostrazione palmare la fornisceproprio lui, Felix Houphouet-Boi-gny, l'unico, del gruppo dirigente divent'anni fa, rimasto saldamente insella. Gli altri sono stati via viaestromessi dal potere, emarginati omessi sotto accusa per sabotaggio,complotto, ecc .

Perché, se Houphouet-Boigny hamutuato dall'Occidente il modelloeconomico, non ha fatto altrettantonon il corrispondente modello po-litico: il pluripartitismo non è il suo

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forte . Il totale controllo del partitounico e, attraverso di esso, dell'ap-parato statale, ha consentito alvecchio leader di disfarsi di tutticoloro che non erano in consonanzacon lui sul modo di condurre gli af-fari dello Stato .Non si potrebbe negare a Houp-

houet-Boigny, senza fargli torto,una sua intima coerenza. Convintoche l'Africa uscirà dal tunnel delsottosviluppo solo muovendosi sullascia dei paesi capitalisti, si è messosu questa strada senza ripensa-menti. L'impetuosa crescita eco-nomica del paese è lì, sottolineano isuoi estimatori, a dargli ampia-mente ragione. Abidjan è messa diproposito, quasi con una sorta dimaligno compiacimento, sotto gliocchi di milioni di africani, specie diquelli che si sono affidati alla sceltamarxista-leninista e sono tuttoraaffondati nel sottosviluppo fino alcollo, per poter dire con orgoglio :«Ecco, guardate che cosa potretediventare anche voi, se solo sareteabbastanza accorti da non lasciarviattrarre da specchietti ideologicibuoni per ingenue e vanitose allo-dole» .

Per molti studenti dell'Universitàdi Abidjan, spesso in agitazione, non

è tutto oro quel che luce . Sì, è vero, idati statistici sono incontestabili, ifatti ci sono : il reddito medio degliivoriani è fra i più alti dell'Africa,Abidjan è un emporio commercialedi prima grandezza, i suoi lussuosialberghi con piscine e campi datennis attirano turisti da tutto ilmondo con le valigie piene di valutapregiata, le compagnie internazio-nali guardano alla Costa d'Avoriocome al paese di Bengodi immet-tendovi di continuo capitali checreano posti di lavoro (la Costad'Avorio importa mano d'opera,specie dal poverissimo Alto Volta) .Tutto questo, e altro ancora, è vero .Ma, ci si chiede, siamo di fronteveramente a uno sviluppo ivoriano,o, piuttosto, a uno sviluppo in Costad'Avorio, a vantaggio soprattuttodell'estero? Se per un motivo qual-siasi, il capitale straniero dovesseritirarsi, che cosa rimarrebbe alpaese?

Assistiamo dunque a una gigan-tesca, mostruosa operazione neo-colonialista? Per il famoso eco-nomista africano Samir Amin, sì,senza ombra di dubbio . Houphouet-Boigny, ovviamente, non è d'ac-cordo, anche se è il primo a rendersiconto che qualche scotto per su

perare il sottosviluppo bisogna purpagarlo. Convinto che secoli di do-minazione non si cancellano con undemagogico colpo di spugna, né conbelle parole e men che meno con glislogan, egli pensa che l'Africa non

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LA TRIBÙ DALLE ORIGINIAL . ..TURISMO

Nella classifica delle innume-revoli difficoltà che tanti paesiafricani incontrano sull'imperviosentiero verso una non ancoraraggiunta coesione nazionale, unposto di rilievo è occupato daltribalismo, tuttora forte in vasteregioni del Continente . Nato comesistema organizzativo, il tribali-smo tradizionale faceva perno sualcune caratteristiche tipiche,che, tra l'altro, comprendevano ilculto degli antenati, il riconosci-mento di un capo con ampi poteri,la proprietà comune della terra .Gli aspetti positivi del tribalismo- uguaglianza, unità, pace -subirono una profonda evoluzio-ne a opera dello schiavismo primae del colonialismo poi, trasfor-mandosi spesso in altrettantiaspetti negativi . Gli schiavisti, chesi rivolgevano ai capi tribù per ri-fornirsi di schiavi, li spingevano,con la prospettiva del guadagno,a muovere guerra alle tribù vicine,per catturare prigionieri e riven-derli poi ai mercanti europei . Leprofonde rivalità e gli odii chequelle guerre provocarono tra lepopolazioni hanno resistito persecoli e le conseguenze nefaste sifanno sentire ancora oggi . I co-lonialisti, a loro volta, strumenta-lizzarono il tribalismo in funzionedel rafforzamento del loro do-minio facendo leva sulle tribù in-clini ad accettare il padronebianco per contrastare quelle piùriottose .

Oggi sono le compagnie turi-stiche ad appropriarsi, per sfrut-tarlo, di ciò che resta di alcunetribù compiacenti e bisognose didenaro. Organizzano per i ricchituristi in cerca di emozioni da«Africa nera e tenebrosa», viagginelle zone dell'interno assicu-randoli che potranno incontrareorde di selvaggi «pericolosi» .Dietro compenso, i «selvaggi» sipresentano ricoperti di piume eabbondantemente dipinti con icolori di guerra, archi e freccealla mano. Fingono poi di abban-donare il loro . . . minaccioso at-teggiamento solo dopo aver ri-cevuto dalla guida turistica per-line colorate (i soldi li riceverannoa parte, di nascosto) . E i turisticreduloni rientrano in albergoconvinti di avere una storia emo-zionante da raccontare al loro ri-torno a casa .

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∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ 1 GIUGNO 1982 ∎ 23

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sia in condizione di farcela da sola asuperare la propria miseria . Ne èconvinto non solo da oggi, ma dasempre, tanto è vero che nel 1960cercò perfino di ritardare l'accessoall'indipendenza temendo di spin-gere il paese verso i guai che, difatto, travagliano ancora molti altristati africani . E ancora adesso operain modo che l'africanizzazione deiquadri dirigenti, specie nei settorieconomici più delicati, che abbi-sognano di esperti ad alto livello,proceda con lentezza e tra millecautele . Lo accusano, per questo, diessere un'«uomo dei bianchi» .

Lui lascia correre, non fa, come sidice, una piega . Ma i conti, quelliveri, prima o poi bisogna farli . Eallora i guasti di uno sviluppo tu-multuoso, dell'imitazione di modelliche inglobano tentazioni materia-lizzanti, la costruzione di una so-cietà senz'anima, vengono prepo-tentemente alla luce del cocente soleafricano. Così ci si accorge che inCosta d'Avorio la ricchezza si ac-cresce nelle mani di pochi, nellecampagne ristagna la povertà, nonc'è stata una reale avanzata sociale,l'urbanizzazione selvaggia ha creatotroppi sradicamenti, ha favorito ildiffondersi della delinquenza, haimpresso un ritmo sfrenato allacorsa al denaro, ha affievolito oinaridito molte sorgenti dell'au-tentica cultura africana .

I vescovi della Costa d'Avoriohanno più volte denunciato questostato di cose. E nel suo viaggio adAbidjan, nel 1980, Giovanni Paolo

II ha raccolto tutta la pastoralepreoccupazione dell'Episcopato .Riferendosi alle grandi città «doveconvergono un numero considerevole di nuovi venuti dalla campagnae anche immigrati da paesi vicini», ilPapa si chiese: «Come rendere laChiesa ben presente in questiquartieri e in questi ambienti? Cisono dei poveri di ogni sorta, deglisradicati, dei piccoli ai quali noidobbiamo una presenza e una sollecitudine particolari» . Ma c'è ancheuna classe dirigente che ha bisognodi riflettere cristianamente suiproblemi del paese, al livello dellaloro cultura e della loro responsa-bilità per realizzare uno sviluppo

più armonioso del paese. E ha sog-giunto: «Perché c'è una giustiziasociale da promuovere di fronte aprivilegi di fortuna e di potere, aineguaglianze troppo forti, a ten-tazioni di arricchimenti eccessivi,talvolta alla corruzione» .

Amici diDon BoscosenzaBollettinoSalesiano?

Eppure. . .. ..eppure il BS è 11 donocordiale che Don Bosco dallontano 1877 Invia al suoiamici .

È la rivista della FamigliaSalesiana: Informa sul la-voro che I figli di Don Boscosvolgono tra I giovani e nellemissioni .

• Lei non riceve il BS? Èinteressato ai suol con-tenuti? Lo richieda.

• Conosce persone spi-ritualmente vicine a DonBosco, che gradirebberoriceverlo? Lo richieda .Scriva chiedendo per sé,

per altri, l'omaggio del Bol-lettino Salesiano .Comunichi gli indirizzi

chiari e completi a :

UFFICIOPROPAGANDA SALESIANACASELLA POSTALE 909200163 ROMA-AURELIO

E c'è il problema dei giovani, unamoltitudine, che debbono esserepreparati a lavorare per una societàcostruita sulla verità, la giustizia, lapace, a salvaguardare i valori dellacultura africana, a operare in difesadella persona umana . GiovanniPaolo II ha anche lanciato un ap-pello rivolto alla gioventù ivoriana,ma estensibile a tutto il Continente :«Il cantiere è immenso e entusia-smante per dei giovani che si sen-tono traboccanti di vita» .

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I primi vi giunsero nel 1973 ederano salesiani francesi .

Iniziarono affiancandosi ai sa-cerdoti del posto nella formazionedei giovani catechisti di Korhogo .L'arrivo dei Salesiani dell'Ispet-toria spagnola di Barcellona inCosta d'Avorio nel 1981 ha apertonuove prospettive. Intanto un'o-pera è stata fondata a Duekouè ese ne prepara un'altra mentresono giunte anche le Figlie diMaria Ausiliatrice . ---------------------------------------------------------

COSTA D'AVORIO - Indipendente dal 1960 . Superficie : 322 mila Kmq (pocopiù dell'Italia) . Popolazione : 6 milioni e 700 mila . Capitale : Abidjan (1 mi-lione e 300 mila abitanti) . Religioni : prevalentemente animisti, i musulmanisono 1 milione e 160 mila, i cattolici 542 .831, protestanti 200 mila .

a

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MASS MEDIA PER L'EDUCAZIONEDimmi che cosa leggi

L'inizio delle ferie estive ci dà probabilmente più tempo per leg-gere. Perché non approfittarne? È l'invito di Domenico Volpi in questa sua approfondita riflessione

.

Vita difficile per i libri, un'e-poca di costi crescenti, diprigrizia intellettuale, di

diffusione esasperata dell'ascoltotelevisivo che mangia il tempo ditutte le altre occupazioni . L'editoriamondiale è in crisi, e questa si av-verte soprattutto nei Paesi eco-nomicamente più deboli e in quellimeno abituati all'uso quotidianodella parola stampata .

Le inchieste confermano la di-minuzione del numero dei lettori edei libri letti, in particolare nel-l'Europa Occidentale e nel Nor-damerica, mentre con l'alfabetiz-zazione diffusa e con l'idea dell'e-ducazione permanente dovrebbeavvenire il contrario .

Quello che impressiona di più è ilpeggioramento continuo dei dati .Nel lontano 1967, prendevano inmano un libro per leggerlo almenotre volte la settimana il 45% deiBritannici e degli Olandesi, il 42%dei Francesi, il 34% dei TedeschiOccidentali, il 21% 'degli Italiani, il20% dei Belgi. Nel 1973, un rile-vamento dei prestiti effettuati dallebiblioteche pubbliche indicava chein Finlandia si prestavano in mediaogni anno 7,6 libri per abitante, 5,25in Olanda, 3,8 in Cecoslovacchia, 1,8in Romania, 5,3 in Ungheria. Per lostesso anno, uno studio francesedava queste percentuali di personeche non leggono libri (all'infuori deitesti scolastici): 53% in Francia, 40%in Italia, 39,4% in Ungheria . Maalcune ricerche Gallup in Americamostrano che negli ultimi vent'anniil numero dei lettori è dimezzato

. Il libro «tiene» bene in Paesi dell'Est,e si sviluppa nei Paesi emergenti,soprattutto nel suo aspetto stru-mentale-scolastico nell'urgenzadella scolarizzazione .

Caso emblematico è l'Italia :unica nazione europea ad averadottato l'esperienza americanadella TV multicanale, è al primoposto nel continente, già da moltianni, nella lettura dei rotocalchi(ove prevale l'immagine) ed è agliultimi posti per la lettura dei quo-tidiani (solo il 12%) e dei libri, larete di biblioteche pubbliche è inprogresso ma è ancora debole inconfronto alle altre nazione .

I maggiori utenti delle biblio-teche pubbliche in tutta l'Europasono i ragazzi. Spesso però questafrequentazione è puramente stru-mentale: si va a fare una ricerca, atrovare materiale per un lavoroscolastico, assai minore è la richiestadi narrativa, dei libri che si leggonoper ampliare gli orizzonti e vivere legrandi esperienze umane .

Finita la scuola, l'interesse per illibro decade . Pertanto sembranovalide le accuse all'apparato sco-lastico di insegnare a leggere, manon di dare il gusto nel leggere e ilbisogno di leggere .. Un'accusa cheriguarda i risultati globali, perché làdove insegnanti e genitori colla-borano con metodi giusti e finichiari, i ragazzi dimostrano di po-tere staccarsi dal fascino delloschermo e di acquisire l'amore per illibro .

Che cosa occorre dunque per ri-salire la situazione?

Anzitutto, la convinzione che sitratta di una battaglia importante,per la quale vale la pena di impe-gnarsi a fondo. In confronto ai me-dia elettronici, invadenti e passi-vizzanti, il libro è uno strumentoculturale e personalizzato, che ali-menta la fantasia e aiuta la for-mazione dei giudizi . È lo spaziodella libertà dello spirito . È il luogoove soprattutto i giovani incontranoe vivono interiormente - attraverso ipersonaggi - le grandi esperienzeumane dell'amore e del dolore, del-l'amicizia e della morte, della gioia edella violenza, indispensabili allacrescita. E una banca d'informazionie una centrale di messaggi di ca-rattere morale, politico, religioso,filosofico ecc . Inoltre, la complessitàdel processo intellettuale richiestoper la sua comprensione (analisi,sintesi, interpretazione dei dati . . .)educa il soggetto a intendere laproblematicità dell'esperienza e lasua risoluzione in termini razionali .Chi non legge ha un pensiero su-perficiale, una scarsa conoscenza,un'esperienza immatura, una scarsaautonomia di giudizio .

Accanto alla convinzione che illibro è necessario occorre metterel'altra che la lettura non è, comemolti credono, un'attività spon-tanea dell'uomo ma è un innestoculturale . Come tutti gli innesti puòattecchire, se riceve molte cure, opuò fallire, soprattutto se è trascu-rato. Sempre più ci si accorge chetra il lettore (e ancor più se ragazzo)e il libro occorrono dei mediatoriche provochino, seguano e facilitinole occasioni e le motivazioni di let-tura .

Mediatori dell'incontro ragazzo-libro devono essere i genitori, gliinsegnanti, i catechisti e tutti queinuovi operatori della cultura che siusa chiamare generalmente col no-me di animatori socioculturali (bi-bliotecari, responsabili di gruppigiovanili, dirigenti di soggiorni divacanza ecc .) .

Sugli scopi e sui metodi dell'a-nimazione culturale e sul delinearsidella nuova professione dell'ani-matore, il dibattito è molto vivacein tutto il mondo . L'esperienzafrancese si basa sulle «Maison de laCulture» sorte ovunque nel dopo-guerra e finanziate con denaro'pubblico: hanno come caratteristi-che il criterio che non si deve tra-smettere cultura ma animare perchéciascuno si costruisca la propriacultura (personalizzazione e de-mocratizzazione) e l'uso di tecnicheappropriate che, oltre al libro, pre-vedono l'intervento di esperti, unostile di discussione aperta, dispo

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nibilità dei vari sussidi audiovisivi ecapacità critica su tutti i mezzid'informazione.

L'esperienza belga allarga quellafrancese collocandola nel concetto dieducazione permanente . Per cui,nella visione di Edourd Limbos di-rettore del «Centre de formationd'animateurs» : «Una madre di fa-miglia è per i suoi figli un'anima-trice socioculturale, un insegnanteanima la propria classe, un dirigentedi movimento della gioventù o l'i-struttore di un centro di vacanzeesplicano ugualmente un'azione diquesto tipo nei riguardi dei giovani .L'assistente sociale, il tecnico spe-cializzato in un paese in via di svi-luppo, il giornalista, i responsabilidelle comunità sono tutti animatorisocioculturali permanenti od oc-casionali, professionali o volontari» .Ma il Limbos precisa che gli ani-matori devono soprattutto stimo-lare l'espressione e la creatività deisingoli membri favorendo l'impegnopersonale, la partecipazione, l'a-desione agli obiettivi scelti libe-ramente, l'adattamento di ciascunoe il rispetto degli altri .

L'esperienza italiana parte dal-l'allargamento del concetto di edu-

cazione popolare a quello di edu-cazione degli adulti, con un adat-tamento e un allargamento dell'i-struzione in età post-scolastica, unallargamento degli orizzonti cul-turali, un aggiornamento dellapreparazione professionale: ideealtrettanto chiare e centri operativiefficaci esistono in misura assaiminore per quanto riguarda i ra-gazzi .

26 • BOLLETTINO SALESIANO •1 GIUGNO 1982

In sostanza si oscilla fra una vi-sione francese basata molto sullapadronanza delle tecniche dellapsicologia di gruppo e dell'uso dimolteplici strumenti oltre il libro, euna visione italiana ancora troppolegata al mondo della scuola ma piùincline a considerare l'aspetto edu-cativo. Animazione è educazione,soprattutto per quanto riguarda iragazzi, ma questo non vuol diredare odore di scuola e sistematicitàdi programma scolastico alle atti-vità di animazione, perché signifi-cherebbe ucciderne la libertà e laspontaneità .

I bibliotecari, reclutati e formatispesso secondo vecchi schemi eprogrammi (molta biblioteconomiae letteratura, poca psicologia, so-ciologia e padagogia), si trovano ad

avere un ruolo completamente tra-sformato . Essi devono essere semprepiù degli «esperti dei media», deglispecialisti della comunicazione,piuttosto che degli esperti e deiconsiglieri del libro . E devono capireche, mentre una volta il loro com-pito era soprattutto quello di ac-cogliere e soddisfare la domanda dilibri, oggi è quello di provocarequesta domanda che, senza il me-diatore, non nascerebbe .

A parte le grandi biblioteche diconservazione, le biblioteche pub-bliche si propongono sempre di piùcome i luoghi dove la gente incontrail libro e il libro incontra la vitaperché continuamente il bibliote-cario getta ponti fra il mondo dellastampa e la televisione, il fumetto,la musica, il cinema, lo studio e illavoro, i problemi concreti dellagente; fa apparire il libro comepunto costante di riferimento e diverifica per ogni settore, in una«ginnastica culturale» molto pro-duttiva e valida se svolta a serviziodelle persone, pericolosissima se aservizio di qualche ideologia . Non acaso nei Paesi liberi, i marxistihanno programmato dapprima laconquista delle cattedre di storia efilosofia nelle scuole superiori, poiquella di posizione-chiave nei mass-media, e ora dei ruoli di bibliote-cario e di animatore culturale .

In Italia, autori ed operatoriculturali di ispirazione cristianahanno formato un'associazione, ilGruppo di Servizio per la Lettera-tura Giovanile, con lo scopo di in-tervenire nelle scuole e nelle co-munità per far riscoprire ai ragazzi ivalori della lettura e del libro, perinformare gli insegnanti e per sen-sibilizzare i genitori ; molte case sa-lesiane e delle FMA (Legnago, Ve-rona, S . Zeno, Este, Bardolino, Ca-stello di Godego, Soverato, Torino,Lugano ...) hanno sperimentato po-sitivamente tale intervento .

E dovere dei cristiani impegnarsi,a servizio della gente, in questenuove professioni e nella gestionedelle biblioteche e dei centri cul-turali di vario tipo .

Le scuole cattoliche, gli istituti,gli oratori dovrebbero divenire an-ch'essi luoghi di animazione cul-turale (e non solo sportiva). Pernodi questa dovrebbe essere una bi-blioteca, adeguata all'età interes-sante, agile, moderna, vivificatadagli animatori perché non resti unsemplice depòsito librario .

Sul ruolo della famiglia e dellascuola, molto ci sarebbe ancora dadire. Infatti, riprenderemo il di-scorso .

Domenico Volpi .

EDITORI SALESIANI NEL MONDOARGENTINA Editorial Salesiana Don Bosco Buenos AiresBELGIO Centro «Gioventù oggi» (audiovisivi) Groot BijgaardenBOLIVIA Editorial Don Bosco La PazBRASILE Centro Salesiano de Videocassettes Belo HorizonteBRASILE Centro Gaucho de Audiovisuais Porto AlegreBRASILE Editorial Don Bosco Sào PauloCILE Editorial Salesiana SantiagoCOLOMBIA Libreria Editrice . Centro Audiovisivi BogotàECUADOR Editoria) Don Bosco CuencaECUADOR Ed. Instituto Sup . Salesiano QuitoEL SALVADOR Editorial Salesiana San SalvadorFILIPPINE Salesiana Publishers Manila . MakatiGERMANIA Don Bosco Verlag MuenchenGIAPPONE Don Bosco Sha TokioGUATEMALA Ediciones Salesianas GuatemalaHONG KONG Salesian Catechetical Centre HongkongINDIA S .I .G .A. (Citadel) MadrasINDIA Don Bosco Technical School ShiliongINDIA Ediz . Salesiana Centro Catechistico CalcuttaITALIA Libreria Salesiana Editrice RomaITALIA LAS. Università Salesiana RomaITALIA LDC. Libreria Dottrina Cristiana Leumann (TO)ITALIA SEI . Soc . Editrice Internazionale TorinoJUGOSLAVIA Ed. Centro Catechistico ZagabriaMESSICO «Prosamex» Editoria Salesiana GuadalajaraMESSICO Libreria Don Bosco SA MexicoOLANDA Bureau Gezinskatechese AmsterdamPARAGUAY Editorial Don Bosco AsunciónPARAGUAY Inst . Audiovisual «DB Film» AsunciónPERU Editorial Salesiana LimaPORTOGALLO Ediciones Salesianas PortoSPAGNA Ediciones Don Bosco BarcelonaSPAGNA Ediciones CCS MadridSTATI UNITI DB Multimedia . Salesiana Publishers New Rochelle (NY)TAIWAN Salesiana Publishers TainanURUGUAY CS de Medios de Comunicacion MontevideoURUGUAY Editoria) Don Bosco MontevideoVENEZUELA Libreria Editorial Salesiana SA Caracas

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FMA / CORSI PROFESSIONALIA scuola di mass media e turismo

Il Centro Italiano Opere Femminili Salesiane (CIOFS) ha orga-nizzato corsi-pilota per giovani donne

. Una presenza di frontiera aperta a promettenti sviluppi. Ne sono stati organizzati a Napoli,Taranto, Roma.

N

ella Chiesa, si sa, esistononumerose congregazioni eordini femminili . Eppure in

questa varietà caleidoscopica nonsono molte le suore che si dedicanoin Italia ad attività educativo-pa-storali del tipo che abbiamo visto .

Si tratta di corsi professionali -organizzati dalle Figlie di MariaAusiliatrice tramite il Centro Ita-liano Opere Femminili Salesiane(CIOFS) - destinate a ragazze di-soccupate dai 18 ai 25 anni. Grazieai finanziamenti del Fondo SocialeEuropeo e alla sensibilità di alcuneamministrazioni regionali è statopossibile così dare fiducia e speranzanel loro futuro a centinaia di ra-gazze in prevalenza meridionali maprovenienti anche dal Veneto, dalPiemonte e dalla Lombardia .

A Roma ne sono stati organizzatidue .

Là dove si ha più viva la sensa-zione che anche il grande raccordoanulare incomincia a stare strettoalla Capitale e dove non molti annifa era possibile godere un pezzo displendida campagna romana, qui,pulsa ancora il cuore di Don Bosco edella sua Famiglia . Siamo al Nuovo

Salario, oltre Monte Sacro e il Tu-fello estrema periferia della Romaormai passata. Qui in un quartieretra il residenziale e il popolare for-mato di giovani famiglie con mol-tissimi giovani è sorta una cittadellasalesiana.Ha incominciato l'Università

Pontificia Salesiana - l'Ateneocome si dice da queste parti - allaquale si è aggiunta la Casa gene-ralizia delle FMA ; attorno a questedue opere si sono sviluppate unaserie di iniziative sociali non indif-ferenti .Parrocchia ed oratorio 'con at-

tività collaterali da parte dei Sa-lesiani; oratorio, centro giovanile,asilo, scuole professionali ed altroancora da parte delle FMA .

Qui, al numero 81 di via dell'A-teneo Salesiano il CIOFS ha or-ganizzato un corso per «operatricidella comunicazione sociale» . Ne èresponsabile suor Elvira Arcenas,una immancabilmente sorridentefilippina da anni ormai in Italia .

- Cosa pensate di fare conquesto corso, domando sincera-mente curioso?

«L'obiettivo - precisa la suoracon la compiacenza della presidentenazionale del CIOFS suor VeraVorlova - è quello di formare gio-vani donne capaci di una presenzaattiva nel campo della comunica-zione sociale con particolare atten-zione all'uso dei mass media comeattività integrativa nella scuola,nell'associazionismo culturale ter-ritoriale, nell'ambito della radio-televisione, del cinema e del gior-nalismo» .

«Il corso - prosegue ancora lasuora - si svolge in sei mesi e con-sta di 3 fasi residenziali con dueperiodi di tirocinio pratico . La pri-ma fase è dedicata alla comunica-zione audiovisiva con attenzione almontaggio, alla pubblicità e ai fu-metti. Seguono la seconda e la terzafase dedicate rispettivamente al ci-nema, alla televisione, alla radio, algiornalismo» .

Le suore hanno instaurato con leragazze del corso - una trentina -un rapporto molto familiare che asuor Elvira sembra ovvio e naturalema che certamente è il risultato diuna presenza - fianco a fianco -fatta di amore e attenzione .

Le partecipanti al corso hannotutte già un diploma di scuola me-dia superiore e provengono da di-verse regioni .- Come pensate di utilizzare il

corso?«Mi piacerebbe tanto - risponde

una tranquilla e occhialuta ragazzaveneta - mettere in pratica questecose nel campo del giornale oppurein una radio dato che ho già fattoanche una piccola esperienza al miopaese . . . »

«Mi piacerebbe utilizzarlo nellascuola e nell'insegnamento», è larisposta di una giovane piemontese .Alcune FMA asiatiche e latinoa-mericane partecipano al corso :fanno le uditrici .

- Che effetto fa, chiediamo alleragazze, avere delle suore comecolleghe?

«Diciamo - risponde per tutteuna ragazza di Varese - positivoperché abbiamo la possibilità discambiarci opinioni ed esperienzadiverse e poi parliamo anche deitanti nostri problemi umani» .

Al corso si lavora suddivisi pergruppi. Eccone uno che sta elabo-rando un programma radiofonico .

- Come lo preparate questoprogramma?

«Adesso andiamo per tappe -risponde una maestrina di Mestre- in forma organizzata e con me-

- BOLLETTINO SALESIANO • 1 GIUGNO 1982 • 27

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todo . Abbiamo cercato l'idea e fis-sato gli obiettivi e quindi la scalettacon i diversi temi che dobbiamopresentare al pubblico. Adesso cisiamo messe a lavorare sulle strut-ture concrete che deve avere il pro-gramma» .

- Lei viene dalla Spagna?«No, dal Perù . Qui il mezzo di

comunicazione più diffuso è la radioe le superiore mi hanno chiesto dianimare questo settore e così mipreparo» .- E Lei?

«Sono argentina e missionaria inThailandia. Qui i massmedia sonointeramente in mano al governo,tuttavia è possibile nella scuola fareun'educazione al corretto uso» .

Al corso insegnano fior di pro-fessionisti . Come si fa a dir di no?essi dicono . Già. . . il segreto di questariuscita?«Noi vogliamo aiutare queste

ragazze, in massima parte inse-gnanti, a introdurre l'insegnamentodei massmedia nella scuola . Siamosempre più consapevoli che sin dallascuola materna l'immagine ha i suoieffetti .

Intanto - conclude suor Elvira- cerco di consegnare a queste ra-gazze una metodologia che le aiutinon soltanto ad autoformarsi maanche a saper organizzare il lorolavoro valendosi di tutte le risorseche la cultura offre per essere quindia loro volta esse stesse animatrici .Cerco insomma, di donare loroquanto possesso .

Altro corso è quello per operatricituristiche. Per realizzarlo il CIOFS- a corto ormai di locali - non haesitato ad affittare un istituto disuore passioniste .

Si tratta, anche questo, di un

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progetto di intervento del FondoSociale Europeo relativo alla qua-lifica di 30 ragazze disoccupateprovenienti da alcune regioni d'I-talia e precisamente dalla Lombar-dia, dalla Sardegna, dalla Calabria,dalla Campania e dalla Puglia. Laqualifica viene poi conseguita inseguito alla legge 845 del 1968 abi-litandole ad esercitare questo tipo diprofessione . Il progetto è realizzatoa Roma proprio perché interregio-nale e di livello nazionale . La stessascelta degli insegnanti rispecchiaciò. È il caso dei professori Continioe Carone, dell'Università Bocconi diMilano, rispettivamente docenti dimarketing turistico e di economiaturistica.

Quali sono le altre materie di in-segnamento?

C'è innanzitutto lo studio dellelingue inglese e francese parlate ed a

tal proposito è stato impiantato unottimo laboratorio linguistico, c'èancora la storia dell'arte, la tecnicadi agenzia e così via .

Lo svolgimento del corso è mo-dulare; ad ogni modulo corrispon-dono alcuni sottobiettivi . L'obiet-tivo finale è il raggiungimento dellaqualifica . Uno dei tre moduli pre-vede il trasferimento delle corsistein Inghilterra per un tirocinio tec-nico presso agenzie turistiche e

commerciali alcune delle quali sisono già dette disposte a fare as-sunzioni .

Direttore di questo corso è ilprofessor Luigi Grisone, milanese,exallievo salesiano ed esperto delsettore.- Come le sembra la presenza

delle Figlie di Maria Ausiliatrice inmezzo a queste ragazze?

«Io devo dire che è una presenza

che motiva la stessa scelta dellaformazione professionale da partedelle suore. L'impegno e la qualitàdella proposta formativa del CIOFSemerge proprio in questi momenti diformazione professionale specifica .Si mira infatti a formare delle per-sone che sappiano fare bene il loromestiere e vivere in certo deter-minato modo .

Ecco perché la scelta degli inse-gnanti e dei libri di testo è un mo-mento significativo della nostrastrategia. L'obiettivo formativo è didare una qualifica che faccia cre-scere professionalmente e dal di«dentro» . Diversamente non simotiverebbe la presenza di FMAche hanno fatto della loro vita unarisposta vocazionale» .- E le ragazze come hanno re-

cepito questa esperienza?«Diciamo che all'inizio non è

stato facile trovare un ritmo co-mune. Le partecipanti al corso perquanto selezionate siano state, sonoeterogenee. È qui che tuttavia lametodologia proposta dal CIOFS harivelato la sua efficacia dando unarisposta a tutti e ad ognuno deiproblemi » .

Tra queste signorine che fraqualche mese, chissà, incontreremosorridenti in agenzia o in pulmann oal museo c'è molta serenità . Simuovono come se fossero bambined'asilo : pregano e cantano consemplicità proprio come vuole suorRaffaella venuta da Reggio nonsoltanto per fare il corso ma peressere sorella tra sorelle . Che sianata una nuova frontiera?

Giuseppe Costa(Foto servizio di Fulgenzio Ceccon)

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COOPERATORI PROTAGONISTI

COOPERATORI PROTAGONISTI

«Papà Ildebrando», l'amico dei lebbrosi

L

'ho incontrato la prima voltaa Bombay. Era approdato dauno dei suoi interminabili

viaggi attraverso il mondo per por-tare un generoso aiuto a padreMaschio e a padre Alessi, due me-ravigliosi missionari salesiani chededicano tutte le loro energie aservizio dei poveri: vecchi, donne,bambini, lebbrosi che da ogni angolodella città giungono alla loro resi-denza per ricevere una modestarupia (poco più di 100 lire) che dàloro la possibilità di procurarsi unpiatto di riso, unico pasto dellagiornata, per non morire di fame . . .Tarchiato, con una gran bella

barba bianca, una croce di legno sulpetto, due grandi occhi luminosi,Ildebrando Crespi, più noto come«l'amico dei lebbrosi», ha percorsotutti i continenti per distribuirequegli aiuti che così generosamenteamici e benefattori gli offrono per-ché possa soccorrere i lebbrosi, ireietti dell'umanità .

Rappresentano i fratelli più sof-ferenti ed emarginati, - dice - eperciò i figli prediletti di Dio, i fra-telli più cari a Cristo che vive inciascuno di loro. Le nostre prefe-renze, se vogliamo essere veramentecristiani, devono essere per loro.La sua fondazione «I miei amici

lebbrosi», conosciuta in Italia e al-l'estero, ha appunto lo scopo diraccogliere fondi e aiuti per loro .Una attività che gli ha valso i piùalti riconoscimenti, tra cui il premiointernazionale «Notte di Natale1981», recentemente consegnatogliin Olanda .

Un incidenteprovvidenziale

Da trentasette anni è felicementesposato con «mamma Amelia», checondivide in tutto le scelte del ma-rito. Hanno tre figlie che parteci-pano anch'esse all'apostolato deigenitori, sostituendo il padre, cheper sei mesi all'anno è in giro per ilmondo, ovunque è richiesto il suoaiuto .30 ∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎1 GIUGNO 1982

- Quando le è venuta questavocazione? gli chiedo .- Ventitrè anni fa, grazie a un

incidente automobilistico nel qualeavrei dovuto lasciarci la pelle. Tor-navo da una gita-pellegrinaggio allaMadonna di Fatima, quando, forseper un colpo di sonno, l'auto, cheviaggiava ad alta velocità, sbandò esi rovesciò ribaltando più voltesull'asfalto. Ne uscii miracolosa-mente incolume, con la percezionefisica che le braccia della Madonnami avevano protetto, strappato auna morte sicura .

- E da quel momento ha pen-sato di occuparsi dei lebbrosi?- Decisi che dovevo fare qual-

cosa per ringraziare la Madre ce-leste, del dono di una seconda vita!Poco a poco cominciò a maturare inme l'idea che diventerà poi lo scopodella mia vita: aiutare i più poveritra i poveri .

Un viaggio alla missione di Che-rukunnu nel Kerala (India), mi misea contatto con i malati di lebbra,curati con tanto amore da padreCaironi. Fu una esperienza trau-matizzante, spaventosa! Quei visisfigurati, quelle mani senza dita,quelle braccia senza mani mi scon-volsero ; non riuscii a resistere edovetti tornare a casa.

Qualche mese dopo l'eroico mis-sionario moriva, lasciandomi ineredità il suo crocifisso, questo cheporto, e i suoi lebbrosi . . .

- Così decise di ripartire?- Lasciai il comodo impiego alla

Previdenza Sociale e vincendo laripugnanza cominciai a occuparmidei lebbrosi, accostandomi a lorocon il sorriso sulle labbra : toccarli,medicarli, fasciare le loro piaghe,aiutarli nei più umili servizi, quandoil terribile morbo toglie loro l'au-tosufficienza; è il primo segno diamore che essi chiedono a chi si oc-cupa di loro.

Diplomato in leprologia- Ha fatto degli studi per poter

curare questa terribile malattia?- Sì, per comprenderli meglio e

soprattutto per aiutarli a vincerequesto flagello, ho frequentato uncorso di specializzazione diploman-domi in leprologia, presso il leb-brosario di Fontilles, ad Alicante, inSpagna .La lebbra, con la scoperta del

bacillo di Hansen, lo scienziatonorvegese che per primo lo isolò nel1871, oggi può essere debellata,particolarmente se aggredita allostato di incubazione, cioè prima cheabbia iniziato la fase devastatricedei tessuti .- Come mai in tanti paesi, come

l'India, i casi anziché regredirevanno aumentando?- La causa principale è la man-

canza di personale specializzato .Prendiamo ad esempio Bombay, lametropoli dove mi reco ogni anno eche aiuto di più. Secondo un notoleprologo indiano, è «la capitaledella lebbra» . Ufficialmente sono

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schedati 80.000 lebbrosi, una per-centuale doppia di quella registratain qualsiasi altro paese. Per curarlioccorrerebbero non meno di 200ausiliari sanitari, mentre ce ne sonoappena una cinquantina .Inoltre per curare questo morbo

non è sufficiente il «sulfone» e glialtri derivati ; sono necessarie altredue condizioni : pulizia della personae dell'ambiente in cui vive e nutri-mento sano e abbondante . Duerealtà impossibili per migliaia dilebbrosi che vivono sui marciapiedidi questa mostruosa città, man-giando un piatto di riso o racco-gliendo rifiuti gettati per loro sullastrada, dai ristoranti o dalla servitùdei grandi palazzi .- È questa visione tragica che

l'ha decisa a consacrarsi totalmenteal loro servizio?- Sì; sento che non potrei fare

altro nella mia vita . I venti milionidi lebbrosi di tutto il mondo sonodiventati la mia grande famiglia . Adessi dedico tutto il mio tempo, tuttele mie energie e quelle di tanti amiciche credono nell'amore e mi aiutanocon grande generosità .

Fare oggi subito qualcosa- Non ritiene assurdo impe-

gnarsi da solo in una battagliaperduta in partenza? Non sarà lei asconfiggere la lebbra . Ci ha provatoanche Raoul Follereau, senza riu-scirci. Occorre cambiare le strut-ture, unire le forze per combattereinsieme sul piano economico-poli-tico. Solo così sarà possibile debel-lare la fame e la lebbra nel mondo!- Non sono un politicante ; non

ho mai partecipato a cortei, assem-blee, convegni dove si fanno accu-rate analisi e si presentano soluzionimiracolistiche per mutare il corsodella storia! Non ne ho il tempo, nécredo ai parolai di professione chehanno tutte le soluzioni in saccoccia,pronte per risolvere i mali delmondo .Ho una sola preoccupazione :

chinarmi sul fratello che soffre,dargli oggi, subito un aiuto perchénon muoia di fame. Milioni dibambini, di vecchi, di lebbrosi nonpossono più attendere . Lo so ; è unagoccia in un mare di sofferenze, dimiserie, di necessità, ma anche ilmare è fatto di tante gocce e io de-sidero dare il mio piccolo contributoper aiutare qualche figlio di Dio asoffrire meno, a vivere da uomo, anon lasciarsi vincere dalla dispe-razione .- Allora non crede agli appelli

per il «Terzo Mondo», ai digiuni di

Pannella, alle marce di coloro checontestano il nostro mondo bor-ghese?- Credo che per risolvere i

grandi problemi bisogna cominciareda noi, battendosi il petto, lottarecontro il nostro stesso egoismo . So-no persuaso che nessuna rivoluzio-ne, nessun partito o fazione chemobiliti l'odio e la violenza, rossa onera non importa, riuscirà mai avincere la battaglia contro la fame eil dolore.

L'amore, solo l'amore disinteres-sato, generoso, potrà realizzare unmondo migliore, dove gli uomini sisentano fratelli, figli di un unicoPadre!

Operare con fedee amore- Lei crede veramente in Dio?- Ho sempre creduto, fin da

piccolo, ma era una fede superfi-ciale, esteriore, appiccicata a qual-che pratica religiosa, fatta per abi-tudine, forse anche per timore . .. Mada quando ho cominciato a incon-trare Dio sui sentieri del mondo,non ho avuto più dubbi.- Ma dove lo incontra questo

Dio?- Nei fratelli che hanno fame,

nudi, ammalati, torturati, emar-ginati, handicappati, lebbrosi? Diovive in noi, accanto a noi, sotto levesti di coloro che incontriamo ognigiorno. «La Parola si è fatta uomo,dice San Giovanni, e ha posto la suadimora in mezzo a noi» .- Chi è Cristo per lei?- Cristo è nel neonato che

chiede di nascere, nel mendicanteche bussa alla porte della tua casa,nel povero vecchio che trema difreddo nella soffitta accanto a te ;Cristo è il prigioniero politico cheviene torturato in tante galere delmondo, nel malato di cancro chesale, ora dopo ora, il suo calvario,Cristo è uno dei centomila chemuoiono ogni giorno di - fame, èognuno dei venti milioni di lebbrosiche chiedono un po' di aiuto e diamore. . .- Così lei si ritiene un buon

cristiano?- Sono un cristiano come tanti

altri; ho fatto solo quello che co-scienza mi suggeriva. Niente di ec-cezionale, di straordinario, un fac-chino di Dio, meglio «un servo inu-tile», come lo definisce il Maestro,che cerca di fare qualcosa per i suoifratelli più dimenticati, nello sforzodi avvicinarsi un po' a Colui che «è

venuto a servire, non a essere ser-vito» .

Vagabondo per amore- Cosa ha potuto realizzare in

ventitrè anni di intenso lavoro?- Oltre agli aiuti immediati ai

missionari che operano diretta-mente tra i poveri, mi sono preoc-cupato di creare strutture stabili perla cura e prevenzione dei lebbrosi :ospedali, dispensari, centri di cura edi riabilitazione. Molti di questimalati hanno bisogno di interventichirurgici, operazioni di plastica,cure per la riabilitazione degli arti,aiutandoli a ritornare autosuffi-cienti per potersi nuovamente in-serire nella società .- Quale è il paese che aiuta di

più?- L'India, dove la lebbra è più

diffusa, tenendo anche conto delnumero degli abitanti, quasi 700milioni! A Cochin, nel Kerala, ab-biamo iniziato un ospedale-ambu-latorio per raccogliere i lebbrosi disei villaggi . Siamo in una zona dovela maggior parte vive sotto il livellodella fame. Il 30% della popolazioneha un reddito annuo che non arrivaalle 30 .000 lire!

Altro grosso impegno è aprire unospedale a Bandra, un sobborgo diBombay, dove su una striscia diterreno di 5 km per 3 sorge un ag-glomerato nel quale 250 .000 personevivono in catapecchie senza acqua,senza luce, senza servizi igienici . Misono poi impegnato ad aiutare pa-dre Maschio e padre Alessi a rea-lizzare un grande villaggio perospitarvi i lebbrosi che ora vivono emuoiono sui marciapiedi dellestrade . . .- E in altri paesi?- Mi sono recato a portare aiuto

un po' dappertutto: nel Madaga-scar, in Brasile, in Etiopia, Corea,Capo Verde, Vietnam, Tanzania,Kenya, nel Camerun . .. Unico di-spiacere non poter fare di più, perdonare a tutti i lebbrosi quell'aiutoe quell'amore di cui hanno necessitàe diritto .- Qualche soddisfazione in

questa sua vita di instancabile gi-ramondo?- Sì, moltissime! Ma più che il

grazie di autorità civili e religiose,quello che mi reca più gioia è in-ginocchiarmi accanto a un fratellolebbroso, stringergli la mano, ac-carezzarlo, dirgli che gli voglio ve-ramente tanto bene . ..

Antonio M. Alessi

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RESTAURAZIONECHIESA E SOCIETÀ

LIBRERIA

* COSIMO SEMERARORestaurazione Chiesa eSocietà, LAS, Roma 1982,pp. 503, L . 30.000

La editrice universitariasalesiana ha pubblicatoun volume di sicuro in-teresse per gli studiosi egli appassionati di storia .

1 ., Si tratta di uno studio delprofessor Cosimo Se-meraro sul cosiddettoperiodo della «Restau-razione» seguito al con-gresso di Vienna in al-cune provincie dello Sta-to Pontificio . Ne parliamoin questa rubrica non perfarne una presentazione

- per la qualità e l'unicità della ricerca sarebbe fuoriluogo - ma per segnalare lo sforzo di ricerca dell'U-niversità salesiana e dei suoi professori che l'editricecerca di tradurre in volumi tipograficamente anchepregevoli come in questo caso .

* AA.VV .Segni e parabole, Elle Di Ci,1982, pp. 223, L . 9.500

Anche la ElleDiCi tradizio-nalmente impegnata in pub-blicazioni per il grande pub-blico non manca di tanto intanto di presentarci pubbli-cazioni che esigono unanotevole iniziazione da partedel lettore . È il caso di questovolume che studia fra l'altro iracconti evangelici dei mi-racoli operati da Gesù e delleparabole raccontate da luicon il metodo della semioticatestuale .

* AA.VV .SessualitàElle Di Ci,3.000

Per la collana «Problemi eProposte» ecco un volume apiù mani, tradotto dal fran-cese, che potrà essere utileagli operatori pastorali e aquanti sono interessati alpunto di vista cattolico dellasessualità . Di quale luce laRivelazione illumina i pro-blemi sessuali? Ecco una ri-sposta ad esempio che èpossibile trovare in questovolume, che pur non essen-do esaustivo può certamentediventare un documento diriferimento .

* MARIO MIDALIMadre Mazzarello, Il signi-ficato dei titolo di Confon-datrice, LAS, Roma, 1982,pp. 151, L. 10.000L'anno centenario della

morte d santa DomenicaMazzarello testé concluso èstata anche una propiziaoccasione d'innesco perstudi e pubblicazioni sullasua figura. Questo di donMario Midali - noto per lesue pubblicazioni sulla vitareligiosa e sulla chiesa - èindubbiamente uno studiopregevole che illumina que-sta particolare dimensionedella Santa . Il volume cheviene pubblicato per la Col-lana Quaderni di Salesianum- la rivista della Facoltà diTeologia dell'Università Sa-lesiana - è una ricerca uni-versitaria mirante ad analiz-zare il contributo originaledato dalla Mazzarello allafondazione delle Figlie diMaria Ausiliatrice .L'Autore con il rigore che

gli è congeniale esaminadapprima l'apporto dato dasan Giovanni Bosco ed intale occasione non manca diricordare le condizioni cul-turali del tempo nonché gliaspetti giuridico-ecclesialidel fatto .Una seconda parte è de-

dicata appunto a «MadreMazzarello Confondatricedell'istituto delle Figlie diMaria Ausiliatrice» .

3 2 - BOLLETTINO SALESIANO - 1 GIUGNO 1982

* MARIA PIA GIUDICILa donna consacrata versola sua identità, Elle Di Ci,1982, pp . 56, L . 900

La collana Vita Consacratasi è arricchita di un volumet-to che partendo dal signifi-cato della verginità cristiananella Sacra Scrittura e neiPadri prospetta le lineeemergenti per la vita religio-sa femminile dal Concili Va-ticano Il .

* BRUNO FERRERODroga la peste bianca, ElleDi Ci, pp. 46, L . 900La droga con i suoi pro-

blemi . Ecco un volumettoche può contribuire a sen-sibilizzare i ragazzi sui gravirischi a cui sono oggi espostiin materia di droga .

e vita cristiana,1982, pp. 102, L.

* Revisione di vita e in-contro con il vangelo pergruppi di coniugi cristiani,Elle Di Ci, 1982, pp. 45, L .1.600È un libretto nato dall'e-

sperienza dei Centri di Pre-parazione al Matrimonio(C.P.M .) di Torino e indicaalcuni suggerimenti perchécoppie di coniugi possonorealizzare una «revisione divita» alla luce del Vangelo .La proposta contenuta nellibro può essere accolta eservire a qualsiasi gruppoecclesiale .

* INES BARONEPagine della Bibbia in con-troluce, Elle Di Ci, Leumann,1982, pp. 174, L . 5.200Queste pagine - dice lo

stesso Editore - sono statescritte perché ogni lettricepossa cogliere dalle grandifigure femminili della Bibbia ilmessaggio forte e letificantedi cui sono portatrici . Rivi-vono così una serie di figure,luoghi e cose del mondo bi-blico con particolare rife-rimento al mondo della don-na .

* ALDO ALUFFIPregare insieme, Elle Di Ci,pp. 77, L . 2.500Ecco una serie di pre-

ghiere che possono util-mente essere valorizzate siain gruppo che individual-mente per celebrazioni ma-riane e soprattutto durante ilmese di maggio tradizional-mente dedicato alla devo-zione mariana .

* ANTONIO SANTANTONISignore io mi sento stranie-ro, Elle Di Ci, 1982, pp. 127Ancora un libro di pre-

ghiera dovuto questa volta aun liturgista che unisce al-l'esperienza pastorale ancheuna buona sensibilità poe-tica che evocando nel libro lerealtà più dolorose le sub-lima nella speranza .

I LIBRI PRESENTATI SU QUESTA RUBRICA vanno richiestialle Editrici

o contrassegno (spese di spedizione a carico del ri-chiedente) ;

o con versamento anticipato su conto corrente postale(spedizione a carico dell'Editrice) :

LAS : Libreria Ateneo Salesiano - Piazza Ateneo Salesiano 1,00139 Roma. Ccp . 57 .49 .20 .01 .

LDC: Libreria Dottrina Cristiana - 10096 Leumann ( TO) . Ccp .8128 .

SEI : Società Editrice Internazionale - Corso Regina Margherita176, 10152 Torino . Ccp. 20 .41 .07 .

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Mia sorella Lui-gia era stata ri-coverata all'Ospe-dale di Dolo (VE)nel pomeriggio del25 gennaio 1982con una diagnosigravissima : peri-tonite purulentadiffusa. Fu operataimmediatamentecon piena disponibilità e qualificata professionalità dal

dott . Antonio Tormene il quale tuttaviaal termine del difficile intervento disse :«Per conto mio ce l'ho messa tutta oraraccomandatala a Dio» . Pregare eraquando avevo fatto raccomandandomia sorella a Maria Ausiliatrice epromettendoLe la pubblicazione dellagrazia sul Bollettino . A guarigionecompleta e perfetta di mia sorellaadempio la promessa . Veramente adoperare erano in due : il medico e la-. . .Madonna .

Ferraresso AngelinaVittorio Veneto

IL TERZO IN QUATTRO ANNIDa pochi giorni uscito dall'ospedale

di Busto Arsizio sento il dovere di rin-graziare pubblicamente la MadonnaAusiliatrice e Don Bosco per la loroassistenza richiesta con molte pre-ghiere da parte di comunità religiose ebimbi dell'asilo . Sono veramente ri-conoscente per aver potuto superareun intervento chirurgico - il terzo inquattro anni - particolarmente com-plesso .

Grassi Giovanni, Orta S. Giulio

OGNI TRACCIA ERA SCOMPARSAMia moglie sentendosi poco bene

avvertì la necessità di sottoporsi adaccertamento radiografico; cosa in-solita per lei che rifuggiva da ogni ac-certamento . Invece, dopo un'impres-sionante serie di lastre, le fu diagno-sticata una malattia seria che avrebbedovuto comportare degenza ospeda-liera e mesi di lunghe cure . Lo choc futremendo e mia moglie perso ogni se-renità . Ci affidammo con tutte le forzeall'intercessione di Maria Ausiliatrice edi Don Bosco chiedendo anche pre-ghiere a persone buone e a comunitàreligiose con la promessa di pubbli-care la grazia in caso di assenza delmale già diagnosticato . Ebbene dopodieci giorni esatti, si ripetè la lastra erisultò scomparsa ogni traccia dellamalattia diagnosticata . Ringraziamo dicuore e sempre fiduciosi ci sentiamoimpegnati ad aiutare gli altri .

C . L ., NuoroGRATITUDINE A MARIA AUSILIATRICE

I NOSTRI SANTIAD OPERARE ERAVAMO IN DUE

Desidero esprimere pubblicamentela mia profonda gratitudine a MariaAusiliatrice e a tutti i santi della Fa-miglia Salesiana che da me invocati invarie circostanze dolorose, hannoesaudito la mia povera preghiera, ot-tenendomi da Dio aiuto, conforto e unaspeciale protezione sui miei figli .

Dal Pane Adriana, Faenza

DA ANNI PREGO PER LA SUA BEATIFICAZIONEIo sono moltodevota del Servo diDio Don FilippoRinaldi e da anniprego ogni giornoper la sua beatifi-cazione. A lui rac-comando la salutedei miei cari e loinvoco in ogni ma-lattia . Ora desideroesprimergli la mia gratitudine perché, per la sua inter-

cessione sono guarita quasi comple-tamente da una grave forma di artrosiche mi aveva colpita alla gamba sini-stra e che si mostrava ribelle ad ognicura. Riconoscente a Don Filippo Ri-naldi, continuerò a pregare per vederlopresto agli onori degli altari e intantochiedo ancora il suo aiuto per mio fi-glio che dovrà subire un leggero in-tervento chirurgico .

Solina Angela, Livorno

NON MI HA DELUSAIn circostanze di tanto sconforto,

quando ogni aiuto umano veniva me-no, consigliata da una Figlia di MariaAusiliatrice, mia parente, ho rivolto lamia preghiera fiduciosa al Servo di Diodon Filippo Rinaldi e non mi ha delusa .Vedova, bisognosa di affetto e di ap-poggio morale, avevo il mio figlio lon-tano per motivi di lavoro . Per quantoavesse chiesto con potenti interme-diari il trasferimento, questi non av-veniva. Passavano i mesi e la speranzasi affievoliva . . . ma don Rinaldi non po-teva restare sordo alle lacrime e allapreghiere di una povera vedova .Quanti conoscevano la mia angustia siunirono alla mia preghiera e la graziavenne: mio figlio fu trasferito propriodove io desideravo e lo avrò vicino conmio grande conforto . Desidero vengapubblicata la grazia ottenuta perchéchi si trova in angustie e bisognoso diaiuto si rivolga, come me, al mite Servodi Dio don Filippo Rinaldi che continuadal Cielo, la sua missione di bontà perquanti si trovano nel dolore .

Maria Frasca, TrapaniTUTTO RISOLSE BENE

Mentre atten-devo con ansia edesiderio vivissimoil mio secondo-genito, all'ultimomese di gestazionei medici si accor-sero che qualcosanon andava: era inpericolo non solo ilnascituro ma la miavita stessa

. A questo punto mi rivolsi con tutta la fedealla vergine Ausiliatrice e a DomenicoSavio che ho imparato ad amarequando frequentavo i Corsi di qualificadalle Suore Salesiane . Anche loro in-sieme alle allieve della scuola prega-vano per me . Al professore del Policli-nico Gemelli dove ero ricoverata, rac-comandai di non badare alla mia in-columità, pur di salvare la mia crea-tura . Il caso si presentava disperatoma la Vergine mi esaudì . Tutto si risol-se bene e oggi a distanza di un annoposso affermare che il mio bimbo ed iogodiamo ottima salute . Esprimo com-mossa la mia gratitudine alla Vergine echiedo il suo valido aiuto per educarenel santo timore di Dio i miei figlioli .

Simonetta Fiaschi Ladispoli

FINALMENTE E NATO SAVIODopo due gravidanze interrottesi

spontaneamente a cinque mesi connotevoli sofferenze fisiche e morali miacognata si sottopose a ripetuti esamiche riuscirono a stabilire le cause dellemancate maternità . All'annuncio diuna nuova gravidanza furono inten-sificate le cure assieme con le pre-ghiere a san Domenico Savio da partedi tutta la famiglia . Finalmente abbia-mo avuto la gioia della nascita di Sa-vio, primo nipotino maschio dopoquattro nipotine .

R. V., Gaeta

CI HANNO SEGNALATO GRAZIEAccio Gabriele - Antenucci Margherita - AudisioLuigia ved . Coalova - Badagliacca Giovanna - Bas-signana Rosa - Benigni Maria Elide - Beltritti Giulia -Berti Grazia - Bertinetti Cristina - Bianchi LanginiGabriella - Bianchi Margherita - Biondolillo Antonia- Brusa Bartolomeo - Campisi M . Concetta - CanaleA. Carboni Silvia - Carullo Vittore - Ciravegno Ca-terina - Coalova Annamaria - Crimella Angela - De-martin Antonietta - Dicevi Magliesi Ina - Dotti Gina -Eccelso Aiassa Maria Teresa Fenoglio - GalanteTeodora - Galante Teresa - Gariglio Domenica - Gi-lardi Teresa - Giovanazzi Pierina - Goggero Antonioe Lucia - Greco Bianco Rita - Grisanti Annamaria -Guarneri Maria Eleonora - Imparato Bianca - LeoniCaterina - Lento Stefania - Lombardo Giuseppe - LoMonaco Angela - Maisano Elisa - Maisano Elvira -Mezzanzana Giuseppina - Moggioli Romana - Mol-teni Maria - Monai Alida e Renzo - Musumeci Salvo -Novero Adele - Ottone Irma - Pecchioli Iris - PoggiCosmi Carla - Provare Biginelli Teresa - RalumbaCaniglia Annamaria - Ricotta Giuseppina - RoblotLucia - Sardo Teresa - Sartori Emma - Silvelli BottiRosanna - Spera Maria - Spinola Lucia - Spotti An-na - Spreafico Luigi - Stroppiano Margherita - SulasSimona - Tallone Angela - Tartaro Carmela - Tor-chio Giovanni - Torregrossa Virginia - Valle Rosa -Veneziano Sajeva Fortunata - Zini Maria

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ACETO IGINO Coadiutore Salesiano †La Spezia a 82 anniIl Venerdì Santo del 1981 è statopure il «Suo» ed è entrato nella Risur-rezione . Un suo alunno scrive: « . . .l'in-finita bontà del sig . Aceto . . . (=aceto) efu davvero premuroso, paziente epersuasivo.

Nella casa di Don Bosco rifulse perlaboriosità, per disponibilità e per fedevissuta.L'Ispettore disse che la sua presen-za nella Comunità era contraddistintadalla preoccupazione di rendere«gioiosi» i momenti d'incontro deiConfratelli ; lo potremmo dire : «semi-natore di gioia e di fraternità . .

Fu attivo direttore della nostra Li-breria: il clero di La Spezia ricordasempre il prezioso contributo dato dalui alla campagna catechistica .Fu insegnante di Educazione Arti-stica e ciò gli permise di mettere in

evidenza la delicatezza del suo animo .La Spezia fu la casa del cuore : bencinquant'anni li ha vissuti al servizio diquesta comunità ; gli altri sette li passòa Grosseto, dove il ricordo suo viveancora .

CRACOLICI sac. ROBERTO Salesiano †Catania a 82 anniEra preparato all'incontro con il Si-gnore : le sofferenze degli ultimi anniavevano purificato la sua anima ; la suavita, sempre ispirata agli ideali sacer-dotali, vissuta nella devozione a M .Ausiliatrice e nell'amore fedele a D .Bosco, è stata tutta un colloquio d'a-more col Padre: fu sempre Sacerdote -Apostolo - Salesiano .Era nato a Palermo nel 1900

; fu ordinato sacerdote nel 1928 : le varieopere, nelle quali esercitò la sua mis-sione, le obbero infaticabile animatore,fedele testimone. Il suo noilhe è legatoa grandi realizzazioni di opere nel do-poguerra in Sicilia, e nel 1968 a Lecce,responsabile di una grandiosa opera aindirizzo professionale

L'Ispettoria Sicula e quella Meridio-nale devono molto a questo degno fi-glio di Don Bosco, che con notevolidisagi s'impegnò per riaffermare lavalidità della presenza educativa deiSalesiani, che si concretizzava nelleopere, che egli realizzò con sensibilitàviva e moderna per renderle adeguateai tempi.

Ma le sue opere erano irradiazionidel suo cuore: innamorato di Don Bo-sco, a Lui legato da sincero e filialeaffetto, tenacemente attaccato a quelletradizioni salesiane che hanno fattogrande la Congregazione .

FORLANI NORIS ENRICO Cooperatore† Borghetto S. Spirito (SV) a 67 anniFu sempre generoso e ospitale con

figli di Don Bosco sia in Cina, durantela sua forzata permanenza nell'ultimaguerra, sia in Italia .

GALLAVERNA sac . ANTONIO Salesiano † La Spezia a 63 anniEducatore sereno ed equilibrato

seppe avvicinare tanti giovani, ai qualiadditò la strada del dovere come unicomezzo per raggiungere la gioia del-l'incontro con Dio .Amministratore diligente della casadi Don Bosco donò attenzioni continue

alle esigenze dei Confratelli e dei gio-vani conservando un distacco austeroda ogni richiamo al comodo e al su-perfluo .Animatore spirituale instancabilecome Parroco e vice-parroco lasciòsegni di una pietà veramente luminosa

e di una dolcezza di accostamento alleanime che a lui - non ostante l'au-terità del comportamento - ricorre-vano per una guida sicura nella fede .

Alassio - Sampierdarena - Firenze -La Spezia furono le tappe della suavita . Il Paradiso lo accoglie per darglipremio al fedele servizio .

GERVASONI GIACOMO Coadiutoresalesiano † Madras (India) a 68 anni Trascorse quasi tutta la sua vita Sa-lesiana come missionario in India . Fuun Coadiutore secondo la mente ed ilcuore di Don Bosco : semplice, umile,

laborioso e apostolico . La morte percollasso cardiaco lo sorprese mentresi intratteneva con un gruppetto di ra-gazzi poveri in amichevole conversa-zione e distribuendo loro immagini emedaglie.GILLONE sac . MICHELE Salesiano †Roma, Pio XI a 69 anniAssorbì lo spirito di Don Bosco fin daragazzo, nel desiderio di una pienadonazione, che approdò nell'idealemissionario .Terminati gli studi ad Ivrea, rag-giunse giovanissimo l'Argentina, dovesvolse l'attività sua, prima sotto la gui-da di Don Manachino, ch'egli amò conaffetto filiale.Tornato per gli Studi Teologici allaCrocetta, fu bloccato in Italia a causadella guerra, passando definitivamenteall'ispettoria Romana, dove spesel'ardore dei suoi giovani anni al S .Cuore, prima nella straordinaria av-ventura accanto agli Sciuscià, poi co-me Direttore dell'Oratorio e apprez-zatissimo insegnante di Religione nelleScuole Medie Statali . Altre mansioniebbe in Sardegna e al Mandrione ; mala Casa della sua lunga dimora fu il PioXI, dove profuse la ricchezza del suocuore generoso e la fraterna attenzio-ne tra i giovani del CFP .

Possedeva l'arte di trasformare ilrapporto direttivo in profonda relazio-ne personale ; di qui il vivo interessespesso divenuto partecipazione sof-ferta ai problemi dei giovani, di qui ilforte legame soprattutto con gli exal-lievi anche a distanza di decenni .

L'improvvisa scomparsa, il rimpiantocustodiscono un'immagine indelebile,quella di un amico stimato, sempre di-sponibile, del salesiano fedele nel la-voro e nella testimonianza di un verosenso religioso, che permeava tutta lavita.GIRAUDI sac. FELICE Salesiano †Alessandria d'Egitto a 73 anniHa seguito giovanissimo l'idealemissionario. Si è preparato al suoapostolato di educatore nella Terra diGesù e ha speso tutte le sue energie inMedio Oriente, specialmente a Be-tlemme, al Cairo e ad Alessandria .Semplice, bonario, sereno ha colla-borato all'educazione dei giovani at-traverso la musica, il canto, il teatro, leoperette, animato sempre da spirito diapostolo, educatore e sacerdote .

ACHENZA ITALIA Cooperatrice † Ca-gliari a 63 anniFu sposa esemplare, madre pre-murosa, Cooperatrice impegnata almassimo delle possibilità .

Di Lei si poteva dire a ragione cheera «un'anima ripiena di Dio», e rive-lava questa pienezza attraverso le virtùche in grado sommo possedeva :grande carità, fede viva, pazienza il-limitata, fortezza e ottimismo nelle av-versità.Il tutto alimentato da una praticasacramentale assidua, una soda de-vozione all'Ausiliatrice e a Don Bosco,un genuino spirito di preghiera .

L'Associazione Cooperatori devemolto alla sua testimonianza di sale-siana convinta e alla sua fedeltà aidoveri associativi e di apostolato tra legiovani .

LUONGO RINA Cooperatrice † LaSpezia a 89 anniVisse con interiorità delicata e pro-fonda la sua missione di educatrice .

La preghiera le fu conforto per unaquotidiana «laus» alla Provvidenza, dicui fu strumento preziosissimo perl'Opera Salesiana di La Spezia e pertutte le attività della presenza cristiananella vita della Diocesi .

In particolare il nostro Santuario diN .S . della Neve conserva il segno dellagenerosità spirituale e materiale diquesta fedele «serva» del Signore .Non ambì mai posti d'onore o rico-noscimenti umani perché il Signore

Gesù era il premio di tutto ed era co-stante invito a dimenticarsi .Nell'insegnamento presso l'istitutoMagistrale seppe collaborare alla for-

mazione cristiana di tante persone,che, nell'ideale di Don Bosco, lavoranointensamente per il bene dei giovani .

MARINI GIACOMINA In PICENI Coo-peratrice † Monteortone a 54 anni Un'anima ardente in un corpo fra-gile, la nostra Giacomina ha fatto cosegrandi con una vita semplice . Sposaaffettuosa e madre di quattro figli, oc-cupava tutto il tempo libero per laParrocchia, l'Oratorio, per le Vocazionie le Missioni, con una fede e una caritàcontagiose. Animata in tutto dallo spi-rito di Don Bosco, assorbito fin dallatenera età in ambiente salesiano, tra-scinava tante altre persone a donarsigenerosamente .La sua fede fu messa a dura provada una lunga, penosa, straziante ma-lattia, che la inchiodò sul suo letto didolore per lunghi mesi .

L'attestazione più bella è quella re-cata dal fratello sacerdote, che difronte ad una folla immensa accorsa alfunerale, potè affermare : «Mia sorellaGiacomina è stata la sorgente e il so-stegno del mio sacerdozio, più col suoesempio trainante che con la parola . .

† I NOSTRI MORTI †

34 • BOLLETTINO SALESIANO •1 GIUGNO 1982

A quanti hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE-ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, ricono-sciuta giuridicamente con D.P . dei 2-9-1971 n. 959, e L'ISTITUTOSALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente perso-nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n . 22, possono legalmente ri-cevere Legati ed Eredità.

Formule valide sono :

- se si tratta d'un legato : « . . .lascio alla Direzione Generale OpereDon Bosco con sede in Roma (oppure all'Istituto Salesiano per lemissioni con sede in Torino) a titolo di legato la somma di lire . . .,(oppure) l'immobile sito in . . . per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-

colarmente di assistenza e beneficenza, di istruzione e educazione, diculto e di religione» .

- se si tratta invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno ol'altro dei due Enti su indicati :

« . . .annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomi-no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco consede in Roma (oppure l'Istituto Salesiano per le Missioni con sede inTorino) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo, pergli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente di assistenza e bene-ficenza, di istruzione e educazione, di culto e di religione » .

(luogo e data)

(firma per disteso)

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Borse di studio per giovani Missionari pervenute alla Direzione Generale opere Don Bosco

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in memoria e suffragio di miomarito Antonio, a cura di Turina Mar-gherita, Salusso CN, L . 600 .000Borsa : S . Cuore di Gesù, Maria Ausi-liatrice, S . Giovanni Bosco, in suffragiodei genitori, a cura della figlia F .F ., L .550 .000

B

orsa : Mons . Cimatti, in memoria diAntonio Cacciatori, a cura degli Amicidell'Oratorio di Faenza, L . 500 .000Borsa : Don Bosco, a cura di Palù Li-setta, Rovigo, L . 350 .000Borsa : In memoria e suffragio di MadreFlavia e Sr. Angelina Rainis, a cura diN .N ., L. 300.000Borsa : In memoria e suffragio di Gia-como e Maria Infanti, a cura di N .N ., L .300 .000Borsa : In memoria e suffragio di Giu-seppe e Vittorio Infanti, a cura di N .N .,L .300 .000Borsa : S. Giovanni Bosco, in memoriae suffragio di Don E . Marcoaldi, a curadei nipoti, L . 300 .000

B

orsa : In memoria di Vittorio Talarico,a cura di Talarico C . Liliana, Napoli, L .250 .000

B

orsa : In memoria e suffragio di Mar-gara prof. Piero, a cura della moglie,Torino, L . 200 .000Borsa : In memoria e suffragio di Ve-nanzio Coda, a cura della moglie edelle figlie, L . 200.000Borsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, invocando protezione sui mieifigli e in suffragio dei miei genitori, acura di Cortazza A., Bolzano, L.200 .000Borsa : Mons. L . Mathias, ringraziandoper il suo intervento e invocando pro-tezione sui familiari, a cura di A.M .,Roma, L. 200.000Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Giovanni Bosco, per grazia ricevuta e invocan-done ancora, a cura di GroppelliAdriana, Torino, L . 150 .000Borsa : Maria Ausiliatrice e Santi Sa-lesiani, a cura di Fraticelli Sassi Giu-liana, Campobasso, L . 150 .000

BORSE Di L . 100.000

Borsa : In memoria del missionario DonAntonio Scolaro (Uapès-Rio Negro), acura di Marchesan Bruno, CanadàBorsa: Maria Ausiliatrice, S . DomenicoSavio, Beato Don Rua, invocandoprotezione sulla famiglia, a cura diRandazzo Platania Pina, Catania

B

orsa : Maria Ausiliatrice e Santi Sa-lesiani e Papa Giovanni, a cura di N .N .,TorinoBorsa : Maria Ausiliatrice e S . Giovanni

B

osco, chiedendo protezione, e insuffragio dei miei defunti, a cura diBramati Luigia, Monza MI

B

orsa : Mons. Versiglia e Don Cara-vario, martiri salesiani, chiedendo in-tercessione per importante grazia, acura di Pinto Lia, Bergamo

SOLIDARIETÀ

Borsa: S. Domenico Savio, implorandocompleta guarigione per Tina, a curadella Famiglia Petrella, TorinoBorsa: S . Giovanni Bosco, in ringra-ziamento per la guarigione da gravimalattie, a cura di Don Riccardo Mo-linari, Chiavenna Rocchetta FGBorsa: S . Giovanni Bosco, invocan-done protezione, a cura di Garda Ritaved . Biava, Savigliano CN

B

orsa: S . Giovanni Bosco, in suffragiodi Achilli Maria Luisa, a cura di RinaAchilli Zarri, Australia

Borsa: Maria Ausiliatrice, in suffragiodi Achilli Maria Luisa, a cura di RinaAchilli Zarri, Australia

Borsa: Maria Ausiliatrice, in suffragiodi Longhi Ginetta, a cura delle Exallie-ve di Mede Lomellina PVBorsa : S . Domenico Savio, a cura diN .N .

Borsa: Maria Ausiliatrice, invocandoprotezione per i familiari vivi e in suf-fragio dei miei defunti, a cura di Ac-catino Maria, Rosignano AL

B

orsa : S . Maria Mazzarello e BeatoMichele Rua, ringraziando perché la

Direzione Opere Don Bosco

figlia ha trovato un posto di lavoro, acura della Famiglia B .M .

B

orsa : Gesù Sacramentato, MariaAusiliatrice, Santi Salesiani, impe-trando grazie, a cura di Viberti Cerri,La Morra CNBorsa : S . Cuore, Maria Ausiliatrice,Santi Salesiani, ringraziando per i ge-nitori e invocando protezione per lafamiglia, a cura di Serra Adriano, To-rino

Borsa: Sacro Cuore, Maria Ausiliatri-ce, Santi Salesiani, invocando pro-tezione in vita e in morte, a cura diT .C .I .

B

orsa : Maria Ausiliatrice, S. DomenicoSavio, in memoria di Crivello Candida,a cura di Crivello Simone, Torino

Borsa: Maria Ausiliatrice, in memoriadi Don Luigi Cocco, implorando as-sistenza della Divina Provvidenza sullaFamiglia F. C.

Borsa: Maria Ausiliatrice e S . Giovanni Bosco, in memoria e suffragio deidott.ri Vincenzo e Franco Vidili, a cura

di N .N .Borsa : Maria Ausiliatrice e Santi Sa-lesiani, nel 35° anniversario del nostro

matrimonio, implorando protezione, acura di N .N ., Bra CN

B

orsa: In suffragio di Pomato Leonina,a cura di Vierin Camillo, TorinoBorsa: Maria Ausiliatrice, invocandoprotezione per me e mia figlia e insuffragio dei miei defunti, a cura diNoli Adele, Casatenovo COBorsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in memoria e suffragio di Mons.Raffaele Barbieri, a cura di A . L .

Borsa: Maria Ausiliatrice, per unaparticolare benedizione sulla famiglia,a cura di Cocco Rosa, S . Donato Mi-laneseBorsa : In memoria e suffragio dei ge-nitori Mariano e Maria Anna e dei pa-renti defunti, a cura di Sipporta Adolfo,AmericaBorsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in attesa di guarigione, a curadi Pistoia Giuseppe, Vigevano PVBorsa : In suffragio dei genitori defunti,a cura di Mancini Giulia, Colli a Vol-turno ISBorsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, invocando una grazia, e insuffragio di papà, a cura di V.B.,Spezzano AlbaneseBorsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco,per grazia ricevuta, a cura di PedraliFederico, Gardone V . Trompia BS

Borsa: S. Giovanni Bosco, invocandoprotezione, a cura del Coop . ReganoAntonio in ricorrenza del suo 94°compleanno, Andria BA

Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di DeIntinis Teresa, Penne PE

B

orsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in suffragio dei mie defunti einvocando una grazia, a cura di FratiniSilvana, TerniBorsa : Tenia Avenia, a cura di DonCalogero Avenia, Canicattì AGBorsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, per grazie ricevute e invocandoprotezione, a cura di Perrone Benito eSilvana, MilanoBorsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, invocando protezione su me efamiglia, a cura di Malaguzzi Alfredo,Brescia

Borsa: S. Domenico Savio, perchéprotegga sempre i miei ragazzi e la miafamiglia, a cura di N .N ., CremaBorsa : Maria Ausiliatrice, S . Giovanni Bosco, S. Domenico Savio, per graziaricevuta, a cura di N .N ., Desio

B

orsa: Don Bosco, a cura di N .N .Borsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, invocando la loro protezione, acura di Statuano Lucia, Cesena FOBorsa : S. Giovanni Bosco, in memoriae suffragio di Rosa e Ernesto Tridelli, acura delle figlie

Borsa: Maria Ausiliatrice e S . Giovanni Bosco, per grazia ricevuta e chiedendo

protezione, a cura di N .N ., Busto Ar-sizio-VA

Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bosco,S . Domenico Savio, ringraziando pergrazia ricevuta e invocando protezio-ne, a cura di Minusteri Venere e M .Teresa, Milano

B

orsa : S. Domenico Savio, in memoriae suffragio di Scarano Ninetta, a curadi Piccicacco Felice, Trivento CBBorsa : Don Bosco, a suffragio dellamamma Teresa, deceduta a 95 anni, acura della figlia Rita

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Spediz. in abbon . postale - Gruppo 2° (70) - 1 • quindicina

AVVISO PER ILPORTALETTEREIn caso diMANCATO RECAPITOinviare a

TORINOCENTRO CORRISPONDENZAper la restituzione al mittente

M. Arkoun - E. Guellouz - A. Frikha

PELLEGRINAGGIOALLA MECC

Gli aspetti religiosi,culturali, popolari del piùgrande movimento dipellegrini del mondo sononarrati in questo libro-documentario eccezionale,ricco di immagini splendidee suggestive . Per la primavolta in Italia latestimonianza di unconcreto impegno diapertura ecumenica versoaltre religioni .

L.35.000

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