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Rivista Militare L’ESERCITO ITALIANO NELLA COOPERAZIONE ... · guerra mondiale, una percentuale...

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LA BONIFICA DAGLI ORDIGNI BELLICI IN GENERALE A distanza di quasi un secolo dagli anni della Grande Guerra e dopo quasi 70 anni dal termine del Secon- do conflitto mondiale, sono ancora presenti, in Italia, migliaia di ordigni residuati bellici inesplosi, potenzial- mente pericolosi. Tale situazione è conosciuta solo da pochi «addetti ai lavori» in quanto l’interesse sul fe- nomeno da parte dei grandi circuiti mediatici appare marginale e, di conseguenza, l’argomento sfugge al- l’attenzione della maggior parte del- l’opinione pubblica. 38 Rivista Militare LA BONIFICA DA ORDIGNI ESPLOSIVI RESIDUATI BELLICI NELL’AREA DI RESPONSABILITÀ DEL 1° COMANDO FORZE DI DIFESA «La cooperazione civile-militare, nell’attuale contesto operativo caratte- rizzato da una varietà di scenari d’impiego tipologicamente diversificati, ha visto moltiplicare, in maniera esponenziale, l’importanza del proprio ruolo. In tale contesto, il genio, nelle sue diverse specialità, è l’Arma della coo- perazione per antonomasia. Al di là del compito classico che, in uno “scenario war”, consiste nell’ostacolare il movimento delle truppe av- versarie e nel fornire alle forze amiche assistenza e sostegno tecnico per facilitarne la manovra, oggi i genieri rappresentano una pedina fonda- mentale per l’espletamento delle cosiddette attività COCIM o CIMIC secondo la terminologia NATO, tra le quali spiccano, per numero, fre- quenza e complessità degli interventi, quelle relative alla bonifica da or- digni esplosivi residuati bellici. L’articolo del quale ho il piacere di scrivere l’introduzione ha, innanzi- tutto, lo scopo di offrire una visione d’insieme sulle particolari attività concettuali organizzative e di condotta svolte dal personale del 1° Co- mando Forze di Difesa e dei vari reggimenti genio posti sotto il control- lo operativo (OPCON) del prefato COINT, in un’area di responsabilità che comprende l’Italia centro-settentrionale, territorio che è stato teatro di eventi bellici particolarmente intensi durante le due guerre mondiali che sono stati la causa principale dei numerosi ritrovamenti di ordigni inesplosi. Inoltre, a testimonianza diretta del lavoro quotidianamente svolto, gli autori descrivono uno dei tanti interventi di cui è protagoni- sta il 10° reggimento genio: la bonifica occasionale in alta montagna, in un ambiente naturale particolarmente ostile e, probabilmente, estraneo a quello di elezione per la maggior parte delle unità del genio. Tutto ciò contribuisce a conferire il giusto rilievo a quanti concorrono a questa particolare accezione di “sicurezza della collettività” - peraltro talvolta poco enfatizzata dai media e, di riflesso, sconosciuta ai più - e a sottolineare la perfetta integrazione e sinergia tra la Forza Armata e le Autorità civili». Generale di Corpo d’Armata Danilo Errico già Comandante del 1° Comando Forze di Difesa L’ESERCITO ITALIANO NELLA COOPERAZIONE CIVILE-MILITARE
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LA BONIFICA DAGLI ORDIGNIBELLICI IN GENERALE

A distanza di quasi un secolo daglianni della Grande Guerra e dopoquasi 70 anni dal termine del Secon-do conflitto mondiale, sono ancorapresenti, in Italia, migliaia di ordigniresiduati bellici inesplosi, potenzial-mente pericolosi. Tale situazione èconosciuta solo da pochi «addetti ailavori» in quanto l’interesse sul fe-nomeno da parte dei grandi circuitimediatici appare marginale e, diconseguenza, l’argomento sfugge al-l’attenzione della maggior parte del-l’opinione pubblica.

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LA BONIFICA DA ORDIGNI ESPLOSIVI RESIDUATI BELLICI

NELL’AREA DI RESPONSABILITÀ DEL 1° COMANDO FORZE DI DIFESA

«La cooperazione civile-militare, nell’attuale contesto operativo caratte-rizzato da una varietà di scenari d’impiego tipologicamente diversificati,ha visto moltiplicare, in maniera esponenziale, l’importanza del proprioruolo.In tale contesto, il genio, nelle sue diverse specialità, è l’Arma della coo-perazione per antonomasia. Al di là del compito classico che, in uno“scenario war”, consiste nell’ostacolare il movimento delle truppe av-versarie e nel fornire alle forze amiche assistenza e sostegno tecnico perfacilitarne la manovra, oggi i genieri rappresentano una pedina fonda-mentale per l’espletamento delle cosiddette attività COCIM o CIMICsecondo la terminologia NATO, tra le quali spiccano, per numero, fre-quenza e complessità degli interventi, quelle relative alla bonifica da or-digni esplosivi residuati bellici.L’articolo del quale ho il piacere di scrivere l’introduzione ha, innanzi-tutto, lo scopo di offrire una visione d’insieme sulle particolari attivitàconcettuali organizzative e di condotta svolte dal personale del 1° Co-mando Forze di Difesa e dei vari reggimenti genio posti sotto il control-lo operativo (OPCON) del prefato COINT, in un’area di responsabilitàche comprende l’Italia centro-settentrionale, territorio che è stato teatrodi eventi bellici particolarmente intensi durante le due guerre mondialiche sono stati la causa principale dei numerosi ritrovamenti di ordigniinesplosi. Inoltre, a testimonianza diretta del lavoro quotidianamentesvolto, gli autori descrivono uno dei tanti interventi di cui è protagoni-sta il 10° reggimento genio: la bonifica occasionale in alta montagna, inun ambiente naturale particolarmente ostile e, probabilmente, estraneoa quello di elezione per la maggior parte delle unità del genio.Tutto ciò contribuisce a conferire il giusto rilievo a quanti concorrono aquesta particolare accezione di “sicurezza della collettività” - peraltrotalvolta poco enfatizzata dai media e, di riflesso, sconosciuta ai più - ea sottolineare la perfetta integrazione e sinergia tra la Forza Armata ele Autorità civili».

Generale di Corpo d’ArmataDanilo Errico

già Comandante del 1° Comando Forze di Difesa

L’ESERCITO ITALIANONELLA COOPERAZIONECIVILE-MILITARE

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Ogni giorno, su tutto il territorio na-zionale, vengono alla luce, in quan-tità rilevanti, ordigni bellici rinve-nuti casualmente durante le attivitàdi scavo per la realizzazione di mol-te opere pubbliche e private, nelcorso di lavori agricoli, in prossimi-tà di sentieri di montagna, di bo-schi, vicino alle rive del mare, deilaghi, dei fiumi, ecc..Si tratta, generalmente, di materialebellico non utilizzato nel corso deidue conflitti mondiali e, in molti ca-si, di ordigni abbandonati o occulta-ti dai belligeranti in fuga. Peraltro,anche a seguito dei pesanti bombar-damenti che hanno coinvolto il no-

stro Paese nel corso della Secondaguerra mondiale, una percentualenon indifferente di ordigni è rimastainesplosa e, quindi, tali residuati co-stituiscono ancora un potenziale pe-ricolo. Già da molti anni, le attivitàdi bonifica del territorio procedonosenza soste e la necessità di neutra-lizzare questi ordigni comporta unaserie di procedure e misure di sicu-rezza che, spesso, comprendonol’interruzione di servizi pubblici eprivati (strade, autostrade, ferrovie,aeroporti, attività commerciali, ecc.)e l’evacuazione di aree densamenteabitate, al fine di tutelare la pubbli-ca incolumità durante le operazionidi bonifica.Da sempre, l’Amministrazione Mi-litare è a conoscenza del problemae provvede all’eliminazione dei re-siduati bellici mediante l’attivitàistituzionale che prende il nome di«Bonifica del territorio da ordigniesplosivi» altrimenti definita conla sigla NATO «EOD» (ExplosiveOrdnance Disposal) che si può in-tendere, quindi, come il complessodelle attività volte a ricercare, loca-lizzare, individuare, scoprire, esa-minare, disattivare, rimuovere oneutralizzare qualsiasi ordignoesplosivo. Tale attività viene consi-derata come cooperazione civile-militare e si sviluppa con la piani-ficazione degli interventi da effet-tuare, non di rado con estrema ur-genza, e l’individuazione ed esecu-zione delle più idonee RSP (RenderSafe Procedures). In tali operazioni sono coinvolti variOrgani Istituzionali i cui ruoli e re-sponsabilità sono definiti da un nu-trito corpo legislativo con particola-re riferimento a:• D. Lgs. Lgt. del 12 aprile 1946, n.

320: «Bonifica dei campi minati»;• Legge del 29 maggio 1985, n. 294:

«Istituzione di un premio di disat-tivazione per i militari delle ForzeArmate e dei Corpi armati delloStato, per il personale specializza-to della Polizia di Stato e per glioperai artificieri della Difesa im-piegati in attività di rimozione,

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disinnesco o distruzione di ordi-gni esplosivi»;

• Legge 24 febbraio 1992, n. 225:«Istruzione del servizio nazionaledella protezione civile»;

• D. L. 31 marzo 1998, n. 112: «Con-ferimento di funzioni e compitiamministrativi dello Stato alle re-gioni e agli Enti locali, in attuazio-ne del capo I della legge 15 marzo1997, n. 59»;

• D. L. 19 settembre 1994, n. 626(con successive aggiunte e varian-ti proroghe): «Attuazione delle di-rettive CEE riguardanti il miglio-ramento della sicurezza e della sa-lute dei lavoratori sui luoghi di la-voro»;

• D. L. 14 agosto 1996, n. 494: «At-tuazione della direttiva inerentealle prescrizioni minime di sicu-rezza e di salute da attuare neicantieri temporanei o mobili»;

• D. L. 14 marzo 1995, n. 230: «At-tuazione delle direttive EURA-TOM in materia di radiazioni io-nizzanti»;

• D.P.R. 16 luglio 1997, n. 289: «Re-golamentazione recante normesulla proibizione dello sviluppo,produzione, immagazzinaggio ed

uso delle armi chimiche e sulla lo-ro distruzione»;

• D.P.R. 24 maggio 1988, n. 236:«Attuazione della direttiva CEEriguardante la qualità delle ac-que...»;

• D.P.R. 24 maggio 1988, n. 203:«Attuazione della direttiva CEEriguardante la qualità dell’aria...».

In funzione dello scenario in cui sisviluppa e della dislocazione degliordigni da neutralizzare, l’attività dibonifica da residuati bellici può es-sere classificata, essenzialmente, indue tipi:• bonifica sistematica: viene effet-

tuata, a scopo preventivo, su areedel territorio nazionale in cui sipresume la presenza di ordigniinterrati o non individuabili a vi-sta. Si tratta di attività affidata, dinorma, a ditte civili specializzatenel settore che, comunque, opera-no sotto il controllo esercitatodalle strutture tecniche dell’Eser-cito competenti per territorio;

• bonifica occasionale: è di compe-tenza esclusiva delle Forze Arma-te. I nuclei EOD dell’Esercito, aseguito del rinvenimento di ordi-gni esplosivi in superficie o par-zialmente interrati, li neutralizza-no su tutto il territorio nazionaleper esigenze connesse alla salva-guardia della vita umana e allapubblica incolumità ovvero per

pubblica utilità. Gli ordigni inter-rati o giacenti sotto macerie, poz-zi o grotte, a premessa dell’inter-vento dei Nuclei EOD del genio,devono essere «messi allo scoper-to» a cura delle Sezioni BCM (Bo-nifica Campi Minati) dei RepartiInfrastrutture dell’Esercito re-sponsabili per territorio. Nonrientrano nella bonifica occasio-nale i manufatti esplosivi di «cir-costanza» ovvero non regolamen-tari (ordigni improvvisati o pac-chi bomba) generalmente allestitiper scopi terroristici e/o di sabo-taggio. Gli interventi su tali fatti-specie di ordigni vengono effet-tuati dal personale EOD delleForze dell’Ordine.

Nei paragrafi che seguono, prende-remo in esame, principalmente, gliaspetti inerenti alla bonifica occasio-nale dei residuati bellici del Primo eSecondo conflitto mondiale che ven-gono rinvenuti quotidianamente intutte le regioni d’Italia. Si tratta diun’attività molto intensa e pressanteche non conosce limiti di spazio e ditempo e richiede, da parte dell’Eser-cito, l’impiego di qualificate risorseumane e professionali. Per avereun’idea della mole di lavoro, senzatener conto della delicatezza e valen-za tecnica degli interventi, basti pen-sare che ogni anno, mediamente, sul-l’intero territorio nazionale, vengonorinvenute e fatte brillare diverse de-cine di migliaia di residuati bellici(bombe d’aereo, bombe da mortaio,granate, proietti d’artiglieria, mine,bombe a mano, cartucce, ecc.). Comesi è detto, la bonifica di tutti i resi-duati bellici compete alle Forze Ar-mate e, in particolare, all’Esercito.Gli ordigni rinvenuti in acque mari-ne rientrano nella competenza dellaMarina Militare che si avvale deipropri Nuclei S.D.A.I. (Sistema Dife-sa Anti Mezzi Insidiosi).

IL RUOLO DELL’ESERCITO

In base a quanto disposto dallo StatoMaggiore dell’Esercito, la responsabi-

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Operazioni di rimozione e trasporto di unordigno in apposita area idonea per il suc-cessivo brillamento.

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lità esecutiva della bonifica occasio-nale del territorio è devoluta, per laparte centro-settentrionale della peni-sola, al 1° Comando Forze di Difesa(1° FOD), mentre, per quanto concer-ne l’Italia centro-meridionale e le iso-le, al 2° Comando Forze di Difesa (2°FOD). Il 1° FOD, con sede in VittorioVeneto (TV), esercita il controllo ope-rativo su tutte le unità del genio del-l’Esercito dislocate nella propria giu-risdizione ed è l’unico interlocutorediretto delle Prefetture insistenti nellapropria Area di Responsabilità (AoR)che comprende dieci regioni del Cen-tro-Nord (Valle d’Aosta, Piemonte,Liguria, Lombardia, Veneto, Trenti-no-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia,Emilia Romagna, Toscana e Marche).Al riguardo, il Comando 1° FOD siavvale del proprio Ufficio CIMIC(Cooperazione Civile Militare) che,dopo aver valutato le richieste d’in-tervento formulate dalle Prefetture,ne autorizza l’esecuzione attraversol’impiego delle unità del genio mili-tare competenti alla bonifica nelle ri-spettive zone di competenza.Nell’AoR del 1° FOD sono presenti7 unità del genio militare e, precisa-mente, cinque reggimenti guastatori(2° reggimento genio guastatori diTrento, inquadrato nella Brigata al-pina «Julia»; 32° reggimento genioguastatori di Torino, inquadratonella Brigata alpina «Taurinense»;3° reggimento genio guastatori diUdine, inquadrato nella Brigata dicavalleria «Pozzulo del Friuli»; 8°reggimento genio guastatori di Le-gnago (VR), inquadrato nella Briga-ta paracadutisti «Folgore»; 10° reg-gimento genio guastatori di Cremo-na, inquadrato nella Brigata coraz-zata «Ariete»), un reggimento pon-tieri (2° reggimento genio guastatoripontieri di Piacenza) e un reggi-mento ferrovieri (reggimento genioferrovieri di Castel Maggiore - BO)inquadrati, questi ultimi due, nelComando genio.Peraltro, per gli aspetti tecnici, il 1°FOD si avvale dell’expertise dellostesso Comando Genio, di stanza aRoma, che assolve, in qualità di Or-

gano Tecnico, funzioni di coordina-mento di tutti i reggimenti genio di-slocati nel territorio nazionale al finedi contemperare esigenze contrastan-ti e fornire consulenza tecnica. In par-ticolare, il Comando genio definisce eaggiorna l’area di responsabilità delleunità del genio titolari della bonificain funzione degli impegni operativifuori area che gravitano sulle unitàstesse. Inoltre, stabilisce eventualirinforzi/sottrazioni di personale spe-cializzato ed esercita il controllo tec-nico sull’attività di bonifica verifican-do l’applicazione della normativa edelle vigenti direttive tecniche.Le suddette unità del genio, all’oc-correnza, possono anche usufruiredel concorso di qualificati operatoricivili e militari, effettivi ai Centri Ri-fornimenti e Mantenimento collega-ti (CERIMANT), i quali sono statigià impiegati nello specifico settoresecondo la disponibilità fornita daiDirettori degli stessi CERIMANT.Tale personale, assegnato in rinfor-zo per le esigenze connesse alla bo-nifica occasionale, opera alle dipen-denze del Comando del reggimentodel genio titolare della zona di com-petenza interessata.

Quando si ritiene che gli ordigni rin-venuti possano essere a caricamentospeciale (in particolare, ordigni a ca-ricamento chimico/biologico e/ogrossi quantitativi di ordigni incen-diari), il 1° FOD incarica della bonifi-ca il Centro Tecnico Logistico Inter-forze NBC (Ce.T.L.I. NBC), di stanzaa Civitavecchia (RM), organo inter-forze con area d’azione in tutto il ter-ritorio nazionale. Il personale delCe.T.L.I. NBC è responsabile dellaidentificazione, rimozione, stoccag-gio in sicurezza e trasporto dell’ordi-gno dal luogo di rinvenimento aquello di neutralizzazione nonchédella bonifica dell’agente chimicoeventualmente fuoriuscito e dell’am-biente contaminato.

LA BONIFICA OCCASIONALE

Le operazioni di bonifica occasiona-le di ordigni esplosivi residuati bel-lici prevedono una serie di attività eprocedure di seguito illustrate:

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Le aree d’intervento dei 7 reggimenti geniopresenti nel 1° FOD.

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• rinvenimento dell’ordigno: chitrova l’ordigno lo segnala alla piùvicina postazione delle Forze del-l’Ordine (CC, PS, GdF, Corpo Fo-restale, Polizia Locale, ecc.);

• segnalazione: le Forze dell’Ordi-ne, dopo le prime verifiche e ac-certamenti, segnalano il rinveni-mento dell’ordigno alle Prefetturecompetenti e provvedono a isola-re l’ordigno mettendo in sicurezzail sito di rinvenimento;

• richiesta d’intervento: avvalendo-si dei contatti sempre attivi (h 24)che tutte le Prefetture, i Commis-sariati del Governo di Trento eBolzano e la Regione AutonomaValle d’Aosta mantengono con gliuffici del 1° FOD, i suddetti Orga-ni Istituzionali inoltrano formalerichiesta d’intervento al 1° FODindicando l’esatta ubicazione del-l’ordigno con relativa sommariadescrizione dello stesso nonché leForze dell’Ordine locali cui fare ri-ferimento;

• ordine d’intervento: l’Ufficio CI-MIC del Comando 1° FOD valutale richieste pervenute dalle Prefet-ture (mediamente, nell’ordine di1 600/1 700 ogni anno), e autoriz-za i reggimenti genio competentiper territorio a svolgere i relativi

interventi tenendo conto che, ingenere, nell’ambito di uno stessointervento, possono essere fattibrillare anche molti ordigni. Ogniordine d’intervento viene notifi-cato, in via contestuale, anche alComando Genio che, eventual-

mente, potrà interessare anche unreparto genio diverso da quellocompetente per territorio in fun-zione dei carichi operativi contin-genti o di esigenze di particolareexpertise. L’ordine d’interventodel 1° FOD contiene, oltre al-l’esatta indicazione del luogo diubicazione dell’ordigno, anchel’indicazione delle Forze dell’Or-dine cooperanti e l’Ente che saràpreposto a garantire l’assistenzasanitaria (ambulanza con medico)prevista durante le operazioni dibonifica.

Dall’esame delle informazioni con-tenute nelle richieste pervenute e/oa seguito di ulteriori attività ricogni-tive da parte del reggimento inte-ressato, sarà attribuita agli interven-ti una delle seguenti classifiche:• «semplice», nel caso di rinveni-

mento di ordigni di limitate di-mensioni che non necessitano diconsistenti aree di sgombero op-pure ubicati in luoghi isolati, scar-samente abitati o di non particola-re interesse;

• «complesso», nel caso di rinveni-mento di ordigni di grandi dimen-sioni (bombe d’aereo, ecc.) in luo-ghi densamente abitati o di partico-lare interesse che necessitano diconsistenti aree di sgombero;

• «particolare», nel caso di rinveni-mento di ordigni a caricamentospeciale chimico o biologico, o pre-sunto tale, oppure a caricamentospeciale nebbiogeni – incendiari(WP SMOKE) in grande quantità.

La priorità nella pianificazione degliinterventi, se non specificata nell’or-dine emanato dal Comando 1° FOD,sarà determinata dai singoli reggi-menti sulla base di approfondite va-lutazioni tecniche e di circostanza.

Intervento di tipo «semplice»

Ricevuto l’ordine d’intervento dal1° FOD, il Nucleo EOD del reggi-mento designato si mette in contat-to direttamente con le Autorità lo-cali e le Forze dell’Ordine coope-ranti per concordare la data e lemodalità dell’intervento, previoeventuale sopralluogo se ritenutoopportuno.Contestualmente vengono assunteinformazioni sulle attività di con-trollo già poste in essere e vengonoindicate, eventualmente, ulterioripredisposizioni ritenute necessarie.Di conseguenza, il Nucleo EOD

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Ordini d’intervento emessi dal 1° FODnegli anni 2010/11.

Quantificazione degli interventi dal 2009 al2011.

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emana, a firma del Comandante direggimento, un proprio ordine d’in-tervento nel quale è univocamentedefinita l’attività da effettuare, leForze dell’Ordine cooperanti, il per-sonale impegnato, il relativo CapoNucleo, l’assistenza sanitaria insupporto, altri Enti eventualmentecooperanti, quantitativo di esplosivie incendivi da prelevarsi e localitàdi prelevamento. Nel caso di per-nottamento fuori sede, l’ordine d’in-tervento contiene anche le disposi-zioni relative allo stoccaggio del-l’esplosivo, al parcheggio degli au-tomezzi e ogni altra informazioneutile per l’assolvimento del compi-to, comprese indicazioni e informa-zioni di dettaglio sugli ordigni rin-venuti. Il giorno dell’intervento, pri-ma di iniziare le operazioni di boni-fica, il Capo Nucleo EOD, accompa-gnato dalle Forze dell’Ordine e inpresenza della prevista assistenzasanitaria, si avvicina all’ordigno perverificare che l’intervento sia fattibi-le al proprio livello con gli uomini emezzi assegnatigli. Se l’intervento èfattibile ed esistono le condizioni, siprocede al brillamento sul posto ov-vero alla rimozione dell’ordigno e altrasporto in apposita area idonea,precedentemente individuata, per ilsuccessivo brillamento. Al terminedell’intervento viene compilato ilRapporto Operazioni di Bonificache dovrà essere controfirmato dalresponsabile delle Forze dell’Ordinepresente. Se, invece, il Capo NucleoEOD valuta che l’ordigno sia parti-colarmente complicato e/o a carica-mento chimico o biologico, provve-de a raccogliere quante più informa-zioni possibili e a informare il pro-prio Comando che si è in presenzadi un intervento «complesso» o«particolare», che verrà successiva-mente pianificato secondo le moda-lità specifiche per quelle tipologied’intervento. In questo caso, primadi rientrare in sede, informerà il re-sponsabile delle Forze dell’Ordinecooperanti sulle ulteriori predispo-sizioni da mettere in atto per garan-tire la sicurezza dell’ordigno specifi-

cando ogni particolare anche sulRapporto di Bonifica che andrà co-munque compilato.

Intervento di tipo «complesso»

Per tale tipo d’intervento, il Coman-dante del reggimento genio si avva-le della figura di un Ufficiale consu-lente del proprio reparto in qualitàdi Ufficiale EOD «Incident Comman-der» (IC). È compito dell’Ufficiale ICcoordinare le normali attività di bo-nifica pianificando gli interventi inun apposito programma settimana-le, mantenendo i contatti con le Isti-tuzioni e Autorità locali interessateper condividere le procedure e lemodalità degli interventi al fine nonsolo di garantire la sicurezza dei cit-tadini e dei beni ma anche l’effica-cia e la rapidità dell’intervento dibonifica. In particolare, il suo ruoloè quello di svolgere le funzioni diComando e Controllo su un inter-vento EOD (in genere «complesso»o «particolare»), effettuare attivitàricognitive, stabilire l’entità del ri-schio e predisporre uno sgomberodi raggio adeguato.Per un intervento «complesso», il

reggimento genio può ricevere l’or-dine direttamente dal Comando 1°FOD oppure su segnalazione di unCapo Nucleo EOD impegnato in unintervento ritenuto «semplice». Inentrambi i casi, il Nucleo EOD effet-tuerà una ricognizione approfonditanel corso della quale andranno de-terminati gli elementi di situazionenecessari sia all’individuazione dellepossibili procedure che alla realizza-zione di un’adeguata area di sgom-bero per condurre l’attività in condi-zioni di assoluta sicurezza (informa-zioni da raccogliere a cura dell’Uffi-ciale IC). Prima di rientrare in sede,il responsabile della ricognizione in-formerà le Forze dell’Ordine coope-ranti sulle predisposizioni da mette-re in atto per garantire la sicurezzadell’ordigno in attesa della bonifica.Raccolti i dati necessari, il NucleoEOD li comunicherà al Comandodel 1° FOD per le successive azionidi competenza anche al fine di pro-muovere una specifica riunione dicoordinamento presso la Prefettura

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Tecnica di despolettamento a distanza (uti-lizzo della chiave a razzo).

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interessata, qualora questa non siagià stata fissata dalla Prefettura stes-sa. A tale riunione parteciperannotutti gli aventi causa per definire lemodalità e i tempi dell’intervento, iconcorsi di altri Enti o Istituzioni e learee di sgombero necessarie per lacornice di sicurezza che sarà garan-tita dalle Forze dell’Ordine.La Prefettura, a seguito della riunio-ne di coordinamento, stabilisce, conpropria ordinanza, le modalità ese-cutive dell’intervento (poi specifica-te nel dettaglio da successive ordi-nanze emesse dai Sindaci dei Co-muni interessati). Infine, il giornodell’intervento, l’Ufficiale IC, avutaconferma dall’Autorità preposta delrispetto e della messa in atto di tutte

le misure di sicurezza, dà ordine alCapo Nucleo EOD di iniziare l’attivi-tà di bonifica che consiste nell’inizia-le despolettamento dell’ordigno perconsentirne la manipolazione e ilbrillamento sul posto, ovvero l’even-tuale trasporto presso un vicino luo-go idoneo, precedentemente indivi-duato, per il successivo brillamento.Quest’ultimo passaggio avviene, ingenere, nel caso di bombe d’aereo digrosse dimensioni e, in particolare,quando vengono rinvenute nei cen-tri storici con altissima densità abita-tiva ovvero in prossimità di aree sen-sibili (strade, autostrade, ferrovie, ae-roporti) in cui è impossibile effettua-re il brillamento sul posto. Tra gli in-terventi «complessi» più significativieseguiti recentemente, ne vanno se-gnalati alcuni di notevole importan-za nelle seguenti località: Ferrara

(bomba d’aereo da 2 000 lbs); Raven-na (bomba d’aereo da 500 lbs zonaantico porto); Verona - Negrar (bom-ba d’aereo da 1 000 lbs); Bologna –Marzabotto (bomba d’aereo da 1 000lbs); Milano e Segrate (2 bombe d’ae-reo da 500 lbs con sospensione voliaeroporto Linate); Genova (bombad’aereo da 500 lbs); Savona - Andora(bomba d’aereo da 500 lbs); Venezia -Cavanella d’Adige (bomba d’aereoda 1 100 lbs); Brescia - scalo ferrovia-rio merci (bomba d’aereo da 500 lbs);Trento (bomba d’aereo da 500 lbscon sospensione linea ferroviariaBrennero); Pesaro (bomba d’aereo da500 lbs).

Intervento di tipo «particolare»

Come per gli interventi di tipo«complesso», anche per questa tipo-logia d’intervento il Comandantedel reggimento genio si avvale dellafigura dell’Ufficiale IC. L’ordined’intervento può arrivare diretta-mente dal Comando 1° FOD oppuresu segnalazione di un Capo NucleoEOD impegnato in un intervento ri-tenuto «semplice».In ogni caso, il Nucleo EOD, allaluce delle risultanze del sopralluo-go effettuato sull’ordigno, informaimmediatamente il Comando 1°FOD per l’inoltro della richiestad’intervento al Ce.T.L.I. NBC diCivitavecchia. Contestualmente,chiede alla Prefettura di mettere inatto le predisposizioni per la mes-sa in sicurezza del manufatto,comprese le misure di controllo acura delle Forze dell’Ordine. In ta-le ottica, il Capo Nucleo EOD in-forma le Forze dell’Ordine coope-ranti sulle ulteriori predisposizionida mettere in atto per garantire latenuta in sicurezza dell’ordignospecificandole anche sul Rapportodi Bonifica. Successivamente, ilNucleo EOD emana, a seguito del-le disposizioni del Comando 1°FOD, il relativo ordine d’interven-to ancorché, in tal caso, trattasi so-lo di concorso specializzato daparte del Ce.T.L.I. NBC il quale,

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Operazioni propedeutiche al disinnesco.

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comunque, rimane responsabiledell’attività che verrà effettuata,nel più breve tempo possibile, conle procedure di dettaglio e la corni-ce di sicurezza già indicate per gli

interventi «complessi». Recente-mente, sono stati effettuati impor-tanti interventi di tipo «particola-re» nelle seguenti località: Treviso;Rovereto (TN); Idro (BS); Asiago(VI); Vigonza (PD); Solbiate Olona(VA); Doberdò del Lago (GO); Mu-sile di Piave (VE); Folgaria (TN).

LA BONIFICA OCCASIONALEIN MONTAGNA

Una peculiare attività di bonifica èquella che viene svolta in ambientemontano in cui il rinvenimento di or-digni bellici, specie della GrandeGuerra, è recentemente aumentato aseguito del progressivo scioglimentodei ghiacciai insistenti sui gruppimontuosi lungo le cui creste correva ilfronte italo-austriaco.I reggimenti genio dell’Esercito chesvolgono le bonifiche sotto l’OPCONdel 1° FOD sono attrezzati per opera-re anche in alta quota. Purtroppo, acausa delle condizioni atmosferichespesso proibitive, la finestra tempo-rale in cui queste attività sono possi-bili è ridotta ai soli mesi estivi. Consi-derata anche la lontananza delle zo-ne da bonificare dalle sedi stanziali,tali bonifiche vengono, in genere, ac-corpate in operazioni della durata didiversi giorni effettuando più bril -lamenti in zone contigue, spessoimpervie e raggiungibili solo a pie-di. Per lo svolgimento di tali attivi-tà, il personale specializzato EODde ve possedere, oltre alle specifiche

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Risalto delle attività di bonifica sugli organid’informazione.

Neutralizzazione di un ordigno bellico me-diante brillamento in sicurezza.

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competenze professionali, una prepa-razione appropriata che si può acqui-sire tramite un addestramento speci-fico con le Truppe Alpine, essendodel tutto evidente la necessità di pos-sedere non solo le capacità tecnicheproprie dei nuclei di bonifica, ma an-che l’attitudine e la familiarità conl’ambiente di alta e media montagna.Inoltre, occorre avere una piena econsapevole visione dell’area d’inter-vento al fine di valutare correttamen-te i rischi correlati al brillamento siaper la sicurezza del personale che per

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IL FENOMENO DI FUSIONE DEI GHIACCI

Il fenomeno di fusione dei ghiacci, dovuto principalmente al global warming, è costantemente monitorato. In particolare, inAlta Valtellina, è in atto un programma di ricerche scientifiche, finanziate dalla Regione Lombardia e gestito dalla Fon-dazione Lombardia per l’Ambiente congiuntamente con il Comitato Ev-K2-CNR (ricerche d’alta quota – Bergamo), denomi-nato «SHARE STELVIO». Questo progetto afferisce al programma internazionale di monitoraggio ambientale in alta quotadenominato SHARE (Stations At High Elevations for Research on the Environment), attivo in aree chiave del Pianeta. Il progetto«SHARE STELVIO» consente di rilevare direttamente sul ghiacciaio dati utili a descriverne le variazioni e modellarne le di-namiche e definire la loro dimensione futura. I ghiacciai rappresentano infatti preziose riserve idriche da monitorare costan-temente per il bilancio idrogeologico dei bacini montani, nonché un’ingente fonte di reperti della guerra in montagna, alcunidei quali certamente pericolosi.In Alta Valtellina le stazioni supraglaciali afferenti alla rete SHARE sono due: la AWS (Automatic Weather Station) localizzataalla superficie del Ghiacciaio dei Forni, il più grande ghiacciaio vallivo italiano, e la AWS installata grazie al sostegno di San-pellegrino SpA e localizzata alla superficie del Ghiacciaio DosdèOrientale, un più modesto apparato vallivo localizzato nel GruppoDosdè Piazzi. Le due stazioni supraglaciali SHARE sono attive,rispettivamente, dal 2005 (Forni) e dal 2007 (Dosdè) e hanno sem-pre funzionato rilevando, ogni ora, dati di energia (flussi radiativisolari ed atmosferici, in entrata e in uscita), di temperatura del-l’aria, pressione atmosferica, umidità, vento, precipitazioni solidee liquide. Le stazioni sono connesse con i laboratori Ev-K2-CNRgrazie a ponti radio e modem GSM che permettono una costante di-agnostica strumentale e lo scarico periodico dei dati.Dal luglio 2012, sono in corso intense attività di manutenzionestraordinaria delle stazioni supraglaciali. Infatti, le rigide con-dizioni termiche alle quali sono sottoposte (in inverno si arrivatranquillamente ai -30°C mentre in estate spira il vento catabaticosupraglaciale, che supera i 140 km/h) e la dinamica dei ghiacciaidove sono appoggiate (non sono ancorate in alcun modo ma soloappoggiate alla superficie dei ghiacciai), ne usurano rapidamentealcuni elementi di sostegno e, a volte, anche la componente sen-soriale. Pertanto, è necessario verificare periodicamente la fun-zionalità dei sensori e sostituirli rapidamente per evitare inter-ruzioni nella registrazione dei dati. In particolare, sul Ghiacciaiodei Forni, la stazione è al settimo anno di continuo funzionamen-to. È un record importante, il più lungo per un AWS supraglacialesulle Alpi Italiane e i preziosi dati raccolti sono già stati utilizzatiper quantificare la fusione glaciale e sono disponibili alla comunità scientifica anche attraverso pubblicazioni internazionaliopen access.Inoltre, nell’ambito del progetto «SHARE STELVIO», sono state avviate delle innovative misure sperimentali per descriverele caratteristiche superficiali del ghiaccio. Negli ultimi anni si è infatti osservato sui ghiacciai un aumento della copertura daparte di polvere, sabbia e detrito fine. Tale fenomeno ha reso i ghiacciai sempre meno bianchi, apparendo in estate grigi ogrigiastri. Oltre agli effetti del global warming, la copertura in argomento non ne impatta solo l’aspetto estetico ma, purtrop-po, fa aumentare il tasso di fusione del ghiaccio accelerandone quindi il ritiro. Questo fenomeno, osservato dapprima in Hi-malaya e sui grandi ghiacciai asiatici, ha attirato l’attenzione dei ricercatori che, a livello internazionale, hanno iniziato a de-

Esempi di superfici glaciali con diversa copertura detriticafine, da sparsa a continua. Le immagini sono state rilevatesulla lingua del Ghiacciaio dei Forni. Le diverse condizionidi copertura corrispondono a diversi tassi di fusione.

Procedura di riconoscimento di ordigni bel-lici rinvenuti all’interno di una grotta in al-ta quota.

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il rispetto dell’ambiente naturale. Alriguardo, va evidenziato che, oltre aidue reggimenti genio inquadrati nel-le Truppe Alpine (il 32° di Torino e il2° di Trento che, in tali contesti, «gio-cano in casa»), anche le altre unitàdel genio si occupano di bonifiche inmontagna. Il 3° reggimento genioguastatori di Udine opera moltospesso nelle montagne friulane e il10° reggimento genio guastatori diCremona si è spesso occupato di in-terventi in ambiente montano nel-l’alta Lombardia, soprattutto, nelgruppo dell’Ortles-Cevedale. Peral-tro, tutti gli operatori EOD hannofrequentato un periodo addestrati-vo e di ambientamento montanopresso il Centro Addestramento Al-

pino dell’Esercito in Valle d’Aosta.In tale ambito hanno preso cono-scenza e familiarità con i materialialpinistici e le norme di sicurezza inmontagna, oltre ad essersi esercitatisulle pareti rocciose e aver svoltoattività di marcia in quota. Tali atti-vità hanno permesso al personaleEOD di acclimatarsi e testare le pro-prie capacità in ambiente montanoutilizzando i materiali in dotazionee sperimentando le varie tecnichedi movimento nel particolare am-biente.Al riguardo, è degna di menzione labonifica di un ordigno austriaco da305 mm, individuato sul Ghiacciaiodel Dosegù in Alta Valtellina il 25luglio 2012, portata a termine con

successo dal personale del 10° reg-gimento genio. L’attività è stata co-ordinata dalla Prefettura di Sondrioche, in considerazione della tipolo-gia dell’ordigno e della presenza dinumerosi escursionisti, ha emessoun’ordinanza di sgombero di 1 500metri dal punto di rinvenimentodell’ordigno. Il Corpo Forestale del-lo Stato ha interdetto tutti i sentieridi avvicinamento al ghiacciaio ed èstato predisposto un elicottero daparte del soccorso alpino con relati-vo pre-allertamento dell’ospedale diBormio per tutta la durata dell’ope-razione (circa 3 ore). Tramite le guidealpine e personale qualificato del Cor -po Forestale, il Nucleo EOD è statocondotto sul luogo di rinvenimento

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scrivere le caratteristiche fisiche e chimiche di questi depositi fini soprattutto nei bacini di accumulo glaciale (quindi su nevee nevato). Per quantificare il detrito fine esistente sulla superficie del ghiaccio del Ghiacciaio dei Forni e individuarne carat-teristiche e variazioni nell’ambito della stagione estiva, un team di ricercatori universitari, nell’ambito del proggetto «SHARESTELVIO», ha sviluppato un innovativo protocollo di campionamento e monitoraggio. I primi risultati permettono di affer-mare che il materiale fine presente alla superficie del ghiaccio glaciale è abbondante e aumenta sensibilmente nel corso diuna singola stagione estiva, è molto ricco di sostanza organica e influenza in modo non trascurabile l’assorbimento di ener-gia (e, quindi, l’aumento della fusione) da parte del ghiacciaio.Per quanto d’interesse del Ghiacciaio del Dosegù e i tassi di assottigliamento, si rappresenta che si tratta di un apparato val-livo, che fluisce verso la valle del Gavia, noto soprattutto perché costituisce una delle vie di accesso al Monte San Matteo(cima aspramente contesa durante la Grande Guerra in quanto dominante il passo del Gavia). Negli ultimi anni, il ghiacciaioè vistosamente arretrato e si è anche notevolmente assottigliato. Il tasso di assottigliamento della lingua glaciale (riduzionein spessore) è stimato in 4-5 metri all’anno. Questi dati sono confermati dalle misure rilevate dai ricercatori dell’Università diMilano sui vicini Ghiacciai dei Forni e della Sforzellina, monitorati da oltre 20 anni per il calcolo del bilancio di massa. Pervalutare le variazioni di spessore vengono installate nel ghiaccio, tramite perforazioni manuali, delle aste (denominate pa-line ablatometriche) e se ne rileva, periodicamente, l’emersione. L’aumentare dell’emersione dell’asta dal ghiaccio cor-risponde allo spessore di ghiaccio perso per fusione dal ghiacciaio. Queste misure vengono effettuate su una decina di puntisparsi sulla superficie dei due ghiacciai campione (Sforzellina e Forni) e permettono, quindi, di valutare l’assottigliamentostagionale del ghiacciaio che ammonta a circa 4-5 m l’anno a quote comprese tra i 2 700 e i 2 800 metri. La fusione, ovvia-mente, diminuisce man mano che si sale di quota e tende ad annullarsi al di sopra della linea di equilibrio del ghiacciaio,così chiamata perché è la quota dove, teoricamente, accumulo e ablazione glaciale si eguagliano e il ghiacciaio ha, appunto,un bilancio «in equilibrio». Al di sopra della linea di equilibrio (ELA o Equilibrium Line Altitude) la neve invernale non fondecompletamente d’estate e persiste per più anni sino a trasformarsi in ghiaccio di ghiacciaio. Purtroppo, negli ultimi anni, laELA si è portata sempre più in quota e per il Ghiacciaio della Sforzellina, che si estende tra i 2 800 ed i 3 200 metri di quota,possiamo affermare che, oggi, tutto il ghiacciaio è posto al di sotto della linea di equilibrio e, quindi, sottoposto a continuafusione in estate senza la possibilità di conservare neve invernale. Se queste condizioni persisteranno ancora nei prossimidue decenni, questo apparato potrebbe estinguersi. Per il Ghiacciaio dei Forni la situazione è più complicata ma, anche qui,buona parte dell’apparato è in ablazione (ovvero sotto la ELA) e a rendere ancora più drammatiche e intense le perdite si ag-giungono le emersioni di finestre rocciose, ovvero lembi del letto roccioso che la fusione e l’assottigliamento glaciale mettonoa nudo in alcune porzioni, che una volta esposti alla radiazione solare si riscaldano ed emettono calore amplificando la fu-sione e accelerando la riduzione glaciale. Nel prossimo decennio, se le condizioni meteo-climatiche rimarranno quelle at-tuali, si attende la separazione di almeno uno dei tre bacini di accumulo del Ghiacciaio dei Forni che darà così origine ad unnuovo ghiacciaio, conseguente alla frammentazione del ghiacciaio vallivo principale.In questi anni di intenso regresso, infatti, si sta assistendo a un aumento numerico degli apparati glaciali, conseguenza dellaframmentazione degli apparati originari che si sono divisi in apparati minori.Sul Ghiacciaio del Dosegù la situazione è, purtroppo, la stessa del Ghiacciaio dei Forni. I processi attivi sono gli stessi ed itassi di riduzione sono comparabili.L’assottigliamento glaciale sta anche portando alla luce, su gran parte dei ghiacciai, resti di infrastrutture e utensili (in alcunicasi anche resti umani come alcune ossa o capi di vestiario) utilizzati dai nostri soldati nella Prima guerra mondiale, resti chei ghiacciai avevano inghiottito durante quegli anni di espansione glaciale e di grande freddo. Il cambiamento climatico,quindi, riducendo i nostri ghiacciai, sta restituendo parte di quanto si era perso nel ghiaccio e nella neve. Ovviamente il ma-teriale ritrovato è spesso profondamente alterato, soprattutto, dalle notevoli pressioni cui è stato sottoposto dal ghiaccio chefluisce, deforma e, spesso, frammenta quanto è caduto in un crepaccio o è stato sepolto nella neve che poi si è trasformata inghiaccio.

(Contributo tecnico-scientifico fornito dalla dott.ssa Guglielmina Diolaiuti dell’Università di Milano)

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dell’ordigno, effettuando un movi-mento, dello sviluppo di circa 8 Km,dal rifugio Berni (2 540 metri) finoalla quota di 2 900 metri del Dose-gù. Il percorso è stato compiutocon al seguito l’equipaggiamentoindividuale e il materiale esplosivonecessario per il brillamento. DalRifugio Berni, il team è sceso, percirca 100 metri di dislivello, in dire-zione sud ovest verso il vecchio ri-fugio, seguendo il sentiero che con-duce all’entrata della valle che con-tiene il ghiacciaio. Il tracciato eraparticolarmente aspro per la pre-senza di pietre moreniche e radavegetazione. Superato il torrente difusione del ghiacciaio, è ripresa lasalita, per circa un’ora e mezza,raggiungendo la lingua inferioredel ghiacciaio, attraverso un ripidocanalino. La parte finale dell’ascen-sione ha comportato il repentino su-peramento di circa 150 metri di di-slivello. La scelta di un equipaggia-mento funzionale comprensivo di

ramponi, corde da arrampicata e in-dumenti adeguati ha garantito alNucleo EOD di operare in piena si-curezza.Dopo una breve pausa finalizzata alrecupero delle migliori condizionipsico-fisiche necessarie agli opera-tori per procedere al maneggio del-l’esplosivo con la consueta cautela enecessaria sensibilità, il Capo Nu-cleo EOD ha dato l’avvio alle ope-razioni di bonifica, accertandosidell’attuazione del dispositivo disgombero con il Corpo Forestaledello Stato e della disponibilità del-l’elicottero con assetto medico delsoccorso alpino. Per quanto riguar-da il brillamento, trovandosi l’ordi-gno in campo aperto e lontano dal-le pareti ghiacciate, non sono stateadottate particolari precauzioni. Incaso contrario, si sarebbe dovutoprevedere, in alternativa, all’even-tuale spostamento dell’ordigno op-pure all’apprestamento di preventi-ve opere di protezione del sito dibrillamento al fine di contenere almassimo gli effetti dell’esplosioneed evitare possibili valanghe o cedi-menti del manto ghiacciato. Succes-

sivamente, il Capo Nucleo ha ripar-tito i compiti tra il personale del te-am per l’espletamento delle opera-zioni di verifica della consistenza equalità del materiale esplodente, larealizzazione e applicazione dellacarica da demolizione e il dispiega-mento del circuito di miccia deto-nante. Quindi, prima del brillamen-to, si è ulteriormente accertato dellosgombero in atto, della disponibili-tà dell’elisoccorso e che tutto il per-sonale presente si fosse messo al ri-paro in luogo sicuro precedente-mente identificato. La distruzionedel residuato è avvenuta tramitel’accensione a miccia del circuitodetonante e si è conclusa senza in-convenienti di alcun tipo. La distru-zione dell’ordigno è stata attestataformalmente con la compilazionedegli appositi verbali di bonifica incoordinazione con il personale delCorpo Forestale.Alla fine dell’attività, comunque, è ri-masta la forte emozione di essersitrovati di fronte ad uno dei più grossicalibri usati in montagna nel Primoconflitto mondiale. Il proietto da 305mm, praticamente intatto, potrebberisalire, con molta probabilità, a unadelle ultime azioni condotte sulgruppo Ortles-Cevedale nel corso delcombattimento più aspro avvenutoin quelle vette, culminato il 13 agosto1918 con la conquista italiana di Pun-ta S. Matteo (3 678 metri), da cui erapossibile avere il dominio di crestasulle retrovie austriache del settoredel Tonale (Conca di Pejo).

CONCLUSIONI

Si potrebbe pensare (e auspicare)che, a un certo punto, con il decor-so del tempo, i rinvenimenti di re-siduati bellici possano progressiva-mente diminuire. Purtroppo non ècosì: fino al 2011, il numero d’in-terventi effettuati ogni anno nonha subìto flessioni e, nel momentoin cui scriviamo (novembre 2012),si può ritenere che anche il con-suntivo degli interventi effettuati

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Ordigno riemerso a seguito di scioglimentodel ghiaccio.

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nel 2012 non si discosterà da quel-lo degli anni precedenti. Pertanto,per le ragioni illustrate nel presen-te articolo, la bonifica del territorionazionale dai residuati bellici vie-ne considerata, a pieno titolo, fra lepiù importanti attività di Protezio-ne Civile in cui l’Esercito svolge,costantemente, un ruolo fonda-mentale. Al riguardo, va eviden-ziato che nell’AoR del 1° FOD, tut-te le Istituzioni interessate operanoin perfetta sinergia condividendo,sempre e comunque, la necessità digarantire l’incolumità dei cittadinie la pubblica utilità. Va ribadito,altresì, che tutte le unità del geniolavorano in piena sinergia con lePrefetture e i Commissariati di Go-verno di Trento e Bolzano dimo-strando, ogni giorno, attraversol’impegno degli operatori EOD,grande professionalità, costante di-

sponibilità e particolare versatilitàanche nelle circostanze più criticheo rischiose. Peraltro, è opportunoricordare che gli stessi reggimentidel genio sono chiamati anche adassolvere altri compiti di bonificain ambito internazionale in cui glioperatori EOD vantano una lungaesperienza, accumulata, special-mente, nel corso delle missioni al-l’estero nei molti Paesi martoriatidalla guerra quali Bosnia, Kosovo,Albania, Iraq, Libano e Afghani-stan. In tali contesti, i nostri genie-ri hanno effettuato sia interventi dibonifica sia attività di prevenzionesul tema degli ordigni inesplosisvolgendo cicli di lezioni peristruire le popolazioni locali sul ri-conoscimento degli ordigni e con-seguente comportamento da adot-tare. È lodevole, quindi, che nono-stante gli incalzanti impegni inter-nazionali, i reggimenti riescano arispondere con tempestività alleesigenze della bonifica del territo-rio nazionale ottenendo, diffusa-

mente, generale apprezzamento emanifestazioni di stima.Si tratta, in sintesi, di unità d’eccel-lenza che, attraverso la loro rassi-curante presenza sul territorio, co-stituiscono un importante punto diriferimento per il mantenimentodella pubblica incolumità e, perquesto, contribuiscono a tenere al-to il prestigio del 1° Comando For-ze di Difesa, dell’Esercito e delleForze Armate.

Colonnello f. (par.) Carlo Gustavo Giuliana

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Hanno partecipato alla stesura delpresente articolo:• il Capitano g. (gua.) Andrea Ce-

menti (EOD Staff Officer - 10° rgt.g. gua., Cremona);

• il Capitano g. (gua.) Michele Cam-panale (EOD Incident Commander- 10° rgt. g. gua., Cremona);

• il Tenente Co.Sa. (me.) Serena In-vernizzi (Ufficiale Medico - 10°rgt. g. gua., Cremona).

Estrazione di ordigni della Prima guerramondiale da blocchi di ghiaccio.


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