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RIVISTA N. 33 - SPECIALE 150

Date post: 28-Mar-2016
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Numero monografico dedicato ai 150 anni dell'Unità d'Italia
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Oltre weekend 65 T orino dedica una delle mostre più interessanti nell’ambito delle celebra- zioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, all’ultimo re di Sardegna e primo re d’Italia, Vittorio Emanuele II. Figlio primogenito di Carlo Alberto e di Maria Teresa d’Asburgo, egli portò a compimento il processo di unifi- cazione italiana, realizzando l’unità cui ten- devano tutte le vicende del Risorgimento. L’evento vuole offrire una visione scienti- fica e documentale delle vicende che hanno visto protagonista Vittorio Emanuele II, sia in ambito pubblico, che nella sua dimensio- ne privata, andando ad esplorare gli aspetti della sua vita personale meno noti. Il percorso offerto al visitatore è articola- to in tre grandi sezioni, dislocate sul territo- rio da Palazzo Reale al Castello di Racconigi, passando per Palazzo Chiablese, e consente di ripercorrere le tappe fondamentali della sua esistenza: l’infanzia, il matrimonio con Maria Adelaide, le passioni per la caccia e per il cibo, il rapporto con i figli e natural- mente le vicende politiche e militari sulla scena europea. “L’infanzia e la giovinezza” del sovrano so- no i temi esplorati dall’esposizione del Ca- stello di Racconigi. Proprio nelle sale ricca- mente decorate di queste residenza, Vittorio Emanuele trascorse infatti i primi anni di vita, sviluppò il rapporto con il padre e il fratello Ferdinando e si unì in matrimonio Articolo e foto di Arianna Zucco Mostra Vittorio Emanuele II Il Re galantuomo Idee per il weekend a Torino a 150 dall’Unità Palazzo Reale, particolare sulla cancellata.
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Torino dedica una delle mostre piùinteressanti nell’ambito delle celebra-zioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia,

all’ultimo re di Sardegna e primo re d’Italia,Vittorio Emanuele II. Figlio primogenito diCarlo Alberto e di Maria Teresa d’Asburgo,egli portò a compimento il processo di unifi-cazione italiana, realizzando l’unità cui ten-devano tutte le vicende del Risorgimento.

L’evento vuole offrire una visione scienti-fica e documentale delle vicende che hannovisto protagonista Vittorio Emanuele II, siain ambito pubblico, che nella sua dimensio-ne privata, andando ad esplorare gli aspettidella sua vita personale meno noti.

Il percorso offerto al visitatore è articola-to in tre grandi sezioni, dislocate sul territo-

rio da Palazzo Reale al Castello di Racconigi,passando per Palazzo Chiablese, e consentedi ripercorrere le tappe fondamentali dellasua esistenza: l’infanzia, il matrimonio conMa ria Adelaide, le passioni per la caccia eper il cibo, il rapporto con i figli e natural-mente le vicende politiche e militari sullascena europea.

“L’infanzia e la giovinezza” del sovrano so -no i temi esplorati dall’esposizione del Ca -stello di Racconigi. Proprio nelle sale ricca-mente decorate di queste residenza, VittorioEmanuele trascorse infatti i primi anni divita, sviluppò il rapporto con il padre e ilfratello Ferdinando e si unì in matrimonio

Articolo e foto di Arianna Zucco

Mostra VittorioEmanuele IIIl Re galantuomo

Idee per il weekend a Torino a 150 dall’Unità

Palazzo Reale, particolaresulla cancellata.

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Palazzo Reale.

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opera di Benedetto Alfieri – fu infatti sceltodal sovrano come propria camera per tutti isuoi soggiorni a Torino a partire dal 1878 efra quelle pareti rivestiti con pannelli dilacca di manifattura cinese del XVIII secolo,era posto il letto di “ferro vuoto con palmette inferraccio e pomi d’ottone” su cui riposava ilprimo Re d’Italia.

Al secondo piano nobile si può così sco-prire la dimensione più intima del sovrano, isuoi affetti, le sue passioni, le sue debolezze:pipe in schiuma, collezioni di coltelli e fucilida caccia, bastoni da passeggio.

Delle cento opere esposte nelle diverselocations, le più interessanti relative alla vita

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con Maria Adelaide d’Austria. Gli episodisalienti di questo periodo sono rievocati daidipinti tematici esposti per l’occasione alprimo piano nobile, al secondo piano e negliammezzati, dove trovano spazio anchebusti, marmi, bronzi e arredamenti originaliche fanno parte delle collezioni del Castello.

A Palazzo Reale, invece, viene proposta“La storia pubblica e istituzionale del Sovrano ela vita di Corte”. Qui si possono visitare alcu-ni degli appartamenti privati e delle stanzedel Re, appena restaurati e mai aperti alpubblico prima d’ora, fra cui la camera daletto e lo studio. L’Antico Gabinetto Cinese –

Piazza Castellovista dall’uscitadel portonedi Palazzo Reale.

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Palazzo Reale, Piazzetta Reale - TorinoApertura: tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.30

(la biglietteria chiude un’ora prima)Tel 011.4369213

Castello di RacconigiApertura: al martedì alla domenica,

con orario 9-19.30, ultimo ingresso alle 18.30Lunedì chiuso

Tel. 011.4369213 www.ilcastellodiracconigi.it

Palazzo Chiablese,Piazzetta Reale - Torino

Apertura: tutti i giorni dalle 9.00 alle 18.00Tel. 011.4369213

Fondazione DNArtTel. 011.4369213 - 02.29010404

[email protected] [email protected]

Info e contatti

pubblica e alla vicende storico-politiche, sitrovano proprio a Palazzo Reale. Su tutti loStatuto Albertino del 4 marzo 1848, trasporta-to qui dal vicino Archivio di Stato sotto scor-ta armata e del valore di oltre 2 milioni dieuro, ma anche l’uniforme indossata daVittorio Emanuele II durante la battaglia diSolferino contro gli Austriaci o ancora l’origi-nale del Trattato di Vienna. E poi i quadri, dalBacio e il Ritratto di Cavour di Hayez al Ritrattodi Metternich di Johan Nepomuk Ender.

Presso Palazzo Chiablese invece sonostati allestiti i diorami – cioè le riproduzioniin scala – delle più importanti battaglie delRisorgimento, come Solferino e Custoza,

della partenza dei Mille da Quarto e dell’a-pertura della breccia di Porta Pia. A comple-tare l’esposizione, celebri quadri e modellimilitari.

La mostra – aperta al pubblico dal 2 otto-bre 2010 al 10 maggio 2011 – è realizzatasotto l’Alto Patronato del Presidente dellaRepubblica Italiana, nasce dalla collabora-zione tra Fondazione DNArt , Ministero peri Beni e le Attività Culturali e Ministero dellaDifesa. Patrocinata dalla Camera dei De pu -tati, dal Senato della Repubblica, dal Co -mitato Italia Unita 150 e dalla Provincia diTo rino, è promossa dalla Città di Torino esostenuta da Regione Piemonte, Camera dicommercio di Torino. Durante il periodo diapertura sono disponibili tour guidati per ivisitatori. ■

Palazzo Reale.

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Articolo e foto di Arianna Zucco

AllʼArchivio di Stato di Torino

Tra il diree il fare

150 anni dopo, l’Unità di Italia ha ancoraqualcosa da insegnare ai giovani euro-pei? Sembra voler rispondere – positi-

vamente – a questa domanda la mostra Tra ildire e il fare allestita presso l’Archivio di Statodi Piazza Castello e visitabile fino al 16 apri-le 2011.

Fin dal suo manifesto, infatti, dà vita alparallelismo fra l’Italia Unita del 1861 e l’U -nio ne Europea, due donne coraggiose, unavestita di verde-bianco-rosso, l’altra diazzurro, che hanno creduto e lottato condeterminazione e fatica per la propria unità.Una rappresentazione al femminile perripercorrere la straordinaria avventura del-l’unificazione italiana in parallelo con il piùpacifico processo di costruzione dell’UnioneEuropea.

L’esposizione offre una visione imparzia-le sulle scelte compiute in passato, cercandodi portare testimonianza anche delle diverse

Unità d’Italiae unificazione europea:cantieri aperti

interpretazioni degli stessi avvenimenti sto-rici. L’obiettivo che vuole raggiungere, infat-ti, non è quello del giudizio di valore sullevicende risorgimentali o sugli attuali avve-nimenti europei, ma quello di favorire lariflessione – anche critica – su temi di altovalore civile e sui momenti più significatividella formazione della nostra identità di ita-liani ed europei.

La mostra è articolata in sette sale, ognu-na delle quali dedicata a un tema specifico,come l’economia, i diritti civili, le istituzioni,la cultura, declinato sia in relazione all’Italia

Piazza Castello.

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LE SALE DELL’ESPOSIZIONE

Sala 1. I confini territoriali e i simboli. Rac co -glie le carte geografiche, le bandiere e le mone-te degli stati preunitari e degli attuali stati ade-renti allʼUnità Europea. Sala 2. Le radici culturali ed ideologichedelle due unificazioni. Si focalizza sulle gran-di questioni politiche della pace e della demo-crazia, i personaggi di riferimento e le festepatriottiche. Affronta i temi della formazionedella nuova classe dirigente dellʼItalia liberale, ilcosto umano dei due conflitti mondiali e dellaformazione dei nuovi ideali Sala 3. Le Istituzioni e le prospettive politi-che. Ripercorre le origini del nostro ordinamen-to democratico, dallo Statuto Albertino alla Co -stituzione Repubblicana, passando per il ruolodel Parlamento, del Governo, del Re e poi i trat-tati Europei e lʼequilibrio di poteri fra le attualiistituzioni europee.Sala 4. Diritti civili e politici dei cittadini, te -mi e conflitti sociali. Traccia il quadro del maliche hanno afflitto – come il brigantaggio – eaffliggono – come la corruzione – il nostropaese, per passare in rassegna le modernepolitiche di tutela dei diritti dei cittadini europei.Sala 5. L’economia e la moneta. Una rifles-sione sul divario Nord-Sud, sullʼunificazionemonetaria e le sue conseguenza sulla produ-zione e la commercializzazione di risorse e pro-dotti sul territorio dellʼUnione.Sala 6. Il territorio e le comunicazioni. Rac -conta il progresso tecnologico soffermandosi inparticolare sullʼevoluzione dei trasporti ferrovia-ri, dalla cura del ferro di Cavour allʼattuale ridu-zione della rete ordinaria europea, stimolandola discussione sulle scelte relative allʼenergia eallʼambiente che vedono inasprire ogni giorno illoro carattere di urgenza.Sala 7. Dialetti, lingue, cultura, istruzione. Sisofferma sugli elementi culturali che fannodellʼEuropa unʼunica soggetto politico, nono-stante le peculiarità dei popoli che la compon-gono.

del secondo Ottocento, sia all’Europa delsecondo Novecento.

Documenti originali del XIX secolo siaccompagnano a ricostruzioni grafiche, foto-grafie e cartografie tematiche del XX. Spicca,fra gli scritti del 1861, il documento datato17 marzo nel quale Vittorio Emanuele IIassume il titolo di re dell’Italia Unita, mentrele numerose vignette sui temi oggetto didibattito dell’epoca sorprendono per la loroattualità: la costruzione del Traforo delFréjus allora scaldava gli animi come oggi larealizzazione della TAV.

Così, di sala in sala, prende vita il paral-lelismo fra l’Italia di centocinquanta anni fae la moderna Europa. Spiega il direttoredell’Archivio di Stato, Marco Carassi: «Sial’Italia dei primi decenni, che l’Europa diquesti anni hanno affrontato difficoltà simili.Pensiamo alla creazione di un inno, una ban-diera, una moneta comune, alla costruzionedelle grandi infrastrutture di collegamento,all’ostacolo linguistico, all’unità istituziona-le ed economica».

Chi erano gli italiani ieri? Chi sono gliEuropei oggi? La visita guidata, di circaun’ora mezza, consente di dare qualche ri -sposta a queste domande. ■

Archivio di Stato di TorinoPiazza Castello, 209

Tra il dire e il fare. Unità dʼItaliae unificazione europea: cantieri aperti

28 Gennaio - 16 Aprile 2011Lunedì - Sabato: 9.00 - 18.30

(ultimo ingresso alle ore 17.45) INGRESSO GRATUITO

Info e contatti

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Piazza Castello.

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Palazzo Carignano.

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Articolo e foto di Arianna Zucco

Un nuovoallestimentoper il Museodel RisorgimentoLa riapertura dopocinque anni di lavoridi restauro

Uno degli eventi più attesi a Torino, inoccasione del 150° Anniversariodell’Unità d’Italia è la riapertura di

uno dei luoghi simbolo del periodo risorgi-mentale: il Museo Nazionale del Risor -gimento a Palazzo Carignano. Dopo cinqueanni di chiusura e attenti lavori di restaurodei locali e dei reperti, il Museo riapre alpubblico con un allestimento completamen-te rinnovato e servizi all’avanguardia.

Il percorso di visita consente di ripercor-re le tappe che hanno portato all’unificazio-ne del nostro paese, in un’ottica nuova: nonsolo piemontese e italiana, ma anche euro-pea. Filmati e immagini provenienti dallepiù grandi collezioni europee sono in mostracon una selezione di 2.600 oggetti della ricca

Facciata diPalazzo Carignano

su piazza Carlo Alberto.(Arch. Ferri e Bollati

1863-1870)

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Statua di Vincenzo Gioberti - Piazza Carignano.

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Domenico Induno,Ritratto di Vittorio Emanuele II,olio su tela, 1855.

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europeo. Fra queste, suggestiva è la ricostru-zione “Voci e volti del Parlamento Subalpino”che ripropone tre sedute parlamentari congli interventi dei deputati ricostruiti sullabase degli atti della Camera subalpina: ladiscussione della Legge Siccardi, il confron-

to sulla realizzazione del traforo delFréjus e il dibattito sulle annessioni al

Regno di Sardegna.

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Inaugurazione dell’aula provvisoria del Parlamento ita-liano, 18 febbraio 1861, da Le Monde illustré, xilogra-fia, terzo quarto del sec. XIX.

collezione del Museo, dei quali la maggiorparte mai esposti prima. Un’occasione unicaper scoprire, oltre al notevole patrimoniodocumentale, anche la biblioteca con i suoicentomila volumi, l’emeroteca, gli archivistorici e il gabinetto iconografico. Le luci e lecromie delle sale, scelte in accordo con i temitrattati, contribuiscono a creare un nuovotipo di esperienza museale, valorizzata dal-l’ampio uso di contributi multimediali audioe video.

La visitaIl nuovo allestimento del Museo offre

possibilità di visita differenziate, sia in baseal tempo da dedicare al percorso, sia in baseal livello di approfondimento desiderato. Èpossibile partecipare a visite guidate oppureutilizzare l’audioguida con commento permuoversi fra le sale.

Particolarmente interessanti sono le pro -iezioni video – in sala Cinema o distribuitenel percorso – che hanno l’obiettivo diavvici nare il grande pubblico ai temi delRi sor gimento italiano ed

Palazzo Carignano - Iscrizione commemorativadella nascita nel Palazzo di Vittorio Emanuele II.

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Piazza Carignano - Orologio che scandisceil conto alla rovescia verso l’inizio deifesteggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia.

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Museo del RisorgimentoTel. 011.5623719 - Fax 011.5624695

[email protected] www.museorisorgimentotorino.it

Info e contatti

IL MUSEO DEL RISORGIMENTOIN NUMERI

● 5 anni per il riallestimento● 2400 oggetti esposti● 30 sale● 3.800 mq di esposizione● 4 ore di filmati● 50.000 opere conservate● 24 tipologie di oggetti diversi● 167.750 libri e opuscoli● 1.916 testate di periodici italiani del XIX sec.● 120.000 documenti dʼarchivio

I precedenti allestimentiIl Museo del Risorgimento di Torino è il

primo aperto in Italia su questo argomento.In occasione dell’Esposizione Generale Ita -lia na del 1884 è stato realizzando il suo pri -mo allestimento, a cui è seguito quello allaMole Antonelliana e infine, a partire dal1938, il trasferimento nella sede attuale, Pa -laz zo Carignano, edificio dal forte valoresimbolico, in quanto sede del Parlamentodel neonato Regno d’Italia.

Palazzo Carignanoll Palazzo che ospita l’attuale sede del

Mu seo è infatti uno degli edifici più affasci-nati del barocco torinese. Progettato da Gua -rino Guarini e realizzato fra il 1679 e il 1684,presenta due facciate: la più antica – seicen-tesca – rivolta verso l’omonima piazza, lapiù recente – ottocentesca – verso PiazzaCar lo Alberto.

Nelle sue sale nacquero Carlo Alberto nel1798 e Vittorio Emanuele II nel 1820 e qui fuallestita la sede del Parlamento Subalpino,in cui sedettero gli uomini simbolo del l’U -nità d’Italia, Cavour, d’Azeglio, Ga ribaldi,

Balbo, Gioberti. Dopo il 1861 ospitò invece ilParlamento del Regno d’Italia, fino al trasfe-rimento della capitale a Firenze nel 1864.Attualmente è la sede della Sovrintendenzadei Beni culturali del Piemonte.

Luogo privilegiato per conoscere le tappeche hanno portato all’Unità, ospita anche lericostruzioni dello studio di Cavour e lacamera da letto in cui, ad Oporto, morì CarloAlberto. ■

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Particolare del basamento della statuadi Vincenzo Gioberti in Piazza Carignano.

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FiorioIn via Po, al numero 8, si trova uno dei

più antichi caffè torinesi, ancora nella suaposizione originale: il Caffè Fiorio. Aperto afine Settecento, era detto il “caffè dei codini edei machiavelli” per sottolineare la vocazionearistocratica e conservatrice della sua clien-tela.

Negli anni della rivoluzione francese epoi nel periodo napoleonico, qui si racco-glievano i fuoriusciti e i nobili francesi che siopponevano agli ideali rivoluzionari. Neglianni successivi iniziarono a frequentare lesue sale personaggi di posizioni moderate

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Articolo e foto di Arianna Zucco

Atmosfererisorgimentalinei caffèdi Torino

La Torino del Risorgimento respiraancora non solo nei palazzi storici, neimusei e nelle piazze della città, ma

anche nei luoghi di svago e ritrovo come iCaffè, che all’epoca in cui andava costituen-dosi l’Unità d’Italia non erano semplicemen-te locali in cui prendere una pausa dagliimpegni quotidiani, ma veri e proprio spazidi dibattito politico, in cui si incontravano ipersonaggi che hanno fatto la storia dellanostra nazione.

Da via Po a Piazza Castello, da PiazzaSan Carlo a via della Consolata, sono diver-si i testimoni silenziosi delle vicende chevidero Torino protagonista.

Nelle due pagineimmagini

del “Caffè Fiorio”di via Po.

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come Cesare Balbo e Santorre di Santarosa,promotori di importanti riforme con il coin-volgimento dell’aristocrazia e dell’alta bor-ghesia, ma non certo del popolo. L’im por -tanza dei dibattiti che si svolgevano aitavolini del Fiorio era innegabile, tanto chelo stesso Carlo Alberto, una volta salito altrono, era solito chiedere ogni mattina aisuoi consiglieri negli affari di Stato «Cosa sidice oggi al Fiorio?».

La Marmora, d’Azeglio, Rattazzi, Fran -cesco Crispi, Guglielmo Pepe erano invecealcuni degli avventori del tempo in cui aTorino c’era l’Italia che faceva l’Italia. «…campioni dell’esercito, della diplomazia vecchia e

nuova, dell’eleganza e della cultura, fra i partitipolitici più opposti, seduti indistintamente frauomini di stato del passato e dell’avvenire, don-nette equivoche, preti, militari, facchini...» siritrovavano insieme nelle sue sale, cometestimonia il critico letterario Carlo Monseletche nel 1959, due anni prima dell’Unità, siera recato a Torino da Parigi per farsi un’i-dea precisa del movimento italiano.

Oggi il Caffè Fiorio offre un’atmosferacalda e accogliente, che rimanda agli anniTrenta e al movimenti antifascista, periodoal quale risalgono gli arredi perfettamenteconservati.

DI NOBILTADE EMPORIOCHIUSO ALLA PLEBE VILERISPLENDE IL CAFFÈ FIORIO, CHE IN SUA GRANDEZZA UMILESOLO ORNAMENTI APPREZZADEL TEMPO DI NOÈ.EVVIVA LA BELLEZZADEL NOBILE CAFFÈ(Epigramma Ottocentesco)

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BicerinIl Bicerin – in Piazza della Consolata 5 –

è uno dei Caffè più antichi ancora in attivitàe prende il nome dall’omonima bevandatipica torinese.

Aperto nel 1763 dal confettiere e acquace-drataio Dentis, era arredato con semplicitavoli e panche in legno, con tazze senzamanico e una vaschetta piena d’acqua in cuivenivano gettate le monete come ai tempidella peste. Completamente ristrutturato,nell’Ottocento assunse la fisionomia di unaclassica cioccolateria e oggi i suoi tavolini in

marmo bianco e la boiserie in legno alle pare-ti ricordano l’atmosfera dei tempi in cui lofrequentava Cavour quando voleva pren-dersi una pausa dagli impegni politici.

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IL BICERINIl Bicerin è una bevanda tipicamente torinese,composta con caffè caldo, cioccolata, crema dilatte (o panna) e sciroppo. Secondo la ricettaoriginale, gli ingredienti vanno serviti separati inun grande bicchiere di vetro tondeggiante, inmodo che possano essere miscelati secondo ilproprio gusto.

Nelle due pagineimmagini del caffè

“Al Bicerin” in piazzadella Consolata.

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Il CambioIl locale simbolo della Torino Risor gi -

men tale affaccia su Piazza Carignano ed è ilristorante del Cambio. Aperto nel 1757, videpassare Nietzsche, i grandi nomi della musi-ca come Verdi, Puccini e Paganini, statisti ediplomatici di tutto il mondo. Ma fu propriodurante il Risorgimento che visse il suo pe -riodo d’oro: Cavour vi si recava a pranzo o -gni giorno e si dice che nel 1859, dopo la di -chia razione di guerra all’Austria, avesseesclamato soddisfatto «Oggi abbiamo fatto lastoria e adesso andiamo a mangiare» prima diandare al Cambio a pranzare.

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Nelle due pagineimmagini del ristorante“del Cambio”in piazza Carignano.(Foto di A. De Crignis)

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Con lo spostamento della capitale a Fi -ren ze cambiò la clientela del Ristorante: po -litici e diplomatici lasciarono spazio all’élitearistocratica della cultura e degli affari.Tutt’oggi il periodo d’oro del locale è ricor-dato dalla targa in bronzo che identifica ilposto preferito di Cavour a cui è inoltre inti-tolata la sala principale, mentre dalle pitturedel soffitto lo stesso Conte in compagnia delfedele diplomatico Costantino Nigra osser-vano gli avventori che – fra i preziosi velluticremisi, specchi e legni dorati – gustano unaraffinata cucina subalpina.

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Caffè San CarloIl Caffè preferito da Giolitti si trova inve-

ce in Piazza San Carlo, che all’angolo con viaSanta Teresa: il Caffè San Carlo appunto.Anche Rattazzi, La Marmora, d’Azeglio e lostesso Cavour spesso si ritrovavano nellasua splendida e dorata cornice. Fondato nel1822 fu il primo dei locali torinesi ad utiliz-zare l’illuminazione a gas. Dopo pochi annifu chiuso per attività sovversive e, riapertonel 1837, cambiò numerose denominazioni

prima di divenire Caffè San Carlo. Tra i suoieleganti tavoli, gli specchi e il bancone dimarmo, si incontrano anche gli antifascistitorinesi: qui Gramsci progettò l’”OrdineNuovo”, mentre personaggi come BenedettoCroce, Piero e Ada Gobetti si intrattenevanoin dibattiti e conversazioni.

Durante la Seconda Guerra Mondiale su -bì notevoli danni, ma sapienti restauri l’han-no riportato all’antico splendore e oggi offreun’ambientazione sofisticata ed elegante.

Nelle due pagineimmagini del “Caffè San Carlo”situato nell’omonima piazza.

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Baratti & MilanoAperto tre anni prima dell’Unità d’Italia

in via Dora Grossa – l’odierna via Garibaldi– il Baratti & Milano si trova dal 1875 sotto iportici di Piazza Castello, all’imbocco dellasplendida Galleria Subalpina sulla qualeaffacciano le vetrine della sala grande.Fornitore della Real Casa, oggi ancora è unaboutique di piccola pasticceria, caratterizza-ta da interni di pregio, in cui prevalgono itoni del marrone dei mobili e il bianco e ildorato di stucchi e specchiere. ■

CAFFÈ, CIOCCOLATA E ASPIRAZIONIRISORGIMENTALI: LA NASCITA

DEI CAFFÈ A TORINO

La nascita di questo genere commerciale risaleal XVII secolo quando vengono concesse agliacquavitai torinesi le licenze per servire duebevande nuove e in via di diffusione: il caffè nel1628 e la cioccolata nel 1678. Con il tempo, quelli che erano inizialmente luo-ghi fumosi e mal frequentati, divennero punti diincontro e di confronto sui temi della vita politi-ca, artistica e culturale della nazione che anda-va costituendosi. Arredi, stucchi, specchi e cor-nici acquisivano un gusto sempre più raffinato eal passo con i tempi, coerentemente con il cre-scente prestigio che derivava dalla frequenta-zione di personaggi della borghesia e della cul-tura, non solo cittadini. Durante il Risorgimento i caffè accoglievanoscrittori, intellettuali e politici di varia estrazione,coinvolti con diverse aspirazioni nelle grandiazioni di rinnovamento. I discorsi dei caffè – chetalvolta si schieravano apertamente a favore diuna posizione ideologica – erano tenuti in granconsiderazione anche dai Savoia che si diceinviassero emissari o addirittura si recassero inincognito nei locali per carpire gli umori popola-ri e le istanze di rinnovamento.

Nelle due pagineimmagini del caffè“Baratti & Milano”.

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Articolo e foto di Arianna Zucco

Una capitalegolosa

Passeggiando per le vie di Torino, è dif-ficile resistere alle tentazioni dei tipicicaffè cittadini, molti dei quali offrono

ancora le calde ed eleganti atmosfere rimaste

Torino e le suedolci specialità

immutate dall’Ottocento ad oggi. I cioccola-tini, la cioccolata in tazza, il tipico bicerin, lapiccola pasticceria, i caffè sono le specialitàche la rendono famosa in tutto il mondo dapiù di duecento anni.

Se nel secolo del Risorgimento, Torino è ilpunto di riferimento europeo per la lavora-zione del cioccolato, la storia d’amore dellacittà con le preziose fave di cacao inizia,infatti, molto tempo prima.

La cioccolata caldaGià nel 1559, alcuni semi di cacao, varca-

no i confini del ducato di Savoia, portati daEmanuele Filiberto di ritorno dalla Spagnaall’indomani della pace di Chateau Cham -brésis.

Palazzo Carignano.

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Idee per il weekend a Torino a 150 dall’Unità

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anni più tardi sarà propriola maschera di Gianduia adistribuire du rante il Car -ne vale, i nuovi cioccolatinial pubblico festante, asso-ciando ad essi il proprionome. Caf farel, Ba rat ti &Milano, Ven chi, Tal mo ne1850, Pey ra no, Stregliosono alcuni dei più rinoma-

ti produttori dell’industria cioccolatiera tori-nese che muove i primi passi proprio unsecolo e mezzo fa per arrivare oggi alla pro-duzione di oltre 80.000 tonnellate annue,assegnando a Torino e al suo distretto lapalma del maggior centro produttivo italia-no, con una quota pari a quasi il 40% deltotale nazionale.

Il BicerinRiconosciuto come bevanda tradizionale

piemontese nel 2001, il bicerin è un altro deiprodotti tipici della città. Nato nel 1763 nel-l’omonimo locale di Via della Consolata,

ancora oggi in attività, èun’evoluzione della bava-reisa ed è servito fumantein un piccolo recipiente divetro trasparente. Moltoamato anche da Cavour, ilbicerin è una be vanda abase di caffè e spres so, cioc-colata calda e crema dilatte, che prevede tre va -rianti: la prima, pur e fiur,

simile all’odierno cappuccino, la seconda,pur e barba, composta da caffè e cioccolato el’ultima, ’n poc ’d tut, cioè un po’ di tutto eancora oggi la più apprezzata.

La bevanda degli dei –come viene chiamata all’e-poca – è servita esclusiva-mente calda e liquida nellepiù importanti occasioni,come i festeggiamenti peril trasferimento della ca -pitale del Regno di Sa voiada Chambery a To rino. Afine Seicento, la Ma da maReale Maria Gio vanna Battista concede poila prima Patente da Cicolatè che consente divendere pubblicamente la cioccolata in be -vanda, dando il via alla grande diffusione diquesta specialità dolciaria.

Il GianduiottoMa sono gli anni immediatamente prece-

denti l’Unità d’Italia che vedono nascereuno dei simboli di Torino a base di cioccola-to: il cioccolatino a forma di barchetta rove-sciata chiamato Gianduiotto.

La pasta gianduia nasce nel 1852 come rea-zione all’aumento del costo della preziosamateria prima che comin-cia a scarseggiare a seguitodel Blocco Continentaleistituito da Napoleone III.Il pasticcere Michele Pro -chet pensa così di mescola-re all’impasto – tostata etritata – la nocciola delleLanghe, dal gusto deciso edelicato, facilmente reperi-bile a livello locale ed in -dub biamente più economica.

Il 1865 vede la messa in commercio deiprimi gianduiotti “moderni” cioè avvolti inuna carta dorata sottile e iridescente. Due

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Torino, la Mole.

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Zabaione e SavoiardiCon il diffondersi del ciocco-

lato anche altre specialità piùantiche, si evolvono e scatenanola fantasia dei pasticceri, sugge-rendo nuovi abbinamenti. Bastipensare alla crema zabaione,conosciuta già a partire dal ’500e portata a Torino dal frate fran-cescano Pasquale de Baylon,fatto santo e ricordato nelle cronache popo-lari appunto come san Bajon. Composta diuova, zucchero e Mar sa la, la crema montata

viene servita calda, accompa-gnata da paste di meliga, ama-retti o savoiardi e in estate anchecon l’aggiunta di un po’ di gela-to al cioccolato.

I savoiardi invece, biscottileggeri e friabili, che «Si fannocon poca farina, albume d'uovi ezuc caro» sono stati creati nell’Al -to Medioevo in occasione di una

visita eccezionale del Re di Francia presso lacasa Reale dei Savoia. Par ti colarmente adat-ti alla preparazione di dolci al cucchiaiosono utilizzati per la realizzazione di zuppainglese e sufflè, via via vengono utilizzati innuove preparazioni dolci o semplicemente

accompagnati con creme alla vaniglia e –ovviamente – al cioccolato. La storia dolcia-ria di Torino ha visto negli anni, mantenerefermi i suoi punti di forza, nonostante il dif-fondersi delle specializzazione anche al di làdei confini nazionali, come in Svizzera e inFrancia e l’evoluzione moderna della produ-zione alimentare industriale.

Ed è proprio grazie alla determinazionedei maestri torinesi che ancora oggi chiun-que si ritrovi per le strade della città puòassaporare profumi e sapori che deliziano eappagano il palato. ■

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Scorcio del caffè“Baratti & Milano”.


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