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RMA_3_10

Date post: 14-Mar-2016
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Anteprima pubblicazione.
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Tutto quello che ci è stato dato, fedeper prima, pur essendo una realtà

oggettiva, necessita di una nostra acco-glienza, di una nostra crescita, perchédiventi veramente vita della nostra vita.“Molte cose ho ancora da dirvi, ma peril momento non siete capaci di portar-ne il peso. Quando però verrà lo spiri-to di verità, egli vi guiderà alla verità tut-ta intera, perché non parlerà da sé, madirà tutto ciò che avrà udito e vi an-nunzierà le cose future. Egli mi glorifi-cherà, perché prenderà del mio e ve l’an-nunzierà. Tutto quello che il Padre pos-siede è mio; per questo ho detto cheprenderà del mio e ve l’annunzierà” (Gv16,12-15). Uno dei perni per crescere nel-la fede è proprio la Parola di Dio. Co-minciamo con una considerazione: laParola non è data a me personalmenteo direttamente da Dio, è la Chiesa chemi dona la Parola di Dio. “Quanto è sta-to rivelato da Dio e che è contenuto dal-la sacra scrittura ci è stato donato sot-to l’ispirazione dello Spirito Santo. LaSanta Madre Chiesa, fondata sugli apo-stoli e vivente dalla fede degli apostoli,ci ha trasmesso e ci dona i libri del Vec-chio e Nuovo Testamento con tutte le lo-ro parti come libri sacri poiché redattisotto l’ispirazione dello Spirito Santo”(Dei Verbum, cap. III, 11).

Un regalo poco usato

Che cos’è, dunque, la “Lectio divi-na”? Ne parlano in tanti. Nell’ambien-

te di Chiesa “fa fine” dire che si fa la“lectio”. Ma l’unica cosa importante èdire che la “lectio” è cibo che ci nutre.Questa è la prima cosa. La secondasembra il contrario della prima, ma inrealtà è soltanto l’altra faccia della me-daglia: con la Bibbia c’è poca confi-denza. La Bibbia è uno dei regali me-no usati nella vita di molti di noi. Darivendere come nuova, mai usata, lacopia che ci hanno regalato per la cre-sima. Diciamo un’altra cosa fanta-scientifica: se per molti di noi la con-fidenza con la Parola di Dio è poca,le file si assottigliano di più se vi met-tete a dire che della Parola di Dio ci sideve innamorare! Anzi, l’espressioneci fa sorridere: innamorati della Paro-la di Dio? Ma vai! Eppure, siamo fat-ti così. Ricordate la pubblicità dellaposta prioritaria? Allora, perché con la“Parola” che viene da Dio non succe-de la stessa cosa? Penso che questadomanda meriti un momento di ri-

Editoriale

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Parola di Dio o Dio c hChe cos’è la Parola di Dio? Che cos’è la “Lectio divina”? Ne parlano in tanti, sempre più di frequente e non sempre in modo chiaro. Per questo, ecco in tre tappe un “percorso” di conoscenza, proposto in modo giovanile e nello stesso tempo profondo, da don Stefamo Martoglio.

U Don Stefano Mar-toglio, Ispettore deiSalesiani del Pie-monte e Valle d’Ao-sta.Foto Mario Notario

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flessione. Perché con Dio no? Pensa-te: ogni uomo deve vivere di (o per)qualche cosa. Lo facciamo tutti. Senon viviamo di una cosa, viviamo diun’altra. Noi cristiani tutti i giorni do-vremmo riempire la bocca della Paroladi Dio, nutrirci di questa. Sentite checosa ne pensa in merito il profeta Eze-chiele: “Mi disse: «Figlio dell’uomo,mangia ciò che hai davanti, mangiaquesto rotolo, poi va e parla alla ca-

sa d’Israele». Io aprii la bocca ed eglimi fece mangiare quel rotolo dicen-domi: «Figlio dell’uomo, nutri il ven-tre e riempi le viscere con questo ro-tolo che ti porgo». Io lo mangiai e fuper la mia bocca dolce come il miele”(Ez 3,1-4).

La lettera dell’innamorato

Pensate a un innamorato che man-da una lettera alla sua lei (o lui), scrit-ta sotto l’impeto del suo desiderio. Lei(o lui) la riceve, la prende, la esamina,la studia, la annota, la sottolinea, nenota le incongruenze linguistiche, l’im-precisione della sintassi, la punteg-giatura un poco irregolare o assentedel tutto. E poi, la rispedisce come ri-sposta all’innamorato! Quando l’altrosi vede arrivare una lettera così corretta,che cosa potrà dire? Si domanderà checosa ha capito, che tipo di amore glivuole... Così, talvolta, facciamo noi conla Parola di Dio. Invece di cercarel’amore che c’è dentro, l’abbiamo vi-visezionata o peggio, completamentedimenticata. Sentite, invece, che cosaci dice il profeta Osea sull’amore chec’è dentro la Parola di Dio per ognu-no di noi: “Quando Israele era giovi-netto, io l’ho amato e dall’Egitto l’hochiamato mio figlio. Ma più lo chia-mavo, più si allontanava da me; im-molava vittime e offriva incensi agliidoli. Ad Efraim insegnavo a cammi-nare tenendolo per mano, ma essi noncompresero che avevo cura di loro. Ioli traevo con legami di bontà, con vin-coli d’amore; ero per loro come chisolleva un bimbo alla sua guancia; michinavo su di loro per dargli da man-giare... il mio popolo è duro, chiama-to a guardare in alto nessuno ha al-zato lo sguardo. Come potrei abban-donarti? come potrei consegnarti ad al-tri Israele?” (Os 11,1-4,7-9).

Don Stefano [email protected]

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c he parla?T In occasione dellaGiornata della Pace,Papa Benedetto XVIlibera una colombache è simbolo di fra-tellanza e dello Spi-rito Santo.© Agenzia SIR

T La Bibbia: il “ma-nifesto” dell’amore diDio per l’uomo.

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Il Dottore della Legge gli chiede: “Chi è il mio prossimo?” e Gesù, portan-

do la questione dal piano teorico aquello pratico, a sua volta gli doman-da: “E tu da che parte stai?”. Il rove-sciamento delle parti, l’interrogante di-venta l’interrogato, avviene con un rac-conto. È la parabola degli incontri trapersone in cammino. Forse questa am-bientazione fu suggerita a Gesù dallasua situazione. Anche lui, infatti, si tro-vava sulla via. Anche lui si stava re-cando a Gerusalemme (Lc 9,51-19,28),dove si sarebbe fatto nostro prossimooffrendo se stesso in riscatto per lanostra salvezza. Nella figura del Sa-maritano è perciò adombrato Gesùstesso che ci ha dato per sempre lamisura più alta dell’amore per gli altri:dare la vita.

Sulla strada che conduce all’amore

Ventisette chilometri: tanto era lun-ga la strada che da Gerusalemme, a750 metri d’altezza, scendeva alla pia-na di Gerico, costruita a 350 m sotto

il livello del mare. Via impervia e peri-colosa, che esponeva realmente il vian-dante a saccheggi operati da malfattori.Con Gesù, quella strada diventa il pal-coscenico sul quale si oppongono duescene: l’una penosa, l’altra grandiosa.Nella prima, la carità è bloccata e co-me uccisa da chi per vocazione avreb-be dovuto praticarne il precetto aman-do Dio, senza però trascurare il pro-prio prossimo (Dt 6,5; Lv 19,8). Checosa blocca e fa morire l’amore?

Lo spettacolo si fa, invece, grandio-so quando la carità è viva e trionfagrazie ad una anonima persona, iden-tificata per l’appartenenza ad un popolo– quello Samaritano – che non pote-va relazionarsi con i Giudei, ed è pro-prio un uomo della tribù di Giuda cheora giace percosso e denudato sullastrada. Pregiudizi secolari e rivalità re-ligiose avevano innalzato un invalica-bile muro tra persone delle due etnie,che pur vivevano sotto lo stesso cieloed adoravano lo stesso Dio! Che cosasblocca e fa vivere l’amore?

La strada dell’amore

I vv. 33-35 sono centrali nella nar-razione. Avviciniamoci ad essi per sco-prire una doppia serie di verbi: la pri-ma di carattere fondante, la secondapiù pratica.

“Passare accanto”, “vedere” ed “ave-re compassione” sono le prime azionicon le quali misurarci. “Avere compas-sione” è il comportamento che fa ladifferenza. Attestato in greco nella for-ma esplanchnisthe, esprime il movi-mento improvviso delle viscere che sicontraggono per una emozione par-

Leggiamo i Vangeli

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L’amore e la suaLc 10,29-37

I Giovani volontarial lavoro dopo unterremoto: un modoper essere “buoni sa-maritani” oggi.© Agenzia SIR

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ticolarmente forte. È il verbo col qua-le solitamente si esprime la misericor-dia che Dio per primo prova per il suopopolo (cfr. 1,78). È il verbo che de-scrive perfettamente Dio: uno che pro-va compassione per l’umanità. Ebbe-ne, il Samaritano è un uomo che faspazio al sentire stesso di Dio, lo as-sume in sé sino a farlo proprio. Ancheil Levita ed il Sacerdote erano passatiaccanto al malcapitato e lo avevanovisto, ma la loro capacità di amore erastata bloccata dal loro non-mettersidalla parte di Dio. Il Samaritano, inve-ce, fatto spazio all’imitazione di Dio edattivato il dinamismo della carità, po-trà invece praticarla. Ecco, allora, la se-conda serie di verbi: “farsi vicino”; “ver-sare olio e vino” – farmaci antichi –sulle ferite, “fasciarle”, “caricare sull’asi-no” quel povero uomo, pagare con ipropri soldi e garantirne altri affinchéogni cura gli fosse prestata.

La strada di Dio

Con il racconto di tali incontri distrada, Gesù glissa sul “Chi è mio pros-simo?”, come a dire “Non ingannatevi:è una falsa domanda! Tutti sono il tuoprossimo”, e si concentra sul comeamare – mettendo a disposizione tut-to in modo abbondante – e sul perchéamare, vale a dire ad imitazione di Dio.

Questa è la carità nell’intendimentodi Gesù. Non un principio su cui di-scutere, ma una manifestazione di Diostesso da mettere in pratica. Dio è amo-re e nessuno potrà mai dire di amareDio che non vede, se non ama il pro-prio fratello che vede! Non a caso tut-to l’insegnamento si raccoglierà in quellapidario ed intrigante: “Vai e anche tufa’ lo stesso”.

Dovremo ancora apprendere cheper il raggiungimento della migliorequalità della carità sarà decisivo nonanteporre nulla all’ascolto della Paro-la. Sarà quanto Gesù avrà da insegna-re a Marta in occasione del festosobanchetto imbandito in casa di queicari amici: racconto che non a casosegue immediatamente quello del“Buon Samaritano”, divenendone comeil prolungamento e la più pertinenteconclusione (10,38-42).

Marco [email protected]

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a strada

I Ogni giorno, lun-go le strade della vi-ta, ci sono personeche attendono “unbuon samaritano”.© Agenzia SIR

T “Il buon samari-tano” dipinto da Vin-cent van Gogh nel1889.© Editrice Elledici

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Un documento del XIII secolo re-datto da Cono, un canonico del-

la cattedrale di Losanna, in Svizzera,riporta un grazioso avvenimento. Il ve-scovo Amedeo, vissuto cent’anni pri-ma, aveva scritto otto omelie in ono-re della Vergine Maria. Le aveva invia-te a sua sorella, monaca di clausura,che, dopo averle lette, le ritornò al fra-tello unendovi un guanto di lana. Erauna reliquia preziosa: apparteneva al-la Madonna che, con quel dono, mo-strava il suo apprezzamento per leomelie di Amedeo. Questo episodioleggendario conferma la grande stimain cui erano tenute le omelie del ve-scovo svizzero: nella cattedrale, eranolette durante l’ufficio liturgico del sa-bato, giorno della settimana dedicatoa Maria. Dopo la prima, che serve daintroduzione, le altre sette presentanociascuna i doni dello Spirito Santo, met-tendoli in relazione con Maria, per di-mostrare che lei li ha posseduti in gra-do eccelso. Amedeo li elenca in ordi-ne inverso a quello a noi noto: timordi Dio, pietà, scienza, forza, consiglio,intelligenza e sapienza. Nella quintaomelia, per esempio, l’autore spiegache ai piedi della Croce la Madonnamanifestò la sua forza sopportando ilmartirio del cuore. Avvalora, così, un

principio teologico di rilievo: tra la Ma-donna e lo Spirito Santo sussiste unarelazione privilegiata. Doni e virtù del-lo Spirito Santo hanno arricchito l’ani-ma di lei al punto che – come avreb-be spiegato secoli dopo il teologo sa-lesiano Domenico Bertetto – tra la Ter-za Persona della Trinità e la Vergine diNazareth vi è una perfetta “sinergia”:operano sempre e soltanto in perfet-ta armonia. La Madonna è il capola-voro dello Spirito Santo e noi, guar-dando alla santità impareggiabile diMaria, possiamo comprendere i beniche Egli elargisce e le perfezioni chesa compiere.

La Vergine mediatrice di quanti la implorano

Amedeo, prima di diventare vesco-vo, era stato monaco cistercense, di-scepolo di San Bernardo che, in fattodi devozione mariana, aveva fatto scuo-la. Da lui, Amedeo aveva appreso mol-to. Già il grande abate di Chiaravalleaveva affermato: “C’era necessità di unmediatore per raggiungere questo Me-diatore, cioè Cristo: né altro per noiera più utile di Maria”. E a proposito diMaria mediatrice, Amedeo esclama consincero afflato lirico: “Ai suoi piedi siprostrano anche quelli che hanno l’ani-mo amareggiato, i tristi, gli indigenti, gliafflitti, i desolati, i debitori, e anche co-loro che vivono nel disonore. Di que-sti e di tutti coloro che implorano dalfondo di qualsiasi tribolazione ella ac-coglie volentieri le preghiere e, suppli-cando il Figlio, allontana misericor-diosamente ogni male da loro”. Que-sta funzione mediatrice è estesa al po-

Maria nei secoli

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Amedeo di Losanna:

Maria capolavoro dello Spirito Santo

I Papa BenedettoXVI con il rabbinocapo Riccardo Di Se-gni. Sant’Amedeo scrive-va che la Madonna,ebrea per nascita, sot-to la croce ha prega-to per il suo popolo.© Agenzia SIR

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polo ebraico. Nel secolo XII i rappor-ti tra cristiani ed Ebrei erano spessotesi e gli uni accusavano gli altri di em-pietà. Amedeo si sottrae a questa po-lemica e sottolinea un’altra consolan-te verità: la Madonna, ebrea per nascita,sotto la Croce ha pregato per il suo po-polo. Scrive nella quinta omelia: “Ve-dendoli, infatti alle soglie della morteeterna, ella non li ritenne degni né diodio né di disprezzo, bensì del suomassimo affetto, delle sue abbondan-ti lacrime e della sua profonda pietà.Perciò, in comunione con la carità diGesù, come lo era con la sua Croce, el-la si mise a pregare per loro”. Posso-no rimanere inascoltate le supplichedella Madre di Dio? Questa prospetti-va aperta dall’intuizione originale diAmedeo di Losanna non può che illu-minare l’attuale dialogo interreligiosotra Ebrei e Chiesa Cattolica. Gli Ebreistessi sarebbero contenti di leggere leomelie di questo vescovo, tra l’altro di-chiarato beato, perché egli valorizzagli scritti dell’Antico Testamento in cuiravvisa delle prefigurazioni della Ma-donna. Ad esempio, l’urna d’oro chenell’antico Tempio di Gerusalemme cu-stodiva reliquie della manna inviata daDio nel deserto, per Amedeo è un sim-bolo di Maria: “Questa urna contene-va la manna nascosta, perché ella haportato nel suo utero sacrosanto il pa-ne degli angeli che discende dal Cieloe dà vita al mondo”.

Per il cielo, venerabile per il mondo, amabile

La Madonna svolge la sua missio-ne mediatrice in Cielo dove è stata as-sunta pienamente, con il corpo e l’ani-ma. Amedeo di Losanna è uno degliautori che testimonia questa convin-zione che progressivamente è statacompresa dalla Chiesa. Nel 1950, pa-pa Pio XII, nella bolla MunificentissimusDeus, proclamò questo dogma e, tra gli

insigni dottori che nomina per mo-strarne la fondatezza, cita proprio Ame-deo di Losanna, secondo il quale, que-sto privilegio mariano era esigito dal-la santità eccelsa della Madonna e dal-la verginità perpetua del suo corpo.Sempre Papa Pio XII volle istituire la fe-sta liturgica della Regalità di Maria, checoglie un altro aspetto della sua glo-rificazione in cielo. Ed è sempre Ame-deo di Losanna che spiega in che co-sa consiste la regalità della Madonna:“Con la gloria il tuo Figlio ti ha concessola signoria del cielo, con la misericor-dia la regalità del mondo, con la po-tenza il dominio sull’inferno. Tutte lecreature, sebbene con sentimenti di-versi, rispondono dunque alla tua co-sì grande e ineffabile gloria: gli angelicon l’onore, gli uomini con l’amore, idemoni con il timore”. È un insegna-mento, questo, da ricordare quandoanche noi, recitando il quinto misteroglorioso del Rosario, meditiamo sullaregalità universale della Madonna: “peril cielo sei venerabile; per il mondo,amabile; per l’inferno, terribile”.

Roberto [email protected]

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U La Madonna è ilcapolavoro dello Spi-rito Santo. Qui sopra:il dipinto “La Pente-coste” di anonimo,sec. XVII, nella Basi-lica Santa Maria de-gli Angeli ad Assisi.

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“Signore, perché hai fatto cose così difficili da spiegare ai bambini del

XXI secolo?”. È la domanda che a mee a molte catechiste càpita talvolta dirivolgere mentalmente, quando cer-chiamo di comunicare il senso del mi-stero alle giovani generazioni tecno-logiche. Per noi che abbiamo frequen-tato gli incontri di Catechismo mezzosecolo fa o giù di lì, tutto era sempli-ce. Il parroco ci sistemava nei primibanchi della chiesa, ci faceva impara-re a memoria il Catechismo di Pio X eregalava un’immaginetta a chi ripete-va le risposte esatte. Nessuno di noi sisarebbe sognato di chiedere spiega-zioni o di metterne in dubbio la veri-dicità. I bambini di oggi, invece, discu-tono sul contenuto della Sacra Scrittura,vorrebbero una storia “diversa”, conparticolari anche di loro invenzione. Ilracconto dell’Ascensione, ad esempio,così come si legge negli Atti degli Apo-stoli, non li soddisfa: “Ma come ha fat-to Gesù a staccarsi dalla Terra e a sa-lire in Cielo? Gli sono spuntate le ali?”,“Ha preso l’ascensore?”, “È stato spa-rato in aria da un razzo?”.

Più difficile, a volte, far accettare al-cuni dogmi, come quello dell’Imma-colata Concezione. Oggi, anche se si ac-cetta che la Madre di Dio sia stata con-cepita senza peccato, risulta inammis-sibile che durante la vita terrena lei nonabbia mai ceduto a tentazioni di alcungenere. Come è possibile che non ab-bia mai commesso un peccato, nean-che uno piccolo piccolo, senza impor-tanza? “Io non ci credo! Non è uma-no!” sentenzia Stefano. Le domande ele contestazioni si susseguono impla-cabili, sino a quando interviene Moni-

ca. “Io ho capito! Per la Madonna ilpeccato era come per me le mele ver-di!”. Risata generale. “Beh, io odio lemele verdi: hanno un sapore aspro chefa venire la pelle d’oca. Anche se stes-si morendo di fame, non mi verrebbemai voglia di mangiarne una!”. “E que-sto che c’entra con il peccato”?, è ladomanda quasi generale. Monica ri-comincia: “C’è qualche cibo che le vo-stre mamme cucinano e che a voi pro-prio non piace?”. Smorfie di disgusto.“Bene, se aveste la casa piena di pas-sati di verdura e pastine in brodo, avre-ste la tentazione di mangiare questecose, e magari rubarle di nascosto?”.“Che schifo!”, è la risposta unanime.“Ecco – conclude la ragazzina – allaMadonna il peccato faceva lo stesso ef-fetto che a voi le minestre delle vostremamme e a me le mele verdi. Il pec-cato le faceva girare la faccia dall’altraparte”. Sì, adesso hanno capito. Certo,ci sarebbero da dire che oltre al di-sgusto per il peccato, l’eccezionale vir-tù di Maria ha contribuito a preser-varla da ogni macchia. Ma questo èun altro discorso. Per ora, grazie, Mo-nica, per le tue mele verdi!

Anna Maria Musso [email protected]

Esperienze di catechesi

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L’Immacolata e le mele verdi

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Rotterdam, Olanda. Luogo di nasci-ta di Erasmo, la città con il più

grande porto d’Europa, che nel 2009è stata nominata capitale europea del-la gioventù, ospiterà dal 28 dicembre2010 al 1º gennaio 2011 la Comunitàecumenica di Taizé per il suo consue-to incontro europeo dei giovani, il “pel-legrinaggio di fiducia sulla terra”. A rac-contarlo è il Vescovo di Rotterdam,Mons. Adrianus Herman van Luyn, sa-lesiano, che abbiamo incontrato nellasacrestia della basilica di Maria Ausi-liatrice a Valdocco in occasione della fe-sta di San Giovanni Bosco il 31 gen-naio scorso. «Sono proprio felice didare questa notizia – è il primo com-mento di Mons. Van Luyn – anche per-ché la richiesta è venuta congiunta-mente dalla Conferenza Episcopale Cat-tolica dei Paesi Bassi, dal PKN (Prote-stante Kerk Nederlands, la principalechiesa protestante dei Paesi Bassi), cheinsieme hanno chiesto di ospitare que-sto incontro, segnale forte di una gran-de intesa delle chiese maggiori d’Olan-da. Ci aspetta quindi un anno molto in-

tenso di pastorale giovanile perché do-vremo prepararci ad accogliere i gio-vani in una città simbolo dello svilup-po economico, del benessere e cherappresenta la parte più industrializzatadel paese. Una città multiculturale in cuiconvivono 170 nazionalità diverse edalla quale dimostreremo che è ancorapossibile raccogliere i giovani sulle ve-re domande della vita, sul senso dellavita, su una prospettiva umana e uma-nizzante. Noi sappiamo che l’unica ri-sposta a queste domande viene dalVangelo, così come ha anche detto ilnostro Rettor Maggiore, don PasqualChávez Villanueva, affermando come“la globalizzazione, il secolarismo, ilpluralismo, il relativismo segnano loscenario in cui oggi deve risuonare labuona novella, che dà all’uomo luce esperanza”. Per questo è molto impor-tante questo pellegrinaggio della co-munità di Taizè».

– E come presentare in modo com-prensibile e credibile soprattutto aigiovani questo programma evange-

Attualità

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Con la comunità di Taizé

A Rotterdam da tutta EuropaA Rotterdam da tutta Europa

U Mons. AdrianusHerman van Luyn,vescovo di Rotterdam,è presidente dellaCommissione degliEpiscopati della Co-munità Europea.Foto di Maurizio Versaci

Y Rotterdam ospite-rà la Comunità Ecu-menica di Taizé allafine di quest’anno inoccasione del con-sueto incontro euro-peo dei giovani.Foto di Damir Jelic

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lico che va tanto controcorrente ri-spetto alle tendenze moderne?

– Nella nostra Diocesi di Rotterdamin cui vivono 3 milioni e mezzo di abi-tanti abbiamo cercato di concretizza-re questo progetto con un program-ma che si fonda su tre parole: spiri-tualità, solidarietà e sobrietà. Di spiri-tualità, ossia l’esperienza personale delrapporto con Dio, abbiamo tutti biso-gno. Dappertutto nel continente euro-peo si aspira disperatamente a unanuova interiorità, si cercano nuove for-me di comunione spirituale. Vita inte-riore e condivisione spirituale necessi-tano di educazione e formazione, af-finché le singole persone acquisiscanoun rapporto personale di fiducia e diabbandono in Dio amore. La solida-rietà è strettamente legata alla spiri-tualità, poiché le due dimensioni di spi-ritualità e solidarietà sono le due fac-ce inseparabili dell’unico necessario:l’amore verso Dio e l’amore verso ilprossimo. Una condizione prelimina-re per un’autentica spiritualità e soli-darietà, è la sobrietà, ossia prenderedistanza dal consumismo, edonismoe materialismo moderni, temperandole proprie esigenze e aspirazioni e con-centrando l’attenzione sulla responsa-bilità propria verso Dio e verso il pros-simo, particolarmente verso i giovani,quelli che vivono in condizioni di po-vertà ed esclusione, e verso le genera-zioni future che rischiamo di privaredelle necessarie risorse della natura.

– Lei come presidente della Comece(Commissione degli episcopati dellaComunità europea) ha più volte sol-lecitato il governo d’Europa sulle pro-blematiche che più affliggono il con-tinente.

– Il nostro compito è di monitorare losviluppo delle Istituzioni sulla base del-la dottrina sociale della Chiesa, quindiprima di tutto la dignità inalienabiledella persona umana non solo come

singolo ma anche come società e delbene comune che ne è una diretta con-seguenza. Noi quindi dialoghiamo conla commissione europea, con il Parla-mento su diversi temi, dalle questionidi etica della difesa della vita umana aquelle della giustizia sociale, dall’im-migrazione, all’ambiente, alle politichesociali, la pace, l’aiuto ai paesi in via disviluppo, il disarmo nucleare, un temadi stretta attualità verso cui sollecitia-mo i governi a rendersi conto dell’ef-fettiva necessità di una condivisa azio-ne in questa direzione.

– I giovani possono essere protago-nisti della costruzione di questa Eu-ropa?

– Come famiglia salesiana così comeDon Bosco sentiamo oggi forte la sup-plica dei giovani d’Europa in cerca diorientamento, di un cammino, di unadestinazione. A loro siamo chiamatiad annunziare la parola del Signoreattraverso il carisma salesiano, di cuil’Europa, secolarizzata, individualista ematerialista ha grande bisogno.

Maurizio [email protected]

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U Mons. Van Luyncon il Rettore dellanostra Basilica donFranco Lotto.Foto di Maurizio Versaci

RMA onlineSu www.donbosco-torino.it oppure suwww.ausiliatrice.netin approfondimenti,potete leggere anchel’articolo di don PierGiuseppe Accorne-ro “La Chiesa e il ma-lato”.

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Sommario Nº 3 - MARZO 2010AV

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3 La carità segna tutta la nostra vitaLa pagina del Rettore Don Franco Lotto

4 Parola di Dio o Dio che parla?Editoriale Don Stefano Martoglio

6 L’amore e la sua stradaLeggiamo i Vangeli Marco Rossetti

8 Una vita carica di eternitàSpiritualità mariana Maria Ko Ha Fong

10 Maria capolavoro dello Spirito SantoMaria nei secoli Roberto Spataro

12 Missionari martiri, invito alla fedeltàIl Papa ci parla Enzo Bianco

15 Chi ha paura dell’uomo crocifisso?Il poster Mario Scudu

19 L’Immacolata e le mele verdiEsperienze di catechesi Anna Maria Musso Freni

20 Compiere l’ordinario con amore straordinarioMemorie salesiane Lorenzo Bortolin

22 Una Madonna bizantina nella catacomba romanaMaria nell’arte Natale Maffioli

24 A Rotterdam da tutta EuropaAttualità Maurizio Versaci

26 Vogliamo vedere GesùLa pagina dell’ADMA Pier Luigi Cameroni

28 Misericordia, Figlio, voglio e non giustiziaAppuntamenti mariani Mario Morra

31 Da soli no!Lettere a suor Manu Manuela Robazza

FOTO DI COPERTINA:

Ritorni / con movimenti non più tuoi / nelle braccia di tua Madre. / T’accoglie / per amarti an-cora / nel suo primo tramonto / senza di te, figlio. / Intorno / piccole corolle di chiesa / impa-zienti s’affacciano. Da “Prima sepoltura” di Piera Paltro.

Cristo in Croce, Rogier van der Weyden (1399-1464), Kunsthistorishes Museum, Vienna.

03 MA-mar-2010 19-02-2010 11:43 Pagina 32