+ All Categories
Home > Documents > RMA_4_11

RMA_4_11

Date post: 17-Mar-2016
Category:
Upload: diffusione-rivista
View: 217 times
Download: 2 times
Share this document with a friend
Description:
Anteprima pubblicazione.
19
pag.4 Anche Lui in vacanza Gesù disse ai discepoli «Venite in disparte e riposatevi un po’». pag. 30 Formazione professionale salesiana Il 70% dei ragazzi trova lavoro. pag. 22 Oratori in crisi? Non a Valdocco Richieste in aumento per i ragazzi (e pure per i genitori). ANNO XXXII BIMESTRALE Nº 4 - 2011 R IVISTA DELLA B ASILICA DI T ORINO -V ALDOCCO R IVISTA DELLA B ASILICA DI T ORINO -V ALDOCCO R IVISTA DELLA B ASILICA DI T ORINO -V ALDOCCO R IVISTA DELLA B ASILICA DI T ORINO -V ALDOCCO R IVISTA DELLA B ASILICA DI T ORINO -V ALDOCCO Estate: riscoprire sé e gli altri con Dio Estate: riscoprire sé e gli altri con Dio Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27-02-2004 n. 46) art. 1, comma 2 e 3 - CB-NO/TORINO
Transcript
Page 1: RMA_4_11

pag.4 Anche Lui in vacanzaGesù disse ai discepoli «Venite in disparte e riposatevi un po’».

pag.30 Formazione professionale salesianaIl 70% dei ragazzi trova lavoro.

pag.22 Oratori incrisi? Nona ValdoccoRichieste in aumento per i ragazzi (e pure per i genitori).

ANNO XXXIIBIMESTRALENº 4 - 2011

R I V I S T A D E L L A B A S I L I C A D I T O R I N O - V A L D O C C OR I V I S T A D E L L A B A S I L I C A D I T O R I N O - V A L D O C C OR I V I S T A D E L L A B A S I L I C A D I T O R I N O - V A L D O C C OR I V I S T A D E L L A B A S I L I C A D I T O R I N O - V A L D O C C OR I V I S T A D E L L A B A S I L I C A D I T O R I N O - V A L D O C C O

Estate: riscopriresé e gli altri con Dio

Estate: riscopriresé e gli altri con Dio

Post

e Ita

liane

S.p

.A. -

Spe

dizi

one

in a

bbon

amen

to p

osta

le -

D.L

. 353

/200

3 (c

onv.

in L

egge

27-

02-2

004

n.46

) art

.1, c

omm

a 2

e 3

- CB-

NO

/TO

RIN

O

04 MA_lug-ago_2011_Copertina 15/06/11 07:35 Pagina 1

Page 2: RMA_4_11

Vacanze finalmente. Tempo di riposo,di rigenerazione, di riscoperta della

vita quotidiana.Sì. Dopo l’affanno di mesi passati a

correre e a faticare pur di raggiungererisultati e obiettivi, finalmente possiamotirare il freno, distenderci un po’ e starcenetranquilli.

Non è semplice ozio, né tempo perso,ma forse è l’otium dei latini o il vero re-cupero del tempo, non più sottopostoalla tirannia dell’orario, ma riconquistatoper essere messo a frutto.

È il tempo in cui finalmente si può es-sere se stessi, curare le persone care,tirare fuori il meglio di sé.

La vacanza non è un tempo vuoto, sa-rebbe troppo poco. Se semplicementesvuotato, il nostro tempo perde tutto ilsuo senso, rischieremmo di passare daltempo affannato dell’orario lavorativo,sempre di corsa, ad un lungo e vuoto

buco nero in cui tutto perde si-gnificato e la noia è sempre inagguato.

Sono queste le vacanze cheanche Don Bosco temeva, chebollava senza peli sulla linguacome il tempo della vendemmiadel diavolo; perché i suoi ra-gazzi scambiavano le vacanze

col far niente e alla fine uno non puòsemplicemente far niente: rischierebbedi farsi male.

Le vacanze, invece, sono un tempopieno; il tempo per essere se stessi, perriscoprire i propri cari, per fare della pro-pria vita un dono. Sono il tempo del verolavoro, quello che porta beneficio aglialtri e che fa finire una giornata stanchifisicamente ma con una soddisfazioneche nessun lavoro potrà mai dare.

La vacanza è il tempo in cui la vita ri-scopre le sue bellezze, in cui si può ral-lentare la corsa per guardare chi si ha difianco e magari, perché no, andare conpiù calma nelle proprie preghiere, nellostare con Dio e con i propri cari perchénon dobbiamo rendere più conto a nes-suno e, per questo, le nostre ore sonoancora più preziose.

Così nelle vacanze scatta qualcosa:giovani, che hanno passato l’anno a vi-vacchiare e a fuggire il lavoro, scopronodi poter lavorare anche dodici ore al gior-no, pur di far giocare un bambino in unaestate ragazzi. Giovani che sono arrivatistanchi dall’impegno di tutto un anno distudio e di lavoro, che si stancano ancordi più per accompagnare i più giovanialla GMG di Madrid, per gestire una co-lonia, per far giocare i meno fortunati.Dopo tante ore di scuola fuggite, eccolia fare corsi di formazione di molte oreal giorno, pur di arrivare preparati perdonare se stessi a chi ne ha più bisogno.

È il tempo delle vacanze, quello in cui

Editoriale

4 N° 4 • LUGLIO-AGOSTO 2011

Andava in vacanza anc hGesù disse ai suoi discepoli: «Riposatevi un po’». (Mc 6,31)

Don Alberto Martelli, dele-gato per la Pastorale Gio-vanile Salesiana di Piemontee Valle d’Aosta.

Archivio PG - ICP

Le vacanze possono essereun’occasione per essere “donodi Dio” a chi ci sta a fianco oè meno fortunato di noi.© Memo - Photoxpress

04 MA_lug-ago_2011_Impaginato 15/06/11 11:00 Pagina 4

Page 3: RMA_4_11

forse fatichi di più, ma finalmente puoirealizzare ciò che sei: un dono di Dio perchi ti sta a fianco, un “lavoratore” il cuirisultato non si misura a ore o a stipendi,ma a sorrisi donati e ricevuti.

È la vacanza che anche Gesù conoscecon i suoi discepoli: il tempo propizio incui puoi fare il bilancio di quello che staifacendo. Fermati, guardati attorno e den-tro, regalati qualche minuto per prenderele distanza da ciò che fai ogni giorno e

N° 4 • LUGLIO-AGOSTO 2011 5

c he Lui

Le “ferie” sono un’occasioneprivilegiata per valorizzare irapporti familiari.© wavebreakmedia ltd - Shutterstock

© Kurhan - Shutterstock

con libertà e verità poniti sotto lo sguardodi Dio.

Così possiamo quasi dire che la va-canza è il tempo dell’esame di coscienza,non per vedere il male fatto, ma per averela possibilità di formarsi, di mettersi a di-sposizione di Dio, di verificare il bene eil male e così programmare l’anno connuovo slancio e nuova voglia. È il tempoin cui rilanciare il cammino di santità dellanostra vita nella serenità di un rapportocon Dio e con gli altri ritrovato e rigene-rato dal riposo e dall’unione con Dio.

E allora buon lavoro in queste vacanze.Buon tempo “sprecato” con Dio e per glialtri. Sarà il solo modo per arrivare pienidi forze al nuovo anno lavorativo.

Alberto [email protected]

04 MA_lug-ago_2011_Impaginato 15/06/11 11:00 Pagina 5

Page 4: RMA_4_11

Dobbiamo mostrare che non ci ver-gogniamo della croce di Cristo, che

non la temiamo. Tutti noi che crediamoin Cristo crocifisso e risorto portiamo lacroce come la prova inconfutabile cheDio è amore rinnovante.

Due brevi, ma intense scene, descri-vono il momento più alto della storia diGesù nel vangelo di Matteo: la prima (Mt27,45-50) ci avvince e commuove per ledue forti grida emesse dal Signore ormaicrocifisso e giunto alla fine della sua ago-nia; la seconda (Mt 27,51-54) ci stupisceinvece per la descrizione dei prodigi av-venuti alla morte di Cristo.

Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?

Il primo grido di Gesù – che Matteoci restituisce nella lingua ebraica – è in-disgiungibile dalla scena del Calvario. Sia-mo di fronte ad uno dei momenti più

drammatici della Passione: il Figlio soffrefino in fondo lo strazio del suo sacrificio.Lo fa senza però rigettare né il progettodella salvezza né il Padre che glielo avevaaffidato! Qui c’è veramente tutto da im-parare. Dobbiamo chiedere sempre al Si-gnore il dono della fiducia e della fedeltàper i tempi della prova, per quelli in cuici sembrerà di essere abbandonati. Chie-diamo di poter maturare anche allora ilnostro atto di fede.

Il grido muove una delle guardie ro-mane a dare da bere a Gesù. Il gestopotrebbe essere ritenuto un atto di pietà,ma in realtà non lo è. La bevanda co-stituita da una mistura a base di vinoacido era infatti un corroborante ed ave-va l’effetto di prolungare l’agonia. Altreguardie impediscono al loro commilitonedi dissetare il condannato e proferisconoparole che sono di evidente derisione.Gesù giunge intanto agli estremi e dopoaver emesso un altro alto grido muore.La sua morte segna lo spartiacque dellastoria del mondo. È un evento dal qualetraggono vita tutti coloro che prima edopo quel giorno, fanno esperienza diDio come amore, come cura verso chilo invoca. Cristo che muore sulla croceè infatti il primo a mettere completa-mente in pratica il comandamento chelui stesso aveva dato (Mt 22,37-40) dan-doci l’esempio più pieno di amore al Pa-dre e al prossimo. Contemplando la cro-ce si impara ad amare. Vogliamo impa-rare che cosa sia amore e cosa significhiamare? Guardiamo il crocifisso ed ap-prenderemo che amare significa darsiper gli altri, mettersi a servire! Più con-templiamo la croce, più ci convinciamoche essa è una prova di amore. Un amo-re dato da cui nessuno potrà mai sepa-rarci: «Io sono infatti persuaso che némorte né vita, né angeli né principati, népresente né avvenire, né potenze, né al-

Leggiamo i Vangeli

6 N° 4 • LUGLIO-AGOSTO 2011

L’Amore che fa nuove tutte lLa morte in croce di Gesù (Mt 27,45-54)

Arcabas, Trinité

All’epoca di Gesù, la crocifis-sione era la condanna a mortepiù dolorosa.

04 MA_lug-ago_2011_Impaginato 15/06/11 11:00 Pagina 6

Page 5: RMA_4_11

tezza né profondità, né alcun’altra crea-tura potrà mai separarci dall’amore diDio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore»(Rom 8,38-39).

La terra tremò, le rocce si spezzarono

I sette prodigi operati da Dio sullanatura alla morte del Figlio ci stupisconoe forse creano in noi un certo imbarazzo.Si trattò però di uno stupore e di un im-barazzo buoni, voluti da Matteo che de-

sidera farci capire ancora meglio qualesia il valore di ciò che quel giorno siconsumò a Gerusalemme sull’altura delCalvario. L’effetto dell’accostamento dellamorte ai prodigi fa ben ritenere che quel-lo sia un evento unico, potente, addirit-tura più forte delle forze della natura,perfino più potente della morte stessa:la terra trema, le rocce si sgretolano, siaprono alcuni sepolcri e i morti appa-iono! Nulla può resistere alla forza di-rompente della morte di Cristo che portavia con sé tutto ciò che si ritiene stabile,inamovibile, granitico, vecchio, per ini-ziare a fare di questo mondo quel mon-do nuovo la cui bellezza rilucerà in pie-nezza soltanto quando il Signore Risortotornerà alla fine dei tempi.

È impossibile sfuggire all’incontro colCrocifisso. L’evangelista vuole promuoverein noi un faccia a faccia con lui, col suoessere straziato dalla sofferenza eppureobbediente, col suo amore donato, conla forza rinnovante della sua morte. Bi-sogna avere il coraggio di lasciarsi in-contrare da Cristo nel momento più altodella sua esistenza storica per non averedi lui una conoscenza che sia solo persentito dire.

Marco [email protected]

N° 4 • LUGLIO-AGOSTO 2011 7

e le cose

Più contempliamo la croce, piùci convinciamo che essa è unaprova di amore.© Paolo Siccardi - Sync

L’evangelista Matteo ricordache in concomitanza con lamorte di Gesù la terra si scossee le rocce si spezzarono.© ollirg - Photoxpress

04 MA_lug-ago_2011_Impaginato 15/06/11 11:00 Pagina 7

Page 6: RMA_4_11

IPapi vanno in guerra? Sembra di no, loro sono per la pace. «Nulla è perduto

con la pace, tutto può esserlo con la guer-ra», aveva dichiarato Pio XII. Invece Be-nedetto XVI in guerra c’è andato: a sedicianni. Adolf Hitler aveva bisogno anchedei ragazzini.

Nell’estate 1943 la seconda guerramondiale, scoppiata nel 1939, volge maleper la Germania. Joseph Ratzinger è se-minarista, ma il suo seminario a Traun-stein in Baviera è diventato ospedale diguerra. Papà veglia su di lui: è gendarmedi polizia, baffuto, di fede cristallina, eantinazista a proprio rischio.

Il 26 luglio arriva una lettera timbratacon l’aquila nera nazista, che dice: «Lostudente Joseph Alois Ratzinger devepresentarsi il 2 agosto 1943 alle ore novenel cortile davanti alla scuola. Da lì verràpoi trasportato insieme agli altri al postodi combattimento assegnatogli». L’ordinearriva anche a diversi suoi compagni, eli trasforma in ausiliari nella Wehrmacht,l’esercito tedesco.

Sedicenne e arruolato

Eccoli a Monaco, assegnati alla Flak,la contraerea dotata di mitragliatrici ecannoni con radar. Devono proteggerel’impianto della BMW (Fabbrica bavaresemotori) che produce motori d’aereo. Vi-vono in baracche, indossano l’uniforme,e tre volte la settimana frequentano alcunelezioni in un ginnasio cittadino. «Dove-vamo essere ai nostri posti ogni voltache suonava l’allarme. La cosa non eraper nulla piacevole, dato che c’erano at-tacchi notturni sempre più frequenti, emolte notti erano del tutto rovinate».

In Monaco Joseph deve «constatareogni volta nuove distruzioni e sperimen-tare come la città si riduce in macerie».Vede anche entrare nella fabbrica della

BMW gli internati del vicino campo di ster-minio di Dachau, prigionieri politici e dis-sidenti religiosi. A loro sono riservati ilavori più logoranti.

A settembre 1944 è congedato dal“Servizio come studente” e torna in fa-miglia a Traunstein. Ma Hitler ha ancorabisogno di lui, e gli fa trovare sul tavolodi cucina un’altra chiamata: questa voltaal “Servizio lavorativo del Reich”.

Le trappole anticarro

Joseph e i suoi coetanei sono mandatiin Austria sul confine con l’Ungheria e laCecoslovacchia e lavorano al “Vallo su-dorientale” di difesa contro l’esercito russoche avanza da est. Costruiscono trinceee trappole anticarro. Vedono passare lun-ghe colonne di ebrei ungheresi, che leSS hanno rastrellato e spediscono ai cam-pi di sterminio. «Quelle settimane di ser-vizio sono rimaste nella mia memoriacome un ricordo opprimente. I nostri su-

Il Papa ci parla

18 N° 4 • LUGLIO-AGOSTO 2011

Il soldatino Joseph RatzNel libro “La mia vita”, una storia appena credibile

La Frauenkirche, nota anchecome Dom zu Unserer LiebenFrau (Cattedrale di Nostra Si-gnora), è la cattedrale di Mo-naco di Baviera e sede del-l’arcivescovo di Monaco e Fri-singa.© sciamano - Flickr

04 MA_lug-ago_2011_Impaginato 15/06/11 11:01 Pagina 18

Page 7: RMA_4_11

periori erano nazisti della prima ora. Per-sone fanaticamente ideologizzate, che citiranneggiavano con violenza».

Una notte le reclute sono tirate giù dalletto e condotte sul piazzale. Un ufficialele invita a aderire come volontari al corpodelle SS, le truppe fedeli a Hitler che sistanno macchiando dei delitti più efferati.Viene fatto l’appello nominativo, ognunodeve pronunciarsi. Joseph dichiara che èsua intenzione diventare sacerdote cat-tolico, e così vari altri seminaristi. «Venim-mo coperti di scherni e di insulti. Ma que-ste umiliazioni ci erano molto gradite, dalmomento che ci liberavano dalla minacciadi questo arruolamento falsamente vo-lontario, e da tutte le sue conseguenze».

Nel novembre 1944 Joseph e i suoicompagni si vedono restituire valigie eabiti civili, sono accompagnati al treno erispediti a casa. Il treno passa vicino aTraunstein, però non si ferma, e Josephsalta giù dal vagone in corsa.

La gioia di Joseph a casa dura poco:

una nuova lettera gli porta la vera e pro-pria chiamata alle armi. Il 16 aprile 1945ha compiuto 18 anni, e lo ritengono ma-turo per fare il soldato. L’ufficiale si mostraestremamente comprensivo, e lo assegnaalla caserma di fanteria del posto.

Una provvidenziale infezione lo col-pisce a una mano: non può sparare, eviene esentato dagli obblighi dell’adde-stramento militare. Ma può cantare, ecanta bene, e con alcuni compagni è man-dato per le strade della città a cantareinni di guerra, con lo scopo – si spiegaloro – di “tenere alto il morale della po-polazione”.

Un’abbondante fasciatura al braccio

Nell’aprile 1945 il Terzo Reich è giuntoal capolinea. Mentre tutto precipita, Hitlerdal bunker di Berlino ancora difende l’in-difendibile. Ma tra i soldati chi può ab-bandona le caserme e alla spicciolata cer-ca la via di casa. Anche Joseph ci prova.Però Traunstein pullula di SS, che hannol’ordine di giustiziare sul posto i disertori.Ne hanno già impiccati alcuni ai lampioni,perché penzolando siano di lugubre mo-nito a tutti.

Joseph ha un’abbondante fasciaturaal braccio per proteggere l’infezione allamano. Imbocca una stradina secondariache conosce bene, ma s’imbatte in unposto di blocco delle SS. «Per fortuna –ricorda – erano di quelli che non ne po-tevano più della guerra, e non volevanotrasformarsi in assassini». Esaminano ilsuo braccio fasciato, e gli dicono: «Ca-merata, sei ferito. Passa pure». Di nuovoa casa, per la gioia di mamma Maria epapà Joseph.

Georg, il fratello maggiore anche luiin guerra, torna all’improvviso in unacalda sera di luglio. Siede al piano e tuttiinsieme intonano un corale del ’700 chedice: «Grande Dio, noi ti lodiamo».

La guerra è davvero finita, ha pro-dotto 50 milioni di morti, e Joseph siconsola perché – ha scritto – «in tuttoil servizio militare non ho mai dovutosparare un colpo».

Enzo [email protected]

N° 4 • LUGLIO-AGOSTO 2011 19

tzinger

Joseph Ratzinger-papa Bene-detto XVI fotografato a Torinoil 2 maggio 2010, durante lasua visita per l’Ostensione dellaSindone. Alla sua destra, ilcard. Severino Poletto, alloraarcivescovo della città.© Paolo Siccardi - Sync

Nel 1943, Joseph Ratzinger,pur seminarista, fu costrettoad indossare l’uniforme di au-siliare della Wehrmacht, l’eser-cito tedesco.

04 MA_lug-ago_2011_Impaginato 15/06/11 11:02 Pagina 19

Page 8: RMA_4_11

L’Istituzione fondata da Don Bosco nel 1846 non conosce crisi, anzi le richie-

ste sono in crescita. Segno che l’intuizionedel santo torinese era vincente.

L’oratorio è in crisi?

Tutt’altro. Può sembrare strano, ma inpieno 2011, nonostante le molte attrattivee distrazioni dei tempi moderni, ce n’èancora una gran voglia.

Prendiamo ad esempio il primo ora-torio fondato da Don Bosco, nel 1846:Valdocco.

Per dare un’idea delle sue dimensioni,basti pensare al fenomeno dell’EstateRagazzi: 12 settimane, da metà giugnoa metà settembre, tutti i giorni dalle 8alle 18,30, con attività, gite, giochi, sempreinsieme. Ancora: 15 laboratori per le ele-mentari, altri 15 per le medie e 3 per lesuperiori: hip hop, sbandieratori e per-cussioni. Il tutto culminerà nello spet-tacolo di venerdì 22 luglio alle 20,30,per la festa dell’Estate Ragazzi e del-l’Estate Giovani.

Per chi ama i numeri, l’iniziativa coin-volge più di 1200 persone. Ma anched’inverno l’affluenza non scema e se i fe-delissimi sono almeno 300 ragazzi, siraddoppia con catechismo e sport (volley,basket, calcio).

Parola d’ordine accoglienza

Uno dei punti forti di Valdocco è l’ac-coglienza. Non è mai successo che qual-cuno chiedesse la carta d’identità a chientra in cortile.

Spiega il direttore don Gianni Morion-do: «Ai tempi di Don Bosco arrivavanodalla Valle d’Aosta, dalle valli di Lanzo.Poi dalle altre regioni d’Italia. Negli ultimianni abbiamo assistito all’arrivo di mol-tissimi magrebini, rumeni, cinesi. I ragazzi

Sull’esempio di Don Bosco

22 N° 4 • LUGLIO-AGOSTO 2011

Oratorio sprint

sono sempre uguali: chiedono solo dipoter giocare».

Mauro segue progetti specifici di ac-coglienza e i giovani delle superiori: «L’ora-

Grande festa di ragazzi e gio-vani a Valdocco, il primo ora-torio fondato da don Bosco.

04 MA_lug-ago_2011_Impaginato 15/06/11 11:02 Pagina 22

Page 9: RMA_4_11

torio ci abitua a sviluppare le nostre po-tenzialità e a capire chi siamo – dice –. Sista bene perché è un luogo protetto, unambiente solido, ed è gratuito. Tutti con-cetti che i ragazzi (e le famiglie) apprez-zano molto. Così, negli ultimi anni, è cre-sciuto il numero di quanti, dopo essere

stati animati, chiedono di diventareaiuto-animatori».

Cosa c’è di diverso rispetto aqualche anno fa, quando si dicevache l’oratorio era in crisi? «Ulti-mamente stiamo assistendo aun’integrazione incredibile tra i ra-gazzi di varie etnie, che si sentonocoinvolti nelle attività in prima per-sona. Le interferenze positive trai ragazzi hanno allontanato la mo-da dei “club esclusivi”».

La sorpresa è che ci sono al-meno 150 genitori coinvolti nellevarie attività come allenatori, ani-matori e supporter. Del resto, tro-vare giovani volontari è più difficiledi vent’anni fa: tra studio e lavoroprecario è difficile programmarela propria giornata. Per questi gio-vani diventa impegnativo dedicarsiad altro. Per contro, è aumentato

il volontariato di papà e mamme, dispostia prendersi qualche giorno di ferie peraiutare i figli. Per tutti è importante la for-mazione. «Si tratta di una questione di

stile. L’oratorio è prima di tutto una co-munità educativa», dice Mauro.

L’oratorio va dai ragazzi

E quando i giovani non possono re-carsi in oratorio, è l’oratorio ad andareda loro, con due progetti: primo, “Provaciancora Sam”, rivolto alla prevenzionedel disagio e dell’isolamento. Secondo,i laboratori – musica, danza, canto, teatro– realizzati durate l’anno con le scuolemedie della zona, che a fine corsi pro-ducono uno spettacolo al teatro PiccoloValdocco con il coordinamento dell’edu-catore Oscar.

Avere a che fare con i ragazzi non èsempre facile. Il “grosso” è riuscire a me-ritare la loro fiducia. «Oggi è più durad’un tempo – riprende Mauro –, bisognalottare contro la diffidenza. Però, dopoun po’ di tempo trascorso insieme, siaprono, condividendo dubbi e problemi.Insieme, parliamo molto di ciò che ci suc-cede attorno».

Qual è la domanda che ti pongonopiù spesso? «Mi chiedono: perché dopol’università sei ancora qui?», rispondeMauro e, dopo una breve riflessione, «Hostudiato architettura, ma ho un sogno:fare qualcosa per gli altri. In questo modo,tento di realizzarlo».

Luca [email protected]

N° 4 • LUGLIO-AGOSTO 2011 23

Alcuni ragazzi e giovani nel-l’oratorio di Valdocco, con ilRettor Maggiore don PascualChávez.

Accoglienza e allegria sono trai punti forti degli oratori sale-siani.

04 MA_lug-ago_2011_Impaginato 15/06/11 11:02 Pagina 23

Page 10: RMA_4_11

Avolte a mancare non è il lavoro. Ma i lavoratori disposti a farlo. Lo di-

mostra la storia di Federico, giovane al-lievo salesiano. Il padre desiderava perlui un futuro dietro una scrivania, unposto fisso, tranquillo e sicuro. Ma Fe-derico proprio non voleva saperne distudiare. E dopo un percorso di orien-tamento e di formazione professionaleha capito di possedere una dote diversa:l’”intelligenza delle mani”. Oggi Federicolavora all’Orto botanico ed è soddisfat -to di ciò che fa, delle piante che aiuta acrescere.

«Spesso le famiglie si aspettano per iloro figli un percorso di studi, liceo e uni-versità, che non sempre coincide con lecapacità e le aspirazioni dei ragazzi», spie-ga Maurizio Giraudo, direttore della For-mazione professionale salesiana del Pie-monte. «Non si prende in considerazioneche esiste anche un’“intelligenza dellemani”. E che c’è una richiesta da partedelle aziende di figure professionali, peresempio nel settore della meccanica, cheresta insoddisfatta a causa della carenzadi offerta di lavoratori specializzati».

Antidoto alla crisi

La testimonianza di Federico, e dimolti altri giovani come lui, arriva daValdocco e dalle sedi salesiane torinesi(Rebaudengo, San Benigno e Colle DonBosco), dove oltre 200 ragazzi da tuttaItalia si sono riuniti a metà maggio peri «Concorsi nazionali dei settori profes-sionali». Tra gli allievi anche ragazze usci-te dalla tratta, giovanissimi approdati inItalia con alle spalle esperienze difficilie adolescenti italiani che la scuola nonè riuscita a coinvolgere. L’iniziativa con-sente agli allievi di misurarsi con provetecniche elaborate d’intesa con le aziendee di mettere in mostra i capolavori rea-lizzati nelle scuole della formazione pro-fessionale salesiana. Quest’anno i Con-corsi sono stati riuniti per la prima voltatutti insieme a Torino in occasione dei150 anni dell’Unità d’Italia, che coinci-dono con la prima tipografia aperta daDon Bosco a Valdocco.

I dati dimostrano come la formazioneprofessionale sia un antidoto alla crisi.«Nonostante la recessione, il 70% dei ra-gazzi che concludono la formazione nellenostre scuole trovano lavoro nell’arco diun anno», precisa don Mario Tonini, pre-sidente nazionale della Formazione sa-lesiana CNOS-FAP (Centro nazionale Operesalesiane, Formazione aggiornamentoprofessionale). «Percentuale che salivaall’89% quando ancora non si sentivanogli effetti della crisi».

Gioco di squadra

Insomma, la formazione professionalepuò essere considerata «un ascensoresociale, un gioco di squadra che lavorain stretta sinergia con il territorio e leimprese», aggiunge il presidente delCNOS-FAP.

All’ombra del Santuario

30 N° 4 • LUGLIO-AGOSTO 2011

L’intelligenza delle mani vIl 70% dei ragazzi trova lavoro

Aula di informatica in un cen-tro di Formazione professionalesalesiana.© Archivio CNOS-FAP

Un momento del “Concorsonazionale dei settori professio-nali 2011” che ha visto riunitia Valdocco oltre 200 giovanida tutta l’Italia.© Archivio CNOS-FAP

Inaugurazione del “Concorso2011”, presenti il ministro delLavoro Maurizio Sacconi (inpiedi) e, alla sua destra, donStefano Martoglio, Ispettore deiSalesiani del Piemonte, Valled’Aosta e Lituania.© Archivio CNOS-FAP

04 MA_lug-ago_2011_Impaginato 15/06/11 11:04 Pagina 30

Page 11: RMA_4_11

In Italia tra 2010 e 2011 gli allievi sa-lesiani sono stati 22.954, divisi tra 1645corsi. La formazione riguarda princi-palmente i settori meccanico, elettronico,impiantistico, dei serramenti, grafica, ri-storazione, servizi alla persona e all’im-presa, carrozzeria. «I nostri corsi di for-mazione – prosegue don Tonini – ge-nerano occupati perché le attività di-dattiche sono affiancate dall’orienta-

mento professionale e perché può con-tare su una stretta collaborazione conle aziende dei vari settori». Accordi dicollaborazione sono stati siglati conFIAT, SCHNEIDER, DGM.

Gabriele [email protected]

N° 4 • LUGLIO-AGOSTO 2011 31

vale quanto una laurea

04 MA_lug-ago_2011_Impaginato 15/06/11 11:04 Pagina 31

Page 12: RMA_4_11

Centinaia di pellegrini piemontesi si sono uniti al milione e mezzo di per-

sone che domenica 1º maggio, a Roma,hanno partecipato alla beatificazionedi Giovanni Paolo II. Chi in treno, chiin pulmann o con mezzi propri, tutticon un solo intento: onorare un Papache per la vita di ciascuno è stato si-gnificativo. La maggior parte dei pie-montesi non è riuscita ad arrivare nep-pure al colonnato di piazza San Pietro,già al completo pochi minuti dopol’apertura delle transenne, alle 5,30 delladomenica mattina. Tra loro, chi è giuntoda Torino con il viaggio organizzato dal-l’Opera Diocesana Pellegrinaggi: il trenoè arrivato a Roma Termini alle 6, troppotardi per raggiungere la piazza. I più for-tunati sono riusciti ad intrufolarsi lungovia della Conciliazione; altri si sono dovutiaccontentare dei maxi-schermi allestiti invari punti della capitale; altri ancora hannopartecipato idealmente perché non sonoriusciti a raggiungere neanche quelli.

Come Giuseppe Pacca, della parrocchiatorinese Santa Giovanna d’Arco, e TeresaRossi, parrocchiana di Nostra Signoradella Salute, entrambi volontari della Sin-done. Ricordano: «Non siamo riusciti araggiungere neppure un maxi-schermo,ci siamo ritrovati in un ingorgo ed erapericoloso proseguire tanta era la ressa.Ma eravamo in migliaia e abbiamo pre-gato lo stesso: ci siamo sentiti comunqueun’assemblea che celebra. Essere a Romaè stato comunque importante, anche sequalcuno, quando ha saputo che parti-vamo, ci ha detto che non valeva la penaandare in quella “bolgia”. A San Pietro ealla tomba del nuovo Beato potremo re-carci in un’altra occasione, ma un giornocome quello non tornerà più».

Giovani e meno giovani, tutti con lagioia nel cuore

La signora Norma, della parrocchia diNostra Signora del Santissimo Sacramen-

to, a Torino, è riuscita con fatica araggiungere le transenne di via dellaConciliazione e a vedere la piazzada lontano. «Quando ho detto chepartivo per Roma, molti mi hanno

sconsigliata. Certo, a casa, davantial televisore, sarei stata molto

più comoda e avrei seguitola celebrazione come se fos-si seduta in prima fila, inpiazza San Pietro, ma nonavrei potuto rendere omag-gio ad un Papa che con lasua vita ha testimoniatoche si può vivere il Vangelosino in fondo. Per me, es-

sere a Roma è stato comeassorbire un po’ della suasantità. Mi sono portata acasa una grande speranzaper il futuro: la maggiorparte dei pellegrini che hoincontrato non erano an-ziani come me – sono non-na di cinque nipoti – ma

c’erano tanti giovani e fami-glie con i loro bambini. Questo significache la Chiesa ha un futuro e che l’“inve-stimento” di Papa Wojtyla sulle nuovegenerazioni sta portando frutto».

Ci ha fatto capire che la santità è possibile

Rosanna, della parrocchia di Riva pres-so Chieri (Torino), era già stata a Romaper il funerale di Giovanni Paolo II, nel-l’aprile del 2005. «Sei anni fa ero rimastacolpita dalla fede di migliaia di personeche hanno trascorso ore e ore in piediper venerare per soli tre secondi la salmadel Papa. Allora ci sentivamo tutti un po’orfani, anche se sapevamo che GiovanniPaolo II era in cielo. Il 1º maggio di que-st’anno non potevo mancare: è stata una

Avvenimenti

36 N° 4 • LUGLIO-AGOSTO 2011

Giovanni Paolo II, nato a Cra-covia il 18 maggio 1920, èmorto il 2 aprile 2005 ed èstato beatificato lo scorso 1ºmaggio.© Paolo Siccardi - Sync

Papa Wojtyla è il pontefice cheha viaggiato di più: ha com-piuto 145 viaggi in Italia e104 all’estero, come dire cheha percorso 29 volte il girodel mondo.© Paolo Siccardi - Sync

rrrrrrrrUn giorno così non lo rivivrRicordi della beatificazione di Giovanni Paolo II

04 MA_lug-ago_2011_Impaginato 15/06/11 11:06 Pagina 36

Page 13: RMA_4_11

grande festa della fede e per me è statoun grande dono potermi recare a Roma,nonostante non sia riuscita a raggiungerepiazza San Pietro. Abbiamo sostato vicinoad un grande schermo, nei pressi di CastelSant’Angelo, e abbiamo seguito la Messada lì». Assieme a Rosanna c’era ancheAngela, della parrocchia di San Giovannia Savigliano (Cuneo): «Nonostante unatendinite mi abbia costretto a recarmi aRoma zoppicando, ho voluto compiereugualmente questo pellegrinaggio. Il mioacciacco è nulla rispetto a quello che hapatito Giovanni Paolo II. Lui, con la suasofferenza mai celata, ha dato al mondouna testimonianza forte. Per me, esserea Roma nel giorno della beatificazioneha significato onorare un Papa che conla sua umanità ci ha fatto capire che lasantità è possibile».

Marina [email protected]

N° 4 • LUGLIO-AGOSTO 2011 37

Un momento della cerimonia di beatificazione,seguita sui maxischermi al Circo Massimo diRoma. Marina Lomunno

remo piùremo piùremo piùremo piùremo piùremo piùremo piùremo piùv remo più

04 MA_lug-ago_2011_Impaginato 15/06/11 11:06 Pagina 37

Page 14: RMA_4_11

Erano circa trecento i direttori degli uf-fici diocesani, gli operatori dei media

e i webmaster cattolici che da tutta l’Italiasi sono dati appuntamento a Maceratadal 19 al 21 maggio per il convegno “Abi-tanti digitali”, promosso dall’Ufficio na-zionale per le Comunicazioni sociali (UNCS)e dal Servizio informatico della CEI. «Ilmondo dei media – ha spiegato mons.Claudio Giuliodori, presidente della Com-missione episcopale per la Cultura e leComunicazioni sociali, aprendo la tregiorni di studio – non ha cancellato ledomande fondamentali, ma le ha rese,per molti versi, più acute. Per questo laChiesa, attenta a ciò che l’uomo vive, cercadi capire i cambiamenti in atto e di abitarli.E per abitare un ambiente occorre co-noscerlo e familiarizzare con le sue ca-ratteristiche. Il primo compito dei credentiè quindi l’approfondimento di tutti gliaspetti antropologici, sociali e culturaliche delineano il volto di questo nuovoambiente».

Per mons. Domenico Pompili, sotto-segretario della CEI e direttore dell’UNCS,la Chiesa «deve recuperare la capacità

comunicativa che storicamente la rendevaprofondamente inserita nella vita dellacomunità e capace di costruire spazi amisura d’uomo, nel senso più pieno. Co-me la voce della campana». Una propostaaudace per la Rete, spazio per antono-masia senza campanili né gerarchie, dovesi teme ogni forma di autorità, ma dovec’è comunque bisogno di «voci che toc-chino», carismatiche e autorevoli, comeemerso tra l’altro dalla ricerca condottasu 5 mila giovani di 18-24 anni e pre-sentata al convegno da Chiara Giaccardi,docente di Sociologia e Antropologia allaCattolica di Milano.

Purtroppo oggi il mondo pare osses-sionato da web e social network. A ri-cordarlo, dati alla mano, è stato Leo Spa-

Chiesa e comunicazione

40 N° 4 • LUGLIO-AGOSTO 2011

Facebook, risorsa od ossessio nRischi e opportunità della Rete per le parrocchie

Un momento del convegno“Abitanti digitali”, organizzatoa Macerata dall’Ufficio Comu-nicazioni Sociali della CEI.© Emmaus

Gli strumenti di comunicazionedigitale hanno ormai “invaso”la vita quotidiana.© Emmaus

04 MA_lug-ago_2011_Impaginato 15/06/11 11:06 Pagina 40

Page 15: RMA_4_11

daro, consulente del servizio informaticoCEI: solo in Italia gli utenti Facebook sono18 milioni; nove persone su dieci tra 12e 30 anni hanno un profilo Facebook eil 24% del tempo totale su Internet èspeso lì. «Questi strumenti rappresentanouna grande opportunità anche per le co-munità cristiane, ma non sono privi dirischi – ha commentato Spadaro – i socialnetwork sono ambienti gestiti da altri, incui si è semplicemente ospiti. Per unadiocesi è dunque essenziale avere unproprio sito e farne l’epicentro della pro-pria presenza on line».

25.698 parrocchie in rete

Anche le 25.698 parrocchie italianedevono presidiare la Rete «per informaresu servizi e iniziative, mobilitare i fedeli,ma anche creare nuove forme di prossi-mità». Molte hanno già un loro sito, altrestanno aderendo al progetto “Parroc-chie.map”. L’iniziativa, illustrata da ElenaMori di Ids&Unitelm, mira a creare unAnnuario e un Atlante nazionali, con idati identificativi principali di ogni par-rocchia (denominazione, indirizzo, tele-fono), gli orari delle Messe, le coordinatesatellitari (ottenute in base agli indirizzi),schede storico-artistiche, informazionituristiche.

«Il servizio è stato avviato sperimen-talmente un anno fa con quattro diocesipilota: Padova, Vicenza, L’Aquila, Agri-gento – ha ricordato Mori –. Oggi 39diocesi hanno già aderito al livello An-nuario e stanno lavorando all’aggior-namento dei dati». Una volta completatol’inserimento delle informazioni, gli utentipotranno accedervi via Internet (tramite:www.parrocchiemap.it e www.pmap.it)o via mobile (m.pmap.it e m.parrocchie-map.it), e potranno anche ricevere gliorari delle Messe sulla propria email osul cellulare tramite sms.

Lara [email protected]

N° 4 • LUGLIO-AGOSTO 2011 41

o ne?

Don Paolo Padrini: a lui si de-vono varie opportunità digitaliper la recita del Breviario e del-la Messa, come “iBreviary” periPhone e “PrayBook”. Nel 2009è stato chiamato presso il Pon-tificio Consiglio delle Comuni-cazioni Sociali.© Flickr

© 2jenn - Photoxpress

Una sessione del convegno“Abitanti digitali” si è svoltapresso il complesso cistercensedi Fiastra (Macerata).© Emmaus

04 MA_lug-ago_2011_Impaginato 15/06/11 11:06 Pagina 41

Page 16: RMA_4_11

Catechesi & dintorni

La preghiera di Alessia

«Per fortuna oggi ho parlato sottovo-ce, perché la maestra di religione

ha messo la nota a tutti quelli che gri-davano, cioè quasi tutta la classe» dicetrionfante Gian Luca, entrando nell’auladi catechismo. «Posso conoscere il mo-tivo di tante chiacchiere nell’ora di re-ligione?». «Abbiamo letto la storia deidieci lebbrosi. La sai anche tu?». «Certo.Gesù ha guarito dieci lebbrosi e sol-tanto uno è tornato indietro a ringra-ziarlo». «Brava! E Gesù gli ha pure fattoil mazzo! Ti sembra giusto?». Spiegoche le cose non sono andate propriocosì: Gesù non ha affatto rimproveratoil lebbroso riconoscente, ha soltantoespresso la propria delusione per l’in-gratitudine degli altri. Per far compren-dere la portata del miracolo mi dilungoa descrivere, con abbondanza di effettispeciali, la tristissima condizione deimalati di lebbra duemila anni fa (e inqualche paese ancora oggi). Malattiaallora inguaribile e incurabile, chi neera affetto era emarginato insieme aifamiliari. Oggi dalla lebbra si guariscema, ai tempi di Cristo, soltanto un mi-racolo poteva salvare chi ne era colpito.Chi riceveva una simile guarigione ave-va quindi motivo di gridare a squar-ciagola la propria riconoscenza, la gioiadi essere stato salvato, esattamente co-me aveva fatto il decimolebbroso.

L’ingratitudine degli al-tri deve per forza risultareuna grave mancanza! Maormai siamo troppo abi-tuati ad avere tutto e su-bito, a credere che tutto ci siadovuto, per essere capaci di questeconsiderazioni.

«Non è vero!», interviene vivacemente

Alessia, «Io ringrazio Gesù tutti i giorniper aver guarito mio fratello dopo l’in-cidente col motorino! Alessandro è uscitodal coma, è tornato a casa più sveglio diprima e ha ricominciato a farmi i dispetti,ma io non mi lamento più, anzi, sonocontenta!». La notizia viene festeggiatacon la distribuzione di una doppia ra-zione di cioccolatini e con una calorosapreghiera di ringraziamento. E già che cisiamo, ripetiamo un esercizio: quello discrivere brevi preghiere di ringraziamentoper i doni ricevuti da Dio. Questa voltaperò, seguendo le indicazioni di padreAndrea Gasparino, propongo la stesuradi pensieri di ringraziamento anche perle cose meno belle che ci accadono nellavita. Il foglio viene diviso in due parti: adestra i ringraziamenti positivi, a sinistra

quelli negativi, dal grazie per i castighimeritati, al grazie per l’arrosto

bruciato dalla mamma, allasconfitta della Juve...

Alessia però non ha diviso ilfoglio. Ha scritto soltanto, a caratteri

cubitali, in modo da occupare tut-ta la pagina: «Fa’ che vedia-

mo il Tuo amore!».

Anna Maria Musso [email protected]

E noisappiamo ringraziare?

Tutti – bambini e adulti – do-vremmo ringraziare Dio ancheper le cose meno belle che ciaccadono.© Marcel Mooij - Photoxpress

Donare un fiore è da sempreun bellissimo gesto di grati-tudine.© Tombaky - Photoxpress

N° 4 • LUGLIO-AGOSTO 2011 49

04 MA_lug-ago_2011_Impaginato 15/06/11 11:10 Pagina 49

Page 17: RMA_4_11

Con riferimento a varie letture delleMesse domenicali, alcuni lettori ci han-no suggerito di esaminare qualcheaspetto della vita quotidiana in Pale-stina al tempo di Gesù. Abbiamo sceltocome primo argomento le monete del-l’epoca.

Sui “pezzi” ebraici nessuna figura umana

Un aspetto comune a tutte le monetedell’epoca riguarda il rapporto tra il sin-golo “pezzo” e il suo peso. Infatti, secoliprima che fossero coniate monete comele intendiamo oggi, cioè con un simboloo con l’effigie del re, per pagare un benesi pesava un certo quantitativo di metalloprezioso (oro, argento o rame). Abramo,ad esempio, per acquistare il campo ela caverna dove seppellire Sara, «pesòad Efron il prezzo» di quattrocento siclid’argento (Gen 23,14-16). In quel modosi evitavano sia i falsi, sia la limatura delbordo.

I Vangeli testimoniano la grande va-rietà di monete circolanti in Palestina aitempi di Gesù. Ebraiche, ovviamente, do-ve era proibita qualsiasi figura umanaed animale, e quindi con simboli comela palma, il cedro, il grappolo d’uva oinsegne religiose. E poi, romane, ero-diane, greche, fenicie e altre ancora.Ognuna, ovviamente, face-va riferimento a unacerta quantità dimetallo prezio-so. Particola-re impor-tante: perl’obolo alTempio oper pagaregli animali

destinati ai sacrifici, l’ebreo poteva usaresoltanto monete ebraiche. Facile imma-ginare la complessità del lavoro (e gliaffari) dei cambiavalute attivi sulla spia-nata del Tempio, ai quali una volta Gesùrovesciò i tavoli (Mt 21,12).

Un siclo d’argento per quattro giorni di lavoro

Tanto per restare al siclo, la paroladeriva da shekel, che in ebraico e in as-siro indica sia “pesare”, sia “contare”. Ilsiclo ebraico d’argento, unità di base,era pari allo statere e il suo peso è va-riato secondo il tempo e il luogo, da10 grammi (il cosiddetto “siclo del tem-pio”) a 11,5 (siclo comune) a 13 grammi(siclo reale). Si divideva in quattro denarid’argento o dracme (oppure in due di-dracme), che a loro volta si suddivide-vano in 16 assi, oppure 64 quadranti,o 128 leptes. Venti sicli erano pari a unamina.

Facendo riferimento alla parabola deivignaioli dell’undicesima ora (Mt 20,9),un siclo corrispondeva a quattro giornidi lavoro di un operaio. Probabilmentele «trenta monete d’argento» date a Giu-da (Mt 27,3) erano sicli di Tiro, città fe-nicia che li coniò per quasi due secoli,dal 126 d.C. circa ad almeno il 55 d.C.Il loro diametro era di 30 millimetri e ilpeso di poco superiore ai 14 grammi.La provenienza fenicia spiegherebbe siaparte della risposta dei sommi sacerdotia Giuda («Non è lecito metterlo nel te-soro del Tempio»; Mt 27,6), sia l’acquistodi un campo adatto alla «sepoltura deglistranieri» (Mt 27,9), pagato al più com-prensibile controvalore di circa 420grammi d’argento che non a quello di110 grammi (pari a 30 denari).

Lorenzo [email protected]

N° 4 • LUGLIO-AGOSTO 2011 29

Le monete ai tempi di Gesù

Il siclo d’argento

Tra le monete circolanti in Pa-lestina, c’erano quelle del reasmoneo Alessandro Ianneo(sopra) e di Agrippa I, con l’ef-figie del padre Aristobulo.

04 MA_lug-ago_2011_Impaginato 15/06/11 11:04 Pagina 29

Page 18: RMA_4_11

N° 4 • LUGLIO-AGOSTO 2011 51

Mandateci le vostre foto!Avete foto in cui vi siete fatti immortalare con la Rivista? Bene: speditecele.Noi le sceglieremo e le pubblicheremo con la vostra dedica o auguri o preghiera.

Inviate a: [email protected] oppure al nostro indirizzo postale.Nel caso di foto con minori, entrambi i genitori devono esplicitare per iscritto

il consenso alla pubblicazione ed inviarcelo.

Mandateci i vostri SMS!Don Bosco è stato all’avanguardia nella comunicazione.

Noi cerchiamo di imitarlo. Dal prossimo numero, oltre alla rubrica riservataalle foto che ci spedite, apriamo... agli sms!

Basta inviare un messaggio, anteponendo alla vostra richiesta di preghiera la parola rivista al numero 320.2043437.

Pubblicheremo gli sms più significativi e a tutti assicuriamo il ricordo in Basilica.

Che Maria Ausiliatrice protegga sempre

voi e i vostri cari. Besos al mio piccolo Dieghito!

A una rivista così, merita fare la guardia!

04 MA_lug-ago_2011_Copertina 15/06/11 07:36 Pagina 51

Page 19: RMA_4_11

SOMMARIO N° 4 • LUGLIO-AGOSTO 2011

Se non sei ancora abbonato/a a questa rivista e desideri riceverla in

saggio gratuito per un numeroo sei già abbonato/a e desideri farla scoprire ad altri che conosci fotocopia o ritaglia il box, spediscilo in busta chiusa e affrancata a:Rivista Maria Ausiliatrice - Via Maria Ausiliatrice 32 - 10152 TorinoFax: 011.5224677 - Email: [email protected]

• Puoi abbonarti anche con SMS inviando un messaggio al numero 320.20.43.437anteponendo la parola rivista ai tuoi dati anagrafici

COGNOME E NOME _________________________________________________________________________________________________________

VIA _____________________________________________________________ FRAZ. ___________________________________ N. _______________

CAP _________________ CITTÀ _____________________________________________________________________________ PROV. ___________

E-MAIL ____________________________________________ TELEFONO ____________________________ DATA DI NASCITA __________________

Grazie. FIRMA __________________________________________________________________

AVVI

SO P

ER IL

POR

TALE

TTER

EIn

cas

o di

MA

NC

ATO

RE

CA

PIT

Oin

viar

e a:

TO

RIN

O C

MP

NO

RD

per l

a re

stitu

zion

e al

mitt

ente

: C.M

.S. V

ia M

aria

Aus

iliat

rice

32 -

1015

2 To

rino,

il q

uale

si i

mpe

gna

a pa

gare

la r

elat

iva

tass

a.

I dat

i for

niti

dal C

lient

e sa

rann

o in

serit

i neg

li ar

chiv

i ele

ttron

ici e

car

tace

i del

la R

ivis

ta M

aria

Aus

iliatri

ce e

son

o ob

blig

ator

i per

ade

mpi

ere

all’o

rdin

e. I

dati

non

verra

nno

diffu

si n

é co

mun

icat

i a te

rzi,

salv

o gl

i ade

mpi

men

ti di

legg

e, e

sar

anno

utiliz

zati

escl

usiva

men

te d

alla

rivi

sta,

anc

he p

er fi

nalit

à di

pro

moz

ione

del

la s

tess

a. Il

Clie

nte

può

eser

cita

re i

dirit

ti di

cui

all’a

rt.7

D. L

gs19

6/03

“Cod

ice

della

Priv

acy”

rivo

lgen

dosi

al t

itola

re d

el tr

atta

men

to: R

ivis

ta M

aria

Aus

iliatri

ce, c

on s

ede

in T

orin

o, V

ia M

aria

Aus

iliatri

ce 3

2 -1

0152

. Al m

edes

imo

sogg

etto

van

no p

ropo

sti g

li ev

entu

ali r

ecla

mi a

i sen

si d

el D

. Lgs

.185

/99.

pag.4 Anche Lui in vacanzaGesù disse ai discepoli

«Venite in disparte

e riposatevi un po’».

pag.30 Formazione professionale salesianaIl 70% dei ragazzi

trova lavoro.

pag.22 Oratori incrisi? Nona ValdoccoRichieste in aumento

per i ragazzi

(e pure per i genitori).

ANNO XXXII

BIMESTRALE

Nº 4 - 2011

R I V I S T A D E L L A B A S IL I C A D I T O R I N O -

V A L D O C C O

R I V I S T A D E L L A B A S IL I C A D I T O R I N O -

V A L D O C C O

R I V I S T A D E L L A B A S IL I C A D I T O R I N O -

V A L D O C C O

R I V I S T A D E L L A B A S IL I C A D I T O R I N O -

V A L D O C C O

R I V I S T A D E L L A B A S IL I C A D I T O R I N O -

V A L D O C C O

Estate: riscopriresé e gli altri con DioEstate: riscopriresé e gli altri con Dio

Post

e Ita

liane

S.p

.A. -

Spe

dizi

one

in a

bbon

amen

to p

osta

le -

D.L

. 353

/200

3 (c

onv.

in L

egge

27-

02-2

004

n.46

) art

.1, c

omm

a 2

e 3

- CB-

NO

/TO

RIN

O

3 Aria di ParadisoLa pagina del Rettore don Franco Lotto

4 Andava in vacanza anche LuiEditoriale Alberto Martelli

6 L’Amore che fa nuove tutte le coseLeggiamo i Vangeli Marco Rossetti

8 Due donne in solidarietà per un futuro di vitaSpiritualità mariana Maria Ko Ha Fong

10 Gesù e Maria, vi dono il cuore e l’anima miaMaria nei secoli Roberto Spataro

12 La perla preziosa per vivere il meglioLa Parola qui e ora Marco Bonatti

14 Cristo, il passaggio a DioAmici di Dio Mario Scudu

18 Il soldatino Joseph RatzingerIl Papa ci parla Enzo Bianco

20 Dalla “Rerum novarum” alla “Centesimus annus”Vita della Chiesa P. G. Accornero

22 Oratorio sprintSull’esempio di Don Bosco Luca Mazzardis

24 Il Giordano e i suoi affluentiMari e fiumi nella Bibbia Lorenzo Bortolin

25 Se guardo il cielo...Il poster a cura di Mario Scudu

29 Il siclo d’argentoLe monete ai tempi di Gesù L. Bortolin

30 L’intelligenza delle mani vale quanto una laureaAll’ombra del Santuario Gabriele Guccione

32 Un’estate a ChisinauEsperienze Carlo Tagliani

34 Giovani ed emozioni. Cosa c’entra la fede?Wellness educativa Gabriele Guccione

36 Un giorno così non lo rivivremo piùAvvenimenti Marina Lomunno

38 L’Annunciazione di Fra GiovanniMaria nell’arte Natale Maffioli

40 Facebook, risorsa od ossessione?Chiesa e comunicazione Lara Reale

42 L’età indecenteAmare i giovani Ermete Tessore

44 “Questa è la Madre”La pagina dell’ADMA Pier Luigi Cameroni

46 Coraggio, caro figlio sei guaritoAppuntamenti mariani Mario Morra

48 Don Sebastiano, prete dell’accoglienzaRicordando don Viotti P. L. Cameroni

49 E noi sappiamo ringraziare?Catechesi & dintorni A. M. Musso Freni

50 Io penso positivo!Lettere a Suor Manu Manuela Robazza

51 Le vostre foto

04 MA_lug-ago_2011_Copertina 15/06/11 07:36 Pagina 52