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Roma - VIII Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico · c/o Tipografia Marina - Anzio Via 22...

Date post: 12-Jan-2020
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Roma - Via Baldo degli Ubaldi, 168 PERIODICO DEI G.A. D’ITALIA Poste Italiane S.p.A. Sped. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27/2/2004 n. 46) art. 1 comma 2 - DCB - Roma Set./Ott. 2005 Anno I Num.5 Elena Leone Felice Pastore Erano trascorsi 20 anni dal primo nvegno nazionale dei G.A d’Italia, tenutosi a Colleferro. Ci siamo ritrovati a Paestum, il 19 novembre scorso, in occasione della borsa Mediterranea del Turismo archeologi- co, con molti capelli bianchi ma con l’entu- siasmo dei primi anni di volontariato. Abbiamo ricordato anche i 40 anni della nostra fondazione, fra noi qualche assenza, amici che non ci sono più, ci ha toccato il cuore il loro ricordo... eppure, la presenza di tanti giovani ci ha riproposto la speranza nel futuro della nostra associazione. La cornice della Borsa e il folto, quali- ficato, pubblico che ha seguito i nostri lavo- ri hanno contribuito al successo di un’inizia- tiva necessaria quanto importante, ma non facile da organizzare, dopo le vicende che ci hanno travagliato negli ultimi due anni. Il convegno si è aperto con la presen- tazione della rivista Salternum, periodico del Gruppo Archeologico salernitano, che ha dedicato l’ultimo numero alla memoria di Marina Mazzei, infaticabile presenza e voce dell’archeologia della Daunia, prematura- mente scomparsa. Con Lei sono stati ricordati anche altri archeologi recentemente scomparsi: Paolo Emilio Pecorella e Mauro Incitti, affinchè il nostro impegno continui oggi e in futuro, anche per preservare degnamente la loro memoria. Molte e tutte interessanti le relazioni che si sono presentate. La sintesi possibile delle comunicazioni, una sorta di filo conduttore è rintracciabile nel binomio: Volontariato e Archeologia. Da più relatori è stato citato come un rap- porto da ridefinire e da configurare, in un’ottica di sviluppo di una possibile intesa tra associazioni di volontariato sul territorio e risorse archeologiche. Una realtà non facile da evidenziare nella sua interezza, tanto sono numerose le associazioni impe- gnate, oggi, nella valorizzazione e nella tutela dei Beni Culturali. Prendendo in esame la situazione dei Gruppi Archeologici, abbiamo costatato che il volontariato nei diversi settori d’attività archeologiche, negli ultimi anni, ha registra- to un aumento importante. Gli ambiti d’in- tervento, grazie ad attestate collaborazioni con le Soprintendenze locali, si sono diver- sificati, dimostrando un potenziale da sfrut- tare in un momento in cui ogni risorsa disponibile sul territorio può essere prezio- sa. L’apertura nei confronti delle scuole, anche delle Università, tramite il riconosci- mento di crediti formativi agli studenti che partecipano alle nostre attività - e la serie di collaborazioni avviate dimostrano quanto e come il volontariato dei Gruppi Archeologi d’Italia, nelle diverse regioni, possa parteci- pare a progetti, condurre esperienze inno- vative, promuovere iniziative e attività cultu- rali di alto livello. In un contesto che intende essere sempre più propositivo e dinamico il rapporto con le scuole e la collaborazione tra associazioni culturali di diverso ambito, nel rispetto delle singole autonomie, rappre- sentano input importanti per trovare nuovi spazi d’azione. La realizzazione di un pro- getto, la partecipazione ad un’attività (anche all’umile, importantissima, ricogni- zione di campo) sono occasioni rilevanti e, al contempo, sono sfide contro la mancan- za di fondi, i budget limitati, la frustrazione per le frequenti risposte evasive delle Istituzioni e l’eventualità di non raggiungere sempre i risultati sperati. Tuttavia, realizzare un progetto, sapere di avervi partecipato attivamente e veder riconosciuta questa partecipazione nei materiali che documentano le iniziative (leg- gasi apposizione del nostro logo sempre!), valorizza e riassume il concetto stesso di volontariato sul territorio. I casi molteplici, documentati nelle rela- zioni al convegno, di significative collabora- zioni e d’importanti progetti che hanno rea- lizzato sinergie tra didattica e archeologia, dimostrano che il volontariato in ambito archeologico è una risorsa viva, presente, da sfruttare. continua a pag. 8 VIII Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico 17 - 20 novembre PAESTUM Nell'ambito della manifestazione si è svolto l'incontro: Volontariato e archeologia ed il 2°convegno nazionale dei Gruppi Archeologici d'Italia: impegno, possibilità e sfida per il futuro prossimo. TURISTI EGIZI, GRECI E ROMA- NI TESTIMONIA- NO IL LORO PASSAGGIO "FIRMANDO I MONUMENTI" Pag. 4 LE INIZIATIVE DEI G.A. D'ITA- LIA PROMUO- VONO LA VALO- RIZZAZIONE DEI BENI CUL- TURALI MINORI Pag. 8 VIAGGIO NEL SUD OVEST DEGLI USA: DAI VIL- LAGGI PREI- STORICI AI PUEBLOS Inserto
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Roma - Via Baldo degli Ubaldi, 168 PERIODICO DEI G.A. D’ITALIA

Poste Italiane S.p.A. Sped. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27/2/2004 n. 46) art. 1 comma 2 - DCB - Roma

Set./Ott. 2005Anno I Num.5

Elena Leone

Felice Pastore

Erano trascorsi 20 anni dal primo nvegnonazionale dei G.A d’Italia, tenutosi aColleferro. Ci siamo ritrovati a Paestum, il19 novembre scorso, in occasione dellaborsa Mediterranea del Turismo archeologi-co, con molti capelli bianchi ma con l’entu-siasmo dei primi anni di volontariato.

Abbiamo ricordato anche i 40 anni dellanostra fondazione, fra noi qualche assenza,amici che non ci sono più, ci ha toccato ilcuore il loro ricordo... eppure, la presenza ditanti giovani ci ha riproposto la speranza nelfuturo della nostra associazione.

La cornice della Borsa e il folto, quali-ficato, pubblico che ha seguito i nostri lavo-ri hanno contribuito al successo di un’inizia-tiva necessaria quanto importante, ma nonfacile da organizzare, dopo le vicende checi hanno travagliato negli ultimi due anni.

Il convegno si è aperto con la presen-tazione della rivista Salternum, periodicodel Gruppo Archeologico salernitano, cheha dedicato l’ultimo numero alla memoria diMarina Mazzei, infaticabile presenza e voce

dell’archeologia della Daunia, prematura-mente scomparsa.

Con Lei sono stati ricordati anche altriarcheologi recentemente scomparsi: PaoloEmilio Pecorella e Mauro Incitti, affinchè ilnostro impegno continui oggi e in futuro,anche per preservare degnamente la loromemoria.

Molte e tutte interessanti le relazioni chesi sono presentate. La sintesi possibile dellecomunicazioni, una sorta di filo conduttoreè rintracciabile nel binomio:

Volontariato e Archeologia. Da più relatori è stato citato come un rap-

porto da ridefinire e da configurare, inun’ottica di sviluppo di una possibile intesatra associazioni di volontariato sul territorioe risorse archeologiche. Una realtà nonfacile da evidenziare nella sua interezza,tanto sono numerose le associazioni impe-gnate, oggi, nella valorizzazione e nellatutela dei Beni Culturali.

Prendendo in esame la situazione deiGruppi Archeologici, abbiamo costatato cheil volontariato nei diversi settori d’attivitàarcheologiche, negli ultimi anni, ha registra-to un aumento importante. Gli ambiti d’in-tervento, grazie ad attestate collaborazionicon le Soprintendenze locali, si sono diver-sificati, dimostrando un potenziale da sfrut-tare in un momento in cui ogni risorsadisponibile sul territorio può essere prezio-sa.

L’apertura nei confronti delle scuole,anche delle Università, tramite il riconosci-mento di crediti formativi agli studenti che

partecipano alle nostre attività - e la serie dicollaborazioni avviate dimostrano quanto ecome il volontariato dei Gruppi Archeologid’Italia, nelle diverse regioni, possa parteci-pare a progetti, condurre esperienze inno-vative, promuovere iniziative e attività cultu-rali di alto livello. In un contesto che intendeessere sempre più propositivo e dinamico ilrapporto con le scuole e la collaborazionetra associazioni culturali di diverso ambito,nel rispetto delle singole autonomie, rappre-sentano input importanti per trovare nuovispazi d’azione. La realizzazione di un pro-getto, la partecipazione ad un’attività(anche all’umile, importantissima, ricogni-zione di campo) sono occasioni rilevanti e,al contempo, sono sfide contro la mancan-za di fondi, i budget limitati, la frustrazioneper le frequenti risposte evasive delleIstituzioni e l’eventualità di non raggiungeresempre i risultati sperati.

Tuttavia, realizzare un progetto, saperedi avervi partecipato attivamente e vederriconosciuta questa partecipazione neimateriali che documentano le iniziative (leg-gasi apposizione del nostro logo sempre!),valorizza e riassume il concetto stesso divolontariato sul territorio.

I casi molteplici, documentati nelle rela-zioni al convegno, di significative collabora-zioni e d’importanti progetti che hanno rea-lizzato sinergie tra didattica e archeologia,dimostrano che il volontariato in ambitoarcheologico è una risorsa viva, presente,da sfruttare.

continua a pag. 8

VIII Borsa Mediterranea delTurismo Archeologico

17 - 20 novembre PAESTUM

Nell'ambito della manifestazione si è svolto l'incontro:Volontariato e archeologia

ed il 2°convegno nazionale dei Gruppi Archeologici d'Italia:impegno, possibilità e sfida per il futuro prossimo.

TURISTI EGIZI,

GRECI E ROMA-

NI TESTIMONIA-

NO IL LORO

P A S S A G G I O

"FIRMANDO I

MONUMENTI"

Pag. 4

LE INIZIATIVE

DEI G.A. D'ITA-

LIA PROMUO-

VONO LA VALO-

R I Z Z A Z I O N E

DEI BENI CUL-

TURALI MINORI

Pag. 8

V I A G G I O

NEL SUD

OVEST DEGLI

USA: DAI VIL-

LAGGI PREI-

STORICI AI

PUEBLOS

Inserto

Nuova ARCHEOLOGIASet./Ott. 2005

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Informazioni sul sito internet: www.gruppiarcheologici.orgSegreteria nazionale: tel./fax 0660376711

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Archeologici d’Italia

Direzione

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00167 Roma

Tel. 06 39376711

Fax 06/ 6390133

e-mail: [email protected]

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“Gruppi Archeologici d’ita-

lia Via Baldo degli Ubaldi,

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Direttore responsabileNunziante De Maio

Direttore editorialeGiorgio Poloni

Grafica ed impaginazioneEnnio Losurdo

Redattori corrispondenti

Sebi Arena (Sicilia)Otorino Bacillieri (Em-Rom.)Arnaldo Bavicchi (Lazio)Cristiana Battiston(Lombar.)Giampiero Galasso (Camp.)Pietro Ramella (Piemonte)Leonardo Lo Zito (Basilic.)

Redazione Roma

Gianfranco Gazzetti

Fiorella Acqua

Lucia Spagnuolo

Hanno collaborato

Giorgio Agnese

Elena Leone

Felice Pastore

Autorizzazionen. 18/2005 Trib. di Roma

Realizzazione e Stampac/o Tipografia Marina -Anzio Via 22 gennaio,12/14 00042 RomaChiuso in tip.: 28/8/2006

I GruppiArcheologici d’Italia

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FORUMEuropeo delle

Associazioni per i beni culturali

CENTRONazionale delVolontariato

PROTEZIONECIVILE

KOINÈForum dei Paesidel Mediterraneo

2

Nuova ARCHEOLOGIASet./Ott. 2005

2° CONVEGNO NAZIONALE DEI GRUPPI ARCHEOLOGICI D'ITALIA

ARCHEOLOGIA E VOLONTARIATOcontributi e aggiornamenti

PAESTUM - 19 NOVEMBRE 2005

3

Presentazione della rivistaSalternum, dedicata alla memoriadi Marina Mazzei

Il complesso di Morimondo-Fallavecchia

C. Battiston (Gruppo Archeologi-co Ambrosiano - Milano)

La Villa Romana dellaSelvicciola nell’Agro Vulcente

G. Gazzetti (Gruppo Archeologi-co Romano G.A.R.)

L’operazione Castro allo statodelle ricerche

I. Di Nardo - P. Toiati (G. A. R.) Nuove ricerche sui Monti della

TolfaO. Cerasuolo (G. A. R.)

Abitato etrusco di Rofalco nellaselva del Lamone

L. Pulcinelli - F. Runat Borel (G.A. R. e G. A. Canavesano di Ivrea)

Nuove scoperte nella necropolidella Via Amerina

F. Quondam - F. Cesari(G. A. R.)

La Villa romana delle ColonnacceM. Benvenuto - F. Tummolo - V.

Iorio (G. A. R.)

La produzione ceramica a ParetiSottili nella Villa della Fontanaccia- Allumiere - RM

G. Ghini (G. A. R.)

La chiesa altomedievale di S.Pantaleo nella Selva del Lamone

T. M. Incitti (G. A. R.) Verso le Alpi: il Bronzo finale e

l’età del ferro nel canaveseF. Rubat Borel (G.A. Canavesano

- Ivrea)

La Tomba dellesedie a Cerveteri

R.Virgili (G.A.R.-Sez. Cerveteri)

Il laboratorio didat-tico di archeologia“Nereo Alfieri”

S. Onofri E. Leone -(Liceo classico“Ariosto” di Ferrara eG. A. Ferrarese).

Edifici religiosi del XII secolo davillaggi abbandonati in territorioalifano - telesino

L. Di Cosmo (G.A. “Rufrium” -S.Angelo d’Alife (CE)

Monumenti orientati con il solein Basilicata

L.Saggese (G. A. Lucano)

Dal 1973 al servizio dell’archeo-logia

V. Fabiani - D. Marino (G. A.Krotoniate)

I siti preistorici di “CapannaMurata” e “Castel Ginnetti”: sco-

perte e rinvenimenti nel territorioveliterno

G. Manganello (G. A. Veliterno)

Le ricerche archeologiche pressola c.d. Villa Matidia a Monte PorzioCatone (Roma)

V. Iorio (G. A. Comasco “U.Buzzi” - G.A. “Latium Vetus”)

L’attività del Gruppo Archeolo-gico Avellano per uno sviluppoturistico sostenibile

P. Luciano (G. A. Avellano)

la Direzione

continua da pag.1)

Noi a Paestum abbiamo parlatodi iniziative realizzate, di nuoviprogetti e di programmi chestanno nascendo un po’ dovun-que. Desideriamo proporre que-sta linea di collaborazione e pre-senza come obiettivo da perse-guire per ciascun gruppo archeo-logico, in ogni regione in cuil’Associazione è realtà concreta ein ogni territorio in cui può sor-gere un nuovo gruppo.

Le soluzioni possibili sonomolteplici, alcune possononascere dallo scambio e veicola-zione di informazioni e propostetra noi, proprio per sancire unafattiva collaborazione tra i diver-si gruppi archeologici regionali.

Da Paestum in poi, è nostrocompito scambiarci informazionie far circolare fra i Gruppi,anche tramite Koinè, i progetti incorso, le iniziative che ci vedonoprotagonisti o partecipanti, i rife-rimenti che documentino lanostra presenza nel panoramaculturale italiano.

Siamo entrati da pochi anni nelterzo millennio quasi inavvertita-mente ma lo scorrere inesorabiledel tempo si percepisce quando citroviamo in un sito archeologicooppure passiamo accanto ai monu-menti delle nostre città avvertendoil fascino dell’antico:.....dalla lorocostruzione sono passati circa2000 anni.... è il nostro pensiero.

Più o meno 4500 anni fa in

Egitto si costruivano le piramidi:più del doppio del tempo che cisepara oggi dagli antichi romani !!

Ebbene l’egizio suddito delfaraone Psammetico III dellaXXVI dinastia (526 a.C.), quandoda Tebe si recava a Menfi edandava a Giza per vedere le pirami-di e la sfinge costruite 2000 anniprima forse formulava lo stessopensiero:…….per lui questi monu-

menti erano già antichi!Nel complesso funerario di

Zoser a Saqqara (III Din.2630/2611 a.C.) in un edificio chia-mato oggi casa del sud, alcuni“turisti egizi” del nuovo regno (1550/1070 a. C.) lasciarono suimuri delle scritte in caratteri ierati-ci a ricordo del loro passaggio: iviaggiatori esistevano già in tempiremoti così come ………la maniadei graffiti!!

Anche nei secoli precedenti lanostra era ed in alcuni periodi piùparticolarmente, fu sempre vivol’interesse per l’Egitto di cui igreci avevano grandissimo rispettoe che consideravano terra d’origi-ne delle culture mediterranee.

Numerosi furono i visitatoridi questa terra bella e misteriosa emolti furono i personaggi impor-tanti ricordati nella storia o chescrissero essi stessi la storia; infini-ti poi furono i viaggiatori anonimiche lasciarono un segno del loropassaggio con un nome, un pen-siero, una lirica, una data scolpiticon maggiore o minore eleganza(ma certamente con grandepazienza e fatica) sulle dure pietredei monumenti.

Prima di arrivare ai secoli anoi vicini dove assisteremo ad unavera esplosione di egittomania èinteressante fare una ricognizionesui principali antichi testimoni diquesti passaggi e ricordare alcuninomi prestigiosi.

******

Erodoto di Alicarnasso, dovenacque fra il 490/480 a.C. andò inEgitto attorno al 450 dove rimasesolo alcuni mesi e visitò il Paesefino ad Elefantina (l’odiernaAssuan).

Viaggiò anche tanti altri paesiin Asia, Africa ed Europa e nellesue “STORIE”descrisse ciò cheaveva visto e sentito .

E’ stato definito un ulissideper le sue peregrinazioni ma ineffetti è stato il primo grande viag-giatore culturale di cui abbiamotestimonianza, assetato di curiositàed estremamente critico: si puòquasi definire un precursore deigiornalisti od inviati speciali odier-ni.

Fu amico di Sofocle e diPericle per il quale nutriva grandestima per la sua illuminata opera diuomo di stato.

Il LIBRO III delle Storie èdedicato interamente all’ Egitto edescrive usi e costumi, religione,monumenti anche con alcuneimprecisioni che lo resero (atorto) inviso a molti egittologi cheforse non lo avevano letto con lospirito di una giusta interpretazioneo che si erano fatti fuorviare dallecritiche severe fatte da alcuni stori-ci posteriori fra i quali Plutarco.

Più recentemente l’orientali-sta inglese Sayce nel 1883, al ritor-no dei suoi viaggi in Egitto, si

prese la briga di voler dimostrareche il racconto di Erodoto era statoin gran parte inventato e che lostesso probabilmente non era maistato in Egitto: la critica del tempotuttavia contestò in gran parte l’o-pinione di questo dotto inglese, maspesso la maldicenza non è facileda estirpare.

Furono invece proprio le sco-perte archeologiche a rendere giu-stizia al grande storico infatti fuproprio Erodoto a trasferire allegenerazioni successive un bagagliodi informazioni utilissime agli stu-diosi dell’ 800 per la ricerca sto-rico – archeologica e la futuranascita della Egittologia .

E’ rimarchevole ed originalel’impostazione di tipo giornalisticoda lui usato nel raccontare cose ofatti visti direttamente distinguen-doli sempre da quelli a lui riferititramite “interviste” mettendo inevidenza il suo personale scettici-smo su ciò che riteneva poco credi-bile oppure fantasioso.

Un suo errore clamoroso è ilposizionamento cronologico deifaraoni della IV dinastia (Cheope ,Chefren e Micerino) dopo uncerto faraone Rapisino che sem-brerebbe essere Ramsete II, noncrede stranamente alla sfericitàdella terra già ipotizzata all’epocada Parmenide ed a cui credevaEcateo di Mileto (suo contempora-neo) e dice di aver visto con i pro-pri occhi scheletri dei serpentivolanti…….non parla della sfinge

Nuova ARCHEOLOGIASet./Ott. 20054

Giorgio Agnese

Graffiti, viaggiatori ed

Egittologia

Diodoro

Tempio di File - Stampa dell’ottocento

...….ma dice che la tomba diCheope era sotterranea su un iso-lotto e circondata dalle acque delNilo.

Proprio alcuni anni or sono,durante scavi effettuati sulla pianadi Giza, Zahi Hawass ha trovato ilcosiddetto “Osiris ‘s shaft” nonlontano dalla grande piramide…dove in fondo si trova un sarco-fago circondato dall’acqua: oggisappiamo che non può essere attri-buito a Cheope ma certamente esi-steva al tempo di Erodoto.

Gaston Maspero ha detto dilui: “I monumenti ci dicono o cidiranno un giorno , quello che fece-ro i cheope , i ramseti , i thutmosidel mondo reale.... Erodoto cinarra quello che si diceva di loronelle vie di Menfi oltre 2200 annifa”.

***Diodoro Siculo, nato in Sicilia

ad Agirio verso l’80 a.C., ando’ inEgitto fra il 60 - 40 a.C.; è statocontemporaneo di Cesare , diAugusto e di Cicerone.

Compilò una “ StoriaUniversale” in 40 libri (non tuttigiunti fino a noi) e descrissel’Egitto nel Libro I di quest’ operaintitolata “ Bibliotheca Historica “dove riporta in modo non tropporagionato dati in molti casi opina-bili.

Per contro risulterebbe essere ilprimo ad attestare un censimentodelle tombe tebane (Valle dei Re)fatto dai sacerdoti dell’epoca indi-cando l’esistenza di 47.

*******

Strabone, storico e geografogreco nato ad Amasia in Turchiaattorno al 58 a. C., fu amico diElio Gallo che era il prefetto del-l’imperatore Augusto in Egitto inquel periodo e visitò questo Paesefra gli anni 24 e 33 a. C., soggiornòad Alessandria e si spinse fino allecateratte oltre l’attuale Assuan .

Nella sua opera “Geographika“ dedica un intero libro all’Egitto emolte sue informazioni storico/geografiche sono il risultato diosservazioni dirette scrupolose chesono state utile supporto alle ricer-che archeologiche in campo.

Anche Strabone riferisce dellaesistenza di tombe nella Valle deiRe (40) e quindi non molto lontanodal numero risultante dal censi-mento attestato in Diodoro Siculo.

********

Plutarco vissuto dal 50 al 120d.C. fu storico e filosofo, forse pre-cettore di Traiano, da lui nominatoconsole e fu anche sacerdote deltempio di Delfo.

La sua opera principe “Le viteparallele”contiene le biografie di46 personaggi famosi greci e roma-ni.

Restò in Egitto diversi anni e siinteressò sopratutto di argomentireligiosi e misterici attinenti alculto di Osiride probabilmenteattingendo molte notizie dall’ope-ra di Manetone sia sulla storiache sulla cronologia delle dinastiefaraoniche.

********

Per i romani l’Egitto era unadelle più importanti province ed imilitari lo percorrevano frequente-mente dal Nord al Sud per raggiun-

gere le guarnigioni che difendeva-no i confini meridionali dell’impe-ro.

In Nubia a Qasr Ibrim la for-tezza dell’800 a.C. fu rafforzatacon nuove mura romane.

Gli imperatori ammirati dallamagnificenza dei monumenti e deitempli che erano testimonianza dielevata civiltà, vollero imitare i

conquistati costruendo nuovimonumenti ma restaurando anchequelli esistenti non mancando poidi far scolpire il loro nome incaratteri geroglifici nei prestigiosicartigli faraonici.

Abbiamo testimonianze delpassaggio di Giulio Cesare,Antonio, Cesare Augusto, Claudio,Vespasiano, Traiano, Germanico,Adriano, Antonino Pio, MarcoAurelio, Lucio Vero, Commodo,Settimio Severo, Caracalla eDiocleziano.

Tutti i principali siti archeolo-gici attuali riportano epigrafi egraffiti di epoca romana: li trovia-mo a File, Dendera, Luxor,Karnak, Koptos etc.......

Nell’isola di Agilkia, dove èstato trasferito il tempio tolemaicodi File, si trovano la porta diDiocleziano, il tempio di Augusto,la porta di Adriano ed il bellissimochiosco di Traiano dove l’impera-

tore si è fatto raffigurare come unfaraone offerente alla triade divinaOsiride, Iside ed Horos.

Il tempio di Dendur (ricostrui-to nel 1978 presso il MetropolitanMuseum di New York dopo ladonazione fatta dal Governo egi-ziano agli U.S.A nel 1965), fu fattocostruito nel 15 a.C. dall’imperato-re Augusto in onore della dea Iside

e di due altre divinità locali nubia-ne.

I romani non mancarono anchedi trasferire a Roma dall’Egitto sta-tue e monumenti: troviamo oggi 13obelischi superstiti di ben 35pezzi fatti trasportare da Caligola,Domiziano, Adriano etc.....

Terminato questo rapido per-corso storico ritorniamo ai “graffiti” lasciati dai molti frequentatoriche hanno visitato l’Egitto nelcorso dei millenni.

Una ricerca che fece lo studio-so francese Jules Baillet, individuònella necropoli della Valle dei Re aTebe Ovest ben 2105 graffiti diepoca greco-romana databili fra il332 a.C. ed il 251d.C..

Nella tomba di Ramsete VII sisono trovate 132 iscrizioni di cuila più antica in greco sembra risali-re al 278 a.C.

Nella tomba KV 9 dei faraoniRamsete V e VI ( denominata dairomani tomba di Memnone ) sonostate individuate addirittura 995iscrizioni.

Infine a Medinet Habu sui cele-bri colossi di Memnone ( due sta-tue alte 16,6 metri di Amenofi IIIappartenenti al tempio oggi comle-tamente scomparso) esistono 103epigrafi sia greche che latine.

Queste testimonianze chepossono apparire secondarie hannodato un contributo utile agli studistorici sul Paese e messo in eviden-za i collegamenti con altre nazionie popoli che hanno partecipato allanascita di quella nuova disciplinanata nell’800 che prenderà il nomedi Egittologia.

Da qui parte un’altra storia.....

Nuova ARCHEOLOGIASet./Ott. 2005 5

Storie di Erodoto

Codice del X secolo.

Graffito di Caio Vibio Massimo su colosso di Menmone Nord

Graffiti di varie epochesul tempio di File

Il Gruppo ArcheologicoAmbrosiano, con lo scopo di con-tribuire alla diffusione del patrimo-nio archeologico della città diMilano, ha iniziato la propria atti-vità con un percorso volto alla sco-perta delle testimonianze archeolo-giche di quella che fu la capitaledell’Impero Romano d’Occidente.

I sette appuntamenti hanno avutoun notevole successo di pubblico ehanno dimostrato l’attenzione che icittadini milanesi hanno nei con-fronti della storia della loro città.

Il Percorso infatti, oltre alle piùnote testimonianze come S. Tecla,S. Ambrogio, S. Lorenzo e ilMuseo Civico Archeologico, hapresentato al pubblico itinerarimeno conosciuti, ma altrettantointeressanti, che hanno destatomolta curiosità.

Il Percorso, inoltre, ha dato il viaa numerose richieste di replica, cuihanno fatto seguito anche percorsistudiati ad hoc per alcune scuoleelementari.

Qui di seguito in dettaglio riassu-miamo le tappe del Percorso,segnalando fra l’altro che la parte-cipazione dei cittadini ha permessodi raccogliere numerose segnala-zioni e suggerimenti per ulterioriitinerari specifici, ad esempio perquanto riguarda S.Tecla, così pococonosciuta e così interessante nellasua evoluzione nel tempo.

Ovviamente una caloroso ringra-ziamento va ai volontari e soci delGA.AM. che, fin dall’inizio dell’at-tività, hanno dimostrato moltoentusiasmo e grande disponibilità.

“MILANO ROMANA” dal 16 Ottobre al 27 Novembre

2004

16 Ottobre – L’antica cattedraledi S.Tecla e il tratto di strada roma-na della stazione Missori dell’MM3

I resti dell’antica cattedrale dellacittà e del suo battistero accessibilidal Duomo forniscono una visionedi parte dell’aspetto antico dellaPiazza completamente modificatanei secoli successivi. Un percorsoaffascinante tra resti di pavimentimusivi e collezioni di materiali rin-venuti negli scavi

23 Ottobre – Museo Civico

Archeologico, Palazzo imperiale,Circo, Cinta muraria tardoantica etorre longobarda

La visita è iniziata dal museo cheospita oltre ad una fornita sezionedi archeologia classica anche un’af-fascinante sezione d’arte orientalecontenente opere di arte delGandhara provenienti dall’Afgha-nistan; all’interno del museo nelcortile si possono scoprire le Muradi Massimiano costruite alla finedel III secolo d.C. e la TorreLongobarda; la visita è proseguitacon una passeggiata per le vie delcentro storico tra le rovine del com-plesso termale appartenente alPalazzo imperiale e del circoannesso a quest’ultimo

30 Ottobre – La BasilicaApostolorum di S. Nazaro e leTerme Erculee

Visita alla chiesa paleocristianadi S. Nazaro e alla sua necropolisituata nei pressi dell’Università

Statale. Una delle chiese ambrosia-ne di Milano più significative dalpunto di vista architettonico e airesti del maggiore complesso ter-male della città tra Piazza Duomo eS. Babila

6 Novembre – Il MausoleoImperiale di S. Vittore el’Anfiteatro

Una passeggiata per Via di S.Vittore dove affacciava il recintodel mausoleo imperiale attribuito aMassimiano, sui cui è sorta la chie-sa e i cui resti sono visibili nei cor-tili del Museo della Scienza

13 Novembre – La Basilica di S.Ambrogio e la chiesa di S. Aquilino

Visita alla chiesa di S. Ambrogio,una delle più antiche e famose dellacittà con i suoi numerosi materialiromani di reimpiego e alla chiesa diS. Aquilino con la sua decorazioneparietale di grande fascino raffigu-

rante scene bibliche

20 Novembre – La BasilicaPalatina di S. Lorenzo e PortaRomana

Entrando da Porta Romana siammirano i resti di una delle portedell’antica cinta muraria e deiframmenti romani reimpiegati nelrestauro medievale e si visita quin-di il complesso archeologico di S.Lorenzo con il caratteristico colon-nato proveniente probabilmentedall’area del Foro

27 Novembre – La BasilicaVirginum di S. Simpliciano

Un altro monumento ambrosianodella città spesso dimenticato, checonserva alcuni tratti in alzato dellemurature originarie e l’anticoaspetto degli spazi interni. Come aS. Nazaro attorno alla chiesa siestendeva la necropoli paleocristia-na.

6Nuova ARCHEOLOGIA

Set./Ott. 2005

Pagine regionali: Lombardia

ITINERARI MILANESI

NUOVE SCOPERTE ARCHEO-

LOGICHE IN DARSENAIn merito ai rinvenimenti archeo-

logici nella zona Darsena diMilano, emersi durante gli scaviper la costruzione di un parcheggiosotterraneo, riportiamo il comuni-cato inviato dal CoordinamentoComitati Zona Sud a:

Rete Comitati MilanesiAssociazioni MilanesiCandidati sindaciConsiglieri Regionali, Provincia-

li, Comunali e Giunte.Partiti cittadini e zonali.Consiglieri di Zona e Presidenti.Aderenti alla lettera al Sindaco di

Milano contro la realizzazione delparcheggio.

SoprintendenzeQuotidiani, giornali di zona, tele-

visioni, radio, webmasters.

Le nuove scoperte in Darsenaripropongono il tema della riquali-ficazione e della valorizzazione diquesto luogo su cui gravano dueprogetti: la realizzazione del

segue alla prossima pagina

Cristiana Battiston

CONOSCI LA TUA CITTA’ CON ILGRUPPO ARCHEOLOGICO

AMBROSIANO

Dall’Uomo di Pechino, vissuto intorno a500.000 anni fa, alle potenti dinastie imperiali(III sec. a.C. – 1911), dalla vicenda umana diMao-Tse-Tung alla liberazione del Paese daigiapponesi, a chi vive in Europa la Cina apparecome un pianeta misterioso, sconfinato, di dif-ficile comprensione, a partire dalla scrittura edalla lingua.

Un mondo lontano, ricco di cultura, pocointeressato alle realtà occidentali, chiuso in sestesso.

D’altra parte, con un’ottica eurocentrica, delmondo orientale gli europei han sempre trascu-rato la storia, l’arte e le opere, ignorando cosìpopolazioni ricche di civiltà e di cultura.

Veniamo ora al nostro viaggio dell’autunno2004 nella Cina, dove tutto è grande, smisurato:il territorio, i deserti, le montagne, i fiumi, lecittà, i palazzi imperiali, la folla, i fenomeninaturali.

La superficie della Repubblica PopolareCinese è di 9,5 milioni di Kmq., 32 volte quel-

la dell’Italia; la popolazione è composta da 1,3miliardi di persone, 22 volte quella italiana.

Nel 1949 la popolazione cinese contava 514milioni di persone; poi la politica espansionisti-ca del presidente Mao-Tse-Tung (“numerouguale potenza”) provocò l’esplosione demo-grafica.

Dal 1980 i successori di Mao hanno impostouna rigida campagna per il controllo demogra-fico che prevede un solo figlio per coppia, conpesanti punizioni inflitte a coloro che non vi siattengono.

La Grande MuragliaColpisce la maestà di questo sistema di dife-

sa, utile anche come via di grande comunicazio-ne attraverso montagne, vallate e pianure ster-minate.

In origine lunga 5660 Km, era posta a dife-sa dell’Impero Cinese da invasioni di popola-zioni nomadi provenienti dal nord, tra il II sec.a.C. sino al XVII secolo d.C.

E’ alta 8 metri, larga sulla sommità 5 metri,con torri di guardia alte 10 metri. Si afferma che

sia l’unica opera dell’uomo visibile dalla Luna.

L’Esercito di TerracottaIl visitatore viene sorpreso dalle dimensioni

dell’area archeologica dove sono state scopertemigliaia di statue, vicino a Xi’an, nellaProvincia di Shaanxi.

In un sito di 20.000 mq, in tre fosse profon-de 8 metri dal piano di campagna, si stima lapresenza di 8000 tra guerrieri e cavalli di terra-cotta di dimensioni naturali, un esercito sotter-raneo a difesa della tomba del Primo ImperatoreQuin Shihuang Di (221 – 206 a.C.).

Due grandi carri in bronzo, trainato ciascu-no da quattro cavalli, oltre a 40.000 armi inbronzo (spade, lance, archi, frecce, balestre,alabarde) sono stati ricuperati negli scavi.

Da queste armi si è scoperto che i cinesiutilizzavano la tecnologia del cromo per evitarel’ossidazione; tecnologia che si riteneva acqui-sita solo nell’anno 1930, nell’Occidente.

Per non disturbare la visita dei turisti prove-

nienti da tutto il mondo, gli scavi archeologici eil restauro delle statue nelle fosse sono svolti dinotte.

L’Esercito di Terracotta, scoperto nel 1974in occasione dello scavo di un pozzo da parte dicontadini, è stata la maggiore scoperta archeo-logica del mondo, del XX secolo. Quest’areaarcheologica e il relativo moderno Museo sonostati sinora visitati da oltre 40 milioni di turisti.

In queste brevi note non mi soffermerò sullebellezze naturali visitate (a Guilin), sui PalazziImperiali e sui templi e monasteri dedicati aBuddha (a Pechino e Chengde), sui Giardini(residenze di ricchi mandarini, con parchi elaghi, a Suzhou), sul lusso dei negozi e dei grat-tacieli (Shanghai).

Presenterò invece qualche notizia di caratte-re economico che merita la nostra riflessione,elementi raccolti durante il viaggio.

China, the world factoryCina, la fabbrica del mondo: questo è lo slo-

gan e il target dei Cinesi, per il XXI secolo.Grazie al bassissimo costo del lavoro (da 1/10 a1/20 in confronto ai costi nei Paesi occidentali),il progetto procede con buoni risultati. Per cine-si.

Un imprenditore lombardo, con attività tra-dizionale nel settore della rubinetteria, da treanni ha acquisito una joint-venture italo-cinesenel territorio di Pechino. In tre capannoni, divi-si nei settori fonderia, meccanica e cromatura,operano circa 200 operai cinesi nella produzio-ne di rubinetti; prodotti poi venduti in Australiae in Canada, essendo il mercato interno cinesenelle mani di imprese locali.

Il costo mensile del lavoro di un operaio otecnico, compresi i contributi previdenziali(30%) si attesta tra 1100 e 1300 yuan (110 –130 euro), secondo la mansione svolta.

L’utile economico della faticosa attività, condifficoltà burocratiche, doganali, valutarie, tan-genti, rapporti con il mondo esterno (superabilisolo con consulenti locali, per le leggi, la buro-

crazia, la scrittura, la lingua) serve per sostene-re l’impresa di famiglia, in Italia.

Questo imprenditore è stanco di questa suavita, da solo in un Paese straniero, lontano 9000Km da casa (11 ore di aereo).

Un secondo imprenditore, con attività inCalabria, da cinque anni opera a sud di

7Nuova ARCHEOLOGIA

Set.-Ott. 2005

G .Gazzetti

DOMUS AUREA STORYTRA SOAP OPERA E DISINFORMAZIONE

Purtroppo, come più volte stigmatizzatosulle colonne di questo giornale, l’informazionesulla reale situazione dei Beni Culturali delnostro sventurato paese è affidata alle velinedella classe dirigente tecnica, spesso malamentecopiate dai segretari dei politici di turno e poitrascritte fedelmente sui quotidiani nazionaliche in fatto di Beni Culturali pubblicano semprein maniera acritica tutto quanto viene loro propi-nato da “lor signori”. Cerchiamo di capire laverità sull’ennesima “storia” italiana di unmonumento romano: la Domus Aurea.

Riscoperta casualmente alla fine del quattro-cento da curiosi e appassionati di antichità checalandosi dall’alto nelle grotte (così sembravano

loro gli ambienti ipogei della villa neroniana)copiavano le pitture delle volte e delle pareti(sappiamo che più tardi lo farà anche il grandeRaffaello) nel 1811-1814 viene scavata dall’ar-chitetto de Romanis che mette in luce una cin-quantina di ambienti. Un secolo dopo nel quadrodella riscoperta dell’antichità romana del ven-tennio il Munoz, direttore della regiaSoprintendenza del Lazio e degli Abruzzi,riprende le ricerche e organizza la sistemazionedelle soprastanti Terme Traianee nel Parco delColle Oppio. Il complesso viene aperto al pub-blico.

Nel 1930 apertura dalle 9 alle 17 d’inverno edalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19 d’estate, coningresso gratuito e mancia ai custodi per l’illu-minazione.

Nel 1939 riprendono gli scavi sempre a curadella Soprintendenza dal fino al 1957-59.

Nel 1950 l’orario di apertura diventa: inver-no feriali 9,30-un’ora prima del tramonto, festi-vi 9,30-13,30; estate feriali e festivi 9 - un’oraprima del tramonto.

Nel 1960 cambia l’orario invernale 9-16 einizia per tutto l’anno la chiusura il lunedì.

Nel 1969 la Soprintendenza Archeologica diRoma riprende lo scavo del piano superiore ecomincia un programma di impermeabilizzazio-ne delle volte.

Nel 1980 la prima chiusura al pubblico,motivata da crepe prodottesi nelle volte a segui-to del terremoto di settembre. La motivazione si

accresce di altri particolari negli anni dal 1983 al1986: conservare affreschi e strutture, evitareinfiltrazioni d’acqua dal soprasuolo, migliorarel’illuminazione. Il tutto a cura dellaSoprintendenza Archeologica di Roma edell’Istituto Centrale di Restauro. Inoltre si pro-getta la riapertura al pubblico che avverrà solonel 1999 (causa imminente giubileo del 2000).Secondo i dati ufficiali degli enti intervenutil’organizzazione del nuovo percorso di visita(32 sale su 150) per 220 metri di percorso harichiesto l’impiego di 10 ditte di restauro percomplessivi 55 restauratori specializzati interve-nuti; costo 5 miliardi di vecchie lire, chiusi 17lucernai e apposte 300 lampade e alcuni pannel-li espositivi. Appena riaperta e affidata nel 2000alla gestione della PIERRECI per custodia evisite, si forma un gruppo misto di studiosi per“evitare i pericoli di crolli e infiltrazioni d’ac-qua” che stima in 250 miliardi di vecchie lire ilcosto degli interventi necessari. La Soprinten-denza avvia un lungo monitoraggio. Al terminedel quale stabilisce che “ci sono infiltrazionid’acqua dal parco del Colle Oppio” ( mava….ndr) e dopo la prima pioggia autunnale il12 Dicembre del 2005 convince il MinistroButtiglione a chiudere con previsione di costoper riaprire di 5.000.000 di Euro e circa 2 annidi lavori (o di monitoraggi accurati?). Solitegrida contro la penuria di fondi, alcuni la “butta-no in politica” ma intanto si richiude in attesadel prossimo giubileo.

“usque tandem ?”…ma se l’opinione pub-blica si “beve” tutto quello che in materia leviene proposto dalle “veline” non c’è rimedio.

segue da pagina precedente

maxiparcheggio a rotazione e la sistemazionedell´ampia area che da P.za XXIV Maggio arri-va a P.za Cantore e comprende le sponde di que-sto bacino.

Per discutere di questo tema , dei problemidel quartiere (la mancanza di alcuni serviziessenziali per il territorio, il traffico, l´inquina-mento ambientale) che, più volte denunciati,non hanno ancora trovato soluzione, e degliinterventi che nel prossimo futuro potrebberoulteriormente modificare il territorio, i Comitatidei Navigli e il Coordinamento Comitati ZonaSud di Milano invitano i cittadini all´incontropubblico che si terrà mercoledì 14.12.05 pressolo Spazio dell´Auditorium (Corso S. Gottardo42)alle ore 20,45.

Saranno inoltre presenti esperti che potran-no chiarire e approfondire i diversi argomenti.

Ribadiamo l´importanza della partecipazio-ne per diventare soggetti attivi nei processi ditrasformazione della nostra città.

In allegato il Volantino dell´incontro e la let-tera ai cittadini.

Un ringraziamento a tutti coloro che cidimostrano e continuano a dimostrarci il lorosostegno.

I Comitati dei Navigli—-o—-o—-O—-o—-o—-

Presenti il presidente della commissioneconsiliare Trasporti Pillitteri, numerosi consi-glieri comunali di entrambi gli schieramenti,rappresentanti del Comitato dei Navigli e delCoordinamento Comitati della zona Sud, non-ché alcuni consiglieri di zona 6 e 1 si è potutofinalmente accedere al cantiere e verificare dipersona i reperti delle mura spagnole ed ottocen-tesche riportate alla luce dagli scavi effettuatisotto la direzione della sovrintendenza.

Fa un certo effetto vedere come si sviluppa-va il tracciato delle mura doppio, quello dell’ot-tocento e le parallele mura spagnole, contiguoalla darsena, il colore vermiglio dei mattoni, lebuche, le rientranze, le “camere” che servivano

da riparo e bastione attorno la città. Desolante ilpanorama della darsena svuotato dell’acqua. E’certo che dopo quanto sta venendo alla luce, ilavori per la realizzazione del maxi parcheggiosotto la darsena stanno subendo un rallentamen-to ed il relativo progetto esecutivo dovrà nondi-meno essere rivisto e tener conto di quello cheora è stato scoperto.

Così come si dovrà ripensare alle ramped’ingresso ed uscita che interferiscono con lemura.

Sarebbe un’occasione per un’Amministra-zione, attenta e culturalmente motivata, valoriz-zare questi reperti unici nel suo genere a Milano.Si può immaginare e lavorare per attuare un per-corso delle mura spagnole come una passeggia-ta archeologica tra la darsena e l’area delle basi-liche.

C’è ancora tempo per riprogettare tuttal’area rendendola fruibile alla gente con la risco-perta dell’acqua e la valorizzazione dei beniarcheologici. Qualcuno se ne farà carico?

8Nuova ARCHEOLOGIA

Set./Ott. 2005

GIORNATA NAZIONALE DEI

GRUPPI

ARCHEOLOGICI D’ITALIA

PIEMONTE

GRUPPO ARCHEOLOGICO CANAVE-

SANO

Pavone Canavese (Ivrea)

Mostra archeologica “Al di là del Po ci

sono i Salassi”

LOMBARDIA

GRUPPO ARCHEOLOGICO AMBRO-

SIANO (ga.am)

Milano

sabato 8 ottobre 2005: Presentazione delle

iniziative del Gruppo

Archeologico Ambrosiano e visita guidata

al Parco dell’Anfiteatro romano di Milano e

annesso Antiquarium

Galbiate (LC)

domenica 9 ottobre 2005: Visita alla mostra

“cave canem” presso

Museo Archeologico Milanese

EMILIA-ROMAGNA

GRUPPO ARCHEOLOGICO FERRARE-

SE

Ferrara

apertura al pubblico della sala del Garofalo

situata a piano terra del Palazzo ex

Seminario Arcivescovile

Belriguardo (FE)

apertura straordinaria del Museo

Archeologico di Belriguardo [dettaglio]

Bondeno (FE)

visite guidate al Museo Archeologico di

Stellata di Bondeno

MARCHE

GRUPPO ARCHEOLOGICO APPENNI-

NO UMBRO-MARCHIGIANO

Sassoferrato (AN)

Sentinum - i luoghi delle battaglie

LAZIO

GRUPPO ARCHEOLOGICO ROMANO

Roma

Operazione Appia [

Civita Castellana (VT)

progetto via Amerina

Roma

valorizzazione villa romana delle

Colonacce

GRUPPO ARCHEOLOGICO ROMANO

sez. di LADISPOLI

Ladispoli

visite guidate a piedi e in bicicletta

GRUPPO ARCHEOLOGICO LATINO-

COLLI ALBANI “Bruno Martellotta”

Grottaferrata (ROMA)

Visite guidate di due monumenti del nostro

territorio

CAMPANIA

GRUPPO ARCHEOLOGICO FALERNO-

CALENO

Calvi Risorta (CE)

campagna di ripulitura di un sito archeolo-

gico dell’Agro Caleno abbinata a promo-

zione delle attività del gruppo

GRUPPO ARCHEOLOGICO “TERRA DI

PALMA”

Palma Campania (NA)

Visite guidate all’Acquedotto Augusteo in

località Tirone – Palma Campania

Nola (NA)

Visite guidate su prenotazione al Museo

Archeologico di Nola in Via Senatore

Cocozza n.2

GRUPPO ARCHEOLOGICO “TERRA-

MARE 3000”

Striano e S.Marzano (NA)

Ricognizione di superficie

GRUPPO ARCHEOLOGICO VESUVIA-

NO

Torre del Greco (NA)

recupero della biblioteca comunale e visite

guidate.

GRUPPO ARCHEOLOGICO SALERNI-

TANO

Salerno

intervento di diserbo e ripulitura siti archeo-

logici

BASILICATA

GRUPPO ARCHEOLOGICO LUCANO

Grottole (MT)

visita guidata ai ruderi di un casale medioe-

vale.

CALABRIA

GRUPPO ARCHEOLOGICO TORANESE

Torano Castello (CS)

Divulgativa-Descrittiva con visite.

GRUPPO ARCHEOLOGICO “PAOLO

ORSI” SOVERATO

Soverato - (CZ)

Mostra di pannelli per la valorizzazione di

macine e tracce di lavorazione presenti

sulla spiaggia di Soverato.

I Gruppi Archeologici d’Italia, nelle giornate di sabato e domeni-ca, 8 e 9 ottobre 2005, organizzano le Giornate Nazionali diArcheologia Ritrovata .

La manifestazione, giunta alla sua 2a edizione promuove la valo-rizzazione dei beni culturali minori che rischiano, per abbandono,di essere cancellati dalla memoria storica degli uomini.

La presenza dei G.A. d’Italiasu tutto il territorio nazionalemetterà in risalto come gliinterventi di valorizzazione edi tutela da parte del volonta-riato culturale aiutano a ritro-vare e a preservare le memoriestoriche: testimonianze diciviltà passate che altrimentiandrebbero perdute.

L’organizzazione si artico-

lerà in vario modo: interventi sul territorio concordati e pro-grammati con le Soprintendenze regionali, mostre fotografiche,pannelli illustrativi, video, CD-Rom, ma anche semplice pre-senza di banchetti pubblicitari con materiali informativi collo-cati in luoghi particolarmente frequentati (Musei, Archivi,Biblioteche, strade e piazze pubbliche), dove i volontari garan-

tiranno accoglienza ai visitato-ri illustrando loro il significatodella manifestazione, gli inter-venti che si effettueranno inquel momento e l’attività asso-ciativa che viene svolta.

Le Giornate Nazionali diArcheologia Ritrovata si svolge-ranno ogni anno nel secondo finesettimana del mese di ottobre.

Inserto 1Nuova ARCHEOLOGIA

Set./Ott. 2005

Pietro Ramella

ANTICHI INDIANI D’AMERICA

DAL PRIMO INDIANO AI PUEBLOS

Stati Uniti d’America. West Coast e Parchi

La visita ai grandi Parchi Nazionali del Sud-Ovest degli Stati Uniti d’America consente aivisitatori di scoprire la nascita geologica di queiterritori, attraverso le grandi ferite della Terravisibili nei canyons (anche di 1,9 km di profon-dità, come nel Grand Canyon), ma anche diesplorare elementi archeologici sui primi uomi-ni presenti in quei territori ed il relativo svilup-po nei secoli.

Il nostro viaggio di oltre 5.000 km in auto-bus, attraverso sei Stati degli U.S.A., si sviluppacon visite in California, (San Francisco, Yose-mite National Park), Valle della Morte (86 metrisotto il livello del mare, temperature da 45° a56° C., Nevada (Las Vegas), Utah (terra deiMormoni; Zion N.P., Bruce Canyon N.P., Capi-tol Reef N.P., Arches N.P., Canyonlands N.P.con il Dead Horse Point, Canyon de Chelly, Mo-nument Valley), Colorado (Colorado Plateau,Mesa Verde N.P., Durango), New Mexico (San-ta Fè, Albuquerque), Arizona (Grand CanyonN.P., Saguaro N.P. - Parco dei grandi cactus sa-guaro, Scottsdale, Phoenix), California (PalmSprings, Los Angeles, Beverly Hills, Hol-lywood).

Una grande cavalcata attraverso la regionepiù ricca del mondo, la California e regioni de-sertiche, dove la vita non esiste, la Valle dellaMorte.

Dalla California, territorio di 411.049 Kmqcon quasi 34 milioni di abitanti, posto lungol’Oceano Pacifico, tormentato da frequenti ter-remoti a causa della faglia di San Andreas chel’attraversa, si ricordano la sequoia gigante (al-bero alto sino a 80 m, con diametro sino a 11 mche può vivere altre 2.000 anni), le miniere d’o-ro (scoperte nel 1848), le miniere d’argento(scoperte nel 1859), i giacimenti di petrolio(anni Venti del Novecento), le industrie della ci-nematografia e poi della produzione televisiva,la Silicon Valley (elettronica, con il più alto nu-

mero di imprese del settore per Kmq in U.S.A.),l’agricoltura (11% del totale U.S.A.).

Negli Stati della Federazione visitati abbia-mo incontrato territori con grandi centri di ricer-ca e grandi Università (Berkeley, Stanford.U.S.C., U.C.L.A.).

Tra le realtà negative visitate, da ricordarela città-fotocopia di Las Vegas, capitale del gio-co d’azzardo legalizzato, composta da copie diedifici famosi nel mondo, tratti da Venezia,Roma, Parigi, Oriente, . . . In questa città co-struita nel deserto, il gioco e gli spettacoli svi-luppano il turismo (14 milioni di visitatori l’an-no).

Oltre alla grande opulenza e allo spreco diluci, presenti a San Francisco, Los Angeles, Be-verly Hills e Las Vegas, abbiamo visto negli Sta-ti dell’Utah, Colorado, Arizona e New Mexico,nelle zone in altura, nelle aree semi-desertiche esugli altipiani, lungo le grandi vie, teorie di caserurali di legno, talvolta fatiscenti, indici di realtàeconomiche ai limiti della sussistenza. Mentre,nella California, si vedono vaste distese di colti-vazioni agricole irrigate (frutteti, vigneti, grano,verdure . . ) macchinari agricoli moderni ed ele-ganti fattorie.

Nei territori verso l’Oceano Pacifico, battu-ti dal vento, su colline appaiono migliaia e mi-gliaia di macchine simili a mulini a vento contre enormi pale. Si stagliano sull’orizzonte, inlontananza, come stormi di gabbiani; mossi dalvento, producono energia eolica, convertita poiin energia elettrica.

J. PAUL GETTY MUSEUM, PRESSO ILGETTY CENTER (LOS ANGELES)

Grande complesso creato dall’architetto Ri-chard Meier, costo un miliardo di dollari allaFondazione Paul Getty. Comprende numeroseopere d’arte trasferite dal Museo di Malibu; nel-la nostra visita ai cinque palazzi destinati al Mu-seo non abbiamo visto la famosa “Venere diMorgantina” (425 – 400 a.C.) Sulla triste vicen-da di quest’opera, trafugata dalla Sicilia nel1988 si veda: Sebi Arena, “Sicilia chiama Ca-lifornia”, in ARCHEOLOGIA, genn.-aprile2000, p.15-16.

IL PRIMO AMERICANO

L’uomo arriva nel continente americano dal-l’Asia; secondo numerosi studiosi ciò potrebbeessere avvenuto nel corso della glaciazione“Wisconsin medio” (tra 65.000 e 25.000 a.C.circa) per via terra attraverso la Beringia o lun-go la costa dell’Oceano Pacifico con imbarca-zioni.

Questa ipotesi era sinora sostenuta da sco-perte di occupazioni umane nelle aree di SâoRaimondo Nonato (Brasile), datate tra 30.000 e15.000 anni fa.

Una nuova conferma arriva da ricerche diarcheologi messicani e inglesi (Università J.Moores di Liverpool) che dimostrano con nuovielementi l’antichità della migrazione umananelle Americhe.

Vicino a Puebla (120 Km a Sud-Est di Città

del Messico) di recente sono state scoperte 269impronte di piede umano (di due adulti e di due– quattro bambini), impronte conservate nelleceneri di vulcani.

La datazione dello strato delle ceneri sullequali si sono rilevate le impronte, ottenute conl’analisi al radiocarbonio e alla Osl (lumine-scenza ottica simulata), risale 38-39.000 annifa.

ANTICHI CACCIATORI

Gli antichi cacciatori paleo-Indiani dipende-vano dalla caccia di grandi animali preistorici.

La caccia veniva svolta in gruppo, con lan-cia in legno armata con punta litica. Quando l’a-sta veniva staccata, dopo essere entrata nellapreda, l’animale non riusciva a togliere la puntadalla ferita e ciò accelerava la sua morte, a se-guito della perdita di sangue.

La lancia era lunga circa 60 cm; vi venivainserita in cima una punta di ossidiana, diasproo calcite per facilitare la penetrazione dell’armanel corpo dell’animale-preda. Molto prima di12.000 anni fa, gli antichi cacciatori erano no-madi; seguivano i branchi di animali formati damastodonti, mammuth, elefanti, cavalli, bisonti,cammelli, antilopi, tapiri, pècari, bradipi, daini econigli.

Questi animali vivevano in ambienti natu-rali composti da savane, alberi di pino e di abe-te rosso.

Nel tardo Pleistocene corsi d’acqua scorre-vano nei territori americani del Sud-Ovest, oratrasformati in aree tropicali semi-desertiche odesertiche. Nell’Arizona e nel New Mexico ne-gli anni Trenta e Cinquanta del Novecento sonostati scoperti siti con ossa di mammuth e dimammiferi estinti, punte di lancia e carboni da-tati intorno al 9.000 a.C.

Nei primi secoli d.C. la lancia e la zagaglia,nella caccia, sono sostituite dall’arco e dallafreccia.

CULTURE DEL SUD-OVEST

Mancano testimonianze di insediamenti nellaMesa Verde prima del 550 a.C. Sappiamo peròche nei millenni precedenti, nel Paleolitico(12.000 anni fa circa) gruppi di cacciatori, com-posti all’incirca da 40 persone, erano attivi neiterritori del Sud-Ovest del Nord America. Cac-ciavano mammuth e bisonti, vicino a fonti ed acorsi d’acqua, dove gli animali andavano ad ab-beverarsi. La loro alimentazione era integratacon la raccolta di frutti.

Intorno a 8.000 anni fa il clima nell’area di-venta più caldo e secco, con riduzione dellepiante e degli animali. I cacciatori si impegnanonella caccia al coniglio tramite il lancio di un’ar-ma a propulsione: l’atlatl; si sviluppa inoltre laraccolta di foglie, radici, frutta e semi di piantee man mano si scoprono le proprietà delle pian-te e su come usarle per fare tessuti e sandali, perutilizzarle come tintura e come farmaco.

A seconda delle situazioni e delle stagioniquesti piccoli clan devono impegnarsi comecacciatori, raccoglitori, costruttori di armi, laccie trappole.

IndiceStati Uniti d’America. West Coast e Parchi

pag. . . . .

Il primo americano

Antichi cacciatori

Culture del Sud Ovest

Insediamenti – Pueblos

Arte rupestre

Americhe: popoli e culture

L’arte della ceramica

Commercio preistorico nel Sud – Ovest

Archeo – astronomia a Mesa Verde

La Kiva

Grand Canyon

Monument Valley – Riserva Navajos

Chapin Mesa Museum

Bibliografia

e copricapi elaborati.All’inizio del 1.500 a.C. sull’altipiano sono

portati il mais e il melopopone. Il mais provie-ne dal Messico, dove era stato addomesticatomolto prima; infatti la Zea mais vi veniva giàcoltivata intorno alla metà del IV millennioa.C.

Saranno comunque necessari 2.000 anniper rendere questi prodotti centrali nella produ-zione e nella alimentazione locale.

GLI HOHOKAM

Per oltre un millennio nel deserto di Sonoran,nell’Arizona centrale e meridionale, questa po-polazione, dedita alla coltivazione di terreni ari-di, costruisce oltre 300 miglia di canali nellaSalt River Valley (1 miglio = m 1.609,3).

I canali scavati, con alimentazione per gra-vità, portavano acqua lungo i fiumi Gila e Salt.Le irrigazioni create dagli Hohokam sono il piùvasto sistema del genere scoperto nel NordAmerica. Questo popolo coltivava il mais, il fa-giolo, l’orzo, il cotone, il tabacco, il melopopo-ne, l’agave e altri cereali; raccoglieva con cestegli spinosi frutti di cactus, frutti di saguaro e fa-gioli selvatici.

La loro presenza nel territorio si ritiene at-testata dal 300 a.C. al 1450 d.C. Costruivano iloro villaggi vicino alle terre coltivate e viveva-no in case costruite con terra, pali di legno e ar-gilla. Tenevano rapporti commerciali e socialicon il Messico.

Gli Hohokam han prodotto varie tipologiedi vasi fittili, figurine d’argilla, oggetti d’artecostruiti con conchiglie provenienti dal Golfo diCalifornia (con soluzioni acide, tecnica usatasui metalli in Europa, dopo secoli).

Nel XV secolo abbandonano i loro villaggie sinora non se ne conoscono le motivazioni.

I MOGOLLON

Si ritiene che siano stati i discendenti dellaCultura Cochise, presente nel territorio intornoal 6000-5000 a. C.

La cultura Mogollon inizia tra il 300 e il200 a.C.; è composta da gruppi di cacciatori didaini, bisonti, conigli, tacchini, pecore di mon-tagna.

Nel Sud-Ovest il popolo dei Cochise è ilprimo a coltivare il mais; si pensa che abbianotrasmesso le relative conoscenze ai Mogollon,insieme a quelle per produrre il fagiolo e il me-lopopone. Comunque i Mogollon curano per lopiù la caccia e la raccolta di frutti selvatici:ghiande, noci, frutti spinosi di cactus, agave,semi di girasole, pomodori selvatici.

Per primi nel Sud-Ovest i Mogollon produ-cono, intorno al 200 d.C., contenitori di cerami-ca per conservare cibi e acqua, contenitori chesaranno nei secoli successivi decorati con dise-

gni e colori eleganti (rosso-bianco, nero-bianco,rosso-bruno).

Vivevano in piccolo villaggi con meno di50 abitazioni, costruite in cavità, sulle monta-gne e sugli altipiani. Dal 900 d.C. costruisconoi loro villaggi in superficie, con case di pietra.Si ritiene che la cultura Mogollon sia poi in-fluenzata da quella degli Anasazi, come accerta-to nella abitazioni sotto roccia di Gila CliffDwelling ed in altre località.

Della cultura Mogollon si conservano an-che pittografie stilizzate di uccelli su roccia.

Questa popolazione viveva nel basso NewMexico e Arizona, in parte limitata nel Messicoe nel Texas.

Intorno al 1400 d.C. abbandona i villaggi,si pensa alla ricerca di nuove terre da coltivare.Forse viene poi assorbita dagli Anasazi.

GLI ANASAZI

Discendenti di gruppi umani della Cultura Ar-caica del Deserto (circa 6000 a.C.) o ramo deiMogollon giunti nella regione dal Sud, il popo-lo degli Anasazi è noto in particolare per gli in-sediamenti sotto roccia (Cliff Dwellings), nellefalesie dell’altipiano del Colorado, nella regio-ne dei Four Corners.

Queste falesie sono delle scarpate di rocciaarenaria; soggette agli agenti atmosferici (corsidi fiumi, caldo, gelo), nei millenni vi si vengo-no a creare delle grotte con grandi aperture adarco.

In questi spazi nascosti e poco accessibilinel vasto altipiano del Colorado, con clima fa-vorevole, fresco d’estate e caldo d’inverno perl’incidenza variabile dei raggi solari nelle sta-gioni, gli Anasazi costruiscono i loro insedia-menti.

Si installano nei territori ora denominatiNew Mexico, Arizona e nel meridione di Colo-rado e Utah.

Resti significativi di questi insediamentisono visibili nel Chaco Culture National Histo-rical Park, Mesa Verde National Park, Canyonde Chelly National Monument ed in altri nume-rosi siti sparsi nell’altipiano del Colorado.

“Anasazi” è una parola degli Indiani Na-vajo che significa “Vecchia Gente”, usata dagliarcheologi per individuare il popolo preistoricodei villaggi di Indiani degli Stati del Sud-Ovestdegli U.S.A.

Queste popolazioni vivono di caccia ed in-tegrano l’alimentazione con la raccolta di semi,frutti, nocciole. Dalla Meso-America, intorno a2000 anni fa, viene introdotto il mais e la nuovacoltura rende sedentarie queste popolazioni.

All’inizio della nostra era nel Sud-Ovest delColorado viene sviluppata l’agricoltura dai “Ba-sket Makers”, produttori di ceste.

I vari periodi del-la cultura Ansazisono stati definiti da-gli archeologi: Ba-sketmaker I, II, III,Pueblo I, II, III, IV, edatati dall’XI secoloa.C. sino al XVI d.C.Vediamo ora in sinte-si alcuni elementi si-gnificativi relativi aivari stadi indicati:

* Basket Makers I:si riferisce ai primidieci secoli a.C.,quando gli Anasazivivevano sull’altipia-no, in abitazionisemi-interrate, prati-cando la caccia all’al-ce, cervo, antilope,

pecora di montagna, coniglio, tacchino, uccelli,pesci e roditori. Integravano l’alimentazionecon la raccolta di cibi selvatici, compresa l’aga-ve, noci, nocciole, ghiande, iucca, fico d’India,patate selvatiche, piante per usi medicinali.Raccoglievano inoltre combustibile e materialida costruzione. Poiché vivevano in abitazioniall’aperto, senza protezione, si ritiene che nonavessero nemici naturali.

* Basket Makers II: dall’1 al 500 d.C. circa. Ilpopolo coltiva mais e melopopone, caccia conl’atlatl (lanciatore) e raccoglie cibi selvatici checonserva in cesti, vive in abitazioni circolarisemi-interrate.

* Basket Makers III: dal 500 al 700 d.C. Vie-ne sviluppato vasellame di ceramica, per con-servare acqua e cuocere cibi. Si sviluppa la col-tivazione del fagiolo, elemento ricco di protei-ne. Nella caccia si usa l’arco e la freccia, più ef-ficace della lancia e dell’atlatl. Le donne indos-sano una gonnella con corde di iucca e gli uo-mini un tessuto nella parte posteriore; vengonousati nuovi tipi di sandali costruiti con corde diiucca.

* Pueblo I: dal 700 al 900 d.C. Sono costrui-te abitazioni sul terreno, con travi di legno, pie-tre e volta. Si sviluppa la produzione di cerami-ca, con motivi a colori bianco-nero e rosso-arancio. Si sviluppa l’agricoltura.

* Pueblo II: dal 900 al 1100 d.C. Sono co-struite le Kiva, stanze comuni circolari costrui-te sotto il piano di campagna. La Kiva venivautilizzata per particolari scopi di carattere reli-gioso; nella nostra visita al Cliff Palace, nelMesa Verde National Park, la guida-ranger ci hainvitati ad entrare con rispetto nella Kiva, edifi-cio considerato tuttora sacro dal popolo Pueblo.

* Pueblo III: dal 1100 al 1300 d.C.. Sono svi-luppati villaggi con case in muratura, posti incima alla Mesa (altipiano roccioso) o in ripari incaverne, più facilmente difendibili. Ciò lasciasupporre minacce da gruppi nomadi, antenatidegli indiani Utes e Painte. Sono sviluppate leproduzioni di ceramiche, gioiellerie e ceste, escambi con vicine popolazioni. Alla fine del pe-riodo Pueblo III, per ragioni sconosciute, gli in-sediamenti ovest degli Anasazi, compresa l’areadi San Juan, sono abbandonati, mentre gli inse-diamenti orientali di questo popolo si sviluppa-no ancora nel periodo Pueblo IV.

* Pueblo IV: dal 1300 al 1598 (arrivi degliSpagnoli). Dal Nord gli Anasazi si spostanoverso il Sud, per unirsi agli indiani Hopi e Zuni.I Pueblos Anasazi dell’Est sviluppano nuovi in-sediamenti con centinaia d anche migliaia dipersone.

Chaco Canyon, con migliaia di persone in-sediate, fu il centro della civilizzazione degliAnasazi dal 900 d.C. Questa popolazione rea-lizza gioiellerie, ornamenti, oggetti in turchese,fini opere d’arte e di artigianato.

Verso il 1150 d.C., a seguito di un lungo pe-riodo di precipitazioni, si spostano verso areepiù ospitali.

Nel Sud-Ovest del Colorado, nel Mesa Ver-de National Park, le abitazioni sotto roccia sonocostruite nel XIII secolo. Il Parco contiene oltre4.000 siti preistorici.

Cliff Palace, il più grande complesso di abi-tazioni sotto roccia, contiene 217 stanze e 23Kiva; si stima che potesse ospitare 200 – 250persone.

Long House aveva 150 stanze e 21 Kiva,mentre Spruce Tree House, visibile dal terrazzoove c’è il Museo del Parco, conteneva 114 stan-ze e 8 Kiva.

Nel Balcony House, un insediamento sottoroccia posto a circa 200 metri sopra il fondo delcanyon, sono stati analizzati due tronchi d’albe-ro inseriti nelle costruzioni. Dalle relative inda-gini dendrocronologiche risulta che gli anni ditaglio degli alberi sono il 1190 e il 1282 d.C.

Nuova ARCHEOLOGIA

Set./Ott. 2005Inserto 2

questo è stato uno degli ultimi siti ad essere ab-bandonato.

Gran parte degli insediamenti nei ripari sot-to roccia della Mesa Verde non risalgono oltrealla fine del tardo decennio del 1270.

I motivi dell’abbandono della Mesa Verdeda parte degli Anasazi non sono certi e le ipote-si sono varie: esaurimento delle risorse naturali,cambio del clima con lunghi periodi di siccità,conflitti interni.

Molti studiosi ritengono che gli Anasazi sisiano uniti agli Hopi, nell’Arizona e agli Zuni eai Pueblos oltre il Rio Grande, nell’Est dell’at-tuale stato federale del New Mexico.

INSEDIAMENTI - PUEBLOS

Intorno all’anno 700 d.C. gli abitanti delSud-Ovest del Nord America risiedono in co-munità umane che vivono, lavorano e preganoinsieme.

Ognuna di queste comunità viene denomi-nata “Pueblo”, termine che in spagnolo signifi-ca anche popolo ed edificio. Alla Mesa Verdel’architettura è formata da strutture incorporatenell’altipiano roccioso: la pithouse, casa in ca-vità; la cliff- dwelling, abitazioni sotto roccia ela Kiva, sala per riunioni pubbliche.

La pithouse era composta da un’anticame-ra, un piccolo corridoio ed una camera grandecon focolare al centro, costruita in gran parte nelsuolo per isolarla dal caldo e dal freddo dell’al-tipiano. Era formata con pali di legno e la voltastrutturata con rami intrecciati e ricoperta dimota.

La cliff- dwelling era costruita nelle falesiedell’altipiano, in grandi aperture ad arco simili agrotte, costruite dalla natura, in luoghi nascostie poco accessibili.

La Kiva, struttura simile alla pithouse, eracostruita sotto il piano di calpestio del villaggio.di forma tonda, con un’apertura centrale perscendere tramite scala a pioli. Nella piazza cen-trale del Pueblo, la Kiva serviva per riunionipubbliche, attività tradizionali e cerimonie sa-cre.

I Pueblos sviluppano poi i loro villaggi concase costruite con pali di legno e blocchi di pie-tra, con finestre verso oriente, dove sorge il solee con ingresso dall’alto, nella volta, tramite unascala di legno a pioli.

ARTE RUPESTRE

L’arte rupestre è molto diffusa nei siti archeo-logici degli Stati Uniti d’America, con oltre 50aree stilistiche (F. Wellmann, 1989). Queste ma-nifestazioni si trovano lungo piste di migrazio-ne di animali, vicino a corsi d’acqua, in sitimontuosi, in caverne e ripari sotto roccia nasco-sti e di difficile accesso, forse antichi luoghi diculto.

I petroglifi più antichi rappresentano ani-mali estinti, come il dinosauro e l’elefante (ri-paro sotto roccia del canyon Hava Supai, Arizo-na), elefanti e rinoceronti (Emery County, Utah)e figure umane. Figure di cervi sono dipinte inrosso nel Canyonlands National Park, numerosisegni di mani dipinte di color rosso-bruno sonovisibili in una parete di White Canyon, nel Na-tural Bridges National Monument (Utah).

Nella Monumento Valley abbiamo visto in-cise sulla roccia figure di daini e di altri anima-li, nella Chapin Mesa, al Petroglyph Point, sivedono incisi nell’arenaria antropomorfi conbraccia alzate in segno di preghiera (oranti),mani, spirali, animali.

Lo stato degli U.S.A. con maggiori testi-monianze di arte rupestre è la California, men-tre le migliori pitture rupestri policrome si tro-vano nell’Arizona, New Mexico e Texas.

Petroglifi schematici rilevati potrebbero ri-

salire al VI millennio a.C., mentre al VI secoloa.C. sono attribuiti i dipinti di Pecos River(Texas), relative a grandi figure antropomorfearmate di propulsore.

Le rocce del deserto, dipinte con colori trat-ti da rocce o da vegetali, presentano figure geo-metriche, animali simbolizzati e figure umanoi-di.

A queste manifestazioni potevano seguiredei petroglifi, creati incidendo la roccia (soven-te di dolce arenaria), con choppers o martelli dipietra; queste immagini, col tempo, venivanocoperte da una patina che rendeva più scuro ilcolore originario rosa dell’arenaria.

AMERICHE: POPOLI E CULTURE

Gli indiani d’America sviluppano in modoautonomo l’agricoltura, la produzione di cera-mica, la scrittura, la lavorazione del rame e del-l’oro.

La ruota, l’aratro, il vetro, l’alfabeto e lapolvere da sparo erano scoperte ignote sino allaconquista europea dell’America (1492).

Nei primi secoli dopo Cristo gran parte del-la Mesoamerica e delle Ande centrali sono “ci-vilizzate”.

Nel Nord America l’arrivo dal Messico delmais, del fagiolo e della zucca consente lo svi-luppo della popolazione, nei territori centro-orientali, dedita all’agricoltura in zone boschive(Hopewell, Hardaway, Poverty Point) ed allacaccia nelle pianure (Huff Village).

I capi Hopewell (300 a.C. – 550 d.C.) nel-l’Ohio e nell’Illinois costruiscono tumuli fune-bri e mantengono rapporti commerciali, dallaFlorida alle Montagne Rocciose (importazionidi pepite d’argento, mica, cristalli di quarzo, ga-lena, quarzo, rame metallico, calcedonio, ossi-diana, denti d’orso grizzly, catlinite (argilla ros-sa per pipe).

Nella parte sud-occidentale del Nord Ame-rica, con i raccoglitori del deserto ed i pescato-ri-raccoglitori di crostacei sulle sponde dell’O-ceano Pacifico, si sviluppano gli Hohokam, iMogollon, gli Anasazi e poi i Pueblos, dal 700d.C. (Mesa Verde, Pueblo Bonito).

Nel XVII secolo gli Spagnoli portano nelSud-Ovest del Nord America pecore, capre,mucche e cavalli, animali ora curati da pastori eda cow-boys degli Indiani Navajo, nel Canyonde Chelly.

Secondo una leggenda dei Navajo dueenormi stele create dalla natura nel Campo deChelly, denominate Spider Rock, sono la casadella loro dea Spider Woman (Donna Ragno)che ha insegnato al loro popolo a tessere stoffedi lana e cotone.

Nel Mesa Verde National Park sono benconservate nella cliff-houses (case in ripari sot-to roccia) circa 600 abitazioni che in certe stan-ze presentano ancora disegni geometrici dipinti.

L’ARTE DELLA CERAMICA

Un vaso di ceramica è un fossile guida che cipiò aiutare a risalire ad antichi popoli vissuti sulnostro pianeta: nel caso del Sud-Ovest del NordAmerica l’archeologo, oltre ad analizzare la for-ma e la decorazione di un antico vaso, anchecon l’ausilio dell’analisi chimica e minerale peraccertare le origini dell’argilla e verniciatura,tiene conto di elementi per la produzione di ce-ramiche nel moderno Pueblo. Ciò perché inquesti territori grande valore ha la tradizione.

Intorno al 470 d.C. gli abitanti della MesaVerde acquistano vasellame dal popolo deiNimbe (New Mexico), vasi rosa bruno colororuggine. Sperimentano la produzione di vasi diforme simili, ma gli stessi, durante la cottura,assumono color grigio invece che rosso. Utiliz-zano poi una spalmatura di ocra, ma il rosso non

si conserva sui vasi.La produzione di ceramiche migliora poi

con l’uso di argilla fine, impastata con pietravulcanica polverizzata, cocci frantumati e sab-bia, per impedire la rottura dei vasi durante lacottura a fuoco.

Nel 750 d.C. le ceramiche in produzionenella Mesa Verde sono spalmate di argilla bian-ca semi-liquida, per creare uno sfondo da deco-rare con pennelli di fibra di iucca, immersi inpittura fatta con minerali polverizzati o succo dipianta bollita che diventava nera per effetto delfuoco. Gli abitanti di Mesa Verde divenneromaestri nel processo di cottura della ceramica.

Durante il periodo Pueblo II fanno cerami-che grigie e rosse, mentre al tempo di Pueblo IIIsulla ceramica sono effettuate pitture con mine-rali e piante e sono adottate sofisticate tecnichedi cottura. Vengono così create ceramiche poli-crome ed anche vasellame nero-bianco.

Coppe e vasi per Kiva, due forme uniche aMesa Verde, possono essere state prodotte soloper usi cerimoniali.

Gli eleganti disegni geometrici delle cera-miche di Pueblo III sono simili ai fini modelli dicesti per i quali i loro antenati divennero famo-si.

COMMERCIO PREISTORICO NELSUD-OVEST

Articoli di ornamento della persona sonosempre stati prodotti e tesaurizzati dai loro pro-prietari. Alcune collane trovate in tombe mo-strano la varietà dei relativi componenti, pro-dotti o scambiati con popolazioni confinanti. Lecollane erano composte da conchiglie di varieforme e dimensioni, da ossa, da pietre di tur-chese (valutate molto), da lignite e da ossidiana.

Sale, argillite (pietra coloro rosso) e con-chiglie di mare servivano per fare pendagli, fi-gure di piccoli animali e stoviglie rosse.

Tessuti di cotone prodotti da popolazioniinsediate nell’Arizona attuale, venivano scam-biati con gli Anasazi. Dalla stessa area proveni-va l’ossidiana, materiale importante per la pro-duzione di punte e piccoli coltelli.

Molte strade commerciali o piste lungo ter-ritori semi-aridi, erano state create tenendo con-to dell’esistenza di sorgenti d’acqua, fosse e bu-che con acqua. La popolazione della Mesa Ver-de può aver scambiato pezzi particolari di stovi-glie fittili, pelli di animali, lignite, stoffa di lanaa mais.

Si ritiene che venissero scambiate materiegrezze ed anche perline finite per collana; inuna borsa sono stati trovati oltre 2000 reperti la-vorati, appartenenti a un mercante, per la pro-duzione di collane e pendagli.

ARCHE-ASTRONOMIA A MESA VER-DE

’aria è molto nitida, sopra Mesa Verde e suglialtipiani; l’occhio spazia sull’orizzonte terso enelle notti le costellazioni appaiono in tre di-mensioni.

In questi territori selvaggi gli archeo-astro-nomi hanno individuato osservatori dove le an-cestrali popolazioni dei Pueblos hanno rilevatotracce dove il Sole o la Luna sorgevano all’o-rizzonte.

Avevano capito che la luce ed il calore delSole erano determinanti per la crescita dellepiante, base dell’alimentazione degli esseriumani e degli animali.

Per propiziare il ritorno del Sole nell’altodel cielo queste popolazioni organizzavano ce-rimonie nel solstizio d’inverno, quando la no-stra stella è nel punto più basso dell’orizzonte ecosì, anche in altre stagioni dell’anno, per invo-care pioggia e fertilità.

Il solstizio d’estate portava le sospirate

Inserto 3Nuova ARCHEOLOGIA

Set./Ott. 2005

piogge, in luglio e in agosto, sull’altipiano delColorado. Il sorgere del Sole, in certi punti in-dividuati dell’orizzonte, indicava che era il tem-po della semina di particolari cereali, verdure,piante; una cultura tradizionale che si conservaancora oggi, nelle fattorie dei Pueblos.

Un petroglifo a spirale, inciso sulle rocce diarenaria di Howenweep’s Holly House, al sor-gere del Sole nell’equinozio è colpito da unaluce a forma di pugnale. Fenomeno, come altri,che conferma l’attenzione da parte di queste po-polazioni verso il Sole, la Luna e le stelle.

LA KIVA

Spruce Tree House, insediamento sotto rocciatra le varie centinaia di strutture analoghe nelMesa Verde National Park, è stato costruito da-gli Anasazi tra il 1200 e il 1276 d.C. Oltre a 114camere comprende 8 Kiva, locali cerimonialitondi costruiti in cavità naturali, di 66 metri lalarghezza massima e di 27 metri di profonditàmassima.

Si ritiene che questo insediamento potesseospitare circa 100 persone.

La Kiva era un edificio religioso e il popo-lo del Pueblo la considera tuttora uno spazio sa-cro. I Pueblos di epoca storica credono in nu-merose divinità tra cui quelle della pioggia, datal’aridità dei territori dove sono insediati. Spiritimessaggeri di queste divinità sono i Kachina,rappresentati in statuine rituali di legno vario-pinte, impersonate da danzatori con mascheredurante le cerimonie.

Nella kiva si tengono cerimonie religiose edanze. Secondo le credenze indiane l’uomo èvenuto sulla terra, dal mondo infero, da un buconel pavimento nella Kiva detto sipapu. NellaKiva il fuoco è sempre acceso; alla fine di ognianno viene spento e poi riacceso, con cerimo-nie.

Sull’altare è posta una ciotola d’acqua pro-veniente da una sorgente sacra; farina di mais,una pannocchia di mais e lanugine d’acqua sonoaltri elementi simbolici nei loro riti, svolti condanze mascherate.

Pitture parietali adornano la Kiva, con temiespressi nell’arte rupestre, nelle decorazionidella ceramica e nei disegni sui tappeti.

Questi affreschi sono attribuiti dal X seco-lo al 1300, quando raggiungono le massimeespressioni, con temi non figurativi e figurezoomorfiche, relativi alle cerimonie religiosesegrete svolte nei Pueblos.

GRAND CANYON

Tra le meraviglie della natura sul nostro pia-neta un posto significativo si deve riservare alGrand Canyon, monumento nazionale degliStati Uniti d’America.

Dall’aereo e dalle varie balconate questomonumento naturale colpisce la mente umanaper la vastità dei paesaggi, per i relativi coloricangianti durante la giornata, dal bruno al rossofuoco, per la nitidezza dell’atmosfera circostan-te, per la storia geologica del territorio, per lavarietà degli ambienti naturali delle regioni su-

bartiche ai vasti deserti.Il Gran Cayon è una profonda ferita nella

Terra, nel Nord America, lunga 447 km, largada 1,6 a 29 km e con una profondità massima di1,968 km. Il Grand Canyon è stato scolpito neimillenni dal fiume Colorado, grande corso d’ac-qua che nasce nelle Montagne Rocciose e dopoun corso di 2333 km attraverso gli Stati federa-li del Colorado, Utah, Arizona, California e delMessico, si getta nel golfo di California.

Circa 4 milioni di anni sono stati necessariper l’erosione delle rocce e la costruzione del

Grand Canyon alle attuali grandiose dimensio-ni; ma molti eventi geologici, lungo gli ultimi 2miliardi di anni, di carattere metamorfico di se-dimenti marini, paludoso, alluvionale, deserticoe marino si possono leggere nelle sezioni dellerocce visibili nel Grand Canyon.

MONUMENT VALLEY – RISERVA DEINAVAJO

Il territorio amministrato dai Navajo, la Na-vajo Indian Reservation, comprende anche laMonumento Valley, area nord-orientale dell’A-rizona al confine con lo Utah.

In questa vallata ci sono monumenti natu-rali color rosso scolpiti nella roccia, monolitialti oltre 600 metri, gole, ponti naturali, archiscolpiti dall’acqua e dal vento. Scenari indi-menticabili, ripresi in famosi films, che raccon-tano la saga dei pionieri americani alla conqui-sta del West.

In questo territorio montano arido, con al-titudine media di 1800 metri, con piogge tor-renziali che inondano la valle e con temperatu-re estive di oltre 40° C, gli Anasazi sono vissu-ti sino intorno al 1598.

L’area viene poi abitata dagli Indiani Na-vajo e, durante la corsa all’oro, a metà 1800, dacercatori d’oro bianchi venuti dall’Est.

L’entrata al Parco della Monument Valley èa 40 km a Nord di Kayenta. Un circuito dal 23km, su autobus scoperti guidati da Indiani Na-vajo, ci ha consentito di ammirare la vasta areaed anche un sito con testimonianze di arte rupe-stre.

CHAPIN MESA MUSEUM

Nella parte meridionale del Mesa Verde Na-tional Park, nel Colorado, ci sono tre famosi in-sediamenti sotto roccia degli Anasazi: Cliff Pa-lace, Balcony House, Spruce Tree House. NelCentro Servizi dell’area, controllata dai Ran-gers, si trova il Chapin Mesa Museum che illu-stra la presenza umana nel territorio, dal paleo-litico agli Anasazi, dai Basket-Makers ai Pue-blos.

Ampi diorami presentano ricostruzioni diambienti e di vita quotidiana degli antichi cac-ciatori (15 – 10.000 anni fa), del popolo produt-tori dei cesti e poi della ceramica, sino agli In-diani.

Nelle vetrine sono esposti:* reperti litici, in osso e legno, ascia, coltello,

raschiatoio, punteruolo, punta di lancia e difreccia, arco e freccia, mortaio e pestello, atlatl(propulsore);

* cesti, con varie forme, disegni e colori;* vasi e stoviglie di ceramica, con varietà di

forme, disegni geometrici e colori;* fibre tessili: da agave, iucca, cotone, per

produzioni di sandali, tappeti, gonne, borse dicolori variopinti e disegni, costumi degli India-ni;

* alimenti: mais, fagiolo, granaglie, verdura,frutta;

* animali: orso, cervo, daino, coyote, aquila,falco, marmotta, coniglio, tacchino;

* architetture per abitazioni e costruzioni:

pithouse, cliff-dwelling, Kiva, case in muratura,hogan dei Navajo, tende dalle varie tribù di In-diani;

* costumi, oggetti, quadri, fotografie sulletribù di Indiani del Nord America.

Il complesso museale comprende una salaove viene proiettato un film che racconta l’epo-pea umana nell’area negli ultimi 10.000 anni.

Un ampio negozio di libri relativi all’am-biente naturale, archeologia, antropologia e sto-ria delle tribù degli Indiani d’America comple-ta l’offerta culturale del Parco, oltre alle visiteguidate dai Rangers alle cliff-dwellings (riparisotto roccia, con insediamenti), prima ricordati.

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Nuova ARCHEOLOGIA

Set./Ott. 2005Inserto 4


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