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RosaOnLine #5

Date post: 22-Mar-2016
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Quinto numero del giornalino on-line dell'ITCS Rosa Luxemburg di Bologna
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Febbraio 2012 Febbraio 2012 Febbraio 2012 Febbraio 2012 Numero cinque Numero cinque Numero cinque Numero cinque Numero cinque Numero cinque
Transcript
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Il giornalino “Rosaonline” nasce da un’idea

progettuale dell’ITCS Rosa Luxemburg

elaborata dalla prof.ssa Graziella Giorgi in

collaborazione con la filmaker

"Rosaonline" intende creare uno spazio

nella/della scuola per dare voce agli

studenti, per far dialogare studenti, docenti

della scuola e di altre scuole, famiglie e

altri interlocutori del contesto sociale e

istituzionale del nostro territorio.

Vogliamo condividere esperienze, progetti…

emozioni!

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ESPECIAL NOROESTE 2

● ‘Alex’ di Martina Barbieri p. 19

● ‘Venancio’ di Andrea Bellei p. 21

● ‘Juliette’ di Agnese Tesei p. 23

● ‘Eugenio’ di Vanessa Dalfiume p. 25

ROSALAND

● ‘Un progetto per Fare Impresa’ di Cristiana Capelli e Natasha Santoro p. 13

● ‘Juvenes Translatores’ di Giorgia Salaroli p. 15

● ‘Free2Choose’ di Valentina Cuomo e Elena Pancaldi p. 17

I CONSIGLI DI ZIA ROSA

● ‘Un'utile iniziativa contro la dorga ’ di Silvia Barboni e Giulia Finessi p. 27

LE DUE ROSE

● ‘Cittadinanza agli stranieri, sì o no?’ p. 5

● ‘Io, studentessa “straniera, ma italiana”, la penso cos ì’ p. 8

NONSOLOROSA

● ‘Rifka’ di Doina Sili p. 10

● ‘Quasi amici’ di Valentina Sapori p. 12

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RUTELLI: “No alla cittadinanza facile: è un invito ai clandestini”

È uno dei cavalli di battaglia di Gianfranco Fini, e anche il presidente Napolitano è recentemente sceso in campo per sostenerla a spada tratta. Ma dal leader dell'Api Francesco Rutelli arriva un altolà (…)

Senatore Rutelli, da uno come lei, con la sua passata militanza radicale e la vicinanza al pensiero cristiano dell'ac-coglienza non ci si aspetterebbe il no alla cittadinanza per gli immigrati. Come si spiega?

«Non è un no. Semmai è un invito a non cadere nelle trappole di un buonismo controproducente, e a non deprezzare la cittadinanza italiana riducendola a semplice automatismo. L'idea che sia un pezzo di carta che chiunque può prendere, con la stessa facilità con cui si comprano le figurine all'edicola, è superficiale e pericolosa. Ci sono almeno due questioni preliminari trascurate in modo irresponsabile, e su cui invece è necessario riflettere prima di modificare le regole attuali».

DELRIO: “Quei ragazzi sono italiani, con che coraggio si dice no?”

Graziano Delrio, sindaco di Reggio Emilia e presidente dell'Anci, è anche presidente del comitato promotore «L'Italia sono anch'io» per la legge sulla cittadinanza italiana ai figli di immigrati nati nel nostro Paese.

Sta crescendo un fronte trasversale, ci sono tante proposte di legge, pensa che il Parlamento le recepirà?

«Esiste un'azione forte dal basso di tante associazioni che chiedono al Parlamento di avere più coraggio e guardare in faccia la realtà: quasi un milione di giovani che si sentono a tutti gli effetti italiani». perché non hanno la cittadinanza. Ecco, il Parlamento dovrebbe avere davanti queste storie commoventi, più che i calcoli politici»

Di quale fascia di età parla?

«Da zero ai diciotto anni, parlo sia di chi è nato qua che di chi è arrivato da piccolo e ha concluso due cicli di studi. Bambini a tutti gli effetti italiani, parlano e studiano nella nostra lingua, vivono l'Italia come loro patria,

In merito al dibattito suscitato dalle parole del Presidente della Repubblica (“È una follia negare la cittadinanza ai bambini nati in Italia da immigrati stranieri”)

confrontiamo le opposte opinioni di due esponenti politici, ed infi ne sentiamo il parere di una nostra compagna di scuola, di origine straniera,

ma in Italia da molti anni.

CITTADINANZA AGLI STRANIERI, Sì O NO?

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Quali questioni?

«Se introduciamo il criterio dello jus soli, ossia l’automatica cittadinanza italiana per chiunque nasca sul nostro territorio, rischiamo di trasformare l'isola di Lampedusa o il porto di Ancona o la stazione di Trieste nelle succursali della più clamorosa clinica ostetrica d'Europa. Diventando cittadini italiani si diventa cittadini Ue: l'Italia si trasformerebbe, per motivi puramente geografici, nella piattaforma per acquisire strumentalmente il libero accesso a tutta la comunità europea».

Sta dicendo che le immigrate verrebbero a partorire tutte qui?

«Sto dicendo che dei 23mila tunisini sbarcati a Lampedusa, in fuga dopo la Rivoluzione dei Gelsomini, sì e no duemila sono rimasti in Italia. Per tutti gli altri siamo stati solo un passaggio verso il resto d'Europa. L'automatismo della cittadinanza incentiverebbe questo fenomeno».

E la seconda questione preliminare?

«L'introduzione del principio dello jus soli creerebbe una contraddizione inestricabile a livello costituzionale. Perché, ci piaccia o no (e io ho molti dubbi in proposito), noi abbiamo introdotto nella Costituzione il principio dello jus sanguinis, ossia l'esatto opposto».

E allora come va affrontato il problema dell'integrazione degli immigrati?

«Partendo dal principio che la cittadinanza italiana è il traguardo di un cammino, e non un fatto meramente amministrativo

invece a diciotto anni verranno trattati come stranieri. Noi produciamo stranieri con questa legislazione. Ma ora il tempo della paura iniziale, comprensibile per un'immigrazione rapida con un impatto forte, è finito, si deve fare un passo in avanti come in tutti i paesi europei. E affrontare il tema dell'immigrazione come "il tema" del Terzo Millennio».

Come comitato promotore cosa farete?

«Abbiamo messo insieme le anime più diverse, dalla Cgil all'Ugl, l'Arci e il centro studi gesuiti. Abbiamo raccolto 50mila fi rme per la proposta di legge popolare con banchetti in tutta Italia, trovando gli italiani più disponibili di quanto non si dica. Ora dobbiamo certificarle, poi depositeremo le proposte di legge in Parlamento; a febbraio chiederemo ai presidenti della Camera e del Senato e ai capigruppo di avviare un iter e un calendario per discuterle».

Ci sarà la forza per mandarla avanti, secondo lei?

«Credo che in Parlamento adesso ci siano le condizioni ideali per fare questo passo: sono caduti quelle paure e quei ricatti politici di chi minacciava di far cadere il governo».

Sono caduti del tutto?

«Be', con un governo concentrato sul fare dovrebbe esserci un Parlamento concentrato sul fare. E questo può fare in modo che la legislazione determini uno scatto di civiltà, riconosca diritti che ci sono già, e aiuti anche a far meglio i propri doveri. Perché chi è in grado di sentirsi cittadino può dare un contributo maggiore al proprio Paese».

E allora come va affrontato il problema dell'integrazione degli immigrati?

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da risolvere con un certificato. Io ad esempio sono favorevole ad accorciare i tempi di concessione, perché dieci anni sono tanti; e a dare la cittadinanza a tutti i bambini nati qui che abbiano fatto la scuola dell'obbligo: dopo la terza media anziché a 18 anni. Ma con regole precise: chi vuol diventare cittadino da maggiorenne deve conoscere la lingua e i principi basilari della nostra convivenza civile, e deve fare una dichiarazione impegnativa di riconoscimento della Costituzione. Facendo attenzione ad alcuni aspetti: se vogliamo l'integrazione senza cadere nella trappola di un multi-culturalismo fallito, non possiamo accettare da chi vuol diventare cittadino italiano alcuna ambiguità sui diritti umani fondamentali».

Si riferisce all'Islam militante?

«Mi riferisco a quella componente non laica dell'Islam che persevera in pratiche che contraddicono i nostri principi basilari: dalla poligamia all'assoggettamento della donna. Un padre che vieta a una figlia femmina di andare a scuola non è compatibile con la cittadinanza italiana».

Intervista di Laura Cesaretti a Francesco Rutelli (Il Giornale, 22 febbraio 2012)

«Partendo dal principio che la cittadinanza italiana è il traguardo di un cammino, e non un fatto meramente amministrativo»

La formula è quella dello ius soli.

«Sì. Certo non siamo favorevoli al fatto che uno venga qui a partorire e diventi automaticamente cittadino italiano, non è questo il tema. Ma se nasce un bambino da genitori già legalmente soggiornanti in Italia, quindi da almeno cinque o sei anni, a questo bambino deve essere riconosciuta la cittadinanza. Oppure può avvenire dopo che ha concluso i primi due cicli dl studi. Sarà il Parlamento a decidere, ma intanto deve guardare in faccia questi giovani, che io sento cantare l'Inno Nazionale, e dire loro "voi non siete italiani". […] Per fortuna oggi c'è un'ampia sensibilità, grazie al presidente della Repubblica, al presidente della Camera, i partiti possono riconquistare molta credibilità se affrontano questi temi. [...]»

Lei parla come se vivesse molto da vicino le storie di questi ragazzi.

«Sì, tutti i sindaci le conoscono. Ho davanti agli occhi storie di ragazzine nate in Italia da genitori marocchini o ucraini che prendono nove in italiano e mi dicono "la maestra è stupita, perché? Io cos'ho di diverso dai miei compagni italiani?". Mi scrivono tantissime lettere: ragazze bravissime in ginnastica, atlete quindicenni, che non possono essere scritturate da società professionistiche»

Intervista di Natalia Lombardo a Graziano Delrio (L’Unità, 29 gennaio 2012)

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Per coloro che non sono nati in questo paese, ma che crescono con esso, e in esso studiano e lavorano, le difficoltà sono tante, soprattutto quelle dovute all’ottenimento della documentazione necessaria per poter permanere in questo paese. I tempi di attesa del permesso di soggiorno sono molto lunghi, ed anche per ricevere la cittadinanza bisogna avere una lunga serie di requisiti, come aver vissuto nello Stato italiano ininterrottamente per almeno dieci anni, senza essersi spostato da esso per lunghi periodi; si aggiungano poi ulteriori due o tre anni di attesa per i procedimenti burocratici, ed una lunga serie di spese per ricevere carte o permessi di soggiorno, quest’ultimo spesso di durata molto limitata da sei a un massimo di due anni…

Questo porta spesso all’esasperazione delle famiglie che hanno passato più di metà della loro vita in questo paese, non ricevendo alcuna gratifi cazione.

Se solo lo Stato investisse maggiormente sullo straniero e sul suo desiderio di appartenenza e lo integrasse concedendogli anche solo un piccolo riconoscimento, si eviterebbero probabilmente molti dei malesseri e confl itti sociali attualmente presenti nell’animo di molti stranieri.

Prendiamo esempio da paesi come gli Stati Uniti, che hanno accolto milioni di immigrati, portando il paese ad un’apertura, a nuove idee e a più dinamismo, proiettando di sé l’immagine di uno stato forte che integra lo straniero.

Purtroppo, invece, in base all'opinione personale che mi sono fatta osservando gli eventi legati all'immigrazione di questi ultimi anni, lo Stato Italiano individua nello straniero un potenziale pericolo, come colui che invade il paese e che porta con sé criminalità e delinquenza.

Ma i “cittadini” italiani commettono spesso un grande errore: quello di ignorare le difficoltà che queste persone affrontano prima, durante e dopo il viaggio per approdare in questo paese, che per loro è simbolo di speranza e nel quale sognano di poter creare una vita migliore, idea che nel corso della loro permanenza in questo paese spesso rimane una fantasia lontana.

IO, STUDENTESSA “STRANIERA MA ITALIANA”, LA PENSO COSÌ

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Troppi sono i luoghi comuni che invadono il paese, che vengono spesso strumentalizzati anche all’interno del dibattito politico, ad esempio quando si afferma che “in Italia ci sono tantissimi clandestini”: affermazione scorretta perche secondo dati relativi a questi ultimi anni, soltanto una piccola percentuale degli immigrati che vivono in Italia non hanno il permesso di soggiorno.

Questa piccola percentuale di persone che vivono irregolarmente in questo paese è dovuta soprattutto alla complessità di alcuni aspetti della normativa italiana che riguardano proprio l’ottenimento del permesso di soggiorno. E non dimentichiamo che spesso, a causa di queste difficoltà relative al possesso di tutti i documenti, gli immigrati irregolari sono costretti a lavorare in nero, guadagnando meno di 5 euro l’ora, generalmente al servizio di un italianissmo datore di lavoro...

Le persone che, invece, lavorano in modo regolare pagano le tasse e pochissimi le evadono, contribuendo perciò al sistema statale italiano, ed in modo signifi cativo!

Perché, dunque, continuare a considerare gli immigrati e gli stranieri pericolosi per la società italiana? Verrebbe da pensare, da parte di una ragazza straniera, che questa sia la via più facile pattraverso la quale nascondere le responsabilità di tutti quegli italiani che appartengono a gruppi di malavitosi e che, talvolta, commettono reati peggiori degli stranieri.

Klara Matoshi

Hai qualcosa da dire, da aggiungere o da contestare circa il tema della concessione automatica della cittadinanza ai

figli di stranieri nati in Italia? Utilizza la pagina FACEBOOK di Rosa Online, dove troverai uno spazio per esprimere le tue opinioni

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ESPECIAL NOROESTE 2

Caterina Araujo (Rio de Janeiro)

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UN'UTILE INIZIATIVA CONTRO LA DROGA

di Silvia Barboni e Giulia Finessi

Quali sono i rischi che si corrono consumando droghe di vario genere?

Per discuterne, nella mattinata di venerdì 16 Dicembre 2011, alcuni studenti della 4°BL si sono trovati in Sala Borsa accompagnati dalle professoresse Giorgi e Fiorenzo per partecipare ad un incontro organizzato da esperti di Consulta Provinciale degli studenti di Bologna su questo tema, che è molto importante, soprattutto per noi giovani.

Partecipavano a questo progetto anche altri quattro Istituti di Bologna: Aldini-Valeriani, Copernico, Fermi ed Aldrovandi-Rubbiani.

All’arrivo alcune ragazze distribuivano due giornalini, intitolati “Mind the drugs” e “Sesso sicuro”, dopodiché, dopo una piccola introduzione, è stato proiettato un cortometraggio presentato da giovani studenti sugli effetti delle droghe, quelle che vengono assunte soprattutto durante la vita notturna.

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DROGHE EFFETTI

Nicotina: composto psicoattivo presente nella pianta di tabacco.

Aumenta la gravità degli episodi d'asma e di 3 volte il rischio di

malattia cardiaca, danneggia le pareti deålle arterie.

Alcol: si ottiene dalla fermentazione dello zucchero della frutta e dei

cereali.

Rallenta i riflessi e la coordinazione motoria, difficoltà nel parlare, mal di

testa, debolezza, nausea.

Cannabis: è una pianta erbacea con fiori a ciclo annuale. Da questa pianta si ricavano la marijuana e l' hascisc.

Ridotta percezione della profondità, rallentamento dei tempi di

reazione,arrossamento degli occhi e dilatazione delle pupille, diminuzione

della saliva, aumento di malattie polmonari.

Cocaina: ha origine dalla lavorazione delle foglie di coca, una pianta che

viene coltivata in Sud America.

L'euforia può sconfinare nel nervosismo, anche prolungato e

nell'insonnia. Danneggia il sistema circolatorio periferico( braccia,

gambe,testa) il sistema immunitario e le mucose del naso. Genera

dipendenza fisica e psicologica.

Mix: assunzione in contemporanea di più sostanze.

Sono pericolosi perché sono imprevedibili. Per esempio: nicotina + alcol si incentivano l'una con l'altra, →

incrementano i danni vascolari sul lungo periodo. Oppure cocaina + alcol

l'alcol abbrevia i tempi di “botta” →della cocaina. Aumenta aggressività e

produce una molecola chiamata cocaetilene che dà dipendenza fisica

e fa aumentare la voglia di bere.

Al termine del video si è aperta la discussione, durante la quale si è messo in luce il fatto che sono veramente tanti i giovani che fanno uso di alcol e droga, inconsapevoli del pericolo che corrono mettendosi alla guida,mettendo a repentaglio non solo la loro vita ma anche quella degli altri; le cosiddette “ stragi del sabato sera”.

Per concludere, ecco un elenco delle droghe più diffuse e degli effetti che possono causare.

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hanno collaborato a questo numero:

Martina Barbieri

Silvia Barboni

Andrea Bellei

Cristiana Capell

Valentina Cuomo

Vanessa Dalfiume

Giulia Finessi

Elena Pancaldi

Goirgia Salaroli

Natasha Santoro

Valentina Sapori

Doina Sili

Agnese Tesei

realizzazione grafica ed impaginazione:

Paolo Bernardi, Akio Takemoto; copertina di Riccardo Amenduni

progetto grafico e consulenza:

Akio Takemoto

direttore responsabile:

Paolo Bernardi


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