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Rossanigo

Date post: 28-Mar-2016
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Studio sull'origine e significato del cognome Rossanigo
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La Famiglia Rossanigo breve studio sull’origine del cognome di Michele Rossanigo
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La Famiglia Rossanigo

breve studio sull’origine del cognome

di Michele Rossanigo

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La Famiglia Rossanigo – breve studio sull’origine del cognome

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Sommario Introduzione ....................................................................................................................... 5

1 Cenni sull’origine dei cognomi .................................................................................. 6

I toponimi ........................................................................................................................ 6

2 Il cognome Rossanigo ............................................................................................... 8

Origine da toponimo ...................................................................................................... 8

1. Toponimo risalente alla Gens Roscia .................................................................. 8

2. Toponimo risalente al nome Roxius .................................................................... 9

3. Idronimo rus/rox/ros/rosta .................................................................................. 10

Origine come mutazione dal cognome Orsanigo ...................................................... 11

Ursino, Orsanigo… Rossanigo ................................................................................... 11

Ursino l’antipapa ......................................................................................................... 11

Gli ultimi anni di Ursino ............................................................................................... 13

3 Considerazioni .......................................................................................................... 13

4 Diffusione del cognome Rossanigo ........................................................................ 14

5 Lo stemma ................................................................................................................. 15

6 Bibliografia e fonti .................................................................................................... 16

Testi ............................................................................................................................ 16

Web ............................................................................................................................ 16

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Introduzione

A distanza di due anni dalla precedente edizione di questo breve studio sulle origini del cognome Rossanigo, ho ritenuto utile riprendere in mano il lavoro fatto per completarlo alla luce degli ulteriori elementi emersi nel corso delle ricerche effettuate da Piero Rossanigo presso le anagrafi parrocchiali della Lomellina.

Alla ricostruzione filologica del cognome Rossanigo che ho proposto già nella precedente stampa, si è, infatti, affiancata l’ipotesi, più concreta, che la ricerca filologica debba essere proseguita considerando che il cognome Rossanigo altro non sia che una variante del cognome Orsanigo; derivazione imputabile, quindi, a un errore di trascrizione sui registri parrocchiali avvenuto a partire dal diciassettesimo secolo.

Questa nuova tesi, forse, toglie un po’ di originalità al cognome ma permette di raccontare una storia ancor più avvincente rispetto alle già interessanti ricostruzioni che avevo proposto e ci riporta indietro nel tempo, al IV secolo d.C. quando le frequenti lotte interne per il predominio su Roma squassavano il debole tessuto sociale della capitale di un impero morente...

Preferisco non anticipare altro nella speranza che l’aggiunta di questo nuovo capitolo possa coinvolgervi nel leggerlo perlomeno quanto ha coinvolto me nella ricerca del materiale e nello scriverlo con i frammenti di questa nuova, curiosa e allo stesso tempo vecchia storia.

Ottobre 2013

Michele Rossanigo

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1 Cenni sull’origine dei cognomi

Nella convenzione dei nomi romani usata nella Roma antica, i nomi maschili contenevano tipicamente, tre nomi (tria nomina) che erano indicati come praenomen che era il nome proprio come lo intendiamo oggi, il nomen che, equivalente al nostro cognome, individuava la Gens, ovvero, era il cosiddetto “nome gentilizio”, e il cognomen che indicava la famiglia in senso nucleare, all'interno della Gens. Il termine latino Gens sta ad indicare un gruppo di famiglie i cui membri, liberi e con lo stesso nome gentilizio ereditario, si dicevano discendenti da un unico capostipite. Talvolta, infine, si aggiungeva un secondo cognomen chiamato agnomen. Naturalmente, c'era tra i nobili chi aggiungeva a proprio piacimento altri nomi-cognomi, costituendo a volte liste lunghissime.

Attorno al V secolo il sistema si semplificò. Si ridusse la distinzione fra nomen e cognomen, e si affacciarono i supernomia o signa, nomi unici, non ereditati, dal significato chiaro, immediatamente comprensibile. Caduto l'Impero, si tornò ad un nome solo, con vezzeggiativo nell'ambito familiare, accompagnato da qualcosa che alludeva alle caratteristiche della persona, al luogo di provenienza o alla paternità.

Con l'avvento del cristianesimo, sopraggiunsero nuovi nomi ad aggiungersi a quelli pagani; con le invasioni barbariche altri ancora e le opzioni divennero piuttosto numerose.

E’ nel secolo XI che la possibilità di formare combinazioni incominciò a scarseggiare poiché la popolazione cresceva e i nomi tendevano a ripetersi. Diveniva, quindi, sempre più difficile distinguere tra loro gli individui per cui si diffuse il sistema dei cognomi.

In Italia, i cognomi furono prima appannaggio delle famiglie ricche ma nel 1200 a Venezia e nel secolo seguente in altre aree, pur con qualche resistenza e ritardo, l'uso si estese agli strati meno abbienti della popolazione.

Infine, con il Concilio di Trento del 1564 si fece obbligo ai parroci di tenere un registro ordinato dei battesimi con nome e cognome. Il soprannome o il secondo nome divennero ereditari.

Una vera e propria statistica riguardante l'origine dei vari cognomi non esiste. Si stima che il 35% derivi da nomi propri del padre o del capostipite; il 35% sia da mettere in relazione con la toponomastica, cioè faccia riferimento a nomi di paesi, località o zone; il 15% sia relativo a caratteristiche fisiche del capostipite; il 10% derivi dalla professione o dal mestiere o dall'occupazione o dalla carica; il 3% sia di derivazione straniera recente; il 2% sia un nome augurale dato a neonati di cui non si conoscevano i genitori.

I toponimi

Il toponimo (dal greco tòpos, "luogo", e ònoma, "nome") è il nome di un luogo geografico. Il suo studio, la toponomastica, rientra nella categoria più vasta dell'onomastica, cioè lo studio del significato e dell'origine di un nome proprio, sia esso di un luogo o di una persona. In quest’ultimo caso si parla di antroponomastica.

Dei toponimi si distinguono: gli idronimi, riferiti a corsi d'acqua (es. Reno, dalla radice gallica rēno “fiume”); i limnonimi, riferiti a laghi (es. Benaco, dal celtico bennacos “cornuto”); gli oronimi, riferiti a rilievi montuosi (es. Alpi Pennine, dal celtico pennos “sommità”); i poleonimi, riferiti a centri abitati (es. Milano, dal gallico latinizzato Mediolanum

“piana di mezzo” / “centro di perfezione”);

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i coronimi, riferiti a regioni (es. Cadore, dal gallico latinizzato catubri(g)um “roccaforte”).

I toponimi propriamente detti, cioè i nomi di paesi e città hanno generalmente origine o da una caratteristica geografica locale o da un nome di persona (il fondatore, il proprietario di un antico fondo, ecc.).

L'origine del toponimo è svariata: possono derivare da elevazioni in genere (motta, morro e poggio), cime in genere (cima, pania, vetta), fianchi montani (balza, ripa, costa), passi (giogo, forca), valli (fossa, gravina), cavità particolari (calanchi, dolina), frane (lavina, lizza), corsi d'acqua (rio), forma delle cime (guglia, pizzo), forme particolari (cenge), forme vallive e corsi d'acqua corrispondenti (botro, gorgia, fiumara), formazioni rocciose in genere (perda, rocchetta), il genere di roccia (gabbro, genga), paesaggi particolari (giara, magredi), boschi o altre associazioni vegetali (faggeta, loreto), colture (oliveto), miniere (allumiere, moia), attività metallurgica (forno, ferriera).

Per gli insediamenti, valgono innanzitutto i suffissi: -ano, -ana (di origine latina), -ago, -aga, -ico (-igo), -ica (-iga) (di origine gallo-celtica), -engo (di origine germanica).

In particolare: i toponimi con suffisso in -ano, -ana si sono formati dall'aggettivazione del nome del

proprietario del fondo sul quale è sorto l'insediamento e sono detti prediali (ad esempio: Salviano, da fundus salvianus, cioè "fondo (agricolo) appartenente a Salvius");

i toponimi in -igo, invece, sono di provenienza gallo-celtica ed indicano una zona più o meno attualmente corrispondente all’odierno Veneto1. Si tratta di una variante di pronuncia della lingua latina per cui la desinenza -icus viene modificata nelle forme -ico e -igo;

i toponimi di origine germanica risalgono per lo più al periodo delle invasioni barbariche, e in particolare alla dominazione longobarda. Tra gli elementi più comuni, i suffissi -engo, -bergo, -aldo e nomi come fara (stirpe), marca (confine), sala (abitazione del padrone), guardia (guarnigione).

Infine, ci sono toponimi formatisi dal rapporto tra l'insediamento e la viabilità antica, per cui alcuni alludono a incroci, come Treppo (trivio) o Codroipo (quadrivio), altri alle distanze in miglia romane (Quarto, Sesto, Decimo).

E’, infine, interessante notare l’ampia casistica di comuni che debbono la loro origine ai nomi di persona (antroponimi): tra questi, la categoria più importante è quella che

1 Se, per esempio si considera nel suo insieme tutta la realtà della toponomastica italiana odierna, possiamo

rilevare che, accanto all’azione livellatrice che la cultura latina prima e la registrazione italiana poi hanno operato sulla maggioranza di essi, si osserva una discreta varietà di aspetti che corrispondono alle differenze dialettali oltre che alle rispettive tradizioni cancelleresche. Le più facilmente riconoscibili sono quelle che risultano da particolari suffissi. Così sono facilmente avvertibili, come già osservava il Marinelli, la particolare finale in -igi di alcune località piemontesi («Levaldigi», «Racconigi», «Stupinigi», ecc.) e in -è («Agliè», «Bianzè», «Cuorgnè» ma dialettale Curgnè), la frequenza in Lombardia di -ago, -engo, -ate, mentre in gran parte della penisola prevalgono quelle in -ano, che del resto non mancano nemmeno in Lombardia; oltre che in Lombardia e Piemonte anche nella Venezia Euganea sono presenti molti toponimi in -aso, -asio, -agio («Bricherasio», «Moltrasio», «Olginasio», «Bellagio», «Menaggio», «Cazzaso», «Fonzaso», «Vigliaso», ecc.). Molti sono in Friuli i nomi in -acco («Aveacco», «Moimacco», «Oseacco», ecc.). Alle forme in -icco del Friuli («Alnicco», «Pantianicco», ecc., spesso sentito/reso in loco come -ìns), corrispondono nel Veneto nomi in -igo («Lonigo», «Orsenigo», «Rovigo», ecc.); ossia sovente le differenze regionali sono dovute a diversa evoluzione fonetica nelle singole realtà dialettali, poi tutte accettate o riprese in vario modo dall’italiano.

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comprende i toponimi2 cosiddetti “prediali” o “fondiari”, quei toponimi cioè che contengono il nome della famiglia proprietaria del fundus, o del praedium. Appartengono a questa categoria i nomi di paesi o città che terminano per -ano, -ana (i più diffusi); -ico, -igo, -ego, -ago, -asco, -atico, -adego, -asco, -ate.

2 Il cognome Rossanigo

Gli archivi parrocchiali lombardi non riportano più alcuna traccia del cognome Rossanigo prima periodo tra il 1650 e il 1690 mentre compare il cognome Orsanigus o Orsanigo3.

Questo fatto potrebbe semplicemente significare che il registro parrocchiale è incompleto? O piuttosto che è stato fatto un errore di trascrizione nel corso della registrazione di una nascita modificando, in tale modo, il cognome di tutti i discendenti di quel ramo della famiglia?

In assenza di nuovi e più certi riferimenti a cui fare risalire l’origine della famiglia, si dovranno necessariamente interpretare gli indizi lasciati sparsi dal tempo e adottare la teoria che apparirà più convincente.

Origine da toponimo

Qualora il cognome Rossanigo non sia derivato da errori di trascrizione nel corso della sua storia, allora le origini sulle quali è utile una riflessione riguardano la possibilità statisticamente più significativa che sia stato generato da un toponimo. In tale caso si tratterebbe di farlo risalire alla Gens Roscia, ovvero al nome Roxius, cittadino e notabile romano, forse anch’egli appartenente alla Gens Roscia, proprietario del Fundus Roxianus.

Con minore probabilità, ma sicuramente da non trascurare, è anche una possibile origine da idronimo in relazione ai termini arcaici, rus, rox, ros o rosta, dai quali deriverebbero le parole ruscello, roggia, rio ed altre indicanti i corsi d’acqua o la presenza di acqua in genere.

1. Toponimo risalente alla Gens Roscia

Il nome Roscia4 è attribuibile a un'antica Gens romana. E’ probabile che si trattasse di una Gens minor derivante cioè da popolazioni latine che si erano trasferite a Roma in un periodo successivo alla sua fondazione. Ciò non toglie che la Gens Roscia fosse riuscita a ricoprire una posizione di rilievo nella Roma repubblicana tanto che esisteva addirittura

2 Il toponimo è il nome geografico, che solitamente conserva le tracce della stratificazione storica del luogo

cui si riferisce. Fra i toponimi riferibili alla centuriazione che ricorrono più di frequente sono interessanti i “nomi prediali”, cioè quelli derivati dai nomi degli antichi proprietari dei fondi (praedia). 3 Si fa riferimento alla ricerca condotta da Piero Rossanigo presso gli archivi parrocchiali lombardi.

4 Nell’ordinamento romano è presente la Lex Roscia del 49 a.c. che fu emessa sotto Giulio Cesare e

consentiva ai cittadini latini della Gallia Cisalpina ossia i Transpadani di essere considerati a tutti gli effetti cittadini romani. La legge di cittadinanza romana a questi cittadini derivava da una convinzione di Giulio Cesare che vedeva in queste popolazioni degli alleati leali. La Lex Roscia fu proposta dal Tribuno della Plebe Lucius Roscius Fabatus. I Galli Cisalpini e le popolazioni transpadane in genere, ricambiarono questa fiducia concessa loro da Cesare. Le migliori truppe che Cesare ebbe con sé, sia in Gallia che successivamente nelle innumerevoli altre guerre sia civili, sia contro nemici esterni alla patria, provenivano dalle fila dei Cisalpini. Lo stesso Lucius Roscius Fabatus venne messo a comando di una Legione, la Tredicesima, e raggiunse la carica di Praefectus.

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una moneta, emessa a partire dall'anno 64 avanti Cristo, che portava il nome della famiglia5. Era un conio dedicato a Lucius Roscius Fabatus.

Il cognome Rossanigo, quindi, deriverebbe dal toponimo attribuito ai fondi prediali che la Gens Roscia possedeva nel nord Italia6. A tale proposito, per esempio, l’origine del nome del Comune di Rossana in Piemonte, provincia di Cuneo, deriva dal toponimo di uno dei fondi prediali della Gens Roscia. E’, tuttavia, da scartare l’ipotesi di una provenienza del nome Rossanigo da quell’area geografica in quanto l’analisi della struttura sintattica del cognome – con la caratteristica desinenza in igo di tipica derivazione linguistica gallo-celtica – sposta l’origine in un’area più ad est in cui si è registrata storicamente una maggiore influenza culturale e presenza gallo-celtica rispetto al Piemonte.

La tesi che il nome derivi comunque da uno dei fondi prediali appartenuti alla Gens Roscia è dunque sostenibile in relazione alla struttura che risulta composta dal nome della Gens Roscia e dal suffisso aggettivale -icus. In questa forma si avrebbe: Roscian-icus, ovvero, proveniente da proprietà appartenente alla Gens Roscia.

Roscianicus sarebbe, dunque, l’aggettivo riferito a una famiglia proveniente da una proprietà terriera, successivamente modificatosi a causa della pronuncia dialettale celto-veneta che ha comportato elisione della “s” finale e la trasformazione del suffisso da -icus in -igo.

2. Toponimo risalente al nome Roxius

Il comune di Rossano Veneto fa risalire la propria origine al nome del cittadino e notabile romano Roxius7, proprietario del Fundus Roxianus. Non è stato possibile determinare se Roxius fosse anch’egli appartenente alla Gens Roscia. Attualmente non vi

5 Denario - Repubblica romana - Gens Roscia - Lucius Roscius Fabatus (64 a.c.).

Su un lato della moneta e rappresentata la testa di Juno Sospita volta a destra, dietro la testa simbolo a coppa, sotto la testa la scritta L. ROSCI. Sull’altro lato della moneta è rappresentata una giovane donna girata verso destra che offre da mangiare a un serpente sacro ritto davanti a lei, sul lato sinistro un simbolo. All'esergo la scritta FABATI.

La moneta fa riferimento ad una sacra cerimonia latina che si teneva a Lanuvium, città che si ritiene originaria della Gens Roscia, in onore di Juno Sospita . La cerimonia consisteva in un rito nel quale una vergine scendeva in una grotta nella quale vi era un serpente e dove la vergine doveva dare del cibo al serpente stesso. Se la fanciulla era casta sarebbe tornata sana, altrimenti non sarebbe più uscita dalla grotta. 6 Anche il nome del comune di Rossano Calabro deriva dal nome di un fondo prediale della Gens Roscia,

tuttavia, sarebbe da escludere la provenienza calabra del cognome Rossanigo perlomeno per due elementi: non vi è mai stata alcuna presenza storica del cognome Rossanigo e, soprattutto, il suffisso -igo non era adottato come variante dialettale in tale area geografica. 7 Sull'antico fundus Roxianus così detto da Roxius, cittadino e notabile romano che ne era stato proprietario

verso l'anno 1050 sorse Rossano Veneto. La fondazione è fatta risalire a quando la famosa figlia di Berengario, Ermiza, con il figlio Forzura, fondò una rocca intorno alla quale si conservano ancor oggi assai bene, e quasi per intero, le fosse che la circondavano. Rossano fu per molti anni legato alle sorti di Bassano e della potente famiglia degli Ezzelini. Nel 1194, passò ad Ezzelino detto il Monaco che la consegnò con il suo territorio ai Padovani in garanzia di una grossa somma, ma in seguito a nuove liti la riprese (1199) e la cedette ad Alberico (1223). Nel 1240 Bassano passò ad Ezzelino III detto il Tiranno. Molte guerre si succedettero poi, intanto Verona, Padova, Treviso e Vicenza si costituirono in Comuni indipendenti e riconobbero solo l'Imperatore. Tra queste, Rossano che, pur dipendendo da Bassano, acquistò, verso il 1260, una certa autonomia che diverrà sempre maggiore. Il 1700 fu il secolo delle riforme civili, delle scoperte e delle invenzioni. Nacquero le prime botteghe e le prime fabbriche. Anche Rossano ebbe i suoi opifici, mulini, cartiere, segherie e magli. Nel 1800 gli Austriaci furono sconfitti dai Francesi, che furono stanziati, oltre che a Bassano, a Rosà, Cassola e Rossano. Durante tale occupazione vi furono saccheggi e distruzioni così nel 1809 l'archivio parrocchiale e quello comunale di Rossano andarono distrutti.

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sono prove a sostegno di tale ipotesi per cui è bene trattare l’origine del cognome unicamente in riferimento alla documentazione conosciuta.

Dal nome di Roxius deriva il toponimo Roxianus e successivamente il nome del Comune di Rossano (Veneto). In latino, in generale, il suffisso -anus in relazione a un nome, indica la proprietà di un terreno, in questo caso indicherebbe il fondo prediale di Roxius.

In definitiva in questa forma si avrebbe Roxian-icus o Rossan(o)-icus per cui Rossanigo significherebbe colui che proviene dal fondo di Roxius, ovvero per successiva derivazione, colui che proviene dal territorio di Rossano Veneto.

Anche in questo caso, a supporto e prova dell’origine territoriale del nome, è bene tenere presente la caratterizzante variante dialettale celto-veneta che ha comportato elisione della “s” finale e la trasformazione del suffisso in -igo.

3. Idronimo rus/rox/ros/rosta

Di origine meno probabile è la derivazione del cognome Rossanigo da un idronimo. Tale ipotesi è tuttavia suggestiva e vale la pena arrischiarsi nel tentativo di ricostruire il

cognome derivandolo da un luogo legato all’acqua; elemento di importanza preminente, soprattutto in tempi antichissimi, per le tribù nomadi che erano solite accamparsi dove vi era disponibilità di acqua da bere e dove, più tardi, sorsero i primi villaggi stabili e, successivamente, le città.

Molti nomi di luoghi e località sono, infatti, associati all’acqua e alle sue caratteristiche; se amara o salata come il mare; se immobile come nelle paludi; se calda termale; se dolce come quella dei fiumi o dei laghi; se fredda e pungente come quella dei ruscelli di montagna; se limacciosa come quella degli stagni o dei fiumi in piena; se quieta e placida o irruenta e rumorosa.

Le antiche desinenze che fanno riferimento all’acqua, per quanto di interesse, sono derivate da rus/rox/ros/rosta (ruscello, Roxà, Roscella, Rossignano), dall’accadico rasum, dal cananeo ras o dall’ebraico ros (capo/altura/bocca alta della sorgente).

L’origine del cognome Rossanigo potrebbe avere un’origine legata all’acqua o a un toponimo riferito all’acqua. L’origine del nome del Comune vicentino di Rosà8 può essere

8 L'origine del nome di Rosà è controverso tuttavia c'è chi lo fa derivare da roxata, roggia, con chiaro

riferimento al corso d'acqua scavato da Francesco da Carrara nel 1336 che avrebbe costituito il sistema di irrigazione della zona a sud di Bassano del Grappa. Il territorio rosatese conserva chiari i tratti di una centuriazione romana. Ci sono due ceppi confinari e c'è tutta l'attuale rete viaria a testimoniarlo. L'attuale Veneto, la regione in cui sorge Rosà, fu occupato nel 700 avanti Cristo dai Veneti, popolazione che in seguito si alleò con Romani, contro le invasioni dei Galli. I Romani, anche per difendersi dalle invasioni dell'Est, formarono numerose colonie nel Veneto, con diversi collegamenti. Due in particolare interessarono la zona di Rosà e Bassano: la Via Postumia, che collega Genova con Aquileia e che passa a pochi Km. a sud di Rosà e la Via Aurelia che collega Padova con Asolo ed incrocia la Postumia. E proprio nel quadrante creato dalle due grandi vie di comunicazione si è sviluppata una centuriazione romana, con dodici saltus, grandi appezzamenti di terreno, uno dei quali era certamente l'attuale Rosà. A San Pietro di Rosà sono stati trovati dei resti che rimandano ad un'antica Villa romana. Il territorio di Rosà era attraversato da nord a sud dal Brenta, ma nel 589 il fiume in seguito ad una "brentana" ruppe gli argini e dirottò più a ponente. Il vecchio alveo del fiume è attualmente visibile a Travettore. Nell'ottavo e nono secolo sembra che ci sia stato un insediamento longobardo. In questi secoli il centro religioso era la Chiesetta Sancti Petri lmperno, a San Pietro. Tra il 1360 e il 1370 alla sinistra del Brenta venne costruito un grande sistema di irrigazione. L'agro rosatese fu bonificato e così il territorio, divenuto molto richiesto dal punto di vista agricolo, fu causa di contenziosi fra Bassano, che ne vantava il controllo e le popolazioni locali.

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portato a sostegno della suggestiva tesi che il nome Rossanigo nasca legato all’acqua. Il Comune, compreso in quei territori che risultano storicamente occuparti da popolazioni celtiche, deve il suo nome alla presenza, storicamente accertata, di un antico e non più esistente corso d’acqua. Rossanigo, in tale caso, potrebbe avere il significato di famiglia proveniente da Rosà, ovvero di famiglia proveniente dalle vicinanze della roggia di Rosà.

In tal caso la ricostruzione sintattica prevede un originario Roxàn-icus successivamente modificatosi in base alla pronuncia celtica in Rossan–igo.

Origine come mutazione dal cognome Orsanigo

E’ forse da preferire la tesi che vede il cognome Rossanigo come mutazione dell’originario Orsanigo, avvenuta a metà del diciassettesimo secolo come risultato di un errore di registrazione sui registri dell’archivio parrocchiale?

La storia che questo errore porterebbe a raccontare narra di fatti antichi e poco conosciuti, risalenti ai primi anni dell’era cristiana, quando opposte fazioni si contendevano il potere sulla città di Roma, capitale degradata di un impero oramai morente.

Ursino, Orsanigo… Rossanigo

Il cognome Orsanigo è di origine Lombarda, di Colle Brianza e Rovagnate nel lecchese o di Milano. Dovrebbe derivare, direttamente o attraverso una modificazione dialettale dal nome del paese di Orsenigo nel comasco, toponimo che a sua volta dovrebbe derivare dal cognomen latino Ursinus o dal suo derivato prediale ager ursinicus (proprietà agricola di Ursino)9.

Chi era Ursino? Risponde la cronaca dell’epoca con un racconto poco conosciuto, frammentato e avvincente dei primi anni della Cristianità.

Ursino l’antipapa

L’imperatore Costanzo II aveva messo al bando Papa Liberio10 nel 355 per le sue rigide posizioni nei confronti dell'Arianesimo, e l’aveva sostituito con Felice II come suo successore. Liberio, tuttavia, si era reinsediato sul soglio di Pietro espellendo Felice da Roma.

Alla morte di Liberio il 24 settembre 366, le fazioni che facevano capo a Liberio e Felice erano nuovamente entrate in conflitto poiché ciascuna voleva eleggere un proprio rappresentante quale vescovo di Roma.

I due contendenti erano Damaso e Ursino. Damaso era appoggiato dal partito “aristocratico” di Felice, mentre Ursino da quello di

Liberio composto dai diaconi e dal popolo. Nella Chiesa delle origini, anche il vescovo di Roma veniva scelto nel modo

tradizionalmente usato nelle altre diocesi con il clero e il popolo residente nella diocesi che si riuniva per eleggere il nuovo vescovo alla presenza degli altri vescovi della provincia. Questo sistema poteva funzionare in una piccola comunità di cristiani resa unita dalle persecuzioni, ma non in una comunità più grande in cui erano presenti delle divisioni e il

In questo contesto nel 1450 nacque la comunità di Rosà che divenne un comune autonomo nel 1533. Nel 1519 la Repubblica Veneta, bisognosa di denaro, consentì ai nobili veneziani e bassanesi di convogliare l'acqua della roggia nel loro terreno e così presero origine le rogge figlie della vecchia rosta Rosa. Ancor oggi ci si accorge della differenza del territorio a sud delle rogge Balbi e Vica e quello a Nord, verso Bassano. 9 Meno probabile una derivazione dal nome germanico Ursinicus, Re degli Alemanni del quarto secolo d.C..

10 Papa Liberio (? – 366) fu papa dal 17 maggio 352 all’anno della morte.

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sistema “per acclamazione” poteva generare dei conflitti sia tra i pretendenti rivali che facevano riferimento alle fazioni aristocratiche o del popolo, sia tra la comunità e l’imperatore si aspettava di confermare ogni nuovo Papa.

Fu in questo precario scenario che la maggioranza degli storici vissuti all’epoca11 narrano dei conflitti e delle circostanze che portarono alla doppia elezione di Damaso e di Ursino evidenziando come Damaso fosse stato eletto per primo.

In ogni caso, durante tutta la disputa che ne seguì è da evidenziare che Damaso fu sempre sostenuto sia dagli imperatori che dalle autorità civili di Roma così che è facile poter immaginare che anche le cronache dell’epoca abbiano risentito della volontà di quei potenti alleati di Damaso, mentre Ursino fu sostenuto dal popolo.

Un racconto diverso, infatti, viene invece fornito da Marcellino e Faustino, due preti Luciferiani che, essendo stati espulsi da Roma da Damaso, avevano presentato una petizione agli imperatori Valentiniano II, Teodosio I, e Arcadio. Essi erano stati sostenitori di Ursino e nella loro petizione asserivano che quest'ultimo era stato eletto dal popolo della fazione di Liberio nella chiesa di Julius oltre il Tevere ed era stato ordinato dal vescovo Paolo di Tivoli, prima che venisse eletto Damaso. Secondo Marcellino e Faustino, come reazione a questa ordinazione, Damaso e i suoi corrotti accoliti, aveva fatto irruzione nella chiesa di Julius facendo massacrare i presenti. Solo dopo sette giorni dall’ordinazione di Ursino, Damaso aveva preso possesso della Basilica Laterana in cui si era fatto ordinare.

Purtroppo quasi tutte le testimonianze sono decisamente a favore di Damaso e gli unici testimoni a favore di Ursino fanno parte della sua fazione.

Dopo le due elezioni, comunque, tutti i racconti concordano sul fatto che le fazioni rivali imperversarono per Roma affrontandosi ad ogni occasione. Durante gli scontri si registrarono centinaia di morti. Tale fu la violenza e lo spargimento di sangue che i due prefetti della città, il prefetto Vivenzio e il prefetto dell'annona Giuliano, vennero chiamati a ristabilire l'ordine.

Dalle parole che lo storico pagano Ammiano Marcellino ha lasciato, è possibile avere una cronaca distaccata e imparziale di questo evento. “L'ardore di Damaso e Ursino per occupare la sede vescovile superava qualsiasi ambizione umana. Finirono per affrontarsi come due partiti politici, arrivando allo scontro armato, con morti e feriti; il prefetto, non essendo in grado di impedire i disordini, preferì non intervenire. Ebbe la meglio Damaso, dopo molti scontri; nella basilica di Sicinnio, dove i cristiani erano riuniti, si contarono 137 morti e dovette passare molto tempo prima che si calmassero gli animi. Quando si considera lo splendore della capitale, non c'è da stupirsi che un premio tanto ambito accendesse il desiderio di uomini ambiziosi, determinando lotte feroci. Il candidato che prevale si gode in santa pace una fortuna garantita dalle donazioni delle matrone, si va in giro su di un cocchio elegantemente vestiti e si partecipa a banchetti con un lusso superiore a quello imperiale. Quanto sarebbe meglio per quei pontefici se, invece di utilizzare la grandezza della città come scusa per il proprio arricchimento, mirassero alla vera felicità imitando la vita esemplare di alcuni vescovi provinciali che dedicano umilmente alla divinità la loro vita e lo evidenziano con la sobrietà di un abbigliamento modesto”.

Alla fine, di comune accordo, i prefetti esiliarono Ursino in Gallia, ma gli scontri continuarono.

11

Sofronio Eusebio Girolamo (Chron.), Rufino (II. 10), e Socrate (IV. 24), concordavano sul fatto che Damaso fu eletto per primo, e stigmatizzavano Ursino poiché, dopo questa elezione, affermavano avesse occupato insieme ai suoi seguaci, la chiesa di Sicinus (o Sicininus), e si fosse fatto ordinare. Sozomeno (VI. 22) e Niceforo (XI. 30) riportavano resoconti simili.

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Nel 367 l'imperatore Valentiniano permise a coloro che erano stati banditi di ritornare a Roma minacciando, tuttavia, punizioni severe in caso di nuovi tumulti.

Ursino tornò il 15 settembre dello stesso anno ricevuto con grandi manifestazioni di gioia da parte dei suoi seguaci e con la recrudescenza dei tumulti tanto che l’imperatore, già il 16 novembre, fu spinto a bandirlo nuovamente in Gallia insieme a sette dei suoi seguaci.

La pace non fu immediatamente ripristinata poiché i suoi seguaci continuarono a riunirsi nei cimiteri e si impossessarono della chiesa di Sant'Agnese fuori le mura dalla quale, raccontano i cronisti Marcellino e Faustino, furono scacciati da Damaso stesso insieme ai suoi accoliti in un bagno di sangue. Questi avvenimenti spinsero il nuovo prefetto Vettio Agorio Pretestato, successore di Vivenzio, a bandire dalla città anche altri componenti delle due fazioni.

I nuovi editti degli imperatori Valentiniano, Valente e Graziano, permisero nel 371 che Ursino rientrasse dal confino in Gallia. Gli veniva permesso di stabilirsi dove volesse, purché lontano da Roma e dalle regioni suburbicarie.

Il Concilio che nel 378 si tenne a Roma, infine, condannò Ursino e stabilì definitivamente che il vero Papa era Damaso.

A seguito del Concilio fu comunicato agli imperatori Graziano e Valentiniano II che Ursino e i suoi seguaci continuavano segretamente le loro macchinazioni contro Damaso12.

Pochi anni dopo, il Concilio di Aquileia del 381, in cui Ambrogio da Milano ebbe un ruolo di primo piano nel far dichiarare Ursino usurpatore, confermò quanto stabilito nel 378. In questa occasione si affermò che Damaso era stato eletto per volere di Dio13.

Gli ultimi anni di Ursino

Dopo questi avvenimenti, Ursino si trasferì a Milano dove sembra che si sia unito al partito Ariano che gli aveva promesso il suo appoggio14, ma il vescovo di Milano Ambrogio, dopo aver informato l'imperatore Graziano di quanto stava avvenendo, bandì Ursino dall'Italia e lo confinò a Colonia. Di Ursino non si persero le tracce fino alla morte di Damaso nel dicembre 384, quando le scarne cronache dell’epoca riportano che si oppose all'elezione di papa Siricio. In questa occasione, tuttavia, non sembra che Ursino ebbe appoggi sufficienti a provocare conflitti e disordini a Roma.

3 Considerazioni

Se si condividono gli elementi raccolti, il cognome Rossanigo ha un’origine prediale, indipendentemente se la provenienza sia dal territorio di Rossano Veneto ovvero dal territorio di Orsenigo, databile a un momento successivo al trasferimento della famiglia dal territorio di origine. Non sarebbe sostenibile, infatti, la tesi che l’attribuzione di un aggettivo, nella specie “Rossanicus” o “Orsanigus”, possa essere dato a chi sia residente nel territorio al quale l’aggettivo è riferito. E’ da escludere o perlomeno è improbabile, che un cittadino di Rossano Veneto sia chiamato dai suoi concittadini “il Rossanese” o un cittadino del territorio di Orsenigo sia chiamato dai suoi concittadini l’“Orsenighese”.

12

Si vedano le Epistolae Concilii Romani ad Gratianus et Valentinianus. 13

Si vedano Epistola I Concilii Aquilei ad Gratianum imperator e Ambrogio Epistolae 11. 14

Si veda Ambrogio Epistolae 4.

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La Famiglia Rossanigo – breve studio sull’origine del cognome

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4 Diffusione del cognome Rossanigo

La diffusione del cognome Rossanigo è concentrata principalmente in Lombardia al di fuori, quindi, della zona geografica veneta in cui, se si considera la sintassi del nome, ha avuto probabilmente origine.

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La Famiglia Rossanigo – breve studio sull’origine del cognome

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5 Lo stemma

In questa ultima parte non si fa altro che riproporre una fantasiosa ricostruzione dello stemma della Casata dei Rossanigo. Si tratta, ovviamente, di un mero esercizio di stile senza alcuna pretesa araldica. L’unico sforzo è stato quello di riprendere i pochi elementi emersi dall’analisi sopra esposta e riunirli in un unico emblema… nobiliare!

E’ per questo che sullo scudo, ripartito in quattro quadranti, nel primo a sinistra e nell’ultimo a destra, si ritrova il colore rosso al quale il cognome Rossanigo rinvia per assonanza.

Negli altri due quadranti, in campo bianco, sono raffigurati rispettivamente i simboli che possono rappresentare le origini dei Rossanigo:

ripresi dal denario della Repubblica romana emesso nel 64 a.c. in onore della Gens Roscia e di Lucius Roscius Fabatus, una coppa e una spirale che simboleggia, allo stesso tempo, le spire del serpente sacro e le anse di un corso d’acqua;

riprese dallo stemma araldico della città di Orsenigo, due spade incrociate. Sotto lo scudo compare il motto augurale della Famiglia “Ager Fertilis Frugum”,

“terreno fertile di messi”, ripreso dal Bellum Iugurthinum di Sallustio, libro XVII.

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La Famiglia Rossanigo – breve studio sull’origine del cognome

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6 Bibliografia e fonti

Testi

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Fiorenza Granucci, Categorie toponomastiche ed uguaglianze linguistico-morfologiche, Università degli Studi di Firenze

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