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rrose sélavy

Date post: 24-Mar-2016
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rrose magazine
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magazine n. 23 gennaio 2011 Rrose Sélavy SILVIA BRANCHESI
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magazinen. 23gennaio2011

Rrose Sélavy

SILVIABRANCHESI

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«Dopo i primi anni di arte virtuale elaborata con il computer ho sentito il biso-gno di "toccare" le cose, lasciando un'impronta nelle opere: sono così passata dal pc all'inchiostro e al torchio.»

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«Il rapporto con la fotografia segue gli stessi passi. Inizio ad appassionarmi a questo mezzo espressivo più o meno nel 2008, utilizzando macchine fotogra-fiche digitali. Successivamente ho voluto spingermi nella tecnica fotografica tradizionale sperimentando l'analogico. »

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1° Classificato Sezione fotografia Concorso "Primavera in arte 2010" indetto dall'Università di Macerata. La motivazione del premio: “Ripresa del paesaggio dall’interno dell’auto. Situazioni intimistiche, attraverso il cromatismo e la ripresa, che ci riportano a Josef Sudek”.Fotografia vincitrice assoluta. La motivazione: “Per l’alto valore espansivo dell’opera laddove il linguaggio fotografico incrocia significativamente altri codici espressivi”.

Specchio di pioggia e asfalto

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ROMA

“Viaggiano ansie nuove e sempre nuove crudeltà, cadono di vertigine... cadono di vertigine... cadono di vertigine.” «Il titolo di questo progetto è un verso della canzone In viaggio, dei C.S.I. Il progetto è formato da 6 foto realizzate durante alcuni viaggi che ho fatto nel 2010 (Austria, Roma, Milano).»

VIAGGIANO ANSIE NUOVE

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VIENNA

«Ho portato con me una piccola macchina fotografica degli anni ‘60, medio formato, e pelli-cola Kodak 100 asa - scaduta - a 12 pose. Poi ho fatto una mostra (ottobre 2010 - Cartacanta - Civitanova Marche) appendendo le foto come si fa dentro una camera oscura (le ho stampa-te io, su carta baritata, 12cmx12cm), quasi fossero degli “appunti di viaggio”.»

VIAGGIANO ANSIE NUOVE

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ORFEO

Autoritratti su Polaroid incise. Le poesie sono di Apollinaire (dal “Bestiaire ou Cortege D'Orphèe”).

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IL BRUCO

Gli autoritrattisono intimi e personali, come un certo ripo di poesia, e per questo possono “unirsi” ai versi di Apoliinaire.

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TRITTICO

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Queste figure sulla spiaggia(una coppia - una storia d'amore? - una passeggiata fra amici?) non colloquiano con lo spettatore, sono immo-bili, agitate esclusivamente dalla brezza marina; l'occhio dell'artista (anche il nostro, per identificazione) è celato dietro un vetro, che filtra e rifrange le silhouette appena comprensibili. Rispetto al piano prospettico esse non hanno la predominanza visiva, ma catturano l'attenzio-ne. Iniziamo ad indagare le posizioni, le pieghe degli abiti, le espressioni dei volti. È proprio in questo preciso istante, nella tensione creatasi fra l'effetto blurring dovuto alla pellicola, al vetro intermedio e alle condizio-ni atmosferiche, che entra in azione un altro punctum: il numero progressivo dello scatto in basso e la freccia che punta verso destra, e sposta lo sguardo verso la foto successiva, in cui le figure rimaste sono due (o tre?) e camminano sul bagnasciuga, allontanandosi progressi-vamente dal nostro punto di vista (o si avvicinano?). Questo dubbio, questa "fatalità che [...] punge" , assieme alla freccia costantemente rivolta verso destra e alla cornice nera del fotogramma che spinge la scena verso l'alto, ci conducono allo scatto conclusivo. La presenza umana è scomparsa, e il mare ha lasciato posto a un cielo terso, pervaso però da nuvole gonfie all'orizzonte. La coppia e gli amici si sono allontanati - o siamo noi ad esser rimasti fermi, nascosti? Il vetro che si frapponeva al paesaggio è scomparso, siamo quasi stesi a terra e la cornice nera si è spostata in alto e a destra, come a racchiudere, a concludere lo spazio visivo. La freccia del fotogramma, che stavolta punta in alto, variazione sul tema del punctum, sembra indicarci di guardare al di sopra dello spazio circoscritto captato dall'occhio.Fabio Pallottini

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ROSSO

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CON/CERTO

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TEATRO / SPOON RIVER / NOVEMBRE 2010

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Rodolfo Craia, regista dello spettacolo.

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Silvia Branchesi si è laureata in Teoria e tecnica della comunicazione visiva e multimediale, presso l'Accademia di Belle Arti di Macerata.

I suoi strumenti di lavoro sono una macchina fotografica medio formato degli anni Sessanta, una scatola IKEA usata come foro stenopeico, una

Polaroid lightmixer 630, una Olympus OM1 e una Lomo..


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