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Rubrica tesi di laurea Il restauro e la conservazione dell ...202007/... · pianto per...

Date post: 15-Feb-2019
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40 A ARTE/ RCHITETTURA/AMBIENTE Il lavoro svolto per la tesi di laurea, presso la Facoltà di Architettura di Firenze 1 , riguarda il progetto di restauro e conservazione dedicato all’insieme di edifici industriali localiz- zati nella zona mineraria ad Iglesias (CA), nella frazione di Monteponi. Tale scelta è stata determinata dal bisogno di mantenere viva la memo- ria degli avvenimenti e delle persone che hanno fatto la storia delle nostre città. Da sempre la Sardegna, ma soprat- tutto il Sulcis-Iglesiente, è legata allo sfruttamento dei giacimenti minerari. Coltivazioni minerarie che, partendo dal neolitico, passando per le diverse dominazioni (fenicie, romane, pisa- ne, ecc…) succedutesi nel tempo, sono arrivate alla crisi del ‘900, che ha portato alla chiusura di quasi tutte le miniere sarde. Nel 2001 è stato isti- tuito il Parco Geominerario della Sar- degna, con lo scopo di convertire le centinaia di costruzioni, oramai decadenti e abbandonate, in qualco- sa di produttivo per il futuro, così da recuperare tutte le aree dismesse. L’impianto L’impianto per l’elettrolisi dello zinco è un insieme di edifici industriali. All’interno di questi si svolgevano Abstract. “A people comes back to life when it redescovers its own origins”. It was this concept to suggest the idea for my graduation thesis, which focuses on the structural and functional recovery of an important facility (plant) in the south- west of Sardinia. It is the zinc electrolysis facility (plant) in Iglesias, which is the centre of Monteponi mining area since 1926. This project aims at understanding better and continue the recovery of the whole Sardinian territory. This is indeed a great potential source of wealthness for those who live in the island. Rubrica tesi di laurea Il restauro e la conservazione dell’Impianto per l’elettrolisi dello Zinco ad Iglesias (CA). Antonio Cuccu Monteponi 1927 - Fonte: AA.VV. Società di Monteponi, Centenario, Torino 1951 Monteponi 2001 Monteponi 1876 - Fonte: AA.VV. Società di Monteponi, Centenario, Torino 1951 Panoramica dell’impianto di elettrolisi dello zinco, 1990, a Monteponi (Iglesias-Cagliari). Fonte: Aeronike Fonte delle immagini storiche AAVV. Società di Monte- poni, Centenario, Torino 1951
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40AARTE/ RCHITETTURA/AMBIENTE

Il lavoro svolto per la tesi di laurea,presso la Facoltà di Architettura diFirenze 1, riguarda il progetto direstauro e conservazione dedicatoall’insieme di edifici industriali localiz-zati nella zona mineraria ad Iglesias(CA), nella frazione di Monteponi.Tale scelta è stata determinata dalbisogno di mantenere viva la memo-ria degli avvenimenti e delle personeche hanno fatto la storia delle nostrecittà.Da sempre la Sardegna, ma soprat-tutto il Sulcis-Iglesiente, è legata allosfruttamento dei giacimenti minerari.Coltivazioni minerarie che, partendodal neolitico, passando per le diversedominazioni (fenicie, romane, pisa-ne, ecc…) succedutesi nel tempo,sono arrivate alla crisi del ‘900, cheha portato alla chiusura di quasi tuttele miniere sarde. Nel 2001 è stato isti-tuito il Parco Geominerario della Sar-degna, con lo scopo di convertire lecentinaia di costruzioni, oramaidecadenti e abbandonate, in qualco-sa di produttivo per il futuro, così darecuperare tutte le aree dismesse.

L’impiantoL’impianto per l’elettrolisi dello zincoè un insieme di edifici industriali.All’interno di questi si svolgevano

Abstract. “A people comes back to life when it redescovers its own origins”. Itwas this concept to suggest the idea for my graduation thesis, which focuses onthe structural and functional recovery of an important facility (plant) in the south-west of Sardinia. It is the zinc electrolysis facility (plant) in Iglesias, which is thecentre of Monteponi mining area since 1926. This project aims at understandingbetter and continue the recovery of the whole Sardinian territory. This is indeed agreat potential source of wealthness for those who live in the island.

Rubrica tesi di laureaIl restauro e la conservazione dell’Impiantoper l’elettrolisi dello Zinco ad Iglesias (CA).Antonio Cuccu

Monteponi 1927 - Fonte: AA.VV. Società di Monteponi, Centenario, Torino 1951

Monteponi 2001

Monteponi 1876 - Fonte: AA.VV. Società di Monteponi, Centenario, Torino 1951

Panoramica dell’impianto di elettrolisi dello zinco, 1990,a Monteponi (Iglesias-Cagliari). Fonte: Aeronike

Fonte delle immagini storiche AAVV. Società di Monte-poni, Centenario, Torino 1951

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tutte le operazioni necessarie perricavare lo zinco dal materiale otte-nuto dall’estrazione. Il mio lavoroanalizza la struttura principale, del1926, dove si trovano le celle elettro-litiche: qui avveniva la fase finale del-la lavorazione del minerale, con loscioglimento dello stesso preceden-temente frantumato ed il relativo pro-cesso elettrolitico.L’edificio si presenta come un enor-me quinta scenica del piazzale sulquale si affaccia anche la palazzinaBellavista, ex-sede della direzionedelle miniere. La facciata principale anord-est, non fa pensare ad un im-pianto dove all’interno, fino a solovent’anni fa, si sprigionavano vaporitanto nocivi da corrodere il cementodelle coperture della zona retrostan-te. La struttura portante dell’interocomplesso è in pilastri in cementoarmato mentre le tamponature sonoin blocchi di calcestruzzo o laterizi aseconda dei corpi di fabbrica. I solaidella parte anteriore sono in bloc-chetti di calcestruzzo. Le coperture della sala celle sonoformate da esili capriate in cementoarmato sulle quali poggiano le faldesempre in cemento armato, dello

spessore di 10-12 cm, direttamenteimpermeabilizzate superiormente.La parte anteriore invece è ricopertacon tegole marsigliesi sotto le qualitroviamo sempre capriate in cemen-to armato. Come detto, il prospetto principale sipresenta decorato con lesene in fintobugnato, costituite da scarti di mat-toni in laterizio ricoperte di intonaco.Tali decorazioni scandiscono la fac-ciata e segnano il posizionamentodei pilastri strutturali, mentre le mo-danature evidenziano le altezze deivari piani.

Progetto di riusoIl progetto per il recupero dell’im-pianto per l’elettrolisi dello zinco siinserisce in un piano ben più ampio,pensato appunto in previsione dellanascita e crescita del parco geo-minerario, all’interno del quale tuttele strutture recuperabili di Monteponiavranno una destinazione d’uso ade-guata alle esigenze future della zonadell’Iglesiente. Alcuni caseggiatisono già stati recuperati, come lapalazzina della direzione delle minie-re “Bellavista”, altri sono in procintodi essere messi a disposizione dellacomunità come il “pozzo Sella”. La destinazione prevista per la strut-tura da me studiata ed analizzata(Tav. 21) è un centro congressi, all’in-terno del quale gli spazi sono statisuddivisi in maniera tale da essereaccessibili e visitabili da tutti inconformità alla legge n. 13 del 9 gen-naio 1989 e successive modifiche, etenendo presente i decreti sulla sicu-rezza antincendio (D.M. INT. 19 ago-sto 1996).L’ingresso al foyer è situato al centrodel prospetto principale, nord-est, e siapre su un doppio volume dove al pia-no terra troviamo, sulla sinistra, labiglietteria, il guardaroba e l’ingressodel museo, al centro l’ingresso allasala congressi e sulla destra il bar el’ascensore per gli uffici, mentre aquota + 2.80 sono stati uniti i ballatoigià esistenti in modo da essere utiliz-

Impianto per l’elettrolisi dello zinco, prospetto principale, stato attuale

Il reparto di elettrolisi si affaccia direttamentesul piazzale della palazzina Bellavista e, perquesta ragione, il suo prospetto principale èdefinito architettonicamente con grande curacosì da costituire una delle quinte principalidel piazzale.L’edificio non più in uso dai primi anni ‘80, nelcorso degli anni ha subito alcune modificheosservabili nella foto del 1927. Mancava laparte destra del prospetto principale a nord-est, che fu costruita solo nel 1950. Dello stes-so anno è anche la loggia sul medesimo pro-spetto. Degli anni ‘60 è invece l’apertura(sempre sul fronte principale) di un nuovoingresso. All’interno del corpo di trasformazione, lospazio si articolava in 2 piani. In quello supe-riore erano collocati i macchinari di trasfor-mazione della corrente elettrica. Anche lasala celle era a 2 piani. Allo stato attuale sonorimasti alcuni resti di strutture lignee del pavi-mento, sempre in legno, ormai inesistente. Negli anni ‘60 è stata modificata la parteretrostante della sala cella con l’allungamen-to delle coperture a spiovente in cementoarmato. (foto sotto)

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zabili come zona mostre, collegatacon il museo tramite scala ed ascen-sore. Il museo è stato ricavato nella partesinistra dell’impianto, all’interno delquale è stata sostituita la vecchiascala, non più in regola con le normeattuali, con un’altra avente una strut-tura in acciaio, pedate e corrimano inlegno di larice e parapetto in vetroinfrangibile; l’ascensore in acciaio evetro, con sistema di elevazioneidraulico, consente di fermarsi a quo-ta + 2,80 ed a quota + 7,60; in fondo,sulla destra, è stato ricavato unospazio per un book-shop ed i serviziaprendo un varco nel muro verso lasala celle. Il museo è articolato sudue piani: al piano terra è previstouna esposizione permanente sullastoria mineraria della zona mentre alpiano superiore si potranno allestireesposizioni temporanee.Dal foyer si entra nella sala celle, sud-divisa in tre parti tenendo conto dellavecchia divisione: al centro si trova lasala congressi, vetrata lateralmente,con la cabina regia all’inizio ed il pal-co in fondo. Ai lati sono state dispo-ste due salette per piccole conferen-ze, i servizi igienici e le uscite di sicu-rezza.Nella parte nord ovest si trovano alpiano terra i depositi per il museo,per il centro congressi ed i camerinicon relativi bagni, mentre al pianosuperiore sono sistemati i locali tec-nici che servono l’intero edificio.Sopra il palco verranno sistemati deipannelli in ciliegio americano cheservono a rompere le riflessioni diret-te migliorando l’acustica; i vetri dellasala saranno altamente isolanti.Ritornando al foyer, il carroponte chesi trova al suo interno verrà utilizzatocome struttura per ospitare l’illumina-zione dell’ingresso. Come già dettosulla destra troviamo il bar accessibileanche dall’esterno, con relativa uscitadi sicurezza. Di fianco all’ingresso delbar si trovano l’ascensore e le scaleche portano agli uffici del centro con-gressi ai due piani superiori.

Stato di conservazionePer quanto rigurda lo stato di conser-vazione, i principali danni sono dovu-ti al tempo ed a piccoli atti vandalici.I danni riguardano soprattutto l’into-naco mancante in alcune zone (partesinistra in alto, tutta la parte bassa ein diversi altri punti, con l’esposizionedei mattoni sottostanti) ed inoltre, ilprospetto è danneggiato dal dilava-mento dell’acqua piovana, oltre chesotto le finestre, nei punti dove si tro-vano i tubi di scolo. In altre parti, lamancanza di cemento espone le ar-mature metalliche agli agenti atmo-sferici. Gli infissi metallici sono tutticompletamente ossidati ed i vetri rot-ti o rovinati dalla polvere e dall’ab-bandono. Alcune aperture sono statetamponate nel corso degli anni; men-tre il prospetto sud-est mostra ingenerale gli stessi danni del prospet-to principale, con la mancanza totaleo parziale dell’intonaco ed ancora,soprattutto nella parte inferiore, siosserva il dilavamento dell’acquapiovana, il distacco di parti in cemen-to con esposizione dei ferri dellearmature ovviamente ossidate. La parte finale del prospetto mostraun degrado ben peggiore: i grossipezzi di intonaco mancanti mostranocome al di sotto di essi, le tampona-ture siano state realizzate con diver-so materiale: alcune parti sono staterealizzate in blocchetti di calcestruz-zo, in altre in laterizio. Differenze dovu-te forse, al rifacimento delle tampona-ture nel corso degli anni. Ancora siosservano gli effetti evidenti del dila-vamento al di sotto delle gronde; ildistacco di cemento in alcuni pilastriportanti; la mancanza di parti dellatamponatura probabilmente dovutiad atti vandalici. Inoltre, alcune aper-ture sono state tamponate nel corsodegli anni. Il prospetto sud-ovest, nella zonacelle, si presenta quasi completa-mente senza tamponature e senzafinestre. E’ questo infatti, il prospettomaggiormente degradato, con la qua-si totalità dell’intonaco mancante sui

Reparto trasformazione, 1950

Reparto trasformazione, 2002

Sala celle, 1950

Sala celle, 2002

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pilastri e sulle tamponature ancoraesistenti nella parte inferiore. Nellaparte alta a sinistra della facciata tro-viamo il primo pilastro in evidentestato di collasso, tenuto insieme gra-zie alle armature. Simile stato didegrado si può osservare per unatrave nella parte centrale alta. Questidanni sono sicuramente dovuti adopere, tramite mezzi meccanici, dismantellamento, nel recupero di ma-teriali ed attrezzature varie. Sullasuperficie si nota anche la mancanzadi parti di cemento con conseguenteesposizione agli agenti atmosfericidei ferri delle armature, evidente-mente ossidati. La parte di questoprospetto alla destra della sala cellesi presenta in alcune parti senza into-naco (come quella superiore) conl’esposizione dei mattoni o dei ferrisottostanti. La parte sinistra presen-ta danni dovuti soprattutto al di-lavamento dell’acqua piovana eduna vasta zona mancante dell’into-naco in maniera parziale. Il quarto edultimo prospetto, il nord-ovest, èquello che si presenta nelle condizio-ni migliori: nella parte sinistra si nota-no alcune modanature rovinate, lamancanza di intonaco nella zonainferiore, gli infissi ossidati con lamaggior parte dei vetri rotti; in quellaa destra o della sala celle, si vedono isegni provocati sempre, dal dilava-mento dell’acqua sotto la gronda, daipluviali e sotto le finestre, alcune par-ti delle tamponature mancanti, lamaggior parte degli infissi sono ossi-dati e senza vetri. Analizzando le coperture, quelle delcorpo anteriore, marsigliesi, sono inbuone condizioni, anche perché so-stituite in anni recenti; quelle dellasala celle sono in alcuni punti crolla-te, la guaina impermeabilizzante for-temente deteriorata. All’interno inve-ce, gli anni di uso e poi di abbando-no, i vapori e gli acidi sprigionatisidalle celle, mostrano la corrosionedel cemento e dei ferri delle lastre dicopertura, ciò ha provocato la cadu-ta di alcune parti del costruito (in par-

ticolare della copertura nella navatacentrale); le gronde, sempre in ce-mento, sono in parte crollate.

InterventiGli interventi di ripristino, sia superficia-li che strutturali, verranno descritti inbase alla categoria di degrado e saran-no validi per tutto il complesso. Discor-so a parte meritano le capriate e le par-ti in calcestruzzo armato della sala cel-le, degradate dai vapori acidi risultantidai lavori di elettrolisi svolti all’internodella stessa per più di cinquant’anni.Prima di tutto sarà importante mette-re in sicurezza tutta la zona circo-stante dell’edificio in esame, il qualeè contornato da altri fabbricati incondizioni di degrado tali da potercompromettere sia le possibilità direcupero che l’integrità dell’edificiostesso. Mi riferisco al complesso del-la laveria che si trova alle spalle e difianco all’impianto di elettrolisi, cheha già subito fenomeni di crollo ripe-tibili in futuro. Gli interventi sono divisi per catego-rie in base al degrado ed all’interno diqueste, si descrivono più specifica-tamente i lavori da eseguire per idiversi casi e le diverse zone. Le ca-tegorie di degrado sono:- Distacco intonaco- parziale e totale;- Dilavamento;- Ossidazione;- Distacco calcestruzzo;- Rottura strutturale;- Macchie;- Scrostatura;- Mancanza.

Cause ed InterventiIl degrado dell’intonaco si presentasu tutti i lati dell’edificio, in alcunezone in modo più marcato che inaltre. Il distacco di esso avvienequando, a causa della granulometriatroppo fine della sabbia usata perpreparare lo stesso, si formano dellescrepolature all’interno nelle quali siinfiltra l’acqua piovana, mantenen-dolo umido. Di conseguenza si for-mano dei sali interni ed anche migra-

Note/Bibliografia1 Università degli Studi di Firenze, Facoltà diArchitettura: relatore il Prof. Paolo Brandinellie correlatrice l’Architetto Cristina Sordella.AA.VV., Breve storia della Sardegna, EdizioniERI, Cagliari, 1970.AA. VV., Iglesias, storia e società, Rotary ClubIglesias, 1982.AA.VV. Il manuale del Restauro Architettoni-co, Mancuso Editore.AA.VV., SOCIETA’ DI MONTEPONI, Centena-rio 1850-1950, Torino, 1951.AA. VV. Le miniere e i minatori della Sarde-gna, a cura di F. MANCONI, Milano, 1986.AA. VV., Studi su Iglesias medievale, Pisa,1986.ARTIZZU F., La Sardegna Pisana e Genovese,Sassari, 1985.BARRECA F., L’età punico-fenicia ad Iglesiase nel suo circondario, Cagliari, 1978.BATTISTI E., Archeologia Industriale, Archi-tettura, lavoro, tecnologia, economia e la verarivoluzione industriale, a cura di F. M. BATTI-STI, Jaca Book, 2001.BORSI F., Introduzione alla archeologia indu-striale, Officina Edizioni, Roma, 1978.BOSCOLO A., I viaggiatori dell’ottocento inSardegna, Cagliari, 1973.BOSCOLO A., Villa di Chiesa, in Argentaria,Iglesias, 1992.CORRIDORE F., Storia della popolazione del-la Sardegna, Torino, 1902.DELLA MARMORA A., Voyage en Sardigne,Parigi, 1826.DI TUCCI R., Storia della Sardegna, Sassari,1960.GURRIERI F., Restauro e città, Alinea, Firen-ze, 1993.LILLIU G., La civiltà dei Sardi dal paleoliticoall’età dei nuraghi, ERI, Torino, 1968.MAMELI F., Relazione di un viaggio in Sarde-gna dell’ing. F. Mameli, compiuto nel 1829.Iglesias, 1902.MANCONI F., Le miniere e i minatori della Sar-degna, Silvana Editoriale, Milano, 1986.MAXIA C., Sugli insediamenti umani in Sarde-gna dalla preistoria ai tempi attuali, in “L’Uni-verso”, 1961.MAXIA C., Sull’antropologia deiProtosardi nota I, “Rivista di Antropologia”,1951-52.MELIS A., Dominazione Sabauda in Sarde-gna, Oristano, 1932.MELONI P., Sardegna romana, Chiarolla,Sassari, 1975.MEZZOLANI S., SIMONCINI A., Paesaggi eArchitetture delle Miniere, Nuoro, 1993.MEZZOLANI S., SIMONCINI A., Storie diminiera, Cagliari, 1994.NEGRI A., NEGRI M., l’archeologia industria-le, G. D’Anna, Messina-Firenze, 1978.PANERO J., ZELNIK M., Spazi a misura d’uo-mo, BE-MA Editrice, Milano, 1989.PARDI G., La Sardegna e la sua popolazioneattraverso i secoli, Cagliari, 1925.PATERI L., Il Parco Geominerario Storico eAmbientale della Sardegna nel quadro del

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zioni di sali dall’esterno all’internoche provocano efflorescenze e laconseguente caduta, parziale o tota-le, degli intonaci. Il ripristino avvieneprevia demolizione delle parti degra-date fino al supporto, spazzolatura,imbibitura con acqua, rinzaffo consabbia e calce, riformazione del cor-po con malta bastarda, tinteggiaturaesterna o interna a seconda dellazona di intervento.Il dilavamento è causato dalla piog-gia che, battendo sulla superficiemuraria, veicola le particelle aderentialla superficie, ne distacca delle altredal materiale costituente la super-ficie medesima. Nelle superfici dove

non vi è il distacco di intonaco si ope-rerà una rimozione dello strato di pit-tura e la sostituzione con la nuova.Bisogna qui distinguere due casi:ossidazione degli infissi ed ossida-zione dei ferri di armatura.Gli infissi in ferro delle facciate hannosubito a causa degli agenti atmosfe-rici un fenomeno di ossidazioneabbastanza consueto dopo tutti que-sti anni di abbandono. Quelli recupe-rabili verranno smontati, ripuliti dallaruggine, tinti con vernici epossidichee ricollocati al loro posto; gli altri ver-ranno sostituiti con nuovi mantenen-do sempre il disegno originale.Il degrado dei ferri d’armatura è mol-

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Tavola 21 - Progetto-Pianta quota +1,50

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adeguato preavviso, come accadutoal pilastro ed alla trave del prospettosud-ovest. Gli interventi dipendonodallo stato di ossidazione dei ferri:nel caso in cui sia molto sviluppato(riducendo sensibilmente la sezioneutile delle armature), è necessariauna loro integrazione con nuove bar-re da disporsi opportunamente; se lostato d’ossidazione non risulta alcontrario troppo progredito può es-sere sufficiente una semplice rimo-zione meccanica completa dellostrato esterno d’ossido tramite idro-sabbiatura e verniciatura con vernicia base di resine epossidiche. Questa è la categoria, assieme allanumero 3 tra le più importante di tut-to il lavoro di restauro, essendo l’inte-ra struttura portante in calcestruzzoarmato. Inizialmente tutte le partistrutturali erano ricoperte da unostrato di intonaco che ha protetto perdecenni il calcestruzzo sottostante;con il distacco di esso il cemento si è

trovato a contatto diretto con gliagenti atmosferici e, non essendo lasuperficie trattata contro di essi, hasubito col passare degli anni, deidanni, in certi punti anche notevoli.Fino a non molto tempo fa si ritenevache una struttura in conglomeratocementizio armato potesse resistereinalterato nel tempo: infatti il cemen-to sembrava potesse garantire un’a-deguata protezione ai ferri ed il cal-cestruzzo sembrava dotato dellastessa durabilità di quello anticopozzolanico dei romani.In pratica la realtà è ben diversa e lamaggior parte delle strutture realiz-zate in cemento armato, soprattuttoquelle di minore qualità, hanno mani-festato negli anni fenomeni di disse-sto strutturale e di degrado fisico echimico. Le cause di degrado princi-pali del calcestruzzo sono:cause dovute all’azione disgregativadegli agenti atmosferici o di sostanzechimiche aggressive, come si puòvedere dalle foto della parte internadelle coperture e della capriate dellasala celle si rileva:- scadente qualità del calcestruzzo

o copriferro insufficiente;- cause dovute a errori nella proget-

tazione o nella realizzazione;- scarsa protezione del calcestruzzo.In corrispondenza delle staffe sinotano delle lesioni causate dacopriferro insufficiente o da assesta-menti durante il getto: infatti il calce-struzzo, durante la fase di presa eindurimento perde l’acqua in ecces-so e tende a ritirarsi, ma la trave, vin-colata ai pilastri e viceversa, è impe-dita a farlo e risulta soggetta ad unosforzo di trazione uniforme; il pro-spetto sud-ovest ne è un esempio.Altre lesioni si notano in corrispon-denza di spigoli di travi e pilastri lequali possono avere un’origine strut-turale: in corrispondenza delle sezio-ni più sollecitate, sia a compressioneche a trazione, si possono formaresottili lesioni nel calcestruzzo che,indipendentemente dalla qualità delmateriale, riducono la protezione del

to importante in quanto accompagnaquello del calcestruzzo e quindi dellastruttura. I fenomeni chimici di ossi-dazione del ferro provocano sia unadiminuzione della sezione resistentedelle armature, sia un progressivoaumento del loro volume. I prodottidell’ossidazione hanno un volumespecifico da due a sei volte maggioredi quello del materiale base e pertan-to col progredire del processo gliossidi formatisi tendono a spingerecontro il calcestruzzo circostantefinoalla formazione di lesioni e all’espul-sione di elementi superficiali di mate-riale. Gli elementi metallici più sotto-posti a ossidazione sono ovviamentequelli più superficiali, ovvero le staffeche, specie in costruzioni vecchiecome questa, risultano in quantitàinsufficiente già in fase di costruzio-ne. La carenza o la compromissionedelle staffe comporta un progressivoaumento della fragilità delle sezioni,ovvero il rischio di collassi senza

Progetto-Sezione C-C

Progetto-Sezione D-D

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ferro e inducono nelle armature feno-meni di ossidazione.Il degrado della parte interna dellasala celle, oltre che dagli agentiatmosferici, è stato causato dai va-pori acidi sprigionatisi durante lalavorazione dello zinco; soprattuttole solette di copertura, le quali ver-ranno rimosse e sostituite con nuovein materiale più leggero tale da noncaricare le capriate, le quali verrannotute recuperate.Gli interventi per il recupero dellestrutture in calcestruzzo pongonodiversi problemi che se non affronta-ti correttamente possono portare adinsuccessi. I problemi sono: l’aderen-za delle superfici, il ritiro, la compatibi-lità chimica e meccanica. In buona parte l’esito finale dipendedalla corretta preparazione dellasuperficie da recuperare poiché ilpunto debole del sistema è la super-ficie di transizione tra il calcestruzzooriginario e quello nuovo. La prepa-razione della superficie inizia con larimozione del calcestruzzo ammalo-rato tramite idrosabbiatura per ri-muovere il materiale friabile in super-ficie. Grande attenzione dev’essereprestata anche all’umidità delle su-perfici da ripristinare, in modo chenon sia né troppo asciutta né troppobagnata: per una corretta umidifica-

Progetto-Prospetto Nord-Est

zione della superficie di ripresa delgetto bisogna bagnarla intensamen-te varie volte, alcune ore prima del-l’intervento, rendendola satura. L’ac-qua penetra per porosità e successi-vamente, pochi minuti prima dellaripresa, per eliminare quella in ecces-so bisogna intervenire con spugne oscope. Il materiale così trattato èsaturo a superficie asciutta, quindiincapace di cedere o assorbireacqua dalla miscela fluida con cuientrerà in contatto. Si procederà,nella sala celle, ad un lavaggio diacqua e solfato alluminato di calciodi tutte le superfici di calcestruzzoper neutralizzare l’acidità residua delprocesso originale di lavorazione.Per le piccole crepe che non compro-mettono la staticità si può intervenirecon semplici sigillature, consistentenel riempire mediante iniezioni di pro-dotti a base di resina quelle di minimospessore, per le altre dei composticementizi. Il metodo di iniezione con-siste nel praticare nel calcestruzzo, incorrispondenza delle lesioni, dei foridistanziati da un intervallo regolare e,previa sigillatura superficiale dellelesioni, iniettare il materiale di ripristi-no attraverso opportuni tubicini. Per ilripristino delle altre parti si procederàall’uso di malte cementizie o a base diresine. Successivamente verranno

applicate vernici o paste polimeriche,di tipo epossidico, a protezione delcalcestruzzo.Nei pilastri che presentano un dete-rioramento delle armature e del cal-cestruzzo di notevole importanzastatica, l’operazione di ripristino con-sisterà in un’accurata pulitura edasportazione delle parti ammalorateed in una successiva integrazioneprima delle armature corrose e poidel calcestruzzo asportato. Se lebarre presentano un avanzato statodi corrosione, si procede alla totalerimozione del tratto di barra interes-sato dal fenomeno e si realizza un’in-tegrazione dell’armatura con barrenuove connesse agli spezzoni inter-rotti, mediante opportune saldature.Alla fine si procede al ripristino delcalcestruzzo con l’applicazione dimalte premiscelate o preparate incantiere. Nelle travi, ove ce ne fossebisogno, si applicherà la tecnica delbeton plaquè: questa è una tecnicabasata sull’applicazione di piastremetalliche aderenti alle superfici del-le travi e viene utilizzata con buonirisultati per il consolidamento dellestesse a flessione e a taglio. Percarenze di resistenze a flessione l’in-tervento consiste nell’applicare unsupporto metallico all’intradossodell’elemento da riparare; in caso di

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taglio le lamiere metalliche devonoessere applicate ai lati della trave, inprossimità degli appoggi.Prima di tutto occorre puntellare late-ralmente la trave per scaricarla deicarichi; successivamente si procedealla preparazione delle superfici e alrinforzo incollando all’intradosso,con resine epossidiche, un piattod’acciaio di spessore variabile inbase ai calcoli, mai troppo spesso pernon impedire una buona adesionealla superficie soggetta a inflessione.I piatti devono essere prolungati sino

all’estremità della trave. In alcuni casisi possono inserire dei chiodi o deibulloni passanti tra i due elementi.Rimossi i puntelli la lamiera metallicainizia a lavorare. La resina in genere èin grado di trasferire le tensioni tan-genziali che si generano nell’interfac-cia tra i due elementi incollati.Le macchie, presenti sull’intonaco,sono causate dalla migrazione di salidall’esterno verso l’interno che pro-vocano la formazione di efflorescen-ze. I rimedi sono gli stesi elencati nelpunto 2. Le scrostature riguardano la

parte esterna delle coperture incemento armato della sala celle.Visto lo stato di ammaloramento diqueste sarà necessario la rimozionee la sostituzione con pannelli più leg-geri di acciaio coibentato e rivestitiesternamente in rame.La mancanza di parti di muraturariguarda soprattutto il prospetto sud-ovest dove le pareti mancano del tutto,a parte la zona bassa. Queste verran-no reintegrate in base al futuro proget-to di riuso dello stabile. (vedi scheda:Analisi del degrado, 3a di copertina).

Degrado - Prospetto nord-est

Degrado - Prospetto sud-ovest


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