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S C U LT U R A La sua installazione a Venezia è stata il ... · qualcosa. Non è che non mi...

Date post: 28-Sep-2020
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+ CULTURA 21 GIORNALE del POPOLO VENERDÌ 13 APRILE 2018 SCULTURA La sua installazione a Venezia è stata il trampolino per conoscere l opera e il pensiero dell artista Le mani utili di Lorenzo Quinn Figlio di uno dei maggiori attori del Novecento, ha raggiunto una notorietà internazionale con opere positive riferite ai grandi temi del nostro tempo. Due grandi mani appoggiate ad u- no dei più bei palazzi veneziani sul Canal Grande, come a proteggerlo e sostenerlo. Chi la scorsa estate ha vi- sitato Venezia non poteva non chie- dersi di chi fosse e perché. Anche perché in questa città letteralmente intrisa darte, quelle gigantesche, possenti mani bianche si contrap- ponevano alla delicatezza degli edi- fici ed al profilo veneziano modulato come un merletto. Quel messaggio forte, inequivocabile è opera di Lo- renzo Quinn, nato a Roma, doppio passaporto italiano e degli States, scultore noto per le sue opere, spes- so monumentali, posate un poin tutto il mondo. Le mani di Support son servite a farlo conoscere anche a livello popolare, visto che lopera ha avuto milioni di scatti fotografici e ha dominato sui social con una visibili- tà davvero planetaria. «Mi hanno detto che è stata lopera più fotogra- fata del 2017». Partiamo quindi da quelle mani e dal messaggio che con- tengono. L opera in fondo è semplice, appunto due mani. Intanto m interes - sa il tema della mano, presente anche in altre mie sculture. È con le mani che facciamo tante cose, costruiamo e di- struggiamo. Le mani so- no il nostro modo di o- perare, sono lo strumen- to del pensiero, dell e- mozione, della sensibili- tà. In quelle mani ci siamo noi. Volevo che fossero mani utili, e infatti sono sta- te posate a Venezia, uno dei luoghi più delicati del mondo, un patrimonio dell umanità, unautentica sintesi di bellezza che dobbiamo proteggere, sal- vaguardare. Questo ho voluto dire. Poi cera la Biennale darte. Certamente. Ho proposto lopera ed è stata rifiutata. Potevo accanto- narla o produrla comunque, visto che il palazzo è privato e che proprio lì, sulla sua terrazza avevo maturato lidea. L ho sottoposta al sindaco che si è entusiasmato. Allora lho realiz- zata e mentre con la chiatta raggiun- gevamo il Canal Grande sono arriva- ti i permessi, è stata posata ed ha ri- scosso un successo incredibile sia a livello popolare che artistico: in pra- tica per moltissimi è diventata lem - blema della Biennale venezianaUn passo indietro: come è passa- to dal mondo del cinema a quel- lo dellarte? Già papà era un artista, pittore e scultore. Certo, è passato alla storia del cinema come personaggio e per le sue interpretazioni, per i ricono- scimenti tra cui due Oscar. Ma papà è stato anche pittore e scultore, anzi ci teneva molto e nella casa romana ai castelli si era costruito un ate- lier che io frequentavo da bambino. Creava delle opere stupende, piene di colore, solari. Io poi ho fatto un podi cinema, ma la mia a- spirazione è sempre stata per larte, anche nel ricordo di quei po- meriggi con papà. Come è maturata questa scelta? Quando vivevamo a Los Angeles-Bel Air i nostri vicini di casa erano John Wa- yne, Kirk Douglas, Cher e tanti altri del mondo del cinema. Noi ragazzi giocavamo con i loro figli e solo quando siamo andati via ho capito che quella era una situazione ecce- zionale. Poi facendo cinema mi so- no reso conto che non mi dava la possibilità di esprimermi piena- mente con una storia scritta da al- tri, diretta da altri, con tutto uno staff di specialistiInvece con lar- te sono pienamente me stesso, è o- pera mia, dalla concezione alla po- sa finale. Quindi nessun rimpianto per quel mondo. Assolutamente no. Anzi, sono pie- namente soddisfatto della mia scel- ta, questo è il mio mondo e il mio lavoro. I figli di attori (mio padre ne ha avuti 13) spesso seguono la strada dei padri o delle madri, ma intanto si devono confrontare con modelli ir- raggiungibili e poi anche nel pubbli- co scatta il confronto. Con la scultu- ra sono pienamente Lorenzo Quinn sul piano della creatività e della pos- sibilità di espressione. È sempre più la mia vita, e oggi la affianco a una linea di gioielli che a sua volta sta in- contrando molto successo. Le sue sculture sono figurative, possiamo dire semplici, ma sempre con un evidente versan- te simbolico. È così, con le mie opere voglio dire qualcosa. Non è che non mi interes- si il lato estetico, larte è anche bel- lezza, ma trovo che lopera darte debba dire qualcosa a tutti, debba riuscire a trasmettere dei messaggi. L arte offre possibilità di incontro, di dialogo, di collaborazione, di capir- si tra realtà, culture e sensibilità di- verse. Per questo sono particolar- mente soddisfatto quando le mie o- pere vengono comprese e come a- dottate in realtà diverse, pratica- mente in ogni parte del mondo. È il mio contributo alla comprensione reciproca, a far capire che ci sono cose che coinvolgono e uniscono tutti, sulle quali si può costruire qualcosa di positivo, che ha a che vedere con la vita, con il futuro. Dovesse citare dei maestri, dei punti di riferimento? Come a Bel Air il contesto era quel- lo del cinema, a Roma era la grande arte del Rinascimento. Ecco, i miei compagni di viaggio, mentre me ne stavo silenzioso nellatelier di papà, erano Michelangelo e Bernini. E poi Rodin e i grandi della scultura. Sono stati decisivi nel motivarmi e nel ca- pire che dovevo studiarli. Infatti an- cora oggi seguo dei corsi, cerco di ap- profondire, di saperne di più, natu- ralmente sperimentando anche nei materiali tra metalli e materie plasti- che, e cercando di maturare une- spressività aggiornata, adatta ai no- stri tempi. E toccando temi impor- tanti per questo nostro tempo, come appunto la protezione dellambien - te, il dialogo, la priorità della vita. E Lugano, la Svizzera? Conosco Lugano, i miei figli han- no studiato a Montagnola. E la Sviz- zera con gli Stati Uniti è il Paese dove più mi sono espresso sul piano arti- stico. Con il mio gallerista di Zurigo ho tenuto mostre in varie città, da Zurigo a St. Moritz, da Davos a Zugo e in tante altre località. Anche per questo ho molto gradito linvito di The View, per me è stato un pocome tornare a casa. Qui sopra, Lorenzo Quinn al lavoro in atelier. A fianco, The Tree of Life, davanti alla chiesa di St. Martin a Birmingham. Sotto, Supporta Venezia. Lorenzo Quinn è nato a Roma nel 1966, quinto figlio dellattore messicano-americano Anthony Quinn (premio Oscar nel 1953 per linterpretazione in Viva Za- p ata e nel 57 in Brama di vivere sul pittore Paul Gauguin) e della costumista italiana Iolanda Ad- dolori. Cresciuto negli USA e in Italia, vive a Barcellona, ha ini- ziato con larte come pittore nei primi anni 80, frequentando lAccademia di Belle Arti di New York. Come attore ha interpretato il giovane liutaio Antonio Stradi- vari nell88, nellomonimo film diretto da Giacomo Battiato, do- ve il padre vestiva i panni della- dulto Stradivari. Ha poi interpre- tato lartista surrealista spagno- lo Salvador Dalí in D alí , accanto allattrice inglese Sarah Douglas, e per questa interpretazione ha vinto il premio come miglior at- tore al Festival di Biarritz. Dal 1987 si dedica alla scultu- ra, con mostre e opere in spazi pubblici e privati in tutto il mon- do. Prima di Supp ort, notissima opera realizzata a Venezia nel 2017, ha esposto e posato i suoi lavori più celebri a Londra, E- dimburgo, Birmingham, Doha, New York, allHermitage di San Pietroburgo, a Singapore, in Ci- na, India, Canada e in gran parte delle capitali europee. Il futuro? « L arte, la scultura, tanti progetti in programma nella consapevo- lezza che larte può e deve essere un momento positivo e alto di coesione nel mondo, di bellezza, dialogo e pace». L installazione Force of Naturea Shanghai. DUE CHIACCHIERE CON...Una serata imperniata su Lorenzo Quinn e su raffinate proposte gastronomiche L arte invitata speciale al The View Lugano Nuovo appuntamento firmato The View Luganocon le inedite e prestigiose iniziative culturali nellambito del format Due chiac- chiere con…”. Dopo il successo della serata dedicata alla setti- ma arte, che ha avuto come protagonisti due grandi perso- naggi del cinema italiano, Enri- co Vanzina e Isabella Ferrari, è stata la volta dellarte con Lo- renzo Quinn in veste di special guest. E sempre con il risvolto enogastronomico firmato dallo chef Mauro Grandi. L Hotel The View, destinazio- ne dedicata ai cultori del bello anche per la sua fantastica ve- duta sul golfo di Lugano, è stato ancora una volta la splendida cornice di uniniziativa cultu- rale di primo piano, dedicata questa volta al mondo dellarte. Lorenzo Quinn, figlio del celeberrimo atto- re Anthony Quinn, due premi Oscar, e a sua volta pittore e scultore, è noto a livello inter- nazionale per le sue opere, spesso di grandi dimensioni, che negli ultimi 20 anni sono state al centro di importanti e- sposizioni. Tra i suoi lavori spicca la scultura monumen- tale, presentata all u l t ima Biennale di Venezia, intitolata Support. Due grandi mani e- mergono dal Canal Grande per proteggere e supportare ledifi- cio storico della Ca Sagredo Hotel: le nostre mani, che pos- sono distruggere il mondo ma che hanno anche la capacità di salvarlo. Unopera imponente che simboleggia la minaccia del climate change, in una città per cui il cambiamento clima- tico rappresenta un pericolo imminente, che sta mettendo a repentaglio la sopravvivenza di un luogo unico, un vero patrimonio dellumanità. «Venezia ha ispirato la cultura per secoli, ma per continuare a farlo in futuro ha biso- gno del nostro sostegno e di quello delle pros- sime generazioni» ha spiegato Lorenzo Quinn, che con la Serenissima ha un profon- do legame affettivo: qui sono nate infatti la madre e la moglie. L'installazione, dal poten- te impatto visivo ed emotivo, mostra la cresci- ta artistica dello scultore e il suo desiderio di sperimentare con medium e soggetti per tra- smettere la sua passione per i valori eterni e i sentimenti più autentici. La serata al The View Lugano è stata con- dotta da Oscar di Montigny, direttore marke- ting, innovazione e formazione di Banca Me- diolanum e autore del romanzo Il tempo dei nuovi eroi, presentato lo scorso anno proprio a The View in occasione di un altro incontro dedicato alla cultura e allenogastronomia. Anche in occasione dellincontro con Loren- zo Quinn, Mauro Grandi, prestigiosa guida del ristorante gourmet The View Lugano Fine Dining, ha proposto unaccurata scelta della sua cucina dove convivono in perfetta armo- nia tradizione, innovazione e territorialità. Leap of Faith, a sinistra, e qui sopra Eternal Love. Dalmazio Ambrosioni PAGINA A CURA DI Dal cinema all arte tra Roma e Bel Air
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Page 1: S C U LT U R A La sua installazione a Venezia è stata il ... · qualcosa. Non è che non mi interes-si il lato estetico, l’arte è anche bel-lezza, ma trovo che l’opera d’ar

+ CULTURA 21G I O R NA L E delPOPOLOVENERDÌ 13 APRILE 2018

S C U LT U R A La sua installazione a Venezia è stata il trampolino per conoscere l’opera e il pensiero dell’artista

Le mani utili di Lorenzo QuinnFiglio di uno dei maggiori attori del Novecento, ha raggiunto una notorietàinternazionale con opere “p os i t i ve ” riferite ai grandi temi del nostro tempo.

Due grandi mani appoggiate ad u-no dei più bei palazzi veneziani sulCanal Grande, come a proteggerlo esostenerlo. Chi la scorsa estate ha vi-sitato Venezia non poteva non chie-dersi di chi fosse e perché. Ancheperché in questa città letteralmenteintrisa d’arte, quelle gigantesche,possenti mani bianche si contrap-ponevano alla delicatezza degli edi-fici ed al profilo veneziano modulatocome un merletto. Quel messaggioforte, inequivocabile è opera di Lo-renzo Quinn, nato a Roma, doppiopassaporto italiano e degli States,scultore noto per le sue opere, spes-so monumentali, posate un po’ intutto il mondo. Le mani di Supp ortson servite a farlo conoscere anche alivello popolare, visto che l’opera haavuto milioni di scatti fotografici e hadominato sui social con una visibili-tà davvero planetaria. «Mi hannodetto che è stata l’opera più fotogra-fata del 2017».

Partiamo quindi daquelle mani e dalmessaggio che con-teng ono.L’opera in fondo è

semplice, appunto duemani. Intanto m’interes -sa il tema della mano,presente anche in altremie sculture. È con lemani che facciamo tantecose, costruiamo e di-struggiamo. Le mani so-no il nostro modo di o-perare, sono lo strumen-to del pensiero, dell’e-mozione, della sensibili-tà. In quelle mani ci siamo noi. Volevoche fossero mani utili, e infatti sono sta-te posate a Venezia, uno dei luoghi piùdelicati del mondo, un patrimoniod e ll’umanità, un’autentica sintesi dibellezza che dobbiamo proteggere, sal-vaguardare. Questo ho voluto dire.

Poi c’era la Biennale d’a r te.Certamente. Ho proposto l’op era

ed è stata rifiutata. Potevo accanto-narla o produrla comunque, vistoche il palazzo è privato e che propriolì, sulla sua terrazza avevo maturatol’idea. L’ho sottoposta al sindaco chesi è entusiasmato. Allora l’ho realiz-zata e mentre con la chiatta raggiun-gevamo il Canal Grande sono arriva-ti i permessi, è stata posata ed ha ri-scosso un successo incredibile sia alivello popolare che artistico: in pra-tica per moltissimi è diventata l’em -blema della Biennale veneziana…

Un passo indietro: come è passa-to dal mondo del cinema a quel-lo dell’a r te ?Già papà era un artista, pittore e

scultore. Certo, è passato alla storiadel cinema come personaggio e perle sue interpretazioni, per i ricono-scimenti tra cui due Oscar. Ma papàè stato anche pittore e scultore, anzi

ci teneva molto e nellacasa romana ai castellisi era costruito un ate-lier che io frequentavoda bambino. Creavadelle opere stupende,piene di colore, solari.Io poi ho fatto un po’ dicinema, ma la mia a-spirazione è semprestata per l’arte, anchenel ricordo di quei po-meriggi con papà.

Come è maturataquesta scelta?Quando vivevamo a

Los Angeles-Bel Air inostri vicini di casa erano John Wa-yne, Kirk Douglas, Cher e tanti altridel mondo del cinema. Noi ragazzigiocavamo con i loro figli e soloquando siamo andati via ho capitoche quella era una situazione ecce-zionale. Poi facendo cinema mi so-

no reso conto che non mi dava lapossibilità di esprimermi piena-mente con una storia scritta da al-tri, diretta da altri, con tutto unostaff di specialisti… Invece con l’a r-te sono pienamente me stesso, è o-pera mia, dalla concezione alla po-sa finale.

Quindi nessun rimpianto perquel mondo.Assolutamente no. Anzi, sono pie-

namente soddisfatto della mia scel-ta, questo è il mio mondo e il miolavoro. I figli di attori (mio padre neha avuti 13) spesso seguono la stradadei padri o delle madri, ma intanto sidevono confrontare con modelli ir-raggiungibili e poi anche nel pubbli-co scatta il confronto. Con la scultu-ra sono pienamente Lorenzo Quinnsul piano della creatività e della pos-sibilità di espressione. È sempre piùla mia vita, e oggi la affianco a unalinea di gioielli che a sua volta sta in-contrando molto successo.

Le sue sculture sono figurative,possiamo dire semplici, masempre con un evidente versan-te simbolico.È così, con le mie opere voglio dire

qualcosa. Non è che non mi interes-si il lato estetico, l’arte è anche bel-lezza, ma trovo che l’opera d’ar tedebba dire qualcosa a tutti, debbariuscire a trasmettere dei messaggi.L’arte offre possibilità di incontro, didialogo, di collaborazione, di capir-si tra realtà, culture e sensibilità di-verse. Per questo sono particolar-mente soddisfatto quando le mie o-pere vengono comprese e come a-

dottate in realtà diverse, pratica-mente in ogni parte del mondo. È ilmio contributo alla comprensionereciproca, a far capire che ci sonocose che coinvolgono e unisconotutti, sulle quali si può costruirequalcosa di positivo, che ha a chevedere con la vita, con il futuro.

Dovesse citare dei maestri, deipunti di riferimento?Come a Bel Air il contesto era quel-

lo del cinema, a Roma era la grandearte del Rinascimento. Ecco, i mieicompagni di viaggio, mentre me nestavo silenzioso nell’atelier di papà,erano Michelangelo e Bernini. E poiRodin e i grandi della scultura. Sonostati decisivi nel motivarmi e nel ca-pire che dovevo studiarli. Infatti an-cora oggi seguo dei corsi, cerco di ap-profondire, di saperne di più, natu-ralmente sperimentando anche neimateriali tra metalli e materie plasti-che, e cercando di maturare un’e-spressività aggiornata, adatta ai no-stri tempi. E toccando temi impor-tanti per questo nostro tempo, comeappunto la protezione dell’ambien -te, il dialogo, la priorità della vita.

E Lugano, la Svizzera?Conosco Lugano, i miei figli han-

no studiato a Montagnola. E la Sviz-zera con gli Stati Uniti è il Paese dovepiù mi sono espresso sul piano arti-stico. Con il mio gallerista di Zurigoho tenuto mostre in varie città, daZurigo a St. Moritz, da Davos a Zugoe in tante altre località. Anche perquesto ho molto gradito l’invito diThe View, per me è stato un po’cometornare a casa.

Qui sopra, Lorenzo Quinn al lavoro in atelier. A fianco, “The Tree of Life”, davanti alla chiesadi St. Martin a Birmingham. Sotto, “Support” a Venezia. Lorenzo Quinn è nato a Roma

nel 1966, quinto figlio dell’atto remessicano-americano AnthonyQuinn (premio Oscar nel 1953per l’interpretazione in Viva Za-p ata e nel ‘57 in Brama di viveresul pittore Paul Gauguin) e dellacostumista italiana Iolanda Ad-dolori. Cresciuto negli USA e inItalia, vive a Barcellona, ha ini-ziato con l’arte come pittore neiprimi anni ‘80, frequentandol’Accademia di Belle Arti di NewYo rk.

Come attore ha interpretato ilgiovane liutaio Antonio Stradi-vari nell’88, nell’omonimo filmdiretto da Giacomo Battiato, do-ve il padre vestiva i panni dell’a-dulto Stradivari. Ha poi interpre-tato l’artista surrealista spagno-lo Salvador Dalí in D alí, accantoa l l’attrice inglese Sarah Douglas,e per questa interpretazione havinto il premio come miglior at-tore al Festival di Biarritz.

Dal 1987 si dedica alla scultu-ra, con mostre e opere in spazipubblici e privati in tutto il mon-do. Prima di Supp ort, notissimaopera realizzata a Venezia nel2017, ha esposto e posato i suoilavori più celebri a Londra, E-dimburgo, Birmingham, Doha,New York, all’Hermitage di SanPietroburgo, a Singapore, in Ci-na, India, Canada e in gran partedelle capitali europee. Il futuro?« L’arte, la scultura, tanti progettiin programma nella consapevo-lezza che l’arte può e deve essereun momento positivo e alto dicoesione nel mondo, di bellezza,dialogo e pace».

L’installazione “Force of Nature” a Shanghai.

“DUE CHIACCHIERE CON...” Una serata imperniata su Lorenzo Quinn e su raffinate proposte gastronomiche

L’arte invitata speciale al The View LuganoNuovo appuntamento firmato “The View

Lu ga n o” con le inedite e prestigiose iniziativeculturali nell’ambito del format “Due chiac-chiere con…”. Dopo il successodella serata dedicata alla setti-ma arte, che ha avuto comeprotagonisti due grandi perso-naggi del cinema italiano, Enri-co Vanzina e Isabella Ferrari, èstata la volta dell’arte con Lo-renzo Quinn in veste di specialguest. E sempre con il risvoltoenogastronomico firmato dallochef Mauro Grandi.

L’Hotel The View, destinazio-ne dedicata ai cultori del belloanche per la sua fantastica ve-duta sul golfo di Lugano, è statoancora una volta la splendidacornice di un’iniziativa cultu-rale di primo piano, dedicata questa volta almondo dell’ar te.

Lorenzo Quinn, figlio del celeberrimo atto-re Anthony Quinn, due premi Oscar, e a sua

volta pittore e scultore, è noto a livello inter-nazionale per le sue opere, spesso di grandidimensioni, che negli ultimi 20 anni sono

state al centro di importanti e-sposizioni. Tra i suoi lavorispicca la scultura monumen-tale, presentata all’u l t imaBiennale di Venezia, intitolataSupp ort. Due grandi mani e-mergono dal Canal Grande perproteggere e supportare l’e difi-cio storico della Ca’ Sagre doHotel: le nostre mani, che pos-sono distruggere il mondo mache hanno anche la capacità disalvarlo. Un’opera imponenteche simboleggia la minacciadel climate change, in una cittàper cui il cambiamento clima-tico rappresenta un pericolo

imminente, che sta mettendo a repentagliola sopravvivenza di un luogo unico, un veropatrimonio dell’u ma n i t à .

«Venezia ha ispirato la cultura per secoli,

ma per continuare a farlo in futuro ha biso-gno del nostro sostegno e di quello delle pros-sime generazioni» ha spiegato LorenzoQuinn, che con la Serenissima ha un profon-do legame affettivo: qui sono nate infatti lamadre e la moglie. L'installazione, dal poten-te impatto visivo ed emotivo, mostra la cresci-ta artistica dello scultore e il suo desiderio disperimentare con medium e soggetti per tra-smettere la sua passione per i valori eterni e isentimenti più autentici.

La serata al The View Lugano è stata con-dotta da Oscar di Montigny, direttore marke-ting, innovazione e formazione di Banca Me-diolanum e autore del romanzo Il tempo deinuovi eroi, presentato lo scorso anno proprioa The View in occasione di un altro incontrodedicato alla cultura e all’eno gastronomia.Anche in occasione dell’incontro con Loren-zo Quinn, Mauro Grandi, prestigiosa guidadel ristorante gourmet The View Lugano FineDining, ha proposto un’accurata scelta dellasua cucina dove convivono in perfetta armo-nia tradizione, innovazione e territorialità. “Leap of Faith”, a sinistra, e qui sopra “Eternal Love”.

Dalmazio AmbrosioniPAGINA A CURA DI

Dal cinemaall’arte tra Romae Bel Air

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