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Salvador Dalì

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 Dalla più tenera infanzia, ho la viziosa tendenza di considerarmi diverso dai comuni mortali. Anche questo sta per riuscirmi.” Salvador Dalì Salvador Dalì nacque l’11 maggio 1904 a Figueras, una piccola città di provincia della Catalogna, nella zona nordorientale della Spagna. Suo padre (un notaio anche lui di nome Salvador) era ateo, sua madre Felipa cattolica oss erv an te. Salvador ven ne chiamato così non so ltanto in omaggio al padre, ma anche per ricordare un fratello maggiore dallo stesso nome che era morto a soli ventun mesi. Il giovane Salvador si identificò subito, in modo esasperato e per certi versi quasi morboso, con il fra tello sc omparso: si co nvinse di essere in un certo senso un su o sostituto e questo ebbe notevoli ripercussioni sulla sua personalità. Col passare degli anni il disagio si tramutò in ribellione. Dalì era uno spirito inquieto, frequentav a la scuola con profitti modesti, mostrando interesse e talento solo per il disegno; questa sua predispos izione venne incoraggiata da un pittore del luogo, Roman Pitxot. Nel 1921, all’età di 17 anni, si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Madrid, ma il solo risultato che trasse fu una serie di importanti amicizie allacciate con giovani intellettuali che presto sarebbero diventati famosi. Per quanto riguarda la pittura, l’Accademia gli servi a poco, perché Dalì si riteneva già allora molto più bravo dei suoi stessi insegnanti. Nel 1924 il giovane Dalì fu sospeso dall’Accademia per insubordinazione. Vi tornò l’anno seguente, ma nel 1926 fu definitivamente espulso per aver pubblicamente mancato di rispetto ai professori durante un esame: alla prima domanda dichiarò di non poter rispondere perché nessuno dei suoi professori era all’altezz a di giudicarl o. Così si reca per la prima volta a Parigi per conoscere personal mente Picasso che rimase colpito dalla sua mostra presso la Galleria Dalmau di Barcellona. Nei primi anni Dalì aveva seguito diverse tendenze, si ispirò soprattutto a Picasso, ma con l’andare del tempo fu sempre più attratto dal Surrealismo, un movimento che, privilegiando tutto quanto era strano, bizzarro e assurdo, ben s’addiceva alla sua personalità anticonvenzionale ed eccentrica. Nel 1928 collaborò con l’amico Luis Bunuel alla realizzazione di Un cane andaluso, un film surrealista, lavoro che richiama l’attenzione di Andrè Breton, fondatore dell’anim a surrealista, e nel 1929 Salvador Dalì entrò a far parte del movimento. Nello stesso anno conosce la donna che sarebbe diventata la sua musa e manager, Gala Eluard, moglie di Paul Eluard, uno dei maggiori poeti francesi del XX secolo. I due divennero amanti e nel 1932 Gala divorziò da Eluard. Nel 1937 aveva fatto un primo viaggio in Italia dove subisce la forte influenza dell’arte classic a rinascimentale . Nel 1939 viene espulso dal movimento surrealista per essersi rifiutato di prendere le distanze dal generale Franco durante la Guerra Civile. Al pari di molti altri artisti, anche Salvador Dalì lasciò l’Europa durante la Seconda Guerra Mondiale, stabilendosi negli Stati Uniti dove ottenne grandi successi ed un curioso soprannome: “Avida Dollars” (avido di dollari), ottenuto anagrammando il suo nome, poiché era diventato molto bravo a far soldi. Tornò a Port Lligat, in Spagna, nel 1948, dove incominciò a creare una serie sconfinata di prodotti commerciali. Nel 1964-65 espose a Tokyo e nel 1979 il Centre Pompidou di Parigi gli dedicò una mostra che venne poi trasferita alla Tate Gallery di Londra, che richiamò una folla record di visitatori. Nel 1982 lasciò Port Lligat dopo la morte di Gala, trasferendosi prima a Pubol e più tardi in seguito ad un incendio, a Figueras. Oramai l’artista aveva perso la maggior parte della sua voglia di vivere. Si lasciò deliberatamente disidratare, forse un tentativo di suicidio o forse un tentativo di porsi in uno stato di animazione sospesa, come aveva letto che possono fare alcuni microorganismi. Il 23 gennaio 1989 muore per un altro attacco di cuore a Figueras, ha 84 anni, e viene sepolto nel locale Teatro- Museo Dalì. Il surrealismo Nasce intorno agli anni Venti da una cerchia di poeti, guidati da Andrè Breton e provenienti dall’esperienza del dadaismo parigino. Diversamente dall’anarchico impulso di distruzione predominante nei dadaisti, il surrealismo vuole definire una prassi artistica alternativa a quella tradizionale. Il surrealismo “è il dettato del pensiero, con assenza di ogni controllo, esercitato dalla ragione” (Manifesto del surrealismo di Andrè Breton), è dunque il tentativo di esprimere l’io interiore in piena libertà, senza l’intervento della ragione che inibisce, obbligando a reprimere istinti e sentimenti, a nasconderli seppellendoli nel più profondo della mente. Dietro a tale proposito si
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“Dalla più tenera infanzia, ho la viziosa tendenza di considerarmi diverso dai comuni

mortali. Anche questo sta per riuscirmi.”

Salvador Dalì

Salvador Dalì nacque l’11 maggio 1904 a Figueras, una piccola città di

provincia della Catalogna, nella zona nordorientale della Spagna. Suopadre (un notaio anche lui di nome Salvador) era ateo, sua madre Felipacattolica osservante. Salvador venne chiamato così non soltanto inomaggio al padre, ma anche per ricordare un fratello maggiore dallostesso nome che era morto a soli ventun mesi. Il giovane Salvador siidentificò subito, in modo esasperato e per certi versi quasi morboso, con ilfratello scomparso: si convinse di essere in un certo senso un suosostituto e questo ebbe notevoli ripercussioni sulla sua personalità. Colpassare degli anni il disagio si tramutò in ribellione. Dalì era uno spiritoinquieto, frequentava la scuola con profitti modesti, mostrando interesse etalento solo per il disegno; questa sua predisposizione venne incoraggiatada un pittore del luogo, Roman Pitxot. Nel 1921, all’età di 17 anni, si

iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Madrid, ma il solo risultato che trassefu una serie di importanti amicizie allacciate con giovani intellettuali che presto sarebbero diventati famosi. Per quanto riguarda la pittura, l’Accademia gli servi a poco, perché Dalì si riteneva già allora molto più bravo dei suoistessi insegnanti. Nel 1924 il giovane Dalì fu sospeso dall’Accademia per insubordinazione. Vi tornò l’annoseguente, ma nel 1926 fu definitivamente espulso per aver pubblicamente mancato di rispetto ai professoridurante un esame: alla prima domanda dichiarò di non poter rispondere perché nessuno dei suoi professori eraall’altezza di giudicarlo. Così si reca per la prima volta a Parigi per conoscere personalmente Picasso che rimasecolpito dalla sua mostra presso la Galleria Dalmau di Barcellona. Nei primi anni Dalì aveva seguito diversetendenze, si ispirò soprattutto a Picasso, ma con l’andare del tempo fu sempre più attratto dal Surrealismo, unmovimento che, privilegiando tutto quanto era strano, bizzarro e assurdo, ben s’addiceva alla sua personalitàanticonvenzionale ed eccentrica. Nel 1928 collaborò con l’amico Luis Bunuel alla realizzazione di Un cane

andaluso, un film surrealista, lavoro che richiama l’attenzione di Andrè Breton, fondatore dell’anima surrealista, enel 1929 Salvador Dalì entrò a far parte del movimento. Nello stesso anno conosce la donna che sarebbediventata la sua musa e manager, Gala Eluard, moglie di Paul Eluard, uno dei maggiori poeti francesi del XXsecolo. I due divennero amanti e nel 1932 Gala divorziò da Eluard.Nel 1937 aveva fatto un primo viaggio in Italia dove subisce la forte influenza dell’arte classica rinascimentale. Nel1939 viene espulso dal movimento surrealista per essersi rifiutato di prendere le distanze dal generale Francodurante la Guerra Civile. Al pari di molti altri artisti, anche Salvador Dalì lasciò l’Europa durante la Seconda GuerraMondiale, stabilendosi negli Stati Uniti dove ottenne grandi successi ed un curioso soprannome: “Avida Dollars”(avido di dollari), ottenuto anagrammando il suo nome, poiché era diventato molto bravo a far soldi. Tornò a PortLligat, in Spagna, nel 1948, dove incominciò a creare una serie sconfinata di prodotti commerciali. Nel 1964-65espose a Tokyo e nel 1979 il Centre Pompidou di Parigi gli dedicò una mostra che venne poi trasferita alla Tate

Gallery di Londra, che richiamò una folla record di visitatori. Nel 1982 lasciò Port Lligat dopo la morte di Gala,trasferendosi prima a Pubol e più tardi in seguito ad un incendio, a Figueras. Oramai l’artista aveva perso lamaggior parte della sua voglia di vivere. Si lasciò deliberatamente disidratare, forse un tentativo di suicidio o forseun tentativo di porsi in uno stato di animazione sospesa, come aveva letto che possono fare alcuni microorganismi.Il 23 gennaio 1989 muore per un altro attacco di cuore a Figueras, ha 84 anni, e viene sepolto nel locale Teatro-

Museo Dalì.

Il surrealismo

Nasce intorno agli anni Venti da una cerchia di poeti, guidati da Andrè Breton e provenienti dall’esperienza deldadaismo parigino. Diversamente dall’anarchico impulso di distruzione predominante nei dadaisti, il surrealismo

vuole definire una prassi artistica alternativa a quella tradizionale. Il surrealismo “è il dettato del pensiero, conassenza di ogni controllo, esercitato dalla ragione” (Manifesto del surrealismo di Andrè Breton), è dunque iltentativo di esprimere l’io interiore in piena libertà, senza l’intervento della ragione che inibisce, obbligando areprimere istinti e sentimenti, a nasconderli seppellendoli nel più profondo della mente. Dietro a tale proposito si

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nasconde l’utopia dell’uomo nuovo in una società nuova, utopia che isurrealisti ricercano attraverso la liberazione del mondo delle pulsioni,lasciando guidare l’inconscio, come accade nel sogno, quando le immagini sisusseguono senza un legame apparente, rivelando la realtà recondita moltevolte ignota a noi stessi. Inutile dirlo, questi artisti furono influenzati dallenuove teorie dello psicoanalista austriaco Freud e dalla sua opera più famosa,L'interpretazione dei sogni ; sogni e desideri diventano quindi il materialepreferito del surrealismo che, burlandosi della volontà cosciente del soggetto,tenta di farli affiorare mediante un procedimento noto come “scritturaautomatica”, tecnica secondo la quale lo scrittore smette di tenere sottocontrollo la sua opera e lascia che sia il subconscio a dettargli parole edimmagini. Inizialmente Breton applicò i principi del Surrealismoesclusivamente al campo della letteratura, in seguito, però, riuscì a portareanche la pittura all’interno della corrente. Nel 1924 la corrente fu ufficialmentecostituita con la pubblicazione del manifesto.Salvador Dalì aderisce al surrealismo nel 1929; ovviamente, egli, colpì questiartisti francesi per la sua arte, proponendo di ricreare il delirio onirico in modo

oggettivo e sistematico, dando sostanza anche in stato di veglia a tutta la sostanza del sogno; questa tecnica èpiù comunemente conosciuta come “metodo paranoico-critico” ovvero “metodo spontaneo di conoscenzairrazionale basato sull’associazione critico-interpretativa di fenomeni interpretativa di fenomeni deliranti”. Il pittorecatalano rappresenta con minuzia ossessiva ogni oggetto entro spazi conclusi dalla linea dell’orizzonte, senzainventare forme nuove, bensì componendo insieme immagini reali, collocandole in posizioni irreali e spessodeformandole in modo innaturale. Dunque noteremo che, nonostante riesca raramente a trasmettere lacommozione, c’è in lui qualcosa in più di un semplice gioco meccanico di immagini, c’è un autentico surrealismo,ossia la trascrizione poetica della realtà interiore. In conclusione la pittura surrealista di Dalí è una pitturaillusionistica, fondata su un'intensa concentrazione di immagini legate ad ossessioni di castrazione, putrefazione,onanismo, coprofilia e impotenza.

Gli inizi

 Artista precoce, Dalì si avvicinò alla pittura all’età di dieci anni osservando i lavori di un artista impressionista eamico di famiglia, Ramon Pitxot. Più tardi si iscriverà all’Accademia di Belle Arti di Madrid dove farà la conoscenza

di Bunel, suo caro amico ed importante collaboratore. Il periodo che corrisponde a questi anni fu per l’artistaun’epoca di lavoro intenso, di ricerche, di esperienze umane, che inevitabilmente influenzarono il suo animo e lasua arte. L’influsso picassiano, accanto al quale vi è quello della Metafisica italiana, impregnò le sue tele. Dipinseanche molti paesaggi di Cadaqués e dei dintorni, i luoghi che rappresentavano una delle sorgenti più feconde diimmagini e suggestioni; egli si compiaceva di vedere legato il proprio destino alla geologia stessa di questo lembodel Mediterraneo. Le imponenti rocce degli ultimicontrafforti dei Pirenei sono il fondale grandioso di alcunidipinti come Venere e amorini e Penya Segats - Donnadavanti agli scogli, Donna sdraiata. Si tratta di scenaridell’infanzia, dal cui ricordo il pittore non si distaccheràper tutta la vita.  Il primo è un piccolo dipinto a soggettomitologico, pretesto per raffigurare un idillio marino nelquale compaiono luoghi e motivi che ritorneranno, con

una costanza persino ossessiva, lungo tutta la produzionedell'artista. Le tormentate rocce della costa settentrionaledella Catalogna, dove la catena dei Pirenei emerge dalmediterraneo acquistando i suoi aspetti più bizzarri,faranno da sfondo a tante celebri immagini daliniane,

come egli stesso ribadirà più volte, ricordando qualeimportanza i luoghi incantati della sua infanzia si sianoimpressi nella sua sensibilità. Venere, seduta su unoscoglio e circondata da amorini che giocano tra loro,

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mostra a chi guarda quelle abbondanti forme tornite di ascendenza ingresiana che tanto affascinavano Dalì. Neldipinto sono evidenti le influenze delle opere contemporanee di Picasso, soprattutto nell'immagine dell'amorino didestra, quello che porge ad Afrodite una conchiglia, il cui volto ha i tratti inconfondibili delle figure del maestro diMalaga.Ma l’influsso picassiano è ancor più evidente nel secondo dipinto, Donna sdraiata. Durante il suo primo viaggio aParigi, nell'aprile del 1926, Dalì fa visita a Pablo Picasso, la cui opera già conosceva bene, presentato dal pittorecubista Ortiz, che gli era stato presentato a sua volta da Garcia Lorca. Al suo ritorno a casa, dipinse un gruppo diopere che egli riuniva sotto la denominazione di "momento delle accademie neocubiste" e questo quadro fa partedi esse. Nello studio, pare Dalì tenesse appese alcune riproduzioni di opere di Picasso, tra cui quella dell'olio "Duedonne che corrono nella spiaggia". Più che una semplice influenza, possiamo parlare in questo caso di un quadrodipinto nello stile di Picasso, tante sono le caratteristiche che lo richiamano. La monumentalità della figura,costituita per solide masse che sembrano fondersi con la roccia sottostante, dalla quale assorbono tutta laviolenza, è esaltata dallo scorcio che riduce l'anatomia a una geometrica struttura stellare. Il corpo, con le duepotenti cupole dei seni, diventa esso stesso paesaggio. Pare che per quest’opera abbia usato come modello lasorella Ana Maria, identificabile nell’ombra che il profilo del volto proietta sul braccio, come in molti altri suoi quadridi questo periodo.

D’altro canto il Cestino di pane è un evidente omaggio allatradizione pittorica spagnola con chiari riferimenti aVelazquez e Zurbaran. A quest'ultimo, soprattutto, pare che

guardi l'artista per il panno su cui è appoggiato il cesto, chericorda molto da vicino la stoffa dei sai del Beato Serapione.Ma è proprio la natura morta con il pane che fa pensare aZurbaran, nella cui opera ricorre spesso il motivo del cesto.La minuziosa precisione con la quale vengono rappresentatil'intreccio del cesto e le minime protuberanze della crosta dipane, sarà quasi una costante nell'opera di Dalì e la siritroverà ancora nei suoi dipinti surrealisti. Vent'anni più tardi,nel 1945, quando si trova in America, egli dipingerà unaseconda versione, un poco differente. Ma lasciamo alleparole dell’artista l’interpretazione stessa del dipinto: "Dipinsiquesto quadro per due mesi consecutivi, quattro ore algiorno. In questo periodo sono accaduti i più sorprendenti e

sensazionali episodi della storia contemporanea. Quest'opera fucompletata un giorno prima della fine della guerra. Il pane è statosempre uno dei soggetti feticisti ed ossessivi più antichi delle mieopere, quello a cui sono rimasto più fedele. Diciannove anni fadipinsi lo stesso soggetto. Se mettiamo a confronto attentamente ledue opere, è possibile studiare tutta la storia della pittura, dalfascino lineare del primitivismo fino all' iperestetismostereoscopico. Quest'opera tipicamente realista è quella che hasoddisfatto di più la mia immaginazione. Eccovi un dipinto sulquale non si può dire nulla: l'enigma assoluto!".

Il periodo surealista

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Il gioco lugubre (1929)Il gioco lugubre mescola tematiche ricorrenti nei suoi quadri, scelte tra lepiù sconvolgenti. La tela in questione, ispirata da una forte credenzanelle teorie freudiane, in particolare dalla lettura dell’operaL’interpretazione dei sogni , raffigura in modo inquietante simboli relativialle fobie infantili, ai sensi di colpa, relitti di immagine religiose e inparticolare le onnipresenti allegorie sessuali. Al centro la grande testa,già presente in dipinti dell’autore, che alcuni identificano come un suoautoritratto, ha una enorme cavalletta posata dove dovrebbero trovarsile labbra, che qui però è sostituita da alcune pliche della pelle; sopra esotto di essa fluttuano sogni e ricordi rimossi, tra cui si nota un'enormepresenza di elementi sessuali. Tra questi, una mano che tiene tra le ditala sigaretta (di suo padre, Dalì dice che “fumava sempre”), posteriorifemminili dal colore rosso acceso, una serie di borghesi cappelli con latesa. A sinistra, su un piedistallo, vi è una statua, di richiamodechirichiano, la cui enorme mano è un'allegoria dell'autoerotismo,mentre il senso di vergogna che accompagna tale pratica è esplicitato inessa nel gesto di coprirsi il viso. Ma la figura più angosciante all'interno

del quadro è l'uomo in basso a destra: con le sue mutande macchiate diescrementi, l'espressione perversa del volto e uno straccio insaguinatoin mano (simbolo dell'evirazione) sconvolse perfino gli altri aderenti alSurrealismo.

La persistenza della memoria (1931)Questo dipinto, noto anche con il titolo Gli 

orologi molli , è uno dei più famosi edenigmatici di Dalì. Egli raccontò che una seraaveva mangiato un formaggio Camembert

tanto maturo da squagliarsi che l’aveva indottoa meditare sull’idea della consistenza dellecose. Prima di andare a letto, si fermò aguardare il dipinto sul quale stava lavorando,una veduta della baia di Port Lligat alcrepuscolo, e si rese conto che c’era bisognodi qualcosa che caratterizzasse l’opera: glivenne improvvisamente l’idea degli orologi chesi liquefanno e li aggiunse nelle due oresuccessive. La figura centrale, il volto dallelunghissime ciglia che ricorre ossessivamente

in tutti i dipinti di questo periodo, si ispira a unabizzarra roccia che il pittore aveva visto a capoCreus, la cui forma era assai vicina a quella di questa figura oppure è anche interpretata come un autoritratto diDalì. Gli scogli aguzzi della Costa Brava sullo sfondo e la totale desolazione dell’albero suggerisce il distruttivotrascorrere del tempo. Dalì associa e deforma liberamente gli orologi della persistenza della memoria: i due dilatatiricordano che la durata di un evento può essere dilatata nella memoria, secondo quanto sosteneva lo stessoBergson, il terzo orologio deformato è il simbolo del modo in cui la vita distorce la forma geometrica e l’esattezzamatematica del tempo meccanico. Questi tre orologi deformati dalla persistenza della memoria, sul punto disciogliersi al sole, rappresentano, perciò, l’aspetto psicologico del tempo, il cui trascorrere, nella soggettivapercezione umana, assume una velocità e una connotazione diversa, interna, che segue solo la logica dello statod’animo e del ricordo. L’unico orologio non deformato dalla persistenza della memoria è ricoperto di formiche, che

sembrano divorarlo, quasi ad indicare l’annullamento di un tempo cronologico e dello strumento razionale per eccellenza che ha sempre permesso di misurare il tempo e di dividerlo in modo da piegarlo alle esigenze pratichee quotidiane.

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Reminiscenza archeologica dell’Angelus di Millet

(1935)

L'Angelus è un dipinto realizzato dal pittore Jean-FrançoisMillet. Il soggetto pittorico è composto da una coppia dicontadini che interrompono il lavoro al suono delle campane cheannunciano l'Angelus, mostrati nella loro devozione, intenti nellapreghiera. L'Angelus è stato frequentemente riprodotto sudiversi oggetti e supporti e copiato e reinterpretato da altri artistinel XIX e XX secolo. Salvador Dalí, in particolare, era talmenteaffascinato da questo lavoro da consacrare ad esso un interolibro intitolato Il tragico mito dell'Angelus di Millet . Nel suo libroDalì afferma che si era presentata d'improvviso al suo spirito,senza che alcun ricordo recente né associazione coscientepossa darne un'immediata spiegazione, l'immagine dell'Angelusdi Millet. Tale immagine costituisce una rappresentazione visivanettissima e a colori. È pressoché istantanea e non dà seguitoad altre immagini. “Ne sono grandemente impressionato,grandemente turbato, poiché, nonostante che nella mia visione

di tale immagine tutto "corrisponda" esattamente alleriproduzioni del quadro da me conosciute, essa "mi appare"nondimeno assolutamente modificata e carica di una taleintenzionalità latente che l'Angelus di Millet diventa"d'improvviso" per me l'opera pittorica più inquietante, piùenigmatica, più densa, più ricca di pensieri inconsci che siamai esistita ". Attraverso una straordinaria serie di associazioniistantanee, Dalì applica qui magistralmente il suo metodo, "unmetodo spontaneo di conoscenza irrazionale basatosull'associazione critico-interpretativa dei fenomeni deliranti", alcelebre quadro di Jean-François Millet.

Metamorfosi di Narciso (1937)Il quadro è, come tutti quegli di Dalì, ricco di particolari e complesso nella forma. Leggendolo da sinistra adestra, ritroviamo una figura accovacciata (Narciso), il quale, con la sua posa statuaria simile ad un blocco

marmoreo, troneggia sullo specchiod’acqua lucida del lago sottostante, espostandoci verso destra avviene lametamorfosi citata nel titolo, con latrasformazione in un doppio, unagigantesca mano rocciosa sulla cuipunta del pollice sta in equilibrio un uovocon una crepa da cui nasce il fiore cheporta il nome del personaggiomitologico. La trasformazione non èimmediata, ma è basata su unanarrazione consecutiva evidentenei passaggi cromatici: si passa daicolori opachi che danno un senso dileggerezza e di evanescenza ad unapresenza di colori più spenti nella resapittorica, arrivando ad un realismo che èsimbolo del risveglio graduale dopo unavisione, la quale appare nei sogni ed èsintomo dell’inconscio umano. Laricchezza di figure di nudi sullo sfondo

caratterizzati da pose classicheggianti richiamano l’arte rinascimentale (ciò deriva da un viaggio in Italia compiutodal pittore nel 1936). In questo quadro si rileva un uso continuo del metodo “critico-paranoico”, ossia ladescrizione di un oggetto mediante il suo ricordo onirico, miscuglio di coscienza, paranoia e cassetti mentali.L’immagine è mostrata come ponte fra realtà e illusione, in una fitta trama tra verità ed inganno, con un

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lento passaggio dal corpo di Narciso, piegato in posizione fetale, emblema della ricerca della solitudine che vi ènel grembo materno, figura gigantesca che si riflette parzialmente in un lago invaso da una dorata luminescenza,la quale riproduce l’atto della nascita, fino alla sagoma della mano, avente la sua stessa fisionomia, che tiene inequilibrio un uovo crepato da cui nasce il fiore narciso. Quest’ultima figura richiama alla mente un quadro del1937, opera di Pablo Picasso, intitolato “Guernica”, dove nella parte bassa della tela si nota una mano cheimpugna una spada spezzata da cui nasce un fiore, evidente simbolo della possibilità di riscatto dell’uomo(la speranza che è insita nella natura umana), mentre nel quadro di Dalì il fiore è solo l’ultima propaggine di unpercorso chiuso, impregnato sull’amore verso se stessi, che può sfociare nell’omoerotismo, tematica resa dalpittore mediante la figura della mano, che indica l’atto della masturbazione. Inoltre, essa è anche simbolo di morte,tema caro al pittore e qui accentuato dalla presenza di formiche sulla base del pollice, rappresentazione delladecomposizione e dell’inesorabile avanzare della fine della vita, e dal gusto per la rappresentazione in un angoloquasi nascosto di uno sciacallo, intento a divorare una carogna. L’intera opera permette allo spettatore diassistere all’inesorabile processo a cui vanno incontro coloro che si chiudono nell’egoismo e nel vanagloriosoculto personale, incapaci di dare dei reali contributi al progresso, destinando la loro esistenza ad una metamorfosi,che si esemplifica con l’annullamento del proprio essere e che finisce per identificarsi con una sparizione, inNarciso, la sparizione di tutti i tratti caratteristici dell’animo umano, assenti nel fiore.

Apparizione del volto e del piatto di

frutta sulla spiaggia (1938)Questa è una delle applicazioni più fantasiosedella “doppia immagine”, un tema cheaffascinava moltissimo Dalì,  dove lacombinazione delle figure fa apparire più cosesimultaneamente. Dalì  scrisse: «Attraverso unprocesso nettamente paranoico è possibileottenere un’immagine doppia, rappresentazionedi un oggetto che, senza la minimamodificazione figurativa o anatomica, sia altempo stesso la rappresentazione di un oggettoassolutamente diverso». Al centro del dipinto, unviso si trasforma in un piatto di frutta, che a sua

volta è parte del cane che riempie il resto dellatela. Nello stesso anno, Dalì realizzò un dipintosimile: L’invisibile afgano con l’apparizione sulla spiaggia del viso di Garcia Lorca nella forma di un piatto di fruttacon tre fichi. Egli spiegò come le immagini doppie potessero diventare triple e quindi multiple: “La doppiaimmagine può essere estesa dall’avanzata panoramica, per cui basta un’altra idea dominante perché si crei una

terza immagine, e così via: il numero di immagini si fermerà soltantoper un calo della capacità panoramica della mente”.

Sogno causato dal volo di un’ape intorno a un

melograno, un attimo prima del risveglio (1944)

Dalì, che si dimostra ancora una volta un appassionato lettore diFreud, ha qui voluto illustrare una delle scoperte dello scienziatointorno al meccanismo dei sogni, e precisamente il fatto che a voltesi inseriscano nel sogno stimoli derivati da avvenimenti esterni, qualivengono immediatamente integrati in esso con assoluta coerenza. Inquesto caso è Gala, distesa e quasi fluttuante su uno scoglio, che sirisveglia dal sogno proprio nel momento in cui il ronzio di un’ape chevola intorno a un melograno le evoca l’immagine di un altro enormemelagrano da cui fuoriesce un pesce che "genera" due tigri dietro auna baionetta pronta a pungerla. La sequenza del racconto oniricoviene rappresentata da Dalì attraverso le immagini spesso assurde

che si vedono in sogno, come l’elefante in secondo piano, dallesottili, lunghissime zampe aracnoidi. Questa bizzarra immagine,derivata dalla scultura di Gian Lorenzo Bernini dell’elefante che regge sul dorso l’obelisco, nella piazza di SantaMaria sopra Minerva a Roma, ritornerà in altri dipinti del maestro catalano, come nelle Tentazione di sant’Antonio.

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Il soggetto della donna sdraiata sulle rocce in alcuni dipinti e disegni del 1926, ma il potente espressionismo diquelle figure ha ceduto qui il passo a una forma di languido classicismo che avrà modo di oggettivarsi nella seriedi nudi dalla resa vagamente fotografica.

La tentazione di Sant’Antonio (1946)Questo dipinto fu realizzato in occasione di unagara organizzata da Albert Levin, un produttorecinematografico americano che cercavaun’immagine per un film tratto dal romanzo diGuy De Maupassant, Bel Ami, storia di ungiovane egoista e sensuale (la gara fu alla finevinta dal surrealista Max Ernst). Sant’Antonioabate fu un eremita del IV secolo che, per lasua vita ascetica, soffrì di numeroseallucinazioni di donne seducenti e demoniscatenati che ne misero a dura prova la fede.I pachidermi che animano i suoi sogni-visionihanno esilissime prolunghe al posto delle

gambe. I quattro elefanti trasportano gliemblemi della tentazione: Il primo elefanteporta sul dorso un calice da cui emerge unavoluttuosa donna nuda che ostenta i seni: un

simbolo di libidine. La chiesa in miniatura che apre i battenti per mostrare il torso nudo di una donna è statainterpretata come lo spirito perverso del materialismo. Molto vicino (quasi a trascinarli come su una stessamensola) un edificio a pianta centrale vetusto, sul cui tetto vaga Ade. Sul fondo si intravede fra le nuvoleun’immagine dell’Escorial (famoso monastero reale in Spagna), che suggerisce l’unione tra potere spirituale etemporale. Il cavallo che inizia la parata può avere varie connotazioni simboliche nell’arte: qui rappresenta lasensualità sfrenata. Mentre tutti vagano verso l’ovest, il primo elefante e il cavallo avanzano verso il Santo, indirezione sud, che si difende con l’unica arma possibile: il crocifisso ricavato da due legni uniti da una corda.

La Madonna di Port Lligat (1950)Questa nuova tela inaugura una nuova fase nella pittura diDalì, segnata da un recupero della tradizione della Chiesacattolica e da un massiccio ingresso dei soggetti religiosi neisuoi quadri. Il suo nuovo entusiasmo per la religione loindusse anche a richiedere un’udienza al papa Pio XII, alquale presentò una versione di dimensioni più contenute diquesto stesso quadro.Ispirata alle pale rinascimentali e soprattutto alla pala di Brera

di Piero della Francesca (nel gesto della Madonna, ma anchenel misterioso uovo sospeso e nella conchiglia, che qui è peròrovesciata) presenta molte caratteristiche che si eranoannunciate in quadri precedenti di Dalì, quali la Leda atomica

e Separazione dell’atomo. Il carattere saliente di tutti questidipinti è rappresentato dalla separazione dei diversi elementidella composizione, che appaiono come sospesi nello spazio,tenuti in equilibrio da misteriose forze

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di attrazione e repulsione, alla maniera degli elementi costitutivi degli atomi.Il quadro presenta una singolare mescolanza di immagini, alcune delle qualidivenute ormai una costante nei suoi quadri, come la figura di Gala, replicataqui ben tre volte, e la veduta della baia di Port Lligat. Altre sono un recuperodi antichi motivi daliniani, come il pesce, le conchiglie e soprattutto il pezzo di

sughero appeso al chiodo. Altre ancora, anticipazione di ossessioni future,come il rinoceronte con il corno spezzato, nel piedistallo della Vergine. Èproprio intorno al corno del rinoceronte che Dalì costruirà tutta una suastravagante teoria sull’affinità tra la spirale logaritmica (alla base di moltestrutture vegetali e animali) e il dipinto La merlettaia di Jan Vermeer,conservato al Louvre.

Il Cristo di San Juan de la Cruz (1951)Queato è, forse, il più spettacolare dei dipinti religiosi di Dalì e uno dei suoi più famosi in assoluto per l’originalità

dello scorcio ardito e una indubbia abilità nella tecnica esecutiva.Egli disse di essersi ispirato a un dipinto mistico spagnolo del XVIsecolo San Juan de la Cruz, che disegnò una crocifissione mentre sitrovava in uno stato di estasi mistica, e a un’immagine che avevavisto durante un sogno, di un cerchio contenuto in un triangolo.Questa figura, nella quale egli credette di riconoscere il nucleodell’atomo, successivamente acquisì un significato metafisico; cioèl’unità dell’universo: Cristo! Poi, grazie a padre Bruno, osservò da

vicino la figura di Cristo disegnata da San Juan de la Cruz. Alloraconcepì una forma geometrica comprendente un triangolo e uncerchio, la somma ascetica totale di tutte le mie precedentiesperienze, e mise il Cristo al centro del triangolo. Un aspettooriginale dell’invenzione è la mancanza sil Cristo dei simbolitradizionali della Passione, come la corona di spine e i chiodi nellemani e nei piedi. Dalì giustifica queste omissioni con volontà didipingere Cristo “bello come un dio quale Egli era veramente”. Per realizzare la figura del Cristo, Dalì prese un modello che guardavadall’alto attraverso un pavimento di vetro. Per le due piccole figure inbasso, si basò sulle opere di due artisti del XVII secolo che

ammirava molto: per quella a sinistra si ispirò a un disegno di DiegoVelàzquez, per quella a destra (vicino alla barca) a un dipinto diLouis Le Nain. Sullo sfondo, si vede la spiaggia di Port Lligat, ilpaese dove egli viveva.

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Oltre la pittura

Oltre ad essere un brillante pittore Dalì fu anchescultore, scrittore, cineasta e designer . Nel periodo “americano”produsse molti oggetti soprattutto per guadagno più che per arte, riuscendo così a conciliare l' arte applicata all' industriacon la volontà di liberare gli oggetti dalla schiavitù della loro

funzione. Nascono così varie opere come la Giacca afrodisiacadecorata con veri bicchieri o il Divano modellato sulle labbra di Mae West , che risponde alle visionarie predizioni di Breton per il quale «la donna smontabile» e dissociata nei suoi attributicorporali incarnerà il nuovo ideale erotico; opera d’arredamentodestinata alla produzione in serie. Altre opere di questo generesono il telefono col ricevitore a forma di aragosta, la spillaRuby lips e quella ad Occhio-orologio.

Dalì si occupò anche di fotografia e cinematografia, per quest’ultimo ambito possiamo prendere in considerazione laproduzione del film surrealista Un chien andalou del 1928 , con

l’amico Buñuel. Ritenuto un poema in immagini apertamenteanti-narrativo, "un disperato, un appassionatoappello al delitto" (così il regista lo ha definito),una vertiginosa immersione negli abissidell'inconscio. A partire dal titolo: slegato, in pienatradizione surrealista, dalle immagini del film, è latraduzione in francese di "Un perro andaluz", dallaraccolta di scritti che, realizzata da Buñuel al"Romancero" di Garcia Lorca, ne rappresenta unasorta di negativo. E il "cane" in questione puòessere un epiteto rivolto al poeta, che proviene

dall'Andalucia. A fronte di una poesiaconvenzionale, ricca di immagini splendenti,bucoliche e vitali, Dalí e Buñuel aspirano a uncinema rivoluzionario, concreto, prosaico, quasifunereo. Per quanto non si vuole attribuireriferimenti culturali definiti, è altamente probabile che i due registi abbiano bene in mente il PrimoManifesto del Surrealismo e in particolare il tema della "bellezza convulsa" di Lautréamont. La

sequenza di apertura è tra le più celebri della storia del cinema:la nuvola e l'occhio tagliato. Tutto sconvolge ed affascina inquesto cortometraggio: la luna foriera di sventura, l'atto del taglioquale simbolo di iniziazione, o di castrazione, la necessità diguardare oltre la superficie delle cose, per addentrarsi nei

meandri dell'inconscio. La presenza dello stesso Buñuel nellevesti dell'attore che impugna la lama (l'occhio tagliato è invecequello di un vitello), nonché il montaggio relativamente classicodella prima scena, contrapposto a quello più libero del resto delfilm, rafforzano questi sentimenti. La trama del film: essa si snodagrazie al sintagma surrealista della "concatenazione", semplicegiustapposizione di elementi incongrui, e procede per analogie,associazioni e dissociazioni, contrapposizioni, volte a creare uneffetto straniante. Quest'ultimo è ottenuto con espedienti qualidissolvenze, rallenty, sovrapposizioni, presenti tuttavia in misuralimitata rispetto alle coeve opere di avanguardia. Gli autori cipresentano la loro opera come se fosse realizzata con il preciso

intento di non obbedire ad alcuna regola se non a quelledell'inconscio, ma non è del tutto così “assoluta” cometestimoniano i ripetuti riferimenti ad altri artisti. Le citazioni più

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evidenti sono: “La merlettaia" di Vermeer e l'"Angelus" di Millet. Importante è la scena del "doppio",quando il protagonista si imbatte in un altro se stesso ed arriva ad ucciderlo. L'origine di tale incubo èautobiografica: deriva dell'ossessione di Dalí verso un suo fratello morto di cui ha ereditato il nome.Nell'assassinio dell'alter-ego la critica ha visto il tema freudiano del ritorno all'infanzia; in generale,tutto il film mostra le difficoltà del superamento del passato e della liberazione dai pesi della società.

Bibliografia e sitografia

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• “I classici dell’arte – Il Novecento – DALì” Rizzoli

• “Galleria d’arte” Dalì vol.5 Deagostini

• “Dalì” edizione editalia

• http://democramente.altervista.org/

• http://www.ondacinema.it/film/recensione/chien_andalou

• http://www.academyfanclub.altervista.org/viewtopic.php?

p=9483&sid=8eb8d19845de891da27088888f0670f9

• P. Adorno A. Mastrangelo “Dell’Arte e degli Artisti” D’Anna• http://it.wikipedia.org/wiki/Salvador_Dal%C3%AD• http://it.wikipedia.org/wiki/L'Angelus• http://voxnova.altervista.org/dali.html 


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