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Scheda n 23 greenjobs

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CAPIRE LA FINANZA Finanza verde e Green Jobs Fondazione Culturale Responsabilità Etica
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Page 1: Scheda n 23 greenjobs

CAPIRE LA FINANZA

Finanza verde e Green Jobs

Fondazione Culturale Responsabilità Etica

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2 Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs

Fondazione Culturale Responsabilità Etica

Testo a cura di

Sabina Siniscalchi Fondazione Culturale

Responsabilità EticaEmanuele Isonio

e Corrado Fontana

Valori

Editing Irene Palmisano

Fondazione Culturale Responsabilità Etica

Foto in copertina: Seminatrici per caso

di Giuseppe Aliprandi - Concorso fotografico

Valori -2010

Testi chiusi Ottobre 2013

Introduzione

1. Cosa sono i Green Jobs

Box Quali sono i lavoro davvero verdi?

1.1 Le cifre sui Green Jobs

1.2 Altre stime sui lavori verdi

Box La finanza verde

2. Come intraprendere lavori verdi

2.1 La formazione

Box I corsi nella rete

Box Il contributo delle associazioni di categoria: il caso del CNA

Box Come trovare lavori verdi

2.2 Alcuni esempi

3. Gjusti: i risultati dell’indagine dell’Università Bicoc-ca di Milano

3.1 Il parere dei docenti

Box Il parere dell’esperto: intervista ad Ermete Rea-lacci

Appendice

Bibliografia

Indice

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3Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs

Fondazione Culturale Responsabilità Etica

Negli ultimi tre anni, la Fondazio-ne Culturale Responsabilità Etica ha promosso, con il sostegno eco-nomico della Fondazione Cariplo e la collaborazione della Fondazio-ne Roberto Franceschi di Milano, due progetti intitolati Gjusti: gre-en jobs, università, scuole, terri-torio, imprese.

I progetti, che sono stati realiz-zati con l’apporto dei Git (Gruppi di iniziativa territoriale di Banca Etica, ovvero gruppi territoriali di soci volontari della Banca) di Mila-no e Milano Est, si sono articolati in corsi di formazione e iniziative di sensibilizzazione, centrati sul tema dei Green Jobs, con l’obietti-vo di dare un contributo, piccolo ma concreto, alle conseguenze che la crisi economica sta producendo sull’occupazione, sull’ambiente e sui territori.

Secondo il Fondo monetario internazionale (Fmi) a causa della crisi sono stati soppressi oltre 30 milioni di posti di lavoro. L’Organiz-zazione Internazionale del Lavoro (OIL) ha dichiarato che i disoccupati a livello globale sono diventati 197 milioni nel febbraio 2013 e che saranno 210,6 milioni tra cinque anni. Oltre 26,3 milioni di questi sono europei: 10,2 milioni in più rispetto al 2008, con un peggioramento della situazione dell’occupa-zione che, dopo aver segnato una pausa nel 2010-2011, ha registrato una accelerazione nel 2012. Molti di coloro che hanno perso il lavoro sono giovani: la disoccupazione giova-nile aumenta più velocemente di quella degli adulti, toccando in Italia nel 2013 una soglia vicina al 40% contro il 20% del 2008.

Sul fronte ambientale vediamo che, a causa

della crisi, gli interventi per tutelare e pro-muovere l’ambiente vengono sospesi o ridotti e anche le manovre economiche dei Governi italiani degli ultimi anni hanno comportato pesanti tagli alla spesa per l’ambiente.

I Green Jobs rappresentano una concreta via d’uscita dalla crisi, che coniuga l’incremento dell’occupazione con la tutela dell’ambiente. I “lavori verdi” abbracciano una vasta gamma di profili professionali, comprendendo nuovi tipi di professioni, ma anche il riadattamento delle attività tradizionali; le loro potenzialità riguardano l’intera forza lavoro: operai, arti-giani, imprenditori, tecnici, manager.

La sfida sta nel fornire ai lavoratori, in par-ticolare ai giovani, le nuove competenze che consentano loro di inserirsi in modo attivo nel mercato del lavoro e contribuire in prima persona a uno sviluppo economico ecologica-mente sostenibile e socialmente inclusivo.

Introduzione

Metadistretto regionale della Bioedilizia in Veneto, Fonte: Valori,Speciale “Lavori verdi”, maggio 2013

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Il valore strategico dei due fattori, lavoro e ambiente, viene eviden-ziato dal Rapporto “Green Jobs: to-ward decent work in a sustainable low carbon world”, redatto da due agenzie delle Nazioni Unite, l’OIL e l’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente).

Questo Rapporto, così come quel-li che gli sono succeduti sul tema, analizza gli sbocchi di occupazio-ne verde nell’agricoltura, nell’in-dustria, nei servizi, nella Pubblica Amministrazione, confermando che, nonostante la crisi, si stan-no aprendo spazi in molti settori: dall’approvvigionamento energe-tico all’edilizia, dall’agricoltura ai trasporti.

Le opportunità di sviluppo deri-vanti dall’economia verde sono confermate anche dall’andamento degli investimenti nel settore: il mercato globale di prodotti e ser-vizi per l’ambiente è destinato a raddoppia-re, passando dagli attuali 1.370 miliardi di dollari l’anno a 2.740 miliardi entro il 2020. In Germania l’investimento in tecnologie am-bientali è quadruplicato e toccherà il 16% del totale della produzione industriale nel 2030, con un’occupazione che supererà quella del-le grandi industrie delle macchine utensili e dell’auto.

Un ulteriore indicatore è dato dai flussi di venture capital: negli Stati Uniti le tecnologie pulite rappresentano il terzo maggiore set-tore e in Cina tali investimenti sono più che raddoppiati, toccando il 19% del totale.

Il tema dei Green Jobs è relativamente nuo-vo nel dibattito internazionale e pressoché inedito nel panorama italiano

Eppure i lavori verdi coinvolgono vari aspet-

ti della sfera economica e sociale e toccano le decisioni pubbliche e le scelte private. I green jobs riguardano il diritto al lavoro su cui si fonda la nostra Costituzione, non un lavoro a tutti i costi, ma il diritto a un decent work (se-condo la definizione dell’OIL),un lavoro tute-lato, accompagnato da diritti, che tenga conto dell’impatto ambientale.

Attengono a una migliore e più moderna formazione, degli occupati e di chi è in cerca di lavoro. Per questo è fondamentale il ruolo della scuola e dell’università.

Hanno bisogno del contributo attivo delle imprese che scelgono di comportarsi con una vera responsabilità sociale e ambientale.

Interpellano le istituzioni pubbliche, in par-ticolare quelle territoriali, che possono favo-rire l’occupazione verde attraverso sportelli, incentivi e un quadro politico favorevole.

Infine i green jobs attengono alla democra-zia, alla volontà e alla mobilitazione dei citta-dini che confidano in un cambiamento.

Progetto “Adotta un pannello”, Inzago (Milano), Fonte: Valori,Speciale “Lavori verdi”, maggio 2013

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1. Cosa sono i Green Jobs

Il concetto di Green Jobs incarna un modello economico e sociale che preserva l’ambiente per le generazioni presenti e future e che, nel contempo, è più equo e inclusivo per tutti i cittadini.

E’ implicito che tale modello va declinato se-condo le diverse realtà economiche, produtti-ve e territoriali.

Sia gli studi delle istituzioni comunitarie sia quelli delle Nazioni Unite, offrono un contri-buto di analisi e di riflessione, ma spetta alle comunità, al mondo scientifico, agli attori economici e ai decisori politici, a seconda dei diversi livelli di responsabilità, dare concre-tezza all’approccio Green Jobs.

Il passaggio a un’economia sostenibile non è solo una necessità ecologica, ma deve far par-te della strategia per il futuro di un paese e di un territorio.

Il successo del passaggio dipende in gran parte dall’accettazione dei cittadini, che può essere ottenuta solo se si mostrerà loro che le strategie per la transizione verso un’eco-nomia sostenibile sono socialmente eque e a lungo termine porteranno a tassi di occupa-zione più elevati, migliori condizioni di lavoro e una rafforzata sicurezza sociale. L’obiettivo di una nuova economia deve essere la sosteni-bilità sociale ed ecologica; sotto questo profilo una transizione socialmente equa costituisce il fondamento di una siffatta strategia.

La decisione del Consiglio europeo per una “Strategia dell’Unione Europea per lo svilup-po sostenibile” 1 afferma che i “lavori verdi” non sono limitati ai settori dell’occupazio-ne collegati direttamente alla protezione

1 Sintesi della legislazione europea sulle polit-iche di sviluppo sostenibile http://europa.eu/legisla-tion_summaries/environment/sustainable_develop-ment/index_it.htm

dell’ambiente, ma riguardano tutti i lavori che contribuiscono alla transizione verso un’economia sostenibile, favorendo il rispar-mio energetico, l’utilizzo di energie rinnova-bili, il risparmio di risorse naturali, la conser-vazione e il ripristino dell’ecosistema e della diversità biologica, prevenendo al contempo la produzione di rifiuti e l’inquinamento at-mosferico.

Sulla base di questa definizione tutti i settori e tutti i livelli professionali sono fortemente interessati dal passaggio a una maggiore so-stenibilità. Ciò porta in generale a una di-versa analisi delle esigenze di formazione e riqualificazione e alla necessità di una for-mazione ecologica in tutti i campi della cono-scenza e dell’apprendimento.

Sotto questo profilo risulta illuminante lo studio intitolato New skills for new jobs:

Quali lavori sono davvero verdi?

Per la Commissione europea sono green jobs “tut-ti gli impieghi che dipendono dall’ambiente o sono stati creati, sostituiti o ridefiniti (in termini di set di abilità e metodi lavorativi) durante la transizione a un’economia a minore impatto”. Il Programma am-bientale delle Nazioni Unite (UNEP) definisce lavo-ri verdi “le professioni nell’agricoltura, manifattura, installazione e manutenzione, così come nelle attivi-tà tecniche e scientifiche, amministrative e relative ai servizi che contribuiscono in modo sostanziale a mantenere o ripristinare la qualità ambientale. Tra di esse: i lavori per la protezione degli ecosistemi e della biodiversità; riduzione del consumo di acqua, energia e materiali, attraverso l’alta efficienza; ridu-zione del consumo di carbonio in ambito produttivo e minimizzazione di ogni forma di rifiuto e inquina-mento”. vedi tabella in appendice.

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action now 2, realizzato dalla Commissione Europea con l’obiettivo di “costruire ponti più solidi tra il mondo dell’educazione e del-la formazione e quello del lavoro”; in esso si afferma che i lavori necessari a un sistema economico e produttivo a bassa emissione richiederanno un pacchetto di conoscenze e abilità molto eterogeneo. L’attenzione alle questioni ambientali deve, dunque, diventa-re una componente chiave di tutti i processi formativi rivolti ai lavoratori di oggi e di do-mani, così come ogni “luogo di lavoro e ogni professione deve diventare più verde”.

Lo studio individua come fattore di successo della strategia di Lisbona la presenza di la-voratori qualificati sotto il profilo ambientale e l’attenzione alla dimensione ambientale in tutti i percorsi curriculari, a tutti i livelli di educazione e di formazione.

Un ulteriore sbocco positivo dei Green Jobs deriva dal fatto che essi possono rappresenta-re una risposta concreta alla disoccupazione giovanile che nel nostro paese è particolar-mente acuta e aumenta più velocemente del tasso totale di disoccupazione. È quanto emer-ge dai dati diffusi recentemente da Eurostat, ricavati da un rapporto focalizzato sull’im-patto che la crisi economica internazionale ha avuto sulla disoccupazione nell’Unione Europea Sharp increase in unemployment in the EU 3 dal quale si nota che l’Italia è, nel-la UE, il paese dove il differenziale tra disoc-cupazione adulta e giovanile è più marcato,

2 New Skillsf or New Jobs: Action Now. A report by the Expert Group on New Skills for New Jobsprepared for the European Commission, 2010.

3 Sharp increase in unemployment in the EU, di Remko Hijman, Popolation ans Social Condition, Eurostat - Statistic in Focus 53/2009 http://epp.eurostat.ec.europa.eu/cache/ITY_OFFPUB/KS-SF-09-053/EN/KS-SF-09-053-EN.PDF

quest’ultima tocca ormai il 24,9%, arrivando al 29% per le giovani donne, con età compre-sa tra i 16 e i 24 anni.

Il settore nel quale le opportunità occupa-zionali sono state maggiormente valutate e quantificate sia a livello europeo che italiano è quello della produzione e distribuzione di energie rinnovabili.

Secondo una recente ricerca di IRES, Lotta ai cambiamenti climatici e fonti rinnova-bili: gli investimenti, le ricadute occupa-zionali, le nuove professionalità 4, il settore delle fonti rinnovabili determina una cre-scente domanda specialistica e la necessità di un costante adattamento dei set di compe-tenze sul piano tecnico; ma, al contempo, la natura stessa di queste tecnologie induce, per altri versi, ad acquisire valori e sensibilità di carattere più sistemico e trasversale, che con-traddistinguono i vari profili professionali che operano nel campo delle energie rinno-vabili e che si possono sintetizzare in:

a) una “visione sistemica”: la capacità di ca-pire il sistema Fer (Fonti energie rinnovabili) nel suo complesso, dal quadro normativo a quello tecnologico;

b) una “visione socio-relazionale”: la capaci-tà di relazionarsi e comunicare efficacemente con i vari attori coinvolti nei processi di svi-luppo delle energie rinnovabili con i quali si è chiamati a confrontarsi (le comunità locali, gli stakeholders, le autorità locali, il cliente), sviluppando abilità relazionali, comunicative e cognitive;

4 Verso la Green Economy. Lotta ai cambia-menti climatici e fonti rinnovabili: gli investimenti, le ricadute occupazionali, le nuove professionalità, a cura di IRES, Rapporto di Ricerca - Bozza N. 04/2010http://www.ires.it/files/Rapp_IRESFONTI%20RINNOVABILI_23mar2010.pdf

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c) una “visione innovativa”: la capacità di leggere l’innovazione a partire da quella tecnologica e di cogliere la dinamicità di un settore sempre incline al cambiamento, attra-verso una vera e propria apertura mentale verso nuove idee e processi.

1.1 Le cifre sui Green JobsQuando si parla di lavori verdi la mente è

naturalmente proiettata al futuro. Ma con-siderarli solo un’opportunità per gli anni a venire, sarebbe un errore enorme. Per due

motivi: perché se non si investono adeguate risorse fin d’ora si rischia di perdere un treno fondamentale per la crescita futura del nostro Paese. E perché già oggi le imprese che hanno scommesso sul successo della green economy stanno mostrando performance migliori del-le imprese tradizionali.

Non è quindi un caso se il numero di eco-occupati stia crescendo a tassi promettenti. Qualche dato interessante lo fornisce il tradi-zionale Rapporto Italia di Eurispes: dal 1993 al 2008 il numero di green jobs è aumenta-to del 41%, passando da 264 mila a oltre 372

LEGENDA DELLA MAPPA 43%-60% 35%-42% 28%-34% 6%-27%

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le sposta gli equilibri della produzione verso le attività considerate più virtuose”, si legge nel Rapporto Italia 2013 di Eurispes 5. “Così le industrie più energivore e inquinanti verran-no progressivamente rimpiazzate da quelle più efficienti negli usi energetici e a minore impatto ambientale”. Da qui la previsione che al 2020 gli occupati, nella sola filiera delle rinnovabili (fabbricazione, assemblaggio, in-stallazione, manutenzione) saranno 110 mila, con un monte stipendi di 2,6 miliardi di euro l’anno.

Sul settore energetico si è concentrata finora l’attenzione ma, se nel settore delle rinnova-bili il boom legato agli incentivi è ormai fini-to, altre aree stanno diventando di grande in-teresse, ad esempio la . gestione dei rifiuti o il settore idrico, e poi all’edilizia, dove la diret-tiva Ue per l’efficienza energetica degli edifici può stimolare investimenti enormi.

Numeri analoghi li offre lo studio condotto da Ires-Cgil insieme all’università di Urbino 6,

5 L’Italia del presentismo, Rapporto Italia 2013 di Eurispes http://www.eurispes.eu/content/rapporto-italia-2013-25a-edizione

6 Ricerca di Ires Cgil, Filctem Cgil e Università di Urbino

mila unità. Numeri importanti, che vedono le piccole e medie imprese sugli scudi. Secondo un’indagine di Eurobarometro del 2012 (vedi mappa), le Pmi (piccole e medie imprese) tri-colori che hanno tra i loro dipendenti almeno una figura professionale “verde” sono il 51% del totale. Dato ben più alto della media euro-pea (ferma al 37%).

Più approfonditi i dati sull’occupazione ver-de nelle fonti rinnovabili, valutata dai tecnici della Commissione Ue e dell’Enea in 100 mila unità (circa 4.400 impiegati diretti nell’eolico, 5.700 nel fotovoltaico, 25 mila nelle biomasse e i restanti divisi tra geotermico, solare, mini idrico e occupati indiretti).

Ma i risultati conseguiti finora non sono niente rispetto a quanto gli analisti si attendo-no per i prossimi anni. Districarsi tra le stime, gli studi e le previsioni è compito assai arduo (basta vedere quanto si discostano le varie analisi sul settore rinnovabili per rendersene conto, vedi tabella).

Su un punto però c’è assonanza assoluta: se l’Italia saprà giocarsi bene le sue carte, l’ecoindustria potrà rappresentare la chiave di volta per lo sviluppo dei prossimi decenni: “La transizione verso un’economia sostenibi-

Occupazione EmployRES

Nemesis Astra Cnel-Issi Gse-Iefe Ires

Eolico 32.000 24.200 77.500 -Fotovoltaico 35.000 69.700 47.500 -Biomasse 91.000 - 100.000 -

Complessiva lorda

210. 000 250.000 200.000

Complessiva net-ta (*)

97.500 67.500 75.700 - 53.500

Per Occupazione (*)

Tabella 1. Occupazione potenziale (lorda e netta) in Italia al 2020 negli scenari più ottimistici

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Figura 1 - Impatto occupazionale delle politiche di sostegno alla Green economy - Fonte: Employ – RES Research – Commissione Eu-ropea - DG Energia e Trasporti (Aprile 2009)

secondo cui entro il 2020 ci saranno 60.500 green workers in più.

Al di là delle cifre rimane l’indubbio guada-gno in termini di posti di lavoro garantiti dal-la transizione verso un’economia a minore impatto ambientale.

Riconvertire interi settori industriali neces-sariamente richiederà nuove figure profes-sionali (sono 54 secondo lo studio Ires-Cgil quelle necessarie solo nelle fonti rinnovabi-li) e un aggiornamento delle competenze di quelle tradizionali: “In termini quantitativi – avverte l’Eurispes – i bisogni di riqualificazio-ne e adeguamento delle abilità e delle cono-scenze nelle professioni già esistenti sono più rilevanti dei fabbisogni di formazione inizia-le o di riconversione della manodopera per le professioni nuove o emergenti”.

1.2 Altre stime sui lavori verdi Da 1,5 a 3 milioni di nuovi posti per l’Unio-

ne europea e tra 15 e 60 milioni se si fa rife-rimento al mondo intero. Non c’è istituzione internazionale che non sottolinei il potenzia-

le impatto positivo (non solo ambientale) del passaggio da un’economia ad alto tasso di CO2 a un modello low carbon per il nostro Piane-ta. Dati che dovrebbero suonare come un in-vito a cogliere l’attimo per il nostro Paese: in un’economia sempre più interconnessa, non sfruttare l’opportunità della green economy potrebbe facilmente spostare le nuove assun-zioni in altri territori.

Le stime relative alla situazione mondiale sono dell’Unep (il programma Onu per l’Am-biente). Molte le informazioni interessanti: negli Stati Uniti ci sono oggi circa tre milio-ni di green jobs, circa un milione nel Regno Unito e mezzo milione in Spagna. Il tasso di crescita maggiore però si registra nei Paesi in via di sviluppo (in Brasile il 7% degli impie-gati, circa tre milioni di persone, lavora nella green economy). Ma i tassi futuri dipende-ranno molto dalle scelte economiche e indu-striali dei singoli Stati (ecco spiegata la forbi-ce di 45 milioni di posti indicata dall’Unep). «L’attuale modello di sviluppo ha evidenziato la propria inefficienza e insostenibilità, non solo dal punto di vista ambientale ma anche

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Chi vuole comprare azioni di imprese “verdi”, che gestiscono parchi eolici, costruiscono case passive in legno, pannelli solari o commerciano prodotti biologici o equo-solidali, in Germania si può rivolgere a una società come Unweltfinanz (finanza ambientale). È una boutique dell’investimento sostenibile, fondata oltre dieci anni fa a Berlino da due ingegneri. Oltre alle azioni di società quotate e non, propone anche quote di parchi eolici e solari, fondi comuni di investimento etici, piani di risparmio pensionistici verdi e fondi per la riforestazione. Con 10 mila euro si può investire nel progetto solare “Italia - Puglia 3”, che prevede l’instal-lazione di pannelli solari in provincia di Foggia; a partire da 500 euro si possono comprare titoli azionari di Rapunzel (prodotti bio), Espen (pavimenti, strumenti musicali e mobili in legno) o di Elsbett, che converte i motori delle macchine agricole da diesel a biocarburanti. Dagli uffici di Umweltfinanz rispondono una decina di promotori finanziari che hanno lasciato banche e assicurazioni per lanciarsi in un’impresa al 100% “green”. Fondi comuni verdi e, soprattutto, assicurazioni sulla vita o polizze per impianti solari ed eolici si possono comprare dai promotori di Versiko, una compagnia di assicurazione ecologica con sede a Hilden, vicino a Düsseldorf. Società analoghe esistono da tempo anche in Austria, Gran Bretagna e Olanda, mentre nel nostro paese i green jobs nel mondo della finanza sono ancora rari. Per i promotori finanziari esiste la possibilità di diventare “banchiere ambulante” di Banca Etica, per promuovere i fondi di investimento socialmente respon-sabili di Etica Sgr, mentre si stanno creando opportunità di lavoro interessanti anche per gli analisti finanziari e gli asset manager che vogliano specializzarsi nel socially responsible investing (SRI): un settore di nicchia, che negli ultimi anni ha iniziato a crescere anche in Italia.

La Finanza Verde

do un numero di posti compresi tra 1,4 e 2,8 milioni di unità. Per ogni punto percentuale di riduzione nell’uso delle risorse si potreb-bero creare quindi tra 100 e 200 mila nuovi occupati.

economico e sociale», commenta Juan Soma-via, direttore generale dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) coautrice del rapporto. «Per questo servono urgenti inter-venti legislativi che incardinino lo sviluppo all’interno di una cornice di sostenibilità, per l’uomo e per il pianeta intero».

Per quanto riguarda, più nello specifico, l’Unione europea, un rapporto stilato da Cam-bridge Econometrics e dal Wuppertal Institu-te for Climate per la DG Ambiente della Com-missione Ue prevede un raddoppio dei posti verdi (circa 1,5 milioni) entro il 2020. In più, con un giusto equilibrio di incentivi fiscali e processi di recupero più efficienti, nei pros-simi vent’anni l’industria europea potrebbe ridurre il proprio consumo di risorse del 17-25%, con una crescita del Pil del 3,3% e crean-

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11Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs

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2.1 La formazione Ogni anno in Italia si svolgono circa duemi-

la corsi distribuiti in modo abbastanza uni-forme sul territorio nazionale e realizzati da più di 500 Enti pubblici e privati. Corsi di for-mazione sulle tematiche ambientali capaci di coinvolgere un numero di persone che varia tra le 50 e le 55 mila. Ma se è vero che i ma-ster universitari hanno assunto negli anni un ruolo sempre più consistente nell’ambito del-la formazione specialistica ambientale, qual-che dubbio si pone sul target di persone che a queste proposte si rivolge. Marco Gisotti, autore del libro Guida ai Green Jobs, ricorda: «Dobbiamo distinguere tra ciò che si fa sul fronte dei giovani che si avvicinano al mondo del lavoro per la prima volta e ciò che riguar-da la riconversione di persone che già lavora-no da tempo. Sul primo fronte, si sta facendo abbastanza, io credo. [...] La stragrande mag-gioranza dei corsi sono rivolti a 20-30enni».

La formazione non solo c’è, ma funziona. I dati dello studio “Offerta formativa am-bientale” realizzato dal Progetto Ambiente-Ifolamb (Informazione formazione orienta-mento lavoro ambientale) dell’Isfol ci dicono, infatti, che ben l’80% di chi ha trovato la-voro dopo il master non ha atteso oltre sei mesi dalla conclusione del corso. Non solo, lo studio dice anche qualcosa rispetto alla qualità dello sbocco professionale, sottoline-ando come questi lavoratori svolgano una professione «in buona misura coerente con il percorso formativo realizzato: il 58% circa degli occupati ha raggiunto l’obiettivo di far convivere in una traiettoria unica il percor-so di studio, le aspirazioni professionali e il lavoro svolto».

Un successo generale, sembrerebbe, favori-to dal progressivo arricchimento dell’offer-ta formativa avvenuto – sostiene l’Isfol – a

2. Come intraprendere lavori verdi

Oltre ai master universitari, la galassia dei corsi di for-mazione professionale è vastissima perché numerosi sono gli Enti pubblici e privati che li possono erogare. A garanzia del rispetto di certi standard qualitativi comuni, tali corsi possono però avere il nulla osta di alcuni enti certificatori (Cepas, Aicq, Khc), a loro volta sottoposti all’accreditamento di un ente nazionale chiamato Sincert (Sistema nazionale per l’accreditamento degli organismi di certificazione e ispezione). Sul sito di ciascun ente cer-tificatore e dei singoli enti organizzatori è possibile tro-vare una lista di corsi da seguire. Esiste poi la ricchissi-ma banca dati raggiungibile sul sito Ifolamb che censisce enti, corsi, master e argomenti formativi.

Siti:

www.cepas.it

www.aicq.it

www.khc.it

www.sincert.it

www.cedefop.europa.eu

www.ebinter.it

www.isprambiente.it

http://www.indire.it/ifts/politec/

www.ifolamb.isti.cnr.it

www.isfol.it

www.adapt.it

I corsi nella rete

partire dalla riforma universitaria del 1999, attraverso una dilatazione dei percorsi post lauream ambientali, con uno sviluppo della formazione specialistica ambientale e l’avvio di numerosissimi master di I e di II livello.

Lavoratori multi-tasking

Competenze tecniche di base, quindi, da agricoltori per chi vuol fare agricoltura

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La green economy sta creando occupazione non solo nelle aziende verdi, ma in tutto l’indotto. A partire da chi pubblica annunci e offerte di lavoro, su giornali e internet. In Europa e negli Stati Uniti ci sono a centinaia di siti web interamente dedicati ai lavori verdi. Da noi, il fenomeno è più recente.

Nel 2011 è nato Greenjobs.it, ideato da Matteo Plevano, uno psicologo del lavoro di Milano, nemmeno trentenne. Era dipendente di un’azienda di selezione del persona-le, ma ha deciso di intraprendere una nuova strada e ha aperto questo sito, concepito per accogliere unicamente le offerte delle aziende verdi e del non profit. Energie rin-novabili, enti non profit, agricoltura biologica, le offer-te sono diverse centinaia, soprattutto, ingegneri, project manager, tecnici installatori e manutentori e molti agenti commerciali.

Ai lavori verdi è anche dedicato Green-job.it (rispetto al precedente, ha una “s” in meno e un trattino in più), la sezione “ecologica” del portale infojob.it, uno dei siti più noti per la selezione del personale. L’iniziativa, in questo caso, è stata resa possibile dalla collaborazione con Le-gambiente, Kyoto Club e QualEnergia.

Come trovare lavori verdi

I green jobs sono un’opportunità anche per le piccole e medie imprese, ma se queste non conoscono i vantaggi e le caratteristiche delle energie rinnovabili e delle tecnolo-gie per il risparmio energetico, i posti di lavoro rischiano di rimanere sulla carta.

Per diffondere questa consapevolezza, è cruciale il ruolo delle associazioni d’imprese. A Rieti, ad esempio, la loca-le CNA (Confederazione dell’Artigianato) ha lanciato il progetto “Il_Limitatamente” per realizzare corsi e visite guidate rivolti alle imprese reatine e ai professionisti (in-gegneri e architetti, in primis): lezioni sull’installazione di impianti solari, sull’uso di tegole fotovoltaiche (uti-lissime per i centri storici in cui i tradizionali pannelli “deturperebbero” il paesaggio) e sulla produzione di ener-gia dalle biomasse. «Abbiamo fin da subito registrato un enorme interesse. In alcuni casi, le domande sono state tre volte superiori ai posti disponibili» rivela la direttrice della CNA reatina, Angela Bufacchi.

Il progetto fa seguito a un accordo firmato dalla CNA Nazionale con l’Enea per una serie di corsi di formazione che dotino le aziende associate delle competenze necessa-rie a operare nel campo della green economy. L’obiettivo è creare una rete di piccole e medie imprese qualificate alle quali i consumatori si possano rivolgere per l’instal-lazione e la manutenzione degli impianti energetici o per interventi di edilizia ecosostenibile.

Il contributo delle associazioni di categoria: il caso del CNA

biologica, da architetto e progettista per chi si butterà nella bioedilizia, da ingegnere per chi si specializzerà in ingegneria ambientale. Ma non è tutto qui. Perché uno dei tasti su cui di più batte, ad esempio, il Cedefop (Eu-ropean center for development of vocational training) è quello dell’interdisciplinarietà: bisognerà saper fare più cose insieme. Ecco allora che, per un mercato come quello della green economy, sostenuto e addirittura in parte sviluppato forzosamente da un sistema di norme e incentivi creati ad hoc dalle isti-

tuzioni, il professor Ennio Macchi, direttore del master Ridef Energia per Kyoto (energie RInnovabili, DEcentramento, EFficienza energetica) e del Dipartimento di Energia del Politecnico di Milano, ricorda che mentre «la formazione tecnica noi la forniamo già con le lauree in ingegneria, gli aspetti comple-mentari, la conoscenza degli elementi legali, normativi, burocratici sono una caratteri-stica peculiare del master Ridef Energia per

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13Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs

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2.2 Alcuni esempi

Certificatore energetico Una delle occupazioni più in ascesa. Per vendere un immobile è ormai obbligatorio l’attestato di certifi-cazione energetica. Necessario anche per ottenere le detrazioni del 55% dei costi di ristrutturazione. Scontato il successo di questa nuova figura profes-sionale: solo in Lombardia, se ne contano già 9.500. Ma bisogna iscriversi in un apposito organismo, non ancora creato in tutte le Regioni. Prima vanno seguiti corsi di formazione e occorre una laurea in Ingegne-ria, Chimica, Architettura o Agraria.

www.cened.it

Avvocato ambientale La continua evoluzione delle leggi in materia di energia e rifiuti rende complesso per le aziende stare al passo con le normative. Qui intervengono i “Perry Mason del verde”. Non a caso sono sempre più richiesti da imprese ed enti pubblici per verificare di essere in linea con la legge e per rispettare le norme alla base dei contratti di fornitura, di eco sostenibilità o di smaltimento dei rifiuti speciali. Per accedervi serve ovviamente la laurea in Legge e l’iscrizione all’albo, ma molto utili sono pure i corsi e i master sulla branca specifica.

www.consiglionazionaleforense.it

Esperto in progettazione ener-gie rinnovabili

È una delle figure che più ha risentito positivamente dei finanziamenti pubblici nel settore delle rinnova-bili: gestisce la progettazione dei sistemi di energia rinnovabile, valuta quale tecnologia si adatti meglio a un dato territorio e, insieme a architetti paesag-gisti e naturalisti, progetta le strutture, consultan-do anche gli esperti delle valutazioni d’impatto ambientale.S’inizia con una laurea in Ingegneria, seguita da un master in fonti rinnovabili. Essenziale anche conoscere le fonti di finanziamento pubblico.

www.analistiambientalit.orgwww.tuttoingegnere.it

Kyoto (energie RInnovabili, DEcentramento, EFficienza energetica) e del Dipartimento di Energia del Politecnico di Milano, ricorda che mentre «la formazione tecnica noi la forniamo già con le lauree in ingegneria, gli aspetti complementari, la conoscenza degli elementi legali, normativi, burocratici sono una caratteristica peculiare del master Ridef [...] È fondamentale per le aziende avere per-

sone inserite in questo tessuto, che abbiano sotto controllo il rinnovamento degli aspetti normativi, che sappiano gestire il tema degli incentivi, del rapporto col gestore della rete elettrica, delle autorizzazioni. C’è tutta una serie di attività che non sono affatto caratte-ristiche di gran parte dell’industria italiana ma, se si vuole partecipare a questo proces-so, bisogna avere specialisti nel settore».

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14 Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs

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Chimico ambientale Il chimico ambientale progetta e sviluppa nuovi pro-dotti, in particolare nell’ambito industriale, e ne se stabilisce i metodi di produzione, controllo e distribu-zione. Si occupa anche del controllo ambientale e dei processi di trattamento ed eliminazione degli scarti di lavorazione. Le lauree per la professione sono quelle specialistiche in Chimica, chimica industriale, farmacia. L’iscrizione all’albo è obbligatoria solo per chi preferisce la libera professione. Master e corsi di specializzazione sono utili per avere competenze specifiche.

www.chimici.it

Ingegnere per l’ambiente Sotto questa dicitura sono compresi tutti i professio-nisti del settore (ingegnere chimico, del territorio, dei materiali, civile) impegnati nel pianificare e gestire opere e impianti basati sui principi dello sviluppo sostenibile. Superfluo dire che la facoltà da prendere è Ingegneria, perché ogni sua branca può avere una propria utilità nella gestione e nella tutela dell’am-biente. Dopo la laurea, è consigliabile un master specialistico e poi è obbligatoria l’iscrizione all’albo. Una volta completato l’iter, le strade verso un lavoro verde non mancheranno.

www.assocomunicazione.itwww.cameramoda.itwww.unicomitalia.org

Eco Auditor Noto anche come “verificatore ambientale d’impre-sa”, controlla che i processi produttivi e gli impianti di un’azienda rispettino le norme ambientali: tipolo-gia e quantità di rifiuti prodotti, consumi di energia o di acqua. Dà anche consigli per evitare sprechi. I vantaggi di una certificazione ambientale, per parte-cipare a bandi di gara europei hanno messo le ali a questo lavoro per il quale è consigliata una laurea in Ingegneria dell’ambiente. Esistono poi corsi specifi-ci realizzati dalle stesse Camere di Commercio.

www.apat.gov.itwww.accredia.itwww.cepas.it

Eco Diplomatico La laurea specialistica in Economia o in Giurispru-denza è il primo gradino per avviarsi in questa car-riera, esercitabile a livello nazionale (ministero degli Esteri) e internazionale (Commissione Ue, Unicef, Fao, Unesco, Ocse). L’ecodiplomatico rappresenta nazioni o gruppi di interesse per influenzare i conte-nuti dei trattati. Nelle convenzioni ambientali, tradu-ce le indicazione degli esperti scientifici in decisioni politiche. Oltre alle competenze accademiche sono essenziali capacità di ascolto, dialogo e di mediazio-ne. Ma il settore non è comunque dei più facile nei quali affermarsi.

www.esteri.itwww.unep.itwww.undesa.itwww.europa.eu.it

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15Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs

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Educatore Ambientale I modi per la gestione sostenibile di un territorio non sono facili da imparare. L’educatore ambientale li spiega a cittadini (per aumentarne il rispetto dell’am-biente), agli insegnanti, ai bambini e agli adulti. I suoi strumenti: corsi, mostre, laboratori, materiali didatti-ci. È una figura richiesta soprattutto da enti pubblici, scuole e associazioni ambientaliste per campagne d’informazione. Una laurea specifica non è richiesta ma è essenziale comunque un’adeguata conoscenza dell’ecologia, del diritto, delle politiche ambientali.

www.ermesambiente.it/infea

Energy Manager Introdotto con la legge 10/91, è una figura obbligato-ria per tutti gli enti pubblici e ogni società che consu-mi più di mille Tep (tonnellate equivalenti petrolio) di energia all’anno o industri che superi i 10 mila Tep.Il suo lavoro consiste nella raccolta e analisi dei dati sui consumi energetici per promuovere l’uso effi-ciente dell’energia. Gli Energy manager sono inseriti nell’elenco della Fire (sono 2650 oggi). La legge non impone lauree specifiche. Sono però consigliate quelle in Ingegneria o Economia dell’ambiente. Vari organismi (Enea) tengono corsi di aggiornamento.

www.fireitalia.it

Assicuratore Ambientale Lo sviluppo delle tecnologie energetiche verdi e l’accresciuta sensibilità delle aziende rispetto ai danni ambientali garantiscono al settore un futuro roseo. L’assicuratore ambientale offre alle imprese polizze come la RC inquinamento (contro i danni a terzi per inquinamenti accidentali) o assicurazioni contro il furto di pannelli solari.Per accedere alla professione bisogna iscriversi al registro Isvap. Consigliata la laurea in giurispruden-za o economia e master per aggiornarsi sulle nuove norme.

www.aiba.itwww.isvap.it

Esperto nella commercializza-zione di prodotti da riciclo

Se dobbiamo indicare un mercato del futuro, quello è il riciclo dei rifiuti. Un settore sconfinato di attività per l’esperto nella vendita di questi materiali, che lavora per vendere vetro, carta, plastica, metalli, combustibili e tutto ciò che si ottiene dal riciclag-gio dei rifiuti. Questo esperto esegue anche bilanci energetici per dire alle aziende quanto si risparmia rispetto all’uso di materiali tradizionali.Come formazione, è consigliata una laurea in Eco-nomia indirizzo ambientale, Ingegneria ambientale o Scienze politiche.

www.comieco.org www.conai.it www.corepla.it

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16 Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs

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Ecocool hunter Il “cacciatore di tendenze” si occupa di osservare i modelli culturali che si stanno formando nei media, nella moda o nella vita comune. L’Eco-hunter deve fiutare ciò che accade nella società rispetto ai temi ambientali per permettere all’industria di adeguarsi, sia nei prodotti sia nei processi produttivi. Le lauree: umanistiche (sociologia, scienze della comunica-zione) per chi è interessato al marketing. Oppure le lauree scientifiche (ingegneria, chimica, scienze ambientali).

www.aipin.it www.tuttoingegnere.it

Manager del turismo sostenibile Il turismo di massa è uno dei settori più deleteri per la conservazione dei luoghi e della loro biodiversità. Il manager del turismo sostenibile agisce per conto di tour operator, enti parco o Apt per realizzare prodotti a minore impatto ambientale. Per questo, collabo-ra con i soggetti impegnati a conservare, gestire e valorizzare il patrimonio naturale. Obiettivo: unire offerta turistica e tutela della natura. Per formarsi, utile una laurea in Economia, Marketing o Scienze del Turismo. Nei prossimi anni sarà probabilmente sempre più richiesto.

www.aitr.itwww.astoi.itwww.federparchi.it

Manager della borsa rifiuti dell’edilizia

Al centro del circolo virtuoso (e sempre crescente) che porta i materiali prodotti dall’abbattimento di vecchi edifici a essere recuperati e rivenduti c’è que-sta manager, che deve dare indicazioni per facilitare la selezione delle macerie, agevolare la decostruzio-ne. Ma anche la pubblica amministrazione ha bisogno di lui, per redigere norme e capitolati d’appalto che agevolino il riciclo dei rifiuti edili. Lauree: consigliate quelle in Ingegneria, Architettura, Scienze ambientali, meglio se associate a master post lauream.

www.ance.itwww.awn.it

Mobility Manager Figura introdotta nel ‘98, obbligatoria per le imprese con oltre 800 dipendenti e per gli enti pubblici con oltre 300 dipendenti per unità locale. È responsa-bile della mobilità del personale, con l’obiettivo di ottimizzarne gli spostamenti, per ridurre l’uso del veicolo privato. I suoi strumenti: il Piano spostamen-ti casa-lavoro, car sharing, car pooling, trasporto a chiamata, navette aziendali. Per formarsi, tuttavia, non esiste un titolo di studio specifico. Le lauree in Economia aziendale, ingegneria o sociologia sono comunque utili. A oggi però sono ancora poche le re-altà con un proprio mobility manager: se ne contano meno di mille in tutta Italia.

www.euromobility.org

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17Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs

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Pedologo Il ruolo del pedologo è sconosciuto a molti: rileva, classifica e conserva il suolo. Realizza le cartografie dei vari luoghi, indaga sulla situazione idrologica, magari per assistere le attività agricole o vinicole. Il pedologo è quindi utile per la bonifica dei suoli, valutare l’impatto ambientale di un’attività, gestire discariche, anche in collaborazione con gli enti locali.La pedologia si studia in Scienze naturali, ambientali, Geologia, Agraria. Per specializzarsi, esistono anche corsi post lauream.

www.aip-suoli.itwww.aipin.it www.societapedologia.it

Promotore finanziario verde Il vento spira a favore di questo professionista che, da solo o come impiegato di istituti finanziari, aiuta gli investitori a districarsi tra le azioni di Borsa per l’acquisto di fondi d’investimento, mutui e pensio-ni integrative basate su titoli della green economy. Ovviamente, oltre al percorso formativo dei promoter tradizionali (diploma, laurea in Economia o Legge e iscrizione all’albo dei promotori), deve avere ben chiare le tendenze ambientali e le dinamiche del set-tore, che al momento sembra uno dei più vitali e con grandi margini di crescita.

www.albopf.itwww.anasf.itwww.assoreti.it

Risk Manager ambientale Dopo l’entrata in vigore della direttiva 2004/35/CE (latrice del principio “chi inquina paga”), le aziende hanno dovuto prendere coscienza dei rischi ambien-tali e farsi carico della sostenibilità ambientale delle loro attività. Non basta una polizza contro i danni am-bientali, ma bisogna fare in modo di prevenire i rischi d’inquinamento. Qui entra in gioco il risk manager, che individua i punti deboli di un’azienda dal punto di vista ambientale e propone le soluzioni migliori per evitare calamità naturali.Alla base del suo lavoro, una laurea in Gestione del rischio o Ingegneria civile.

www.anra.itwww.cineas.itwww.uni.com

Tecnico della qualità bio Il settore del biologico è in continua espansione, aumentano le aziende, così come la domanda di pro-dotti bio. Nulla di strano che occorrano sempre più tecnici per verificare l’effettivo rispetto delle norme in materia. Questa figura, centrale negli organismi certificatori, ha il compito di controllare le tecniche di coltivazione, l’uso dei terreni, i sistemi di preven-zione, nonché la correttezza di documentazioni e registri in possesso delle aziende agricole. Per legge, deve avere una delle lauree in Scienze agrarie, fore-stali, alimentari, Chimica. Molto utili anche i master in Agricoltura biologica.

www.aiab.itwww.cepas.it

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18 Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs

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Valutatore di impatto ambienta-le genetico

Quali conseguenze hanno le biotecnologie su uomo e ambiente? Quali sono gli impatti sulla salute uma-na dell’uso degli Ogm? Su tutto questo indaga il valutatore d’impatto ambientale genetico. Effettua analisi del territorio, valuta i rischi, presenta rapporti sull’impatto ambientale e coordina ricerche per conto degli organismi tecnici negli enti locali, nelle agenzie per l’ambiente, negli enti di ricerca. Indispensabile la laurea specialistica in Economia, Agraria, Ingegneria gestionale o Biologia. Altrettanto essenziale un master post lauream in Biotecnologie e Valutazione d’impatto ambientale.

www.icgeb.trieste.it

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19Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs

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3. Gjusti: i risultati dell’indagine dell’Università Bicocca di Milano

Il Progetto GJUSTI Green Jobs, universi-tà scuole, territorio, è stato realizzato nel territorio di Milano est che comprende una trentina di comuni medio piccoli, per un totale di circa 400.000 abitanti.

La scelta del territorio della Martesana è stata fatta per almeno quattro motivi:

1. la ricchezza delle realtà economiche, so-ciali e culturali presenti sul territorio;

2. l’interesse manifestato dagli stessi attori sociali della zona verso il progetto;

3. la presenza di significative risorse umane e professionali;

4. l’interesse dell’unità di ricerca dell’Uni-versità Bicocca verso la doppia dimensione da una parte già urbana e dall’altra ancora rurale che caratterizza quest’area. Si tratta, infatti, di un territorio in transizione che an-cora non ha espresso tutte le sue potenzialità e a cui è ancora possibile dare alcune linee guida

Il progetto Gjusti-Martesana ha avuto come tema i green Jobs. Si tratta di un argomen-to vasto e per poterlo studiare al meglio e proporre esempi virtuosi da diffondere e replicare anche in altri contesti, è subito parso necessario conoscere la realtà territo-riale dal punto di vista imprenditoriale, così da studiare il suo rapporto con le tematiche ambientali e la sostenibilità.

A tal fine è stata realizzata dall’Università di Milano Bicocca – Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale - un’indagine per fotogra-fare l’esistente e fornire informazioni utili sulle “propensioni” delle aziende presenti nel territorio della Martesana nei confron-ti della green economy. Attraverso questa ricerca si è, quindi, inteso cogliere la rilevan-za, le esperienze e le prospettive di sviluppo dei green jobs nell’area della Martesana dal

punto di vista della imprese operanti nel ter-ritorio. Rispondendo al questionario tutte le imprese/enti/associazioni presenti sul terri-torio hanno potuto partecipare attivamente al progetto Gjusti-Martesana e contribuire alla realizzazione del primo studio sull’im-prenditoria green dell’Area Martesana.

Metodologia di ricerca sulle PMIIl questionario, progettato e testato dal

Dipartimento di Sociologia e ricerca sociale dell’Università di Milano Bicocca, è stato diffuso dall’Agenzia formazione orienta-mento lavoro est Milano (Afol) attraverso 3 differenti canali: comunicazione rivolta a redazioni web/periodici comunali, stampa locale; pagina dedicata sul sito www.agen-ziaestmilano.it; newsletter rivolta a imprese e comuni. Il questionario era in formato digi-tale e non richiedeva credenziali (username e password) per accedervi. La rilevazione è rimasta attiva per un mese (dal 18 marzo al 17 aprile 2013).

Il questionario è stato costruito in maniera quasi speculare a quello progettato per le indagini Eurobarometro (che coinvolgeva una serie più ampia di temi): in questo modo i risultati relativi all’area Martesana avreb-bero potuto essere comparati a quelli del resto d’Europa. L’indagine Eurobarometro, utilizzata a fini comparativi, ha coinvolto le piccole e medie imprese dei 27 Paese dell’UE; i risultati a livello europeo mostrano un’im-portante apertura verso la green economy e i green jobs, che si prospettano come il futu-ro motore dell’economia europea. L’indagine della Martesana era, invece, rivolta a Enti locali, Imprese, Associazioni di categoria, Sindacati, Agenzie di formazione e orienta-mento al lavoro, Associazioni dei consumato-ri, Organizzazioni del terzo settore e Coo-perative sociali. Il rispondente incaricato,

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20 Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs

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quindi, avrebbe dovuto fornire le rispo-ste facendo riferimento alle posizioni dell’attività per cui lavora e non a quelle proprie personali.

Il questionario era composto da 23 do-mande, divise in due aree:

a) anagrafica: tipo di attività, numero di addetti, ambito dell’attività, comune;

b) sostenibilità e green jobs: importanza della sostenibilità oggi e rispetto al passato, relative motivazioni, fattori di rallentamento, difficoltà nel reperimento di fondi destinati, efficienza energetica, prodotti e servizi gre-en, strategie sostenibili adottate, innovazioni introdotte, figure green assunte o poten-zialmente assumibili e ricadute sull’attività complessiva.

Le domande erano brevi, chiare e preve-devano alternative chiuse di risposta (al partecipante non era richiesto di scrivere la propria posizione, ma solo di collocarsi fra alternative di risposta già indicate). Ogni do-manda era corredata da una breve nota che indicava se fosse possibile fornire più di una risposta oppure si potesse fornire esclusiva-mente una sola risposta. Le risposte veniva-no direttamente archiviate in una matrice dati (utilizzata poi dai ricercatori per l’anali-si delle informazioni), garantendo l’assoluto anonimato del rispondente.

Sebbene si avesse a disposizione un numero molto elevato di potenziali rispondenti (oltre 20.000 attività/enti/associazioni presenti sul territorio), solo 76 si sono misurati con il questionario (e di queste solo 15 lo hanno compilato in ogni sua parte). Si tratta preva-lentemente di piccole-medie imprese italiane che operano sul territorio nazionale (impre-se individuali o piccole imprese con meno di 9 dipendenti), soprattutto nel campo dei servizi. Le loro opinioni sono state arricchi-

te da interviste in profondità condotte con testimoni privilegiati, esperti di green eco-nomy ed economia aziendale. La mancata adesione delle aziende a questa ricerca mo-stra come nel territorio il processo di avvici-namento alla green economy sia ancora in fieri e le prime assunzioni di professionalità green possano essere interpretate come un laboratorio di esperienze.

I risultati: fattori di crescita e di fre-no verso la sostenibilità ambientaleLa maggior parte degli intervistati ha

dichiarato che la propria azienda/impresa/ente dà molto importanza alla sostenibilità ambientale, ritenendo che l’attenzione della propria azienda/impresa/ente sia aumen-tata negli ultimi 4/5 anni per (in ordine di frequenza): ritenere l’ambiente una prio-rità, anticipare standard futuri di prodotti e servizi, avere un vantaggio competitivo, ottenere benefici fiscali e rispondere alla domanda di clienti e fornitori (le risposte fornite dall’indagine Eurobarometro sono sostanzialmente sovrapponibili).

Tra i fattori che, invece, hanno frenato gli investimenti per aumentare la sostenibilità della propria azienda/impresa/ente vengono citati l’eccessiva burocrazia, la crisi economi-ca, lo scarso interesse dei dipendenti, l’in-sufficienza della struttura dedicata, la scar-sa fiducia di ottenere incentivi e lo scarso interesse di clienti e fornitori. Entrando nelle specifico delle difficoltà a reperire fondi e con particolare riferimento ai programmi di finanziamento della sostenibilità (europei,

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21Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs

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regionali e locali), i rispondenti evidenziano difficoltà nel partecipare ai bandi, reperire i cofinanziamenti, creare reti/partnerariati, reperire informazioni, individuare pubbli-cizzazioni, gestire e rendicontare i fondi.

Tra le aziende/imprese/enti che hanno ade-rito all’iniziativa, solo 5 già offrono servizi e/o prodotti (prevalentemente alimentari e bevande, ma anche apparecchiature elettro-niche e meccaniche) green (mentre solo 3 sono certe di farlo entro i prossimi 2 anni), nell’ambito di prodotti e servizi sostenibi-li, prestazioni professionali finalizzate alla sostenibilità, materiale riciclato, trattamento dei rifiuti solidi, energie rinnovabili e con-trollo dell’inquinamento dell’aria.

Alcune strategie di sostenibilitàLe strategie di sostenibilità di processo

prevalentemente applicate negli ultimi 24 mesi sono: uso di energie rinnovabili e pulite, ricerca di sussidi, minor utilizzo di combustibili fossili e vendita e possesso al posto della proprietà degli strumenti neces-sari per lavorare. Le innovazioni di prodotto prevalentemente applicate negli ultimi 24 mesi sono: maggiore riciclabilità, migliori prestazioni ambientali e uso di materie pri-me bio e a km 0. Le innovazioni di processo prevalentemente applicate negli ultimi 24 mesi sono: minor consumo di energia, riu-tilizzo di scarti e materie secondarie, minor produzione di scarti ed emissioni, riduzio-ne delle distanze di approvvigionamento e trasporto, minor consumo di materie prime, minor consumo di energia e materiali nelle attività extra-produttive e mezzi di trasporto a minor impatto ambientale. Le innovazioni organizzative prevalentemente applicate negli ultimi 24 mesi sono: utilizzo di pro-dotti eco-compatibili, raccolta differen-ziata e gestione ambientale dei rifiuti,

riduzione del consumo di plastica, utilizzo di prodotti alimentari e biologici locali, azioni di mitigazione degli spazi aziendali e promozione della mobilità sostenibile dei dipendenti. Infine, le innovazioni orga-nizzative prevalentemente applicate negli ultimi 24 mesi sono: utilizzo di prodotti eco-compatibili, raccolta differenziata e gestione ambientale dei rifiuti, riduzione del consumo di plastica, utilizzo di pro-dotti alimentari e biologici locali, azioni di mitigazione degli spazi aziendali e promozione della mobilità sostenibile dei dipendenti.

Gli imprenditori della Martesana non sem-brano ancora conoscere pienamente e diffu-samente le potenzialità della green economy e l’applicabilità dei green jobs, sebbene la conoscenza e l’interesse verso la sostenibilità sia aumentato, anche in virtù delle normati-ve e linee guida, soprattutto europee, e delle conseguenti possibilità di benefici fiscali. Ma proprio la non continuità degli incentivi a favore della riorganizzazione sostenibile, come noto erogati a singhiozzo, finisce per rappresentare un fattore di ostacolo agli investimenti green sicuramente aggravato dalla crisi economica e dall’eccessiva buro-cratizzazione.

Per stimare la scarsa conoscenza delle potenzialità dei green jobs nell’area oggetto di indagine, si consideri che, secondo una recente indagine realizzata da Symbola e Unioncamere 7 il 38% delle assunzioni previ-ste dalle aziende riguarda figure professio-nali legate alla sostenibilità. In uno scenario nazionale decisamente preoccupante per l’occupazione giovanile, i green jobs sembra-

7 2011, Rapporto GreenItaly, www.union-camere.it

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22 Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs

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inventare nuovi business, potranno diventare parte attiva nello sviluppo della green eco-nomy. La domanda maggiore è sicuramente nel settore delle energie rinnovabili, e di certo spicca il manager in ambito Csr (responsabili-tà sociale d’impresa) come figura professiona-le, ma i ruoli coinvolti sono molto diversi. In prospettiva ci sarà un incremento trasversale che riguarderà in tutti i settori». Il professor Stanca teme tuttavia che la green economy non sia ancora considerata un’opportunità occupazionale dagli studenti universitari e, con poche eccezioni, abbia un ruolo margi-nale negli insegnamenti. C’e’ un significativo ritardo culturale in ambito accademico.

Valentina Castellani sottolinea che «gli studenti che si laureano in Scienze ambientali hanno ovviamente un interesse verso le pro-fessioni verdi, sia nell’ambito della consulenza alle aziende che vogliono rendere più green i propri prodotti, sia nell’ambito dell’appli-cazione di competenze tecniche in settori più direttamente connessi ai temi ambientali. I corsi seguiti dai ragazzi trattano sicuramente i temi della sostenibilità in modo più appro-fondito rispetto al passato (ad esempio, nel

no rappresentare uno spiraglio di luce.

In linea con lo scarso appeal che le imprese della Martesana hanno mostrato verso i green jobs, l’indagi-ne di Unioncamere evidenzia come la domanda più elevata di figure profes-sionali green è maggiormente diffusa tra le imprese del Sud. Le imprese però segnalano difficoltà a reperire il 30,3% dei green jobs in senso stretto e il 28,1% delle figure riconducibili alla green economy (+6 punti percen-tuali circa rispetto alle difficoltà di reperimento lamentate nel caso delle figure non riconducibili alla green economy). Il 15% circa del fabbisogno di green jobs rischia di rimanere insoddisfatto a causa di un’inadeguata preparazione dei candidati, per lo più non connessa a com-petenze acquisibili on the job. Esigenza alla quale l’offerta formativa si sta adeguando, se si pensa che nell’anno accademico 2011/2012 sono stati attivati 193 corsi di laurea in 54 atenei sui temi della sostenibilità ambientale (oltre un terzo dei quali al Sud).

3.1 Il parere dei docenti GjustiLuca Stanca, docente di Economia politica

all’Università di Milano-Bicocca, insieme alla collega Valentina Castellani, del Gruppo di ricerca sullo sviluppo sostenibile (Griss), e alla dottoressa Valentina Anzoise, ricerca-trice dello European Centre for Living Tech-nology all’Università Ca’ Foscari di Venezia, ha curato la formazione e offerto il supporto scientifico al progetto GJUSTI.

Secondo Luca Stanca: “Se la formazione dei giovani sarà in linea con le prospettive del mercato, essi avranno migliori opportunità occupazionali, ma se avranno la capacità di

Convegno Internazionale Gjusti 2010

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23Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs

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Quello degli investimenti verdi è di gran lunga il settore che tira di più in Italia, soprattutto se non lo si legge come filiera specifica, ma come chiave di cambiamento dell’intera economia». Nella politica italiana nessun esponente più di Ermete Realacci – 58 anni, tra i fondatori di Legambiente, attualmente presidente della Fon-dazione Symbola per le Qualità italiane difende più strenuamente i vantaggi di una riconversione verde del nostro sistema produttivo.

I green job quindi non sarebbero un settore, ma una nuova “filosofia” imprenditoriale?Esattamente. Non pensiamo solo a rinnovabili, risparmio energetico, rifiuti. Sono un pensiero chiave di cam-biamento connesso con tutte le attività che riducono l’impronta umana sull’ambiente e rendono meno nocivi i prodotti, grazie all’innovazione tecnologica.

Le aziende italiane sono consapevoli di questa opportunità?Sempre di più. I dati di Symbola e Unioncamere evidenziano che ormai un’azienda su quattro fa investimenti in green economy. E, ogni cento posti di lavoro creati nel 2012, 38 sono legati ad esse. In più, tali imprese hanno una propensione all’export doppia delle altre.

Immagino non siano concentrate in un singolo settore.No, sono assolutamente trasversali. Ma sono accomunate da un comune modo di intendere l’imprenditoria, considerandola un mix di ricerca, sviluppo, coesione sociale e rivalutazione del proprio territorio. Scelgono di puntare sulla qualità e sulla riduzione degli impatti. E questa scelta le premia. Un esempio straordinario è legato al vino: nel 1986, dopo lo scandalo del metanolo, aveva raggiunto il punto più basso della sua storia. Il settore aveva puntato sulla quantità, ottenendo ricavi molto bassi. Grazie a tale crisi, c’è stato il cambio di rotta. Oggi si produce il 50% in meno ma si ricava 7-8 volte di più. Esportavamo per 700 milioni. Oggi siamo a 5 miliardi. E, oltre al reddito, i produttori hanno riconquistato identità e orgoglio per la propria terra.

La politica sta sottovalutando le opportunità lavorative della green economy?Purtroppo la politica “ufficiale” si perde in dibattiti marginali per il futuro del Paese. Abbiamo perso anni a discutere dell’articolo 18. Nella mia vita non ho mai incrociato una sola azienda che l’ha indicato come un problema.

E quali sono invece i problemi da scardinare?L’inefficienza amministrativa, la burocrazia, la corruzione, l’illegalità, l’assenza di incentivi per la ricerca e lo sviluppo. C’è un grande dibattito sull’Imu che pesa meno di 200 euro pro capite. Tra costruire bene e costruire male una casa di sono 1500 euro di consumi evitati.

Ormai è troppo tardi?No, ma non dobbiamo perdere altro tempo. Dobbiamo agire su due fronti: affrontare i mali antichi dell’Italia (debito pubblico, evasione fiscale, lungaggini burocratiche, mafie). E poi dobbiamo adeguarci al mondo che cambia, investendo in coesione sociale, nei nostri territori e nella qualità delle relazioni. Carlo Cipolla diceva: “Produrre, all’ombra dei campanili, cose che piacciono nel mondo”. Mi sembra una sintesi perfetta.

Il parere di un esperto: intervista ad Ermete Realacci

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24 Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs

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corso di laurea magistrale in Scienze e tecno-logie per l’ambiente e per il territorio ci sono corsi sui sistemi energetici e le energie rinno-vabili e sulla biorefinery e gli altri processi di chimica verde)».

Per quanto riguarda le professioni che aprono maggiori opportunità occupazio-nali, la professoressa Castellani ritiene che «Attualmente ci sono maggiori possibilità nell’ambito della gestione/recupero/riciclo dei rifiuti e in quello delle energie rinnovabili. Sta poi crescendo il numero di ragazzi chiamati come consulenti ambientali in settori non strettamente verdi. Spesso le aziende chiedo-no analisi sul loro ciclo di vita per compren-dere come migliorare l’efficienza nel consu-mo di energia e di materie prime, riducendo quindi i costi. L’altro aspetto che sta diventan-do rilevante è quello della comunicazione: le imprese si stanno accorgendo che la capacità di comunicare il valore aggiunto della sosteni-bilità può essere una leva di competitività da sfruttare».

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Fonte: Green Jobs: towards decent work in a sustainable, low carbon world (2008)

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Sintesi della legislazione europea sulle politiche di sviluppo sostenibile http://europa.eu/legisla-•tion_summaries/environment/sustainable_development/index_it.htm

New Skillsf or New Jobs: Action Now. A report by the Expert Group on New Skills for New Jobs •prepared for the European Commission, 2010.

Sharp increase in unemployment in the EU, di Remko Hijman, Popolation ans Social Condition, •Eurostat - Statistic in Focus 53/2009 http://epp.eurostat.ec.europa.eu/cache/ITY_OFFPUB/KS-SF-09-053/EN/KS-SF-09-053-EN.PDF

Verso la Green Economy. Lotta ai cambiamenti climatici e fonti rinnovabili: gli investimenti, le •ricadute occupazionali, le nuove professionalità, a cura di IRES, Rapporto di Ricerca - Bozza N. 04/2010 http://www.ires.it/files/Rapp_IRESFONTI%20RINNOVABILI_23mar2010.pdf

L’Italia del presentismo, Rapporto Italia 2013 di Eurispes http://www.eurispes.eu/content/rap-•porto-italia-2013-25a-edizione

Ricerca di Ires Cgil, Filctem Cgil e Università di Urbino •2011, Rapporto GreenItaly, www.unioncamere.it•Green Jobs: towards decent work in a sustainable, low carbon world, • http://www.unep.org/PDF/UNEPGreenjobs_report08.pdf

Speciale “Lavori verdi”, maggio 2013, Valori.•

Bibliografia

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27Capire la Finanza - Finanza verde e Green Jobs

Fondazione Culturale Responsabilità Etica

La Fondazione Culturale Responsabilità Etica (www.fcre.it) è stata fondata da Banca Etica per promuovere nuove forme di economia sostenibile, per diffond-ere i principi della finanza eticamente orientata, per analizzare il funzionamento della finanza e proporre soluzioni nella direzione di una maggiore sostenibilità. Per realizzare questi obiettivi, la Fondazione lavora in rete e partecipa alle inizia-tive e alle campagne delle organizzazioni della società civile in Italia e a livello internazionale.

Nell’ambito delle proprie attività, la Fondazione ha deciso di proporre queste schede “capire la finanza”. Le schede provano a spiegare in maniera semplice i principali meccanismi e le istituzioni del panorama finanziario internazionale, dalle istituzioni internazionali ai paradisi fiscali, dai nuovi strumenti finanziari alle banche e alle assicurazioni. Con queste schede ci auguriamo di dare un con-tributo per comprendere le recenti vicende in ambito finanziario e per stimolare la riflessione nella ricerca di percorsi alternativi.

Le schede sono realizzate in collaborazione con il mensile Valori.Valori (www.valori.it) è un mensile specializzato nei temi dell’economia sociale, della finanza etica e della sostenibilità. E’ tra le testate più autorevoli in Italia a trattare questioni complesse e “difficili” relative al mondo dell’economia e della finanza in maniera approfondita ma al tempo stesso comprensibile: denuncian-done le ingiustizie, evidenziandone le implicazioni sui comportamenti individu-ali e sulla vita della società civile a livello sia locale che globale, e promuovendo le esperienze, le progettualità e i percorsi dell’economia sociale e sostenibile.

Per contatti e per maggiori informazioni: [email protected]


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