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SCHEDE PER FORMAZIONE E AGGIORNAMENTO - fismlecco.it · scuola dell’infanzia nella Diocesi di...

Date post: 20-Feb-2019
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1 SCHEDE PER FORMAZIONE E AGGIORNAMENTO Le presenti schede, realizzate per approfondire le nozioni biblico teologiche delle educatrici della scuola dell’infanzia nella Diocesi di Milano, non hanno la pretesa di proporsi come un discorso didattico da offrire direttamente nella programmazione annuale delle relative scuole. Nonostante non si tratti di vere e proprie lezioni teologiche, queste pagine propongono un contributo nell’approfondimento delle conoscenze della religione Cristiana Cattolica della singola insegnante, cercano di stimolare l’interesse personale ai contenuti della fede, vogliono essere d’aiuto al cammino spirituale di ognuno che ha necessità di solide basi su cui poggiarsi. Il percorso si sviluppa affrontando in modo molto sintetico i tre nuclei centrali della fede cristiana: la Sacra Scrittura, Gesù e il suo Dio, la Chiesa. La struttura delle lezioni proposte mira a svolgere tematiche forse note ai più e che probabilmente appariranno deficitarie di molti approfondimenti ma, si spera, riescano a provocare il gusto per l’interesse e la ricerca personale. A tale scopo sarà dedicata l’appendice di ogni singola lezione dove si troverà anche una breve bibliografia di testi che punta ad integrare e indagare meglio quanto già affrontato nella scheda e che si lascia alla libera iniziativa di ciascuno.
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SCHEDE PER FORMAZIONE E AGGIORNAMENTO Le presenti schede, realizzate per approfondire le nozioni biblico teologiche delle educatrici della scuola dell’infanzia nella Diocesi di Milano, non hanno la pretesa di proporsi come un discorso didattico da offrire direttamente nella programmazione annuale delle relative scuole. Nonostante non si tratti di vere e proprie lezioni teologiche, queste pagine propongono un contributo nell’approfondimento delle conoscenze della religione Cristiana Cattolica della singola insegnante, cercano di stimolare l’interesse personale ai contenuti della fede, vogliono essere d’aiuto al cammino spirituale di ognuno che ha necessità di solide basi su cui poggiarsi. Il percorso si sviluppa affrontando in modo molto sintetico i tre nuclei centrali della fede cristiana: la Sacra Scrittura, Gesù e il suo Dio, la Chiesa. La struttura delle lezioni proposte mira a svolgere tematiche forse note ai più e che probabilmente appariranno deficitarie di molti approfondimenti ma, si spera, riescano a provocare il gusto per l’interesse e la ricerca personale. A tale scopo sarà dedicata l’appendice di ogni singola lezione dove si troverà anche una breve bibliografia di testi che punta ad integrare e indagare meglio quanto già affrontato nella scheda e che si lascia alla libera iniziativa di ciascuno.

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SCHEDA 1 LA BIBBIA O SACRA SCRITTURA

INDICE

1 Qualche nozione preliminare ...........................................................................................3 1.1 La Bibbia oggi ..............................................................................................................3 1.2 La “Dei Verbum” .........................................................................................................4

2 Storia, struttura e ispirazione della Bibbia ....................................................................5

2.1 La struttura della Bibbia. Il problema del canone e i due canoni .............................5 2.1.1 La parola di Dio e le lingue degli uomini (dalla trasmissione orale al testo scritto) .5 2.1.2 Il problema della traduzione ....................................................................................6 2.1.3 I canoni biblici .........................................................................................................6 2.1.4 La parola di Dio e il linguaggio umano (i generi letterari) ......................................7

2.2 Un autore e tanti scrittori. L’ispirazione .....................................................................8 3 Come i cristiani leggono la Bibbia, la Parola di Dio ......................................................9

3.1 Conseguenze per la lettura della Bibbia ....................................................................10

4 I testi neotestamentari e la loro lettura .........................................................................10 4.1 Struttura generale del NT ..........................................................................................10 4.2 La formazione dei vangeli ..........................................................................................11 4.3 I singoli Vangeli .........................................................................................................13

4.3.1 Il Vangelo di Marco ...............................................................................................13 4.3.2 Il Vangelo di Matteo ..............................................................................................14 4.3.3 Il Vangelo e gli Atti degli Apostoli. L’opera di Luca ............................................14 4.3.4 Il Vangelo di Giovanni ...........................................................................................15

4.4 Le lettere apostoliche ..................................................................................................16 4.5 L’Apocalisse ................................................................................................................16 4.6 Gli scritti apocrifi .................... ...................................................................................17

APPENDICE ..........................................................................................................................18 A La Bibbia nei primi secoli del cristianesimo ................................................................18 B Il caso Galileo ................................................................................................................18 C Rotoli, papiri e codici ....................................................................................................19 D Racconti biblici e culture circonvicine .........................................................................20 E Il libro dei segni del Vangelo di Giovanni ....................................................................20 BIBLIOGRAFIA .....................................................................................................................22

 

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LA BIBBIA O SACRA SCRITTURA 1   Qualche nozione preliminare Cosa si intende con la parola “Bibbia”? Probabilmente sappiamo che è il testo sacro più diffuso al mondo, che interessa due grandi religioni monoteiste come l’ebraismo e il cristianesimo e forse poco altro. Crediamo che per un cristiano questo non sia sufficiente, perciò, senza fare grandi sforzi, vorremmo dire qualcosa di più riguardo al libro più pubblicato e studiato nella storia, per esempio, quali sono le sue particolarità, la sua origine, la sua struttura, il suo significato, i suoi autori. Vorremmo anche chiederci il motivo per cui, mentre alcuni considerano la Bibbia un testo sacro fra tanti, altri la considerano addirittura “Parola di Dio”. A mo’ di premessa è doveroso ricordare che Dio parla all’uomo in molti modi diversi secondo la sua fantasia, il suo estro e attraverso la storia di un popolo; si manifesta nella vita dell’uomo passando negli avvenimenti di tipo naturale (alba, tramonto ecc.) o straordinario (una catastrofe), ma parla anche attraverso il cuore cioè attraverso le emozioni, i desideri, le idee. Un esempio chiaro di come Dio si possa manifestare lo troviamo nella storia del popolo ebraico. Qui si scorge la presenza di Dio in molti avvenimenti e momenti differenti e, per un ebreo, ricordare la storia del proprio popolo, significa inevitabilmente richiamare alla memoria la Bibbia che è racconto della partecipazione di Dio nella propria storia. Inoltre, gli ebrei considerano la Sacra Scrittura (altro nome del testo sacro) come una persona, i rotoli conservati nelle sinagoghe vengono “vestiti” con stoffe preziose e gemme a sottolineare l’importanza di un “qualcosa” che non è da intendere solamente un testo antico, bensì una persona. Leggere e conoscere la Parola di Dio è come leggere e conoscere Dio, la Parola merita attenzione e rispetto come se fosse Dio stesso. La Bibbia, che è nata come il “monumento” degli Ebrei, è stata completata dopo la venuta di Gesù diventando anche la storia della comunità cristiana1. È quindi un testo che trascende le appartenenze etniche o geografiche, essa è come un grande album di famiglia del tutto speciale, sempre pronto a essere sfogliato per riflettere sugli avvenimenti centrali della Rivelazione di Dio affinché possano essere ricordati e rivissuti. Rivivere (non solo ricordare) gli eventi della salvezza è essenziale per trovare speranza e sentirsi parte di una famiglia estesa a tutto il mondo, e unita nella fede. La Bibbia è sicuramente un testo importante per i cristiani ed è un testo molto antico al quale molte persone hanno dedicato (e dedicano tuttora) le loro energie e, in alcuni casi, la vita fino a morire per difendere la loro fede in Dio che dalla Bibbia si nutre. In ossequio a queste credenze, tradizioni e nel riguardo di coloro che vivono credendo nel Dio che nella Scrittura si è Rivelato, si ddeve considerare la Bibbia con molto rispetto. 1.1 La Bibbia oggi Con il Vaticano II2, in modo particolare con la Costituzione Dei Verbum centrata sulla Rivelazione di Dio, si accentuò nella Chiesa cattolica la necessità di conoscere la Bibbia quale luogo di partenza per lo studio teologico, per la vita liturgica e per la vita di preghiera. Ci basti leggere i cap. I, III, IV, V, per

                                                                                                               1 Non è nostro interesse ora sviluppare il ruolo della Bibbia nella storia del popolo ebraico. Il discorso sarebbe molto articolato e complesso, per eventuali approfondimenti si rimanda alla bibliografia. 2 Il Concilio Vaticano II (1962-1965) fu un evento di portata capitale per la Chiesa. Per conoscere i documenti di tale Concilio Ecumenico si rimanda alla bibliografia.

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scoprire la continuità e la novità, rispetto a una lunga tradizione cristiana, di interpretazione dei testi. L’adeguata “centralizzazione” dell’epoca tridentina se da un lato era stata una pronta risposta alla riforma protestante, dall’altro lato aveva prodotto un irrigidimento circa la lettura del testo che, con il passare del tempo, rivelò una sorta di ristrettezza e di incapacità nell’affrontare le sfide che nascevano nel contesto dell’epoca moderna3. Si pensi al rapporto fra fede e scienza, per esempio, nel “caso Galileo”, al rapporto fra fede e cultura in modo particolare agli studi filosofici circa l’interpretazione dei testi (epistemologia, semiotica ecc.). Proprio da questa storia impariamo che, per una corretta lettura della realtà, è necessaria una visione bifocale. Solo attraverso l’uso di entrambe i nostri occhi possiamo vedere gli oggetti in prospettiva, valutandone la distanza e la profondità. Così, per la lettura della Bibbia, si rendono necessari sia uno sguardo scientifico sia uno sguardo religioso-simbolico per conoscere in modo corretto la realtà, operare una scelta univoca (utilizzando solo uno dei due punti di vista) porta all’errore e al male. Purtroppo, ai nostri giorni, si corre spesso il rischio di scegliere esclusivamente uno sguardo scientifico trascurando quello religioso-simbolico.

1.2 La “Dei Verbum” Dalla Costituzione Apostolica Dei Verbum comprendiamo subito l’origine e il contenuto della Bibbia, il desiderio di Dio di rivelarsi all’uomo, l’auto-comunicazione di Dio:

Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelarsi in persona e manifestare il mistero della sua volontà, mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, hanno accesso al Padre nello Spirito Santo e sono resi partecipi della divina natura. Con questa Rivelazione infatti Dio invisibile nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi, per invitarli e ammetterli alla comunione con sé. (DV 2)

Dio, il quale crea e conserva tutte le cose per mezzo del Verbo, offre agli uomini nelle cose create una perenne testimonianza di sé; inoltre, volendo aprire la via di una salvezza superiore, fin dal principio manifestò se stesso ai progenitori. (DV 3)

                                                                                                               3 Dopo lo scisma che aveva separato la Chiesa latina da quella ortodossa nel XIII sec., la Chiesa Cattolica, nel contesto della Riforma protestante del XVI sec., assiste alla nascita di nuove confessioni cristiane (luterani, calvinisti ecc.) che, per affrontare la questione della salvezza dell’uomo e del perdono di Dio iniziarono a studiare e interpretare in modo originale il testo biblico. Martin Lutero (monaco agostiniano) si mise a leggere studiare e interpretare i testi biblici, in modo particolare, la lettera di S. Paolo ai Romani. Da questa lettura, come è ben noto, i riformatori sposarono la teoria del “servo arbitrio”, sostennero che la salvezza venga da un puro dono di Dio senza alcun merito ed alcuna partecipazione da parte dell’uomo. La Controriforma o Riforma cattolica sposò, in opposizione a quella protestante, la teoria del “libero arbitrio” in cui si afferma che il dono di salvezza proveniente da Dio è dato a tutti coloro che lo accolgono e collaborano con Dio stesso. In questa breve trattazione stiamo evidentemente schematizzando ed irrigidendo le posizioni per favorirne la loro comprensione. Tuttavia, per onestà, è necessario ammettere che le posizioni, da entrambe le parti, non furono così nette. In ambito protestante si sviluppò nei secoli una notevole capacità di studio della Bibbia, furono i protestanti a studiare criticamente il testo sacro applicando le conoscenze scientifiche, filologiche ed esegetiche per la sua comprensione. In ambito cattolico per evitare possibili derive legate ad una arbitraria interpretazione della Bibbia, da una parte si scelse di “centralizzare” la corretta interpretazione del testo, dall’altra, per non apparire dei protestanti si cominciò, nel rispetto del testo biblico stesso, a non leggerlo nemmeno per evitarne la profanazione. La conseguenza fu che, nell’ambito della Chiesa Cattolica, si rese necessaria una maggiore formazione intellettuale del clero, inoltre, venne approntata la stesura dei catechismi e, fra questi, il più famoso, è il Catechismus ad parochos ad opera dell’allora Vescovo di Milano, il Santo Cardinale Carlo Borromeo. Questo fu un vero e proprio prontuario omiletico, riservato ai sacerdoti, per “tamponare” l’urgenza di una retta interpretazione del testo biblico e fare in modo che l’omelia fosse legata alla vita concreta delle persone convenute in chiesa per la liturgia eucaristica.

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Con la divina Rivelazione Dio volle manifestare e comunicare se stesso e i decreti eterni della sua volontà riguardo alla salvezza degli uomini, «per renderli cioè partecipi di quei beni divini, che trascendono la comprensione della mente umana». (DV 6)

Il contenuto essenziale della Dei Verbum si può esprimere attraverso una semplice affermazione ossia: i cristiani riconoscono che Dio ha parlato all’uomo, si è rivelato all’uomo, in primo luogo nel creato e più ancora mediante alcune persone come Abramo, Mosè, i profeti, Gesù. Attraverso la Rivelazione di Dio, agli uomini è reso possibile partecipare alla natura di Dio. La storia di questa azione e di questa relazione si chiama “storia della salvezza” ed è caratterizzata dalla volontà di Dio di instaurare, in maniera definitiva, la comunione perfetta d’amore con l’uomo, vincendo le resistenze che si oppongono a questo progetto cioè il peccato. Il contenuto della Bibbia si sviluppa secondo la narrazione della storia della salvezza di Dio con il suo popolo, questo racconto ha valore per tutti gli uomini di ogni tempo e di ogni luogo. La Bibbia, infatti, è la testimonianza scritta dell’alleanza d’amore tra Dio e gli uomini, iniziata con Abramo e con il popolo ebraico e diventata definitiva mediante Gesù Cristo. Per esprimerci in termini più semplici: la Bibbia contiene la rivelazione che Dio fa di se stesso agli uomini per dare a loro la possibilità di conoscerlo e amarlo. 2 Storia, struttura e ispirazione della Bibbia Il termine “Bibbia” deriva dal greco ta biblia e significa “i libri”4. Con esso si intende l’insieme dei testi ritenuti sacri da ebrei e cristiani. La Bibbia cristiana è distinta in due parti: l’Antico Testamento e il Nuovo Testamento. L’Antico Testamento (AT) è composto da libri scritti prima della nascita di Gesù; il Nuovo Testamento (NT) è formato da libri scritti dopo la morte e la risurrezione di Gesù. Il termine “testamento” è da comprendere diversamente da come lo intendiamo nella lingua comune, traduce il latino testamentum, usato per rendere il termine ebraico berith, che significa “patto”, “alleanza”. I cristiani chiamano Antica Alleanza quella iniziata da Dio con il popolo ebraico riportata nell’Antico Testamento, mentre, la Nuova Alleanza è quella inaugurata e portata a compimento da Gesù descritta nel Nuovo Testamento. 2.1 La struttura della Bibbia. Il problema del canone e i due canoni Come sono organizzati i vari libri all’interno della Bibbia? Da dove arrivano e perché sono disposti in questo modo? In questo paragrafo cercheremo di dare risposta a queste domande, prima però accenniamo al problema della traduzione dei testi antichi. 2.1.1 La parola di Dio e le lingue degli uomini (dalla trasmissione orale al testo scritto) Molto tempo prima di imparare l’uso della scrittura le tribù nomadi che si spostavano tra la Mesopotamia e l’Egitto, portavano con sé i racconti della propria gente tramandandoli oralmente di

                                                                                                               4 Il greco “ta biblia” è l’equivalente dell’ebraico “ha sefarim”, i libri. Il termine italiano “Bibbia” deriva dalla traduzione del greco al latino “biblos”.

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padre in figlio5. Questo procedimento, che fu una modalità importante di comunicazione, rese possibile la conservazione degli avvenimenti significativi della storia di quei popoli, storia che successivamente iniziò a fissarsi nelle raccolte scritte. Anche le vicende narrate dalla Bibbia arrivano da queste popolazioni e dalle culture a loro vicine e, anche i racconti biblici, sono stati prima tramandati oralmente e poi riportati per iscritto su fogli di papiro. I testi della Bibbia, quindi, richiedono la conoscenza di numerosi elementi che devono essere considerati nel momento in cui ci si accosta allo studio del testo sacro. Anzitutto dobbiamo considerare le lingue in cui sono stati scritti, l’ebraico (per la quasi totalità dell’AT) e il greco (per il NT). La motivazione del bilinguismo sta nel fatto che i testi non sono stati scritti tutti nello stesso periodo, i più recenti (NT) vengono redatti quando la lingua ebraica scritta venne sostituita dal greco. Altro aspetto da non tralasciare è appunto la datazione dei testi. Essendo testi molto antichi ed appartenenti ad epoche storiche molto diverse, per comprenderli è necessario calarsi nella cultura storico-geografica che li ha prodotti. Proviamo a essere più espliciti aiutandoci con un esempio banale: potremmo affermare che la Divina Commedia di Dante sia scritta in italiano? E chi sarebbe in grado di leggerla e comprenderla senza conoscere la cultura e l’italiano della toscana del 1300? Così, a maggior ragione, sarà necessario comprendere la cultura e la scrittura di un popolo mediorientale che da più di 5000 anni racconta la sua storia con Dio. 2.1.2 Il problema della traduzione Prima di giungere a noi nella lingua italiana, la Bibbia, è stata tradotta attraverso molti passaggi. Il procedimento non è stato innocuo e ci permette di comprendere un altro aspetto da non sottovalutare, quello della traduzione da una lingua all’altra nel tentativo di restare fedeli al testo originale, senza stravolgerlo o violentarlo, perché diventi comprensibile nel contesto socio-culturale di chi lo legge. Vi sono molte traduzioni antiche della Bibbia che testimoniano la sollecitudine delle comunità dei credenti nel trasmettere i contenuti della fede, queste seguono la diversità delle lingue presenti nel mondo allora conosciuto, tra le più importanti traduzioni antiche troviamo quella dei LXX (Settanta)6 e la Vulgata7. Dalla traduzione latina derivarono poi tutte le traduzioni nelle varie lingue tra cui anche l’italiano, ancora oggi la Bibbia, che è il libro più diffuso nel mondo, è tradotto in ben 2.261 lingue e dialetti diversi. 2.1.3 I canoni biblici Stabilire se un testo sia canonico8 ossia se parla in modo corretto di Dio e del modo attraverso il quale l’uomo può entrare in relazione con lui, è davvero un problema complesso, inoltre, una difficoltà                                                                                                                5 Per approfondire questo argomento sull’origine dei testi biblici e sulla loro divulgazione si rimanda ai testi in appendice. 6 Nel III secolo d.C. re Tolomeo II d’Egitto volle conoscere le leggi sacre degli ebrei e incaricò un gruppo di studiosi ebrei di Alessandria d’Egitto di volgere in lingua greca la Bibbia ebraica. Questa traduzione, chiamata “dei Settanta”, (secondo una tradizione, infatti, i traduttori erano una settantina e portarono a termine il lavoro individualmente in settanta giorni) fu poi utilizzata con frequenza dai cristiani. 7 Alla fine del IV secolo d.C. San Girolamo tradusse l’intera Bibbia dall’ebraico e dal greco in un latino elegante, con l’intento di rendere il senso generale dei testi anziché di fornire una traduzione letterale. Essa fu poi dichiarata “autentica”, cioè rispondente ai contenuti della fede, dal Concilio di Trento. Venne chiamata “Vulgata”, termine derivante dal latino che significa “divulgata”, perché era molto diffusa tra il popolo. 8 Il termine “canonico” fa rifermento al “canone” (dal greco kanon = misura) antico strumento di misura. I testi considerati “canonici” sono quelli che vengono ritenuti in grado di essere capaci di svelare il mistero di Dio e di essere “strumenti di misura” della vita e della fede del credente. Sono i libri ispirati e, come tali, da accogliere.

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ulteriore è data dal fatto che il libro che viene riconosciuto canonico deve possedere un contenuto che non si trova in contrasto con gli altri già considerati canonici. Il canone ebraico, stabilito intorno al 100 d.C., esclude tutti i testi vergati in una lingua diversa dall’ebraico. La Bibbia ebraica prende il nome di TaNaKh ed è un insieme di 39 libri suddivisi in tre grandi gruppi: Torah (Ta), Nebi’im (Na), Ketùbim (Kh). Torah (legge): contiene i primi cinque libri, Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio. Con un termine greco che sottolinea il numero cinque, questo gruppo viene chiamato dai cristiani Pentateuco. Nebi’im (profeti): si divide in una parte riservata ai profeti anteriori: Giosuè, Giudici, 1 e 2 Samuele, 1 e 2 Re e in una parte riservata ai profeti posteriori: Isaia, Geremia, Ezechiele e i cosiddetti 12 profeti minori. Ketùbim (scritti): inizia con il libro dei Salmi, di Giobbe e dei Proverbi; cui seguono i cosiddetti cinque rotoli: Cantico dei Cantici, Rut, Lamentazioni, Qohelet, Ester e si conclude con Daniele, Ésdra, Neemia e 1-2 Cronache. Il canone cristiano cattolico, fissato in maniera definitiva nel Concilio di Trento (1546), per quanto riguarda l’Antico Testamento, aggiunge ai libri del canone ebraico altri sette libri (detti “deuterocanonici” perché riconosciuti canonici dalla Chiesa solo in un secondo tempo): Tobia, Giuditta, 1 e 2 Maccabei, Baruc, il libro della Sapienza e il Siracide. Completano il canone cristiano i 27 libri del Nuovo Testamento. Lo stesso canone è seguito dai cristiani ortodossi, mentre, i cristiani protestanti, per quanto riguarda l’Antico Testamento, optano per il canone ebraico. Per facilitare la consultazione della Bibbia e la ricerca dei tesori in essa nascosti, nel 1555 uno stampatore, Roberto Stefano, la divise in capitoli e in versetti. Questo sistema si rivelò talmente utile che non fu più modificato e venne usato in seguito da tutti gli editori9. 2.1.4 La parola di Dio e il linguaggio umano (i generi letterari) Se i testi biblici abbracciano un periodo di composizione lungo più di 1000 anni, se ne deduce che non si debba considerare tutto come l’opera di un unico redattore, ma di diversi. Ciascun redattore scrisse partendo dalle proprie capacità e dalla propria cultura, rivolgendosi a destinatari sempre diversi: per

                                                                                                               9 Per trovare quindi un brano della Bibbia, dopo aver individuato il libro in cui è inserito, ci si indirizza al primo numero che si trova dopo la sigla del libro e che indica il capitolo. All’interno del capitolo si scorrono i numeri dei versetti fino a trovare quello o quelli che si vogliono leggere. Ad esempio, se cerchiamo Mc 2,1-12 dovremo orientarci nel Nuovo Testamento, al libro di Marco, capitolo 2, versetti dall’1 al 12 compresi.

Torah (legge): contiene i primi cinque libri, Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio. Con un ter-mine greco che sottolinea il numero cinque, questo gruppo viene chiamato dai cristiani Pentateuco. Nebi'im (profeti): si divide in una parte riservata ai profeti anteriori: Giosuè, Giudici, 1 e 2 Samuele, 1 e 2 Re e in una parte riservata ai profeti posteriori: Isaia, Geremia, Ezechiele e i cosiddetti 12 profeti minori. Ketùbim (scritti): inizia con il libro dei Salmi, di Giobbe e dei Proverbi; cui seguono i cosiddetti cinque rotoli: Cantico dei Cantici, Rut, Lamen-tazioni, Qohelet, Ester e si conclude con Daniele, Ésdra, Neemia e 1-2 Cronache. IL CANONE CRISTIANO-CATTOLICO. Il canone cattolico, fissato in maniera definitiva nel Concilio di Trento (1546), per quanto riguarda l'Antico Testamento, aggiunge ai libri del canone ebraico altri sei libri (detti “deuterocanonici” perché riconosciuti ispirati dalla Chiesa solo in un secondo tempo): Tobia, Giuditta, 1 e 2 Maccabei, il libro della Sapienza e il Siracide. Completano il canone cristiano i 27 libri del Nuovo Testamento. I cristiani protestanti optano, per quanto riguarda l'Antico Testamento, per il canone ebraico mentre il canone dei cristiani ortodossi coincide con quello cattolico: AT = 46 libri; NT = 27 libri. Le traduzioni della Bibbia Vi sono molte traduzioni antiche della Bibbia, che testimoniano la sollecitudine delle comunità dei credenti nel trasmettere i contenuti della fede, seguendo la diversità delle lingue presenti nel mondo allora conosciuto. Le più importanti traduzioni antiche sono quelle dei LXX (Settanta) e la Vulgata. Nel III secolo d.C. re Tolomeo II d'Egitto volle conoscere le leggi sacre degli Ebrei e incaricò un gruppo di studiosi ebrei di Alessandria d'Egitto di volgere in lingua greca la Bibbia ebraica. Questa traduzione, chiamata dei Settanta, (secondo una tradizione, infatti, i traduttori erano una settantina e portarono a termine il lavoro in settanta giorni) fu poi utilizzata con frequenza dai cristiani. Alla fine del IV secolo d.C. san Girolamo tradusse la Bibbia dall’Ebraico ad un latino elegante, con l'intento di rendere il senso generale dei testi anziché di fornire una traduzione letterale. Essa fu dichiarata autentica, cioè rispondente ai contenuti della fede, dal Concilio di Trento. Venne chiama-ta Vulgata, termine derivante dal latino che significa “divulgata”, perché era molto diffusa tra il popolo. Ancora oggi la Bibbia è il libro più diffuso nel mondo, tradotto in ben 2.261 lingue e dialetti diversi.

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questi motivi nella Bibbia possiamo notare la presenza di differenti stili letterari (storico narrativo, normativo, poetico, profetico, sapienziale, epistolare ecc.) ed anche di varie particolarità linguistiche dell’ebraico e del greco.

2.2 Un autore e tanti scrittori. L’ispirazione Volutamente prima abbiamo parlato di diversi redattori (o agiografi) e mai di diversi autori. Per comprendere meglio, prendiamoci il piacere di leggere nuovamente Dei Verbum citata nella chiarezza e precisione del Catechismo della Chiesa Cattolica10 ai numeri 105-107:

105 Dio è l’Autore della Sacra Scrittura. “Le cose divinamente rivelate, che nei libri della Sacra Scrittura sono contenute e presentate, furono consegnate sotto l’ispirazione dello Spirito Santo. La Santa Madre Chiesa, per fede apostolica, ritiene sacri e canonici tutti interi i libri sia dell’Antico che del Nuovo Testamento, con tutte le loro parti, perché, scritti sotto ispirazione dello Spirito Santo, hanno Dio per autore e come tali sono stati consegnati alla Chiesa” (DV 21).

106 Dio ha ispirato gli autori umani dei Libri Sacri. “Per la composizione dei Libri Sacri, Dio scelse degli uomini, di cui si servì nel possesso delle loro facoltà e capacità, affinché, agendo Egli stesso in essi e per loro mezzo, scrivessero come veri autori tutte e soltanto quelle cose che Egli voleva” (DV 21).

107 I libri ispirati insegnano la verità. “Poiché dunque tutto ciò che gli autori ispirati o agiografi asseriscono, è da ritenersi asserito dallo Spirito Santo, si deve dichiarare, per

                                                                                                               10 Il Catechismo della Chiesa Cattolica (abbreviato CCC) è un testo del Magistero ecclesiale, organizzato in articoli, contenente la dottrina cristiano-cattolica, vale a dire, i contenuti della fede, ciò in cui ogni cristiano cattolico crede. La sua ultima pubblicazione fu approvata da Giovanni Paolo II e risale al 1992.

I codici più antichi a noi arrivati contengono tutta la Bibbia in greco: sono il Codice Vaticano (sec. IV), il Sinaitico (sec. IV), l'Alessandrino (sec. V) e altri. La parola di Dio e il linguaggio umano (i generi narrativi) Ciascun autore scrisse a partire dalle proprie capacità e dalla propria cultura, inoltre i vari autori si rivolgevano a destinatari sempre diversi, per questi motivi nella Bibbia possiamo notare la presenza di diversi stili letterari (testo storico narrativo, normativo, poetico, sapienziale, profetico, epistolare ecc.) ed anche la presenza di varie lingue principalmente l'ebraico ed il greco.

Genere letterario Contenuto Esempi Storico-narrativo Racconti e vicende storiche Gli Israeliti uscirono ben armati dal

paese d'Egitto (Esodo 13, 18).

Normativo Leggi e norme per regolare la vita sociale religiosa

"Non uccidere (Esodo 20,13).

Poetico Canti, salmi e preghiere Ascolta la voce del mio grido, o mio re e mio Dio, perché ti prego, Signore (Salmo 5, 3).

Sapienziale Proverbi e riflessioni sui grandi temi della vita

Una buona parola ridà vita, una parola falsa ferisce sul vivo (Proverbi 15, 4).

Profetico Profezie e insegnamenti che i profeti esprimevano in nome di Dio per aiutare il popolo a trovare la via del bene e per rimanere fedeli a Lui.

Un bambino nascerà per noi. Sarà il principe della pace (Isaia 9, 5).

Epistolare Lettere inviate dagli apostoli alle comunità cristiane sparse nel mondo per rafforzarle nella fede.

Paolo e Timoteo, servi di Cristo Gesù, a tutti i santi in Cristo Gesù che sono a Filippi, con i vescovi e i diaconi (Filippesi1, 1).

Il problema del canone ed i due canoni Stabilire se un testo è canonico ossia se parla in modo corretto di Dio e del modo attraverso il quale l’uomo può entrare in relazione con lui, è davvero un problema complesso. Un libro è riconosciuto canonico se il suo contenuto, ciò che dice di Dio e dell’uomo, non è in contrasto con gli altri libri già riconosciuti canonici. Infatti la parola canone deriva da canna, cioè da uno strumento usato come unità di riferimento per poter misurare. IL CANONE EBRAICO. La Bibbia ebraica prende il nome di TaNaKh ed è un insieme di 39 libri suddivisi in tre grandi gruppi: Torah (Ta), Nebi'im (Na), Ketùbim (Kh). Il canone ebraico, stabilito intorno al 100 d.C., esclude tutti i testi vergati in una lingua diversa dall'ebraico.

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conseguenza, che i libri della Scrittura insegnano fermamente, fedelmente e senza errore la verità che Dio per la nostra salvezza volle fosse consegnata nelle sacre Lettere” (DV 21).

Ciascun libro ha un proprio redattore, o anche più redattori, il quale narra la vicenda di Dio con il suo popolo. Anche se la Bibbia contiene tanti libri appartenenti a generi letterari diversi, essa va considerata come un’unica opera di cui ogni libro è una parte, il cui autore unico è Dio. Nonostante il grande arco di tempo abbracciato dalle narrazioni e la diversità di stili, di ambienti e di periodi storici, la Bibbia rivela un progetto unitario dall’inizio alla fine, si tratta di un fatto unico nella letteratura mondiale. La Bibbia viene definita “ispirata” perché i popoli e le comunità che la considerano testo sacro ritengono che Dio abbia ispirato il suo contenuto ai redattori, che vengono chiamati, per questo, “autori sacri”: la Bibbia è scritta da uomini su ispirazione di Dio11. Dire che furono ispirati da Dio, equivale ad affermare che nella loro esperienza hanno riconosciuto la presenza di Dio nel prendersi cura del suo popolo. Non dobbiamo pensare che Dio dettasse agli autori umani cosa scrivere o che questi uomini scrivessero in uno stato di trance (o di coscienza alterata). Ma che, come capita nell’esperienza della preghiera o nell’osservazione di un prodigio della natura, nella mente dei vari autori è nata l’intuizione di essere parte di un grandioso progetto che li superava: la vita è nelle mani premurose di Dio. Questa loro intuizione sintetica viene espressa attraverso uno scritto che entra a far parte della Bibbia. 3 Come i cristiani leggono la Bibbia, la Parola di Dio In modo più profondo, la Bibbia (come ricorda il Concilio Ecumenico Vaticano II) non è solo un album di ricordi che rende presenti gli avvenimenti passati, per i credenti essa è soprattutto Parola di Dio che ancora oggi agisce efficacemente in coloro che l’accolgono nel loro cuore. Ecco perché la sua lettura permette a ognuno di crescere nella fede e nel dialogo con Dio, ed ecco perché l’annuncio e l’ascolto della Parola di Dio sono irrinunciabili durante la preghiera personale, le celebrazioni e i riti che la Chiesa celebra. Per questi motivi è giusto e doveroso conoscere, comprendere e interpretare i testi sacri. Suddetto compito è anzitutto riservato al Magistero della Chiesa, alla Chiesa e alla sua Tradizione, proprio perché depositaria degli insegnamenti di Gesù, ad essa spetta il dovere di offrire ai fedeli la possibilità di leggere correttamente la Bibbia attraverso la sua interpretazione autorevole. Come abbiamo già avuto modo di notare, per l’interpretazione del testo, è di grande importanza la considerazione del contesto storico, la Parola di Dio infatti è giunta a noi da personaggi viventi in una storia umana e concreta, dentro culture diverse dalle nostre e diverse fra loro, trasmessa con linguaggi, immagini, simboli, anche miti di quei tempi. La Bibbia parla delle storie degli esseri umani in relazione con Dio, per questo i protagonisti manifestano pienamente tutta la loro umanità fatta di coraggio, di amore, di passione, ma anche di fragilità, debolezze e peccato. Tutti i protagonisti della storia biblica hanno trasmesso la Parola mettendoci anche la loro fede, la loro cultura, il loro carattere, il loro cammino di comprensione sempre maggiore di Dio e del suo messaggio.

                                                                                                               11 Il concetto di “ispirazione” spesso risulta essere poco chiaro e comprensibile, a tal proposito facciamo riferimento al testo di B. Maggioni, Attraverso la Bibbia, pp.32-36 citato nella bibliografia.

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3.1 Conseguenze per la lettura della Bibbia Tutto ciò scardina credenze semplicistiche riguardo l’origine dei libri sacri (Dio autore unico e gli agiografi ridotti a semplici strumenti), rende la Bibbia più interessante, mostra un cammino pedagogico: Dio conduce poco a poco il suo popolo verso una conoscenza sempre più chiara. Questa conoscenza è rischiarata da una luce che per noi cristiani è Gesù, per gli Ebrei sarà il Messia futuro. Noi cristiani, specialmente cattolici e ortodossi, aggiungiamo: Gesù ascoltato e riletto con la sua Chiesa. Ancora, dal CCC apprendiamo che:

108 La fede cristiana tuttavia non è una “religione del Libro”. Il cristianesimo è la religione della “Parola” di Dio, di una parola cioè che non è “una parola scritta e muta, ma del Verbo incarnato e vivente” [San Bernardo di Chiaravalle]. Perché le parole dei Libri Sacri non restino lettera morta, è necessario che Cristo, Parola eterna del Dio vivente, per mezzo dello Spirito Santo ci “apra la mente all'intelligenza delle Scritture” ( Lc 24,45 ).

Se dunque per comprendere pienamente (e cristianamente) la Scrittura è necessario Gesù Cristo, ci soffermiamo, nel prossimo capitolo, a conoscere quei testi neotestamentari che di Cristo ci parlano: i Vangeli. 4 I testi neotestamentari e la loro lettura I libri del NT, come già abbiamo visto per quelli dell’AT, non ebbero una gestazione istantanea. L’evangelista Luca ci fa notare in Lc 1,1-4 che prima dei Vangeli ci fu una storia concreta che scaturì in una predicazione viva, da qui si passò ad una tradizione diffusa con alcune prime raccolte di detti e fatti di Gesù, infine, si giunse a ciò che noi oggi conosciamo come “Nuovo Testamento”. Diversamente da come potremmo pensare, i primi testi che parlarono di Gesù e delle prime comunità cristiane, non furono i testi evangelici (anche se vengono collocati all’inizio del NT), ma le lettere apostoliche di S. Paolo. I Vangeli furono redatti successivamente alle lettere che Paolo e altri apostoli inviarono alle loro comunità e che si inserirono bene nella cultura ebraica e nella cultura ellenistico-romana del I secolo d.C. 4.1 Struttura generale del NT Il canone del N.T. È formato da 27 libri così suddivisi:

I quattro Vangeli: raccontano ed interpretano la vita di Gesù alla luce della Risurrezione. Gli Atti degli Apostoli: raccontano la vita e l’annuncio delle prime comunità cristiane. Le lettere degli apostoli: missive indirizzate dagli apostoli ad alcune comunità cristiane da loro

fondate. Tra loro si distinguono le lettere di S. Paolo (corpus paolino) dalle lettere di altri apostoli (dette lettere cattoliche).

L’Apocalisse: ricorda che alla fine dei tempi, con la Rivelazione (seconda venuta di Cristo), ci sarà l’incontro pieno con Gesù Salvatore.

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Nella tabella seguente troviamo la cronologia redazionale del NT (colonna a sinistra) e la struttura del NT come si trova nelle bibbie cristiano-cattoliche (colonna a destra).

4.2 La formazione dei vangeli La parola “vangelo” deriva dal greco evanghelion e significa “buona notizia”, “notizia lieta”, concretamente indica un “libretto” che racconta la vicenda di Gesù. Ma i quattro vangeli contenuti nella Bibbia non sono da intendere una biografia dettagliata di Gesù e, in questi secoli, sono stati sottoposti a

Introduzione generale ai vangeli

I documenti cristiani su Gesù di Nazareth Le principali fonti su Gesù di Nazareth che appartengono a scrittori cristiani corrispondo ai libri del Nuovo Testamento. Il canone del N.T. È formato da 27 libri così suddivisi: Quattro vangeli: raccontano ed interpretano la vita di Gesù alla luce della resurrezione. Atti degli Apostoli: raccontano la vita e l'annuncio delle prime comunità cristiane. Le lettere degli Apostoli: testi indirizzati dagli apostoli ad alcune comunità cristiane da loro fondate. Apocalisse: ricorda che alla fine dei tempi ci sarà l'incontro pieno con Gesù salvatore.

Cronologia degli scritti del Nuovo Testamento

Nuovo Testamento

40 d.C. 1-2 Tessalonicesi Vangeli e Atti

50 d.C. 1-2 Corinzi Matteo Mt

Filippesi Marco Mc

Romani Luca Lc

Galati Giovanni Gv

Giacomo Atti degli Apostoli At

1 Pietro Lettere di S. Paolo

Colossesi Romani Rm

Efesini 1-2 Corinzi 1-2 Cor

Filemone Galati Gal

Tito Efesini Ef

Vangelo di Marco Filippesi Fil

70 d.C. 1-2 Timoteo Colossesi Col

Ebrei 1-2 Tessalonicesi 1-2 Ts

80 d.C. Vangelo di Matteo 1-2 Timoteo 1-2 Tm

Vangelo di Luca Tito Tt

Atti degli Apostoli Filemone Fm

Giuda Ebrei Eb

2 Pietro Lettere Cattoliche

90 d.C. Vangelo di Giovanni Giacomo Gc

100 d.C. 1-2-3 Giovanni 1-2 Pietro 1-2 Pt

Apocalisse 1-2-3 Giovanni 1-2-3 Gv

Giuda Gd

Apocalisse

Apocalisse Ap

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severi studi storico-archeologici, scientifici ed ermeneutici12. Da tali studi, primariamente apprendiamo che nei Vangeli sono presenti riferimenti storici molto evidenti, infatti, oltre ad alcuni momenti della vita di Gesù, vi sono descritte le usanze, il modo di lavorare, la vita della società e della religione ebraica di duemila anni fa. Secondariamente comprendiamo che essi sono stati scritti per testimoniare la fede in Gesù morto e risorto e non, invece, per giustificare la religione cristiana. Se questi testi avessero dovuto assolvere la funzione di giustificazione del cristianesimo, alcuni particolari sconvenienti probabilmente sarebbero stati taciuti, come gli errori di Pietro, l’incomprensione di molti discepoli e il tradimento di Giuda. Infatti, non sono nascoste le difficoltà dei discepoli nel comprendere la missione di Gesù, talvolta sono messi in evidenza persino gli stessi difetti di coloro che furono i suoi diretti seguaci, tuttavia, nel descrivere la persona di Gesù sono evidenziati i suoi tratti singolari come l’amore per i peccatori, la pietà per tutti coloro che soffrono e sono oppressi, il rifiuto per ogni forma di ipocrisia, l’autorità con cui egli si presentava e di cui godeva presso il popolo. Tutti atteggiamenti inconcepibili per il clima religioso e culturale dell’epoca. Quanto affermato sin ora ci porta a ritenere che i Vangeli siano testi veritieri. Colui che scrive vuole mostrare il vero agire di Dio attraverso Gesù, Signore e Messia, nei confronti dell’uomo. Dio dona nuova vita a colui che gli si affida e chiede umilmente perdono per i propri peccati. Questa è la storia di ogni discepolo e di ogni santo cristiano. Il processo di formazione dei Vangeli vede protagonisti i primi discepoli che, dopo la morte di Gesù, annunciarono la sua risurrezione a persone che lo avevano conosciuto: Gesù fu un personaggio pubblico in Israele, molti lo avevano incontrato, avevano ascoltato la sua parola ed erano stati guariti da lui, quel Gesù che molti avevano conosciuto e che molti avevano visto morire, era risorto. Dunque, inizialmente, non vi era la necessità di spiegare ulteriormente chi fosse quell’uomo, ma urgeva dire la risurrezione, notizia che venne trasmessa solo in forma orale. Con il passare del tempo, delle generazioni e con la carenza di testimoni diretti, sorse il bisogno di mettere per iscritto i racconti della passione, morte e resurrezione affinché, la memoria degli ultimi istanti della vita di Gesù, non si estinguesse. Ci si rese conto che, per conoscere il Signore, era fondamentale ricordare le sue parole e i suoi gesti quando camminava e viveva con i suoi discepoli. Ciò che più stupisce della scrittura dei Vangeli è la loro stesura, infatti, non sono stati scritti, come accade per un romanzo o per un libro di storia, dall’inizio alla fine, ma al contrario, cioè dalla fine all’inizio. Se utilizzassimo il linguaggio cinematografico diremmo una struttura a flash back. Si partì dagli avvenimenti più importanti e ritenuti fondamentali della vita del Maestro di Nazareth, ciò per cui fu ritenuto unico rispetto a chiunque altro, la sua risurrezione; da lì si tornò indietro per raccontare chi fosse quell’uomo “risorto”, risalendo fino agli inizi del suo ministero pubblico. Così

                                                                                                               12 I metodi di studio scientifici utilizzati per la Bibbia si avvalgono di studi storico-critici molto rigorosi ed esigenti. Dall’archeologia, alla filologia, passando per l’ermeneutica, cioè la comprensione del testo, fino ad utilizzare le possibilità scientifiche più avanzate di ogni periodo in cui sono stati studiati. Non sono semplici analisi testuali ma tengono in considerazione molti aspetti contestuali e si incrociano con altri reperti e altre scoperte di quell’epoca.

Vennero scritti i racconti della predicazione di Gesù, dei suoi incontri e dei miracoli ossia la vicenda umana che lo portò alla morte in croce. Alcuni evangelisti, come Luca e Matteo, notarono l’esigenza di raccontare anche gli avvenimenti dell’infanzia per far cogliere in modo più chiaro la bellezza e la particolarità del Signore Gesù, figlio dell’uomo e figlio di Dio.

Breve sintesi dei contenuti dei vangeli

Vita Nascosta Vita Pubblica Passione, Morte e Resurrezione

Marco No Simile Molto simile (sinottico)

Matteo Si Simile Molto simile (sinottico)

Luca Si Simile Molto simile (sinottico)

Giovanni No Diversa Simile Breve sintesi della struttura a flash Back I singoli vangeli

Vangelo di Marco Il Vangelo di Marco è riconosciuto come il più antico ed è indirizzato ai cristiani di Roma. Gli studiosi ritengono che l'autore del Vangelo sia quel Marco Giovanni di cui si parla in At 12,12 che accompagno Paolo e Barnaba nel primo loro viaggio missionario. In seguito Marco rimase a Roma con Pietro e divenne suo aiutante e segretario, scrisse il suo Vangelo fra il 50 ed il 60 d.C. utilizzando del materiale già esistente probabilmente raccolto durante le omelie di Pietro. L’evangelista Marco organizza la narrazione della vicenda di Gesù attorno alla domanda: “Chi è costui?”. Sin dall’inizio del suo Vangelo (Mc 1,1-12) S. Marco fa in modo che la nostra attenzione si concentri su Gesù: chi è costui del quale Giovanni Battista ne è il precursore? Perché Giovanni dice che chi verrà dopo di lui è più forte e battezzerà in Spirito Santo? Cosa significa che Gesù è il figlio prediletto di cui Dio si compiace? Tutto il Vangelo è una specie di grande ricerca attorno a Gesù, un aumento progressivo di interesse e curiosità che trova soluzione alla fine del Vangelo. In Mc 15,25-39 quando il centurione romano afferma “Costui era veramente figlio di Dio” la ricerca è compiuta! Un romano, che non aveva a che fare con la cultura ebraica, visto morire un uomo buono in un modo così nuovo e particolare riconosce nella sua umanità la presenza di Dio! Gesù muore perdonando i suoi uccisori, in mezzo al dolore e alla derisione non risponde con rabbia o rancore, ha il tempo di consolare le donne ecc. Nella sua buona e tenera umanità risplende la gloria e la bontà di Dio! Simbolo del Vangelo di Marco è il leone per linguaggio fresco, incisivo ricco di immagini.

Senso di scrittura

Senso di lettura

Inzio del

Vangelo

Fine del

Vangelo

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vennero fissati i racconti della predicazione di Gesù, dei suoi incontri e dei miracoli, ossia la vicenda umana. Addirittura, alcuni evangelisti come Luca e Matteo, ebbero l’esigenza di raccontare anche gli avvenimenti dell’infanzia per far cogliere in modo più chiaro la bellezza e la particolarità del Signore Gesù, figlio dell’uomo e figlio di Dio. 4.3 I singoli vangeli Ogni evangelista racconta la propria testimonianza su Gesù, il proprio punto di vista, la propria esperienza, tenendo conto di ciò che vuole comunicare e dell’uditorio a cui si rivolge. Ogni evangelista mantiene il suo peculiare modo di raccontare le cose, organizza il discorso come meglio ritiene utile per la comunità a cui si rivolge e considera la sua personale esperienza con Gesù13. Per questo gli evangelisti hanno tra loro un punto prospettico differente per raccontare ciò che hanno visto e sentito di Gesù, quello che provano per lui, la stima, la riconoscenza ecc. Da ciò consegue che non tutti i quattro Vangeli siano identici, alcuni, tra loro, conservano alcune differenze, diversità cronologiche, citazioni di alcuni fatti che altri non nominano, diverse parole di Gesù, ma ciò non deve portare ad affermare che siano tra loro contradditori, i Vangeli vanno ritenuti complementari. Il modo per classificare i Vangeli tra loro è quello di dividerli tra “sinottici” e “non sinottici”. I Vangeli sinottici (Marco, Matteo e Luca) sono quelli che raccontano sommariamente le stesse vicende della vita di Gesù e le strutturano secondo una cronologia simile; se li dovessimo affiancare (mettere in sinossi) noteremmo una struttura degli eventi simile per tutti e tre. Il Vangelo di Giovanni è ritenuto “non sinottico” ed è molto particolare, ha una struttura propria e un modo di raccontare unico e pervaso dal linguaggio filosofico. Comprenderemo meglio queste cose in seguito. 4.3.1 Il Vangelo di Marco Il Vangelo di Marco è riconosciuto come il più antico ed è indirizzato ai cristiani di Roma14. Gli studiosi ritengono che l’autore del Vangelo sia quel Marco Giovanni di cui si parla in At 12,12 che accompagnò Paolo e Barnaba nel primo loro viaggio missionario. In seguito Marco sarebbe rimasto a Roma con Pietro e divenne suo aiutante e segretario, qui scrisse il suo Vangelo fra il 50 ed il 60 d.C. utilizzando del materiale già esistente probabilmente raccolto durante le omelie di Pietro. L’evangelista Marco organizza la narrazione della vicenda di Gesù attorno alla domanda: “Chi è costui?”. Se ci cimentiamo nell’incantevole lettura di questo Vangelo dobbiamo tenere sempre in mente che Marco sviluppa i 16 capitoli nell’intento di svelare al lettore l’identità di Gesù: ognuna delle tre parti in cui è divisibile questo Vangelo, contiene la risposta alla domanda sull’identità di Gesù. I tre punti chiave della narrazione si trovano: all’inizio (1,1) Marco svela secondo la propria esperienza                                                                                                                13 L’esperienza personale con Gesù non necessariamente prevede la conoscenza diretta e concreta del Signore, ma può essere anche “esperienza spirituale”, la quale non è assolutamente da considerarsi inferiore rispetto alla prima. Sappiamo, infatti, che solo due dei quattro evangelisti furono apostoli scelti da Gesù, Matteo e Giovanni. Per quanto riguarda Marco e Luca, sappiamo che furono segretari rispettivamente di Pietro e Paolo e che probabilmente non conobbero Gesù di persona (tra l’altro, Paolo stesso di cui Luca era discepolo, non conobbe di persona Gesù) ma lo conobbero attraverso gli apostoli di cui erano discepoli.  14 Inizialmente si pensò che fosse quello di Matteo il Vangelo più antico, è per questo che compare sempre al primo posto nella Bibbia, ma le scoperte scientifiche decretano Marco come primo evangelista. Le datazioni fanno risalire il Vangelo di Marco al 50 d.C. circa, subito dopo le lettere paoline. Tuttavia, è ancora al vaglio degli studiosi, l’ipotesi secondo cui tale datazione andrebbe anticipata di almeno una ventina d’anni, cioè intorno al 30. d.C. circa. Questo potrebbe lasciare intuire che Paolo, quando scrive le sue lettere, sia già a conoscenza di uno scritto su Gesù. Ma queste sono ipotesi ancora da confermare.

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chi è Gesù, al centro (8,39) dove Pietro, il capo degli apostoli, professa la sua fede, alla fine (15,39) dove il centurione romano che trafigge il costato del Cristo si converte e fa la sua professione di fede. Tutto il Vangelo è una grande ricerca del mistero di Gesù, un aumento progressivo di interesse e curiosità che trova soluzione alla fine, in Mc 15,25-39, quando il centurione romano afferma “costui era veramente figlio di Dio” la ricerca è compiuta! Un romano, che non aveva a che fare con la cultura ebraica, visto morire un uomo buono in un modo così “nuovo” e particolare riconosce nella sua umanità la presenza di Dio! Gesù muore perdonando i suoi uccisori, in mezzo al dolore e alla derisione non risponde con rabbia o rancore, ma ha il tempo di consolare le donne. Nella sua buona e tenera umanità risplende la gloria e la bontà di Dio! Il Vangelo di Marco, proprio perché semplice e breve, venne utilizzato nella storia come prima catechesi per tutti coloro che decidevano di convertirsi al cristianesimo e necessitavano di una prima “elementare” conoscenza di Gesù. L’evangelista Marco è simboleggiato dal leone per linguaggio fresco, incisivo ricco di immagini. 4.3.2 Il Vangelo di Matteo L’evangelista Matteo appartiene alla classe sociale dei pubblicani, ossia, quel gruppo che, pur appartenendo al popolo ebraico, lavorava alle dipendenze del potere romano riscuotendo le tasse. La sua professione lo esponeva al disprezzo perché veniva considerato alla stregua di una persona che, per denaro, è in grado di vendere un proprio familiare, per questo era chiamato pubblicano (pubblico peccatore). È singolare che Gesù lo abbia chiamato ad essere suo apostolo, quell’avvenimento fece nascere in Matteo una grande gioia interiore che lo condusse ad una sorta di trasformazione o di “nuova creazione”. Matteo scrive il suo Vangelo intorno agli anni 70, probabilmente nella città di Antiochia, e si rivolge ai cristiani che provengono dal popolo ebraico. Sia per ragioni personali, sia a motivo provenienza dei destinatari l’evangelista presenta Gesù come il nuovo Mosè: colui che Israele sta aspettando, colui che è in grado di interpretare e vivere in modo pieno la legge di Dio, il decalogo è per la vita buona dell’uomo! Il suo Vangelo è strutturato secondo cinque grandi discorsi15 esattamente come la Torà è costituita da 5 grandi libri (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio). In realtà, i discorsi di Gesù non vogliono essere un commento o un aggiornamento ad ogni libro della legge, ma in questi si trova un parallelismo con i libri della Torà che spiega il senso della legge, il senso del cammino che Dio ha fatto compiere al popolo ebraico e lo snocciola a partire dalle questioni più semplici e quotidiane. L’evangelista Matteo è simboleggiato dall’angelo, perché, rivolgendosi ai cristiani provenienti dall’ebraismo egli vuole mostrare che ogni forma di mediazione fra Dio e l’uomo, anche quella degli angeli, viene portata a compimento da Gesù. 4.3.3 Il Vangelo e gli Atti degli apostoli. L’opera di Luca L’evangelista Luca, medico di origine siriana, fu probabilmente collaboratore e discepolo di S. Paolo (cf. Fil 24) da lui e da fonti vicino alla famiglia di Maria, la mamma di Gesù, raccolse informazioni per

                                                                                                               15 Il discorso della montagna (Mt 5-7), il discorso missionario (Mt 10), il discorso parabolico sul Regno di Dio (Mt 13), il discorso sulla vita comunitaria (Mt 18), discorso sugli ultimi eventi (Mt 23-25).

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scrivere la sua opera16. Gli scritti lucani sono caratterizzati da viaggi e da viandanti. Luca descrive la vita di Gesù come se fosse un unico viaggio da Betlemme a Gerusalemme passando per Nazareth. Probabilmente Gesù si recò molte volte a Gerusalemme in vita, tuttavia a Luca interessa descrive la vita di Gesù come se fosse tutta un unico cammino (in salita) verso Gerusalemme, la vetta della Sua missione, là dove sarà “innalzato da terra” (la croce) e risorgerà. È da Gerusalemme che inizierà per tutto il mondo un lento cammino di discesa, quello della Chiesa, la comunità cristiana che dalla risurrezione nasce. L’evangelista Luca scrisse, dopo gli anni 70, un’unica opera che venne suddivisa in due parti quando si ufficializzò il canone biblico: il Vangelo e gli Atti degli apostoli17. Se infatti leggiamo attentamente, sia il Vangelo che il libro degli Atti, troviamo degli indizi della loro originaria unione. In primo luogo le indicazioni di Lc 1,1-4 e di At 1,1-2 dove viene citato Teofilo. Nel Vangelo l’autore manifesta a Teofilo il metodo seguito per la stesura dell’opera e lo scopo che ha mosso questa sua ricerca. Negli Atti incontriamo lo stesso destinatario e una veloce sintesi (solo due versetti) della vicenda di Gesù. In secondo luogo la ripetizione del racconto dell’ascensione Lc 24,50-53 e At 1,6-11 che crea una sorta di struttura a gancio dove il primo testo compenetra il secondo e viceversa. Dopo la vita nascosta, e dopo l’episodio alla Sinagoga di Nazareth (Lc 4) ha inizio il cammino di Gesù che sale verso Gerusalemme. Durante il viaggio Egli incontra varie persone e situazioni, chiama i discepoli, compie miracoli e sostiene parecchie discussioni con i sapienti. Giunto al monte di Dio, alla città santa, il Figlio di Dio, mostra tutta la propria gloria. Il monte è il luogo biblico sul quale Dio si rivela, è successo a Mosè sul monte Sinai, al profeta Elia sul monte Oreb, succede anche a noi cristiani sul Calvario o Golgota. Dopo questa grande teofania (manifestazione di Dio) tutto il cammino è in discesa, dal monte di Dio sino ai confini del mondo! Questo tratto di strada, dopo la resurrezione di Gesù e la sua ascensione viene narrato nel libro degli atti degli apostoli. È il cammino dei discepoli che tornano a valle, in mezzo alle gente dopo aver vissuto in pienezza la manifestazione della gloria di Dio, del suo amore nuovo ed incandescente perché puro dono! Simbolo dell’evangelista Luca è il bue per la pacatezza e la precisione con cui scrive, esattamente come il lavoro di aratura eseguito da un bue. 4.3.4 Il Vangelo di Giovanni La struttura del Vangelo di Giovanni è davvero interessante e differisce molto da quella dei vangeli sinottici. I motivi per cui si ritiene che questo Vangelo non sia da considerare sinottico sono vari. La struttura del Vangelo non segue esattamente la cronologia classica degli eventi della vita di Gesù, a Giovanni non interessa fare una cronistoria ma parlare attraverso un linguaggio altamente simbolico che necessita di una chiave interpretativa per essere compreso. Il testo venne scritto nel 90 circa, molto tempo dopo la morte di Gesù, e segue un disegno misterico per presentare il Cristo utilizzando alcune categorie filosofiche che arrivano in medioriente solo dopo

                                                                                                               16 Il fatto che fosse una persona di cultura, o comunque istruito, lo apprendiamo dall’incipit del suo Vangelo. Egli va ad indagare, cerca notizie sul conto di Gesù, studia le scritture; inoltre, a detta degli studiosi, il suo Vangelo è scritto in un greco raffinato e stilisticamente molto bello. 17 Nell’attuale Bibbia li troviamo separati per motivi di organizzazione, chi ha raccolto i vari libri del nuovo testamento ha preferito organizzarli in un ordine didattico. Dapprima la vicenda di Gesù (i quattro Vangeli) e in seconda battuta la storia delle prima comunità cristiane (libro degli Atti, le lettere di S. Paolo, le lettere Cattoliche) infine un discorso sulle ultime cose (il libro dell’Apocalisse).

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l’ellenizzazione18. Giovanni non parla come gli altri evangelisti, usa dei simboli e dei concetti della filosofia greca che descrivono il Figlio di Dio come logos, costruisce la narrazione sulle antinomie “luce/tenebre”, “vita/morte” e la lotta che da queste ne deriva. Dopo l’apertura con uno splendido inno solenne e poetico detto “prologo giovanneo” (Gv 1,1-18) il Vangelo si compone di due grandi parti: il “libro dei segni” ed il “libro della gloria”. Il libro dei segni comprende le narrazioni da Gv 1,19 a Gv 12 dove lo scopo è quello di mettere in luce, di manifestare, sotto prospettive differenti, la grandezza umana e divina presente nella vita di quest’uomo. Potremmo dire che ogni segno è un modo, una via per conoscere Gesù, ogni racconto dice tutto di Gesù, ci parla della sua umanità, della sua divinità del suo modo di agire e di amare ogni volta sotto prospettive diverse19. Nel libro della gloria, l’evangelista Giovanni che qui si avvicina moltissimo ai tre sinottici, racconta gli ultimi eventi della vita di Gesù prima della morte in croce. La particolarità sta nel racconto dell’ultima cena dove l’attenzione si pone esclusivamente sulla “lavanda dei piedi”20. Tuttavia, pur se cambia la narrazione degli eventi, non muta il contenuto essenziale degli stessi21. La gloria di Dio, la sua vera potenza è nel dono di sé, senza misure o limiti. Per questa sua umiltà, per questo suo dono Dio non lo ha lasciato in preda alla morte e al peccato ma lo ha portato a se, al suo posto re di gloria infinita! Perché: “Non vi è amore più grande di colui che da la vita per i propri amici”. Il simbolo dell’evangelista Giovanni è l’aquila, animale che vola sopra il mistero di Dio del quale ha uno sguardo acuto e preciso. 4.4 Le lettere apostoliche Nel Nuovo Testamento, dopo i Vangeli ed il libro degli Atti degli apostoli, troviamo le lettere degli apostoli alle comunità da loro fondate. Dopo la Pentecoste, agli apostoli fu affidato l’incarico di annunciare la notizia di Gesù al mondo intero, nacquero così le prime comunità cristiane, ognuna fondata da un apostolo che predicava spostandosi da città in città. Le lettere, tra i primissimi scritti della cristianità, non sono altro che la relazione epistolare tra gli apostoli fondatori della comunità e le comunità stesse che avevano bisogno di indicazioni e approfondimenti del messaggio di Gesù. Per questo fanno molto spesso riferimento alla vita di Gesù. Ben quattordici lettere sono riconducibili a S. Paolo e prendono il nome di “corpus Paolino”, le altre a noi pervenute sono scritte da Pietro, Giovanni e Giuda (non il traditore) e prendono il nome di “lettere cattoliche”.

                                                                                                               18 Questi dati fanno supporre che probabilmente non fu Giovanni in persona a curarne la redazione (sarebbe potuto essere già defunto o comunque molto anziano) ma la sua comunità che, alla sua morte, raccolse, affinché non venisse scordato, quello che l’apostolo (il discepolo amato da Gesù), predicava loro. 19 Per un approfondimento dei “segni” vedi in appendice. 20 Nella cena Gesù dona il suo corpo come cibo ed il suo sangue come bevanda, nella lavanda dei piedi Gesù depone le vesti, depone la sua dignità divina e passa a compiere il gesto del servo; il Signore Gesù durante tutta la sua esistenza, pur essendo Dio è passato a servire gli uomini. 21 Come già abbiamo accennato, alcuni eventi della vita di Gesù in questo Vangelo hanno datazione differente rispetto ai sinottici. In modo particolare nei sinottici la data della Pasqua differisce dagli scritti giovannei, la questione è molto curiosa ed altrettanto complessa da spiegare. Si rimanda al testo di B. Pixner in bibliografia per eventuali approfondimenti.

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4.5 L’Apocalisse Scritta dall’apostolo Giovanni negli anni 100 circa, a tutt’oggi resta un testo molto complesso e di difficile spiegazione. Ciò che vale per le particolarità del Vangelo di Giovanni vale anche per l’Apocalisse, con, in più, la ricercatezza di un linguaggio simbolico non immediatamente comprensibile che richiede conoscenze e concetti che qui ora non possiamo esporre. Il genere letterario, al quale appartiene anche il libro di Daniele nell’AT, prende il nome proprio dal libro stesso ed è stato definito “apocalittico”, cioè, che riguarda la “rivelazione”, la fine dei tempi22. Letture errate del libro dell’Apocalisse hanno portato, nella storia, alle più svariate previsioni. Ogni simbolo contenuto in questo testo ha bisogno di una chiave interpretativa per essere compreso, altrimenti distorciamo quella che è la verità e non permettiamo al mistero di Dio di restare tale. 5 Gli scritti apocrifi A partire dal II secolo d.C., nell’ambiente cristiano, sono stati scritti dei testi che la Chiesa non ha riconosciuto come autentici e, pertanto, non li ha aggiunti nel canone. Gli scritti apocrifi23, tra cui abbiamo anche numerevoli vangeli, nascono dal desiderio di presentare Gesù come personaggio eccezionale che ha operato meraviglie. Lo scopo di questi testi è quello di suscitare rispetto ed ammirazione per Gesù e dimostrare a tutti la sua divinità. Molti di questi sostengono alcune tra le più importanti eresie del cristianesimo come lo gnosticismo e il donatismo. Mentre i canonici sono molto sobri nel raccontare eventi spettacolari della vita di Gesù, in alcuni vangeli apocrifi emerge un’abbondanza di elementi favoleggianti e fantastici. Come, ad esempio, l’episodio di Gesù, ancora bambino, che per divertirsi fece un piccolo uccellino di fango e poi gli diede vita facendolo volar via. Dai vangeli apocrifi emerge un’idea distorta di Dio, quasi un supereroe che utilizza i propri poteri a scopo personale, invece, dalla narrazione dei canonici, comprendiamo che la vera potenza di Dio sta nel donare la vita, nel porsi a servizio di tutti; la sua onnipotenza non sta nel fare ciò che gli piace e come gli piace, ma nel donare tutta la sua esistenza nel servizio e nel perdono.

                                                                                                               22 “Apocalisse” è una parola che deriva dal greco e significa “rivelazione”. Attraverso un linguaggio criptato e altamente simbolico, Giovanni svela ciò che avverrà nell’ “eskaton”, la fine dei tempi. Per questi approfondimenti rimandiamo alla bibliografia. 23 Apocrifo significa letteralmente “nascosto”, non perché siano proibiti o giacciano in qualche luogo segreto, ma perché allontanano il fedele dalla verità, pertanto è bene escluderli dalla visuale. Sono testi che presentano Gesù come un uomo di successo, ricchi di “effetti speciali” che deviano la fede verso l’immagine di un Dio “spettacolare”. Si concentrano soprattutto sugli anni dell’infanzia di Gesù, quegli anni che sono stati più misteriosi, dei quali non si conosce nulla e che la tradizione (a partire dagli apostoli stessi) non ha mai considerato come degni e importanti per conoscere il Messia. Azzardando un paragone, potremmo definirli come il “gossip” della vita di Gesù, fatto solo per attrarre ad una visione poco rispettosa e veritiera della realtà divina.

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APPENDICE A La Bibbia nei primi secoli del cristianesimo Dal I sec. d.C. fino al XVI sec. d.C. la Bibbia è stato un testo liberamente accostato da “tutti” (personalmente o per la preghiera liturgica) ciò portò molte discussioni legate alla corretta professione di fede da fare, è in questo contesto che sorsero anche alcune tra le eresie più importanti come il monofisismo (affermava che in Gesù Cristo è presente un’unica natura, quella divina. La natura umana è stata “assorbita” dalla natura divina) e l’arianesimo (affermava che Gesù Cristo è un uomo, creato dal Padre, sul quale è sceso lo Spirito di Dio che lo ha reso Figlio di Dio). In questo periodo non dobbiamo immaginare il testo biblico come lo conosciamo oggi almeno per due motivi. Il primo ci chiede di considerare il Concilio di Trento (1545), fino a quell’evento non esiste nella Chiesa un “canone” ufficializzato, non esistevano delle vere e proprie raccolte di libri chiamati Bibbia come l’abbiamo oggi. Il secondo motivo è legato al fatto che i testi biblici, come del resto tutti i testi copiati a mano, non erano a piena disposizione di tutti, ma si diffusero nel mondo solo in seguito all’invenzione della stampa. B Il caso Galileo Galileo, nato a Pisa nel 1564, si dedicò agli studi di fisica e matematica. Nel 1589 otteneva la nomina di lettore di matematica nell’università di Pisa, ove rimase tre anni. Nel 1592 riuscì ad ottenere la cattedra di matematica all’università di Padova. Il 1609 rappresentò una data di particolare importanza nella vita di Galileo. Saputo, infatti, dell’esistenza di uno strumento ottico in uso in Olanda per far vedere “le cose lontane così perfettamente come se fossero state molto vicine”, costruì uno strumento simile, il celebre cannocchiale, con cui poté iniziare le sue osservazioni astronomiche. Anche se non è possibile attribuire a lui l’invenzione del cannocchiale, a lui spetta però il merito di averlo utilizzato per gli studi scientifici. Tra le maggiori scoperte astronomiche conseguite verso la fine del 1609 ricordiamo: i quattro satelliti di Giove, l’ammasso di stelle che compongono la via Lattea, le fasi di Venere, le macchie della Luna e del Sole. Galileo diede notizia dei suoi studi nel Nuncius Sidereus pubblicato a Venezia nel 1610. L’uso del cannocchiale, inoltre, permise a Galileo di sostenere, contro il sistema Tolemaico, la fondatezza del sistema Copernicano. Il sistema geocentrico elaborato da Tolomeo (II sec. d.C.), astronomo e geografo di Alessandria d’Egitto, riteneva che la Terra fosse al centro dell’universo e che tutti gli altri corpi celesti, compreso il Sole, girassero intorno ad essa. Il sistema eliocentrico, al contrario, ideato da Nicolò Copernico (1473-15643), astronomo polacco, sosteneva che fosse il sole a essere al centro dell’universo e che gli altri corpi celesti e i pianeti, compresa la terra, vi ruotassero attorno. Nel 1632, con la pubblicazione del Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, Galileo ipotizzava che il fenomeno delle maree fosse determinato dai movimenti di rotazione e di rivoluzione della terra, e che quindi potesse essere considerato una prova a sostegno della tesi copernicana, iniziò il conflitto con la gerarchia ecclesiastica. Quest’ultima, a parte qualche personalità attenta alle nuove scoperte, riteneva infatti che il sistema eliocentrico fosse in aperto contrasto con la verità della Bibbia, in modo particolare con un passo del libro di Giosuè ove si dice “Fermati o sole” (Gs 10,12-13) se il sole si può fermare significa che è in movimento.

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Si trattava di chiarire il rapporto fra la verità scientifica e verità biblica. Galileo tentò di spiegare la sua posizione: egli non intendeva mettere in dubbio la verità della Bibbia in riferimento alle cose di Dio, ma allo stesso tempo affermava che, intorno alle questioni naturali, bisognava tenere conto che la Bibbia risentiva della mentalità e delle conoscenze del tempo in cui era stata scritta. In effetti al tempo degli scrittori sacri era credenza comune ritenere che fosse il sole a spostarsi, concezione conseguente alla illusione ottica che fosse il sole a tramontare e a sorgere. La posizione di Galileo era molto chiara: “La Bibbia – affermò Galileo, riportando una frase del cardinale Baronio – ci insegna come si va in cielo e non come va il cielo”. Essa non è un libro di scienza ma un testo religioso. Spetta alla Bibbia rivelare il disegno di salvezza di Dio per l’umanità; spetta, invece, all’uomo di scienza dimostrare, con lo studio, l’osservazione, la formulazione di ipotesi e la loro verifica, i principi che stanno a fondamento della natura. Galileo venne accusato di eresia. Il processo, istituito dall’inquisizione nel 1633, si concluse con l’abiura dello scienziato, ormai vecchio debole e sfiduciato. Condannato al carcere, ottenne di poter risiedere nella sua villa di Arcetri, presso Firenze. Qui morì, all’età di 78 anni, nel novembre 1642, dopo un violento attacco di febbre. La riflessione, in ambito cristiano, sul rapporto tra fede e scienza è maturata, giungendo a non trovare contrasto fra loro. Particolarmente importante, in proposito, è l’insegnamento del Concilio Ecumenico Vaticano II (anche in riferimento al “caso Galileo”) che ha inaugurato una nuova mentalità nei rapporti tra fede e scienza. Il Papa Giovanni Paolo II il 10 novembre 1979, nel discorso fatto alla Pontificia Accademia delle Scienze, esprimeva l’intenzione di riprendere in esame il “caso Galileo” istituendo una apposita commissione di studio. Il 31 ottobre 1992, a 350 anni dalla morte di Galileo, davanti alla Pontificia Accademia delle Scienze, venivano presentati i risultati dei lavori della commissione. Nella relazione finale leggiamo:

“È in questa congiuntura storico-culturale, ben lontana dal nostro tempo, che i giudici di Galileo, incapaci di dissociare la fede da una cosmologia millenaria, credettero a torto che l’adozione della visione copernicana fosse tale da far vacillare la tradizione cattolica, e che era loro dovere proibirne l’insegnamento. Questo errore soggettivo di giudizio, così chiaro per noi oggi, li condusse ad adottare un provvedimento disciplinare di cui Galileo “ebbe molto a soffrire”. Bisogna riconoscere questi torti con lealtà.”

C Rotoli, papiri e codici I libri antichi avevano forma di rotoli. Si scriveva a colonne su larghe pagine di cuoio (o pergamena) sottile; queste pagine si cucivano l’una di seguito all’altra e si arrotolavano intorno a un bastone. Così sono i rotoli (datati nel periodo compreso tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C.) scoperti negli anni 1947-1950 a Qumran, in grotte presso il Mar Morto e così sono ancora i rotoli del Pentateuco usati nelle sinagoghe. Oltre al cuoio si usava anche il papiro che gli egiziani preparavano dal fusto della pianta palustre detta appunto papiro. In origine i libri del Nuovo Testamento, che risalgono fino ai secoli II e III, furono trovati in Egitto, dove il clima secco li ha preservati dalla distruzione. Ma le Chiese cristiane preferirono una nuova forma di libro e cioè il codice, formato, come i libri moderni, da tanti fogli legati da una sola parte. Il materiale scrittorio, già perfezionato nel secolo II a.C, fu la “pergamena” (da Pérgamo, città del- l’Asia Minore), cioè la pelle di animali ridotta a fogli sottili e solidissimi.

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I codici più antichi a noi arrivati contengono tutta la Bibbia in greco: sono il Codice Vaticano (sec. IV), il Sinaitico (sec. IV), l’Alessandrino (sec. V) e altri. D Racconti biblici e culture circonvicine Per quanto concerne il rapporto fra racconti biblici e culture circonvicine possiamo far riferimento ad alcuni miti babilonesi in relazione ai racconti biblici della creazione. Uno dei più noti fra questi grandi miti è raccontato nel poema Enuma Elish, così denominato dalla due parole dell’inizio: “Quando di sopra”. È la più antica composizione cosmogonica babilonese di cui abbiamo testimonianza. Esso è stato composto probabilmente durante la prima dinastia babilonese (1806-1507 a.C.) e consta di due tavolette in caratteri cuneiformi. In questo poema si narra che all’inizio dell’universo vi erano due principi divini, uno maschile Apsu, immaginato come oceano primordiale di acqua dolce, e uno femminile, Tiamat, che rappresentava il mare di acqua salata. Dalla loro unione nascono i vari dei. Uno di questi Marduk, diventa il più forte. Presto si scatena una lotta fra queste divinità. Marduk uccide sia Apsu che Tiamat. Dividendo in due il corpo di Tiamat da vita con una prima parte al cielo e con l’altra alla terra. Poi uccide anche Qingu e con il suo sangue, impastato con la terra forma Lullu, l’uomo. In seguito Marduk accentra su di se tutto il potere, procurandosi la riconoscenza degli dei degli uomini per le sue mirabili opere. Questa, come altre cosmogonie, tenta di dare una spiegazione dell’origine dell’universo e dell’uomo attribuendola alle gesta di esseri divini. Il racconto della creazione del mondo, secondo la religione ebraica e cristiana è per alcuni tratti simile e per altri differente rispetto al mito di Enuma Elish. Nei racconti mitologici mesopotamici la creazione avviene attraverso atti di violenza e di sottomissione: tutto ciò che esiste è frutto della morte di Tiamat e di Apsu. Nel racconto di Genesi Dio crea ponendo ordine fra le varie forze presenti nell’universo attraverso la potenza della sua parola, senza violenza e senza morte. Dio non è coinvolto nella creazione alla maniera di un guerriero feroce o di un re spietato. In questo contesto Dio da vita all’uomo plasmandolo con la polvere del suolo e inalando nelle sue narici lo spirito di vita. L’uomo viene presentato come un essere a metà fra cielo e terra: è fatto della polvere della terra ma in lui vi è uno spirito che proviene dal soffio di Dio. Leggendo la creazione dell’uomo possiamo porre un secondo parallelo con il mito di Enuma Elish. Marduk crea l’uomo utilizzando un elemento materiale (la terra) ed un elemento spirituale-divino (il sangue di Qingu) tuttavia la nascita dell’uomo è frutto di una violenza. JHWH crea l’uomo utilizzando un elemento materiale (la polvere della terra) ed un elemento spirituale-divino (il soffio di vita, il suo Spirito), l’uomo partecipa della natura di Dio attraverso un atto di dono delicato. L’uomo non è schiavo di Dio ma creatura inferiore rispetto al suo creatore, eppure amata e privilegiata! E Il libro dei segni del Vangelo di Giovanni Abbiamo di seguito elencato i “segni” narrati nel Vangelo di Giovanni che la liturgia ambrosiana medita nelle domeniche di Quaresima. Nel racconto, o meglio nel segno, delle nozze di Cana comprendiamo che le realtà umane, per quanto buone, non bastano all’uomo. Il vino che allieta il cuore dell’uomo ad un certo punto finisce, l’acqua è una bevanda buona ma non nutre come il vino! Il Signore trasforma le realtà umane, in sé buone, in realtà migliori che non solo dissetano ma che danno pienezza di gioia.

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Nel segno della Samaritana mostra che il nostro cuore è assetato di un amore assoluto e gratuito ma che l’uomo e la donna non sono naturalmente capaci di vivere. Ciascuno di noi nasce egoista (il bambino piange non perché desidera la compagnia della mamma ma perché dalla madre ottiene calore, cibo e protezione) ma ha tutta una vita per imparare ad amare in modo disinteressato e gratuito. Noi possiamo amare in questo modo solo se qualcuno ci ama così, per questo Gesù parla di un’acqua che, se bevuta, diventa in noi sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna. Se ci dissetiamo all’amore di Dio che è dono gratuito, se ci lasciamo amare da lui in questo modo, anche noi saremo in grado di amare in modo oblativo, in pura perdita di se. Amando come Dio, diventeremo come lui, grazie ad un suo dono, e vivremo con lui e come lui per la vita eterna! Nel segno dei figli di Abramo comprendiamo che veri figli di Dio non sono coloro che seguono delle regole o delle prescrizioni, ma sono coloro che pongono ogni loro certezza e speranza in lui, che non cercano altre umane sicurezze: essenziale è piacere a Dio perché è nostro padre! Tutto il resto è buono ed importante ma non essenziale. Il lavoro è importante, la salute pure, come essere stimato e accettato ma la sola cosa essenziale, quella che non può mancare è la fiducia in lui. Se manca la fede in lui tutto perde di valore: il lavoro prima o poi finisce e si va in pensione, la salute prima o poi viene meno ecc. cosa rimarrà di noi? La pace e l’amore che avremo donato grazie alla certezza che siamo di Dio! Nel segno del cieco nato comprendiamo che vera cecità è la chiusura del cuore al bene del fratello e alla proposta di Dio che ci invita ad essere flessibili nell’operare il bene. Se non in questo modo nell’altro, se non in questo posto altrove: ogni tempo ed ogni luogo è occasione opportuna per vivere come Gesù nel pieno affidamento a Dio. Non si tratta di essere leggeri o di non affezionarsi a nessuno, ma si tratta di cercare il bene ed operare il bene come lo farebbe Dio, con i suoi stessi metodi e mezzi: semplici come le colombe e prudenti come i serpenti! La vera vista è quella delle fede, della fiducia in lui che dissipa le nebbie e le tenebre della tristezza, che smaschera l’illusione delle tentazioni! Nel Segno della risurrezione di Lazzaro comprendiamo che mentre la forza dell’uomo può al massimo annullare più vite, ma non può riportare alla vita; la debolezza di Dio, il suo pianto dona la vita all’amico defunto! Se la debolezza di Dio opera questi prodigi chissà cosa non sarà la sua vera potenza! Potremmo analizzare altri segni tuttavia questi sembrano sufficienti.

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BIBLIOGRAFIA Testi magisteriali I documenti del Concilio Vaticano II, Paoline, 2006. http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/index_it.htm Catechismo della Chiesa Cattolica, LEV, 2003. http://www.vatican.va/archive/ITA0014/_INDEX.HTM Testi “semplici” di carattere generale C. DOGLIO, Introduzione alla Bibbia, La Scuola, 2010. B. MAGGIONI, Attraverso la Bibbia. Un cammino di iniziazione, Cittadella, 2011. Testi per approfondimento generico J. COLLINS, Breve introduzione alla Bibbia ebraica, Queriniana, 2011. P. GIBERT, Breve storia dell’esegesi biblica, Querinina, 1995. B. PIXNER, Con Gesù a Gerusalemme. I suoi primi e ultimi giorni in Giudea, Corazin Publishing, 2005. Testi per approfondimento specifico M. LIVERANI, Oltre la Bibbia. Storia antica di Israele, Laterza , 2005. B. MAGGIONI, L’Apocalisse. Per una lettura profetica del tempo presente, Cittadella Editrice, 1994. B. MAGGIONI, Impara a conoscere il volto di Dio nelle parole di Dio. Commento alla Dei Verbum,

Edizioni Messaggero Padova, 2009. L. MORALDI, Apocrifi del Nuovo Testamento. Vangeli, vol. 1, Piemme, 1999. La sterminata galassia dei commentari biblici offre un panorama molto vasto e variegato sia per l’AT che per il NT: si segnalano, di carattere più divulgativo e adatti alla preghiera personale i commentari ai Vangeli pubblicati per EDB da S. FAUSTI. Tra gli autori che offrono dei validi commenti ai testi biblici si segnalano: C.M. MARTINI, G. RAVASI, G. BARBAGLIO, G. BORGONOVO, E. BROWN, R. FABRIS, J.A. FITZMYER, J. GNILKA, X. LEON-DUFOUR, F. MANZI, G. ROSSÉ, G. SEGALLA, P. TREMOLADA, R. VIGNOLO, oltre agli autori già citati in bibliografia.


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