Dadaismo
Eleonora Charans, Ph.D., Politecnico di Milano
https://independent.academia.edu/EleonoraCharans
Il Dadaismo è un movimento artistico e letterario d’avanguardia sorto a Zurigo nel 1916 e che ebbe sedi
importanti a Berlino, a Parigi, New YorkIl nome deriva dalla voce onomatopeica ‘dada’ del
linguaggio infantile (propr. «cavallo»), trovata da T. Tzara aprendo a caso un dizionario francese.
Le prime manifestazioni del movimento si svolsero a Zurigo, dove nel 1916 H. Ball diede vita al ‘Cabaret
Voltaire’, coadiuvato da E. Hennings, R. Huelsenbeck, T. Tzara, M. Janco, H. Arp e H. Richter. Riprendendo la tradizione delle serate futuriste, si organizzavano
spettacoli di poesia simultanea e di musica bruitistica, mostre, conferenze.
Ball rese l’artista dadaista un mimo traumatizzato che assume le terribili successive contraddizioni
di guerra, rivolta ed esilio, e li esagera in una parodia buffonesca.
“Chiamo Dada una farsa del nulla in cui sono implicate tutte le domande più profonde (...).
L’orrore del nostro tempo, il contesto paralizzante degli eventi, si é fatto visibile.”
Hugo Ball nel suo costume di Magico Vescovo al Cabaret Voltaire di Zurigo nel 1916.
[il dadaismo] Ha messo in crisi, con gli altri valori, anche l’arte: la quale cessa di essere un modo per
produrre valore, ripudia ogni logica, è non-senso, si produce (se e quando si produce) secondo le leggi
del caso. Non è più un’operazione tecnica e linguistica: può valersi di qualsiasi
strumento, prendere non importa dove i suoi materiali. (...)
La vera arte sarà l’antiarte (...)
La reazione psicologica e morale alla guerra porta all’estremo la polemica contro la società del tempo.
Giulio Carlo Argan, L’arte moderna 1770-1970,
Sansoni (prima edizione: 1970) 2002, pp 180-182.
Erste Internationale Dada Messe: prima mostra internazionale Dada, Berlino, Galleria di Otto Burchard, 1920, veduta di una sala
Prima retrospettiva, 174 opere presenti, tra gli artisti in mostra G. Grosz, John Heartfield, affiche- fotomontaggio
John Heartfield e Rudolf Schlichter, Arcangelo Prussiano, rifacimento del 2004 dell’originale disperso,
assemblage, MoMA
Quadro di Grosz esposto alla Dada Messe, quindiall’interno della mostra di Arte Degenerata (Monaco 1937),
distrutto dai nazisti
la tecnica del fotomontaggio finì per diventare una sorta di corrispettivo del nichilismo Dada e della sua
volontà di scardinare le regole
la prima azione che l’artista compiva era il taglio e lo smontaggio, quindi un atto di rimontaggio derisorio della realtà, mediata dal medium fotografico, veniva
ulteriormente manipolata e rielaborata
dichiarato disprezzo per il ruolo dell’artista tradizionale
come affermava Hausmann “noi ci consideravamo ingegneri, costruttori, montando i nostri lavori come fa
un fabbro”
Raoul Hausmann, ABCD, 1923-24, Musée National d’Art Moderne, Centre Georges Pompidou
la tecnica del fotomontaggio veniva comunque a trovarsi in una posizione ancora intermedia tra il
rifiuto dei canoni estetici tradizionali e il riferimento al sistema pittorico tradizionale
in tal senso, lo stesso Heartfield affermava“il pittore dipinge con i colori, io dipingo con le
fotografie”
George Grosz, Die Montateur Heartfield, 1920, Museum of Modern Art, New York
Kurt Schwitters, Merz Picture 32 (Cherry picture), 1921, pastelli, carta stampata ritagliata, stoffa, merallo, legno, MoMA, New York
“I quadri di pittura Merz sono opere d’arte astratte. La parola Merz significa nella sua essenza
l’assemblamento di tutti i materiali possibili e immaginabili, l’uguale valorizzazione dei singoli materiali. La pittura Merz dunque non si serve solo del colore e della tela, del pennello e della tavolozza, ma di tutti i materiali percepibili dall’occhio e di tutti gli attrezzi
necessari.L’artista crea scegliendo, ripartendo e deformando i
materiali.”
Kurt Schwitters, La pittura Merz, 1919
la visione artistica di Schwitters si dilatava sempre di più fino a rimodellare la realtà esistente, fino a una visione globale, espansa del concetto di Merz, del
mondo Merz (Merz Gesamtweltbild)
ma di cosa era composto?una struttura di gesso , in continua trasformazione
ed espansione, composta di forme concave e convesse, con delle cavità che inglobavano oggetti
appartenuti a persone care, ricordi
la struttura crebbe in modo casuale, come una giungla, una struttura architettonica dinamica e autonoma nell’appartamento dell’artista fino a
occuparne ogni anfratto
Hans Richter, artista del movimento e amico di Scwitters descrive come segue l’opera, così come appariva nel corso di una visita
all’artista nel 1925:
“Mi tagliò una ciocca di capelli e la depositò nella mia cavità. Nello spazio dedicato a Mies van der Rohe c’era una grossa matita sottratta
al suo tavolo da disegno. Degli altri c’erano un pezzo di stringa di scarpe, un mozzicone di sigaretta, un pezzo di unghia, un pezzo di
cravatta (di Doesburg), una penna rotta.Ma c’erano anche cose curiose come i pezzi di un ponte con ancora i
denti attaccati, una bottiglietta di urina con il nome del donatore.”
H. Richter, Dada. Arte e antiarte, edizione italiana 1966, Mazzotta editore, pp. 183-84
Ricostruzione, sulla base delle immagini fotografiche originali, del Merzbau presso lo Sprengel Museum di
Hannover, 1983
Mimicking the atmosphere of the film The Cabinet of Dr. Caligaris in three dimensions, Merzbau enveloped the viewer. (...) A
gesamtkunstwerk, in that it synthesizes painting, sculpture. and architecture, this installation was obviously site-specific at first.
Mark Rosenthal, Understanding Installation Art, from Duchamp to Holzer, Prestel 2003, p. 33.
Marcel Duchamp, Nudo che scende le scale n. 2, 1912, olio su tela, 147 x 89,5 cm,
The Louise and Walter Arensberg Collection, Philadelphia Museum of Art.
Cette version définitive du Nu descendent un escalier, peinte en janvier 1912,
fut la convergence dans mon esprit de divers interêts, dont le cinéma, les chronophotographies de Marey et Muybridge
(...) les futuristes s’intéressaient aussi alors aux problemes du mouvement
et quand il exposèrent pour la prémiere fois à Paris en janivier 1912,ce fut passionnant pour moi de voir le tableau de Balla Chien en laisse, qui montrait lui aussi le position statiques successives de la laisse et
des patte du chien
Marcel Duchamp. Duchamp de signe, Flammarion, Paris 2008, p. 208
15 febbraio 1913 viene inaugurata una mostra a New York, “Armory Show”- in quanto organizzata presso l’arsenale del 69° Reggimento
della Guardia Nazionale. L’intento era quello di portare l’arte europea più avanzata a
conoscenza degli artisti americani. L’opera di Duchamp venne definita “Rush Hour at the Subway” e “Explosion in a Shingle
Factory”.Tuttavia i collezionisti americani percepirono quelle opere come delle rivelazioni e le acquisirono subito
Duchamp iniziò a lavorare al Grande Vetro a partire dal 1915 per dichiarare l’opera definitivamente incompiuta nel 1923.
Un grande vetro che fu rotto nel corso di uno spostamento per una mostra e pazientemente ricomposto
dall’artista
Marcel Duchamp. La Sposa messa a nudo dai suoi celibi, anche, dono di Katherine Dreier,
permanentemente installata presso il Philadelphia Museum of Art
struttura: “ haut de neuf pieds
le tableau est constitué de deux grands
panneaux de glace
disposés l’un au-dessus de l’autre
(Duchampe du signe, p. 212)”
soggetto: “èlements principaux: 1. Mariée (en haut)
2. Cèlibataires (en bas)
Les célibataires devant servir de base architectonique à la mariée,
celle-ci devient une sorte de apotheose de la virginité. (Duchamp du signe, p. 75)
Il ne s’agit pas ici de l’interpretation réaliste d’une mariée, mais de ma conception d’une mariée exprimé
par la juxtaposition d’élements mécanique
et de formes viscérales
(Duchamp de signe, p. 209)
En 1913, j’eus l’hereuse idée de fixer une roue de biciclette sur un tabouret de
cuisine et de la regarder tourner
Ce choiz etait fondé sur une reaction d’indifférence visuelle, assortie au même moment
à una absence totale de bon ou mauvais goût... en fait une
anestésie complète.
Un autre aspect du ready-made est qu’il
n’a rien d’unique... La replique d’un ready-made trasmet le même message;
en fait presque tous le ready-madesexistant aujourd’hui ne sont pas des
originaux
(Duchamp du signe, p. 182-83)
Duchamp propose l’orinatoio in occasione della prima mostra della Società Americana degli Artisti Indipendenti (1917). Fu rifiutata.Duchamp contestò, attraverso la portavoce
Beatrice Wood, sostenendo:
“ Dicono che ogni artista che paga sei dollari può esporre. Il signor Mutt ha mandato una fontana. Senza discussione questo articolo è
scomparso e mai esposto. (...) Che il signor Mutt abbia o meno fatto la
fontana con le proprie mani non ha importanza. L’ha SCELTA. Ha preso un normale oggetto quotidiano, l’ha posto in modo che il suo significato utilitario scomparisse sotto il
nuovo titolo e punto di vista - ha creato un’idea per quell’oggetto”.
Robert Rauschenberg, Canyon, 1959, MoMA
Robert Rauschenberg, Winter Pool, 1959, Metropolitan Museum of Art
Marcel Duchamp, Air de Paris, 1919, coll. Arensberg,
Philadelphia Museum of Art Louise Bourgeois, Precious Liquids, 1992