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Seconda G LA RIVISTA CH MANCAVA… NON GIU “Il delfino di ... · vanni Marreddu, Sarah Fenu,...

Date post: 18-Feb-2019
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S C U OL A M ED I A N ° 1 P . B OR R O T Z U Relax BARZELLETTE (di Joelle Peddio) Siamo su Internet: www.scuolamedianuoro1.net L a r e d a z i o n e S e c o n d a G S e c o n d a H T e r z a H Mattia Garau, Elisa Giraldi, Chiara Murgia, Gio- vanni Marreddu, Sarah Fenu, Chiara Zizzi Jessica Arberi, Elia Arridu, Luca Depalmas, Adriano Gusai, Fabio Mele, Joelle Peddio, Luciano Tolu, Daniele Catte, Sandro Catte. Mario Cadinu, Simona Medde, Greta Cugusi, Cateri- na Spada, Ileana Sulas, Andrea Carta, Gianluigi Ca- nu, Alberto Iollo, Elisabetta Zucchelli Un bimbo dice al papà: “Papà, papà, dove si trovano i monti Carpazi?” - “Chiedi alla mamma, è lei che sistema in casa!” Due mamme parlano dei loro figli. Una dice con orgoglio:“Mio figlio cammi- na già da tre mesi!” - “ Oh, chissà dove sarà ormai!” Fine del compito in classe. Pierino chiede al compagno:” Com’è andata?” - “Male, ho consegnato il compito in bianco!” .“ Maledizione!” -dice Pierino- “Anch’io!!! La maestra penserà che abbiamo copiato!” Il bambino alla maestra: “ Maestra, ho visto una scimmia che mangia 100 banane al minuto?” - “ E allora?” - “ Beh, all’ora sono seimila!” A nord di Manantiales, villaggio petrolifero della Terra del Fuoco, in Cile, sorgono le quindici o venti case di un paesino di pescatori chiamato Angostura, cioè “strettoia”, perché si trova proprio davanti al primo restringimento dello stretto di Magellano. Le case sono abitate soltanto durante la breve estate australe. Poi, durante il fugace autunno e il lungo inver- L A R I V I S T A CH E M A N CA V A E N O N G I U ST I F I C A V A SCUOLA MEDIA N°1 “P. BORROTZU” Via Tolmino Nuoro www.scuolamedianuoro1. net Cari lettori... Eccoci giunti al secondo ed ultimo numero (per quest’anno) del nostro gior- nale scolastico. Rispetto al primo numero ci sono delle novità. Alcuni compagni sono andati via e altri hanno preso il loro posto. Come nel primo numero abbiamo voluto dare spazio ad argomenti di attua- lità ma anche alle nostre pas- sioni e alla nostra creatività. In questo numero si è dato spa- zio al lavoro di gruppo piutto- sto che valorizzare il lavoro esclusivamente individuale. Infatti alcuni articoli sono scrit- ti a più mani, o sono addirittu- ra nati amalgamando tra loro parti di testi diversi. Speriamo di non deludere le vostre a- spettative e vi auguriamo an- cora una volta una buona lettura. Luca Depalmas no, non sono altro che un punto di rife- rimento nel paesaggio. Angostura non ha cimitero, ma ha una tomba, un piccolo sepolcro che è sta- to dipinto di bianco e che guarda ver- so il mare. Vi riposa Panchito Barrìa, un ragazzo morto a undici anni. In tutto il mondo si vive e si muore, ma il caso di Panchito è tragicamente speciale, per- ché il bambino è mortodi tristezza. (a pag. 13) “Il delfino di Panchito” Fumetto tratto dal racconto di Luis Sepùlveda Segue a pag. 9 A n n o 1 , N u me r o 2 M a g g i o 2 0 1 2 Seven Arts. L’arte per l’integrazione (p.3) Fumo, alcool, adolescenza (p.5) La bocciatura può far bene (p.7)
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SCUOLA MEDIA N°1

“P. BORROTZU”

Relax

BARZELLETTE

(di Joelle Peddio)

Siamo su Internet:

www.scuolamedianuoro1.net

La redazione

Seconda G

Seconda H

Terza H

Mattia Garau, Elisa Giraldi, Chiara Murgia, Gio-

vanni Marreddu, Sarah Fenu, Chiara Zizzi

Jessica Arberi, Elia Arridu, Luca Depalmas,

Adriano Gusai, Fabio Mele, Joelle Peddio,

Luciano Tolu, Daniele Catte, Sandro Catte.

Mario Cadinu, Simona Medde, Greta Cugusi, Cateri-

na Spada, Ileana Sulas, Andrea Carta, Gianluigi Ca-

nu, Alberto Iollo, Elisabetta Zucchelli

• Un bimbo dice al papà: “Papà, papà, dove si trovano i monti Carpazi?” -

“Chiedi alla mamma, è lei che sistema in casa!”

• Due mamme parlano dei loro figli. Una dice con orgoglio:“Mio figlio cammi-

na già da tre mesi!” - “ Oh, chissà dove sarà ormai!”

• Fine del compito in classe. Pierino chiede al compagno:” Com’è andata?” -

“Male, ho consegnato il compito in bianco!” .“ Maledizione!” -dice Pierino-

“Anch’io!!! La maestra penserà che abbiamo copiato!”

• Il bambino alla maestra: “ Maestra, ho visto una scimmia che mangia 100

banane al minuto?” - “ E allora?” - “ Beh, all’ora sono seimila!”

A nord di Manantiales, villaggio

petrolifero della Terra del Fuoco, in

Cile, sorgono le quindici o venti

case di un paesino di pescatori

chiamato Angostura, cioè

“strettoia”, perché si trova proprio

davanti al primo restringimento

dello stretto di Magellano. Le case

sono abitate soltanto durante la

breve estate australe. Poi, durante

il fugace autunno e il lungo inver-

LA RIVISTA CHE MANCAVA… E NON GIUSTIFI

CAVA

SCUOLA MEDIA N°1

“P. BORROTZU”

Via Tolmino

Nuoro www.scuolamedianuoro1.

net

Cari lettori... Eccoci giunti al secondo ed

ultimo numero (per

quest’anno) del nostro gior-

nale scolastico. Rispetto al

primo numero ci sono delle

novità. Alcuni compagni sono

andati via e altri hanno preso

il loro posto. Come nel primo

numero abbiamo voluto dare

spazio ad argomenti di attua-

lità ma anche alle nostre pas-

sioni e alla nostra creatività. In

questo numero si è dato spa-

zio al lavoro di gruppo piutto-

sto che valorizzare il lavoro

esclusivamente individuale.

Infatti alcuni articoli sono scrit-

ti a più mani, o sono addirittu-

ra nati amalgamando tra loro

parti di testi diversi. Speriamo

di non deludere le vostre a-

spettative e vi auguriamo an-

cora una volta una buona

lettura. Luca Depalmas

no, non sono altro che un punto di rife-

rimento nel paesaggio.

Angostura non ha cimitero, ma ha una

tomba, un piccolo sepolcro che è sta-

to dipinto di bianco e che guarda ver-

so il mare. Vi riposa Panchito Barrìa, un

ragazzo morto a undici anni. In tutto il

mondo si vive e si muore, ma il caso di

Panchito è tragicamente speciale, per-

ché il bambino è morto… di tristezza.

(a pag. 13)

“Il delfino di Panchito” Fumetto tratto dal racconto di Luis Sepùlveda

Segue a pag. 9

Anno 1, Numero 2—Maggio 2

012

Seven Arts. L’arte per

l’integrazione (p.3)

Fumo, alcool, adolescenza

(p.5)

La bocciatura può far bene

(p.7)

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Pagina 2 PREDISTAMPA

Riflessioni sul tema della diversità

“Io sono Pino”

color pomodoro, denti di

mozzarella e occhi acciuga

poco, ma proprio un poco,

storti.

Sono anche un po’ cicciot-

tello. Sto sempre in casa e vado e vengo dal frigorifero

…..tanto per fare due passi e scacciare, in verità, la noia.

Insomma sono un bel bambi-no, anche se non si direbbe:

nessuno me lo ha mai detto, ma io credo di esserlo per-

ché nessuno mi ha mai det-to il contrario. Nessuno mi

dice mai niente.

Di Jessica Arberi

Buongiorno, io mi chiamo

Pino.

Non sono molto contento di

questo nome, che, in verità,

mi ricorda un albero di Nata-

le.

Sono un ragazzino di undici

anni, quasi dodici.

Cresco molto in fretta. Trop-

po, dicono, rispetto al mio

cervello … Ho un’intelligenza

pigra, sempre in ritardo. Non

sono come gli altri, ma se gli

altri non me lo facessero no-

tare così spesso, io non ne

farei un dramma. Adesso

che sono qui a guardarmi

nello specchio posso dirvi,

altrimenti non me lo ricorde-

rei, che ho il viso tondo co-

me una pizza, con guance

A mio fratello

razzista

Siamo tutti gocce

dello stesso mare,

Siamo tutte persone

da rispettare,

Siamo petali dello stesso fiore

Che la vita riempie

di colore.

Non aver paura

dello straniero mai,

Impara a conoscerlo

E apprezzarlo saprai.

E quando non ti sentirai

più solo e perso

Sappi che è perché

hai avuto il coraggio

di accettare il diverso.

Di Jessica Arberi

Disegno di Jessica Arberi

Anno 1, Numero 2 Pagina 19

po!”. Si parcheggiarono ed entrarono dentro un casolare. Elia salì sul furgone e lo mise in moto collegando due cavi. Recuperammo Fabio lungo la strada ed entrammo a scuola trionfanti. La preside ci ringra-ziò e finalmente la nostra clas-se diventò la migliore della scuola. Lampis e Marcellino furono mandati in prigione e costretti a ripagare i danni. “Ero stanco di lavare bagni e aule sempre più sporche” – disse Marcellino - “Ed io mi ero

rotto di fare lezione con ani-mali simili!” – disse Lampis al momento della confessione . Insomma, tutto è bene quel che finisce bene!

Sandro Catte,

Daniele Catte,

Elia Arridu,

Luca Depalmas

Luciano Tolu

Su monte de Nugoro

este unu monte meda bellu

unu de sos menzus

de tottu sa Sardigna,

Pro sos nugoresos

Su pru bellu.

Ma como

Su monte este abbandonau,

Su parcu este tottu imbruttau.

Su camminu este disastrau.

Ana puru brusiau

Medas ungrones,

chi amusu a torrare a biere

Solu in fotografia.

Di Luciano Tolu

Su monte

Visti per voi:

“Diario di un maestro” anni Sessanta e la raccontò nel libro “Un anno a Pietralata”, di cui in classe abbiamo letto alcuni bra-ni.

Quasi tutti i ragazzi della classe vivono nella periferia di Roma, e sopravvivono cercando ferro nelle discariche, facendo qualche altro lavoro o grazie a qualche piccolo furto. Sono ragazzi che vivono in baracche senza riscaldamento e senza acqua calda. Più della me-tà di loro all’inizio del film non fre-quenta la scuola.

La situazione che si presenta al maestro è dunque drammatica: egli cerca di capire come vivono i suoi alunni per poter elaborare il modo migliore per aiutarli. Esce dalla scuola insieme a loro, per vedere le loro abitazioni, per co-noscere le loro famiglie e per sa-pere quali sono i loro interessi. Sco-pre così che si divertono ad osser-vare, cacciare e catturare le lu-certole, capisce che la loro intelli-genza è viva e che dalle lucertole si può iniziare ad ampliare le loro conoscenze e migliorare le loro capacità nell'uso del linguaggio.

Piano piano, maestro e allievi di-ventano un vero gruppo, con re-gole rispettate da tutti. Anche l'au-la si trasforma, e da triste e spoglia diviene allegra e ricca di cartelloni

e di teche al cui interno vivono e si riproducono le lucertole catturate. Cambia anche la disposizione dei banchi, che vengono raggruppati a quattro a quattro per creare dei tavoli da lavoro più grandi.

Con il passare dei mesi i ragazzi si appassionano alla scuola e capi-scono che è importante sapersi e-sprimere per raccontare le loro vi-cende e per capire meglio la realtà della vita.

Uno dei momenti più significativi del film è quello della discussione tra il maestro e il preside, che è lo scon-tro tra una scuola vecchia e polve-rosa e una più moderna e coinvol-gente. Non vi sveliamo come va a finire la storia: non vi resta che guar-dare il film!

Di Mattia Garau e Giovanni Marreddu

Diario di un maestro. 2 DVD. Con libro

Anno: 1972

Durata: 290 minuti

Regia: Vittorio De Seta

Editore: Feltrinelli

Diario di un maestro”, che ab-biamo visto a scuola, è un film che racconta l'esperienza di un maestro elementare meridiona-le (di Napoli), che va a insegna-re in una scuola di Roma, nella borgata chiamata Tiburtino III.

È ispirato all'esperienza di un in-segnante di Siniscola, Albino Bernardini, che si trovò in una situazione simile all’inizio degli

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Anno 1, Numero 2 Pagina 18

“Investigatori per caso”

Giallo a più mani, scritto, rivisto e corretto

infatti amano fare ginnastica e non avevano mai dimenticato l’occorrente. Mi chiesi se fosse un normale “salto di palestra” per stanchezza o se avessero in mente qualcos’altro, tipo aggi-rarsi negli anditi di soppiatto e darsi alla fuga alla vista di bidelli, preside o professori. Il professor Pinna ci fece scrivere gli obiettivi della giornata: “Oggi calcetto!”. Chiudemmo la porta e ci diri-gemmo verso il cortile. Una volta giunti, incominciammo il riscal-damento: corsetta leggera ad alternanza, un po’ di stretching e incomincia la partita! Io in por-ta. Dopo solo due minuti erava-mo in vantaggio di due punti. Ero concentratissimo sulla palla e mi ripetevo: “Non devo sba-gliare … non devo sbagliare..”, ma ecco che alle 9:00 la preside interruppe la partita e ci convo-cò nell’anfiteatro. “Vi ho convo-cato tutti, alunni, professori e bi-

delli, per comunicarvi che è stato commesso un furto in palestra e la cosa mi indispo-ne moltissimo!” A Tora cadde la scopa dalle mani. “Nessuno uscirà di qui”- continuò la pre-side- “ se prima non si scopre il colpevole!”. Con nostra mera-viglia, la preside ci assegnò il compito di investigare sul fat-to. Riflettemmo sul da farsi e Tora ci si avvicinò dicendo: “Solo voi siete autorizzati ad entrare in palestra, intesi?”. Ci recammo sulla scena del fur-to: “ Aeeeeee!!!!” dicemmo in coro: la palestra era comple-tamente vuota. Erano rimasti solo due materassi uno sopra l’altro. Niente palloni, reti da pallavolo e racchette. Ci met-temmo subito al lavoro per trovare qualche indizio, ma niente: “Cavolo! Se non sco-priamo qualcosa, ci sospen-deranno tutti!”. Fabio si avvici-nò al termosifone e guardò fuori dalla finestra. Sul retro del cortile c’era un furgone. “Andiamo a vedere di che si tratta”, disse Fabio. Uscimmo correndo. Il furgone era aper-to, e sentite un po’, c’era tutta la refurtiva. Ci nascondemmo ed aspettammo. Dopo un’oretta ecco arrivare, guar-dinghi, professor Lampis e il bidello Marcellino. Entrarono nel furgone bianco e si avvia-rono verso la chiesa di San Giovanni Battista. Noi partim-mo all’inseguimento, ma Fa-bio cadde rompendosi una gamba. “Tranquillo”-dissi- “torniamo a riprenderti do-

Era Sabato 10 febbraio 2012.

Mi svegliai per andare a scuo-

la, mi preparai e uscii di casa.

Alle 8:20 entrai nel grande cor-

tile asfaltato. Ecco che, come

ogni giorno, i ragazzi della

scuola media n°1, entravano

nell’atrio per recarsi alle rispet-

tive aule, tristi di essere a

scuola e come sempre già de-

siderosi di sentire suonare la

campana della ricreazione. La

seconda ora del sabato è

quella che preferisco: profes-

sor Pinna entrò in classe, men-

tre Luciano giocava con delle

calamite. Fece l’appello e

chiese ad ognuno se avessimo

l’attrezzatura. Emanuela, Mar-

ta, Chiara, Daniele e Luciano

non l’avevano.

-“MMMM” - pensai… - ”molto strano…”. Daniele e Luciano

l’allestimento dei laboratori,

anche perché si tratta di

un’associazione auto finan-

ziata. Ogni componente ha

un suo ruolo ben specifico,

per esempio se uno si occu-

pa del catering non si potrà

occupa-

re della

g r a f i c a

pubblici-

taria. Se-

c o n d o

me que-

sta asso-

ciazione

è molto

eff icace

e impor-

t a n t e ,

perché offre servizi utili alla

società unendo alla passio-

ne per l’arte la missione

d’integrare le persone svan-

taggiate.

Di Luciano Tolu

A Nuoro, la città in cui vi-

vo, si sono create molte

associazioni che si occu-

pano di giovani, anziani e

disabili. Una tra le più re-

centi, ma non meno im-

portante, è Seven Arts.

Fondata nel 2010

da Alessandro

Canu, Antonella

Piras e Letizia Le-

vanti, il movimen-

to si occupa

d’introdurre le arti

nella formazione

di disabili, anziani

e giovani con dif-

ficoltà. Musica,

danza, pittura,

scultura, cinema,

teatro, architettura e poe-

sia, sono quindi le discipli-

ne che vengono insegnate

nelle aule dell’ associazio-

ne. Essa ha sede a Nuoro

ed è ospitata presso i locali

della scuola di San Pietro.

Gli allievi che frequentano

vengono poi inseriti nel

mondo del lavoro o resi

protagonisti di spettacoli,

eventi in piazze e teatri. A-

lessandro, fa il musicista da

oltre 18 anni e da sempre

si presta all’organizzazione

di spettacoli di beneficen-

za per disabili o ragazzi in

difficoltà. Un successo per

tutti, soprattutto per que-

sti giovani, che incompre-

si fuori, all’interno del

gruppo riescono a far u-

scire tutto quello che han-

no dentro e che magari

si vergognano di fare in

altri contesti. A me è capi-

tato poche volte di parte-

cipare o assistere ad e-

venti di questa organizza-

zione, ma sono sempre

state esperienze bellissi-

me. A Natale ho imperso-

nato Babbo Natale, gira-

vo per negozi e cercavo

bambini con cui farmi fo-

tografare. Il ricavato veni-

v a i n v e s t i t o p e r

PREDISTAMPA

Seven Arts: l’arte al servizio dell’integrazione

...un successo per tutti, soprattutto per

questi giovani che, incompresi fuori,

all’interno del gruppo riescono a far u-

scire tutto quello che hanno dentro...

Anno 1, Numero 2 Pagina 3

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Diversamente uguali

Diversità è il concetto che si usa

per distinguerci, ma anche per

rapportarci gli uni agli altri. Siamo

tutti diversi: uno è musulmano e

uno è ebreo, uno è cinese, l’altro

è africano, uno può correre con

le gambe, l’altro può correre solo

con la fantasia. Tutto ciò non ci

divide, ma anzi dovrebbe favorire

rapporti, amicizie e affetti in un

meraviglioso scambio di culture. Il

NUOVO, infatti, apre a nuove e-

sperienze.

Nella mia città esistono luoghi di

accoglienza per stranieri: il Ctp, le

parrocchie, l’ufficio di mediazione

culturale, sono solo alcuni esempi.

Gli operatori aiutano le persone

immigrate, marocchini, cinesi, se-

negalesi, rumeni, ad imparare la

nostra lingua e ad inserirsi nel tes-

suto sociale con più facilità. Nel

mio palazzo c’è un’associazione

che si chiama ARCI ed è aperta a

tutti. Anche nella mia scuola è fa-

cile incontrare ragazzi stranieri, tutti

ottimamente inseriti, e ragazzi di-

versamente abili. In entrambi i casi

costituiscono una risorsa, nel senso

che da loro e con loro, si possono

imparare tante cose. La cosa in-

credibile è che invece per alcuni

la DIVERSITÀ è una colpa. È una

colpa non vestirsi come gli altri,

non parlare come tutti o non a-

vere gli stessi interessi o le stesse

frequentazioni. A me dà molto

fastidio e mi indigna che qualcu-

no si permetta di ignorare ed e-

marginare una persona senza

nessun motivo se non quello della

loro stessa ignoranza.

Di Joelle Peddio

Ho da poco cambiato casa. Tra i

nuovi vicini, c’è una famiglia che

ha una particolarità: ad essa ap-

partiene una bambina autistica.

Dopo averla conosciuta, mi è

nato dentro una gran desiderio di

saperne di più su questa patolo-

gia. Quindi sono andata a parlar-

ne con il padre della bambina.

Lui mi ha dato una serie di infor-

mazioni, di cui io ho preso nota.

L'autismo è un disturbo che colpi-

sce in media un bambino ogni

150, e i suoi sintomi si manifestano

a due-tre anni circa. L'autismo

non è timidezza o blocco psicolo-

gico o carenza di amore mater-

no, ma è mancanza di abilità so-

ciali e incapacità di immaginare,

di giocare e di esternare i propri

sentimenti.

Sempre più interessata, ho chie-

sto al padre della bambina

com’è la vita per un adolescente

autistico. Mi ha risposto che un

adolescente con autismo ha diritto

a frequentare la scuola comune e

a ricevere trattamenti adatti e lui/

lei, alla sua età e alla sua disabili-

tà. Spesso, però, a 14-16 anni di

età, i ragazzi con autismo vengo-

no allontanati dalla scuola e rara-

mente trovano un centro adatto a

loro che possa dargli un adeguato

progetto educativo, e molte volte

vengono perfino trattati male dal-

le persone comuni. Ma la gente

non sa che cosa in realtà affronti-

no ogni giorno quegli adolescenti

e le loro famiglie.

Ho chiesto infine di conoscere le

prime manifestazioni dell’autismo.

Il padre della bambina mi ha det-

to che anche nei bambini molto

piccoli sono identificabili tratti del

comportamento che prefigurano il

rischio di autismo. Tratti come non

riuscire o non sapere relazionarsi

con bambini o adulti, non parlare

o parlare molto poco, mostrare

molta sensibilità ai rumori, usare i

giochi in modo strano, essere i-

persensibili al contatto e non tol-

lerare cambiamenti di abitudini.

Anche se la famiglia se ne doves-

se accorgere da sola deve co-

munque rivolgersi al pediatra per

farsi spiegare qual è il percorso

opportuno da svolgere col bam-

bino.

Dopo questo lungo discorso mi

ha fatto passare un po’ di tempo

in compagnia di sua figlia… e mi

sono accorta che aveva gli stessi

sintomi che mi aveva elencato

lui. Felice che mi avesse ascolta-

ta e avesse risposto alle mie do-

mande, l'ho salutato ringrazian-

dolo... e ho iniziato a scrivere ciò

che mi aveva raccontato, sicura-

mente più ricca di prima.

Di Sarah Fenu

Parliamo di autismo

Anno 1, Numero 2 Pagina 4 Anno 1, Numero 2 Pagina 17

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Anno 1, Numero 2 Pagina 16

Anno 1, Numero 2 Pagina 5

Un disagio che viene spesso affrontato in TV è il consumo dell’alcol da parte degli ado-lescenti. Il fenomeno è preoc-cupante, in quanto sembra che si inizi a bere tra gli 11 e i 12 anni. Dalle indagini di mer-cato risulta che molti di loro hanno trascor-so gran parte del loro tem-po libero da-vanti al com-puter o navi-gando su internet.

Le ultime notizie afferma-no che il 7% degli adolescenti consumano alcol almeno tre volte la settimana. Tra essi una grossa fetta è composta da ragazze. Nella mia città è ca-pitato di aver sentito parlare di ragazzi molto giovani, che ac-quistano casse di birra da consumare nelle piazze. Ma visto che i minorenni non pos-sono acquistare alcolici, come è possibile che lo facciano re-golarmente? Come è possibile che nessun adulto li abbia vi-sti? E soprattutto come è pos-sibile che I LORO GENITORI non si accorgano delle loro condizioni quando fanno ritor-no a casa?

Io penso che bere sia una co-sa sbagliata a tutte le età, ma soprattutto alla nostra. I ragaz-zi della mia età dovrebbero provare piacere a fare altre cose come giocare a calcet-to, mangiare una pizza con gli amici e bere Coca Cola. Io e mio fratello navighiamo su

internet per fare delle ricer-che, raccogliere notizie sulle squadre di calcio o per guar-dare video musicali. Insomma non credo che internet usato in questo modo e con il con-trollo dei genitori, possa esse-re un motivo per iniziare a be-re.

So che ci so-no dei ministri che promuo-vono nelle s c u o l e l’informazione su queste tema-tiche, ma so an-che che dai dati emerge che

spesso i genitori sono al cor-rente del consumo di alcol dei loro figli, ma lo giustificano come un periodo che non avrà seguito e che finirà con l’adolescenza.

Io sono fortunato, perché ho dei genitori molto presenti e prima di darmi il consenso di uscire con i miei amici al Cor-so o ai Giardini, mi ricordano sempre quello che non devo fare, sottolineando la perico-losità del fumo e dell’alcol. Questo mi fa sentire importan-te per loro e so che in futuro, quando mi troverò a sceglie-re cosa fare, le loro parole continueranno a guidarmi.

A tutti i ragazzi che fumano e bevono vorrei poter spiegare quanto sia divertente giocare a calcio e mostrare la propria bravura segnando un Goal….

CHI BEVE NON SEGNA MAI!

Di Fabio Mele

Il consumo dell’alcol tra gli adolescenti

CHI BEVE NON SEGNA MAI!

…. A tutti i ragazzi che fumano e bevono, vorrei poter spiega-re quanto sia divertente gioca-re a calcio e mostrare la pro-pria bravura segnando un GO-

AL….CHI BEVE NON SEGNA MAI!

I danni

del fumo

Da poco mi è capitato di sfogliare una rivista, nella quale mi ha col-pito molto l'articolo che parlava del fumo. Pare, infatti, che nel 2010, per la prima volta dal 1997, le sigarette vendute sono meno di 90 milioni di chilogrammi all'anno. Nel corso del 2010 la vendita di sigarette è scesa del 2,4% rispetto al 2009, quasi un pacchetto in meno a persona al mese.

Secondo il giornali questo calo di vendite è dovuto alla legge Sir-chia, che dal 2005 vieta di fumare nei locali pubblici.

Leggendo questo articolo ho pensato che anche i miei parenti e le persone che mi stanno ac-canto dovrebbero smettere di fumare perché oltre ad inquinare l'ambiente causano dei danni an-che a me e alle persone accan-to, perché la parte del fumo che si disperde nell'aria va a finire nel corpo e nei polmoni anche di chi non fuma.

I danni che può causare il fumo sono tanti, e in particolare ci sono sicuramente vari tipi di tumore:

alla gola, alla lingua, ai polmoni e via dicendo.

Una cosa che mi dà fastidio sono i ragazzi e le ragazze dalla mia età in su che iniziano a fumare: penso che stiano solo sbagliando per-ché si stanno complicando la vita e stanno spendendo soldi inutil-mente invece di usarli magari per andare a mangiare una pizza con gli amici.

Secondo gli esperti il fumo rimane la prima causa di mortalità preve-nibile e la più grave minaccia per la salute dei cittadini europei, compresi i ragazzini.

Di Sarah Fenu

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sì? Alcuni di loro assumono questi atteggiamenti semplice-mente perché sono maledu-cati, oppure per attirare l'at-tenzione delle compagne e compagni. A volte lo fanno anche per sfidare i professori, provocandoli. Le conseguenze possono esse-re tante e dannose, anche per i professori, che si innervosisco-no e faticano a mantenere l'auto-controllo . Capita rare volte che in una classe come quella che ho de-scritto si riesca a lavorare be-ne. Ciò si verifica quando mancano quei ragazzi che di solito impediscono lo svolgi-mento di qualsiasi attività. Le lezioni, così, scorrono più leggere, e noi ragazzi riuscia-mo ad ascoltarle, seguirle e

Pagina 6 PREDISTAMPA

Non sono tantissime, in una classe, le ore serene, quelle in cui l'unica preoccupazione è fare lezione. Questo fatto è dovuto all'atteggiamento sba-gliato di troppi ragazzi e ra-gazze. I maschi spesso disturbano la lezione alzandosi dal banco continuamente, senza per-messo, chiacchierando ripetu-tamente, urlando al cambio dell'ora. Ci sono alcuni ragazzi che si affacciano alla finestra inutilmente. Soprattutto le ra-gazze, poi, escono dalla clas-se per andare in bagno an-che una volta per ogni ora. Di solito ci sono pochi ragazzi, in una classe, che stanno davve-ro attenti. Gli altri fanno tutt'al-tro. Ma perché si comportano co-

LEZIONI AGITATE: CHE FARE?

LA MATERIA ODIOSA

Quando si parla, invece, si può anche ignorare qualche rego-la. Ad esempio quelle sulla pun-teggiatura: quando io parlo nessuno si ac-corge se ho messo le virgole al posto giusto. Però so che la grammatica è importante. Ci sono regole che devono essere applicate per forza, come per esempio quel-la di mettere le lettere nell'ordi-ne corretto oppure quella di coniugare bene i verbi. A pensarci bene, a non sapere le regole della grammatica si corre un rischio troppo grosso: quello di passare per una per-sona ignorante. Perciò, volenti

La materia che eliminerei dai programmi scolastici è la gram-matica. Non la sopporto, la grammati-ca. La detesto, la odio. Ci sono troppe regole da studiare, trop-pi compiti da fare. E' vero, ci sono degli argomenti che se-condo me sono più semplici, come ad esempio l'uso delle doppie e della “h” nel verbo avere. Ma sono davvero pochi. Per la maggior parte, la gram-matica è difficile da imparare. Inoltre con la grammatica non posso scrivere a modo mio per-ché devo pensare alle regole, e questo mi toglie libertà. Se-condo me, poi, la grammatica è importante solo nello scritto.

o nolenti, è meglio impegnarsi a studiarle.

Di Giovanni Marreddu

“...quando io parlo nes-

suno si accorge se ho

messo le virgole al po-

sto giusto....”

quindi capirle, e la maggior parte delle volte sono molto interessanti. Come risolvere il problema? Non credo che esista una ricet-ta infallibile, anche perché altri-menti i professori la conosce-rebbero. Tuttavia sono convin-ta che certe volte allontanare alcuni alunni per un po’ di tem-po dalla scuola potrebbe esse-re una soluzione. Però ritengo anche che il modo migliore per rendere una lezione più “divertente”, per far rilassare e stare attenti i ragazzi, sia quello di svolgere attività più “partecipate” e coinvolgenti, come fare cartelloni o guarda-re film belli e interessanti.

Di Elisa Giraldi

Anno 1, Numero 2 Pagina 15

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Anno 1, Numero 2 Pagina 14

Anno 1, Numero 2 Pagina 7

La bocciatura può far bene Non è bello essere bocciati, tornare a casa e dover trovare una spiegazione da dare ai genitori e ai pa-renti, affrontare il momento drammatico di varcare la soglia di casa e dover comunicare il proprio falli-mento. Ma questo capita perché non si studia: molti ragaz-zi, infatti, prendono lo studio e la scuola come un gioco, convinti che uscire in giro la sera sia più im-portante. Non pensano che se non si studia, poi, non si viene promossi! Questo però lo capiscono troppo tardi, e perciò è anche inutile studiare gli ulti-mi giorni, perché ormai la bocciatura è inevitabile. A quel punto devi solo aspettare l'anno successivo, quando, se sarai fortunato, potrai capitare in una bella classe, con persone che ti potranno stare sim-patiche e tra le quali magari trovi anche l'amica o l'amico del cuore che ti capisce, ti difende, ti consi-glia e ti consola nei momenti più difficili. Mentre guardi i tuoi nuovi amici, però, ti viene da pensare alla classe in cui eri prima, e a quanto ti di-vertivi, o a quanto ti annoiavi, a tutte le stupidaggi-ni, a tutte le passeggiate per la scuola e tutto il re-sto… E forse un po' ti si spezza il cuore! Ma poi guardi davanti a te e vedi le tua nuova si-

tuazione, e capisci che quella è vita passata! Ora si deve guardare il presente, e ciò che si ha davanti, non quello che c'è dietro! Per quanto riguarda lo studio, ripetere l’anno secon-do me non può far altro che bene. È inutile, infatti, essere sempre promossi se poi non si sa niente. La bocciatura può essere un fatto positivo, perché così capisci che devi studiare, seguire le lezioni e se non capisci chiedere spiegazioni. Quest'ultima strategia in particolare, a mio parere, è fondamentale, perché attuandola le lezioni si capiscono meglio e magari scopri che la materia che tanto odiavi non è poi così ostica e che se la detestavi era solo perché non fa-cevi attenzione a quello che dicevano i professori . E proprio questi ultimi, i professori, possono essere il fattore determinante per la tua rivincita scolastica. Infatti, se sei fortunato, puoi capitare in una classe nella quale i docenti sono più alla mano e magari hanno un metodo che si adatta meglio al tuo modo di imparare. Per questo puoi stare tranquillo, sapendo che con loro potrai essere promosso!

Di Chiara Zizzi

Io sono la prima ad usare il telefono in ogni momento, davanti a qualsiasi persona, mentre parlo con altra gente e

persino quando mangio. E’ proprio per questo, per tentare di darmi una regolata, che voglio fare un elenco dei

casi in cui è più corretto ed educato non usarlo, o tenerlo proprio spento. Ci si dovrebbe astenere:

1. quando si è a pranzo o a cena, sia con amici che con familiari , per portare rispetto alle persone con cui

ci si trova in quel momento .

2. quando si è in macchina, se si sta guidando.

3. quando si è in chiesa: sarebbe inopportuno che squillasse mentre, magari, il sacerdote sta dando la

comunione .

4. quando si è al cinema: capita a volte che qualche telefonino squilli proprio nel momento culminante del

film, e tutti se la prendono con il malcapitato che non l’ha spento .

5. quando si è ad una mostra: immaginate un telefono che rumoreggia mentre c’è un momento di

silenziosa contemplazione, e tutti si girano e guardano chi potrebbe essere quel deficiente.

6. quando si è in classe: potrebbe squillare proprio mentre sei all’ interrogazione, e magari è proprio tua

mamma che ti vuole chiedere come è andata .

7. quando si è ad un funerale. Magari la sua suoneria allegra vi assale proprio mentre state facendo le

vostre condoglianze.

8. …...tutte le volte che non si ha niente da dire. Chiara Zizzi

Galateo del telefonino

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Anno 1, Numero 2 Pagina 8

La passione del calcio l’ho eredi-

tata da mio padre e la pratico

da quando avevo sei anni. È

uno sport che mi piace non solo

perché posso divertirmi correndo

all’aria aperta, ma anche per-

ché quando gioco dimentico

tutti i pensieri negativi. Per tre

giorni la settimana frequento il

campo della Solitudine, luogo

d’incontro con i miei amici, con i

quali condivido la passione per il

Pallone. Infatti, come tutti gli

sport, il calcio aiuta a fare nuove

conoscenze e a rafforzare le a-

micizie.

Da mio zio, più che da mio pa-

dre che giocava in difesa, ho

ereditato il ruolo del portiere. Ec-

co perché spesso faccio allena-

menti individuali con un esperto.

Il mio idolo è Buffon perché se-

Io faccio parte della squadra dei cadetti di scherma e fioretto che

si allena tre volte la settimana in una palestra presso il complesso

dei Salesiani a Nuoro. Pur non es-sendoci molti iscritti, è una buona

squadra ed i suoi atleti stanno iniziando a farsi conoscere dagli

altri club della Sardegna. Non per vantarmi, ma mio fratello Lorenzo

ha già una piccola bacheca di medaglie ed anche una coppa,

giacché le sue ultime competizio-ni si son concluse sempre sul po-

dio. Anche io mi sto appassionan-do a questa accademia d’armi,

che non è uno sport solo fisico, ma anche di grande equilibrio e

concentrazione. Devi studiare l’avversario, attaccare, parare,

affondare con velocità e destrez-

za, senza per questo dimenti-care mai di avere un’arma in

mano. Il nostro allenatore si chiama Luciano, è un finanzie-

re siciliano che alla fine degli anni Ottanta è stato una gio-

vane promessa della nazionale under 20. Egli, oltre ad allenar-

ci, è un buon educatore. Le regole a cui ci richiama sono

valide non solo in palestra ma ovunque. Per questo talvolta è

un po’ troppo severo, ma i suoi consigli sono sempre giusti ed

io finalmente mi sento a mio agio in questo ambiente. Non

è infatti il mio primo inserimento sportivo. Ho praticato la palla-

canestro, il rugby e il taekwon-do, ma non mi sono mai sentito

parte di una squadra. In parti-

colare nel taekwondo tutti erano contro tutti ed io non sono riuscito a

farmi nessun amico, a parte mio cu-gino. Anche il maestro era severissi-

mo e quando sbagliavamo o parla-vamo, lui ci frustava con un pezzo di

tatami o ci puniva con 100 piega-menti. Invece il maestro di scherma

ci punisce solo se giochiamo con le spade, facendoci sedere per due

minuti a riflettere sulla pericolosità delle armi. Insomma qui mi sento

parte di una squadra, dove tutti sono amici, nessuno escluso. L’unità della

squadra è sempre incoraggiata dal maestro, che spesso organizza occa-

sioni d’incontro e socializzazione da-vanti ad una bella pizza.

Di Adriano Gusai

La Scherma

Il ruolo del portiere perso. Possiamo dire che ora siamo

veramente una squadra. Segnare e

fare giocate individuali non è più il

nostro obiettivo, ma giochiamo la

palla con i compagni, ognuno con il

suo ruolo, uniti nel nostro sogno di

vittoria. Di Sandro Catte

condo me è l’unico portiere ita-

liano che svolge questo compito

in modo giusto e corretto, aiuta-

to anche dalla sua notevole al-

tezza.

Nel ricoprire questo ruolo ho ca-

pito che il segreto di un portiere

è la concentrazione, perché solo

se sei concentrato riesci a parare

la palla in modo quasi naturale.

Tuttavia il portiere non va consi-

derato un escluso dagli altri, ma

è parte integrante della squadra:

incita i compagni, li incoraggia

nei momenti difficili e non è un

caso se spesso il portiere è an-

che il capitano della squadra.

Divertendoci, ma soprattutto al-

lenandoci con serietà e costan-

za, siamo riusciti a battere squa-

dre con le quali prima avevamo

NON SOLO SPORT

Disegno di Sandro Catte

Anno 1, Numero 2 Pagina 13

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Cronaca semiseria della Terza H

Ultimi canti del poema... epico-scolaresco!

Anno 1, Numero 2 Pagina 12

INCERTEZZE DELLA 3H

Che ne sarà del nostro futuro?

Sarà piacevole o oscuro?

Dove andare?

Su chi potremo contare?

Questa strada sarà tortuosa

Come un’onda impetuosa,

non sappiamo che cosa accadrà

che cosa ci aspetterà

e soprattutto che destino ci riserve-rà.

La difficile scelta …

L’ORIENTAMENTO

Ancora pochi giorni e proprio

Come quattro anni fa,

si dovranno operare nuove scelte…

Quando eravamo bambini

Era facile fantasticare

Su quale mestiere fare…

L’ idraulico, il chirurgo, l’ ingegnere

Oppure il maestro, il poliziotto, il pompiere?

Ed ora, che di scegliere abbiamo l’ occasione,

Stentiamo a prendere una giusta decisione.

Dubbi, paure, perplessità

Non è più tempo di sogni:

bisogna affrontare la dura realtà.

L’ ESAME

Ci sarà ancora da studiare… Studia-re…. Studiare…. Studiare… studiare…

E poi pronti a saltare “l’ ostacolo fina-le”!

Sin dalla prima lo abbiamo aspettato

E adesso il momento è quasi arrivato

“farete i conti con l’ esame” ci ripete-vano professori

Rinnovando di volta in volta i nostri ti-mori.

Saremo in grado di ricordare la regola grammaticale???

La questione meridionale….

“La seconda guerra mondiale??”

Secondo noi restano due cose da fa-re:

o stare chini sui libri, ore e ore a studia-re

oppure uscire con gli amici, sperare nella fortuna e…. tentare…. di bluffare.

La terza H Didascalia dell'immagi-

ne o della fotografia

Pagina 9 PREDISTAMPA

Perdere l’amore Amore ,

ormai sono diversi giorni

che ci siamo lasciati; non

faccio altro che pensare a

te, a te che per me sei sta-

to speciale, tanto speciale,

a te che hai reso la mia vita

unica, splendida ma anche

orrenda nello stesso tempo!

A te che con un sorriso mi

cambiavi l’intera giornata!

A te che con un niente riu-

scivi a fare moltissimo, a te

che con immenso amore

mi rendevi la vita magnifi-

ca! A te che in ogni mes-

saggio mi scrivevi “Ti amo”,

a te che in qualsiasi mo-

mento riuscivi a strapparmi

un sorriso, a te che forse mi

hai fatto spesso arrabbiare,

a te che sei riuscito a ren-

dermi la vita impossibile,

ma meravigliosa!!!

Grazie a te, amore, la mia

vita è cambiata: è diventa-

ta più bella, più allegra. Ma

poi, non so come, tutto è

cambiato, tu sei diventato

più freddo, molto più di-

staccato, e in quel momen-

to mi si è spezzato il cuore,

era come se il mondo mi

fosse caduto addosso, e

quella sensazione ce l’ho

ancora, la sento dentro di

me, non riesco a farla usci-

re, è entrata ma non esce,

non vuole... . E’ come se

dentro di me ci fossi tu, tu

che sei tutto, e allora capi-

sco perché non se ne vuole

andare via, perché sono io

che non voglio mandarla

via. Anche se è una sensa-

zione che mi fa soffrire la

voglio tenere dentro di me,

almeno mi rimane qualcosa di

te, anche se mi strazia !!!

Per te, amore, ho sofferto tan-

tissimo, e sto continuando a

soffrire, non riesco a non pen-

sare a te! Mi sveglio la mattina

e mi ricordo che io e te non

siamo più fidanzati e che quin-

di se mi arriva un messaggio

non sei di sicuro tu!!! Ci sto ma-

lissimo, non riesco ancora a

crederci, ma purtroppo è così!

Giorno dopo giorno cerco di

farmene una ragione ma non

ci riesco e non voglio aprire

veramente gli occhi e vedere

che nella mia vita tu non ci sei

più! Continuo a fare la finta

tonta, e auto-ingannandomi mi

dico che noi siamo ancora fi-

danzati; ma so che non è vero,

e mi chiedo: perché proprio a

me ?! Poteva capitare ad altre

persone, invece è capitato a

me! Ogni giorno che passa

penso a quanto sono stata for-

tunata ad incontrarti, mi hai

reso felicissima, hai cambiato il

mio modo di guardare la vita,

ma poi hai voluto rovinare tut-

to !!

Ogni tanto, in questa sofferen-za, qualche luce si accende e

si fa viva la speranza… credere che forse in un tempo lontano

ci rimetteremo insieme, e che magari un giorno ti avvicinerai e mi dirai che mi vuoi ancora.

Non voglio credere che sia fini-ta per sempre. E magari, dopo

tanto star male, riuscirò a ricon-quistare il tuo cuore. Sarebbe

bellissimo!

Cuore infranto

Il sonetto della Commozione

Ero quel giorno con la mia Fidanzata alla quale avevo promesso l'anello; nel concludere la lunga passeggiata ci avvicinammo lenti al suo cancello. Lei mi pareva proprio interessata

e tutto mi sembrava molto bello son sicuro che l'avrei baciata se non fosse comparso suo fratello. L'apparire di quel gran bestione rappresentò per me una vera rogna

perché reggeva in mano un bel bastone. Si scatenò così una gran tenzone e fu per me motivo di vergogna quella mia CEREBRALE COMMOZIONE

Di Francesco Capelli ( Seconda L)

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Anno 1, Numero 2 Pagina 10

LUI

Il fenomeno

Arrivo a scuola: En-

tra dall’ingresso

principale e subito

viene circondato

dagli amici, che gli

offrono subito una sigaretta.

Look: pantaloni larghi a vita bassis-

sima, boxer colorati, maglietta fir-

mata e occhiali da sole, anche se

il sole non c’è .

Ingresso a scuola: Arriva sempre

con 15 minuti di ritardo, spalan-

cando la porta.

All’interrogazione: prende la se-

dia , mette i piedi sulla cattedra e

non dice nulla.

Al compito in classe: aspetta che

qualcuno gli passi il compito già

corretto e copiato in bella.

Alla ricreazione: non mangia nul-

la, esce senza permesso dall’aula

e cerca gli amici per fare qualche

cavolata.

In palestra: si esibisce in doppi salti

mortali per farsi notare. Se sbaglia

qualcosa dà sempre la colpa a

qualcos’altro.

mettono in punizione.

Il Caimano

Arr ivo a scuola : Ent ra

dall’ingresso principale ciondo-

lando come un ebete.

Look: pantaloni ascellari e ca-

micia dentro i pantaloni.

Ingresso in classe: Arriva sem-

pre puntuale, ma l’insegnante

non se ne accorge e gli mette

lo stesso l’assenza.

All’interrogazione : con una

camminata da pinguino, arriva

alla cattedra, sfrega le mani

sino a consumarsele, intreccia

le dita e non dice nulla.

Al compito in classe: cerca di

copiare, nessuno gli suggerisce,

mastica la penna sino a consu-

marla.

Alla ricreazione: finge di gioca-

re a flipper con il banco, cade

e tutti gli saltano addosso.

In palestra : tutti saltano i mate-

rassi in corsa, ma solo lui cade

rovinosamente a terra.

Diario: Ha il diario tutto rotto,

perché i compagni glielo lan-

ciano regolarmente dalla fine-

stra.

In presidenza:Entra in presiden-

za , sposta la sedia per sedersi,

ma cade fragorosamente a

terra, facendo volare in aria

una cartella piena di documen-

ti.

L’uscita: esce da scuola e in-

ciampa davanti a tutti rotolan-

do dalla scalinata

Di Elia Arridu, Daniele Cat-

te, Luca Depalmas

LUI e LEI: Il fenomeno, il medio e il caimano LIBERAMENTE ISPIRATO A UN RACCONTO DI STEFANO BENNI

Diario: Non ha il diario.

In presidenza : si siede rilassato e

dice alla Preside:” qual è il suo pro-

blema?”

Uscita: Esce aprendo le porte anti-

panico con un calcio e le ragazze

gli saltano addosso adoranti.

Il medio

Arrivo a scuola : Entra dall’ingresso

principale con una sigaretta in

bocca, ma tossisce

ad ogni boccata.

Look: pantaloni lar-

ghi a vita bassissi-

ma, mutande bian-

che e maglietta di

due taglie in meno.

Ingresso in classe:

Arriva in classe e fa

perdere 10 minuti, perché non sa

mai qual è il suo posto.

All’interrogazione : studia a memo-

r i a , m a q u a n d o v a

all’interrogazione non ricorda mai

niente.

Al compito in classe: cerca di co-

piare, ci riesce anche, ma i suoi

voti sono ugualmente insufficienti.

Alla ricreazione : mangia una me-

la.

In palestra: dice di essere il più for-

te a basket ma quando tira, la pal-

la non arriva nemmeno a cane-

stro.

Diario: Ha il diario, ma non lo usa

mai

In presidenza: entra tremante e

imbarazzato.

Uscita: Esce da scuola e torna su-

bito a casa, perché altrimenti lo

Il Fenomeno, il Medio e il Caimano sono tre personaggi nati dalla fantasia dello scrittore Stefano Benni, che sulla pista da sci si comportano e si caratte-rizzano in modo differente.

Liberamente ispirandoci ad essi, ab-biamo calato i tre personaggi nella nostra realtà scolastica e con ironia ed esagerazioni siamo riusciti a creare la versione maschile e femminile del Fe-nomeno, del Medio e del Caimano della Scuola media n°1. Daniele Catte

Disegno di Elia Arridu

Pagina 11 PREDISTAMPA

LEI

La “fenomena”

L’arrivo a scuola: arriva a scuola

con la scorta, saluta le amiche e

fulmina con lo sguardo le sue po-

tenziali rivali. Bacia il suo ragazzo

assicurandosi che la stiano guar-

dando.

Look: pantaloni a vita bassa, ma-

glietta corta, scarpe Nike Air. Cer-

chietto maculato, occhiali fucsia,

trucco pesante. Maggior spesa-

smalto per le unghie.

Ingresso in classe: entra senza

guardare in faccia nessuno e si

siede al suo posto , osserva e

commenta le sue unghie favolo-

se.

All’interrogazione: fa la saputella.

Compito in classe: scrive, tra uno

sbadiglio e l’altro, dieci pagine.

La ricreazione: mangia solo un

po’ di frutta perché tiene molto

alla linea..

In palestra: corre come un oca

giuliva, sfoggiando il completino

nuovo.

Il diario: è tempestato di strass.

In presidenza: entra e chiacchie-

ra con la preside.

Uscita: cammina svelta, a testa

alta seguita da tutti i suoi preten-

denti.

La media

L’arrivo a scuola: non saluta nes-

suno e quando lo fa nessuno ri-

sponde.

Look: pantaloni a vita bassa, ma-

glietta corta, scarpe da tennis

taroccate. Cerchietto maculato,

occhiali fucsia comprati dai cine-

si, trucco pesante. Maggior spesa

– il cerchietto maculato-

Ingresso in classe: entra a testa

alta si siede al suo posto, osserva

e si rende conto di non aver por-

tato il quaderno giusto.

All’interrogazione: cerca di fare

la saputella, ma ripete la stessa

frase tre volte.

Compito in classe: crede di sape-

re tutto, si fa pagare per suggeri-

re e prende quattro.

La ricreazione: ha tre pacchetti di

crakers ma non ne offre a nessu-

no.

In palestra: corre come un coni-

glio impazzito.

Il diario: non lo usa. Scrive i com-

piti sul braccio, perché da qual-

che parte ha letto che è più chic.

In presidenza: vorrebbe chiac-

chierare, ma la preside la zittisce

e la rimprovera.

Uscita: cammina svelta, a testa

alta e inciampa sull’ultimo gradi-

no.

La caimana

L’arrivo a scuola: cammina a te-

sta bassa e sbatte contro il can-

cello.

Look: pantaloncini corti, gambe

pelose.

Ingresso in classe: cerca di fare

uno scherzo ad una compagna,

questa si spaventa e le sbatte in

faccia la porta

All’interrogazione: cerca di sbir-

ciare il libro. È convinta di averce-

la fatta, ma la pagina è sbagliata

e l’argomento non è ancora sta-

to spiegato.

Compito in classe: starnutisce e

bagna di bava la bella.

La ricreazione: va alla macchi-

netta, ma come al solito, a lei e

solo a lei, si incastrano i soldi e ri-

mane .

senza merenda.

In palestra: inizia a correre e si slo-

ga una caviglia.

Il diario: ha il diario comix, perché

fa figo. Finge di ridere a crepapel-

le leggendo le barzellette, ma in

realtà non ne capisce nemmeno

una.

In presidenza: entra, inciampa e

scivola, rompendo il soprammobile

sulla scrivania della preside che la

guarda senza parole.

Uscita: esce frettolosamente, vor-

rebbe fare uno sprint e uscire pri-

ma degli altri, ma inciampa.

Di

Joelle Peddio e

Jessica Arberi

Disegno di Joelle Peddio


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