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Segusium Donno Giulio Cesare · 2019. 5. 20. · Segusio nacque attorno a un centro fortificato...

Date post: 26-Jan-2021
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Lo sapevate che l’antico nome della città preromana di Susa fosse Segusio e che poi in età romana diventò Segusium? Le classi quinte della scuola primaria di Strambino l’hanno scoperto durante l’uscita didattica del 30 aprile 2019 insieme a tante altre informazioni sui Taurini, una tribù celto-ligure guidata dal re Donno, che si accordò con Giulio Cesare garantendo il libero passaggio ai Romani, in cambio della loro amicizia.
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  • Lo sapevate che l’antico nome della città preromana di Susa

    fosse Segusio e che poi in età romana diventò Segusium? Le

    classi quinte della scuola primaria di Strambino l’hanno scoperto

    durante l’uscita didattica del 30 aprile 2019 insieme a tante altre

    informazioni sui Taurini, una tribù celto-ligure guidata dal re

    Donno, che si accordò con Giulio Cesare garantendo il libero

    passaggio ai Romani, in cambio della loro amicizia.

  • La prima tappa del nostro itinerario è in Piazza Savoia, dove si

    trovava l’antico Foro, nel quale recenti lavori hanno portato alla

    luce il basamento di un tempio del III secolo d.C. con tre

    stanze, di cui l’ultima il Naos che conteneva la statua della

    divinità.

  • Segusio nacque attorno a un centro fortificato costruito intorno

    alla dimora del re Cozio, un insieme di capanne lungo la Via

    per le Gallie. Nel III secolo d.C. per difendersi dai barbari, la

    città fu circondata da mura di cinta, che lasciarono all’esterno il

    Foro e l’Anfiteatro. Dopo la caduta dell’Impero romano, la città

    ebbe un lungo periodo di decadenza, dal quale si riprese solo

    nell’VIII secolo, quando diventò territorio dei Franchi.

  • Eccoci davanti a Porta Savoia detta anche Porta Paradiso,

    uno degli accessi alla città, che veniva chiusa con una

    saracinesca manovrata dall’alto. Attorno a Susa ci sono anche

    Porta Castello e Porta Piemonte. Le torri laterali sono di un

    colore rosato e molto massicce, perché avevano uno scopo

    difensivo

  • Arrivati al Parco di Augusto abbiamo giocato alla caccia al

    tesoro dei reperti presenti: colonne, lapidi, capitelli, mura. Lì

    accanto c’erano anche i resti di un Tempietto dove si trovava il

    sepolcro del re Cozio. Su un piedistallo era posta la copia di una

    statua loricata dell’imperatore Ottaviano Augusto, a motivo

    della corazza detta lorica, il cui originale si trova a Roma nei

    Musei Vaticani.

  • Il figlio del re Donno, il re Cozio, da cui deriva il nome Alpi

    Cozie, stipulò un’alleanza con l’imperatore Ottaviano Augusto

    celebrata nell’anno 9 a.C. con la costruzione dell’Arco di

    Augusto. Nel fornice della porta si vede la cima innevata del

    Rocciamelone, che con i suoi 3550 metri domina la valle. In

    alto, nei bassorilievi è raffigurata la Suovetaurilia, cioè il

    sacrificio agli dei di un toro, un ariete e un suino. Sono visibili

    dei fori nei quali anticamente si trovavano le grappe, dei ganci

    per tenere uniti i massi.

  • Siamo sulla Via delle Gallie delimitata dai resti delle mura. Lì c’è

    una porta fiancheggiata da due torrioni circolari e oltre il

    cancello si vede il cavedium, il cortile di un edificio governativo,

    (nel quale sono presenti ancora tracce di intonaco rosso) posto

    nel castrum, l’accampamento romano. Diversamente dalle città

    romane, Segusio non ha una pianta a scacchiera a causa delle

    caratteristiche del terreno e della presenza della Dora Riparia.

  • Accanto troviamo l’acquedotto romano noto anche come

    Terme Graziane costruito nel punto più alto della città con

    pietre e marmo. Si appoggia sulle rocce, superando ogni

    ostacolo per mantenere l’acqua, tanto preziosa, sempre alla

    stessa altezza.

  • Sulla roccia alla base dell’acquedotto, si notano dei fori dette

    coppelle, che sono incisioni rupestri di epoca preistorica

    utilizzate dai sacerdoti Druidi come altare per i sacrifici agli dei.

    Il percorso tracciato dal sangue degli animali sui massi, durante

    i riti religiosi, veniva interpretato come un presagio divino.

  • Siamo giunti all’ultima tappa: un meraviglioso esemplare del

    più piccolo Anfiteatro romano(II secolo d.C.) d’Italia, dove si

    svolgevano i combattimenti tra gladiatori e animali e le

    scene di caccia, venationes, contro i cinghiali. A forma di

    ellisse, è in ottimo stato di conservazione, perché per anni è

    stato coperto dal materiale alluvionale trasportato da un

    torrente. L’arena è circondata dal podium, che sosteneva le

    gradinate; al suo interno c’erano i carceres, dove si trovavano

    le belve prima degli spettacoli. Al termine di questa passeggiata

    “storica” sulle tracce di Segusium, alcuni bambini hanno anche

    simulato un combattimento tra gladiatori e animali, finendo in

    bellezza questo meraviglioso viaggio a ritroso nel tempo.

    FINE


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