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SEMINARIO PER LA FORMAZIONE DEI RELATORI DEL … · Non fidatevi dei bianchi. Hanno la lingua...

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SEMINARIO PER LA FORMAZIONE DEI RELATORI DEL PROGETTO SCUOLA UCP: la nuova centralità della retorica Andrea Granelli 14 gennaio 2017
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SEMINARIO PER LA FORMAZIONE DEI RELATORI DEL PROGETTO SCUOLA UCP: la nuova centralità della retorica

Andrea Granelli

14 gennaio 2017

WWW.KANSO.IT La nuova centralità della retorica

Insieme a Flavia Trupia ho fondato «PerLaRE», L’Associazione Per La Retorica (22 Aprile 2015)

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http://www.perlaretorica.it/

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PREMESSA

Perché è importante la retorica … ?

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Non fidatevi dei bianchi. Hanno la lingua biforcuta! (detto indiano)

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It's Not What You Say. It's What People Hear

(Frank Lutz – spin doctor –, Words That Work)

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12 illuminazioni sulla retorica

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• In principio era il Verbo (Giovanni, Vangelo 1, 1)

• Non si può non comunicare (Paul Watzlavick, Pragmatica della comunicazione umana): e quindi anche il silenzio è comunicazione

• Si conserva solo ciò che è stato drammatizzato dal linguaggio (Gaston Bachelard, La poetica della rêverie)

• La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore (San Paolo, Eb 4, 12)

• Il pensiero è reso logico dallo sforzo (scritto) che tende all'espressione (Edgar Allan Poe)

• TI piaccia o no, tutti siamo negoziatori. La negoziazione è un aspetto della nostra vita. La sfida non è però eliminare i conflitti, ma trasformarli (Roger Fisher, William Ury, Getting to Yes)

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12 illuminazioni sulla retorica

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• Il linguaggio non rende l'uomo migliore, ma più potente (Thomas Hobbes, Leviatano)

• Che mi si diano due righe scritte dalla mano dell'uomo più onesto, e ci troverò di che farlo impiccare (attribuita al Cardinal de Richelieu)

• Parla solo se hai da dire qualcosa che valga più del silenzio (Gregorio di Nazianzo, Discorsi)

• L'inconscio è strutturato come un linguaggio (Jacques Lacan)

• Poiché l'argomentazione tende, mediante il discorso, ad esercitare un'azione efficace sulle menti, la sua teoria avrebbe potuto essere considerata come un ramo della psicologia (Perelman e Olbrechts-Tyteca, Trattato dell'argomentazione. La nuova retorica)

• Io non nascondo la verità: la filtro [...] Questo è il bello della discussione: se argomenti in modo giusto non hai mai torto (il lobbista Nick Nailor, protagonista del film Thank you for smoking)

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Retorica come antidoto alla violenza e alla guerra

Colui che per la prima volta ha lanciato all'avversario una parola ingiuriosa invece che una freccia è stato il fondatore della civiltà (Sigmund Freud, Meccanismo psichico dei fenomeni isterici) Scegliere il dialogo vuol dire evitare i due estremi del monologo e della guerra (Tzvetan Todorov)

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Il World Cloud delle discipline riconducibili alla retorica

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Le doti del retore

Per Cicerone (De Oratore) il “perfetto” oratore deve possedere:

• l’acume del dialettico

• la profondità dei filosofi

• l’abilità verbale dei poeti

• la memoria dei giureconsulti

• la voce dei tragici

• il gesto dei migliori attori

L’Arringatore (II-I sec a.C.. Museo archeologico nazionale di Firenze)

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La legge fondamentale della retorica

L’oratore - colui che parla o scrive per convincere - non è mai solo: si esprime sempre in concomitanza o in opposizione ad altri oratori (presenti o impliciti nelle credenze dell’uditorio), e sempre in funzione di altri discorsi.

Ogni monologo è - in realtà – sempre un dialogo

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• LA CENTRALITÀ DELL’ESORDIO

• IL RITORNO DI ETHOS E PATHOS

• L’ARTE DI CREARE PAROLE … e IL POTERE DELLE METAFORE

• IL (RINATO) POTERE DELLE IMMAGINI

• IL «GIOCO» RETORICO

• QUALCHE CONSIGLIO PRATICO

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INDICE

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LA CENTRALITÀ DELL’ESORDIO

Iniziare sempre con il piede giusto

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• Rompere il ghiaccio … una battuta leggera ma “naturale”

• Di cosa parliamo oggi ? (il TEMA)

• Perché dobbiamo affrontate questo tema ? (spostato il più possibile sul FOCUS)

… Perché dovrebbe interessare a voi ?

• Perché sono io a porre la questione ? (Captatio Benevolentiae per “meritarci

attenzione e benevolenza”)

• Perché sono credibile nel porre la questione ? (spesso si usa la prosopopea: “non

sono io a parlare ma i nostri clienti”)

• Perché gli altri (non solo i concorrenti ma anche le persone che ci ascoltano) non

lo hanno ancora fatto ? (attenzione a non “colpevolizzare” implicitamente chi ci

ascolta)

• Perché siamo in questa situazione ? … Da che cosa è dipeso / di chi è la “colpa” ?

• Perché dobbiamo parlarne proprio oggi ? (verifica del KAIROS che esprime con

potenza il senso dell’urgenza; se fosse possibile, citare un fatto/evento recente,

conosciuto da chi ascolta, che si lega naturalmente agli obiettivi del progetto …)

• Cosa succede se non facciamo nulla ?

• Quando è meglio iniziare ? (idealmente da subito)

• Si può graduare l’intervento (con tutte le cose che abbiamo “in pentola” …) ?

Partire con il piede giusto: l’ESORDIO

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Nell’incipit, la captatio benevolentiae (talvolta anche l’excusatio propter infirmitatem)

non serve solo a rompere il ghiaccio e a creare il contesto … ma pone le basi per usare

l’ethos come strumento persuasivo.” …) ?

Attingere al potere dell’ethos

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Steve Jobs: Stay Hungry. Stay Foolish (Stanford, 12 giugno 2005)

«Sono onorato di essere qui con voi oggi alle vostre lauree in una delle migliori università del mondo. Io non mi sono mai laureato. Anzi, per dire la verità, questa è la cosa più vicina a una laurea che mi sia mai capitata. Oggi voglio raccontarvi tre storie della mia vita. Tutto qui, niente di eccezionale: solo tre storie»

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• Cantami, o Diva, del Pelide Achille l'ira funesta che infiniti addusse lutti agli Achei (Omero, Iliade)

• L'uomo ricco d'astuzie raccontami, o Musa, che a lungo errò dopo ch'ebbe distrutto la rocca sacra di Troia; di molti uomini le città vide e conobbe la mente, molti dolori patí in cuore sul mare, lottando per la sua vita e pel ritorno dei suoi (Omero, Odissea)

• Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco; Isacco generò Giacobbe … (Il Vangelo secondo Matteo)

• In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio. Tutto fu fatto per mezzo di lui, e senza di lui nulla fu fatto di quanto esiste. (Il vangelo secondo Giovanni)

• Le donne, i cavalier, l'arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese io canto (Ludovico Ariosto, Orlando furioso)

• Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, che la diritta via era smarrita (Dante Alighieri, La divina commedia)

• In un borgo della Mancia, che non voglio ricordarmi come si chiama, viveva non è gran tempo un nobiluomo di quelli che hanno e lancia nella rastrelliera e un vecchio scudo, un magro ronzino e un levriere da caccia (Miguel de Cervantes, Don Chisciotte della Mancia)

La forza dell’incipit … quando esce dagli schemi

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• Fino a quando dunque, Catilina, abuserai della nostra pazienza? Quanto a lungo ancora codesta tua follia si prenderà gioco di noi? Fino a che punto si spingerà [la tua] sfrenata audacia? (Cicerone, Prima Catilinaria)

• Comincio col dichiarare al lettore che, in tutto quanto ho fatto di buono o di cattivo durante la mia vita, son sicuro di averne avuto merito o demerito, e per conseguenza devo credermi fuori da ogni debito (Giovanni Giacomo Casanova, Storia della mia vita)

• C'era una volta. - Un re! - diranno subito i miei piccoli lettori. - No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un pezzo di legno (Carlo Collodi, Le avventure di Pinocchio)

• L'enciclopedia che presentiamo al pubblico è, come annunciato dal titolo, l'opera di un gruppo di letterati. Saremmo in grado di assicurare, se non fossimo anche noi coinvolti, che essi sono tutti ampiamente conosciuti, o degni di esserlo (Jean-Baptiste Le Rond d'Alembert, Discorso preliminare dell'Enciclopedia)

• Una mattina, svegliandosi da sogni inquieti, Gregor Samsa si trovò nel suo letto trasformato in un insetto mostruoso (Franz Kafka, La metamorfosi)

• Forse non si potrà mai formulare un giudizio assoluto e definitivo sui rapporti di Edward Bellingham con William Monkhouse Lee, e sulle cause del grande terrore provato da Abercrombie Smith (Arthur Conan Doyle, La mummia)

La forza dell’incipit … quando esce dagli schemi

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IL RITORNO DI ETHOS E PATHOS

nazionalismi, populismi … e leader carismatici

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• Parlare alla TESTA (Logos): convincere con argomentazioni logiche e fatti «obbiettivi»; è tipico degli intellettuali

• Parlare al CUORE (Ethos): convincere con la propria storia personale e la propria «energia magnetica», che viene trasferita a chi ascolta innestando un meccanismo imitativo; è tipico dei leader carismatici

• Parlare alla PANCIA (Pathos «distruttivo»): convincere facendo leva sulla paura, l’invidia, la frustrazione a causa di ingiustizie, la voglia di riscatto; è tipico dei populisti

I tre modi di parlare dei temi «caldi»

Vi sono 3 modi di parlare di temi “caldi” (urgenti, attuali e che possono condizionare fortemente la nostra vita). Questi modi sono un impasto di tecniche argomentative, posture comunicative e stili personali:

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L’ARTE DI CREARE PAROLE … E IL POTERE DELLE METAFORE

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I confini del mio linguaggio sono i confini del mio mondo

(Ludwig Wittgenstein, Tractatus)

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Shakespeare il più grande nomoteta mai vissuto

Ai tempi di Shakespeare una persona normale aveva un vocabolario di circa 700 parole (oggi un laureato ne ha 3.000), mentre il bardo ne ha usate più di 21.000 (Racine ne usò meno di 2.000). • Shakespeare coniò – o per essere più precisi fu il primo a usare

ufficialmente – 2.035 parole … e lo fece fin dall'inizio della sua carriera. Ad es. Tito Andronico e Pene d'amor perdute, due dei suoi primi lavori, presentano in tutto 140 nuovi vocaboli.

• Tra i vocaboli coniati ci sono bet, compromise, drugged, negotiate, puking, secure, torture, undress, …. Shakespeare usò in maniera estesa la tecnica del verbing (trasformare nomi in verbi e viceversa).

Fonte: Jay Heinrichs, Thank You For Arguing; Bill Bryson, Il mondo è un teatro. La vita e l'epoca di William Shakespeare

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Esempi di nomoteti contemporanei

• Farinetti con la sua Eataly (crasi dell’Italia del cibo; pronunciandola è come

“Italy”)

• Jeff Bezos: conia molte parole (oggi chiamate “jeffismi”); ad es. il verbo “to be amazoned”, per indicare «restare a guardare impotenti mentre una startup di Seattle sottrae clienti e profitti al tuo business “brick and mortar” di negozi tradizionali» (gioca anche con la parola “amazed” – stupito). Oppure l’epiteto con cui chiama Amazon: “the unstore” (il non-negozio)

• Le parole nuove posso essere totalmente nuove o parole composte che portano assonanze con altre parole (ad es. l’espressione sadomonetarists coniata dal premio Nobel Paul Krugman)

• Renzi: espressioni come hanno oramai caratterizzato il nostro momento storico. Anche l’uso intenso e sistematico degli hastag è una strategia linguistica che ha dato molti frutti (#enricostaisereno, #lavoltabuona, #lasvoltabuona, #allafacciadeigufi, #italiariparte, …).

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Un anno a Palazzo Chigi in 111 hashtag. Uno studio della società DtoK Lab ha analizzato tendenze e popolarità dei tweet di Matteo Renzi durante i suoi primi 365 giorni da premier. Ecco quali sono le parole chiave che ha usato di più (la Repubblica, 20 febbraio 2015)

Gli hastag di Renzi: … oltre il «rottamatore»

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Anche i bambini creano spontaneamente parole …

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Dal greco metaphorá, da metaphéro, «io trasporto», è una figura retorica (uno strumento del pensiero) che nasce dalla giustapposizione di due concetti che hanno parziali dissonanze semantiche e consente di stabilire rapporti tra ciò che è dissimile, nell'intravedere somiglianze nella diversità, nell’avvicinare ciò che è lontano.

Ciò che difficilmente può essere espresso con un termine specifico, viene illustrato dalla metafora attraverso l'affinità con un altro concetto: questi trasferimenti funzionano in pratica come dei prestiti, nel senso che prendiamo altrove ciò che non abbiamo e servono quindi per spiegare meglio o dare "nuovi insight" su di un concetto.

Va da una banale similitudine (es. "quello lì è un orso") ad una vera e propria "scoperta" (es. "il modello planetario dell'atomo").

• La religione è l’oppio dei popoli (Marx)

• Le tombe viventi per indicare gli avvoltoi (Gorgia, Epitaffio)

• La mano invisibile per indicare la forza che guida i mercati (Adam Smith)

• La vecchiaia è la sera della vita

• …

La potenza del «pensiero metaforico»

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Ancora sul «pensiero metaforico»

• Detonatore semantico: la vera metafora è costitutiva, crea qualcosa di nuovo nel linguaggio e nel significato, non si limita a dire meglio un qualcosa di già esistente

• Vi è anche un piacere nell’ascoltare un'espressione metaforica:

• chi ascolta viene condotto altrove col pensiero, senza tuttavia essere depistato, e ciò è estremamente piacevole;

• nella metafora si ritrova, concentrato in una singola parola, un intero concetto e tutto ciò che gli sta intorno;

• perché ogni metafora, se utilizzata bene, coinvolge direttamente i sensi, in particolare la vista, che è il senso più acuto.

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Metafore e neologismi di Papa Francesco

«valori avariati»

«Chiesa babysitter»

«dio spray»

il confessionale «non è una tintoria»

le suore devono essere «madri e non zitelle»

non «addomesticare le frontiere»

i «cristiani da salotto», quelli «inamidati» e quelli «da museo»

la vita cristiana «non è una terapia terminale»

non bisogna imporre una «dogana pastorale»

«pastori che si portano addosso la puzza delle pecore»

«ipocriti della casistica»

«eticisti senza bontà»

«portatori di bellezze da museo» «i dimenticati delle periferie dell'esistenza»

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IL (RINATO) POTERE DELLE IMMAGINI

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Quando la parola «non buca»

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Quando la parola «non buca»

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Immagini che «sottendono»: il photomosaic (leggere fra i pixel)

WAR PRESIDENT: foto di Bush composta con le foto dei morti in Iraq

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Immagini che «ingannano»: le anamorfosi di Julian Beever

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Compianto sul Cristo morto, Bologna, terracotta, 1490

Niccolò dell'Arca: Compianto sul Cristo morto in terracotta – particolare (1485, Bologna, Santa Maria della Vita)

Immagini che «emozionano»: l’«urlo di pietra»

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Immagini che «turbano»: un ossimoro visivo «divergente»

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Immagini che «potenziano»: un ossimoro visivo «convergente»

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Il famoso quadro di Jacques-Louis David «Bonaparte attraversa le Alpi» nacque da una precisa richiesta che lo stesso Napoleone fece al pittore: voleva infatti essere raffigurato «calmo su un cavallo imbizzarrito»

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Immagini che «potenziano»: un ossimoro visivo «convergente»

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Fonte: W.E. Hill, y wife and my mother-in-law, vignetta, 1915

Immagini Ambigue

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Immagini che risolvono problemi: Visual Explanation

John Snow – considerato il padre dell’epidemiologia – invece di rappresentare (come era usanza) la serie temporale dei decessi dell’epidemia di colera che colpì Londra nel 1854 – cosa che avrebbe semplicemente riportato le cattive notizie del giorno – marcò sulla mappa della città i luoghi in cui avvenivano le morti di colera e l’ubicazione delle pompe d’acqua. Questo grafico dava una testimonianza potente e diretta su una possibile relazione di causa-effetto.

Questa scelta di rappresentazione era coerente con l’idea che il colera potesse trasmettersi tramite l’acqua impura. La scoperta del pozzo infetto avvalorò la nuova ipotesi e questa “dimostrazione grafica” cancellò la precedente teoria scientifica, che ipotizzava che la trasmissione avvenisse attraverso l’aria.

I pozzi sono cerchiati (con quello infetto di Broad street in rosso) e ogni morte è un «trattino»

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Rappresentazioni innovative: Georeferenziazione dinamica

Fonte: Pankaj Ghemawat /McKinsey Quaterly, agosto 2011)

Progetto realizzato nel 2006 dal Senseable City Lab del MIT, Real Time Rome è tra le prime ricerche focalizzate sulla rilevazione di fenomeni a partire dai segnali aggregati dei telefoni cellulari.

Il progetto ha rilevato, georeferenziato e visualizzato all’interno di mappe i flussi di persone che hanno attraversato la città nel corso della Notte Bianca del 2006

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Rappresentazioni innovative: la Rooted Map

Fonte: Pankaj Ghemawat /McKinsey Quaterly, agosto 2011)

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Il potere visivo delle parole: le similitudini dell’Iliade

ESERCITO (in movimento) come uccelli: "I Troiani avanzavano con strepiti e clamore come uccelli, /come si alza strepito di gru nel cielo, / quando fuggono l’inverno e la pioggia interminabile, / stridendo volano sulle correnti di Oceano, / recando uccisione e morte ai Pigmei, / quando, sul far del giorno, portano feroce battaglia“ ESERCITO (in movimento) come nebbia: "In silenzio, invece, andavano gli Achei, frementi d’ira, / desiderando in cuore di aiutarsi l’un l’altro. / Come sulle cime di un monte Noto riversa la nebbia, / odiosa ai pastori, più sicura dell’oscurità per il ladro, / allora lo sguardo di un uomo non giunge lontano più del lancio di un sasso"

Fonte: Iliade, libro III

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IL «GIOCO» RETORICO

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Esercitarsi alla retorica: cosa ci insegna la tradizione

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Nessuna verità può essere veramente capita e predicata con ardore se prima non sia stata masticata dai denti della disputa (Petrus Cantor, teologo francese del XII secolo)

Il più famoso e usato degli esercizi retorici era la cosiddetta khreia, un aneddoto istruttivo che trasmetteva (spesso commentandolo) il ricordo di un detto o di un fatto (o di entrambe le cose insieme) di un personaggio illustre, o di un'entità assimilabile a un personaggio. Era quindi – generalmente – un luogo comune accettato.

Si partiva dal detto che veniva elogiato, rifiutato, messo in forma interrogativa, formulato in forma di entimema, completato con un epifonema (frase enfatica e solenne che riassume il detto), abbreviato o esteso, per essere infine inserito in un breve discorso in cui l'alunno – dopo un elogio generale all’autore o soggetto della cria – nominava e parafrasava questa cria, sostenendola o confutandola, paragonandola ad altre, attingendo da esempi del passato per sostenerne la correttezza, chiudendo il tutto con un epilogo. Un esempio famoso di cria era il detto di Isocrate che tutti “gli alunni dotati di talento sono figli degli dei”. Tale affermazione – dopo l’elogio iniziale a Isocrate – veniva prima declinata in tutti i casi per esercitarsi grammaticalmente: «Isocrate disse..., di Isocrate è l'affermazione che..., a Isocrate si attribuisce..., si dice che Isocrate...»; lo stesso al plurale: «i due oratori Isocrate hanno detto che due alunni di talento sono entrambi figli degli dei». Poi si entrava nell’esercizio vero e proprio.

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Il cuore degli esercizi retorici

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I due esercizi più importanti erano la confutatio e la disputatio: in questi esercizi l'obiettivo, a colpi di distinguo, è di mettere allo scoperto contraddizioni nell'argomentare dell'interlocutore. • La confutatio è la tecnica di contestare e demolire le tesi dell'interlocutore e utilizza

la controversia: attraverso l'indicazione di una tesi, il relatore deve esporla in modo convincente, esponendosi alle controdeduzioni del controrelatore.

• La disputatio propriamente detta è invece una vera e propria competizione sportiva, con un giudice che presiede lo scontro fra il defendens (colui che espone) e l'arguens (colui che obietta); è un gioco linguistico spietato, nel quale la conoscenza della tecnica scolastica dei dibattiti è naturalmente fondamentale. Su di una questione, si raccolgono testimonianze contrapposte; l'esercizio mette in presenza un contraddittore ed uno che risponde; si pone la tesi, il contraddittore la ribatte, il candidato risponde e la conclusione è data dal maestro che presiede.

Particolarmente educativo – all’interno della disputa – il metodo cosiddetto utramque partem, [Theses Philosophicas In utramque partem acriter disputatas] che non solo consente di affinare la tecnica retorica e la capacità di produrre argomenti persuasivi ma è uno straordinario strumento democratico che consente di immedesimarsi nella controparte e comprendere le sue ragioni. È anche un modo che aiuta a pensare out-of-the-box.

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TED: un esempio di declamatio dell’era digitale

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Un esempio di disputatio del XXI secolo: il «rap game» hip hop o «contest freestyle battle»

Eminem nel Film 8 Mile (2002)

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QUALCHE CONSIGLIO PRATICO

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L’importanza del «reharsal»: ripetere, ripetere, ripetere

• Verificare la durata effettiva dell’intervento

• Verificare la tenuta complessiva dello story telling e il contributo/coerenza di ciascuna tavola/messaggio

• Assimilare il testo in modo da rendere spontanea (e quindi non solo più piacevole ma anche più autentica la sua presentazione)

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Quattro consigli per creare SLIDE efficaci

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1. Fai qualsiasi cosa per semplificare le slide … idealmente “una slide – un messaggio”

2. Le slides devono complementare e chiarire meglio il tuo discorso … e NON riprodurre le stesse informazioni

3. Usa le immagini come informazioni aggiuntive (e rilevanti) e non come decorazione e/o riempitivo … stai attento che il messaggio trasferito dall’immagine non sia in conflitto con il testo della slide

4. Non sovrapporre testo e (soprattutto) numeri alle foto … (la foto non è un background)

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Le dieci regole della retorica per comunicare bene in pubblico

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1. Ricordarsi sempre della legge fondamentale della retorica: l’oratore – colui che parla o scrive per convincere – non è mai solo. Si esprime sempre in concomitanza o in opposizione ad altri oratori (presenti o impliciti nelle credenze dell’uditorio), e sempre in funzione di altri discorsi

2. Costruire – come ci ricorda Cicerone nel suo De oratore – sempre un impasto indissolubile tra res e verba, tra argomenti e forme espressive; i fatti non sono più importanti delle parole e le parole non lo sono più dei fatti

3. Ricordarsi il principio di incertezza di Quintilliano: gli schemi o i metodi non possono comprendere la complessità del reale. Ogni tassonomia, catalogo di strumenti o metodo sarà sempre parziale

4. Iniziare sempre con la «captatio benevolentiae» («assumendo» anche uno specifico carattere – l’ethos – adatto all’uditorio) per ottenere innanzitutto la sua fiducia

5. Ricordarsi sempre che «Excusatio non petita, accusatio manifesta»

Fonte: Da Steve Jobs a Farinetti, 10 imprenditori diventati grandi grazie alla retorica, Corriere della Sera, aprile 2015

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Le dieci regole della retorica per comunicare bene in pubblico

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6. Usare sempre i 3 «mezzi di persuasione» (ethos, pathos, logos) enunciati da Aristotele

7. Usare il più possibile il Principio di Teofrasto secondo cui non bisogna mai spiegare tutto in modo puntiglioso e prolisso, ma bisogna sempre lasciare all’uditore qualcosa da comprendere e da dedurre da solo (sentirà più «suo» il ragionamento)

8. Ricordarsi dell’efficacia del principio del tre (è il «numero perfetto» di cose importanti da dire e ricordare): se è una è «indottrinamento»; se sono due è un suggerimento incompleto; se sono quattro, sono già troppi elementi da ricordare.

9. Usare – quando si è in difficoltà – il corax (una delle tecniche retoriche più antiche): l’apparenza inganna: quella che sembrerebbe la causa più naturale … non può esserlo … è troppo prevedibile

10.Ricordarsi l’importanza dello stile e la sua dipendenza sia dalla propria personalità (autenticità) che dal contesto in cui si comunica (per non essere «fuori luogo»).

Fonte: Da Steve Jobs a Farinetti, 10 imprenditori diventati grandi grazie alla retorica, Corriere della Sera, aprile 2015

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PER SAPERNE DI PIU’

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I classici

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• Borgna, Eugenio:Parlarsi. La comunicazione perduta (Einaudi, Torino, 2015)

• D'Agostini, Franca: Verità avvelenata (Bollati Boringhieri, Torino, 2010)

• Fisher, Roger, Ury, William: Getting to Yes. Negotiating an Agreement Without Giving In (Random House Business Book, Londra, 2012; e.o. 1981)

• Gallo, Carmine: Talk Like TED. The 9 Public-Speaking Secrets of the World's Top Minds (St. Martin's Griffin, New York, 2014)

• Heinrichs, Jay: Thank You For Arguing. What Aristotle, Lincoln, and Homer Simpson Can Teach Us About the Art of Persuasion (Three Rivers Press, New York, 2013)

• Lutz, Frank: Words That Work. It's Not What You Say. It's What People Hear (Hachette, New York, 2007)

• Mortara Garavelli, Bice: Il parlar figurato. Manualetto di figure retoriche (Laterza, Roma-Bari, 2010)

• Packard, Vance: I persuasori occulti (Einaudi, Torino, 1989)

• Reboul, Olivier: Introduzione alla retorica (Il Mulino, Bologna, 1996)

• Vogler, Christopher: The Writer's Journey. Mythic Structure for Writers (Michael Wiese Production, Studio City, 2007)

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Un libro sull’argomento

Flavia Trupia, consulente di comunicazione, blogger, ghostwriter; specializzata in retorica applicata alla comunicazione d’impresa, è docente di tecniche di scrittura tradizionale e web, comunicazione istituzionale, pubblicità, social media. Ha recentemente pubblicato il libro Discorsi potenti. Tecniche di persuasione per lasciare il segno (Franco Angeli) POSTFAZIONE di Ivan Lo Bello

Uscito a marzo 2014 per i tipi di

1. Retorica, arte di ragionare e persuasione 2. Retori contemporanei (A.Olivetti, E.Mattei,

Steve Jobs, A.Ahrendts, papa Francesco, …) 2. Forme di retorica in azione 3. La semiosfera del XXI secolo – verso una

retorica per il digitale 4. Che fare ? Il futuro della comunicazione e

della persuasione

«A che serve Cicerone ai tempi del digitale? A far incontrare i fondamenti della retorica con gli strumenti della rete. Granelli e Trupia ci spiegano come rimettere la parola al centro della visione del futuro» (Massimo Russo, ex direttore di Wired Italia)

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Il manifesto dell’associazione «PerLaRe»

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