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SENATODELLA REPUBBLICA · sapartecipazione algrave lutto cheliha ... quello che èavvenuto durante...

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SENATO DELLA REPUBBLICA V LEGISLATURA 79a SEDUTA PUBBLICA RESOCONTO STENOGRAFICO .... MARTEDI 18 FEBBRAIO 1969 (Pomeridiana) ... Presidenza del Presidente FANF ANI, indi del Vice Presidente SECCHIA INDICE CORTE COSTITUZIONALE GIUNTA PER IL REGOLAMENTO Trasmissione di sentenze . . . . . Pago 4488 Variazioni nella composizione. . . Pago 4487 DISEGNI DI LEGGE GRUPPI PARLAMENTARI Annunzio di presentazione . . . . . . . 4487 Elezione di Presidente. . . 4487 Seguito della discussione: INTERPELLANZE E INTERROGAZIONI {( Bilancio di previsione dello Stato per l'an~ no finanziario 1969» (444) (Approvato dal- la Camera dei deputati); {( Rendiconto ge. nerale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 1967» (445) (Appro- vato dalla Camera dei deputati): PRESIDENTE BANFI . . BORSARI . DI PRISCO LI VIGNI VERONESI . Annunzio di interpellanze . Annunzio di interrogazioni. 4530 4531 PER LA MORTE DELL'ONOREVOLE EZIO MARIA GRAY 4492 4490 4510 4524 4497 4520 PRESIDENTE NENCIONI. . . 4490 4488 ÙFFICIO DI PRESIDENZA Dimissioni di Segretario. . . . . . . . 4487 TIPOGRAFIA DEL SENATO (1150)
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SENATO DELLA REPUBBLICAV LEGISLATURA

79a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

....

MARTEDI 18 FEBBRAIO 1969(Pomeridiana)...

Presidenza del Presidente FANF ANI,

indi del Vice Presidente SECCHIA

INDICE

CORTE COSTITUZIONALE GIUNTA PER IL REGOLAMENTO

Trasmissione di sentenze . . . . . Pago4488 Variazioni nella composizione. . . Pago 4487

DISEGNI DI LEGGE GRUPPI PARLAMENTARI

Annunzio di presentazione . . . . . . . 4487 Elezione di Presidente. . . 4487

Seguito della discussione: INTERPELLANZE E INTERROGAZIONI{( Bilancio di previsione dello Stato per l'an~no finanziario 1969» (444) (Approvato dal-la Camera dei deputati); {( Rendiconto ge.nerale dell'Amministrazione dello Stato perl'esercizio finanziario 1967» (445) (Appro-vato dalla Camera dei deputati):

PRESIDENTE

BANFI . .BORSARI .DI PRISCOLI VIGNIVERONESI .

Annunzio di interpellanze .Annunzio di interrogazioni.

4530

4531

PER LA MORTE DELL'ONOREVOLE EZIOMARIA GRAY

449244904510452444974520

PRESIDENTE

NENCIONI. . .44904488

ÙFFICIO DI PRESIDENZA

Dimissioni di Segretario. . . . . . . . 4487

TIPOGRAFIA DEL SENATO (1150)

Senato della Repubblica ~ 4487 ~ V Legislatura

79" SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 18 FEBBRAIO 1969

Presidenza del Presidente FANFANI

P RES I D E N T E . La seduta è aperta(ore 16,30).

Si dia lettura del processo verbale.

T O R E L L I , Segretario, dà lettura delprocesso verbale della seduta del giornoprecedente.

P RES I D E N T E . Non essendovi os-servazioni, il processo verbale è approvato.

Annunzio di dimissioni di Segretariodella Presidenza del Senato

P RES I D E N T E . Comunico di averricevuto, da parte del senatore Samaritani,la seguente lettera:

{( Roma, 7 febbraio 1969

Onorevole Presidente.

La mia recente elezione al Parlamento Eu-ropeo, anche se non l'incompatibilità, com-porta l'evident,e impossibilità di poter assol-vere pienamente e con oontinuità ai compitidi Segretario del Senato.

Per non disattendere la fiducia del Senato,che mi onorò di partedpare all'Ufficio di Pre-sidenza dall'inizio di questa V legislatura, laprego di 'Voler aoooglieI1e le mie dimissioni datale incarico.

Grato della sua compl'ensione, la ringra-zio sentitamente della sua benevolenza.

Con distinti ossequi.

f.to AGIDE SAMARITANI».

Pur concordando col senatore Samaritaniche non vi sia incompatibilità fra i due inca-richi, ritengo che, per le motivazioni addot-te, il Senato non possa che prendere attodelle dimissioni presentate.

Non facendosi osservazioni, così rimanestabilito.

Mi è gradito, in questa sede, rivolgere alsenatore Samaritani un vivo ringraziamen-to, a nome dell'Assemblea e mio personale,per >l'attività da lui svolta in seno alla Presi-denza.

Annunzio di variazioni nella composIzIonedella Giunta per il Regolamento

P RES I D E N T E . Comunico diaver chiamato a far parte della Giunta peril Regolamento il senatore Caron in sosti-tuzione del senatore Gava entrata a farparte del Governo, ed il senatore Pieracci-ni in sastituzione del senatore Zannier cheha chiesto di essere esonerato.

Annunzio di elezionedi Presidente di Gruppo parlamentare

P RES I D E N T E . Informo che ilGruppo parlamentare democratico cristia-no ha oomunicato di aver eletto, quale Pre-sidente del Gruppo stesso, il senatore Ca-ron in sastituzione del senatore Gava en-trato a far parte del Governo.

Annunzio di presentazione di disegni di legge

P RES I D E N T E . Comunico che so-no stati presentati i seguenti disegni dilegge di iniziativa dei senatori:

CAVEZZALI, ALBANESE, BERMANI, TORTORA

e PAUSELLI. ~{( Trattamento normativa

ed economico del persO'nale medico dipen-dente dai ConsO'rziantitubercolari » (491) e:

«Estensione dell'indennità di rischio daradiazioni a tutto il personale dei Consor-zi antituberoolari esposto a radiazioni joniz-zanti» (492).

Senato della Repubblica ~ 4488 ~ V Legislatura

79a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESaCaNTa STENaGRAFICa 18 FEBBRAIO 1969

Annunzio di sentenzetrasmesse dalla Corte costituzionale

P RES I D E N T E. Camunica che, anarma dell'articala 30 ddla legge 11 marzO'1953, n. 87, il Presidente della Corte castitu-zionale, eon Ilevtere del 6 e del 10 febbraiO'1969, ha trasmesso copia delle sentenze, de-positate ndle stesse date in Cancelleria, conle quali la Corte stessa ha dichiarato la il-legittimità oostituzionaLe:

della legge riappravata definitivamentedal Consiglio regionale del T.rentino-Alto Aidi-ge i,l 7 marzo 1968, recante norme per ,l'ap-plicazione dell'imposta sugli incrementi divalore delle aree fabbricabili e del contribu-to di migliori a specifica: a) 'articoli da 1 a31; b) art. 33, e, per la parte !relativa a va-rianti, scadenze e modifiche di piani regola-tori, artt. 35, primo comma, e 36, primo com-ma; c) art!. da 39 a 44 nella parte in cui siriferiscono all'imposta dell'incremento di va-lore delle anee fabbricabili e aLl'estensionedel tributo di miglioria ai casi previsti nelpredetta articalo 33 (Sentenza numero 7);

dell'articolo 6 della legge 11 ~uglio 1968della Regione siciliana recante « Istituzionedi ruoli organici dell'Assessorato dello svi-luppo economico », limitatamente alla partein cui prevede l'espletamento di concorsipubblici per i 65 posti che, indicati nella ta-bella P, nan sono stati compresi neLla ta-bella P/l (Sentenza numero 8);

a) del Decreto del Presidente della Re-pubblica 14 luglio 1960, n. 1032, nonchè delDecreto del Pr,esidente della Repubblica 28luglio 1960, n. 1069, neUe parti in cui rendo-no obbligatorio erga omnes l'articolo 47 delcontratto colleHivo nazionale di lavoro 1°agosto 1959 per gli impiegati addetti all'in-dustria edile ed affini (nonchè l'accordo 14novembre 1947) e gli articoli da 1 a 9 e l'al-legato aHa parte 'terza del contratto naziona-le per i lavoratori dell'alimentaziane dolci a-ria del 27 novembre 1957; b) del medesimoDeoreto del Presidente della Repubblica 28luglio 1960, n. 1069, nella parte in cui rendeobbligatorio erga omnes l'articolo 8 della

parte quarta del suddetto contratto colletti-vo che prescrive l'esperimento obbligatorionel tentativo di conciliazione, da parte delleorganizzazioni di categoria (Sentlenza nume-ro 12) (Doc. VII, n. 32).

Per la morte dell'onorevole Ezio Maria Gray

N E N C ION I . Domando di parlare.

P RES I D E N T E . Ne ha facoltà.

N E N C ION I . Ezio Maria Gray è mor-to. Il tempo non potrà distendere un velosul ricordo di 50 anni di attività per la Na-zione e non potrà appannare il puro cristal-lo della sua parola nè disperdere i tesoridi scienza, di sapere che dotaronO' tutta lasua opera umana: 50 anni dedicati all'assol-vimento di un mandato in un arco di coeren-za che in un mondo incoerente è raro trova-re ad esempio.

Nato a Novara il 9 ottobre 1885, Gray ini-ziò la sua attività nell'agone giornalistico.Volontario di guerra nella campagna di Li-bia del 1911 partecipò, come combattentevolontario, ad entrambe le guerre mondialiguadagnandosi sul campo cinque ricompen-se al valor militare: tenente colonnello di fan-teria sul fronte occidentale nel conflitto 1940-1945. Dopo la guerra 1915-1918 fu inviatonelle terre irredente per la riorganizzazionedelle zone che subirono il calvario del lungoservaggio straniero. Nel 1920, con EnricoCorradini, si iscrisse a Firenze nel Movimen-to nazionalista passando nel 1922 al movi-mento fascista cui dedicò i suoi anni miglio-ri, con fervore di ingegno e di opere, conincrolla'bile fedeltà, con indomito coraggio.Deputato dal 1921, e'letto nella circoscrizio-ne di Biella nella ventiseiesima legislatura, furieletto nella ventisettesima, ventottesima,ventinovesima e trentesima legislatura.

Luogotenente generale della milizia volon-taria 'sicurezza nazionale, membro del GranConsiglio del fascismo dal 1924 al 1925, vicepresidente della Camera dei fasci e dellecorporazioni fino al 25 luglio 1943, vice pre-sidente della corporazione delle professioni

V LegislaturaSenato della Repubblica ~ 4489 ~

18 FEBBRAIO 196979. SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

e delle arti, presidente dell'Istituto Luce, al~to commissario della CIT, fu tra i più auto~revoli commentatori dai microfoni dell'EIARcon Forges Davanzati, Rino Alessi e MarioApellius.

Dal 1926 al 1934 fu direttore della rivista«L'Economia Nazionale ». Fu presidentedell'Ente autonomo della stampa, vice presi-dente della Dante Alighieri ed efficace, ricer-cato propagandista d'italianità in tutto ilmondo.

Dopo 1'8 settembre aderì alla Repubblicasociale italiana e assunse la direzione delquotidiano « Gazzetta del Popolo» di Torinoe la presidenza dell'EIAR. Il 25 aprile 1945,sorpreso dalla bufera sterminatrice e dalleindiscriminate stragi, non tentò di sottrarsialle responsabilità. Non fuggì. Spontanea-mente, non ricercato, si presentò al prefettodi Coma chiedendo di rispondere del propriooperato di uomo politico e rivendicando lasua opera, la sua azione, i suoi gradi, la suaresponsabilità.

La sua fierezza, il suo coraggio rifulseroal processo celebrato a Roma nell'ottobre1945 dinanzi all'Alta Corte di giustizia. Il ri-cordo ancora vivo ed il rispetto dei suoi av~versari politici e dei magistrati ne sono latestImonianza. La sua risposta sferzante alpresidente che gli chiedeva se non aveva nul-la da aggiungere suonò sfida al destino e con~sapevolezza della propria forza morale, cuiseguì Il rispetto di tutti i presenti in Aula.

La Commissione centrale di accertamentodei profitti di regime concluse l'istruttoriacontro di lui non solo sollevandolo da ogniaddebito ma con un espresso elogio per lasua probità ed austerità di vita durante tut~to l'arco del ventennio fascista.

Tornato lIbero nel 1946, ritenne suo dove~re continuare la battaglia politica contro ladisgregazione morale e civile dell'Italia usci-ta dalla guerra e avvelenata dalla sovven~

ZlOne.

Senza esitare partecipò alle riunioni forma~tive del Movimento sociale italiano, redigen~do lo statuto nelle parti riguardanti le di-rettive e i princìpi di politica estera e in-terna.

Con il settimanale « Il Nazionale» ripren-deva così la lotta giornalistica in difesa delconcetto di nazione, dell'italianità delle terreirredente, dei diritti dei combattenti, dellefamiglie dei caduti, dei superstiti, dei muti-~ati e invalidi di guerra.

Fu, poi, attivo collaboratore de «Il Con-ciliatore » e amico del nostro indimenticabi-le scomparso Peverelli.

Nel 1953 veniva eletto deputato. Rientravacosì nell'Aula di Montecitorio dove gli attiparlamentari possono testimoniare dell'ap-porto della sua intelligenza, della sua passio-ne, della sua parola incisiva, delle sue sfer-zanti interruzioni e risposte, della sua tem-pra. Nello stesso anno veniva pure elettoconsigliere comunale a Roma e anche nellasua Novara.

Nel 1963 veniva eletto senatore ed ebbil'onore di averlo nel mio Gruppo come atti-vo, prezioso vice presidente. A Palazzo Mada-ma, membro della Commissione esteri, por-tò un contributo prezioso, determinante nel-le lotte della IV legislatura.

Ora che non è più, se volgiamo lo sguardoai suoi interventi, dal primo svolto alla Ca-mera dei deputati nel 1921, all'ultimo, pro-nunciato al Senato della Repubblica nel 1967,troviamo una coerenza, una logica che fan-no della sua azione un ar<monioso, luminosomosaico.

È difficile, ora, trovare parole per rappre-sentare, sia pure in rapida sintesi, la suaopera, il suo volto sorridente e cortese, l'ele-ganza della sua figura; Gray fu sempre unessere superiore nella dialettica, nell' azione,nello scritto, nel pensiero; portava con sè ilbagaglio inconfondibile della sua vita, dellasua generosa esistenza, della sua dedizioneal sentimento del dovere.

Sempre presente, sempre pronto, sorriden-te e cortese, e tuttavia disposto a fulminaredialetticamente gli avversari e specialmentei portatori dell'inacidita filosofia antinazio-naIe.

Rimane il suo ricordo, come rimane a noiil ricordo del senatore Condorelli, mancato.Rimane a noi il grave compito di continuarea camminare sulla stessa strada percorsadall'indimenticabile Gray.

Senato della Repubblica ~ 4490 ~ V Legislatura

79" SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 18 FEBBRAIO 1969

Gray è morto povero. Lo ha accolto la mo-desta tomba a Frassineto Po, dove riposa dauna breve stagione anche sua moglie, la scrit-trice Teresa:h. Di Gray si potrebbe ripetereciò che Poerio lasciò in una lettera-testa-mento indirizzata al figlio: « Nella mia ere-dità non troverai ricchezze, ma nella istoriadella mia vita rinverrai la più grande dellericchezze per un figliolo amorevole, la pro-va più luminosa che il di lui padre volle ilpubblico bene, soffrì sempre per averlo vo-luto ».

P RES I D E N T E . Onorevoli colleghi,la Presidenza si associa ai sentimenti di cor.doglio espressi per la morte del senatoreEzio Gray che fu componente di questa As-semblea nella passata legislatura. Dello scom-parso, insieme con le elette doti e la pecu-liare personalità, il Senato ricorda certa-mente il contributo recato ai lavori parla-mentari, con la fattiva partecipazione all'at-tività delle Commissioni esteri ed interni econ gli appassionati interventi svolti in que-st'Aula sui temi a lui partkolarmente conge-niali della politica interna ed internazionale.

Ai familiari, alla terra natale ed al Grup-po del Movimento sociale italiano, del qualeil senatore Gray fu vice presidente, la Pre-sidenza rinnova l'espressione della commos-sa partecipazione al grave lutto che li hacolpiti.

Seguito della discussione dei disegni dilegge: «Bilancio di previsione dello Statoper l'anno finanziario 1969)} (444) (Ap-provato dalla Camera dei deputati) e:«Rendiconto generale dell'Amministrazio-ne dello Stato per l'esercizio finanziario1967» (445) (Approvato dalla Camera deideputati)

P RES I D E N T E . L'ordine del gior-no reca il seguito della discussione dei dise-gni di legge: « Bilancio di previsione delloStato per l'anno finanziario 1969» e « Ren-diconto generale dell'Amministrazione delloStato per l'esercizio finanziario 1967 », giàapprovati dalla Camera dei deputati.

È iscritto a parlare il senatore Banfi. Neha facoltà.

B A N Fl. Signor Presidente, onorevolicolleghi, signor Ministro, già vari colleghiintervenuti in questo dibattito, ieri e oggi,hanno constatato con amarezza che il dibat-tito sui bilanci si svolge in un'Aula semide-serta e in un notevole disinteresse. Io credoche questo disinteresse abbia una sua ragio-ne di essere e sarà bene che prendiamo attodi una serie di trasformazioni che sono av-venute nei dibattiti parlamentari dagli annipassati ad oggi per vedere come ovviare aquesto evidente inconveniente, che non sirisolve costringendo i colleghi a:d ascoltarediscorsi scontati, ma facendo meglio funzio-nare il nostro Senato.

La verità è che la discussione generale sulbilancio è stata in passato il momento nelquale si faceva il punto della situazione eco-nomica del Paese, si affrontavano i temi difondo della politica del Governo e si indica-vano le linee di azione che i vari Gruppi in-tendevano sottoporre all'attenzione dell'As-semblea. Oggi queste discussioni avvengonocon estrema frequenza onde ripetiamo, inoccasioni diverse, le stesse discussioni per-chè tutto nell'economia è così connesso chenon è possibile in tempi ravvicinati avereidee nuove, riproporre all'attenzione dei col-leghi temi che siano capaci di interessarlie quindi di richiamarli in quest' Aula.

Nel mese di ottobre scorso, in occasionedel dibattito sul « decretone », si è fatta unalunga discussione sui problemi economici:appena avverrà la discussione in Aula sullepensioni ridiscuteremo di una serie di pro-blemi di cui stiamo discutendo in questigiorni; quando si è parlato delle alluvionie delle provvidenze a favore degli alluviona-ti non ci si è limitati a discutere i singoliprovvedimenti, ma si è inquadrato il temain un discorso di politica economica, di as-setto territoriale e di difesa del suolo percui ci ritroviamo, in occasione dei bilanci, afare una discussione che abbraccia tuttoquello che è avvenuto durante un anno edil bilancio recepisce gli stanziamenti che so-no avvenuti in tale periodo.

V LegislaturaSenato della Repubblica ~ 4491 ~

79' SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 18 FEBBRAIO 1969

Soprattutto quando noi affrontammo ilmodo di dirigere l'economia del nostro Pae-se col metodo della programmazione il verodibattito avvenne sulle scelte politiche in se-de dI programmazione e fra pochi mesi l'ono-revole mmistro Preti ci presenterà il docu-mento sulle opzioni, sul quale discuteremodelle stesse cose di cui discutiamo oggi insede di bilancio. Ecco la ragione di questodisinteresse che in realtà non è proprio undisinteresse ma una non volontà da partedell'Assemblea di risentire e di ripetere ciòche è stato già molte volte detto in sede piùappropriata.

Credo pertanto che noi dovremmo inter-pretare in modo più coerente la volontàespressa dall'Assemblea quando deliberò launicità del bilancio e discutere ~ come si èdiscusso molto seriamente ~ in sede di Com-

missione le singole tabelle, limitando il di-battito in Aula a non più di due giorni di di-scussione generale per poi passare al voto.A meno che non si voglia modificare tutta laimpostazione del bilancio trasformandolo dabilancio di competenza in bilacio di cassa.In questo caso allora si potrà discutere inAula se riportare nel nuovo bilancio di pre-vIsione le voci residue dei bilanci precedenti,ma allora si dovrebbe modificare tutta l'im~

postazione della discussione.

Un'altra carenza consiste nel fatto che ilbilancio di previsione è formulato come ri-sulta dai documenti. Si tratta di un fattoburocratico e di autorizzazione di spesa peril Governo: fatto costituzionalmente obbli-gatorio, non c'è dubbio, ma niente di più. Maquello che invece dovremmo discutere inquesta occaSIOne è il modo in cui sono gesti-ti gli enti, il modo in cui è gestito lo Stato,le relazioni della Corte dei conti. Nella pas-sata legislatura facemmo un tentatIvo di in-quadrare le relazioni della Corte dei contiin un discorso omogeneo per trarne motividi verifica del come in genere funzIOna l'ap-parato statale. Con l'espressione in generemi riferisco anche a tutto il parastato e aglienti sovvenzionati dallo Stato: ma del tenta-tivo fatto l'anno scorso, al quale il nostrocollega e compagno Bonacina ha dato contanto entusiasmo il suo contributo prezioso,

è rimasto un documento consegnato agli atti.E quest'anno le Commissioni non sono statein grado dI affrontare Il tema del controllo.A me pare che una volta l'anno sia proprioquello il momento di discutere, sulla basedelle relazioni della Corte dei conti, i modi digestione. Da tutto ciò potrebbero emergeremolti suggerimenti atti a favorire un maggio-re interesse degli stessi parlamentari, oltreche del Paese, il quale, naturalmente, è sol-lecitato più che dal nostro dibattito dalledichiarazioni che i Ministri fanno man ma-no, attraverso un rapporto dIretto al Gover-no; opinione della quale non mi lamento maanzi apprezzo perchè rientra nel modo diessere della democrazia. Qualche volta forsepreferirei ohe il Parlamento fosse informatoprima dell'opinione pubblica. In questi gior-ni ho letto sul « Corriere della Sera» tuttauna serie di articoli sul documento delleopzioni. Nessuno di noi ne sa niente. Fran-camente avrei preferito che il Parlamento,almeno per sunto, venisse informato dellacosa se non prima per lo meno contempora-neamente alla stampa. (Applausi).

P R E T I , Ministro del bilancio e dellaprogrammazione economica. Lei in questomomento sta dicendo una cosa estremamen-te inesatta perchè il documento delle opzio-ni non è ancora stato varato. Ci sono sem-plicemente proposte del Comitato tecnico~scientifico che io, in questo momento, sto ri-vedendo pagina per pagina; quando questotesto sarà stato rivisto da me, dato che ilresponsabile politico sono io, lo invierò alPresidente del Consiglio. Di conseguenza igiornali parlano semplicemente di indiscre-zIOni attinte agli uffici, non conoscendo undocumento che solo io posso varare per pre-sentarlo poi ai responsabili del Governo.

M A R T I N E L L I . Onorevole Ministro,quelle indiscrezioni vorremmo averle anchenoi, perchè è evidente che in Commissionetali indiscrezioni apprese dalla stampa cilasciano molto perplessi... (Approvazioni).

P R E T I , Ministro del bllancio e dellaprogrammazione economica. Sarebbe una

V LegislaturaSenato della Repubblica ~ 4492 ~

18 FEBBRAIO 196979" SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO

mancanza di rispetto nei confronti dei sena~tori se il Governo comunicasse loro le opinio-ni personali del professar Andreatta o delprofessor Silos Labini, anzichè le proprieconclusioni. Non ci troviamo di fronte a nes-sun documento! Sarebbe strano che fogliscritti dall'uno o dall'altro membro del Co-mitato tecnico~scientifico dovessero esserecomunicati in giro, quando essi non hannoalcun valore politico. Senatore Martinelli,che questo lo affermi il senatore Albarelloposso anche comprenderlo, ma che lo dicia-te voi che fate parte della maggioranza...

A L BAR E L L O. Tutte le persone one-ste lo dicono!

M A R T I N E L L I . Vorrei che lei, ono-

vale Ministro, non la prendesse come unaosservazione personale; la verità è che l'opi~nione pubblica segue questi nostri lavori equeste indiscrezioni, dette giornalistiche,danno un certo orientamento all'opinionepubblica stessa. I srgnori che fanno partedi questo Comitato o si cuciono la bocca oaltrimenti debbono avere la cortesia di in-formare anche noi. (Approvazioni).

P RES I D E N T E . Onorevole Mini-stro, come ella ha sentito, è desiderio pres-socchè unanime del Senato di poter esseresempre tempestivamente informato di tuttele notizie che vengono in possesso del Go-verno, in funzione dell'aggiornamento delprogramma che il Governo stesso ha espostoe sul quale ha ottenuto l'approvazione delParlamento. Comunque gli onorevoli colle~ghi hanno a loro disposizione strumenti re-golamentari, come le interrogazioni e le in-terpellanze, per aoceruare se ,le indiscrezioniche appaiono sui giornali corrispondano omeno al vero. Del resto il ministro Preti nel-la sua replica avrà modo, immagino, di rettificare le indiscrezioni e di fornire gli oppor-tuni chiarimen ti.

P R E T I , Ministro del bilancio e dellaprogrammazione economica. Il Governo èa piena disposizione del Parlamento, ma noncerto per comunicare le discussioni che av-vengono con i consulenti del Ministro.

A L BAR E L L O . Allora debbono tace-re e non riferirle neanche ai giornali.

P R E T I , Ministro del bilancio e dellaprogrammazione economica. Il problema deifunzionari o dei professori d'università cheparlano non ha nulla a che fare con i rap-porti tra Governo e Parlamento. Sono cosecompletamente diverse e il Governo nonmanca assolutamente di rispetto e di riguar-do al Parlamento, in nessuna maniera.

P RES I D E N T E. In ogni caso, ono-revole Ministro, credo che lei avrà compresoil senso costrutti,vo delle osservazioni fatte,quello cioè di appoggiare il Governo nell' esi-gere dagli esperti la massima discrezione, inmodo che non sia fatto sfigurare nè il Gover-no nè il Parlamento. (Generali approvazioni).Senatore Banfi, sarà soddisfatto di aver sol-levato questo scambio di opinioni sulle mi-gliori relazioni tra Governo e Parlamento;continui pure.

B A N Fl. Onorevole Presidente, la rin-grazio molto perchè anch'io avevo temutodi essere stato frainteso dall'onorevole Mi.nistro. Avendo detto che mi rallegravo delcontatto permanente tra Governo e opinionepubblica credevo risultasse chiaro che ciòche lamentavo era il fatto che queste indi-screzioni non vengono dal Governo, perchèquando l'onorevole Colombo o gli altri Mi-nistri vengono in Commissione e fanno dellerelazioni, siamo hetissimi, anzi le sollecitia.ma perchè costituiscono un contributo alchiarimento delle idee e al dibattito stesso.Temiamo, e lo dico molto francamente ono-revole Ministro, che le indiscrezioni che ven-gono non dal Governo, ripeto, ma da certiesperti siano fatte per influenzare l'opinionepubblica e conseguentemente per influenzarel'opinione del Parlamento, quando esso re-sponsabilmente è chiamato a discutere deidocumenti. Questa è la preoccupazione chemi sembrava doveroso sottolineare. Dettoquesto, e quindi precisato che ~ a mio giu-dizio ~ a cominciare dall'anno venturo il di~battito sul bilancio dovrà essere un di-battito svolto in Commissione, portatoin Aula solo per le conclusioni di ordine

Senato della Repubblica ~ 4493 ~ V Legislatura

79' SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 18 FEBBRAIO 1969

generale in un tempo brevissimo, capace pro-prio per la concentrazione degli argomentidi richiamare l'attenzione non solo dei col-leghi ma del Paese, intendo fare alcune con-siderazioni sul problema dell'entrata, pro-prio dell'entrata che è stata oggetto di lun-go e appassionato dibattito in Commissionesul tema sollevato dal senatore Bertoli e cheegli ha ripreso ieri in quest'Aula. A me sem-bra francamente (e mi dispiace che non siapresente l'amico e collega Bertoli) doverosodirgli che il modo con cui egli ha sollevatoquel problema mi è parso piuttosto artificio-so, perchè è vero che probabilmente alla finedell'anno noi constateremo che le entrate fioscali e non fiscali dello Stato ammonteran-no a cifre superiori a quelle previste dal bi-lancio, ma sappiamo anche che nel corsodell'anno il Parlamento sarà chiamato adapprovare una serie di leggi da noi stessi sol-lecitate che comporteranno delle spese, quin-di delle coperture; e direi che un minimo dielasticità in questa materia non è dannosa.Forse per un matematico è cosa sconcertan-te e scandalosa, ma non essendo io un ma-tematico ritengo che questa elasticità nonsia affatto scandalosa, ma che serva invecea rendere più pertinente il discorso politico

che nel corso dell'anno viene portato avanti.

L'altro tema su cui ancora stamattina siè sof£ermato il senatore Basso, è quello del-la pressione fiscale. Il senatore Basso si scan-dalizza della pressione fiscale nel nostro Pae-se. Ma io mi scandalizzo del fatto (non pro- I

prio mi scandalizzo ma certo lo constato) chela pressione fiscale nel nostro Paese è tra lepiù basse del mondo ed è tanto più bassa peril mO'do con cui viene contabilizzato il red-dito nazionale, il che lascia molto perples-

si molti di noi.

Noi abbiamo letto studi vari, come quellodel Tagliacarne e di altri, i quali calcolanoil reddito nazionale tra i 70 e i 75 mila mi-liardi. In realtà non mi interessa la quan-tità del reddito nazionale, perchè quando ioho un quadro omogeneo, anno per anno, va-luto le variazioni in più e in meno e questomi interessa di sapere, se cioè c'è stato unprogresso o un regresso. Però quando vieneutilizzato il dato dei 42 mila miliardi del

reddito nazionale per stabilire che la pres-sione fiscale incide per il 30 per cento, allo-ra non sono più d'accordo, e allora vorreiche usassimo di questo modo di considera-re le cose per quello che vale senza soprav-valutarlo. D'ailtra parte, anche le compara-zioni tra la pressione fiscale in Italia e quel-la negli altri Paesi cl'edo .che si compia inmodo estremamente emp~rico. Non sappiamocome viene calcolato il reddito nazionale ne-gli altri Paesi. Io non so in Francia comevenga calcolato il 38 per cento, su quale tipodel reddito nazionale. Ma, ripeto, mi sembrache non possiamo affatto dire oggi che inItalia ci sia una pressione fiscale così ecces-siva. Se questo fosse, veramente io mi do-manderei da dove saltano fuori i capitali chese ne vanno permanentemente all'estero. Evi-dentemente larghi margini sussistono nel no-stro sistema economico. Questo mi porta adire che il problema della riforma fiscale ve-ramente si fa sempre più urgente. Io confido

che almeno nel corso di quest'anno tale pro-blema verrà affrontato dal Parlamento everrà risolto, tenendo presente che primadi entrare in funzione un nuovo sistema fi-scale occorrono degli anni. Infatti non si ve-rifica nè può verificarsi che, votata una nuo-va legge, con ciò 'si vedano immediatamentein attività le nuove leve del sistema fiscale.

Un'altra cosa vorrei dire a proposito delbilancio. Io 'le domando, onorevole Ministro,se noi possiamo finalmente arrivare ~ ed unamia proposta in tal senso avanzata l'annoscorso fu bocciata ~ a ridu,rre il numerodei capitoli di bilancio. Io so bene che ri-durre il numero dei capitoli vuoI dire con-globare delle spese, vuoI dire dare maggio-re autonomia ai Ministri. Infatti se noi di-cessimo che, per esempio, al Ministro dellapubblica istruzione vengono assegnati 1.200miliardi o 1.300 miliardi e poi il Ministrocompetente se li amministra da sè, con ilcontrollo del Parlamento naturalmente, lun-go le linee indicate dal Parlamento, ciò signi-,fica che poi il Ministro ne è responsabiledavanti al Parlamento. In realtà questo si-stema di spezzettamento porta a tutte le no-te di variazione che non riguardano solo lemaggiori entrate, ed in effetti rappresenta

Senato della Repubblica ~ 4494 ~ V Legislatura

79" SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 18 FEBBRAIO 1969

un modo per sfuggire alle responsabilità dan-do ai funzionari dello Stato ~ ma il termi-ne funzionari è sbagliato e sarebbe megliodire ai burocrati ~ la possibilità di abusare

del loro potere. Chi ha fatto anche una bre-vissima esperienza di Governo sa che mol-te volte funzionari allarmati vengono ad av-vertire il signor Sottosegretario o il signorMinistro che c'è un capitolo di bilancio chenon è stato speso tutto e che bisogna spen-derlo, altrimenti l'anno venturo la Ragione-ria generale lo diminuisce o 10 depenna. Edin questo modo corriamo il rischio, e nonsolo il rischio, di fare delle spese, che po-trebbero anche essere evitate, per ragioni dinatura puramente tecnico-contabile e percontro spese utili non vengono deliberate permancanza di capienza nei rispettivi capi-toli.,

P R E T I Ministro del bilancio e dellaprogrammazione economica. È una meda-glia che presenta due aspetti: uno positivoed uno negativo.

B A N Fl. Signor Ministro, ho prospet-tato un problema e non ho detto come, a miogiudizio, dovrebbe essere risolto in quantomi rendo conto proprio delle due facce dellamedaglia. Se lei, nella sua lunga esperienzadi Ministro, ci potesse dire a quale conclu-sione si possa arrivare, io credo che su que-sto punto potremmo vedere di orientarci unpo' meglio.

Fatte queste osservazioni sullo specificotema del bilancio, vorrei soffermarmi su al-cuni temi di politica economica non in mo-do organico, ma facendo qualche osservazio-ne qua e là.

La relazione programmatica del 1969 hagià sottolineato che il dinamismo dell'eco-nomia italiana è il risultato di due andamen-ti divergenti: una crescita della componentedella domanda estera ed una preoccupantestagnazione della domanda interna. Tantoche si legge dappertutto e si dice ~ e credo

giustamente ~ che il compito fondamentaleper avviare a soluzione il problema dell'oc-cupazione, che a noi socialisti 'sta particolar-mente a cuore, è quello di tonificare la do-

manda interna. A questo proposito io vor-rei dire che, mentre concordo pienamente sulfatto che bisogna tonificare la domanda in-terna, dobbiamo, nel congegnare i meccani-smi di intervento, evitare che una lievitazio-ne necessaria della domanda interna porticome conseguenza un minore impegno de-gli imprenditori italiani, pubblici e privati,alla componente estera, perchè noi abbiamosempre avuto questa esperienza: che quan-do la domanda interna tira, la propensioneall'esportazione diminuisoe (infatti è più fa-cile vendere all'interno che andare alla ri-cerca di mercati esteri); perciò la compo-

nente estera diventa preminente nell'interes-se degli imprenditori, quando viene meno ladomanda interna. Credo invece che questedue cose non debbano essere viste come unabilancia, i cui piatti si alzano e si abbassa-no, ma come due componenti che insiemefanno funzionare il sistema economico ita-liano, tanto 'più che il problema della com-ponente estera è un problema che riguardal'organizzazione dell'esportazione da un lato,ma riguarda soprattutto la politica. Se vo-gliamo tenere alta la componente estera, siimpone quindi, come logica conseguenza,

una politica di pace. Questo Governo la fa.Per mille segni devo concordare con alcuneiniziative, soprattutto recentissime, prese intema di politica estera, ma dobbiamo render-ei conto che poi in larga misura essa nonè dipendente dall'Italia, ma dipende da si-tuazioni economiche degli altri Paesi, dipen-de da avvenimenti di politica estera che nonsempre, anzi raramente, possiamo control-

lare. Voglio dire che gli squilibri che si pos-sono venficare nella domanda estera saran-no tanto meno capaci di influenzare la si-tuazione economica quanto maggiore è lapercentuale della componente interna; peròquando si parla di domanda interna, nonsi può ovviamente pensare ad una domanda

indiscriminata. Noi abbiamo sempre dettoche bisogna qualificare i consumi e que-sto è l'impegno particolare del Governosoprattutto nel momento in cui ci siaccinge ad immettere al consumo circa 500

miliardi destinati al miglioramento dellepensioni. È questa una grossa massa di de-

V LegislaturaSenato della Repubblica ~ 4495 ~

18 FEBBRAIO 196979' SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO

naro che, nel corso di questo anno, verrà di-stribuita ai cittadini aumentando il loro po-tere d'acquisto, il che pone a noi, e in mi-sura maggiore, l'obbligo deUa qualificazio-ne dei consumi in coerenza con la program-mazione economica.

Su questo punto devo dire francamente

che ~ forse però non ho seguito con abba-

stanza attenzione ciò che è stato fatto ~

non mi è chiara quale sia stata la politicaseguita dal Governo in tutti questi ultimianni per quanto riguarda la qualificazionedella domanda interna e sarebbe bene anchesu questo punto avere delle direttive che ciconsentano di dare un giudizio più comple-to su questo punto, perchè, in una societàeconomicamente sviluppata come è certa-mente la società italiana, i consumi sono as-sai diversificati. In un'economia più sempli-ce il controllo, la manovra dei consumi ècertamente più facile, mentre in una societàcome la nostra ciò è assai più difficile per-chè le esigenze delle diverse categorie di cit-tadini, esigenze produttive da un lato edesigenze sociali dall'altro ed esigenze indi-viduali, comportano una divers1ficazione deiconsumi. Questa diversifìcazione però nondeve portare, come sta portando, a fare delnostro Paese una società consumista, la qua-le, proprio nella misura in cui si afferma ilconsumismo, provoca inevitabilmente la pro-testa dei giovani e di larga parte dei lavo-ratori, soprattutto dei lavoratori giovani; di-co dei giovani perchè noi tutti siamo inte-grati nel sistema ~ anche i colleghi comu-nisti lo sono ~ mentre i giovani non lo so-no e non lo vogliono essere ed hanno ra-gione di cercare di evitare l'integrazione.Che cosa stiamo dando noi come tipo di so-cietà ai nostri giovani? Una società in cuiil trinomio: lavorare, guadagnare, consuma-re è la legge generale; ma questo porta allalogica che bisogna lavorare di più per gua-dagnare di più, per consumare di più, perricominciare a lavorare di più, guadagnaredi più, consumare di più, fino a che l'indi-viduo esplode; un essere umano compressoin questo trinomio che lo stritola o perdeogni sua personalità e diventa un pezzettodi un sistema che si muove sempre più vor-

ticosamentefino a esplodere o esplode su-bito con la contestazione globale del sistemaormai noto nei suoi m~ccanismi.

Ecco perchè c'è il problema della quali-ficazione dei consumi! Che tipo di consumivogliamo incrementare? Ma per inoremen-tare certi tipi di consumi occorre scorag-giarne altri, bisogna cioè fare anche una po-litica di riforme. Ritorniamo quindi all'at-tuazione della programmazione con Una po-litica di riforma, capace di affrontare il pro-blema dei consumi.

E io metterei oggi, per le esigenze di unasocietà moderna, tra i consumi essenziali,quello della casa; ma come si può pensarea una politica popolare delle abitazioni, senon si stronca in modo definitivo la specu-lazione sulle aree, la quale fa sì che piùsi costruiscono case, più aumenta l'inciden-za del costo del terreno togliendo ai lavo-ratori quei miglioramenti salariah che conlotta tanto dura riescono a conquistare?

Un altro tema su cui mi pare ci si debbasoffermare un momento è quello del rappor-to tra la 'programmazione economica e lacondizione di mercato aperto, nel quale ilnostro Paese opera.

Sono certamente d'accordo sul fatto cheil nostro Paese opera in un mercato aperto.

BER T O L I. Come la Banca d'Italia.(Ilarità ).

B A N F I Operando però in un merca-to aperto, la componente estera sulle deci-sioni economiche del nostro Paese diventasempre più importante e allora come colle-ghiamo la programmazione economica vota-ta dal Parlamento con questo intervento sem-pre più importante dell'estero al livello del-le decisioni economiche del nostro Paese?Gli esempi vengono numerosissimi ed io mipongo una domanda: nel momento in cui nelsettore automobilistico assistiamo alla con-centrazione e agli accordi a livello europeo eoltre europeo, l'Alfa Romeo come si collocain questo quadro? Vive isolata, autonoma,non gli inter,essa quel'lo che avviene fuori?E se gli interessa, come certamente è, inche modo si inserisce? E la programmazio-

Senato della Repubblica ~ 4496 ~ V Legislatura

18 FEBBRAIO 196979" SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

ne economica che vuole, sì, la motorizzazio-ne del Paese, ma condizionata a tutta una se-de di fattori di priorità dei consumi socialirispetto ai consumi veicolari, come si collo~

ca in questo problema?

Nel settore dell'energia nucleare è la stes-

sa cosa. L'attività di ricerca nucleare italia-na come si colloca quando c'è una concor-renza operativa tra Comitato rioerche nuclea-ri e l'Ansaldo-General Eletric o la FiatWestinghouse? Sono problemi che nasconoda questo dato di fatto che io accetto (mi

guarderei bene dal pensare ad una qualsiasiforma di ritorno al mercato chiuso di natu-ra autarchica). Sono probl,emi che esistono,che si pongono come problemi nuovi dei no~

stri anni.

Quando prendiamo in considerazione tut-ti, questi problemi, noi ci troviamo sempredi fronte ad un interrogativo che è quellodi sapere quali sono le ,finalità dello sviluppoeconomico del Paese. La programmaZJione di-ce che tali finalità consistono nell'incremen-tare i consumi sociali, cioè nell'elevare lecondizioni di vita del popolo italiano. Noto-

riamente ~ ed anch'io ne prendo atto, nonlo contesto ~ le forZJe economiche privatehanno un problema diverso, che è quello diincrementare i profitti. Ma se vogliamo con~temporaneamente incrementare i profitti emigliorare lo sviluppo sociale del Paese, ine-vitabilmente arriviamo a scontrarci con pro-

blemi anche questi in larga misura nuovi. I

Queste sono alcune annotazioni in margi-

ne al bilancio che io volevo fare e che miportano a concludere sottolineando un aspet-

to che veramente è assai preoccupante: taleaspetto riguarda l'Europa. Anche le notiziedi questa matti,na stanno a dimostrare chela creazione di una unità europea non soloè ferma ma, come abbiamo sempre detto, si

avvia abbastanza rapidamente allo sfacelo.Quali iniziative possiamo prendere per evita-re questo? Si parla di buona volontà. Cer-to, il Governo è pieno di buona volontà; nonperde occasione di prendere iniziative ispi-

rate a buona volontà. Ma a che serve la buo-na volontà in queste cose? Come immaginia-mo allora un rilancio di una unità europeache tenga conto dei nuovi schieramenti an-

che di natura politica, delle cose nuove chesono nate in Europa (e sono nuove, per lav,erità, per l'Italia stessa): l'enorme incre-mento dei rapporti economici con i Paesi del-

l'est europeo, per esempio? Tutte queste co-se nuove come si collocano nel quadro diuna politica europea, che io credo sia en-trata in crisi proprio perchè non regge aquesto dinamismo dei rapporti internaziona-li, in una prospettiva che ritengo duraturadi politica di distensione internazionale chemira chiaramente alla collaborazione traStati Uniti d'America ed Unione Sovietica?

Anche questi sono problemi che incidonosulla nostra politica economica la quale de-ve essere considerata in questa discussionedel bilancio.

C'è un'ultima cosa alla quale voglio accen-nare e che è oggetto di discussione da qual-che settimana. Si dice che l'apparato delloStato non funziona e che quindi dobbiamotrovare mezzi nuovi per gestire l'economiadi competenza dello Stato. E allora si par-la delle agenzie, richiamandosi ad un model-

'lo statunitense. A questo punto bisogna chemettiamo bene in chiaro che i problemi nonsi possono eludere, perchè io ho la sensa-zioni che (e spero che il Ministro mi darà deichiarimenti su questo) partendo dalla con~statazione che i Ministeri non funzionano,si pensa di dar vita ad aziende che hannomaggiore autonomia, che non sono vincola-te dalla legge sulla contabilità dello Statoperchè solo così esse potranno funzionarebene. La cosa non è così semplice: per quan-to riguarda il personale esecutivo, è lo stes-so dei Ministeri che viene trasferito, o è per-sonale nuovo? Se è personale nuovo che nefacciamo di quello dei Ministeri? Se trasfe-riamo il personale dei Ministeri a questi entinon ci troviamo poi nella stessa impasse?Allora queste agenzi,e o aziende autonome chefanno? Appaltano per poi ritrovare nelle so-cietà appaltatrici gli stessi intoppi?

Sono forme ~ mi pare ~ di evasione per

cui si sfuggirebbe alla soluzione del proble-ma che è quello di modificare l'apparato del-lo Stato, a cominciare dalla legge sulla con-tabilità ormai talmente vecchia che nessunopuò applicare e, nello stesso tempo, bisognafar funzionare la spesa pubblica.

V LegislaturaSenato della Repubblica ~ 4497 ~

79a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 18 FEBBRAIO 1969

Si parla di agenzie che operano nell'am~bito del bilancio dello Stato e che hannosolo il compito di una programmazione permeglio ordinare nel proprio settore l'utiliz~zazione del denaro che esoe dal bilancio; so~no problemi di cui si discute e che devonoattrarre tutta la nostra attenzione, convinticome siamo che, da un lato, è necessariosnellire e far funzionar.e l'apparato delloStato per poter spendere nei tempi volutidal Parlamento e in relazione alle esigenzedel Paese, dall'altro non si può pensare dirisolvere i problemi sfuggendo ad essi per~chè allora io arriverei a proporre l'appaltodella giustizia: sono sicuro che un appal~tatore potrebbe far funzionare la giustiziameglio dello Stato. Questa è la logica con~clusione di un discorso che ci deve trovareestremamente attenti e queste erano alcuneosservazioni in margine al bilancio che mipareva opportuno fare. La ringrazio, signorPresidente. (Applausi dalla sinistra e dal cen~tra. Congratulazioni).

P RES I D E N T E. È iscritto a par~lare il senatore Li Vigni. Ne ha facoltà.

L I V I G N I. Signor Presidente, ono~revoli colleghi, signori del Governo, pare an~che a me che basti andare indietro nei re~soconti parlamentari per aocorgersi che or~mai, quando parliamo di bilancio, siamo difronte ad un rito: la maggioranza fa i solitiatti ~ mi sia permesso di dire ~ monoto~

namente, l'opposizione è obbligata a ripete~re nel tempo molte volte il suo discorso,data la stagionatura che hanno alcuni pro~blemi della nostra Italia.

Del rito è garante la stessa rigidità dellalegge di bilancio, dalla quale conseguono laesclusione di emendamenti e men che menola possibilità effettiva di variazioni di testie di scelte. Quando si constata questo, daqualche parte si è detto che ciò avviene per~chè vi è una visione amministrativa e buro~cratica delle cose.

A me pare che sia vero solo in parte: pen~so, per esempio, a due questioni, alle mag~giori entrate ,e al disavanzo tra preventivoe consuntivo, che sono ormai ricorrenti evoce fissa nel rito del bilancio.

Certo in queste cose c'è anche una rispo~sta burocratica, per esempio, per quello cheriguarda l'iscrizione in bilancio del ricavatodella accensione dei prestiti. Ma c'è ancheuna certa ormai consolidata tendenza a uneccesso di prudenza nei confronti delle pre~vedibili maggiori entrate, nella migliore ipo-tesi dovuto alla riflessione che in Italia qual~che cosa succede sempre (da un fiume chefa le bizze ai lavoratori che fanno sul serio)e che una polizza di assicurazione contro larisicahilità dei bilanci può sempre venirbuona.

A questo proposito devo dire che non miconvince la risposta del Ministro del tesoroquando, come ha fatto alla Camera, rispon~dendo a chi gli domandava come mai sal-tano fuori oggi miliardi per i pensionatiquando prima delle elezioni se ne escludevala possibilità, afferma (oltre alla chiamatadi correo per i suoi colleghi di Governo diallora, ma ciò rientra nella legittima difesae non gliela possiamo contestare): primo,che ad aprile non era ancora prevedibile lacrescita del reddito nazionale del 5 per cen~to in termini monetari smentendo in que-sto modo le affermazioni che in quel perio~do si andavano facendo nel Paese per chie-dere, durante la campagna elettorale, la con-ferma del centro-sinistra; secondo, che adaprile si sperava diminuisse l'avanzo dellepartite correnti della bilancia dei pagamenti,quando invece da tempo i discorsi erano te-si ~ e lo sono ancora oggi ~ a spin-gere verso le esportazioni. La verità è checi sono volute anche nel campo delle pen-.sioni grandi lotte per ottenere qualche co-sa, anche se oggi vediamo che con una manosi dà ai pensionati e con l'altra si toglie. Miriferisco all'aumento del prezzo della ben~zina, non certo componente valida nella co~siddetta tonificazione della domanda in~terna.

Ma soprattutto mi pare che, attraverso ilreperimento di una parte dei fondi necessariin quel modo, si sia voluto fare un discorsodi minaccia nei confronti di coloro che han-no rivendicazioni da portare avanti nel Pae~se. Si è voluto dire: state attenti a doman-dare, perchè se chiedete poi arrivano gli au-menti delle tasse, gli aumenti dei costi, gra-

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79" SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 18 FEBBRAIO 1969

veranno sulle vostre spalle le conseguenzenegative per le richieste che portate avanti.Si poteva finanziare quella spesa in mododiverso agendo, come da tempo l'opposizionedi sinistra andava dicendo, sulle sicure mag-giorI entrate del bilancio statale e dello stes-so Istituto nazionale della previdenza socia-le, nonchè sul bilancio della Difesa. Vistoche l'onorevole Rumor ha scoperto la via delcolloquio con i teleutenti, perchè non pro-va a porre ai teleutenti stessi il dilemma diuna scelta tra i cannoni da una parte e unconcreto aumento delle pensioni dall'altraparte? Ma se ne riparlerà perchè nell' econo-mia di questo dibattito il Gruppo del PSIUPfarà vertere i suoi interventi oltre che sul-l'esposizione generale, su alcuni settori qua-lificanti e fra questi vi sarà appunto il bilan-cio della Difesa oltre ai problemi della con-dizione operaia, della politica estera e deitrasporti.

Tornando alla discussione general,e, a mepare che il fatto più grave sia la non corri-sponden~a che oggi vi è tra i bilanci e quelloche avviene fuori dal Parlamento italiano. Equesto non è un fatto burocratico perchè an-che il non rispondere al Paese è una sceltapolitica e non una mancanza di carattere bu-rocratico. E mi pare che non sia una rispo-sta neanche quella di .citare una serie di vo-ci di spesa in aumento che esistono, non loneghiamo, anche se l'esperienza ci insegnache è ipotetica poi la data della loro effet-tiva erogazione. Come è allora che non tro-vano corrispondenza nel Paese questi au-menti di spesa e non toccano che marginal-mente lo stato di insoddisfazione che oggipervade la Nazione?

Abbiamo parlato tante volte da questa par-te politica del distacco tra il Paese reale eil Paese legale: il bilancio è diventato unmomento significativo di questo distacco.C'è oggi più interesse al bilancio di un co-mune, perchè evidentemente in esso, in qual-che modo, anohe negativamente, ci si ricono-sce: questo succede invece sempre meno daparte dell'opinione pubblica per quello cheriguarda il bilancio della Nazione. A me pa-re che la carenza princrpale sia data dal fat-to che il bilancio dello Stato oggi più che

mai non tiene conto della realtà del Paese,soprattutto delle lotte ,sociali e politiche cheoggi sono aperte nella Nazione. Anche ad es-sere nei panni della maggioranza si dovreb-be avere maggiore occhio a queste lotte, poi-chè è proprio il mutare delle caratteristichedelle lotte popolari che indica come sia asso-lutamente necessario porsi con coraggioobiettivi e scelte più avanzati. Oggi non ab-biamo più in Italia soltanto la protesta dellezone tradizionalmente arretrate, ma lotte le-gate allo sviluppo economico generale delPaese. E dir,ei che non c'è da meravigliarsidi questo, anche dai banchi della maggioran-za. Il Governo nelle sue diverse edizioni nonha mai perduto occasione per dire al citta-dino italiano che noi siamo tra i primi dieciPaesi industriali del mondo, che quando an-diamo nei consessi internazionali siamo ri-veriti e che la lira è estremamente robusta.E in linea di fatto sono cose che non ne-ghiamo. Ma è che il cittadino, proprio par-tendo da questi discorsi, ritiene logico di vo-ler essere partecipe di questo sviluppo, datoche in molti casi continua a sentirsi ad essoestraneo. I lavoratori non sono convinti del-la validità del modulo di sviluppo che sicontinua loro ad indicare. È facile per loroavere profonde preoccupazioni e grosse ri-serve; basta che confrontino le promesse, gliimpegni di riequilibrio che ci sono stati nel-le occasioni più diveJ1s,e con uno sviluppoquantitativa che certo esiste nel Paese, maall'interno del quale sviluppo permangonoe si aggravano squilibri. Ciò non può essereargomento di sorpresa; direi che queste co-se le prevedeva anche una persona pruden-te come l'onorevole La Malfa (per lo menoil La Malfa più coraggioso della nota ag-giuntiva del 1962) quando diceva che vi puòessere un incremento di reddito senza ave-re nel contempo il pieno impiego o quandopensava che vi poteva anche essere un incre-mento di reddito e insieme una persistenzadi squilibri, come i fatti stanno dimostran-9-0: squilibri di carattere territoriale traNord e Sud, squilibri di carattere settorialetra industria e agricoltura, squilibri di ca-rattere sociale tra le diverse categorie del,Paese.

Senato della Repubblica ~ 4499 ~ V Legislatura

79a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 18 FEBBRAIO 1969

Vediamo i problemi dell'occupazione chesono gravemente aperti. n' piano prevedevache la disoccupazione nel 1970 avrebbe dovu~to avere un tasso del 2,8~2,9 per cento, il cheper una oocupazione grosso modo di circa20 milioni di unità voleva dire 600 mila di-soccupati nel 1970. Penso che neppure l'ot-timista più folle può pensare ad un rovescia-mento di tendenza tale da rendere attualiquelle previsioni; la nostra valutazione non èpessimi'sta quando afferma che l'obiettivosarà mancato in peggio di alcune centinaia dimigliaia di unità.

Mi pare che ottimista folle non sia certa~mente l'onorevole Colombo in particolare, ilquale, pure obbligato dalla sua carica e dal-la sua parte politica a minimizzare le cose,dà però per acquisito in diversi suoi inter-venti che i ritardi saranno solo in parte re~cuperati, e riconosce che per l'occupazionesi sarebbero potute raggiungere « mete piùambiziose ». Solo una giustificazione si por~ta ed è quella dell'imprevisto maggiore eso~do agricolo. Credo che allora non si debbafare di ogni erba un fascio e si debba ri-conoscere che almeno c'è stata qualche par~te politica in Italia che certe cose le ha detteda tempo, già all'epoca della discussione delpiano. Dai fatti e dalla realtà balza eviden~te che il PSIUP non esercitò una opposizioneper partito preso, preconcetta, ma partiva dauna analisi che purtroppo ha avuto corri~spondenza nella situazione che oggi crea ma~lessere e malcontento nel Paese.

Già da allora la mia parte politica cercavadi dimostrare che, non foss'altro che per ilmaggior costo di ogni nuovo posto di lavoro,specie nei settori tecnologicamente più avan-

zati, andava ridimensionato realisticamente,il numero di nuovi posti di lavoro che si vo-

levano prevedere. Criticò poi l'affermazionedi un presunto rallentamento nell'esodo dal-

le campagne, tenendo presente le reali con-dizioni dei lavoratori \della terra, e badandoa non confondere un riflusso di manodoperadisoccupata con un indirizzo permanente.

Da tempo insistiamo sul crescere delle dif-ficoltà ad occuparsi per le giovani genera-zioni dei laureati e soprattutto dei diploma-ti; è troppo semplice oercare di liquidare in

termini di estremismo le posizioni dei gio~vani studenti nelle scuole, quando parlanodi scuo'la di classe o quando coniano slogancome « la scuola, fabbrica di disoccupati ».Molte volte è l'esperienza dei loro compagnipiù anziani o quella dei loro fratelli maggio-ri che sottolinea come la disoccupazione tec~nologica e culturale divenga un pesante egrosso perico'lo nel Paese. Da tempo criti~chiamo che si continui a presentare come oc-cupazione la sottoccupazione o peggio anco-ra la reale disoccupazione che si cela in va-sti settori dell'attività terziaria, questa ma~gica riserva statistica di occupati. Insistiamonei confronti col piano anche per risponde~re a coloro che non perdono occasione per ri-cordarci che il reddito nazionale è cresciutoa ritmo più elevato di quello posto comeobiettivo del piano di sviluppo. Non si può

'Prendere il piano di sviluppo soltanto per gliaspetti che fanno comodo e poi ignorarloper gli aspetti che è comodo dimenticare!Lo diciamo nei confronti di coloro che eu-femisticamente parlando oggi del piano intermini di « ritardo ». Altro che ritardo! Noici troviamo in realtà di fronte al fallimentodell'impalcatura barocca che nel 1966 si èmessa in piedi.

In qualche uomo di Governo deve esserestata ben salda allora l'illusione del ritornoalla mitica età dell'oro, quella degli anni fa~cili dell'economia italiana, anni nei qualisembrava tranquillo che il meccanismo diaccumulazione sfornasse senza difficoltà esenza grandi pause incrementi di reddito na-zionale, di investimenti, di occupazione edi consumi. Quando infatti arrivò la crisieconomica, tutta la politica del centro-sini-stra si orientò subito al ripristino del pree~sistente meccanismo di sviluppo. Invano lasinistra negò che ci si trovasse di fronte auna semplice crisi congiunturale e parlò dicrisi strutturale: i fatti successivi hanno con-fermato la validità di quell'analisi. Comincia-va già allora il processo di riorganizzazionedel moderno capitalismo italiano con tuttociò che la logica del profitto significa appun-to, soprattutto in termini di occupazione e disquilibri. Era ed è semplicemente assurdopensare che il Governo potesse e possa eser~citare una funzione di mediazione fra la ri~

Senato della Repubblica ~ 4500 ~ V Legislatura

79" SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 18 FEBBRAIO 1969

strutturazione capitalista da una parte e lapiena occupazione e il superamento deglisquilibri dall'altra. A me pare che il conse-guimento dell'uno escluda automaticamenteil conseguimento degli altri. La nostra nonvuole essere una petizione di principio finea se stessa. Il capitalismo ha una sua logicache si basa sulla conquista del massimo pro-fitto.. Da essa logica esula di conseguenzaogni calcolo relativo agli sprechi sociali eagli sprechi umani. Che riisposte volete chegiungano ai problemi dell'uomo (problemidella casa, dei trasporti, della condizioneoperaia, del tempo libero, dell'assistenza),da centri decisionali ad essO esterni e fermialla logica del massimo profitto? Non capireche questa mediazione è impossibile, deter-mina l'incapacità a comprendere la realtàdella protesta che matura attorno a noi nelPaese, nei campi più diversi e che investela personalità umana negli aspetti più vari.Credo che gli uomini di parte cattolica, inparticolare, conoscano il teologo americanopadre Murray che non molto tempo fa aven-do sotto occhio la sua società, la so-cietà americana, nella quale evidentemen-te questi problemi sono pressanti, scri-veva che il problema oggi è di sape-re se la nostra civiltà industriale contem-poranea è in grado o no di costruire dei sim-boli capaci di aiutarci a conoscere Dio. Lanostra risposta come marxisti è molto fa-cile: diciamo che la logica del massimo pro-fitto del capitalismo ignora tutto ciò che sadi idealismo e di umanità e quindi irride an-che la stessa religiosità. Direi che questa è labase del nostro antico e nuovo discorso alleforze cattoliche più avanzate, che trova oggiuna prima risposta nel discorso della {( Chie-sa dei poveri », in un discorso cioè che, aldi sopra delle venature moralistiche che puòavere, è soprattutto un impegno per una ri-sposta ai tanti problemi dell'uomo che sonooggi ancora aperti. È un'illusione pensaredi rispondere al nuovo che preme nel Paeserilanciando appunto questa fallita funzionedi mediazione. È quello che mi pare avven-ga quando supervalutiamo, come ci prepa-riamo a fare, le procedure per la program-mazione, quando attraverso lo scivolamentodella Cassa per il Mezzogiorno per un anno

ci prepariamo ':t dare una risposta burocra-tica a problemi insoluti, quando corriamoverso l'evasione facendo previsioni sull'Ita-lia 1980 (se sono saltate così in frettaprevisioni fresche di un anno, mi do-mando quali salti mai faranno previsio-ni che riguardano addirittura il 1980).Credo veramente che l'ampiezza e la in-tensità delle lotte popolari dovrebbero farriflettere le diverse forze politiche del Paese.Le lotte non sono la spinta anarchica conl'esistenza della quale si vuole giustificarela risposta autoritaria. Il movimento ope-raio con queste idee ha già fatto i conti cen-to anni fa. È importante l'ampiezza e l'in-tensità di grandi lotte che avvengono in pre-senza di una situazione nazionale appuntocaratterizzata dagli squilibri più diversi.

Uno degli obiettivi di fondo del piano eraquello di determinare il riequilibrio territo.riale. Mi pare che invece oggi l'aggravarsi de-gli squilibri territoriali sia innegabile. La co-siddetta {(forbice» tra il Nord e il Sud èormai nel repertorio anche della maggioran-za e non soltanto della opposizione. Può an-che capitare oggi, finalmente, di trovarequalche Sottosegretario coraggioso che par-la, sì, di raddoppio del reddito globale delMezzogiorno, ma riconosce che nel contempoil reddito pro capite dei meridionali passadal 61,4 al 54,7 per cento del reddito indivi-duale nel Centro-Nord. Ma in verità lo squi-librio è ben più complesso di uno squili-brio semplificato che opponga il Nord alSud. Oggi abbiamo sacche di situazioni ti-piche da Nord industriale nell'Italia meri-dionale, così come abbiamo sacche di de-

,pressione nella stessa Italia settentrionale,anche all'interno delle zone più avanzate epiù industrializzate d'Italia. E ciò non av-viene a caso: mi pare che sia un po' l'im-magine visiva dell'avanzata e della genera-lizzazione del modulo di sviJuppo capitalista.Ma soprattutto nel Meridione è immediata-mente percepibile l'impossibilità di media-zione tra l'attuale modulo di sviluppo, qua-le continua ad essere indicato, ed i proble-mi della popolazione.

Volete che non siamo sensibili, noi delPSIUP, al discorso, per esempio, della ele-vazione delle sacche di miseria maggiore al-

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79' SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 18 FEBBRAIO 1969

l'interno di un arretramento generale? Ba-sta avere sott'occhio la secoiare tragedia del-l'acqua per bere, dell'acqua per irrigare! Cer-to che siamo sensibili a problemi di questogenere parziali e settoriali e valutiamo sen-z'altro in modo positivo il fatto che non sol-tanto da sinistra oggi si incomincia a cri-ticare una serie di cose. Ad esempio si co-mincia a riconoscere dalle parti più diverseche la crescita industriale ha significato so-prattutto nel Meridione industrie di base adalto impiego di capitale, ma a basso impie-go di manodopera, i cui prodotti poi emigra-vano per essere lavorati nelle regioni setten-trionali. Dalle parti più diverse oggi si ri-conosce che l'azione della Cassa, che dovevaessere straordinaria, è stata troppo di fre-quente sostitutiva dell'intervento ordinario.

BER T O L I. È un esempio di agenzia!

L I V I G N I. Sono critiche che par-tono dalle parti più diverse, da coloro chehanno occhio alle reali condizioni delle po-polazioni. Ma bisogna convincersi che man-tenendo l'attuale modulo di sviluppo e diintervento, la logica dello squilibrio si im-porrà anche per il futuro.

Ancora pochi mesi fa, in occasione del di-battito sul « decretone », si è voluta respin-gere la nostra critica all'incentivazione gene-ralizzata. Ebbene oggi si scopre, e non soloa sinistra, perlomeno per quello che riguar-da il Meridione, che ad esempio si sono in-centivate industrie che non erano valide peruna reale industrializzazione del Mezzogior-no; che gli incentivi sono in molti casi di-ventati una forma di finanziamento cui leimprese ricorrono per decisione autonomae non certo per essere sollecitate e menoancora guidate al fine di determinare il fa-moso sviluppo armonico riequilibrante. Locredo bene che i fondi della Cassa per ilMezzogiorno per gli incentivi all'industriavengono assorbiti a velocità supersonica inuna situazione di questo genere!

,Parlare veramente di riequilibrio nella si-tuazione attuale per il Mezzogiorno vuoI di-re, a parere nostro, tre cose: 1) creare dellevere e moderne infrastrutture civili; 2) ave-re occhio ai problemi generali dell'agricoltu-

ra e anche a problemi come quello dell'ir-rigazione, ma stando beni attenti a far sìche ciò non significhi un ulteriore rilanciodegli agrari e del capitalismo agrario; 3) in-dustrializzazione attorno all'intervento pub-blico nel campo manifatturiero e della tra-sformazione dei prodotti agricoli.

Ma vi sono altri squilibri nel Paese: vi èad esempio lo squilibrio altimetrico che ri-guarda le zone di montagna; argomento sulquale, in verità con scarso successo, abbia-mo cercato di convincere il Governo ad usci-re, nella discussione che vi è stata recente-mente in quest'Aula, dalla spesa-elemosinanei confronti della zona di montagna, per af-frontare anche questo problema in terminireali e validi di riequilibrio. Abbiamo dettoin quell'occasione che anche in questo cam-po il modulo attuale « infrastrutture di ser-vizio contornate dalla incentivazione pnva-tistica », è un modulo fallito. La degradazio-ne di questi territori si è accentuata. Certoil sistema ha una sua risposta razionale ecompleta. La soluzione razionale capitalistaè quella di una montagna che sia un parconaturale in funzione della difesa del suoloal piano. Ma noi diciamo che se invece sivuole mettere l'uomo che vive in montagnao in collina, al centro dei problemi che loriguardano, farlo soggetto da oggetto qualeoggi è, occorre un modulo di sviluppo alter-nativo, un modulo diverso. Ma nel bilancioper i montanari non c'è altro che la squal-lida riedizione del solito discorso che i fat-ti hanno dimostrato inconcludente. Se infat-ti la scelta della logica del profitto capitali-sta determina, come abbiamo visto, gravirealtà di squilibrio su tutto il territorio na-zionale, per la montagna questa logica è unavera e propria condanna a scomparire. Inmontagna, come nel Meridione, vi è la con-ferma del fatto che le scelte della politicaeconomica del Governo sviluppano, quandosviluppano, situazioni che siano già suscet-tibili di per sè di svilupparsi, ma condanna-no le altre di maggiore arretratezza ad un ul-teriore arretramento. Il motivo conduttoredella nostra critica mi pare sia abbastan-za chiaro; noi siamo per una politica di svi-luppo alternativa che, rovesciando l'attualemodulo, ponga come preminenti i proble-

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18 FEBBRAIO 196979" SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

mi dell' occupazione, della condizione e delpotere effettivo dei lavoratori, nonchè la ri~duzione degli squilibri oggi esistenti. Que~sto nei campi più diversi. Si prenda peresempio l'agricoltura. Non è una battutadire che oggi manca una politica agrarianella tabella del bilancio che riguarda il Mi~nistero dell'agricoltura. Ormai il bilancio del~l'agricoltura italiana, è un bilancio che vie~ne fatto altrove, fuori dal bilancio delloStato; viene fatto prevalentemente in sededi Mercato comune europeo. Anche quiè fallita la strada dell'incentivazione ge~neralizzata e l'illusione di risolvere tut~to agendo sui problemi di mercato e sot~tovalutando le questioni strutturali. Nonho certo bisogno di dilungarmi su questo;anche qui con molto poco successo, a suotempo, questo fu il motivo conduttore del~la mozione con la quale chiedevamo prov~vedimenti di sospensione e modificazionistrutturali per le conseguenze del MEC agri~colo sull'agricoltura italiana. Ma oggi perlo meno, mi sia permesso dire, abbiamo unasperanza che questi problemi siano affron~tati, perchè oggi queste cose sulle crisi distruttura, sia pure dal suo punto di vista,le dice anche Mansholt; finalmente non ledice Isolo un italiano, e chissà allora chequesto discorso non riesca ad andare avan~ti; anche se oggi va avanti dappertutto, tran~ne che nel Parlamento il quale ancora unavolta sarà l'ultimo ad esserne investito.

Ma oltre alla speranza, c'è soprattutto unacertezza: nel Paese si fa strada il principioche la collettività di chi vive sulla terra deveprendere nelle proprie mani la propria sor~te. Si scosse la testa quando i relatori diminoranza del PSIUP sul disegno di legge perla programmazione scrivevano a suo tem~po, in tema di agricoltura, dell'interventopubblico e dell'autogestione dei lavora~oriagricoli associati agli operai tecnici nellagestione pubblica dell'industria di trasfor~mazione. Ma il tempo corre, scelte più avan~zate, più coraggiose si impongono. Oggi ab~biamo per esempio il settore saccarifero,nel quale questi discorsi incominciano adessere fatti da ben più vasti schieramentirispetto alla parte politica che originaria~mente aprì questo discorso.

Diamo atto, per quel che riguarda il set~tore saccarifero, dell'impegno che questavolta c'è stato anche da parte del Gover~no per arrivare alla revoca dei licenziamen~ti; ma il problema resta e la richiesta dellapubblicizzazione oggi non arriva soltanto daisettori della sinistra, ma viene dalle partipiù diverse, per esempio dal comitato re~gionale della programmazione economicadell'Emilia~Romagna, che accetta il discor~so della pubblicizzazione di questo settore.Allora se le cose stanno così, abbiamo tor~to quando diciamo che siete in arretrato nontanto nei confronti delle nostre critiche, manei confronti del nuovo che per fortuna vie~ne avanti nel Paese, spesso superando losteccato politico che si vuole invece cristal~lizzare ai vertici? Il nuovo nel Paese è l'uo~ma che si pone al centro dei problemi, cherifiuta di essere piegato a soluzioni decisein sedi estranee a quelle nelle quali eglivive i propri problemi e le proprie necessità.Si parla tanto di contestazIOne, ma la con~testazione è soprattutto questo: è il citta~dina che vuole contare di più, che vuole pe~sare di più, che vuole essere un elementodeterminante nel Paese.

Noi respingiamo la posizione della destraitaliana che parla di confusione, di vellei~tarismo o peggio ancora. A me pare che lalotta politica sia oggi ad un livello superiore,per lo meno perchè viene avanti in terminidi potere reale. E anche la parte di opinionepubblica che attacca in blocco, io penso inbuona fede, la classe politica in generale, inrealtà è solo esasperata per la mancanza diuna volontà politica che contrasti validamen~te scelte esterne alle stesse sedi rappresen~tative.

La vera mortificazione del Parlamento, lasua vera crisi, stanno anche nella pioggic dimiliardi stile « decretone », nell'insistere sul~la strada degli incentivi pubblici in funzIOnesubordinata alle scelte del capitale privato.La mortificazione del Parlamento sta anchein proposte di spesa generica del tipo diquella per l'acquisto di apparecchiaturescientifiche. Non c'è dubbio ~ e noi nonlo neghiamo ~ che lo sviluppo economico èin buona parte oggi programmato attraver~so la ricerca scientifica; ma tutto ciò è e

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79' SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 18 FEBBRAIO 1969

rischia di essere ancora di più, per questastrada, prerogativa dei grandi gruppi indu~striali. Chi orienterà mai aHara per questastrada la ricerca in funzione di scelte socia~li di sviluppo, con buona pace dei Ministridella ricerca scientifica e della program~mazione?

Il nostro discorso è quello non di una di~minuzione, ma del maggior ruolo dell'inter~vento pubblico nell'economia, in un modomeno subordinato alle scelte del capitaleprivato e con un coraggioso ingresso nei set~tori strategici e propulsivi dell'economia ita~liana. Non può allora venire dalla sinistra!'indebolimento fine a Se stesso delle sedi de~cisionali pubbliche. Noi abbiamo semprecontribuito, quando se ne è presentata l'oc~casione, all'affermazione di un reale potenzia~mento delle partecipazioni statali, e questonon per feticismo verso una etichetta pub~blica, ma per aiutare quanto possa significa-re un maggior potere della collettività.

In questo quadro abbiamo valutato posi~tivamente l'aumento del fondo di dotazionedell'ENI e ci siamo dichiarati disposti adappoggiare l'operazione Montedison, sempreche avesse significato qualche cosa di nuo-vo. Purtroppo si è avuto paura di aver &vu~to coraggio e si è messa tanta acqua nelvino, che oggi non si capisce a che cosain definitiva questa operazione sia servita.Non valeva la pena di fari a se si doveva poiarrivare ad un accordo fra il settore pub~blico e il settore privato. Veramente questorischia di essere un tipo classico di operazio~ne all'italiana: prima regaliamo un mucchiodi miliardi per agevolare la fusione fra laEdison e la Montecatini, e poi spendiamo unaltro mucchio di miliardi per entrare inquella entità che abbiamo agevolato affin~chè si formasse. Era il caso invece, nel set~tore chimico in modo particolare, di inter~venire, perchè è un settore al quale bisognaprestare attenzione. È un settore che, peril rilancio dell'economia del Paese, abbiso~gna di un intervento organico, poichè in es~so abbiamo bassi tassi di sviluppo, abbiamouna situazione deficitaria nel 'commercio este~l'O e un livello d'investimenti particolarmen-te basso. È un settore nel quale il nuovo puòvenire soltanto dall'iniziativa pubblica. Se

c'è un settore che è veramente emblemati-co da questo punto di vista a favore dell'ini~ziativa pubblica, questo è proprio il setto~re chimico. È il settore nel quale avevamola grande iniziativa privata, avevamo la con~centrazione tra i grandi complessi privati,avevamo addirittura anche l'autofinanzia-mento attraverso i lauti proventi della na~zionalizzazione dell'energia elettrica dati nelmodo che conosciamo: avevamo insommatutti gli elementi che si indicano come de-terminanti per garantire il successo sullabase dell'iniziativa privata. Ebbene, abbia~ma visto a che cosa siamo arrivati, qualidebolezze ci sono e come queste possibilitàsono state distolte e rivolte in maniera di~versa, dalla Standa alla Vittadello, in unaserie di iniziative che avevano ben pocoa che vedere con lo svi1uppo della ohimica.

Vorrei aggiungere che oggi la Montedisonè ancora una volta all'ordine del giorno,perchè, nel nome del povero piccolo azioni~sta italiano che è conculcato dallo Stato si,sostituiscono le trincee con i dividendi e sivuoI fare della Montedison il Piave del 1969.È l'attacco della destra italiana, cui la mag~giare partecipazione pubblica nelle societàpare un atto di Jesa Patria.

Il Governo non può tacere ulteriormentesu questi fatti: deve esprimere la propriavalutazione. E grave è il silenzio soprattuttose lo confrontiamo con la loquacità e ilmovimento che si ebbero all'indomani del~la notizia dell'accresciuto peso dell'aziendadi Stato all'interno della Montedison.

In generale, quando noi portiamo osser-vazioni nei confronti delle partecipazioni sta~tali, ci si risponde con una serie di dati perdimostrare l'estensione quantitativamente increscita del settore pubblico nella nostraeconomia: non contestiamo questi dati. L'in~terrogativo che noi poniamo è un altro:se il pubblico intervento debba essere conassoluta prevalenza limitato alle produzionidi base e ai servizi, ivi compreso da questopunto di vista anche il notevole settore del~la siderurgia. Che la nostra risposta a que~sto interrogativo sia negativa è contenutoin tutte le cose che ho detto fino ad ora. Sesi parte cioè dall' occupazione e dal riequili~brio territoriale, non vi è dubbio che chie~

Senato della Repubblica ~ 4504 ~ V Legislatura

79" SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 18 FEBBRAIO 1969

dere per queste cose l'intervento pubblicosignifica anche l'entrata in settori fino ad orapreclusi all'iniziativa pubblica: il settore ma~nifatturiero; l'industria di trasformazionedi certi prodotti agricoli; i settori che han~no un particolare peso nello sviluppo a ve~nire, cioè l'elettronico e quella dell'aviazio~ne, nonchè il settore della produzione deimedicinali, cosa che non si capisce bene per~chè debba garbare poco proprio al Ministrodella sanità, vista l'opposizione che ad unordine del giorno presentato dalla nostraparte politica ha riservato nella sua rispostain sede di discussione del bilancio del Mi~nistero della sanità in Commissione.

Di solito, quando noi domandiamo un mag~gior peso, un maggiore sviluppo dell'inter~vento pubblico nell'economia italiana, perrispondere di no a questa richiesta si ram~menta che l'economia italiana è un'econo.mia mista pubblica e privata. Questa affer~mazione è solo un atto statistico, ma sul pia~no della dinamica economica di per sè haben scarso valore. Se mettiamo in primopiano l'uomo, il cittadino con i suoi pro-blemi da risolvere, è evidente che il gradodi equilibrio tra economia pubblica ed eco~nomia privata è in funzione di quella scel~ta. Di conseguenza, la richiesta di uno spo~stamento di quell'equilibrio a favore dellaeconomia pubblica è in chiara funzione so~ciale, e come tale non ostacolabile da unapetizione di principio privatistica. Direi chesoprattutto coloro che parlano di un discor~so serio di programmazione dovrebbero es~sere convinti che solo !'industria pubblicapuò essere una leva efficace ed essenzialeper programmare nuove scelte d'investimen~to e di consumo, per determinare una nuovaconfigurazione strutturale di sviluppo. Cer~tamente, però, le richieste di un maggiorpeso dell'economia pubblica portano a ri~petere con forza le critiche che non da og~gi portiamo alle partecipazioni statali. Pro-prio perchè affermiamo che la nota caratte~rizzante delle lotte aperte oggi nel Paese èl'opposizione alle baronìe e all'autoritarismo,a maggior ragione non possiamo ammettereche forme di baronìe possano crearsi all'in~temo dell'economia pubblica. È il problemadel potere dei lavoratori e deIJa loro condi~

zione nell'industria di Stato. Su tale pro-blema e sulle questioni, in generale, dellecondizioni dei lavoratori interverrà però conun discorso specifico il collega Di Prisco,direi per sottolineare la particolare atten~zione del PSIUP per questi temi.

È la necessità indifferibile di una modificadegli attuali rapporti tra Parlamento e in~dustria pubblica, tali da non permettere alpotere politico di pesare nel controllo dellarealizzazione di una politica di interesse pub~blico ben definita.

Su una situazione già grave di per sè, siproietta per di più l'ombra, a tempi sem~pre più ravvicinati, delle COllseguenze che ar~recheranno i tanti impegni assunti dal Paesein sede di Mercato comune europeo. Il no~stro non è allarmismo: pensiamo che laproiezione pura e semplice dei nostri pro~blemi angosciosi nella dimensione europea,non servirà certo a risolverli, ma al contra~ria renderà più acuti quelli sociali risolvi~bili solo COn un diverso modulo di svilup~po. I gravi problemi aperti nel Paese vannorisolti nel Paese, non certo con una visioneautarchica che non tenga conto della real~tà internazionale, ma respingendo nel con~tempo l'illusione evasiva di un loro rinvio,per risolverli, alla dimensione europea.

Quella che ho svolto è la nostra interpre~tazione del Paese reale, con le sue ansie,con le sue contraddizioni, con i suoi biso-gni. Ma proprio per questo non possiamoessere d'accordo con un bilancio che muovein un modo radicalmente diverso.

L'onorevole Colombo in Parlamento tennegiustamente alla sua coerenza su questI te~mi e gliene diamo atto; c'è, e come, la coe~renza nel bilancio 1969, il filo conduttoreche da tempo caratterizza le scelte del cen~tro~sinistra, ma è proprio questo filo con~duttore che contrasta con i problemi che sivanno acuendo oggi nel Paese. Lo sviluppoarmonico per opera della grande iniziativaprivata non c'è stato, nè ci sarà; l'aspettopiù evidente del fallimento è stato, comesi è detto, l'incapacità del sistema ad usu~fruire di tutte le risorse, in primo luogo diquelle umane, di cui il Paese può servirsi.

La risposta della maggioranza è e rima~ne quella tradizionale. Dicemmo già in oc~

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79" SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 18 FEBBRAIO 1969

casione del dibattito sul « decretone» chequelle scelte arvrebbero fortemente condizio~nato il bilancio e così le cose sono aiIldate:si è costruita, forzando le valutazioni, unacrisi che poi venne retrocessa a impal1idi~mento e la cura è stata così valida che lemisure erano appena decise, gli inchiostridi stampa erano ancora freschi e già le sta~tistiche dell'ISCO riportavano previsioni ot~timistiche da parte degli operatori econo~mici.

L'operazione fu definita «tonificazione»nel gergo che oggi si usa, ma in realtà è statauna forzatura, un'accelerazione su una stra~da ben nota: attraverso il sistema degli sgra~vi, degli incentivi rafforzare le componentideterminanti di un modulo di sviluppo di~mostratosi nei fatti assolutamente insuffi~ciente. Allora che senso ha ~ io mi doman~do ~ in questo quadro promettere, comesi promette ad ogni piè sospinto, una rifor~ma tributaria saldamente ancorata ai reddi~ti, quando per questa strada si dà abbon~dantemente oggi quello che forse domani sitoglierà con moderazione? Ci si potrebbeobiettare che è stato sempre un iIlostro ca~vallo di battaglia l'accusa al sistema di fa~vorire i redditi maggiori attraverso le eva~sioni facili in una legislazione farraginosa.Mi pare che si possa affermare che tale far~raginosità è incompatibile in una societàmoderna, come funzionalità, rispetto alla po'litica generale di un capitalismo che vogliaessere moderno e dinamico. La riforma tri~butaria la farete, ma in un quadro di razio~zionalizzazione, mentre per noi dovrebbeessere un modo, un'arma per incidere nel~l'accumulazione capitalistica, usando anchela politica fiscale in funzione di una polIticadi riequilibrio.

Proprio perchè siamo per l' espansione del~l'intervento pubblico, riteniamo che per coe~renza si debba limitare l'autofinanziamentoe il finanziamento del grande capitale e ciòperchè i costi pubblici generali di cui si av~vantaggiano oggi i grandi gruppi privati,gravino sull'accumulazione privata e non,come troppe volte succede, sulla collettività.

Non entro nei dettagli della riforma, per~chè ne parleremo a tempo debito, ma un so~lo elemento politico vorrei riprendere: l'ac~

centuazione di centralizzazione e i contenutiautoritari dello Stato che nei progetti di ri~forma abbondano, specie per quanto riguar~da gli enti locali. Pare proprio che ci si siaconvinti che il modo migliore per fare lariforma della finanza degli enti locali siaquello di annullarla. Noi non siamo d'accor~do ~ sia ben chiaro ~ con chi pensasse

a forme di steccato attorno all'ente locale ,ritenendo così di difenderne validamente lafunzione e l'autonomia anche a costo di unamoltiplicazione di imposte o di sistemi diaccertamento e di riscossione più macchi~nasi. Ma non possiamo neanche accettareche per risolvere i problemi di vita degli en~ti locali, li si estranei dalla soluzione stessa ,sostanziandola in scelte e decisioni assoluta,mente estranee aH'ente locale stesso. Nell'op~posizione determinatasi 1argamente fra forzepolitiche di diverse tendenze al recente con~vegno di Viareggio sulla finanza locale, viera certo anche la richiesta di misure ur~genti che permettessero all'ente locale giàoggi di svolgere i suoi compiti sociali.

Ma oltre a ciò, per quello che riguardale prospettive di assetto definitivo, si erarespinta e si respinge ogni soluzione basatasul togliere prerogative all'ente locale peraccrescere di pari passo i poteri dello Sta~to. Ma provate a mettervi nei panni di que~gli assessori alle finanze che perdono metàdel loro tempo a sollecitare lo Stato a ver~sare il dovuto ai comuni ed alle provincee che per rimediare ai vuoti di cassa che sideterminano sono obbligatI a ricorrere ul~teriormente all'indebitamento! Potete facil~mente immaginare come si debbano sentiretranquilli quando si ventila di far finire al~cune entrate in un fondo da istituire pres~so la Cassa depositi e prestiti con l'aggiun~ta di un contributo a carico dello Stato, mo~dificabile in rapporto al reddito nazionale,e quando si pensa di ripartire la somma tragli enti locali ad opera dell'Esecutivo cen~trai e, sulla base non si sa bene di quali pa~rametri, ma certo al di fuori del concorsodegli enti locali e delle stesse regioni.

Non vi è dubbio che all'osservatore ester~no, all'uomo della strada questa faccendadel deficit degli enti locali, che ormai viag~gia verso i 7 mila miliardi, deve sembrare as~

Senato della Repubblica ~ 4506 ~ V Legislatura

79" SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO

solutamente incomprensibile. Siamo al pun~to che se anche per assurdo si fermasse tut~ta la macchina degli enti locali soltanto pergli interessi passivi l'aumento del deficit sa-rebbe ugualmente notevole, a conferma delfatto che la stessa sublimazione del conte-nimento della spesa pubblica, non risolvereb-be proprio niente.

Perchè ci si è ridotti in queste condizio~ni? Forse per insipienza ed incapacità diintervento dei poteri centrali? Anche perquesto, ma non solo per questo. In realtàa chi vuole uno Stato accentrato, a chi noncomprende che le limitazioni di funziona-lità dell'ente locale sono un grave colpoallo svilUippo di un assetto pienamente de-mocratico del Paese, serve in definitiva unasituazione di questo genere. Non è un casoche solo oggi si incominci ad uscire dal va-go delle promesse generiche di interessa-mento e si cominci a fare qualche propo-sta per il risanamento. E non è un caso cheanche queste proposte di risanamento rien-trino in una logica di accentramento: i fi-nanziamenti ci saranno, si dice, ma pre-mieranno coloro che faranno un concretopiano di risanamento, debitamente appro-vato ~ si intende ~ dalle autorità di con-

trollo, e se gli amministratori non lo rispet-teranno ciò comporterà obbligatoriamenteil giudizio di responsabilità.

Che cosa può significare questo nella real-tà se non la rinuncia da parte dell'ente lo-cale ad essere se stesso a sviluppare anzi-chè ad immeschinire burocraticamente lapropria funzione di realtà democratica dibase? E tutto questo poi lo si propone afavore di un'impalcatura statale centrale,delIa cui incapacità di funzionamento oggisi parla anche da parte dei massimi re-sponsabili della direzione della cosa pub-blica.

Sul tema della dissociazione tra i tem-pi di decisione e quelli di realizzazionedella spesa pubblica si discute ampiamen-te, ed è naturale, perchè non c'è dubbioche è sempre più grave che in un Paeseche ha bisogni elementari da accontentare(in gergo oggi si dice «tonificare la do-manda globale interna»), e lamenta caren-za di investimenti, vi siano migliaia di mi-

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liardi dei cosiddetti residui passivi. So be-ne che tali residui non sono una nostra ca-ratteristica esclusiva, che esistono anchein altri Paesi, ma non mi pare che da nes-suna parte raggiungano la percentuale d'in-cidenza nostra, nè mostrino in particolarequella costanza nel manifestarsi che fa sì in-vece, nel nostro caso, che un fatto abnor-me e comunque transeunte come il residuopassivo di fatto si sia cristallizzato.

Ci sono certo anche dei motivi di tecnicalegislativa, come nel caso delle leggi appro-vate nell'ultimo scorcio dell'anno, ma ciòrappresenta solo una ristretta parte di que-sto fenomeno. C'è il problema della «len-tocrazia» che senza dubbio esiste, ma sa-rebbe per lo meno ingeneroso farne il ca-pro espiatorio di una situazione che a no-stro avviso mostra anche notevoli risvoltidi carattere politico.

Si deve tenere sempre presente che il no-stro è uno Stato ancora sostanzialmente ac-centrato, che fatica a scrollarsi di dosso bar-dature tipiche di un lontano passato. E ciòvale anche per la burocrazia che è ovvia-mente in funzione del tipo di Stato chesi ha.

Alcuni aspetti giustamente criticati so-no in realtà connaturati a ciò. L'autorita,risma afferma il principio del rapporto ge-rarchico, lo rende preminente ed ecco al-lora che il concetto di responsabilità sicomplica e porta da un lato al formali-smo e all'immobilismo e dall'altro alla mol-tiplicazione dei controlli Mi pare natura-le che una burocrazia forgiata in funzionedi uno Stato accentrato fatichi ad esserela burocrazia utile a uno Stato che vogliacontrollare in modo valido, quindi decen-trato e democratico, lo sviluppo equilibratodella propria economia Il problema esi-ste, ma in questi ultimi tempi si vannoventilando idee che in realtà saltano a pièpari il problema stesso. Dire infatti che sivogliono delle sedi esterne all'impalcaturastatale, sia pure pubbliche, che debbonosolo eseguire le spese, non vuoI dire diper sè indicare una soluzione. Rischierebbedi essere una proliferazione burocratica o,peggio, una burocrazia supertecnocratica,ma come tale legata a centri di decisione

V LegislaturaSenato della Repubblica ~ 4507 ~

79' SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA - RESOCONTO STENOGRAFICO 18 FEBBRAIO 1969

esterni a quelli istituzionali e comunqueportata, anche se pubblica di nome, ad in-debolire e non certo a rafforzare il con-trollo pubblico.

È questo il nocciolo politico del proble-ma: all'opposizione è preclusa la conoscen~za degli indirizzi di spesa dei singoli di-casteri. Non si può fare di ogni erba unfascio e lasciar dire che vi è la responsa~bilità generale della classe politica. L'enor-me cumulo dei residui passivi rappresentacerto una responsabilità politica, ma essacompete interamente alla maggioranza. Nonè solo un fatto di insipienza, di attivismopolitico, di competenza, ma è una respon-sabilità politica originata mi pare, dallespinte e dalle controspinte che hanno de-terminato !'immobilismo caratterizzante lediverse esperienze di centlro-sinistra.

Abbiamo un caso evidente in questi ul-timi giorni per quello che riguarda le pen-sioni: non ci si ripeta che i fondi che oggici sono, allora non erano stanziabili, per-chè non era prevedibile il loro reperimep-to. Non fu una incertezza di previsioni, mafu una scelta precisa: la difesa del non ex-pedit nei confronti dei pensionati non perniente ha caratterizzato tutto lo svolgimen-to della scorsa campagna elettorale. Cosìcome l'avere spinto in molte occasioni ver-so il potenziamento accentuato delle espor-tazioni (a mio parere per evitare di affron-tare i problemi strutturali interni) ha por-tato parallelamente, sulla base delle accre~sciute riserve valutarie, a lasciar circola-re, anche compiacendosene, una certa mi-tizzaZlOne della nostra moneta, che è cosaben diversa dalla difesa del potere d'acqui-sto della lire.

Era facile allora dare così !'impressionedi una volontà politica impegnata ad ol-tranza attorno ai problemi monetari. Il mi-nistro Colombo si rammarica di questacritica, ma il modo per convincerei esiste:concretizzare la manovra di utilizzo delleforti riserve valutarie per i fini di svilup-po equilibrato di cui il Paese ha bisogno.

Che i residui passivi siano frutto di unacarenza politica della maggioranza è confer-mato dal fatto che non solo sul terreno fi-nanziario abbiamo dei residui passivi, ma

dietro al fatto finanziario stanno i residuipassivi politici, essi pure ingenti e allar-manti. Direi che l'archivio storico di que-sti residui passivi politici è proprio il pro-gramma quinquennale. Voglio citarne unosolo, per brevità, ma l'elenco sarebbe mol-to lungo: la riforma della contabilità ge-nerale dello Stato. Il programma lo dicevacon tanta chiarezza: si dovrà « predisporrela nuova legislazione sulla contabilità gene-rale dello Stato ed in particolare di quelleparti che incidono sulla speditezza dell'azio-ne amministrativa ».È una di quelle ri-forme che noi chiamiamo riforme che non:costano, come quella che il nostro Grup-po da tempo ha proposto per la pubblicitàcapillare dei contributi di danaro pubbli-co in qualsiasi modo erogati. Non ci sonoaffanni di copertura, ma tali riforme nonvanno avanti ugualmente e quindi è solouna carenza di volontà politica, in questiresidui politici come in quei residui am-ministrativi. È la stessa carenza di volon-tà politica che vi porta ad avere scarsorispetto dell'iniziativa parlamentare, so-prattutto per quanto riguarda l'opposizio-ne. Non siamo certo noi a mitizzare !'ini-ziativa parlamentare: le proposte della si-nistra, specie in questo momento di durie avanzati scontri sociali, tendono, per i le-gami che essa ha con il Paese reale, ad im-porre la discussione su cose che altro nonsono che l'interpretazione delle richiestedei lavoratori. Posso capire che il Gover-no abbia un peso particolare nello svolgi-mento dei lavori parlamentari, ma è inac-cettabile che le sue richieste siano as-sorbenti praticamente di ogni spazio chel'iniziativa parlamentare può validamentecoprire, fino all'annosa e grave responsa-bilità di avere affisso sulle porte del fa-moso fondo globale il cartello: hie suntleones, con lo scopo di tenere lontano daesso le rapaci mani dell'iniziativa parlamen-tare.

In questo quadro allora si conferma ciòche dicevamo fin dall'inizio: non c'è nien-te di nuovo in questo 1969 nel vostro di-scorso di bilancio. È come se fosse un an-no qualunque, e non vi accorgete che daqualche tempo in qua vi sono sempre me-

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no anni qualunque nel nostro Paese. Ancheil 1969 si è aperto con grandi lotte sinda.cali, studentesche, contadine, che confer~mano il giudizio già dato per il 1968: lecose si muovono, gli operai, i contadini, glistudenti, diverse categorie di intellettualichiedono non più qualche cosa in modo ge~nerico, ma una società diversa, una societàfatta a loro misura. Per quanto si guardinel discorso della maggioranza legato albilancio, non c'è corrispondenza con il nuo-vo che viene avanti. Se c'è qualche impe-gno originale, è però nelle linee delle scel~te generali di stabilizzazione dell'accumu-lazione capitalistica che stanno all' originedell'azione politica del Governo. Mi riferi~sea, facendo un solo esempio, ai fondi d'in-vestimento. È vero che c'è una vasta e note-vole disfunzione nel mercato dei capitaliitaliani, dovuta anche, in una situazione diassenza di fondi di investimento in Italia,alla contemporanea diffusione capillare deifondi esteri, tollerata dai responsabili po-litici, ma addirittura favorita anche dallebanche di interesse nazionale e di dirittopubblico. Ma è illusorio pensare di potercalare senza contraccolpi gli istituendi fon-di di investimento nell'attuale organizza~zione del mercato borsistico non adatto adaccoglierli (anche se si agita molto), e rite-nere di aver realizzato uno strumento ca-pace di ovviare per una buona parte alladenunciata scarsità di investimenti.

Se infatti si muove dal rilancio degli in-vestimenti all'interno, bisogna che i titolistranieri siano banditi o siano presenti inpercentuale infima nei nostri fondi d'inve~stimento; in caso diverso non si capirebbeproprio di quale azione di impulso si in-tende parlare e cosa li si faccia a fare. Marivolgendosi solo ai titoli italiani salta fuo-ri subito la realtà della Borsa italiana. Quan-ti sono i titoli che seriamente potrebberoentrare nei portafogli dei fondi? Non sonocerto molti e c'è chi pensa, infatti, che sidebba fare spazio anche ad azioni di societàa partecipazione pubblica: a me pare in-vece che per queste società pubbliche, sem-pre, s'intende, se si 'VUoledare loro un realepotere di spinta, si presenti invece il proble~ma inverso, quello di essere meno influen-

zate dal settore privato. Sono evidenti irischi esistenti. I pochi titoli appetibili peri fondi possono determinare reazioni in-controllate dei corsi, anche per le anettan~ti agevolazioni fiscali che attorno ai fondisi vorrebbero creare, con buona pace del-l'imposizione progressiva.

Ma soprattutto si dimostra mitico il di-scorso sul buon funzionamento del merca-to dei capitali. La verità è che la Borsafunziona molto male, ma le imprese vannoin generale ugualmente a gonfie vele. Comesono ottenuti i capitali necessari in unperiodo nel quale gli investimenti azionarisono così scarsi? Essi passano in larga mi-sura attraverso i canali dei finanziamentidell'IMI e degli altri istituti similari, i qua-li a loro volta reperiscono i capitali neces-sari sul mercato obbligazionario. La Bor-sa non funziona più anche per questo, per-chè le imprese, cui il denaro viene in que-sto modo a costare di meno, si finanzianoattraverso altri canali. È un discorso nelquale, come forza di sinistra, entriamo dal-l'esterno, essendo la strada generale da noiindicata alternativa anche a questa logica.Ma trattandosi di un'iniziativa che corremolto, almeno raffrontata alla lentezza concui si affrontano problemi ben più urgenti,qualcosa bisogna dire. Se si vuole rimetterein funzione il canale di finanziamento tra-dizionale, l'investimento azionario, non ècerto sufficiente mettere in funzione i fon-di di investimento Si è detto giustamenteche non basta mettere la benzina per farfunzionare un'automobile senza cilindri epistoni. È necessario riformare tutta l'isti-tuzione, che vive su leggi arcaiche e nonadeguate allo sviluppo dei tempi. Apparenecessaria soprattutto la riforma delle so-cietà per azioni, senza la quale la Borsacontinuerà, e giustamente, a non funzio-nare. Fare i ,fondi d'investimento senza lariforma delle società per azioni significasolo dare il via alla speculazione, sprecan~do un'altra buona occasione per renderepiù funzionali le «forme}} della societàindustriale.

Ma questa è solo una delle tante occa~sioni perse nei confronti del Paese: la piùgrave, quella che in un certo senso le rias-

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sume tutte, è non aver saputo recepireneppure in parte il nuovo che sale dal Pae-se. Ci direte che avete almeno dimostratopiù coraggio, dal momento che ricorreteanche ad una politica di indebitamento.L'indebitamento in sè può anche significa-re poco: quello che conta è l'uso che sene fa, ma le scelte ad esso legate sono an-cora quelle tradizionali dello sviluppo del-l'attuale sistema e per questa strada il nuo-vo che è nel Paese continua a rimanerefuori dalle scelte legate al bilancio.

Certo su questo bilancio pesa anche ilfatto di essere nato in un'altra situazionepolitica, anche se l'attuale Governo 10 fasuo e 10 difende, accettando nelle sue piùdiverse componenti il discorso della conti-nuità che è tanto caro ai gruppi più fortidella Democrazia cristiana.

Ma proprio per questo mi pare che leforze del centro-sinistra che ne hanno giu-stificata la riedizione in funzione di unamarcata avanzata sociale dovrebbero pri-ma di tutto dirci se e come si riconosconoin questo bilancio Mi riferisco in primoluogo alle correnti più impegnate del Par-tito socialista italiano con le quali, oltreal dissenso sulla visione politica generale,abbiamo avuto ed abbiamo divergenze suimetodi e i contenuti di una programmazio~ne veramente riequilibrante. Queste forzedovrebbero però essere sensibili all'offen-siva che in ambienti diversi si va profilandoe che prendendo spunto dalle effettive diffi-coltà strutturali del Paese, cerca di rimet-tere in discussione soprattutto una cosa:

l'intervento pubblico in economia. Nientealtro può infatti significare, partendo dal-l'analisi della cosiddetta economia mista,parlare di «riesame irrimandabile circa irappOirti fra economia pubblica e privatauscendo dalla mitologia delle vecchie pro-grammazioni astratte per battere finalmen-te il capo contro il muro della realtà ».

E sono frasi queste che giungono da per-sone che contano nelle scelte dell'econo-mia nazionale.

Chi ritiene che !'intervento pubblico deb-ba servire a spostare i rapporti di forza nelPaese a favore dei lavoratori è giustamen-te allarmato; ma bisogna nel contempo ren-dersi 'Conto di quanto di quei motivi diallarme è in realtà contenuto nelle sceltelegate al bilancio che esaminiamo.

Le stesse preoccupazioni dovrebbero va-lere per quelle forze della Democrazia cri-stiana che hanno dato recentemente batta-glia in nome di uno spostamento a sinistra:esse si ritrovano veramente nella linea le-gata a questo bilancio? E non mi si dicache alcuni loro validi esponenti sono ogginel Governo: è chiaro che vi stanno soloper combatterne meglio le scelte negativedall'interno, dato che in caso diverso laloro presenza non avrebbe significato al-cuno.

Essendo però il bilancio prevalentemen-te un rito, non c'è da pensare a sorpresein questa fase. Ma il discorso è valido epuntualmente si ripresenterà in altre oc-casioni importanti, nell'Aula e soprattuttonel Paese.

Presidenza del Vice Presidente SECCHIA

(Segue L I V I G N I). E. vero, noi vi- I

viamo in un'epoca di faticoso travagliopolitico nella quale il dibattito passa al-l'interno delle stesse forze politiche e, re-spingendo le verità rivelate, spinge allaricerca e al collegamento con la realtà:e questo vale ~ e non è 'Segno di de-bolezza riconoscerlo ~ anche per il mio

partito, anche per il P6IUP. Ma se unascelta noi abbiamo fatto con fermezza,essa è proprio quella del collegamentocon la realtà. Noi eletti, infatti, non valia-mo se non in quanto di quella realtà riuscia-mo ad essere il tramite. È la realtà fatta dioperai e di contadini, di studenti e di in-tellettuali, che esprime nel Paese il pro-

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prio dissenso e che non si riconosce nellevostre scelte. Ed è per quella realtà chenoi non possiamo essere favorevoli alle scel~te politiche che con il vostro bilancio, si~gnori della maggioranza, indicate. (Vivis~simi applausi dall' estrema sinistra. Congra~tulazioni).

P RES I D E N T E. È iscritto a parlareil senatore Borsari. Ne ha facoltà.

B O R S A R I . Signor Presidente, onore~voli colleghi, signor Ministro, ritengo oppor~tuna affrontare in questo dibattito un gros-so problema divenuto partkolarmente acu~to e pressante, mi riferisco alla condizionedegli istituti delle autonomie locali in ordi-ne alla crisi di poteri e di mezzi che li col-pisce.

Prima però mi sia concesso di fare, comepremessa, due ordini di considerazioni. Cre-do innanzi tutto sia giusto affermare che lostato della ,finanza pubblica, i modi della suaformazione e le sue possibilità di interventonon si possono misurare compiutamente, seci si limita a considerare il solo bilancio del-lo Stato. Sono infatti componenti del bilan-cio pubblico, il bilancio dello Stato, dellesue aziende, degli istituti di previdenza, del-le regioni e degli enti locali.

La Corte dei conti raccomanda, nella suarelazione sul rendiconto generale dello Statoper l'esercizio 1967, di tener conto della esi-genza e della opportunità di considerare inmodo unitario le questioni della finanza pub-blica. Lo stesso piano quinquennale fa delcoordinamento tra i vari settori della finan-za pubblica uno degli strumenti essenzialiper la realizzazione dei suoi obiettivi. Il re~latore collega Formica fa a questo proposi~to un discorso interessante, apprezzabile permolti aspetti. Mi sia permesso citare un pas~so significativo ed efficace della relazione delsenatore Formic~. Egli dice: «Si è fattaun'utile riforma unificando le leggi di bilan-cio, ma ciò che non si è fatto e si dovrebbefare e di cui bisogna avere il dovuto conto èdi unificare, almeno contabilmente, il bilan-cio pubblico. A che 'serve» ~ egli affermamolto giustamente ~ « che il deficit finanzia~

ria del bilancio dello Stato sia conosciutonella sua misura, che lè di 1.699 miliardi e299 milioni, quando il disavanzo complessi-1\10del bilancio pubblico è di 4.400 miliar~di?» Considerazione quest'ultima che misento di condividere pienamente. Credo peròche non basti vedere la questione sottoquesto riflesso; bisogna avere presenti tuttele implicazioni che un tal modo di procede~re infatti comporta.

Per rendere più efficace e più pressantela motivazione che deve sostenere la richie-sta di considerare in modo unitario la finan~za pubblica, quindi tutto il bilancio pubbli~co, credo che si debba innanzitutto sottoli~neare che, pro'cedendo come si è fatto finoad oggi, si offusca o addirittura si occulta inun momento importante, come è quello deldibattito che si svolge sul bilancio dinanzial Paralmento, il disavanzo complessivo elo stesso debito pubblico che noi non abbia-mo la possibilità di avere presente nelle suecomplessive dimensioni, che interessano tut-ti i settori del cO'siddetto bilancio pubblico,cioè quello che comprende lo Stato, gli isti-tuti e gli enti di carattere statale, cui mi so~no prima riferito, le aziende dello Stato, leregioni e gli enti locali.

In secondo luogo si trascurano, facendo~li rimanere esposti ad una situazione di cri-si progressiva, fattori essen21iali del momentopubblico, della finanza pubblica, come adesempio quello della finanza locale, con tut-te le conseguenze che la cosa comporta intermini di guasti per la complessiva finanzapubblica e di costi economici e sociali, chesi riflettono in misura notevole, rimarchevo~le nei confronti dei cittadini, della vita del-le comunità del nostro 'Paese, suddivise neirispettivi comuni dove questa situazione siva facendo particolarmente grave ed acuta.

La Corte dei conti, nello stesso documen~to che ho prima citato, fa presente che il di-savanzo complessivo, per quanto riguardagli enti locali, è stato per il 1967 di 1.230miliardi e che l'indebitamento raggiungevae superava alla stessa data i 5 mila miliardi.Il relatore Zugno da parte sua conferma ilprimo di questi dati poichè c'informa chenel 1967 i soli comuni hanno avuto un disa-

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vanzo economico, coperto con mutui a pa-reggio dei bilanci, per un importo comples-sivo di 756 miliardi e 200 milioni. A ciò na-turalmente bisogna aggiungere quanto si èreso necessario per il ripiano dei bilanci del-le amministrazioni provinciali che sono per1'80 per cento in disavanzo e ciò che è statonecessario per far fronte ai deficit delle azien-de municipalizzate. Quindi si può ritenerecreçlibile questo ammontare del disavanzo,che naturalmente deve essere aggiunto aldisavanzo che presenta il bilancio statale sesi vuole avere un'idea più vicina alla realtà.

Il secondo dato, che però va corretto per-chè pecca in difetto, è quello relativo all'in-debitamento degli enti locali. Si tenga con-to che in occasione dell'inchiesta conosciti-va sullo stato della 'finanza locale, che si èsvolta nel corso della quarta legislatura, l'al-lora ministro dell'interno onorevole Tavianiriferiva alla 2" Commissione della Camerache dallo gennaio 1966 il residuo debito con-solidato delle provincie e dei comuni era di5.083 miliardi e 259 milioni. Ora, se si tieneconto degli ammortamenti effettuati nel cor-so di questo periodo, cioè nel 1966, nel 1967e nel 1968, se si tiene conto dei nuovi debi-ti contratti e si ha presente il tasso di incre-mento medio che l'indebitamento dei comu-ni e delle provincie ha seguito negli anni pas-sati, penso che l'ammontare co'mplessivo del-l'indebitamento degli enti locali possa cal-colarsi intorno ai 7 mila miliardi.

Questo è un macroscopico esempio deglieffetti negativi prodotti dalla mancanza divisione unitaria per quanto riguarda i pro-blemi della finanza pubblica. La politica deldisavanzo del bilancio dello Stato si è ridot-ta ad essere di fatto una finzione strumenta-lizzata a fini monetari e ad indirizzi di poli-tica economica. Ora però esplode la realtà intutta la sua grave evidenza. I Governi che sisono succeduti nel corso di questi anni han-no rinviato continuamente anche ogni timidotentativo di affrontare e di avviare a soluzio-ne questa situazione ed hanno così provoca.to nuovi guasti, nuovi mali nella finanzapubblica, nuove ripercussioni negative paga-te duramente dai cittadini del nostro Paesein termini, come dicevo, di costi economicie sociali.

Adesso però non si può sfuggire a questarealtà: se ne deve prendere atto e con essabisogna fare i conti.

L'altro ordine di considerazioni mi vienesuggerito dalla realtà che abbiamo conosciu-to in questi mesi quando abbiamo saputo,ad esempio, che il bilancio dello Stato pre-senta un complesso di residui passivi chesuperano i 5 mila miliardi e quindi si è con-fessata l'incapalCità dell'Amministrazionecentrale di fronteggiare i suoi 'Compiti per lapesantezza delle procedure, per !'invecchia-mento, per gli anacronismi che 'Caratterizza-no la sua struttura per il grande divario chevi è tra l'arcaico che si trova nell'Ammini-strazione dello Stato e le esigenze dinamichedella vita di oggi.

Si è detto che a tutto questo bisogna por-re riparo per superare le carenze chefino ad ora abbiamo riscontrato: cioè, ritar-do nella stessa attuazione dei bilanci, degliimpegni di spesa, nella realizzazione degli in-terventi e delle opere pubbliche che devonoaiutare, promuovere e indirizzare lo svilup-po economico e il progresso sociale del no-stro Paese.

Dicevo che, oltre questa constatazione, cheè abnorme e che, come giustamente afferma-va ieri il 'Collega BertoH, pone seri problemi,vi è da considerare quanto ammette 10 stes-so Governo nella relazione previsionale eprogrammatica, al bilancio. L'Esecutivo ri-conosce questa necessità, dice che si pongo-no due ordini di problemi fondamentali perquanto riguarda la possibilità di attuazionedi un intervento pubblico capace di inciderenel corso economico deJIa vita, del Paese,ammettendo l'esistenza dei mali dell'Ammi-nistrazione dello Stato, che io prima rapida-mente ho ricordato e l'esigenza di parvi ri.-paro con delle misure adeguate. Però, quan.do si tratta poi, nel concreto, di proporre irimedi a questa situazione, il Governo lasci.adelusi. Infatti, se qualcuno aveva ritenuto dipoter riconoscere in questo esame di co-scienza del Governo, in queste affermazioni,un modo di affrontare criticamente il pro-blema e, per molti componenti del Governo,per le forze politiche che lo hanno formato esostenuto nel 'corso di questi anni, un'auto-critica verso la politica che si è condotta fi-

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no ad oggi ~ che ha portato ad un ulterioreinasprimento del carattere centralizzato del.lo Stato, e ad una ulteriore burocratizzazio~ne ~ verso 'la politica di offesa e di umilia-zione degli enti locali perseguita in questianni da tutti i Governi, monocolori, di centroo di centro-sinistra. Se qualcuno ~ ripeto ~aveva sperato che l'Esecutivo si fosse decisoa cambiare strada resta deluso. Si resta de-lusi perchè ci si rende conto che il Governo,pur riconoscendo 'questo stato di cose e rico-noscendo che occorre parvi riparo, non èaffatto intenzionato a dare finalmente corsoall'attuazione di quel rinnovamento dell'or-dinamento statuale che è prefigurato dallaCarta costituzionale e che oggi si presentacome un'urgente necessità; voglio dire chenon si presenta solamente come un proble-ma di adempimento ad un obbligo costitu-zionale, ma come unico modo di rendere ilnostro ordinamento capace di rispondere al-le necessità del Paese, di una democraziareale, di aderire e di interpretare la riccaproblematica che in modo sempre più acutoed aspro si pone davanti al Governo e al Par-lamento. Infatti, le proposte, che ci vengono'fatte a questo riguardo, ancora una voltamuovono nella direzione accentratrice e burocratica.

Si prospetta il proposito di creare al-tri carrozzoni centralizzati ai quali affida-re i compiti di attuazione degli interventipubblici, i piani di realizzazione delle operepubbliche. A nessuno del Governo viene inmente che l'obiettivo di fondo da perseguireè quello di realizzare un sistema articolatodi autonomie e di punti decentrati del mo-mento decisionale quindi non solo ammini-strativo della vita del Paese se si vuole cheveramente aoquisti un senso !'impegno diattuare l'ordinamento regionale entro il1969.

Io credo che su queste cose bisogna ri.flettere seriamente e, senza avere avuto qui!'intenzione di sviluppare tutte le questioniconnesse a queste considerazioni ritengo dipoter dire di aver messo in evidenza un fat~to importante e cioè che affrontare oggi iproblemi che riguardano la crisi di mezzi edi poteri che colpiscono gli enti locali non

significa solo provvedere all'adempimentodi un impegno costituzionale; bisogna im-boccare la sola via che ci può fare uscire dal~la strozzatura in cui è oggi la finanza pub-blica e in cui si trova impigliata tutta l'azio-ne di intervento pubblico.

Ecco allora una questione che dà forza al~la rivendicazione di affrontare con urgenzale questioni che io ho posto e che in definiti-va riguardano gli istituti delle autonomie lo-cali e della finanza locale. Io non sto qui aridire le tante volte ripetute e acquisite cau-se della crisi dei poteri e dei mezzi; mi limi-terò a richiamarle e lo farò perchè ancorasi insiste a volerle ignorare cercando di insi~nuare che ragioni principali sarebbero da at~tribuirsi alla politica di una certa allegraamministrazione, o non avveduta ammini-strazione, praticata dagli amministratori lo~cali.

n senatore Zugno nella sua relazione si po-ne un pò su questa strada forse nel dispe-rato tentativo di offrire uno schermo protet-tivo alle responsabilità dei Governi che perventi anni hanno diretto la vita del nostroPaese e di cui il suo partito è stato sempreil maggior responsabile o la forza predo-minante; però egli stesso non può sfuggireal riconoscimento e alla necessità di provve-dere con una diversa politica di Governo neiconfronti della finanza locale e .finisce con!'invocare lo stesso ordine di misure che so-no state richieste dall'ANCI e che noi abbia-mo sollecitato non solo in occasione delladiscussione dei bilanci, utilizzando strumen-ti particolari quali la interpellanza e la mo-zione, ma anche con la presentazione di pre-oise proposte e di disegni di legge nd corsodi questa legislatura ed all'che nelle legisla-ture passate, rimanendo naturalmente sem-pre inascoltati dalla maggioranza governati-va fino ad oggi, fino cioè ad arrivare a que-sta situazione.

Devo però rilevare che il senatore Zugnocerca di costruire tutto un discorso attra-verso il quale finemente afferma che se èvero che in Italia il disavanzo dei bilancidegli enti locali, che dev'essere coperto conmutui, si aggira sull'ordine di 736 miliardi,è pur vero che non tutti i comuni sono in di-

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savanzo e che tra i comuni che non sono indisavanzo ~ e si tratta del 45 per cento deicomuni italiani ~ noi troviamo i comuni del~le zone povere dell'alta montagna (delle Alpio dell'Appenino). Ma il senatore Zugno nonpuò ignorare ~ e fingere di ignorare ~ i

71 comuni capoluogo di provincia del nostroPaese che sono in disavanzo e che diiffiostra~no come l'origine di questo fenomeno cheriguarda il forte indebitamento dei comunista nel fatto che le amministrazioni localihanno dovuto sostenere nel corso di questianni, dopo gli oneri pesantissimi della rico~struzione, tutte le conseguenze provocate ~

e giustamente lo ha ricordato il relatoreFormica ~ dalle trasformazioni che si sonoverificate nel nostro Paese e che hanno por~tato all'inurbamento, alle grandi concentra-zioni urbane e ad uno sviluppo caotico e di-sordinato con conseguenti onerosi e gravosicosti che si sono riversati sulle amministra.zioni locali, sulla finanza locale senza con.tra partita. Infatti si sa, ad esempio, che perla mancanza della legge urbanistica i comu~ni si sono visti costretti ad inseguire un pro-cesso di espansione e si sono trovati a doverfar fronte agli oneri sociali che questo com~portava in termini di urbanizzazione, cioè diinfrastrutture (strade, acquedotti, collega-menti di energia elettrica, metano dotti) eagli altri serviZii (scuole, asili e così via), men~tre chi provocava questo marasma, questosviluppo disorganico e disordinato ~ e quin-di più costoso per le amministrazioni e perle finanze locali ~ accumulava benefici e pro-fitti enormi. Gli enti locali si sono trovati al.lo scoperto, impotenti a porre ordine in que.sto sviluppo, incapaci e in definitiva impos-sibilitati ad utilizzare' strumenti che in qual-che modo alleggerissero il peso di questosforzo finanziario che ricadeva sul bilanciocomunale, sulla spesa dei comuni.

Non credo che sia necessario insistere suquesto punto. Lo ha già fatto il relatore se-natore Formica e gliene do atto. Dichiaro dicondividere pienamente il suo punto di vi-sta e mi pare quindi che si possa riepilogareaffermando che cause dell'attuale dissestodella finanza locale e del relativo indebi-tamento devono essere ricercate nella con di-

zione subalterna in cui si è mantenuta la fi.nanza locale rispetto a quella statale, nellatendenza a scaricare le d~fficoltà della finan-za statale su quella degli enti locali, nei co-sti di ricostruzione, in quelli che ha compor~tato lo sviluppo dei centri urbani, che hannocomportato le grandi trasformazioni verifi~catesi nel corso di questi anni; nel fatto indefinitiva che non sono state prese misured'intervento a favore della finanza locale eche invece i Governi, susseguitisi nel corsodi questi vent'anni, hanno sempre fatto fron~te a questa situazione attraverso un inaspri.mento dei controlli. Si sono instaurate mi-sure di controllo sempre più soffocanti; sa-rebbe interessante, se il tempo ce lo consen-tisse, ricordare qui quali siano stati i modiattraverso i quali si è cercato di impedire laattuazione della volontà degli amministrato-ri, le iniziative, le forme di intervento chegli amministratori locali, i consigli ritene-vano necessari per le loro comunità, nei set-tori che riguardano le esigenze fondamen~tali: la scuola, la pubblica istruzione, l'assi-stenza all'infanzia, l'assistenza alla vecchiaia,l'assistenza sanitaria e così via. Basti pen-sare che noi viviamo in regime di blocco deidisavanzi da coprirsi con mutuo che si rifàaddirittura al 1963. I prefetti italiani, chedirigono le giunte provinciali amministrati-ve, i funzionari che dirigono la Commissionecentrale per la finanza locale, agiscono e sicomportano ancora secondo le direttive da.te nel 1963 che hanno voluto bloccata la enti-tà del disavanzo da coprirsi con mutuo aquella data. E vero che la misura era tanto.assurda che, nonostante tutti gli sforzi e.tutti gli accorgimenti messi in atto, si è fi~nito con il rompere la rigidità del blocco.La realtà è stata più forte e, nonostante tut-ti i tentativi repressivi, tutte le misure po~liziesche di controllo amministrativo (per-.chè di questo si deve parlare e in questitermini si è verificato l'intervento), siamopassati dai 450 miliardi del 1963 ai 736 dicui parla il relatore Zugno.

Ora, è evidente che in questo modo si è vo-;luta ignorare la reale natura della questione,si è voluto ignorare che lo stato della finan~za locale investiva un aspetto determinante

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della condizione dell'intera fin~nza pubblicae che, come ho detto, prima o poi avremmoaovuto fare i conti con questo problema main condizioni notevolmente aggravate. Si c.voluto ignorare che in questo modo non so~lo si svuotavano le già scarse autonomie lo-cali, i già scarsi poteri degli i'stituti locali,ma si imponevano dei sacrifici enormi ai cit-tadini in termini di mancati consumi socialiche, come ho detto, rrguardano quelle esigen-ze essenziali suelencate e che oggi ci appaio~no innanzi nella loro acutezza e con la dram-maticità che tutti conosciamo. Non c'è bi~sogno che io qui ricordi che questi problemiirrisolti sono la causa della ribellione e del-Ja protesta, altamente diffuse nel nostro,Paese.

Allora se le cose stanno in questi termini,se si è proceduto in questo modo, evidente-mente le forze politiche che hanno sostenu-to questi Governi devono assumersi le proprie responsabilità e rendersi necessariamen.te conto che si può porre riparo a talestato di cose solo se si compie una svoltadecisiva, un rovesciamento di tendenze. Nonserve, senatore Zugno, cercare di venire qu:a presentarci in modo falso la realtà, nonserve venire qui a presentarci in modo faI.so, ad esempio, quello che riguarda la vicen-da, che nella quarta legislatura si chiamo« sorte del disegno di legge » ~ se non sba.

glio ~ dell'onorevole Preti, allora Ministro

delle finanze, il disegno di legge n. 4361 e ve-nire a dire che non è stato approvato dalParlamento a causa dell'opposizione comuni.sta. Mi dispiace che non sia qui il senatoreZugno, perchè io sto parlando di lui e delli'sua relazione.

FOR M I C A, relatore per la spesa suldisegno di legge n. 444. Il senatore Zugnùnon è presente in quanto sta presiedendouna Sottocommissione.

B O R S A R I . Capisco come questo possaaccadere quando un dibattito si dilunga perparecchi giorni. Ma voglio soltanto dire chemi dispiace polemizzare con il collega Zugnomentre lui non è presente. Questo è il sensodell'annotazione che facevo a proposito del-la sua assenza.

Dicevo che egli afferma nella sua relazioneal Parlamento che quel provvedimento nooè stato approvato per la incomprensibile op-posizione dei comunisti. Io devo rivolgerglilo stesso rimprovero che ieri gli rivolgeva i1collega Bertoli. Ma come può il senator,'Zugnofingere di ignorare che di fronte a que]provvedimento vi fu la rivolta degli ammini-stratori che si riunirono in convegni, invia-rono ordini del giorno, proteste scritte vota~te all'unanimità da assemblee, composte dal.le diverse forze politiche, nelle quali non viera delimitazione di maggioranza o discri.minazione di sorta? Si trattava degli ammi~nistratori in generale. Vi fu la protesta dellaAssociazione nazionale dei comuni italia~ni. L'onorevole Preti ricorderà che a questoproposito avemmo anche in quell'occasionequalche polemica perchè egli, quale Ministrodelle finanze, aveva ritenuto di poter dire illuna certa occasione che l'ANCI aveva appro-vato quel provvedimento, e poi si dovettèprecisare che l'ANCI aveva dichiarato chenon poteva accettarlo così come era statopresentato al Parlamento.

P R E T I , Ministro del bilancio e dellaprogrammazione economica. In ogni modo,indipendentemente da queste questioni for-mali, mi pare che alla fine ci fossimo messid'accordo.

B O R S A R I . Il guaio è che alla finenon ci siamo messi d'accordo. Io ricordo be-nissimo e il senatore Zugno, 'Che era mem-bro della Commissione finanze e tesoro allaCamera, mentre lei era Ministro delle finan-ze, sa bene che noi an.dammo in Commissio-ne con questo atteggiamento preciso: invita-re la maggioranza ed il Governo ad accetta~re di far terminare il provvedimento all'ar-ticolo 21 (lo ricorda onorevole Ministro?),eliminando tutti gli altri articoli in quantoquesti colpivano i poteri autonomi dei comu-ni in materia, ad esempio, di applicazionedelle imposte di consumo, a proposito delletariffe, dell'abbonamento facoltativo, dell'ab-bonamento obbligatorio, a proposito delb:locco indiscriminato degli organici del per~sonale, del blocco del trattamento dei dipen-denti, del blocco dei bilanci deficitari (che al~

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lora si voleva addirittura sancire con legge),mentre si demandava al Ministro dei traspor-ti il potere di stabilire le tariffe per i servizidi trasporto locali, urbani e provinciali, ge-stiti dalle aziende municipali e provinciali.Questi erano i problemi che ci trovavano indisaccordo e che ci hanno divisi fino all'ul-timo momento, ma che non hanno diviso ilGoverno, il Ministro dai comunisti: hannodiviso il Governo dagli amministratori, daisindacati di ogni ispirazione politica e cosìvia. Questo è il problema! Ed allora perchèvenire qui a dire che quel bellissimo e prov-vido disegno di legge non fu approvato perla cattiveria dei comunisti i quali non l'han.no voluto? Come poi i comunisti in certeoccasioni acquistino tanto potere io nonriesco a capire!

P R E T I , Ministro del bilancio e dellaprogrammazione economica. Ma poi sonobuoni i comunisti, non sono cattivi!

B O R S A R I . Ma voi insistete, però, nelpresentarci sempre come coloro che vi im-pediscono di fare le cose buone.

P R E T I , Ministro del bilancio e dellaprogrammazione economica. Voi siete gli op-positori di sua maestà.

B O R S A R I . Sta di fatto che voiproposte per fare cose buone ne fate solopoche volte, molto di rado e quelle pochevolte che ne avete fatto ci avete sempre tro-vati d'accordo, pronti a collaborare con im-pegno e con quel senso di responsabilità chesempre ci ha distinti nella nostra posizionedi oppositori non preconcetti.

Ho voluto qui richiamare queste cose nonper il piacere di recriminare, ma perchè il re-latore ha ricordato in termini inaccettabilile vicenda di quel disegno di legge. Voglioprecisare che insistere su simili orientamen.ti significa snaturare la questione; fare deidisavanzi una questione da risolvere con mi.sure punitive, restrittive dell'autonomia loca-le. In questa impostazione si scorge in defi-nitiva il tentativo di fare apparire il dissestodella finanza locale come una responsabilità

da attribuirsi a quegli incapaci, a quegli ir.responsabili che dovrebbero essere gli am-ministratori locali! E ciò non si può accetta-re, bensì si deve respingere! Infatti il proble.ma è un altro: il problema nasce da ragioniobiettive; nasce dal divario tra esigenze creoscenti e risorse a disposizione, divario chesi è andato sempre più estendendo e che haraggiunto dimensioni paurose, perchè nonsi è provveduto ad affrontarlo e si è lasciatoche gli enti locali facessero fronte alle loroquestioni attraverso !'indebitamento; si è vo-luto che i comuni non solo facessero fron-te alle nuove esigenze con i debiti, ma si èpreteso che i comuni e le amministrazioniprovinciali pagassero i debiti con degli altridebiti, aprendo così quella spirale dell'inde-bitamento che ha portato a questa situazionee che ci porterà ad avere nel 1970 un indebi-tamento degli enti locali che si avvicinerà ai10 mila miliardi e che rappresenterà un pro.blema tale da mettere in gravissima crisi tut-ta la finanza pubblica. Infatti non si può COD.tinuare ad ignorare questa situazione; ed 11ministro Colombo, il Ministro del bilancio,il Ministro delle finanze, il Governo posso-no venire a glorificar si qui del fatto di con.tenere il disavanzo dello Stato; possono uti.lizzare, come ho detto prima, questa finzionee strumentalizzarla per fini monetari e pergli indirizzi di politica economica, però pri-ma o poi se ne pagheranno le conseguenzeed il guaio è che a pagare le conseguenze nonsarà il Governo, non saranno coloro che so-stengono tali impostazioni, ma saranno i cit-tadini e !'intero 'Paese.

Onorevole Ministro, nella sua qualità diMinistro delle finanze lei ha avuto !'inizia-tiva di presentare due provvedimenti, quelloper le misure urgenti a favore deLla finanzalocale e quello della riforma tributaria e leiricorderà che la nostra polemica partiva dalfatto che ella (e il Governo) anche per la ri-forma tributaria continuava ad ignorare l~questioni di fondo della finanza locale edignorava persino le regioni, toglieva alle am-ministrazioni comunali i già pochi poteriche esse hanno in materia di determinaziont:

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79" SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 18 FEBBRAIO 1969

tributaria. Lo so che vi è chi sostiene chel'autonomia per essere tale non deve neces-sariamente esprimersi anche in potere auto-nomo di prelievo di risorse.

Mi permetto di dire, onorevole Formica,che però in questo caso avremmo un'auto~nomia zoppa, in quanto camminerebbe conuna gamba sola e quindi non sarebbe desti-nata ad andare molto lontano, perchè sareb-be sempre vincolata da questo o quel siste-ma di recupero e di destinazione delle en-trate deciso dall'alto. Quindi un'autonomiache avesse destinata da altra autorità, daaltro organo, la misura delle disponibilitàfinanziarie, oertamente sarebbe un'autono~mia limitata, zoppa, che camminerebbe inmodo molto faticoso e si reggerebbe moltomale. Credo che vi sia un modo a questoproposito per trovare la strada giusta. Perritornare però a quel provvedimento che vo-glio 'citare qui, per quel tanto che ci serve adimostrare come esso non tenesse conto del.le questioni che riguardano lo sviluppo del~l'articolazione democratica, autonomisticadell'ordinamento statuale italiano eccetera ,voglio ricordare che esso arrivava perfino~ qui non è una questione di metodologiache faccio, ma una questione di sostanza,fondamentale e moho illuminante a questoriguardo ~ la determinazione delle funzioni

e della disciplina della spesa con i conseguen~ti controlli; toccava quindi questioni inerentiall'ordinamento degli enti locali, cioè quelleche sono materie della legge comunale eprovinciale, tanto per intenderci; si veniva~no insomma a capovolgere i termini del pro.blema subordinando ancora una volta la que-stione dei poteri e dei mezzi degli enti loca.li alle ragioni di una prede terminata poli~tica e di un prede terminato sistema tributa-rio. Ma non si può agire in questo modo;questo è uno strano modo di concepire lecose. Se si decide che si fa una certa politicatdbrutaria e ohe poi a tale politka tributariasi deve adeguare tutto l'ordinamento italia-no, si prefigura una situazione che è comple-tamente estranea a quella voluta dalla Co~stituzione. E ciò è inaccettabile perchè è pe~ricoloso e non corrispondente alle esigenzedel nostro Paese. Come bisogna procedere in~

vece a questo riguardo? Ho detto qui, ho ri-cordato criticamente, molto rapidamente,per quel tanto che me lo consente questasede, l'economia di questo dibattito, i tenni.ni e la dimensione della questione, le cau~se che l'hanno determinato, il modo nel qua~le il Governo fino ad oggi ha mostrato difarvi fronte. Dico farvi fronte tra virgolette,perchè per me il modo di agire del Governoin questo settore non è stato un modo di far-vi fronte, ma è stato un modo che ha ag-gravato e peggiorato la situazione, compri~mendo ulteriormente le autonomie locali,svuotandole dei loro poteri e riducendone diconseguenza i margini di intervento.

Come bisogna far fronte alla situazione?Innanzitutto a me pare, a noi sembra, allamia parte politica sembra che sia necessario,che sia preliminare che ad ogni discorso diordine finanziario venga anteposta l'esigenzadi far chiarezza sulla condizione dell'ordina-mento pubblico complessivo, delle sue fun-zioni e dei suoi interventi e del ruolo chein questo quadro devono assolvere le auto-nomie locali. Credo che ci dobbiamo inten-dere su queste cose e che non si possa valu~tare un provvedimento se non si parte dauna piattaforma precisa, ben delineata, chcchiarisca i concetti, le posizioni a questo pro-posito. Crediamo che per una giusta impo-stazione della questione occorra rifarsi adue caratteristiche che sono, mi sembra, essenziali nella struttura che viene delineatadalla stessa Carta costituzionale. Una è quel-la relativa alle esigenze di un impegno deipubblici poteri ad intervenire, ad orientare,a dirigere, a regolare la dinamica dell'econo-mia nazionale, non già per creare occasionialla speculazione o al profitto, ma per farprevalere !'interesse della collettività.

La seconda è quella di tenere conto dellapressante esigenza del superamento del vec-chio Stato burocratico rappresentativo, in-teso alla vecchia maniera liberale, mediantela costruzione di un vasto sistema di auto-nomie orizzontali di concentramento con al-la testa gli istituti rappresentativi, dal Par-lamento ai consigli regionali, provinciali ecomunali, ed a un sistema di autonomie ver-ticali rappresentate dai partiti, dalle organiz-

Senato della Repubblica ~ 4517 ~ V Legislatura

79' SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA-RESOCONTO STENOGRAFICO 18 FEBBRAIO 1969

zazioni sindacali, dalle istituzioni culturaliche la società civile in generale si dà unita-mente agli istituti di democrazia diretta: miriferisco alle varie forme d'iniziativa, di in-tervento, di presenza popolare, alle forme dipartecipazione dei cittadini alla formazionedelle decisioni, degli indirizzi che riguarda-no i problemi politici e sociali del nosLruPaese.

A noi sembra che, dalla dialettica di tuttequeste istituzioni e delle altre ancora, che laRepubblica dovrebbe via via promuovere perrendere effettiva la partecipazione popolarea tutti i livelli, si costruisca il sistema trac-ciato dalla Costituzione per la crescita de-mocratica del nostro popolo. Ed è in questoambito che gli istituti delle autonomie loca.li e del decentramento, cui lo Stato deve in-formare i princìpi e i metodi della sua legislazione, diventano i pilastri fondamenta-li del nostro ordinamento statuale, di orga-nizzazione della vita democratica del Paesemediante forme di legami sempre più in-tensi, sempre più ricchi con la società civile,dando vita a istituzioni democratiche di ba-se per ottenere veramente l'avvio, la solleci-tazione e lo sviluppo di un processo politi-co di rinnovamento del nostro Paese, di Lut-ta la struttura della Nazione.

Di qui, a nostro avviso, discende una con-cezione nuova delle autonomie, una conce-zione più elevata che oltrepassa il concettodi decentramento amministrativo per dive.nire decentramento politico e che pone il ~u.peramento della contropposizione Stato-au-tonomia connaturata alla contrapposizionefra direzione di affari generali, riservata aun ristretto vertice che è poi il centro, cheè il potere 'centrale, e direzione di affari par-ticolari o marginali affidata ai nuclei perife-rici. Qui è il superamento del dualismo trapolitica economica affidata al centro e am-ministrazione affidata alla periferia, con tut.to quanto si connette a questo fenomeno:un sistema oppressivo di controlli burocra-tici dall'alto per vegliare sulla rispondenzadegli affari particolari ai supremi interessigenerali. Non può essere infatti diversa ladinamica che si sviluppa in una tale impo-stazione e concezione delle cose.

Uno sviluppo veramente democratico delnostro ordinamento esige che le amministra.zioni locali, elemento costitutivo dell'ordina-mento statuale, diventino compartecipi dellavita del Paese, soggetti attivi di una poli-tica di sviluppo e con ciò elementi di dia-lettica democratica dello Stato, momenti de-terminanti e non accessori della strutturastatale, dotati di autonomi poteri decisiona-li in rapporto agli interessi specifici delle ri-spettive comunità e di poteri di interventoin ordine agli interessi generali del Paese.Da tutto ciò discende una determinata so-luzione dei vari problemi: ruolo degli entilocali nella programmazione, funzioni e po-teri degli enti locali, riforma della finanzolocale sia nei suoi aspetti di ristrutturazionedella spesa, sia nei suoi aspetti di ristrut-turazione dell' entrata.

Questo, a nostro avviso, è un metro di va-lutazione della questione che finalmente spo-sta sul giusto terreno tutta la complessamateria che riguarda la condizione dei po-teri e dei mezzi degli enti locali e la crisiacutissima che li colpisce. Da qui, secondonoi, bisogna partire per vedere i problemiche ho enunciati, dalla riforma del nostroordinamento alla riforma della finanza loca-le. Da qui bisogna partire con un'imposta-zione che tenga conto dell' esigenza di unavisione unitaria dei problemi della finanzapubblica e che, dallo Stato alle regioni e aglienti locali, consideri il complesso che vienedefinito bilancio pubblico, ne valuti la suaimpostazione, il suo operare nei confrontidelle necessità di ordine economico e socia-le che si presentano nel Paese.

È da qui a nostro parere che bisogna par-tire, quindi, per tutti i problemi che a taliquestioni si connettono: cioè quelli che l'i.guardano la ristrutturazione delle entrate edella spesa e pertanto il modo di reperimen-to dei mezzi necessari; quelli relativi alla ri-forma tributaria e alle competenze da asse-gnare ai vari momenti dello Stato, dai potericentrali a quelli regionali, a quelli degli entilocali; quelli relativi al modo di accertamen-to e quindi di reperimento delle entrate, mo-do che deve contemplare la compartecipazio-ne dell'ente locale, cioè delle assemblee elet-

Senato della Repubblica ~ 4518 ~ V Legislatura

79" SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 18 FEBBRAIO 1969

tive, per giungere fino al vertice dave na-turalmente deve esservi la presenza deaaStata; mO'da che nan si deve risalvere in unCIcontraddiziane cantinuamente aperante, main una callabaraziane ed in una armania chepermettanO' di avere gli apparti che si ren~da nO' necessari per regalare le questiani chesi riferiscanO' al prelievO' sul redditO' e quelleche sana relative alla castituziane e alla rl-partiziane delle risarse.

Per quel che riguarda naturalmente la spe-sa, si pane il problema della ristrutturazianc,che vual dire definiziane, delle funziani edei campiti, cioè del mO'da di partecipazianeall'interventO' pubblica dei diversi :mO'mentidella Stata che sana ripeta, anca l'a una val-ta i mO'menti lacali, i mO'menti regianalì edil mO'menta statuale. A tale riguarda va tenu-ta presente che al di là di quelli che sanagli indirizzi e le linee fissati da una pru~grammaziane nazianale, da un interventO' na-zianale a regianale, deve sussistere quellapassibilità di autanama scelta dell'interven-

tO' lacale che è più aderente e più immedia-tamente rispandente alle differenziaziani, al-le particalari necessità delle situaziani chesi presentanO' nelle diverse lacalità del no-stra Paese.

Questi sana, a nastrO' avvisa, i prablemiche si pangana. Certa, nan è questa la sedeper trattare delle questiani camplesse che ri-guardanO' la rifarma della finanza lacale, iprablemi della finanza regianale, perchè taliquestiani nan me le sana paste (nanastanteche sianO' urgenti e tali per cui si davrà prov-vedere propria in vista dell'attuaziane del-l'ardinamenta regianale). Nè tanta mena iO'intenda qui affrantare i prablemi callegatialla rifarma dell'ardinamenta camunale epravinciale, perchè giustamente essi davran-nO' essere risalti nel quadro dell'attuazianepure dell'ardinamenta regianale.

la creda però di daveI' qui richiamare l'at.tenziane del Parlamenta sulla necessità divedere quali sianO' le misure urgenti e indi-lazianabili da attuare, quale carattere deb-banO' avere tali misure urgenti di interventO'nella finanza lacale; quali sianO' le misurecapaci di determinare !'inversiane di quellatendenza che ha partata oggi a quelle situa-

ziani che nai lamentiamO' ed a cui iO'primaha fatta riferimentO' citandO' alcuni dati.

A nastro avvisa, le misure urgenti che bI-sagna prendere devanO' muavere in questedireziani. DevanO' cansiderare la necessitàdi un piana straardinaria di risanamentadella situaziane debitaria mediante un'apera-ziane di cansalidamenta dei mutui a lunghis-sima termine e a bassa tassa di interesse <..anil concarsa dellò Stata; disparre attribuzla-ni di nuave entrate mediante la rivalutaziu-ne delle campartecipaziani all'1GB e l'istitu-ziane di una campartecipaziane alle imposteerariali sui carburanti, la rivalutaziane deicantributi statali per servizi di interesse ge-nerale, la sastituziane can entrate dinamichedelle impaste abalite e il pagamentO' salleci-tO' di tutte le samme davute dalla Stato aqualsiasi titala; prevedere misure per facl-litare il reperimentO' del creditO' mediante larestituziane della Cassa depasiti e prestitiai suai compiti istituzianali, favarenda l'af-flussO' ad essa del risparmia can la rieleva-ziane del tassa dei buani pastali fruttifer~.

Questa ci sembra debba essere il camples-sa dei pravvedimenti che debbanO' essereadattati in via di urgenza a favare della fi-nanza lacale per trarla dall'attuale stata eper iniziare il processa di ripresa che dewtravare pO'i nella rifarma arganica la sua de-finitiva saluziane. Si pangana ancara, a Ha-stro avvisa, prablemi che riguardanO' i pO'Ie-ri degli enti lacali, le lara capacità di scelleautaname e a questa prapasita riteniamO'che si debba immediatamente pravvedere afare in mO'da che l'eserciziO' dei cantralli av-venga in mO'da castituzianale. Ora avvieneattraversa la giunta pravinciale amministra-tiva e secanda una narma del periada pI e-fascista che è anticastituzianale perchè, cu-me si sa, la Castituziane prevede che il can-tralla di merita sia esercitata sala attraver-sa il sistema del riesame; il che vual dire tO'-gliel'e di fatta la passibilità alle giunte pra-vinciali amministrative, alla Cammissianecentrale della finanza lacale di decidere pergli enti lacali in ultima istanza; vual dire in-samma che il cantrolla di merita viene eser.citata came farma di suggerimentO', di invio

tO'a ricansiderare le case lasciandO' la piena

Senato della Repubblica ~ 4519 ~ V Legislatura

79" SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 18 FEBBRAIO 1969

potestà ai consigli provinciali o comunali didecidere secondo il loro orientamento e l~loro soelte in ultima istanza.

Queste richieste, a nostro avviso, ci sem-brano legittime e fondate e lo sono non soloperchè sono le stesse che sono state formu-late dalle associazioni unitarie dei comunie delle provincie nel corso di questi anni, maperchè ~ come dicevo ~ solo se si adottano

provvedimenti di questa natura si dimostraveramente di voler cambiare strada e poli-tica, si dimostra di voler camminare nelladirezione che è indicata dalla Carta costitu-zionale e che è richiesta dal Paese e dalìosviluppo della società italiana.

A nostro avviso, le misure a brev,e e mediotermine che abbiamo richiesto presentanoqueste caratteristiche: sono consistenti edorganiche, tali non solo da evitare la minac-cia di paralisi degli enti locali, ma da segnare un mutamento di linea, una inversione ditendenza, da inaugurare una politica anticl-patrice di una riforma organica volta a esal-tare la possibilità di interventi degli enti lo-cali e capaci di invertire o quanto meno, diarrestare la spirale di indebitamento messain moto dalla politica dei mutui per il ripia-no dei bilanci correnti imposta dallo Sta-to. Sono tali da evitare che la situazione,già oggi pesantissima e di difficile soluzione,arrivi a rendere oltremodo costosa e complI-cata, se non addirittura impossi'bile, una si-stemazione organica. Le nostre proposteinoltre vogliono consentire ai comuni e alleprovincie di far fronte subito ai compiti fon-damentali che lo sviluppo pone oggi, consi-derando le gravi conseguenze che derivanodalla sfasatura fra interventi possibili e bi-sogni.

Queste misure sono le stesse, come ho giàricordato, che vengono invocate dalla stra-grande maggioranza degli amministratori co-munali e provinciali di ogni parte politica,dalle loro associazioni unitarie. Non si puòtardare ulteriormente a dare una risposta po-sitiva a queste richieste.

Ho già detto che la crisi che colpisce lafinanza locale rappresenta una strozzaturadella finanza pubblica e dell'economia ita-liana. Ora ritengo di poter dire che, se ad

essa non si farà fronte, certamente si avran-no effetti e ripercussioni che si faranno sen-tire in proporzioni rilevanti e che soprattut-to dovremo pagare in costi di ritardi, di COll-giunture difficili, di paralisi di momenti ton-damentali della presenza e dell'interventvpubblico, che dovremo pagare in termini disacrificio per le nostre popolazioni per quan-to riguarda la soluzione delle questioni chesi riferiscono ai servizi fondamentali del no-stro Paese, che vanno dalla scuola alla sa-nità, all'assistenza, a tutte le opere infra-strutturali, e che riguardano la stessa possi-bilità di un intervento pubblico efficace perorientare ed indirizzare lo sviluppo economi-co del nostro Paese.

Aggiungo che, se non si imbocca questastrada, la stessa possibilità di riprendere edi portare avanti il cammino di quella che,secondo le enunciazioni che erano state fat-te nel passato, doveva essere una program-mazione democratica per superare gli squi-libri enormi che affliggono il nostro Paese,sarà eliminata ed annullata. Se mancherà ilconcorso delle autonomie locali, se manche-rà questa forma di presenza e di partecipa-zione, noi non potremo certamente imbocca-re la strada di una programmazione dellosvi,luppo economico che corrisponda alla esi-genza di superare i mali dai quali è colpitoil nostro Paese e dei quali soffrono le nostrepopolazioni.

Se il problema ~ come ho già detto e co-me ritengo che sia ~ si presenta in questitermini sarà certamente colpevole, come loè stato per i passati Governi, il non farvlfronte. Si tratterà di una responsabilità chenon è riferita solo ad un aspetto marginale otrascurabile della vita del Paese, ma che siricollega alle questioni fondamentali dellacondizione del nostro Paese, della condizionedei cittadini e della possibilità di soddisfarele loro necessità più urgenti e più impellentI.

Per quanto riguarda queste misure urgen-ti noi abbiamo presentato delle precise PIO-poste di legge sia al Senato che alla Cameradei deputati. Riteniamo che in occasione de;bilancio il Governo e la maggioranza dovreb-bero dimostrare sensibilità e volontà di co-minciare ad affrontare e risolvere questi pro-

Senato della Repubblica ~ 4520 ~ V Legislatura

79" SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 18 FEBBRAIO 1969

blemi accogliendo le proposte di emenda.mento che noi abbiamo presentato e che pre-vedono le disponibilità per finanziare le mi-sure che abbiamo inserito nelle nostre pro-poste di legge.

Ieri il collega Bertoli ha dimostrato co-me sia possibile trovare questa disponibilitàfacendo un calcolo fondato sulle maggiorientrate. In sede di discussione dei vari ca-pitoli del bilancio proporremo, come già ab-biamo fatto ~ purtroppo senza risultato ~

in sede di Commissione, questi emendamen-ti e vi insisteremo. Noi vogliamo dire allamaggioranza, al Governo che, se non pre-steranno ascolto a queste nostre richieste,non avranno tanto mancato di tener contodi una sollecitazione dell'opposizione, maavranno mancato di considerare seriamentee responsabilmente una esigenza di fondoche riguarda la finanza pubblica del Paese,che riguarda lo sviluppo dell/economia e del-la società italiana. (Applausi dall' estrema si-nistra. Congratulazioni).

P RES I D E N T E. È iscritto a par-lare il senatore Veronesi. Ne ha facoltà.

V E R O N E SI. Signal' Presidente,onorevoli colleghi, signori Ministri, gli in-terventi a tempo cui siamo costretti dallareg-ola che ci siamo impasti ci obbliganoa interventi settoriali e, per mia parte, trat-terò degli interrogativi concernenti l'eco.nomia italiana, interrogativi che, in que-sti ultimi mesi, sono cresciuti di numero,sono emersi ancora di più con i loro con-torni acuti e le loro punte.

Vero è che il redditO' nazionale, un para-metro dei più significativi, nell'anno tra-scorso è aumentato del 5,2-5,3 per centoin termini reali, ma vero è che, di recente,un noto economista, in occasione del con-suntivo di fine d'annO', ha affermata ~ econcordiamo con lui ~ che il reddito ita-liano in questa fase di sviluppo dovrebbeinvece attestarsi su quote di crescita intor-no al 7 per cento Lo stesso Ministro deltesoro ha ricardato più di una volta che,se il nostro Paese si fosse potuto acconten-tare di un incremento del reddito sul 5 percento annuo, il piano non avrebbe avutoragian d'essere. È una crescita, quindi, quel-

la del reddito, che non può soddisfarci, spe-cie per la diversa crescita che si sarebbeavuta con Governi diversi...

P R E T I, MinistrO' del bilancio e dellaprogrammazione economica. Con Governidiversi il reddito cresce di meno...

V E R O N E SI. Noi abbiamo pmvolte affermato e riaffermiamo che con Go-verni diversi vi sarebbe stata una diversae maggiore oresdta.

P R E T I, Ministro del bilancio e dellaprogrammazione economica. Quando c/era-no i Governi liberali il reddito crescevadell'l per centO' all'anno.

BER T O L I. In Giappone cresce dipiù che non in Italia; prendiamolo comemO'dello. (Replica del ministro Preti).

V E R O N E SI. È strano che il mi-nistro Preti, che è sempre un uomo di gu-sto indulga in una certa -cattiva abitudine,che è di molti in questo periodo, di rimpro-verare a gaverni liberali passati situazioniche nan possano essere rimproverate, di-menticandosi, infine, di ricordare le mol-te benemerenze di quei governi.

P R E T I, Ministro del bilancio e dellaprogrammaz.ione economica. ill Giapponeè un Paese orientale, ma tra i Paesi dell'Oc-cidente l'Italia ha avuto l'aumento mag-giore di reddito; questa è fuori discussione.

V E R O N E SI. Per mia parte mi ri-ferivo alla critica ai governi liberali delpassato, critica che riguardava il periododal 1848 al 1918 in cui noi, per fortuna,avevamo il timone del Paese.

Anche la produzione industriale ha su-perato quella del' 1967, ma solo del 5,5 percento rispetto all'8,1 per cento d/incremen-to che si era avuto nel 1967 rispetto al1966. Sono tassi non del tutto trascurabili,ma che, ripetiamo. per quanto sopra ac-cennato, non possono e non debbono soddi-sfare. Dietro di essi infatti sta l'incomple~ta utilizzazione di tutte le risorse (mano-dopera, capitali, impianti) che castituisco-

Senato della Repubblicc. ~ 4521 ~ V Legislatura

79" SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 18 FEBBRAIO 1969

no la forza trainante del nostro sistemaeconomico. Ripetiamo che è un fenomenoserio alle cui radici, a sua volta, sta unproblema d'investimenti e, in maniera col-laterale, un certo torpore della domandainterna in generale, rispetto alla quale l'au-mento della spesa pubblica non è riuscitoa svolgere quel ruolo pienamente compen-sativa che ci era stato assicurato. Lo stessorapporto ~ assai indicativo ~ degli in-

vestimenti totali con il reddito nazionalepari al 20 per cento è risultato di poco,ma significativamente, al di sotto di quel-lo del 1967. Il volume degli investimentirisulta quindi inadeguato non solo all' esi-genza di un più accelerato sviluppo econo-mico e sociale del Paese ma anche al sem-plice mantenimento dell'attuale saggio diincremento del reddito.

Nè si può dire che le cause di tutto que-sto siano individuabili soltanto in fattoriesterni al nostro sistema, nei noti fatti,cioè, che hanno gravemente turbato i rap-porti economici internazionali. Le ragionidi fondo purtroppo sono da ricercar si infattori endogeni, soprattutto nelle pro.spettive di redditività che devono ancheporsi necessariamente a qualsiasi opera-zione di investimento, prospettive che ri-mangono modeste e che in ogni caso sononon chiare a causa del clima politico noncerto propizio da cui sono avvolte.

Ma quali sono più in particolare i feno-meni responsabili di questo clima? I fe-nomeni, a nostro avviso, si possono in so-stanza, dividere in due categorie: quellipresenti già da tempo, al punto da sem-brare ossificati nella nostra situazione eco-nomica, e quelli più propriamente affio-rati o almeno particolarmente accresciutisinegli ultimi scorci di tempo. E, se tra i pri-mi possiamo elencare l'andamento dellaspesa pubblica, quello dell'occupazione, lasituazione del mercato finanziario, la crisieconomica della nostra agricoltura; tra isecondo ricordiamo, senz'altro, il già ci-tato andamento della domanda interna l'in-naturale conseguente gonfiamento del no-stro export, l'aumento della pressione pub-blica non solo sui mercati finanziari, ma an~che, attraverso il nuovo sistema delle co-

siddette « scalate notturne» a complessi co-me la Montedison l'incertezza infine deri-vante da vertenze sindacali assai gravi co-me quella ancora attuale sulle zone salariali.

Cominceremo per comodità dai secondidai fenomeni di interesse più contingente:per passare poi brevemente all'esame di tut-

ti i singoli elementi.

La domanda interna: questa, nel 1968 no-toriamente non ha «tirato ». Il suo incre-mento è stato molto modesto rispetto al rap-porto 1966-67: il 4 ,5 per cento cioè, controil corrispondente incremento del 6,lper cen-to. Si è parlato di talune oscillazioni fisio-logiche ~ che gli esperti meglio definisco-no di « depressione strisciante» ~ dovutead ingorgo nel ritmo della spesa pubblica.Tutto ciò, comunque, si è tramutato in unrallentamento del tasso di sviluppo dei con-sumi e degli investimenti interni. Tale ral-lentamento ha determinato nell'arco delsistema industriale posizioni di stasi e an~che di declino dei livelli di utilizzazionedella capacità produttiva con punte di par-ticolare incidenza nelIa generalità delle pro-duzioni manifatturiere. Si è parlato in par-ticolare di un cosiddetto andamento a«canne d'organo» dei singolicomparti.Questo ha necessari~amente provocato una

forzatura ancora più grave che negli annipassati del nostro mercato di esportazio-ne. Le nostre imprese (e l'onorevole Preti10 sa benissimo in quanto spesso vive inEm~lia e particolarmente a Bologna), pero:,vlare al fenomeno grave di una produ-ZIOne cui non corrisponde all'interno unaadeguata capacità d'assorbimento, hanno~ovuto, a tutti i costi, cercare di piazzarel loro prodotti sui mercati esteri (ne è ri-prova il peggioramento della ragione di

scambio evidenziata nel 1968 da una dimi-nuzione dei prezzi all'esportazione del 44,per cento contro una media del 3 per cen-to degli ultimi cinque anni). E questo, se hapermesso di

P R E T I, Ministro del bilancio e dellaprogrammazione economica. Consenta al-meno di affermare che i nostri esportatorisono bravi e riescono a diminuire i costi.

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V E R O N E SI. Vero è però che que~sto deriva da un particolare stato di ne~cessità.

P R E T I, MinistrO' del bilancia e dellaprogrammaziane economica. La necessitàfa diventare l'uomo più capace.

V E R O N E SI. Ma vi è un limiteper tutto. Vorrei che il ministro Preti, ilquale so che a Ferrara il lunedì, a Bolo~gna non so in quale giorno riceve i citta~dini, e fra questi molti piccoli e medi in~dustriali dell'Emilia1Romagna, si dimo~strasse sensibilizzato non solo a parole al~le critiche ed alle difficoltà che gli vengonO'presentate.

P R E T I, MinistrO' del bilancia e dellaprogrammazione ecanomica. Naturalmentegli industriali hanno come compito quellodi lamentarsi; se dicessero che i profittisono elevati sarebbe pericoloso!

V E R O N E SI. Questa è una battu~ta, signor Ministro, simpatica se si vuole,ma che a livello del ministro Preti e del~l'Aula in cui ci troviamo non avrebbe do~vuto essere fatta.

Se l'azione delle nostre imprese, come sta~va dicendo, ha permesso di mantenere cer~ti livelli produtHvi, ha però eroso in modosostanziaJe i già modesti marg~ni di profitto.In questo ambito gli investimenti, ~ a par~

te quell'affievolimento glO'bale cui abbiamO'accennato all'inizio ~ hanno fatto segnaTe

flessiO'ni assai gravi in 'Settori fondamenta~li come quello degli impianti e macchinari,i quali, a fronte di uno sviluppo del 16 percento realizzato si nel 1967, hanno fatto re~gistrare un'espansione in termini reali sul~

l'ordine del 4~5 per cento.

Nel quadro piuttosto sommario che ab~biamo delineato il recentissimo provvedi~mento sulle pensioni avrà, ~ si può spera~

re ~ benefici influssi sul lato della do~manda, anche se appesantirà inevitabil~mente un bilancio statale già rigido e già

potenzialmente gravato da ulteriori indila~zionabili impeghi in materia sociale.

La vertenza sulle zone salariali d'al~tra canto, se da un lato potrà anch'essastimolare in qualche modo la già amorfadomanda interna, minaocia seriamente dicompromettere i provvedimenti di incenti~zione settoriale lanciati dal famoso « decre~tane ». È una possibilità, questa, che pen-siamo vada esaminata al di fuori di qualsia~si tentazione demagogica.

Questa situazione per di più è stata ag~gravata non poco dalle attuali possibilitàdi finanziamento. Quest'ultimo fattore, ci~tato anch'esso all'inizio, ci porta diretta~mente a toccare il problema del nostromercato finanziario, un mercato malato co-me pochi, anzi forse come nessuno, che,salvo passaggi di borsa i quali avvengonoquasi costantemente fuori della loro sedenaturale, è diventato ormai mercato di ti~tali obbligazionari.

L'evO'luziO'ne subita dopo il 1961 dalleemissioni è quanto mai eloquente: nel 1961i valori azionari emessi costituivano all'in~circa il 36 per centO' del totale; il 64 percento era costituito da titoli a reddito fis-

I so; nell'ultimo biennio i titoli a redditofisso hanno costituito 1'86 per cento deltotale; i valori azionari soltanto il 14 percento.

In nessuno dei grandi mercati finanziarieuropei si è verificato un tale fenomeno.

È dunque più che naturale, anche se po~co consolante, che una volta accresciutisinell'interesse comune i rapporti finanziaritra i vari mercati ne siano sorti degli spo~stamenti di fondi, e che questi spostamentinon abbiano giocato e non giochino in no-stro favore.

Il punto, ora, è se può essere sufficienteuna legge, anche una buona legge sugliInvestment trusts ~ secondo quanta pro-

messo dal Presidente del Consiglio ~ percurare questo male. Noi aiciamo subito:non crediamo che basti un provvedimentodel genere. Pensiamo che se le imprese ita~liane continueranno a non poter realizzareutili sufficienti e regolari, a dovere a tuttii costi cercare di esportare per sopperirealle deficienze del mercato interno, se con~

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tinueranno a non poter compiere gli inve~stimenti richiesti dalla tecnica attuale, sem~pre più diffusa e più travolgente, se do~vranno evitare persino i normali ammor~tamenti, il provvedimento in questione ri~sulterà inevitabilmente uno dei tanti pal~liativi.

Noi crediamo, entro i limiti che abbia~ma tracciato, che il nucleo del problema de~ali investimenti e, insieme, delle loro passi-

<=>

bilità di finanziamento, sia « a monte », sianella stessa obsoleta e intralciante legi~slazione di borsa. Prima ~ vogliamo dire ~

occorrerà accrescere l'offerta di valori azio~nari sul mercato finanziario, occorxerà eli~minare ogni doppia o tripla imposizione fi~scale sui redditi distribuiti dei fondi, datoche sui valori delle società già gravano, di~rettamente o indirettamente, l'imposta sul-le società, l'imposta di ricchezza mobile,l'imposta cedolare.

E converrebbe, poi, non sottopor,re il ri~sparmiatore all'obbligo della nominativitàper le quote o parti del fondo. E, insieme,in una prospettiv?- molto più vasta che in~vesta i criteri di fondo di tutta la politicaeconomica governativa, occorrebbe dar ma~no ad un allentamento di quell'enormepressione operata dallo Stato e dagli entipubblici che intossica oltre ogni misura ilnostro mercato finanziario.

Per l'anno in corso si prevede che lo Sta~to, direttamente o indirettamente, preleveràdal mercato finanziario una cifra intornoai mille miliardi, quasi doppia quindi ri~spetto a quella già enorme prelevata nel1968.

Ma non basta; abbiamo accennato primaad altri elementi, come l'occupazione, unnodo cronico della nostra economia. Ilmercato del lavoro infatti si è mantenutonel 1968 su livelli di stazionarietà, (~ 0,2

per cento nel 1968 a fronte di + 1,2 percento nel 1967, rispetto all'anno preceden~te). La tendenza strutturale alla riduzionedell'occupazione che aHonda le sue originiin fattori noti, come la continua pressionedemografica sull'agricoltura, come l'ecces~so di occupazione marginale in taluni setto~ri delle attività terziarie e che non stare-mo qui ad elencare non accenna certo ad

esaurirsi. Certo non si può non notare unavolta di più che l'azione del Governo a que~sto riguardo è mancata totalmente.

Confessiamo anzi che ci saremmo me~ravigliati del contrario e ciò non solo e nontanto per la difficoltà intrinseca del pro-blema, quanto, a nostro avviso, per l'incapa-cità, per la cronica impotenza della nostraspesa pubblica a svolgere una qualche azio~ne equilibratrice, a modificare insomma unasituazione in senso soddisfacente.

Il problema dei problemi ~ a parer no~stro ~ è proprio qui, nell'assoluta defi-cienza, nella reiterata inadeguatezza, (unainadeguatezza che ormai sfiora il fallimen~to) dei nostri flussi di spesa pubblica.

Si guardino i provvedimenti per il rilan~cia ed il sostegno del sistema economicovarati negli ultimi anni. L'esperienza di~mostra in modo incontrovertibile che essinon hanno funzionato come dovevano. Leamministrazioni centrali hanno prelevatoin modo sempre più macroscopico le som~me poste a loro disposizione dal bilanciodello Stato, ma poi le hanno accantonate,mettendosi a seguire la lunga trafila deicontrolli imposti dalla pubblica contabi1i~tà. E i residui ~ i famosi residui passi~vi ~ hanno continuato ad accumularsi fi~no a livelli vertiginosi. Il loro ammontareè arrivato a superare abbondantemente idue terzi dell'intero bilancio annuo delloStato! Il Ministero dei lavori pubblici ~

solo per fare qualche esempio ~ è gravatoda un insieme di residui che superano deldoppio gli stanziamenti del relativo bilan~cia! E gli stanziamenti del piano verde nu~mero 2 si sono risolti, per una serie di fat~tori, in altrettanti residui prima ancora dipoter essere applicati!

Non vi è chi non veda il profondo, gravis~sima effetto frenante che tutto ciò compor-ta per la nostra economia. Il ministro Co-lombo ha annunciato da poco l'imminentepubblicazione di una sorta di «libro bian-co » sui residui passivi. È già qualche cosa,anche se il risultato delle indagini svolteda parte della Commissione competente,creata il 13 ottobre 1966, appare così assaipiù ristretto di quanto era stato balenatoe promesso all'inizio.

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Il Ministro del tesoro, ancora, ha dettoil 28 ottobre scorso alla Camera, per la pre-sentazione del bilancio di previsione 1969:«Non è la prima volta che sottolineo ilcrescente distacco tra decisioni di spesa erealizzazione dei programmi; e ne indicole ragioni in una produzione legislativa avolte troppo macchinosa e nell'esistenza diprocedure di esecuzione lente e sorpassa-te ». E appresso: «È ormai giunto il tem-po che si arrivi all'istituzione di un mec-canismo che renda possibile un controllodell'andamento della spesa pubblica chenon si limiti a quello di legittimità effet-tuato a posteriori: un controllo, cioè, chesegua con continuità l'erogazione della spe-sa e possa quindi tempestivamente verificar-ne l'adeguatezza. . . ».

Sono parole significative, su cui siamo sen-z'altro consenzienti Ma accanto a questoconsenso, e al di là di esso, non possiamoinsieme non manifestare una insoddisfazio-ne di fondo il cui motivo ~ è presto det-to ~ risiede in quel « non è la prima vol-ta» citato all'inizio. Il Paese, insomma, èstanco delle «dita puntate ", seppure au-torevolmente, e delle esercitazioni diagno-stiche senza che a nulla, in fatto, si sia da-to e si dia mano per alleggerire la situazio-ne della nostra spesa pubblica. Quell'alleg-gerimento dei controlli, quella semplifica-zione delle procedure che sono nei voti ditutti, l'eliminazione o almeno l'alleggeri-mento di quei « colli di bottiglia» che stroz-zano tanto denaro già stanziato e che poirisulta «trattenuto », tardano oltre ognipossibile limite.

L'Italia è il solo Paese del mondo occi-dentale ad aver adottato il sistema del di-savanzo cronico e crescente del bilanciostatale e di tutti (o quasi) gli enti pubblici.La formazione dei residui è, a nostro av-viso, da addebitarsi strettamente a que-

. sto sistema, inaccettabile in principio. Conun bilancio pubblico impostato sulla com-petenza ~ e cioè sugli accertamenti per leentrate e gli impegni per la spesa e non su-gli effettivi incassi e pagamenti del perio-do ~ l'esistenza dei residui risulta un fattofisiologico. È patologico insomma il loroanormale crescere, come sono patologici

Ja oronicità e il crescere del deficit nei bi-lanci di competenza.

I termini conceSSI al Governo dalla leg-ge-delega 18 marzo 1968 al fine di provve-dere al riordinamento dell'Amministrazio-ne dello Stato, al decent.ramento delle fun-zioni e al riassetto aelle carriere e delle re-tribuzioni dei dipendenti statali stanno sca-dendo senza che di fatto sia stato scioltoun solo «nodo» significativo.

L'attenzione ogni volta finisce per con-centrarsi sull'aspetto del trattamento nor-mativa-economico del personale e i proble-mi ~ problemi come il rapporto fra pote-re politico e classe burocratica, come l'ade-guamento delle strutture e delle procedurealla mutata realtà economica ~ vengono,manco a dirlo, sistematicamente rinviati.

La stessa preparazione dei funzionari ècurata (se così possiamo dire) con criterisostanzialmente antiquati. Eppure in questocontesto, per il solito malinteso senso disocia1ità ~ un criterio che a nostro avviso

non può andare disgiunto dal quello di ef-ficienza ~ da parte di qualcuno si vorrebbe-ro accrescere i cempiti da affidare alla« mano» pubblica!

La verità purtroppo, è che l'astrattezza eil formalismo continuano a impastare di sèil modo con cui i poteri pubblici si acco-stano ai problemi economici: l'astrattezza,il formalismo, infatti, anche se consunti,rimangono i mezzi migliori, i più comodiper mascherare un certo dilettantismo.

Per questo confermiamo ancora una vol-ta che occorre cambiare politica; e presto,prima che sia troppo tardi. (Applausi dalcentro-destra ).

P RES I D E N T E. È iscritto a par-lare il senatore Di Prisco. Ne ha facoltà.

D I P R I S C O. Onorevoli colleghi, ilmodo particolare di discutere il bilanciodello Stato, come è già stato sottolineatocon vigore dal collega Li Vigni, non derivasoltanto dall'accordo che abbiamo raggiun-to, ma anche da una posizione che il Go-verno ha voluto assumere. Le vicende in-fatti sono le seguenti. Intanto noi discutia-mo un bilancio presentato dal Governo pre-

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cedente, dal Governo Leone; in parte il bi~lancio è stato discusso alla Camera con ilGoverno Leone, poi la discussione è prose~guita con il nuovo Governo di centro~sini~stra. Quello che, a nostro avviso, è mancatoè un aggiornamento non tanto delle cifre~ delle impostazioni contabili (perchè ilsenatore Leone ha sempre sostenuto che ilsuo Governo svolgeva una funzione prepa~ratoria rispetto a quello che l'avrebbe se~guito) quanto delle proposizioni. Infatti ilGoverno e i partiti di centro~sinistra avreb~bero dovuto affrontare questa discussionein Parlamento con delle proposizioni chefossero indicative della volontà politica cheanimava il Governo stesso per quanto ri~guardava per lo me1!0 il bilancio dello Stato.

Noi invece ci troviamo qui a discutere,entro brevi limiti di tempo (limiti nei qualiabbiamo accettato di rimanere), problemisettoriali. Il mio compito questa sera è fa~cilitato dal fatto che il collega Li Vigni, nel~la discussione generale, ha già indicato qua~

li sono le linee del nostro Gruppo. Ma noiriteniamo di dover trattare una questione,che, come qualcuno potrebbe obiettare, sa~["ebbe più proprio affrontare in sede di esa~me di una tabella: intendo riferirmi al pro~blema dell'occupazione, al problema delmondo del lavoro, problema che vogliamosottoporre particolarmente nel corso delladiscussione generale all'attenzione del Mi~nistro del tesoro, che ha in mano le leve digoverno, perchè esso costituisce una compo~nente fondamentale del progresso del nostroPaese.

Inizio con il ricordare la storiella delloonorevole Ugo La Malfa indirizzata ai lavo~ratori italiani nel 1964 a sostegno della fi~losofia dell' efficienza della politica dei red-diti perseguita dal centro~sinistra, prima,seconda e terza edizione. In tale storiellasi esortavano due fratelli occupati a con~tenere le rivendicazioni salariali in mododa stimolare, attraverso l'aumento dei pro~fitti, un'estensione degli investimenti cheavrebbe procurato il posto di lavoro ad unfratello disoccupato. Però, dopo quattro an~ni di sviluppo produttivo (1965, '66, '67 e'68), che si è concretizzato in un incrementoa prezzi costanti del reddito nazionale lor~

do del 5 per cento all'anno, la storiella del~l'onorevole Ugo La Malfa è rimasta tale;anzi si può dire che le condizioni di queifratelli siano peggiorate perchè al terzo fra~tello del tutto disoccupato adesso si aggiun-ge il secondo che, se non è disoccupato, sitrova però in uno stato di sottoccupazione.

Gli aumenti salariali sono stati ben al disotto dell'incremento della produttività me~dia del sistema; essi hanno registrato untasso di aumento nominale del 4,5 per cen~to e reale del 2,5 per cento come media an~nua. Ma l'occupazione, ancora nel 1968, èstata inferiore rispetto al 1963. Il freno aisalari e l'espansione dei profitti non sonoserviti a creare nuovi posti di lavoro. Inquesti ultimi quattro anni si calcola che ol~tre il 15 per cento del risparmio nazionalelordo è defluito all'estero. La gravità quindidel mancato utilizzo di capitali in investi~menti all'interno ha avuto il suo riflesso an-che nella stasi dell' occupazione, con sussi~stenza sempre più notevole, anzi, di disoccu~pati e di sottoccupati.

Io riprendo, onorevole Colombo, una af~fermazione che ha fatto il collega Li Vignisolo per ricordargl;ela, perchè credo chenella sua replica dovrà trattare di questoargomento: intendo riferirmi all'amplia~mento statistico dell'occupazione nei ser~vizi terziari a dimostrazione dell'aumento diun certo tipo di occupazione.

È una questione che deve essere valutatq.anche dal responsabile del settore econo-mico, quale è lei, per dare una risposta alParlamento. Il giudizio che noi diamo diquesta estensione dell'occupazione nei ser-vizi terziari deve essere accompagnato daun parerè politico, cioè a dire questo svi-luppa, secondo noi, non investe tanto serviziattinenti al settore primario o secondario,ma servizi che costituiscono un rifugio perpoter parlare di una parvenza di occupa-zione.

La domanda che abbiamo posto e che po-niamo è la seguente: perchè gli aocresciutiprofitti non sono stati investiti in Italia?Noi riteniamo che ciò sia dovuto ad una ra~gione di ordine politico generale: perchè ladivisione del lavoro all'interno del mercatocapitalista, nel momento deltl'ampliarsi del-

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le concentrazioni, in quella che noi chiamia~ma la fase imperialista, ha agito a sfavoredell'ecanomia italiana nei settori di punta

dei beni di investimento; ed ora i capitalistiitaliani possanO' accrescere gili investimentisalo nei settari tradizionali. Nei settori piùavanzati dei beni di investimento, quali laelettromeccanica e l'elettronica, la produzio-ne in Italia è stata nel 1968 inferiore aquella del 1963. Se noi consideriamo i dati

della Germania di Bonn relativi a questidue anni, vediamo che !'incremento è statodel 20~30 per centO'. Dietro queste cifre evi~dentemente vi è una considerazione di ordi~ne palitico che credo non sfugga a nessuncollega. Tra il 1963 e il 1968, mentre la pro-

duzione aumentava per i settori che ho so~pra citato in Italia di circa un terzo, l'ac-cupazione industriale è scesa da 7 miliani986 mila unità a 7 milioni 889 milIa e nellostesso periodo hanno abbandonato la cam~pagna altre un miliane di lavoratari. L'an-

damento dell'economia italiana quindi è for~temente condizionato dal ristagno del mer~cato interna, legato al contenimento dei sa~!ari e dell' occupazione. Il bilancio dell' eco~nomia italiana del 1968 conferma questo pa~rallelismo tra incremento delle esportazianie aumento delle riserve monetarie da unaparte e riduziane dei livelli di occupazionee dei consumi interni dall'altra. Ne derivacome conseguenza che l'ecanomia italianamarcia in senso inverso rispetto agli obi'et~

tivi dichiarati nel piano.

Quando nai, nel .carso della discussione

della pragrammaziane, affermavamo, primaalla Camera e poi qui al Senato, che le ipo~

tesi contenute nel piano cozzavano controla realtà conseguente alla linea di paliticaeconamica perseguita dal Governo di centro-sinistra ~ e .che continua a perseguire an~che oggi ~ eravamO' nel periado della fisca~lizzaziane degli oneri sociali, che 'Costituivauno sgravio a favo:re dell'industria, eravamo

nel periodo dell'incentivazione dell'attivitàindustriale, poi proseguita in tutti questianni, che è stata sostenuta da,l passato Go~verno e che è stata fatta propria da questoGoverno con il « decretone )}. Pertanto, quan-do noi diciamo che l'economia italiana mar~

cia in senso inverso agli obietHvi dichiaratinel piano, noi come PSIUP ci riallacciamo al~le critiche mosse nel passato, secondo le qua-H le ipotesi contenute nel piano avrebberodeterminato le conseguenze che oggi consta-tiamo in quanto erano basate su una certascelta di politica economica.

Non si va quindi verso la piena occupa~zione, ma verso il disimpegno cresoente del-le forze di lavoro e alla fine del quinquen-nio ci sarà un divario, che oggi già si puòcalcolare, di un milione di occupati in menorispetta alle dfre ipotizzate dal piana.

Il sistema industriale italiano, per la sua.compasizione settoriale e per il tipo di dire~zione monopalistica che lo caratterizza, nonè in grado di svilupparsi in senso estensivo;gli investimenti sano concentrati salo in po-chi settari e si sviluppanO' su se st,essi senzaun intervento capace di rovesciare la ten-denza settori aIe e territoriale degli investi~menti; il Mezzogiorno poi è assolutamentee sastanzialmente tagliato fuori dallo svi~luppo.

In questo quadro la linea, da nai definita,della politica dei redditi è stata realizzatain Italia malgrado la oppasiziane delle sini~stre e delle stesse arganizzaziani sindacalialle quali nai ci richiamiamO'. E in questoambito ~ come ricordava il senatare Li Vi~gni ~ vi è tutta la responsabilità delle azien-de a partecipazione statale che si sono fatteprendere dal meccanismo di tale linea di po-litica ecanomica.

Si poteva pensare che le eleziani del 19maggio avrebbero portato le forze del cen~tro-sinistra a dei ripensamenti; si potevapensare che tutto il travaglio .che ha por-tato a questo nuovo centro-sinistra organicoavrebbe spinto determinate forze, che hannopartecipato alla compasizione del Governo,a ben meditare sul tipo di sviluppo econo-mico imposto al Paese. Infatti accorreva, daparte dell'attuale Gaverna, rovesdare la li~nea di politica economica interna, basatafondamentalmente sull'incentivazione e su~gli sgravi a favore degli industriali e presen-tare nuove indicazioni, proporre nuovi in-dirizzi.

Dobbiamo invece riconfermare, anche inquesto campo di discussione, come tutte le

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frenesie che hanno animato i partiti delcentro~sinistra componenti di questo Gover-no non siano state volte ad altro che allaacquisizione del potere senza alcun ripen~samento sulle linee della politica di sviluppodel nostro Paese.

Io devo qui nuovamente sottolineare, anome del PSIUP, il distacco tra la politicaperseguita dal Governo e la realtà del Paese,una realtà che si muove in tutti i settori,in tutte le categorie, in tutte le zone del ter-ritorio nazionale. La spinta delle masse la~voratrici non è rivolta soltanto verso deglisbocchi quantitativi sa1ariali o normativi,ma anche verso il controllo dell'organizza-zione del lavoro con una contestazione per-manente del potere padronale che si collegacon quanto dicevo prima.

Signori del Governo e signori del centro-sinistra, dovete rendervi conto che l'anticaprassi concordataria è entrata in crisi. Quan~do voi consultate le organizzazioni sindacaliper determinati provvedimenti ~ ultimo,

ad esempio, quello delle zone salariali ~ evi mettete in una posizione di neutralità, di-mostrate di non capire niente di ciò che av-viene nel Paese, delle spinte reali, della vo-lontà reale che oggi è ormai acquisita dallemasse lavoratrici. Voi tentate cioè di in~capsulare quella prassi concordataria chenel passato può avere avuto una oerta va-lidità, ma che al giorno d'oggi non l'ha più,perchè la coscienza dell'autogestione nellaverifica e nel controllo del meccanismo dellerivendicazioni ha assunto ormai nel movi-mento dei lavoratori italiani un livello taleper cui anche il Governo deve avere la chia-ra consapevolezza che occorre fare una scel-ta precisa.

In tutte le lotte che oggi vi sono, in tuttele questioni che stanno affiorando in ma-niera molto vivace nel nostro Paese, il Go-verno non può più stare nel mezzo cercan-do di sanare i contrasti delle parti, ma devenecessariamente prendere una sua decisa po-sizione. L'aspetto più macroscopico dellaquestione è emerso nella vicenda dei lavo-ratori della Marzotto e di tutti i lavora-tori della valle dell'Agno. Domenica scorsavi è stata in Vicenza un'imponente marcia

di tutti i lavoratori non solo tessili ma dimolte altre categorie e questa manifestazio-ne, da parte non sO'ltanto, ripeto, dei dipen-denti della Marzotto ma anche dei la-voratori di tutta la vallata e di tutta la zonadel vicentino, deve essere veramente app;rez~zata per ciò che essa ha voluto significare.Questa forza del vicentino ~ che voi delGoverno avete sempre considerato la zonaconformista tradizionale ~ ha esternato atutta l'opinone pubblica veneta l'esistenzadi questi grossi problemi. Ora, di fronte aquesta manifestazione, credete veramenteche l'onorevole Rumor, solo perchè è vicen-tino, possa chiamare nel suo studio da unaparte uno dei Marzotto o un altro qualsiasipadrone e dall'altra le organizzazioni sinda-cali, quando i veri protagonisti sono i la-voratori ed è quindi con la loro presenza econ la loro forza che bisogna risolvere taliquestioni?

Ho portato questo esempio che potreiestendere a moltissime altre aziende piccolee medie ed anche alla stessa vertenza chesi è aperta e che sta aggravandosi nelle cam-pagne. Signori del Governo, dovete renderviconto che è superata ormai l'ideologia dellaoentralizzazione, degli ingabbiamenti, dellasubordinazione degli interessi della classeoperaia aUescelte ed ai programmi capita-listici: e i movimenti e le lotte delle massepopolari e lavoratrici stanno ad indicare chequesta è la loro volontà. È proprio la po~litica dei redditi che oggi viene respinta inmaniera decisa come viene respinta la pro-posta di un accordo-quadro, nel quale do-vrebbero essere contenute tutte le ipotesidi suocessivi trattamenti sia salariali chenormativi.

Di fronte a questa realtà, evidentementeanche il bilancio e la linea di politica eco-nomica del Governo devono dire qualcosadi nuovo. Invece abbiamo constatato che, an-che nelle repliche dei Ministri alla Cameradei deputati, di questi problemi non si èparlato. Noi riteniamo, d'altronde, che deb-ba essere ormai tracciata una netta linea didivisone tra quelli che vogliono realmentel'economia del nostro Paese sulla strada delprogresso e della libertà, come noi !'inten-diamo, delle masse lavolfatrici e coloro che

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invece vogliono ricalcare ancora la linea dipolitica economica che porta a favorire leclassi imprenditoriali.

Se la strategia capitalistica vuole riaffer-marsi e stabilizzarsi nel Paese, come tentadi fare, continuerà ad avere carne fulcro l'as-solutismo padronale nell'azienda con riflessianche nella società. Ma ormai la lottadei lavoratori e la volantà delle masse la-voratrici stannO" a dimostrare che indietronon si torna, che quindi anche questo pro-blema deve essere risalto e che sta andandoa pezzi la linea fin qui seguita della presenzaassolutistica del padrane nell'interno delleaziende, can la conseguente scelta di pOlli-

tica economica basata sul profitto.

È questo il fosso che vai dovete saltare.Evidentemente questo bilancio, formato inun particolare momento senza che da partedei partiti del centro-sinistra siano stati ac-quisiti i fatti nuovi di cui ho parlato, ri-sente della linea di politica economica chesta per essere scanfitta dalle lotte delle mas-se lavoratrici. In questa quadro, da me de-scritta, della condiziane aperaia, che è ge-

nerale del mondo del lavaro, si pone la pro-testa e la contestazione dei giovani. Noi,come opposizione di sinistra, abbiamo fattoil nastro dovere presentando dei provvedi-menti per partare all'attenzione del Parla-mento la nuava realtà, ma le nostre pro-poste giacciano nel cassetto mentre dovreb-bero servire ad affrontare, dal punto di vi-sta legislativo, le istanze che sorganO".

Per quanto riguarda i giovani, onarevolicolleghi, dobbiamo pensare che, nel campodell'occupazione, il problema che ci si pre-senta nella maniera più pressante è quellodel lara avviamento al lavoro; tale proble-ma è stato rilevato anche dalla statistica checi dice che i giovani in cerca di prima occu-pazione sono aumentati. Si tratta di nuovi

elementi che ,spingono per patere entrarenelle aziende, ma occarre tener conto anchedel tipo di occupazione che si presenta acoloro che hanno la fortuna di entrare inuna azienda. Da parte delle imprese sia pri-vate che pubbliche si cammina ancora coni vecchi sistemi, per cui un giovane che en-tra in fabbrica deve fare il suo tirocinio, il

periodo di apprendistato. In Italia, infatti,è ancora in vigore una legge sull'apprendi-stato che risale a 15-16 anni fa, come se nelfrattempo, nel campo della formazione epreparazione dei giovani, non fasse accadutoniente. Onorevoli senatori, sapete voi, peresempio, che nel settare dell'abbigliamento,dove è maggiare l' accupazione femminile,esiste una rotazione che nel carso dell'annoraggiunge percentuali spaventose? Molti gio-vani infatti, dopo due o tre mesi dal loroingresso in fabbrica, vanno via, sia per i li-velli salariali (in questo caso sono dispostianche a lottare e lottano) e sia soprattuttoper le candizioni ambientali, per il tipo dilavoro, per il tipo di sfruttamento. L'avvi-cendamento che esiste in questo settore puòportare le statistiche ad affermare alla finedell'anno che c'è stato un oerto avviamentoaccupazianale della manadopera giavanilein cerca di occupazione, ma nella realtà nonè casì perchè si determina la rivolta di cuiho parlato.

Noi solleviamo questa questione perchè,a parer nostro, è impellente la necessità diuno sforzo da parte del Parlamento per for-nire moderni strumenti legislativi adeguatialle nuove esigenze, non più procrastinabili.Non vi ha detto niente, ad esempio, la ,lottaportata avanti in questi giorni dagli studentidegli istituti professionali? Questi giovaniche la scorsa settimana innalzavano un car-tello con su scritto: «basta con l'apprendi-stato », sono giovani che vanno a scuola, mala loro parola d'ordine evidentemente sca-turiva da una esperienza sia personale, siadei colleghi che hanno seguito prima di lorola strada degli istituti professionali, dovehanno perso tempo ed energie per prepa-rarsi e poi, entrati nell'ingranaggio della pro-duzione, si sono trovati in coda anche sehanno esibito un diploma (che non contaniente) e hanno dimastrato, dopo tre a quat-tro giorni di permanenza in fabbrica, di es-sere capaci di candurre macchine anche com-plesse. Queste cose nel sistema economicoe produttivo non contano niente perchè sidice: tu hai quell'età e quindi devi mettertiin coda e fare l'apprendistato. È evidenteallora la ragione delle lotte condatte nelPaese, di questa ribellione, di questa cante-

Senato della Repubblica ~ 4529 ~ V Legislatura

18 FEBBRAIO 196979' SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA ~ RESGCONTO STENOGRAFICO

stazione giovanile nei riguardi delle istitu~zioni che sono in ritardo nella realizzazionedelle riforme che noi da tempo sonecitia~mo. Io ricordo che, per quanto concernel'avviamento al lavoro, l'occupazione dei gio~vani e l'apprendistato, già nella relazione,presentata sia aHa Camera che qui al Sena~to, sul piano di programmazione, avevamodetto: se voi del Governo siete sordi, è na~turaI e che i giovani continueranno a bussa~re alla porta. nelJe forme che ritengono piùapportune, per poter essere ascoltati e pervedere risolte le loro questioni.

Abbiamo poi un altro grosso problemasempre collegato al sistema dell'oocupazio~ne. Anche questo è un problema che riguar~da la linea di politica ecanamica, quindi nanriguarda saltanta il Ministro dellavaro. Peresempio, per quanto attiene alla piaga dellavora a damicilio, voi potreste domandarmiperchè iO' non esprima questi pensieri al Mi~nistro del lavaro sul capitala che ,la riguar~da. Noi riteniamO' che tale questione, datala dimensiane che ha, sia una componentedella linea di palitica economica. Qui siamoal livella di una sfruttamentO' tatale, in tuttele nastre zane, anche in quelle più svilup~pate del Paese: infatti venganO' adibiti allavoro a damicilia (e questa perchè il biso~gna spinge le famiglie ad avere la macchinain casa) oltre le madri di famiglia, anche ifigliuoli, per ore ed ore al giornO', sacrifi~canda quel tempo libero che i ragazzi do~vrebbera impiegare andando a giacare al~l'aperta per respirare anche un pO" d'ariapura. Ora l'Ispettarata del lavoro non si oc~cupa di questi ragazzi, non svolge alcunaforma di sorveglianza. In tal mO'do si arric~chiscono in maniera indegna le fabbriche ole imprese di maglieria, le quali poi vengono

presentate come le strutture più benemeritedel Paese in quanto contribuiscono al buon

andamento della bilancia commerciale delnostro Paese.

Per quesLo noi riteniamo che il cambia~mento verificatosi nelle caratteristiche dellelotte sociali deve essere motivo di ri~flessione.

la varrei chiedere agli onorevoli colleghiche hanno un'esperienza parlamentare co-

me la mia, a anche più vecchia, di quindicianni, quale differenza vi sia tra la discussio~ne odierna del bilancio e la discussione delbilancio stesso come si svolgeva quindici an~ni fa. Quindici anni fa forse c'era una mag~giare ampiezza nel dibattito, ma se ci rife~riamo a quelle note preliminari ai singolicapitoli che dovrebbero illustrare la posi~zione dell'Esecutivo sulle linee di politicaeconomica o sul bilancia dello Stato, dab~biama concludere (come affermava il colle~ga Li Vigni questa mattina) che la discus~sione del bilancia è ridotta ad un rito alquale bisogna attendere perchè così è pre~visto dalla Castituziane, mentre iO' ritengoche dovrebbe essere ben altra cosa.

Varrei inoltre aggiunger,e a1cune osserva~zioni a quello che affermava il callega LiVigni stamane circa la necessità di espan~dere alcuni settori come quelli della mec~canica strumentale, della cantieristica, del~l'elettronica, dell'industria aeronautica edaviospaziale. Occorre che ci sia una volontàpolitica di ampliare e patenziare tutti que~sti settori. Certo, senza volantà politica nonsi fa nulla, ma per volontà politica dei Ga~venli anche di centro~sinistra, per esempio,la Olivetti elettronica (che era l'ultima fab~brica elettronica che avevamo nel Paese) èsparita; essa è stata assorbita dalla GeneraIElectric, dapo che era stata assorbita ~

ricordate ~ dalla stessa GeneraI Electric

l'Ansaldo~San Giargio, ultima azienda, anchequella elettronica, a partecipaziane statale.È naturale aHara che in questa direzionenai non siamo in ritardo, perchè non abbia-mo più niente e dipendiamo completamentedaHe scelte, dagli indirizzi e dalla presenzadei capitali stranieri, soprattutto americani.

Quindi la definiziane dei piani settorialicomporta anche problemi di scelte di carat~te re generale; e invece nai abbiamO' sentitoancora ieri il MinistrO' dei trasporti parlaredell'investimento fatto per il raddoppia del-la Firenze-Roma; sentiamo ancara parlaredi autostrade: ad esempio, si riparla dellaVenezia-Manaco e adesso è venuta fuori ~

essendo Presidente del Consiglio l'onorevoleRumor ~ dell'autostrada della VaI d'Astico.Tutte scelte che ci dicono che volete pro-seguire carne avete fatto sempre per il pas~

Senato della Repubblico ~ 4530 ~ V Legislatura

18 FEBBRAIO 196979" SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

sato, senza, ripeto, tener conto della realtàche c'è nel Paese.

Ora un preciso impegno per la creazionedi nuovi posti di lavoro, per la garanzia del~l'occupazione, per lo sviluppo delle aziendea partecipazione statale come strumento inmano alla collettività per poter frenare esemmai cacciare indietro determinate scelteche si vorrebbero far proseguire in avantida parte delle industrie private, e perchèstrumenti di controHo e di gestione sianoinseriti nelle aziende con la presenza effet~tiva dei lavoratori, è alla base delle richie~ste avanzate dalle classi lavoratrici del no~stro Paese. Ebbene, non considerare questarealtà, evidentemente vuoI dire rimanere an~cora assoggettati ad un sistema arretrato ri~spetto alle esigenze del Paese. E ciò non siverifica perchè voi non capite queste cose:voi vedete forse questa realtà però voLeteproseguire sempre rimorchiati ad una scel~ta che avete fatto sei o sette anni fa nelloincontro cosiddetto storico del centro~sini~stra, alla scelta cioè di una linea di politicaeconomica che io chiamerei socialdemocra~tica in senso lato e che già ha fatto falli~mento in tutti i Paesi, che ha portato con~trasti sociali gravissimi in tutti gli altri Pae~si. Ebbene, il fatto di voler proseguire suquesta strada fa dire di no da parte nostraal bilancio, e potete avere la certezza ~ e lodiciamo in maniera molto chiara ~ che noisiamo assieme ai movimenti delle classi la~voratrici che propugnano, in maniera deci~sa, un cambiamento radicale nel nostro Pae~se della condizione operaia come siamo conla classe operaia nella scelta delle linee dipolitica economica, e per questo vi combat~teremo lealmente, ma senza nessuna tregua.(Vivi applausi dall'estrema sinistra. Congra~tulazionì).

P RES I D E N T E. Rinvio il seguitodella discussione alla prossima seduta.

Annunzio di interpellanze

P RES I D E N T E. Si dia lettura delleinterpellanze pervenute alla Presidenza.

G E R M A N O', Segretario:

LISI. ~ Al Ministro della pubblica istru-zione. ~ Per conoscere se non intenda ~ co~

me chiede l'interpellante ~ disporre la so~

spensione della « sessione di esami di abili~tazione relativi alle materie di insegnamentonella scuola media», indetta con decretodel Ministro della pubblica istruzione, inapplicazione dell'articolo 7 della legge 25luglio 1966, n. 603.

Al riguardo si fa rilevare che tale sospen~siane deve ritenersi legittima, doverosa edopportuna, per i seguenti motivi:

1) legittima, perchè l'articolo 7 dellamenzionata legge n. 603, nel mentre prevedeif termine massimo (31 dicembre 1967) en~tro il quale deve essere indetta la sessionedegli esami in parola, non fissa il terminemassimo entro il quale tale sessione deveessere tenuta;

2) legittima e doverosa per tutti queimotivi svolti e contenuti:

a) nel disegno di legge ~ e annessa re~lazione ~ n. 183, di iniziativa del senatoreMurmura, comunicato alla Presidenza il 17settembre 1968 e avente per oggetto: «Im~missione in ruolo degli insegnanti laureatinella scuola secondaria di I e II grado»;

b) nella proposta di legge ~ e annessarelazione ~ n. 49 di iniziativa dei deputatiFoderaro, Ruffini, Caiazzo e Martini MariaEletta, presentata 1'8 giugno 1968 e aventeper oggetto: «Immissione nei ruoli dellascuola media dei professori fuori ruolo}};

c) nella proposta di legge ~ e annessarelazione ~ n. 660, di iniziativa dei depu~tati Bronzuto, Tedeschi, Pascariello ed altri,presentata il 13 novembre 1968 e avente peroggetto: «Norme per l'assunzione in ruolodegli insegnanti delle scuole secondarie diI e II grado }};

3) doverosa ed opportuna, perchè la ri~chiesta sospensione riguarda circa 50.000 in~segnanti i quali, legittimamente e con fiducia,attendono che il Parlamento italiano appro~vi, pur con gli eventuali emendamenti, i men~zionati disegni e proposte di legge, mentrein caso di mancata sospensione della sessio~

V LegislaturaSenato della Repubblica ~ 4531 ~

18 FEBBRAIO 196979" SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

ne di esami, come già preannunciato dallaloro associazione sindacale (SNAFRI), entre~rebbero in sciopero, con conseguente ulte~riore turbamento del già tanto tormentatosettore della scuola. (interp. ~ 96)

CUCCU, RAIA. ~ Ai MinistrI dell'agricol-

tura e delle foreste e dell'interno ed al Mi-nistro per gli interventl straordinari nel Mez~zogiorno e nelle zone depresse del Centro-Nord. ~ Per sapere se siano informati delgrave stato di disagio esistente fra i brac~cianti agricoli, i coloni, i mezzadri, i colti~vatori diretti e gli operai edili dei comuni ,

di Gela, Riesl, Niscemi e Mazzarino, i quali

hanno indicato, anche recentemente, in pub~bliche manifestazioni di particolare ampiez~

za e vigore, le cause del gravissimo stato ditensione sociale della zona:

a) nell'arretratezza delle strutture fon~diarie, che blocca anche la sola formula~zione di piani organici di trasformazione edi sviluppo zonale;

b ) nell'orientamento degli investimentipubblici, che favorisce la grande proprietàassenteista ed ignora l'azienda coltivatricediretta;

c) nella carenza delle necessarie operedi infrastruttura agricola, che è giunta alpunto da consentire l'abbandono della digasul Disueri e l'interrimento del relativo in~vaso, a causa della mancata esecuzione dellealtre opere con ,essa programmate, e cioèdelle dighe sul Comunelli e sul Cimia;

d) nel persistere indisturbato del « mer-cato di piazza}} della manodopera agricola,con le relative conseguenze di sottosalario,di discriminazione, di violazioni contrattualie previdenziali, di umiliazione insostenibiledella persona umana.

Per sapere altresì quali provvedimenti ab~biano adottato o intendano adottare, alloscopo:

a) di ottenere con ogni mezzo la rotturadel « mercato di piazza}} della forza~lavoro,che ha provocato recentemente nella stessaSicilia i luttuosi fatti che hanno suscitatola commozione e lo sdegno di tutta la na~

zione, attraverso l'immediata costituzione intutti i comuni di uffici e di commissioni in-tersindacali di collocamento, ed il loro so-.stegno da parte delle forze dell'ordine;

b) di completare l'attuazione del pro-gramma di infrastrutture agricole già pre-disposto ed in parte attuato che, attraversola sopraelevazione della diga sul Disueri, lacostruzione delle dighe sul Comunelli e sulCimia, la costruzione della rete irrigua nellapianura soggiacente e l'inizio dei piani dirimboschimento già studiati, assicuri laoccupazione dei braccianti e degli ,edili at-tualmente senza lavoro, dia possibilità diespansione alle colture irrigue industriali dipianura e di bassa collina e difenda co~munque le campagne dal flagello della sic~cità, che ha recato anche nel 1968 danni ri-levanti, già a suo tempo segnalati e dei qualisi attende ancora il risarcimento;

c) di dare corso immediato al pagamen~to agli aventi diritto dell'integrazione delprezzo dell'olio e del grano duro per l'anno1968, ma di favorire soprattutto la realizza~zione di impianti industriali cooperativi perla raccolta, la conservazione e la trasforma~zione dei prodotti agricoli, che costituireb~bero un apporto ben più decisivo alla rimo~zione delle cause dell'attuale crisi agricoladella zona;

d) di restituire all'ambiente agricolo del~la zona la necessaria serenità e normalitànei rapporti sociali, disponendo l'elezione diregolari consigli di amministrazione nelle

casse comunali dei coltivatori diretti ed un

controllo elementare degli organi tutori perla democratica gestione delle stesse, e dandole necessarie garanzie di democrazia e di

libertà nelle campagne e nelle comunità ru~rali, con il disarmo delle forze di polizia in

servizio di ordine pubblico durante le ma-

nifestazioni civili di protesta e di controver-

sie di lavoro. (interp. ~97)

Annunzio di interrogazioni

P RES I D E N T E. Si dia lettura delleinterrogazioni pervenute alla Presidenza.

Senato della Repubblica ~ 4532 ~ V Legislatura

79' SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 18 FEBBRAIO 1969

G E R M A N O', Segretario:

LISI. ~ Al Ministro della pubblica istru~

zio ne. ~ Per conoscere i motivi per i quali,in sede di applicazione della legge 18 marzo1968, n. 444, istitutiva della scuola maternastatale, non abbia ritenuto di dare la pre.cedenza, nelle nomine, a quelle aspiranti al-!'incarico nelle dette scuole materne fornitedel titolo specifico di abilitazione all'insegna~mento per i giardini d'infanzia, istituiti conregio decreto 6 maggio 1923, n. 1054 (mae-stre giardiniere).

Al riguardo, !'interrogante fa rilevare chel'articolo 9 della menzionata legge n. 444,mentre prescrive, per le diplomate dallescuole e dagli istituti magistrali, il consegui~mento di una specifica abilitazione all'inse~gnamento nelle scuole materne statali, rico~nasce già valida l'abilitazione all'insegna~mento per i giardini d'infanzia.

Per sapere se non intenda, pertanto ~ co-

me ritiene legittimo e doveroso l'interrogan~te ~ modificare parzialmente l'articolo Ildell' ordinanza ministeriale 5 agosto 1968 (conla quale è stata stabilita, inspiegabilmente,la compilazione di un'unica graduatoria pro~vinciale) nel senso che, per le abilitate al~l'insegnamento nei giardini d'infanzia, vengacompilata una distinta graduatoria. (int. or.~ 510)

PELLICANO', TOMASSINI, PREZIOSI.~ Al Ministro dell'interno. ~ Per conosce-

re quali provvedimenti siano stati presi neiconfronti di quel gruppo di provocatori fa-scisti che, ndla serata di lunedì 17 febbraio1969, hanno insoenato un'ennesima vergogno-sa gazzarra davanti alla facoltà di magisteroa Roma, sotto gli occhi di numerosi poliziot~ti, tirando sassi contro i vetri deHa facoltà,facendo esplodere una bomba carta e cau~sando anche il ferimento di una :ragazza,(int. or. - 511).

BENAGLIA, BERMANI. ~ Ai Ministridell'industrza, del commercio e dell'artigia-nato, del tesoro e del lavoro e della previden-za sociale. ~ Per sapere se sono a conoscen~

za del grave turbamento che è in atto nel co-mune di Cerano (Novara) ed in queHi vici-niori fra gli ex dipendenti del cotonificio({ Valle Ticino », di cui è in corso la proce~dura fallimentare presso il T<ribunale di Mi-lano, a moti'vo deUe voci insistenti che cor-rono circa il prevedibile esito della procedu~ra stessa in punto al pagamento di quantodi compet<enza in via priv,Hegiata di essi exdipendenti per indennità di lioenziamento, dipreavviso e per ogni altro ti,tolo conseguentealla cessazione del rapporto di lavoro.

Tali voci e notizie indicherebbero comeimpossibile il pagamento dei predetti credi-ti a ragione del riconoscimento di un privile-gio, gravante sul maochinario, dell'Istituto

mO'biliare italiano che verrebbe in graduato-ria prima dei crediti degli ex dipendenti.

Gli interroganti intendono conoscere, ovefosse consistente una tale ipotesi così grave,che priverebbe oltre 400 ex dipendenti dellazona (£ra i quali molti anziani) di indennitàche costituiscono l'unica ,loro risorsa, qualiiniziative ritengano di dover sollecitare i Mi~nistri interrogati nei confronti dell'IMI stes-so affinchè, neHa giusta compnensione degliaspetti sociali preminenti di così onerosa e

pregiudizi1evole situazione, sia consentito congli opportuni interventi che esso IMI consi-

deri in ogni caso postergato il suo creditoper la pa,rte di privilegio sul macchinario, ai

crediti degli ex dipendenti.

Per conoscere, comunque, come intendanoi Ministri interrogati attuare misure di lorocompetenza al fine di evitare il grave dannoche incombe sulle popolazioni interessate ocon quali interventi poterlo riparare. Ontoor. ~ 512).

D'ANDREA, BERGAMASCO, BONALDI.~ Al Presidente del Consiglio dei ministri edal Ministro di grazia e giustizia. ~ Per co~

nascere quali gravi motivi si oppongano alripristino della normalità nell'Università diRoma dove lo stesso Procuratore generaledella Corte d'appello ha denunciato una per-manente situazione di illegalità. (int. or. -513).

V LegislaturaSenato della RepubbliL a ~ 4533 ~

18 FEBBRAIO 196979" SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO

RENDA. ~ Ai Mmistri dl grazia e giusti-

Zia e della marina mercantile. ~ Per cono.scere quale azione intendano svolgere pergarantire la tutela dei d;ritti sindacali deilavoratori portuali di Porto Empedocle edil rispetto degli accordi sindacali libera~mente pattuiti, e più in generale per assi-curare ai lavoratori l'esercizio delle liber-tà, compreso l'eserciz,io dello sciopero sin~dacale, nello spirito ed a norma della Co~stituzione repubblicana.

La società mineraria SAMS, che detieneil monopolio della estrazione e del com~mercia del salgemma in provincia di Agri~gento, ha presentato un esposto al Procu~ratore della Repubblica di Agrigento soste~nendo di avere firmato un accordo di mi~glioramento salariale con i dirigenti dellacompagnia pO'rtuale, i dirigenti del sinda-cato dei lavoratori portuali, i d,irigenti del-la CGIL e della CISL, nell'ufficio del co~mandante del compartimento marittimo diPorto Empedocle, :s.otto la minaccia di unosciopero che le avrebbe ar,recato notevoledanno economico, e il Procuratore della Re~pubblica, quasi che il ricorso allo scioperocostituisca una minaccia di male ingiustocapace di coartare la volontà di un dataredi lavoro, ha aperto istruttoria formalecontro quei dirigenti sindacali e contro lostesso comandante del compartimento ma~rittimo.

L'allarme e la preoccupazione dei lavo~

1'atori e della opinione pubblica sono gravie motivati, anche perchè, appena qualchemese fa, sempre su azione della stessa so~cietà SAMS, un gruppo di lavoratori camio~nisti di Racalmuto, addetti al trasporto delsale dalla miniera al porto di Porto Empe~docle, sono stati sottoposti a procedimentopenale per un altro sciopero. (int. or. - 514)

SALATI. ~ Al Ministro delle poste e delletelecomunicazioni. ~ Per conoscere i moti~vi per i quali il direttore provinciale delleposte in Reggia Emilia, sottoposto a provve-dimento di trasferimento presso la sede diMacerata, a seguito di numerose ispezioni ef-fettuate dagli organi ministeri ali negli anni

1967~68, resti tuttora a dirigere la suddettasede di Reggio Emilia.

Per conoscere, ancora, i motivi per i qualiil capo.ufficio superiore e direttore dell'uffi~cio principale delle poste~ferrovie in Reg~gio Emilia, nonostante le numerose ispezio~ni effettuate dal 1966 ad oggi da organi mi-nisteriali e provinciali, che lo giudicarononon idoneo, continui a ricoprire !'incarico.

Per conoscere, infine, se non ritenga neces-sario e urgente intervenire affinchè sia rista-hilita una situazione di normalità ed efficien-za nei servizi delle poste di Reggia Emilia enei rapporti fra direzione e dipendenti, sullacui precari età e tensione anche la stampa cit~tadinae i sindacati di categoria sono ripetu~tamente intervenuti. (int. or. - 515)

NALDINI, FILIPPA, DI PRISCO, MASCIA-

LE, TOMASSINI, ALBARELLO. ~ Ai Mini~

stri delle partecipaziom statali, del lavoro edella previdenza sociale e dell'industria, delcommercio e dell' artigianato. ~ Per conosce-

re, di fronte alle recenti compatte manifesta-

zioni di protesta dei gestori dei distributori

di carburanti,verificatesi in tutto il terllitorio

nazionale, quah iniziative essi intendanoprendere per ovviare all"estremo stato di pre-

cari età, sia economica che normativa, esi-

stente nella categoria, ed in particolare:

a) perchè v1enga giuridicamente ricono~

sciuto come subordinato il rapporto di ef-fettiva dipendenza Ì:ntercorrente tra aziendepetrolifere e gestori di distnbutori, impeden~do, in tal modo, che si continuino ad elude-re sistematicamente, nel settore, i diritti ditutela giuridica connessi a qualunque attivi-tà lavorativa, con la pretestuosa argomenta~zione dell'insussistenza di un rapporto su-bordinato;

b) perchè venga sancita una ragionevo-le riduzione dell' orario diurno degli impian~ti di distribuzione, attualmente aggirantesi,in media, intorno alle 15 ore giornaliere cir-ca, e perchè venga nel contempo ridotto al~l'indipensabile i,l numero dei «servizi not-turni »;

V LegislaturaSenato della Repubblica ~ 4534 ~

18.FEBBRAIO 196979a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

c) perchè il margine di utHe dei gestori,fermo al 1955, ed attualmente aggirantesi inmedia intorno alle 6 lire al litro, venga omo~geneamente portato, senza discriminazionealcuna, al 10 per cento del prezzo di venditadei carburanti, in considerazione del fattoche sui gestori gravano tutte le spese gene~rali ed ogni rischio commerciale inerente al~la conduzione degli impianti;

d) perchè, infine, attraverso !'interventodei pubbilici poteri, si giunga ad una moraliz~zazione dell'intero settore, campo di specula~zione di <pnivati senza sorupoli e caratteriz~zato dall'incontrollata proliferazione di nuo~vi impianti, conseguente alla politka concor~renziale delle grandi aZJiende petrolifere. (int.or. ~ 516)

Interrogazionicon richiesta di risposta scritta

CORRIAS Efisio. Al Mmistro della sa~nità. ~ Per conoscere se risponde al veroche il Consiglio supeDiore di samtà abbiarespinto definitivamente il progetto per lacostruzione del nuovo Ospedale dI Cagliariche si trascina da molti anni in un mspie~gabile alternarsi di esami e <palreri da partedi organi tecnici e burocratici.

In particolare ~ data l'urgenza di risol~

vere il problema per il quale anche l'Ammi~nistrazione regionale ha <provveduto a deglistanziamenti ~ 'si desidera conoscere qua~le azione il Ministro intenda svolgere p~raJocelerarne la soluzione, rimuovendo i nu~mero si ostacoli che hanno per tanto tempoinsabbiato l'iniziativa. (int. scr. ~ 1234)

MURMURA. ~ Al Ministro dell'mrerno. ~

Per conoscere se, considerati gli orientamen~ti prevalenti in tutti i settori della produ~zione ed al fine di determinare un concretosviluppo nella ricettività turistica, mtenda,nelle more dell'approvazione di nuove dispo~sizioni legislative, emanare una circolarecon cui i comuni dei comprensori di svilup~po turistico, determinati a norma della leg~ge n. 717 del 1965, dopo attento e responsa~

bile vaglio del Comitato dei ministri per ilMezzogiorno, siano equiparati a quelli sededi stazione di soggiorno e turismo ove il nu~mero degli esercizi di vendita e di consumodi bevande alcoliche e di superalcolici pre~scinde dal rapporto limite stabilito dall'arti~colo 95 del testo unico 18 giugno 1931, n. 773.(int. scr. ~ 1235)

MURMURA. ~ Al Minzstro del lavoro e deL~

la previdenza soclale. ~ Per conoscere se in~tenda invitare l'Istituto nazionale della pre~videnza sociale ad usare, nell'esame delledomande di pensione d'invalidità, e in pri~ma e in seconda istanza, sistemi meno defati~gatori ed approssimativi. Infatti, risulta al~l'interrogante che le stesse commissioni me~diche valutano la sussistenza delle condizio~ni d'invalidità in entrambi i gradi della do~manda di pensione, lasciando al direttore disede i più ampi ed incondizionati poteri.

Siftatta situazione, causa di gravissimi ri~lievi nelle categorie interessate, esige una sol~lecita e responsabile revisione, affinchè, al~meno in sede di appello, maggiore tutela siaofferta al lavoratore, anche attraverso unarappresentanza qualificata nell'organo giu~dicante. (int. scr. ~ 1236)

MINNOCCI. ~ Al Ministro dell'industna,del commercio e dell' artigianato. ~ Per co~nascere quali provvedimenti il suo Ministe~ro è in condizIOni di adottare per favorirela ripresa dell'attività della cartiera di Iso~letta, in comune di Aree, per la quale è statorecentemente dichiarato il fallimento.

Per conoscere, altresì, quali provvedimen~ti sono stati già presi o si intende prendereal fine di garantire che nessun deterioramen~to si verifichi negli impianti della cartieraa causa della interruzione della forni tura dienergia elettrica da parte dell'Ene!. (int.

scr. ~ 1237)

ROSA. ~ Al Mmistro per gli interventi

straordinari nel Mezzogiorno e nelle zonedepresse del Centro~Nord. ~ Per conoscere

V LegislaturaSenato della Repubblica ~ 4535 ~

18 FEBBRAIO 196979" SEDUTA (pomerzd.) ASSEMBLEA ~ REsacaNTa STENaGRAFICa

i provvedimenti predispasti a quelli che in-tende predisparre per la sallecita ed ade-guata saluziane della grave situazione di di-

sagiO' che si è venuta a determinare in larghistrati della papalaziane di Palese Nacchie,frazione del comune di Bari, a seguito del-l'avvia dei lavari necessari alla realizzazionedella nuava pista dell'aeroporto Bari-Palese.

In particolare !'interragante chiede di co-nascere, e camunque sollecita, tutti gli in-terventi passibili per la pronta ed idoneadeterminazione delle relative indennità diespropriaziane e per la salleèita carrespon-sione delle stesse in cansiderazione propriadel fatto che è su questa specifico aspettadella questione che più si basa la predettasituaziane di disagio.

L'interrogante, inoltre, chiede se sano sta-ti già predisposti tutti i provvedimenti ne-cessari per evitare che !'intera collettivitàdi Palese abbia a dover registrare altri gravidisagi nei callegamenti can gli altri centriurbani e nell'articalaziane della stessa vitaecanomica e sociale, per essere questa tanta

candizianata dalla stesso aeroporto e dagliimpianti militari. Debbono essere assicurate ,infatti, con ogni urgenza, le possibilità dicallegamento a tutta la zona interessata edalle diverse unità poderali del territorio in

questione. (int. scr. - 1238)

FILETTI. ~ Ai Mmistri dell'agricolturae delle foreste e dei trasporti e dell'avia-zione civile. ~ Premesso che la produzionecomplessiva annua di agrumi, in Sicilia,può ritenersi ascendere a circa 150.0'00 va-gOnI ferroviari da 100 quintali ciascuno;

ritenuto che tale notevole produzionecomporta, in cias.cun anno, l'occupazionedi lavaro per circa 500.000 famigJie sicilia-ne, l'impiego di oltre 37 milioni di giorna-te lavorative ed una entrata complessivadi circa 150 miliardi di lire;

ritenuto che, in conseguenza, i proble-mi dell'agrumicoltura in Sicilia hanno par-ticolare rilevanza sociale e ,richiedono unapolitica economica permanente di difesae di pramozione;

ritenuto che, al fine di eliminare l'at-tuale gravissima crisi agrumaria siciliana,si appalesa urgente ed improrogabile l'ado-zione di apportuni provvedimenti, sia al-l'interno che in sede comunitaria;

ritenuto che la crisi predetta è in buo-na parte addebitabile a carenza di idoneimezzi di trasporto e, particolarmente, alrilevante tempo (7-8 giorni) che i carri fer-roviari, in difformità alla normale tabelladi marcia, solitamente impiegano per tra-sferire gli agrumi dalla Sicilia alle città delNord- Italia ed alla frantiera;

ritenuto che la lenta marcia di trasfe-rimento dei vagori ferroviari contenentiagrumi, a prescindere da tutt'altre cause,

è nella quasi generalità dei casi imputabilealle lunghe soste che, per manovre seletti-ve spesso avvengonO' nelle staziani di VillaSan Giovanni e di Villa Literno, alla carenza

di un idoneo scorrimento veloce disimpe-gnato, alla necessità di riordinare ed aggior-

nare il grafico generale di trazione deUa reteferroviaria italiana ed alla mancanza del-

l'impIanto di un parca ferroviario in Sici-lia destinato al trasporto degli agrumi;

ritenuto che, ai fini di rendere più ce-leri i trasporti degli agrumi, appare, tra l'al-tro, opportuno dirottare i treni-derrateprovenienti dalla Sicilia sulla linea ReggioCalabria-Metaponto- F aggia~ Bologna,

l'interrogante desidera conoscere se,allo scopo di pO'rre r-imedio ai gravi proble-mi d'ordine econ()mico e sociale conseguen-ti alla notevole crisi dell'agrumicoltura inSicilia, non ritenganO' di adottare solleci-tamente ~ in aggiunta a tutt'altri interven-ti ~ i seguenti provvedimenti:

a) idonee prescriziani per sveltire leoperazioni di selezione dei carri ferroviarinelle stazioni di Villa San Giovanni e diVilla Literno;

b) istituzione di una «Freccia delSud-agrumi}) e di un «Treno del Sole-agrumi });

c) dirottamento di treni-derrate tra-sportanti agrumi sulla linea Reggio Cala-bria-Metapon to- Foggia-Bologna;

Senato della Repubblica ~ 4536 ~ V Legislatura

79" SEDUTA (pomerzd.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 18 FEBBRAIO 1969

d) riordinamento ed aggiornamentodel grafico generale di trazione della reteferroviaria italiana, al fine di assicurare loscor'rimento veloce disimpegnato dei carri~derrate;

e) impianto di un parco ferroviario,per la Sicilia agrumaria, nella stazione diAcireale, che attualmente per la spedizio~ne di carri~derrate è la più importante delCentro~Sud. (int. sor. ~ 1239)

TOMASSINI. ~ Ai Ministri dei lavori pub~blici, dell'industria, del commercio e dell'ar~tigianato e del lavoro e della previdenza so~ciale. ~ Per conosceI1e quali iniziativ,e urgen~ti intendano prendere al fine di portare a so~luzione i problemi che maggiormente grava~no sul comune di Roccagorga, in provinciadi Latina, quali la costruzione della rete idri~ca e fognante e del mattatoio pubblico ed i1reperimento di nuovi posti di lavoro soprat~tutto ndla zona del Medio Amaseno, in con~formità a quanto previsto dallo stesso CRPE,in base al quale lo sviluppo industriale deveessere organizzato tenendo conto del rappor~to ,esistente tra luogo di provenienza dei la~voratori e luogo di lavoro. (int. scr. ~ 1240)

GERMANO'. ~ Ai Mmistri del turismo edello spettacolo e dei trasporti e dell'avia~zio ne civile. ~ Per conoscere se ritenganodi dover promuovere il ripristino di agevo~lazioni tariffarie per viaggi in ferrovia a fa~vore di turisti, italiani e stranieri, i qualiintendono visitare la Sicilia o soggiornarviper periodi di vacanza e cura.

Dette agevolazioni, unanimemente richie~ste dalle categorie interessate al movimentoturistico dell'Isola (albergatori, agenzie diviaggio, esercenti pubblici esercizi e localidi pubblico spettacolo, gestori autoservizi,stabilimenti balneari e termo~minerali) edavallate ripetutamente dagli enti e dalle or~ganizzazioni che presiedono al traffico turi~stico in Sicilia, si appalesano adesso necessa~rie ed urgenti quale mezzo valido per tenta~re di superare la grave flessione registratanelle presenze turistiche in Sicilia, vieppiù

aggravata dagli eventi sismici dell'anno testèdecorso.

Il ripristino delle invocate agevolazioni ri-sulterebbe vantaggioso per l'intera economiaturistica italiana sotto il duplice aspetto diinvogliare un maggior numero di connaziona~li a visitare la Sicilia o trascorrervi le vacan~z,e, con conseguente notevole riduzione della

fuoruscita di valuta, e di aumentare il nume~ro degli stranieri destinati in Sicilia, con unsensibile vantaggio per la bilancia dei pa-gamenti.

Le faciHtazioni tariffarie dovrebbero averevalidità per tutto l'anno, quanto meno damarzo ad ottobre, ed essere articolate in per~oentuale secondo il periodo di permanenzain Sicilia ed estese a tutte le classi e per tut~ti i treni, compresi i rapidi. (int. sa. - 1241)

MAGNO, DI VITTORIO BERTI Baldina.~ Al Ministro per gli interventi straordinari

nel Mezzogiorno e nelle zone depresse delCentro~Nord. ~ Per sapere se è vero che siaalla progettazione che alla costruzione delnuovo porto mercantile di Manfredoniaprovvederà l'ENI.

Gli interroganti chiedono di sapere in chemodo, ove ciò sia vero, si intenda garantireche il porto in questione corrisponda agliinteressi generali dell'economia della pro~vinci a di Foggia più che alle particolari esi-genze aziendali delI'ENI, che sulla costa diManfredonia sta costruendo un proprio sta-bilimento petrolchimico. (int. scr. ~1242)

DI VITTORIO BERTI Baldina, MAGNO.~ Ai Ministrz del lavoro e della previdenza

sociale e delle partecipazionI statali. ~ Persapere se sono a conoscenza della situazio~ne di generaJe malcontento che si è determi~nata nel comune di Biccari (Foggia), dove icriteri di assunzione della manodopera perla oostruenda fabbrica di resine sintetiche(ENI) si basano su un perdurante ed inac-cettabile malcostume instaurato da alcuniesponenti locali della Democrazia cristiana,in aperta violazione delle vigenti disposizio~ni sul collocamento.

Senato della Repubblicr' ~ 4537 ~ V Legislatura

18 FEBBRAIO 196979a SEDUTA (pomerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO

Tale intoLlerabiJe situazione è tanto piùgrave in quanto si verifica dopo altri casi da.morosi relativi alle fabbriche a partecipazio.ne statale (<< Lanerossi » di Foggia e « Frigo.daunia »,« Aijno Moto »,« Insud» di Manfre.donia) dove il reclutamento delle molte cen.tinaia di lavoratori è stato dettato prevalen.temente dagli interessi clientelari ed eletto.ralistici dei suaccennati esponenti politici.

Per conoscere se ~ di fronte alle vive pro.teste dei lavoratori e dei cittadini di ogniparte politica, democristiani compresi ~ nonritengano neoessario intervenire urgentemen.te presso l'Ispettorato provinciale del lavo.ro, l'Ufficio provinciale del lavoro e il Pre.fetta di Foggia affinchè al più presto vengaa cessare una scandalosa ed illegale situazio.ne di discriminazione. (int. scr. - 1243)

TANUCCI NANNINI. ~ Al Presidente del

Consiglio dei ministri ed al Ministro del la.varo e della previdenza sociale. ~ Pier co.nascere se è vero che le molte domande in.viate ai competenti uffici dell'INPS per at.tenere il riscatto, con onere a carico degliinteressati, per i periodi di chiamata aLlearmi, eccetera, secondo l'articolo 6 della leg.ge 28 marzo 1968, siano tuttora giacentipresso detti uffici perchè non possono pro.cedere aLla regolare istruttoria delle doman-de in quanto essi sono sempre in attesa del.le istruzioni per l'applicazione deLle normecontenute neLla indicata legge.

Nel caso affermativo, perchè non si prov-vede in merito. (int. scr.. 1244)

Ordine del giornoper la seduta di mercoledì 19 febbraio 1969

P RES I D E N T E. Il Senato torneràa riunirsi in seduta pubblica domani, mer.coledì 19 febbraio, aLle ore 16,30, con il se.guente ordine del giorno:

I. Seguito deLla discussione dei disegni dilegge:

Bilancio di previsione dello Stato perl'anno finanziar,io 1969 (444) (Approvatodalla Camera dei deputati).

Rendioonto generale deLl'Amm~nistra.zione deLlo Stato per l'esevcizio finanzia-rio 1967 (445) (Approvato dalla Cameradei deputati).

II. Discussione dei disegni di legge:

1. Rendiconto generale dell'Ammini-strazione dello Stato per l'esercizio finan-ziario 1959.60 (121).

Rendiconto generale dell'Amministra-zione deLlo Stato per l'esercizio finanzia-rio 1960-61 (122).

Rendiconto generale dell' Amministra-zione dello Stato per l'esercizio finanzia.ria 1961-62 (123).

Rendiconto generale dell'Amministra.zione deLlo Stato per l'esercizio finanzia.rio 1962.63 (124).

Rendiconto generale dell'Amministra.zione deLlo Stato per l'esercizio finanzia.ria 1963.64 (125).

Rendiconto generale deLl'Amministra-zione deLlo Stato per il periodo 10 luglio.31 dicembre 1964 (126).

2. ZANNIER e BURTULO. ~ Proroga

del termine previsto daLla legge 16 dicem.bre 1961, n. 1525, relativa aLle agevolazio.ni tributarie a favore degli stabilimentiindustriali del territorio del comune diMonfalcone e del territorio deLla zonaportuale Aussa.Corno in provincia di Udi.ne (29).

La seduta è tolta (ore 20,30).

Dott. ALBERTO ALBERTI

Direttore generale dell'Villcio dei resoconti parlamentari


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