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sentenza 3 maggio 2005; Giud. Gianfrotta; imp. Gotto, Portas e altro

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sentenza 3 maggio 2005; Giud. Gianfrotta; imp. Gotto, Portas e altro Source: Il Foro Italiano, Vol. 128, No. 12 (DICEMBRE 2005), pp. 663/664-699/700 Published by: Societa Editrice Il Foro Italiano ARL Stable URL: http://www.jstor.org/stable/23201507 . Accessed: 24/06/2014 21:57 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Societa Editrice Il Foro Italiano ARL is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Il Foro Italiano. http://www.jstor.org This content downloaded from 185.2.32.14 on Tue, 24 Jun 2014 21:57:52 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions
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sentenza 3 maggio 2005; Giud. Gianfrotta; imp. Gotto, Portas e altroSource: Il Foro Italiano, Vol. 128, No. 12 (DICEMBRE 2005), pp. 663/664-699/700Published by: Societa Editrice Il Foro Italiano ARLStable URL: http://www.jstor.org/stable/23201507 .

Accessed: 24/06/2014 21:57

Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at .http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp

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PARTE SECONDA

valesse esclusivamente ai fini dell'addebito di frode telematica

e non anche in ordine all'indebita introduzione in un sistema

protetto da misure di sicurezza ex art. 615 ter c.p., si palesa

contraddittorio, posto che in realtà la condotta individuata ed

attribuita all'indagato ha comportato anche siffatta introduzio

ne.

Né può dubitarsi che i reati di accesso abusivo ad un sistema

informatico e la frode informatica possano concorrere: trattasi di

delitti diversi, il secondo dei quali postula necessariamente la

manipolazione del sistema, elemento costitutivo non necessario

per la consumazione del primo; d'altro canto l'accesso abusivo

può essere commesso solo con riferimento a sistemi protetti, re

quisito non postulato per la frode informatica (Cass. 4 ottobre

1999, Piersanti, Foro it., 2000, II, 133). Così pure il reato di accesso abusivo può concorrere con

quello di cui all'art. 12 d.l. 143/91 perché non ogni autorizza

zione viene necessariamente ottenuta in via telematica e non

ogni accesso abusivo si realizza tramite utilizzo di carta di cre

dito falsificata. Inoltre la condotta in ordine alla quale il tribunale ha ravvi

sato i gravi indizi ha al contempo realizzato un'intercettazione

fraudolenta — perché ottenuta con carta contraffatta — di co

municazioni, in particolare relative alla concessione dell'auto

rizzazione all'uso della carta di credito ai sensi dell'art. 617

quater. Sussiste del resto possibilità di concorso di tale reato con

quello di cui all'art. 12 e con la frode informatica: infatti non

ogni autorizzazione viene necessariamente ottenuta in via tele

matica e non ogni intercettazione telematica si realizza tramite

utilizzo di carta falsificata; del pari non ogni frode informatica

avviene mediante intercettazione di comunicazioni e del resto

non ogni intercettazione realizza una manipolazione con altera

zione del sistema né un ingiusto profitto ed altrui danno.

S'impone pertanto l'annullamento del provvedimento impu

gnato con rinvio al Tribunale di Catanzaro il quale dovrà rivede

re il proprio giudizio negativo sul quadro indiziario con riguar do ai reati in questione attenendosi ai principi sopra enunciati e

quindi verificare in relazione agli stessi la ricorrenza delle esi

genze cautelari.

Il Foro Italiano — 2005.

TRIBUNALE DI TORINO; sentenza 3 maggio 2005; Giud. Gianfrotta; imp. Gotto, Portas e altro.

TRIBUNALE DI TORINO;

Maltrattamenti in famiglia o verso minori o sottoposti —

Condotte umilianti del datore di lavoro nei confronti di

dipendenti — Reato (Cod. pen., art. 572).

Rispondono del reato di maltrattamenti punito dall'art. 572 c.p. i preposti del datore di lavoro che assumano condotte ostili,

umilianti e lesive della dignità personale dei dipendenti. (1)

1. - Svolgimento del processo. Il presente procedimento trae

origine dall'esposto datato 5 ottobre 2000 e indirizzato alla lo

cale procura della repubblica, all'Asl 8 di Nichelino, all'ispetto rato del lavoro di Torino ed alla Cgil di Torino da certo Um

berto Mosca, dipendente di AG Industrie s.r.l., impresa metal

meccanica avente sede in Nichelino.

Il lavoratore affermava testualmente:

«Nella ditta in cui lavoro, ... non si può più vivere. Soprat

tutto, da quando è arrivato il sig. Portas, direttore dei vari repar

ti, intimidazioni, ricatti, minacce e offese, sono all'ordine del

giorno». Con riferimento alle —

propria ed altrui — condizioni lavo

rative, l'esponente precisava:

«Personalmente, da mesi, devo fare lo spazzino, il manovale e

i lavori più umili, pur avendo anzianità dal 1972 e qualifica 'intermedio quinto livello' con inquadramento da impiegato dal

1979. C'è gente come: Gariglio, Camassa, Guidi e altri che sono

'scappati' disperati, e altri come: Balinzo, D'Amico, Contorno,

Virzi, Ognibene, Stilo, Rovelli, Panacciulli e altri che come me

sono ancora qui a subire le angherie, vendette e ritorsioni dal

sig. Portas, definito dall'ing. Stracchi 'a mia immagine e somi glianza' !».

Le ulteriori notizie contenute nell'esposto erano nel senso di

operai che, nonostante l'esperienza e la non giovane età, sareb

bero scoppiati a piangere (Ognibene), oppure che — al rientro

da un breve periodo di congedo per malattia — «per punizione»

sarebbero stati messi a fare le pulizie nei reparti per una setti

mana (Stilo e Bono), oppure ancora che, per avere rotto un pez zo durante il lavoro, sarebbero stati puniti con due giorni di so

spensione dal lavoro, per di più non continuativi (Balinzo), op

pure che sarebbero stati cercati a casa dal Portas mentre erano

seriamente ammalati, e in tal modo indotti a riprendere il lavoro

(Giangrande). Problematiche, stando all'esposto, sarebbero state anche le

relazioni sindacali. Il delegato Luigi Parigi, infatti, «... da quando si è 'tolto' viene lasciato in pace».

Principale artefice del clima determinatosi nella ditta sa

rebbe stato il Portas, solito «gridare, minacciare e soprattutto

umiliare», al punto da indurre i dipendenti a subire tutto ciò, per

«paura di vendette e ritorsioni», salvi i pochi che avrebbero

svolto «una montagna di ore» di lavoro, anche nei giorni prefe stivi e festivi, grazie al fatto di essere persone delle quali egli non poteva fare a meno, oppure che genericamente gli andavano

bene. L'esponente concludeva dichiarando di essere personal

( 1) I. - Il mobbing compare nelle aule penali. Il Tribunale di Torino specifica che l'art. 572 c.p. è in astratto appli

cabile ai rapporti tra datore di lavoro e lavoratore, richiedendo la sussi

stenza di un rapporto tra il soggetto attivo e quello passivo dipendente da cause diverse da quelle familiari.

In concreto, il giudice ravvisa il reato di maltrattamenti nell'ipotesi in cui i dipendenti siano destinatari di insulti, mortificazioni, rimproveri aggressivi, ritorsioni e vessazioni di vario genere da parte dei preposti del datore di lavoro.

In termini, v. Cass. 22 gennaio 2001, Erba, Foro it., Rep. 2001, voce

Maltrattamenti in famiglia, n. 3, citata in motivazione; 24 settembre

1996, Aprile, id., Rep. 1998, voce cit., 11; 25 settembre 1995, Aprile, id., Rep. 1997, voce cit., n. 6; v. pure, per una fattispecie in parte diver

sa, Trib. Milano 2 luglio 1991, id., Rep. 1992, voce cit., n. 4. II. - Sulla fisionomia del mobbing, v. Cass. 23 marzo 2005, n. 6326,

Trib. Bergamo 20 giugno 2005 e Trib. Marsala 5 novembre 2004, in

questo fascicolo, I, 3356, con nota di A.M. Perrino.

Sull'annullamento della circolare Inail che menzionava il mobbing, v. Tar Lazio, sez. Ili ter, 4 luglio 2005, n. 5454, in questo fascicolo, III, 704.

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GIURISPRUDENZA PENALE

mente stanco di tale situazione, di poter lavorare ancora per un

anno prima della pensione, ma di ritenere quel lasso di tempo «un'eternità» essendo «sull'orlo dell'esaurimento nervoso» ed

essendo costretto a «fare mutua per depressione e stress», di

avere incubi notturni, di essere dimagrito di quindici chili in un

anno e mezzo, di soffrire, di notte, di «blocchi allo stomaco»

che lo costringevano a star piegato per alcune ore. Chiedeva,

pertanto, alle autorità competenti di indagare.

All'esposto faceva seguito la formale richiesta di indagare, avanzata dalla struttura territoriale della Fiom-Cgil all'ispetto rato del lavoro di Torino ed alla Asl territorialmente competente

per il luogo in cui si sarebbero svolti i fatti. Per parte sua, la

predetta organizzazione sindacale si diceva al corrente del «cli

ma» aziendale, tale da aver impedito il formarsi di una rappre sentanza sindacale; confermava, sulla base di quanto a sua co

noscenza, che la retribuzione dello straordinario non era con

forme alle regole vigenti e che i lavoratori assenti per malattia

subivano pressioni volte a farli recare al lavoro.

Il p.m. delegava le indagini volte a verificare l'insieme delle

circostanze di cui alla notizia di reato contenuta nell'esposto

agli ufficiali di polizia giudiziaria che prestavano servizio pres so la Asl di Nichelino.

Quest'ultima riferiva con annotazione di polizia giudiziaria del 5 marzo 2001, contenente: verbale di sopralluogo presso la

ditta AG Industrie sita in via Goito 32, Nichelino; verbale di ac

quisizione, su richiesta, di documentazione; rilievi fotografici effettuati presso i locali della ditta; verbale di ispezione e prov vedimento di prescrizione; numerosi verbali di sommarie infor

mazioni testimoniali rese da altrettanti dipendenti della predetta ditta. In particolare, si evidenziava che il sopralluogo aveva

fatto emergere plurime violazioni di norme antinfortunistiche, il

cui accertamento aveva dato luogo all'emissione del citato

provvedimento di prescrizione; si acquisiva documentazione

concernente i rapporti della ditta con alcuni dipendenti affetti da

patologie a conoscenza della ditta medesima e, in un caso, de

stinatari di provvedimenti disciplinari; si interrogavano i dipen denti su quanto a loro conoscenza in merito alle circostanze se

gnalate, in termini generici e specifici, dal loro collega Umberto

Mosca.

Emergeva, tra i fatti segnalati dai dipendenti, che uno di loro, certo Emanuele Stilo, sarebbe stato costretto a sottoscrivere una

lettera di dimissioni priva di data, con la minaccia consistita

nella perdita del posto di lavoro se si fosse assentato per malat

tia o permesso. Il predetto «filone» di indagini veniva coltivato

dal p.m. disponendo una perquisizione domiciliare dell'indagato — in ordine al reato di estorsione — Franco Stracchi, la quale consentiva il sequestro, tra l'altro, della lettera di licenziamento

manoscritta a firma dello Stilo, che era oggetto di consulenza

grafica, volta a stabilire la provenienza dalla mano del predetto lavoratore della «scrittura di compilazione e ... della lettera di

licenziamento» citata.

Depositati gli atti ex art. 415 bis c.p.p., su richiesta della dife sa, il p.m. interrogava i tre indagati, ai quali veniva contestato il

reato di maltrattamenti. Del contenuto dei loro interrogatori, al

pari che di quello delle informazioni testimoniali sopra citate, si

dirà nel prosieguo. Successivamente, la difesa produceva docu

mentazione, allegata ad una memoria.

All'esito, il p.m. richiedeva l'archiviazione sia quanto al

reato di maltrattamenti, che quanto al reato di estorsione (in danno del solo Stilo).

Il g.i.p., fissata l'udienza camerale ex art. 409 c.p.p., acco

glieva la richiesta solo in relazione al reato di estorsione, mentre

ordinava al p.m. di formulare l'imputazione quanto al delitto di

maltrattamenti. Il p.m. provvedeva in conformità, chiedendo il

rinvio a giudizio degli odierni imputati in ordine al reato di cui all'epigrafe.

All'udienza preliminare, si costituivano parti civili i dipen denti Antonio Albadoro, Salvatore Rovelli, Ciro Camassa e

Bruno Ferrara. Le opposizioni alle costituzioni avanzate dalle

difese degli imputati venivano decise con l'ordinanza allegata al

verbale dell'udienza del 28 ottobre 2004.

Su richiesta degli imputati, si disponeva procedersi a giudizio abbreviato.

La richiesta del p.m., di acquisire i verbali di atti di indagine compiuti dopo che, nella precedente udienza, era stato disposto

Il Foro Italiano — 2005.

procedersi con il citato rito alternativo, oltre che di acquisire documenti concernenti la situazione del personale alle dipen denze della AG Industrie, veniva respinta con l'ordinanza alle

gata al verbale dell'udienza in data 2 dicembre 2004.

Peraltro, con la stessa ordinanza, si disponeva, ex art. 441, 5°

comma, c.p.p., l'integrazione del materiale probatorio, mediante

l'acquisizione della documentazione sopra specificata, oltre che

l'assunzione delle testimonianze delle parti civili Albadoro, Ro

velli e Camassa, oltre che di Carmelo Ognibene (dipendente della ditta citata), Luigi Strocchi (socio di uno degli imputati) e Michela Burdino (dipendente di ditta incaricata dalla AG Indu strie di conteggiare le retribuzioni dei dipendenti e, come tale, informata dei mutamenti intervenuti nel personale della AG In

dustrie). A tali incombenti si provvedeva nelle udienze del 10

dicembre 2004 e 14 gennaio 2005. Ulteriori richieste di integrazione probatoria avanzate dalle

parti venivano decise con l'ordinanza in data 21 febbraio 2005.

Si procedeva, pertanto, agli interrogatori degli imputati ed al

l'acquisizione di altra documentazione prodotta dalle loro dife

se.

La discussione si svolgeva alle udienze del 4 e 21 aprile 2005. All'udienza del 3 maggio 2005, dopo le repliche del p.m., della difesa della parte civile Ferrara e delle difese degli impu tati, una delle quali depositava anche note scritte, veniva emessa

la presente sentenza, con lettura del dispositivo. 2. - Alcune notizie e circostanze di rilievo preliminare. In

particolare: da AG International ad AG Industrie; i contenuti e

le difficili prospettive di un progetto imprenditoriale. E oppor tuno che la disamina delle risultanze processuali direttamente

attinenti all'imputazione contestata sia preceduta dalla ricostru

zione di alcune vicende aziendali, da ritenersi provate (quando non pacifiche), in quanto risultanti dalle indagini svolte, oltre

che dalle dichiarazioni di testimoni e/o imputati, e comunque

importanti perché concorrono a delineare il contesto entro il

quale vanno collocati i fatti per cui è processo. AG Industrie era all'epoca dei fatti ed è tuttora una s.r.l. Le

sue quote erano, in maggioranza, di proprietà della famiglia di

uno degli imputati, e cioè della famiglia Strocchi. Amministra

tore unico, oltre che socio di minoranza, era Ferruccio Gotto,

incaricato della «gestione tecnica». Gianfranco Portas era «di

rettore di produzione» e si occupava «della gestione del reparto

produttivo e ... anche degli acquisti». In particolare, le ragioni della nascita di AG Industrie sono

state con chiarezza illustrate dallo Strocchi, dichiaratosi socio

della stessa dal 1998, anno della sua costituzione:

«A.d.r.: La società venne acquistata dalla Breed una società

americana che intendeva dismettere un ramo dell'azienda.

A.d.r.: Il numero dei nostri dipendenti ad oggi è di circa cin

quanta persone. L'attività della società è la costruzione di stam

pi da utilizzare poi nell'industria automobilistica al novantano

ve per cento.

A.d.r.: La mia quota sociale si aggira intorno al diciassette

per cento ... la mia occupazione principale riguarda la gestione e direzione del gruppo Strocchi e precisamente il mio ufficio si trova a Rivoli in corso Francia n. 221/K presso la Cornee di cui

sono amministratore delegato e che rappresenta in qualche modo la società capo-gruppo di tutte le altre società anche se

non vi sono collegamenti diretti.

A.d.r.: L'acquisto della AG Industrie è stato dettato da un lato

dalla necessità della Breed nostra cliente di liberarsi di quel settore e per noi dall'opportunità di aumentare la capacità della

nostra produzione. Nel contratto di acquisizione della società

dalla Breed quest'ultima si impegnava a garantirci lavoro per un

fatturato di trentadue miliardi di lire in tre anni legato alla qua lità del prodotto e fu anche per questo che la proposta destò il

nostro interesse ... Preciso che la Breed ci prospettò in alterna

tiva alla vendita a noi la chiusura dell'azienda».

Più analitiche e circostanziate le dichiarazioni rese, sul punto,

dall'imputato nel corso del giudizio abbreviato:

«Voglio fare una premessa ... un riferimento pregresso, dato

che ho letto da qualche parte che qualcuno ha insinuato una cosa

di questo genere, mio padre cinquant'anni fa era stato socio di

Aghemo che era il fondatore della AG Industrie e poi di altre

attività. AG significa ... sono le due lettere iniziali di Aghemo. Mio padre ha avuto questa società insieme ad Aghemo nel

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PARTE SECONDA

'49, '50/51, più o meno in quell'epoca lì, poi si sono lasciati di comune accordo, io ho mantenuto con Aghemo un bel rapporto ed è andato avanti negli anni lui per la sua strada e noi per la

nostra.

Ho fatto questa premessa perché qualcuno ha detto che c'era

no degli strani intrallazzi e una certa volontà da parte nostra di

comprare quest'azienda per poi distruggerla per motivi perso

nali, per vendetta o che so io.

Allora, questa qui è una premessa che serve per inquadrare il

mio iniziale interessamento alla AG.

L'AG apparteneva alla Breed, la Breed era un'impresa che

costruiva come business core...

G.i.p.: Se non erro allora si chiamava AG International.

Stracchi: Si chiamava AG International.

Allora, l'AG International mi è stata offerta dalla direzione

dell'allora Gallino che poi è diventata Breed perché qui c'è una

successione di passaggi.

G.i.p.: Sì, certo, certo.

Stracchi: Quest'azienda è stata offerta a noi intorno alla pri mavera del 1998, mi pare, o '97 ... '97.

Fatto sta che la richiesta che ci hanno fatto è stata esagerata e

noi abbiamo rinunciato a partecipare a questa operazione.

Successivamente, loro hanno interpellato tutti i fabbricanti di

stampi della città, da questi hanno ricevuto da tutti un diniego, cioè nessuno ha voluto partecipare a fare quest'affare con loro.

Sono ritornati da noi facendo delle offerte tutte diverse da

quelle che erano state le richieste iniziali, cioè ci hanno offerto

l'azienda ad un prezzo da pagare ratealmente, ci hanno offerto

l'azienda con un carico di lavoro di trentadue miliardi per i

prossimi tre anni.

A questo punto, noi siamo stati molto interessati ad acquisire

quest'azienda perché aveva un duplice vantaggio: il primo era

quello di poter fare degli stampi, forse di dimensioni maggiori di quelle che erano le nostre precedenti capacità e di acquisire dal mercato più ordini e la possibilità di sviluppare dei progetti interni, cosa che invece prima eravamo limitati a fare uno o al

massimo due progetti di ... parlo di progetti intesi come lo svi

luppo di una vettura intera.

Allora, questo dava a noi la possibilità di offrire al mercato

un servizio diverso. Sapevamo che quest'azienda per dieci anni

non aveva più avuto una guida, cioè in pratica era stata abban

donata a sé stessa, tant'è vero che la maggior parte degli stampi che venivano fabbricati in quest'azienda, nell'AG International

non funzionavano quando venivano messi in produzione e veni

vano dati al nostro gruppo per la messa a punto, per rimetterli in

ordine, per fare in modo che funzionassero, questo con la vec

chia proprietà.

G.i.p.: Sì. Stracchi: Allora, a un certo punto, la vecchia proprietà, non

avendo la possibilità né di gestire quest'azienda, perché richie deva delle nuove capacità, delle nuove capacità imprenditoriali e soprattutto richiedeva delle nuove tecnologie, loro non aveva

no la possibilità di farlo e l'hanno messa sul mercato.

Siamo arrivati poi noi, dopo le vicissitudini di cui ho parlato, e abbiamo deciso di acquisire quest'azienda, sapendo in parten za che: primo, quest'azienda aveva delle maestranze valide,

perché Aghemo, dieci anni prima, quindici anni prima, era ri

uscito ad impiantare per la prima volta in tutta Italia, su quell'a zienda aveva impiantato il controllo numerico, quindi la base

dei personaggi, la base di cultura delle persone che lavoravano

in quell'azienda esisteva, esisteva molto a monte.

Quindi abbiamo pensato: è vero, oggi sono lasciati allo sban

do, oggi non si sono evoluti tecnologicamente, però la base

delle persone deve esistere, quindi secondo noi, e questa è stata

la nostra ... l'incentivo che abbiamo avuto, era stato quello di

dire: cerchiamo di portarli anche loro al livello di quelli che at

tualmente noi abbiamo e sicuramente riusciremo a fare un qual cosa di utile per noi e per loro.

Questo è stato un po' lo spirito con cui abbiamo affrontato

quest'avventura». Identiche le notizie fornite dal Gotto circa la nascita di AG

Industrie. Fin da allora (1998) egli ne fu l'amministratore unico, con competenze specifiche nella «parte tecnica», vale a dire

nell'occuparsi della «realizzazione complessiva dell'ordine» ri

cevuto dai vari clienti.

Il Foro Italiano — 2005.

Gianfranco Portas fu dipendente di AG Industrie «dal feb

braio 1999 al 15 ottobre 2002», con inquadramento, dapprima, da impiegato, poi da dirigente, ma sempre svolgendo «funzioni

di capo officina» e perciò avendo il compito di «seguire l'an

damento del lavoro dal punto di vista tecnico nell'ambito del

l'officina». Le circostanze di cui sopra ed altre strettamente connesse, at

tinenti la nascita di AG Industrie e i suoi successivi rapporti con

la Breed, risultano anche documentalmente provate. E invero,

alla memoria depositata nella fase delle indagini preliminari dai

difensori avv. Andrea e Michele Galasso, sono allegati i se

guenti documenti:

a) copia della scrittura privata in data 30 aprile 1998, inter

corsa tra Gallino Plasturgia s.r.l. e AG International s.r.l., da una

parte, e AG Industrie s.r.l., dall'altra. In essa si dà atto che:

nella stessa data, AG Industrie ha acquistato «l'azienda sita in

Nichelino, via Goito n. 32, dalla AG International»; AG Inter

national e Gallino Plasturgia s.r.l. fanno parte del gruppo Breed,

in quanto «entrambe controllate dalla Breed European Holding

Ltd, con sede in Inghilterra»; «Gallino ha interesse ad assicurare

la continuità del rapporto di forniture con AG Industrie quale cessionaria dell'azienda con cui Gallino intratteneva intensi

rapporti commerciali»; la medesima Gallino, informata della

cessione di cui sopra, il cui prezzo era stato «definito nella mi

sura concordata anche sul presupposto dell'impegno che Galli

no intende assumere con il presente contratto», intendendo col

laborare con AG Industrie «per la fornitura di stampi e per la as

sistenza tecnica alla realizzazione delle modifiche e delle ma

nutenzioni degli stessi», si impegnava «irrevocabilmente ... a

garantire ad AG Industrie o ad altre società del gruppo Stracchi, ... quantitativi minimi di ordini», sia di stampi che di servizi di manutenzione, alle condizioni e nelle misure specificate nella

scrittura privata medesima;

b) copia di documento di verifica effettuata, su carta intestata

alla Breed Italian Interiors s.r.l., dalle parti interessate, con

giuntamente, in data 20 aprile 1999, presenti, tra gli altri, gli

imputati Stracchi e Gotto, dal quale risulta la descrizione anali

tica delle «anomalie rilevate nelle ultime fasi di prova stampi

paraurti 188», in epoca compresa tra il 10 marzo ed il 14 aprile

1999; c) copia di lettera raccomandata inviata dal direttore generale

di Breed Italian Interiors s.r.l., in data 27 aprile 1999 alla AG Industrie. In essa si fa riferimento alle «numerose riunioni in

formali», e in particolare all'incontro del 20 aprile 1999 e si af

ferma che la società scrivente (in realtà la lettera apparente mente venne spedita per posta, ma la copia in atti risulta tra

smessa dal fax della direzione Gallino, il cui numero è ben leg

gibile) «non può ritenersi completamente soddisfatta ... in spe cial modo per gli aspetti qualitativi sui prodotti di ... fornitura»

di AG Industrie. L'elenco delle anomalie riscontrate viene tra

smesso in allegato, segnalando che esso sta «pregiudicando il

corretto avviamento delle produzioni su Fiat 188». Infine, si

preannuncia la sospensione del pagamento del «saldo degli im

porti ... dovuti a benestare totale», e si sollecita la controparte a

compiere «un salto tecnico e culturale, tale da considerare uno

stampo finito e vendibile solo quando risponde al progetto ed al

capitolato»;

d) copia di missiva in data 29 luglio 1999 con la quale Breed

Automotive, preso atto dei «ripetuti e onerosi esempi di qualità non idonea, riscontrati su stampi» affidati alla realizzazione di

AG Industrie, comunica a quest'ultima la propria intenzione di

affidare ad altro fornitore ritenuto più affidabile «l'industrializ

zàzione del progetto» denominato «Iveco 2000».

Dunque, una prima serie di circostanze può ritenersi dimo

strata.

AG Industrie nasce intorno ad un ben preciso progetto im

prenditoriale, strettamente collegato, a monte e a valle, ad al

trettanto precise esigenze della Gallino/Breed. Quest'ultima, in

origine sua «dante causa» in quanto cedente ad AG Industrie un

ramo di azienda (AG International) per sé stessa non più remu

nerativo, si poneva, fin dall'inizio della operatività di AG Indu

strie, quale sua principale, se non esclusiva, cliente, garanten dole un numero minimo di ordini.

Vi erano obiettivi imprenditoriali convergenti, anche se di

stinti, per i due contraenti. Quelli di AG Industrie sono stati il

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GIURISPRUDENZA PENALE

lustrati con nettezza di profili dallo Stracchi, nella parte del

l'interrogatorio sopra riportato ed in altra di cui si dirà; quelli della Gallino/Breed sono riportati nella scrittura privata indicata

sub a). L'esecuzione del contratto con il quale venivano stabiliti i re

ciproci diritti ed obblighi tra le parti, vide il formalizzarsi, a di stanza di circa un anno dalla stipula, di contestazioni, avanzate

da Gallino/Breed ad AG Industrie in merito alla qualità dei pro dotti da quest'ultima consegnati alla prima. E tuttavia, dalla do

cumentazione prodotta ed acquisita non emerge univocamente

che le contestazioni di cui sopra abbiano portato ad una risolu

zione anticipata del contratto stipulato in data 30 aprile 1998, come invece si sarebbe indotti a ritenere sulla base delle dichia

razioni dell'imputato Stracchi. Anche nelle indagini preliminari, le dichiarazioni dello Stracchi erano state conformi al contenuto

del carteggio sopra menzionato: «... la Breed ... dopo sei mesi

rifiutò di adempiere al contratto riscontrando la scarsa qualità del nostro prodotto». E certo, comunque, che i rapporti tra le

parti si svilupparono in modo negativo, come dimostrato dal

fatto che altri progetti di collaborazione industriale (quelli sopra indicati sub d) non ebbero il seguito al quale parrebbe che, in un

primo momento, le parti, concordemente, avevano pensato. Altre due questioni che sono state oggetto di approfondi

mento sia nel corso delle indagini preliminari, sia nel corso del

giudizio abbreviato, sono state quelle — risultate tra loro colle

gate — concernenti le «condizioni» in cui versava, dal punto di

vista della produttività e del «clima» aziendale, l'AG Interna

tional, nel momento in cui venne rilevata dalla neonata AG In

dustrie, e le ragioni dell'assunzione del Portas. Al riguardo — e

prima di «dare la parola» ai protagonisti (in particolare, al qua dro dirigente dell'impresa ed alle maestranze), può fin d'ora

dirsi che le voci raccolte sono risultate in sintonia unicamente

per ciò che concerne i cambiamenti apportati nel modo di lavo

rare, non su altri aspetti di ben maggiore rilievo, ai fini che qui interessano, e dei quali si dirà nel prosieguo.

L'assunto degli imputati, cardine della loro difesa durante

tutto il processo e sviluppato nel corso della discussione, è stato

nel senso che la necessità di rispettare gli impegni derivanti

dalla «commessa Breed» comportava come conseguenza inelu

dibile che nei metodi di lavoro propri delle maestranze venisse

ro introdotte profonde modifiche, tali da far crescere — e di

molto — la qualità del prodotto, nel senso di un forte incre

mento della precisione nella costruzione degli stampi. Inoltre, ad avviso degli imputati, si sarebbe reso necessario ridurre — e

di molto — i tempi delle lavorazioni, allo scopo di rispettare gli

impegni contrattuali assunti, così abbandonando quel clima las

sista che caratterizzava la vita aziendale nel periodo precedente

l'acquisto da parte del gruppo Stracchi. Anche in vista della

realizzazione di tali specifiche esigenze, di carattere — generi

camente — imprenditoriale quando non anche direttamente pro

duttivo, la proprietà si orientò per l'assunzione del Portas.

Queste le dichiarazioni rese, sul punto, dallo Stracchi nel

l'interrogatorio reso nel corso del giudizio abbreviato, confor

mi, peraltro, a quelle rese nel corso delle indagini preliminari:

«Sostanzialmente, quando io sono entrato in quell'azienda, noi siamo entrati fisicamente a maggio, anzi, prima abbiamo ...

fisicamente siamo entrati a maggio perché a maggio del '98 mi

pare abbiamo fatto l'acquisto effettivo, in quel ... nel primo intervallo di tempo c'era Gariglio che faceva il capo officina e

c'era il Roggia che era il gerente generale e c'era un altro per

sonaggio, che si chiamava Manni, che era l'amministratore ...

definiamolo amministratore del ... adesso non mi ricordo se era

amministratore delegato o qualcosa del genere. Fatto sta ed è che il primo periodo è stato gestito da questi

personaggi che facevano parte della vecchia guardia, cori un

mio intervento che è durato, diciamo, quei nove mesi, otto-nove

mesi fino a quando Gariglio voleva andare via, Roggia doveva

andar via, allora abbiamo deciso che era necessario prendere

qualcuno che lo sostituisse, questo l'abbiamo deciso insieme,

Gotto, i miei familiari, ecc. G.i.p.: Sì. Stracchi: Fatto sta che in questo intervallo di tempo io chia

ramente partecipavo alla vita dell'azienda con chi?

Con Gariglio, con Roggia e anche con Manni che nel frat

tempo però era andato in pensione, ma continuava a darmi un

assessoria [sic!].

Il Foro Italiano — 2005.

In questo intervallo è chiaro che si sono evidenziate tutte le

magagne che esistevano dalla gestione ...

G.i.p.: Precedente.

Stracchi: ... precedente, ma più che gestione, proprio dalla

mancata organizzazione, insieme a Gotto, Gotto è molto prepa rato da un punto di vista tecnologico e tecnico, abbiamo mon

tato questa nuova tecnologia di cui ha parlato, con molta dovi

zia, il Portas, e credo che sia stato molto più esauriente lui, per ché lui era molto più addentro ai problemi di quanto possa es

serlo io, io ho sempre fatto un po' un lavoro di coordinamento,

proprio dal punto di vista operativo posso avere qualche infor

mazione, ma molto vaga. E chiaro che quando facevo questo lavoro, cioè quando quelle

due o tre volte alla settimana quelle due o tre ore al giorno in

cui fisicamente giravo per l'officina, in quell'intervallo di tem

po che è durato poi sette-otto mesi fino a quando non è arrivato

Portas, se vedevo delle cose che non funzionavano le dicevo, ma le dicevo non solo all'operatore, ma al Gariglio, al Roggia che erano quelli che gestivano l'azienda. Questo è un po' per

inquadrare la mia figura. Cioè la mia figura era quella di andare in fabbrica, mi con

sultavo con loro, sentivo quali erano le problematiche tecniche

di consegne, di attendimento al cliente, perché queste erano poi le mie funzioni, io avevo bisogno di mantenere un rapporto con

il cliente. A un certo punto, si sperava che questi interventi fatti dal

Gotto, fatti dalla nuova tecnologia, dall'istruzione che si è fatto

al personale attraverso Gotto e attraverso delle ditte specializ zate che hanno montato questi strumenti, si sperava che gra dualmente il personale crescesse. È cresciuto, è cresciuto, alcuni

meglio, altri un po' meno bene, alcuni hanno avuto più diffi

coltà, però bene o male la certezza nostra era che con la base

che avevano, avevano la possibilità di crescere e di migliorare, di diventare delle persone, cioè degli operatori che servivano

realmente all'impresa e si evolvevano tecnologicamente. Ho letto che era nostra intenzione — da supposizioni di altri

— che noi intendevamo o distruggere l'azienda o mandare via il

personale.

Allora, sarebbe stata la cosa più stupida che potevamo fare,

perché per formare una persona di livello ci vanno dieci anni e

quelle persone esistevano già. Quindi da parte nostra la volontà

di mandar via la gente non poteva esistere, perché avremo do

vuto prendere degli apprendisti e dedicare dieci anni del nostro

tempo per farli crescere, quindi non ... sarebbe stata una cosa

molto sciocca fare questo, tant'è vero che abbiamo cercato in

tutti i modi, di riciclare le persone che esistevano nell'interno, v. il Mosca, che faceva il magazziniere, si è cercato invece di

annullare la sua funzione, che nella fattispecie è stata annullata,

invece di annullare la funzione abbiamo cercato di riciclarlo,

istruendolo perché facesse il fresatore, per poterlo recuperare, anche perché era una persona già dì una certa età che però era

vissuto, aveva respirato l'atmosfera dell'impresa per tanti anni.

Quindi era molto più facile, forse, istruire una persona come

lui, che non prendere un ragazzino da avviare.

A un certo punto, la qualità che era quella alla quale noi, al

meno io in particolare ci tenevo perché era il mezzo attraverso il

quale io riuscivo a far mantenere un rapporto con il cliente, te

niamo presente che il cliente mi aveva dato trentadue miliardi di

garanzia di lavoro, il cliente era dall'altra parte della strada, nel

senso che era a cinquanta metri da noi, noi costituivamo per il

cliente una ricchezza e una forza se lavoravamo bene, ma per noi il cliente era dall'altra parte della strada e non dovevo an

darlo a cercare né in Cina né in altri paesi. Quindi era una forza

reciproca, perché il dialogo poteva esistere, la possibilità di ...

e il contratto era stato fatto in modo tale da dare a noi una prio

rità, cioè nel senso che, a parità di condizioni, noi avevamo la

garanzia di prendere tutti i lavori che potevano essere acquisiti dal cliente.

G.i.p.: Ho capito. Stracchi: Quindi il cliente non aveva nessun interesse di

mandarci a fondo o di cacciarci.

L'ha fatto perché? Perché a un certo punto abbiamo cominciato a dare degli

stampi che erano delle cose impossibili da accettare da parte del

cliente, ma non solo del cliente, ma dello stesso cliente del

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PARTE SECONDA

cliente che poteva essere Fiat o altri fabbricanti di automobili, i

quali ricevevano dei prodotti dal nostro cliente, dei prodotti che

non erano accettabili, nel senso che glieli riprovavano, non

glieli pagavano perché non corrispondevano alle loro necessità.

Tant'è vero che poi, a un certo punto, è venuta poi fuori pri ma delle lagnanze verbali e telefonate continue che infelice

mente ricevevo io, perché ero quello che rappresentavo il grup

po, e contestualmente si vedeva che non avevamo nessuna pos sibilità di ...

G.i.p.: Va bene».

«G.i.p.: Fin qui abbiamo fatto un discorso ... stiamo facendo

un discorso soltanto di esigenze, diciamo, specificamente pro duttive. Non so se sia corretto dire così.

C'era anche un problema di tipo diverso, del quale magari avevate già saputo prima di acquistare AG International e che

poi avevate verificato nei primi mesi, prima dell'arrivo di Por

tas?

Mi riferisco a un problema — sintetizzo con un'espressione

— di un certo rilassamento nei tempi e nei modi di lavoro,

quindi un clima un po' lassista, diciamo pure, rispetto alle esi

genze produttive più specifiche. Stracchi: Allora, questo non ...

G.i.p.: Che lei avesse saputo prima, che voi aveste saputo

prima e che poi aveste avuto modo di verificare.

Stracchi: Questa situazione di lassismo, lei ha usato la parola

giusta, non siamo noi che lo diciamo, ma è la storia degli ultimi

dieci anni della AG perché quando c'era Aghemo si lavorava

con un certo ritmo, con una certa tecnologia e anche forse con

molto entusiasmo perché Aghemo era il proprietario diretto del

l'impresa e gestiva l'azienda in forma operativa, cioè cercava di

fare del suo meglio. Faceva l'imprenditore, ma come imprendi tore, quindi cercava il meglio per la sua impresa cercando di

ottenere, col buon senso, dalle maestranze il massimo che pote va.

Da dieci anni ... Da quando Aghemo si è ritirato, l'azienda è

passata in diverse mani, in mani non più di imprese, di impren ditori, ma in mano a società, alcune addirittura straniere, quindi il personale si è trovato disorientato.

Questo non lo dico io, ma lo dice quello che erano le voci

comuni che correvano in tutta la città nel nostro ambiente su

quello che accadeva in AG.

E chiaro che il personale non avendo più una guida, non

avendo più qualcuno che intendeva fare degli investimenti per ché anche loro si rendevano conto, secondo me, e qui esprimo un mio personale parere, si rendevano conto che l'azienda per deva di importanza, perdeva di tecnologia perché la tecnologia cresceva e gli altri investimenti non ne facevano proprio. Per

ché?

Perché il loro core business era tutto diverso, cioè erano

orientati a fare delle cose che non avevano niente a che fare con

gli stampi, tant'è vero che poi alla fine hanno deciso di liberarsi

da questo. Allora, gradualmente l'andamento anche umano, è compren

sibile che le persone quando non hanno più nessuno che ti dice:

'Fai questo, fai quell'altro, fai quell'altro', fanno quello che

possono o che han voglia di fare.

Quando siamo entrati noi, abbiamo dovuto necessariamente

riprendere in mano la situazione, perché se era fallimentare la

gestione di prima, gli stessi venditori speravano che noi rimet

tessimo tecnologicamente in pista quest'impresa perché a loro

serviva la nostra presenza e, lo ripeto un'altra volta, perché era

vamo dall'altra parte della strada e perché gli scambi erano

estremamente facili, erano ...

Cioè sarebbe stata una follia da parte di entrambi litigare tra

di noi, perché era un modo per operare insieme con reciproca soddisfazione».

E di analogo tenore le dichiarazioni del Portas nel corso del

processo, in merito alle stesse circostanze:

«G.i.p.: Senta, le fu detto da qualcuno di AG Industrie: 'C'è

quest'esigenza di riqualificazione delle maestranze'?

Portas: Sì.

G.i.p.: Va bene come espressione riepilogativa? Mi dica lei se

ho inteso bene.

Portas: Sì, sì, direi di sì. L'aggiornamento ...

G.i.p.: L'aggiornamento, sì.

Il Foro Italiano — 2005.

Portas:... l'aggiornamento della tipologia di lavoro, ecco.

G.i.p.: Benissimo. 'C'è questa esigenza, in particolare i pro blemi sono questi, regolati in questo modo piuttosto che in un

altro modo'. Indipendentemente poi vediamo in che modo, se

c'erano ...

Cioè le furono date indicazioni specifiche per ottenere questo risultato di aggiornamento dei metodi di lavoro e quindi riquali ficazione delle maestranze? Se va bene questa espressione.

Portas: Io credo che forse peccherò di modestia in questo

momento, ma io credo che gli Strocchi abbiano scelto sulla

piazza del mercato una persona che fosse indipendente e capace di gestire da solo il lavoro. Quindi le linee guida di come fare il lavoro ...

G.i.p.: Sì, però mi scusi se la interrompo sig. Portas. Questa è

una sua opinione. Portas: Certo.

G.i.p.: Sarà sicuramente aderente alla realtà, non lo metto in

dubbio, io però le ho fatto una domanda su un fatto preciso se

lei è in grado di rispondere. Portas: Non ho capito, mi scusi, non ho capito cosa ...

G.i.p.: No no, gliela ripeto, non c'è nessun problema. Io le ho

chiesto se l'ing. Strocchi o il Gotto o altri le abbiano dato delle

indicazioni operative, concrete, specifiche: 'Regolati in questo modo piuttosto che nell'altro'.

Non so: 'C'è molto assenteismo e questo comporta ...' stia

mo parlando di un altro problema, lo so bene, .. questo com

porta delle difficoltà operative per l'azienda e quindi questo tipo di problemi, questo tipo di risultati negativi' oppure 'C'è que st'altro problema ...' 'Si perde molto tempo ...' 'Si lavora po co' 'Si lavora male' 'Regolati in questo modo per ottenere que sto risultato'.

Portas: No.

G.i.p.: Le furono fatti discorsi di questo tipo? Portas: No, no. Preciso una cosa a questo proposito proprio

per la tipologia del nostro lavoro.

Allora, il nostro lavoro, contrariamente a tutte le lavorazioni

meccaniche generiche, è un lavoro dove non si può calcolare il

tempo di esecuzione di una determinata operazione. O quanto meno, la metto in altri termini.

Non si può dire che quel lavoro debba necessariamente durare

un'ora perché magari la durezza dell'acciaio nel lavorarlo, per ché magari ... le problematiche, perché magari la fresatura è

stata meno precisa di altre condizioni, quindi l'aggiustatore mette più tempo nel pulirla, nel lucidarla, nel metterla a posto. Si può soltanto verosimilmente fare una preventivazione generi ca, come dire, per fare questo lavoro possono occorrere dalle tre

alle otto ore, ma non si può fare questo. Detto questo, per cercare di rispondere alla sua domanda, se

l'ho capita bene, il fatto che uno dei dipendenti si assentasse era

abbastanza normale, quindi vuol dire: 'Lo stampo va consegnato entro il 30 del mese di giugno e tu da oggi, che è febbraio, a

giugno, hai tutto il tempo per fare l'efficienza necessaria perché tu possa in qualche maniera consegnarlo'.

In più, una delle cose che magari possono avermi detto o con

sigliato o aiutato, anche se lo facevo, è di chiedere alle mae

stranze se avevano voglia, tempo di dedicarsi a fare qualche ora

di straordinario in più per poter supplire alle eventuali assenze o

carenze che sono avvenute.

Questo è quello che mi sembra di ...

G.i.p.: Quindi, diciamo, sul tipo di rapporto da instaurare con

gli operai, con i dipendenti, tutti, ecc., mi pare di capire che non

le fu data nessuna indicazione precisa. Mi corregga se ho capito male.

Portas: No, non ho ricevuto nessuna ...

G.i.p.: Va bene. Quindi lei comincia a lavorare con A.G. In

dustrie e che situazione trova?

Quest'indicazione che le era stata data dall'ing. Strocchi e

cioè: 'C'è questa necessità, c'è questo bisogno', è un'indicazio

ne che lei riscontra come effettiva, cioè rispondente alla realtà?

Che situazione trova?

Ci sono dei problemi? E se sì quali? Di più o di meno di quelli che le erano stati detti?

Portas: Ne ho trovati molti di più di quelli che mi erano stati

detti.

G.i.p.: Vediamo.

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Page 7: sentenza 3 maggio 2005; Giud. Gianfrotta; imp. Gotto, Portas e altro

GIURISPRUDENZA PENALE

Portas: Ricordo una frase che mi fu detta dal Gotto quando mi

assunse, disse: 'Attenzione che avrai da lavorare tanto perché

questa officina che ti sto proponendo non te la darò su un piatto

d'argento. Ci sarà molto da fare e molto da lavorare'.

G.i.p.: Hm. Portas: Questo è quanto. Quando sono entrato in AG la sen

sazione ... essendo un uomo che ha frequentato le officine

meccaniche di precisione per tanti anni, un uomo della mia ca

ratura sicuramente, soltanto entrando dentro a un'officina, si

rende conto dal rumore delle macchine, dal movimento delle

persone, dalle posizioni che hanno mentre lavorano, qual è il

grado di professionalità all'interno.

Questo perché è un lavoro molto particolare e, se non si rie

sce a capire questo, è difficile poter fare molte osservazioni su

questo tipo di lavoro perché tutti generalizzano. Tutti pensano che sia una meccanica generica, invece in ognuna delle opera zioni del nostro lavoro c'è di mezzo la dedizione e la professio nalità di ognuno degli individui e solo da questo determina la

buona riuscita di un lavoro.

Quindi quando sono entrato dentro, in AG ho trovato, se pos so usare una frase forte, un'azienda allo sbando.

C'era molta improvvisazione nelle cose, ognuno sembrava

che non prendesse direttive da nessuno. Mancava, ecco, la pa rola che mi piace dire perché è quella più tecnica, più mirata,

più diretta: il metodo di lavoro. Mancava un metodo di lavoro in

quell'azienda. Per metodo di lavoro vuol dire avere una sequen za di operazioni da fare una successiva all'altra e non contra

riamente o non prima una o dopo l'altra, per far sì che l'opera zione successiva a quella precedente non possa danneggiare.

Questo è molto importante perché uno stampo, contraria

mente a quello che erano gli stampi di sessant'anni fa, dei mezzi

gusci di noci dove si andava a iniettare il materiale o a colare

qualcosa, oggi gli stampi sono delle macchine vere e proprie. A

bordo di uno stampo esistono proprio dei macchinari, dei mo

vimenti, delle meccaniche che consentono di poter avere più

precisione nel pezzo stesso.

In pratica, la AG costruiva comunque questi stampi. Quando 10 ricordo la AG perché essendo un responsabile di aziende loro

concorrenti, la AG faceva comunque questi stampi. Li faceva magari non perfettamente perché sulla piazza di To

rino si sentiva che ... le critiche, così, come avvengono fra tutti

i clienti e poi qualcuno esagera perfino per dare contro al pro

prio concorrente. Però, voglio dire, sulla piazza si sentiva che in

AG il lavoro non veniva fatto bene. Questo lo si sapeva anche

all'esterno.

Quindi quando io sono arrivato ho trovato quest'azienda e

questi operai, queste maestranze che peraltro molti avevano

molta buona volontà, per carità, però il sistema non gli consen

tiva di ottenere i risultati necessari perché si potesse vendere il

proprio prodotto in un certo modo.

Questo lo aggiungo del mio e ritengo che la Breed l'abbia

venduta perché non era più forse in grado di gestire l'interno di

quest'azienda. Forse anche in virtù del fatto che il lavoro era

progredito e forse al loro interno non c'era la persona cardine

che potesse in qualche maniera gestirla, ecco. Questo è il mio

modo di pensare».

Dunque, il progetto imprenditoriale di AG Industrie includeva

l'introduzione di profonde modifiche tecnico-organizzative nel

processo produttivo che era stato di AG International. Tali mo

difiche, volte a garantire alla società, attraverso il puntuale ri

spetto delle obbligazioni contrattuali assunte, la remunerazione

dei cospicui investimenti finanziari effettuati (cfr. interrogatorio Strocchi: «... apro una parentesi, noi abbiamo speso, all'epoca, tre miliardi che li abbiamo dati a quei signori della Breed fisi camente, pagati a rate, ma comunque glieli abbiamo pagati, più abbiamo messo due miliardi di nostro per far girare l'azienda.

Quindi abbiamo investito cinque miliardi»), erano, inevitabil mente, destinate ad avere un impatto diretto e profondo sul

modo di lavorare delle maestranze, transitate alle dipendenze della società subentrata al loro precedente datore di lavoro.

Queste ultime sarebbero state richieste — ciò che effettivamente

accadde — di assicurare un prodotto industriale nettamente di

verso per quantità (maggiore) e qualità (migliore) rispetto al

passato, per far sì che le aspettative della proprietà trovassero ri

sposte positive. Garante della realizzazione di quest'ultima

11 Foro Italiano — 2005.

parte —

peraltro, di rilievo centrale — del progetto era il Portas, che godeva della fiducia della proprietà e, segnatamente del

l'ing. Stracchi, direttamente occupatosi della sua assunzione.

Egli, infatti, chiamato da quest'ultimo a «dare gambe» al citato

progetto, avrebbe dovuto curarne da vicino l'effettiva realizza

zione, in esecuzione dell'incarico di direttore di stabilimento, che lo obbligava ad una presenza giornaliera e costante in offi

cina: ciò che nessuno della proprietà, a partire dall'ing. Strac

chi, poteva assicurare e che, per contro, appariva indispensabile in vista del conseguimento di determinati obiettivi imprendito riali.

Il Portas, peraltro, non venne inserito in AG Industrie fin

dalla costituzione della società (aprile '98), ma solo a partire da

data successiva (febbraio '99), e cioè due mesi prima che si ma

nifestasse il contenzioso tra AG Industrie e la sua committente

Breed.

Queste le circostanze emerse in merito all'assunzione del

Portas:

«G.i.p.: ... allora, Portas lo conoscevate già, qualcuno vi ha

indicato che poteva essere la persona giusta per voi? Intanto,

giusta per fare che cosa?

Stracchi: Allora, io implemento il discorso che ha fatto Por

tas, mezzora fa.

Quando avete chiesto al Portas com'è che è arrivato da noi, io

dico che cosa è accaduto.

Noi avevamo un rappresentante di ... un venditore di utensi

leria che serviva tutta la città, a questo venditore di utensileria

abbiamo detto: 'Senti, ci serve una persona da mettere qui, tu

conosci l'azienda, sei un fornitore di quest'azienda da sempre, cercami un personaggio che possa sostituire quelli che adesso se

ne vanno via'.

Questo signore mi ha portato, adesso per quel che ricordo io,

magari ci saranno stati degli altri canali di cui ... però questo a

un certo punto mi ha portato il Portas. Il Portas si è presentato,

presentato bene ...

G.i.p.: Gli avete descritto a questo vostro conoscente, questo vostro venditore, una sorta di identikit della persona di cui ave

vate bisogno? Cioè voi cercate un capo officina, sono tutti uguali i capo of

ficina? Stracchi: Allora, non era necessario dare delle spiegazioni...

G.i.p.: Ah, benissimo. Stracchi: ... a questo signore e le spiego perché. Perché questo signore bazzicava fisicamente nella fabbrica...

G.i.p.: Ecco. Stracchi: ... da anni, già precedentemente.

G.i.p.: Quindi condivideva l'analisi che facevate voi sui pro blemi dell'azienda.

Stracchi: Quindi non aveva bisogno di avere delle ...

G.i.p.: È questo che vuole dire?

Stracchi: Perfetto, non aveva bisogno di indirizzi, lui sapeva esattamente quello di cui avevamo bisogno. Perché si trattava di

prendere qualcuno che dirigesse l'azienda.

G.i.p.: Perfetto. Strocchi: E chiaro che non potevo farlo io in prima persona

G.i.p.: No no, ma questo è assodato.

Strocchi: ... perché non avevo fisicamente il tempo di farlo.

G.i.p.: Sì. Strocchi: Quindi la mia, definiamola, in quel momento è stata

una fortuna che ho trovato il Portas da mettere lì al posto di

quegli altri che se ne sono andati.

G.i.p.: L'ha contattato lei direttamente o Gotto?

Strocchi: No no, non ricordo se è stato ...

G.i.p.: Non ricorda. Strocchi: ... probabilmente è stato proprio accompagnato da

questo signore quando è venuto.

G.i.p.: Sì, va bene.

Strocchi: Ce l'ha presentato come una persona capace, come

una persona che aveva le caratteristiche. Poi sentendolo parlare mi ha dato la sensazione che fosse proprio la persona giusta per

G.i.p.: Va bene.

Strocchi: ... per poter gestire l'azienda con la nuova tecnolo

gia. Gestirla voleva semplicemente dire portare avanti un di

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PARTE SECONDA

scorso di miglioramento per fare in modo che queste persone, tutte, tutte, non qualcuna, ma tutte, crescessero in forma da

mantenere il mercato.

G.i.p.: Che lei sappia, queste tecnologie nuove, quindi questo modo diverso, sia pure in parte, di lavorare, il Portas l'aveva già

sperimentato in sue precedenti esperienze? Stracchi : Io ho avuto la sensazione di sì, nel chiacchierare

con lui, io non ho fatto delle indagini su quello che lui aveva

fatto prima, cioè la presentazione di una persona comune, mi era

sufficiente per poter dire: 'Mi sembra ..

Poi, conversando con lui, si è presentato in un modo tale che

ho capito che lui era la persona che poteva tecnologicamente servire a gestire l'impresa».

Evidente, allora, risulta la specifica finalità dell'assunzione

del Portas. Si trattò di atto che era specificamente volto a con

solidare e completare il disegno della proprietà, per la cui rea

lizzazione si rendeva necessaria anche la cooperazione di una

persona nuova dell'ambiente, e che, condividendo gli obiettivi

della società, ed essendo a diretto e continuo contatto con le la

vorazioni da svolgersi, fosse in grado di modificare radical

mente tempi e modi della loro esecuzione. Ciò, anche indipen dentemente da sue precedenti e specifiche esperienze profesio nali, che potessero accreditarlo come particolarmente idoneo a

realizzare gli obiettivi della proprietà e dei quali si è detto:

aspetto, quest'ultimo, che non risulta provato e che non pare af

fatto, stando alle dichiarazioni degli interessati, aver avuto rilie

vo decisivo sulla scelta della persona. Fu sufficiente, invece, l'indicazione di un fornitore ed il diretto contatto con l'interes

sato a convincere la proprietà di aver trovato «l'uomo giusto». Su quanto fin qui considerato, con particolare riguardo alle

modifiche introdotte nell'organizzazione del lavoro, è opportu no, peraltro, dar conto della versione dei dipendenti di AG Indu

strie. Per esigenze di sintesi, si riporteranno parti delle dichiara

zioni di alcuni soltanto di questi ultimi. Guidi Maurizio ha dichiarato: «A.d.r.: Quando alla ditta AG International è subentrata la

ditta AG Industrie, sono state apportate numerose modifiche nei

cicli di lavoro. Quando operavo presso la ditta AG International

ogni operaio era addetto ad una sola macchina utensile. I pro

grammi software per lo svolgimento delle lavorazioni con le

macchine venivano preparati da personale specifico. Successivamente il Portas ci costringeva ad operare su più

macchine contemporaneamente e ci costringeva ad elaborare i

programmi software per far funzionare la macchina. Per questo motivo tutti gli operai all'inizio commettevano dei piccoli erro

ri».

Mosca Umberto ha dichiarato:

«A.d.r.: All'arrivo del sig. Portas, sono state apportate delle

sostanziali modifiche riguardo la gestione del personale addetto

alle macchine e controllo numerico. Ad esempio, prima dell'ar

rivo del sig. Portas, io lavoravo insieme ad un mio collega (sig. Camassa), su una fresatrice ... Il sig. Portas ... ha rivoluzio

nato ... tutto ... il sig. Camassa si è licenziato. Il sig. Portas

dopo alcuni mesi mi ha spostato da una fresatrice per lo sgras

saggio di stampi in acciaio ad un'altra per le operazioni di fini

tura. Preciso che io solo da qualche tempo operavo sulle fresa

trici e quindi questo spostamento mi ha messo in grave diffi

coltà: infatti per operare su una fresatrice per le operazioni di fi

nitura occorre una buona preparazione che io ancora non ave

vamo acquisito. Io ho fatto presente questa situazione/aspetto al

sig. Portas che non mi ha fornito alcuna motivazione plausibile. Sulla fresatrice per le operazioni di finitura (macchina su cui

operavo da solo) ho commesso, vista la mia poca esperienza,

degli errori».

«Per un breve periodo di tempo sono stato addetto ad una

fresatrice per l'esecuzione di lavori di precisione ... Insieme a

me, sulla medesima macchina, operava su turni diversi, il sig. Facciorusso Domenico ... Il sig. Facciorusso non mi ha mai

rimproverato anzi a volte ero io ad accorgermi dei suoi errori. Il

sig. Facciorusso aveva più esperienza di me. Dubito di essere

stato affiancato al Facciorusso per migliorare le mie capacità la

vorative, visto che il sig. Portas, quando operavamo in due sulla

fresatrice, mi mandava sempre in magazzino».

Giangrande Giovanni ha dichiarato:

«A.d.r.: All'inizio il sig. Stracchi mi voleva mandare a lavo

II Foro Italiano — 2005.

rare alle frese a controllo numerico. Io mi sono rifiutato poiché non era la mia mansione e non avevo mai lavorato con queste macchine. Mi pare che lo Stracchi abbia risposto che lui era il

padrone e che gli interessava che le macchine a controllo doves

sero funzionare. Poi non ha detto più niente ed io ho continuato

il lavoro dalla mia postazione». D'Amico Salvino ha dichiarato:

«A.d.r.: per girare gli stampi, noi utilizzavamo una macchina

denominata 'ribaltina stampi'. Siccome secondo il sig. Portas

noi perdevamo, utilizzando la ribaltina, troppo tempo, oggi ci

costringe a girare gli stampi in modo pericoloso». Rovelli Salvatore, infine, ha dichiarato: x

«A.d.r.: Sono stato dipendente della AG Industrie, prima AG

International, dal 1987 e sono impiegato tecnico di V livello su

per, ho il diploma di perito meccanico. Fino a quando la ditta

era AG International il mio lavoro consisteva nel coordinamento

delle commesse: dovevo seguire le varie lavorazioni alle mac

chine compresa la distribuzione del lavoro agli operai. Tale

ruolo era svolto da me e da altre tre persone (Brattoli Michele, attualmente responsabile alle frese, Gariglio Carlo, che ha ras

segnato le dimissioni poco dopo l'ingresso della AG Industrie,

Gasparri Giuseppe, ora in pensione) mentre ora è svolto dal solo

Portas che ultimamente ha scelto due fresatori che lo supportano come responsabili di turno. Nel reparto aggiustaggio il Portas è

ora coadiuvato da un ex dipendente della Cast (azienda del

gruppo Stracchi). A.d.r.: Il lavoro che veniva svolto dall'ufficio tecnico della

AG International è ora svolto dall'ufficio tecnico della Cast

(almeno credo); per questa ragione l'ufficio tecnico è stato

smantellato.

— a seguito dell'ingresso dell'AG Industrie e dello smantel

lamento dell'ufficio tecnico, io ed i colleghi Brattoli e Gariglio siamo stati chiamati a svolgere la funzione di responsabili di re

parto. Preciso che io ero responsabile del reparto aggiustaggio mentre il Brattoli era ed è responsabile del reparto di fresatura

ed il Gariglio era il supervisore. Le prime difficoltà operative sono sorte in quanto si era in

una fase di transizione e di cambiamento dell'organizzazione del lavoro che imponeva a tutti di adeguarsi a sistemi e metodi

di lavoro assolutamente nuovi».

Nella deposizione resa nel corso del giudizio abbreviato, il

Rovelli è tornato sull'argomento in termini ancora più analitici

e chiarificatori: «Sono stato assunto ... nell'87 ... Inizialmente ero aggiu

statore, poi sono passato impiegato e le mansioni erano di ordi

natore delle commesse. Ricevevo i disegni fatti dagli impiegati dell'ufficio tecnico (Muscato, Di Noia, Roggia, progettisti) e

seguivo le lavorazioni, cioè l'attività svolta dagli operai sulle

macchine. Fino all'arrivo del gruppo Stracchi c'era nello stabi

limento un capo officina e io stesso avevo sopra di me un re

sponsabile che era Gariglio. Con l'arrivo del gruppo Stracchi fu

deciso che non aveva senso mantenere una posizione come la

mia, ciò era collegato anche al fatto che era cambiato il sistema

di lavorazione. In precedenza si riceveva il progetto complessi vo e il particolare veniva gestito in officina. Da allora in avanti

l'operaio doveva essere in grado di capire da solo il lavoro che

doveva fare: leggere il complessivo e sviluppare il lavoro sui

particolari. In concreto, io insieme a Gariglio e Brattoli dovevo

seguire il montaggio degli stampi, cioè la parte finale della lavo

razione: questo, dopo l'arrivo del gruppo Stracchi, prima segui vo tutta la lavorazione ... Io sapevo bene che c'erano operai che avevano bisogno di essere seguiti più di altri ... Per Strac

chi eravamo lenti nel lavoro ...

A.d.r.: Con l'arrivo degli Stracchi vi furono nuove commes

se. Nessuno si rifiutava di lavorare di più o meglio, ma quello che si faceva non bastava mai. Non c'era dialogo su come svol

gere il lavoro, noi eravamo abituati al vecchio sistema che pre vedeva un controllo successivo alla lavorazione effettuata ...

Sapevamo che l'azienda aveva ricevuto una commessa partico lare dalla Breed, commessa che richiedeva lavorazioni più accu

rate. L'azienda ci comunicò che il committente chiedeva mag

giori attenzioni nelle lavorazióni ... effettivamente con la ge stione Stracchi a noi fu richiesta nelle lavorazioni migliore qua lità e minor tempo. Io stesso ebbi modo di leggere una lettera

relativa a queste esigenze collegate alla nuova commessa».

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Page 9: sentenza 3 maggio 2005; Giud. Gianfrotta; imp. Gotto, Portas e altro

GIURISPRUDENZA PENALE

Dunque, i lavoratori di AG International, divenuti dipendenti di AG Industrie, dovettero misurarsi con le profonde modifiche

apportate all'organizzazione del loro lavoro delle quali si è

detto, e che percepirono —- sì — come tali ma, non essendovi

preparati, «vissero» come un evento che li travolgeva, senza che

essi stessi avessero avuto tempo e modo di assimilarlo, accet

tarlo e «farlo proprio», con conseguenze proficue per sé stessi e

per l'azienda.

Quest'ultima considerazione rimanda alla questione dell'atti

vazione o mancata attivazione di adeguati interventi formativi e,

più in generale, al tema dei mezzi e dei modi con i quali l'a zienda —

per il tramite degli odierni imputati, ciascuno con il

suo specifico ruolo e la sua specifica porzione di responsabilità, così come descritta in imputazione

— cercò di realizzare i pro

pri obiettivi. 3. - / modi e i mezzi con i quali fu realizzato il progetto di AG

Industrie. La versione dei testimoni e le spiegazioni date dagli

imputati a propria discolpa. Informazioni testimoniali rese du

rante le indagini preliminari e deposizioni rese nel corso del

giudizio abbreviato convergono nel dimostrare che l'apprendi mento da parte dei dipendenti di AG Industrie delle nuove mo

dalità di lavorazione, essenziali per la realizzazione del progetto

imprenditoriale sopra descritto, fu affidato, in modo pressoché esclusivo, ad interventi fatti, nel corso delle lavorazioni stesse,

dallo Stracchi e dal Portas.

Fu, invece, assolutamente insufficiente (per l'irrisorietà delle

risorse ad esso destinate e, comunque, per l'assoluta inadegua

tezza) l'investimento in una formazione, che — per intensità,

qualità e diffusione — consentisse ai lavoratori di acquisire la nuova professionalità necessaria ai fini del conseguimento degli obiettivi industriali e finanziari di AG Industrie, evitando loro di dover pagare quei prezzi in termini di umiliazione e lesione

della propria dignità di lavoratori e di persone, che indagini e

processo hanno, invece, portato alla luce.

Nel dar conto di quanto emerso sul piano dei comportamenti tenuti dagli imputati nei confronti dei lavoratori di AG Indu

strie, si seguirà, nei limiti del possibile, un criterio «tematico».

Le diverse dichiarazioni, riportate analiticamente nei casi appar si maggiormente significativi, saranno, perciò, raggruppate in

base al tipo di «problematica» di riferimento, individuata —

quest'ultima — sulla base delle condotte oggetto di contesta

zione.

Si legge nel capo di imputazione che i comportamenti penal mente rilevanti posti in essere dagli imputati in danno dei loro

dipendenti si sarebbero svolti, tra l'altro, «insultando, denigran

do, offendendo, rimproverando in continuazione, umiliando e

minacciando i dipendenti in caso di errori nell'esecuzione del

lavoro, di mancata accondiscendenza agli ordini, alle imposi zioni e alle angherie ovvero in caso di assenza dal lavoro per malattia».

Questa parte della contestazione risulta ampiamente provata, numerosissimi essendo i contributi dati alle indagini dai dipen denti dell'azienda. Al riguardo

— e prima di darne conto nel

dettaglio — non sarà inutile sottolineare che il vaglio di attendi

bilità di tali dichiarazioni non può che portare ad un giudizio

positivo. In primo luogo, la molteplicità delle fonti è elemento

che, di per sé, depone a favore della raggiunta prova dei fatti. In

secondo luogo, tale conclusione è giustificata da «regole di giu

dizio», fondate sull'esperienza, che fanno escludere che possa esservi stata, tra le diverse «fonti orali», concertazione volta a

far risultare come verificatosi ciò che non era accaduto, oppure anche solo enfatizzazione di fatti e circostanze di significato ben

minore di quello apparente, al punto da doversene escludere il

rilievo penale. La lettura dei relativi verbali, invero, fa emergere che i dipendenti di AG che hanno reso dichiarazioni hanno

sempre distinto nettamente ciò di cui sono stati diretti testimoni,

da ciò di cui si sono dichiarati a conoscenza per averne appreso da loro colleghi di lavoro. Né è mancato chi, prima di riferire

fatti ed episodi accaduti in danno di altri lavoratori, ha corretta

mente escluso di essere stato personalmente vittima di analoghi

episodi. Infine, ciascuno ha riferito i fatti secondo la propria ca

pacità di serbarne memoria, con la conseguenza che le diverse

allegazioni non sono risultate sempre sovrapponibili, pur evi

denziando — comunque

— divergenze su aspetti solo secondari

e di rilievo probatorio marginale. Tutto ciò, pertanto, induce a

Il Foro Italiano — 2005.

qualificare le dichiarazioni delle quali si dirà come pienamente genuine e tali da fondare l'affermazione secondo la quale i fatti

narrati debbono ritenersi pienamente provati.

Queste le dichiarazioni di Mosca Umberto:

«A.d.r.: I miei primi 'problemi lavorativi' li ho avuti con il sig. Stracchi, perché in più circostanze mi ha detto che ero una

persona inutile e che era meglio se me ne andavo ... Infatti,

quando l'AG Industrie è subentrata all'AG International, io so

no stato trasferito dal magazzino al reparto produttivo: qui svol

gevo le mansioni di jolly occupandomi della preparazione di

materiali di commessa. II sig. Stracchi reputava questa mansio

ne inutile perché non giustificava il mio stipendio ... All'arrivo del sig. Portas, sono state apportate delle sostanziali modifiche

riguardo la gestione del personale addetto alle macchine a con

trollo numerico ... io lavoravo insieme ad un mio collega (sig.

Camassa), su una fresatrice a controllo numerico ... Portas ...

ha invece rivoluzionato tutto ... Camassa si è licenziato ...

Portas dopo alcuni mesi mi ha spostato da una fresatrice per lo

sgrassaggio degli stampi in acciaio ad un'altra per le operazioni di finitura. Preciso che io solo da qualche tempo operavo sulle

fresatrici e quindi questo spostamento mi ha messo in grave dif

ficoltà ... Io ho fatto presente questa situazione ... al sig. Por

tas che non mi ha fornito alcuna motivazione plausibile. Sulla

fresatrice per le operazioni di finitura (macchina su cui operavo da solo) ho commesso, vista la mia poca esperienza, degli erro

ri. Il sig. Portas in queste circostanze non perdeva occasione per umiliarmi. In particolare ... rivolgendosi al capo turno e agli altri operai, ... diceva gridando: 'è possibile lavorare con gente

incompetente? ... come è possibile produrre stampi di qualità se lavoriamo in questo modo?

A.d.r.: Intorno al mese di maggio-giugno '99, a seguito del

l'ennesima discussione con il sig. Portas e viste le mie condi

zioni di salute (stato di agitazione) ho chiesto al sig. Portas di

allontanarmi dal lavoro. ... Il sig. Portas ha acconsentito dicen

domi che se volevo potevo anche non tornare più. Lo stesso

giorno il sig. Portas mi ha mandato il controllo a casa. Preciso

che io non ero in mutua ma solo in permesso ... Il giorno se

guente sono tornato al lavoro e ad un certo punto, mentre ero

intento nel mio lavoro, il sig. Stracchi si è avvicinato e mi ha

detto: 'lei ieri, mancando dal lavpro, mi ha derubato di cento

mila lire'. Mentre mi parlava estraeva il portafoglio dalla tasca e

si sfilava centomila lire. Questa scena si è ripetuta per quattro

cinque volte di seguito. Il sig. Stracchi mi invitava con insisten

za a chiedere scusa e mi ha detto di vergognarmi perché lo fis

savo in volto. Io ho spiegato i motivi ... ma il sig. Stracchi, vi

ste le dichiarazioni di Portas che negava tutto, non mi ha dato

retta anzi mi ha detto che ... il Portas aveva il suo appoggio in

condizionato ... In alcune circostanze, mentre ad esempio mi

recavo in bagno, mi è capitato di parlare brevemente con qual che mio collega di lavoro. Il sig. Portas in queste occasioni mi

rimproverava dicendomi che ero nell'occhio del ciclone e che

dovevo stare attento perché la ditta poteva prendere provvedi menti nei miei confronti ... Il sig. Stracchi, mentre il sig. Gian

grande prendeva un caffè alla macchinetta, gli si è avvicinato e

ha buttato in terra duemila lire dicendogli di prendersi il caffè

fuori orario di lavoro».

Ferrara Bruno, «impiegato amministrativo», addetto alla «ge stione contabile e finanziaria della società», ha dichiarato:

«... quasi tutti i dipendenti hanno avuto questioni/problemi con il sig. Stracchi Franco ...

A.d.r.: Al momento dell'acquisizione della ditta AG Interna

tional, ho avuto una serie di discussioni con il sig. Stracchi

Franco relativamente alla mia età e alle mie capacità professio nali. Sono stato più volte insultato e denigrato. Successivamente

ho vissuto un periodo tranquillo dovuto alla stima che avevo ac

quisito, viste le mie capacità professionali, con la direzione

aziendale ... All'arrivo del sig. Portas vi è stato un breve perio do di collaborazione che è andato via via scemando perché

prendevo le difese degli operai. Una volta il sig. Portas, parlan do del sig. Balinzo (ex dipendente), mi ha testualmente riferito:

'io a quello gli taglio la gola e gli succhio il sangue' ... Non ho mai ricevuto ingiurie dirette dal sig. Portas, mentre dal sig. Stracchi sì. Tuttavia il Portas mi ha sempre denigrato agli occhi

degli operai e della mia collega sig. Grande Carolina».

Conferme sono venute da Grande Carolina, «impiegata ad

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PARTE SECONDA

detta alla gestione del personale, centralino, ricevimento, spedi zione, ecc.»:

«A.d.r.: Non ho mai avuto alcuna discussione con il sig. Stracchi Franco. Con il sig. Portas ho avuto invece parecchi

problemi causati dai suoi atteggiamenti dittatoriali. Il Portas è

solito inveire contro di me per qualsiasi questione e non mi dà la

facoltà di controbattere. Se mi azzardo a muovere delle semplici

osservazioni, utilizzando comunque sempre toni educati e re

missivi, il Portas si allontana senza ascoltarmi. Spesso il Portas

inveisce contro di me dicendo che sono un'incapace e sono po co collaborativa. Il Portas fa il terrorista con tutti anche con i

fornitori (...) e con i clienti. Tutti gli errori che commette du

rante il suo lavoro li ribalta sui dipendenti dicendo che siamo

degli incompetenti. Il Portas aveva l'abitudine di contattare per sonalmente dei ragazzi per farli lavorare in prova presso la ditta.

Questi ragazzi a suo dire dovevano essere 'di facile comando'

... erano privi di regolare contratto di assunzione e lo studio del

commercialista ed io non venivamo informati. Il Portas non mi

ha mai insultato direttamente. Più di una volta il Portas è venuto

da me dicendomi che il Ferrara è una checca, un ignorante, un

incompetente ed è deficiente. Il Portas mi diceva che tutti gli

operai sono degli incompetenti e grazie a lui hanno imparato a

lavorare. Di tutti i dipendenti che non lo assecondano, dice che

lui gli taglia la gola e gli succhia il sangue e gli spara in mezzo

agli occhi ... Il Portas non parla più con il sig. Ferrara e quindi ho dei problemi organizzativi nel mio lavoro ... Il Portas non

mi ha mai insultato direttamente, comunque mi rimprovera e mi

dice sempre di essere più veloce ... mi minaccia dicendo di sta

re attenta e di scegliere bene dove stare. So che il Portas quando alcuni lavoratori si mettono in mutua va a prenderli a casa ...

non risponde ai miei saluti e impedisce ai lavoratori di recarsi in

segreteria e mi ha imposto di cacciare via i dipendenti altrimenti

lui prende dei provvedimenti contro di me».

Significativo il fatto che alcuni dipendenti hanno dichiarato di non essere stati personalmente destinatari di insulti e denigra zioni, essendone, peraltro, al corrente per esserne stati testimo

ni, allorché essi avvenivano in danno di loro colleghi. Tale è il

caso di Erario Rocco, il quale, mentre ha escluso di essere mai

stato insultato dal Portas, con il quale aveva avuto solo discus

sioni «non particolarmente animate», ha precisato: «A.d.r.: Il sig. Portas è solito riprendere, urlando, gli operai

che commettono degli errori nel corso della normale attività la

vorativa ... il sig. Portas ha adottato con alcuni operai un com

portamento tale da indurli al licenziamento. Infatti alcuni operai si sono licenziati ed altri — es. sig. Mosca Umberto, sig. Ro

velli, sig. Virzi — vengono continuamente 'controllati' ed

'umiliati' al cospetto dei colleghi dal sig. Portas ... Ho sentito

in alcune circostanze il sig. Portas insultare alcuni operai che a

suo dire non lavorano correttamente: il Portas è solito affermare

che tali operai non capiscono nulla, che lavorano poco, che ru

bano il pane, che sono dei coglioni. Il sig. Portas è solito urlare così che tutti gli operai possano sentire e nel corso delle discus

sioni è solito schernire e ridicolizzare il lavoro eseguito corret

tamente dall'operaio. Circa due anni fa ho subito un infortunio

alla mano sinistra con una prognosi di sette giorni. Il Portas mi

ha contattato telefonicamente chiedendomi di rientrare al lavoro

previa chiusura del mio infortunio».

Non diversamente, Brattoli Michele ha dichiarato:

«A.d.r.: ... attualmente rivesto la qualifica di responsabile del reparto fresatrici a controllo numerico.

A.d.r.: Il sig. Stracchi, quando non gli fornivo prontamente il

nominativo di un operaio che aveva presumibilmente commesso

un errore di piccola entità, mi dava del mafioso. Dopo che io

provvedevo a fornirgli il nominativo del presunto colpevole lo

Stracchi era solito convocarlo pubblicamente ed inveire contro

di lui dandogli dell'incapace e altri epiteti che non ricordo. A.d.r.: Il sig. Portas è solito quando un operaio commette de

gli errori convocarmi ed in mia presenza provvede a chiedere

delle spiegazioni riguardo l'accaduto: prima con tono fermo ed

autoritario, poi se le giustificazioni dell'operaio non sono plau sibili, con tono irruento ... In una circostanza ho visto lo Strac

chi avvicinarsi ad un trapano radiale e strappare davanti al sig.

Giangrande dei soldi; non ricordo cosa lo Stracchi abbia detto al

Giangrande ... Ho saputo che il sig. Palladino che era in infor tunio è stato probabilmente costretto dal Portas a rientrare al la

voro pur essendo ancora in infortunio».

Il Foro Italiano — 2005.

Ed altrettanto dicasi di Bono Alessandro:

«A.d.r.: Nel corso della mia attività lavorativa mi è capitato di sentire il Portas urlare contro i miei colleghi».

Assai più specifiche di queste ultime, per contro, le dichiara

zioni di Guidi Maurizio, ex dipendente, anch'egli già occupato

presso AG International:

«A.d.r.: I miei problemi lavorativi si sono manifestati con

l'arrivo in azienda del sig. Stracchi e del Portas ... All'arrivo

del Portas ... i miei raporti con il sig. Stracchi si sono incrinati

... tutti gli operai all'inizio, commettevano dei piccoli errori.

Quando il Portas si accorgeva di questi errori era solito urlare ed

inveire nei confronti delle persone che li commettevano. Ho

sentito il Portas dire ad alcuni miei colleghi: 'Venite qui a ruba

re il pane' oppure 'voi mi rubate lo stipendio', ecc. ... Il Portas

quando richiamava un operaio era solito urlare per richiamare

l'attenzione dei suoi colleghi e per umiliare l'operaio. A.d.r.: Durante una mia discussione con il Portas io gli ho

chiesto come mai urlava e perché non mi rimproverava nel suo

ufficio o comunque senza urlare. Il Portas mi ha detto che lui

era padrone di fare quello che voleva e che lui aveva il benesta

re del sig. Stracchi...

A.d.r.: Più volte ho sentito il sig. Portas dire al sig. Ognibene: 'Sei un coglione, sei una testa di cazzo'.

A.d.r.: Una volta nel corso di una discussione il Portas mi ha

detto: 'Lei mi ruba il pane. In una circostanza, durante una di

scussione con il Portas, lo stesso mi ha istigato di colpirlo in

maniera tale da poter avere un valido motivo per licenziarmi'».

Camassa Ciro, nominato dal Mosca in quanto alternato con

quest'ultimo nello svolgimento della prestazione lavorativa per

ragioni sulle quali si tornerà oltre, ha dichiarato:

«A.d.r.: 11 sig. Portas era solito farmi delle osservazioni of

fensive in merito al mio lavoro: in particolare era solito dirmi, urlando:

' lei può solo vendere noccioline davanti alla Fiat' ...

Il Portas era solito muovermi delle critiche davanti agli altri

operai. Il Portas è solito ridere e inveire (es.: sei un incapace,

deficiente, ecc.)». Concetti ribaditi con ancora maggiore chiarezza nella deposi

zione resa al processo: «Giudice: Allora ci dica quali erano i suoi rapporti con il

Portas, in che occasioni c'erano, se erano rapporti normali o se

erano rapporti conflittuali.

Camassa: Il lavoro era così diciamo distribuito, io avevo delle

direttive date dal ... se io facevo il primo turno, siccome facevo

i turni, se io facevo il primo turno, io leggendo alla mattina il

resoconto, il rapporto dell'operaio, del mio collega che ha lavo

rato la sera, bastava soltanto che leggessi questo rapporto, que sto rapportino che si faceva e potevo andare benissimo avanti

con il lavoro. Per cui non avevo per forza, non dovevo per forza

trovarmi tutti i giorni o sentirmi tutte le mattine con un mio su

periore. Se c'erano dei problemi ecco a quel punto lì allora po tevo benissimo parlare, andavo dal sig. Brattoli; per cui ripeto il

mio diretto era Brattoli. Poi ogni tanto veniva, mi si presentava

appunto il sig. Portas chiedendomi delle cose di lavoro, nel

l'ambito del lavoro e dicendomi che magari non ... incomin

ciava dicendomi a dire che non ero all'altezza, che non ero ca

pace, che non ero ...

Giudice: Veniva direttamente Portas da lei?

Camassa: Sì, sì o a volte ...

Giudice: Che non era all'altezza, che non era capace? Camassa: Che non ero capace o che io potevo benissimo an

dare a vendere le noccioline davanti alla Fiat che forse facevo

meglio ed altre cose, parecchie volte mi ha dato del down e sen

za, ripeto, senza motivo perché insomma il lavoro lo si eseguiva benissimo non... è chiaro errori se ne fanno, perché nell'ambito

del lavoro, però non erano così come dire ... non è che tutti i

giorni si facessero degli errori o tutti i momenti; però le discus

sioni o le urlate o le sfuriate c'erano in tutti i momenti e tutti i

giorni. Motivi non c'erano, basta qualsiasi cosa, anche soltanto

se io avessi preso un pezzo della macchina messo sul corridoio

per magari perché stavo pulendo la macchina per poi dopo ri

metterlo sopra, cioè operazioni di lavoro normale di routine, non andava assolutamente bene perché magari non avevo mes

so, che ne so, dei legni adatti a mettere sotto a degli stampi, ba

stava qualsiasi cosa, una scintilla qualsiasi per iniziare le di

scussioni, sfuriate e urlate. Non dialoghi normali di lavoro, cioè

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GIURISPRUDENZA PENALE

proprio urlate molto vicino alla faccia, molto ... dando sempre dei nomi, dando sempre dei...

Giudice: Cosa intende con: 'Molto vicino alla faccia'?

Camassa: Urlate proprio vicino.

Giudice: Da vicino? Camassa: Sì.

Giudice: Cioè si avvicinava fisicamente?

Camassa: Sì, sì, io mi ricordo benissimo un giorno cercavo di

ribattere dicendo: 'Guardi non urli così perché le viene un in

farto, non urli così perché le viene un infarto' ma continuava a

urlare e basta. Un giorno mi sono preso anche le cuffie che di

solito si hanno, me le sono messe proprio per non sentire più e

continuare a lavorare. Insomma scene di questo genere qui. Dando, ripeto, dei nomi, dei...

Giudice: Ma con lei in particolare questi episodi erano fre

quenti, lei ha parlato di cose, ha usato l'aggettivo giornalieri? Camassa: Sì, giornalieri. Giudice: Giornalieri anche con lei, o giornalieri con ... Camassa: Con tutti.

Giudice: ... tenuto conto anche gli altri?

Camassa: Di solito ...

Giudice: Con lei in particolare erano frequenti, più frequenti che con altri, meno frequenti che con altri, giornalieri, di tanto

in tanto?

Camassa: Io ritengo, per me, no, per me io ritengo da come

sono che per me erano più frequenti che non con altra gente, pe rò era un po' con tutti, lui si ... era una mia idea, si parlava an

che magari tra i colleghi di lavoro che lui se puntava una perso na o due o tre al massimo al giorno e poi continuava a martella

re quelle persone lì di quel giorno lì. Poi dopo magari il giorno

dopo erano anche altre persone, ma non è che mollava le altre

dice: 'Beh adesso le lascio stare'.

Giudice: Ho capito. Camassa: Era un po' ... però a volte capitava proprio che a

quelle due o tre persone durante la giornata si dedicasse molto».

Analoghe indicazioni sono venute da altri dipendenti, interro

gati durante le indagini preliminari e cioè da: — Panacciulli Luigi, operaio di quinto livello (lo Stracchi,

acquistata l'azienda, avrebbe detto ai dipendenti che «era ora di

finire di fare gli impiegati statali e mantenuti»; il Portas, appre so della sua intenzione di licenziarsi, avrebbe commentato il

fatto dicendo che la sua «figura in azienda è poco più di un ap

prendista»); — Palladino Luigi («Il sig. Portas è solito urlare con tutti gli

operai che a suo dire si comportano scorrettamente»); —

Ognibene Carmelo («Ho avuto qualche discussione con il

sig. Portas in merito al mio operato in azienda ... a causa di un

mio errore, sono stato rimproverato. Il sig. Portas si è messo ad

urlare dicendomi che non ero in grado di svolgere il mio lavoro

e che dovevo cercarmi un altro posto di lavoro. Anche altri ope

rai, visto che il Portas urlava, si sono accorti di quanto acadu

to»); —

Parigi Gianluigi («Io ... non ho mai ricevuto minac

ce/pressioni dal sig. Portas o dal sig. Stracchi. Alcuni miei col

leghi sono invece vittime delle continue angherie del sig. Portas

(es. Mosca, Rovelli, ecc.)... Il sig. Portas è solito rimproverare,

urlando, i dipendenti che a suo dire commettono degli errori. Se

un lavoro viene svolto nei tempi non previsti dal Portas, questi comincia ad urlare minacciando di licenziamento gli operai ...

è solito ripetere che gli operai rubano lo stipendio ... In una oc

casione ho visto ... Stracchi strappare duemila lire alla macchi

netta del caffè davanti a due-tre operai accusandoli di rubare lo

stipendio»); — Di Martino Antonio («I miei rapporti con l'ing. Stracchi

sono buoni, preciso di aver avuto solo una discussione in occa

sione di uno sciopero; il confronto verbale si è mantenuto entro

livelli di assoluta civiltà ... In merito al comportamento del sig. Portas ricordo che in un'occasione stavo lavorando con un col

lega giovane al quale insegnavo il lavoro; ... dovevo realizzare

una fresa. Non sono riuscito a realizzare la fresa in quanto la

mole di lavoro era eccessiva; dovevo contemporaneamente rea

lizzare la fresa, preparare il lavoro per il collega giovane che

avrebbe cominciato l'attività nel secondo turno ... e ... prepa rare i programmi con il Cad ... Il giorno dopo il Portas si è ri

volto a me urlando in quanto il collega giovane nel suo turno ha

cominciato a prepararsi la fresa in quanto io non ero riuscito a

Il Foro Italiano — 2005.

prepararla nel mio ... mi ha detto urlando 'che se non mi piace va quella era la porta' ... nel mese di gennaio 2001 ho dovuto

sostituire il sig. Lo Bonn ... avevo appena cominciato il lavoro

ad una macchina quando il Portas si è avvicinato per farmi nota

re che l'impostazione Cad non era corretta (...); io ho detto che

aveva ragione e che stavo preparando il programma ... avrei

dovuto fermare la macchina, sistemare il programma e riprende re il lavoro ... se il Portas avesse visto la macchina ferma si sa

rebbe adirato, ho solamente diminuito la potenza della fresa

(...) per poi recarmi in ufficio a sistemare il programma Cad. Il

Portas si è accorto di ciò e mi ha aggredito urlando ed asserendo

che io io prendevo per il culo' ... un giorno urlava contro ...

Camassa Ciro e questi ha indossato le cuffie per non continuare

a sentire insulti. Il Portas ha continuato ad urlare ancora di più ... non conosco i motivi del diverbio»);

— D'Amico Salvino («Con ... Strocchi io non ho mai avuto

alcuna discussione ... Portas ... è solito aggredirmi. In alcune

circostanze è solito ripetermi che sono un down e che non può

perdere il suo tempo a spiegarmi il lavoro ... in alcune circo

stanze mi ha detto che anch'io come altri operai rubo lo stipen dio ... è sempre solito urlare ed inveire contro gli operai ... mi

dice urlando e davanti ai miei colleghi che sono un down e che

dopo vent'anni non sono ancora in grado di fare il mio lavoro»); — Contorno Ottavio («Dai primi giorni ... Portas ha avuto

verso di me un atteggiamento arrogante e cattivo ... Un giorno che io per distrazione ... avevo sbagliato un lavoro, in modo ar

rogante mi ha detto di seguirlo in ufficio ... mi ha detto testuali

parole 'Quando è che si cerca un altro lavoro?'. Io gli ho rispo sto che non avevo nessuna intenzione di cercarmi un altro posto di lavoro ... all'inizio mi ha detto che rubavo il pane ai miei

colleghi di lavoro: 'Non è capace a svolgere il proprio lavo

ro'»); — Rovelli Salvatore («A seguito di un banale errore sullo

stampo di un paraurti sono stato costretto a rassegnare le mie

dimissioni come responsabile; ho poi saputo dall'impiegata [Li na Grande] che lo Strocchi si è espresso dicendo che finalmente

era riuscito a far rassegnare le dimissioni ad un'altra persona.

Dopo le mie dimissioni sono stato adibito a mansioni di aggiu statore e venivo denigrato ogni giorno dal sig. Portas ... che di

ceva 'sei un incapace', 'sei uno statale', 'le cose stanno cam

biando', ecc. ... Un giorno stavo montando ... dei cilindri

idraulici quando ... il Portas si è avvicinato per chiedermi come

andava ... Io ho detto ... 'secondo me le gomme sono un po'

lunghe'. A questo punto mi ha strappato di mano le gomme, io

ho mostrato per quale motivo ritenevo che le gomme fossero

lunghe ed egli ha cominciato ad urlare e ad offendermi dicendo

che ero un 'ciabattino' e che facevo perdere tempo. Il Portas mi

ha ancora detto che mi avrebbe cambiato la vita ed io ho rispo sto che la vita gliela avrei cambiata io. Le urla ... hanno ri

chiamato i miei colleghi, io ho quasi ceduto all'impulso di col

pire il Portas e sono stato trattenuto a stento dai colleghi Panac

ciulli e Zichella e Bosco, il Portas ha continuato a provocarmi dicendomi di mettergli le mani addosso»);

— Rovelli Salvatore («Per Strocchi eravamo lenti nel lavoro.

Per superare questo inconveniente una volta feci una riunione

con gli operai ai quali raccomandai di fare un certo lavoro in

fretta. Riuscimmo a fare quel lavoro in dieci giorni. Strocchi pe rò mi diede dell'idiota perché finito quel lavoro non ne avevo

procurato altro»); — Stilo Emanuele («Il Portas era solito rimproverarmi quan

do commettevo degli errori ... è solito urlare ed umiliare tutti i

dipendenti che a suo dire non si comportano correttamente ...

Quando un operaio commette un errore il sig. Portas accusa tutti

gli operai di essere delle 'bestie'»); — Virzì Mario («Il Sig. Portas, fin dal suo ingresso in azien

da, ha cominciato ad insultarmi dandomi del panettiere e dicen

domi che non ero in grado di effettuare correttamente il mio la

voro ... chiamava a testimone il sig. Brattoli ... ed iniziava il

suo sproloquio nei miei confronti, terminando la frase con mi

nacce di provvedimenti nei miei confronti e di licenziamento ...

era solito dire che era una guerra persa contro di lui perché ave

va l'appoggio della direzione»); — Albadoro Antonio («Quando all'AG International subentrò

l'AG Industrie la situazione cambiò. In ditta c'era sempre qual cuno che gridava: prima Strocchi, poi Portas ... Una volta poi ché mi ero seduto, venni rimproverato e mi fu detto che rubavo

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PARTE SECONDA

10 stipendio ... Mi dissero gridando che lo stipendio che pren devo era sprecato, che se avessi voluto sarei potuto andare via,

che avrei potuto tenere al più un banco al mercato ... mi umilia

rono ... Lo Stracchi gridava tutti i giorni o quasi, a volte anche

con parolacce. Sia Stracchi che Portas urlavano sia perché rite

nevano di rimproverare qualcuno degli operai che a loro giudi zio non aveva fatto bene il loro lavoro sia senza apparente ra

gione ... urlavano quasi tutti i giorni anche per sciocchezze. Di

Portas posso dire che non ce l'aveva con qualcuno in particola re. Urlava più che dire parolacce, minacciava, ti martellava con

i rimproveri sul lavoro che riteneva fatto male ... Quando ho

parlato di minacce da parte di Portas, volevo dire che a me il

suo modo di esprimersi e di rapportarsi con me o altri appariva

minaccioso»). Strettamente collegata alla parte della contestazione fin qui

esaminata è quella avente ad oggetto le vessazioni che alcuni

dipendenti dovettero subire ad opera degli imputati, fatti ricon

ducibili, all'evidenza, alla parte della contestazione che recita

testualmente:

«— imponendo ai dipendenti, senza alcuna necessità di pro duzione, turni lavorativi in modo tale da ostacolare necessità e

obblighi della vita privata ... — effettuando ripetuti controlli, impedendo ai dipendenti di

parlare tra loro, impedendo ad alcuni lavoratori di effettuare le

pause e ad altri di effettuarle insieme, cronometrando il tempo che i dipendenti impiegavano per espletare i propri bisogni fi

siologici, impedendo ai dipendenti di ricevere chiamate telefo

niche dall'esterno».

Si menzioneranno, a tal proposito, numerose tra le fonti già citate, le cui dichiarazioni danno conto di imposizioni/prevari cazioni poste in essere dagli imputati senza alcuna giustificazio ne oppure, nella migliore delle ipotesi, viziate da palese spro

porzione rispetto alle esigenze realmente esistenti (correzioni di

errori sul lavoro commessi dall'uno o dall'altro dipendente; ac

celerazioni dei tempi di esecuzione delle lavorazioni). Di seguito si riportano le circostanze emerse. — Grande («Sono costretta a rispondere al telefono necessa

riamente prima del secondo squillo altrimenti il Portas inveisce

contro di me ... Durante la giornata non posso fare pause fi

siologiche altrimenti il Portas mi riprende ... Il Portas ... im

pedisce ai lavoratori di recarsi in segreteria e mi ha imposto di

cacciare via i dipendenti altrimenti lui prende dei provvedimenti contro di me»);

— Guidi («Gli operai non potevano spostarsi dalle macchine

se prima non ricevevano il cambio. Preciso che le macchine non

hanno bisogno di un'assistenza continua (trattasi di macchine a

controllo numerico) ... Alcuni operai non potevano parlare tra

di loro»); — Mosca («In alcune circostanze, mentre ad esempio mi re

cavo in bagno, mi è capitato di parlare brevemente con qualche mio collega di lavoro . . . Portas in queste occasioni mi riprove rava dicendomi che ero nell'occhio del ciclone e che dovevo

stare attento perché la ditta poteva prendere dei provvedimenti nei miei confronti ... Portas ha proibito ... ai sig. Palladino e

Mannello di prendere il caffè insieme»); — Mosca («... Portas è solito, quando mi capita di scambiare

qualche parola con i miei colleghi, riprendermi o comunque mi

fa intendere che questi atteggiamenti non sono graditi. Quando mi reco ai servizi igienici, il sig. Portas è solito controllare il

mio tempo di permanenza»); — Camassa («... quando ero alle dipendenze della ... AG

International effettuavo, a causa dei miei problemi famigliari,

sempre il primo turno di lavoro. Sulla fresatrice a controllo nu

merico operavano sempre due lavoratori, io lavoravo con ...

Mosca. Eravamo riusciti, vista la mia situazione, a metterci

d'accordo sui turni di lavoro; in particolare io effettuavo sempre 11 primo turno mentre il Mosca il secondo turno. L'azienda era

al corrente della mia situazione e avallava questo accordo tra me

e ... Mosca. I miei problemi famigliari consistono nel fatto che sono divorziato e ho l'obbligo ... visto che ho ottenuto l'affi

damento di mio figlio (età due-tre anni), di passare almeno due

ore della giornata con lui. Per questo motivo ero costretto a

svolgere inevitabilmente il primo turno di lavoro. Quando è su

bentrata l'AG Industrie ... questo beneficio mi è stato inspie

gabilmente negato. Io ho provveduto ad illustrare la mia situa

li- Foro Italiano — 2005.

zione ... Stracchi ... mi ha testualmente risposto 'in azienda

non devono esistere pecore bianche!'. Ho inoltre fornito al sig. Stracchi tutta la documentazione legale in mio possesso ... se

avessi continuato ... a svolgere il primo turno ... non avrei re

cato alcun danno all'azienda e/o ai miei colleghi di lavoro ...

Portas mi aveva imposto di rimanere costantemente attaccato

alla mia fresatrice ... tale fresatrice non ha bisogno di assisten

za continua ... rimaneva accesa anche di notte senza l'assisten

za dell'operatore ... Portas mi proibiva di parlare ... con i miei

colleghi di lavoro ... Nel '99 durante la mia attività lavorativa

sono stato informato dalla direttrice dell'asilo frequentato da

mio figlio (...) che lo stesso si era fatto male ed era stato por tato al pronto soccorso. Siccome mio figlio necessitava di alcuni

punti di sutura, il pronto soccorso aveva bisogno della mia auto

rizzazione. Questo è accaduto intorno alle 16,30 ... Ho chiesto

al Portas di allontanarmi ... Portas mi ha concesso il permesso dicendomi però ... 'non ci devi rompere i coglioni per una tua

scopata andata a male!' ... per circa quindici giorni sono stato

costretto, a causa delle condizioni di salute di mio padre, ad al

lontanarmi, previa autorizzazione, dal mio posto di lavoro ...

ho usufruito del mio periodo di ferie ... Gotto era al corrente di

tale situazione e mi aveva concesso il suo benestare. Dopo il de

cesso di mio padre sono rientrato in azienda e il sig. Stracchi mi

ha detto 'lei andando via quei quindici-venti giorni è come sé

mi avesse rubato dei soldi'. Mentre mi diceva questo, conte

stualmente, si sfilava il portafoglio e mi mostrava dei soldi

sventolandoli in viso»); — D'Amico («Una volta ero alla macchinetta del caffè con

... Panacciulli e ... Portas è venuto a riprendermi dicendomi

che non ero al bar e dovevo immediatamente andare a fare il

mio lavoro»); — Palladino («Io ... non posso ... prendere il caffè o parlare

con il mio collega ... Marinello. Secondo ... Portas quando io e

... Marinello siamo insieme non lavoriamo»); — Contorno («Ho sentito dire da miei colleghi che ... Portas

è solito telefonare a casa dei mutuati e dire di riprendere il lavo

ro»); —

Parigi («... Balinzo Francesco (ex dipendente) ha ricevuto

una sospensione di due giorni per un errore commesso ... si

trattava di un errore banale eppure ... Portas ha reagito in ma

niera spropositata ... in presenza del sig. Stracchi e del sig. Gotto, ha insultato ... Balinzo»);

— Rovelli («Quando ho cominciato ad effettuare l'attività di

aggiustatore sono stato relegato in un angolo del locale. Il mio

posto di lavoro al banco è circondato da stampi e materiale per cui sono isolato»);

— Stilo («... Portas era solito rimproverarmi quando com

mettevo degli errori ..., mi impediva di prendere il caffè o di

parlare, anche se la macchina era operosa, con i miei colleghi ... aveva anche disposto che gli operai non ricevessero più chiamate esterne .. .Una volta sono stato costretto a lavorare

anche con la febbre: ho informato delle mie condizioni di salute

... Portas ma lui mi ha obbligato ugualmente a lavorare invi

tandomi a prendere una tachipirina»); — Albadoro («Tutti i giorni Portas gridava e mi rimproverava

anche quando andavo in bagno. Per lui non avrei dovuto muo

vermi da dov'ero»).

Merita, al riguardo, di essere segnalata la vicenda di Albadoro

Antonio, ricostruita sulla base delle dichiarazioni dell'interes

sato e della documentazione in atti. Essa, infatti, appare rile

vante in relazione ad altra parte della contestazione, quale quella di avere adibito «a lavori pesanti e comunque estranei alle pro

prie mansioni i dipendenti con problemi fisici e addirittura con

invalidità civile (quali i dipendenti D'Amico invalido al settan taquattro per cento costretto a effettuare lavori pesanti quali lo

smontaggio di stampi o la verniciatura delle pareti del fabbri

cato in cui ha sede la società e Albadoro invalido al quarantasei

per cento affetto da lombosciatalgia persistente con cervicodor

salgia e tuttavia adibito a mansioni comportanti sollecitazioni

statiche o dinamiche del rachide»),

L'Albadoro, assunto nel '94 dalla AG International, era inva

lido civile al quarantasei per cento e la sua era stata un'assun

zione obbligatoria. Le sue mansioni erano di addetto alle pulizie ed allo svolgimento di commissioni all'esterno. Egli ha dichia

rato:

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GIURISPRUDENZA PENALE

«Quando all'AG International subentrò l'AG Industrie ... a

me furono cambiate le mansioni. Cominciai a fare il muratore, mi capitava anche di salire su una scala per tinteggiare pilastri alti anche sei metri. Una volta poiché mi ero seduto, venni rim

proverato e mi fu detto che rubavo lo stipendio alla ditta. Fui

chiamato in ufficio dove erano presenti Portas, Stracchi, Gotto.

Mi dissero gridando che lo stipendio che prendevo era sprecato, che se avessi voluto sarei potuto andar via, che avrei potuto te

nere al più un banco al mercato, mi umiliarono. Questo episodio risale al 1998-1999. In seguito ebbi una visita medica che con-^

fermò la mia condizione di invalidità. Portai la documentazione

in ditta ma la situazione non cambiò ... A causa della mia si

tuazione e del lavoro pesante, sovente ero in malattia e mi veni

va inviato il controllo dal primo giorno».

Dell'episodio riferito vi è, in atti, traccia documentale. Al

l'Albadoro venne contestato, con lettera dell'azienda del 25

maggio 1999, di essere stato «sorpreso dal sig. Portas 'mentre

stava sdraiato sulla sedia' nel locale collaudo/formazione». Egli chiese ed ottenne un incontro con la direzione per chiarire l'ac

caduto, ma ciò non fu sufficiente ad evitargli la sanzione disci

plinare di tre ore di multa. In seguito (19 luglio 1999), egli fu sottoposto a visita medica presso il competente servizio di me

dicina del lavoro, il cui responsabile formulò una serie di pre scrizioni dettagliate circa le prestazioni lavorative al cui svol

gimento non era consigliabile che egli venisse sottoposto. La

situazione lavorativa dell'Albadoro, peraltro, non dovette avere

una evoluzione lineare, atteso che, molto tempo dopo (il 22

gennaio 2001), il suo legale diffidava l'azienda «ad adibire il lavoratore ad attività lavorativa idonea allo stato di salute dello

stesso», atteso che egli stesso asseriva di essere adibito, nono

stante la citata visita medica, «a mansioni incompatibili con il

proprio stato di invalidità».

In atti vi è anche la documentazione concernente l'invalidità

di D'Amico Salvino, invalido al settantacinque per cento in

quanto portatore di varie e serie patologie, e adibito, a suo dire,

anche a lavori pesanti: «... Portas, pur conoscendo le mie condizioni di salute, mi

costringe a svolgere dei lavori pesanti. Una volta mi ha costretto

a smontare da solo uno stampo: in particolare dovevo svitare un

bullone con una chiave a brugola. Mentre ero intento nel mio

lavoro, visto lo sforzo che ero costretto ad esercitare sul bullo

ne, mi sono sbilanciato e sono caduto in terra sopra delle cas

sette. Preciso che in altre occasioni mi era capitato di smontare

degli stampi ma sempre insieme ad un mio collega di lavoro».

Analoga la vicenda capitata al Rovelli:

«Un giorno eseguendo, da solo come sempre, lavorazioni di

smontaggio di stampi di paraurti mi sono bloccato alla schiena;

sono stato portato in ospedale con autoambulanza ed al ritorno

dall'infortunio sono stato adibito allo smontaggio di altro stam

po di grosse dimensioni e sempre da solo».

Tema anch'esso collegato a quello fin qui preso in considera

zione, avendo àd oggetto —

comunque —

aspetti della presta zione lavorativa svolta, è quello del c.d. «declassamento», vale

a dire dell'assegnazione ad alcuni dipendenti di mansioni diver se e meno qualificanti rispetto a quelle originariamente svolte,

compatibili con una categoria contrattuale di livello inferiore rn

spetto a quella propria dell'interessato: oppure, dell'esclusione

di alcuni dipendenti da determinate opportunità, quali l'inseri

mento in turni lavorativi particolarmente remunerativi. Le ra

gioni di tali iniziative consistevano, quasi sempre, nella volontà

di effettuare ritorsioni in conseguenza di assenze dal lavoro per malattia. In altri casi la ritorsione non consisteva in un declas

samento, ma nell'accentuarsi dell'ordinaria pressione, allo sco

po di ottenere, direttamente, una prestazione lavorativa svolta

con una celerità superiore a quella ordinaria, e comunque, a dis

suadere dal ricorso ad altri periodi di assenza.

L'insieme di tali circostanze è stato oggetto di contestazione,

atteso che il reato ascritto agli imputati si sarebbe consumato

anche: — ... adottando rappresaglie, declassando, trasferendo e

isolando i dipendenti che osavano prendere le difese dei colle

ghi di lavoro: — adibendo in modo pretestuoso i dipendenti a mansioni

nuove o comunque diverse dalle proprie ... —

sottoponendo a mansioni di tipo punitivo (quali effettuare

Il Foro Italiano — 2005.

pulizie di macchine o locali di lavoro per giorni e anche setti

mane ovvero verniciare pareti o recinzioni) i dipendenti che

erano stati assenti dal lavoro per malattia o che osavano prende re le difese dei colleghi o che non sopportavano passivamente le

offese, minacce e angherie. Anche con riferimento a tali aspetti le dichiarazioni rese dai

lavoratori costituiscono fonti probatorie privilegiate rispetto alla

contestazione. Anche per questa parte, esse meritano credito, non avendo — tutti, indistintamente — riferito le medesime cir

costanze o comunque affermato di aver vissuto vicende di de

classamento. Queste le dichiarazioni rilevanti raccolte sul punto, che vanno lette tenendo presenti le altre, sopra riportate, che ri

feriscono degli insulti, umiliazioni e denigrazioni loro rivolte dagli imputati:

— Mosca («Personalmente, da mesi, devo fare lo spazzino, il

manovale e i lavori più umili, pur avendo anzianità dal 1972 e

qualifica 'intermedio quinto livello', con inquadramento da im

piegato dal 1979»); — Ferrara («Lavoro alle dipendenze della ... AG Industrie

dal 1998 in qualità di impiegato amministrativo ... Con il pas sare del tempo grazie agli interventi del Portas che mi denigrava

agli occhi del sig. Stracchi e del sig. Gotto, sono stato declas

sato ovvero mi hanno trasferito in un ufficio e mi hanno isola

to»); — Grande («... Ho anche paura di mettermi in malattia ed

arrivare in ritardo perché ... Portas mi considera poco collabo

rativa; quando rientro in ditta trovo arretrati e il Portas non mi

dà il tempo di entrare neanche nel mio ufficio che subito comin

cia a impartire ordini e se chiedo chiarimenti mi viene detto di

svegliarmi perché è tardi»); — Erario («All'inizio lavoravo su due turni ed il mio stipen

dio si aggirava intorno a 2.200.000 lire; poi dal 1° gennaio 2000 sono stato messo nel turno 'centrale' ed il mio stipendio è sen

sibilmente diminuito. Non conosco i motivi reali di tale sposta mento; il sig. Portas mi ha detto che attualmente c'è poco lavoro

e quindi non è giustificato il mio utilizzo nei due turni di laverò

e vi è bisogno di personale nel turno centrale. In realtà il carico

di lavoro secondo me non è diminuito»); ■,<: — Bono («Mi è capitato di rimanere a casa in mutua per:due

giorni. Al mio rientro in azienda il Portas per punizione mi ha

fatto pulire per tre giorni l'intero reparto di fresatura. Inoltre mi

ha anche minacciato dicendomi che se mi fossi assentato un'al

tra volta mi avrebbe licenziato»); — Mosca («La mia qualifica è di intermedio quinto livello.

Quando lavoravo alle dipendenze dell'AG International mi oc

cupavo della gestione del magazzino utensilerie meccaniche ...

Il magazzino utensilerie meccaniche non viene più gestito da me

e da nessun altro lavoratore .... quando l'AG Industrie è su

bentrata all'AG International io sono stato trasferito dal magaz zino al reparto produttivo: qui svolgevo la mansione di jolly oc

cupandomi della preparazione di materiali di commesse ...

prima dell'arrivo del sig. Portas io lavoravo insieme ad un mio

collega (sig. Camassa), su una fresatrice a controllo numerico

... Portas... ha ... rivoluzionato tutto ... Camassa è stato spo stato su un'altra macchina ... Portas dopo alcuni mesi mi ha

spostato da una fresatrice per lo sgrassaggio di stampi in acciaio

ad un'altra per operazioni di finitura ... a seguito dell'ennesima

discussione con ... Portas e viste le mie condizioni di salute

(stato di agitazione) ho chiesto al... Portas di allontanarmi dal

lavoro. La discussione ... riguardava il fatto che ero stato in

mutua ... per alcuni giorni. Per vendetta ... Portas mi ha chie

sto di pulire le macchine utensili... Dal maggio 2000 io mi oc

cupo della manutenzione del fabbricato e dei macchinari. In

particolare mi occupo di verniciatura e imbiancatura ... Dubito

di essere stato affiancato al Facciorusso per migliorare la mia

capacità lavorativa, visto che il sig. Portas, quando operavamo in due sulla fresatrice, mi mandava sempre in magazzino ... In

alcune circostanze sono stato addetto al taglio degli stracci per la pulizia delle macchine. A volte quando mi capitava di avere

delle discussioni con Portas o con Strocchi vengo immediata

mente e sistematicamente addetto ai lavori più umili e umilianti,

es. pulizia macchine, rimozione di carcasse di animali morti,

ecc.»); — Palladino («Lavoro alle dipendenze della AG Industrie dal

1999 ... Pur essendo un operaio qualificato, la mia mansione è

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PARTE SECONDA

infatti di aggiustatore al banco, sono costretto dal sig. Portas ad

effettuare dei lavori che non hanno nulla a che vedere con la

mia qualifica. Sono infatto costretto a verniciare, ad effettuare la

pulizia dei locali, ecc. ... Sono sempre costretto ad effettuare

dei lavori schifosi;... Portas non mi dà la possibilità di lavorare insieme ad un anziano in maniera tale che io mi possa perfezio nare e diventare un buon aggiustatore. Io ho chiesto ... spiega zioni al sig. Portas e lui mi ha risposto che prima devo fare la

gavetta e poi si vedrà»); — Di Martino («Durante un periodo di mutua ... ho telefo

nato in ditta per avvertire che non mi sarei recato al lavoro in

quanto avevo la bronchite (diagnosi del medico curante) ... Al

ritorno dal periodo di mutua il Portas mi ha apostrofato dicendo:

'I malati di cancro terminale stanno a casa quindici giorni'. Mi

ha poi ordinato di eliminare alcuni tratti di segnaletica a pavi mento, con uso di solvente e senza mascherina di protezione delle vie respiratorie, nonché di rifare altri tratti di segnaleti

ca»); — D'Amico («Quando qualche operaio rientra dal periodo di

mutua ... Portas lo costringe ad effettuare i lavori più umili

(verniciare, pulire gli stampi) e che non competono alla sua

mansione. Anch'io ho subito il medesimo procedimento: in

particolare, al rientro dal periodo di mutua, sono stato costretto

ad effettuare la verniciatura delle pareti»); — Stilo («Nel 2000 sono stato in mutua per circa una setti

mana a causa di un'influenza. Il sig. Portas ed il sig. Stracchi

sono soliti quando un operaio ritorna al lavoro dopo un periodo di mutua punirlo obbligandolo ad effettuare dei lavori che non

rientrano nei compiti dell'interessato. Nel mio caso specifico sono stato costretto a pulire per due settimane l'officina»);

— Rovelli («Un giorno eseguendo, da solo come sempre, la

vorazioni di smontaggio di stampi di paraurti mi sono bloccato

alla schiena; sono stato portato in ospedale con autoambulanza

ed al ritorno dall'infortunio sono stato adibito allo smontaggio di un altro stampo di grosse dimensioni e sempre da solo»);

— Rovelli («Ebbi tre infortuni, una prima volta per una di

strazione, legata al fatto che Portas era sempre dietro di me. Mi

tagliai un tendine. Rimasi a casa sei mesi. Portas mi telefonava

e mi diceva di rimanere a casa perché la mia presenza era inutile

in officina. Tornato a lavorare mi fu chiesto di smontare uno

stampo da solo, per me era impossibile e non vi riuscii ... Nel

primo periodo fu commesso un errore su uno stampo ... mi fu

chiesto di trovare il responsabile. Io non potevo fare nomi per ché il lavoro era durato a lungo e lo feci presente. Mi fu chiesto

di dimettermi da responsabile del reparto. Seppi poi dalla Gran

de che lo Stracchi aveva detto: 'Meno male, ho fatto andare via

un altro'. Da allora fui addetto a lavorazioni al banco come ope raio»);

— Virzì («Al ritorno da un periodo di mutua, il sig. Portas mi

ha costretto a pulire la macchina 'da cima a fondo'»). Come era del tutto logico attendersi, i comportamenti posti in

essere dallo Stracchi e dal Portas non rimanevano senza conse

guenze. Dalle dichiarazioni dei dipendenti emerge che più di

uno, in particolari occasioni, ebbe reazioni emotive sul luogo di

lavoro, evidente sintomo di accumulo di tensione, indotta dal

«clima» abituale nel quale si svolgeva la prestazione lavorativa, e di «specifica» rabbia insorta per l'ennesimo sopruso, fosse es

so un insulto, una umiliazione, oppure «solo» un ordine o una

direttiva ingiustificatamente punitivi. Ben più ampio, invece, il

quadro delle patologie e dei disturbi di natura psicosomatica ac

cusati, almeno in determinati periodi, da numerosi lavoratori. Al

riguardo — e con riferimento alla problematica dell'attendibilità

delle fonti — occorre aggiungere alle considerazioni già svolte

il fatto che, pur non essendo stati in grado — i diretti interessati

— di documentare quanto sopra (il che trova spiegazione nella

natura delle patologie accusate e delle terapie solitamente prati cate per il loro superamento), alcuni dei problemi emersi sono

stati segnalati dai lavoratori che ne furono portatori vincendo,

verosimilmente, comprensibili remore legate ad esigenze di ri

servatezza: a riprova di un disagio reale, che giustifica il credito

che si ritiene di poter riconoscere alle relative dichiarazioni. Né

può valere, a smentire i lavoratori, il fatto che il medico dell'a

zienda, dott. Baglio, non avesse ritenuto di assumere iniziative

idonee a porre i responsabili della conduzione dell'azienda di

fronte alle loro responsabilità. Quest'ultimo, infatti, ha dichia

II Foro Italiano — 2005.

rato di avere raccolto lamentele circa il «carattere troppo auto

ritario del Portas», ma ha aggiunto di non aver dato loro peso e

di non essere stato, comunque, informato dai lavoratori di «pa

tologie (eruzioni cutanee, tachicardia, ecc.) riconducibili alle

tensioni presenti all'interno della ditta»; circostanza, quest'ul tima, tutt'altro che decisiva per dubitare dell'attendibilità delle

dichiarazioni dei lavoratori, i quali possono aver avuto plurime

motivazioni, tutte riconducibili ad una ragionata sfiducia nel

l'utilità di un'iniziativa in tal senso, per non mettere al corrente

il medico del loro datore di lavoro del dettaglio della propria condizione.

Queste le dichiarazioni rese sul punto dai lavoratori di seguito menzionati:

— Ognibene («Ho avuto qualche discussione con ... Portas.

In particolare durante la mia attività lavorativa, a causa di un

mio errore, sono stato rimproverato ... Portas si è messo ad ur

lare dicendomi che non ero in grado di svolgere il mio lavoro e

che dovevo cercarmi un altro posto di lavoro. Anche altri ope rai, visto che ... Portas urlava, si sono accorti di quanto acca

duto. Io non ho risposto al ... Portas e a seguito di un attacco di

nervosismo, ho cominciato a piangere»); —

Ognibene («Praticamente io il più delle volte mi sono

messo a piangere, perché abbiamo avuto delle reazioni non in

differenti. Di conseguenza ho sfogato la mia ira mettendomi a

piangere, o andando in bagno o dietro la macchina ... Giudice:

Intanto, scusi, è successo più di una volta questo? Ognibene: Sì,

un paio di volte è successo, cosa che in una seconda volta io so

no stato messo a fare il normale, cosa che ero un turnista, perché lui diceva che doveva tenermi sotto controllo»);

— Brattoli («Mi è capitato di vedere alcuni operai piangere

(sig. Ognibene) a seguito della tensione nervosa creatasi da una

animata discussione avuta con il sig. Portas. Ho riferito quanto accaduto al sig. Portas il quale mi ha detto che non erano pro blemi suoi»);

— Panacciulli («Io personalmente ... dopo circa una settima

na di martellamenti con queste frasi urlate 'Non muoverti di là'

(posto di lavoro) 'Non andare al gabinetto', 'Voglio vedere che

tu fai solo lavoro' ... ho sofferto di insonnia, mi svegliavo sentendo le urla, ho preso dei tranquillanti»);

— D'Amico («Oggi visti i miei rapporti con il sig. Portas so no costretto ad assumere dei calmanti perché spesso riscontro

un aumento della sudorazione dovuta alla tensione creatami dal

sig. Portas. Di notte ho spesso gli incubi legati alla mia attività

lavorativa: in particolare ho paura che il sig. Portas mi riprenda sul lavoro ... Quando ho una discussione con ... Portas accuso

sempre un blocco alla bocca dello stomaco e poi sono costretto

ad andare in bagno per vomitare. Tutte le mattine avverto, prima di andare al lavoro, un senso di spossatezza»);

— Contorno («All'inizio pensando alla mia situazione in am

bito lavorativo soffrivo di ansie, insonnie, mal di testa, senso di

spossatezza, disturbi alla digestione. Mi è capitato dopo un liti

gio con Portas di andare in bagno e vomitare. Molto spesso mi

sentivo isolato ed incapace di contrastare l'arroganza e la catti

veria del Portas. Avevo perso la mia serenità e dignità»); — Rovelli («Dopo alcuni mesi di gestione Strocchi-Portas ho

cominciato ad accusare dolori allo stomaco, durante l'arco della

giornata, con difficoltà alla digestione e nausea; i dolori si ac

centuavano nel periodo trascorso in azienda. Mi sono recato dal

medico curante che mi ha prescritto dei farmaci che però non

hanno avuto giovamento sulla sintomatologia. Sono ritornato

dal medico curante che poi mi ha prescritto una gastroscopia che ha riscontrato la presenza di due ulcere a livello del duode

no. Attualmente sono ancora in cura per tale patologia. Nell'ul

timo periodo di tempo ho necessità di ingerire una maggiore

quantità di cibo. In questo ultimo periodo sono stanco, spossato al mattino, soffro di insonnia: ho difficoltà ad addormentarmi ed

ho il sonno agitato. Soffro di cefalea, ho notato una perdita di

concentrazione. Mi sento profondamente depresso, demotivato

nel mio lavoro e mi reco di malavoglia al lavoro a causa della

situazione che so di trovare. La sintomatologia è cominciata con

la gestione Strocchi-Portas»; — Virzì («Spesso dopo i maltrattamenti del sig. Portas mi

mettevo a piangere per reazione nervosa; a questi miei sfoghi erano presenti i colleghi ... Bittolo, ... Brattoli, ... Facciorus

so, ... Damora ... Spesso avevo delle amnesie, non riuscivo a

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GIURISPRUDENZA PENALE

concentrarmi perfettamente sul lavoro. In questo periodo mi so

no recato dal medico curante ... che mi ha prescritto una visita

psichiatrica ... Ho sofferto per circa sei-sette mesi di insonnia e

i miei rapporti famigliari erano diventati difficili; avevo spesso dei diverbi con i miei famigliari. Soffrivo di inappetenza e sono arrivato a perdere tre-quattro chili. Soffrivo anche di emicrania.

Da circa un anno le mie condizioni di salute sono migliorate

perché ... Portas non mi assilla più con la stessa frequenza di

prima. Non ho mai assunto alcun medicinale»); — Stilo («Quando ritornavo al lavoro dopo un periodo di

malattia temevo sempre la reazione del Portas e la notte non ri

uscivo a riposare. Ho cominciato anche a fumare di più e ho

cominciato a bere il caffè. A volte mi tremavano le mani e la

palpebra dell'occhio sinistro. La notte mi svegliavo e perdevo

sangue dal naso. Soffrivo di emicrania ed ero costretto ad assu

mere degli antinfiammatori»); — Ferrara («All'inizio, viste le mie discussioni con il sig.

Stracchi, accusavo alcuni malesseri quali uno stato d'ansia,

problemi di stomaco, insonnia, ecc. Tali sintomi sono cessati

quando i miei rapporti con ... Stracchi sono migliorati. All'ar

rivo del Portas ... i sintomi sopra decritti sono ricomparsi. Do

po il mio isolamento nell'ufficio ammezzato della ditta, i sinto

mi sono peggiorati e oggi soffro anche di malinconia e quando

penso alla mia situazione ho anche degli scatti di rabbia. Con i

miei famigliari ho a volte dei problemi dovuti all'insorta irasci bilità causata principalmente dagli atteggiamenti del ... Portas.

La mia attività sessuale è difficoltosa visti anche i miei stati di

ansia. Ogni tanto assumevo dei tranquillanti per riposare me

glio»); — Grande («Soffro spesso di emicrania dovuta allo stress

causatomi dal ... Portas ... Soffro di crampi allo stomaco e di

incubi (sogno il Portas che inveisce contro i dipendenti e contro

di me). La sera ho il terrore che la sveglia non suoni e quindi il

Portas mi riprenda in caso di ritardo. Avverto spesso un au

mento della sudorazione e soffro di tachicardia. A volte se sono

particolarmente nervosa, rispondo male ai miei famigliari e non

ho voglia di occuparmi delle faccende domestiche. Non assumo

farmaci. Ho avuto un calo del desiderio dovuto allo stress. Nel

periodo delle festività, i sintomi sopra descritti cessano total

mente e quindi non ho alcuna difficoltà a relazionarmi con i fa

migliari e il desiderio sessuale aumenta»); — Guidi («A causa dei maltrattamenti del ... Portas e ...

Stracchi ho cominciato ad accusare alcuni disturbi: crampi allo

stomaco, inappetenza, insonnia, perdita di peso (circa dieci chi

li) nel giro di pochi mesi, bruciori di stomaco, vomito, incubi. Ero irascibile nei confronti dei miei famigliari e mi rifiutavo di

colloquiare con loro. Quando sono andato in pensione, dopo al

cuni mesi, questi sintomi sono scomparsi. Io sono andato in

pensione nel marzo 2000. I sintomi sono durati circa un anno.

Ho assunto anche dei farmaci»); — Mosca («Durante la notte, accuso forti dolori allo stomaco

e ai reni. Questi problemi si sono manifestati da circa due anni.

Una o due volte al mese accuso questi disturbi. Il mio medico di

famiglia dott. Mazza è al corrente di tale situazione»); — Mosca («Mi capita spesso di accusare sensazione di pru

rito agli arti e al cuoio capelluto. Problemi che accuso da quan do Portas è subentrato in ditta. Soffro di disturbi di tachicardia,

ma la pressione sanguigna è normale. Accuso un senso di op

pressione allo sterno e alla gola. A volte aumenta anche la sudo

razione e subentra un senso di freddo. Accuso, quando mi capita di avere delle discussioni con il Portas o quando lo sento inveire

con qualche mio collega, dei dolori muscolari e alle cosce. Sof

fro anche di insonnia, emicrania. A volte durante la notte mi

sveglio pensando al lavoro e soprattutto sono ossessionato dal

pensiero di incontrare il Portas ... Consumo molti più caffè, si

garette e analgesici di prima. Assumo degli ansiolitici prescrit timi dal medico di famiglia che assumo quando sono agitato»);

— Camassa («Quando sono cominciati i miei problemi con

... Portas e con ... Stracchi, ho cominciato ad accusare dei di

sturbi di salute: comparsa di eruzioni cutanee, comparsa di un

senso di palpitazione, aumento della sudorazione, ecc. ... In

questo periodo ho cominciato a mangiare di più e ho ripreso a

fumare ... Il mio medico curante era al corrente della mia situa

zione e mi ha prescritto degli ansiolitici ... la mia concentra

zione era sensibilmente diminuita. Durante la notte mi alzavo

Il Foro Italiano — 2005.

improvvisamente perché avevo degli incubi che riguardavano la

mia attività lavorativa. Il mio medico curante è la dott. Gaido di

Moncalieri»). Tra le conseguenze delle condotte del Portas e dello Stracchi

vanno, inoltre, incluse anche le dimissioni date da alcuni dipen denti. Ne è riprova

— importante, trattandosi di documento

formato al di fuori del processo — la lettera di dimissioni datata

25 ottobre 2000 di Balinzo Francesco, illuminante in relazione

non solo al «clima» instauratosi in azienda con l'arrivo del

«gruppo Stracchi», ma anche alle ragioni più profonde, ricon

ducibili ad una ben precisa «filosofia imprenditoriale», che quel «clima» avevano prodotto. Scriveva, infatti, il Balinzo, rivol

gendosi direttamente al Portas (destinatario non solo delle sue

dimissioni, ma anche della sua personale amarezza, peraltro ac

compagnata dalla orgogliosa puntualizzazione che sarebbero

state rispettate, da parte sua, le regole vigenti):

«Questa decisione è maturata in relazione al clima di astio as

solutamente invivibile che si è creato nei confronti del personale con più esperienza e professionalità, per tanto pur avendo con

tribuito da moltissimi anni alla crescita di questa società non

intendo più proseguire il mio rapporto di lavoro, resta comun

que inteso che intendo portare a termine il periodo di preavviso come stabilisce il contratto».

Il Balinzo, peraltro, non fu l'unico a dimettersi per aver rite

nuto non più sostenibile il «clima» aziendale. Sono, infatti, in

atti anche le copie delle lettere di dimissioni di Ferrara Bruno

(del 26 aprile 2002, motivate con i «veleni col dirigente» e che

si chiudeva con un'eloquente «Buona fortuna a tutti meno uno, e tanti saluti») e di Barbuto Massimo (del 3 luglio 1999, moti

vate con le «incomprensioni con il capo officina»). Si dimisero,

inoltre, prima del raggiungimento della massima anzianità di

servizio a causa dei pessimi rapporti con il Portas e con lo

Stracchi anche altri lavoratori: Camassa, passato alle dipenden ze di altra ditta, la Anex di None; Panacciulli, le cui dichiara

zioni, al riguardo, sono già state sopra riportate; Rovelli («Mi

sono dimesso nel 2001 quando ho trovato un altro lavoro come

operaio. In questo modo ho rinunciato alla categoria superiore

pur di lavorare ... So che anche altri hanno deciso di andare via

per le mie stesse ragioni. Mi riferisco a Gariglio e a Stilo oltre

ad altri di cui non ricordo il nome»), Albadoro.

Rimane il fatto che, dalla visura camerale in atti risulta che

AG Industrie aveva, al momento della sua costituzione, cin

quantacinque dipendenti. E, invece, emerso che dal 2003 i di

pendenti della società si sono ridotti a trentatré-trentaquattro e

ciò per il numero elevato di dimissioni, più numerose dei pen sionamenti (cfr. deposizione di Burdino Michela, dipendente di società incaricata di curare l'amministrazione del personale di

AG Industrie). Infine, non può tacersi di quanto alcuni dipendenti hanno rife

rito di aver appreso dagli imputati in ordine ad alcuni dei loro

obiettivi specifici, che — nel loro insieme — avrebbero dovuto

risultare strumentali rispetto alle più ampie finalità imprendito riali perseguite. Decisive, al riguardo, si rivelano le dichiarazio ni di Rovelli e Brattoli che, pur nella non assoluta sovrapponi bilità (a riprova, ove ve ne fosse bisogno, della reciproca auto

nomia), si riscontrano a vicenda, offendo uno spaccato della vi

sione propria, in primo luogo, dello Strocchi, ma in realtà anche

del Portas, in merito ai rapporti che l'azienda avrebbe dovuto

avere con le maestranze, in vista del miglior risultato produttivo e del massimo profitto realizzabili. Queste le dichiarazioni del

Rovelli.

«Il sig. Strocchi ha più volte chiesto espressamente a me ed al

collega Brattoli di adottare un comportamento più duro e delato

rio nei confronti degli operai. Ogni volta che un particolare pro dotto presentava anomalie o difetti occorreva, secondo Strocchi,

individuare un colpevole anche se di fatto il lavoro era stato

svolto da una pluralità di soggetti e quindi, considerata anche la

nuova organizzazione del lavoro, non era possibile individuare

il singolo responsabile. Preciso ancora che si trattava sovente di

errori che normalmente possono accadere e non di questioni

gravi o legate a dolo od incapacità lavorativa».

Queste, invece, le dichiarazioni del Brattoli, parte delle quali già sopra considerate ad altri fini:

«Il sig. Strocchi, quando non gli fornivo prontamente il no

minativo di un operaio che aveva presumibilmente commesso

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Page 16: sentenza 3 maggio 2005; Giud. Gianfrotta; imp. Gotto, Portas e altro

PARTE SECONDA

un errore di piccola entità, mi dava del mafioso. Dopo che io

provvedevo a fornirgli il nominativo del presunto colpevole lo

Strocchi era solito convocarlo pubblicamente ed inveire contro

di lui dandogli dell'incapace e altri epiteti che non ricordo. li

sig. Portas è solito quando un operaio commette degli errori

convocarmi ed in mia presenza provvede a chiedere delle spie

gazioni riguardo l'accaduto: prima con tono fermo ed autorita

rio, poi se le giustificazioni dell'operaio non sono plausibili, con tono irruento ... Mi è stato chiesto sia dal Portas che dallo

Strocchi di adottare nei confronti degli operai un atteggiamento

più duro».

Ancora più chiaro è il senso della testimonianza Rovelli se si

considerano le dichiarazioni da quest'ultimo rese nel corso del

giudizio: «L'idea di Strocchi era che bisognava costringere l'operaio a

lavorare sotto pressione, in questo modo avrebbe lavorato di

più. Ne parlammo io e Strocchi migliaia di volte in officina.

Strocchi riteneva che la pressione sugli operai dovesse arrivare

al punto di offendere le persone: egli pretendeva che io offen

dessi gli operai coi quali dovevo rapportarmi. Per questo mi ve

niva dietro, perché voleva verificare che mi comportassi così. Io

ero contrario a questo metodo. Strocchi mi dava dell'incapace

perché non adottavo il sistema che voleva lui. Io sapevo bene

che c'erano operai che avevano bisogno di essere seguiti più di

altri ma non condividevo la sua linea ... Circa un anno dopo l'arrivo di Strocchi arrivò il Portas. Strocchi aveva detto a me e

a Brattoli che avrebbe preso qualcuno con carattere più forte.

Da allora la situazione si fece triste ... Strocchi pretendeva che

10 fossi informato su tutte le presenze e assenze. Posso racconta

re un episodio avvenuto durante il primo periodo dell'arrivo di

Strocchi. Fui richiesto di notizie su un operaio che risultava as

sente, risposi che mi sarei informato presso la centralinista se

condo la prassi, feci sapere che la centralinista mi aveva detto

che l'operaio aveva comunicato l'assenza. Strocchi obiettò che

la centralinista avrebbe dovuto avvertirmi subito. Secondo lui,

perciò, io avrei dovuto rimproverarla fino ad offenderla. Io non

ero d'accordo e non ero capace di tanto. Alzai la voce con lei

ma non più di tanto, fui in seguito insultato da Strocchi. In par ticolare mi recai dalla centralinista con al seguito Strocchi che

voleva verificare come mi sarei regolato con lei».

Dunque, insulti, umiliazioni e vessazioni di vario tipo, nella

versione dei testimoni, non costituivano episodi eccezionali o

comunque legati a specifiche situazioni che si verificavano nella

quotidianità lavorativa. Il loro grado di frequenza si collocava in

una precisa strategia aziendale, essendo tali mezzi ritenuti ido

nei alla realizzazione del progetto imprenditoriale di AG Indu

strie, consistente in un forte incremento della produttività e

della qualità del prodotto, conformemente a quanto richiedeva il

rispetto delle obbligazioni nascenti dal contratto stipulato con

Breed.

Occorre osservare, in proposito, che i mezzi e le modalità

prescelti da chi, essendone socio di maggioranza o titolare di un

importante incarico dirigenziale, ritenne di avvalersene, si ac

compagnarono ad un investimento nella formazione risultato

davvero modestissimo e comunque rivelatosi, alla prova dei

fatti, di scarsissima efficacia. Ci si riferisce alla documentazione

prodotta dalle difese in allegato alla memoria 10 febbraio 2005.

Si tratta di tre fatture emesse — una — da Lab s.r.l. e — due —

da CIMsystem s.r.l. La prima, del 30 maggio 1998, è per l'im

porto di 10.000.000 di vecchie lire (oltre Iva), e va letta in col

legamento con altro documento, parimenti prodotto dalle difese, costituente la proposta/offerta avanzata dalla medesima ditta ad

AG Industrie, in data 8 maggio 1998. In sostanza, per 10.000.000 di vecchie lire Lab s.r.l. prima offrì, quindi vendette ad AG Industrie, un software, comprensivo di due licenze, a lo

ro volta comprensive della «formazione di mezza giornata»

presso la sede di AG Industrie. La altre due fatture, datate 28

febbraio e 30 giugno 1999, sono — ciascuna — per un importo

di 500.000 di ^vecchie lire e si riferiscono, ciascuna, ad una

giornata di formazione su «SUM 4.0». Al di là del fatto che non

è stato precisato se gli interventi formativi documentati si riferi

scano effettivamente alle necessità collegate alle già esaminate

innovazioni introdotte nel processo produttivo, rimane il fatto

che, complessivamente, sono state documentate due giornate e

mezza di formazione. Per contro, le modifiche introdotte nel

11 Foro Italiano — 2005.

modo di lavorare, valutate dagli stessi imputati come partico larmente significative, coinvolsero alcune decine di lavoratori:

come a dire che per AG Industrie la formazione delle maestran

ze non costituì affatto una priorità. Tra i diversi strumenti atti

vabili per conseguire i propri obiettivi di sviluppo produttivo e

di profitto, l'azienda optò per altri, verosimilmente meno costo

si, ma altrettanto verosimilmente meno efficaci, come le succes

sive vicende puntualmente ed inesorabilmente dimostrarono.

Fu, infatti, costante, e preferito alla formazione, il rapporto di

retto tra socio di maggioranza e/o direttore di stabilimento, da

un lato, e singolo lavoratore, dall'altro: rapporto che, peraltro, si

caratterizzò per tutto quanto emerso, compresi ripetuti, plateali

gesti (quali lo strappare banconote in presenza dei dipendenti) che avrebbero dovuto — nelle intenzioni dello Stracchi — ri

chiamare i lavoratori a comportamenti più corretti, in vista —

tra l'altro — di un aumento della produttività, ritenuto obiettivo

sul quale si riteneva opportuno coinvolgere e corresponsabiliz zare i lavoratori stessi.

I fatti emersi nel presente processo non hanno trovato spiega zioni utili in chiave difensiva in quanto dichiarato dagli imputati Portas e Stracchi (la posizione del Gotto sarà esaminata a parte).

II primo, dopo essersi soffermato sulle ragioni della propria assunzione da parte di AG Industrie, da porre in relazione agli obiettivi aziendali ed alle già illustrate difficoltà di conseguirli, nelle indagini preliminari, ha, in primo luogo, affermato che lo

Stracchi, non essendosi limitato ad «acquistare solo i macchina

ri», aveva dimostrato di voler «investire anche nel personale per rendere produttiva quella azienda». Inoltre, egli ha dichiarato

che gli obiettivi aziendali vennero raggiunti, essendo cresciuta

la professionalità dei dipendenti ed essendo stata portata «un'a

zienda che sembrava all'inizio sull'orlo della crisi a risultati

importanti». Il Portas ha, poi, spiegato le dichiarazioni dei di pendenti, i cui verbali aveva avuto modo di leggere, in questi termini:

«Io credo che le dichiarazioni rese dai lavoratori ... siano

state dettate dalla difficoltà di accettare le direttive e gli inse

gnamenti che io impartivo loro e che erano necessari a permet tere l'esistenza stessa dell'azienda in quanto il lavoro che si do

veva fare era di alta precisione ... e quindi alcuni di essi forse

ne hanno sofferto dando una risposta secondo me sbagliata ad

una sofferenza evidentemente vera ... Mi hanno colpito molto

le dichiarazioni di Mosca e di Camassa: ... il Mosca ... non

aveva nessuna esperienza quale fresatore ed è vero che io lo ri

presi molte volte ma ciò era determinato dal fatto che il lavoro

non era stato eseguito in modo preciso ... egli non si rendeva

conto che un errore apparentemente lieve e cioè di pochi cente

simi di millimetro compromettono la buona riuscita della lavo

razione.

A.d.r.: La vera ragione dell'acredine dimostrata dai lavoratori

... credo sia da individuare nella necessità — per la grossa

mole di lavoro — di organizzare il lavoro su due turni (...) ed

eccezionalmente su tre.

A.d.r.: Il lavoro organizzato su turni prevedeva contrattual

mente incentivi ... richiede però un po' di autonomia dell'ope ratore ... molti lavoratori non erano ancora adatti a quel tipo di

organizzazione in quanto avevano bisogno di una guida e di un

aiuto ... Decisi pertanto di mettere ad orario normale ... i lavo

ratori che non erano ancora pronti a lavorare nel turno; ... ciò

determinò del malcontento in quanto essi venivano a guadagna re un po' meno ...

A.d.r.: Ricordo la vicenda del ... Camassa nell'ottica

di cui ho detto ... decisi di affiancare al Camassa un altro lavo

ratore più esperto ... il nuovo collega non gli permise più il si

stema che avevano adottato col Mosca. Camassa mi parlò dei

suoi problemi fino ad allora a me ignoti e io gli proposi di ... alternare una settimana sul turno di mattina e una sull'orario

normale in modo da venire incontro alle sue esigenze di fami

glia; tuttavia il Camassa non fu d'accordo poiché in tal modo

guadagnava un po' meno ...

A.d.r.: Per quanto riguarda ... D'Amico e Albadoro escludo

nel modo più assoluto che essi siano stati adibiti a lavori pesanti in danno della loro salute ... Albadoro ... lo trovai a dormire

... e gli avevamo fatto una lettera di ammonizione ... D'Amico

... aveva negli ultimi tempi problemi di salute ... noi abbiamo

cercato di fargli fare lavori più leggeri ... compatibilmente con

quello che il lavoro in azienda permetteva ...

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Page 17: sentenza 3 maggio 2005; Giud. Gianfrotta; imp. Gotto, Portas e altro

GIURISPRUDENZA PENALE

A.d.r.: Non è vero che io abbia adibito a mansioni punitive i

lavoratori; ... le macchine utensili hanno necessità di essere

pulite dai trucioli prodotti nella lavorazione e quindi ogni ope ratore addetto ad una macchina in occasione del cambio di lavo

ro deve occuparsi di questa operazione di pulitura ... quando torna al lavoro il lavoratore assente ... deve occuparsi di pulire la macchina prima di farla lavorare di nuovo ...

A.d.r.: Non è vero che io abbia mai cronometrato i tempi di

lavorazione poiché il tipo di lavoro non permette un tempo di

lavorazione predeterminabile. A.d.r.: ... alcuni lavoratori in passato hanno abusato dei ser

vizi per cui vi è stata la necessità di riprendere qualcuno che era

stato sorpreso a telefonare.

A.d.r.: Non ho mai impedito le chiamate telefoniche ma ad un

certo punto abbiamo dovuto dare una regola per come doverle

distribuire». Di analogo tenore le dichiarazioni rese dallo Stracchi nelle

indagini preliminari: «Nei primi mesi la mia presenza in azienda fu costante, anda

vo in azienda due o tre volte alla settimana per qualche ora al

fine di conoscere il personale e di capire quali fossero le capa cità operative di questa impresa. Dopo i primi mesi visti i miei molteplici impegni e considerato che trascorrevo molti mesi al

l'anno all'estero la mia frequentazione della AG si è diradata e

mi recavo in azienda una volta ogni quindici giorni, sempre che

non fossi all'estero.

A.d.r.: In azienda i miei rapporti più frequenti erano con i ca

pi reparto e quindi con il Portas il quale mi informava circa

l'andamento della produzione; ... non avevo rapporti diretti con

i dipendenti salvo che non mi accorgessi che si facevano opera zioni in modo errato. In questi casi riprendevo in modo partico lare il Portas poiché lui era responsabile della produzione ma

siccome lo facevo in prossimità della postazione di lavoro

ascoltava anche il lavoratore. Ammetto di essermi arrabbiato in

qualche occasione soprattutto quando lo stesso errore si ripeteva in diverse occasioni.

A.d.r.: Non è vero che ho posto in essere alcuno dei compor tamenti che mi vengono contestati ... nelle aziende di cui mi

sono occupato nella mia vita non vi sono mai stati scioperi ... a

dimostrazione del fatto che ho sempre cercato la collaborazione

e un buon rapporto con il personale. A.d.r.: Neppure il Portas in mia presenza ha mai trattato male,

insultato o umiliato lavoratori ...

A.d.r.: Se in qualche occasione si è ripreso qualche lavoratore

ciò è stato dettato dalla necessità di richiamare gli stessi ad una

maggiore attenzione ...

A.d. difesa: Mi è capitato in alcune occasioni di sorprendere alcuni lavoratori trascorrere più di un'ora alla macchinetta del

caffè, premetto che nella mia attività di gestioni aziendali mi

sono sempre preoccupato di spiegare in modo semplice quanto costa l'inefficienza con elementari calcoli aritmetici dicendo

che ogni minuto di inefficienza costava circa duemila lire te

nendo conto del costo orario del lavoro pari a centoventimila

lire. In una circostanza — esasperato dalla lunghezza della pau

sa —- diedi una dimostrazione plateale di questo concetto accen

nando a strappare una banconota da duemila lire ma non inten

dendo offendere nessuno bensì con l'intento di spiegare ai lavo

ratori quanto costava il loro comportamento all'azienda. Ag

giunsi che era come se le duemila lire fossero state gettate per strada senza che ciò venisse a vantaggio né per loro né per l'a

zienda ...

A.d. difesa: Nei primi mesi allorché mi accorsi dei molti erro

ri di esecuzione del lavoro parlai con i capireparto Brattoli e

Rovelli chiedendo loro di essere maggiormente collaborativi

nella individuazione degli errori e dei responsabili affinché si

potesse ad essi porre rimedio; ... mi accorsi che essi facevano

fatica a dare queste indicazioni per paura di danneggiare i colle

ghi ma io spiegai che l'intenzione dell'azienda non era di man

dare via chi avesse sbagliato ma di fare in modo che certi errori

non si ripetessero ancora.

A.d. difesa: Non ho mai saputo dal Gotto, dal Portas o dai la

voratori che vi fossero situazioni di maltrattamento nei confronti

di lavoratori in particolare da parte del Portas né mi furono rife

riti episodi o circostanze che mi potessero indurre a pensare ciò».

Il Foro Italiano — 2005.

Nel corso del processo il Portas e lo Strocchi, interrogati, hanno ribadito quanto sopra specificato: parte delle loro dichia

razioni è stata riportata all'inizio del precedente capitolo. La linea di difesa dei due imputati, con le eccezioni e precisa

zioni che risultano dalla lettura delle rispettive dichiarazioni, non è stata, di conseguenza, di negazione di tutti i. fatti portati alla luce dai dipendenti dell'azienda. Essi, per spiegare possibili

rimproveri anche vigorosi rivolti ai lavoratori, hanno fatto rife

rimento a molteplici esigenze, tra loro strettamente collegate: dal rispetto delle obbligazioni assunte verso la clientela in ter

mini di qualità dei prodotti da consegnare e di tempi da osserva

re, al rilancio della presenza sul mercato di un'azienda che, col

trascorrere del tempo ed anche a causa dell'assenza prolungata di una conduzione efficace, aveva perso competitività; e, sul

versante delle maestranze, all'esigenza di una riqualificazione

professionale che, valorizzando un patrimonio di professionalità

già acquisite e superando atteggiamenti lassisti, consentisse ai

lavoratori — e, per il loro tramite, all'azienda — di essere al

passo con l'innovazione tecnologica imposta dal mercato stesso.

Al riguardo, peraltro, non può non osservarsi che i fatti riferiti

dai lavoratori costituiscono un «insieme» davvero impressio nante, rispetto al quale la chiave di lettura prospettata dagli im

putati appare davvero asfittica. Occorre, infatti, tener presente che ciascuno dei testimoni ha riferito una propria vicenda della

quale è rimasto vittima e che ciascuna vicenda, unitamente a

quelle —

omogenee — riferite da vari loro colleghi, si presta ad

essere inserita in un gruppo, individuato e definito secondo i

criteri sopra utilizzati, a loro volta corrispondenti ad altrettante

contestazioni. Dunque, se quanto dichiarato dagli imputati a

propria discolpa tende ad accreditare l'ipotesi di un'enfatizza

zione di singoli episodi, non meritevoli di tutta l'attenzione ri cevuta, che sarebbe stata — invece —

conseguenza di frainten

dimento da parte dei lavoratori, condizionati, anche nella pro

pria sensibilità, dal loro passato; a ciò non può non obiettarsi

che, in tal modo, non troverebbero spiegazione né la ripetitività dei fatti, né le conseguenze che essi produssero.

Non può, invero, trascurarsi che, rispetto agli esiti che un

certo «clima» aziendale determinò, né le dichiarazioni degli im

putati, né le difese hanno potuto smentire alcuni dati incontro

vertibili. Se è vero che la lettera di dimissioni del Gariglio non contie

ne indicazioni in ordine alle ragioni della cessazione del , rap porto di lavoro e dunque non può essere valutata in chiave accu

satoria, non altrettanto può dirsi per le altre sopra menzionate, le

quali, invece, sono straordinariamente eloquenti. Né il fatto che

il Rovelli abbia menzionato il Gariglio tra i dipendenti che deci sero di licenziarsi prima del raggiungimento dei limiti di età è circostanza che possa essere ritenuta idonea a dubitare dell'at

tendibilità della sua testimonianza, la quale, al contrario, risulta

ricca di indicazioni per nulla smentite, anzi riscontrate, da

quelle di altri testi.

Non basta. Il fatto che l'Albadoro possa essere stato sorpreso in una pausa «abusiva», al punto da meritarsi una sanzione di

sciplinare, a quanto risulta, non contestata, non esclude l'atten

dibilità dell'altra sua affermazione, processualmente rilevante

(di essere stato adibito a mansioni incompatibili con le sue con

dizioni di salute, note all'azienda): circostanza, quest'ultima, che parrebbe tutt'altro che smentita da una lettera di diffida, in

dirizzata all'azienda dal suo legale a distanza di tempo conside

revole dalla visita medica di controllo.

Né può far dubitare dell'attendibilità del Camassa il fatto che

egli, alla polizia giudiziaria, abbia riferito la frase «non devono

esistere pecore bianche» al solo Strocchi, ed abbia parlato, inve

ce, al plurale nella deposizione resa in giudizio. Una lettura an

che sommaria della trascrizione di quest'ultima chiarisce che

ciò accadde nel contesto di una dichiarazione che, in quel mo

mento, riferiva delle condotte di chi aveva la titolarità dell'a

zienda e/o la responsabilità della sua conduzione, senza ulteriori

distinzioni. E neppure può valere a suggerire interpretazioni di

verse da quelle prospettate dal Camassa (di un ingiustificato cambiamento del suo turno, che ostacolava la sua possibilità di

far fronte ai suoi doveri familiari, derivanti, tra l'altro, anche da

un provvedimento dell'autorità giudiziaria) quanto affermato

dal Portas circa l'esigenza di affiancargli un lavoratore più

esperto. A tacere del fatto che nessuna indicazione è stata data

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PARTE SECONDA

dall'imputato sull'identità di quest'ultimo, si impongono due

osservazioni. In primo luogo, la spiegazione data dal Portas non

si concilia con quella frase sull'inaccettabilità di posizioni di

privilegio in azienda che egli non ha mai negato di avere pro nunciato e che è, invece, sintomatica di una posizione precon cetta, che non teneva conto, nell'organizzazione del lavoro, di

situazioni obiettivamente diverse. In secondo luogo, rimane il

fatto che anche il Camassa fu destinatario di apprezzamenti tut

t'altro che lusinghieri, e ciò non si concilia con l'attribuzione al

medesimo di una sorta di tutor, in funzione di accrescimento

della sua professionalità. 4. - Il reato di maltrattamenti. Le posizioni dei singoli impu

tati. Come è noto, la sentenza 22 gennaio 2001, Erba (Foro it.,

Rep. 2001, voce Maltrattamenti in famiglia, n. 3), della sezione

VI penale della Suprema corte ha posto alcuni punti fermi in or

dine all'astratta configurabilità del delitto di maltrattamenti nel

l'ambito dei rapporti di lavoro subordinato. Il reato de quo sa

rebbe, di conseguenza, ravvisabile nel contesto di un rapporto di

tale natura, dal momento che, pur essendo «l'ipotesi ... di più

frequente verificazione ... quella che dà il nome alla rubrica

dell'art. 572 c.p. (maltrattamenti in famiglia o verso fanciulli), la norma incriminatrice prevede altresì le ipotesi di chi com

mette maltrattamenti in danno di «persona sottoposta alla sua

autorità, o a lui affidata per ragioni di educazione, istruzione,

cura, vigilanza o custodia, o per l'esercizio di una professione o

di un'arte».

Situazioni, queste ultime, per il cui verificarsi «non è richie

sta ... la coabitazione o convivenza tra il soggetto attivo e

quello passivo, ma solo un rapporto continuativo dipendente da

cause diverse da quella familiare».

Va da sé — e la Suprema corte lo ha ribadito con chiarezza — che «il rapporto intersoggettivo che si instaura tra datore di

lavoro e lavoratore subordinato, essendo caratterizzato dal pote re direttivo e disciplinare che la legge attribuisce al datore nei

confronti del lavoratore dipendente, pone quest'ultimo nella

condizione, specificamente prevista dalla norma penale ... ri

chiamata, di "persona sottoposta alla sua autorità', il che, sussi

stendo gli altri elementi previsti dalla legge, permette di confi

gurare a carico del datore di lavoro il reato di maltrattamenti in

danno del lavoratore dipendente». Tali essendo le premesse in termini di astratta applicabilità

della norma penale la cui violazione è stata contestata agli im

putati, non può non rilevarsi che potrebbe costituire una remora

rispetto alla declaratoria di penale responsabilità degli imputati il fatto che, nell'unico (salvo errori) caso che ha visto una deci

sione di colpevolezza dei giudici di merito trovare conferma in

sede di legittimità, erano state accertate «ripetute, e sistematiche

vessazioni fisiche e morali, consistite in schiaffi, calci, pugni, morsi, insulti, molestie sessuali e, non ultima, la ricorrente mi

naccia di troncare il rapporto di lavoro senza pagare le retribu zioni pattuite (minaccia assai cogente, dato che il lavoro era

svolto in nero e le retribuzioni venivano depositate su libretti di

risparmio intestati ai lavoratori, ma tenuti dal datore di lavoro)». In sostanza, potrebbe «operare» (nel senso di far ritenere — i

fatti accertati nel presente processo — non riconducibili alla

fattispecie incriminatrice) la suggestione rappresentata dalla

molto maggiore gravità — per non dire dall'odiosità — delle

condotte accertate nel caso portato al vaglio della Suprema cor

te; condotte — all'evidenza — assai diverse da quelle accertate

nel presente processo. Sarebbe agevole osservare, al riguardo, che la diversità delle condotte accertate nel presente processo, molto meno gravi rispetto a quelle emerse nel «precedente» considerato, è elemento che potrebbe giustificare un trattamento

sanzionatorio proporzionato e perciò diversamente calibrato, ma

che — di per sé — non consentirebbe di escludere la sussistenza

del reato, ricorrendone gli elementi costitutivi, oggettivo e sog gettivo.

Ne consegue che è su quest'ultimo aspetto che occorre sof

fermarsi, per stabilire se gli imputati debbano o meno ritenersi

colpevoli del reato loro ascritto.

La doverosa verifica non può che condurre a risultati affer

mativi, dal momento che il materiale probatorio raccolto dimo stra univocamente la sussistenza di entrambi gli elementi costi tutivi del reato.

Sul piano oggettivo, invero, i numerosissimi fatti emersi (gli

Il Foro Italiano — 2005.

insulti, le mortificazioni, i rimproveri rivolti urlando e con mo

dalità aggressive, le pressioni esercitate per far rientrare i di

pendenti al lavoro da periodi di assenza per malattia e poi le ri

torsioni poste in essere in danno di chi era stato assente, le altre

vessazioni gratuite e di vario tipo, la mancata considerazione dei

problemi di carattere fisico — accusati da alcuni lavoratori —

nell'ordinare loro di svolgere determinate prestazioni; in so

stanza, l'insieme dei fatti e delle circostanze accertate) integra no quel requisito che, nella giurisprudenza di legittimità, è stato

ripetutamente identificato nella pluralità di atti volontari, anche

non delittuosi, realizzati in momenti successivi ma collegati tra

loro da un nesso di abitualità, «idonei a produrre quello stato di

sofferenza fisica e morale, lesivo della dignità della persona, che la legge penale designa col termine di maltrattamenti» (cfr. sez. VI 22 gennaio 2001, Erba, cit.).

Con ciò, la giurisprudenza di legittimità ha posto l'accento su

una pluralità di aspetti, che ricorrono — tutti — nel caso di spe cie.

In primo luogo, la volontarietà degli atti è desumibile, anzi

tutto, dalla loro ripetitività e riconducibilità ad una precisa stra

tegia (volta ad ottenere la massima soggezione possibile al dise

gno imprenditoriale da parte di lavoratori ritenuti non in grado,

per le ragioni sulle quali ci si è già soffermati, di garantire all'a

zienda la necessaria competitività). Inoltre, va sottolineato, in

quanto anch'esso indicativo della realizzazione di condotte vo

lontariamente poste in essere, il fatto che fu conseguenza di una

precisa scelta anche il ricorso a quella che è stata definita, da

uno dei difensori, la «formazione tecnica», affidata ai rapporti che si creano «sul campo», come tale da tenere distinta dalla

c.d. «formazione tecnologica», realizzabile con interventi spe cialistici affidati ad esperti, ed invece rimasta assente. Peraltro, alla prova dei fatti, la c.d. «formazione tecnica» si rivela espres sione che, lungi dall'evocare un'attività effettivamente volta ad

accrescere la professionalità dei lavoratori, appare un mero arti

ficio retorico. Di più. Essa costituì, infatti, la premessa di quella

sequela di comportamenti sopra elencati, a loro volta produttivi di una serie di conseguenze certe: umiliazione dei destinatari, sofferenze fisiche, alcune dimissioni.

In realtà, il «nodo» della (mancata) formazione (di quella senza ulteriori aggettivi; della sola che, da sempre, può fregiarsi di tale impegnativa definizione) e della scelta di avvalersi esclu

sivamente della c.d. formazione tecnica, rimane centrale ai fini

dell'analisi dei fatti di causa e delle responsabilità dei protago nisti in relazione all'ipotesi di accusa.

Anzitutto, sarebbe del tutto ininfluente la considerazione del

l'efficacia che l'impiego di altri mezzi e modi possa avere avuto

rispetto all'obiettivo principale (la realizzazione del progetto

imprenditoriale del quale si è detto sub 2). Se è vero che l'a

zienda, nonostante le difficoltà incontrate nel rispettare gli ac

cordi commerciali stipulati con Breed, comunque, parrebbe ave re superato la sua fase più critica (cfr. interrogatorio Strocchi), non è affatto dimostrato che scegliendo altri modi ed altri mez

zi, per nulla traumatici per i lavoratori, non sarebbe stato possi bile conseguire i medesimi risultati.

In secondo luogo, di decisiva rilevanza è il profilo dell'illi

ceità dei modi e mezzi adoperati dagli imputati per conseguire

quei risultati.

Ciò che, infatti, è emerso nel processo è che nella decisione

di AG Industrie di assumere determinate obbligazioni con la

sottoscrizione del contratto di cui si è detto sub 2), non pesò in

alcun modo la valutazione delle risorse umane sulle quali l'a

zienda avrebbe potuto far conto. Il richiamo fatto dagli imputati Portas e Strocchi all'esistenza di un valido e utile capitale uma

no, parte del ramo di azienda acquistato ed elemento positivo sul quale sarebbe stato costruito il futuro dell'azienda di nuova

costituzione, appare rituale e poco credibile. In realtà, se è vero

che AG Industrie era a conoscenza della crisi di direzione che si era manifestata nell'azienda acquistata, e che sarebbe stata al

l'origine del lassismo diffusosi e, comunque, del fatto che l'a zienda stessa non era più al passo con i tempi, la considerazione

della necessità di riqualificare professionalmente le maestranze

avrebbe dovuto suggerire una attenzione tutt'affatto diversa ri

spetto al problema dei modi e dei mezzi con i quali far conse

guire ai lavoratori la nuova professionalità e dei tempi entro i

quali ciò sarebbe stato possibile.

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Page 19: sentenza 3 maggio 2005; Giud. Gianfrotta; imp. Gotto, Portas e altro

GIURISPRUDENZA PENALE

Quest'ultima considerazione rileva sotto due ulteriori profili. Per un verso, l'illegalità dei comportamenti direzionali non fu

conseguenza di gesti impulsivi dell'uno o dell'altro soggetto avente responsabilità direzionali in AG Industrie. All'origine di essa vi fu ia precisa scelta di affidarsi ad un «uomo forte» ed ai

suoi metodi per nulla rispettosi della dignità dei lavoratori, per far crescere nel più breve tempo qualità e quantità del prodotto e

con esso il profitto, anche a costo di infliggere ai lavoratori stes

si sofferenze fisiche e morali e così di costringere alcuni di loro

a dimettersi. Date queste premesse, che davano sostanza alla

filosofia di direzione dell'azienda, ben difficilmente in AG In dustrie avrebbero potuto trovare puntuale osservanza norme co

stituzionali e leggi ordinarie, quali quelle correttamente men

zionate dal p.m. in quanto poste a tutela di specifici diritti e beni giuridici: del lavoro quale fondamento della repubblica e perciò della comunità nazionale (art. 1 Cost.); dei diritti inviolabili dell'uomo, come singolo e nelle «formazioni sociali ove si

svolge la sua personalità» e perciò anche là dove egli, insieme

ad altri, è chiamato a svolgere la sua prestazione lavorativa (art. 2 Cost.); dell'uguaglianza sostanziale tra tutti i cittadini, volta — tra l'altro — ad assicurare «il pieno sviluppo della persona umana» (art. 3 Cost.), di certo impedito in un contesto lavorati

vo quale quello emerso nel processo; del diritto fondamentale

alla salute (art. 32 Cost.), di certo leso ogni volta che, in AG In

dustrie, un lavoratore venne costretto a sacrificare la salute pur di evitare comportamenti ritorsivi di uno degli imputati, oppure venne costretto a prestazioni lavorative non compatibili con le

proprie condizioni di salute; del diritto di tutti i cittadini — e

quindi, in primo luogo, dei lavoratori — a che l'iniziativa eco

nomica, pur libera, non si svolga in modo da recare «danno ...

alla dignità umana» (art. 41 Cost.), diritto di certo abitualmente

violato in AG Industrie; del diritto dei lavoratori a che il datore

di lavoro si faccia carico della tutela della loro integrità fisica e

dignità morale (art. 2087 c.c.), ciò che non rientrava tra le

preoccupazioni degli imputati. Dunque, l'illegalità dei compor tamenti fu la deriva «obbligata» di un'idea della conduzione

dell'azienda che non includeva il rispetto della dignità delle

persone chiamate a prestarvi il proprio lavoro: un'idea a tal

punto radicata che il Portas, avuta percezione della serietà dei

controlli che gli uffici preposti avevano avviato, ritenne di di

mettersi. manifestando in forme non prive di una certa ridon

danza la sua insofferenza verso di essi.

Inoltre, le considerazioni fin qui svolte suggeriscono conclu

sioni anche in ordine alla sussistenza dell'elemento soggettivo del reato. Al riguardo, occorre considerare che, come nel caso

valutato dai giudici di legittimità con la sentenza citata, il dolo

del reato, pacificamente generico, risulta non solo dalla «co

scienza e volontà di ledere in modo abituale l'integrità fisica e

morale» dei lavoratori, ma anche dalla prova del «movente»,

che — nella vicenda oggetto del presente processo — va indivi

duato nella piena realizzazione, nel più breve tempo possibile, del disegno imprenditoriale così come ricostruito sub 2), anche

a costo di ledere diritti e di cagionare danni ai lavoratori. Nes

sun dubbio, pertanto, può residuare sul fatto che i singoli com

portamenti posti in essere dagli imputati, in questa vicenda, al

pari di quella definita con la più volte citata sentenza della Su

prema corte, risultino «cementati da una volontà unitaria e per sistente, che va oltre il singolo episodio» (cfr. sentenza cit.).

Quanto si è fin qui osservato in ordine alla reiterazione dei

comportamenti illeciti ed al movente che li ispirava e sorregge va è, infatti, indicativo della «... inclinazione della volontà ad

una condotta oppressiva e prevaricatoria che, nella reiterazione

dei maltrattamenti, si va via via realizzando e confermando, in

modo che il colpevole accetta di compiere le singole sopraffa zioni con la consapevolezza di persistere in un'attività illecita,

posta in essere già altre volte (Cass. 6 novembre 1991, Faranda,

id., Rep. 1992, voce cit., n. 8; 22 febbraio 1994, Pirozzi, id., Rep. 1995, voce cit., n. 6), non rilevando, data la natura abituale

del reato, che durante il lasso di tempo considerato siano ri

scontrabili nella condotta dell'agente periodi di normalità e di

accordo con il soggetto passivo (Cass. 26 giugno 1996, Lom

bardo, id., 1996, II, 614)» (cfr. Lattanzi-Lupo, Codice penale.

Rassegna di giurisprudenza e di dottrina, Mlano, 2000, X, 82).

Per tale ragione, i comportamenti sopra specificati non pos sono ritenersi scriminati dal preteso esercizio dello ius corri

li. Foro Italiano — 2005.

gendi, causa di giustificazione non codificata che pure sembra

riconosciuta da dottrina e giurisprudenza in capo al datore di la

voro, quale espressione del suo potere di indirizzo dell'attività

imprenditoriale. La questione, invero assai problematica (lo af

ferma la migliore dottrina: cfr. Romano, Commentario sistema

tico del codice penale, Milano, 2004, I, 545 s.), dei limiti della sfera di applicabilità di tale istituto, pare debba essere risolta in

senso negativo sulla base di due considerazioni convergenti. Il

termine «correzione» e i suoi derivati rimandano, infatti, a tipi di relazioni fortemente caratterizzate da assenza di parità delle

parti. È pur vero che anche il rapporto di lavoro subordinato è

tutt'altro che privo di tale connotazione. E tuttavia non può

neppure negarsi che altro è la legittimità di un potere di indiriz

zo, che si manifesta — tra l'altro — nelle varie determinazioni

di ordine organizzativo necessarie alla conduzione dell'azienda,

altro è il catalogo delle sanzioni cui possa farsi legittimo ricorso

da parte del datore di lavoro, in presenza di violazioni delle re

gole nella corretta esecuzione della prestazione lavorativa da

parte dei suoi dipendenti. Su quest'ultimo versante, infatti (e si

tratta della seconda considerazione), non può trascurarsi che le

leggi e i contratti, collettivi ed individuali, prevedono una plu ralità di strumenti, attivabili con gradualità, per sanzionare l'il

lecito civile eventualmente commesso dal lavoratore. Ne conse

gue che, se è vero che la già citata sentenza 22 gennaio 2001,

Erba, della Suprema corte ha richiamato (ma escluso) l'applica bilità dell'istituto in esame nel caso sottoposto al suo giudizio, non pare corretta l'invocazione della scriminante in subiecta

materia, salvo aprire il varco a conseguenze francamente para dossali, quali l'assicurare l'impunità ad un datore di lavoro che

abbia insultato ed umiliato un suo dipendente per un lavoro

male eseguito, pur senza attivare quella gamma di istituti giuri dici previsti dall'ordinamento per adeguatamente sanzionarne

l'errore.

Si ritiene, pertanto, integrato il reato di concorso nel delitto di

maltrattamenti a carico dello Stracchi e del'Portas: entrambi —

sulla base di quanto emerso — esecutori materiali delle con

dotte illecite accertate; il primo, anche responsabile della scelta

del secondo quale proprio uomo di fiducia al quale egli affidò

l'esecuzione delle fondamentali opzioni aziendali, sia rispetto

agli obiettivi imprenditoriali da conseguire, sia rispetto alla

quotidianità delle relazioni con le maestranze all'interno dello

stabilimento, ed il cui operato difese anche, più volte, in presen za dei lavoratori.

Il reato, peraltro, deve ritenersi consumato in danno di tutte le

persone menzionate in imputazione, ad eccezione che in danno

di Parigi Gianluigi, dipendente di AG Industrie che, come evi denziato sub 3), ha escluso di essere stato personalmente vittima

di comportamenti lesivi della propria integrità fisica e dignità morale ad opera di qualcuno degli imputati. Limitatamente a

questa parte della contestazione, gli imputati vanno mandati as

solti perché il fatto non sussiste.

Non vi sono, invece, le condizioni perché possa giungersi ad

un'affermazione di colpevolezza nei confronti del Gotto.

L'ipotesi accusatoria nei confronti di quest'ultimo sarebbe

fondata, più che su un ruolo diretto nella commissione del reato

ascritto, sulla omissione — rilevante ex art. 40, cpv., c.p. — di

ogni iniziativa volta ad impedire gli eventi dannosi verificatisi

in danno dei dipendenti, in conseguenza delle condotte poste in

essere dagli altri due imputati, essendone stato, peraltro, al cor

rente, per conoscenza diretta e per informazione ricevutane dai

dipendenti stessi.

In realtà, il materiale probatorio raccolto nei confronti del

l'imputato, il cui ruolo nell'azienda è stato illustrato sub 2), non

presenta i necessari caratteri dì univocità richiesti per addivenire

ad una decisione di colpevolezza. In chiave accusatoria pesano le dichiarazioni del Rovelli, il

quale ha affermato di avere personalmente informato il Gotto

della situazione che si viveva in azienda, «compreso il compor tamento dello Stracchi».

Di diverso e minore peso probatorio, invece, le dichiarazioni

dei testi Ferrara e Grande, i quali hanno affermato che il Gotto

era a conoscenza «delle angherie» cui erano sottoposti i dipen

denti, hanno aggiunto che egli non aveva mai preso posizione contro il Portas, limitandosi a dire al Portas di «non urlare», ma

non hanno indicato l'origine di tale notizia in loro possesso (se

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PARTE SECONDA

frutto di conoscenza diretta, oppure di informazione ricevuta da

altri). Per contro, il Brattoli ha affermato nettamente che «Gotto

non ha mai avuto alcuna discussione con gli operai» ed il Mo

sca, teste importante per l'accusa, si è limitato ad affermare che

«Per qualsiasi problema il sig. Portas si relaziona con il suo su

periore sig. Gotto e/o con il sig. Stracchi».

Orbene, dal punto di vista della sua plausibilità, l'ipotesi che

il Gotto non fosse al corrente del clima aziendale e dei fattori

che lo determinavano (intesi, questi ultimi, come ragioni dei

conflitti e protagonisti degli stessi) appare poco convincente.

L'azienda aveva comunque dimensioni tali da doversi escludere

che potessero verificarsi eventi quotidiani importanti, senza che

ne fosse al corrente l'amministratore unico. Tuttavia, per un

verso, il materiale testimoniale di cui sopra non si presenta uni

voco; per l'altro, va pure considerato che, per i suoi specifici

compiti (di tenere i rapporti con i fornitori, all'esterno dell'a

zienda), il Gotto non aveva una presenza assidua in stabilimen

to. Soluzione equa si ritiene, pertanto, quella dell'assoluzione

dell'imputato per non aver commesso il fatto, risultando con

traddittorio il materiale probatorio raccolto.

Il Gotto, pertanto, va assolto dal reato continuato ascrittogli

per non aver commesso il fatto.

5. - Il trattamento sanzionatorio. Le questioni civili. All'af

fermazione di colpevolezza dello Stracchi e del Portas, in ordine

al delitto di maltrattamenti continuato (per essere stato commes

so in danno di tutte le persone indicate in imputazione, ad ecce

zione che in danno di Parigi Gianluigi, con riferimento al quale si rimanda a quanto si legge sub 4), consegue la condanna dei

medesimi alle pene di legge. La gravità in concreto del reato commesso, comunque con

sumato con condotte verbali, per quanto reiterate, consente di ir

rogare agli imputati una sanzione calibrata sui minimi edittali.

L'incensuratezza per il Portas e i non gravi precedenti (per reati colposi, sanzionati con la sola pena pecuniaria) di cui ri

sulta portatore lo Stracchi, rendono concedibili le attenuanti ge neriche. Peraltro, la reiterazione delle condotte illecite induce a

non farne applicazione nella massima estensione.

Valutati, pertanto, tutti gli elementi di cui all'art. 133 c.p., si

ritiene equa, per ciascuno degli imputati, la pena di mesi otto di

reclusione, così determinata:

pena base, riferita al reato commesso in danno di Rovelli Sal

vatore, considerato come il più grave ai fini della continuazione:

un anno di reclusione;

diminuita ex art. 62 bis c.p.: mesi nove di reclusione;

aumentata ex art. 81, cpv., c.p. (di cinque giorni di reclusione

per diciotto volte, tante quante le ulteriori persone offese, e così,

complessivamente, di novanta giorni di reclusione): mesi dodici

di reclusione;

diminuita ex art. 442 c.p.p.: mesi otto di reclusione.

Alla condanna di cui sopra segue, ex lege, quella degli impu

tati, in solido tra loro, al pagamento delle spese processuali. Lo stato di incensuratezza (per il Portas) e l'assenza di prece

denti ostativi (per lo Strocchi) consentono la formulazione di

una prognosi favorevole, di astensione dalla commissione di

ulteriori reati, sicché può essere concessa ad entrambi gli impu tati la sospensione condizionale della pena e, al Portas, anche la

non menzione della condanna sul certificato penale, giusta il di

sposto degli art. 163 e 175 c.p. Alla condanna come sopra inflitta consegue, ex art. 538 ss.

c.p.p., la condanna dello Strocchi e del Portas, in solido tra loro, al risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali a favo

re delle parti civili costituite Rovelli Salvatore, Camassa Ciro,

Albadoro Antonio e Ferrara Bruno, danni rispetto ai quali non

vi è stata, da parte delle parti civili medesime, determinazione,

sicché per la liquidazione, conformemente alla richiesta delle

parti civili medesime, si rimettono le parti davanti al giudice ci vile.

Essendovi stata richiesta, si assegna a ciascuna delle parti ci

vili, a titolo di provvisionale, immediatamente esecutiva per

legge, la somma di euro 2.500, che appare equa, in quanto cal

colata con riferimento al solo danno non patrimoniale, in assen

za di elementi in merito alla quantificazione dell'eventuale dan

no patrimoniale. Non appare peraltro, accoglibile, in quanto non

giustificata da obiettive esigenze sostanziali e/o processuali, la

richiesta di subordinare la concessione della sospensione condi

zionale della pena al pagamento della provvisionale, attesa —

tra l'altro — l'immediata esecutività del relativo capo della

sentenza.

Segue, infine, per legge, la condanna degli imputati, in solido

tra loro, al pagamento delle spese processuali in favore delle

citate parti civili. La liquidazione delle stesse viene calibrata

sulla richiesta, ritenuta equa, della parte civile Ferrara. Di con

seguenza, la liquidazione delle spese viene fissata, a favore

della parte civile Ferrara, in euro 3.200 e, a favore delle altre

parti civili, in complessivi euro 4.608, oltre Iva e Cpa. somma,

quest'ultima, determinata operando due aumenti del venti per cento sulla somma come sopra precisata.

Il Foro Italiano — 2005.

FINE DELLA PARTE SECONDA

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