sentenza 3 maggio 2005; Giud. Gianfrotta; imp. Gotto, Portas e altroSource: Il Foro Italiano, Vol. 128, No. 12 (DICEMBRE 2005), pp. 663/664-699/700Published by: Societa Editrice Il Foro Italiano ARLStable URL: http://www.jstor.org/stable/23201507 .
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PARTE SECONDA
valesse esclusivamente ai fini dell'addebito di frode telematica
e non anche in ordine all'indebita introduzione in un sistema
protetto da misure di sicurezza ex art. 615 ter c.p., si palesa
contraddittorio, posto che in realtà la condotta individuata ed
attribuita all'indagato ha comportato anche siffatta introduzio
ne.
Né può dubitarsi che i reati di accesso abusivo ad un sistema
informatico e la frode informatica possano concorrere: trattasi di
delitti diversi, il secondo dei quali postula necessariamente la
manipolazione del sistema, elemento costitutivo non necessario
per la consumazione del primo; d'altro canto l'accesso abusivo
può essere commesso solo con riferimento a sistemi protetti, re
quisito non postulato per la frode informatica (Cass. 4 ottobre
1999, Piersanti, Foro it., 2000, II, 133). Così pure il reato di accesso abusivo può concorrere con
quello di cui all'art. 12 d.l. 143/91 perché non ogni autorizza
zione viene necessariamente ottenuta in via telematica e non
ogni accesso abusivo si realizza tramite utilizzo di carta di cre
dito falsificata. Inoltre la condotta in ordine alla quale il tribunale ha ravvi
sato i gravi indizi ha al contempo realizzato un'intercettazione
fraudolenta — perché ottenuta con carta contraffatta — di co
municazioni, in particolare relative alla concessione dell'auto
rizzazione all'uso della carta di credito ai sensi dell'art. 617
quater. Sussiste del resto possibilità di concorso di tale reato con
quello di cui all'art. 12 e con la frode informatica: infatti non
ogni autorizzazione viene necessariamente ottenuta in via tele
matica e non ogni intercettazione telematica si realizza tramite
utilizzo di carta falsificata; del pari non ogni frode informatica
avviene mediante intercettazione di comunicazioni e del resto
non ogni intercettazione realizza una manipolazione con altera
zione del sistema né un ingiusto profitto ed altrui danno.
S'impone pertanto l'annullamento del provvedimento impu
gnato con rinvio al Tribunale di Catanzaro il quale dovrà rivede
re il proprio giudizio negativo sul quadro indiziario con riguar do ai reati in questione attenendosi ai principi sopra enunciati e
quindi verificare in relazione agli stessi la ricorrenza delle esi
genze cautelari.
Il Foro Italiano — 2005.
TRIBUNALE DI TORINO; sentenza 3 maggio 2005; Giud. Gianfrotta; imp. Gotto, Portas e altro.
TRIBUNALE DI TORINO;
Maltrattamenti in famiglia o verso minori o sottoposti —
Condotte umilianti del datore di lavoro nei confronti di
dipendenti — Reato (Cod. pen., art. 572).
Rispondono del reato di maltrattamenti punito dall'art. 572 c.p. i preposti del datore di lavoro che assumano condotte ostili,
umilianti e lesive della dignità personale dei dipendenti. (1)
1. - Svolgimento del processo. Il presente procedimento trae
origine dall'esposto datato 5 ottobre 2000 e indirizzato alla lo
cale procura della repubblica, all'Asl 8 di Nichelino, all'ispetto rato del lavoro di Torino ed alla Cgil di Torino da certo Um
berto Mosca, dipendente di AG Industrie s.r.l., impresa metal
meccanica avente sede in Nichelino.
Il lavoratore affermava testualmente:
«Nella ditta in cui lavoro, ... non si può più vivere. Soprat
tutto, da quando è arrivato il sig. Portas, direttore dei vari repar
ti, intimidazioni, ricatti, minacce e offese, sono all'ordine del
giorno». Con riferimento alle —
propria ed altrui — condizioni lavo
rative, l'esponente precisava:
«Personalmente, da mesi, devo fare lo spazzino, il manovale e
i lavori più umili, pur avendo anzianità dal 1972 e qualifica 'intermedio quinto livello' con inquadramento da impiegato dal
1979. C'è gente come: Gariglio, Camassa, Guidi e altri che sono
'scappati' disperati, e altri come: Balinzo, D'Amico, Contorno,
Virzi, Ognibene, Stilo, Rovelli, Panacciulli e altri che come me
sono ancora qui a subire le angherie, vendette e ritorsioni dal
sig. Portas, definito dall'ing. Stracchi 'a mia immagine e somi glianza' !».
Le ulteriori notizie contenute nell'esposto erano nel senso di
operai che, nonostante l'esperienza e la non giovane età, sareb
bero scoppiati a piangere (Ognibene), oppure che — al rientro
da un breve periodo di congedo per malattia — «per punizione»
sarebbero stati messi a fare le pulizie nei reparti per una setti
mana (Stilo e Bono), oppure ancora che, per avere rotto un pez zo durante il lavoro, sarebbero stati puniti con due giorni di so
spensione dal lavoro, per di più non continuativi (Balinzo), op
pure che sarebbero stati cercati a casa dal Portas mentre erano
seriamente ammalati, e in tal modo indotti a riprendere il lavoro
(Giangrande). Problematiche, stando all'esposto, sarebbero state anche le
relazioni sindacali. Il delegato Luigi Parigi, infatti, «... da quando si è 'tolto' viene lasciato in pace».
Principale artefice del clima determinatosi nella ditta sa
rebbe stato il Portas, solito «gridare, minacciare e soprattutto
umiliare», al punto da indurre i dipendenti a subire tutto ciò, per
«paura di vendette e ritorsioni», salvi i pochi che avrebbero
svolto «una montagna di ore» di lavoro, anche nei giorni prefe stivi e festivi, grazie al fatto di essere persone delle quali egli non poteva fare a meno, oppure che genericamente gli andavano
bene. L'esponente concludeva dichiarando di essere personal
( 1) I. - Il mobbing compare nelle aule penali. Il Tribunale di Torino specifica che l'art. 572 c.p. è in astratto appli
cabile ai rapporti tra datore di lavoro e lavoratore, richiedendo la sussi
stenza di un rapporto tra il soggetto attivo e quello passivo dipendente da cause diverse da quelle familiari.
In concreto, il giudice ravvisa il reato di maltrattamenti nell'ipotesi in cui i dipendenti siano destinatari di insulti, mortificazioni, rimproveri aggressivi, ritorsioni e vessazioni di vario genere da parte dei preposti del datore di lavoro.
In termini, v. Cass. 22 gennaio 2001, Erba, Foro it., Rep. 2001, voce
Maltrattamenti in famiglia, n. 3, citata in motivazione; 24 settembre
1996, Aprile, id., Rep. 1998, voce cit., 11; 25 settembre 1995, Aprile, id., Rep. 1997, voce cit., n. 6; v. pure, per una fattispecie in parte diver
sa, Trib. Milano 2 luglio 1991, id., Rep. 1992, voce cit., n. 4. II. - Sulla fisionomia del mobbing, v. Cass. 23 marzo 2005, n. 6326,
Trib. Bergamo 20 giugno 2005 e Trib. Marsala 5 novembre 2004, in
questo fascicolo, I, 3356, con nota di A.M. Perrino.
Sull'annullamento della circolare Inail che menzionava il mobbing, v. Tar Lazio, sez. Ili ter, 4 luglio 2005, n. 5454, in questo fascicolo, III, 704.
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GIURISPRUDENZA PENALE
mente stanco di tale situazione, di poter lavorare ancora per un
anno prima della pensione, ma di ritenere quel lasso di tempo «un'eternità» essendo «sull'orlo dell'esaurimento nervoso» ed
essendo costretto a «fare mutua per depressione e stress», di
avere incubi notturni, di essere dimagrito di quindici chili in un
anno e mezzo, di soffrire, di notte, di «blocchi allo stomaco»
che lo costringevano a star piegato per alcune ore. Chiedeva,
pertanto, alle autorità competenti di indagare.
All'esposto faceva seguito la formale richiesta di indagare, avanzata dalla struttura territoriale della Fiom-Cgil all'ispetto rato del lavoro di Torino ed alla Asl territorialmente competente
per il luogo in cui si sarebbero svolti i fatti. Per parte sua, la
predetta organizzazione sindacale si diceva al corrente del «cli
ma» aziendale, tale da aver impedito il formarsi di una rappre sentanza sindacale; confermava, sulla base di quanto a sua co
noscenza, che la retribuzione dello straordinario non era con
forme alle regole vigenti e che i lavoratori assenti per malattia
subivano pressioni volte a farli recare al lavoro.
Il p.m. delegava le indagini volte a verificare l'insieme delle
circostanze di cui alla notizia di reato contenuta nell'esposto
agli ufficiali di polizia giudiziaria che prestavano servizio pres so la Asl di Nichelino.
Quest'ultima riferiva con annotazione di polizia giudiziaria del 5 marzo 2001, contenente: verbale di sopralluogo presso la
ditta AG Industrie sita in via Goito 32, Nichelino; verbale di ac
quisizione, su richiesta, di documentazione; rilievi fotografici effettuati presso i locali della ditta; verbale di ispezione e prov vedimento di prescrizione; numerosi verbali di sommarie infor
mazioni testimoniali rese da altrettanti dipendenti della predetta ditta. In particolare, si evidenziava che il sopralluogo aveva
fatto emergere plurime violazioni di norme antinfortunistiche, il
cui accertamento aveva dato luogo all'emissione del citato
provvedimento di prescrizione; si acquisiva documentazione
concernente i rapporti della ditta con alcuni dipendenti affetti da
patologie a conoscenza della ditta medesima e, in un caso, de
stinatari di provvedimenti disciplinari; si interrogavano i dipen denti su quanto a loro conoscenza in merito alle circostanze se
gnalate, in termini generici e specifici, dal loro collega Umberto
Mosca.
Emergeva, tra i fatti segnalati dai dipendenti, che uno di loro, certo Emanuele Stilo, sarebbe stato costretto a sottoscrivere una
lettera di dimissioni priva di data, con la minaccia consistita
nella perdita del posto di lavoro se si fosse assentato per malat
tia o permesso. Il predetto «filone» di indagini veniva coltivato
dal p.m. disponendo una perquisizione domiciliare dell'indagato — in ordine al reato di estorsione — Franco Stracchi, la quale consentiva il sequestro, tra l'altro, della lettera di licenziamento
manoscritta a firma dello Stilo, che era oggetto di consulenza
grafica, volta a stabilire la provenienza dalla mano del predetto lavoratore della «scrittura di compilazione e ... della lettera di
licenziamento» citata.
Depositati gli atti ex art. 415 bis c.p.p., su richiesta della dife sa, il p.m. interrogava i tre indagati, ai quali veniva contestato il
reato di maltrattamenti. Del contenuto dei loro interrogatori, al
pari che di quello delle informazioni testimoniali sopra citate, si
dirà nel prosieguo. Successivamente, la difesa produceva docu
mentazione, allegata ad una memoria.
All'esito, il p.m. richiedeva l'archiviazione sia quanto al
reato di maltrattamenti, che quanto al reato di estorsione (in danno del solo Stilo).
Il g.i.p., fissata l'udienza camerale ex art. 409 c.p.p., acco
glieva la richiesta solo in relazione al reato di estorsione, mentre
ordinava al p.m. di formulare l'imputazione quanto al delitto di
maltrattamenti. Il p.m. provvedeva in conformità, chiedendo il
rinvio a giudizio degli odierni imputati in ordine al reato di cui all'epigrafe.
All'udienza preliminare, si costituivano parti civili i dipen denti Antonio Albadoro, Salvatore Rovelli, Ciro Camassa e
Bruno Ferrara. Le opposizioni alle costituzioni avanzate dalle
difese degli imputati venivano decise con l'ordinanza allegata al
verbale dell'udienza del 28 ottobre 2004.
Su richiesta degli imputati, si disponeva procedersi a giudizio abbreviato.
La richiesta del p.m., di acquisire i verbali di atti di indagine compiuti dopo che, nella precedente udienza, era stato disposto
Il Foro Italiano — 2005.
procedersi con il citato rito alternativo, oltre che di acquisire documenti concernenti la situazione del personale alle dipen denze della AG Industrie, veniva respinta con l'ordinanza alle
gata al verbale dell'udienza in data 2 dicembre 2004.
Peraltro, con la stessa ordinanza, si disponeva, ex art. 441, 5°
comma, c.p.p., l'integrazione del materiale probatorio, mediante
l'acquisizione della documentazione sopra specificata, oltre che
l'assunzione delle testimonianze delle parti civili Albadoro, Ro
velli e Camassa, oltre che di Carmelo Ognibene (dipendente della ditta citata), Luigi Strocchi (socio di uno degli imputati) e Michela Burdino (dipendente di ditta incaricata dalla AG Indu strie di conteggiare le retribuzioni dei dipendenti e, come tale, informata dei mutamenti intervenuti nel personale della AG In
dustrie). A tali incombenti si provvedeva nelle udienze del 10
dicembre 2004 e 14 gennaio 2005. Ulteriori richieste di integrazione probatoria avanzate dalle
parti venivano decise con l'ordinanza in data 21 febbraio 2005.
Si procedeva, pertanto, agli interrogatori degli imputati ed al
l'acquisizione di altra documentazione prodotta dalle loro dife
se.
La discussione si svolgeva alle udienze del 4 e 21 aprile 2005. All'udienza del 3 maggio 2005, dopo le repliche del p.m., della difesa della parte civile Ferrara e delle difese degli impu tati, una delle quali depositava anche note scritte, veniva emessa
la presente sentenza, con lettura del dispositivo. 2. - Alcune notizie e circostanze di rilievo preliminare. In
particolare: da AG International ad AG Industrie; i contenuti e
le difficili prospettive di un progetto imprenditoriale. E oppor tuno che la disamina delle risultanze processuali direttamente
attinenti all'imputazione contestata sia preceduta dalla ricostru
zione di alcune vicende aziendali, da ritenersi provate (quando non pacifiche), in quanto risultanti dalle indagini svolte, oltre
che dalle dichiarazioni di testimoni e/o imputati, e comunque
importanti perché concorrono a delineare il contesto entro il
quale vanno collocati i fatti per cui è processo. AG Industrie era all'epoca dei fatti ed è tuttora una s.r.l. Le
sue quote erano, in maggioranza, di proprietà della famiglia di
uno degli imputati, e cioè della famiglia Strocchi. Amministra
tore unico, oltre che socio di minoranza, era Ferruccio Gotto,
incaricato della «gestione tecnica». Gianfranco Portas era «di
rettore di produzione» e si occupava «della gestione del reparto
produttivo e ... anche degli acquisti». In particolare, le ragioni della nascita di AG Industrie sono
state con chiarezza illustrate dallo Strocchi, dichiaratosi socio
della stessa dal 1998, anno della sua costituzione:
«A.d.r.: La società venne acquistata dalla Breed una società
americana che intendeva dismettere un ramo dell'azienda.
A.d.r.: Il numero dei nostri dipendenti ad oggi è di circa cin
quanta persone. L'attività della società è la costruzione di stam
pi da utilizzare poi nell'industria automobilistica al novantano
ve per cento.
A.d.r.: La mia quota sociale si aggira intorno al diciassette
per cento ... la mia occupazione principale riguarda la gestione e direzione del gruppo Strocchi e precisamente il mio ufficio si trova a Rivoli in corso Francia n. 221/K presso la Cornee di cui
sono amministratore delegato e che rappresenta in qualche modo la società capo-gruppo di tutte le altre società anche se
non vi sono collegamenti diretti.
A.d.r.: L'acquisto della AG Industrie è stato dettato da un lato
dalla necessità della Breed nostra cliente di liberarsi di quel settore e per noi dall'opportunità di aumentare la capacità della
nostra produzione. Nel contratto di acquisizione della società
dalla Breed quest'ultima si impegnava a garantirci lavoro per un
fatturato di trentadue miliardi di lire in tre anni legato alla qua lità del prodotto e fu anche per questo che la proposta destò il
nostro interesse ... Preciso che la Breed ci prospettò in alterna
tiva alla vendita a noi la chiusura dell'azienda».
Più analitiche e circostanziate le dichiarazioni rese, sul punto,
dall'imputato nel corso del giudizio abbreviato:
«Voglio fare una premessa ... un riferimento pregresso, dato
che ho letto da qualche parte che qualcuno ha insinuato una cosa
di questo genere, mio padre cinquant'anni fa era stato socio di
Aghemo che era il fondatore della AG Industrie e poi di altre
attività. AG significa ... sono le due lettere iniziali di Aghemo. Mio padre ha avuto questa società insieme ad Aghemo nel
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PARTE SECONDA
'49, '50/51, più o meno in quell'epoca lì, poi si sono lasciati di comune accordo, io ho mantenuto con Aghemo un bel rapporto ed è andato avanti negli anni lui per la sua strada e noi per la
nostra.
Ho fatto questa premessa perché qualcuno ha detto che c'era
no degli strani intrallazzi e una certa volontà da parte nostra di
comprare quest'azienda per poi distruggerla per motivi perso
nali, per vendetta o che so io.
Allora, questa qui è una premessa che serve per inquadrare il
mio iniziale interessamento alla AG.
L'AG apparteneva alla Breed, la Breed era un'impresa che
costruiva come business core...
G.i.p.: Se non erro allora si chiamava AG International.
Stracchi: Si chiamava AG International.
Allora, l'AG International mi è stata offerta dalla direzione
dell'allora Gallino che poi è diventata Breed perché qui c'è una
successione di passaggi.
G.i.p.: Sì, certo, certo.
Stracchi: Quest'azienda è stata offerta a noi intorno alla pri mavera del 1998, mi pare, o '97 ... '97.
Fatto sta che la richiesta che ci hanno fatto è stata esagerata e
noi abbiamo rinunciato a partecipare a questa operazione.
Successivamente, loro hanno interpellato tutti i fabbricanti di
stampi della città, da questi hanno ricevuto da tutti un diniego, cioè nessuno ha voluto partecipare a fare quest'affare con loro.
Sono ritornati da noi facendo delle offerte tutte diverse da
quelle che erano state le richieste iniziali, cioè ci hanno offerto
l'azienda ad un prezzo da pagare ratealmente, ci hanno offerto
l'azienda con un carico di lavoro di trentadue miliardi per i
prossimi tre anni.
A questo punto, noi siamo stati molto interessati ad acquisire
quest'azienda perché aveva un duplice vantaggio: il primo era
quello di poter fare degli stampi, forse di dimensioni maggiori di quelle che erano le nostre precedenti capacità e di acquisire dal mercato più ordini e la possibilità di sviluppare dei progetti interni, cosa che invece prima eravamo limitati a fare uno o al
massimo due progetti di ... parlo di progetti intesi come lo svi
luppo di una vettura intera.
Allora, questo dava a noi la possibilità di offrire al mercato
un servizio diverso. Sapevamo che quest'azienda per dieci anni
non aveva più avuto una guida, cioè in pratica era stata abban
donata a sé stessa, tant'è vero che la maggior parte degli stampi che venivano fabbricati in quest'azienda, nell'AG International
non funzionavano quando venivano messi in produzione e veni
vano dati al nostro gruppo per la messa a punto, per rimetterli in
ordine, per fare in modo che funzionassero, questo con la vec
chia proprietà.
G.i.p.: Sì. Stracchi: Allora, a un certo punto, la vecchia proprietà, non
avendo la possibilità né di gestire quest'azienda, perché richie deva delle nuove capacità, delle nuove capacità imprenditoriali e soprattutto richiedeva delle nuove tecnologie, loro non aveva
no la possibilità di farlo e l'hanno messa sul mercato.
Siamo arrivati poi noi, dopo le vicissitudini di cui ho parlato, e abbiamo deciso di acquisire quest'azienda, sapendo in parten za che: primo, quest'azienda aveva delle maestranze valide,
perché Aghemo, dieci anni prima, quindici anni prima, era ri
uscito ad impiantare per la prima volta in tutta Italia, su quell'a zienda aveva impiantato il controllo numerico, quindi la base
dei personaggi, la base di cultura delle persone che lavoravano
in quell'azienda esisteva, esisteva molto a monte.
Quindi abbiamo pensato: è vero, oggi sono lasciati allo sban
do, oggi non si sono evoluti tecnologicamente, però la base
delle persone deve esistere, quindi secondo noi, e questa è stata
la nostra ... l'incentivo che abbiamo avuto, era stato quello di
dire: cerchiamo di portarli anche loro al livello di quelli che at
tualmente noi abbiamo e sicuramente riusciremo a fare un qual cosa di utile per noi e per loro.
Questo è stato un po' lo spirito con cui abbiamo affrontato
quest'avventura». Identiche le notizie fornite dal Gotto circa la nascita di AG
Industrie. Fin da allora (1998) egli ne fu l'amministratore unico, con competenze specifiche nella «parte tecnica», vale a dire
nell'occuparsi della «realizzazione complessiva dell'ordine» ri
cevuto dai vari clienti.
Il Foro Italiano — 2005.
Gianfranco Portas fu dipendente di AG Industrie «dal feb
braio 1999 al 15 ottobre 2002», con inquadramento, dapprima, da impiegato, poi da dirigente, ma sempre svolgendo «funzioni
di capo officina» e perciò avendo il compito di «seguire l'an
damento del lavoro dal punto di vista tecnico nell'ambito del
l'officina». Le circostanze di cui sopra ed altre strettamente connesse, at
tinenti la nascita di AG Industrie e i suoi successivi rapporti con
la Breed, risultano anche documentalmente provate. E invero,
alla memoria depositata nella fase delle indagini preliminari dai
difensori avv. Andrea e Michele Galasso, sono allegati i se
guenti documenti:
a) copia della scrittura privata in data 30 aprile 1998, inter
corsa tra Gallino Plasturgia s.r.l. e AG International s.r.l., da una
parte, e AG Industrie s.r.l., dall'altra. In essa si dà atto che:
nella stessa data, AG Industrie ha acquistato «l'azienda sita in
Nichelino, via Goito n. 32, dalla AG International»; AG Inter
national e Gallino Plasturgia s.r.l. fanno parte del gruppo Breed,
in quanto «entrambe controllate dalla Breed European Holding
Ltd, con sede in Inghilterra»; «Gallino ha interesse ad assicurare
la continuità del rapporto di forniture con AG Industrie quale cessionaria dell'azienda con cui Gallino intratteneva intensi
rapporti commerciali»; la medesima Gallino, informata della
cessione di cui sopra, il cui prezzo era stato «definito nella mi
sura concordata anche sul presupposto dell'impegno che Galli
no intende assumere con il presente contratto», intendendo col
laborare con AG Industrie «per la fornitura di stampi e per la as
sistenza tecnica alla realizzazione delle modifiche e delle ma
nutenzioni degli stessi», si impegnava «irrevocabilmente ... a
garantire ad AG Industrie o ad altre società del gruppo Stracchi, ... quantitativi minimi di ordini», sia di stampi che di servizi di manutenzione, alle condizioni e nelle misure specificate nella
scrittura privata medesima;
b) copia di documento di verifica effettuata, su carta intestata
alla Breed Italian Interiors s.r.l., dalle parti interessate, con
giuntamente, in data 20 aprile 1999, presenti, tra gli altri, gli
imputati Stracchi e Gotto, dal quale risulta la descrizione anali
tica delle «anomalie rilevate nelle ultime fasi di prova stampi
paraurti 188», in epoca compresa tra il 10 marzo ed il 14 aprile
1999; c) copia di lettera raccomandata inviata dal direttore generale
di Breed Italian Interiors s.r.l., in data 27 aprile 1999 alla AG Industrie. In essa si fa riferimento alle «numerose riunioni in
formali», e in particolare all'incontro del 20 aprile 1999 e si af
ferma che la società scrivente (in realtà la lettera apparente mente venne spedita per posta, ma la copia in atti risulta tra
smessa dal fax della direzione Gallino, il cui numero è ben leg
gibile) «non può ritenersi completamente soddisfatta ... in spe cial modo per gli aspetti qualitativi sui prodotti di ... fornitura»
di AG Industrie. L'elenco delle anomalie riscontrate viene tra
smesso in allegato, segnalando che esso sta «pregiudicando il
corretto avviamento delle produzioni su Fiat 188». Infine, si
preannuncia la sospensione del pagamento del «saldo degli im
porti ... dovuti a benestare totale», e si sollecita la controparte a
compiere «un salto tecnico e culturale, tale da considerare uno
stampo finito e vendibile solo quando risponde al progetto ed al
capitolato»;
d) copia di missiva in data 29 luglio 1999 con la quale Breed
Automotive, preso atto dei «ripetuti e onerosi esempi di qualità non idonea, riscontrati su stampi» affidati alla realizzazione di
AG Industrie, comunica a quest'ultima la propria intenzione di
affidare ad altro fornitore ritenuto più affidabile «l'industrializ
zàzione del progetto» denominato «Iveco 2000».
Dunque, una prima serie di circostanze può ritenersi dimo
strata.
AG Industrie nasce intorno ad un ben preciso progetto im
prenditoriale, strettamente collegato, a monte e a valle, ad al
trettanto precise esigenze della Gallino/Breed. Quest'ultima, in
origine sua «dante causa» in quanto cedente ad AG Industrie un
ramo di azienda (AG International) per sé stessa non più remu
nerativo, si poneva, fin dall'inizio della operatività di AG Indu
strie, quale sua principale, se non esclusiva, cliente, garanten dole un numero minimo di ordini.
Vi erano obiettivi imprenditoriali convergenti, anche se di
stinti, per i due contraenti. Quelli di AG Industrie sono stati il
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GIURISPRUDENZA PENALE
lustrati con nettezza di profili dallo Stracchi, nella parte del
l'interrogatorio sopra riportato ed in altra di cui si dirà; quelli della Gallino/Breed sono riportati nella scrittura privata indicata
sub a). L'esecuzione del contratto con il quale venivano stabiliti i re
ciproci diritti ed obblighi tra le parti, vide il formalizzarsi, a di stanza di circa un anno dalla stipula, di contestazioni, avanzate
da Gallino/Breed ad AG Industrie in merito alla qualità dei pro dotti da quest'ultima consegnati alla prima. E tuttavia, dalla do
cumentazione prodotta ed acquisita non emerge univocamente
che le contestazioni di cui sopra abbiano portato ad una risolu
zione anticipata del contratto stipulato in data 30 aprile 1998, come invece si sarebbe indotti a ritenere sulla base delle dichia
razioni dell'imputato Stracchi. Anche nelle indagini preliminari, le dichiarazioni dello Stracchi erano state conformi al contenuto
del carteggio sopra menzionato: «... la Breed ... dopo sei mesi
rifiutò di adempiere al contratto riscontrando la scarsa qualità del nostro prodotto». E certo, comunque, che i rapporti tra le
parti si svilupparono in modo negativo, come dimostrato dal
fatto che altri progetti di collaborazione industriale (quelli sopra indicati sub d) non ebbero il seguito al quale parrebbe che, in un
primo momento, le parti, concordemente, avevano pensato. Altre due questioni che sono state oggetto di approfondi
mento sia nel corso delle indagini preliminari, sia nel corso del
giudizio abbreviato, sono state quelle — risultate tra loro colle
gate — concernenti le «condizioni» in cui versava, dal punto di
vista della produttività e del «clima» aziendale, l'AG Interna
tional, nel momento in cui venne rilevata dalla neonata AG In
dustrie, e le ragioni dell'assunzione del Portas. Al riguardo — e
prima di «dare la parola» ai protagonisti (in particolare, al qua dro dirigente dell'impresa ed alle maestranze), può fin d'ora
dirsi che le voci raccolte sono risultate in sintonia unicamente
per ciò che concerne i cambiamenti apportati nel modo di lavo
rare, non su altri aspetti di ben maggiore rilievo, ai fini che qui interessano, e dei quali si dirà nel prosieguo.
L'assunto degli imputati, cardine della loro difesa durante
tutto il processo e sviluppato nel corso della discussione, è stato
nel senso che la necessità di rispettare gli impegni derivanti
dalla «commessa Breed» comportava come conseguenza inelu
dibile che nei metodi di lavoro propri delle maestranze venisse
ro introdotte profonde modifiche, tali da far crescere — e di
molto — la qualità del prodotto, nel senso di un forte incre
mento della precisione nella costruzione degli stampi. Inoltre, ad avviso degli imputati, si sarebbe reso necessario ridurre — e
di molto — i tempi delle lavorazioni, allo scopo di rispettare gli
impegni contrattuali assunti, così abbandonando quel clima las
sista che caratterizzava la vita aziendale nel periodo precedente
l'acquisto da parte del gruppo Stracchi. Anche in vista della
realizzazione di tali specifiche esigenze, di carattere — generi
camente — imprenditoriale quando non anche direttamente pro
duttivo, la proprietà si orientò per l'assunzione del Portas.
Queste le dichiarazioni rese, sul punto, dallo Stracchi nel
l'interrogatorio reso nel corso del giudizio abbreviato, confor
mi, peraltro, a quelle rese nel corso delle indagini preliminari:
«Sostanzialmente, quando io sono entrato in quell'azienda, noi siamo entrati fisicamente a maggio, anzi, prima abbiamo ...
fisicamente siamo entrati a maggio perché a maggio del '98 mi
pare abbiamo fatto l'acquisto effettivo, in quel ... nel primo intervallo di tempo c'era Gariglio che faceva il capo officina e
c'era il Roggia che era il gerente generale e c'era un altro per
sonaggio, che si chiamava Manni, che era l'amministratore ...
definiamolo amministratore del ... adesso non mi ricordo se era
amministratore delegato o qualcosa del genere. Fatto sta ed è che il primo periodo è stato gestito da questi
personaggi che facevano parte della vecchia guardia, cori un
mio intervento che è durato, diciamo, quei nove mesi, otto-nove
mesi fino a quando Gariglio voleva andare via, Roggia doveva
andar via, allora abbiamo deciso che era necessario prendere
qualcuno che lo sostituisse, questo l'abbiamo deciso insieme,
Gotto, i miei familiari, ecc. G.i.p.: Sì. Stracchi: Fatto sta che in questo intervallo di tempo io chia
ramente partecipavo alla vita dell'azienda con chi?
Con Gariglio, con Roggia e anche con Manni che nel frat
tempo però era andato in pensione, ma continuava a darmi un
assessoria [sic!].
Il Foro Italiano — 2005.
In questo intervallo è chiaro che si sono evidenziate tutte le
magagne che esistevano dalla gestione ...
G.i.p.: Precedente.
Stracchi: ... precedente, ma più che gestione, proprio dalla
mancata organizzazione, insieme a Gotto, Gotto è molto prepa rato da un punto di vista tecnologico e tecnico, abbiamo mon
tato questa nuova tecnologia di cui ha parlato, con molta dovi
zia, il Portas, e credo che sia stato molto più esauriente lui, per ché lui era molto più addentro ai problemi di quanto possa es
serlo io, io ho sempre fatto un po' un lavoro di coordinamento,
proprio dal punto di vista operativo posso avere qualche infor
mazione, ma molto vaga. E chiaro che quando facevo questo lavoro, cioè quando quelle
due o tre volte alla settimana quelle due o tre ore al giorno in
cui fisicamente giravo per l'officina, in quell'intervallo di tem
po che è durato poi sette-otto mesi fino a quando non è arrivato
Portas, se vedevo delle cose che non funzionavano le dicevo, ma le dicevo non solo all'operatore, ma al Gariglio, al Roggia che erano quelli che gestivano l'azienda. Questo è un po' per
inquadrare la mia figura. Cioè la mia figura era quella di andare in fabbrica, mi con
sultavo con loro, sentivo quali erano le problematiche tecniche
di consegne, di attendimento al cliente, perché queste erano poi le mie funzioni, io avevo bisogno di mantenere un rapporto con
il cliente. A un certo punto, si sperava che questi interventi fatti dal
Gotto, fatti dalla nuova tecnologia, dall'istruzione che si è fatto
al personale attraverso Gotto e attraverso delle ditte specializ zate che hanno montato questi strumenti, si sperava che gra dualmente il personale crescesse. È cresciuto, è cresciuto, alcuni
meglio, altri un po' meno bene, alcuni hanno avuto più diffi
coltà, però bene o male la certezza nostra era che con la base
che avevano, avevano la possibilità di crescere e di migliorare, di diventare delle persone, cioè degli operatori che servivano
realmente all'impresa e si evolvevano tecnologicamente. Ho letto che era nostra intenzione — da supposizioni di altri
— che noi intendevamo o distruggere l'azienda o mandare via il
personale.
Allora, sarebbe stata la cosa più stupida che potevamo fare,
perché per formare una persona di livello ci vanno dieci anni e
quelle persone esistevano già. Quindi da parte nostra la volontà
di mandar via la gente non poteva esistere, perché avremo do
vuto prendere degli apprendisti e dedicare dieci anni del nostro
tempo per farli crescere, quindi non ... sarebbe stata una cosa
molto sciocca fare questo, tant'è vero che abbiamo cercato in
tutti i modi, di riciclare le persone che esistevano nell'interno, v. il Mosca, che faceva il magazziniere, si è cercato invece di
annullare la sua funzione, che nella fattispecie è stata annullata,
invece di annullare la funzione abbiamo cercato di riciclarlo,
istruendolo perché facesse il fresatore, per poterlo recuperare, anche perché era una persona già dì una certa età che però era
vissuto, aveva respirato l'atmosfera dell'impresa per tanti anni.
Quindi era molto più facile, forse, istruire una persona come
lui, che non prendere un ragazzino da avviare.
A un certo punto, la qualità che era quella alla quale noi, al
meno io in particolare ci tenevo perché era il mezzo attraverso il
quale io riuscivo a far mantenere un rapporto con il cliente, te
niamo presente che il cliente mi aveva dato trentadue miliardi di
garanzia di lavoro, il cliente era dall'altra parte della strada, nel
senso che era a cinquanta metri da noi, noi costituivamo per il
cliente una ricchezza e una forza se lavoravamo bene, ma per noi il cliente era dall'altra parte della strada e non dovevo an
darlo a cercare né in Cina né in altri paesi. Quindi era una forza
reciproca, perché il dialogo poteva esistere, la possibilità di ...
e il contratto era stato fatto in modo tale da dare a noi una prio
rità, cioè nel senso che, a parità di condizioni, noi avevamo la
garanzia di prendere tutti i lavori che potevano essere acquisiti dal cliente.
G.i.p.: Ho capito. Stracchi: Quindi il cliente non aveva nessun interesse di
mandarci a fondo o di cacciarci.
L'ha fatto perché? Perché a un certo punto abbiamo cominciato a dare degli
stampi che erano delle cose impossibili da accettare da parte del
cliente, ma non solo del cliente, ma dello stesso cliente del
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PARTE SECONDA
cliente che poteva essere Fiat o altri fabbricanti di automobili, i
quali ricevevano dei prodotti dal nostro cliente, dei prodotti che
non erano accettabili, nel senso che glieli riprovavano, non
glieli pagavano perché non corrispondevano alle loro necessità.
Tant'è vero che poi, a un certo punto, è venuta poi fuori pri ma delle lagnanze verbali e telefonate continue che infelice
mente ricevevo io, perché ero quello che rappresentavo il grup
po, e contestualmente si vedeva che non avevamo nessuna pos sibilità di ...
G.i.p.: Va bene».
«G.i.p.: Fin qui abbiamo fatto un discorso ... stiamo facendo
un discorso soltanto di esigenze, diciamo, specificamente pro duttive. Non so se sia corretto dire così.
C'era anche un problema di tipo diverso, del quale magari avevate già saputo prima di acquistare AG International e che
poi avevate verificato nei primi mesi, prima dell'arrivo di Por
tas?
Mi riferisco a un problema — sintetizzo con un'espressione
— di un certo rilassamento nei tempi e nei modi di lavoro,
quindi un clima un po' lassista, diciamo pure, rispetto alle esi
genze produttive più specifiche. Stracchi: Allora, questo non ...
G.i.p.: Che lei avesse saputo prima, che voi aveste saputo
prima e che poi aveste avuto modo di verificare.
Stracchi: Questa situazione di lassismo, lei ha usato la parola
giusta, non siamo noi che lo diciamo, ma è la storia degli ultimi
dieci anni della AG perché quando c'era Aghemo si lavorava
con un certo ritmo, con una certa tecnologia e anche forse con
molto entusiasmo perché Aghemo era il proprietario diretto del
l'impresa e gestiva l'azienda in forma operativa, cioè cercava di
fare del suo meglio. Faceva l'imprenditore, ma come imprendi tore, quindi cercava il meglio per la sua impresa cercando di
ottenere, col buon senso, dalle maestranze il massimo che pote va.
Da dieci anni ... Da quando Aghemo si è ritirato, l'azienda è
passata in diverse mani, in mani non più di imprese, di impren ditori, ma in mano a società, alcune addirittura straniere, quindi il personale si è trovato disorientato.
Questo non lo dico io, ma lo dice quello che erano le voci
comuni che correvano in tutta la città nel nostro ambiente su
quello che accadeva in AG.
E chiaro che il personale non avendo più una guida, non
avendo più qualcuno che intendeva fare degli investimenti per ché anche loro si rendevano conto, secondo me, e qui esprimo un mio personale parere, si rendevano conto che l'azienda per deva di importanza, perdeva di tecnologia perché la tecnologia cresceva e gli altri investimenti non ne facevano proprio. Per
ché?
Perché il loro core business era tutto diverso, cioè erano
orientati a fare delle cose che non avevano niente a che fare con
gli stampi, tant'è vero che poi alla fine hanno deciso di liberarsi
da questo. Allora, gradualmente l'andamento anche umano, è compren
sibile che le persone quando non hanno più nessuno che ti dice:
'Fai questo, fai quell'altro, fai quell'altro', fanno quello che
possono o che han voglia di fare.
Quando siamo entrati noi, abbiamo dovuto necessariamente
riprendere in mano la situazione, perché se era fallimentare la
gestione di prima, gli stessi venditori speravano che noi rimet
tessimo tecnologicamente in pista quest'impresa perché a loro
serviva la nostra presenza e, lo ripeto un'altra volta, perché era
vamo dall'altra parte della strada e perché gli scambi erano
estremamente facili, erano ...
Cioè sarebbe stata una follia da parte di entrambi litigare tra
di noi, perché era un modo per operare insieme con reciproca soddisfazione».
E di analogo tenore le dichiarazioni del Portas nel corso del
processo, in merito alle stesse circostanze:
«G.i.p.: Senta, le fu detto da qualcuno di AG Industrie: 'C'è
quest'esigenza di riqualificazione delle maestranze'?
Portas: Sì.
G.i.p.: Va bene come espressione riepilogativa? Mi dica lei se
ho inteso bene.
Portas: Sì, sì, direi di sì. L'aggiornamento ...
G.i.p.: L'aggiornamento, sì.
Il Foro Italiano — 2005.
Portas:... l'aggiornamento della tipologia di lavoro, ecco.
G.i.p.: Benissimo. 'C'è questa esigenza, in particolare i pro blemi sono questi, regolati in questo modo piuttosto che in un
altro modo'. Indipendentemente poi vediamo in che modo, se
c'erano ...
Cioè le furono date indicazioni specifiche per ottenere questo risultato di aggiornamento dei metodi di lavoro e quindi riquali ficazione delle maestranze? Se va bene questa espressione.
Portas: Io credo che forse peccherò di modestia in questo
momento, ma io credo che gli Strocchi abbiano scelto sulla
piazza del mercato una persona che fosse indipendente e capace di gestire da solo il lavoro. Quindi le linee guida di come fare il lavoro ...
G.i.p.: Sì, però mi scusi se la interrompo sig. Portas. Questa è
una sua opinione. Portas: Certo.
G.i.p.: Sarà sicuramente aderente alla realtà, non lo metto in
dubbio, io però le ho fatto una domanda su un fatto preciso se
lei è in grado di rispondere. Portas: Non ho capito, mi scusi, non ho capito cosa ...
G.i.p.: No no, gliela ripeto, non c'è nessun problema. Io le ho
chiesto se l'ing. Strocchi o il Gotto o altri le abbiano dato delle
indicazioni operative, concrete, specifiche: 'Regolati in questo modo piuttosto che nell'altro'.
Non so: 'C'è molto assenteismo e questo comporta ...' stia
mo parlando di un altro problema, lo so bene, .. questo com
porta delle difficoltà operative per l'azienda e quindi questo tipo di problemi, questo tipo di risultati negativi' oppure 'C'è que st'altro problema ...' 'Si perde molto tempo ...' 'Si lavora po co' 'Si lavora male' 'Regolati in questo modo per ottenere que sto risultato'.
Portas: No.
G.i.p.: Le furono fatti discorsi di questo tipo? Portas: No, no. Preciso una cosa a questo proposito proprio
per la tipologia del nostro lavoro.
Allora, il nostro lavoro, contrariamente a tutte le lavorazioni
meccaniche generiche, è un lavoro dove non si può calcolare il
tempo di esecuzione di una determinata operazione. O quanto meno, la metto in altri termini.
Non si può dire che quel lavoro debba necessariamente durare
un'ora perché magari la durezza dell'acciaio nel lavorarlo, per ché magari ... le problematiche, perché magari la fresatura è
stata meno precisa di altre condizioni, quindi l'aggiustatore mette più tempo nel pulirla, nel lucidarla, nel metterla a posto. Si può soltanto verosimilmente fare una preventivazione generi ca, come dire, per fare questo lavoro possono occorrere dalle tre
alle otto ore, ma non si può fare questo. Detto questo, per cercare di rispondere alla sua domanda, se
l'ho capita bene, il fatto che uno dei dipendenti si assentasse era
abbastanza normale, quindi vuol dire: 'Lo stampo va consegnato entro il 30 del mese di giugno e tu da oggi, che è febbraio, a
giugno, hai tutto il tempo per fare l'efficienza necessaria perché tu possa in qualche maniera consegnarlo'.
In più, una delle cose che magari possono avermi detto o con
sigliato o aiutato, anche se lo facevo, è di chiedere alle mae
stranze se avevano voglia, tempo di dedicarsi a fare qualche ora
di straordinario in più per poter supplire alle eventuali assenze o
carenze che sono avvenute.
Questo è quello che mi sembra di ...
G.i.p.: Quindi, diciamo, sul tipo di rapporto da instaurare con
gli operai, con i dipendenti, tutti, ecc., mi pare di capire che non
le fu data nessuna indicazione precisa. Mi corregga se ho capito male.
Portas: No, non ho ricevuto nessuna ...
G.i.p.: Va bene. Quindi lei comincia a lavorare con A.G. In
dustrie e che situazione trova?
Quest'indicazione che le era stata data dall'ing. Strocchi e
cioè: 'C'è questa necessità, c'è questo bisogno', è un'indicazio
ne che lei riscontra come effettiva, cioè rispondente alla realtà?
Che situazione trova?
Ci sono dei problemi? E se sì quali? Di più o di meno di quelli che le erano stati detti?
Portas: Ne ho trovati molti di più di quelli che mi erano stati
detti.
G.i.p.: Vediamo.
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GIURISPRUDENZA PENALE
Portas: Ricordo una frase che mi fu detta dal Gotto quando mi
assunse, disse: 'Attenzione che avrai da lavorare tanto perché
questa officina che ti sto proponendo non te la darò su un piatto
d'argento. Ci sarà molto da fare e molto da lavorare'.
G.i.p.: Hm. Portas: Questo è quanto. Quando sono entrato in AG la sen
sazione ... essendo un uomo che ha frequentato le officine
meccaniche di precisione per tanti anni, un uomo della mia ca
ratura sicuramente, soltanto entrando dentro a un'officina, si
rende conto dal rumore delle macchine, dal movimento delle
persone, dalle posizioni che hanno mentre lavorano, qual è il
grado di professionalità all'interno.
Questo perché è un lavoro molto particolare e, se non si rie
sce a capire questo, è difficile poter fare molte osservazioni su
questo tipo di lavoro perché tutti generalizzano. Tutti pensano che sia una meccanica generica, invece in ognuna delle opera zioni del nostro lavoro c'è di mezzo la dedizione e la professio nalità di ognuno degli individui e solo da questo determina la
buona riuscita di un lavoro.
Quindi quando sono entrato dentro, in AG ho trovato, se pos so usare una frase forte, un'azienda allo sbando.
C'era molta improvvisazione nelle cose, ognuno sembrava
che non prendesse direttive da nessuno. Mancava, ecco, la pa rola che mi piace dire perché è quella più tecnica, più mirata,
più diretta: il metodo di lavoro. Mancava un metodo di lavoro in
quell'azienda. Per metodo di lavoro vuol dire avere una sequen za di operazioni da fare una successiva all'altra e non contra
riamente o non prima una o dopo l'altra, per far sì che l'opera zione successiva a quella precedente non possa danneggiare.
Questo è molto importante perché uno stampo, contraria
mente a quello che erano gli stampi di sessant'anni fa, dei mezzi
gusci di noci dove si andava a iniettare il materiale o a colare
qualcosa, oggi gli stampi sono delle macchine vere e proprie. A
bordo di uno stampo esistono proprio dei macchinari, dei mo
vimenti, delle meccaniche che consentono di poter avere più
precisione nel pezzo stesso.
In pratica, la AG costruiva comunque questi stampi. Quando 10 ricordo la AG perché essendo un responsabile di aziende loro
concorrenti, la AG faceva comunque questi stampi. Li faceva magari non perfettamente perché sulla piazza di To
rino si sentiva che ... le critiche, così, come avvengono fra tutti
i clienti e poi qualcuno esagera perfino per dare contro al pro
prio concorrente. Però, voglio dire, sulla piazza si sentiva che in
AG il lavoro non veniva fatto bene. Questo lo si sapeva anche
all'esterno.
Quindi quando io sono arrivato ho trovato quest'azienda e
questi operai, queste maestranze che peraltro molti avevano
molta buona volontà, per carità, però il sistema non gli consen
tiva di ottenere i risultati necessari perché si potesse vendere il
proprio prodotto in un certo modo.
Questo lo aggiungo del mio e ritengo che la Breed l'abbia
venduta perché non era più forse in grado di gestire l'interno di
quest'azienda. Forse anche in virtù del fatto che il lavoro era
progredito e forse al loro interno non c'era la persona cardine
che potesse in qualche maniera gestirla, ecco. Questo è il mio
modo di pensare».
Dunque, il progetto imprenditoriale di AG Industrie includeva
l'introduzione di profonde modifiche tecnico-organizzative nel
processo produttivo che era stato di AG International. Tali mo
difiche, volte a garantire alla società, attraverso il puntuale ri
spetto delle obbligazioni contrattuali assunte, la remunerazione
dei cospicui investimenti finanziari effettuati (cfr. interrogatorio Strocchi: «... apro una parentesi, noi abbiamo speso, all'epoca, tre miliardi che li abbiamo dati a quei signori della Breed fisi camente, pagati a rate, ma comunque glieli abbiamo pagati, più abbiamo messo due miliardi di nostro per far girare l'azienda.
Quindi abbiamo investito cinque miliardi»), erano, inevitabil mente, destinate ad avere un impatto diretto e profondo sul
modo di lavorare delle maestranze, transitate alle dipendenze della società subentrata al loro precedente datore di lavoro.
Queste ultime sarebbero state richieste — ciò che effettivamente
accadde — di assicurare un prodotto industriale nettamente di
verso per quantità (maggiore) e qualità (migliore) rispetto al
passato, per far sì che le aspettative della proprietà trovassero ri
sposte positive. Garante della realizzazione di quest'ultima
11 Foro Italiano — 2005.
parte —
peraltro, di rilievo centrale — del progetto era il Portas, che godeva della fiducia della proprietà e, segnatamente del
l'ing. Stracchi, direttamente occupatosi della sua assunzione.
Egli, infatti, chiamato da quest'ultimo a «dare gambe» al citato
progetto, avrebbe dovuto curarne da vicino l'effettiva realizza
zione, in esecuzione dell'incarico di direttore di stabilimento, che lo obbligava ad una presenza giornaliera e costante in offi
cina: ciò che nessuno della proprietà, a partire dall'ing. Strac
chi, poteva assicurare e che, per contro, appariva indispensabile in vista del conseguimento di determinati obiettivi imprendito riali.
Il Portas, peraltro, non venne inserito in AG Industrie fin
dalla costituzione della società (aprile '98), ma solo a partire da
data successiva (febbraio '99), e cioè due mesi prima che si ma
nifestasse il contenzioso tra AG Industrie e la sua committente
Breed.
Queste le circostanze emerse in merito all'assunzione del
Portas:
«G.i.p.: ... allora, Portas lo conoscevate già, qualcuno vi ha
indicato che poteva essere la persona giusta per voi? Intanto,
giusta per fare che cosa?
Stracchi: Allora, io implemento il discorso che ha fatto Por
tas, mezzora fa.
Quando avete chiesto al Portas com'è che è arrivato da noi, io
dico che cosa è accaduto.
Noi avevamo un rappresentante di ... un venditore di utensi
leria che serviva tutta la città, a questo venditore di utensileria
abbiamo detto: 'Senti, ci serve una persona da mettere qui, tu
conosci l'azienda, sei un fornitore di quest'azienda da sempre, cercami un personaggio che possa sostituire quelli che adesso se
ne vanno via'.
Questo signore mi ha portato, adesso per quel che ricordo io,
magari ci saranno stati degli altri canali di cui ... però questo a
un certo punto mi ha portato il Portas. Il Portas si è presentato,
presentato bene ...
G.i.p.: Gli avete descritto a questo vostro conoscente, questo vostro venditore, una sorta di identikit della persona di cui ave
vate bisogno? Cioè voi cercate un capo officina, sono tutti uguali i capo of
ficina? Stracchi: Allora, non era necessario dare delle spiegazioni...
G.i.p.: Ah, benissimo. Stracchi: ... a questo signore e le spiego perché. Perché questo signore bazzicava fisicamente nella fabbrica...
G.i.p.: Ecco. Stracchi: ... da anni, già precedentemente.
G.i.p.: Quindi condivideva l'analisi che facevate voi sui pro blemi dell'azienda.
Stracchi: Quindi non aveva bisogno di avere delle ...
G.i.p.: È questo che vuole dire?
Stracchi: Perfetto, non aveva bisogno di indirizzi, lui sapeva esattamente quello di cui avevamo bisogno. Perché si trattava di
prendere qualcuno che dirigesse l'azienda.
G.i.p.: Perfetto. Strocchi: E chiaro che non potevo farlo io in prima persona
G.i.p.: No no, ma questo è assodato.
Strocchi: ... perché non avevo fisicamente il tempo di farlo.
G.i.p.: Sì. Strocchi: Quindi la mia, definiamola, in quel momento è stata
una fortuna che ho trovato il Portas da mettere lì al posto di
quegli altri che se ne sono andati.
G.i.p.: L'ha contattato lei direttamente o Gotto?
Strocchi: No no, non ricordo se è stato ...
G.i.p.: Non ricorda. Strocchi: ... probabilmente è stato proprio accompagnato da
questo signore quando è venuto.
G.i.p.: Sì, va bene.
Strocchi: Ce l'ha presentato come una persona capace, come
una persona che aveva le caratteristiche. Poi sentendolo parlare mi ha dato la sensazione che fosse proprio la persona giusta per
G.i.p.: Va bene.
Strocchi: ... per poter gestire l'azienda con la nuova tecnolo
gia. Gestirla voleva semplicemente dire portare avanti un di
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PARTE SECONDA
scorso di miglioramento per fare in modo che queste persone, tutte, tutte, non qualcuna, ma tutte, crescessero in forma da
mantenere il mercato.
G.i.p.: Che lei sappia, queste tecnologie nuove, quindi questo modo diverso, sia pure in parte, di lavorare, il Portas l'aveva già
sperimentato in sue precedenti esperienze? Stracchi : Io ho avuto la sensazione di sì, nel chiacchierare
con lui, io non ho fatto delle indagini su quello che lui aveva
fatto prima, cioè la presentazione di una persona comune, mi era
sufficiente per poter dire: 'Mi sembra ..
Poi, conversando con lui, si è presentato in un modo tale che
ho capito che lui era la persona che poteva tecnologicamente servire a gestire l'impresa».
Evidente, allora, risulta la specifica finalità dell'assunzione
del Portas. Si trattò di atto che era specificamente volto a con
solidare e completare il disegno della proprietà, per la cui rea
lizzazione si rendeva necessaria anche la cooperazione di una
persona nuova dell'ambiente, e che, condividendo gli obiettivi
della società, ed essendo a diretto e continuo contatto con le la
vorazioni da svolgersi, fosse in grado di modificare radical
mente tempi e modi della loro esecuzione. Ciò, anche indipen dentemente da sue precedenti e specifiche esperienze profesio nali, che potessero accreditarlo come particolarmente idoneo a
realizzare gli obiettivi della proprietà e dei quali si è detto:
aspetto, quest'ultimo, che non risulta provato e che non pare af
fatto, stando alle dichiarazioni degli interessati, aver avuto rilie
vo decisivo sulla scelta della persona. Fu sufficiente, invece, l'indicazione di un fornitore ed il diretto contatto con l'interes
sato a convincere la proprietà di aver trovato «l'uomo giusto». Su quanto fin qui considerato, con particolare riguardo alle
modifiche introdotte nell'organizzazione del lavoro, è opportu no, peraltro, dar conto della versione dei dipendenti di AG Indu
strie. Per esigenze di sintesi, si riporteranno parti delle dichiara
zioni di alcuni soltanto di questi ultimi. Guidi Maurizio ha dichiarato: «A.d.r.: Quando alla ditta AG International è subentrata la
ditta AG Industrie, sono state apportate numerose modifiche nei
cicli di lavoro. Quando operavo presso la ditta AG International
ogni operaio era addetto ad una sola macchina utensile. I pro
grammi software per lo svolgimento delle lavorazioni con le
macchine venivano preparati da personale specifico. Successivamente il Portas ci costringeva ad operare su più
macchine contemporaneamente e ci costringeva ad elaborare i
programmi software per far funzionare la macchina. Per questo motivo tutti gli operai all'inizio commettevano dei piccoli erro
ri».
Mosca Umberto ha dichiarato:
«A.d.r.: All'arrivo del sig. Portas, sono state apportate delle
sostanziali modifiche riguardo la gestione del personale addetto
alle macchine e controllo numerico. Ad esempio, prima dell'ar
rivo del sig. Portas, io lavoravo insieme ad un mio collega (sig. Camassa), su una fresatrice ... Il sig. Portas ... ha rivoluzio
nato ... tutto ... il sig. Camassa si è licenziato. Il sig. Portas
dopo alcuni mesi mi ha spostato da una fresatrice per lo sgras
saggio di stampi in acciaio ad un'altra per le operazioni di fini
tura. Preciso che io solo da qualche tempo operavo sulle fresa
trici e quindi questo spostamento mi ha messo in grave diffi
coltà: infatti per operare su una fresatrice per le operazioni di fi
nitura occorre una buona preparazione che io ancora non ave
vamo acquisito. Io ho fatto presente questa situazione/aspetto al
sig. Portas che non mi ha fornito alcuna motivazione plausibile. Sulla fresatrice per le operazioni di finitura (macchina su cui
operavo da solo) ho commesso, vista la mia poca esperienza,
degli errori».
«Per un breve periodo di tempo sono stato addetto ad una
fresatrice per l'esecuzione di lavori di precisione ... Insieme a
me, sulla medesima macchina, operava su turni diversi, il sig. Facciorusso Domenico ... Il sig. Facciorusso non mi ha mai
rimproverato anzi a volte ero io ad accorgermi dei suoi errori. Il
sig. Facciorusso aveva più esperienza di me. Dubito di essere
stato affiancato al Facciorusso per migliorare le mie capacità la
vorative, visto che il sig. Portas, quando operavamo in due sulla
fresatrice, mi mandava sempre in magazzino».
Giangrande Giovanni ha dichiarato:
«A.d.r.: All'inizio il sig. Stracchi mi voleva mandare a lavo
II Foro Italiano — 2005.
rare alle frese a controllo numerico. Io mi sono rifiutato poiché non era la mia mansione e non avevo mai lavorato con queste macchine. Mi pare che lo Stracchi abbia risposto che lui era il
padrone e che gli interessava che le macchine a controllo doves
sero funzionare. Poi non ha detto più niente ed io ho continuato
il lavoro dalla mia postazione». D'Amico Salvino ha dichiarato:
«A.d.r.: per girare gli stampi, noi utilizzavamo una macchina
denominata 'ribaltina stampi'. Siccome secondo il sig. Portas
noi perdevamo, utilizzando la ribaltina, troppo tempo, oggi ci
costringe a girare gli stampi in modo pericoloso». Rovelli Salvatore, infine, ha dichiarato: x
«A.d.r.: Sono stato dipendente della AG Industrie, prima AG
International, dal 1987 e sono impiegato tecnico di V livello su
per, ho il diploma di perito meccanico. Fino a quando la ditta
era AG International il mio lavoro consisteva nel coordinamento
delle commesse: dovevo seguire le varie lavorazioni alle mac
chine compresa la distribuzione del lavoro agli operai. Tale
ruolo era svolto da me e da altre tre persone (Brattoli Michele, attualmente responsabile alle frese, Gariglio Carlo, che ha ras
segnato le dimissioni poco dopo l'ingresso della AG Industrie,
Gasparri Giuseppe, ora in pensione) mentre ora è svolto dal solo
Portas che ultimamente ha scelto due fresatori che lo supportano come responsabili di turno. Nel reparto aggiustaggio il Portas è
ora coadiuvato da un ex dipendente della Cast (azienda del
gruppo Stracchi). A.d.r.: Il lavoro che veniva svolto dall'ufficio tecnico della
AG International è ora svolto dall'ufficio tecnico della Cast
(almeno credo); per questa ragione l'ufficio tecnico è stato
smantellato.
— a seguito dell'ingresso dell'AG Industrie e dello smantel
lamento dell'ufficio tecnico, io ed i colleghi Brattoli e Gariglio siamo stati chiamati a svolgere la funzione di responsabili di re
parto. Preciso che io ero responsabile del reparto aggiustaggio mentre il Brattoli era ed è responsabile del reparto di fresatura
ed il Gariglio era il supervisore. Le prime difficoltà operative sono sorte in quanto si era in
una fase di transizione e di cambiamento dell'organizzazione del lavoro che imponeva a tutti di adeguarsi a sistemi e metodi
di lavoro assolutamente nuovi».
Nella deposizione resa nel corso del giudizio abbreviato, il
Rovelli è tornato sull'argomento in termini ancora più analitici
e chiarificatori: «Sono stato assunto ... nell'87 ... Inizialmente ero aggiu
statore, poi sono passato impiegato e le mansioni erano di ordi
natore delle commesse. Ricevevo i disegni fatti dagli impiegati dell'ufficio tecnico (Muscato, Di Noia, Roggia, progettisti) e
seguivo le lavorazioni, cioè l'attività svolta dagli operai sulle
macchine. Fino all'arrivo del gruppo Stracchi c'era nello stabi
limento un capo officina e io stesso avevo sopra di me un re
sponsabile che era Gariglio. Con l'arrivo del gruppo Stracchi fu
deciso che non aveva senso mantenere una posizione come la
mia, ciò era collegato anche al fatto che era cambiato il sistema
di lavorazione. In precedenza si riceveva il progetto complessi vo e il particolare veniva gestito in officina. Da allora in avanti
l'operaio doveva essere in grado di capire da solo il lavoro che
doveva fare: leggere il complessivo e sviluppare il lavoro sui
particolari. In concreto, io insieme a Gariglio e Brattoli dovevo
seguire il montaggio degli stampi, cioè la parte finale della lavo
razione: questo, dopo l'arrivo del gruppo Stracchi, prima segui vo tutta la lavorazione ... Io sapevo bene che c'erano operai che avevano bisogno di essere seguiti più di altri ... Per Strac
chi eravamo lenti nel lavoro ...
A.d.r.: Con l'arrivo degli Stracchi vi furono nuove commes
se. Nessuno si rifiutava di lavorare di più o meglio, ma quello che si faceva non bastava mai. Non c'era dialogo su come svol
gere il lavoro, noi eravamo abituati al vecchio sistema che pre vedeva un controllo successivo alla lavorazione effettuata ...
Sapevamo che l'azienda aveva ricevuto una commessa partico lare dalla Breed, commessa che richiedeva lavorazioni più accu
rate. L'azienda ci comunicò che il committente chiedeva mag
giori attenzioni nelle lavorazióni ... effettivamente con la ge stione Stracchi a noi fu richiesta nelle lavorazioni migliore qua lità e minor tempo. Io stesso ebbi modo di leggere una lettera
relativa a queste esigenze collegate alla nuova commessa».
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GIURISPRUDENZA PENALE
Dunque, i lavoratori di AG International, divenuti dipendenti di AG Industrie, dovettero misurarsi con le profonde modifiche
apportate all'organizzazione del loro lavoro delle quali si è
detto, e che percepirono —- sì — come tali ma, non essendovi
preparati, «vissero» come un evento che li travolgeva, senza che
essi stessi avessero avuto tempo e modo di assimilarlo, accet
tarlo e «farlo proprio», con conseguenze proficue per sé stessi e
per l'azienda.
Quest'ultima considerazione rimanda alla questione dell'atti
vazione o mancata attivazione di adeguati interventi formativi e,
più in generale, al tema dei mezzi e dei modi con i quali l'a zienda —
per il tramite degli odierni imputati, ciascuno con il
suo specifico ruolo e la sua specifica porzione di responsabilità, così come descritta in imputazione
— cercò di realizzare i pro
pri obiettivi. 3. - / modi e i mezzi con i quali fu realizzato il progetto di AG
Industrie. La versione dei testimoni e le spiegazioni date dagli
imputati a propria discolpa. Informazioni testimoniali rese du
rante le indagini preliminari e deposizioni rese nel corso del
giudizio abbreviato convergono nel dimostrare che l'apprendi mento da parte dei dipendenti di AG Industrie delle nuove mo
dalità di lavorazione, essenziali per la realizzazione del progetto
imprenditoriale sopra descritto, fu affidato, in modo pressoché esclusivo, ad interventi fatti, nel corso delle lavorazioni stesse,
dallo Stracchi e dal Portas.
Fu, invece, assolutamente insufficiente (per l'irrisorietà delle
risorse ad esso destinate e, comunque, per l'assoluta inadegua
tezza) l'investimento in una formazione, che — per intensità,
qualità e diffusione — consentisse ai lavoratori di acquisire la nuova professionalità necessaria ai fini del conseguimento degli obiettivi industriali e finanziari di AG Industrie, evitando loro di dover pagare quei prezzi in termini di umiliazione e lesione
della propria dignità di lavoratori e di persone, che indagini e
processo hanno, invece, portato alla luce.
Nel dar conto di quanto emerso sul piano dei comportamenti tenuti dagli imputati nei confronti dei lavoratori di AG Indu
strie, si seguirà, nei limiti del possibile, un criterio «tematico».
Le diverse dichiarazioni, riportate analiticamente nei casi appar si maggiormente significativi, saranno, perciò, raggruppate in
base al tipo di «problematica» di riferimento, individuata —
quest'ultima — sulla base delle condotte oggetto di contesta
zione.
Si legge nel capo di imputazione che i comportamenti penal mente rilevanti posti in essere dagli imputati in danno dei loro
dipendenti si sarebbero svolti, tra l'altro, «insultando, denigran
do, offendendo, rimproverando in continuazione, umiliando e
minacciando i dipendenti in caso di errori nell'esecuzione del
lavoro, di mancata accondiscendenza agli ordini, alle imposi zioni e alle angherie ovvero in caso di assenza dal lavoro per malattia».
Questa parte della contestazione risulta ampiamente provata, numerosissimi essendo i contributi dati alle indagini dai dipen denti dell'azienda. Al riguardo
— e prima di darne conto nel
dettaglio — non sarà inutile sottolineare che il vaglio di attendi
bilità di tali dichiarazioni non può che portare ad un giudizio
positivo. In primo luogo, la molteplicità delle fonti è elemento
che, di per sé, depone a favore della raggiunta prova dei fatti. In
secondo luogo, tale conclusione è giustificata da «regole di giu
dizio», fondate sull'esperienza, che fanno escludere che possa esservi stata, tra le diverse «fonti orali», concertazione volta a
far risultare come verificatosi ciò che non era accaduto, oppure anche solo enfatizzazione di fatti e circostanze di significato ben
minore di quello apparente, al punto da doversene escludere il
rilievo penale. La lettura dei relativi verbali, invero, fa emergere che i dipendenti di AG che hanno reso dichiarazioni hanno
sempre distinto nettamente ciò di cui sono stati diretti testimoni,
da ciò di cui si sono dichiarati a conoscenza per averne appreso da loro colleghi di lavoro. Né è mancato chi, prima di riferire
fatti ed episodi accaduti in danno di altri lavoratori, ha corretta
mente escluso di essere stato personalmente vittima di analoghi
episodi. Infine, ciascuno ha riferito i fatti secondo la propria ca
pacità di serbarne memoria, con la conseguenza che le diverse
allegazioni non sono risultate sempre sovrapponibili, pur evi
denziando — comunque
— divergenze su aspetti solo secondari
e di rilievo probatorio marginale. Tutto ciò, pertanto, induce a
Il Foro Italiano — 2005.
qualificare le dichiarazioni delle quali si dirà come pienamente genuine e tali da fondare l'affermazione secondo la quale i fatti
narrati debbono ritenersi pienamente provati.
Queste le dichiarazioni di Mosca Umberto:
«A.d.r.: I miei primi 'problemi lavorativi' li ho avuti con il sig. Stracchi, perché in più circostanze mi ha detto che ero una
persona inutile e che era meglio se me ne andavo ... Infatti,
quando l'AG Industrie è subentrata all'AG International, io so
no stato trasferito dal magazzino al reparto produttivo: qui svol
gevo le mansioni di jolly occupandomi della preparazione di
materiali di commessa. II sig. Stracchi reputava questa mansio
ne inutile perché non giustificava il mio stipendio ... All'arrivo del sig. Portas, sono state apportate delle sostanziali modifiche
riguardo la gestione del personale addetto alle macchine a con
trollo numerico ... io lavoravo insieme ad un mio collega (sig.
Camassa), su una fresatrice a controllo numerico ... Portas ...
ha invece rivoluzionato tutto ... Camassa si è licenziato ...
Portas dopo alcuni mesi mi ha spostato da una fresatrice per lo
sgrassaggio degli stampi in acciaio ad un'altra per le operazioni di finitura. Preciso che io solo da qualche tempo operavo sulle
fresatrici e quindi questo spostamento mi ha messo in grave dif
ficoltà ... Io ho fatto presente questa situazione ... al sig. Por
tas che non mi ha fornito alcuna motivazione plausibile. Sulla
fresatrice per le operazioni di finitura (macchina su cui operavo da solo) ho commesso, vista la mia poca esperienza, degli erro
ri. Il sig. Portas in queste circostanze non perdeva occasione per umiliarmi. In particolare ... rivolgendosi al capo turno e agli altri operai, ... diceva gridando: 'è possibile lavorare con gente
incompetente? ... come è possibile produrre stampi di qualità se lavoriamo in questo modo?
A.d.r.: Intorno al mese di maggio-giugno '99, a seguito del
l'ennesima discussione con il sig. Portas e viste le mie condi
zioni di salute (stato di agitazione) ho chiesto al sig. Portas di
allontanarmi dal lavoro. ... Il sig. Portas ha acconsentito dicen
domi che se volevo potevo anche non tornare più. Lo stesso
giorno il sig. Portas mi ha mandato il controllo a casa. Preciso
che io non ero in mutua ma solo in permesso ... Il giorno se
guente sono tornato al lavoro e ad un certo punto, mentre ero
intento nel mio lavoro, il sig. Stracchi si è avvicinato e mi ha
detto: 'lei ieri, mancando dal lavpro, mi ha derubato di cento
mila lire'. Mentre mi parlava estraeva il portafoglio dalla tasca e
si sfilava centomila lire. Questa scena si è ripetuta per quattro
cinque volte di seguito. Il sig. Stracchi mi invitava con insisten
za a chiedere scusa e mi ha detto di vergognarmi perché lo fis
savo in volto. Io ho spiegato i motivi ... ma il sig. Stracchi, vi
ste le dichiarazioni di Portas che negava tutto, non mi ha dato
retta anzi mi ha detto che ... il Portas aveva il suo appoggio in
condizionato ... In alcune circostanze, mentre ad esempio mi
recavo in bagno, mi è capitato di parlare brevemente con qual che mio collega di lavoro. Il sig. Portas in queste occasioni mi
rimproverava dicendomi che ero nell'occhio del ciclone e che
dovevo stare attento perché la ditta poteva prendere provvedi menti nei miei confronti ... Il sig. Stracchi, mentre il sig. Gian
grande prendeva un caffè alla macchinetta, gli si è avvicinato e
ha buttato in terra duemila lire dicendogli di prendersi il caffè
fuori orario di lavoro».
Ferrara Bruno, «impiegato amministrativo», addetto alla «ge stione contabile e finanziaria della società», ha dichiarato:
«... quasi tutti i dipendenti hanno avuto questioni/problemi con il sig. Stracchi Franco ...
A.d.r.: Al momento dell'acquisizione della ditta AG Interna
tional, ho avuto una serie di discussioni con il sig. Stracchi
Franco relativamente alla mia età e alle mie capacità professio nali. Sono stato più volte insultato e denigrato. Successivamente
ho vissuto un periodo tranquillo dovuto alla stima che avevo ac
quisito, viste le mie capacità professionali, con la direzione
aziendale ... All'arrivo del sig. Portas vi è stato un breve perio do di collaborazione che è andato via via scemando perché
prendevo le difese degli operai. Una volta il sig. Portas, parlan do del sig. Balinzo (ex dipendente), mi ha testualmente riferito:
'io a quello gli taglio la gola e gli succhio il sangue' ... Non ho mai ricevuto ingiurie dirette dal sig. Portas, mentre dal sig. Stracchi sì. Tuttavia il Portas mi ha sempre denigrato agli occhi
degli operai e della mia collega sig. Grande Carolina».
Conferme sono venute da Grande Carolina, «impiegata ad
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PARTE SECONDA
detta alla gestione del personale, centralino, ricevimento, spedi zione, ecc.»:
«A.d.r.: Non ho mai avuto alcuna discussione con il sig. Stracchi Franco. Con il sig. Portas ho avuto invece parecchi
problemi causati dai suoi atteggiamenti dittatoriali. Il Portas è
solito inveire contro di me per qualsiasi questione e non mi dà la
facoltà di controbattere. Se mi azzardo a muovere delle semplici
osservazioni, utilizzando comunque sempre toni educati e re
missivi, il Portas si allontana senza ascoltarmi. Spesso il Portas
inveisce contro di me dicendo che sono un'incapace e sono po co collaborativa. Il Portas fa il terrorista con tutti anche con i
fornitori (...) e con i clienti. Tutti gli errori che commette du
rante il suo lavoro li ribalta sui dipendenti dicendo che siamo
degli incompetenti. Il Portas aveva l'abitudine di contattare per sonalmente dei ragazzi per farli lavorare in prova presso la ditta.
Questi ragazzi a suo dire dovevano essere 'di facile comando'
... erano privi di regolare contratto di assunzione e lo studio del
commercialista ed io non venivamo informati. Il Portas non mi
ha mai insultato direttamente. Più di una volta il Portas è venuto
da me dicendomi che il Ferrara è una checca, un ignorante, un
incompetente ed è deficiente. Il Portas mi diceva che tutti gli
operai sono degli incompetenti e grazie a lui hanno imparato a
lavorare. Di tutti i dipendenti che non lo assecondano, dice che
lui gli taglia la gola e gli succhia il sangue e gli spara in mezzo
agli occhi ... Il Portas non parla più con il sig. Ferrara e quindi ho dei problemi organizzativi nel mio lavoro ... Il Portas non
mi ha mai insultato direttamente, comunque mi rimprovera e mi
dice sempre di essere più veloce ... mi minaccia dicendo di sta
re attenta e di scegliere bene dove stare. So che il Portas quando alcuni lavoratori si mettono in mutua va a prenderli a casa ...
non risponde ai miei saluti e impedisce ai lavoratori di recarsi in
segreteria e mi ha imposto di cacciare via i dipendenti altrimenti
lui prende dei provvedimenti contro di me».
Significativo il fatto che alcuni dipendenti hanno dichiarato di non essere stati personalmente destinatari di insulti e denigra zioni, essendone, peraltro, al corrente per esserne stati testimo
ni, allorché essi avvenivano in danno di loro colleghi. Tale è il
caso di Erario Rocco, il quale, mentre ha escluso di essere mai
stato insultato dal Portas, con il quale aveva avuto solo discus
sioni «non particolarmente animate», ha precisato: «A.d.r.: Il sig. Portas è solito riprendere, urlando, gli operai
che commettono degli errori nel corso della normale attività la
vorativa ... il sig. Portas ha adottato con alcuni operai un com
portamento tale da indurli al licenziamento. Infatti alcuni operai si sono licenziati ed altri — es. sig. Mosca Umberto, sig. Ro
velli, sig. Virzi — vengono continuamente 'controllati' ed
'umiliati' al cospetto dei colleghi dal sig. Portas ... Ho sentito
in alcune circostanze il sig. Portas insultare alcuni operai che a
suo dire non lavorano correttamente: il Portas è solito affermare
che tali operai non capiscono nulla, che lavorano poco, che ru
bano il pane, che sono dei coglioni. Il sig. Portas è solito urlare così che tutti gli operai possano sentire e nel corso delle discus
sioni è solito schernire e ridicolizzare il lavoro eseguito corret
tamente dall'operaio. Circa due anni fa ho subito un infortunio
alla mano sinistra con una prognosi di sette giorni. Il Portas mi
ha contattato telefonicamente chiedendomi di rientrare al lavoro
previa chiusura del mio infortunio».
Non diversamente, Brattoli Michele ha dichiarato:
«A.d.r.: ... attualmente rivesto la qualifica di responsabile del reparto fresatrici a controllo numerico.
A.d.r.: Il sig. Stracchi, quando non gli fornivo prontamente il
nominativo di un operaio che aveva presumibilmente commesso
un errore di piccola entità, mi dava del mafioso. Dopo che io
provvedevo a fornirgli il nominativo del presunto colpevole lo
Stracchi era solito convocarlo pubblicamente ed inveire contro
di lui dandogli dell'incapace e altri epiteti che non ricordo. A.d.r.: Il sig. Portas è solito quando un operaio commette de
gli errori convocarmi ed in mia presenza provvede a chiedere
delle spiegazioni riguardo l'accaduto: prima con tono fermo ed
autoritario, poi se le giustificazioni dell'operaio non sono plau sibili, con tono irruento ... In una circostanza ho visto lo Strac
chi avvicinarsi ad un trapano radiale e strappare davanti al sig.
Giangrande dei soldi; non ricordo cosa lo Stracchi abbia detto al
Giangrande ... Ho saputo che il sig. Palladino che era in infor tunio è stato probabilmente costretto dal Portas a rientrare al la
voro pur essendo ancora in infortunio».
Il Foro Italiano — 2005.
Ed altrettanto dicasi di Bono Alessandro:
«A.d.r.: Nel corso della mia attività lavorativa mi è capitato di sentire il Portas urlare contro i miei colleghi».
Assai più specifiche di queste ultime, per contro, le dichiara
zioni di Guidi Maurizio, ex dipendente, anch'egli già occupato
presso AG International:
«A.d.r.: I miei problemi lavorativi si sono manifestati con
l'arrivo in azienda del sig. Stracchi e del Portas ... All'arrivo
del Portas ... i miei raporti con il sig. Stracchi si sono incrinati
... tutti gli operai all'inizio, commettevano dei piccoli errori.
Quando il Portas si accorgeva di questi errori era solito urlare ed
inveire nei confronti delle persone che li commettevano. Ho
sentito il Portas dire ad alcuni miei colleghi: 'Venite qui a ruba
re il pane' oppure 'voi mi rubate lo stipendio', ecc. ... Il Portas
quando richiamava un operaio era solito urlare per richiamare
l'attenzione dei suoi colleghi e per umiliare l'operaio. A.d.r.: Durante una mia discussione con il Portas io gli ho
chiesto come mai urlava e perché non mi rimproverava nel suo
ufficio o comunque senza urlare. Il Portas mi ha detto che lui
era padrone di fare quello che voleva e che lui aveva il benesta
re del sig. Stracchi...
A.d.r.: Più volte ho sentito il sig. Portas dire al sig. Ognibene: 'Sei un coglione, sei una testa di cazzo'.
A.d.r.: Una volta nel corso di una discussione il Portas mi ha
detto: 'Lei mi ruba il pane. In una circostanza, durante una di
scussione con il Portas, lo stesso mi ha istigato di colpirlo in
maniera tale da poter avere un valido motivo per licenziarmi'».
Camassa Ciro, nominato dal Mosca in quanto alternato con
quest'ultimo nello svolgimento della prestazione lavorativa per
ragioni sulle quali si tornerà oltre, ha dichiarato:
«A.d.r.: 11 sig. Portas era solito farmi delle osservazioni of
fensive in merito al mio lavoro: in particolare era solito dirmi, urlando:
' lei può solo vendere noccioline davanti alla Fiat' ...
Il Portas era solito muovermi delle critiche davanti agli altri
operai. Il Portas è solito ridere e inveire (es.: sei un incapace,
deficiente, ecc.)». Concetti ribaditi con ancora maggiore chiarezza nella deposi
zione resa al processo: «Giudice: Allora ci dica quali erano i suoi rapporti con il
Portas, in che occasioni c'erano, se erano rapporti normali o se
erano rapporti conflittuali.
Camassa: Il lavoro era così diciamo distribuito, io avevo delle
direttive date dal ... se io facevo il primo turno, siccome facevo
i turni, se io facevo il primo turno, io leggendo alla mattina il
resoconto, il rapporto dell'operaio, del mio collega che ha lavo
rato la sera, bastava soltanto che leggessi questo rapporto, que sto rapportino che si faceva e potevo andare benissimo avanti
con il lavoro. Per cui non avevo per forza, non dovevo per forza
trovarmi tutti i giorni o sentirmi tutte le mattine con un mio su
periore. Se c'erano dei problemi ecco a quel punto lì allora po tevo benissimo parlare, andavo dal sig. Brattoli; per cui ripeto il
mio diretto era Brattoli. Poi ogni tanto veniva, mi si presentava
appunto il sig. Portas chiedendomi delle cose di lavoro, nel
l'ambito del lavoro e dicendomi che magari non ... incomin
ciava dicendomi a dire che non ero all'altezza, che non ero ca
pace, che non ero ...
Giudice: Veniva direttamente Portas da lei?
Camassa: Sì, sì o a volte ...
Giudice: Che non era all'altezza, che non era capace? Camassa: Che non ero capace o che io potevo benissimo an
dare a vendere le noccioline davanti alla Fiat che forse facevo
meglio ed altre cose, parecchie volte mi ha dato del down e sen
za, ripeto, senza motivo perché insomma il lavoro lo si eseguiva benissimo non... è chiaro errori se ne fanno, perché nell'ambito
del lavoro, però non erano così come dire ... non è che tutti i
giorni si facessero degli errori o tutti i momenti; però le discus
sioni o le urlate o le sfuriate c'erano in tutti i momenti e tutti i
giorni. Motivi non c'erano, basta qualsiasi cosa, anche soltanto
se io avessi preso un pezzo della macchina messo sul corridoio
per magari perché stavo pulendo la macchina per poi dopo ri
metterlo sopra, cioè operazioni di lavoro normale di routine, non andava assolutamente bene perché magari non avevo mes
so, che ne so, dei legni adatti a mettere sotto a degli stampi, ba
stava qualsiasi cosa, una scintilla qualsiasi per iniziare le di
scussioni, sfuriate e urlate. Non dialoghi normali di lavoro, cioè
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GIURISPRUDENZA PENALE
proprio urlate molto vicino alla faccia, molto ... dando sempre dei nomi, dando sempre dei...
Giudice: Cosa intende con: 'Molto vicino alla faccia'?
Camassa: Urlate proprio vicino.
Giudice: Da vicino? Camassa: Sì.
Giudice: Cioè si avvicinava fisicamente?
Camassa: Sì, sì, io mi ricordo benissimo un giorno cercavo di
ribattere dicendo: 'Guardi non urli così perché le viene un in
farto, non urli così perché le viene un infarto' ma continuava a
urlare e basta. Un giorno mi sono preso anche le cuffie che di
solito si hanno, me le sono messe proprio per non sentire più e
continuare a lavorare. Insomma scene di questo genere qui. Dando, ripeto, dei nomi, dei...
Giudice: Ma con lei in particolare questi episodi erano fre
quenti, lei ha parlato di cose, ha usato l'aggettivo giornalieri? Camassa: Sì, giornalieri. Giudice: Giornalieri anche con lei, o giornalieri con ... Camassa: Con tutti.
Giudice: ... tenuto conto anche gli altri?
Camassa: Di solito ...
Giudice: Con lei in particolare erano frequenti, più frequenti che con altri, meno frequenti che con altri, giornalieri, di tanto
in tanto?
Camassa: Io ritengo, per me, no, per me io ritengo da come
sono che per me erano più frequenti che non con altra gente, pe rò era un po' con tutti, lui si ... era una mia idea, si parlava an
che magari tra i colleghi di lavoro che lui se puntava una perso na o due o tre al massimo al giorno e poi continuava a martella
re quelle persone lì di quel giorno lì. Poi dopo magari il giorno
dopo erano anche altre persone, ma non è che mollava le altre
dice: 'Beh adesso le lascio stare'.
Giudice: Ho capito. Camassa: Era un po' ... però a volte capitava proprio che a
quelle due o tre persone durante la giornata si dedicasse molto».
Analoghe indicazioni sono venute da altri dipendenti, interro
gati durante le indagini preliminari e cioè da: — Panacciulli Luigi, operaio di quinto livello (lo Stracchi,
acquistata l'azienda, avrebbe detto ai dipendenti che «era ora di
finire di fare gli impiegati statali e mantenuti»; il Portas, appre so della sua intenzione di licenziarsi, avrebbe commentato il
fatto dicendo che la sua «figura in azienda è poco più di un ap
prendista»); — Palladino Luigi («Il sig. Portas è solito urlare con tutti gli
operai che a suo dire si comportano scorrettamente»); —
Ognibene Carmelo («Ho avuto qualche discussione con il
sig. Portas in merito al mio operato in azienda ... a causa di un
mio errore, sono stato rimproverato. Il sig. Portas si è messo ad
urlare dicendomi che non ero in grado di svolgere il mio lavoro
e che dovevo cercarmi un altro posto di lavoro. Anche altri ope
rai, visto che il Portas urlava, si sono accorti di quanto acadu
to»); —
Parigi Gianluigi («Io ... non ho mai ricevuto minac
ce/pressioni dal sig. Portas o dal sig. Stracchi. Alcuni miei col
leghi sono invece vittime delle continue angherie del sig. Portas
(es. Mosca, Rovelli, ecc.)... Il sig. Portas è solito rimproverare,
urlando, i dipendenti che a suo dire commettono degli errori. Se
un lavoro viene svolto nei tempi non previsti dal Portas, questi comincia ad urlare minacciando di licenziamento gli operai ...
è solito ripetere che gli operai rubano lo stipendio ... In una oc
casione ho visto ... Stracchi strappare duemila lire alla macchi
netta del caffè davanti a due-tre operai accusandoli di rubare lo
stipendio»); — Di Martino Antonio («I miei rapporti con l'ing. Stracchi
sono buoni, preciso di aver avuto solo una discussione in occa
sione di uno sciopero; il confronto verbale si è mantenuto entro
livelli di assoluta civiltà ... In merito al comportamento del sig. Portas ricordo che in un'occasione stavo lavorando con un col
lega giovane al quale insegnavo il lavoro; ... dovevo realizzare
una fresa. Non sono riuscito a realizzare la fresa in quanto la
mole di lavoro era eccessiva; dovevo contemporaneamente rea
lizzare la fresa, preparare il lavoro per il collega giovane che
avrebbe cominciato l'attività nel secondo turno ... e ... prepa rare i programmi con il Cad ... Il giorno dopo il Portas si è ri
volto a me urlando in quanto il collega giovane nel suo turno ha
cominciato a prepararsi la fresa in quanto io non ero riuscito a
Il Foro Italiano — 2005.
prepararla nel mio ... mi ha detto urlando 'che se non mi piace va quella era la porta' ... nel mese di gennaio 2001 ho dovuto
sostituire il sig. Lo Bonn ... avevo appena cominciato il lavoro
ad una macchina quando il Portas si è avvicinato per farmi nota
re che l'impostazione Cad non era corretta (...); io ho detto che
aveva ragione e che stavo preparando il programma ... avrei
dovuto fermare la macchina, sistemare il programma e riprende re il lavoro ... se il Portas avesse visto la macchina ferma si sa
rebbe adirato, ho solamente diminuito la potenza della fresa
(...) per poi recarmi in ufficio a sistemare il programma Cad. Il
Portas si è accorto di ciò e mi ha aggredito urlando ed asserendo
che io io prendevo per il culo' ... un giorno urlava contro ...
Camassa Ciro e questi ha indossato le cuffie per non continuare
a sentire insulti. Il Portas ha continuato ad urlare ancora di più ... non conosco i motivi del diverbio»);
— D'Amico Salvino («Con ... Strocchi io non ho mai avuto
alcuna discussione ... Portas ... è solito aggredirmi. In alcune
circostanze è solito ripetermi che sono un down e che non può
perdere il suo tempo a spiegarmi il lavoro ... in alcune circo
stanze mi ha detto che anch'io come altri operai rubo lo stipen dio ... è sempre solito urlare ed inveire contro gli operai ... mi
dice urlando e davanti ai miei colleghi che sono un down e che
dopo vent'anni non sono ancora in grado di fare il mio lavoro»); — Contorno Ottavio («Dai primi giorni ... Portas ha avuto
verso di me un atteggiamento arrogante e cattivo ... Un giorno che io per distrazione ... avevo sbagliato un lavoro, in modo ar
rogante mi ha detto di seguirlo in ufficio ... mi ha detto testuali
parole 'Quando è che si cerca un altro lavoro?'. Io gli ho rispo sto che non avevo nessuna intenzione di cercarmi un altro posto di lavoro ... all'inizio mi ha detto che rubavo il pane ai miei
colleghi di lavoro: 'Non è capace a svolgere il proprio lavo
ro'»); — Rovelli Salvatore («A seguito di un banale errore sullo
stampo di un paraurti sono stato costretto a rassegnare le mie
dimissioni come responsabile; ho poi saputo dall'impiegata [Li na Grande] che lo Strocchi si è espresso dicendo che finalmente
era riuscito a far rassegnare le dimissioni ad un'altra persona.
Dopo le mie dimissioni sono stato adibito a mansioni di aggiu statore e venivo denigrato ogni giorno dal sig. Portas ... che di
ceva 'sei un incapace', 'sei uno statale', 'le cose stanno cam
biando', ecc. ... Un giorno stavo montando ... dei cilindri
idraulici quando ... il Portas si è avvicinato per chiedermi come
andava ... Io ho detto ... 'secondo me le gomme sono un po'
lunghe'. A questo punto mi ha strappato di mano le gomme, io
ho mostrato per quale motivo ritenevo che le gomme fossero
lunghe ed egli ha cominciato ad urlare e ad offendermi dicendo
che ero un 'ciabattino' e che facevo perdere tempo. Il Portas mi
ha ancora detto che mi avrebbe cambiato la vita ed io ho rispo sto che la vita gliela avrei cambiata io. Le urla ... hanno ri
chiamato i miei colleghi, io ho quasi ceduto all'impulso di col
pire il Portas e sono stato trattenuto a stento dai colleghi Panac
ciulli e Zichella e Bosco, il Portas ha continuato a provocarmi dicendomi di mettergli le mani addosso»);
— Rovelli Salvatore («Per Strocchi eravamo lenti nel lavoro.
Per superare questo inconveniente una volta feci una riunione
con gli operai ai quali raccomandai di fare un certo lavoro in
fretta. Riuscimmo a fare quel lavoro in dieci giorni. Strocchi pe rò mi diede dell'idiota perché finito quel lavoro non ne avevo
procurato altro»); — Stilo Emanuele («Il Portas era solito rimproverarmi quan
do commettevo degli errori ... è solito urlare ed umiliare tutti i
dipendenti che a suo dire non si comportano correttamente ...
Quando un operaio commette un errore il sig. Portas accusa tutti
gli operai di essere delle 'bestie'»); — Virzì Mario («Il Sig. Portas, fin dal suo ingresso in azien
da, ha cominciato ad insultarmi dandomi del panettiere e dicen
domi che non ero in grado di effettuare correttamente il mio la
voro ... chiamava a testimone il sig. Brattoli ... ed iniziava il
suo sproloquio nei miei confronti, terminando la frase con mi
nacce di provvedimenti nei miei confronti e di licenziamento ...
era solito dire che era una guerra persa contro di lui perché ave
va l'appoggio della direzione»); — Albadoro Antonio («Quando all'AG International subentrò
l'AG Industrie la situazione cambiò. In ditta c'era sempre qual cuno che gridava: prima Strocchi, poi Portas ... Una volta poi ché mi ero seduto, venni rimproverato e mi fu detto che rubavo
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PARTE SECONDA
10 stipendio ... Mi dissero gridando che lo stipendio che pren devo era sprecato, che se avessi voluto sarei potuto andare via,
che avrei potuto tenere al più un banco al mercato ... mi umilia
rono ... Lo Stracchi gridava tutti i giorni o quasi, a volte anche
con parolacce. Sia Stracchi che Portas urlavano sia perché rite
nevano di rimproverare qualcuno degli operai che a loro giudi zio non aveva fatto bene il loro lavoro sia senza apparente ra
gione ... urlavano quasi tutti i giorni anche per sciocchezze. Di
Portas posso dire che non ce l'aveva con qualcuno in particola re. Urlava più che dire parolacce, minacciava, ti martellava con
i rimproveri sul lavoro che riteneva fatto male ... Quando ho
parlato di minacce da parte di Portas, volevo dire che a me il
suo modo di esprimersi e di rapportarsi con me o altri appariva
minaccioso»). Strettamente collegata alla parte della contestazione fin qui
esaminata è quella avente ad oggetto le vessazioni che alcuni
dipendenti dovettero subire ad opera degli imputati, fatti ricon
ducibili, all'evidenza, alla parte della contestazione che recita
testualmente:
«— imponendo ai dipendenti, senza alcuna necessità di pro duzione, turni lavorativi in modo tale da ostacolare necessità e
obblighi della vita privata ... — effettuando ripetuti controlli, impedendo ai dipendenti di
parlare tra loro, impedendo ad alcuni lavoratori di effettuare le
pause e ad altri di effettuarle insieme, cronometrando il tempo che i dipendenti impiegavano per espletare i propri bisogni fi
siologici, impedendo ai dipendenti di ricevere chiamate telefo
niche dall'esterno».
Si menzioneranno, a tal proposito, numerose tra le fonti già citate, le cui dichiarazioni danno conto di imposizioni/prevari cazioni poste in essere dagli imputati senza alcuna giustificazio ne oppure, nella migliore delle ipotesi, viziate da palese spro
porzione rispetto alle esigenze realmente esistenti (correzioni di
errori sul lavoro commessi dall'uno o dall'altro dipendente; ac
celerazioni dei tempi di esecuzione delle lavorazioni). Di seguito si riportano le circostanze emerse. — Grande («Sono costretta a rispondere al telefono necessa
riamente prima del secondo squillo altrimenti il Portas inveisce
contro di me ... Durante la giornata non posso fare pause fi
siologiche altrimenti il Portas mi riprende ... Il Portas ... im
pedisce ai lavoratori di recarsi in segreteria e mi ha imposto di
cacciare via i dipendenti altrimenti lui prende dei provvedimenti contro di me»);
— Guidi («Gli operai non potevano spostarsi dalle macchine
se prima non ricevevano il cambio. Preciso che le macchine non
hanno bisogno di un'assistenza continua (trattasi di macchine a
controllo numerico) ... Alcuni operai non potevano parlare tra
di loro»); — Mosca («In alcune circostanze, mentre ad esempio mi re
cavo in bagno, mi è capitato di parlare brevemente con qualche mio collega di lavoro . . . Portas in queste occasioni mi riprove rava dicendomi che ero nell'occhio del ciclone e che dovevo
stare attento perché la ditta poteva prendere dei provvedimenti nei miei confronti ... Portas ha proibito ... ai sig. Palladino e
Mannello di prendere il caffè insieme»); — Mosca («... Portas è solito, quando mi capita di scambiare
qualche parola con i miei colleghi, riprendermi o comunque mi
fa intendere che questi atteggiamenti non sono graditi. Quando mi reco ai servizi igienici, il sig. Portas è solito controllare il
mio tempo di permanenza»); — Camassa («... quando ero alle dipendenze della ... AG
International effettuavo, a causa dei miei problemi famigliari,
sempre il primo turno di lavoro. Sulla fresatrice a controllo nu
merico operavano sempre due lavoratori, io lavoravo con ...
Mosca. Eravamo riusciti, vista la mia situazione, a metterci
d'accordo sui turni di lavoro; in particolare io effettuavo sempre 11 primo turno mentre il Mosca il secondo turno. L'azienda era
al corrente della mia situazione e avallava questo accordo tra me
e ... Mosca. I miei problemi famigliari consistono nel fatto che sono divorziato e ho l'obbligo ... visto che ho ottenuto l'affi
damento di mio figlio (età due-tre anni), di passare almeno due
ore della giornata con lui. Per questo motivo ero costretto a
svolgere inevitabilmente il primo turno di lavoro. Quando è su
bentrata l'AG Industrie ... questo beneficio mi è stato inspie
gabilmente negato. Io ho provveduto ad illustrare la mia situa
li- Foro Italiano — 2005.
zione ... Stracchi ... mi ha testualmente risposto 'in azienda
non devono esistere pecore bianche!'. Ho inoltre fornito al sig. Stracchi tutta la documentazione legale in mio possesso ... se
avessi continuato ... a svolgere il primo turno ... non avrei re
cato alcun danno all'azienda e/o ai miei colleghi di lavoro ...
Portas mi aveva imposto di rimanere costantemente attaccato
alla mia fresatrice ... tale fresatrice non ha bisogno di assisten
za continua ... rimaneva accesa anche di notte senza l'assisten
za dell'operatore ... Portas mi proibiva di parlare ... con i miei
colleghi di lavoro ... Nel '99 durante la mia attività lavorativa
sono stato informato dalla direttrice dell'asilo frequentato da
mio figlio (...) che lo stesso si era fatto male ed era stato por tato al pronto soccorso. Siccome mio figlio necessitava di alcuni
punti di sutura, il pronto soccorso aveva bisogno della mia auto
rizzazione. Questo è accaduto intorno alle 16,30 ... Ho chiesto
al Portas di allontanarmi ... Portas mi ha concesso il permesso dicendomi però ... 'non ci devi rompere i coglioni per una tua
scopata andata a male!' ... per circa quindici giorni sono stato
costretto, a causa delle condizioni di salute di mio padre, ad al
lontanarmi, previa autorizzazione, dal mio posto di lavoro ...
ho usufruito del mio periodo di ferie ... Gotto era al corrente di
tale situazione e mi aveva concesso il suo benestare. Dopo il de
cesso di mio padre sono rientrato in azienda e il sig. Stracchi mi
ha detto 'lei andando via quei quindici-venti giorni è come sé
mi avesse rubato dei soldi'. Mentre mi diceva questo, conte
stualmente, si sfilava il portafoglio e mi mostrava dei soldi
sventolandoli in viso»); — D'Amico («Una volta ero alla macchinetta del caffè con
... Panacciulli e ... Portas è venuto a riprendermi dicendomi
che non ero al bar e dovevo immediatamente andare a fare il
mio lavoro»); — Palladino («Io ... non posso ... prendere il caffè o parlare
con il mio collega ... Marinello. Secondo ... Portas quando io e
... Marinello siamo insieme non lavoriamo»); — Contorno («Ho sentito dire da miei colleghi che ... Portas
è solito telefonare a casa dei mutuati e dire di riprendere il lavo
ro»); —
Parigi («... Balinzo Francesco (ex dipendente) ha ricevuto
una sospensione di due giorni per un errore commesso ... si
trattava di un errore banale eppure ... Portas ha reagito in ma
niera spropositata ... in presenza del sig. Stracchi e del sig. Gotto, ha insultato ... Balinzo»);
— Rovelli («Quando ho cominciato ad effettuare l'attività di
aggiustatore sono stato relegato in un angolo del locale. Il mio
posto di lavoro al banco è circondato da stampi e materiale per cui sono isolato»);
— Stilo («... Portas era solito rimproverarmi quando com
mettevo degli errori ..., mi impediva di prendere il caffè o di
parlare, anche se la macchina era operosa, con i miei colleghi ... aveva anche disposto che gli operai non ricevessero più chiamate esterne .. .Una volta sono stato costretto a lavorare
anche con la febbre: ho informato delle mie condizioni di salute
... Portas ma lui mi ha obbligato ugualmente a lavorare invi
tandomi a prendere una tachipirina»); — Albadoro («Tutti i giorni Portas gridava e mi rimproverava
anche quando andavo in bagno. Per lui non avrei dovuto muo
vermi da dov'ero»).
Merita, al riguardo, di essere segnalata la vicenda di Albadoro
Antonio, ricostruita sulla base delle dichiarazioni dell'interes
sato e della documentazione in atti. Essa, infatti, appare rile
vante in relazione ad altra parte della contestazione, quale quella di avere adibito «a lavori pesanti e comunque estranei alle pro
prie mansioni i dipendenti con problemi fisici e addirittura con
invalidità civile (quali i dipendenti D'Amico invalido al settan taquattro per cento costretto a effettuare lavori pesanti quali lo
smontaggio di stampi o la verniciatura delle pareti del fabbri
cato in cui ha sede la società e Albadoro invalido al quarantasei
per cento affetto da lombosciatalgia persistente con cervicodor
salgia e tuttavia adibito a mansioni comportanti sollecitazioni
statiche o dinamiche del rachide»),
L'Albadoro, assunto nel '94 dalla AG International, era inva
lido civile al quarantasei per cento e la sua era stata un'assun
zione obbligatoria. Le sue mansioni erano di addetto alle pulizie ed allo svolgimento di commissioni all'esterno. Egli ha dichia
rato:
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GIURISPRUDENZA PENALE
«Quando all'AG International subentrò l'AG Industrie ... a
me furono cambiate le mansioni. Cominciai a fare il muratore, mi capitava anche di salire su una scala per tinteggiare pilastri alti anche sei metri. Una volta poiché mi ero seduto, venni rim
proverato e mi fu detto che rubavo lo stipendio alla ditta. Fui
chiamato in ufficio dove erano presenti Portas, Stracchi, Gotto.
Mi dissero gridando che lo stipendio che prendevo era sprecato, che se avessi voluto sarei potuto andar via, che avrei potuto te
nere al più un banco al mercato, mi umiliarono. Questo episodio risale al 1998-1999. In seguito ebbi una visita medica che con-^
fermò la mia condizione di invalidità. Portai la documentazione
in ditta ma la situazione non cambiò ... A causa della mia si
tuazione e del lavoro pesante, sovente ero in malattia e mi veni
va inviato il controllo dal primo giorno».
Dell'episodio riferito vi è, in atti, traccia documentale. Al
l'Albadoro venne contestato, con lettera dell'azienda del 25
maggio 1999, di essere stato «sorpreso dal sig. Portas 'mentre
stava sdraiato sulla sedia' nel locale collaudo/formazione». Egli chiese ed ottenne un incontro con la direzione per chiarire l'ac
caduto, ma ciò non fu sufficiente ad evitargli la sanzione disci
plinare di tre ore di multa. In seguito (19 luglio 1999), egli fu sottoposto a visita medica presso il competente servizio di me
dicina del lavoro, il cui responsabile formulò una serie di pre scrizioni dettagliate circa le prestazioni lavorative al cui svol
gimento non era consigliabile che egli venisse sottoposto. La
situazione lavorativa dell'Albadoro, peraltro, non dovette avere
una evoluzione lineare, atteso che, molto tempo dopo (il 22
gennaio 2001), il suo legale diffidava l'azienda «ad adibire il lavoratore ad attività lavorativa idonea allo stato di salute dello
stesso», atteso che egli stesso asseriva di essere adibito, nono
stante la citata visita medica, «a mansioni incompatibili con il
proprio stato di invalidità».
In atti vi è anche la documentazione concernente l'invalidità
di D'Amico Salvino, invalido al settantacinque per cento in
quanto portatore di varie e serie patologie, e adibito, a suo dire,
anche a lavori pesanti: «... Portas, pur conoscendo le mie condizioni di salute, mi
costringe a svolgere dei lavori pesanti. Una volta mi ha costretto
a smontare da solo uno stampo: in particolare dovevo svitare un
bullone con una chiave a brugola. Mentre ero intento nel mio
lavoro, visto lo sforzo che ero costretto ad esercitare sul bullo
ne, mi sono sbilanciato e sono caduto in terra sopra delle cas
sette. Preciso che in altre occasioni mi era capitato di smontare
degli stampi ma sempre insieme ad un mio collega di lavoro».
Analoga la vicenda capitata al Rovelli:
«Un giorno eseguendo, da solo come sempre, lavorazioni di
smontaggio di stampi di paraurti mi sono bloccato alla schiena;
sono stato portato in ospedale con autoambulanza ed al ritorno
dall'infortunio sono stato adibito allo smontaggio di altro stam
po di grosse dimensioni e sempre da solo».
Tema anch'esso collegato a quello fin qui preso in considera
zione, avendo àd oggetto —
comunque —
aspetti della presta zione lavorativa svolta, è quello del c.d. «declassamento», vale
a dire dell'assegnazione ad alcuni dipendenti di mansioni diver se e meno qualificanti rispetto a quelle originariamente svolte,
compatibili con una categoria contrattuale di livello inferiore rn
spetto a quella propria dell'interessato: oppure, dell'esclusione
di alcuni dipendenti da determinate opportunità, quali l'inseri
mento in turni lavorativi particolarmente remunerativi. Le ra
gioni di tali iniziative consistevano, quasi sempre, nella volontà
di effettuare ritorsioni in conseguenza di assenze dal lavoro per malattia. In altri casi la ritorsione non consisteva in un declas
samento, ma nell'accentuarsi dell'ordinaria pressione, allo sco
po di ottenere, direttamente, una prestazione lavorativa svolta
con una celerità superiore a quella ordinaria, e comunque, a dis
suadere dal ricorso ad altri periodi di assenza.
L'insieme di tali circostanze è stato oggetto di contestazione,
atteso che il reato ascritto agli imputati si sarebbe consumato
anche: — ... adottando rappresaglie, declassando, trasferendo e
isolando i dipendenti che osavano prendere le difese dei colle
ghi di lavoro: — adibendo in modo pretestuoso i dipendenti a mansioni
nuove o comunque diverse dalle proprie ... —
sottoponendo a mansioni di tipo punitivo (quali effettuare
Il Foro Italiano — 2005.
pulizie di macchine o locali di lavoro per giorni e anche setti
mane ovvero verniciare pareti o recinzioni) i dipendenti che
erano stati assenti dal lavoro per malattia o che osavano prende re le difese dei colleghi o che non sopportavano passivamente le
offese, minacce e angherie. Anche con riferimento a tali aspetti le dichiarazioni rese dai
lavoratori costituiscono fonti probatorie privilegiate rispetto alla
contestazione. Anche per questa parte, esse meritano credito, non avendo — tutti, indistintamente — riferito le medesime cir
costanze o comunque affermato di aver vissuto vicende di de
classamento. Queste le dichiarazioni rilevanti raccolte sul punto, che vanno lette tenendo presenti le altre, sopra riportate, che ri
feriscono degli insulti, umiliazioni e denigrazioni loro rivolte dagli imputati:
— Mosca («Personalmente, da mesi, devo fare lo spazzino, il
manovale e i lavori più umili, pur avendo anzianità dal 1972 e
qualifica 'intermedio quinto livello', con inquadramento da im
piegato dal 1979»); — Ferrara («Lavoro alle dipendenze della ... AG Industrie
dal 1998 in qualità di impiegato amministrativo ... Con il pas sare del tempo grazie agli interventi del Portas che mi denigrava
agli occhi del sig. Stracchi e del sig. Gotto, sono stato declas
sato ovvero mi hanno trasferito in un ufficio e mi hanno isola
to»); — Grande («... Ho anche paura di mettermi in malattia ed
arrivare in ritardo perché ... Portas mi considera poco collabo
rativa; quando rientro in ditta trovo arretrati e il Portas non mi
dà il tempo di entrare neanche nel mio ufficio che subito comin
cia a impartire ordini e se chiedo chiarimenti mi viene detto di
svegliarmi perché è tardi»); — Erario («All'inizio lavoravo su due turni ed il mio stipen
dio si aggirava intorno a 2.200.000 lire; poi dal 1° gennaio 2000 sono stato messo nel turno 'centrale' ed il mio stipendio è sen
sibilmente diminuito. Non conosco i motivi reali di tale sposta mento; il sig. Portas mi ha detto che attualmente c'è poco lavoro
e quindi non è giustificato il mio utilizzo nei due turni di laverò
e vi è bisogno di personale nel turno centrale. In realtà il carico
di lavoro secondo me non è diminuito»); ■,<: — Bono («Mi è capitato di rimanere a casa in mutua per:due
giorni. Al mio rientro in azienda il Portas per punizione mi ha
fatto pulire per tre giorni l'intero reparto di fresatura. Inoltre mi
ha anche minacciato dicendomi che se mi fossi assentato un'al
tra volta mi avrebbe licenziato»); — Mosca («La mia qualifica è di intermedio quinto livello.
Quando lavoravo alle dipendenze dell'AG International mi oc
cupavo della gestione del magazzino utensilerie meccaniche ...
Il magazzino utensilerie meccaniche non viene più gestito da me
e da nessun altro lavoratore .... quando l'AG Industrie è su
bentrata all'AG International io sono stato trasferito dal magaz zino al reparto produttivo: qui svolgevo la mansione di jolly oc
cupandomi della preparazione di materiali di commesse ...
prima dell'arrivo del sig. Portas io lavoravo insieme ad un mio
collega (sig. Camassa), su una fresatrice a controllo numerico
... Portas... ha ... rivoluzionato tutto ... Camassa è stato spo stato su un'altra macchina ... Portas dopo alcuni mesi mi ha
spostato da una fresatrice per lo sgrassaggio di stampi in acciaio
ad un'altra per operazioni di finitura ... a seguito dell'ennesima
discussione con ... Portas e viste le mie condizioni di salute
(stato di agitazione) ho chiesto al... Portas di allontanarmi dal
lavoro. La discussione ... riguardava il fatto che ero stato in
mutua ... per alcuni giorni. Per vendetta ... Portas mi ha chie
sto di pulire le macchine utensili... Dal maggio 2000 io mi oc
cupo della manutenzione del fabbricato e dei macchinari. In
particolare mi occupo di verniciatura e imbiancatura ... Dubito
di essere stato affiancato al Facciorusso per migliorare la mia
capacità lavorativa, visto che il sig. Portas, quando operavamo in due sulla fresatrice, mi mandava sempre in magazzino ... In
alcune circostanze sono stato addetto al taglio degli stracci per la pulizia delle macchine. A volte quando mi capitava di avere
delle discussioni con Portas o con Strocchi vengo immediata
mente e sistematicamente addetto ai lavori più umili e umilianti,
es. pulizia macchine, rimozione di carcasse di animali morti,
ecc.»); — Palladino («Lavoro alle dipendenze della AG Industrie dal
1999 ... Pur essendo un operaio qualificato, la mia mansione è
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PARTE SECONDA
infatti di aggiustatore al banco, sono costretto dal sig. Portas ad
effettuare dei lavori che non hanno nulla a che vedere con la
mia qualifica. Sono infatto costretto a verniciare, ad effettuare la
pulizia dei locali, ecc. ... Sono sempre costretto ad effettuare
dei lavori schifosi;... Portas non mi dà la possibilità di lavorare insieme ad un anziano in maniera tale che io mi possa perfezio nare e diventare un buon aggiustatore. Io ho chiesto ... spiega zioni al sig. Portas e lui mi ha risposto che prima devo fare la
gavetta e poi si vedrà»); — Di Martino («Durante un periodo di mutua ... ho telefo
nato in ditta per avvertire che non mi sarei recato al lavoro in
quanto avevo la bronchite (diagnosi del medico curante) ... Al
ritorno dal periodo di mutua il Portas mi ha apostrofato dicendo:
'I malati di cancro terminale stanno a casa quindici giorni'. Mi
ha poi ordinato di eliminare alcuni tratti di segnaletica a pavi mento, con uso di solvente e senza mascherina di protezione delle vie respiratorie, nonché di rifare altri tratti di segnaleti
ca»); — D'Amico («Quando qualche operaio rientra dal periodo di
mutua ... Portas lo costringe ad effettuare i lavori più umili
(verniciare, pulire gli stampi) e che non competono alla sua
mansione. Anch'io ho subito il medesimo procedimento: in
particolare, al rientro dal periodo di mutua, sono stato costretto
ad effettuare la verniciatura delle pareti»); — Stilo («Nel 2000 sono stato in mutua per circa una setti
mana a causa di un'influenza. Il sig. Portas ed il sig. Stracchi
sono soliti quando un operaio ritorna al lavoro dopo un periodo di mutua punirlo obbligandolo ad effettuare dei lavori che non
rientrano nei compiti dell'interessato. Nel mio caso specifico sono stato costretto a pulire per due settimane l'officina»);
— Rovelli («Un giorno eseguendo, da solo come sempre, la
vorazioni di smontaggio di stampi di paraurti mi sono bloccato
alla schiena; sono stato portato in ospedale con autoambulanza
ed al ritorno dall'infortunio sono stato adibito allo smontaggio di un altro stampo di grosse dimensioni e sempre da solo»);
— Rovelli («Ebbi tre infortuni, una prima volta per una di
strazione, legata al fatto che Portas era sempre dietro di me. Mi
tagliai un tendine. Rimasi a casa sei mesi. Portas mi telefonava
e mi diceva di rimanere a casa perché la mia presenza era inutile
in officina. Tornato a lavorare mi fu chiesto di smontare uno
stampo da solo, per me era impossibile e non vi riuscii ... Nel
primo periodo fu commesso un errore su uno stampo ... mi fu
chiesto di trovare il responsabile. Io non potevo fare nomi per ché il lavoro era durato a lungo e lo feci presente. Mi fu chiesto
di dimettermi da responsabile del reparto. Seppi poi dalla Gran
de che lo Stracchi aveva detto: 'Meno male, ho fatto andare via
un altro'. Da allora fui addetto a lavorazioni al banco come ope raio»);
— Virzì («Al ritorno da un periodo di mutua, il sig. Portas mi
ha costretto a pulire la macchina 'da cima a fondo'»). Come era del tutto logico attendersi, i comportamenti posti in
essere dallo Stracchi e dal Portas non rimanevano senza conse
guenze. Dalle dichiarazioni dei dipendenti emerge che più di
uno, in particolari occasioni, ebbe reazioni emotive sul luogo di
lavoro, evidente sintomo di accumulo di tensione, indotta dal
«clima» abituale nel quale si svolgeva la prestazione lavorativa, e di «specifica» rabbia insorta per l'ennesimo sopruso, fosse es
so un insulto, una umiliazione, oppure «solo» un ordine o una
direttiva ingiustificatamente punitivi. Ben più ampio, invece, il
quadro delle patologie e dei disturbi di natura psicosomatica ac
cusati, almeno in determinati periodi, da numerosi lavoratori. Al
riguardo — e con riferimento alla problematica dell'attendibilità
delle fonti — occorre aggiungere alle considerazioni già svolte
il fatto che, pur non essendo stati in grado — i diretti interessati
— di documentare quanto sopra (il che trova spiegazione nella
natura delle patologie accusate e delle terapie solitamente prati cate per il loro superamento), alcuni dei problemi emersi sono
stati segnalati dai lavoratori che ne furono portatori vincendo,
verosimilmente, comprensibili remore legate ad esigenze di ri
servatezza: a riprova di un disagio reale, che giustifica il credito
che si ritiene di poter riconoscere alle relative dichiarazioni. Né
può valere, a smentire i lavoratori, il fatto che il medico dell'a
zienda, dott. Baglio, non avesse ritenuto di assumere iniziative
idonee a porre i responsabili della conduzione dell'azienda di
fronte alle loro responsabilità. Quest'ultimo, infatti, ha dichia
II Foro Italiano — 2005.
rato di avere raccolto lamentele circa il «carattere troppo auto
ritario del Portas», ma ha aggiunto di non aver dato loro peso e
di non essere stato, comunque, informato dai lavoratori di «pa
tologie (eruzioni cutanee, tachicardia, ecc.) riconducibili alle
tensioni presenti all'interno della ditta»; circostanza, quest'ul tima, tutt'altro che decisiva per dubitare dell'attendibilità delle
dichiarazioni dei lavoratori, i quali possono aver avuto plurime
motivazioni, tutte riconducibili ad una ragionata sfiducia nel
l'utilità di un'iniziativa in tal senso, per non mettere al corrente
il medico del loro datore di lavoro del dettaglio della propria condizione.
Queste le dichiarazioni rese sul punto dai lavoratori di seguito menzionati:
— Ognibene («Ho avuto qualche discussione con ... Portas.
In particolare durante la mia attività lavorativa, a causa di un
mio errore, sono stato rimproverato ... Portas si è messo ad ur
lare dicendomi che non ero in grado di svolgere il mio lavoro e
che dovevo cercarmi un altro posto di lavoro. Anche altri ope rai, visto che ... Portas urlava, si sono accorti di quanto acca
duto. Io non ho risposto al ... Portas e a seguito di un attacco di
nervosismo, ho cominciato a piangere»); —
Ognibene («Praticamente io il più delle volte mi sono
messo a piangere, perché abbiamo avuto delle reazioni non in
differenti. Di conseguenza ho sfogato la mia ira mettendomi a
piangere, o andando in bagno o dietro la macchina ... Giudice:
Intanto, scusi, è successo più di una volta questo? Ognibene: Sì,
un paio di volte è successo, cosa che in una seconda volta io so
no stato messo a fare il normale, cosa che ero un turnista, perché lui diceva che doveva tenermi sotto controllo»);
— Brattoli («Mi è capitato di vedere alcuni operai piangere
(sig. Ognibene) a seguito della tensione nervosa creatasi da una
animata discussione avuta con il sig. Portas. Ho riferito quanto accaduto al sig. Portas il quale mi ha detto che non erano pro blemi suoi»);
— Panacciulli («Io personalmente ... dopo circa una settima
na di martellamenti con queste frasi urlate 'Non muoverti di là'
(posto di lavoro) 'Non andare al gabinetto', 'Voglio vedere che
tu fai solo lavoro' ... ho sofferto di insonnia, mi svegliavo sentendo le urla, ho preso dei tranquillanti»);
— D'Amico («Oggi visti i miei rapporti con il sig. Portas so no costretto ad assumere dei calmanti perché spesso riscontro
un aumento della sudorazione dovuta alla tensione creatami dal
sig. Portas. Di notte ho spesso gli incubi legati alla mia attività
lavorativa: in particolare ho paura che il sig. Portas mi riprenda sul lavoro ... Quando ho una discussione con ... Portas accuso
sempre un blocco alla bocca dello stomaco e poi sono costretto
ad andare in bagno per vomitare. Tutte le mattine avverto, prima di andare al lavoro, un senso di spossatezza»);
— Contorno («All'inizio pensando alla mia situazione in am
bito lavorativo soffrivo di ansie, insonnie, mal di testa, senso di
spossatezza, disturbi alla digestione. Mi è capitato dopo un liti
gio con Portas di andare in bagno e vomitare. Molto spesso mi
sentivo isolato ed incapace di contrastare l'arroganza e la catti
veria del Portas. Avevo perso la mia serenità e dignità»); — Rovelli («Dopo alcuni mesi di gestione Strocchi-Portas ho
cominciato ad accusare dolori allo stomaco, durante l'arco della
giornata, con difficoltà alla digestione e nausea; i dolori si ac
centuavano nel periodo trascorso in azienda. Mi sono recato dal
medico curante che mi ha prescritto dei farmaci che però non
hanno avuto giovamento sulla sintomatologia. Sono ritornato
dal medico curante che poi mi ha prescritto una gastroscopia che ha riscontrato la presenza di due ulcere a livello del duode
no. Attualmente sono ancora in cura per tale patologia. Nell'ul
timo periodo di tempo ho necessità di ingerire una maggiore
quantità di cibo. In questo ultimo periodo sono stanco, spossato al mattino, soffro di insonnia: ho difficoltà ad addormentarmi ed
ho il sonno agitato. Soffro di cefalea, ho notato una perdita di
concentrazione. Mi sento profondamente depresso, demotivato
nel mio lavoro e mi reco di malavoglia al lavoro a causa della
situazione che so di trovare. La sintomatologia è cominciata con
la gestione Strocchi-Portas»; — Virzì («Spesso dopo i maltrattamenti del sig. Portas mi
mettevo a piangere per reazione nervosa; a questi miei sfoghi erano presenti i colleghi ... Bittolo, ... Brattoli, ... Facciorus
so, ... Damora ... Spesso avevo delle amnesie, non riuscivo a
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GIURISPRUDENZA PENALE
concentrarmi perfettamente sul lavoro. In questo periodo mi so
no recato dal medico curante ... che mi ha prescritto una visita
psichiatrica ... Ho sofferto per circa sei-sette mesi di insonnia e
i miei rapporti famigliari erano diventati difficili; avevo spesso dei diverbi con i miei famigliari. Soffrivo di inappetenza e sono arrivato a perdere tre-quattro chili. Soffrivo anche di emicrania.
Da circa un anno le mie condizioni di salute sono migliorate
perché ... Portas non mi assilla più con la stessa frequenza di
prima. Non ho mai assunto alcun medicinale»); — Stilo («Quando ritornavo al lavoro dopo un periodo di
malattia temevo sempre la reazione del Portas e la notte non ri
uscivo a riposare. Ho cominciato anche a fumare di più e ho
cominciato a bere il caffè. A volte mi tremavano le mani e la
palpebra dell'occhio sinistro. La notte mi svegliavo e perdevo
sangue dal naso. Soffrivo di emicrania ed ero costretto ad assu
mere degli antinfiammatori»); — Ferrara («All'inizio, viste le mie discussioni con il sig.
Stracchi, accusavo alcuni malesseri quali uno stato d'ansia,
problemi di stomaco, insonnia, ecc. Tali sintomi sono cessati
quando i miei rapporti con ... Stracchi sono migliorati. All'ar
rivo del Portas ... i sintomi sopra decritti sono ricomparsi. Do
po il mio isolamento nell'ufficio ammezzato della ditta, i sinto
mi sono peggiorati e oggi soffro anche di malinconia e quando
penso alla mia situazione ho anche degli scatti di rabbia. Con i
miei famigliari ho a volte dei problemi dovuti all'insorta irasci bilità causata principalmente dagli atteggiamenti del ... Portas.
La mia attività sessuale è difficoltosa visti anche i miei stati di
ansia. Ogni tanto assumevo dei tranquillanti per riposare me
glio»); — Grande («Soffro spesso di emicrania dovuta allo stress
causatomi dal ... Portas ... Soffro di crampi allo stomaco e di
incubi (sogno il Portas che inveisce contro i dipendenti e contro
di me). La sera ho il terrore che la sveglia non suoni e quindi il
Portas mi riprenda in caso di ritardo. Avverto spesso un au
mento della sudorazione e soffro di tachicardia. A volte se sono
particolarmente nervosa, rispondo male ai miei famigliari e non
ho voglia di occuparmi delle faccende domestiche. Non assumo
farmaci. Ho avuto un calo del desiderio dovuto allo stress. Nel
periodo delle festività, i sintomi sopra descritti cessano total
mente e quindi non ho alcuna difficoltà a relazionarmi con i fa
migliari e il desiderio sessuale aumenta»); — Guidi («A causa dei maltrattamenti del ... Portas e ...
Stracchi ho cominciato ad accusare alcuni disturbi: crampi allo
stomaco, inappetenza, insonnia, perdita di peso (circa dieci chi
li) nel giro di pochi mesi, bruciori di stomaco, vomito, incubi. Ero irascibile nei confronti dei miei famigliari e mi rifiutavo di
colloquiare con loro. Quando sono andato in pensione, dopo al
cuni mesi, questi sintomi sono scomparsi. Io sono andato in
pensione nel marzo 2000. I sintomi sono durati circa un anno.
Ho assunto anche dei farmaci»); — Mosca («Durante la notte, accuso forti dolori allo stomaco
e ai reni. Questi problemi si sono manifestati da circa due anni.
Una o due volte al mese accuso questi disturbi. Il mio medico di
famiglia dott. Mazza è al corrente di tale situazione»); — Mosca («Mi capita spesso di accusare sensazione di pru
rito agli arti e al cuoio capelluto. Problemi che accuso da quan do Portas è subentrato in ditta. Soffro di disturbi di tachicardia,
ma la pressione sanguigna è normale. Accuso un senso di op
pressione allo sterno e alla gola. A volte aumenta anche la sudo
razione e subentra un senso di freddo. Accuso, quando mi capita di avere delle discussioni con il Portas o quando lo sento inveire
con qualche mio collega, dei dolori muscolari e alle cosce. Sof
fro anche di insonnia, emicrania. A volte durante la notte mi
sveglio pensando al lavoro e soprattutto sono ossessionato dal
pensiero di incontrare il Portas ... Consumo molti più caffè, si
garette e analgesici di prima. Assumo degli ansiolitici prescrit timi dal medico di famiglia che assumo quando sono agitato»);
— Camassa («Quando sono cominciati i miei problemi con
... Portas e con ... Stracchi, ho cominciato ad accusare dei di
sturbi di salute: comparsa di eruzioni cutanee, comparsa di un
senso di palpitazione, aumento della sudorazione, ecc. ... In
questo periodo ho cominciato a mangiare di più e ho ripreso a
fumare ... Il mio medico curante era al corrente della mia situa
zione e mi ha prescritto degli ansiolitici ... la mia concentra
zione era sensibilmente diminuita. Durante la notte mi alzavo
Il Foro Italiano — 2005.
improvvisamente perché avevo degli incubi che riguardavano la
mia attività lavorativa. Il mio medico curante è la dott. Gaido di
Moncalieri»). Tra le conseguenze delle condotte del Portas e dello Stracchi
vanno, inoltre, incluse anche le dimissioni date da alcuni dipen denti. Ne è riprova
— importante, trattandosi di documento
formato al di fuori del processo — la lettera di dimissioni datata
25 ottobre 2000 di Balinzo Francesco, illuminante in relazione
non solo al «clima» instauratosi in azienda con l'arrivo del
«gruppo Stracchi», ma anche alle ragioni più profonde, ricon
ducibili ad una ben precisa «filosofia imprenditoriale», che quel «clima» avevano prodotto. Scriveva, infatti, il Balinzo, rivol
gendosi direttamente al Portas (destinatario non solo delle sue
dimissioni, ma anche della sua personale amarezza, peraltro ac
compagnata dalla orgogliosa puntualizzazione che sarebbero
state rispettate, da parte sua, le regole vigenti):
«Questa decisione è maturata in relazione al clima di astio as
solutamente invivibile che si è creato nei confronti del personale con più esperienza e professionalità, per tanto pur avendo con
tribuito da moltissimi anni alla crescita di questa società non
intendo più proseguire il mio rapporto di lavoro, resta comun
que inteso che intendo portare a termine il periodo di preavviso come stabilisce il contratto».
Il Balinzo, peraltro, non fu l'unico a dimettersi per aver rite
nuto non più sostenibile il «clima» aziendale. Sono, infatti, in
atti anche le copie delle lettere di dimissioni di Ferrara Bruno
(del 26 aprile 2002, motivate con i «veleni col dirigente» e che
si chiudeva con un'eloquente «Buona fortuna a tutti meno uno, e tanti saluti») e di Barbuto Massimo (del 3 luglio 1999, moti
vate con le «incomprensioni con il capo officina»). Si dimisero,
inoltre, prima del raggiungimento della massima anzianità di
servizio a causa dei pessimi rapporti con il Portas e con lo
Stracchi anche altri lavoratori: Camassa, passato alle dipenden ze di altra ditta, la Anex di None; Panacciulli, le cui dichiara
zioni, al riguardo, sono già state sopra riportate; Rovelli («Mi
sono dimesso nel 2001 quando ho trovato un altro lavoro come
operaio. In questo modo ho rinunciato alla categoria superiore
pur di lavorare ... So che anche altri hanno deciso di andare via
per le mie stesse ragioni. Mi riferisco a Gariglio e a Stilo oltre
ad altri di cui non ricordo il nome»), Albadoro.
Rimane il fatto che, dalla visura camerale in atti risulta che
AG Industrie aveva, al momento della sua costituzione, cin
quantacinque dipendenti. E, invece, emerso che dal 2003 i di
pendenti della società si sono ridotti a trentatré-trentaquattro e
ciò per il numero elevato di dimissioni, più numerose dei pen sionamenti (cfr. deposizione di Burdino Michela, dipendente di società incaricata di curare l'amministrazione del personale di
AG Industrie). Infine, non può tacersi di quanto alcuni dipendenti hanno rife
rito di aver appreso dagli imputati in ordine ad alcuni dei loro
obiettivi specifici, che — nel loro insieme — avrebbero dovuto
risultare strumentali rispetto alle più ampie finalità imprendito riali perseguite. Decisive, al riguardo, si rivelano le dichiarazio ni di Rovelli e Brattoli che, pur nella non assoluta sovrapponi bilità (a riprova, ove ve ne fosse bisogno, della reciproca auto
nomia), si riscontrano a vicenda, offendo uno spaccato della vi
sione propria, in primo luogo, dello Strocchi, ma in realtà anche
del Portas, in merito ai rapporti che l'azienda avrebbe dovuto
avere con le maestranze, in vista del miglior risultato produttivo e del massimo profitto realizzabili. Queste le dichiarazioni del
Rovelli.
«Il sig. Strocchi ha più volte chiesto espressamente a me ed al
collega Brattoli di adottare un comportamento più duro e delato
rio nei confronti degli operai. Ogni volta che un particolare pro dotto presentava anomalie o difetti occorreva, secondo Strocchi,
individuare un colpevole anche se di fatto il lavoro era stato
svolto da una pluralità di soggetti e quindi, considerata anche la
nuova organizzazione del lavoro, non era possibile individuare
il singolo responsabile. Preciso ancora che si trattava sovente di
errori che normalmente possono accadere e non di questioni
gravi o legate a dolo od incapacità lavorativa».
Queste, invece, le dichiarazioni del Brattoli, parte delle quali già sopra considerate ad altri fini:
«Il sig. Strocchi, quando non gli fornivo prontamente il no
minativo di un operaio che aveva presumibilmente commesso
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PARTE SECONDA
un errore di piccola entità, mi dava del mafioso. Dopo che io
provvedevo a fornirgli il nominativo del presunto colpevole lo
Strocchi era solito convocarlo pubblicamente ed inveire contro
di lui dandogli dell'incapace e altri epiteti che non ricordo. li
sig. Portas è solito quando un operaio commette degli errori
convocarmi ed in mia presenza provvede a chiedere delle spie
gazioni riguardo l'accaduto: prima con tono fermo ed autorita
rio, poi se le giustificazioni dell'operaio non sono plausibili, con tono irruento ... Mi è stato chiesto sia dal Portas che dallo
Strocchi di adottare nei confronti degli operai un atteggiamento
più duro».
Ancora più chiaro è il senso della testimonianza Rovelli se si
considerano le dichiarazioni da quest'ultimo rese nel corso del
giudizio: «L'idea di Strocchi era che bisognava costringere l'operaio a
lavorare sotto pressione, in questo modo avrebbe lavorato di
più. Ne parlammo io e Strocchi migliaia di volte in officina.
Strocchi riteneva che la pressione sugli operai dovesse arrivare
al punto di offendere le persone: egli pretendeva che io offen
dessi gli operai coi quali dovevo rapportarmi. Per questo mi ve
niva dietro, perché voleva verificare che mi comportassi così. Io
ero contrario a questo metodo. Strocchi mi dava dell'incapace
perché non adottavo il sistema che voleva lui. Io sapevo bene
che c'erano operai che avevano bisogno di essere seguiti più di
altri ma non condividevo la sua linea ... Circa un anno dopo l'arrivo di Strocchi arrivò il Portas. Strocchi aveva detto a me e
a Brattoli che avrebbe preso qualcuno con carattere più forte.
Da allora la situazione si fece triste ... Strocchi pretendeva che
10 fossi informato su tutte le presenze e assenze. Posso racconta
re un episodio avvenuto durante il primo periodo dell'arrivo di
Strocchi. Fui richiesto di notizie su un operaio che risultava as
sente, risposi che mi sarei informato presso la centralinista se
condo la prassi, feci sapere che la centralinista mi aveva detto
che l'operaio aveva comunicato l'assenza. Strocchi obiettò che
la centralinista avrebbe dovuto avvertirmi subito. Secondo lui,
perciò, io avrei dovuto rimproverarla fino ad offenderla. Io non
ero d'accordo e non ero capace di tanto. Alzai la voce con lei
ma non più di tanto, fui in seguito insultato da Strocchi. In par ticolare mi recai dalla centralinista con al seguito Strocchi che
voleva verificare come mi sarei regolato con lei».
Dunque, insulti, umiliazioni e vessazioni di vario tipo, nella
versione dei testimoni, non costituivano episodi eccezionali o
comunque legati a specifiche situazioni che si verificavano nella
quotidianità lavorativa. Il loro grado di frequenza si collocava in
una precisa strategia aziendale, essendo tali mezzi ritenuti ido
nei alla realizzazione del progetto imprenditoriale di AG Indu
strie, consistente in un forte incremento della produttività e
della qualità del prodotto, conformemente a quanto richiedeva il
rispetto delle obbligazioni nascenti dal contratto stipulato con
Breed.
Occorre osservare, in proposito, che i mezzi e le modalità
prescelti da chi, essendone socio di maggioranza o titolare di un
importante incarico dirigenziale, ritenne di avvalersene, si ac
compagnarono ad un investimento nella formazione risultato
davvero modestissimo e comunque rivelatosi, alla prova dei
fatti, di scarsissima efficacia. Ci si riferisce alla documentazione
prodotta dalle difese in allegato alla memoria 10 febbraio 2005.
Si tratta di tre fatture emesse — una — da Lab s.r.l. e — due —
da CIMsystem s.r.l. La prima, del 30 maggio 1998, è per l'im
porto di 10.000.000 di vecchie lire (oltre Iva), e va letta in col
legamento con altro documento, parimenti prodotto dalle difese, costituente la proposta/offerta avanzata dalla medesima ditta ad
AG Industrie, in data 8 maggio 1998. In sostanza, per 10.000.000 di vecchie lire Lab s.r.l. prima offrì, quindi vendette ad AG Industrie, un software, comprensivo di due licenze, a lo
ro volta comprensive della «formazione di mezza giornata»
presso la sede di AG Industrie. La altre due fatture, datate 28
febbraio e 30 giugno 1999, sono — ciascuna — per un importo
di 500.000 di ^vecchie lire e si riferiscono, ciascuna, ad una
giornata di formazione su «SUM 4.0». Al di là del fatto che non
è stato precisato se gli interventi formativi documentati si riferi
scano effettivamente alle necessità collegate alle già esaminate
innovazioni introdotte nel processo produttivo, rimane il fatto
che, complessivamente, sono state documentate due giornate e
mezza di formazione. Per contro, le modifiche introdotte nel
11 Foro Italiano — 2005.
modo di lavorare, valutate dagli stessi imputati come partico larmente significative, coinvolsero alcune decine di lavoratori:
come a dire che per AG Industrie la formazione delle maestran
ze non costituì affatto una priorità. Tra i diversi strumenti atti
vabili per conseguire i propri obiettivi di sviluppo produttivo e
di profitto, l'azienda optò per altri, verosimilmente meno costo
si, ma altrettanto verosimilmente meno efficaci, come le succes
sive vicende puntualmente ed inesorabilmente dimostrarono.
Fu, infatti, costante, e preferito alla formazione, il rapporto di
retto tra socio di maggioranza e/o direttore di stabilimento, da
un lato, e singolo lavoratore, dall'altro: rapporto che, peraltro, si
caratterizzò per tutto quanto emerso, compresi ripetuti, plateali
gesti (quali lo strappare banconote in presenza dei dipendenti) che avrebbero dovuto — nelle intenzioni dello Stracchi — ri
chiamare i lavoratori a comportamenti più corretti, in vista —
tra l'altro — di un aumento della produttività, ritenuto obiettivo
sul quale si riteneva opportuno coinvolgere e corresponsabiliz zare i lavoratori stessi.
I fatti emersi nel presente processo non hanno trovato spiega zioni utili in chiave difensiva in quanto dichiarato dagli imputati Portas e Stracchi (la posizione del Gotto sarà esaminata a parte).
II primo, dopo essersi soffermato sulle ragioni della propria assunzione da parte di AG Industrie, da porre in relazione agli obiettivi aziendali ed alle già illustrate difficoltà di conseguirli, nelle indagini preliminari, ha, in primo luogo, affermato che lo
Stracchi, non essendosi limitato ad «acquistare solo i macchina
ri», aveva dimostrato di voler «investire anche nel personale per rendere produttiva quella azienda». Inoltre, egli ha dichiarato
che gli obiettivi aziendali vennero raggiunti, essendo cresciuta
la professionalità dei dipendenti ed essendo stata portata «un'a
zienda che sembrava all'inizio sull'orlo della crisi a risultati
importanti». Il Portas ha, poi, spiegato le dichiarazioni dei di pendenti, i cui verbali aveva avuto modo di leggere, in questi termini:
«Io credo che le dichiarazioni rese dai lavoratori ... siano
state dettate dalla difficoltà di accettare le direttive e gli inse
gnamenti che io impartivo loro e che erano necessari a permet tere l'esistenza stessa dell'azienda in quanto il lavoro che si do
veva fare era di alta precisione ... e quindi alcuni di essi forse
ne hanno sofferto dando una risposta secondo me sbagliata ad
una sofferenza evidentemente vera ... Mi hanno colpito molto
le dichiarazioni di Mosca e di Camassa: ... il Mosca ... non
aveva nessuna esperienza quale fresatore ed è vero che io lo ri
presi molte volte ma ciò era determinato dal fatto che il lavoro
non era stato eseguito in modo preciso ... egli non si rendeva
conto che un errore apparentemente lieve e cioè di pochi cente
simi di millimetro compromettono la buona riuscita della lavo
razione.
A.d.r.: La vera ragione dell'acredine dimostrata dai lavoratori
... credo sia da individuare nella necessità — per la grossa
mole di lavoro — di organizzare il lavoro su due turni (...) ed
eccezionalmente su tre.
A.d.r.: Il lavoro organizzato su turni prevedeva contrattual
mente incentivi ... richiede però un po' di autonomia dell'ope ratore ... molti lavoratori non erano ancora adatti a quel tipo di
organizzazione in quanto avevano bisogno di una guida e di un
aiuto ... Decisi pertanto di mettere ad orario normale ... i lavo
ratori che non erano ancora pronti a lavorare nel turno; ... ciò
determinò del malcontento in quanto essi venivano a guadagna re un po' meno ...
A.d.r.: Ricordo la vicenda del ... Camassa nell'ottica
di cui ho detto ... decisi di affiancare al Camassa un altro lavo
ratore più esperto ... il nuovo collega non gli permise più il si
stema che avevano adottato col Mosca. Camassa mi parlò dei
suoi problemi fino ad allora a me ignoti e io gli proposi di ... alternare una settimana sul turno di mattina e una sull'orario
normale in modo da venire incontro alle sue esigenze di fami
glia; tuttavia il Camassa non fu d'accordo poiché in tal modo
guadagnava un po' meno ...
A.d.r.: Per quanto riguarda ... D'Amico e Albadoro escludo
nel modo più assoluto che essi siano stati adibiti a lavori pesanti in danno della loro salute ... Albadoro ... lo trovai a dormire
... e gli avevamo fatto una lettera di ammonizione ... D'Amico
... aveva negli ultimi tempi problemi di salute ... noi abbiamo
cercato di fargli fare lavori più leggeri ... compatibilmente con
quello che il lavoro in azienda permetteva ...
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GIURISPRUDENZA PENALE
A.d.r.: Non è vero che io abbia adibito a mansioni punitive i
lavoratori; ... le macchine utensili hanno necessità di essere
pulite dai trucioli prodotti nella lavorazione e quindi ogni ope ratore addetto ad una macchina in occasione del cambio di lavo
ro deve occuparsi di questa operazione di pulitura ... quando torna al lavoro il lavoratore assente ... deve occuparsi di pulire la macchina prima di farla lavorare di nuovo ...
A.d.r.: Non è vero che io abbia mai cronometrato i tempi di
lavorazione poiché il tipo di lavoro non permette un tempo di
lavorazione predeterminabile. A.d.r.: ... alcuni lavoratori in passato hanno abusato dei ser
vizi per cui vi è stata la necessità di riprendere qualcuno che era
stato sorpreso a telefonare.
A.d.r.: Non ho mai impedito le chiamate telefoniche ma ad un
certo punto abbiamo dovuto dare una regola per come doverle
distribuire». Di analogo tenore le dichiarazioni rese dallo Stracchi nelle
indagini preliminari: «Nei primi mesi la mia presenza in azienda fu costante, anda
vo in azienda due o tre volte alla settimana per qualche ora al
fine di conoscere il personale e di capire quali fossero le capa cità operative di questa impresa. Dopo i primi mesi visti i miei molteplici impegni e considerato che trascorrevo molti mesi al
l'anno all'estero la mia frequentazione della AG si è diradata e
mi recavo in azienda una volta ogni quindici giorni, sempre che
non fossi all'estero.
A.d.r.: In azienda i miei rapporti più frequenti erano con i ca
pi reparto e quindi con il Portas il quale mi informava circa
l'andamento della produzione; ... non avevo rapporti diretti con
i dipendenti salvo che non mi accorgessi che si facevano opera zioni in modo errato. In questi casi riprendevo in modo partico lare il Portas poiché lui era responsabile della produzione ma
siccome lo facevo in prossimità della postazione di lavoro
ascoltava anche il lavoratore. Ammetto di essermi arrabbiato in
qualche occasione soprattutto quando lo stesso errore si ripeteva in diverse occasioni.
A.d.r.: Non è vero che ho posto in essere alcuno dei compor tamenti che mi vengono contestati ... nelle aziende di cui mi
sono occupato nella mia vita non vi sono mai stati scioperi ... a
dimostrazione del fatto che ho sempre cercato la collaborazione
e un buon rapporto con il personale. A.d.r.: Neppure il Portas in mia presenza ha mai trattato male,
insultato o umiliato lavoratori ...
A.d.r.: Se in qualche occasione si è ripreso qualche lavoratore
ciò è stato dettato dalla necessità di richiamare gli stessi ad una
maggiore attenzione ...
A.d. difesa: Mi è capitato in alcune occasioni di sorprendere alcuni lavoratori trascorrere più di un'ora alla macchinetta del
caffè, premetto che nella mia attività di gestioni aziendali mi
sono sempre preoccupato di spiegare in modo semplice quanto costa l'inefficienza con elementari calcoli aritmetici dicendo
che ogni minuto di inefficienza costava circa duemila lire te
nendo conto del costo orario del lavoro pari a centoventimila
lire. In una circostanza — esasperato dalla lunghezza della pau
sa —- diedi una dimostrazione plateale di questo concetto accen
nando a strappare una banconota da duemila lire ma non inten
dendo offendere nessuno bensì con l'intento di spiegare ai lavo
ratori quanto costava il loro comportamento all'azienda. Ag
giunsi che era come se le duemila lire fossero state gettate per strada senza che ciò venisse a vantaggio né per loro né per l'a
zienda ...
A.d. difesa: Nei primi mesi allorché mi accorsi dei molti erro
ri di esecuzione del lavoro parlai con i capireparto Brattoli e
Rovelli chiedendo loro di essere maggiormente collaborativi
nella individuazione degli errori e dei responsabili affinché si
potesse ad essi porre rimedio; ... mi accorsi che essi facevano
fatica a dare queste indicazioni per paura di danneggiare i colle
ghi ma io spiegai che l'intenzione dell'azienda non era di man
dare via chi avesse sbagliato ma di fare in modo che certi errori
non si ripetessero ancora.
A.d. difesa: Non ho mai saputo dal Gotto, dal Portas o dai la
voratori che vi fossero situazioni di maltrattamento nei confronti
di lavoratori in particolare da parte del Portas né mi furono rife
riti episodi o circostanze che mi potessero indurre a pensare ciò».
Il Foro Italiano — 2005.
Nel corso del processo il Portas e lo Strocchi, interrogati, hanno ribadito quanto sopra specificato: parte delle loro dichia
razioni è stata riportata all'inizio del precedente capitolo. La linea di difesa dei due imputati, con le eccezioni e precisa
zioni che risultano dalla lettura delle rispettive dichiarazioni, non è stata, di conseguenza, di negazione di tutti i. fatti portati alla luce dai dipendenti dell'azienda. Essi, per spiegare possibili
rimproveri anche vigorosi rivolti ai lavoratori, hanno fatto rife
rimento a molteplici esigenze, tra loro strettamente collegate: dal rispetto delle obbligazioni assunte verso la clientela in ter
mini di qualità dei prodotti da consegnare e di tempi da osserva
re, al rilancio della presenza sul mercato di un'azienda che, col
trascorrere del tempo ed anche a causa dell'assenza prolungata di una conduzione efficace, aveva perso competitività; e, sul
versante delle maestranze, all'esigenza di una riqualificazione
professionale che, valorizzando un patrimonio di professionalità
già acquisite e superando atteggiamenti lassisti, consentisse ai
lavoratori — e, per il loro tramite, all'azienda — di essere al
passo con l'innovazione tecnologica imposta dal mercato stesso.
Al riguardo, peraltro, non può non osservarsi che i fatti riferiti
dai lavoratori costituiscono un «insieme» davvero impressio nante, rispetto al quale la chiave di lettura prospettata dagli im
putati appare davvero asfittica. Occorre, infatti, tener presente che ciascuno dei testimoni ha riferito una propria vicenda della
quale è rimasto vittima e che ciascuna vicenda, unitamente a
quelle —
omogenee — riferite da vari loro colleghi, si presta ad
essere inserita in un gruppo, individuato e definito secondo i
criteri sopra utilizzati, a loro volta corrispondenti ad altrettante
contestazioni. Dunque, se quanto dichiarato dagli imputati a
propria discolpa tende ad accreditare l'ipotesi di un'enfatizza
zione di singoli episodi, non meritevoli di tutta l'attenzione ri cevuta, che sarebbe stata — invece —
conseguenza di frainten
dimento da parte dei lavoratori, condizionati, anche nella pro
pria sensibilità, dal loro passato; a ciò non può non obiettarsi
che, in tal modo, non troverebbero spiegazione né la ripetitività dei fatti, né le conseguenze che essi produssero.
Non può, invero, trascurarsi che, rispetto agli esiti che un
certo «clima» aziendale determinò, né le dichiarazioni degli im
putati, né le difese hanno potuto smentire alcuni dati incontro
vertibili. Se è vero che la lettera di dimissioni del Gariglio non contie
ne indicazioni in ordine alle ragioni della cessazione del , rap porto di lavoro e dunque non può essere valutata in chiave accu
satoria, non altrettanto può dirsi per le altre sopra menzionate, le
quali, invece, sono straordinariamente eloquenti. Né il fatto che
il Rovelli abbia menzionato il Gariglio tra i dipendenti che deci sero di licenziarsi prima del raggiungimento dei limiti di età è circostanza che possa essere ritenuta idonea a dubitare dell'at
tendibilità della sua testimonianza, la quale, al contrario, risulta
ricca di indicazioni per nulla smentite, anzi riscontrate, da
quelle di altri testi.
Non basta. Il fatto che l'Albadoro possa essere stato sorpreso in una pausa «abusiva», al punto da meritarsi una sanzione di
sciplinare, a quanto risulta, non contestata, non esclude l'atten
dibilità dell'altra sua affermazione, processualmente rilevante
(di essere stato adibito a mansioni incompatibili con le sue con
dizioni di salute, note all'azienda): circostanza, quest'ultima, che parrebbe tutt'altro che smentita da una lettera di diffida, in
dirizzata all'azienda dal suo legale a distanza di tempo conside
revole dalla visita medica di controllo.
Né può far dubitare dell'attendibilità del Camassa il fatto che
egli, alla polizia giudiziaria, abbia riferito la frase «non devono
esistere pecore bianche» al solo Strocchi, ed abbia parlato, inve
ce, al plurale nella deposizione resa in giudizio. Una lettura an
che sommaria della trascrizione di quest'ultima chiarisce che
ciò accadde nel contesto di una dichiarazione che, in quel mo
mento, riferiva delle condotte di chi aveva la titolarità dell'a
zienda e/o la responsabilità della sua conduzione, senza ulteriori
distinzioni. E neppure può valere a suggerire interpretazioni di
verse da quelle prospettate dal Camassa (di un ingiustificato cambiamento del suo turno, che ostacolava la sua possibilità di
far fronte ai suoi doveri familiari, derivanti, tra l'altro, anche da
un provvedimento dell'autorità giudiziaria) quanto affermato
dal Portas circa l'esigenza di affiancargli un lavoratore più
esperto. A tacere del fatto che nessuna indicazione è stata data
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PARTE SECONDA
dall'imputato sull'identità di quest'ultimo, si impongono due
osservazioni. In primo luogo, la spiegazione data dal Portas non
si concilia con quella frase sull'inaccettabilità di posizioni di
privilegio in azienda che egli non ha mai negato di avere pro nunciato e che è, invece, sintomatica di una posizione precon cetta, che non teneva conto, nell'organizzazione del lavoro, di
situazioni obiettivamente diverse. In secondo luogo, rimane il
fatto che anche il Camassa fu destinatario di apprezzamenti tut
t'altro che lusinghieri, e ciò non si concilia con l'attribuzione al
medesimo di una sorta di tutor, in funzione di accrescimento
della sua professionalità. 4. - Il reato di maltrattamenti. Le posizioni dei singoli impu
tati. Come è noto, la sentenza 22 gennaio 2001, Erba (Foro it.,
Rep. 2001, voce Maltrattamenti in famiglia, n. 3), della sezione
VI penale della Suprema corte ha posto alcuni punti fermi in or
dine all'astratta configurabilità del delitto di maltrattamenti nel
l'ambito dei rapporti di lavoro subordinato. Il reato de quo sa
rebbe, di conseguenza, ravvisabile nel contesto di un rapporto di
tale natura, dal momento che, pur essendo «l'ipotesi ... di più
frequente verificazione ... quella che dà il nome alla rubrica
dell'art. 572 c.p. (maltrattamenti in famiglia o verso fanciulli), la norma incriminatrice prevede altresì le ipotesi di chi com
mette maltrattamenti in danno di «persona sottoposta alla sua
autorità, o a lui affidata per ragioni di educazione, istruzione,
cura, vigilanza o custodia, o per l'esercizio di una professione o
di un'arte».
Situazioni, queste ultime, per il cui verificarsi «non è richie
sta ... la coabitazione o convivenza tra il soggetto attivo e
quello passivo, ma solo un rapporto continuativo dipendente da
cause diverse da quella familiare».
Va da sé — e la Suprema corte lo ha ribadito con chiarezza — che «il rapporto intersoggettivo che si instaura tra datore di
lavoro e lavoratore subordinato, essendo caratterizzato dal pote re direttivo e disciplinare che la legge attribuisce al datore nei
confronti del lavoratore dipendente, pone quest'ultimo nella
condizione, specificamente prevista dalla norma penale ... ri
chiamata, di "persona sottoposta alla sua autorità', il che, sussi
stendo gli altri elementi previsti dalla legge, permette di confi
gurare a carico del datore di lavoro il reato di maltrattamenti in
danno del lavoratore dipendente». Tali essendo le premesse in termini di astratta applicabilità
della norma penale la cui violazione è stata contestata agli im
putati, non può non rilevarsi che potrebbe costituire una remora
rispetto alla declaratoria di penale responsabilità degli imputati il fatto che, nell'unico (salvo errori) caso che ha visto una deci
sione di colpevolezza dei giudici di merito trovare conferma in
sede di legittimità, erano state accertate «ripetute, e sistematiche
vessazioni fisiche e morali, consistite in schiaffi, calci, pugni, morsi, insulti, molestie sessuali e, non ultima, la ricorrente mi
naccia di troncare il rapporto di lavoro senza pagare le retribu zioni pattuite (minaccia assai cogente, dato che il lavoro era
svolto in nero e le retribuzioni venivano depositate su libretti di
risparmio intestati ai lavoratori, ma tenuti dal datore di lavoro)». In sostanza, potrebbe «operare» (nel senso di far ritenere — i
fatti accertati nel presente processo — non riconducibili alla
fattispecie incriminatrice) la suggestione rappresentata dalla
molto maggiore gravità — per non dire dall'odiosità — delle
condotte accertate nel caso portato al vaglio della Suprema cor
te; condotte — all'evidenza — assai diverse da quelle accertate
nel presente processo. Sarebbe agevole osservare, al riguardo, che la diversità delle condotte accertate nel presente processo, molto meno gravi rispetto a quelle emerse nel «precedente» considerato, è elemento che potrebbe giustificare un trattamento
sanzionatorio proporzionato e perciò diversamente calibrato, ma
che — di per sé — non consentirebbe di escludere la sussistenza
del reato, ricorrendone gli elementi costitutivi, oggettivo e sog gettivo.
Ne consegue che è su quest'ultimo aspetto che occorre sof
fermarsi, per stabilire se gli imputati debbano o meno ritenersi
colpevoli del reato loro ascritto.
La doverosa verifica non può che condurre a risultati affer
mativi, dal momento che il materiale probatorio raccolto dimo stra univocamente la sussistenza di entrambi gli elementi costi tutivi del reato.
Sul piano oggettivo, invero, i numerosissimi fatti emersi (gli
Il Foro Italiano — 2005.
insulti, le mortificazioni, i rimproveri rivolti urlando e con mo
dalità aggressive, le pressioni esercitate per far rientrare i di
pendenti al lavoro da periodi di assenza per malattia e poi le ri
torsioni poste in essere in danno di chi era stato assente, le altre
vessazioni gratuite e di vario tipo, la mancata considerazione dei
problemi di carattere fisico — accusati da alcuni lavoratori —
nell'ordinare loro di svolgere determinate prestazioni; in so
stanza, l'insieme dei fatti e delle circostanze accertate) integra no quel requisito che, nella giurisprudenza di legittimità, è stato
ripetutamente identificato nella pluralità di atti volontari, anche
non delittuosi, realizzati in momenti successivi ma collegati tra
loro da un nesso di abitualità, «idonei a produrre quello stato di
sofferenza fisica e morale, lesivo della dignità della persona, che la legge penale designa col termine di maltrattamenti» (cfr. sez. VI 22 gennaio 2001, Erba, cit.).
Con ciò, la giurisprudenza di legittimità ha posto l'accento su
una pluralità di aspetti, che ricorrono — tutti — nel caso di spe cie.
In primo luogo, la volontarietà degli atti è desumibile, anzi
tutto, dalla loro ripetitività e riconducibilità ad una precisa stra
tegia (volta ad ottenere la massima soggezione possibile al dise
gno imprenditoriale da parte di lavoratori ritenuti non in grado,
per le ragioni sulle quali ci si è già soffermati, di garantire all'a
zienda la necessaria competitività). Inoltre, va sottolineato, in
quanto anch'esso indicativo della realizzazione di condotte vo
lontariamente poste in essere, il fatto che fu conseguenza di una
precisa scelta anche il ricorso a quella che è stata definita, da
uno dei difensori, la «formazione tecnica», affidata ai rapporti che si creano «sul campo», come tale da tenere distinta dalla
c.d. «formazione tecnologica», realizzabile con interventi spe cialistici affidati ad esperti, ed invece rimasta assente. Peraltro, alla prova dei fatti, la c.d. «formazione tecnica» si rivela espres sione che, lungi dall'evocare un'attività effettivamente volta ad
accrescere la professionalità dei lavoratori, appare un mero arti
ficio retorico. Di più. Essa costituì, infatti, la premessa di quella
sequela di comportamenti sopra elencati, a loro volta produttivi di una serie di conseguenze certe: umiliazione dei destinatari, sofferenze fisiche, alcune dimissioni.
In realtà, il «nodo» della (mancata) formazione (di quella senza ulteriori aggettivi; della sola che, da sempre, può fregiarsi di tale impegnativa definizione) e della scelta di avvalersi esclu
sivamente della c.d. formazione tecnica, rimane centrale ai fini
dell'analisi dei fatti di causa e delle responsabilità dei protago nisti in relazione all'ipotesi di accusa.
Anzitutto, sarebbe del tutto ininfluente la considerazione del
l'efficacia che l'impiego di altri mezzi e modi possa avere avuto
rispetto all'obiettivo principale (la realizzazione del progetto
imprenditoriale del quale si è detto sub 2). Se è vero che l'a
zienda, nonostante le difficoltà incontrate nel rispettare gli ac
cordi commerciali stipulati con Breed, comunque, parrebbe ave re superato la sua fase più critica (cfr. interrogatorio Strocchi), non è affatto dimostrato che scegliendo altri modi ed altri mez
zi, per nulla traumatici per i lavoratori, non sarebbe stato possi bile conseguire i medesimi risultati.
In secondo luogo, di decisiva rilevanza è il profilo dell'illi
ceità dei modi e mezzi adoperati dagli imputati per conseguire
quei risultati.
Ciò che, infatti, è emerso nel processo è che nella decisione
di AG Industrie di assumere determinate obbligazioni con la
sottoscrizione del contratto di cui si è detto sub 2), non pesò in
alcun modo la valutazione delle risorse umane sulle quali l'a
zienda avrebbe potuto far conto. Il richiamo fatto dagli imputati Portas e Strocchi all'esistenza di un valido e utile capitale uma
no, parte del ramo di azienda acquistato ed elemento positivo sul quale sarebbe stato costruito il futuro dell'azienda di nuova
costituzione, appare rituale e poco credibile. In realtà, se è vero
che AG Industrie era a conoscenza della crisi di direzione che si era manifestata nell'azienda acquistata, e che sarebbe stata al
l'origine del lassismo diffusosi e, comunque, del fatto che l'a zienda stessa non era più al passo con i tempi, la considerazione
della necessità di riqualificare professionalmente le maestranze
avrebbe dovuto suggerire una attenzione tutt'affatto diversa ri
spetto al problema dei modi e dei mezzi con i quali far conse
guire ai lavoratori la nuova professionalità e dei tempi entro i
quali ciò sarebbe stato possibile.
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GIURISPRUDENZA PENALE
Quest'ultima considerazione rileva sotto due ulteriori profili. Per un verso, l'illegalità dei comportamenti direzionali non fu
conseguenza di gesti impulsivi dell'uno o dell'altro soggetto avente responsabilità direzionali in AG Industrie. All'origine di essa vi fu ia precisa scelta di affidarsi ad un «uomo forte» ed ai
suoi metodi per nulla rispettosi della dignità dei lavoratori, per far crescere nel più breve tempo qualità e quantità del prodotto e
con esso il profitto, anche a costo di infliggere ai lavoratori stes
si sofferenze fisiche e morali e così di costringere alcuni di loro
a dimettersi. Date queste premesse, che davano sostanza alla
filosofia di direzione dell'azienda, ben difficilmente in AG In dustrie avrebbero potuto trovare puntuale osservanza norme co
stituzionali e leggi ordinarie, quali quelle correttamente men
zionate dal p.m. in quanto poste a tutela di specifici diritti e beni giuridici: del lavoro quale fondamento della repubblica e perciò della comunità nazionale (art. 1 Cost.); dei diritti inviolabili dell'uomo, come singolo e nelle «formazioni sociali ove si
svolge la sua personalità» e perciò anche là dove egli, insieme
ad altri, è chiamato a svolgere la sua prestazione lavorativa (art. 2 Cost.); dell'uguaglianza sostanziale tra tutti i cittadini, volta — tra l'altro — ad assicurare «il pieno sviluppo della persona umana» (art. 3 Cost.), di certo impedito in un contesto lavorati
vo quale quello emerso nel processo; del diritto fondamentale
alla salute (art. 32 Cost.), di certo leso ogni volta che, in AG In
dustrie, un lavoratore venne costretto a sacrificare la salute pur di evitare comportamenti ritorsivi di uno degli imputati, oppure venne costretto a prestazioni lavorative non compatibili con le
proprie condizioni di salute; del diritto di tutti i cittadini — e
quindi, in primo luogo, dei lavoratori — a che l'iniziativa eco
nomica, pur libera, non si svolga in modo da recare «danno ...
alla dignità umana» (art. 41 Cost.), diritto di certo abitualmente
violato in AG Industrie; del diritto dei lavoratori a che il datore
di lavoro si faccia carico della tutela della loro integrità fisica e
dignità morale (art. 2087 c.c.), ciò che non rientrava tra le
preoccupazioni degli imputati. Dunque, l'illegalità dei compor tamenti fu la deriva «obbligata» di un'idea della conduzione
dell'azienda che non includeva il rispetto della dignità delle
persone chiamate a prestarvi il proprio lavoro: un'idea a tal
punto radicata che il Portas, avuta percezione della serietà dei
controlli che gli uffici preposti avevano avviato, ritenne di di
mettersi. manifestando in forme non prive di una certa ridon
danza la sua insofferenza verso di essi.
Inoltre, le considerazioni fin qui svolte suggeriscono conclu
sioni anche in ordine alla sussistenza dell'elemento soggettivo del reato. Al riguardo, occorre considerare che, come nel caso
valutato dai giudici di legittimità con la sentenza citata, il dolo
del reato, pacificamente generico, risulta non solo dalla «co
scienza e volontà di ledere in modo abituale l'integrità fisica e
morale» dei lavoratori, ma anche dalla prova del «movente»,
che — nella vicenda oggetto del presente processo — va indivi
duato nella piena realizzazione, nel più breve tempo possibile, del disegno imprenditoriale così come ricostruito sub 2), anche
a costo di ledere diritti e di cagionare danni ai lavoratori. Nes
sun dubbio, pertanto, può residuare sul fatto che i singoli com
portamenti posti in essere dagli imputati, in questa vicenda, al
pari di quella definita con la più volte citata sentenza della Su
prema corte, risultino «cementati da una volontà unitaria e per sistente, che va oltre il singolo episodio» (cfr. sentenza cit.).
Quanto si è fin qui osservato in ordine alla reiterazione dei
comportamenti illeciti ed al movente che li ispirava e sorregge va è, infatti, indicativo della «... inclinazione della volontà ad
una condotta oppressiva e prevaricatoria che, nella reiterazione
dei maltrattamenti, si va via via realizzando e confermando, in
modo che il colpevole accetta di compiere le singole sopraffa zioni con la consapevolezza di persistere in un'attività illecita,
posta in essere già altre volte (Cass. 6 novembre 1991, Faranda,
id., Rep. 1992, voce cit., n. 8; 22 febbraio 1994, Pirozzi, id., Rep. 1995, voce cit., n. 6), non rilevando, data la natura abituale
del reato, che durante il lasso di tempo considerato siano ri
scontrabili nella condotta dell'agente periodi di normalità e di
accordo con il soggetto passivo (Cass. 26 giugno 1996, Lom
bardo, id., 1996, II, 614)» (cfr. Lattanzi-Lupo, Codice penale.
Rassegna di giurisprudenza e di dottrina, Mlano, 2000, X, 82).
Per tale ragione, i comportamenti sopra specificati non pos sono ritenersi scriminati dal preteso esercizio dello ius corri
li. Foro Italiano — 2005.
gendi, causa di giustificazione non codificata che pure sembra
riconosciuta da dottrina e giurisprudenza in capo al datore di la
voro, quale espressione del suo potere di indirizzo dell'attività
imprenditoriale. La questione, invero assai problematica (lo af
ferma la migliore dottrina: cfr. Romano, Commentario sistema
tico del codice penale, Milano, 2004, I, 545 s.), dei limiti della sfera di applicabilità di tale istituto, pare debba essere risolta in
senso negativo sulla base di due considerazioni convergenti. Il
termine «correzione» e i suoi derivati rimandano, infatti, a tipi di relazioni fortemente caratterizzate da assenza di parità delle
parti. È pur vero che anche il rapporto di lavoro subordinato è
tutt'altro che privo di tale connotazione. E tuttavia non può
neppure negarsi che altro è la legittimità di un potere di indiriz
zo, che si manifesta — tra l'altro — nelle varie determinazioni
di ordine organizzativo necessarie alla conduzione dell'azienda,
altro è il catalogo delle sanzioni cui possa farsi legittimo ricorso
da parte del datore di lavoro, in presenza di violazioni delle re
gole nella corretta esecuzione della prestazione lavorativa da
parte dei suoi dipendenti. Su quest'ultimo versante, infatti (e si
tratta della seconda considerazione), non può trascurarsi che le
leggi e i contratti, collettivi ed individuali, prevedono una plu ralità di strumenti, attivabili con gradualità, per sanzionare l'il
lecito civile eventualmente commesso dal lavoratore. Ne conse
gue che, se è vero che la già citata sentenza 22 gennaio 2001,
Erba, della Suprema corte ha richiamato (ma escluso) l'applica bilità dell'istituto in esame nel caso sottoposto al suo giudizio, non pare corretta l'invocazione della scriminante in subiecta
materia, salvo aprire il varco a conseguenze francamente para dossali, quali l'assicurare l'impunità ad un datore di lavoro che
abbia insultato ed umiliato un suo dipendente per un lavoro
male eseguito, pur senza attivare quella gamma di istituti giuri dici previsti dall'ordinamento per adeguatamente sanzionarne
l'errore.
Si ritiene, pertanto, integrato il reato di concorso nel delitto di
maltrattamenti a carico dello Stracchi e del'Portas: entrambi —
sulla base di quanto emerso — esecutori materiali delle con
dotte illecite accertate; il primo, anche responsabile della scelta
del secondo quale proprio uomo di fiducia al quale egli affidò
l'esecuzione delle fondamentali opzioni aziendali, sia rispetto
agli obiettivi imprenditoriali da conseguire, sia rispetto alla
quotidianità delle relazioni con le maestranze all'interno dello
stabilimento, ed il cui operato difese anche, più volte, in presen za dei lavoratori.
Il reato, peraltro, deve ritenersi consumato in danno di tutte le
persone menzionate in imputazione, ad eccezione che in danno
di Parigi Gianluigi, dipendente di AG Industrie che, come evi denziato sub 3), ha escluso di essere stato personalmente vittima
di comportamenti lesivi della propria integrità fisica e dignità morale ad opera di qualcuno degli imputati. Limitatamente a
questa parte della contestazione, gli imputati vanno mandati as
solti perché il fatto non sussiste.
Non vi sono, invece, le condizioni perché possa giungersi ad
un'affermazione di colpevolezza nei confronti del Gotto.
L'ipotesi accusatoria nei confronti di quest'ultimo sarebbe
fondata, più che su un ruolo diretto nella commissione del reato
ascritto, sulla omissione — rilevante ex art. 40, cpv., c.p. — di
ogni iniziativa volta ad impedire gli eventi dannosi verificatisi
in danno dei dipendenti, in conseguenza delle condotte poste in
essere dagli altri due imputati, essendone stato, peraltro, al cor
rente, per conoscenza diretta e per informazione ricevutane dai
dipendenti stessi.
In realtà, il materiale probatorio raccolto nei confronti del
l'imputato, il cui ruolo nell'azienda è stato illustrato sub 2), non
presenta i necessari caratteri dì univocità richiesti per addivenire
ad una decisione di colpevolezza. In chiave accusatoria pesano le dichiarazioni del Rovelli, il
quale ha affermato di avere personalmente informato il Gotto
della situazione che si viveva in azienda, «compreso il compor tamento dello Stracchi».
Di diverso e minore peso probatorio, invece, le dichiarazioni
dei testi Ferrara e Grande, i quali hanno affermato che il Gotto
era a conoscenza «delle angherie» cui erano sottoposti i dipen
denti, hanno aggiunto che egli non aveva mai preso posizione contro il Portas, limitandosi a dire al Portas di «non urlare», ma
non hanno indicato l'origine di tale notizia in loro possesso (se
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PARTE SECONDA
frutto di conoscenza diretta, oppure di informazione ricevuta da
altri). Per contro, il Brattoli ha affermato nettamente che «Gotto
non ha mai avuto alcuna discussione con gli operai» ed il Mo
sca, teste importante per l'accusa, si è limitato ad affermare che
«Per qualsiasi problema il sig. Portas si relaziona con il suo su
periore sig. Gotto e/o con il sig. Stracchi».
Orbene, dal punto di vista della sua plausibilità, l'ipotesi che
il Gotto non fosse al corrente del clima aziendale e dei fattori
che lo determinavano (intesi, questi ultimi, come ragioni dei
conflitti e protagonisti degli stessi) appare poco convincente.
L'azienda aveva comunque dimensioni tali da doversi escludere
che potessero verificarsi eventi quotidiani importanti, senza che
ne fosse al corrente l'amministratore unico. Tuttavia, per un
verso, il materiale testimoniale di cui sopra non si presenta uni
voco; per l'altro, va pure considerato che, per i suoi specifici
compiti (di tenere i rapporti con i fornitori, all'esterno dell'a
zienda), il Gotto non aveva una presenza assidua in stabilimen
to. Soluzione equa si ritiene, pertanto, quella dell'assoluzione
dell'imputato per non aver commesso il fatto, risultando con
traddittorio il materiale probatorio raccolto.
Il Gotto, pertanto, va assolto dal reato continuato ascrittogli
per non aver commesso il fatto.
5. - Il trattamento sanzionatorio. Le questioni civili. All'af
fermazione di colpevolezza dello Stracchi e del Portas, in ordine
al delitto di maltrattamenti continuato (per essere stato commes
so in danno di tutte le persone indicate in imputazione, ad ecce
zione che in danno di Parigi Gianluigi, con riferimento al quale si rimanda a quanto si legge sub 4), consegue la condanna dei
medesimi alle pene di legge. La gravità in concreto del reato commesso, comunque con
sumato con condotte verbali, per quanto reiterate, consente di ir
rogare agli imputati una sanzione calibrata sui minimi edittali.
L'incensuratezza per il Portas e i non gravi precedenti (per reati colposi, sanzionati con la sola pena pecuniaria) di cui ri
sulta portatore lo Stracchi, rendono concedibili le attenuanti ge neriche. Peraltro, la reiterazione delle condotte illecite induce a
non farne applicazione nella massima estensione.
Valutati, pertanto, tutti gli elementi di cui all'art. 133 c.p., si
ritiene equa, per ciascuno degli imputati, la pena di mesi otto di
reclusione, così determinata:
pena base, riferita al reato commesso in danno di Rovelli Sal
vatore, considerato come il più grave ai fini della continuazione:
un anno di reclusione;
diminuita ex art. 62 bis c.p.: mesi nove di reclusione;
aumentata ex art. 81, cpv., c.p. (di cinque giorni di reclusione
per diciotto volte, tante quante le ulteriori persone offese, e così,
complessivamente, di novanta giorni di reclusione): mesi dodici
di reclusione;
diminuita ex art. 442 c.p.p.: mesi otto di reclusione.
Alla condanna di cui sopra segue, ex lege, quella degli impu
tati, in solido tra loro, al pagamento delle spese processuali. Lo stato di incensuratezza (per il Portas) e l'assenza di prece
denti ostativi (per lo Strocchi) consentono la formulazione di
una prognosi favorevole, di astensione dalla commissione di
ulteriori reati, sicché può essere concessa ad entrambi gli impu tati la sospensione condizionale della pena e, al Portas, anche la
non menzione della condanna sul certificato penale, giusta il di
sposto degli art. 163 e 175 c.p. Alla condanna come sopra inflitta consegue, ex art. 538 ss.
c.p.p., la condanna dello Strocchi e del Portas, in solido tra loro, al risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali a favo
re delle parti civili costituite Rovelli Salvatore, Camassa Ciro,
Albadoro Antonio e Ferrara Bruno, danni rispetto ai quali non
vi è stata, da parte delle parti civili medesime, determinazione,
sicché per la liquidazione, conformemente alla richiesta delle
parti civili medesime, si rimettono le parti davanti al giudice ci vile.
Essendovi stata richiesta, si assegna a ciascuna delle parti ci
vili, a titolo di provvisionale, immediatamente esecutiva per
legge, la somma di euro 2.500, che appare equa, in quanto cal
colata con riferimento al solo danno non patrimoniale, in assen
za di elementi in merito alla quantificazione dell'eventuale dan
no patrimoniale. Non appare peraltro, accoglibile, in quanto non
giustificata da obiettive esigenze sostanziali e/o processuali, la
richiesta di subordinare la concessione della sospensione condi
zionale della pena al pagamento della provvisionale, attesa —
tra l'altro — l'immediata esecutività del relativo capo della
sentenza.
Segue, infine, per legge, la condanna degli imputati, in solido
tra loro, al pagamento delle spese processuali in favore delle
citate parti civili. La liquidazione delle stesse viene calibrata
sulla richiesta, ritenuta equa, della parte civile Ferrara. Di con
seguenza, la liquidazione delle spese viene fissata, a favore
della parte civile Ferrara, in euro 3.200 e, a favore delle altre
parti civili, in complessivi euro 4.608, oltre Iva e Cpa. somma,
quest'ultima, determinata operando due aumenti del venti per cento sulla somma come sopra precisata.
Il Foro Italiano — 2005.
FINE DELLA PARTE SECONDA
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