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Senza titolo #1 · quale deve essere inteso non già come una risonanza inconsistente, ma, appunto,...

Date post: 27-Apr-2020
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Invocatio Gli strumenti (soprattutto flauto, clarinetto e violino) dovranno, per quanto possibile, tendere ad avere un timbro simile tra di loro. Il classico, tradizionale vibrato non dovrà essere usato praticamente per nulla. Si dovrà operare in modo da enfatizzare il più possibile i battimenti tra il proprio strumento e quelli che stanno emettendo note vicine. Sulla partitura d'insieme il clarinetto è scritto in note reali d'effetto. Non c'è bisogno di puntualizzare che in questo brano, ovviamente, i continui incontri di seconda del clarinetto con gli altri strumenti sono voluti. Si è ritenuto opportuno mettere le arcate al violino in modo che inizino sempre sulle note che devono dare la sensazione di un battere (cioè: la sensazione di un battere dovrà sempre corrispondere all'inizio della legatura di arcata e/o al segno di “arco in giù”), del tutto indipendentemente dal fraseggio degli altri strumenti, che segue invece il criterio di evidenziare i punti in cui ci sono respiri o cesure del discorso musicale. Il senso globale del discorso musicale sarà dunque dato dal confronto tra le arcate del violino ed il fraseggio segnato sulle parti degli altri strumenti. Il pianoforte presenta delle acciaccature di tipo particolare: esse, infatti, sono poste tra note legate tra loro con legatura di valore. Il suono successivo all'acciaccatura, dunque, non va effettivamente suonato, ma soltanto tenuto da una nota già suonata in precedenza. Pertanto, è l'acciaccatura che deve essere di un'intensità non eccessiva e si deve legare nel modo migliore e più naturale possibile alla risonanza del suono principale che si sta tenendo, il quale deve essere inteso non già come una risonanza inconsistente, ma, appunto, come un suono tenuto e sostenuto, nel quale l'acciaccatura sfocia, quasi come se dopo di essa lo si attaccasse nuovamente in maniera impercettibile (anche se in realtà lo si tiene e non lo si esegue di nuovo, ma la sensazione, tuttavia, deve essere quasi questa). Il brano è ricco di glissandi: per la loro esecuzione bisogna tenere presente che essi si dividono in due categorie. Appartengono alla prima categoria i glissandi in cui è segnato il suono finale d'arrivo, posti nel corso di una frase (quindi non prima di una pausa). Il suono d'arrivo è segnato come una nota ordinaria, ma deve essere eseguito in continuità con il glissando e legato ad esso. Si dovrà operare in modo da enfatizzare il più possibile i battimenti tra il proprio strumento e quelli che stanno emettendo note vicine. Il significato di questi glissandi, infatti, è quello di avvicinarsi ancora di più all'altezza del suono emesso da uno dei propri vicini in modo da "urtare" con la sua nota forzando la sonorità, ed aumentare così i battimenti con essa, esasperandoli (anche il vicino può in questo caso collaborare alla riuscita dell'effetto, forzando a sua volta la sonorità e rendendola simile a quella di chi sta effettuando il glissando). Questi glissandi non dovranno essere mai in diminuendo, ma piuttosto in leggerissimo crescendo. Appartengono alla seconda categoria i glissandi in cui non è segnato il suono d'arrivo, posti alla fine di una frase, prima di una pausa o di un importante respiro, e contrassegnati anche da una forcella di diminuendo. In questi casi, l'attacco deve essere molto percussivo, seguito poi da un'improvvisa diminuzione della pressione (sfff-p subito), e si deve poi sparire nel ppp, ovvero a zero (“sparendo”). Complessivamente, l'effetto di questo secondo tipo di glissandi deve ricordare un grido vocale sul testo italiano "ttìiiu" ("ttòooi" per i glissandi ascendenti). Il brano ha il senso di un'invocazione gridata al cielo, quasi come un'ultima preghiera prima dell'incontro con qualcosa di ignoto e potenzialmente terribile, ma fatta con fierezza ed esultando.
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Page 1: Senza titolo #1 · quale deve essere inteso non già come una risonanza inconsistente, ma, appunto, come un suono tenuto e sostenuto, nel quale l'acciaccatura sfocia, quasi come se

Invocatio

Gli strumenti (soprattutto flauto, clarinetto e violino) dovranno, per quanto possibile, tendere ad avere un timbro simile tra di loro. Il classico, tradizionale vibrato non dovrà essere usato praticamente per nulla. Si dovrà operare in modo da enfatizzare il più possibile i battimenti tra il proprio strumento e quelli che stanno emettendo note vicine.

Sulla partitura d'insieme il clarinetto è scritto in note reali d'effetto. Non c'è bisogno di puntualizzare che in questo brano, ovviamente, i continui incontri di seconda del clarinetto con gli altri strumenti sono voluti.

Si è ritenuto opportuno mettere le arcate al violino in modo che inizino sempre sulle note che devono dare la sensazione di un battere (cioè: la sensazione di un battere dovrà sempre corrispondere all'inizio della legatura di arcata e/o al segno di “arco in giù”), del tutto indipendentemente dal fraseggio degli altri strumenti, che segue invece il criterio di evidenziare i punti in cui ci sono respiri o cesure del discorso musicale. Il senso globale del discorso musicale sarà dunque dato dal confronto tra le arcate del violino ed il fraseggio segnato sulle parti degli altri strumenti.

Il pianoforte presenta delle acciaccature di tipo particolare: esse, infatti, sono poste tra note legate tra loro con legatura di valore. Il suono successivo all'acciaccatura, dunque, non va effettivamente suonato, ma soltanto tenuto da una nota già suonata in precedenza. Pertanto, è l'acciaccatura che deve essere di un'intensità non eccessiva e si deve legare nel modo migliore e più naturale possibile alla risonanza del suono principale che si sta tenendo, il quale deve essere inteso non già come una risonanza inconsistente, ma, appunto, come un suono tenuto e sostenuto, nel quale l'acciaccatura sfocia, quasi come se dopo di essa lo si attaccasse nuovamente in maniera impercettibile (anche se in realtà lo si tiene e non lo si esegue di nuovo, ma la sensazione, tuttavia, deve essere quasi questa).

Il brano è ricco di glissandi: per la loro esecuzione bisogna tenere presente che essi si dividono in due categorie.

Appartengono alla prima categoria i glissandi in cui è segnato il suono finale d'arrivo, posti nel corso di una frase (quindi non prima di una pausa). Il suono d'arrivo è segnato come una nota ordinaria, ma deve essere eseguito in continuità con il glissando e legato ad esso. Si dovrà operare in modo da enfatizzare il più possibile i battimenti tra il proprio strumento e quelli che stanno emettendo note vicine. Il significato di questi glissandi, infatti, è quello di avvicinarsi ancora di più all'altezza del suono emesso da uno dei propri vicini in modo da "urtare" con la sua nota forzando la sonorità, ed aumentare così i battimenti con essa, esasperandoli (anche il vicino può in questo caso collaborare alla riuscita dell'effetto, forzando a sua volta la sonorità e rendendola simile a quella di chi sta effettuando il glissando). Questi glissandi non dovranno essere mai in diminuendo, ma piuttosto in leggerissimo crescendo.

Appartengono alla seconda categoria i glissandi in cui non è segnato il suono d'arrivo, posti alla fine di una frase, prima di una pausa o di un importante respiro, e contrassegnati anche da una forcella di diminuendo. In questi casi, l'attacco deve essere molto percussivo, seguito poi da un'improvvisa diminuzione della pressione (sfff-p subito), e si deve poi sparire nel ppp, ovvero a zero (“sparendo”). Complessivamente, l'effetto di questo secondo tipo di glissandi deve ricordare un grido vocale sul testo italiano "ttìiiu" ("ttòooi" per i glissandi ascendenti).

Il brano ha il senso di un'invocazione gridata al cielo, quasi come un'ultima preghiera prima dell'incontro con qualcosa di ignoto e potenzialmente terribile, ma fatta con fierezza ed esultando.

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InvocatioGiovanni Grosskopf

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(in casi come questo, l'acciaccatura non deve rimanere compresa nella risonanza)

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- Mov. 7 p.9 -

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- Mov. 7 p.10 -

Page 12: Senza titolo #1 · quale deve essere inteso non già come una risonanza inconsistente, ma, appunto, come un suono tenuto e sostenuto, nel quale l'acciaccatura sfocia, quasi come se

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