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Settore Tecnico FIGC

Date post: 21-Jul-2016
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Settore Tecnico FIGC Comitato Regionale Toscana della L.N.D. Corso per l'abilitazione ad allenatore dilettante Tesi: L'allenamento per una squadra juniores regionali. Metodo, filosofia e principi. Relatore: Archimede Graziani Candidato: Renato Montagnolo Anno 2013-2014 1
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Settore Tecnico FIGCComitato Regionale Toscana della L.N.D.

Corso per l'abilitazione ad allenatore dilettante

Tesi: L'allenamento per una squadra juniores regionali.

Metodo, filosofia e principi.

Relatore: Archimede Graziani

Candidato: Renato Montagnolo

Anno 2013-2014

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Indice

1. Introduzione p.3

2. Questione di metodo p. 3

3. Il modello Blaugrana: dai giovani alla prima squadra p. 6

4. La mia filosofia di gioco alla base dei miei allenamenti p.9

5. Due settimane di allenamento per la categoria juniores regionale p. 15

6. Bibliografia p. 43

Un allenamento è buono solo quando riporta sul campo

la mia idea di organizzazione di gioco.

Il mio obiettivo è elaborare esercizi funzionali

per preparare la mia squadra a sviluppare

ciò che pretendo sul campo.

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1. Introduzione

La scelta dell'argomento da sviluppare per la tesi del corso allenatore dilettante è stata nel

mio caso una conseguenza dell'importanza che riservo all'allenamento.

Nell'economia di una squadra di calcio, nel percorso di crescita di una squadra di calcio la

programmazione dell'allenamento ricopre a mio avviso un ruolo centrale. Proprio per questo

ritengo che un allenatore debba avere un chiaro metodo di allenamento. Questo metodo di al-

lenamento deve essere costantemente messo in dubbio e valutato, così da poterlo aggiornare

progressivamente.

Il mio percorso di crescita sotto questo punto di vista non è iniziato con il corso di queste set-

timane. Osservazione, ricerca, studio hanno caratterizzato in tal senso la mia formazione: ho

analizzato - per quanto possibile fare attraverso il web e con i corsi di formazione organizzati

dall'AIAC e da varie associazioni di allenatori - le migliori scuole calcistiche europee. Sono

stato sul campo, seguendo da subito più allenatori, più squadre, imparando un po' da tutti. Ho

partecipato a diversi stage e corsi di formazione, come già detto. Ho letto diversi libri. Ho in-

fine cercato di assorbire una specifica metodologia di allenamento.

Metodologia che mette al centro la mia filosofia di calcio e i principi che deve seguire la mia

squadra. Successivamente presenterò una serie di esercitazioni che rispondono a questa me-

todologia e che potrebbero essere proposte a una squadra di juniores regionali durante due

settimane di lavoro.

Prima però voglio fare un'analisi degli studi che mi hanno portato a queste conclusioni.

2. Questione di metodo

Come detto precedentemente, ho letto tesi dei corsi master di Coverciano, vari articoli, libri.

Tra tutti un libro mi ha colpito particolarmente: Mourinho. Questione di metodo scritto da B.

Oliveira, N. Amiero, N. Resende, R. Barreto con la prefazione di Rui Faria, probabilmente il

più stretto collaboratore di José Mourinho. Ritengo subito importante specificare chi sono i 4

autori, così da conferire al testo l'autorità che merita: dottori in Scienze dello sport all'Uni-

versità di Oporto con specializzazione in Football vantano diverse esperienze presso impor-

tanti club di livello internazionale fra cui Lazio, Manchester United, Parma, Porto, Real Ma-

drid.

La giusta autorevolezza a questo libro le viene conferita, ovviamente, dalla prefazione di Rui

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Faria:

Questo libro si propone di offrire un'ampia panoramica del lavoro di Mourinho: l'intenzione è quella di ap -

profondire i suoi metodi, compararli con quelli degli altri, analizzandone le peculiarità. Non pretendiamo che

dopo aver letto queste pagine tutti possano mettersi ad allenare come Mourinho; ognuno deve seguire la propria

strada. Non ci sono due modi allenare uguali! Gli autori hanno dedicato due anni di indagine esaustiva, metico-

losa e profonda volta a raccogliere, analizzare e organizzare le idee espresse da Mourinho nel corso degli ultimi

anni, arrivando a formulare una costruzione teorica del suo modo di lavorare […] Leggere il libro implica,

come minimo, essere disposti a capire che si ha di fronte un'opera costruttiva, il cui obiettivo principale è la co -

noscenza1.

Prima di analizzare gli aspetti principali dell'allenamento di Mourinho riportati sul libro, vo-

glio riportare una sua citazione:

So che è molto più facile allenare secondo i concetti tradizionali che non a modo mio... Perché il mio tipo di

allenamento obbliga a pensare in maniera sistematica... Per esempio questo libro sarà certamente bellissimo,

ma saranno pochissimi gli allenatori di formazione tradizionale che, anche leggendolo cinquanta volte, riusci-

ranno a trarne delle nozioni utili per il loro lavoro, perché non saranno capaci di sistematizzare il tutto a partire

da qui. È molto più facile lavorare in modo tradizionale: prendo il preparatore atletico e gli dico: «Hai 45 minu-

ti per lavorare sulla resistenza» e lui manda i giocatori a correre, sottoponendoli ad allunghi e ripetute. In men

che non si dica sono passati 45 minuti e manca solo mezz'ora alla fine... «Bene, mezz'ora, giochiamo a calcio!2»

Entriamo ora nello specifico. Il punto centrale del metodo di allenamento di Mourinho è

semplice: la squadra deve essere allenata in funzione dei principi e dell'organizzazione di

gioco che vogliamo durante la partita. Il processo di allenamento deve essere studiato e pen-

sato al fine di plasmare la squadra trasmettendo valori, principi e comportamenti richiesti

dall'allenatore3. Ogni esercitazione dell'allenamento deve essere costruita sull'organizzazione

di gioco della squadra.

Proprio per questo, Mourinho ritiene fondamentale per un allenatore la delineazione di una

precisa filosofia di gioco, di un modello di gioco, di un insieme di principi di gioco da man-

tenere indipendentemente dal nostro avversario e dai singoli che lo interpretano4.

Altro aspetto importante che emerge dal libro riguarda l'allenamento inteso come sviluppo

globale di un calciatore. Nella concezione di Mourinho non è pensabile allenare in maniera

decontestualizzata l'aspetto fisico, tecnico, tattico, psicologico di un giocatore. L'allenamento

deve quindi basarsi sul principio dell'interazione e della simultaneità di tutte queste compo-

1 AA. VV., Questione di metodo, Tropea editore, Milano 2009, p. 14.2 Ivi, p. 99.3 Ivi, pp. 28-30.4 Ivi, pp. 131-140.

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nenti5, come rende noto il portoghese stesso:

Non saprei dire dove comincia la parte fisica e dove termina quella psicologica, o quella tattica. Per me il

calcio, e anche il calciatore, è globalità e non riesco proprio a fare delle scomposizioni6.

Ed infatti nell'allenamento di Mourinho non c'è spazio per sedute di allenamento dedicate

alla sviluppo della componente fisica attraverso percorsi, palestra, palle mediche, ecc7.

L'allenamento di Mourinho, come evidenziato dagli autori, è molto distante non solo dall'al-

lenamento tradizionale, ma anche da quello integrato. Questo perché l'allenamento integrato

si pone come obiettivo il raggiungimento della forma fisica attraverso allenamento con il

pallone tralasciando l'aspetto più importante della filosofia mourinhana: l'organizzazione di

gioco8.

L'allenatore portoghese ritiene fondamentale abbandonare il mito della forma fisica:

Io non riesco a parlare di sport senza parlare della squadra e di ciò che voglio per la squadra. Per me, essere

in forma significa giocare bene e giocare come voglio io. L'interpretazione di un modello di gioco, non in for-

ma individuale, bensì collettiva, è la base che sostiene il gioco della squadra e dei movimenti individuali che

sono propri di ogni giocatore. Ecco perché, a mio parere, ciò che determina la buona o la cattiva forma è il

modo in cui la squadra organizza il gioco9.

Nel privilegiare la componente tattica, cioè l'organizzazione, agisco su tutte le componenti del rendimento.

[…] È partendo da questo lavoro, operando con il mio sistema di gioco, che riesco a ottenere uno specifico

adattamento delle altre componenti. […] Ecco perché dico sempre che non credo in squadre fisicamente ben

preparate o mal preparate, bensì in squadra più o meno identificate con una matrice di gioco, più o meno adat -

tate a una determinata forma di gioco. Perché l'adattamento fisiologico è sempre specifico, relativo cioè a una

determinata forma di gioco10.

Altra peculiarità importante dell'allenamento di Mourinho è rappresentata dalla centralità dei

principi di gioco. L'allenamento del portoghese non vuole dare soluzioni specifiche da adot-

tare meccanicamente durante la gara, ma ha l'obiettivo di indicare le strade da percorrere11.

Nel suo modello Mourinho pone i suoi principi come obiettivi, e fa in modo che i giocatori li attuino; alle-

nare per lui equivale a modellare e modellare equivale a mettere in pratica l'apprendimento gerarchizzato12.

5 Ivi, pp. 32-33.6 Ivi, p. 76.7 Ivi, p. 52.8 Ivi, p. 53.9 Ivi, p. 83.10 Ivi, p. 93.11 Ivi, p. 128.12 Ivi, p. 117.

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Quindi è chiaro come questo tipo di allenamento non abbia l'obiettivo di sviluppare un gioco

predefinito, di proporre continuamente giocate codificate, di sviluppare un calcio per schemi.

L'allenamento del portoghese si basa, al contrario, sull'introiezione di principi, per far sì che

la squadra giochi secondo un modello e seguendo una filosofia, e non attraverso schemi pre-

stabiliti.

Sotto questo aspetto, Mourinho dà grande importanza all'allenamento in posizione per svi-

luppare, appunto, un calcio posizionale.

La velocità possiede due aspetti completamente diversi: la velocità del pallone e la velocità dei giocatori. La

prima ha a che vedere con un buon gioco di posizione, una buona lettura del gioco, una grande capacità di usare

entrambi i piedi indistintamente, un buon tocco di prima, un buon controllo e un buon passaggio. Questo è fon-

damentale nella nostra filosofia. Più importante della velocità dei giocatori senza palla è la velocità con cui i

giocatori fanno girare la palla. […] Per me nel calcio sono importanti le posizioni; voglio che tutti i giocatori

siano sicuri di trovare sempre un compagno in una determinata posizione, voglio che sappiano che sul terreno

di gioco c'è una geometria che permette loro di anticipare l'azione13.

L'ultimo aspetto emerso dal libro che merita, a mio avviso, di essere sottolineato, riguarda la

validità o meno di questo approccio all'allenamento all'interno dei settori giovanili. La rispo-

sta la troviamo in un passo del libro che riporto integralmente:

In questo libro ci siamo concentrati sull'esperienza di Mourinho ai massimi livelli e, se non tutti, sicuramen-

te i più scettici potranno pensare che questa esperienza è legata al calcio professionistico, potranno pensare che

con i giovani è necessario un altro tipo di lavoro, altre preoccupazioni e priorità. Mourinho dissente totalmente.

Una volta approdato al Porto, si preoccupò di far recepire anche al settore giovanile non solo il modello di gio -

co ma anche il modello di allenamento che voleva imporre in tutte le categorie, dalla base alla prima squadra.

Per Mourinho i pilastri concettuali e metodologici devono essere esattamente gli stessi sia per l'élite che per la

base14.

3. Il modello Blaugrana: dai giovani alla prima squadra

Se il libro di cui sopra mi ha colpito particolarmente, una motivazione va rintracciata nella

somiglianza tra il metodo di allenamento di Mourinho e quello che caratterizza la Cantera e

la prima squadra del Barcellona.

Di fatti anche l'allenamento dei Blaugrana si propone come obiettivo uno sviluppo globale

del giocatore all'interno della squadra e di uno specifico modello di gioco. Eloquente al pro-

13 Ivi, p. 103.14 Ivi, pp. 154-155.

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posito un passo di un articolo di Claudio Albertini, preparatore atletico Figc, sull'approccio

all'allenamento del Barcellona:

La metodologia di allenamento del Barcellona supera i limiti dell’approccio riduzionistico e, partendo da

una visione sistemica d’insieme, piuttosto che focalizzarsi sul singolo individuo, pone al centro delle sue atten-

zioni lo sviluppo qualitativo delle relazioni tra i giocatori (interazioni collaborative tra i compagni - interazioni

oppositive con gli avversari). L’allenamento è orientato all’acquisizione dei requisiti necessari affinché si rea-

lizzi un’espressione corale ed armonica di gioco, in cui le qualità individuali possano emergere ed essere esalta -

te proprio in virtù del rapporto dialettico con il collettivo, come avviene con l’assolo di un solista in un’orche-

stra. Allo stesso modo, al lavoro analitico sono preferite proposte integrate nelle quali tutte le componenti della

prestazione, tecnico-tattiche, fisiche, psicologiche e sociali, sono sollecitate contemporaneamente. La periodiz-

zazione è innanzitutto qualitativa e, privilegiando il lavoro situazionale, mira a sviluppare principalmente le ca-

pacità tecnico-tattiche e cognitive che consentono una individuazione immediata delle situazioni-problema e la

messa in atto dei comportamenti individuali e collettivi adeguati alla loro risoluzione15.

Ulteriore conferma in merito la troviamo nella tesi finale del corso Uefa Pro Licence di Mi-

lena Bertolini, intitolata Una settimana nella “Cantera” del F.C. Barcellona:

Il modello di allenamento del Barcellona si basa su un approccio Complesso – Sistemico che prevede lo svi-

luppo integrale del calciatore. […] Il pensiero sistemico considera e valorizza le relazioni e interazioni che cia-

scun soggetto intesse con gli altri appartenenti al sistema. Questa concezione sistemica ed olistica prevede:

-il gioco come realtà indivisibile: le fasi e sottofasi si possono distinguere, ma mai separare;

-il giocatore è un’unità funzionale: si deve cercare di ottimizzare tutte le manifestazioni, non uniformare, spe-

cializzare alcune;

-la priorità è il gioco e la possibilità dei giocatori di esprimere se stessi: non si tratta di calciare meglio, correre

di più, si tratta di intervenire in armonia con chi gioca. Nessuno gioca meglio al calcio perché è migliore fisica -

mente; è importante analizzare l’aspetto qualitativo degli interventi associati16.

Gli obiettivi dell’allenamento sono acquisire una preparazione fisica e un livello tecnico adeguato, svilup-

pando il proprio talento dentro il sistema di gioco17.

Nei vari studi sulla Cantera possiamo trovare un'ulteriore analogia con il libro su Mourinho.

Più che un'analogia, un approfondimento. Se nel libro si afferma che la metodologia del por-

toghese può essere applicata anche a livello giovanile, i vari studi sul settore giovanile del

Barcellona dimostrano come la Cantera abbia fatto scuola grazie a questo approccio sistemi-

co e globale all'allenamento. Massimo Lucchesi in un articolo sulla formazione del calciatore

15 C. Albertini, Dalla concezione di gioco alle esercitazioni sul campo. Il Barcellona: un esempio di Approc-cio Sistemico all’allenamento, p. 2. Fonte: www.settoretecnico.figc.it

16 M. Bertolini, Una settimana nella “Cantera” del F.C. Barcellona, Tesi finale del corso “UEFA Pro Licence” 2010/2011, pp. 39-40. Fonte: www.settoretecnico.figc.it.

17 Ivi, p. 41.

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in Spagna afferma:

Gli obiettivi principali dell’allenamento sono relativi a sviluppare le potenzialità tecnico-tattiche, quelle fisi-

che e ad insegnare al calciatore ad utilizzare le stesse all’interno del contesto collettivo (sistema di gioco)18.

In un altro studio di Lucchesi con la compartecipazione di Viscidi e Pane, viene sottolineato

il legame tra gli allenamenti del settore giovanile e quelli della prima squadra:

Per riuscire a comprendere a fondo la filosofia di gioco del Barcellona non basta seguire gli allenamenti del-

la prima squadra, ma è necessario provare a capire, valutare ed approfondire ogni singolo aspetto, a partire dai

più piccoli. Spesso anche un semplice torello è funzionale a tutto il resto del programma e in una semplice eser -

citazione di possesso palla si trovano contenuti e obiettivi trasversali che riguardano la tecnica, la tattica indivi -

duale e l’organizzazione collettiva, sia in fase offensiva che in quella difensiva. Tutto questo per riuscire a far sì

che la squadra sia padrona del gioco19.

Dopo aver mostrato come anche nella metodologia del Barcellona sia fondamentale una vi-

sione globale del calciatore all'interno del modello di gioco, andiamo ad analizzare due ulte-

riori aspetti emersi in Questione di metodo: il calcio posizionale e la prevalenza dei principi

di gioco sugli schemi precostituiti.

I concetti del calcio posizionale e delle geometria all'interno del sistema di gioco sono con-

cetti alla base del settore giovanile del Barcellona, capace negli ultimi anni di costruire tan-

tissimi talenti mondiali. Ad affermarlo è Tito Villanova, all'epoca allenatore in seconda di

Pep Guardiola, nell'intervista rilasciata a Lucchesi, Viscidi e Pane nell'articolo già preceden-

temente citato:

I giocatori del Barcellona, a livello individuale, hanno grandi risorse tecniche ma sono anche in grado di ot-

timizzare la loro posizione e gestire correttamente il corpo in funzione della palla e dell’avversario. Il giocatore

dev’essere in grado di smarcarsi e orientarsi in spazi stretti e per ottenere questo utilizziamo continuamente

esercitazioni in spazi ridotti con i giocatori schierati secondo il modulo di gioco. In questo modo riusciamo a

stimolare sia la tecnica e la tattica individuale che l’organizzazione di gioco all’interno del modulo20.

Ed è proprio grazie a un calcio posizionale e geometrico che il Barcellona può allenare per

principi e non per schemi prestabiliti, mantenendo quindi imprevidibilità al proprio gioco:

Gli spostamenti dei giocatori sul campo durante una partita, sebbene disegnino precise geometrie che posso-

no far pensare ad un piano prestabilito, non sono il frutto dell’applicazione di schemi preordinati, ma si svilup -

pano sulla base di elementari regole di interazione. Ovvero: non vi è nessuna sequenza precostituita decisa dal -

18 M. Lucchesi, Modello Spagna: la formazione del calciatore all’interno della cantera, www.allenatore.net, Magazine, n. 92/2011, Lucca, p. 2.

19 M. Lucchesi, M. Viscidi, A. Pane, Barcellona: la filosofia blaugrana, «L’allenatore», n. 1/2010, Firenze, p. 6.

20 Ivi, p. 10.

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l’alto, da imparare a memoria; le trame di gioco nascono spontaneamente – e in modo sempre diverso, im-

prevedibile – dal basso, grazie alla condivisione di poche ma efficaci regole di comportamento collettivo21.

Arrivato alla fine di questo paragrafo, riporto un altro passaggio dell'articolo di C. Albertini

che riprende quanto letto nel libro sul metodo di Mourinho:

È sicuramente meno impegnativo lavorare “a scomparti”. Ma la sfida del calcio del futuro passa dalla capa-

cità di saper lavorare in un modo nuovo, sinergico e coordinato, tale per cui il risultato complessivo sia maggio-

re della somma dei contributi isolati dei singoli. In quest’ottica, una costruttiva collaborazione tra l’allenatore e

il preparatore atletico è la condizione imprescindibile affinché si realizzino allenamenti integrati, non fini a sé

stessi, ma funzionali a superiori finalità di ordine tattico22.

Per concludere, abbiamo visto come sia per uno dei tecnici più vincenti del mondo sia per il

miglior settore giovanile europeo, l'allenamento deve riuscire a integrare aspetti tecnici, tatti-

ci, fisici e anche psicologici, rispondendo ad una visione d'insieme.

Questo perché il calcio richiede tutte queste dimensioni contemporaneamente e risulta quindi

inutile scomporle, allenarle in fasi scisse tra loro.

Come spiegherò successivamente, questo è l'obiettivo che mi sono dato pensando alcune

proposte di allenamento per una squadra di juniores regionali.

4. La mia filosofia di gioco alla base dei miei allenamenti

Fino a questo momento mi sono occupato di descrivere a grandi linee il metodo di allena-

mento di Mourinho e quello del Barcellona.

In questo paragrafo voglio invece spiegare quale filosofia regge le sei sedute di allenamento

che proporrò a conclusione di questo lavoro. Per dirla in altre parole, andrò a spiegare in fun-

zione di quali principi e di quale organizzazione di gioco andrò ad allenare la mia squadra.

Primo principio: avere in mano il controllo del gioco.

Alla mia squadra chiedo di mantenere il possesso palla più a lungo possibile.

Diverse motivazioni mi spingono a voler adottare questa soluzione. Partiamo dal concetto

più banale: se ho palla io non ce l'hanno gli avversari. Quindi i miei avversari si devono pre-

occupare di recuperare la palla mentre il mio obiettivo sarà ricercare una soluzione per anda-

re a segnare. Ciò comporterà, evidentemente, una maggiore fatica per i miei avversari. Aven-

do il possesso della palla, inoltre, ho l'opportunità di mantenere il ritmo della gara a livello

21 C. Albertini, Dalla concezione di gioco alle esercitazioni sul campo, cit., p. 3. 22 Ibidem

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medio-basso: per questo chiederò alla mia squadra di evitare la ricerca spasmodica della

verticalizzazione o della conclusione. Decidendo il ritmo della gara posso infatti mantenere

freschezza e lucidità: ciò mi sarà utile nel momento in cui decido di attaccare perché avrò

l'opportunità di farlo a grande intensità. Una caratteristica della mia squadra sarà quindi

l'intensità e la velocità di manovra nel momento in cui decidiamo di trasformare l'azione da

possesso in attacco, non la quantità di azioni di attacco.

Durante la fase di possesso palla le regole per la squadra sono semplici: il portatore di palla

se non è pressato ha l’obbligo di avanzare; allo stesso tempo i compagni di squadra a lui più

vicini devono costantemente spostarsi in zona luce per offrire più soluzioni di passaggio, in

modo che una volta pressato il portatore sappia a chi trasmettere palla con sicurezza.

In linea generale, inoltre, ritengo utile un buon possesso palla a livello psicologico e mentale:

la mia squadra deve avere la consapevolezza di voler dominare la partita, il gioco, l'avversa-

rio.

Secondo principio: grande intensità nelle transizioni in fase ultra-offensiva.

Abbiamo detto che un buon possesso palla mi garantisce un dispendio di energia basso e

l'opportunità di giocare ad alta intensità nel momento in cui lo ritengo necessario.

Alla mia squadra chiederò alta intensità durante le fasi di transizione nella tre quarti campo

avversaria. Questo perché studi statistici dimostrano che la maggior parte delle realizzazioni

avvengono dopo una riconquista del pallone ed entro i primi tre passaggi.

Quindi, una volta perso il pallone in fase ultra-offensiva, chiederò alla mia squadra di alzare

in maniera molto intensa il pressing sugli avversari (grande velocità di transizione negativa),

costringendoli a manovre offensive vane o alla perdita del pallone.

Se con questo pressing molto intenso riesco a riconquistare palla in zona ultra-offensiva, cer-

co di velocizzare il più possibile il mio attacco, o con una conclusione o con una ricerca im-

mediata della profondità. Richiedo una transizione positiva a grande intensità perché, avendo

appena perso palla in fase di costruzione, molto probabilmente i miei avversari non saranno

posizionati adeguatamente.

L'intensità e il successo di queste transizioni, sono ancora una volta favorite dal mio posses-

so palla che, tra le altre cose, mi garantisce di tenere corta la mia squadra.

Aggiungo un ulteriore aspetto per quanto riguarda la fase di non possesso e di recupero palla

dopo una transizione negativa: la mia squadra deve mantenere grande intensità nel pressing

in ogni parte del campo, quando non abbiamo palla dobbiamo pensare a come recuperarla e

ciò implica un movimento verso la metà campo avversaria. La differenza sta nella transizio-

ne positiva: se, come abbiamo detto, quando recupero palla in fase ultra-offensiva voglio

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un'immediata ricerca della profondità o una conclusione, se recupero palla nella zona

centrale del campo o in fase difensiva l'obiettivo generale deve essere un altro, ovvero la

circolazione della palla, il mantenimento. Questo perché dopo un intensa fase di recupero

palla la squadra ha la necessità di recuperare energie e lucidità per poi attaccare in maniera

efficace.

Terzo principio: calcio posizionale.

Un buon gioco di posizione, sapere sempre dove poter trovare un compagno, permette di an-

ticipare l'azione e di far circolare la palla velocemente, non dando punti di riferimento agli

avversari. Una buona copertura del campo in fase di possesso permette di allargare gli spazi,

di creare molte figure geometriche in campo e molte linee di passaggio: in questo modo sarà

più facile mantenere il possesso palla. Allo stesso tempo, una buona copertura del campo in

fase di non possesso mi garantisce la possibilità di stringere le linee e chiudere gli spazi, ri-

ducendo le giocate offensive degli avversari e facilitando il mio recupero del pallone.

Quarto principio: marcatura preventiva, abilità nell'intercettamento, abilità nel marcare la

traiettoria.

Mantenendo il baricentro della squadra alta, dando grossa importanza alla fase di pressing, è

fondamentale ottimizzare la fase di transizione negativa. Per fare questo è necessaria una

buona difesa preventiva. Difesa preventiva, durante la fase di possesso palla, significa predi-

sporre anticipatamente ad un'azione difensiva quei giocatori non utili al mantenimento; que-

sti giocatori, se non sono collegati col possessore o utili a sostegno, avranno il compito di

impedire la ripartenza alla squadra avversaria attraverso una chiusura preventiva. Il posizio-

namento di copertura/marcatura preventiva di alcuni giocatori mi garantirà di bloccare gli

avversari che stanno sopra la linea della palla impedendogli di ripartire velocemente in verti-

cale. Questo atteggiamento di difesa preventiva, come già detto, andrà applicato con quei

giocatori che si trovano sotto la linea della palla e che non possono ricevere un passaggio, o

per la lontananza dal pallone o perché coperti da un altro compagno che non rende necessa-

rio lo smarcamento.

Con questo atteggiamento alleno la mia squadra ad attuare una fase difensiva coraggiosa e

situazionale all'atteggiamento dei giocatori d'attacco avversari. Con una corretta risposta si-

tuazionale di chiusura preventiva potrò quindi alzare il baricentro e non tenere impegnati e

bloccati troppi giocatori sotto la linea della palla, spesso in evidente soprannumero rispetto

agli avversari.

In funzione dei concetti finora espressi, allenerò quindi la mia squadra a ricercare costante-

mente l'intercettamento. Essere in grado di intercettare vuol dire essere in grado di

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anticipare gli avversari che si apprestano a scambiarsi palla, e dare la possibilità alla squadra

di riconquistare il possesso velocemente. Un giocatore forte nell’intercettamento è innanzi-

tutto bravo a percepire e ad analizzare le traiettorie dei palloni.

Come conseguenza la mia squadra deve essere, in fase difensiva, prima di tutto capace di

leggere le traiettorie e saperle marcare, a prescindere dal movimento dell'avversario.

In alcune situazioni, pretendo che si prediliga il tentativo di anticipare l'avversario: quando

leggo una situazione di superiorità o di gioco chiuso per l'avversario, mi devo predisporre in

modo tale, non da coprire la linea palla-porta alle spalle dell'avversario, ma da poter ridurre

la mia distanza col giocatore avversario in possesso palla rispetto a quella del giocatore che

sto marcando. Ovvero mi predispongo per una marcatura sull'esterno. Comunque, nell'incer-

tezza, chiedo ai miei difensori di difendere la profondità.

A mio avviso il difensore moderno, assumendo corrette prese di posizione, deve sempre es-

sere orientato in maniera corretta per intercettare la palla (lavorerà su linee di anticipo). La

scelta del tipo di intervento del difensore e, quindi della sua presa di posizione, sarà condi-

zionata (nell’accezione positiva del termine) dalla capacità di tentare di leggere le intenzioni

del possessore di palla.

Riassumendo, il marcamento può essere di due tipi23 e, a seconda della situazione, il difenso-

re deve essere capace di scegliere:

-a difesa della porta: il difensore si posiziona sulla linea palla-porta. Questo posizionamento

raramente consente l’anticipo e può essere, in casi di pericolo (riattacco, oppure ripartenza

avversaria), un’azione mirata a fare ritardare il gioco avversario invitando appositamente

l’attaccante a ricevere la palla sui piedi o in una zona esterna del campo;

-a conquista della palla: il difensore si posiziona avvicinandosi alla linea longitudinale della

palla piuttosto che alla linea della porta; questo posizionamento gli consente molte possibili-

tà di anticipo senza trascurare la difesa dello spazio.

Quinto principio: non snaturo la mia squadra in funzione dell'avversario.

Se l'obiettivo deve essere quello di controllare il gioco, non avrebbe alcun senso adattarsi a

ciò che fanno i nostri avversari. Nonostante ciò, in fase di non possesso, potrò allenare la mia

squadra a assumere determinati atteggiamenti anche in funzione di come si comportano gli

avversari. Ma sempre tenendo in considerazione la necessità di non stravolgere il nostro si-

stema basato su un buon posizionamento per il mantenimento del possesso palla.

23 A. Sottil, Il duello. Principi di tattica individuale del difensore, Tesi finale del corso “UEFA Pro Licence” 2012/2013, pp. 13-14. Fonte: www.settoretecnico.figc.it.

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Se questa è la mia filosofia, il difficile ovviamente è riuscire a riportarla nell'allenamento.

Perché questa filosofia, a cui si collega un'organizzazione di gioco, non può essere spiegata

alla squadra a voce, né tanto meno sulla lavagna. A conferma di ciò abbiamo nuovamente le

parole di Mourinho:

Non esiste più l'allenatore che prepara bene la sua squadra dal punto di vista tattico, che prende la lavagna e

dice: “Domenica giochiamo così...”. È durante la settimana che bisogna preparare la squadra in maniera tattica,

allenare coltivando quello che si vuole ottenere... Questo sì che è difficile. Ma è anche ciò che fa la differenza24.

Per ottenere sul campo l'organizzazione di gioco che ho in testa devo costruire un allenamen-

to basato su esercitazioni situazionali. Il mio compito principale è proporre obiettivi, mentre

la squadra dovrà studiare e trovare la strada per arrivare a soddisfare la mia richiesta. Questo

non vuol dire che il mio lavoro è limitato al proporre un'esercitazione. Io dovrò essere pre-

sente, proporre sviluppi che indirizzino la squadra verso ciò che voglio. Non darò ordini, non

darò schemi predefiniti, coinvolgerò la squadra nel lavoro, la renderò partecipe di ciò che vo-

glio costruire. Questo non vuol dire che il mio sia un allenamento senza una guida. Io so

quello che voglio ottenere dalla squadra e per questo creo percorsi alla mia squadra, la indi-

rizzo verso la meta. Per fare un esempio, se voglio che la mia squadra faccia costruzione dal

basso, propongo esercitazioni con la costruzione dal basso e durante l'esercitazione offro

suggerimenti e soluzioni. Se voglio che la mia squadra faccia un efficace pressing ultra-of-

fensivo, propongo esercitazioni che mi aiutani a sviluppare questo aspetto e nel frattempo in-

dico le zone e gli avversari da coprire, come collaborare ecc.

Il mio lavoro durante la settimana, quindi, non si conclude con lo studio dell'allenamento, ma

deve incidere, in un rapporto di collaborazione, anche nello svolgimento.

Nel far questo devo trasmettere sicurezza e consapevolezza alla mia squadra. Devo rendere

chiaro loro che conosco la strada, che ho in mente dove voglio arrivare. Ma allo stesso tempo

li devo rendere partecipi.

Per essere più chiari, l'obiettivo è sviluppare il lato cognitivo della squadra, in modo che du-

rante la partita si sia capaci di trovare soluzioni sulla base dei nostri principi. Facendo ciò,

sviluppiamo principalmente il livello di apprendimento di tipo superiore25.

24 AA. VV., Questione di metodo, p. 28.25 I livelli di apprendimento possono essere di tre tipi:-il primo livello riguarda l'apprendimento di tipo elementare: presuppone la memorizzazione e la riproduzione

di un determinato comportamento;-il secondo livello riguarda l'apprendimento di tipo intermedio: anche in questo caso si ha un apprendimento ri -

produttivo, con la differenza che si trasmette la capacità di rielaborare le risposte adattandole nella funzione dei contesti in cui vanno messe in atto;

-il terzo livello riguarda l'apprendimento ti tipo superiore: la squadra non deve riprodurre risposte, ma deve co-struirle sulla base di principi riconosciuti da tutti. Fonte: S. Sica, La costruzione del “cognitivo” nel gioco

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Ritengo utile utilizzare questo livello di apprendimento, perché il calcio è un sistema dinami-

co, situazionale, causale. Per questo la nostra risposta non può essere lineare e schematica.

Un allenamento situazionale con l'obiettivo di trasmettere principi e organizzazione si adatta

benissimo a un sistema dinamico e causale: in un sistema variabile l'obiettivo deve essere

modellare una forma di gioco, un ordine auto-organizzativo nel quale i giocatori siano inter-

preti attivi.

Sesto principio: prendersi rischi e responsabilità.

Ritengo importante che i miei giocatori non abbiano paura a prendersi rischi e responsabilità.

Anche nei casi di estrema difficoltà chiedo alla mia squadra di non buttare palla e di cercare

una giocata, abituando così i miei giocatori a correre dei rischi. In alcune situazioni porta più

vantaggi, almeno nell'immediato, buttar via palla. Nonostante ciò alla mia squadra anche in

quelle circostanze chiedo di proteggere palla, di girarla dietro, di fare un dribbling in una

zona del campo pericolosa: voglio insomma che si provi a mantenere il possesso anche in

situazione precarie. Questo perché credo che nel medio periodo si abbiano vantaggi maggiori

percorrendo questa strada.

del calcio giovanile, «Notiziario del settore tecnico FIGC», n. 4/2004, Firenze, p. 36.

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5. Due settimane di allenamento per la categoria juniores regionale

Le proposte messe di seguito partono da una considerazione: allenando a livello dilettantisti-

co una categoria con fasce di età particolari, il numero dei partecipanti alle sedute rappresen-

ta un incognita. Per affrontare questo problema, l'allenatore deve avere un'ottima elasticità

mentale, e deve essere in grado anche di fare modifiche in corso. Proprio per questo ho cer-

cato di variare da giorno in giorno il numero dei partecipanti alle sedute, esasperando pro-

babilmente il concetto di cui sopra.

Altra considerazione che ritengo utile riguarda il ritmo e l'intensità nelle varie esercitazioni:

per ottenere buoni risultati l'allenatore deve essere bravo a stimolare lo svolgersi della

seduta, incitando e motivando gli atleti. Se non si è capaci di fare questo, le sedute rischiano

di diventare lente e poco allenanti: questa rappresenta sicuramente una delle sfide più

importanti per chi si trova a dover lavorare con i giovani a livello dilettantistico.

Un'ultima cosa: come si vedrà, queste due sedute di allenamento prevedono molto spesso

l'utilizzo di possessi di posizione e di rondos. Ritengo utile una breve spiegazione di

entrambi così che si possa capire le motivazioni della mia scelta.

I giochi di posizione sono particolari possessi palla in cui c'è una correlazione con il sistema

di gioco. Rappresentano una evoluzione/specializzazione del possesso palla generale e sono

indispensabili per allenare il singolo in un possesso riferito al ruolo che svolgerà in gara. In

questi lavori trova grande specificità l'allenamento delle linee di passaggio, degli smarca-

menti, dei controlli, del corretto orientamento del corpo durante la ricezione e di tutto ciò che

riguarda la tecnica/tattica individuale. Possono anche essere trasformati in situazioni di posi-

zione, con eventuali conclusioni in porta. Nei possessi di posizione si privilegia il rispetto

delle posizioni schierando i giocatori in base al ruolo e si allenano gli smarcamenti specifici

del ruolo. È obbligatoria la superiorità numerica e garantiscono grande ordine all'esercitazio-

ne, a differenza della confusione di un possesso palla classico.

I rondos sono esercizi prevalentemente tecnici che stimolano ricezione orientata, precisione e

velocità nel passaggio e pressione difensiva individuale. A differenza dei nostri torelli, i ron-

dos sono connotati da elementi tattici di base che consentono ai giocatori di familiarizzare

con varie strutture geometriche.

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I settimana.Lunedì. 17 giocatori e un portiere.

1) Riscaldamento tecnico. Durata 20 minuti.2) Posizionamento su traversone avversario, marcamento della traiettoria, uscita e

copertura della traiettoria. Situazionale per fase offensiva. Durata 20 minuti.3) Possesso di posizione. Durata 20 minuti4) Partita a tema. Durata 20 minuti

1) Riscaldamento tecnico.

Obiettivo primario: passaggio, controllo orientato.Obiettivo secondario: smarcamento successivo al passaggio.Dimensioni diagonali: 25x15

Esercitazione come da figura da svolgersi in due step.Primo step: controllo orientato, passaggio e smarcamento verso destra.Secondo step: controllo orientato, passaggio e smarcamento verso sinistra.

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2) Posizionamento su traversone avversario, marcamento della traiettoria, uscita e co-pertura della traiettoria. Situazionale per fase offensiva.

Obiettivo primario: marcamento della traiettoria, posizionamento difensivo, uscita a copertura della traiettoria.Obiettivo secondario: contro-movimenti in fase offensiva per smarcamenti, inserimenti, conclusione.

Il numero 6 inizia l'azione e passa il pallone al numero 5. Il numero 9 effettua un contromo-vimento per andare a ricevere incontro a 5; contemporaneamente il numero 8 fa un movi-mento a pendolo verso 5 per poi andare a prendere la palla scaricata da 9. La palla viene poi servita in profondità sulla fascia per il numero 7 che, dopo aver effettuato i 4 balzi, effettua una corsa per arrivare sul pallone e crossa in area. Il numero 11 taglia sul primo palo, 9 si smarca sul secondo.La difesa a 4 si posiziona per ribattere il cross. Dopo il cross l'azione riparte immediatamente con il numero 10 che effettua un palla avanti-palla dietro con il numero 11(2) e va al tiro. La difesa deve essere molto veloce ad uscire sul-lo scarico.L'azione riparte immediatamente sull'altra fascia. Il numero 11 effettua l'esercitazione del nu-mero 7, il numero 10 del numero 8, il numero 7(2) di 11(2).La difficoltà dell'esercitazione sta nel capire la tempistica: dopo due volte inizia a scorrere in maniera fluida. Per rendere l'esercitazione più rapida si può pensare di alternare i terzini con gli esterni per il cross. Per la difesa abbiamo 8 giocatori che si alternano ogni 5 minuti.

Variante: -si può modificare il palla avanti-palla dietro tra interno di centrocampo 10 e esterno di attac-co 11(2), con un'azione di numero 10 che porta palla e poi la mette sopra la linea di difesa

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per numero 11(2) e 7(2) che attaccano la profondità.

3) Possesso in posizione a due squadre: una lavora sul mantenimento del possesso palla, sugli inserimenti degli interni e sulla transizione negativa, l'altra sulla velocità di tran-sizione positiva.

Obiettivo primario: azione manovrata con costruzione dal basso, transizioni.Obiettivo secondario: inserimenti degli interni, difesa in condizione di parità numerica.

Dimensioni del campo:55x40Abbiamo un 8c7 più due jolly e un portiere.La squadra con i numeri lavora sul possesso palla e sulla transizione negativa, la squadra contrassegnata dalle x sulla rapidità di transizione positiva. In fase di possesso la squadra numerata ha superiorità numerica in difesa (4c3) e a centro-campo (1+2c1), mentre ha parità numerica in attacco.L'obiettivo è andare in gol dopo almeno 7 passaggi. Gli esterni di attacco devono lavorare in ampiezza per aprire la difesa avversaria e creare spazio per l'inserimento dei due interni di centrocampo (i jolly) che non trovano contrapposizione da parte dei centrocampisti.L'obiettivo della squadra contrassegnata dalle x è la conquista della palla e la rapida riparten-za per andare a segnare nelle porticine entro 8 secondi.Passati gli 8 secondi riparte l'azione della squadra numerata.Le squadre poi si invertono i compiti; un difensore centrale della squadra numerata rimane a garantire la superiorità numerica a chi attacca tramite possesso palla.

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4) Partita a tema

Obiettivo primario: transizioni.Obiettivo secondario: gioco palla a terra, difesa in condizioni di parità numerica.

Si gioca due tempi da 10 minuti in metà campo. Durante il match, al fischio dell'allenatore viene buttato un pallone in zone del campo variabili: le due squadre dovranno adattarsi il più velocemente possibile alla nuova situazione di gioco attraverso rapide transizioni. Le due squadre hanno l'obbligo di giocare palla a terra.

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I settimana.Martedì. 19 giocatori+1 portiere.

1) Riscaldamento tecnico: possesso in posizione. Durata 15 minuti.2) Situazionale con lavoro tecnico. Durata 20 minuti.3) Partita a pressione con sponde in fase offensiva. Durata 20 minuti.4) Partita a tema per l'inserimento degli interni. Durata 25 minuti.

1) Possesso in posizione: mantenimento del possesso e inserimento degli interni. Due percorsi

Obiettivo primario: rapidità di attacco dopo fase di possesso, inserimento interni.Obiettivo secondario: transizioni, mantenimento possesso con i centrocampisti, conclusione.

All'interno di un rettangolo 25x10 giochiamo un 3c3 con 4 jolly fuori dal rettangolo (attac-cante, difensore, esterni alti o bassi). Dopo aver effettuato sette passaggi, bisogna verticaliz-zare sul nostro attaccante. L'attaccante appoggerà la palla su un interno che darà la palla nel-lo spazio all'esterno che si trova sulla sua fascia. L'interno opposto si inserisce per andare al tiro su cross o, preferibilmente, traversone. Dopo i sette passaggi, la squadra avversaria non può più intervenire per difendere.

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All'interno di un rettangolo 20x8 giochiamo un 2c2+1jolly con 4 jolly fuori dal rettangolo (attaccante, difensore, esterni alti o bassi). Dopo aver effettuato dieci passaggi, bisogna verti-calizzare sul nostro attaccante. L'attaccante appoggerà la palla su un interno che darà la palla nello spazio all'esterno che si trova sulla sua fascia. L'interno opposto si inserisce per andare al tiro di precisione nella porticina su cross o, preferibilmente, traversone. Dopo gli otto pas-saggi, la squadra avversaria non può più intervenire per difendere.

N.B. Essendo in fase di riscaldamento è necessario ricordare alla squadra di non forzare con scatti, cross, tiri in porta, ricercando la precisione del gesto tecnico più che la potenza la ve-locità.

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2) Situazionale con lavoro tecnico: progressione 2c1-2c2-4c4

Obiettivo primario: taglio, sovrapposizione, triangolazione, marcamento, presa di posizione.Obiettivo secondario: passaggio, controllo orientato.

Campo diviso in settori 30x20 metri.Il lavoro si divide in 2 step (le due stazioni della figura). La durata è di 10 minuti per il pri-mo esercizio, quindici per il secondo. Tutti fanno lo stesso lavoro. Le squadre vengono divi-se come da figura.Il lavoro tecnico è uguale in entrambi gli step: controllo orientato e passaggio sempre a un giocatore della squadra avversaria (come da figura).Nel primo step si crea un 2c1: al fischio dell'allenatore difende solo chi ha fatto l'ultimo pas-saggio, mentre la squadra che ha ricevuto palla attacca con l'obiettivo di andare in meta.Nel secondo step si crea un 2c2: al fischio dell'allenatore la squadra che ha la palla attacca, l'altra difende. Per entrambe l'obiettivo è andare in meta, quindi quando una squadra recupe-ra palla entrambe dovranno fare una transizione (negativa o positiva).Durante il secondo step l'allenatore potrà calciare un terzo pallone. Le squadre dei due campi adiacenti chiamati dal mister lasceranno i loro palloni e giocheranno un 4c4 difendendo e at-taccando due porticine a testa.

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3) Partita a pressione

Obiettivo primario: transizioni.Obiettivo secondario: tiro in porta.

Si divide il gruppo in due squadre. Si gioca un 5c5 e un 5c4 con 4 sponde per la fase offensi-va. La squadra con 10 giocatori dovrà schierare sempre un portiere, scelto tra i 5 giocatori fermi. L'allenatore dovrà incentivare il tiro dalla distanza.

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4) Partita a tema

Obiettivo primario: taglio degli esterni d'attacco.Obiettivo secondario: mantenimento possesso palla.

Si gioca un 9c9+1 jolly+1 portiere in una metà campo predisposta come in figura.Il vertice basso (jolly) gioca con la squadra in possesso palla garantendo la superiorità nume-rica.Il punto si ottiene andando in meta in una delle porticine o segnando nella porta difesa dal portiere. Essendo l'obiettivo primario dell'esercitazione il taglio degli attaccanti esterni, il gol vale doppio se realizzato dai numeri 7 e 11.Il nostro obiettivo è anche favorito dalle particolari condizioni del campo e dalla libertà di cui gode il vertice basso (jolly) da sfruttare nel movimento per il taglio.Regole: tocco libero, obbligatoria costruzione dal basso, palla a terra.

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I settimana.Venerdì. 18 giocatori+2 portieri.

1) Riscaldamento tecnico: possesso in posizione per costruzione bassa. Durata 15 minuti.

2) Situazionale per tiro in porta. Durata 20 minuti.3) Possesso di posizione, transizione positiva, costruzione manovra offensiva. Dura-

ta 25 minuti.4) Partita a tema per sviluppi offensiva in superiorità numerica. Durata 20 minuti.

1) Possesso in posizione

Dimensioni: 22x35

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2) Trasmissione, ricezione, smarcamento e tiro in porta

Obiettivo primario: tiro in porta.Obiettivo secondario: passaggio, controllo orientato, smarcamento.

3 step di tiri in porta da 3 diverse zone di campo. Ogni step dura 8 minuti. L'esercizio va strutturato su due porte: in questo modo si evita di tenere fermi 3 giocatori a stazione e si dà intensità all'esercitazione.Il primo step prevede un passaggio di A a B, B effettua un controllo orientato e serve sulla corsa di C. C va al tiro dopo un contromovimento fuori-dentro.Il secondo step prevede un doppio scambio tra A e B, una verticalizzazione di A su C, con-trollo orientato di quest'ultimo che va al tiro in porta.Il terzo step prevede un doppio scambio tra A e B, una verticalizzazione di A su C, il passag-gio di C sul taglio di B che va al tiro in porta.Dopo il tiro in porta A prende il posto di B, B prende il posto di C, C cambia fila scorrendo verso destra.

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3) Possesso di posizione, transizione positiva, costruzione manovra offensiva veloce in superiorità 5c3

Obiettivo primario: costruzione di una rapida manovra d'attacco in superiorità numerica.Obiettivo secondario: difesa in condizioni di inferiorità numerica: scappo, stringo e gioco sulle traiettorie.

Due squadre con tre attaccanti, tre centrocampisti e due difensori centrali posizionati con il modulo. Denomineremo la squadra con i numeri piccoli squadra (1), quella con i numeri grandi squadra (2).Nel rettangolo centrale 30(ampiezza)x20 m si gioca un possesso di posizione di 3c3+2jolly. I 4 esterni di attacco si alternano come jolly per il mantenimento del possesso palla.I giocatori all'interno del quadrato devono fare 6 passaggi.Una volta effettuati i passaggi viene cercata immediatamente la verticalizzazione su 9(1) (transizione positiva) e parte la manovra offensiva con 9(1), 7(1), 11(1) supportati dagli inse-rimenti di 10(1) e 8(1). La squadra avversaria difende con 5(2) e 6(2) più 4(2).L'azione offensiva deve durare al massimo 8 secondi.Finito il tempo, arrivati alla conclusione o persa palla la palla viene giocata dal portiere (o da chi ha recuperato palla) su 4(2), che avanza palla al piede per qualche metro e verticalizza su 9(2). I numeri 9(2), 7(2), 11(2) supportati dagli inserimenti di 10(2) e 8(2) organizzano una

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manovra offensiva. La squadra avversaria difende con 5(1) e 6(1) più 4(1).L'azione offensiva deve durare al massimo 8 secondi.

4) Partita a tema per allenare la velocità della giocata

Obiettivo primario: velocità del gioco, velocità di pensiero.

Si gioca un 8c8+2 jolly+2portieri.I due interni di centrocampo (jolly) giocano con la squadra in possesso palla garantendo la superiorità numerica e facilitando la costruzione della manovra offensiva.Regole: 2 tocchi, obbligatoria costruzione dal basso, si può alzare la palla solo per cambiare il fronte di gioco.

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II settimana.Lunedì. 17 giocatori e due portieri.

1) Riscaldamento tecnico: rondos. Durata 15 minuti.2) Posizionamento su traversone avversario, marcamento della traiettoria, uscita e

copertura della traiettoria. Situazionale per fase offensiva. Durata 20 minuti.3) Possesso di posizione + percorso tecnico coordinativo. Durata 25 minuti.4) Partita a tema. Durata 20 minuti

1) Rondos

Obiettivo primario: passaggio, controllo orientato, interscambi di posizione.

Tre gruppi fanno il primo esercizio, un gruppo il secondo. Per entrambi i quadrati, dimensio-ni 8x8.Nel primo quattro giocatori devono trasmettersi il pallone. Il giocatore che effettua un pas-saggio deve poi scambiare posizione con uno degli altri due giocatori.Il giocatore all'interno del quadrato ha l'obiettivo di recuperare il pallone e portarlo all'ester-no del quadrato, contrastato dagli altri quattro giocatori (transizione). Il cambio del giocatore all'interno si ha quando questi riesce a portare fuori dal quadrato il pallone.Nel secondo tre giocatori devono trasmettersi il pallone. Il giocatore che effettua il passaggio deve avere sempre due soluzioni laterali (non potendo giocare la palla in diagonale). I gioca-tori si devono muovere sul perimetro del quadrato per garantire le due soluzioni.Il giocatore all'interno del quadrato ha l'obiettivo di recuperare il pallone e portarlo all'ester-no del quadrato, contrastato dagli altri quattro giocatori (transizione). Il cambio del giocatore all'interno si ha anche in questo caso quando questi riesce a portare fuori dal quadrato il pallone.

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2) Posizionamento su cross avversario, marcamento, uscita e scivolamento difensivo. Situazionale per fase offensiva

Obiettivo primario: marcamento della traiettoria, posizionamento difensivo, uscita a copertura della traiettoria.Obiettivo secondario: contro-movimenti in fase offensiva per smarcamenti, inserimenti, conclusione.

Il numero 6 inizia l'azione e passa il pallone al numero 11, che riceve dopo aver effettuato un contromovimento. Contemporaneamente il numero 4 salta due ostacoli, tocca il birillo blu e torna a ricevere in zona centrale, su passaggio di 11. La palla viene poi servita da 4 in profondità sulla fascia per il numero 3 che, dopo aver supe-rato la scaletta, effettua una corsa per arrivare sul pallone e crossa in area. Il numero 7 taglia sul primo palo, 9 si smarca sul secondo.La difesa a 4 si posiziona per ribattere il cross. Dopo il cross l'azione riparte immediatamente con il numero 8 che effettua un palla avanti-palla dietro con il numero 7(2) e va al tiro. La difesa deve essere molto veloce ad uscire sullo scarico.L'azione riparte immediatamente sull'altra fascia. Il numero 7 effettua l'esercitazione del nu-mero 11, il numero 5 del numero 6, il numero 2 del numero 3, il numero 4 va sul birillo gial-lo anziché su quello blu, il numero 10 del numero 8, il numero 11(2) del numero 7(2).La difficoltà dell'esercitazione sta nel capire la tempistica: dopo due volte inizia a scorrere in maniera fluida.

Variante:- i numeri 10 e 8 si possono alternare nel fare l'esercitazione di 4, diminuendo quindi il nu-mero dei partecipanti all'esercitazione;

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-si può modificare il palla avanti-palla dietro tra interno di centrocampo 8 e esterno di attac-co 7(2), con un'azione di numero 8 che porta palla e poi la mette sopra la linea di difesa per numero 11(2) e 7(2) che attaccano la profondità. I difensori si alternano nel ruolo ogni 5 minuti.

3) Mantenimento possesso in posizione per costruzione bassa, pressing ultra-offensivo e transizione

Obiettivo primario: Mantenimento possesso in posizione per costruzione bassa, pressing ultra-offensivo, transizioni

L’esercitazione viene effettuata all’interno di una metà campo. L'azione parte con palla alla difesa (gialli) che con 8 giocatori (i 4 difensori, i 2 interni, il jolly, il portiere) ha l’obiettivo di mantenere il possesso palla in funzione della costruzione di una manovra offensiva parten-do dal basso. Nel mantenimento del possesso è importante coinvolgere il portiere, indispen-sabile anche durante la gara per creare superiorità in posizione.I giocatori rossi (3 attaccanti e 2 interni di centrocampo) effettuano un pressing alto.L’obiettivo dell’esercitazione è per gli 8 possessori quello di mantenere il pallone: ottengono un punto ogni 10 passaggi.I 5 rossi invece devono aggredire e cercare di recuperare il pallone. Quando ciò avviene en-trambe le squadre effettuano una transizione (positiva i rossi, negativa i gialli): il jolly “pas-sa”all’altra squadra, formata dai reparti di centrocampo ed attacco, e l’esercitazione si svi-luppa per mezzo di un 6 contro 6 con l'obiettivo per i rossi di andare al tiro entro 6 secondi.

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Percorso tecnico coordinativo: controllo orientato e trasmissione.

Obiettivo primario: passaggio, controllo orientatoObiettivo secondario: coordinazioneDimensioni: 20x20

Partenza dal birillo con due giocatori. Il primo giocatore effettua un passaggio verso il com-pagno e poi effettua il percorso di coordinazione per andare in direzione del pallone. Il rice-vente effettua un controllo orientato per far passare il pallone tra i due birilli, trasmette il pal-lone al compagno ed effettua il percorso di coordinazione. L'esercitazione continua per 5 mi-nuti. Dopo si inverte il giro per altri 5 minuti.

Dopo 8 minuti la squadra che ha effettuato il percorso coordinativo prende il posto della squadra rossa nel possesso in posizione, la squadra rossa prende il posto dei gialli (rimane solo il numero 8 giallo), 5 gialli vanno a fare il percorso coordinativo.Dopo altri 8 minuti la squadra rossa va a fare il percorso coordinativo, i 5 gialli diventano la squadra attaccante nel possesso in posizione, l'altra squadra prende il posto in fase difensiva (il numero 8 giallo si sostituisce con il 5 giallo).

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Page 33: Settore Tecnico FIGC

4) Partita a tema

Obiettivo primario: ricerca della conclusione attraverso gli esterni (a piedi invertiti)

La partita si sviluppa in una metà campo. A 5-10 metri dalla linea laterale si costruisce un corridoio nel quale giocheranno gli esterni d'attacco della nostra squadra. Mettiamo i nostri esterni a piedi invertiti. La partita si sviluppa con un 6c6 più un vertice basso jolly. L'obietti-vo è andare in rete dopo aver servito l'esterno che entra dentro il campo per sviluppare una rapida azione offensiva. Il gol passando per l'esterno vale doppio, triplo se l'esterno va al tiro senza effettuare passaggi/dribbling. Le due squadre possono andare in rete anche senza l'uti-lizzo degli esterni (il gol vale un punto).Finita l'azione offensiva l'esterno torna sempre all'interno del suo corridoio.

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Page 34: Settore Tecnico FIGC

II settimana.Martedì. 16 giocatori. I portieri si allenano col preparatore.

1) Riscaldamento tecnico: possesso in posizione. Durata 15 minuti.2) Situazionale con lavoro tecnico: progressione di 1c1. Durata 25 minuti.3) Possesso palla, cambio del fronte di gioco e transizione. Durata 20 minuti.4) Partita a tema: costruzione dal basso, elusione pressing ultraoffensivo, smarca-

mento attaccanti. Durata 20 minuti.

1) Possesso in posizione: mantenimento palla

Dimensioni: 21x30

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2) Situazionale: progressione di 1c1 con lavoro tecnico

Obiettivo primario: 1c1Obiettivo secondario: passaggio, controllo orientato

Campo diviso in settori 30x10 metri.Il lavoro si divide in 4 step (le quattro stazioni della figura). La durata è di 5 minuti per i pri -mi 3 esercizi, di 10 minuti per l'ultimo. Tutte le coppie fanno lo stesso lavoro.Nella prima stazione il duello 1c1 si sviluppa con handicap temporale. I due giocatori posizionati a 1,5 m di distanza si passano il pallone, al momento del fischio dell'allenatore il giocatore che riceve palla si gira e va a fare meta nella porticina posta alle sue spalle.Nella seconda stazione il duello 1c1 si sviluppa con handicap spaziale.I due giocatori sono posti in diagonale e le porticine su un lato (come da figura).I due giocatori si passano il pallone, al momento del fischio dell'allenatore il giocatore che riceve palla va a fare meta nella porta che si trova sul suo lato.N. B. Il giocatore deve andare velocemente verso la linea di meta, e non cercare di impattare la linea di corsa del difendente.Nella terza stazione il duello 1c1 si sviluppa con handicap spaziale.I due giocatori sono posti in diagonale e le porticine al centro (come da figura): il giocatore che deve far meta deve percorrere più metri, quindi è più facile che venga raggiunto.I due giocatori si passano il pallone, al momento del fischio dell'allenatore il giocatore che riceve palla va a fare meta nella porta più vicina.Se il difendente recupera palla fa una transizione positiva e va a fare meta nella porta oppo-sta.Nella quarta stazione il duello 1c1 si sviluppa con handicap temporale per chi attacca.I due giocatori posizionati a 2,5 m di distanza si passano il pallone, al momento del fischio

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dell'allenatore il giocatore che riceve palla affronta il giocatore di fronte. L'obiettivo è saltare l'avversario e andare al tiro in una porticina posizionata 5 metri fuori dal campo. Se il gioca-tore difendente recupera palla fa una transizione positiva e diventa attaccante.

3) Possesso palla, cambio del fronte di gioco e transizione

Obiettivo primario: cambio fronte di giocoObiettivo secondario: smarcamento, transizioniDimensioni: 30x30

Si gioca un 4c4 con 4 sponde per squadra (2 per lato).Le due squadre giocano in due direzioni diverse.L'obiettivo è il mantenimento del possesso palla e il cambio fronte di gioco.Si ottiene un punto ogni 8 passaggi e due punti quando da un lato del campo vado a quell'al -tro.Il passaggio tra sponde può essere fatto ma non vale come punto.La squadra in non possesso deve recuperare palla. Una volta entrata in possesso palla effet-tua una transizione positiva e gioca per mantenimento e cambio fronte di gioco.

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Page 37: Settore Tecnico FIGC

4) Partita a tema: costruzione dal basso, elusione pressing ultraoffensivo, smarcamento attaccanti

Obiettivo primario: costruzione bassa, pressingObiettivo secondario: smarcamento, intercettamento, difesa in parità e in inferiorità numerica

Campo lungo 40 metri e largo per l'ampiezza del campo con due porticine per squadra (ne posso inserire anche un'altra per squadra). A metà campo inseriamo una zona neutra di circa tre metri. Abbiamo due squadre.Nelle 2 zone esterne predisponiamo 2 situazioni di 4v3 in favore della squadra in difesa e nella zona centrale posizioniamo 2 Jolly. L’esercizio inizia col mister che mette in gioco in favore di una squadra. L’obiettivo della squadra sarà quello di sfruttare la superiorità numerica (se è presente un collaboratore, sia lui che l'allenatore possono giocare come portieri in fase di costruzione) per eludere il pressing offensivo degli attaccanti avversari.L’obiettivo sarà poi quello di verticalizzare in favore dei propri 3 attaccanti che giocano nella zona opposta.I 2 Jolly nel mezzo dovranno cercare di intercettare la verticalizzazione e in caso di successo questi entreranno palla al piede per attaccare la difesa blu in situazione di 5v4 con l’obiettivo di realizzare una reteNel caso invece che la difesa riesca a verticalizzare in favore dei propri attaccanti, questi po-tranno (non è obbligatorio) scaricare palla su uno dei 2 Jolly che entra palla al piede per at-taccare in situazione di 4v4, mentre l’altro Jolly resta a sostegno dell’attacco nella zona cen-trale.

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II settimana.Venerdì. 18 giocatori+2 portieri.

1) Riscaldamento tecnico: rondos. Durata 20 minuti.2) Situazionale per conclusione in porta dopo dribbling, su taglio e su cross. Durata

20 minuti.3) Possesso palla a settori. Durata 20 minuti.4) Partita a tema: costruzione dal basso e elusione pressing ultraoffensivo, ricerca

pressing ultraoffensivo, transizioni, attacco alle spalle di una difesa alta. Durata 20 minuti.

1) Rondos

Obiettivo primario: passaggio, controllo orientatoObiettivo secondario: interscambi di posizione, transizioniDimensioni: 8x8

Agli angoli dei quadrati quattro giocatori devono trasmettersi il pallone. Il giocatore che effettua un passaggio deve poi scambiare posizione con uno degli altri due giocatori.Il giocatore all'interno del quadrato ha l'obiettivo di recuperare il pallone e portarlo all'ester-no del quadrato, contrastato dagli altri quattro giocatori (transizione). Il cambio del giocatore all'interno si ha quando questi riesce a portare fuori dal quadrato il pallone.

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2) Situazionale per conclusione in porta dopo dribbling, su taglio e su cross

Obiettivo primario: tiro in porta, costruzione manovra offensiva per conclusione

Esercitazione situazionale per la conclusione in porta con tre diverse modalità.

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Si parte con 9 che effettua un dribbling su una sagoma e va al tiro in porta.Subito dopo il tiro un centrale di difesa gioca palla sul vertice basso che serve un interno dopo controllo orientato. L'interno controlla il pallone ed effettua un passaggio sul contro-movimento e taglio dell'esterno alto. Questi controlla e tira in porta.La terza parte dell'esercitazione parte con uno scambio tra i due difensori centrali. Viene poi servito il vertice basso che controlla ed effettua un passaggio su un interno. Questi serve in-contro l'esterno alto dopo un contromovimento fuori-dentro. L'esterno scarica sull'interno. L'interno serve sulla fascia il terzino che era andato a attaccare lo spazio liberato dall'esterno alto dopo aver effettuato alcuni appoggi all'interno di una scaletta. Il terzino effettua un cross in area. Come da figura, il cross viene attaccato dall'attaccante centrale e dall'esterno alto e dall'interno opposti.

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3) Possesso palla a settori

Obiettivo primario: passaggio, controllo orientato, smarcamento

Campo di gioco: 20×20 formato da 4 quadrati adiacenti 10×10.Formiamo 2 squadre da 8 giocatori e posizioniamo 4 Jolly (2 attaccanti centrali e due portie-ri) sui lati.Organizziamo un 2v2 in ogni quadrato. La squadra col possesso della palla si trova in supe-riorità numerica grazie ai jolly che si possono muovere lungo tutto il loro lato, senza però en-trare nel campo. Si ottiene un punto ogni 8 passaggi consecutivi, 2 punti se la squadra in pos-sesso fa passare la palla per tutti e 4 i quadrati senza perderne il possesso.

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4) Partita a tema

Obiettivo primario: attacco della profonditàObiettivo secondario: costruzione bassa, pressing, transizioni

Campo diviso in tre zone come da figura. Si giocano 2 tempi da 10 minuti.Nella zona centrale molto ampia le due squadre si contenderanno il possesso.Nella zona costituita dal prolungamento dell’area di rigore la squadra rossa può ricevere pal-la senza essere attaccata dagli avversari.Nella zona alle sue spalle, la squadra gialla non può difendere.L’esercizio inizia sempre con il portiere rosso che rimette in gioco corto. I rossi dovranno evitare il pressing ultraoffensivo della squadra gialla con una serie di pas-saggi finalizzati a “mandare a vuoto” la pressione avversaria.Dopo 6 passaggi, i rossi potranno attaccare la zona alle spalle dei gialli.La squadra gialla, attraverso il pressing alto, cerca di recuperare palla. Dopo aver recuperato palla (transizione positiva per i gialli, negativa per i rossi) ha a disposizione 6 secondi per andare al tiro in porta.

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Bibliografia

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B. Oliveira, N. Ameiro, N. Resende, R. Barreto, Mourinho. Questione di metodo, Tropea editore, Milano 2009.

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M. Viscidi, Giochi di posizione: i moderni possessi palla per ruolo, «L’allenatore», n. 1/2012, Firenze.

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