Sezione I civile; sentenza 8 ottobre 1963; Pres. Bornet P., Est. Blin, Avv. gen. Ithier; Gheorghiued altri c. Soc. Gestione di stazioni invernaliSource: Il Foro Italiano, Vol. 87, No. 5 (1964), pp. 101/102-103/104Published by: Societa Editrice Il Foro Italiano ARLStable URL: http://www.jstor.org/stable/23155118 .
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giurisprudenza comunitaria e straniera
A tal fine è necessario ancora distinguere le disposizioni contenute nel trattato, in norme direttamente appartenenti all'ordinamento internazionale e nonne appartenenti all'ordina mento interno della Comunità.
Nel primo caso efficacia immediata (o diretta) di una deter minata disposizione può significare che essa, alla stregua di qual siasi altra norma internazionale c. d. « self - executing », per rag giungere i propri scopi negli ordinamenti interni, non abbisogna di essere completata attraverso l'emanazione di ulteriori norme da parte degli Stati membri : è sufficiente l'ordine di esecu zione (10). Per stabilire se una norma abbia una tal natura è necessario esaminare quale è stata la volontà delle parti nel
porre in essere il trattato e determinare se queste si sono im
pegnate ad attribuire una tale efficacia alle norme (o ad alcune delle norme) del trattato stesso.
Nel secondo caso la qualifica dell'« immediatezza » è da attribuirsi a norme che di per sè stesse attribuiscono situazioni
giuridiche soggettive ai soggetti dell'ordinamento comunitario senza che una tale attribuzione sia condizionata da futuri atti
degli organi della Comunità (11). È evidente pertanto la diversa rilevanza che il termine in
questione assume nelle due ipotesi : mentre nella prima siamo in
presenza di norme internazionali che per produrre i propri ef fetti devono essere recepite, in virtù dell'ordine di esecuzione, negli ordinamenti interni, nella seconda ipotesi le norme del trattato producono i loro effetti direttamente nell'ordinamento comunitario.
Limitando la nostra attenzione al secondo gruppo di norme, occorre vedere se — alla luce delle considerazioni sopra fatte —
si possa concordare con il giudizio della Corte per cui il diritto
comunitario attribuisce ai singoli situazioni giuridiche soggettive « indipendentemente dalle norme emanate dagli Stati membri ».
Ora, non sembra dubbio che con il trattato della C.e.e. gli Stati abbiano inteso «autolimitare» le proprie competenze (12) per permettere alla Comunità di esercitare le funzioni ad essa
assegnate con il trattato istitutivo e non — come invece afferma la Corte — rinunciare ai loro poteri sovrani, dal momento che
gli ordinamenti nazionali restano degli ordinamenti originari e
possono sempre (violando o modificando il trattato) riaffermare la loro completa competenza a regolare i settori sottratti al loro esercizio (13). In tali settori pertanto le norme comunitarie si
dirigono direttamente ai privati, agli Stati ed agli organi della
Comunità, investendoli di diritti ed obblighi ed attribuendo loro una soggettività di diritto comunitario (14). Tutto questo, ha
abbisognato naturalmente dell'adattamento degli ordinamenti interni al trattato, ma soltanto nel senso che tale adattamento ha prodotto l'effetto di obbligare gli organi dello Stato ad aste nersi dal legiferare nelle materie ad essi sottratte dal trattato e di rendere concretamente possibile l'esercizio delle funzioni agli organi comunitari. Perciò una norma dell'ordinamento comuni tario che contenga in sè tutti gli elementi che permettono di individuare il suo contenuto non abbisognerà di ulteriore trasfor mazione per produrre i propri effetti, in quanto se ad esempio si dirige agli individui, li prende in considerazione in quanto soggetti dell'ordinamento comunitario e non in quanto soggetti degli ordinamenti interni. Soltanto in questo senso quindi pos siamo condividere il pensiero della Corte e dire che le norme co munitarie attribuiscono situazioni giuridiche soggettive agli individui « indipendentemente dalle norme emanate dagli Stati membri ».
Natalino Ronzitti
Assistente dir. internaz. nell'Univ. di Pisa
(10) Cfr. Cass. pen. 7 giugno 1956, Masini, Foro it., 1957, II, 49, e in Riv. dir. internaz., 1957, 257 segg. con nota di Malintoppi (SU l'adattamento dell'ordinamento italiano alla convenzione di Ginevra del 1949 relativa alla circolazione stradale).
Sul problema delle norme e. d. « self-executing » nei trattati inter nazionali, cfr. De Visscher, Les tendances internationales des constitu tiones modernes, in Recueil des Cours, 1952,1, 558 segg. ; per il signifi cato di queste norme nei trattati comunitari, cfr. Astolfi, A proposito di norme « self-executing » dei trattati, in II diritto negli scambi interna zionali, 1963, 165 segg.
(11) Sono le norme che il Morelli, Appunti sulla Comunità euro pea, cit., pag. 5 segg., chiama «materiali».
(12) Cfr. Sperduti, La C.e.c.a., cit., pag. 80. (13) Cfr. Morelli, Appunti sulla Comunità europea, cit., pag. 16. (14) Nel senso che gli individui non sono soggetti del diritto comu
nitario per la ragione che non si è avuto altro che una recezione delle norme del trattato negli ordinamenti nazionali, vedi Balladore Pallieri, Le Comunità europee e gli ordinamenti intemi degli Stati membri, in Dir. internaz., 1961, 3 segg. (Sul punto cfr. anche le impor tanti considerazioni del Qùadri, Dir. internaz. pubblico8, 1960, pa gina 185 segg.).
CORTE DI CASSAZIONE DI FRANCIA.
Sezione I civile ; sentenza 8 ottobre 1963 ; Pres. Bornet
P., Est. Blin, Aw. gen. Ithier ; Gheorghiu ed altri c. Soc. Gestione di stazioni invernali.
(Conferma App. Chambéry 7 novembre 1960)
Trasporto — Francia — Sciovia — Danni ai traspor tati — Responsabilità contrattuale — Limiti —
Fattispecie.
L'esercente di una sciovia non risponde dei danni riportati da sciatori che non hanno usatp la diligenza e abilità, cui sono tenuti nel fruire del servizio (nella specie, lo scia tore non si era prontamente allontanato dalla piattaforma d'arrivo). (1)
La Cour ; — Sur le moyen unique, pris en ses diverges branches : — Attendu que, des énonciations de l'arrèt infirmatif attaqué (Chambéry, 7 nov. 1960), il résulte que, le 27 janv. 1958, Alexandre Greorghiu, se livrant aux sports d'hiver, avait, pour atteindre le Montjoux, utilisé le remonte
pente qu'exploite, dans la région, la société d'Equipement des stations de sports d'hiver ; qu'au moment où, parvenu sur la piste d'arrivée, il quittait eet appareil, il fut blessé au visage par l'archet de l'usager qui le suivait ; — Attendu
qu'il est fait grief à la cour d'appel d'avoir mis à la charge de la victime la responsabilité exclusive de cet accident, alors que, selon le moyen, la société d'Equipement aurait enfreint les règles de sécurité imposées aux exploitants de remonte-pente, telles qu'elles résultent des disposi tions d'une circulaire du ministre des travaux publics du 27 aoùt 1948, et aurait, d'une manière plus géné rale, manqué à l'obligation de sécurité qui lui incom bait ; — Mais attendu qu'après avoir précisé l'objet du contrat qui s'établit entre l'exploitant d'un remonte-pente, et l'usager, l'arrèt énonce exactement que si, dans l'exécu tion de ce contrat, l'exploitant doit fournir les moyens permettant à l'usager d'atteindre un point élevé, en mettant à sa disposition le matériel appropriò à la sécurité et à la facilité du déplacement, l'usager, de son coté, joue un róle
actif, doit prèter attention, et faire preuve d'adresse et de
diligence dans l'attitude ou les mouvements qui lui incom bent pour arriver en dehors de l'espace réservé au fonction nement de l'appareil ; que la cour d'appel, après avoir relevé
que nul usager ne s'était plaint de la marche du remonte
pente le jour de l'accident, et écarté les allégations du de mandeur au pourvoi, visant le fonctionnement défectueux ou anormal du remonte-pente, constate que le jeune Geor
ghiu a été frappé au visage par l'extrémité d'un archet, qui, après le départ du skieur qui l'utilisait, reprenait sa posi tion haute ; qu'il avait, cependant, l'obligation stricte de
dégager la piate-forme d'arrivée, et que le temps néces saire pour effectuer ce dégagement, sana rapidité excessive, mais en prètant attention lui était dévolu ; — Attendu qu'en l'état de ces énonciations et constatations, d'où elle a déduit que l'accident était exclusivement imputable à l'inattention et au défaut de prudence et de diligence de la victime, qui etìt pu et du s'éloigner davantage du remonte
pente sur l'aire d'arrivée des skieurs, la cour d'appel a
légalement justifié sa décision, et que le moyen n'est pas fondé ;
Par ces motifs, rejette.
(1) Conf. Cass. civ. di Francia 24 novembre 1955, Recueil Dàltoz, 1956, 163; 7 febbraio 1949, id., 1949, 377, con nota di F. DARRIDA ; ulteriori richiami giurisprudenziali apud H. et. L. MazeATTd et tunc, Traité de la responsabilité civile', X, n. 157-2, note 5.
Per la dottrina francese, vedi di W. Rabinovitch, Les sports de montagne et le droit, pag. 43 e seg.
Nella giurisprudenza italiana Cass. 16 ottobre 1956, n. 3653, Foro it., 1957, I, 600, nonché in Giust. pen., 1957, I, 215, con nota di G. Magrone, L'elemento « rischio » net contratto di tra sporto per seggiovia e limili della responsabilità presuntiva del
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PARTE QUARTA
vettore ; App. Brescia 10 gennaio 1958, Foro it., Rep. 1958, voce
Trasporto, nn. 14, 15, e Trib. Sondrio 18 aprile 1902, Nuovo
diritto, 1964, 41, con nota di BisegnA, hanno ritenuto che, mentre nel contratto di trasporto, effettuato con veicolo dal quale si scende a fermo, ha termine nel momento in cui il passeggero di
scende, nel trasporto eseguito con mezzo in continuo movimento, il contratto ha termine solo quando sono stati compiuti i pochi passi che si rendono indispensabili per neutralizzare la spinta della corsa ; e fino a tale momento sussiste a carico del vettore la
presunzione di responsabilità di cui all'art. 1681 cod. civ. V.,
inoltre, Pret. Castel di Sangro 11 luglio 1957, Foro it., Bep. 1958, voce Responsabilità civ., n. 302 (annotata da Siniscalchi. in Riv. dir. sport., 1959, 176), che ha ritenuto responsabile dei danni lo sciatore che, per imperizia, investe altro sciatore cagio nand gli lesioni.
Sulla responsabilità nell'esercizio di sports, diversi dallo sci, vedi, per la caccia, Cass. 3 agosto 1962, n. 2323, Foro it., 1963, I, 794 ; per l'equitazione, Cass. 13 novembre 1958, n. 3702, id., Bep. 1959, voce cit., nn. 210-212, escludente la responsabi lità del danneggiato in caso d'intervento di terzi estranei nel
processo causativo del danno. In dottrina, per un'esauriente trattazione dell'argomento,
vedi Perseo, Sport e responsabilità civile, in Arch, circ., 1962, 717 ; e Stipo, La responsabilità civile nell'esercizio dello sport, in Riv. dir. sport., 1961, 15.
Cfr., da ultimo, Albanesi, Sports invernali e alpinismo, in Riv. dir. sport., 1950, 7, e Montel, In tema di responsabilità dell'alpinista e dello sciatore, id., 1940-41, 25.
CORTE D'APPELLO DI GRENOBLE.
Sentenza 31 ottobre 1963 ; Pres. Mathieu, Est. Cheynet ; P. m. c. Achard.
Trasporto — Francia — Sciovia — Danni ai traspor tati — Responsabilità del gestore — Insussistenza — Fattispecie.
In caso di caduta del cavo traente dì una sciovia che ha
causato danni ai trasportati, non incontra responsabilità l'esercente che, pur non contestando di non aver rispettato il regolamento ministeriale sulla conduzione delle sciovie, dimostri non sussistere relazione di causa ad effetto tra
il suo comportamento omissivo e il danno provocato. (1)
La Cour ; — Attendu que par acte des 3 et 4 avr. 1963, le prévenu Achard, ainsi que le sieur Truchetet, reconnu civilement responsable, d'une part, et le parquet d'autre
part ont régulièrement relevé appel d'un jugement rendu le 29 mars 1963 par le tribunal correctionnel de Grenoble,
qui a déclaré Achard eoupable du délit et de la contra
vention de blessures par imprudence et l'a condamné à la peine de 350 F d'amende, a déclaré Truchetet ès qualités de président-directeur général de la société d'Aménage ment de Chamrousse civilement responsable, qui enfin,
après avoir déclaré Achard seul responsable des consé
quences de l'accident, a alloué aux victimes et ayants cause des indemnités ou ordonné expertise avant dire droit ; — Attendu que les' faits sont constants ; qu'il est reconnu que, le 8 avr. 1962, la jeune Jacqueline Marcadelli, qui empruntait le remonte-pente de la Bérangère, tomba alors qu'elle arrivait à six mètres du pylon e n. 16, le cable tracteur étant tombé de la poulie supportée par ledit
pylóne, et fut gravement blessée à la jambe et aux mains
par le càble qui continua sa course ; que le dimanche
suivant, la dame Marjolet eut un accident identique dans son origine à huit mètres avant d'atteindre le pylòne n. 17, mais de conséquences plus légères ; qu'il est admis
que lors de ces deux accidents, les skieuses se trouvaient à l'aplomb du càble ; qu'il est reconnu que la société
Montaz-Montino, constructeur du remonte-pente de la
Bérangère, a remis à la société exploitante de Chamrousse des recommandations et un projet de règlement d'exploi tation ; qu'il y est indiqué : « en aval de chaque poulie de montée un mur de neige et un petit dévers maintiennent les skieurs très légèrement en dehors de l'aplomb de la
poulie. La piste sera particulièrement bien soignée à ces
endroits, la chute d'un skieur juste devant une poulie
peut souvent ètre une cause d'accident » ; que cette dis
position a óté textuellement reproduite dans le règlement
d'exploitation approuvé par les services des Ponts et
cliaussées ; — Attendu qu'Achard, górant de la remontée
mécanique de la Bérangère, ne conteste pas n'avoir pas
respecté ce règlement, mais affirme que ce faisant il respecta la circulaire ministérielle des travaux publics et transports du
27 aoùt 1948 toujouis en vigueur et l'annexe à cette circu
laire de la méme date qui interdit de mettre ou laisser des
obstacles sur la piste de montée et à 50 cm de cette piste et interdit aussi d'établir ces pistes avec une pente trans
versale, une tolérance de 10 p. 100 étant pourtant admise ;
que ces prescriptions interdisaient selon Acliard l'établis
sement de murs de neige et des dévers recommandés par le constructeur et ordonnés par le règlement d'exploitation ; -— Attendu que tei n'est pas l'avis de l'ingénieur des Pons
et chaussées et qu'il doit ètre admis avec les premiers
juges que le respect du règlement d'exploitation n'est
pas obligatoirement en contradiction avec les directives
ministérielles : d'une part le « mur de neige » próconisé, s'il est réduit à des dimensions faibles et bien profilé, n'est pas nécessairement un « obstacle » et d'autre part le dévers recommandé doit ne pas excéder la tolérance
de 10 p. 100, le tout étant une question de mesure dans
l'application ; — Attendu par contre qu'il reste à reclier
cher si le fait qu'au mépris de ces recommandations Achard
a maintenu les pistes à l'aplomb du cable sur toute sa dis
tance constitue ime faute et en ce cas si cette faute est
la cause des accidents ; — Attendu que des éléments du
dossier et du rapport de l'expert il résulte : que le cable
tracteur est soutenu par des poulies à gorge attacliées à
l'extrémité de bras partant des pyiònes ; qu'il est néces
saire que le càble se présente bien à l'aplomb de la gorge des poulies dans l'alignement desquelles il est maintenu
par un système de guidage à l'approclie des poulies ;
qu'ainsi et pour maintenir toute l'installation dans un
rigoureux alignement il est nécessaire que la piste soit
aménagée à l'aplomb du cable ; que toutefois, le point délicat est le passage de la téte d'attaché des perches dans la gorge des poulies ; qu'en effet si celle-ci heurte le dispositif de guidage la traction du càble peut entrainer une rotation du système porteur de la poulie, celui-ci n'étant tenu au pylóne que par un collier de serrage ; qu'à ce moment, la gorge de la poulie n'étant plus dans l'axe du càble, un déraillement est inévitable ; qu'il en résulte
qu'il est particulièrement dangereux qu'un skieur làclic
(de gré ou de force) la perche qui lui transmet le mouve ment au moment ou plutòt pen avant que la tète d'attaché se présente au système de guidage ou à la poulie ; qu'en effet la perche liberée a un mouvement pendulaire créant le risque grave d'un accrochage ou d'un déraillage ; que c'est pour parer au danger de chute qu'à cet endroit le constructeur recommande d'écarter le skieur de l'aplomb du càble, mais ce décrochage doit intervenir à cet empla cement seulement de fagon que la ligne de charge du càble représentée par les skieurs accrochés aux différentes
suspentes reste à l'aplomb général du càble ; — Attendu
qu'il est indiscutable que les deux accidents en cause sont survenus à six et huit mètres des pylónes et qu'il doit done ètre admis que ce fùt à l'instant où les tètes d'attaché de leurs suspentes arrivaient au système de guidage ou aux poulies ; que l'expert estime mème probable dans un cas et certain dans l'autre qu'il y a eu rotation du bras
supportant la poulie des pylónes ; qu'il peut ètre noté en
passant que cette rotation a été rendue possible par le fait que le constructeur n'a pas muni les vis de serrage du collier de fixation de contre-écrou et qu'il peut ètre
suspeeté que l'utilisateur n'a pas suffisamment veillé au
blocage de l'unique écrou sans que ce soit établi. Au sur
plus on peut penser que si le constructeur a retenu un
système de fixation autorisant la rotation il avait peut-ètre un motif, celui par exemple d'éviter une rupture ; —
Attendu que les choses étant ainsi exposées il apparait qu'en recommandant d'écarter à l'endroit précisé les skieurs de l'aplomb du càble, le constructeur ne prétend
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