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«Siamo tutti lupi solitali che si perdono nei loro fallimenti»...«un lupo solitario» che...

Date post: 25-Jan-2021
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ALBUM Mercoledì 30 gennaio 2019 il Giornale l'Intervista Roland Schimmelpfennig Davide Brullo imprevisto ha il vi- so inevitabile di «un lupo solitario» che «veniva da est» e In un chiaro, gelido matti- no di gennaio all'inizio del ven- tunesimo secolo - questo il titolo del romanzo edito da Fazi, pagg. 230, euro 18 - attraversa il confine polacco e punta verso Berlino. L'apparizione è media- nica, mediatica, ha la valuta di una apocalisse - l'ultimo lupo s'era visto oltre un secolo e mezzo prima - e porta il caos, ineccepibile come 0 tormento, selvaggio come una grazia, nell'esistenza fittizia di diverse perso- ne. Il primo romanzo di Roland Schimmelp- fennig, tra i grandi drammaturghi tede- schi contemporanei, è levi- gato e potente: il lupo, che tutti intuiscono ma che nessuno af- ferra, s'inoltra come un morso nella vita di Tomasz, che lo scor- ge in autostrada, e che poco do- po scoprirà il tradimento della sua donna; poi ci sono due ra- gazzi che scappano da casa, un padre artista nel vortice del be- re che «cercava di disegnare il viso di sua figlia, ma non ci riu- sciva», una madre depressa e tutto un libro d'ore di perduti in qualche modo redenti dalla comparsa angelica della bestia. Verrebbe da sigillare il roman- zo - costruito per sketch cristalli- ni, già pronto per un film - con ' un distico di Giorgio Caproni, che all'improvvisa apparizione di «una feroce Bestia» in un cal- lido villaggio ha dedicato l'ope- ra poetica più bella, // Conte di Kevenhuller. «La Bestia che cer- cate voi,/ voi ci siete dentro», è l'illumuiazione di Caproni. Schimmelpfennig, che in Win- tersonnenwende, andato in sce- na con successo in mezza Euro- pa, ha esumato, nel mondo di oggi, un nazista spettrale, giura che nel suo libro non c'è metafi- sica. Eppure, quel lupo che si aggira in una Berlino livida di livore e di caduta, ha la tensio- ne dell'agnello sacrificale. Ho letto una intervista che ha rilasciate al Guardian in cui diceva, riferendosi alla sua attività drammaturgica, che «il tempo è il nostro mae- stro». I tempi teatrali sono diversi dai tempi narrativi: INSIDIA Un lupo solitario che si dirige verso Berlino è la figura che domina di Rcland Schimmelpfennig «Siamo tutti lupi solitali che si perdono nei loro fallimenti» // drammaturgo tedesco parla del suo primo romanzo. Che sembra scritto per il cinema come è nata l'idea del suo ro- manzo, attraverso quali stra- tegie l'ha condotta? «Questo è il mio primo ro- manzo, nel frattempo ne è nato un secondo, piuttosto diverso dal primo. Non penso ci sia una "strategia", ma solo la necessità e il desiderio profondo di lascia- re spazio al lettore: apro uno schermo vuoto che il lettore può riempire con la propria im- maginazione. Non mi piace da- re troppe informazioni. Non mi piace riempire uno spazio bian- co. In un certo modo, cerco un dialogo tra il lettore e il testo. Il tempo è una questione compli- cata: ma quando leggiamo - o siamo a teatro - il tempo può trasformarsi in qualcosa di ma- gico». Cosa legge? Le interessa la letteratura contemporanea? Il teatro ha influenzato la scrittura del romanzo? «Leggo tutto ciò che riesco. Ho sempre letto almeno una de- cina di libri insieme. Letteratu- ra contemporanea come classi- ci. Il teatro mi ha influenzato, è certo, ma stavo cercando una prosa diversa dalla scrittura sce- nica. Il cinema ha avuto una in- fluenza possente. Più di tutti An- tonioni e Fellini. In altro modo, Coppola e Kaurismàki» La figura del lupo balugina in una Berlino cupa e metal- lica. Che cosa rappresenta il lupo, forse un simbolo, qual- cosa di elusivo e di irrimedia- bile che i personaggi del ro- manzo inseguono senza riu- scire ad afferrare? «Il lupo, per me, non è un sim- bolo. Non è una metafora. Di per sé, porta a qualcosa di miti- co, ma, sinceramente, non era questo il mio intendimento pri- mario. Non c'è un "meta-livel- lo" nella storia. La storia raccon- ta di persone perdute. E di un lupo - che si è perso». In ogni scena del libro ci so- no uomini perduti o perden- ti che sono predati dalle om- bre: perché? Anche il lupo, in fondo, cerca una via di fu- ga- «Tutti i personaggi del libro stanno inseguendo qualcosa. Oppure sono inseguiti da qual- cuno. Anche 0 lupo, certo. Il lu- po rinchiude una intera città nei suoi limiti». Lo sfondo del libro è una Ger- mania piena di contraddizio- ni esistenziali. In una intervi- sta relativa al suo Solstìzio d'inverno ha detto di essere preoccupato per l'insorgere II teatro : mi ha influenzato ifome Fellini èAntonion r Nazionalismo? Un concetto orrendo frutto di paura e testosterone di movimenti neonazisti. Qual è la sua idea di Germa- nia e di Europa? «Sono nato nel 1967 e, come tedesco, sono profondamente legato all'idea di Europa. L'icea di Europa rappre senta pace, va- lori, diversità, cultura. È un'idea per cui dobbiamo lotta- re. L'idea di Europa ha aperto la strada alla Germania post-na- zista. L'Europa è la miglior cosa che abbiamo. Non c'è modo di tornare ai nazion alismi. Il nazio- nali mo è un concetto orrendo, superficiale, che prolifera gra- zie a un impasto di paura e te- stosterone, e non funzionerà mai, mai». Che rapporto ha, oggi, la Ger- mania con la sua storia? «Sono nato 22 anni dopo la fine della Seconda guerra, 22 an- ni dopo la liberazione di Aush- witz. Niente, in termini di tem- po e di storia. L'ombra dell'orro- re è vasta. Che oggi un partito nazionalista come l'Afd in Ger- mania cresca, mostra che alcu- ne persone non hanno capito nulla». Qual è il libro che le ha cam- biato la vita? «Domanda difficile. Non ce n'è solo uno. Guerra e pace di Tolstoj. Gente di Dublino di Joy- ce, che mi ha folgorato come un lampo. Poi, certamente, // giovane Holden. E // tamburo di latta. Le poesie di Anne Sex- ton». Stefania Vitulli n oltraggio, un insulto, un'offesa profonda» e J anche «II simbolo ci un'industria culturale che sembra aver perduto ogni riferimento etico ed estetico, se mette in commercio un libro del genere come valido contributo alla memoria della Shoah», secondo il SùddeutscheZei- tung. Secondo DieZeit: «Un abomi- nio scritto come un libro per bambi- ni, un romanzo zeppo di cliché nar- rativi». E mentre per la radio pubbli- ca Deutschlandjunk si tratta di «Ho- locaust kitsch», 0 Frankfurter Allge- meine Zeitung si chiede: «A che prò questa storia nazi for dummies?». Insomma, dire dibattito è poco: in Germania il romanzo di Takis Wiirger, Stella (Feltrinelli, pagg. 192, euro 16, trad. Nicoletta Gia- con), uscito l'il gennaio per la pre- stigiosa Hanser Verlag, non ha avu- to certo la stessa fortuna che da noi ebbe Le assaggiataci di Rosella Po- LA POLEMICA SUL nomilo DI WUÌGEÌ «Stella» vuole oscurare la Stella di David? Così la Germania rivive l'incubo hitleriano Reazioni indignate al libro ispirato alle vicende dellafamiglia Goldschlag storino. Anzi: si è trasformato in una bomba nel milieu mediatico impegnato nella preparazione del- la Giornata della Memoria. Ma co- . me è nata questa storia? «Due anni e mezzo fa, sono anda- to con un amico a vedere il musical Cabaret, a Berlino», ci ha racconta- to D reporter di inchiesta Takis Wiirger, oggi allo Spiegel, classe 1985, al suo secondo romanzo. «Poi ci siamo fatti una birra riflet- tendo su come terrore e bellezza si stiano accanto in quella pièce. E il mio amico disse: "Proprio come nella vita di Stella Goldschlag". Stel- la era una giovane ebrea che viveva a Berlino durante la Shoah. Era in- telligente, amava la letteratura, la musica, le arti e gli uomini. Nel 1943 la Gestapo la arrestò e inflisse a lei e ai suoi genitori una scelta: lavorare per i nazisti e dare la cac- cia agli ebrei tedeschi o veder mori- re i suoi genitori ad Auschwitz. E lei scelse: è responsabile della morte di centinaia di persone». Nel romanzo di Wiirger, il perso- naggio di Kristin è ispirato a Stella: giovane, bella, coraggiosa, colta, spiritosa. E con un terribile segreto. Fritz, il deuteragonista, proverà a comprenderla: giovane, timido, di origini svizzere e appena arrivato a Berlino, nel 1942. Lui e Stella si di- vertiranno, si esploreranno e poi lei sparirà, per tornare con evidenti se- gni di torture. Wiirger sostiene di essersi documentato a fondo per scrivere il romanzo: «Ci ho lavorato per due anni e mezzo. Ho letto tutti i libri che ho trovato su Berlino du- rante la Seconda Guerra Mondiale, ho studiato i file d'archivio origina- li dedicati alla Goldschlag e mi so- no avvalso della consulenza di tre storici. Ho fatto ricerche ad Ausch- witz, a Yad Vashem e ho passato - grande regalo per me - due mesi e mezzo con il sopravvissuto ai cam- pi Noah Klieger a Tei Aviv». Nonostante questo, le critiche e gli attacchi sono stati durissimi, tan- to che l'editor di Hanser Verlag, Flo- Per salvare i suoi, la mia protagonista aiuta i nazisti Per i tedeschi ricordare la Shoah è un dovere ran Kessler, si è sentito in obbligo di difendere il romanzo sui social in post dettagliati in cui ha sostenu- to che questo dibattito attraversa la letteratura dal 1945 e che persino A voce alta di Bernhard Schlink negli anni '90 ricevette le stesse accuse e poi divenne un film di straordina- rio successo. «Credo che il nostro dovere come tedeschi sia ricordare costantemente l'orrore della Shoah», ci ha spiegato a sua difesa Wiirger. «Per farlo, il dibattito è fon- damentale. Il mio romanzo parla di un periodo storico, il Nazismo, in cui in Germania non c'era libertà di parola: oggi invece i critici posso- no dire quel che vogliono e questo è un bene. Gli ultimi testimoni del- la Shoah stanno morendo e 4 adole- scenti tedeschi su 10 non sanno che Auschwitz-Birkenau era un campo di concentramento dove si uccidevano persone innocenti: ho 33 anni e uno dei modi che la mia generazione ha per fare i conti con tutto questo è la letteratura».
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  • ALBUM Mercoledì 30 gennaio 2019 il Giornale

    l'Intervista Roland SchimmelpfennigDavide Brullo

    imprevisto ha il vi-so inevitabile di«un lupo solitario»che «veniva da

    est» e In un chiaro, gelido matti-no di gennaio all'inizio del ven-tunesimo secolo - questo il titolodel romanzo edito da Fazi,pagg. 230, euro 18 - attraversa ilconfine polacco e punta versoBerlino. L'apparizione è media-nica, mediatica, ha la valuta diuna apocalisse - l'ultimo lupos'era visto oltre un secolo emezzo prima - e porta ilcaos, ineccepibile come 0tormento, selvaggio comeuna grazia, nell'esistenzafittizia di diverse perso-ne.

    Il primo romanzo diRoland Schimmelp-fennig, tra i grandidrammaturghi tede-schi contemporanei, è levi-gato e potente: il lupo, che tuttiintuiscono ma che nessuno af-ferra, s'inoltra come un morsonella vita di Tomasz, che lo scor-ge in autostrada, e che poco do-po scoprirà il tradimento dellasua donna; poi ci sono due ra-gazzi che scappano da casa, unpadre artista nel vortice del be-re che «cercava di disegnare ilviso di sua figlia, ma non ci riu-sciva», una madre depressa etutto un libro d'ore di perduti inqualche modo redenti dallacomparsa angelica della bestia.Verrebbe da sigillare il roman-zo - costruito per sketch cristalli-ni, già pronto per un film - con 'un distico di Giorgio Caproni,che all'improvvisa apparizionedi «una feroce Bestia» in un cal-lido villaggio ha dedicato l'ope-ra poetica più bella, // Conte diKevenhuller. «La Bestia che cer-cate voi,/ voi ci siete dentro», èl'illumuiazione di Caproni.Schimmelpfennig, che in Win-tersonnenwende, andato in sce-na con successo in mezza Euro-pa, ha esumato, nel mondo dioggi, un nazista spettrale, giurache nel suo libro non c'è metafi-sica. Eppure, quel lupo che siaggira in una Berlino livida dilivore e di caduta, ha la tensio-ne dell'agnello sacrificale.

    Ho letto una intervista cheha rilasciate al Guardian incui diceva, riferendosi allasua attività drammaturgica,che «il tempo è il nostro mae-stro». I tempi teatrali sonodiversi dai tempi narrativi:

    INSIDIAUn lupo solitario

    che si dirigeverso Berlino

    è la figurache domina

    di RclandSchimmelpfennig

    «Siamo tutti lupi solitaliche si perdononei loro fallimenti»// drammaturgo tedesco parla del suo primoromanzo. Che sembra scritto per il cinema

    come è nata l'idea del suo ro-manzo, attraverso quali stra-tegie l'ha condotta?«Questo è il mio primo ro-

    manzo, nel frattempo ne è natoun secondo, piuttosto diversodal primo. Non penso ci sia una"strategia", ma solo la necessitàe il desiderio profondo di lascia-re spazio al lettore: apro unoschermo vuoto che il lettorepuò riempire con la propria im-maginazione. Non mi piace da-re troppe informazioni. Non mipiace riempire uno spazio bian-co. In un certo modo, cerco undialogo tra il lettore e il testo. Iltempo è una questione compli-cata: ma quando leggiamo - osiamo a teatro - il tempo puòtrasformarsi in qualcosa di ma-gico».

    Cosa legge? Le interessa laletteratura contemporanea?

    Il teatro ha influenzato lascrittura del romanzo?«Leggo tutto ciò che riesco.

    Ho sempre letto almeno una de-cina di libri insieme. Letteratu-ra contemporanea come classi-ci. Il teatro mi ha influenzato, ècerto, ma stavo cercando unaprosa diversa dalla scrittura sce-nica. Il cinema ha avuto una in-fluenza possente. Più di tutti An-tonioni e Fellini. In altro modo,Coppola e Kaurismàki»

    La figura del lupo baluginain una Berlino cupa e metal-lica. Che cosa rappresenta illupo, forse un simbolo, qual-cosa di elusivo e di irrimedia-bile che i personaggi del ro-manzo inseguono senza riu-scire ad afferrare?«Il lupo, per me, non è un sim-

    bolo. Non è una metafora. Diper sé, porta a qualcosa di miti-

    co, ma, sinceramente, non eraquesto il mio intendimento pri-mario. Non c'è un "meta-livel-lo" nella storia. La storia raccon-ta di persone perdute. E di unlupo - che si è perso».

    In ogni scena del libro ci so-no uomini perduti o perden-ti che sono predati dalle om-bre: perché? Anche il lupo,in fondo, cerca una via di fu-ga-«Tutti i personaggi del libro

    stanno inseguendo qualcosa.Oppure sono inseguiti da qual-cuno. Anche 0 lupo, certo. Il lu-po rinchiude una intera cittànei suoi limiti».

    Lo sfondo del libro è una Ger-mania piena di contraddizio-ni esistenziali. In una intervi-sta relativa al suo Solstìziod'inverno ha detto di esserepreoccupato per l'insorgere

    II teatro :mi hainfluenzato

    ifome FellinièAntonionr

    Nazionalismo?Un concettoorrendofrutto di paurae testosterone

    di movimenti neonazisti.Qual è la sua idea di Germa-nia e di Europa?«Sono nato nel 1967 e, come

    tedesco, sono profondamentelegato all'idea di Europa. L'iceadi Europa rappre senta pace, va-lori, diversità, cultura. Èun'idea per cui dobbiamo lotta-re. L'idea di Europa ha apertola strada alla Germania post-na-zista. L'Europa è la miglior cosache abbiamo. Non c'è modo ditornare ai nazion alismi. Il nazio-nali mo è un concetto orrendo,superficiale, che prolifera gra-zie a un impasto di paura e te-stosterone, e non funzioneràmai, mai».

    Che rapporto ha, oggi, la Ger-mania con la sua storia?«Sono nato 22 anni dopo la

    fine della Seconda guerra, 22 an-ni dopo la liberazione di Aush-witz. Niente, in termini di tem-po e di storia. L'ombra dell'orro-re è vasta. Che oggi un partitonazionalista come l'Afd in Ger-mania cresca, mostra che alcu-ne persone non hanno capitonulla».

    Qual è il libro che le ha cam-biato la vita?«Domanda difficile. Non ce

    n'è solo uno. Guerra e pace diTolstoj. Gente di Dublino di Joy-ce, che mi ha folgorato comeun lampo. Poi, certamente, //giovane Holden. E // tamburo dilatta. Le poesie di Anne Sex-ton».

    Stefania Vitulli

    n oltraggio, un insulto,un'offesa profonda» e

    J anche «II simbolo ciun'industria culturale che sembraaver perduto ogni riferimento eticoed estetico, se mette in commercioun libro del genere come validocontributo alla memoria dellaShoah», secondo il SùddeutscheZei-tung. Secondo DieZeit: «Un abomi-nio scritto come un libro per bambi-ni, un romanzo zeppo di cliché nar-rativi». E mentre per la radio pubbli-ca Deutschlandjunk si tratta di «Ho-locaust kitsch», 0 Frankfurter Allge-meine Zeitung si chiede: «A che pròquesta storia nazi for dummies?».Insomma, dire dibattito è poco: inGermania il romanzo di TakisWiirger, Stella (Feltrinelli, pagg.192, euro 16, trad. Nicoletta Gia-con), uscito l'il gennaio per la pre-stigiosa Hanser Verlag, non ha avu-to certo la stessa fortuna che da noiebbe Le assaggiataci di Rosella Po-

    LA POLEMICA SUL nomi lo DI WUÌGEÌ

    «Stella» vuole oscurare la Stella di David?Così la Germania rivive l'incubo hitlerianoReazioni indignate al libro ispirato alle vicende della famiglia Goldschlagstorino. Anzi: si è trasformato inuna bomba nel milieu mediaticoimpegnato nella preparazione del-la Giornata della Memoria. Ma co-

    . me è nata questa storia?«Due anni e mezzo fa, sono anda-

    to con un amico a vedere il musicalCabaret, a Berlino», ci ha racconta-to D reporter di inchiesta TakisWiirger, oggi allo Spiegel, classe1985, al suo secondo romanzo.«Poi ci siamo fatti una birra riflet-tendo su come terrore e bellezza sistiano accanto in quella pièce. E ilmio amico disse: "Proprio comenella vita di Stella Goldschlag". Stel-la era una giovane ebrea che vivevaa Berlino durante la Shoah. Era in-

    telligente, amava la letteratura, lamusica, le arti e gli uomini. Nel1943 la Gestapo la arrestò e inflissea lei e ai suoi genitori una scelta:lavorare per i nazisti e dare la cac-cia agli ebrei tedeschi o veder mori-re i suoi genitori ad Auschwitz. E leiscelse: è responsabile della mortedi centinaia di persone».

    Nel romanzo di Wiirger, il perso-naggio di Kristin è ispirato a Stella:giovane, bella, coraggiosa, colta,spiritosa. E con un terribile segreto.Fritz, il deuteragonista, proverà acomprenderla: giovane, timido, diorigini svizzere e appena arrivato aBerlino, nel 1942. Lui e Stella si di-vertiranno, si esploreranno e poi lei

    sparirà, per tornare con evidenti se-gni di torture. Wiirger sostiene diessersi documentato a fondo perscrivere il romanzo: «Ci ho lavoratoper due anni e mezzo. Ho letto tuttii libri che ho trovato su Berlino du-rante la Seconda Guerra Mondiale,ho studiato i file d'archivio origina-li dedicati alla Goldschlag e mi so-no avvalso della consulenza di trestorici. Ho fatto ricerche ad Ausch-witz, a Yad Vashem e ho passato -grande regalo per me - due mesi emezzo con il sopravvissuto ai cam-pi Noah Klieger a Tei Aviv».

    Nonostante questo, le critiche egli attacchi sono stati durissimi, tan-to che l'editor di Hanser Verlag, Flo-

    Per salvarei suoi, la miaprotagonistaaiuta i nazisti

    Per i tedeschiricordarela Shoahè un dovere

    ran Kessler, si è sentito in obbligodi difendere il romanzo sui socialin post dettagliati in cui ha sostenu-to che questo dibattito attraversa laletteratura dal 1945 e che persino Avoce alta di Bernhard Schlink neglianni '90 ricevette le stesse accuse epoi divenne un film di straordina-rio successo. «Credo che il nostrodovere come tedeschi sia ricordarecostantemente l'orrore dellaShoah», ci ha spiegato a sua difesaWiirger. «Per farlo, il dibattito è fon-damentale. Il mio romanzo parla diun periodo storico, il Nazismo, incui in Germania non c'era libertàdi parola: oggi invece i critici posso-no dire quel che vogliono e questoè un bene. Gli ultimi testimoni del-la Shoah stanno morendo e 4 adole-scenti tedeschi su 10 non sannoche Auschwitz-Birkenau era uncampo di concentramento dove siuccidevano persone innocenti: ho33 anni e uno dei modi che la miagenerazione ha per fare i conti contutto questo è la letteratura».


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