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capire e salvare la biOdiversità
Anno III - n. 4 - luglio/agosto 2010 - € 16.25 - Poste italiane SpaSpedizione in abb. Postale - D.L. 353/2003(conv. in L. 27/02/2004) art. 1
comma 1 DCB Milano - Autorizzazione Tribunale di Milano n. 103 del 12/2/2008
OrganO ufficiale dell’ugl federazione nazionale corpo forestale dello stato
il dibattitO
nucleare, l’atomo
della discordia
sicurezza alimentare
tra frodi e sofisticazioni
come leggere l’etichetta
manifestaziOni
giornata della bicicletta:
evento da incorniciare
n.4 luglio/agosto
QuestO prOdOttO è cOmpletamente biO-degradabile e riciclabile, nel pienO rispettO dell’ambiente
giancarlO galan
nuovo ministro
delle politiche agricole
alimentari e forestali
N. 4 - - pag. 3
sommario 4 - Editoriale Manovra correttiva del Governo: l'Ugl chiede di alleggerire il peso sui dipendenti pubblici
6 - Focus - Capire l’importanza della biodiversità
- Valenze poliedriche del paesaggio e tutela dei boschi e foreste: la necessità di azioni concrete
14 - Il dibattito Nucleare, l’atomo della discordia 16 - Nuovi provvedimenti Sicurezza alimentare, al via le nuove linee di indirizzo per la ristorazione scolastica
18 - Sicurezza alimentare Le frodi e le sofisticazioni alimentari: come leggere l'etichetta
20 - Manifestazioni Giornata nazionale della bicicletta: un evento da incorniciare
22 - Cronache Riapre il Centro Recupero Animali Selvatici WWF - Ripa Bianca di Jesi
24 - Scoprire il territorio Lazio, il Parco Regionale dei Monti Aurunci
26 - Curiosità Chi è San Giovanni Gualberto, il Patrono dei Forestali
28 - Sindacali - Il primo maggio l'Ugl a fianco dei manifestanti a Pomigliano d'Arco
- Comunicati
editoriale
N. 4 - - pag. 4
MANOVRA CORRETTIVA DEL GOVERNO: L’UGL CHIEDE DI ALLEGGERIRE IL PESO SUI DIPENDENTI PUBBLICIdi Danilo Scipio / Segretario Nazionale UGL-CFS
Doveroso tagliare gli sprechi ma gli interventi indisciminati previsti dal Governo avranno effetti devastanti anche sul comparto sicurezza
L’Unione Generale del
Lavoro, nella consape-
volezza della difficile
congiuntura economica
e finanziaria che l’Euro-
pa e il nostro Paese stanno vivendo,
ha convenuto pubblicamente sulla
necessità di una manovra correttiva
in grado di consolidare la tenuta dei
conti pubblici senza però per questo
derogare dal primario obiettivo dello
sviluppo dell’economia e della coesio-
ne sociale attraverso la promozione
dei valori della solidarietà, dell’unità
nazionale, della partecipazione, della
tutela del lavoro e della famiglia.
Se la prima preoccupazione del Go-
verno è quella di
correggere il deficit
pubblico attraverso
una severa manovra
correttiva, l’Unione
Generale del Lavoro
non ha comunque in-
tenzione di abdicare
al proprio ruolo d’interprete dei biso-
gni sociali ed economici di milioni di
cittadini e di famiglie le cui speranze
non possono essere sacrificate dalle
pur importanti necessità di bilancio.
E l’U.G.L. è convinta che, anche in una
difficile congiuntura economica, sia
possibile guardare ad una maggiore
tutela dei redditi da lavoro attraverso
la progressiva introduzione del prin-
cipio del “quoziente familiare”, che
superi l’ormai inadeguato concetto di
reddito individuale introdotto nella ri-
forma del 1973 e fonte di disparità tra
i contribuenti con o senza famiglia a
carico.
È senz’altro doveroso colpire gli spre-
chi, occorre però evitare di penaliz-
zare i più deboli: i lavoratori dipen-
denti, gli anziani, i giovani, le donne,
che ancora oggi per mancanza di
servizi alla famiglia, sono in taluni casi
costrette a scegliere fra maternità e
lavoro. In tale ottica di maggiore re-
sponsabilità, le annunciate misure di
riduzione della spesa da parte di im-
portanti organi dello Stato, oltre che
dei costi della politica e degli appa-
rati amministrativi e politici in genere,
sono un segnale importante.
Ma i tagli indiscriminati e lineari del
10% applicati a tutti i Ministeri, riguar-
deranno anche il comparto sicurezza,
così come il congelamento dei rinno-
vi contrattuali colpirà anche i dipen-
denti del settore. A ciò, si deve ag-
giungere il blocco degli scatti e degli
automatismi di progressione di carrie-
ra del personale, senza possibilità di
recupero, oltre allo slittamento di un
eventuale quanto utopistico riordino
delle carriere.
Gli effetti della manovra correttiva sui
dipendenti pubblici
e sugli operatori di
polizia, in partico-
lare, avranno effetti
potenzialmente de-
vastanti. Le notizie
allarmanti sulla cor-
responsione dell’in-
dennità di buonuscita, la chiusura di
alcune delle finestre per il pensiona-
mento, lo slittamento di 12 mesi del
trattamento pensionistico per coloro
che maturano il requisito per l’acces-
La richiesta dell’U.G.L. è quindi quella di riequilibrare il peso della manovra, alleggerendo il carico sui lavoratori
pubblici e sul ceto medio più in generale, che vive di reddito e paga sempre le tasse, unitamente
all’introduzione, seppur graduale del quoziente familiare
N. 4 - - pag. 5
so al pensionamento, sia esso per an-
zianità o vecchiaia, nel 2011, stanno
accelerando la “fuga” dei colleghi che
potrebbero essere colpiti dalla scure
della manovra. E queste cospicue ri-
duzioni d’organico non saranno pur-
troppo rimpiazzate da un opportuno
turn-over.
Il congelamento delle retribuzioni avrà
conseguenze anche sul trattamento
economico accessorio.
Il trattamento economi-
co complessivo, infatti,
nel periodo 2011/2013
non potrà essere supe-
riore a quello percepito nel 2010.
Questo potrebbe voler dire mancata
corresponsione di straordinari, servizi
esterni, indennità di ordine pubblico,
fondo efficienza almeno per la quota
eccedente il compenso totale perce-
pito nell’anno di riferimento (2010). Il
taglio dei premi produttività, inoltre,
renderà vana la riforma della pubbli-
ca amministrazione, fortemente volu-
ta dal Governo, sacrificata alla logica
dei tagli orizzontali.
La richiesta, forte, dell’U.G.L. è quin-
di quella di riequilibrare il peso della
manovra, alleggerendo il carico sui
lavoratori pubblici e sul ceto medio
più in generale, che vive di reddito
e paga sempre le tasse, unitamente
all’introduzione, seppur graduale del
quoziente familiare.
Da circa quindici anni, gli operatori
della sicurezza e difesa attendono in-
vano la realizzazione di un intervento
legislativo o, in alternativa dell’attiva-
zione della previdenza complemen-
tare che possa dare concretezza alla
specificità lavorativa degli operatori
del Comparto, da oltre due anni in at-
tesa di rinnovo del contratto scaduto
nel 2008.
Nonostante le ripetute disillusioni, le
organizzazioni sindacali hanno sem-
pre mantenuto un profilo d’azione
pacato e coerente, di-
mostrando una particola-
re sensibilità istituzionale
anche nel rivendicare le
legittime aspirazioni del
personale rappresentato.
La stagione delle “pacche sulle spalle”,
però, è finita. •
Gli effetti della manovra correttiva sui dipendenti pubblici e sugli operatori di polizia, in particolare,
avranno effetti potenzialmente devastanti
N. 4 - - pag. 6
focus
CAPIRE L’IMPORTANZA DELLA BIODIVERSITàA cura della Segreteria Nazionale UGL-CFS
Il 22 Maggio si è celebrata in tutto il mondo la Giornata Mondiale proclamata dalle Nazioni Unite nel 1992. Ad oggi ben 187 paesi hanno aderito alla convenzione. In Italia, innumerevoli sono state le conferenze
e gli appuntamenti per questa occasione di riflessione. Abbiamo deciso di offrire ai nostri lettori una panoramica sulla delicata tematica
Che cos’è
Il termine “biodiversità” sta ad indicare
la diversità di tutte le forme di vita sulla
Terra, sia animali che vegetali, visibili e
invisibili.
La diversità biologica è frutto di una
evoluzione di più di tre miliardi di
anni e l’umanità ha il dovere mora-
le di preservarla per le generazioni
future. Non è possibile, infatti, re-
cuperare o ricostituire una specie
scomparsa.
La principale causa di perdita della
diversità è rinvenibile nella distruzio-
ne degli ecosistemi tropicali a segui-
to della crescente deforestazione
che, se non verrà fermata al più pre-
sto, si stima porterà ad una perdita
compresa tra il 5 e il 10% delle spe-
cie viventi. Altre cause di riduzione
della biodiversità sono rinvenibili
negli inquinamenti ambientali, nelle
pratiche intensive di produzione di
animali e vegetali, nell’urbanizzazio-
ne eccessiva e nella crescita incon-
trollata della popolazione mondiale.
Anche l’introduzione nell’ambiente
di organismi geneticamente modifi-
cati potrebbe causare una diminu-
zione della diversità biologica.
Per preservare la biodiversità esistono due possibili approcci complementari:
- le piante e gli animali che si voglio-no conservare restano nel loro am-biente naturale (in situ);
- le piante e gli animali sono conser-vati nella forma di “banche di geni” al di fuori del loro habitat naturale (ex situ).
I dati italiani
Il 15 aprile scorso, nell’ambito della
celebrazione di questa ricorrenza, è
stato presentato l’Annuario dei Dati
Ambientali a cura dell’ISPRA, l’Istitu-
to Superiore per la Protezione e la
Ricerca Ambientale. Nel corso della
presentazione si è discusso, in par-
ticolare, di minacce alla biodiversità,
rischio sismico e franoso, aumento
della temperatura media, ma anche
di crescita del patrimonio forestale.
La perdita della biodiversità procede
a ritmi senza precedenti. In aumento
il numero di specie a “rischio estin-
zione” nel nostro Paese, ritenuto il
custode del maggior numero, in Eu-
ropa, di specie animali.
Pressoché dimezzate, in 25 anni, 33
varietà di uccelli tipiche degli am-
bienti agricoli. Tra queste, l’Allodola,
il Balestruccio, la Rondine.
Il 23% degli uccelli e il 15% dei mam-
miferi, infatti, rischia di scomparire
per sempre: la percentuale di spe-
cie minacciate di vertebrati oscilla in
media, a seconda dei diversi autori,
Stock-xchng
N. 4 - - pag. 7
tra il 47,5% e il 68,4%. In cima all’in-
fausta classifica, i pesci d’acqua dol-
ce, i rettili e gli anfibi. Questi ultimi
presentano in assoluto la situazione
più critica, con un 66% di specie for-
temente a rischio estinzione.
Le minacce alla biodiversità non ri-
sparmiano neanche le specie vege-
tali: il 15% delle piante superiori e
N. 4 - - pag. 8
focusil 40% delle piante inferiori sono in
pericolo. Tuttavia, le conoscenze in
merito alle entità vegetali sono an-
cora incomplete, ma si stima che a
rischio siano 772 specie di epatiche,
muschi e licheni e 1.020 piante va-
scolari. Dati, questi, su cui riflettere
con urgenza, come dimostrato dalla
volontà delle Nazioni Unite di pro-
clamare proprio per il 2010 l’Anno
Internazionale della Biodiversità.
Una scelta nata anche dalla consa-
pevolezza delle responsabilità uma-
ne: la minaccia primaria è, infatti,
rappresentata proprio dalle attività
dell’uomo e dalla crescente richiesta
di risorse naturali e di servizi ecosi-
stemici.
La trasformazione degli habitat, inol-
tre, minaccia il 50,5% delle specie
animali vertebrate ma tra le cause
di questo depauperamento ci sono
anche il bracconaggio e la pesca il-
legale. E, inoltre, le attività agricole,
responsabili dell’inquinamento delle
acque, della perdita di stabilità dei
suoli, dell’aumento dell’effetto ser-
ra. Complice anche un uso a volte
irrazionale di fertilizzanti e prodotti
fitosanitari.
Sempre più accentuati, inoltre, il
fenomeno dell’erosione costiera,
la desertificazione, la fusione dei
ghiacciai, la riduzione della quantità
e qualità delle risorse idriche, i rischi
per la salute umana, il dissesto idro-
geologico.
L’innalzamento del mare, se pur mo-
desto, e l’acuirsi di fenomeni come
le mareggiate, aggrediscono gli am-
bienti marino-costieri.
In particolare, alcune aree di piana
costiera depresse (circa 1.400 km di
sviluppo lineare) potrebbero essere
inondate, mentre le coste basse e
sabbiose (circa 4.000 km) potrebbe-
ro essere soggette a forte erosione,
con infiltrazioni di acqua salata nelle
falde di acqua dolce.
Per contro, un dato positivo: se-
gnalato un fenomeno espansivo del
patrimonio forestale nazionale, sti-
mato in circa 5.500 ettari all’anno.
In crescita anche le ZPS, le Zone di
Protezione Speciale (oggi 597, pari
al 14,5% del territorio nazionale) e i
Siti di Importanza Comunitaria (SIC),
pari a 2.228 e corrispondenti al 15%
della superficie italiana.
Oltre agli ambienti naturali e se-minaturali propriamente detti, in Italia si registra un trend positivo anche per quanto riguarda il verde urbano, con riferimento ai comuni capoluoghi di provincia. La densi-
tà media di verde urbano, infatti, è
passata dal 7,8% del 2000 all’8,3%
del 2008 mentre la disponibilità pro
capite media è cresciuta, da 88,40
metri quadri per abitante a 93,60.
Infine una finestra sui rischi sismi-
co e geologico - idraulico, che nel
periodo 2008 - 2009 si sono mani-
festati in modo straordinario. Tre gli
eventi che hanno superato la soglia
di magnitudo locale 5: quello della
costa calabra ha avuto una profon-
dità ipocentrale molto elevata e non
ha procurato danni; quelli avvenuti
nell’area del Frignano, con alcuni
danni a chiese e campanili e, infine, i
rilevanti eventi nella zona de L’Aqui-
la. I picchi di intensità, oggi sappia-
mo, sono stati causati da una parti-
colare vulnerabilità sismica associata
alla presenza di sedimenti alluvio-
nali recenti non consolidati. E sono
le caratteristiche geomorfologiche
del territorio italiano a determinare,
inoltre, una forte esposizione al ri-
schio frane, come testimoniato dai
censimenti dell’ISPRA che, grazie
al Progetto IFFI, ha individuato più
di 485.000 frane, che interessano
un’area di oltre 20.700 km2, pari al
6,9% della penisola. Ben 5.708 i co-
muni italiani interessati da frane, pari
al 70,5% del totale.
Il ruolo del corpo forestale dello stato
Il Corpo Forestale dello Stato - con il
Servio Ufficio Biodiversità - svolge un’
intensa attività in tale ambito.
Più precisamente l’Ufficio, istituito
nel 2005 ed erede dell’Azienda di
Stato per le foreste demaniali, svolge
le seguenti attività:
- tutela e salvaguardia delle riserve
naturali dello Stato e delle altre aree
di interesse naturalistico attraverso
la realizzazione di interventi e attivi-
tà sperimentali di studio e di ricerca
volti al miglioramento e alla conser-
vazione della biodiversità animale e
vegetale;
- sviluppo di attività di ricerca scien-
tifica e di programmi finalizzati allo
studio ed alla conservazione della
biodiversità anche in sintonia con
le attività dei Centri nazionali per lo
studio e la conservazione della bio-
diversità forestale o con riferimento
ad attività di tutela di specie di ani-
mali selvatici minacciate o di razze
autoctone in pericolo di estinzione;
- sviluppo di specifici programmi di
divulgazione e di educazione am-
bientale anche attraverso azioni
condivise di carattere informativo;
- supporto logistico alle attività isti-
tuzionali del Corpo forestale dello
N. 4 - - pag. 9
«La Biodiversità è
uno dei valori cui
dobbiamo tene-
re di più perché,
quando non di-
ventano scelte
ideologicamente
orientate, il tema
della Biodiversità
rappresenta una
materia univer-
sale. Un valore
da rispettare, da
valorizzare e da
promuovere so-
prattutto tra le giovani generazioni».
Così il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Giancarlo
Galan, commenta il progetto rural4kids, un laboratorio evento sul tema
della biodiversità, che il 21 maggio all’Auditorium di Roma, ha riunito le
scuole e gli operatori del settore.
“I bambini raccontano la biodiversità” è un’iniziativa del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e della Rete rurale, volta ad illustrare ai bambini come dietro un patrimonio ambientale e naturale ben preservato c’è spesso l’azione dell’uomo, che attraverso il suo la-
voro consente di mantenere quei beni collettivi di primaria importanza
propri dei nostri territori rurali. Nel campo della biodiversità, l’agricoltura
ha un ruolo fondamentale, sia per la conservazione in azienda delle spe-
cie vegetali e delle razze animali in via d’estinzione, sia per il contributo al
mantenimento e al ripristino di habitat ad alta valenza naturale.
Stato sia in generale che con riferi-
mento particolare a quelle dei re-
parti a cavallo, dei gruppi cinofili e
del soccorso alpino;
- conservazione e manutenzione
del patrimonio immobiliare ammini-
strato.
Diversi sono i progetti e le iniziative
in cui è impegnato il servizio:
• Progetto LIFE-Natura “Tutela di siti
NATURA 2000 gestiti dal Corpo fore-
stale dello Stato”. Il progetto preve-
de azioni per incrementarne il grado
di tutela per la conservazione della
biodiversità tramite una riqualifica-
zione degli ambienti vitali, finalizzata
alla rinaturalizzazione di aree fore-
stali mediante interventi selvicoltura-
li orientati a massimizzare l’eteroge-
neità degli ecosistemi.
• Iniziative volte alla tutela di specie
di particolare rilevanza naturalistica,
quali: la Lontra, il Lupo, il Grifone,
l’Orso bruno marsicano.
• Collaborazioni con diverse realtà
associative, che operano sul territo-
rio, e con gli istituti scolastici, per la
creazione di sinergie utili alla diffu-
sione della cultura ambientale anche
attraverso manifestazioni sportive o
eventi culturali. Supporto e parte-
cipazione ai programmi di scambio
culturale con il Parco del Virunga
(Repubblica Democratica del Con-
go), Parchi Ucraini e la Wayne State
University di Detroit (USA).
• Iniziative volte alla conservazio-
ne, salvaguardia e promozione della
biodiversità animale. Particolare at-
tenzione all’allevamento equino con
finalità di salvaguardia della biodiver-
sità delle razze e con il compito di
produrre soggetti idonei per il servi-
GIANCARLO GALAN, NEO MINISTRO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI,
INTERVIENE SULLA BIODIVERSITà
Giancarlo Galan
zio d’istituto a cavallo.
• Azioni dirette alla salvaguardia del-
la diversità biologica vegetale anche
attraverso l’individuazione, la raccol-
ta, l’allestimento e la selezione di se-
menti forestali, arboree ed arbustive
tipiche degli ambienti e degli ecoti-
pi locali italiani, grazie al potenzia-
mento dei due Centri nazionali per
la biodiversità forestale di Pieve S.
Stefano e Peri (VR) che gestiscono
gli unici complessi specializzati nella
produzione di sementi forestali sele-
zionate esistenti in Italia. •
N. 4 - - pag. 10
focusVALENZE POLIEDRICHE DEL PAESAGGIO E TUTELA DI BOSCHI E FORESTE: LA NECESSITà DI AZIONI CONCRETE
Il territorio italiano è caratte-
rizzato da valenze poliedriche
della Biodiversità e da uno stra-
ordinario paesaggio in parte
qualificato dalla copertura di
boschi e foreste pari a circa un ter-
zo della superficie nazionale e per la
maggior parte è sottoposta a vincoli di
differente complessità.
Boschi e foreste costituisco mirabili ecosistemi che forniscono beni, ser-vizi, benessere fisico e spirituale per l’Uomo; contribuiscono all’armonia dell’ambiente ed arricchiscono di scenari multiformi il paesaggio di va-sti territori. La collettività, infatti usu-
fruisce: di salvaguardia
della biodiversità, dife-
sa del suolo e del pa-
esaggio, conservazione
delle risorse idriche,
contrasto alla deserti-
ficazione, produzione
di legno e di biomassa
per energia, mitigazio-
ne dei cambiamenti cli-
matici; i boschi risulta-
no, inoltre, insostituibili
serbatoi di carbonio e
presentano altre va-
lenze per l’evapotra-
spirazione; inoltre, la
foresta è un elemento
di Donato Forenza / Centro Studi UGL-CFS
La conservazione e il miglioramento dei boschi e del paesaggio richiedono interventi diretti da parte dei responsabili della politica territoriale
e forestale del nostro Paese e dell’Europa
fondamentale nell’equilibrio climatico
globale.
Le superfici forestali del pianeta con-
tribuiscono alla riduzione dei gas serra
dell’atmosfera (protocollo di Kyoto,
adottato dall’Italia); è necessario, per-
tanto, rispettare gli impegni interna-
zionali del Protocollo di Kyoto. Biso-
gna attuare il “Registro nazionale dei
serbatoi agroforestali del carbonio” e
agevolare, nelle emission trading (af-
ferenti ai crediti di carbonio) le attività
forestali dei privati con opportuni cri-
teri di Gestione Forestale Sostenibile
(GFS).
Boschi e foreste sono Beni Cultura-
li ( D. L.vo 42/2004) e quindi come
tali vanno tutelati. Oltre al rispetto di
tutti gli altri innumerevoli vincoli (sal-
vaguardia ambientale; idrogeologico,
paesaggistico; naturalistico, urbanisti-
co, inquinamenti, etc.) l’ecosistema
bosco è una poliedrica entità che ha
valore di relazione polisemica. Tratta-
si, pertanto, di un soggetto capace di
meritoria attenzione anche mediante
la creazione di un “Osservatorio di
Bioetica e Qualità della Vita”.
La tutela della foresta deve diventa-re un bene insostituibile per l’uma-nità. La foresta è un bene biologico
dell’Uomo che va tu-telato, conservato e difeso in analogia del-le Difesa antropica ed ecosistemica olistica,
in connubio al Diritto
forestale, ambientale
e paesaggistico per
consentire la fruibili-
tà ecosostenibile alle
future generazioni; la
valorizzazione della
produttività del bosco
deve essere pianificata
con i principi armonici
della Gestione Foresta-
le Sostenibile (GFS) e
Stock-xchng
Stock-xchng
N. 4 - - pag. 11
richiede una previsione di Politica Fo-
restale decennale per la Valorizzazio-
ne Integrata del paesaggio-ambiente
afferente allo straordinario patrimonio
forestale italiano, dotato di una ecce-
zionale biodiversità presente dall’am-
biente alpino a quello mediterraneo.
I Comuni italiani, gli organismi statali e
la CEE devono svolgere azioni e attivi-
tà dalla scala locale a quella europea
per la tutela del paesaggio agricolo,
forestale e urbano-rurale in modo in-
tegrato come “sistema-continnuum”;
occorre, pertanto, far svolgere una ca-
pillare attività di Educazione Ambien-
tale Strategica per la valorizzazione
del patrimonio forestale italiano ed
europeo, fondamento assiomatico di
dimensioni biosferiche, spirituali, pa-
esaggistiche, turistiche, economiche,
sociali, storici e culturali tipici dei luo-
ghi e caratterizzanti il genius loci.
La Pianificazione territoriale ecologi-ca, la Pianificazione Paesaggistica in-tegrata in connubio alla Selvicoltura sistemica, possono in sinergia con la Pianificazione forestale creare le basi spazio- temporali per una corretta ap-plicazione della GFS; inoltre, occor-
re: - interpretare il dinamismo naturale
degli ecosistemi forestali, e garantire
la gestione sostenibile integrata; - in-
tegrare una visione bosco-paesaggio,
foresta-ambiente e ambiente-città; -
ampliare la dinamica della Forestazio-
ne urbano-territoriale. La protezione
degli ecosistemi boscati è necessaria
per la valorizzazione dei fattori pae-
saggistici, naturalistici, culturali e ricre-
ativo anche nel tessuto urbano e negli
ambienti periurbani. Va infine ribadito
che l’approccio ecologico, economi-
co e sociale, deve salvaguardare le
risorse genetiche e il rischio di inqui-
namento biologico.
Il concetto di “Bosco urbano e qualità
della vita” può innescare validi principi
di benessere e salute per i cittadini ed
alleggerire l’impatto sugli ecosistemi
forestali.
La complessa fenomenologia afferente
alla Pianificazione della difesa dagli in-
cendi boschivi e agro-forestali è pena-
lizzata: - dall’esodo dalle zone rurali;
- dall’abbandono di circa la metà dei
territori boscati italiani; - dalla diffusio-
N. 4 - - pag. 12
focusne di agenti patogeni quali funghi ed
insetti. Nella Protezione dagli incendi
boschivi deve essere inculcata la Cul-
tura della protezione del Paesaggio
mediante l’Educazione Ambientale, la
prevenzione selvicolturale, il poten-
ziamento del telerilevamento e della
modellistica di diffusione del fronte
delle fiamme; di modelli di comporta-
mento del fuoco; studi sugli effetti del
fuoco sui sistemi ecologici, economici
e sociali.
In molti territori si riscontra un rilevan-
te impatto ambientale e paesaggistico
derivante dall’uso irrazionale del pa-
scolo in bosco, talvolta causato da un
eccessivo esercizio di zone montane
e collinari, che ha innescato degrado
di boschi e inferto depauperamen-
to ecologico e frammentazione della
texture vegetazionale anche derivanti
dagli incendi; è opportuno che le re-
gioni e la Ricerca scientifica prevedano
normative e soluzioni ecologiche per
permettere metodi differenti di uso
del pascolo per consentire l’equilibrio
ecosistemico e la salvaguardia della
foresta nel rapporto Uomo-ambiente-
animali.
Va comunque osservato che la pro-
duzione forestale e le attività corre-
late svolgono un ruolo positivo sullo
sviluppo di alcuni settori (costruzioni
in legno, edilizia, pannelli, industria
cartaria, riciclo, energia, etc.), forni-
scono occupazionalità (oltre 300.000
addetti) e costituiscono lo 0.9% del
prodotto interno lordo. è opportuno, pertanto, una nuova visione sistemi-ca del mondo e del rapporto uomo-paesaggio. La visione sistemica deve percepire nuove interconnessioni tra le persone, tra persone e paesaggio;
bisogna superare le barriere tra le per-
sone; occorre valorizzare la comunità
e le totalità, sia nel mondo umano che
nel mondo naturale. La visione siste-
mica induce la biodiversità delle cul-
ture antropiche e delle società e le
considera come tutte potenzialmente
valide, ed effettua una classificazione
in base alla loro resilienza alla sosteni-
bilità e alla capacità di retroazioni alla
vulnerabilità ambientale.
L’incanto della natura va difeso e tute-
lato. In tale valenza assiomatica è no-
tevole la misura dell’impegno del CFS
che storicamente svolge mirabilmente.
I boschi e foreste e le riserve naturali
costituiscono straordinari paesaggi ed
ecosistemi-laboratori di conoscenza e
di ricerca e sono luoghi di interessante
attività per l’Educazione Ambientale.
Infine, da questi brevi cenni, si evince
che è necessario implementare Piani
per la protezione delle foreste e del
paesaggio adottando la Pianificazione
territoriale sistemica per la conserva-
zione della biodiversità, realizzando
misure di prevenzione dei danni bio-
tici e abiotici, ed il potenziamento
della ricerca innovativa e della forma-
zione avanzata nei settori della Difesa
ambientale, paesaggistica e della Dife-
sa dell’Uomo dai rischi ambientali.
CONCLUSIONI• si sostenga la formazione universi-
taria, anche in una logica di rete, con
l’istituzione di centri di eccellenza e la
creazione di scuole di specializzazio-
ne; le Regioni e le Province Autonome
promuovano la formazione tecnico-
professionale, l’educazione ambien-
tale e l’imprenditorialità giovanile in
campo forestale;
• sia finanziata la ricerca innovativa,
integrando la ricerca universitaria e
quella delle altre strutture nazionali ed
europee, anche alla luce dell’agenda
strategica Forest-based Sector Tech-
nology Platform dell’Unione Europea;
• per la conservazione delle risorse
idriche sia promosso un coordina-
mento a livello nazionale e locale per
realizzare nei bacini di captazione
interventi selvicolturali al fine di con-
seguire anche una maggiore efficacia
sulla regimazione idrica;
• si garantisca agli operatori del set-
tore forestale continuità di impiego,
riconoscimento della specifica figura
giuridica, dignità professionale, forma-
zione adeguata e sicurezza sul lavoro,
coinvolgendo anche le associazioni di
categoria;
• si incrementi l’associazionismo fore-
stale per superare i problemi connessi
BigFoto
N. 4 - - pag. 13
alle ridotte dimensioni della proprietà
forestale e i conseguenti problemi di
organizzazione del lavoro;
• si sostenga la filiera bosco-legno in
tutte le sue fasi, con particolare rife-
rimento alle filiere “corte”, anche at-
traverso la certificazione di processo
e dei prodotti forestali;
• sia favorita la detassazione degli in-
terventi selvicolturali, l’incentivazione
e il sostegno finanziario per le azioni
di miglioramento del bosco anche con
forme di remunerazione a favore della
proprietà forestale, in quanto produt-
trice di servizi ambientali di pubblico
interesse;
• sia data piena attuazione alle nor-
mative che riguardano l’istituzione e il
funzionamento delle aree protette e
della rete Natura 2000, favorendo il
coinvolgimento di tutti i portatori di
interesse e il riconoscimento dell’im-
portanza delle tradizioni locali;
• si promuova la gestione integrata
bosco-fauna, nella consapevolezza
che la fauna selvatica è componente
essenziale degli ecosistemi forestali;
1. si promuova una politica forestale
che dia un reale sostegno al bosco,
con particolare riferimento alle aree
di montagna e a quelle disagiate, alla
selvicoltura sistemica, alla gestione
sostenibile, alla filiera del legno e alla
realizzazione di piantagioni per arbo-
ricoltura da legno anche ai fini della
produzione di biomasse per energia,
attraverso l’esecuzione di piani terri-
toriali;
2. si prenda in considerazione il settore
foreste nella politica ambientale, nella
politica della salute pubblica e in quella
del turismo, con particolare riferimento
alla conservazione del suolo, alla miti-
gazione dei cambiamenti climatici e ai
processi di desertificazione;
3. sia reso operativo e adeguatamente
finanziato il Programma Quadro per il
Settore Forestale (PQSF), redatto alla
luce degli accordi internazionali sulle
foreste, con particolare riferimento al
Forest Action Plan e con la prescrizio-
ne di misure per la pianificazione fo-
restale;
4. vengano potenziate le strutture
preposte ai settori forestali comuni-
tari e internazionali al fine di assicura-
re la presenza costante e qualificata
dell’Italia in tali sedi;
5. sia creata a livello centrale una strut-
tura permanente deputata al monito-
raggio delle risorse forestali italiane se-
condo principi e modalità raccordate
con quelle definite a livello europeo;
6. sia promossa l’attività selvicolturale
per la gestione forestale sostenibile,
la tutela dei boschi soggetti a vincoli
naturalistici, la salvaguardia della bio-
diversità e con essa le risorse geneti-
che, l’incentivazione della produzione
legnosa e non, la valorizzazione delle
esternalità proprie della multifunzio-
nalità del bosco, la salvaguardia del
paesaggio e il sostegno alla proprietà
forestale;
7. venga potenziato l’Osservatorio
nazionale del mercato dei prodotti e
dei servizi forestali previsto dal D.Lgs.
227/2001, per valorizzare i servizi pub-
blici del bosco e il coordinamento del
quadro normativo, gli aspetti inerenti
le competenze forestali e ambientali,
agevolando l’incontro tra domanda e
offerta;
8. siano rafforzati gli strumenti di coor-
dinamento tra le autorità centrali dello
Stato, le Regioni e le Province Autono-
me al fine di migliorarne l’azione nor-
mativa, di programma e di piano per
lo sviluppo della selvicoltura, coinvol-
gendo le associazioni di categoria al
fine di elaborare strategie operative
condivise. •
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N. 4 - - pag. 14
il dibattito
L’ATOMO DELLA DISCORDIA
di Fabio Lancianese / Agente Corpo Forestale
L’Italia si riaffaccia al nucleare tra sentimenti contrastanti e dati incerti
Sembra proprio che que-
sta volta si faccia sul se-
rio. Dopo innumerevoli
proposte rimaste al livello
di slogan politici o chiac-
chiere da bar, e con un ritardo di circa
trent’anni rispetto ai Paesi che nel nu-
cleare hanno sempre creduto, anche
l’Italia si predispone allo sfruttamento
dell’energia prodotta dalla fissione ato-
mica, in forza di un piano governativo
che ne prevede la piena operatività a
partire dal 2020. A distanza di 23 anni
dal referendum contro le centrali ad
uranio, la politica torna ad occuparsi
seriamente della questione nucleare
coinvolgendo ancora una volta i mass
media e l’opinione pubblica in vivaci
dibattiti e commenti, troppo spesso
caratterizzati da pregiudizi ed estre-
mizzazioni. Ogni volta che nel nostro
Paese si parla di utilizzo dell’energia
nucleare, si finisce quasi sempre con
l’esasperare i toni della discussione,
descrivendo questa opzione energe-
tica come la pozione magica in grado
di risollevare l’economia nazionale,
o come un tremendo cataclisma da
scongiurare ad ogni costo. Scopo di
quest’articolo è favorire, invece, una
riflessione serena, aperta ad ogni con-
tributo, soppesando i principali “pro”
e “contro” fin qui enunciati dagli “op-
posti schieramenti”.
Parte dell’opinione pubblica è sicura-
mente favorevole al nucleare in quanto
riconosce nel suo sviluppo una valida
alternativa alla dipendenza petrolifera
di cui soffre il nostro Paese, ipotiz-
zando vantaggi economici diretti (in
bolletta) e indiretti (minore carico di
spesa sulla bilancia dei pagamenti con
l’estero per lo Stato). Tutto ciò è senza
dubbio verosimile in prospettiva futu-
ra, ma almeno inizialmente il progetto
nucleare appare caratterizzato da alti
“rischi d’impresa”, visto che il costo di
una centrale si aggira, oggi, sui 5 mi-
liardi di euro (per una vita media di
23 anni) ed il tempo necessario per la
sua messa in opera è stimato attorno
ai 10 anni. Bisogna inoltre considera-re che in Italia non ci sono giacimenti di uranio (il cui costo è salito di oltre
7 volte dal 2002 al 2007 molto più di
quello dei combustibili fossili), e que-sto creerebbe il rischio di sostituire una dipendenza (petrolio) con un’al-tra (uranio) per un piano che, anche
dovesse raggiungere la sua pienezza
d’intenti, soddisferà il bisogno ener-
getico “solo” per il 25% ( in Francia lo
sfruttamento dell’atomo ricopre ben
l’80% del fabbisogno nazionale).
Altro aspetto fondamentale è quello
dell’impatto sull’ambiente. Le centrali nucleari non emettono in atmosfera anidride carbonica (il principale gas
serra) e nemmeno ossidi di zolfo e azoto, come avviene per gli impianti
che utilizzano combustibili fossili. Il rovescio della medaglia è rappresen-tato dalle scorie nucleari, che devo-no essere stoccate in depositi sicuri anche per migliaia di anni per farne decadere il livello di radioattività. è
quanto meno legittimo chiedersi se un
Paese come l’Italia, in cui lo smaltimen-
to della semplice spazzatura urbana
è divenuto un’emergenza nazionale
di protezione civile, possa sostenere
la responsabilità dello smaltimento di
scorie radioattive. La costruzione di
specifici depositi di stoccaggio, oltre a
richiedere elevate procedure di sicu-
rezza, rappresenta un impegno eco-
nomico molto gravoso, più di quello
necessario per costruire le centrali
stesse. Di fatti, nei reattori di “quarta
generazione” tutt’ora in fase di pro-
gettazione (ad esempio i nuovi EPR
francesi), sono previsti cicli produttivi
in grado di ridurre la quantità di scorie
generate, riutilizzandone una parte in
altri processi energetici.
Sarebbe davvero un assurdo voler ri-
sparmiare sui costi da “dipendenza
energetica” verso altri Paesi, per poi
spendere il doppio delle cifre fin qui
elargite per trasferire agli stessi Paesi
le nostre scorie e depositarvele “in
affitto”. Un altro tema molto delicato
è quello relativo alla sicurezza. Anche
se negli ultimi anni l’innovazione tec-
nologica ha notevolmente migliorato
N. 4 - - pag. 15
l’efficienza e la sicurezza nelle centrali
dotate di reattori di ultima generazio-
ne, è ancora vivo in molti il ricordo
delle conseguenze che un incidente
può avere sulle popolazioni espo-
ste a radiazioni. L’esplosione chimica
dell’Aprile 1986 al reattore nucleare
di Chernobyl con le sue devastanti
conseguenze, ha di certo condiziona-
to l’opinione pubblica italiana quando
è stata chiamata ad esprimersi sui refe-
rendum nazionali del settore nuclea-
re, senza tenere troppo in considera-
zione il fatto che un elevato numero
di reattori francesi era (ed è tutt’ora)
attivo e molto più vicino a noi di quan-
to non lo fosse quello russo. Viviamo,
inoltre, un’epoca tragicamente segna-
ta dal terrorismo, e le centrali nucleari,
i depositi di scorie con i trasporti ec-
cezionali di quest’ultime, potrebbero
essere oggetto di attentati o di raids
per impossessarsi di componenti pre-
ziose per le cosiddette “bombe spor-
che”.
Testimonianza di queste preoccupa-
zioni è l’elevato rafforzamento delle
misure di sicurezza attorno alle cen-
trali nucleari francesi e americane,
oggi di fatto militarizzate, e le ansie
della politica atlantica nei confronti
del programma nucleare iraniano (an-
che se ufficialmente dichiarato “per
scopi industriali civili”). Attualmente
in Italia quattro Regioni (Puglia, Cam-
pania, Basilicata, Toscana) hanno già
confermato con legge la non disponi-
bilità alla costruzione di nuove centrali
all’interno dei propri limiti territoriali,
ed è prevedibile una mobilitazione di
protesta (stile no-tav) se il Governo
dovesse confermare l’orientamento
espresso durante i due incontri bila-
terali ( Italia-Francia e Italia-Russia) di
Aprile. Di certo, la “questione nucle-are” ha “ imbavagliato“ la politica italiana per troppo tempo, essendo diventato un argomento tabù per le istituzioni e i suoi rappresentanti, influenzati dall’alta percentuale con cui furono accolte le istanze dei pro-motori del referendum del 1987. Un
referendum che, qui giova ricordarlo,
non vietava esplicitamente la costru-
zione di nuove centrali nucleari, ma
che ha di fatto sancito la chiusura di
quelle esistenti ( Caorso, Trino Vercel-
lese, Garigliano, Latina, Montalto di
Castro) nonché l’abbandono del pro-
gramma energetico intero. Fulminee
carriere parlamentari sono state favo-
rite, quell’anno, da un semplice “no”
sbandierato al momento giusto, ed il
rischio di sciacallaggio politico della
questione è tutt’oggi in agguato. Urge
un confronto maturo, sostenuto da
solide basi scientifiche e non da quel-
le elettorali, tenendo ben presente il
fabbisogno energetico attuale nonchè
la salvaguardia del nostro preziosissi-
mo patrimonio ambientale.
Gli effetti di un incidente “nucleare”
possono senza dubbio mettere in pe-
ricolo la salute degli uomini con de-
vastanti effetti nocivi a lungo termine,
ma anche le scelte politiche miopi ed
a scopo propagandistico possono ge-
nerare esiti tossici e veleniferi nella vita
di uno Stato per lunghi e lunghi anni
futuri. •
Stock-xchng
Una centrale nucleare di vecchia generazione
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nuovi provvedimentiSICUREZZA ALIMENTARE, AL VIA LE NUOVE LINEE DI INDIRIZZO PER LA RISTORAZIONE SCOLASTICAA cura della Segreteria Nazionale UGL-CFS
Approvato un documento dal Ministero della Salute che potrebbe migliorare l’appropriatezza nutrizionale e ridurre i tassi di obesità infantile
Lo scorso mese di aprile il
Ministero della Salute ha
informato che la Conferen-
za Stato-Regioni ha appro-
vato le linee di indirizzo
nazionale per la ristorazione scolasti-
ca. Nel documento vengono presi in
considerazione temi quali: la ristora-
zione come sistema gestionale, ruolo
e responsabilità delle varie istituzioni
coinvolte, criteri per la definizione del
capitolato, aspetti nutrizionali, carat-
teristiche del menù, valutazione della
qualità nutrizionale.
Le linee di indirizzo partono dall’esperienza maturata da realtà locali: regioni, comuni, SIAN. Questo documento, se correttamente imple-
mentato, può contribuire a migliora-re la qualità dei pasti nelle scuole, sia
dal punto di vista della sicurezza ali-
mentare, che dell’appropriatezza nu-
trizionale, ma anche a ridurre i preoc-
cupanti tassi di sovrappeso ed obesità
infantile e giovanile del nostro Paese,
tanto che il sottosegretario Martini le
ha definite “una pietra miliare per la
Controlli del Corpo Forestale in un supermercato
N. 4 - - pag. 17
tutela della salute delle giovani gene-
razioni”.
In tal senso, si tratta di una iniziativa
importante perché a scuola i bambini
imparano a stare a tavola, a mangiare
ciò che hanno nel piatto senza sprechi
e ad apprezzare sapori nuovi a volte
inconsueti; la variazione stagionale
dei cibi consente di proporre alimen-
ti che, per diversità di gusti, abitudini
e, a volte, mancanza di tempo per le
preparazioni, non vengono consumati
a casa. Pertanto, i menù devono esse-
re preparati con rotazione di almeno
4/5 settimane, in modo da non ripetere
quasi mai la stessa ricetta, e diversi per
il periodo autunno-inverno e primave-
ra-estate. In tal modo i bambini acquisi-
scono la disponibilità di ortaggi e frutta
in relazione alle stagioni e soddisfano
la necessità fisiologica di modificare
l’alimentazione secondo il clima. Un
menù variato, facilmente attuabile per
la molteplicità di alimenti della dieta
mediterranea, fa conoscere ai bambini
alimenti diversi, nuovi sapori e stimo-
la curiosità verso il cibo. Per quanto
riguarda la valutazione della qualità
dell’offerta, si evidenzia che nelle linee
guida tra gli elementi caratterizzanti si
suggeriscono “gli alimenti a filiera corta,
cioè l’impiego di prodotti che abbiano
viaggiato poco e abbiano subito pochi
passaggi commerciali prima di arrivare
alla cucina o alla tavola. Per favorire
l’utilizzo di tali alimenti, possono essere
attribuiti punteggi diversi per le diverse
provenienze premiando i prodotti lo-
cali. L’impiego dei prodotti ortofrut-ticoli freschi secondo stagionalità deve essere in stretta relazione con la stesura di menù secondo criteri di coerenza. Con riferimento agli alimen-
ti a filiera corta, è utile che le Regioni
e PP.AA. elaborino un documento nel
quale vengano elencati alcuni principi
che aiutino le Amministrazioni pubbli-
che a definire 13 capitolati d’appalto
capaci di rispettare le norme di libera
circolazione delle merci in ambito co-
munitario, tutelando contestualmente
la freschezza, il chilometro zero/filiera
corta, i prodotti locali (non necessa-
riamente ancora classificati tra i tipici o
tradizionali)”.
Le Linee di indirizzo, in accordo con le raccomandazioni dell’Organizza-zione Mondiale della sanità, sono sta-te elaborate da un gruppo di massimi esperti nazionali nel campo nutrizio-nale e delle Regioni, istituito presso la Direzione generale della sicurezza degli alimenti e della nutrizione del Ministero della salute, e rientrano in
un percorso strategico globale di mi-
glioramento della qualità della vita di
tutti i cittadini attraverso l’alimenta-
zione, a partire dalle fasce più deboli,
quali i bambini che consumano fuori
casa i loro pasti, in accordo con le po-
litiche dell’Organizzazione mondiale
della sanità e dell’Unione europea. •
N. 4 - - pag. 18
sicurezza alimentare
Il resoconto del Convegno di Napoli
A cura della Segreteria Regionale UGL-CFS Campania
Il giorno 4 marzo si è tenuto
presso la Biblioteca dell’ITIS
“ L. Da Vinci” di Napoli il Se-
minario di Studi “ SICUREZZA
ALIMENTARE - LE FRODI e le
SOFISTICAZIONI ALIMENTARI - COME
LEGGERE L’ETICHETTATURA DEGLI ALI-
MENTI” con il precipuo intento di of-
frire indicazioni utili alla conoscenza
delle problema-
tiche connesse al
fenomeno delle
frodi alimentari.
Con il Prof. Ser-
gio Roncelli, Pre-
sidente dell’Uni-
versità Popolare
Carlo III di Napo-
li, moderatore
del Seminario, i
lavori sono sta-
ti introdotti dai
saluti della Prof.
ssa Annabella
Marcello, Diri-
gente Scolasti-
co dell’ITIS “ L.
Da Vinci” e dal
Dott. Ermanno
Russo, membro
del Consiglio
Regionale della
Campania, già
Presidente della
LE FRODI E LE SOFISTICAZIONI ALIMENTARI: COME LEGGERE L’ETICHETTA
Commissione Speciale Anticamorra.
Di particolare interesse sono state le
parole della Prof.ssa Marcello che ha
sottolineato il significato e l’importan-
za sociale della tutela dell’ambiente,
in tutte le sue variegate manifestazio-
ni attirando l’attenzione dei presenti
leggendo alcuni versi del Poeta Gi-
bran tratti dalla poesia.
Il Dott. Ermanno Russo, con eguale chiarezza, ha rimarcato l’importanza del ruolo del CFS nella preservazione del patrimonio floro-faunistico augu-rando la realizzazione di condizioni ottimali per una maggiore sinergia tra tutte le varie istituzioni e ammini-strazioni coinvolte a vario titolo nel-la materia ambientale. Sono seguiti i
saluti del Dott.
Vincenzo Russo,
Direttore del
Dipartimento di
Prevenzione del
Servizio Igiene
alimenti e nu-
trizione dell’Asl
Na 1.
Alle ore 10:00
si è dato ini-
zio ai lavori del
convegno con
la relazione del
C o m a n d a n t e
Regionale del
CFS Dott. F. Fu-
schetti.
Il Comandante
Fuschetti, dopo
un veloce e
puntuale excur-
sus sulla storia
del CFS ha attira-
Stock-xchng
Stock-xchng
N.4 - - pag. 19
to l’attenzione dei partecipanti al se-
minario sul contesto politico-sociale
attuale in cui il CFS viene ad espletare
la propria attività istituzionale, non più
legata solo alla sua storica e tradizio-
nale funzione di prevenzione rivolta
agli incendi boschivi e di prevenzione
del rischio idro-geologico ma rivolta
altresì alla realizzazione di finalità pre-
ventive e repressive in tutti i settori e
in tutte le attività che potenzialmente
possono avere ricadute sul patrimonio
ambientale nazionale.
Ha preso poi la parola il Dott. Luigi Serpe, Direttore del Dipartimento di Chimica dell’Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno, che ha incentrato
la sua relazione sulla materia dell’eti-
chettatura degli alimenti. Il Dott. Serpe
ha sottolineato la necessità di un’ade-
guata conoscenza della materia nor-
mativa comunitaria e nazionale, per
una efficace attività di prevenzione.
Il Dott. Serpe ha sottolineato inoltre
come non solo la repressione ma so-
prattutto la responsabilizzazione degli
operatori del settore risulta necessario
per l’ottenimento di risultati soddisfa-
centi nell’evitare frodi e le sofisticazio-
ni alimentari.
È seguito l’intervento del V.Q.A.F. Dott. Roberto Miele, Referente Re-
gionale per CFS in materia agroali-
mentare, il quale si è soffermato sugli
aspetti tecnici e giuridici afferenti la
tematica dei marchi di origine degli ali-
menti. Partendo dal concetto di sicu-
rezza alimentare, quale garanzia che
un alimento non sia cagione di danno
per l’uomo ed esigenza fondamenta-
le per l’uomo dai primordi della civiltà
umana ai nostri giorni, il Dott. Miele è
giunto alla esposizione sotto il profi-
lo tecnico e normativo della tematica
dell’adulterazione, dell’alterazione,
della sofisticazione e della contraf-
fazione alimentare, illustrando tali
argomenti con esempi tratti dai fatti
di cronaca che maggiormente hanno
colpito la collettività.
Il Prof. Marco Guida, del Dipartimen-
to di Scienze Biologiche dell’università
Federico II di Napoli, ha rappresentato
le problematiche relative alla qualità
degli alimenti definendo i concetti di
pericolo e di rischio di malattia con-
nessi alla materia alimentare.
Infine il Prof. Sergio Roncelli, Presi-
dente della Università Carlo III di Na-
poli, ha concluso gli interventi rela-
zionando sulle tecnologie alimentari
ed in particolare sulle frodi e sofistica-
zioni alimentari negli oli, nel latte e nei
formaggi. •
Un momento del convegno a Napoli
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Il ministro Prestigiacomo: «Il successo è il sintomo che nel Paese c’è una gran voglia di città più vivibili, meno congestionate e meno inquinate»
manifestazioni
GIORNATA NAZIONALE DELLA BICICLETTA: UN EVENTO DA INCORNICIAREA cura della Segreteria Nazionale UGL-CFS
«Credo che il
“bici-day”,
per le noti-
zie e le im-
magini che
sono giunte da tante città del nostro
paese, sia stata un successo - ha affer-
ma il Ministro dell’Ambiente Stefania
Prestigiacomo -. Centinaia di migliaia di
italiani hanno partecipato a una “festa
nazionale” poco rituale e molto fami-
liare, fatta di passeggiate, centri storici
chiusi al traffico, giochi per bambini e
di aria pulita».
«Il fatto che tanti cittadini, tanti bam-
bini, abbiano partecipato alle iniziati-
ve che oltre 1300 comuni, dai grandi -
Roma, Milano, Torino, Genova, Napoli,
Palermo, Bologna - ai più piccoli, han-
no messo in campo - rileva ancora la
Prestigiacomo - è un risultato estrema-
mente positivo e, soprattutto, un se-
gnale importante. E’ il segnale che nel
paese c’è una gran voglia, una chiara
esigenza, di città più vivibili, meno
congestionate, meno inquinate. Città
più belle e sane in cui vivere meglio».
Fra le iniziative che si sono svolte, a
Roma cuore dell’evento è stata via dei
Fori Imperiali, dove romani e turisti si
sono soffermati davanti a spettacoli,
esibizioni e stand espositivi (Federci-
clismo, Federazione italiana amici del-
la bicicletta, Ediciclo, Roma bike tour,
ecc.). Numerosi i visitatori dello stand
del Ministero e del Comune di Roma,
dove era possibile ricevere alcuni gad-
get tra cui la maglietta realizzata dal
Ministero per l’occasione.
In piazza del Campidoglio un con-certo della fanfara dell’esercito ha preceduto l’arrivo del sindaco Gianni Alemanno in bicicletta, che ha salu-tato i presenti con un breve discorso tenuto anche dall’assessore all’Am-biente Fabio De Lillo e dal direttore generale del Ministero Corrado Clini che ha letto un messaggio di saluto del Ministro Stefania Prestigiacomo (che ha festeggiato la Giornata nella sua città, Siracusa).
Nella Sala delle Bandiere del Campi-
doglio, poi, è stato presentato da De
Lillo e Sergio Marchi, assessore comu-
nale alla Mobilità, il “Piano Quadro
della Ciclabilità” del Comune di Roma.
Il sindaco ha ringraziato il Ministro Pre-
stigiacomo per l’organizzazione della
Giornata e per il sostegno al Piano
Quadro della ciclabilità del Comune,
sottolineando che “oggi siamo qui per
una festa collettiva ma anche per pren-
dere un impegno per la città di Roma”.
Il direttore Clini, dopo aver eviden-
ziato il sostegno del Ministero al Pia-
no “molto ambizioso” del Comune di
Roma, ha presentato un prototipo di
una bicicletta ibrida a pedala assistita,
la “Green wheel”. Inoltre ha premiato
i vincitori del concorso “Bicity”, voluto
dal Ministero e rivolto ai Comuni ita-
liani per la promozione della mobilità
sostenibile nelle città. Due le sezioni:
“Premio Bicity 2010” e “Premio Bicity
tutto l’anno”. Sono stati premiati: nel-
la prima sezione, Aliano (provincia di
Matera), Piazzola sul Brenta (provincia
di Padova), Alcamo (provincia di Tra-
pani) e Lecce; nell’altra sezione, Ma-
ranzana, in provincia di Asti, Quarto
d’Altino, in provincia di Venezia, Porto
Torres, in provincia di Sassari, e Reg-
gio Emilia. Premiato anche il Comune
di Roma.
Anche le altre città d’Italia hanno orga-
nizzato manifestazioni in grande stile
in occasione della Giornata. A Milano
centro chiuso al traffico fino alle ore
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N. 4 - - pag. 21
18. Evento di spicco la prima “Caccia
al Tesoro su due ruote”: quattro i pun-
ti di partenza, in prossimità dell’area
chiusa al traffico, e arrivo finale in piaz-
za Duomo, con happening conclusivo
fatto di musica, intrattenimento ed
estrazioni di premi speciali. Il Comu-
ne ha poi organizzato percorsi a tema
ambientale al Parco delle Cave, itine-
rari in bici in centro storico e “Casci-
ne aperte”, dal Parco Lambro a Parco
Trenno, con iniziative ad hoc per chi è
arrivato in bicicletta, quali vendita di
prodotti biologici e visite alle fattorie.
La Provincia di Milano ha invece pre-
visto una pedalata dal Castello Sfor-
zesco a Palazzo Isimbardi e l’installa-
zione, sulle prime cento biciclette dei
milanesi, della “targa” elettronica con
microchip antifurto.
Tra le iniziative di Torino, in piazza San
Carlo, “In bici ci piace”, mostra fotogra-
fica sul mondo della bicicletta e sulla
bicicletta nel mondo, e la marchiatura
della bicicletta, ovvero l’incisione sul
telaio di un codice per renderla iden-
tificabile.
A Bologna si è svolto “Ragazzi in bici-
cletta”: ritrovo in piazza Maggiore per
una biciclettata, con accompagnatori,
alla scoperta del centro storico della
città, curiosita’ e quiz a premi. Inoltre,
fino alle 18, “Ciclofficina” in piazza
Maggiore, servizio di check-up gratu-
ito e piccole riparazioni alle biciclette
con precedenza ai bambini.
A Palermo percorsi in bici dal centro
storico al Parco della Favorita e al suo
interno.
A Bari il Bici-day è coinciso con la fe-
sta di San Nicola ed è stato dunque
un’ulteriore occasione di relax e diver-
timento, grazie anche alla bella gior-
nata di sole.
A Genova il centro storico è stato
aperto alla viabilità ciclabile. Evento
della giornata la “Pedalata sopraeleva-
ta”, con partenza da S. Giorgio e arri-
vo a Boccadasse.
Anche il Corpo forestale dello ha par-
tecipato al “Bici-day”.
Le unità del gruppo velomontato del
Corpo forestale dello Stato hanno
preso parte a diverse attività program-
mate su tutto il territorio nazionale,
in particolare nelle aree protette e a
Roma.
Il Corpo forestale è stato il primo Cor-
po di polizia a dotarsi di pattuglie ve-
lomontate capaci di legare l’utilizzo
delle due ruote alle attività di con-
trollo e sorveglianza del nostro patri-
monio ambientale e naturalistico. Si
tratta di un nucleo in bicicletta che ha
il compito di tutelare le aree naturali
protette e le riserve naturali statali.
I Forestali in mountain bike svolgono
in questo modo i quotidiani control-
li senza i rumorosi e inquinanti mezzi
a motore e senza disturbare la fauna
selvatica.
La bicicletta infatti non solo è un mez-
zo ecologico ma consente anche di
arrivare velocemente e in silenzio nei
luoghi difficilmente accessibili, fattore
fondamentale nelle attività di polizia.
Attualmente il reparto delle sentinelle
in bicicletta è dotato di 240 unità a cui
se ne aggiungeranno presto altre 100
messe a disposizione dal Ministero
dell’Ambiente. •
Il discorso del ministro Prestigiacomo
N. 4 - - pag. 22
Dopo quasi due anni di sospensione delle attività la struttura riapre le porte per raccogliere gli animali selvatici feriti o in difficoltà nelle Marche
cronache
RIAPRE IL CENTRO RECUPERO ANIMALI SELVATICI WWF - RIPA BIANCA DI JESIA cura della Segreteria Nazionale UGL-CFS
Una buona notizia per
gli animali selvatici fe-
riti o in difficoltà del-
la Regione Marche.
Potranno di nuovo
essere accolti presso il Centro Recu-
pero Animali Selvatici “Ripa Bianca”
di Jesi ubicato presso la Riserva Na-
turale Ripa Bianca di Jesi e gestito
dal WWF Italia. Il C.R.A.S. nell’estate
del 2008, dopo 25 anni di attività,
era stato costretto a sospendere
il servizio a causa della carenza di
fondi. Grazie ad un contributo della
Regione Marche, ed una futura pro-
babile integrazione da parte della
Provincia di Ancona, dal 3 maggio
scorso il centro ha ripreso a racco-
gliere gli animali selvatici che neces-
sitano di cure. Negli ultimi anni la
media di animali raccolti dal centro
è stata di 500 animali/anno.
Il C.R.A.S. “Ripa Bianca” riapre con
una diversa forma di gestione: l’af-
fidamento dei servizi operativi e sa-
nitari ad una clinica veterinaria con
il coordinamento e supervisione del
WWF Italia. Il contributo regiona-
le ha permesso di indire una gara,
aperta alle cliniche veterinarie della
Provincia di Ancona, per la gestione
dei servizi fino al 31/12/2010, sulla
base del costo, curriculum e attività
offerte. La gara è stata vinta dalla Clinica Veterinaria Dorica di Anco-na, sita in via Trionfi 1 ad Ancona. La clinica è reperibile telefonica-mente 24 ore su 24 tutti i giorni, accoglierà gli animali durante l’ora-
rio di apertura dal lunedì al sabato
dalle 9,30 alle 10,30 e per casi ur-
genti anche nei giorni festivi.
Dopo essere stati curati, gli anima-li saranno portati per la fase di ri-abilitazione nelle voliere e recinti presenti presso la Riserva Naturale
Ripa Bianca di Jesi per poi essere liberati nelle aree naturali idonee ad ospitarli. Gli uccelli liberati sa-
ranno dotati di un anello di ricono-
scimento apposto dal centro di ina-
nellamento a scopo scientifico della
Stazione Ornitologica “Ripa Bianca”
di Jesi presente all’interno della Ri-
serva.
Il contributo regionale consentirà
anche di adibire alcuni locali della
sede della Riserva ad un vero e pro-
prio ambulatorio veterinario.
Chi dovesse avvistare o trovare un
animale selvatico ferito o in difficol-
tà potrà di nuovo rivolgersi al Centro
di Recupero Animali Selvatici “Ripa
Bianca” di Jesi o al Corpo Forestale
dello Stato. La prima e fondamen-
tale azione da fare per aumentare
le probabilità di salvezza dell’ani-
male selvatico trovato è contattare
i seguenti numeri per avere le prime
indicazioni sul modo e luogo dove
trasportarlo:
Clinica Veterinaria Dorica: 340.4937117 - 071/280674
Riserva Ripa Bianca: 334.6047702 - 0731/619213
Stock-xchng
N. 4 - - pag. 24
è il più meridionale delle aree naturali protette del Lazio. Vanta un territorio molto eterogeneo, con scorci di grande suggestione
scoprire il territorio
LAZIO, IL PARCO REGIONALE DEI MONTI AURUNCIA cura della Segreteria Regionale UGL-CFS Lazio
Il Parco Naturale dei Monti Au-
runci, istituito nel 1997, è il Par-
co più meridionale del sistema
delle aree naturali protette del
Lazio, che oggi conta oltre 50 aree tra Parchi, Riserve e Monumenti Naturali. Situato a soli pochi chilometri
dal mare, è vicino al Parco della Riviera
d’Ulisse e, più a sud, al Parco regionale
di Roccamonfina in Campania. Si esten-
de per 19.375 di territorio che com-
prende dieci comuni, 4 in provincia
di Frosinone, Ausonia, Esperia, Pico e
Pontecorvo e sei in provincia di Latina,
Campodimele, Formia, Fondi, Itri, Leno-
la e Spigno Saturnia. Inoltre l’Ente Par-
co gestisce due
Monumenti Na-
turali, Mola della
Corte Settecan-
nelle Capodac-
qua nel Comune
di Fondi, istitui-
to nel 2002 con
una estensio-
ne di 4 ettari e
Cima del Monte
Acquaviva Quer-
cia del Monaco
nei comuni di
Fondi, Lenola e
Vallecorsa, istitu-
ito nel 2004 con
una estensione
di 240 ettari.
La Natura, il Paesaggio, la StoriaIl Parco vanta un territorio eterogeneo,
compreso in una fascia altimetrica che
va dalla pianura a circa 30 metri sul li-
vello del mare fino alla quota di 1535
metri sul livello del mare del Monte
Petrella che si erge a poca distanza
dalla costa. La catena dei Monti Au-
runci possiede un misterioso fascino,
segnando la conclusione del più im-
portante sistema montuoso del Preap-
pennino Laziale, di cui fanno parte an-
che i Monti Lepini e i Monti Ausoni. Gli
Aurunci hanno la particolarità di essere
l’unica catena montuosa laziale ad af-
facciarsi direttamente sul Mare Tirreno
con vette che superano i 1.500 metri.
Il paesaggio dei Monti Aurunci regala
scorci di grande suggestione grazie
alla molteplicità del paesaggio, un pa-
norama entrato a far parte dell’imma-
ginario collettivo attraverso uno dei
capolavori del neorealismo, “La cio-
ciara” firmato da Vittorio De Sica. Non
solo De Sica ha attinto alle scenogra-
fie naturali offerte dagli Aurunci, ma
anche il regista Giuseppe De Santis e
scrittori come Tommaso Landolfi. Dalle
cime più elevate della catena montuo-
sa si possono scorgere le isole ponzia-
ne, il promontorio del Circeo, la Valle
del Liri, i Monti del Matese e i Monti
de l l ’Appenni -
no abruzzese.
Il paesaggio dei
Monti Aurunci ha
subito una lenta
e graduale tra-
sformazione do-
vuta alle attività
antropiche che
hanno prodotto
opere che han-
no modellato il
territorio come
ad esempio i
terrazzamenti e
i muri a secco,
detti macere,
realizzati per la
coltivazione di
N. 4 - - pag. 25
uliveti. La millenaria presenza umana
sugli Aurunci è testimoniata ancora
meglio dagli antichi monasteri e dai
piccoli rifugi, dai resti di dimenticate
città e dall’eco di passate leggende
che segnano il territorio del Parco Na-
turale dei Monti Aurunci. Il territorio
dell’area offre continue emozioni e
propone al turista, all’escursionista o
all’appassionato naturalista, incontri
sempre speciali con la natura, la storia
e le tradizioni. Per vie scoscese, tor-
nanti, strade che solcano la montagna
si penetra in un paesaggio eteroge-
neo, volubile, erto e brullo, selvaggio
e rigoglioso, digradante fino al mare
e issato su costoni di roccia abbelli-
ta da grotte e doline. Nel paesaggio istoriato da antichi monasteri e pic-coli rifugi, da resti di antiche città e dall’eco di passate leggende si apre il territorio del Parco Naturale dei Monti Aurunci. I monti che solcano
l’orizzonte conservano un tesoro co-
stituito da antiche tradizioni e da pa-
esaggi che confondono lo sguardo e
incantano. Come seguendo un richia-
mo si percorrono chilometri nel fitto
dei faggeti, ci si arrampica sulle sassa-
ie, si riposa sotto querce e castagni,
ci si scalda al sole tra gli arbusti della
macchia mediterranea. Si scrutano le
vette più alte, si sente la vicinanza del
cielo e lontano, in basso, si intrave-
de il mare. Questo piccolo paradiso
ambientale è oggi un’area protetta
e una delle più giovani d’Italia. Non
solo natura. Questo potrebbe essere
l’invito sempre aperto a tutti coloro
che vorranno visitare l’area dei Monti
Aurunci. Le bellezze naturalistiche, la
straordinaria varietà dei paesaggi, rive-
lano altre ricchezze e altri patrimoni,
culturali e storici che passano anche
per i sapori e i profumi di una sapien-
za eno-gastronomica che affascina e
conquista anche i palati più esigenti.
I prodotti tipici che hanno contraddi-
stinto la dieta mediterranea sono gli
ingredienti che rendono unica l’arte
culinaria aurunca. Oggi, come un tem-
po, si rinnova la tradizionale attività
agro-zootecnica ed ecco i prodotti del
Parco, una varietà di sapori che vanno
dal miele all’olio di oliva passando per
il peperone cornetto fino alle carni
pregiate, senza trascurare i vini come il
cecubo di Fondi, noto fin dai tempi de-
gli antichi romani. Prodotti dalle grandi
qualità che sono alla base di una sa-
pienza culinaria eterogenea e ricca. Un
area quindi da scoprire e visitare....
Per maggiori informazioni:Ente Parco, Viale Glorioso, 10
04020 Campodimele (LT) Telefono 0771/598114-30
Fax 0771/598166 Sito ufficiale www.parcoaurunci.it
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curiositàCHI è SAN GIOVANNI GUALBERTO, IL PATRONO DEI FORESTALITratto dal portale: www.corpoforestale.it
Il Patrono celebrato dai fore-
stali il 12 luglio di ogni anno in
tutta Italia è San Giovanni Gual-
berto.
Il Santo patrono del Corpo vis-
se intorno al Mille in Toscana, dove
fondò numerosi monasteri tra cui
quello di Vallombrosa,
nei pressi di Firenze,
considerato a ragione
la culla della selvicoltu-
ra italiana. San Giovanni
Gualberto visse in un periodo partico-
larmente difficile per la Chiesa, tribola-
ta da episodi di malcostume e oggetto
di forti critiche da gruppi monastici
che proclamavano la necessità di un
ritorno a costumi morigerati. I valori
che venivano propugnati da questi
gruppi erano la povertà, l’eremitismo
e la vita apostolica. La lotta antisimo-
niaca fu l’impegno più duro e sofferto
per San Giovanni Gualberto che arrivò
a denunciare pubblicamente l’elezio-
ne simoniaca dell’abate
Oberto presso il mona-
stero di San Miniato. Per
tale episodio Giovanni
abbandonò Firenze,
onde evitare ritorsioni,
alla ricerca di un mona-
stero “dove si potesse
servire il Cristo secondo
la Regola di S. Benedet-
to”. Conobbe un lungo
periodo di peregrina-
zioni tra Emilia e Tosca-
na fino a quando non tornò in Toscana
ed iniziò il duro lavoro di costituire le
prime comunità cenobitiche, prima a
Camaldoli e poi a Vallombrosa.
Numerosi sono gli episodi tramandati
dai cronisti dell’epoca che ricordano
gli insegnamenti ed i segni divini che
attraversarono la vita del Santo. Ciò
che colpisce in Giovanni, però, sono
due aspetti che acquistano particola-
re significato ai giorni nostri, caratte-
rizzati dalla sfrenata corsa al successo
ed al consumo: l’osservanza della po-
vertà ed il lavoro manuale. L’abban-dono dei beni materiali, la scelta di una vita di meditazione ed austerità erano accompagnate dal continuo prodigarsi per aiutare gli altri. I mo-
naci vallombrosani furono attivi ed instancabili nei lavori più umili e fa-ticosi, senza risparmiarsi. Attraverso il
lavoro, infatti, essi ritenevano di rag-
giungere e vivere con pienezza la pro-
pria condizione di monaci. A seguito
dell’editto di Costantino
del 313 d. C. con il quale
l’Imperatore riconosceva
a chiunque il pieno di-
ritto di professare la reli-
gione cristiana e poneva
ufficialmente termine alle persecuzio-
ni, furono i soldati romani, per primi,
a fare proprio il concetto cristiano
dell’amore ed ad affidarsi alle cure ed
all’intercessione dei Santi patroni. Da
allora questa tradizione si è evoluta
ed è stata mantenuta fino ai giorni no-
stri, dove ogni arma o corpo dell’Eser-
cito venera il proprio Patrono. Per i fo-
restali, da sempre custodi e difensori
dei boschi e della natura, la scelta è
ricaduta su San Giovanni Gualberto,
poiché, come ricorda-
to nella proclamazione
ufficiale del 1951, egli
“vivendo assiduo alla
preghiera e all’eserci-
zio della penitenza in
una solitaria e silenzio-
sa foresta dell’Appen-
nino toscano, molto si
dedicò insieme ai suoi
monaci alla coltura dei
boschi”. •
Ciò che colpisce in Giovanni sono due aspetti che acquistano particolare significato ai giorni nostri:
l’osservanza della povertà ed il lavoro manuale
N. 4 - - pag. 27
La preghiera del Forestale
O Signore,
che con la tua grazia illumini la nostra
mente e i nostri cuori,
aiutaci ad accrescere ogni giorno la
nostra speranza.
La vita ci ha posto al servizio del Paese,
per la conservazione, la cura e la dife-
sa delle cose più belle del creato:
gli alberi, gli animali, le acque delle
montagne che tu ci hai donato a be-
neficio dell’uomo.
Rendici, o Signore,
più consapevoli di questo privilegiato
impegno
e mantienici ad esso pienamente fe-
deli.
E tu, San Giovanni Gualberto, nostro
Patrono e Maestro,
guidaci per il sentiero della vita che
porta alla carità cristiana e alla solida-
rietà civile.
Aiutaci a comprendere sempre più le
opere del Creatore
ed i legami che uniscono tra loro le
sue creature,
in modo che anche la nostra fatica si
svolga sempre in armonia con il dise-
gno divino. Amen.
(Con approvazione ecclesiastica Val-lombrosa, 10 Ottobre 1984)
N. 4 - - pag. 28
sindacaleIL PRIMO MAGGIO L’UGL A FIANCO DEI MANIFESTANTI A POMIGLIANO D’ARCO
L’Ugl - per celebrare il
1° maggio del 2010 -
ha scelto Pomigliano
d’Arco per far sentire
la propria vicinanza ad
un territorio che, tra mille difficoltà,
chiede speran-
za, opportunità,
riscossa. Perché
questa città ha
un’antica tradi-
zione industriale
che ha rischiato
di scivolare in
una pericolosa
stasi produttiva,
comprometten-
do un importan-
te patrimonio
al quale però si
sta presentando
ora un’occasio-
ne di rilancio.
Vogliamo far
sapere a tutti
coloro che in-
tendono impe-
gnarsi affinché
questo tessuto
industriale ven-
ga nuovamente
valorizzato an-
che al costo di
importanti sa-
crifici, che l’Ugl è dalla loro parte e li
sostiene.
I cittadini del Sud chiedono alle isti-tuzioni e al sindacato non solo so-lidarietà a parole ma impegno reale e coraggio, anche per confutare le
inaccettabili convinzioni di quanti continuano a considerare il Meridio-ne solo e unicamente un grande pro-blema. Le famiglie del Mezzogiorno voglio-
no poter credere ancora nello Stato,
hanno bisogno
di più Stato, vo-
gliono opportu-
nità per i propri
figli da cresce-
re ed educare
nella speranza
di un futuro mi-
gliore e di un
onesto lavoro,
vogliono vederli
diventare adul-
ti nella legalità,
non nell’esercito
della malavita.
Anche se sap-
piamo che la
crisi è la causa
di tanti guai, allo
stesso tempo
non possiamo
accettare che la
disoccupazione
e l’abbandono
del Mezzogior-
no debbano
essere l’unica
soluzione. Se lo
di Paolo Varesi / Segretario Confederale UGL
Vogliamo far sapere a tutti coloro che intendono impegnarsi perché questo tessuto industriale venga nuovamente valorizzato, che siamo dalla loro parte
N. 4 - - pag. 29
Stato purtroppo è ancora carente, la
criminalità non può essere comunque
l’unica alternativa da seguire per co-
loro che non possono o non vogliono
andare via. Occorre più fiducia nelle
Forze di Polizia che in questa terra
combattono, con pochi mezzi, affin-
ché vi possa essere più legalità, con-
dizione indispensabile per far germo-
gliare lo sviluppo e la libertà.
Non a caso, siamo stati i primi a chie-
dere al governo che - in tema di fede-
ralismo fiscale - si evitino tentativi di
fuga in avanti delle Regioni più ricche
e ad avvertire che il federalismo può
essere una vera opportunità solo se
ispirato alla solidarietà, alla coesione
sociale e dell’intero paese.
È sempre una grande emozione par-
tecipare alla celebrazione del primo
maggio e lo è stato ancora di più ve-
dere la città di Pomigliano piena di la-
voratrici e lavoratori, giovani, immigra-
ti e pensionati dell’Ugl, che insieme ai
cittadini con in testa il Sindaco, Lello
Russo, sfilavano numerosi sventolan-
do le bandiere della nostra organiz-
zazione.
La gente di Pomigliano ci ha accolto con rispetto e con calore, osservan-doci con quella particolare curiosità di chi si chiede se il futuro sarà mi-gliore e se ci sarà davvero qualcuno al loro fianco per aiutarli a riconqui-stare benessere e stabilità econo-mica. Noi siamo andati a Pomigliano
anche per questo, per dire che vo-
gliamo contribuire a dare una risposta
alle loro istanze.
L’Ugl sostiene da tempo che il sinda-
cato, tutto il sindacato, deve essere
unito nella realizzazione di intenti
condivisi, facendo la propria parte
per il benessere dei lavoratori. Non
c’è sempre bisogno di protestare o
di dire no per affermare le proprie
idee, sono anche altri risultati e la ca-
pacità di trovare una mediazione tra
posizioni inizialmente molto distanti a
testimoniare quanto vale un’organiz-
zazione sindacale. Sono i valori che
un sindacato sceglie a dimostrare chi
siamo e dove vogliamo arrivare. È la
nostra storia, sono i nostri 60 anni, a
testimoniare che siamo stati e siamo
ancora oggi sempre dalla parte dei la-
voratori.
Ciò significa che non bisogna aver
paura dei cambiamenti e che in que-
sto momento di transizione dobbia-
mo essere più uniti e consapevoli
del ruolo che svolgiamo. Dobbiamo
mantenere la barra a dritta affrontan-
do con determinazione le sfide che
ci vengono lanciate qui a Pomigliano
d’Arco, come in qualsiasi altro territo-
rio in crisi, da Sud a Nord. È questo il
miglior impegno che possiamo offrire
al nostro Paese. •
sindacale
N. 4 - - pag. 30
N. 4 - - pag. 31
ugl: campagna aib e dos 2010
N. 4 - - pag. 32
Egregio Sig. Capo del Corpo,
anche quest’anno, con l’approssimarsi della campagna antincendi boschivi, si ripropone la problematica - più volte evidenziata dalla scrivente - inerente l’individuazione delle figure che possono assumere la direzione delle operazioni di spegnimento. La mancata previsione di una complessiva riforma del servizio AIB, tra l’altro da Lei espres-samente indicata nel lontano 2008, lascia irrisolte le questioni relative all’individuazione dei vari livelli di responsabilità a cui demandare la direzione delle operazioni di spegnimento in ragione dei ruoli di appartenenza.L’indifferenziato impiego del personale da impiegare come DOS, sta provocando grande mal-contento negli operatori che ovviamente non ritengono di dover assumere funzioni e re-sponsabilità in palese contrasto con le mansioni previste dalla normativa vigente.L’attività di direzione e coordinamento degli interventi di spegnimento deve essere fatta da figure professionali adeguatamente preparate e con qualifica sufficientemente elevata per confrontarsi con i responsabili delle altre Amministrazioni che concorrono nell’attività AIB; è inaccettabile addossare tali enormi responsabilità a persone che istituzionalmente non de-vono svolgere tale compito.E’ del tutto evidente, quindi, che trattandosi di attività di direzione, le uniche figure profes-sionali idonee allo svolgimento di tale compito sono quelle individuate a suo tempo, ossia personale del ruolo direttivo o, esclusivamente in loro assenza, personale dei ruoli ispettore/perito. Non si possono combattere le emergenze sulle spalle dei propri dipendenti, organiz-zando addirittura corsi di aggiornamento per personale mai formato.Sig. Capo del Corpo, ognuno deve assumere le responsabilità che la legge gli attribuisce; con-tinuare a “nascondere la polvere sotto al tappeto” non favorisce il clima di collaborazione necessario alla crescita dell’Amministrazione. Il vaso è colmo già da tempo e lo scollamento Vertice/Base non potrà che aumentare in modo esponenziale, creando inevitabili ripercussio-ni sull’attività del Corpo, se non si correrà tempestivamente ai ripari.La situazione politica ed economica è tale che le pacche sulle spalle non riescono a gratifica-re più nessuno. Certe responsabilità le assuma chi è pagato a sufficienza per assumersele.Alla luce di quanto sopra, chiediamo tempestive direttive che chiariscano modalità di impie-go e compiti di tutti i soggetti coinvolti nella lotta AIB, nel rispetto della normativa vigente.Certi di un autorevole interessamento al riguardo.
La Segreteria UGL-CFS
LETTERA APERTA AL SIG. CAPO DEL CORPO ING. CESARE PATRONE
OrganO Ufficiale dell’Uglfederazione nazionale
corpo forestale dello Stato
annO iii - n. 4 lUgliO agOStO 2010PeriOdicO bimeStrale
editOreNethuns srl - Via Cavalcanti, 5 - 20127 MilanoTel. 02 26116582 Fax 02 26116583
direttOre POliticODanilo Scipio
direttOre reSPOnSabileGigi Movilia
a cUra diFederazione Nazionale Corpo Forestale dello StatoTel. 06/46657070 - Fax 06/46657008 - www.uglcorpoforestale.it
cOOrdinamentO redaZiOnaleSilvia Danielli
StamPaFotolito MoggioStrada Galli, 5 - 00010 Villa Adriana (Roma)
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_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
per il prossimo anno,
Ragione sociale o ditta intestataria (nome del titolare)
_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
Nome _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __ Cognome _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
Tel _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Numero di ricevuta _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Codice abbonato _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
Concessionaria di diffusione _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
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