+ All Categories
Home > Documents > Siliani a pagina 6 Magariera Art Nouveau Quando la Ginori · trata sui problemi della ‘polis’...

Siliani a pagina 6 Magariera Art Nouveau Quando la Ginori · trata sui problemi della ‘polis’...

Date post: 18-Feb-2019
Category:
Upload: lehuong
View: 214 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
19
23 uesta settimana il menù è DA NON SALTARE Saccardi e Caffaz a pagina 2 Q LUCE CATTURATA Ricciardelli a pagina 6 Siliani a pagina 6 Aranguren a pagina 9 più che foto sono quadri RIUNIONE DI FAMIGLIA Flusso di incoscienza a pagina 4 Peripatetiche parlamentari Pasqua e Pesach Un dialogo Una mostra piena d’idee ICON ANTIQUARIUM Quando la Ginori era Art Nouveau Magari Ma chi è che sta parlando? Rossi e neri sono tutti uguali!?! Ma che siamo in un film di Alberto Sordi?
Transcript
Page 1: Siliani a pagina 6 Magariera Art Nouveau Quando la Ginori · trata sui problemi della ‘polis’ si è occu - pata di un tema apparentemente ... al filosofo marxista, La Pira parlava

23uesta settimanail menù è

DA NON SALTARE

Saccardi e Caffaz a pagina 2

Q

LUCE CATTURATA

Ricciardelli a pagina 6

Siliani a pagina 6

Aranguren a pagina 9

più che fotosono quadri

RIUNIONEDI FAMIGLIA

Flussodi incoscienza

a pagina 4

Peripateticheparlamentari

Pasqua e PesachUn dialogo

Una mostrapiena d’idee

ICON

ANTIQUARIUM

Quando la Ginoriera Art NouveauMagari

Ma chi è che staparlando?

Rossi e nerisono tutti uguali!?!Ma che siamoin un film di Alberto Sordi?

Page 2: Siliani a pagina 6 Magariera Art Nouveau Quando la Ginori · trata sui problemi della ‘polis’ si è occu - pata di un tema apparentemente ... al filosofo marxista, La Pira parlava

CCUO

.com sabato 30 marzo 2013no23 PAG.2

“Ma perché- si è chie-sto, con un’osserva-zione elogiativa estupefatta, il teo-

logo valdese Paolo Ricca, durante lapresentazione dell’ultimo volume di“Testimonianze” presso la LibreriaClaudiana di Firenze - una rivista cen-trata sui problemi della ‘polis’ si è occu-pata di un tema apparentementeinattuale?” Il tema è quello delle Imma-gini della Resurrezione per gli uomini e ledonne degli anni duemila. Una que-stione, quella della Resurrezione, di cuiè evidente non solo la centralità nellafede cristiana, ma che ha avuto ed hauna grande rilevanza in ambito arti-stico, letterario e storico-filosofico. E’ lasottolineatura operata da Sergio Gi-vone in un’intervista rilasciata a chiscrive, commentando i lavori artistici diDürer, di Piero Della Francesca e di unacerta iconografia russa. Non è la primavolta che “Testimonianze” si occupa ditemi analoghi a quello sviluppato nelsuo ultimo volume. Qualche anno fa èuscito un fascicolo su I temi ultimi nellaculture umane seguito da un altro dedi-cato a Sofferenza, ricerca di senso, solida-rietà umana. Questioni“controcorrente” in un tempo in cui ilpiatto “materialismo pratico” del domi-nio delle cose ha preso il posto dellestesse filosofie materialistiche (che pro-ponevano comunque una visione delmondo ed una lettura culturale della re-altà). Questioni, comunque, di granderilevanza. Pare confermarlo un aned-doto raccontatomi dall’amico Lodo-vico Grassi (fondatore, insieme a padreBalducci, di “Testimonianze”) a propo-sito del “sindaco santo” di Firenze Gior-gio La Pira. Che, in visita a Budapest,nei tempi del “socialismo reale”, ebbeoccasione di incontrare György Lu-kács. Per rendersi interessante di fronteal filosofo marxista, La Pira parlava ditemi sociali, annoiando l’ interlocutore.Finché, tornando ad un linguaggio chegli era più congeniale, non ebbe occa-sione di chiedersi: “ E se Cristo fossedavvero risorto?”. Al che Lukács, sob-balzando, esclamò: “Ecco un tema chemi interessa!”. Ma che cos’è la Resurre-zione? Certamente, un’imprescindibilequestione teologica. “ Se Cristo nonfosse risorto, vana sarebbe la nostrasperanza”, dice S. Paolo. Per i cristiani,è, dunque, un evento. Anzi, senzaquell’evento il cristianesimo non esiste-rebbe (scrivono Armido Rizzi, Lodo-vico Grassi e lo stesso Ricca). Ma laResurrezione è anche una grande me-tafora del riscatto sociale. C’è semprebisogno di risorgere (soprattutto intempi di crisi, attraversati talora da au-tentici segni di morte come quelli at-tuali). Si può risorgere nel martirio,insieme al proprio popolo, come ri-corda Andrea Bigalli in un articolo de-dicato al vescovo salvadoregno OscarRomero, ucciso dagli “squadroni dellamorte”. O si possono piantare semi diResurrezione, rileva Bruno D’Avanzo,come faceva il biblista Don Luigi Rosa-

di Severino [email protected]

DA NON SALTARE

cristiano

doni, che spalava, insieme ai propriconcittadini, il fango dell’alluvione chesembrava voler sommergere Firenze.Ma la Resurrezione può essere fatico-samente ricercata da ciascuno nelle mi-serie della quotidianità. Lo ricordanoMauro Sbordoni ed Eraldo Affinati.Che raccontano di persone passate at-traverso il tunnel della droga, riemersedalla buio del carcere o dalla solitudinee con cui devono fare i conti i migrantiappena giunti nel nostro Paese. C’è. do-potutto, speranza come sembrano te-stimoniare segni di grande impattosimbolico come quello di papa France-sco che ha fatto il suo Giovedì Santo la-

vando i piedi ai carcerati. Un gesto ca-pace di parlare a credenti e non cre-denti e potremmo dire (parafrasandoPierluigi Onorato) di Annunciare la Pa-squa nel tempo nella laicità. Natural-mente (tornando al punto da cuiquesta riflessione è partita), accanto aitemi “penultimi” di carattere storico, èdi fronte ai “temi ultimi” del senso del-l’esistenza che gli esseri umani, indipen-dentemente dalle appartenenzeculturali e religiose, sono chiamati aconfrontarsi. Si nasce soli e (come can-tava De André) “quando si muore, simuore soli”. Il senso della Resurrezionee il fondamento del cristianesimo ri-mandano ad una speranza che va oltrele soglia della morte. Il grande Pascalsosteneva che il “cuore ha le sue ragioniche la ragione non conosce”. Per i cre-denti, è la promessa di una dimensionetrascendente posta oltre i limiti deltempo. Per tutti, credenti e non cre-denti, come ricorda il volume di “Testi-monianze” singolarmente uscitoproprio nel tempo della Pasqua, vale ilrichiamo di una prospettiva che invita,contro le logiche della sopraffazione edella morte, ad un comune cammino dirinascita nelle contraddizioni della vitae nella “polvere della storia”.

Che cosa vuoldire essere

durantela Pasqua

Page 3: Siliani a pagina 6 Magariera Art Nouveau Quando la Ginori · trata sui problemi della ‘polis’ si è occu - pata di un tema apparentemente ... al filosofo marxista, La Pira parlava

CCUO

.com sabato 30 marzo 2013no23 PAG.3

Cosa vuol dire oggi essereebreo? Come mai gli ebrei ri-spondono ad una domandacon un’altra domanda ? E

come dovrebbero rispondere?. Inrealtà la cultura ebraica è la culturadel dubbio, dell’interrogazione. E lerisposte sono sempre almeno due,ognuna delle quali offre almeno duepossibilità… Non solo. L’ebraismonon conosce il dogma, e su tutto faprevalere lo spirito critico, autocri-tico, accompagnato dal conflittocon l’autorità. Mosè domanda a Dioperché proprio lui deve liberare ilpopolo di Israele. Giacobbe lottauna notte intera con l’inviato dal Si-gnore. E che dire di Giobbe? In re-altà poi l’ebreo sceglie, sapendoperò che non esiste il meglio in as-soluto e che nessuno, tranne Dio, hala verità in tasca e che Lui se la tieneper sé perché altrimenti la respon-sabilità individuale andrebbe… afarsi benedire. Un solo Dio, assolu-tamente trascendente, non altri dei.E’ così che l’ebraismo demolisce illeaderismo. Il monoteismo a garan-

di Ugo [email protected]

ebreo

DA NON SALTARE

Che cosa vuoldire essere

zia che nessuno possa erigersi al disopra degli altri. Mosè non entranela Terra promessa. E poi su tuttola responsabilità, il senso del do-vere, l’etica assoluta. Sta scritto“secar mitzwà, mitzwà”, alla lettera:“il guadagno del precetto è il pre-cetto “E’ una impostazione chesegna la vita di un ebreo e che, inqualche modo, lo perseguita. Ma cisono tante altre cose che lo perse-guitano e non solo quelle tragica-mente note. Quella saggia donna dimia madre diceva sempre: “Cerca diessere fra i più bravi, ma non il mi-gliore”, cioè renditi utile, ma non su-scitare invidie, verrebbe fuori lastoria che sei ebreo. L’etica si sposacon la condizione sociale, con lastoria. Ed è la storia che fa l’ebreo,più di quanto l’ebreo faccia la storia.Essere ebreo oggi è come esserloieri e come lo sarà domani. Passatopresente e futuro stanno insiemeperché l’identità ebraica è nella me-moria del mondo e non consentepause. Si è ebrei e basta, che lo si vo-glia o no. Quanti reduci dai campidi sterminio, penso a Primo Levi manon solo, hanno detto di essersi ac-corti della loro ebraicità solo graziealle leggi razziali e ai lager. Fino adallora, dicono, non avevano avver-tito nessuna differenza. Però quelmomento è venuto. E un momentoc’è sempre. Quante persone hannoil naso adunco? Milioni. Gli ebrei cel’hanno perché sono ebrei! Al barbisogna pagare sempre per smentireil pregiudizio dell’avarizia. Maquanto… ci costa! E poi siamo dav-vero in tutto il mondo. Ebrei svedesibiondi, ebrei jemeniti scuri, ebrei ci-nesi gialli. Cosa hanno in comune?sono ebrei! E così io di origine ma-rocchina, italiano da 150 anni, sonoebreo. Detesto ogni forma di idola-tria, spacco il capello in due, ridodelle cose serie, sono serio in quelledivertenti, rischio incidenti diplo-matici pur di fare ironia, ma così midifendo. Mi emoziono quando vi-sito le sinagoghe di tutto il mondoed amo profondamente le diffe-renze umane. Non sopporto l’omo-logazione, l’uomo “a unadimensione”. Come tutti gli ebreinutro sempre la speranza che tuttosi sistemi. Perché così andrà meglioanche per noi. Quante delusioni! Lapartecipazione al Risorgimento ita-liano, quella alla rivoluzione d’otto-bre, persino la paradossale e breveadesione al fascismo vanno in que-sta direzione: risolvere le cose.Come ebreo non osservante, matradizionalista, adoro l’ozio del sa-bato: anche Dio un giorno si riposò,ma, come Lui, gli altri giorni de-vono essere pieni di attività, senzarisparmiarsi mai. Spinoza puliva lelenti per poter filosofare. E di lenti(silicosi) morì. Primo Levi faceva ilchimico in fabbrica e la notte scri-veva i libri, per me, più belli del no-vecento. E con questi esempi cometirarsi indietro?

durantela Pesach

Page 4: Siliani a pagina 6 Magariera Art Nouveau Quando la Ginori · trata sui problemi della ‘polis’ si è occu - pata di un tema apparentemente ... al filosofo marxista, La Pira parlava

CCUO

.com sabato 30 marzo 2013no23 PAG.4

Registrazione del Tribunale di Firenzen. 5894 del 2/10/2012

direttoresimone silianiredazione

sara chiarelloaldo frangioni

rosaclelia ganzerlimichele morrocchiprogetto graficoemiliano bacci

editoreNem Nuovi Eventi Musicali

Viale dei Mille 131, 50131 Firenzecontatti

www.culturacommestibile.comredazione@[email protected]

www.facebook.com/cultura.commestibile

“ “Con la culturanon si mangia

Giulio Tremonti

RIUNIONE DI FAMIGLIA

LO ZIO DI TROTSKY

Pillole (in presa diretta) a 8mm

Zapruder punta la sua telecamerinavintage sul video che manda le imma-gini della telecamerina di scarsa qua-lità della contemporaneità. Pensasubito che la qualità delle riprese diquando era giovane ora se le sognanoquesti mediocri pixel che rovinano lanostra vista, i nostri sguardi.Ma andiamo avanti. Gli hanno dettoche si potrebbe decidere del prossimofuturo politico di un grande paese,l’Italia. Quindi Zapruder si è vestitobene, si concentra. È pronto. I tre si-

Sì. Noidiciamosemprequellochecipas-saperlatestasenzafiltrisenzacensura-perchénonabbiamonientedanascondere. Nonciinteressasaperechiabbiamodi-fronteachicirivolgiamoechirappresen-tiamo.Solocosìlaveritàusciràfuoridalleimma-gininonparticolarmenteniditeperlave-ritàchevengonotrasmesseintuttoilglobograzieainternet. Sìquestaèlaverademo-crazia. Esepoinoncapiteècolpadella-bassaqualitàdellabandainItalia.

gnori iniziano a parlare, parlano di stri-ming, di televisione, di pubblico…mah,pensa quasi di avere sbagliato, eppuredeve essere questo l’incontro importanteche gli avevano detto. Dopo qualche mi-nuto nota che nessuno guarda mai la te-lecamera: Zapruder notò questo dagiovane, quando era un po’ figlio deifiori, quando per scherzo giravano filmporno: nessuno guardava in macchina.E anche quando gli chiesero di ripren-

ZAPRUDER LE SORELLE MARX

PeripatetichepoliticheCerto che il signor Presidente RosarioCrocetta non ci è andato giù di scar-tina: in un colpo solo ha fatto fuoricantante e astrofisico, con dei com-menti al fulmicotone. Al mistico Bat-tiato, che aveva descritto a Bruxelles -durante la presentazione dell'inizia-tiva Nuovi percorsi fra turismo e cul-tura in Sicilia - il Parlamento italianocome popolato da troie disposte atutto, Crocetta ha dato il benservitoper aver offeso le alte istituzioni delloStato. Ma era abbastanzaprevedibile dal momentoche Battiato avevaavanzato una vera e pro-pria proposta di… go-verno di scopo: “Sidovrebbe aprire un ca-sino e farlo pubblico”, ha detto Bat-tiato che già nel 1990 in unaindimenticabile intervista a “laStampa” ebbe a sostenere che ormai lameditazione era il suo mestiere e che,avendo girato molti monasteri, i mi-stici erano la razza più intelligente asua conoscenza. Ha inoltre ribaditoche questa Italia gli fa schifo e giàGrillo pregusta di affondare i suoidenti vampireschi in questa sua nuovavittima. L'esito della breve avventuradi Battiato, con queste su dichiara-

zioni, eraabbastanzascontato.Caso mai sipotrebbe ri-flettere suquantastradaabbia fattoBattiatodalla citataintervistadel 1990 adoggi, se al-lora ebbe adire che“quando miaccorsi chenon ero ca-

pace di comandare il mio corpo, nonho più abbandonato la ricerca spiri-tuale. In questi anni ho incontratomolte verità, ho girato monasteri ditutto il mondo apprendendo le diversetecniche di meditazione spirituale. ...pochi riconoscono l'importanza del ri-gore nella ricerca interiore. ... Oggisono capace di concentrarmi nel silen-zio, è una sensazione che diventa ma-teria”. Sorprende, invece, comeCrocetta abbia fatto fuori il prof. An-tonino Zichichi, cui aveva affidato ladelega alla cultura: "Bisognava lavo-rare e lui parlava di raggi cosmici".Della serie, “ognuno faccia il mestieresuo”. Grande Rosario!Pare che ora anche la nostra CarlaFracci .[Fracci chi? Qualcuno dirà]siain pena per la sua sorte.

Flussodi incoscienza

La “Fenomenologia delle Piste ciclabile” è una curiosa guida per ciclisti in stato di ebrezza,come si può immaginare dalla copertina. Si tratta di piste sperimentali realizzate in unacittadina veneta (non nominata) che detiene il record mondiale del consumo di grappa.Umberto Monaco, è un alticcio dirigente del Club degli Gnapadipendenti locali, ed hascritto il piccolo saggio, come si avverte nella premessa, per evitare di cadere in qualsivogliatentazione di liberarsi dal vizio, ma potersi muovere liberamente. La città “non nominata”si sta infatti dotando di tutte le facilitazioni per permettere all’ubriaco medio, ancora ingrado di deambulare, di vivere serenamente, senza danno per sè e per gli altri. Le porte,ad esempio, hanno centinaia di serrature in modo da rendere possibile l’inserimento dellachiave quale che sia lo stato di lucidità del cittadino. La realizzazione delle piste ciclabile,tutte curve, sono il risultato di una approfondita ricerca sulle modalità con le quali unubriaco guida la bicicletta. Il disegno è fornito da un logaritmo che modifica una retta,calcolando un numero altissimo di probabilità dei comportamenti di un ciclista, storditodall’alcool. Il risultato, si legge nella guida, è incredibile perché l’interessato pur pensandodi guidare dritto segue alla perfezione la sinuosità della pista. L’Amministrazione comunaledella città “non nominata” assicura che dopo un periodo di prova le strade ciclabili sarannorealizzate anche lungo il fiume in modo da salvaguardare i propri cittadini dalla periodichecadute in acqua.

dere trasmissioni quali “la vita in di-retta”, o “pomeriggio cinque”, dove per iguardoni italiani famiglie e amici fannofinta di amarsi e odiarsi e offendersi. AZapruder queste cose non sono mai pia-ciute, mai, perché le ha sempre sentitefinte e consone ai desideri di un grandefratello che tutto vuole comandare. Di-cono che il grande fratello ora sia uncerto Grillo. Ma tutte le volte che Zapru-der tenta di filmarlo, registrarlo, o ri-

prendere le lorodiscussioni lo man-dano via a calci. Di-cono perché èitaliano e non stra-niero. Ma il videoprocede: uno dei treprova a spiegare aglialtri due che nonsono in televisione (equi Zapruder esultae spera), ma pare in-credibile: i due non sifidano.

Page 5: Siliani a pagina 6 Magariera Art Nouveau Quando la Ginori · trata sui problemi della ‘polis’ si è occu - pata di un tema apparentemente ... al filosofo marxista, La Pira parlava

CCUO

.com sabato 30 marzo 2013no23 PAG.5GALLERIE&PLATEE

Esistono vari tipi di imitazione. L’imi-tazione tout court, che è quella delfalsario o del plagiario, di solito lapiù riprovevole, ma anche l’unica ad

essere passibile di condanna. Poi esistonoquelle dell’imitazione del falso che imitail vero e dell’imitazione del vero che imitail falso. Per non parlare di quella che imitail falso che imita il falso, la più perversa eabominevole.I motivi per cui si ricorre a queste prati-che possono essere molteplici, comun-que quasi sempre complesse dacomprendere. Per esempio, per ottenereguadagni illeciti, o per mostrarsi, impos-sessandosi del lavoro o delle idee deglialtri, più bravi e intelligenti di quanto nonsiamo. Esiste, ancora, una diversa speciedi imitazione che rientra nel novero, consostanziali varianti, dell’imitazione delfalso che imita il vero. Questo metodo sialimenta di oggetti già esistenti e dell’ap-parente comodità di servirsene. Il risul-tato di questa strana pratica è solitamenteil kitsch, che nel suo realizzarsi, tende adimitare una realtà già modificata e cor-rotta dalla cultura. Il cambiamento o snaturamento dell’og-getto si compie corteggiandolo da unpunto di vista sentimentale, blandendo lasua natura superficiale e leggera, amplifi-candone l’aspetto teatrale (o semplice-mente teatralizzandolo) e sopratuttoprivando questa forma reale della suafunzione. Ci resta in mano, così, un fan-tasma. Inconsapevolmente è pratica comune agliartisti che partendo da questa prassi dimimesi, svolgono le idee che vengono viavia formandosi, trasformano, decantano,sublimano ed insomma creano qualcosache sempre, ritengono, essere novità as-soluta e cammino verso l’assoluto. Ora, neanche a farlo apposta, tutto questoavviene, veramente, nel lavoro L’eserciziodel lontano dell’artista Italo-libaneseElena El Asmar.Nel catalogo, in una frase del curatoredella mostra, Pietro Gaglianò, c’è rac-chiuso, in maniera altrettanto mirabileche nel lavoro stesso il segreto che loispira e la genesi che lo edifica. La frase èquesta: “E si costruisce, fatica dopo fatica,“il sogno fenicio” di Elena, come una cittàsfavillante vista sullo sfondo di un paesag-gio costiero”. Questo risultato che trascina la memoriapersonale dell’artista, porta con se anchequella recente dello spettatore che neiflussi e riflussi di quel mare che sembralambire i millenni che la parola “fenicio”ci evoca, sommandosi alle eteree vettedelle città futuriste di Sant’Elia per arri-vare, trapassando il tempo, alle città delPianeta Mongo e alle avventure di FlashGordon.Come non immaginare le astronavi delcrudele imperatore Ming solcare ininte-rotte le torri, gli osservatori stellari, i mi-nareti e le cupole delle cinque città di ElAsmar, immerse soavemente in un pe-renne e sfarinato crepuscolo?Elena El Asmar, L’esercizio del lontano

A cura di Pietro Gaglianò SRISA Gallery, via San Gallo,Firenze.

di Claudio [email protected]

L’esercizio della memoria,2013. Vetro, plastica, plexi-glass, calze, 5 basi di ferro50-70 cm di diametro. Di-mensioni variabili. Cour-tesy dell’artista.

Il crepuscolosi addice

alla memoria

Page 6: Siliani a pagina 6 Magariera Art Nouveau Quando la Ginori · trata sui problemi della ‘polis’ si è occu - pata di un tema apparentemente ... al filosofo marxista, La Pira parlava

CCUO

.com sabato 30 marzo 2013no23 PAG.6

LLa Fondazione Fratelli Alinari, incollaborazione con la GalleriaBaudoin Lebon di Parigi, presentaal MNAF di Firenze, la mostra

personale del fotografo newyorkeseJoel - Peter Witkin. L’esibizione pro-pone una selezione di suoi scatti, veri epropri capolavori di maestria tecnica edi una ricerca visiva forse unica nel pa-norama dell’arte contemporanea. Nelle55 opere presenti nelle sale di PiazzaSanta Maria Novella, si può apprezzarel’aspetto creativo ed interpretativodell’artista nella sua sperimentazionefotografica. Ogni composizione di Wit-kin è un tableau vivant nel quale si spe-rimentano le più varie tecniche legatealla fotografia analogica; graffi, trazionedel negativo, bruciatura, uso di filtri edi materiali di disturbo, posti tra lafonte luminosa dell’ingranditore e ilsupporto di stampa. Ogni quadro foto-grafico del maestro newyorkese è stu-diato nel dettaglio e strutturato permesi grazie ad una lunga fase prepara-toria che avviene prima disegnando sucarta la scena da riprendere e dopo conuna lunga selezione dei protagonisti dainserire nelle foto. Il procedimento discelta delle location e dei volti da uti-lizzare è più vicino a quello del cinemache a quello della foto-grafia e spesso i set diWitkin sono dei veri epropri teatri ( crudeli )con arredamenti, sce-nografie e oggetti co-struiti appositamenteper il singolo scatto. Ci-tando Muybridge, Ve-lasquez, Manet e laArbus, Witkin ci da lasua interpretazione diun mondo rovesciatoalla Hieronymus Bosch. La sua “wunderkam-mer dell’irrappresenta-bile” mette al centrodella fotografia il pato-logico, il mostruoso, ilproibito, mostrandocinani, storpi, donne am-putate, androgini ed er-mafroditi. Lo stessoWitkin si sente parte diquell’umanità di scon-fitti, non la ritrae con lafreddezza scientifica eil distacco dell’antropo-logo ma ne è parte, luistesso si sente un freak.Sono affascinanti i rac-conti che l’artista fa deisuoi primi approccicon i soggetti dei suoiscatti. L’incontro con ilsoggetto avveniva lamaggior parte dellevolte attraverso an-nunci messi su rivistedi scambisti o in localisadomaso. Prima foto-grafo militare e poi stu-dente appassionato discultura alla University

of New Mexico, da sempre Witkin hausato la fotografia come un surrogatodell’arte plastica, costruendo dei veri epropri oggetti e composizioni, assem-blate addirittura con arti e resti umani.Una tendenza al misticismo, che va aldi là della religione ( la madre era cat-tolica, il padre ebreo ) lo porta a vederela morte del corpo come parte dellavita e a cercare un ribaltamento dei ca-noni di bellezza, certamente non rina-scimentali, ma sempre con un rispettoetico profondo e sacro per il più de-

bole, il derelitto, il disabile. Difficileelencare gli influssi e le citazioni sparsenelle sue opere, che sono centinaia,dalla mitologia greca e latina a Caravag-gio, dal Rinascimento Italiano alla na-tura morta fiamminga, da Man Ray aisurrealisti, per passare poi da Goya aManet, dall’amato Dalì al circense TodBrowning. In un’ epoca di assoluto stra-potere della fotografia digitale, Witkinpuò essere considerato un maestrodell’alchimia, della stampa in bianco enero, riuscendo a ottenere degli effettiassolutamente irriproducibili con latecnica digitale. La mostra sarà apertafino al 24 Giugno.

di Duccio [email protected]

LUCE CATTURATA

Al Museo Alinaridi Firenzei tableaux vivants di Joel - Peter Witkin

Più che fotoquadri

Prudence, 1996 © Joel-Peter Witkin, courtesy BaudoinLebon

Self portrait, 1995 © Joel-Peter Witkin, courtesy Baudoin Lebon

Woman with small breasts, 2007 © Joel-Peter Witkin,courtesy Baudoin Lebon

Page 7: Siliani a pagina 6 Magariera Art Nouveau Quando la Ginori · trata sui problemi della ‘polis’ si è occu - pata di un tema apparentemente ... al filosofo marxista, La Pira parlava

CCUO

.com sabato 30 marzo 2013no23 PAG.7ICON

C’è del pensiero dietro questamostra, Un’idea di bellezza(Strozzina, Centro di Cul-tura Contemporanea, Pa-

lazzo Strozzi, Firenze 28 marzo-28luglio 2013). Non è, cioè, un accosta-mento di artisti contemporanei magarisulla base di una suggestione; al con-trario si tratta di un lavoro di riflessionesul problema delle bellezza nel mondocontemporaneo, mentre al piano no-bile dello stesso Palazzo Strozzi sisvolge una mostra che dà conto dellanascita, del fondamento del canonedella bellezza rinascimentale (La Pri-mavera del Rinascimento. La scultura ele arti a Firenze 1400-1460, dal 23marzo al 18 agosto 2013). Un tema daniente, se pensiamo che esso assillal’arte e la cultura occidentale fin dal-l’antica Grecia. Ma, forse, la chiave dilettura di questa mostra che presenta ilavori di 8 artisti contemporanei, l’haofferta Sergio Givone, assessore allacultura del Comune di Firenze e pro-fessore di estetica all’Università di Fi-renze, citando la prima delle Elegieduinesidi Rainer Maria Rilke: “Perchénulla è il bello, se non l’emergenza deltremendo: forse possiamo reggerlo an-cora, ed ammirarlo anche, perché in-differente non degna distruggerci”.Dunque, una luce che rende attraenteanche l’orrendo.Il saggio di Franziska Nori sul bel ca-talogo (Mandragora, 25 euro) inqua-dra il problema della bellezza nelNovecento, dal ripudio dei canoniestetici tradizionali da parte delle avan-guardie fino all’attuale rottura defini-tiva dell’idea di bellezza comeproprietà artistica. La ricerca degli ottoartisti in mostra affronta, con linguaggie punti di vista assai diversi, il pro-blema di come in un’epoca dominatada un’estetizzazione esasperata in ogniambito della vita moderna (a partiredalla politica, fino all’idea che ebberonel 2004 Sgarbi e La Malfa di fondareun Partito della Bellezza) possa ancoracostituire un valore ed avere un signi-ficato la bellezza. Se un minimo co-mune denominatore è rintracciabilenegli artisti che espongono, esso con-siste nel fatto che la bellezza oggi nonrisiede più intrinsecamente nell’og-getto opera d’arte, bensì nel rapportofra soggetto e oggetto che innesca lapercezione estetica. Scrive FranziskaNori: “Sussiste un’oscillazione fra dueantipodi, tra una diffidenza estremaverso la rivelazione del bello e la con-tinua ricerca di un significato ulteriore,di una bellezza intesa come esperienzaconnessa alla dimensione esistenzialepiù profonda dell’uomo e del suo rap-porto con il mondo”. Ecco, dunque, ilsenso di questa mostra e dei suoi ottoprotagonisti: una ricerca intorno, den-tro, il loro, il nostro mondo di un rap-porto con la natura violentata(Wilhelm Sasnal), oppure cristalliz-zata in un istante colto fra primi pianie sfondi sfuocati per bloccare un pic-colo volatile (Jean-Luc Mylayne); una

di Simone [email protected]

L’idea di Bellezza proposta

dalla Strozzina

Una mostrapensante

identità familiare sfocata e irriconosci-bile (ancora Sasnal); un’ombra chesvanisce sullo sfondo; la “danza” di dueguerrieri addestrati alla guerra (IsabelRocamora); la decostruzione delleforme perfette dell’estetica e la ricom-posizione di nuovi pentagrammi e ra-gnatele di fili elettrici (AndreasGefeller). Ma anche una idea, nonl’idea, di bellezza che si costruisce conl’intervento dei visitatori chiamati acomporre con foto e commenti questaidea contemporanea di bellezza, non-ché incontri nelle scuole guidati dagliesperti della Strozzina. Anche questi,niente altro che rapporti fra soggetti eoggetti che realizzano la modernaesperienza estetica. Fuori da canoniprecostituiti e immutabili, anzi deco-struendoli e delegittimandoli anchequando assumono i contorni del kitchcontemporaneo. E’ stata questa, infondo, la storia dell’arte del Novecento.Come testimonia anche Sandro Pennain piano Ventennio: Eccoli gli operai sulprato verde/a mangiare: non sono forsebelli?/Coorono le automobili d’in-torno/passan le genti piene di giornali./Ma gli operai non sono forse belli?

Page 8: Siliani a pagina 6 Magariera Art Nouveau Quando la Ginori · trata sui problemi della ‘polis’ si è occu - pata di un tema apparentemente ... al filosofo marxista, La Pira parlava

Dal Falteronaa Fiesolee oltre…

CCUO

.com sabato 30 marzo 2013no23 PAG.8

Sotevoli sono le testimonianze,appartenenti alla facies cultu-rale etrusca (IX-I secolo a.C.),che sono emerse nel compren-

sorio geografico del Mugello e Val diSieve, territorio da sempre adatto, per lesue caratteristiche orografiche, a ospi-tare centri d’altura deputati al controllosu quelle vie di collegamento, attraversoi percorsi transappenninici, tra la valledell’Arno e la Pianura Padana. L’impor-tanza di questi centri è data dal fatto diessere delle realtà di frontiera, puntid’incontro economico-sociale e altempo stesso culturale: prima nasconocome teste di ponte dell’espansioneetrusca verso la Pianura Padana nellazona d’influenza celti-ligure (VII-V se-colo a.C.), dopo si sviluppano come ba-luardi difensivi contro le incursioni deiCelti che, dagli inizi del IV secolo a.C.,avevano cominciato ad attraversarel’Appennino. Nei precedenti articoli ab-biamo visto come la maggior parte diessi siano organizzati come articolati si-stemi fortificati con valenza sia religiosasia militare. In quest’ottica possonorientrare sia il luoghi a vocazione pret-tamente cultuale come il Lago degliIdoli sul Falterona sia gli insediamentiindividuati sul Monte Giovi, sul Poggiodella Colla e sul Poggio di Frascole,dove giacciono i resti di una residenzafortificata probabilmente appartenuta auna grande famiglia dell’aristocrazia ru-rale, forse proprio a quei Velasna il cuinome gentilizio compare graffito sumolti vasi rinvenuti nel luogo. Riferibilia personaggi di alto rango sono anche isegnacoli funerari della classe detta “fie-solana”, come quelli rinvenuti a Vierle,presso Londa. Il complesso archeolo-gico de “I Monti” a San Piero a Sievesuggerisce ulteriori spunti di riflessione:sul centro abitato, da localizzare nel sitodella Fortezza di San Martino, dovevagravitare anche il principesco tumulofunerario scoperto presso la fattoria deLe Mozzete, che si trova alla confluenzadel torrente Levisone con la Sieve.Strette sono le analogie con il “sistemadi pianificazione planimetrica” che ri-scontriamo alla Castellina di Quintopresso Sesto Fiorentino, a monte dellecave di Palastreto: qui infatti troviamoun insediamento d’altura sul Poggio alGiro, che sovrasta Quinto, Colonnata eSesto in posizione dominante sullapiana fiorentina, una necropoli “urbana”a Palastreto e i tumuli magnatizi de LaMontagnola e de La Mula nella zonapianeggiante che si apre lungo la riva si-nistra del torrente Zambra. In questoquadro un ruolo di primo piano fu rive-stito dalla città di Fiesole, centro gravi-tazionale della media valle dell’Arno edel comprensorio mugellano dal pe-riodo etrusco fino a tutta l’età romana.L’incremento degli scambi commerciali“da” e “verso” l’Etruria sembra favorirenell’agro fiesolano la nascita di un’aristo-crazia rurale, formata da gruppi gentiliziin repentina ascesa che vanno progres-sivamente a occupare tutti i punti ne-vralgici di controllo delle vie di

Ilaria di Pier Paolo Pasolini

di Alberto [email protected]

di Franco [email protected]

Strana è la sorte della poesia. Di gene-razione in generazione è affidata all’av-vicendarsi delle poetiche e autori sullacresta dell’onda possono in breve spro-fondare nella dimenticanza. E ciò nongiova al rapporto costitutivo fra arte esocietà, in quanto nella cultura deltempo la poesia perde la sua funzione“profetica” e finisce con l’occupare unposto di nicchia. Per questo motivo, ci sono opere comeil poema L’Appennino (in cui PierPaolo Pasolini cantò un’Italia del se-condo dopoguerra ridisegnandolasulle radici autoctone, medievali),messe in disparte a vantaggio di opera-zioni quasi esclusivamente estetiche. Mentre L’Appennino è un testo che an-cora, negli anni Duemila, risulta fonda-mentale per riportare al presente isegni della nostra identità storica.Pasolini iniziò il proprio viaggio par-tendo dalla Lucchesia “dai prati troppoumani”, sotto la luce ferma della lunaintesa come fermo d’ìmmagine dellaStoria (“La luna, non c’è altra vita chequesta”). Una “umana luna” che illumina “ilmarmo, a Lucca e a Pisa”. IL marmo,materia che testimonia la “muta ori-gine” di “un morto ardore”.In questi marmi l’uomo si perpetuaquasi che i vicoli e le piazze ancora rie-cheggino di quella vita.Anche se il messaggio dell’Appenninodi Pasolini sembra ora sommerso dallemode, la sua valenza civile ha ancora

EX CAVO

SPIRITI DI MATERIA

una sua forza profetica, soprattutto nellaparte terza dove il poeta canta Ilaria, cheviene assunta come figura esemplaredella crisi storica: “son di marmo/rasse-gnato le palpebre” e “nessuno/scalpellopotrà scalzare la mole/tenue di questepalpebre”.L’ossimoro di una “mole tenue” ci fa in-tendere il dramma personale di Ilaria in-sieme a quello più vasto di un popolo.Non a caso il poeta conclude: “Jacopocon Ilaria scolpì l'Italia/perduta nellamorte, quando,/la sua età fu più pura enecessaria.”

Dentro nel claustrale transettocome dentro un acquario, son di marmorassegnato le palpebre, il pettodove giunge le mani in una calmalontananza. O c'è l'aurorae la sera italiana, la sua gramanascita, la sua morte incolore.Sonno, i secoli vuoti: nessunoscalpello potrà scalzare la moletenue di queste palpebre.Jacopo con Ilaria scolpì l'Italiaperduta nella morte, quando,la sua età fu più pura e necessaria

comunicazione. Le aperture commer-ciali e gli apporti culturali che intercor-rono tra Fiesole e l’agro chiusino,volterrano e quello bolognese sem-brano creare un amalgama capace di ge-nerare una cultura materiale connotatada caratteri distintivi propri, quali adesempio la produzione della classe deicippi e stele fiesolane, e capace di in-fluenzare anche quella del basso Val-darno, spia dell’interesse che i gruppiaristocratici fiesolani potevano mo-strare verso la via dell’Arno che condu-ceva agli approdi pisani.

Carta topografica: 1. Falterona (Lago degli Idoli), 2. Vierle, 3. Frascole, 4.Monte Giovi, 5. Poggio Colla, 6. I Monti, 7. Fiesole, 8. Palastreto (Poggio alGiro), 9. Tombe de La Montagnola e de La Mula

Stele fiesolana daTravignoli (Pon-tassieve), primianni del V secoloa.C.Fiesole (FI),Museo Civico Ar-cheologico,Dono Lawrence

Page 9: Siliani a pagina 6 Magariera Art Nouveau Quando la Ginori · trata sui problemi della ‘polis’ si è occu - pata di un tema apparentemente ... al filosofo marxista, La Pira parlava

praffine, a testimonianza di come la Ri-chard Ginori avesse saputo, in queglianni, declinare il gusto Liberty in modoassolutamente originale e prezioso, rag-giungendo un vasto mercato interna-zionale.Vasi, serviti da tè e da caffè, caraffe epiatti: opere belle, raffinate e seducenti.Onore al merito a chi ha voluto questamostra, puntando l’indice su tanta sa-pienza e su tanta arte che rischia di ve-nire spazzata via in pochi istanti.Qualunque ne sia la causa, da questepagine si può far poco. Se non consi-gliare ai fiorentini, o a chi di passaggioa Firenze, di far visita a questa mostra,aperta fino al 30 maggio a ingresso li-bero, e riflettere se è possibile far per-dere all’Italia questa immensaricchezza.

CCUO

.com sabato 30 marzo 2013no23 PAG.9ANTIQUARIUM

Suona un po’ paradossale cheuna mostra ideata “per valoriz-zare i mestieri d’arte e sostenerel’occupazione giovanile”, questi

gli intenti dichiarati, esponga i migliorimanufatti di una storica fabbrica diporcellane dichiarata fallita il 7 gennaioscorso e i cui 325 dipendenti, in cassaintegrazione dall’agosto 2012, ri-schiano di non tornarvi più a lavorare.Ma questa è la storia dell’Italia dei no-stri giorni: produrre eccellenza nonvuol dire affatto salvarsi dalla crisi, chesembra colpire ovunque e indiscrimi-natamente. E vi è una logica, anche sepuò sembrare perversa, nell’affidare almarchio Richard Ginori una mostrache ha simili alti scopi. Sia perché laStoria ha sempre qualcosa da inse-gnarci, sia perché, se vogliamo spingerei giovani a riaccostarsi ai ‘mestierid’arte’, occorre mostrare loro quanto dimeglio questi mestieri possano pro-durre.L’esposizione, dal titolo L’ArtNouveau della Richard Gi-nori in collezioni privatefiorentine, a cura diPierluigi Ciantellie con la consu-lenza storica diOlivia Rucellai,curatrice delMuseo RichardGinori, nasce suiniziativa del-l’Ente Cassa diRisparmio di Fi-renze assiemeall’AssociazioneOsservatorio deiMestieri d’Arte(OmA) ed è unadelle due sezioniche compongonola mostra “Porcel-lane e cappelli fioritida Firenze nelmondo”. La secondasezione, Chapeaux depaille d’Italie, a cura diRoberto Lunardi, nonsolo è allestita nellostesso Spazio Mostredell’Ente Cassa, in via Bufalini 6, ma simescola alla prima fondendosi in untripudio di colori e d’immagini di gran-dissima suggestione.Il fil rouge che lega le due mostre, al dilà del fatto che espongono il meglio delmanufatto d’arte made in Italy, è l’ele-mento floreale, presente sia nelle por-cellane che nei cappelli, esposti in treampie sale sotto teche distinte per temicromatici e spesso anche per soggetti.Gli esemplari della Richard Ginori(circa 250), datati tra il 1902 e il 1915,sono infatti espressione dell’Art Nou-veau e del Liberty, e raffigurano sog-getti floreali e naturalisti. Molti i pittoridell’epoca che lavorarono per la storicafabbrica di Doccia: fra tanti, PiladeDonnini, il macchiaiolo Giulio Fortu-nato Faini, Anchise Faggi, tutti artisti divalore che si avvalevano di tecniche so-

di Annalena [email protected]

Quandola Ginoriera Art Nouveaue non Cassaintegrazione

B. B

ongi

, - P

iatto

di t

ipo

giap

pone

se d

ecor

ato

con

iris

B. B

ongi

, - P

iatto

di t

ipo

giap

pone

se d

ecor

ato

con

iris

D. Pilade - Vaso con rose

Page 10: Siliani a pagina 6 Magariera Art Nouveau Quando la Ginori · trata sui problemi della ‘polis’ si è occu - pata di un tema apparentemente ... al filosofo marxista, La Pira parlava

CCUO

.com sabato 30 marzo 2013no23 PAG.10LUCE CATTURATA

di Sandro Biniwww.deaphoto.it

I confini della cittàUn racconto per immagini

dalla periferia fiorentina (2001-2013)

di Barbara, cuoca di Pane e [email protected] Agnello multietnico per Pasqua

MENÙ

Ecco l’agnello di Dio, ecco colui cheprende su di sé il peccato del mondo. Inquesta piccola frase si uniscono 2mondi: antico e nuovo testamento, ilsacrificio e colui che si sacrifica. Sicura-mente mangiare l’agnello a Pasqua, haun significato meno religioso, lontanoda un’idea di Agnus Dei, ma sensibilead un bel giro di soldi basato, diciamosu una consuetudine. Se lo volete cuci-nare proprio domenica, sapere perché,non sarebbe una cattiva idea. Io laica-mente propongo una ricetta che necontiene l’eccesso d’uso, senza com-promettere il rito personale di ognuno.Mi sono anche divertita in un eserciziomultietnico dove dalla citazione dei pi-selli, anche loro di tradizione, si passain Grecia con lo yogurt e si arriva interra araba. Una crema di piselli conuna cucchiaiata di yogurt con un po’ dipaprika, e polpette (quasi un kebab) diagnello. Ho rubato e ricorretto negliingredienti un modo intrigante di farpolpette. Per prima cosa bisogna met-tere 100 gr. di couscous a bagno inacqua fredda, in modo che sia som-merso, e lasciarlo cosi’ per circa un’ora,deve diventare bello morbido. Divi-dere 600 gr fra spalla e coscio diagnello macinato in due parti, diciamo

400/200g Uniamo il cuos cuos, benscolato, ai 400g di macinato, mezza ci-polla bianca tritata, sale e pepe ed untrito di rosmarino Mettere il compostodi carne e cipolla nel mixer fino ad ot-tenere quasi una pasta e fate riposare infrigo. Intanto in una padella soffriggereun po’ di cipolla tritata in olio extravergine d’oliva, aggiungete i pinoli tri-tati e tostate per 2 minuti. Quindi ag-giungere i 200g di carne rimanenti,

salare e portare a cottura, unendo soloalla fine della menta fresca tritata. An-cora meglio se questi 200 gr. inveceche macinati, li tagliate a coltello, a cu-bettini. Ora prendete il composto dalfrigo, e mettetene l’equivalente di unbel cucchiaio da minestra, nel palmodella mano appena unto e schiacciate.Nel centro sistemate un po’ del com-posto cotto di carne e pinoli e chiudetemolto bene (come una normale pol-

petta dalla forma ovale)o si aprirannodurante la cottura. Si possono farefritte, io invece ho scelto di infarinarle erosolarle in padella con poco olio, per5 minuti e sfumarle con vino bianco.Una volte pronte vanno appoggiatesulla crema di piselli, ottenuta frullan-doli dopo cotti, con poco brodo di ver-dura e uno schizzo di yogurt biancomescolato a ½ cucchiaino di paprika.Auguri dalla cheffa.

Sandro Bini - I Confini della Città - Galluzzo - Firenze 2010

Page 11: Siliani a pagina 6 Magariera Art Nouveau Quando la Ginori · trata sui problemi della ‘polis’ si è occu - pata di un tema apparentemente ... al filosofo marxista, La Pira parlava

CCUO

.com sabato 30 marzo 2013no23 PAG.11

Linea di pensierodi Susanna Stigler

[email protected]

Marzo 2013

PUÒ ACCADERE

KINO&VIDEO

Vista la non ampia gamma diproposte cinematografiche neltempo recente, ed essendo aFirenze non dobbiamo lamen-

tarci troppo vista la presenza di cir-cuiti alternativi che invitano registi ecircoli che offrono film di grande qua-

lità e piccola distribuzione, l’aperturadei 50 Giorni di Cinema Internazio-nale con il Korea Film Fest apre ancheil nostro cuore. Un festival è magni-fico, offre film selezionati, quindi tuttibelli, di vari generi, lunghi e corti,quindi un pò per tutti, propone retro-spettive, quest’anno su una grande at-trice, Jeon Do-Yeon, di cui si vedrannole migliori interpretazioni. Un Festivalsi circonda di ospiti eccellenti, inter-preti, registi, produttori, i film ven-gono preceduti da dotti commentiche ne illustrano storia, caratteristi-che, gossip, retroscena, fortuna. An-cora, questo Festival butta là ben 50film, per lo più inediti!!! Un piacereassoluto visto che il cinema coreano èCinema Puro di Bellezza e Perfezione.La serata inaugurale poi!!! Splendida-mente condita con hostess in coloraticostumi caratteristici, lunghi, vita altastile Impero, stoffe rigidine, fannocome sembrare “incinte” le bellissimegiovani, inonda le poltrone centrali diautorità e artisti. Come non accen-nare all’Ambasciatore che parla un ita-liano lento e un po’ meccanizzato?Odeon pieno come un uovo, una go-duria! Il film. Masquerade, genere sto-rico, 131 minuti, doppi sottotitoli,inglese e italiano, ti incolla alla pol-trona, ti seduce, ti intrattiene, ti fa ri-flettere e ridere e ti “rifa gli occhi”come si dice qui da noi. ‘600, allacorte del Re, cinico e un pò paranoico,circondato da servi e dignitari chenon ne alleviano l’isolamento, temeun attentato con... il veleno ai tempi...Esce per escort, ordina che gli vengatrovato un sosia per la notte. Scovanoun saltimbanco che gli somiglia e saimitarlo, lo pagano, accetta come fosseuna serata, ma... Sembra storia banale,dejà vu... vero, ma invece no, non ti di-sturba questo, affatto. Il re viene ad-

di Cristina [email protected]

L’invasionekoreana

dormentato, non si sa da chi, il buf-fone deve interpretarne il ruolo nonsolo di notte, ma anche al Governo. IlFunzionario Fedele e l’Eunuco Capolo istruiscono, ma... Ovvio che si fastrada nella semplificazione di unamente pura una specie di Verità, di“Giustezza”, il Sosia capisce intrighi e

“truffe”, si relaziona umanamente conservi e serve, conquista tutti, Reginacompresa. Nei film Coreani capitache il modo incanti e vada molto oltreintrecci e storie che ripercorrono ca-novacci classici e senza sorprese. Sisorride anche in questo film dallachiara e attualissima morale e dalla

equilibrata ironia. Il guitto dopo unpaio di giorni è costretto a chiederedove può evacuare. Chiede quindi ilvaso “dall’odore di prugna”, ancellepresenziano imperterrite, a nientevale la sua ritrosia, fatto il “colpo” unostuolo di donne inginocchiate appareda dietro la tenda, porgono i sensidella loro felicità per il fruttuosoevento. Esilarante, di una estetica vi-

siva inimmaginabile. Questo film èstato campione di incassi l’annoscorso e terzo nella classifica di tutti itempi, in Corea. L’interprete è un gio-vanotto famoso per la bellezza che saessere bravissimo nei due ruoli, guittoumano, re algido e crudele. RegiaChoo-Chang-Ming.

Page 12: Siliani a pagina 6 Magariera Art Nouveau Quando la Ginori · trata sui problemi della ‘polis’ si è occu - pata di un tema apparentemente ... al filosofo marxista, La Pira parlava

CCUO

.com sabato 30 marzo 2013no23 PAG.12ICON

La Galleria Alessandro Bagnai diFirenze ci offre fino al 20 aprile2013 la possibilità di ri-vederetre grandi artisti e le loro opere

in rapporto alla forma, spazio e con-tenuto. In mostra Gianni Dessì, Ro-lando Deval e Nunzio in tre personaliche si susseguono all’interno dellospazio espositivo dando una conti-nuità al visitatore che si lascia coinvol-gere dalla luce di Dessì, dalla materiadi Deval e in ultimo dalla muta sono-rità dell’opera di Nunzio. Tre per te(2008) è il titolo delle tre grandi re-sine di Gianni Dessì, belle opere digrande impatto sensoriale nella lorodensità e immensità. Sulla stratifica-zione di ognuna emerge un coloreprimario blu, nero, rosso richiamatopoi dalla cornice dipinta intorno al-

l’opera. Una piccola camerae pictaedove il colore racchiuso nell’opera siestende all’esterno in un dialogo e inuna sorta di con-fusione con la paretedella galleria. Dessì definisce le sueopere come “luogo del vedere nelquale un colore conquista il propriospazio al di là del supporto che l’acco-glie” e, infatti, il colore si muove dal-l’interno delle resine per conquistarelo spazio, si afferma nel luogo creandoun dialogo aperto con il visitatore. DiRolando Deval le sette opere dal ti-tolo In concreto (1990) sette opere incera su tavola, vicino alle opere sen-tiamo l’odore inconfondibile dellacera d’api, la colata è di un colorerosso cupo. All’interno di alcune ta-vole si possono intravedere figure,mentre al centro di ognuna una co-lonna scanalata, verticale, una sorta dispina dorsale della pittura, del qua-dro, dell’arte, di noi stessi. Di fronte aqueste opere captiamo i vertebrati e ifossili perché il suo lavoro è ispiratodai processi naturali e sulla riflessionetra uomo e natura: “Il lavoro che con-sidero riuscito è quello davanti alquale, una volta finito, posso pensareche si è fatto da solo. A volte si trattasemplicemente di un segno provo-cato da una corrente o da un flusso,un segno creato dalla naturale ero-sione degli elementi” afferma Deval.

di Angela [email protected]

Vedere e ri-vedere

Qui e sopra Dessì - Deval - Nunzio, Veduta parziale della mostra, Fotografia diBruno BruchiCortesia della Galleria Alessandro Bagnai

Nunzio, Eco, 1987, Piombo su legno,cm 295x480x20 (Foto di Bruno Bru-chi) Cortesia della Galleria Alessan-dro Bagnai

Infine Eco (1987) il grande piombodi Nunzio dove l’eco si fa forma e di-venta arte, la modulazione della su-perficie di quest’opera risuona nellagalleria e in noi dandoci equilibrio earmonia. Il piombo è un metallo te-nero, denso, duttile e malleabile ma

anche pesante e velenoso, Nunzio colsuo lavoro ci rimanda l’eco delpiombo unito al suo bel colore grigioblu. Nunzio ha la capacità e il poteredi lavorare la materia trasfigurandolain suono creando Eco ossia una cassaarmonica per la bellezza.

Deval, Dessìe Nunzio in mostra

alla GalleriaBagnai di Firenze

Page 13: Siliani a pagina 6 Magariera Art Nouveau Quando la Ginori · trata sui problemi della ‘polis’ si è occu - pata di un tema apparentemente ... al filosofo marxista, La Pira parlava

CCUO

.com sabato 30 marzo 2013no23 PAG.13NUVOLETTE

www.martinistudio.euLe storie di Pam

Page 14: Siliani a pagina 6 Magariera Art Nouveau Quando la Ginori · trata sui problemi della ‘polis’ si è occu - pata di un tema apparentemente ... al filosofo marxista, La Pira parlava

CCUO

.com sabato 30 marzo 2013no23 PAG.14MOSTRIFICIO

Con Da Botticelli a Matisse. Voltie figure, Marco Goldin ha tra-sferito al Palazzo della GranGuardia di Verona (fino al

primo aprile) quella mostra già ospi-tata presso la Basilica Palladiana di Vi-cenza, ma intitolata in quell’occasioneRaffaello verso Picasso. Non sono statepoche le critiche a questa operazionedi trasformismo curatoriale, che, gio-cando sulla sostituzione di alcuneopere, ha rovesciato la stessa frittatavicentina a pochi passi dall’Arena. Ver-rebbe quasi da pensare (giusto con unpizzico di cattiveria) che l’obiettivoprimario di questa mostra non siastato quello di sviluppare un discorsocritico o diffondere la cultura artisticatra il grande pubblico, quanto piutto-sto quello di catturare questo pub-

blico con tutti i mezzi possibili, lecitio non troppo, e ovviamente “facendocassa” il più possibile – tanto tra Bot-ticelli e Raffaello, o tra Picasso e Ma-tisse, che differenza fa?Bando alle critiche, la mostra vero-nese espone un corpus di dipinti ditutto rispetto, che parte dai classiciBotticelli, Beato Angelico, Mantegna,Bellini, Bramantino, Lippi, Cranach,Pontormo, Rubens, Caravaggio (quioccorre riprendere il fiato), Van Dyck,Rembrandt, Velázquez, El Greco,Goya e Tiepolo, fino a spingersi ai piùmoderni Manet, Monet, Cézanne,Gauguin, Van Gogh, Munch, Picasso(…riprendendo di nuovo il fiato),Matisse, Modigliani, Giacometti eBacon. Una vera scorpacciata al limitedell’indigestione, suddivisa in quattrosezioni principali: dalle raffigurazionidel Cristo al ritratto tra Quattro e No-vecento. Ma a voler fare proprio i pun-tigliosi, queste sezioni si integranopiuttosto male, organizzate poi in ma-niera rapsodica, nient’affatto cronolo-gica, tanto che si ha infinel’impressione di passeggiare attraversouna grande collezione di splendideopere, ma senza un reale filo condut-tore – …eh già, si tratta di una mostrasul ritratto!Ultima nota positiva (almeno per gli

di Simone [email protected]

a cura di Aldo [email protected]

ICON

“Potremmo definire Dina Cangi –scrive il curatore nel suo saggio –una cacciatrice di ricordi in dive-nire, una predatrice di vita che,come direbbe Sant’Agostino, s’illu-mina alla ricerca di cose vissute, siriempie gli occhi di lacrime nel ri-cordo di emozioni provate attra-verso affetti che, solo in apparenza,non ci sono più, ma che vivrannosempre in lei. Con i suoi dipinti, laCangi rievoca esperienze stretta-mente legate al proprio senso pro-fondo dell’esistenza, nell’eternovagabondare della mente e della ri-cerca delle Immagini riflesse del-l’anima”.In certi suoi lavori il concetto deltempo sembra azzerato: tutto sem-bra presente, ma al tempo stesso po-trebbe essere passato o trapassato.Segni, luci, colore e superficie sem-brano riprodurre l’essenza di mo-menti passati rendendoli attuali eindimenticabili. Mondi a-reali e at-mosfere fantastiche che evidenzianocome il trascorso non si possa riesu-mare così come pensavamo diaverlo archiviato nel grande salonedella memoria. I suoi dipinti ci riportano all’ideadel tempo della coscienza, alle strut-ture che contengono l’anima e allearchitetture che esaltano il nostroessere. I ritmi dei riflessi, le note deitagli cromatici, le pause di ferite se-gniche e l’esaltazione di luci innatu-

Dina Cangi Architetture dell’Essere

colpisceancora

Goldin

A Veronaun’altramostracuratatantoper farecassa

Sopra Ombre nella notte tela 70x1002010, sotto Profondo sentire tela70x70 2010

organizzatori), è l’enorme afflusso dipubblico, che congestiona facilmentel’ingresso, costringendo i più sfortu-nati ad attese chilometriche. E piangeun poco il cuore, a constatare che ope-razioni di questo genere (certo splen-dide ma un po’ commercialotte)riescano sempre a colpire nel segno,mentre il mondo dell’arte contempo-ranea e della critica (…giusto un pocopiù) scientifica continua a languire inviuzze poco frequentate – specie dalmomento in cui le scorte per l’aperi-tivo inaugurale si sono miseramenteesaurite.

rali si armonizzano magicamente al-l’interno di forme che negano lapropria esistenza, ma esaltano la

propria essenza. Ogni atmosfera sembra alludere aun luogo interiore, a un non-luogo.Il fascino delle sue composizioni stanel fatto che possono ampliare ilnostro senso di realtà e insinuarcidubbi sul nostro senso di verità. Isuoi colori inizialmente ci affasci-nano per un impatto puramente fi-sico, ci catturano catapultandocidentro atmosfere stranamente fami-liari, che ci sembra di aver vissutoalmeno una volta nella vita, fino arenderci conto che non corrispon-dono a ciò che credevamo di ve-dere. Per la Cangi la cromia diventaun pretesto per esercitare un in-flusso diretto sull’anima. Lu.C.C.A. Lounge e UndergroundDa martedì a domenica ore 10-19fino al 1 aprile 2013 Ingresso libero

Page 15: Siliani a pagina 6 Magariera Art Nouveau Quando la Ginori · trata sui problemi della ‘polis’ si è occu - pata di un tema apparentemente ... al filosofo marxista, La Pira parlava

CCUO

.com sabato 30 marzo 2013no23 PAG.15LUCE CATTURATA

di Stefano [email protected]

Attraverso le pietre, quelle chestanno sulla terra su cui si cam-mina e quelle che solcano ilcielo, lanciate contro i militari.

Il titolo non è solo evocativo, ma de-scrive nell’essenza l’esperienza quoti-diana dei palestinesi che vivono neiterritori occupati. Le foto di Flora Bra-schi lo mostrano benissimo. Ce nesono due, dove vediamo dei ragazzi inmezzo alle pietre, le stesse che poi rac-colgono e lanciano contro i soldati. Sivive attraversando le pietre, passandocheck-point circondati da colline pie-trose e contornati da massi squadrati,segno di una terra antichissima e con-tesa. Ed attraverso le pietre si rivendicala propria esistenza, i propri diritti, po-vera arma di una resistenza che sisvolge casa per casa, villaggio per vil-laggio, a macchia di leopardo, mentresi va in cerca dell’acqua o al lavoro. Si riesce a cogliere molto da questefoto. La continua trattativa su tutto, letensioni, la sorveglianza permanente,la miseria soprattutto, che fa capolinosempre dalla terra, come nella fotodella bambina con la maglia rossa chepassa attraverso un tornello. Basta po-sare lo sguardo all’altezza dei suoi piediper capire. E sono le donne in partico-lare ad essere le protagoniste di questamostra che assomiglia più a una “testi-monianza” che ad un’esposizione. Levediamo giovani o adulte, disperate otranquille, ma sempre dignitose. Ac-canto a loro un’altra presenza, i mili-tari, l’altra faccia della “testimonianza”.La macchina fotografica pare andaread interrogarli, non rifugge dal con-fronto con loro. C’è un’immagine dovesi vede un giovane soldato,, in primopiano con un fucile da assalto, portal’elmetto. Tutto il resto è sfocato. Nonsi riesce a guardare quella foto senzachiedersi chi è, cosa sta facendo, cosasta pensando, che sentimenti gli si agi-tano dentro agli occhi.Realizzate ad Hebron durante un sog-

FloraBraschi,giovane fotorepotera Quadro0,96

della

Alcuni maniaci ampliano la loro serialitàe non scelgono un oggetto, ma la categoriaOggetti, le aggettivazioni che li accomu-nano antichi o vecchi, curiosi o bizzarri,belli o preziosi. Rossano, genio dell’Og-getto d’Epoca e di Modernariato meritaseriali pubblicazioni della sua enorme evariegata collezione.Primo giorno di primaveraEssevi primi anni 40Sandro Vacchetti (1889-1976)Oggetto che apparteneva ad una an-ziana signora che lo aveva ricevutocome regalo di nozze nel 1947, fu ac-quistato da Poggi (Firenze).Vacchetti fu un artista eclettico, pittoree ceramista, lavorò alla Lenci, famosafabbrica di bambole, prima come deco-ratore e modellatore di visi poi comeDirettore fino al 1934 anno in cui avviòuna sua manifattura di ceramiche arti-

Ceramica

anni‘40

di Cristina [email protected]

BIZZARRIA DEGLI OGGETTIstiche, la Essevi, dalle iniziali del suonome. Le opere eseguite in questa se-conda fase sono meno austere di quelle

Le pietrePalestina

giorno da “attivista”, e allestite qui daElena Martongeli, queste foto sonoimpegnate, hanno il racconto inscrittodentro insieme alla prossimità, quellavicinanza di Flora Braschi con i pale-stinesi che gli fanno dire «è un luogospeciale, per me, la Palestina, la consi-dero il mio "Oceano Mare" , il mioluogo di arrivo e di partenza...»“La resistenza è un dovere.Occupano le nostre terre,vogliono demolire le nostre case.Perciò dobbiamo resistere.è il nostro destino”Basim Tamimi

per la Lenci, più leziose e spiritose, ri-sentono dei costumi e la moda deltempo. La Essevi chiuse nel 1954

Page 16: Siliani a pagina 6 Magariera Art Nouveau Quando la Ginori · trata sui problemi della ‘polis’ si è occu - pata di un tema apparentemente ... al filosofo marxista, La Pira parlava

CCUO

.com sabato 30 marzo 2013no23 PAG.16ANTIQUARIUM

“Maremma Toscana” èun capolavoro ‘ma-gico’ di GiovanniFattori: ogniqual-

volta raggiungo la sala 18 della Galleriad’Arte Moderna, ne vengo irrimediabil-mente rapito. E’ la traduzione, con pen-nellate robuste, dell’ode carducciana.Una celebrazione forte, integrale e al con-tempo misurata della Maremma, che quierompe in una dimensione quasi epica emetafisica. Il sole del mezzodì è un fluidoche irradia e immortala soggetti archeti-pici: i buoi e il carro rosso (motivo ricor-rente in altro grande macchiaiolo, ilBorrani), il pastore (un emerito “nes-suno” - Ulisse, eroe in una anonima di-sfida dell’esistenza), i maiali selvatici chegrufolano e il grande teatro della naturache, se si apre sulla destra allo spaziosconfinato del mare, si propone come uninfinito psicologico, dell’anima, nel dise-gno preciso ma dal colore stemperato (adare la percezione della lontananza) dellamontagnola. Una fissità che mi rinvia,mutatis mutandis, al superbo “Meriggio”dannunziano (“A mezzo il giorno / sulMare etrusco / pallido verdicante / comeil dissepolto / bronzo dagli ipogei, grava/ la bonaccia...”) e, per altro verso, ai“densi climi” dell’“Estiva” di VincenzoCardarelli. D’altronde, se qui non “per-duta è ogni traccia / dell’uomo...”, poco cimanca: il carro pare momentaneamentelasciato a se stesso; il pastore mi/ci volgele spalle come a non compromettersi, as-sorto e pago di sé; l’altra - e unica - tracciadi uomini (cui alludono le vele sull’az-zurro marino) è impercettibile. I viventie la natura tutta partecipano ad una so-spensione della vita su se stessa. Questamaremma si lascia, così, rimirare nellasua splendida essenzialità, nel suo esseretutto sommato incontaminata ed intrin-secamente ruvida - ancorché non ostilee, in fondo, alleata dell’uomo. E’ impossibile non instaurare un nesso,per contrasto, con la Maremma toscanae, ampliando la visuale, con la Toscana dioggi. Non tanto per la ben diversa pres-sione antropica e i suoi inevitabili guasti,neppure per i numerosi scempi perpe-trati in vari decenni da burocrati ottusi earchitetti senza talento (quando nonprivi di scrupoli), bensì per quell’ingenuapretesa di raffigurare, con immagini pati-nate ad usum viatoris/adventoris, una“Toscana felix” - finta e decisamentekitsch - che non esiste né mai è esistita.Che un maestro come il Fattori mai si sa-rebbe sognato di rappresentare, perché lasua lirica e il suo epos costituiscono unalettura autentica, ancorché sublimatadalla sensibilità dell’artista, della realtà.Nulla può, d’altronde, contro la (pianifi-cazione della) adulterazione delle cose,se ciò si presta ad essere (ben) remune-rato. E io, d’altronde, vorrei opporre aquesto pseudo-gusto soltanto la pretesache non vi si impegnino risorse pubbli-che (che sono res omnium e non res nul-lius), oltre che la competizione con unaversione meno auto-celebrativa, più con-creta ma affidabile, di questa nostra ama-tissima terra.

di Paolo [email protected]

ODORE DI LIBRI

L’umanità in un sacchetto

Maremma

Per i tipi LEF, Libreria Editrice Fioren-tina, è recente l’uscita di una originalepubblicazione che, arricchita dai dise-gni originali di Roberto Malfatti, racco-glie le impressioni di alcuni abitanti delquartiere di Porta Romana.Sono gli assidui frequentatori della ban-carella di frutta e verdura di Gianfrancoe Silvana che è diventato un punto diincontro, un crocevia di storie e di avve-nimenti.E’ lì da tempo immemorabile, sull’an-golo di via Metastasio; una volta era ge-stita da Aldo, il fruttivendolo di tutti,che con la sua stadera, in poche frazionidi secondo, identificava il peso che tra-duceva subito nel prezzo: un movi-mento rapido, magico, quasi daprestigiatore.L’idea di raccogliere emozioni e storienasce da una particolare condizione diincontri che dimostrano quanta uma-nità può esserci in un “sacchetto dicarta”, come afferma Dario Nardellache ha scritto la presentazione.Il commercio è il settore che più di altrista vivendo trasformazioni epocali: im-prese storiche chiudono ogni giornosotto la pressione della grande distribu-zione; i volti cambiano rapidamente e

la presenza di quel droghiere o di quelfruttivendolo, che per generazioni pre-sidiavano una strada, si sta purtroppoperdendo. Anche qui tanti esercizi hanno dovutotrasformarsi con l’evoluzione dei tempi,ma rimane ancora l’atmosfera di unavolta, apprezzata anche da unviaggiatore curiosocome era Ti-ziano Terzani,che non era dif-ficile incontrarequi.Si ricordano an-cora gli amici di al-lora, come adesempio il prof. Pie-tro Barucci con ilsogno di molti: unastupenda Jaguar e-typespider azzurra, oppurel’elegante Nicoletta Ran-goni Machiavelli ed unagià bellissima Daria Nico-lodi, moglie, poi, del registaDario Argento nonché madre di Asiaed anche Oriana Fallaci che abitava vi-cino con la sua famiglia.

Analisi un capolavoro

Maremma Toscana di Giovanni Fattori (particolari) pressoGalleria d'Arte Moderna, Firenze. Per gentile concessionedel Ministero per i Beni e le Attività Culturali. E’ vietata lariproduzione o duplicazione con qualsiasi mezzo

Resiste così una delle poche postazionifisse rimaste al di fuori dei mercati fissio rionali, dove c’è la voglia inarrestabiledi ripetere il "Paese". Lì, per molti, è come arrivare alla stradadi "casa tua", sai quella strada che ti ècosì familiare, proprio perchè c’è "casatua"!Insomma una zona dove molti sono gliesempi di voler vivere slow, ovvero conuno stile di vita non legato all’eccessivavelocità, ma all’insegna del rubare iltempo per raccontarsi esperienze e vis-suti. La raccolta delle personali storie divita quotidiana, le descrizioni deipersonali stati d’animo, disegna unosquarcio di vita quotidiana ormaisempre più raro in un mondo checancella il semplice modo di rela-zionarsi per stare più vicini, in-somma per vivere un pò più"insieme"! Gli aneddoti raccolti sonoscritti tutti sull’onda del rac-contare schietto, semplice edisinvolto usato negli in-

contri mattutini e sono più omeno emozionali, ma tutti freschi espontanei, talvolta burleschi tutti per-vasi da una filosofia popolare e bonariache esalta lo stare bene insieme.

Page 17: Siliani a pagina 6 Magariera Art Nouveau Quando la Ginori · trata sui problemi della ‘polis’ si è occu - pata di un tema apparentemente ... al filosofo marxista, La Pira parlava

CCUO

.com sabato 30 marzo 2013no23 PAG.17ANGOLO PROUSTIANO

di Francesco [email protected]

La connessione fra la pittura diVermeer e la scrittura di Proust èevidente fin dall’episodio dellaRecherche nel quale lo scrittore

Bergotte muore, colto da apoplessia,davanti alla “Veduta di Delft”, definitoil quadro più bello al mondo e a “unpezzetto di muro giallo” che riportaalla granulare e preimpressionisticatecnica del maestro olandese. È lostesso Proust a sottolineare come Ver-meer, riscoperto criticamente verso il1875, fosse il suo pittore prediletto. Inun suo saggio, Giovanni Macchia fa ri-salire l’amore di Proust per Vermeer auna vera e propria condivisione este-tica riguardo a tempo e memoria in-volontaria. Se per Proust ilsuperamento della dimensione tem-porale dell’esistenza avveniva attra-verso la decantazione, il silenzio, unasinestesia ottico-sonora suscitata dapiccoli suoni, immagini o profumi, ilmondo di Vermeer, con la sua tempo-ralità sospesa sembra esserne un evi-dente parallelo su base visiva. Neiquadri di Vermeer raramente avven-gono azioni o ve ne sono di minime,appena accennate. Versare il latte,prendere una brocca, leggere una let-tera in silenzio o concentrarsi a cucireun merletto. In questi atti la tempora-lità non si può dire narrativa e sequen-ziale, e l’istante di tempo raffiguratosopravvive inesteso, quindi si proiettasia verso il passato sia verso il futuro,trascendendo la dimensione esisten-ziale del presente.La luce, foderando gli oggetti li im-merge in un continuum, ma ben di-verso da quello della pitturarinascimentale. La luce di Vermeer,tanto precisa nella descrizione, attuti-sce, smorza. Viene in mente la stanzafoderata di sughero nella quale loscrittore francese concepiva le sueopere. La contemplazione si svolge suun tempo che non è più orizzontale,potremmo dire storico, ma su untempo puntiforme, atomizzato, globu-lare. Gli istanti non si succedono, sem-plicemente intersecandosi l’un l’altroattraverso l’attività mnemonica delloscrittore e del pittore, che attraverso lamicrografia degli oggetti sprofondanonella dimensione inconscia della me-moria involontaria. La dimensione delricordo fonde il passato e il presente,ponendo lo scrittore su un piano inde-cidibile.È questo il piano della rivela-zione, l’anamnesi proustiana sitrasforma in un’epifania tutta perso-nale dell’esistenza. Il modo in cui i per-sonaggi di Vermeer esprimono la loroesistenza è dunque lontano dal vorti-care gestuale del Barocco o daldramma romanzesco tout court. È piùvicino a un’attività di contemplazione.Lo sguardo del pittore olandese è lamanifestazione figurale dell’approccioproustiano alla descrizione, in cui l’oc-chio si trasforma da elemento distan-ziante, che raffigura gli oggetti in unamappa, a elemento prensile che si af-ferra alle cose per aprirsi all’esperienza

Le minime azionidi Vermeer

sentimentale della temporalità. Proustdunque ama Vermeer come il pittoreche più sa rendere l’atto evocativo,poetico, dello sguardo che non si li-mita a raffigurare né stravolge espres-sionisticamente, ma attraverso ilsilenzio e la luce si immerge nell’infi-nità delle cose.

Page 18: Siliani a pagina 6 Magariera Art Nouveau Quando la Ginori · trata sui problemi della ‘polis’ si è occu - pata di un tema apparentemente ... al filosofo marxista, La Pira parlava

CCUO

.com sabato 30 marzo 2013no23 PAG.18POLVERE DI MUSEI

Dopo il museo Bardini, abbiamoproseguito la “linea” dei colle-zionisti e, attraversato l’Arno,siamo andati a visitare il Museo

Horne, non senza aver prima navigatosul sito internet (www.museohorne.it):ben fatto, ricco, ma a nostro giudizioavrebbe bisogno di un aggiornamento,anche per consentire l’accesso di tutte leinformazioni anche da tablet e smar-tphone (sono previste ancora pagine inflash, che sui device mobili non sono vi-sibili).Rappresenta, comunque, la vera portadel museo, perché consente di farsi unaidea non solo di cosa contiene il museo,ma anche della storia che esso rappre-senta, quella appunto di un collezionista,commerciante e mercante d’arte, maprima di tutto un esperto e studioso delRinascimento e di una città, Firenze, cheaveva assunto quale paradigma del belloe soprattutto di una certa idea di civiltàche in alcuni ambienti dell’Inghilterravittoriana ebbe alla fine dell’Ottocentouna particolare fortuna. Per questa“ideologia” culturale e non per puro sfi-zio da collezionista, Herbert PercyHorne elesse Firenze a sua dimora e inPalazzo Corsi allestì la sua collezione diopere, costituita soprattutto dai maestritoscani del Trecento e del Quattrocento,lasciandola poi allo Stato Italiano con ilvincolo di costituire una fondazione a luidedicata. Il sito offre anche una panoramica dellemaggiori opere contenute nel museo ela storia di come Horne ne entrò in pos-sesso: l’acquisto nel 1904 del Santo Ste-fano di Giotto, per la modesta cifra di 9sterline e 5 scellini, nel 1906 del tritticodi Pietro Lorenzetti per 1000 lire e il dit-tico da viaggio di Simone Martini per440 lire. Una storia che colpisce, indica-tiva di un gusto, di una idea, di un pro-getto che effettivamente ritroviamo talquale nella visita al museo reale. Infattil’allestimento, l’ambiente, il clima of-frono una ricostruzione filologicamentecorretta, anche se forse un po’ asettica.Tanto che, anticipando le nostre conclu-sioni, risulta un po’ fredda, poco coin-volgente; o almeno non tanto quanto ilsito web promette.Buono, nei limiti del palazzo storico,l’impatto iniziale, con un discreto videoche ti accoglie nel cortile e ottima l’acco-glienza del personale. Ma c’è subito l’in-dizio dell’ansia da librettino che ciaccompagnerà fino all’uscita: ti “pre-stano” una guida cartacea al museo cheperò, precisano, devi riconsegnare al-l’uscita. L’idea del librettino è utile perdistricarti nella folla di opere esposte se-condo i gusti dell’Horne: il librettino èscarno ma essenziale, non facilissimol’orientamento per cui – sala per sala –hai una mappa bianca che riproduce l’al-lestimento e la didascalia dell’opera cheritrovi nelle sale. Confessiamo che dopoun po’ ti sembra di essere in una sorta dicaccia al tesoro che fa girare la testa neicontinui rimandi dalla mappa alle opere.Anche nelle sale, all’inizio e alla fine dellavisita, ti viene ricordato di riconsegnare

di Barbara Setti e Simone Silianitwitter @Barbara_Setti e [email protected]

Horneil “librettino”, tanto da trasmetterti un po’

d’ansia. Non si capisce per quale mo-tivo, nel prezzo del biglietto (comun-que 6 euro) o con lievemaggiorazione non ti possa essere

consegnato quel mi-nimo lacerto della

visita. Così comenon si capisceperché, dal mo-mento che dif-ficilmente siregistra unafolla di visita-tori, non si

possa organiz-zare la visita at-t r a v e r s ol ’acco m pa -gnamento delgentile e com-petente perso-

nale (unico),che comunque

deve attendereche tutti i visitatoridel primo piano ab-biano finito di ve-

dere le sale per poiaccompagnarli tutti al secondo piano eattendere la fine della visita (nel frat-tempo però non possono salire altri vi-sitatori al primo): se così deve essere,allora tanto vale chiedere al personale diaccompagnare e orientare insieme i visi-tatori, senza aggravio di costi, ma forsecon una visita facilitata e valorizzando ilpersonale medesimo.Qualche osservazione anche sulla luce,per noi elemento decisivo della visita aun museo. La scelta di mantenere la lucenaturale, con finestre non schermate(seppure predisposte), non consente lalettura di alcune opere “accecate” dallaforte luce che arriva dall’esterno. Certo,era così che vedeva le sue opere Horne,ma lui poteva farlo a ogni ora del giorno(senza pagare il biglietto), mentre il visi-tatore del XXI secolo può farlo solo inorario antimeridiano (9-13 dal lunedì alsabato). Proprio nelle sale principali al-cune opere sono davvero di difficilecomprensione e solo immaginabili, forseanche perché molto scure e in attesa diun intervento di restauro e, almeno, dipulitura.Non ci sfugge la difficoltà di mantenerefede all’originale allestimento eppurerendere fruibile un museo di collezioni-sta in una casa storica, tuttavia piccoli ac-corgimenti (appunto la schermaturadelle finestre e una corretta e modernailluminazione, la consegna di una piccolaguida visto che didascalie e pannellisono assenti) potrebbero in buona parteconsentire di superare questi problemisenza ferire il legato testamentario. Allostesso modo, la peculiare eppure tipicastoria del collezionista inglese di gustotardo vittoriano, potrebbe essere narrata(a parte il video a piano terreno e il li-brettino, non ce ne è traccia nel contestomuseale) e colpire il visitatore meglio diquanto ciò non avvenga.Per noi, che ci comportiamo da visitatori“normali” e non da esperti storici del-l’arte o della conservazione, si raggiungea pelo la sufficienza: 6.

Un museo da aggiornare

A sinistra Filippo Lippi , Pace con Cristo inPietà, metà del XV secolo. A destra Jean deBoulogne detto il Giambologna , Nudo vi-rile, 1572 ca Sotto Giotto, Santo Stefano,1330-1335 ca. (Fonte www.museohorne.it)

Page 19: Siliani a pagina 6 Magariera Art Nouveau Quando la Ginori · trata sui problemi della ‘polis’ si è occu - pata di un tema apparentemente ... al filosofo marxista, La Pira parlava

Dalle autostrade alle automobili

CCUO

.com sabato 30 marzo 2013no23 PAG.19L’ULTIMA IMMAGINE

La visione notturna del-l’autoparco di un CarDealer, in questo caso diorigine italiana, rendebene l’idea del rapportoche i californiani ave-vano in quegli anni conla loro automobile. Ledimensioni prima ditutto. Per uno come me,che aveva collezionatodiverse Fiat 500, ilprimo contatto conquesti transatlantici fudavvero scioccante!Fare il pieno voleva direpompare nel serbatoioquantità industriali dicarburante ad ogni ri-fornimento mentre ilconto finale sembravaai miei occhi assoluta-mente ridicolo visto ilcosto lontano mille mi-glia dai prezzi dei nostribenzinai. Mi ci è volutodel tempo per abi-tuarmi. Molti conces-sionari erano di origineitaliana e come in quasitutti i settori dell’econo-mia californiana la pre-senza dei nostriconnazionali in posi-zioni di rilievo eramolto diffusa. Credoche adesso la situazionesia molto cambiata: ci-nesi ed orientali in ge-nere hanno ormai presoil posto degli italiani (enon solo).

Dall’archivio di Maurizio Berlincioni

[email protected]


Recommended