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SISMA: DA LOS ANGELES AD AMATRICE, IL BOATO CHE DISTRUGGE E...

Date post: 11-Aug-2020
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N.7-9 Luglio - Settembre 2016 tti ollettino di informazione degli Ordini degli Ingegneri della Liguria Esce dal 1949 Mensile della Federazione Regionale degli Ordini degli Ingegneri della Liguria Università Le chances delle matricole nella Scuola Politecnica Formazione CFP annui non tutto è perduto. Come recuperare Energia Dalle rinnovabili alle “cattive” letture delle norme sulla contabilizzazione Blue Print Le competenze degli Ingegneri per la valutazione dei progetti Poste Italiane Spa – Spedizione in Abbonamento Postale DL 353/2003 (Conv. In L. 27/02/04) Art. 1 Comma 1 - MP-NO / MENSILE - GENOVA ANNO LXVII- N. 7-9 2016 SISMA: DA LOS ANGELES AD AMATRICE, IL BOATO CHE DISTRUGGE E UCCIDE L’esperta Domniki Asimaki ci racconta le misure adottate in California, dove la terra trema ogni giorno. «L’unico rimedio? Prevenire»
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N.7-9

Luglio-

Settembre

2016 tti ollettino di informazione degli Ordini degli Ingegneri della Liguria

Esce dal 1949

Mensile della Federazione Regionale degli Ordini degli Ingegneri della Liguria

Università

Le chances delle matricole nella Scuola Politecnica

Formazione

CFP annui non tutto è perduto. Come recuperare

Energia

Dalle rinnovabili alle “cattive” letture delle norme sulla contabilizzazione

Blue Print

Le competenze degli Ingegneri per la valutazione dei progetti

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Stefano Rolli

Stefano Rolli, vignettista satirico, pubblica ogni giorno isuoi lavori sulla prima pagina del Secolo XIX commentando i fatti della politica e del co-stume locale, nazionale e in-ternazionale. Inoltre collabora con alcune tra le maggiori testate ilaliane ed estere.

n. 7-9 - Luglio-Settembre 2016 - /1

IL RULLO DI... ROLLI

LE ULTIME PAROLE FAMOSE – Ci sono frasi che rimangono nella storia. Per originalità e acutezza politica, come il famoso ossimoro delle “convergenze parallele” inventato da Aldo Moro per definire la politica delle alleanze della Dc con le sinistre (come i binari ferroviari, andare nella stessa direzione ma senza confluire l’uno nell’altro). O per la miopia di chi le pronuncia. Come Erasmus Wilson, professore di Oxford, che affermò con sicurezza:«Quando l’Esposizione di Parigi del 1878 chiuderà, la luce elettrica sparirà con essa e nessuno ne sentirà mai più parlare».Dalle fini intuizioni alle clamorose cantonate il passo è breve, insomma. Ma quando si parla di sicurezza, il valore delle parole passa in un’altra dimensione, e più che nei dizionari delle citazioni può entrare nelle aule dei tribunali. Metti che a qualcuno venga in mente di sostenere che in caso di pioggia un torrente non strariperà sicuramente perché, effettuata la manutenzione ordinaria e straordinaria, l’acqua scorrerà tranquilla verso la foce. Ma se la zona venisse investita da un furioso uragano e da tante ore di pioggia come nessuno poteva mai pensare di poterne vedere in tutta la sua vita, chi ripagherà quelle persone che fidandosi della frase “non strariperà sicuramente” sono uscite di casa in pieno allarme rosso e sono state travolte dal fiume straripato perdendo la vita?Così è per gli edifici durante i terremoti, per il caldo in estate, la neve in inverno e per tutte le situazioni in cui c’è in ballo la nostra sicurezza: nessuno può fare previsioni certe, eppure spesso non mancano esperti, e soprattutto politici, che usano con leggerezza termini rassicuranti magari per far sapere che “è tutto sotto controllo”. Senza pensare alla devastante potenza che possono avere.

G.San.

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POST-RULLO

2/ - n. 7-9 - Luglio-Settembre 2016

LE PAROLE HANNO UN PESO, USIAMOLE CON CAUTELA

“MESSA IN SICUREZZA” E “MESSA A NORMA”? OK, PURCHÈ NON SIA “MESSA FUNEBRE”

MAURIZIO MICHELINI

Sembra una beffa, ma sul sito del giornale di informazione on line “Rietinvetrina.it” c’è ancora in bella mostra l’articolo del 12 settembre 2012 dal titolo “Ama-trice: scuola pronta in tre mesi”, che testualmente dice: «Abituati come siamo

ai ritmi della Pubblica Amministrazione, sembrava impossibile che i lavori di ristruttu-razione e di intervento per  l’adeguamento  alle norme anti-sismiche del plesso sco-lastico Romolo Capranica di Amatrice (Scuola Infanzia, Elementare e Media)  fossero completati nei tempi previsti”. E ancora: “È stato soprattutto curato l’aspetto struttura-le teso al rafforzamento ed all’adeguamento alle nuove norme anti sismiche».http://rietinvetrina.it/amatrice-scuola-pronta-in-tre-mesi/Il 24 agosto del 2016 la scuola è crollata, alla faccia dell’adeguamento normativo e della “messa in sicurezza”! Poi le indagini, e il titolare dell’impresa appaltatrice, Gianfranco Truffarelli, subito respinge qualunque accusa o ipotesi di reato: “Nessuno mi ha chiesto l’adeguamento sismico, il sindaco sa quello che è stato fatto … Gli appalti erano divisi. Uno riguardava la riqualificazione della struttura: riscaldamento, impianto antincendio, pavimentazione, servizi. L’altro il miglioramento antisismico Attenzione: miglioramento, non adeguamento… E comunque, quei soldi sono stati spesi bene… Sui lavori fatti da noi, ci sono tutte le carte... Abbiamo eseguito alla lettera quello che era previsto dall’appalto».http://www.repubblica.it/cronaca/2016/08/29/news/titolo_non_esportato_da_hermes_-_id_articolo_4388618-146799369/?ref=fbprCosì si scopre che “miglioramento” non vuol dire “adeguamento”; che essere “a norma antisismica” non vuol dire aver realizzato opere in base alle quali l’edificio resisterà ad un sisma; che la riqualificazione dell’impianto di riscaldamento, della pavimentazione e dei servizi viene messo allo stesso piano di importanza dell’antincendio e dell’anti sismica.Le parole hanno un peso, usiamole con cautela...Sarà la magistratura, nel caso specifico, a stabilire chi ha ragione, ma spetta alla politica e a noi professionisti usare in generale maggior cautela e appropriatezza

Dal clamoroso caso della scuola di Amatrice, i cui lavori vengono incredibilmente ancora “lodati” in un vecchio pezzo rimasto in un giornale web, ai cittadini rassicurati dagli amministratori che parlano di fiumi “sicuri”, una raccolta di assurdità da non copiare mai

Da un lato c’è chi dice che si tratta della solita inutile check list, che finisce in un cassetto, giusto per portare soldi nelle tasche dei professionisti, con l’ulteriore rischio di svalorizzare gli immobili mettendo in evidenza le loro criticità. Dall’altro chi afferma che, come accade in medicina, senza una diagnosi accurata non si può trovare una cura appropriata. Spetta alla Politica trovare un punto di sintesi che tuteli gli interessi collettivi. Nel frattempo, cosa si può già fare a normativa invariata? L’art. 17 del D. Lgs. 81/2008 pone come obbligo indelegabile del datore di lavoro “la valutazione di tutti i rischi con la conseguente elaborazione del documento previsto dall’articolo 28”.  Tra i rischi di un lavoratore in un immobile in zona sismica, non c’è forse quello di morire bruciato o sotto le macerie, per aver caricato troppo un solaio o per un terremoto?  Ecco che, magicamente, si scopre che in tutti i luoghi di lavoro è obbligatorio conoscere le prestazioni dell’immobile, in modo da verificare se siano

compatibili con l’attività svolta, a tutela dei lavoratori.Ma non è già questo il famigerato “fascicolo del fabbricato” o, comunque, qualcosa di molto simile? Avrà il diritto, questo lavoratore, di conoscere tutti i rischi del luogo di lavoro in cui opera e, se del caso, di licenziarsi e sceglierne uno più sicuro?E non sto parlando di edifici fuori norma, ma di immobili che, pur agibili e legittimati ad essere utilizzati, presentano prestazioni di sicurezza diverse tra loro.Non sarebbe bello dare un voto a queste prestazioni, mediante una classificazione simile a quella già obbligatoria per la prestazione energetica? Ciò indurrebbe i proprietari a valorizzare il proprio immobile per renderlo più appetibile sul mercato, ingenerando un percorso virtuoso di riqualificazione volontaria che non avrebbe alcun bisogno di altri obblighi.Analoga norma esiste anche per le parti comuni del condominio, introdotta dall’art. 10 della Legge 220/2012, che ha riscritto l’art. 1130 del c.c.; al punto 6 del comma 1, tra

Ma quello non è quasi un Fascicolo del fabbricato?

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n. 7-9 - Luglio-Settembre 2016 - /3

nell’uso delle parole; oltre che agire con maggior efficacia in termini di costi-prestazione, privilegiando le opere più importanti, prime tra tutte quelle che salvano la vita.Veder crollare un edificio dove i soldi sono stati spesi per rifare le tinteggiature e gli impianti termici, come si legge sui giornali, e non per realizzare l’adeguamento antisismi-co, ma solo un parziale miglioramento: poi si legge che l’immobile è stato “messo in sicurezza”.Le parole hanno un peso, usiamole con cautela...Se ad un cittadino che abita in riva ad un torrente si dice che sono state eseguite opere di “riduzione del rischio idrauli-co”, questo starà più tranquillo per i propri beni, ma conti-nuerà a porre attenzione al pericolo di morire sott’ac-qua, perché ha capito bene la situazione. Se, invece, le opere vengono denomina-te di “messa in sicurezza”, lo stesso cittadino si sente legittimato a dormire sonni tranquilli e a non mettere più in atto le precauzioni di resilienza che, fino a quel momento, gli hanno salvato la vita. Semplicemente per-ché “si sente al sicuro”.Le parole hanno un peso, usiamole con cautela...Per non parlare, poi, della “truffa lessicale” della “mes-sa a norma”, frase priva di rilevanza in termini di ridu-zione del rischio e di sicu-rezza vera.Mi spiego meglio, facendo un esempio che riguarda la pre-venzione incendi.Un edificio di altezza antincendio pari a 30 metri, privo del certificato di prevenzione incendi (CPI, ora sostituito dal-la SCIA, ex art. 4, D.P.R. 151/2011), viene sottoposto alla cosiddetta “messa a norma”, intesa come adeguamento al

D.M. 246/1987; peccato che, per gli edifici preesistenti di questo tipo, privi di comunica-zioni tra vano scala e locali cantinati, il decreto non prescriva nulla, neppure un estintore; quindi i professionisti e l’autorità di controllo non possono che limitarsi a constatare che l’edificio rispetta la norma an-tincendio non perché possiede determinati requisiti, ma solo perché è stato realizzato prima della norma.Insomma, negli edifici pre-esistenti è legale morire bruciati, ma in quelli nuovi no.Stesso discorso per il “certificato di agibilità”, tanto richie-sto nelle trattative immobiliari, quanto inutile per capire

se un immobile sia o meno sicuro; si pensi ad un edifi-cio costruito negli anni ’60, prima dell’entrata in vigo-re della legge antisismica 64/1974: è a norma, è agibi-le, ma se viene una scossa di terremoto crolla, e nessuna legge impone di adeguarlo.Oppure, quando si parla di abbattere le barriere ar-chitettoniche e garantire l’accessibilità, tutti si ado-perano per far entrare i di-sabili negli edifici, ma a farli uscire in caso di emergen-za in pochi ci pensano; im-maginarsi una carrozzina sul servo scala mentre è in corso l’evacuazione per un incendio!

In verità, un conto è essere legittimati amministrativamen-te perché si rispettano le norme e si hanno le carte a posto, altra cosa è vivere sicuri perché si conoscono i rischi e si adottano le misure utili per ridurli ad un livello di accetta-bilità, così che la “messa a norma” non si trasformi in una “Messa funebre”.Le parole hanno un peso, usiamole con cautela... Amen.

le attribuzioni dell’amministratore è stata introdotta quella di “curare la tenuta del registro di anagrafe condominiale contenente (...) ogni dato relativo alle condizioni di sicurezza.”.Infine, l’art. 56 del DPR 1142/1949, nel disciplinare la scheda di dichiarazione catastale, richiede una serie di dati edilizi e impiantistici che, se fossero opportunamente espansi e approfonditi, descriverebbero l’immobile anche per quanto attiene alle caratteristiche prestazionali che interessano la sicurezza degli occupanti.Da qui la proposta dall’Associazione Master in Diritto Tributario di Genova e della Rete delle Professioni Tecniche, nelle due audizioni in Senato del 6.5.2014 e dell’1.7.2014, di attuare la delega per la riforma fiscale istituendo il “Cassetto fiscale dell’immobile”, ossia, l’implementazione dei dati catastali con quelli prestazionali finalizzati alla salvaguardia di interessi pubblici, come i requisiti energetici, antisismici, antincendio, ecc. (V. A&B 4-2014, pag. 12).Purtroppo la delega contenuta nella Legge 23/2014 è

scaduta, ma sarà riproposta, si spera, mantenendo inalterato il contenuto dell’art. 2, comma 3; il quale disponeva che, nell’ambito della riforma del catasto, venisse previsto un regime fiscale agevolato che incentivasse la realizzazione di opere di adeguamento degli immobili alla normativa in materia di sicurezza e di riqualificazione energetica e architettonica. Un bel volano per l’economia di settore e per l’interesse pubblico avere davvero, non solo sulla carta, edifici ad elevate prestazioni.L’idea che intendiamo lanciare in questa rivista è invitare tutti i proprietari di immobili e datori di lavoro, pubblici e privati, a commissionare ad uno o più professionisti il rilievo dei dati prestazionali degli edifici soggetti alle norme già citate, che, si ribadisce, sono in vigore e non si comprende perché quasi nessuno le applichi.Non sarà il fascicolo del fabbricato dunque, ma, comunque, qualcosa di molto simile e tremendamente utile!(Sullo stesso argomento V. articolo a pag. 15)

Il pezzo pubblicato dal sito “rietinvetrina”, ancora online

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4/ - n. 7-9 - Luglio-Settembre 2016

EDITORIALE

PAOLO CARUANAPresidente Ordine Ingegneri della Spezia e Federazione Ordini Ingegneri Liguria

PAGG 4-5

Fabrizio, in queste due pagine devono starci - l’editoriale con foto di Zambrano a fianco al titolo come da

rubrica solita, con sommario sotto il titolo e senza colonnino così puoi farlo su due colonne e guadagnare spazio.;

- -due pezzetti con titolo e foto (di uguale dimensione e soprattutto il taglio e la dimensione delle teste devono essere uguali), possibilmente su fondino magari con titolo esterno attaccato al riquadro, vedi tu, di Caruana (arriva) e Orvieto

- due foto della delegazione ligure a Palermo da mettere dove vuoi, magari insieme, cos’ mettiamo un’unica dida: (“LA DELEGAZIONE LIGURE AL CONGRESSO DI PALERMO”)

- se ce la fai anche piccolina, la foto del tavolo congressuale senza dida

- Tutto va a colori perché le pagg 4 e 5 rientrano in quelle in quadricromia

PURTROPPO NELLE CRONACHE DEL TERREMOTO IN CENTRO ITALIAI TECNICI HANNO PARLATO POCO E PER ULTIMI

SISMA, UN’INFORMAZIONE CORRETTA SIA ALLA BASE DELLA PREVENZIONE RISCHI

Giudizi sommari, affidati a “esperti” non proprio tali, hanno fuorviato la popolazione. Tutti i tecnici sanno che non esistono soluzioni univoche per rendere gli edifici resistenti a scosse di

elevata intensità, ma si procede caso per caso

Avevamo già affrontato l’argomento dei rischi industriali – caso Iplom (vedi A&B Web Edition n. 0/2016) - evidenziando la necessità di una

corretta informazione e diffusione tra la popolazione della consapevolezza dei rischi con i quali ogni giorno dobbiamo convivere.Con la tragica vicenda del sisma che ha colpito Amatrice ed Accumoli è riemerso con forza l’aspetto della comunicazione, da intendersi non solo come diffusione di notizie più o meno sensazionali, ma anche come corretta informazione.Per diversi giorni abbiamo ascoltato e letto notizie spesso fuorvianti, ma soprattutto, forse nell’intento di dare spiegazione a fatti gravissimi come la perdita di vite umane, abbiamo sentito giudizi tecnici sommari quanto privi di qualsiasi base scientifica.Sono stati trattati i concetti di rafforzamento locale, miglioramento e adeguamento sismico alla stregua delle versioni base e full-optional nella scelta di un’autovettura, senza affrontare nel contesto la problematica della condizione e quindi della vulnerabilità dell’edificio sul quale si va ad intervenire.Spesso conduttori televisivi e cronisti di vario genere hanno risolto la materia complessa della prevenzione e della tecnica delle costruzioni resistenti al sisma suggerendo la semplice realizzazione di non meglio precisate “catene”, quale panacea universale. Con buona pace degli impegnativi e articolati percorsi di studio che ogni Tecnico deve affrontare prima di cimentarsi nella progettazione degli edifici.Ogni Progettista infatti sa che non esiste una soluzione univoca e che ogni edificio, prima di essere riqualificato, deve essere conosciuto e caratterizzato in ogni sua parte, con opportuni mezzi di indagine anche strumentale.Per fortuna, dopo alcuni giorni, hanno preso la parola anche cattedratici preparati, facendo chiarezza sulle peculiarità dell’evento sismico occorso, come il prof. Cosenza e il prof. Braga, per

fare solo due nomi, i quali hanno convenuto sulla necessità di intervenire urgentemente sul rischio sismico, riducendo la vulnerabilità degli edifici, unica soluzione alternativa alla delocalizzazione degli abitanti.Così si è risvegliata la consapevolezza che in caso di eventi sismici di elevata intensità con caratteristiche di frequenza critiche in relazione alle tipologie degli edifici interessati, il rischio di crollo e distruzione, con conseguenti perdite di vite umane, si può mitigare solo investendo ingenti risorse nella riqualificazione del nostro immenso patrimonio edilizio.È si è risvegliato anche l’interesse verso il cosiddetto “fascicolo del fabbricato”, di cui gli Ingegneri parlano da anni (dal lontano 2000 in cui per primi lo proposero, vedi A&B Web Edition n. 1/2016), strumento appositamente concepito per conoscere le caratteristiche strutturali, e non solo, degli edifici.Vediamo se anche questa volta si tratterà del solito “fuoco di paglia” o se ai proclami seguiranno anche i fatti, con disposizioni di legge immediatamente attuabili. E se si modificherà la cultura che porta a far parlare di ristrutturazione di immobili prima interior designer, sociologi e filosofi, e per ultimo l’ingegnere, che nell’accezione comune, “è quello dei calcoli”. La sicurezza di un edificio va pensata dal suo primo concepimento e deve essere l’ossatura ed il tessuto connettivo intorno al quale si può “costruire un vestito su misura”.

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n. 7-9 - Luglio-Settembre 2016 - /5

Noi ingegneri e addetti nell’hi-tech ligure stiamo seguendo più o meno da vicino, più o meno da spettatori, le difficoltà che alcune grandi

aziende nel nostro settore stanno attraversando. Sta di fatto che tra slittamenti, rinvii e riduzioni di perso-nale, riportati negli articoli apparsi negli ultimi mesi, l’hi-tech non sta mostrando tutto il suo potenziale: Erzelli non decolla, la presenza sul territorio di alcuni grandi brand è in forse, la preoccupazione di non riuscire a invertire un trend negativo e accelerare è forte tra gli addetti del settore. In ogni caso nessun elemento lascia intendere che ci si sta muovendo verso una fase positiva disruptive. Molti di coloro che sono direttamente coinvolti non hanno dubbi: alcune aziende spariranno dallo scenario ligure. La Liguria non è mai stato un territorio ideale per gli insediamenti produttivi, a causa della sua posizione angusta, costretta tra mare e monti, dove mancano gli spazi ma abbondano i dislivelli, dalla difficoltà di scalare la rete dei trasporti, una terra di attracco e passaggio: topologia non certo favorevole, eppure il fascino che respira chi vive e lavora nella regione si ritrova in poche parti al mondo. L’industria hi-tech, ed

LE AZIENDE TENDONO A LASCIARE IL TERRITORIO

MASSIMILIANO MARGARONEVice PresidenteComitatoItaliano Ingegneria dell’Informazione

EDITORIALE

Potrebbero esserci anche qui le “Google” o le “Amazon”, ma manca un modello di attrattività, fatto di cosmesi e di marketing territoriale, di valorizzazione dei talenti, di vetrine internazionali e trasparenza: cosa possiamo fare noi ingegneri

UNIAMOCI PER LANCIARE LA LIGURIA COME TERRA IDEALE PER L’HI-TECH

in particolare quella ICT non richiede grandi spazi o necessità di trasporto particolari, è fatta soprattutto di persone e di talenti. Se idealmente collegassimo le aree produttive, otterremmo una linea di spostamento mono-dimensionale favorevole allo scambio e alla contaminazione culturale. Un territorio come quello ligure, che richiede sicuramente un miglioramento delle connessioni con il resto del mondo, ha comunque una capacità di ispirare l’innovazione in modo impareggiabile. Ma allora cosa manca, perché non abbiamo “le Google” e “le Amazon”, perché molte aree ex-industriali non sono occupate o vengono convertite in attività commerciali? Perché le aziende di hi-tech portano altrove il know-how sviluppato in un contesto di forte de-industrializzazione, ma comunque di altissimo profilo dal punto di vista della qualità e della competitività a livello internazionale? Manca un modello di attrattività, fatto di cosmesi e di marketing del territorio, di valorizzazione dei talenti, di vetrine internazionali e trasparenza. Quale può essere il ruolo degli ingegneri? Gli ingegneri, che rappresentano un’importante fetta delle attività industriali, devono essere presenti a tutti i livelli, gestionale, politico, produttivo; devono essere attori e influenzare le amministrazioni nel realizzare tale modello di attrattività. Per i nostri colleghi che vorrebbero, ma che si scontrano ogni giorno con i “soliti” problemi, che si rassegnano al pensiero che la discesa non si possa fermare, il messaggio è: uniamoci e mostriamo che la nostra forza è la forza della nostra regione, richiediamo la partecipazione alle Commissioni, ai tavoli decisionali. Le capacità e la conoscenza hanno un potere immenso, soprattutto in un mondo sempre più dipendente dalla tecnologia che trova gli ingegneri protagonisti. Dobbiamo metterci in gioco come singoli e in rete perché le nostre conoscenze diventino la base un modello di attrattività virtuoso, prima che economicamente conveniente, che riporti gli investimenti e valorizzi i talenti nella nostra regione.

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Qui Federazione

6/ - n. 7-9 - Luglio-Settembre 2016

Qui Federazione

SEMINARIO NELLO SPAZIO DELL’ORDINE DI GENOVA AL SALONE NAUTICO

CONTABILIZZAZIONE E RINNOVABILI: L’ENERGIA CHE BRUCIA LA MALAFEDE

MAURIZIO MICHELINI - PAOLO CAVALLETTI

1 - A cosa servono i sistemi di termoregolazione e contabilizzazione nei condomini secondo lo spirito della legge?A pagare, principalmente, secondo i consumi effettivi di ogni unità immobiliare, i prelievi di energia per riscaldamento e/o raffrescamento e/o acqua calda sanitaria, se prodotta da impianti comuni, consentendo ai singoli utilizzatori di agire sulle regolazioni della temperatura e del periodo di fruizione, come si farebbe con un impianto autonomo.2 – Questo fa risparmiare?Normalmente sì, ma solo se gli utilizzatori assumono comportamenti energeticamente virtuosi, come tenere

Un seminario di tre ore, nello spazio dell’Ordine degli Ingegneri di Genova al Salone Nautico 2016, con una vetrata affacciata sul mare su barche a vela, yacth e gommoni all’ormeggio lungo la banchina che fiancheggia il Padiglione B.

Il tradizionale appuntamento nella Fiera di Genova è stato denso di appuntamenti. Sicuramente il più complesso era proprio questo “L’Ingegneria liberi l’energia”, tenuto il 24 settembre e seguito da professionisti provenienti da tutta la Liguria e dalle regioni vicine, perché ha messo sul tavolo, in maniera decisa e concreta, un argomento – come l’obbligo di installazione dei sistemi di termoregolazione e contabilizzazione nei condomini - su cui da tempo circolano interpretazioni diverse e spiazzanti. C’è il rischio di disorientare professionisti e cittadini su una materia regolata da norme giuridiche (D. Lgs. 102/2014, aggiornato dal D.Lgs. 141/2016, in vigore dal 26.7.2016) e tecniche (UNI 10200, in fase di revisione) che qualcuno ha impropriamente interpretato come “obbligo di adeguamento impiantistico a tutti i costi”, facendo venir meno l’importanza dell’analisi preliminare di efficienza in termini di costi-benefici, essenziale per sapere se l’adeguamento impiantistico entro il 31.12.2016 è obbligatorio o facoltativo.Non è questo lo spirito che il legislatore europeo ha voluto imprimere, ossia, la trasparenza nelle misure da parte degli erogatori dei servizi energetici e l’incentivazione degli interventi di adeguamento che si ripagano in virtù dei conseguenti risparmi energetici, attribuendo un ruolo centrale ai professionisti dell’area tecnica. Si pensi che, statisticamente, circa il 50% delle unità immobiliari italiane soggette al decreto sono potenzialmente in regola per rimandare (o evitare) l’installazione dei dispositivi senza rischiare sanzioni, in forza di una relazione di non efficienza in termini di costi firmata da un tecnico abilitato (D.Lgs. 102/2014, all’art. 16, commi 6,7); sono quelle ubicate nelle zone climatiche più calde (A,B,C,D), che, ad esempio, comprendono i capoluoghi liguri (Imperia zona C; Genova, Spezia e Savona zona D).Purtroppo, a parte questo giornale e pochi altri, la disposizione di cui sopra non ha avuto un’informazione e promozione adeguate; così, a ridosso della scadenza e con gli impianti già accesi, pare che in molti casi non sarà possibile completare il lavoro, ponendo a rischio di sanzione anche quegli immobili che, con una relazione tecnica, avrebbero potuto evitare l’adeguamento. In questi casi, il consiglio è chiedere al professionista incaricato di redigere la relazione, se ne ricorrono i presupposti, eventualmente rivolgendosi agli Ordini e Collegi professionali per informazioni più dettagliate in merito alle competenze. Il seminario è stato introdotto dal Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Genova Ing. Roberto Orvieto, che ha sviluppato un intervento sulle energie rinnovabili.È intervenuto anche il Prof. Ing. Franco Michelini, quale memoria storica dei metodi di progettazione degli impianti termici in uso negli anni ‘50-’60, quando si operava in assenza di norme di riferimento e senza obblighi prestazionali per l’involucro edilizio.Sotto pubblichiamo, con la tecnica domanda-risposta, alcuni concetti richiamati nel seminario. Un resoconto più dettagliato è riportato nel “Block Notes” n. 9, supplemento a questo numero, che può essere scaricato dal sito della Federazione, http://www.federazioneingegneri.liguria.it.

Condomìni: così dice la legge, il resto è fantasia

Block Notes n.8 /1

Block Notes

9

Federazione Regionale

degli Ordini degli Ingegneri

della Liguria

L’ingegneriaLiberi L’energia

Ordine degli ingegneri

della Provincia di genova

Fiera internazionale, Salone nautico, 24 Settembre 2016

a 18-20°C la temperatura ambiente e chiudere le valvole quando non si è in casa; altrimenti si spende di più, come sovente accade quando si diventa autonomi. Le statistiche evidenziano un risparmio mediamente compreso tra il 10% e il 16%.www.enea.it/it/ricerca_sviluppo/documenti/ricerca-di-sistema-elettrico/edifici-pa/2014/rds-par2014-081.pdf (pag. 64)3 - È davvero obbligatorio installare i dispositivi entro il 31 dicembre 2016?Sì, tranne nei casi di esclusione, se un professionista abilitato firma una relazione in cui attesta che non c’è efficienza in termini di costi; ossia, che i risparmi energetici potenziali stimati non coprono le spese di

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n. 7-9 - Luglio-Settembre 2016 - /7

adeguamento e gestione. Tale situazione è riscontrabile nelle zone climatiche più calde (es. A,B,C,D), negli immobili caratterizzati da consumi già bassi o quando le opere di adeguamento sono invasive e costose (ad es.esempio impianti a pavimento, aeraulici, misti, ecc.). Anche nei casi in cui non sussista l’obbligo giuridico di adeguamento, l’installazione dei dispositivi è sempre da consigliare, perchè la stima di efficienza viene fatta con dati statistici e senza considerare gli incentivi, mentre, nei casi concreti, se l’utilizzatore è correttamente informato, i risparmi reali sono molto superiori e quasi sempre convenienti.www.normattiva.it (atto n. 102, anno 2014 - art. 9, comma 5, lettere b,c,d)4 - Ci sarà una proroga al termine del 31 dicembre 2016?La data è fissata in una direttiva comunitaria, quindi gli Stati membri non possono disporre diversamente. Tuttavia, l’impianto normativo presenta profili di incostituzionalità.www.normattiva.it (atto n. 96, anno 2013 - art. 4, comma 1 - la delega riguarda solo le tariffe elettriche) 5 - Se l’assemblea condominiale non deliberasse o lo facesse tardi e non si riuscisse a provvedere nel termine fissato, i singoli proprietari rischierebbero la sanzione?Sì, perchè la norma non si rivolge al condominio, ma ad ogni proprietario di unità immobiliare, con sanzione da 500 a 2.500 euro, tranne per chi esibisce la relazione tecnica di legittima esclusione.www.normattiva.it (atto n. 102, anno 2014 - art. 16, commi 6,7)6 - Il proprietario di un’unità immobiliare può decidere di installarli per conto suo?Giuridicamente sì, ma, tecnicamente è di difficile attuazione, perchè i dispositivi di contabilizzazione devono coordinarsi per la lettura centralizzata (devono essere tutti uguali secondo quanto disposto dalle norme tecniche) ai fini della ripartizione delle spese comuni. Per questo, di prassi, si incarica una ditta unica per l’intero condominio e se ne occupa l’amministratore, se esiste. Se, invece, l’assemblea non decide per tempo, allora il condomino deve procedere per conto proprio, per evitare sanzioni.7 - Il condomino che si trova in disaccordo con la decisione assembleare di installare i dispositivi, può incaricare un proprio professionista e, se ne ricorressero i presupposti, evitare l’adeguamento nella propria unità?Se l’assemblea delibera ai sensi del D.Lgs. 102/2014, questa

ipotesi non è vietata, anche se è tecnicamente inopportuna ed economicamente sconveniente per l’utente, che, nella migliore delle ipotesi, si vedrà attribuito il massimo dei consumi desumibili dalla potenza termica installata, mentre, nella peggiore, gli verrà ordinato dal Giudice di acconsentire all’installazione.Il condomino è obbligato a rispettare le delibere assembleari assunte ai sensi dell’art. 26, comma 5 della legge 10/1991, che consente, a maggioranza, di approvare le innovazioni relative all’adozione di sistemi di termoregolazione e di contabilizzazione del calore e per il conseguente riparto degli oneri di riscaldamento in base al consumo effettivamente registrato, senza necessitare di alcuna relazione tecnica che dimostri un risparmio energetico. www.normattiva.it (atto n. 10, anno 1991 - art. 26, comma 5) - sentenza Tribunale Roma n.9477/2010 - sentenza Corte Appello Trento 134/2016)8 - È legittimo staccarsi dall’impianto condominiale e rifiutare di installare i dispositivi?Il codice civile lo consente, a certe condizioni, ma è tecnicamente inopportuno, e neppure economicamente conveniente, perchè, con la contabilizzazione, si ottengono benefici analoghi a costi minori. Occorre, inoltre, prestare attenzione a leggi e regolamenti locali, in quanto, in virtù della clausola di cedevolezza del D. Lgs. 192/05, le Regioni posso legiferare sostituendosi allo Stato, introducendo limitazioni e/o impedimenti a tale trasformazione.www.normattiva.it (atto n. 262, anno 1942 - art. 1118, comma 4)9 - E per chi si è già distaccato?Non si applica il decreto, fatto salvo quanto deciso in merito al pagamento delle spese di conservazione e adeguamento dell’impianto comune.10 - Una volta installati i dispositivi, occorre obbligatoriamente cambiare le tabelle millesimali per dividere le spese secondo i consumi effettivi?Sì, ma è possibile continuare ad applicare i vecchi millesimi (di proprietà) per il primo esercizio successivo a quello di installazione dei dispositivi; salvo proroghe, perchè, in questo caso, la direttiva europea non pone scadenze a carico degli Stati membri. In caso di omissione, la sanzione è a carico del condominio, da 500 a 2.500 euro. www.normattiva.it (atto n. 102, anno 2014 – art. 9, comma 5, lettera d - art. 16, comma 8, penultimo periodo)11 - Come si dividono le spese secondo i consumi effettivi?Nel caso di contabilizzazione indiretta, si calcola l’importo

L’ing. Franco Michelini durante il suo intervento al tavolo dei relatori, con gli ingegneri Roberto Orvieto e Maurizio Michelini

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8/ - n. 7-9 - Luglio-Settembre 2016

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Le risorse energetiche del futuro si rigenerano alla stessa velocità con cui vengono consumate. Sono le energie rinnovabili (sole, vento, risorse idriche e geotermiche, maree, moto ondoso e trasformazione in energia elettrica dei prodotti vegetali o dei rifiuti organici e inorganici) su cui l’ing. Roberto Orvieto ha tenuto un seminario ricco di dati e anche di suggestioni, nell’ambito della mattinata di studio del 24 settembre al Salone Nautico.Il presidente dell’Ordine di Genova ha esaminato lo stato dell’arte nel mondo, in Italia e in Liguria, facendo un’analisi

approfondita del settore e analizzando la situazione alla luce di investimenti, capacità di produzione delle singole fonti, tecnologie impiegate e così via. In Liguria, ha detto che, fra l’altro, secondo uno studio commissionato dal WWF all’Enea, nel 2014 la produzione totale lorda di energia elettrica (tenendo conto anche di termoelettrico, idro, eolico e fotovoltaico) è stata pari a 7,3 TWh di cui 6,7 di termoelettrica tradizionale. Un resoconto approfondito del suo intervento è nel “Block Notes” n. 9, supplemento a questo numero.

dei consumi involontari, connessi principalmente alle dispersioni delle tubazioni e alle regolazioni impiantistiche, ossia, quelli che permangono anche se gli utilizzatori non prelevano energia chiudendo i radiatori (tipicamente non superiore al 30%). Questo importo si divide tra le unità immobiliari secondo millesimi fissi, legati, ad esempio, alla potenza termica installata o ai fabbisogni energetici di ogni singola unità immobiliare. Il resto rappresenta i consumi volontari, ossia quelli che l’utilizzatore può ridurre agendo sulle regolazioni individuali, i cui oneri vengono suddivisi secondo le letture dei dispositivi di contabilizzazione. Il tutto, applicando la norma tecnica UNI 10200, che fornisce un metodo di calcolo oggettivo, basato su elementi analitici e tabellari. La norma UNI 10200 può non essere applicata se l’immobile presenta caratteristiche da essa non previste o se un professionista abilitato assevera che sussistono differenze di fabbisogno termico per metro quadro tra le unità immobiliari superiori al 50% (accade, tipicamente, negli edifici non coibentati, tra ultimo piano e piano intermedio). In questi casi, l’assemblea può applicare il metodo semplificato, attribuendo una quota di almeno il 70% agli effettivi prelievi volontari di energia termica (quelli misurati dai sistemi di contabilizzazione) e, il resto, a scelta dell’assemblea, secondo criteri di ragionevolezza ed equità (ad esempio, applicando i vecchi millesimi del riscaldamento). www.normattiva.it (atto n. 102, anno 2014 – art. 9, comma 5, lettera d - art. 16, comma 8)12 - Quando si divideranno le spese secondo i consumi effettivi, a condizioni d’uso invariate, gli ultimi piani o i piani terra pagheranno di più?Sì, se i vecchi millesimi erano attribuiti in misura inferiore

rispetto all’effettiva potenza termica installata, oppure se erano previsti coefficienti correttivi compensativi, finalizzati a socializzare il maggior calore dovuto alle dispersioni della copertura o del pavimento su terra o su locali non riscaldati.La norma UNI 10200, nell’attuale versione, non consente di mantenere o introdurre coefficienti correttivi. Tuttavia, se il professionista abilitato assevera a favore dell’applicabilità del metodo di ripartizione semplificato, tolto il 70% delle spese da dividere secondo le misure dei contabilizzatori, il restante 30% può essere attribuito a scelta dell’assemblea e, quindi, secondo una ripartizione fissa che può tenere conto anche di questi fattori, attribuendo una quota minore alle unità meno favorite.13 - E per chi fosse in difficoltà con la scadenza del 31 dicembre 2016?Tenuto conto della situazione di emergenza, i consigli che si ppossono dare, in linea generale, sono ii seguenti: - Chi ha già incaricato l’installatore per adeguare l’impianto entro il 31.12.2016, proceda in tal senso, pretendendo assicurazioni in merito al rispetto della scadenza. - L’installatore che teme di non riuscire ad onorare gli impegni assunti può incaricare un tecnico abilitato per verificare l’efficienza in termini di costi, così da dare la priorità agli interventi dove tale efficienza sussiste, e rimandare all’anno prossimo gli altri, in quanto esenti dalla sanzione. - Se il condominio non ha deliberato nulla, occorre incaricare tempestivamente un professionista che verifichi l’efficienza in termini di costi, anche da parte dei singolo proprietario; se c’è efficienza, i dispositivi devono essere installati entro il 31.12.2016, altrimenti l’argomento potrà essere meglio approfondito in seguito con il professionista.

Orvieto: “Rinnovabili”, risorsa del futuro

- Superficie media: 76,8 mq- Numero medio radiatori: 4,45- Spesa media annua riscaldamento: 1’111 Euro (IVA compresa)- Costi installazione e gestione dispositivi su 10 anni; 1’125 Euro (IVA compresa)- Zona climatica prevalente di riferimento: ENon c‘è efficienza se SP>10 anni La tabella indica i casi in cui, statisticamente, c’è la probabilità di non avere efficienza in termini di costi e, quindi, di non incorrere nella sanzione se non si installano i dispositivi entro il 31.12.2016.Ai fini dell’esenzione, nella verifica di non efficienza non si tengono in considerazione gli incentivi.

Analisi statistica dell’efficienza in termini di costi per zona climatica, riferita all’unità immobiliare italiana tipo, mediante aggregazione di dati campione

(dati ISTAT, censimento 2011)

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n. 7-9 - Luglio-Settembre 2016 - /9

FEDERAZIONE ORDINI INGEGNERI DELLA LIGURIA Codice fiscale 95045940103

PIAZZA DELLA VITTORIA 11/10 - 16123 - GENOVA (GE ) BILANCIO AL 31/12/2015

SITUAZIONE PATRIMONIALE AL 31/12/2015

DAL 01/01/2015 AL 31/12/2015Descrizione conto Saldo dare Saldo avereA T T I V I T A` CRED IMPOSTA INT ATTIVI 0,58 CREDITI TRIBUTARI 0,58 CREDITI DIVERSI 3.727,98 CREDITI VARI 3.727,98 ALTRI CREDITI 3.728,56 BANCA C/C 1.968,54 DEPOSITI BANCARI E POSTALI 1.968,54 DISPONIBILITA’ LIQUIDE 1.968,54 TOTALE ATTIVITA` 5.697,10 P A S S I V I T A` AVANZO UTILI 20.224,16UTILI (PERDITE) PORTATI A NUOVO 20.224,16PATRIMONIO NETTO 20.224,16TOTALE PASSIVITA` 20.224,16PERDITA DI ESERCIZIO 14.527,06 TOTALE A PAREGGIO 20.224,16 20.224,16

SITUAZIONE ECONOMICA AL 31/12/2015

DAL 01/01/2015 AL 31/12/2015Descrizione conto Saldo dare Saldo avereCOSTI, SPESE E PERDITE CANCELLERIA 25,00 ALTRI ACQUISTI 25,00 COSTI P/MAT.PRI,SUSS.,CON.E MER. 25,00 COSTO TIPOGRAFICO 37.500,08 PASTI/SOGGIORNI-SPESE DI RAPPRES 1.490,26 ONERI BANCARI 22,53 ALTRI COSTI PER SERVIZI 12,19 COSTI PER SERVIZI 39.025,06 COSTI PER SERVIZI 39.025,06 IMPOSTA DI BOLLO 100,00 IMPOSTE E TASSE 100,00 RIMBORSI SPESE 156,00 ALTRI ONERI DIVERSI DI GESTIONE 156,00 ONERI DIVERSI DI GESTIONE 256,00 TOTALE COSTI 39.306,06 RICAVI E PROFITTI QUOTE ORDINE SPEZIA 3.656,69QUOTE ORDINE GENOVA 15.622,88QUOTE ORDINE IMPERIA 1.661,09QUOTE ORDINE SAVONA 3.836,09RICAVI DELLE VENDITE 24.776,75RICAVI 24.776,75INT.ATT.SU DEPOSITI BANCARI 2,25PROV. DIVERSI DAI PRECEDENTI 2,25ALTRI PROVENTI FINANZIARI 2,25TOTALE RICAVI 24.779,00PERDITA DI ESERCIZIO 14.527,06TOTALE A PAREGGIO 39.306,06 39.306,06

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1. Autocertificare i 15 CFP per lavoro professionale: attenzione alla data del termine comunicato per l’auto-certificazione dei 15 CFP per l’aggiornamento in-formale svolto dal dichiarante nell’ambito della propria attività lavorativa.2. Tenersi aggiornati sugli eventi formativi, erogati in modalità frontale, video-conferenza o in streaming dal proprio Ordine – o nel caso da quello genovese - consultando sito istituzionale, newsletter, comunicazioni e-mail e la piattaforma mying del CNI (eventi organizzati in uno spazio fisico che prevedono la presenza del discente, con relativo controllo della stessa). Tenere presente che l’aggiorna-mento professionale può essere effettuato in ogni Ordine del territorio italiano.3. Nel caso di difficoltà a frequentare eventi che prevedono la presenza fisica (eventi frontali), cercare sulla piattaforma mying corsi accreditati, erogati in modalità “formazione a distanza” (FAD), che possono essere offerti da Ordini territoriali o Soggetti terzi autorizzati dal CNI (ad esempio i corsi FAD offerti dall’Ordine genovese ai propri iscritti sono normalmente gratuiti).4. Cert’ing: la certificazione volontaria delle competenze (art. 5 del Regola-mento) permette all’iscritto di ottenere attualmente 15 CFP per ogni anno (tre anni dalla prima certificazione), oltre ai 15 CFP autocertificati per l’ag-giornamento informale svolto durante l’attività professionale (V. punto 1) 5. Aggiornamento professionale all’estero: in base alla Circ. 376 CNI del 23-05-2014, i crediti acquisibili all’estero non possono superare i 15 CFP/anno; è ne-cessario inoltrare la documentazione relativa all’evento (programma, contenu-ti, ecc.) e, successivamente, quella attestante la frequenza all’evento, al CNI o all’Ordine Territoriale, in modo che possa valutare il riconoscimento dei relativi crediti.6. Valutare il numero di ingegneri presenti nella propria azienda: con apposito accordo con l’Ordine territoriale è possibile realizzare co-organizzazioni di eventi formativi con la propria azienda, in modo che la formazione aziendale possa di-ventare valida ai fini dell’apprendimento non formale (alcune co-organizzazioni sono già state attivate in Liguria).7. Verificare se si ha diritto ad esoneri: gli iscritti possono essere esonerati dall’obbligo di aggiornamento della competenza professionale quando sussi-stano alcune particolari fattispecie, secondo quanto previsto dall’art. 11 del Re-golamento per l’aggiornamento della competenza professionale (B.U. Ministero Giustizia n.13 del 15/07/2013(La prima parte del servizio sulla formazione e i crediti non conseguiti è stata pubbli-cata su A&B n. 6 - giugno 2006, pagg. 15-18)

FORMAZIONE / 2- IN DICEMBRE SCADE IL PRIMO TRIENNIO DALLA RIFORMA

CFP ANNUI: NON TUTTO È PERDUTO

Impegnandosi è ancora possibile recuperare per raggiungere i 30 crediti necessari per non incorrere in sanzioni disciplinari. Alcuni suggerimenti

ROBERTO ORVIETOPresidente Ordine Ingegneri Genova

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LOS AnGELES - Esiste un sistema di prevenzione e che permetta di minimizzare i danni di un sisma? Con una scossa di magnitudo 6,0 come quella che si è verificata la notte del 24 agosto 2006 nel Centro Italia, e che ha colpito pesantemente Accumoli, Amatrice (Rieti), Arquata del Tronto (Ascoli Piceno) e Comuni limitrofi causando circa 300 vittime e centinaia di feriti, cosa sarebbe accaduto in una città come Los Angeles, dove le scosse hanno cadenza quotidiana? Quanto e come investe la California, notoriamente tormentata dai terremoti provocati dalla San Andreas Fault, la famigerata Faglia di Sant’Andrea (che attraversa lo Stato per 1.300 chilometri, la cui parte settentrionale inizia da Hollister e attraversa la penisola di San Francisco proprio accanto alla città) per limitare i danni? E quali sono le poltiche attuate dal governo e dagli enti locali? Sono alcune delle domande che abbiamo posto a Domniki Asimaki, docente di ingegneria civile e meccanica al prestigioso CalTech, l’istituto di tecnologia della California, parte attiva dell’Usgs (US Geological Survey) che da anni è impegnata negli studi dei fenomeni tellurici in relazione allo sviluppo delle costruzioni di nuova concezione, della messa in sicurezza di quelle già esistenti e della prevenzione. «I danni che avrebbe un terremoto di magnitudo 6 sulla scala Richter nella città di Los Angeles? Dipende da molte variabili - risponde - tra cui la distanza dall’epicentro, la direzione in cui si propaga, la profondità in cui si origina, la topografia della zona e la consistenza del terreno. Una scossa come quella che ha colpito Amatrice communqe, provocherebbe danni esclusivamente nei palazzi costruiti prima degli anni ‘70, quelli in calcestruzzo non duttili con primi piani ‘’morbidi’’. Lo Stato della California sta erogando finanziamenti e incentivi fiscali porprio per favorire l’ammodernamento di queste strutture da parte dei loro proprietari».Che tipo di investimenti e programmi prevede la California in termini di informazione, prevenzione e adeguamento delle strutture?«Sono molteplici e vanno da un sistema di sensibilizzazione dell’opinione pubblica a un piano di investimenti per adeguare le stutture più a rischio. Da un programma di mappatura a quello che indica le vulnerabilià delle diverse aree e delle infrastrutture. Un terremoto infatti genera una reazione a catena che può rendere le sue conseguenze via via più drammatiche; basti pensare alle tubature, alle centrali che generano energia, agli acquedotti. Grazie alla Mayoral Seismic Safety Task Force, ai suoi studi e alle sue raccomandazioni, siamo arrivati

Intervista a Domniki Asimaki, docente di ingegneria civile e meccanica al prestigioso CalTech, l’istituto di tecnologia della California, parte attiva dell’Usgs, impegnata nella ricerca e in funzioni operative a Los Angeles. «Ho seguito il disastro di Amatrice. Il Giappone? Tecnologicamente è più avanti degli Usa»

DOPO IL SISMA IN CENTRO ITALIA – L’ESPERIENZA AMERICANA

«CONTRO IL TERREMOTO L’UNICO RIMEDIO SI CHIAMA PREVENZIONE»ANDREA CARUGATI

Un tratto della faglia di Sant’Andrea, in California

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12/ - n. 7-9 - Luglio-Settembre 2016

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a soluzioni strategiche in grado di proteggere le vite di coloro che abitano a Los Angeles, migliorando la capacità della città e della sua popolazione di rispondere all’emergenza e riducendo considerevolmente le strutture giudicate a rischio, di salvaguardare le infrastrutture e le vie di comunicazione e preparare la città a una rapida ripresa, limitando interruzioni e disagi, quindi evitando i danni all’economia della zona colpita da un terremoto.Esistono poi ricchi programmi di finanziamento e di sgravi fiscali e di riduzione notevole dei costi dell’assicurazione per le strutture che vengono adeguate ai parametri di sicurezza e quegli interventi di bullonatura delle fondamenta e atti a rinforzare il perimetro dell’abitazione. Un problema molto serio che è stato affrontato è quello dei “soft buildings”, ovvero quei palazzi il cui primo piano è cavo o colonnato e sede di posteggi, o negozi e vetrine. Per queste strutture, che sono le più suscettibili alle scosse telluriche, è stato avviato un piano su base volontaria, finanziato in parte dallo Stato, ma è stato reso obbligatorio in quelle aree molto a rischio, come nella baia di San Francisco, ad esempio.Esiste un protocollo di aiuti e assistenza post terremoto?«Esiste sia “pre! che “post” sisma. Ovviamente è molto più semplice aiutare la popolazione ad essere pronta, ad abitare in strutture antisismiche, a prepararsi a un evento tellurico, anche con esercitazioni in scenari drammatici. Per il post terremoto esiste un piano statale “in caso di emergenza” approntato dal ministero della Salute e delle Emergenze federali».Quali sono i passi principali necessari per ridurre il rischio sismico in un territorio? «Al momento siamo riusciti a stabile un piano per aumentare la resilienza delle strutture, che include non solo gli ammodernamenti e le messe in sicurezza, ma anche la valutazione dei rischi, e soprattutto la preparazione alle emergenze, l’educazione e l’addestramento della popolazione, piani di evacuazione che prevedono l’utlizzo di scenari di disastro realistici, e piani di riparazione che assicurino la minore interruzione possibile della vita consueta e dell’economia locale. La salute pubbica e la sicurezza sono le nostre priorità».Per quanto riguarda il post terremoto sono stati fatti passi avanti significativi negli ultimi anni?«Gran parte delle strutture e delle abitazioni private californiane sono assicurate in caso di terremoto, grazie a una normativa che praticamente rende le polizze obbligatorie. E le assicurazioni applicano un forte sconto quando le strutture sono state messe a norma, quindi la ricostruzione delle abitazioni spesso non riguarda lo Stato. Noi al momento ci siamo concentrati sugli effetti a cascata di un disastro causato da un terremoto, effetti che dobbiamo ancora comprendere al meglio per poterli prevedere

Piani di prevenzione e adeguamento delle strutture in California-http://www2.earthquakeauthority.com/earthquakerisk/Pages/Retrofit-Discounts-and-Incentives.aspx-http://resilience.abag.ca.gov/projects/soft_story_2016/-http://www.caloes.ca.gov/For-Schools-Educators/Plan-Prepare/Earthquake-Preparedness-http://www2.earthquakeauthority.com/earthquakerisk/Pages/Retrofit-Discounts-and-Incentives.aspxPiani di emergenza in caso di terremoto-http://www.bepreparedcalifornia.ca.gov/Pages/Home.aspx-http://www.fema.gov/hazard-mitigation-planning

DOMNIKI ASIMAKIEntrata a far parte della Scuola di Ingegneria Civile e Ambientale, presso il Georgia Institute of Technology nel 2005 come assistente, Domniki Asimaki -laureata in Ingegneria Civile presso l’Università tecnica nazionale di Atene, specializzata presso il MIT di Cambridge- dopo una formazione europea della ricerca Network SAFERR in GDS a Parigi, ha lavorato come ricercatore post-dottorato presso l’Istituto per gli studi crostali all’Università della California, Santa Barbara. Quindi è diventata docente di ingegneria civile e meccanica al prestigioso CalTech, l’istituto di tecnologia della California. È membro dell’American Society of Civil Engineers, dell’Istituto per la ricerca Ingegneristica dei Terremoti, dell’American Geophysical Union, della Società sismologica americana, dell’Associazione internazionale per i metodi informatici e dei progressi della geomeccanica e del Centro Sismico della California del Sud.Le sue ricerche riguardano in particolare i metodi numerici in ingegneria sismica e geofisica e comprendono simulazioni a termine di risposta dinamica del suolo non lineare, l’interazione terreno-struttura e fenomeni di scattering in mezzi eterogenei, così come problemi inversi.

Per saperne di più

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e quindi mitigare. Per esempio, un terremoto potrebbe danneggiare le condotte del gas, dare vita a un incendio e allo stesso tempo causare i sistemi di distribuzione idrica, rendendo impossibile ai pompieri spegnere le fiamme. Le città di oggi sono sistemi nei sistemi nei sistemi, e capire quali rischi corrono, anche in comparazione l’uno all’altro è un area che il governo federale ci incoraggia a studiare, finanziando apposite ricerche». Ci sono “tempi standard” per rendere nuovamente agibili le zone colpite da un sisma secondo la sua intensità?«Purtroppo no, ovviamente ogni caso è a sé. Dipende da centinaia di variabili e non è possibile avere standard. Quello che è certo è che la prevenzione riduce il rischio di crolli e quindi la necessità di ricostruire interi quartieri o città. Abbiamo un programma denominato Shakeout (http://www.shakeout.org, lanciato nel 2008, aiuta le persone nelle scuole, le famiglie, le organizzazioni, a proteggersi durante un sisma; il 20 ottobre è prevista, come gli anni scorsi, anche un’esercitazione che coinvolge diverse milioni di persone in tutto il mondo, Italia compresa; basta iscriversi sul sito, scaricare il material e seguire le indicazioni; il tutto è anche in lingua italiana - ndr) per preparare la popolazione ai terremoti e a ogni evenienza possibile, grazie alla collaborazione di decine di istituti e organizzazioni pubbliche che a seconda dei pericoli specifici in ogni singola area modellano esercitazioni e prevenzione per reagire a vari tipi di scenari drammatici».Anche il Giappone ha una lunga storia di terremoti. Sotto il punto di vista tecnologico, ci sono molte differenze con la California?«Il Giappone è in generale molto meglio organizzato di noi. Un esempio? Il sistema di allerta integrato. Il loro è molto più capillare e automatizzato. In caso di terremoto si fermano automaticamente i treni, le valvole, gli ascensori, i ponti, e ogni altro sistema che può in caso di malfunzionamento generare distruzione e morte. Hanno automatizzato e previsto protocolli di reazione per cercare di massimizzare la sicurezza e minimizzare i rischi».È informata sul sisma che ha colpito il centro Italia?«Sì, conosco gli aspetti tecnici, il tipo di sisma, la sua intensità e il percorso, ma non so come è stato gestito. Sono in contatto con diverse università italiane e

cerchiamo insieme di aumentare il livello di prevenzione. Ora con loro stiamo lavorando per cercare di capire come il rilievo topografico regionale dell’area epicentrale ha contribuito ai modelli del danno». Esiste un “modo sicuro” per costruire un’abitazione in modo che resista ai terremoti?«No, purtroppo non esiste un modo più sicuro in assoluto, ma dipende dalla regione in cui si trova la struttura e dalle sue vulnerabilità. L’adeguamento dei sistemi di sicurezza è costante e l’unico evento per

cui possiamo essere sicuri è quello che è già accaduto. Su quello successivo non si può mai essere sicuri. Noi, anche grazie al governo federale, a quelli regionali e agli istituti di ricerca, possiamo puntare a minimizzare i rischi modificando e adeguando i codici di design e generare incentivi per portare le strutture più vecchie al passo e monitorare i punti deboli nella precedente versione del codice».È dunque possibile minimizzare i rischi anche in costruzioni più vecchie?«Certo. La buona notiza è che ora ci sono tecnologie che permettono di mettere relativamente in sicurezza

anche gli edifici più antichi. Il problema vero è educare i residenti ad adottare azioni per proteggere le loro abitazioni; ridurre la corruzione nella fase di riparazione e ristrutturazione degli edifici pubbblici, e convincere istituti privati, come le assicurazioni, ad applicare incentivi e sconti». Esiste un modo per sapere quando avverrà un terremoto in una determinata area?«Non siamo ancora arrivati a questo, anche se abbiamo diversi sistemi per monitorare e tenere sotto controllo la situazione e ottenere indicazioni utili a prevedere in linea di massima l’attività sismica. Cosa possiamo fare però è mitigare le conseguenze di un terremoto. Se i palazzi non sono costruiti secondo gli standard, li farà crollare il loro stato non il fatto che non conosciamo il momento in cui arriverà il sisma. Il fattore umano, assieme agli sviluppi della tecnologia, è l’aspetto più importante. Piani di emergenza, ristrutturazioni, adeguamenti, costruzione di nuove case secondo i nuovi standard e codici e le loro evoluzioni; educazione della popolazione e assistenza del governo e altri incentive - come sgravi fiscali, finanziamenti mirati e tagli dei premi delle assicurazioni - sono gli unici modi per prevenire che un terremoto si trasformi in tragedia».

U.S. Geological SurveyFondata in seguito a un atto del Congresso del 1879, la USGS (https://www.usgs.gov/) - unica agenzia scientifica a lavorare per il Dipartimento degli Interni degli Stati Uniti - viene consultata anche da partner e clienti per le sue competenze nelle scienze naturali e per l’enorme quantità di dati sulla biologia e sulla Terra in suo possesso.L’agenzia – leader mondiale nelle Scienze naturali - fornisce informazioni scientifiche per descrivere e comprendere il pianeta, minimizzare le perdite vitali e le proprietà in seguito a disastri naturali, gestire l’acqua, le energie e le risorse minerali e migliorare e proteggere la qualità della vita.Circa 10 mila scienziati e membri dello staff dell’USGS lavorano in più di 400 location in tutti gli Stati Uniti.

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14/ - n. 7-9 - Luglio-Settembre 2016

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La scossa sismica esprime un’oscillazione repentina del suolo e del sotto-suolo, caratterizzata da una significativa accelerazione del piano sul quale si insediano gli edifici i quali tendono a mantenere “per inerzia” la loro

iniziale configurazione e quindi subiscono stati di spostamento differenziati alle diverse altezze e sollecitazioni conseguenti (più accentuate ai livelli altimetrici inferiori).L’azione sismica è calcolabile - in base alle Norme NTC 2008 di cui al D.M. 233 del 14/01/2018 (che si rifanno agli Eurocodici) - seguendo una procedura che porta all’identificazione dell’accelerazione orizzontale sismica massima in funzione di uno studio identificativo della sensibilità o della predisposizione al sisma del territorio.Il valore dell’accelerazione sismica orizzontale massima ag è stabilito zona per zona dalla vigente Norma Tecnica ed è localmente amplificato dai fattori topografici e di sottosuolo dello specifico sito in base alle caratteristiche intrin-seche dei fabbricati oggetto di progettazione (morfologia e materiali usati per le strutture che il progettista decide): la norma propone dei parametri riduttivi dell’azione sismica in ragione della relazione tra l’azione e la “risposta” stessa sismica fornita dal fabbricato.Non potendo il Progettista intervenire sui valori dell’accelerazione orizzontale massima (desunti sulla base di analisi geognostiche e di studi statistici), questi può comunque operare - nell’ambito della progettazione strutturale - indivi-duando le caratteristiche costruttive meno vulnerabili all’azione tellurica. Si trat-ta quindi di valutare come bilanciare opportunamente duttilità e resistenza degli elementi che compongono la struttura del fabbricato.Il Progettista attribuisce all’intelaiatura strutturale un comportamento che deve essere dissipativo e dimensiona gli elementi principali (pilastri) con resistenza tale da garantire il mantenimento dell’integrità degli elementi portanti. Nel caso di un evento sismico importante e pericoloso, il criterio di sacrificare anticipa-tamente taluni elementi (travi) consentono che si plasticizzino (senza rompersi) così da contenere e limitare i danni alla struttura e salvaguardare le persone.La duttilità dell’apparato strutturale consente un comportamento del fabbricato in cui l’energia del sisma viene dissipata attraverso deformazioni cicliche che, nell’ottica di privilegiare la salvaguardia della vita umana, in certa misura sacri-ficano l’apparato edilizio e in parte anche quello strutturale.Ne consegue che gli effetti dell’accelerazione sismica massima (stabilita dal D.M. 14/01/’08) per ogni località del territorio nazionale, possono essere ridotti a seconda delle caratteristiche costruttive del fabbricato fin’anche nell’ordine dell’80%.Tale constatazione dimostra che un’impostazione e poi uno sviluppo accorto del progetto strutturale possono significativamente aumentare il grado di affidabi-lità dell’opera. Un dimensionamento fondato sulle caratteristiche prestazionali che l’immobile vuole assicurare per il proprio arco di vita, può garantire dunque un’assai aumentata sicurezza a parità di magnitudo tellurica. La definizione della capacità del fabbricato a far fronte alle azioni sismiche è nelle possibilità del progettista che ha gli strumenti per bilanciare la tutela della vita umana con il mantenimento delle funzioni in relazione alla vita dell’opera e al “periodo di ritorno del sisma”.

DOPO IL SISMA IN CENTRO ITALIA – PARLA L’INGEGNERE STRUTTURISTA

DALLA SCOSSA DI TERREMOTO AL PROGETTO PER “RESISTERE”

Che cosa succede durante un movimento tellurico, come si mitiga l’azione sismica sugli edifici esistenti e si aumentano le garanzie per quelli di nuova costruzione. Tra imposizioni legislative e caratteristiche prestazionali, il ruolo centrale del progettista

ALDO SIGNORELLI

L’ing. Aldo Signorelli

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n. 7-9 - Luglio-Settembre 2016 - /15

SARA FRUMENTO

Il terremoto in Italia Centrale è un evento che ha portato nuovamente alla luce le criticità del costruito italiano ed in particolare ha posto l’attenzione su come gli interventi di

riparazione/ristrutturazione debbano essere opportunamen-te progettati e contestualizzati.So che queste appaiono, ahimè, parole di circostanza all’in-domani dell’ennesima tragedia. Ma vogliono sottolineare una grave mancanza: la cultura della prevenzione sismica, la possibilità contemplata che gli edifici civili ordinari (come le abitazioni) possano subire danni salvaguardando la vita dei loro occupanti.Come altri miei colleghi, liguri e non, ho partecipato ai rilievi per stabilire l’agibilità post-sismica appunto degli edifici ordinari, quelli per i quali i proprietari hanno fatto op-portuna istanza di sopralluogo. Per noi, tutto inizia con la compilazione del modulo reso disponibile on-line dal Consi-glio Nazionale degli Ingegneri (CNI), in cui si indica fra l’altro l’abilitazione ad effettua-re l’attività richiesta, che si ottiene dopo un corso di almeno 60 ore, e un esame scritto e orale.La mia esperienza si svolge dal 20 al 27 set-tembre 2016: arrivo a Rieti, destinazione la scuola vicina alla Dicomac, dove avviene la formazione delle squadre, e l’assegnazione del centro di coordinamento di riferimento, da cui partono le attività di sopralluogo. La mia squadra viene destinata al Centro Operativo Comunale di Amatrice.Alla prima riunione operativa veniamo avvisati che i km da percorrere saranno molti: il Comune di Amatrice ha infatti moltissime frazioni, c’è chi dice 96. Si arriva alla tenda o al container in cui opera il centro operativo (COC), superando diversi posti blocco e abbandonando il navigatore per segui-re le deviazioni provvisorie causate da interruzioni e frane. Il COC è in prossimità della scuola di Amatrice e della zona rossa opportunamente perimetrate, e il confronto con i tecni-ci che ci sono già da qualche giorno rende tutto più realistico.Ogni sopralluogo è uno spaccato di vita, un racconto: l’infor-mazione che ricorre più spesso è quanto sia durata la scossa sismica, 140 secondi, un’eternità! Abbiamo incontrato re-

NOI, INGEGNERI VOLONTARI AD AMATRICE

DOPO IL SISMA IN CENTRO ITALIA – L’ATTIVITÀ ORGANIZZATA DAL CNI

Come altre emergenze, anche il sisma che in agosto ha colpito con particolare violenza Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo ha visto in prima linea –nelle operazioni di solidarietà– gli ingegneri liguri, che coordinati dalla Protezione civile sono andati ad eseguire i sopralluoghi di agibilità post sismica. Ogni Ordine ha raccolto le disponibilità –La Spezia attraverso l’IPE– e i professionisti volontari stanno continuando a partire a scaglioni, secondo i bisogni e anche i giorni che riescono a strappare a ferie e permessi. L’ingegnere civile strutturista Sara Frumento, iscritta a Savona, ha partecipato ai sopralluoghi e come suoi colleghi, previa frequentazione di un corso abilitante seguito poi da un esame finale, fa parte dei tecnici agibilitatori del Nucleo Tecnico Nazionale.

sidenti, altri che invece avevano le seconda casa e voleva-no metterla a disposizione degli abitanti sfollati (l’iniziativa “Amatrice solidale”).Il sopralluogo consiste in un’analisi visiva e fotografica dell’edificio, con una corrispondente valutazione del danno patito sia dagli elementi portanti che non. L’insieme delle informazioni raccolte, attraverso la scheda Aedes, consen-te di esprimere un giudizio sintetico (valido per la durata dell’emergenza): A: edificio agibile; B: temporaneamente inagibile (tutto o parte) ma agibile con provvedimenti di pron-to intervento; C: parzialmente agibile; D: temporaneamente

inagibile da rivedere con approfondimento; E: inagibile; F: inagibile per rischio esterno. In sostanza, con questo giudizio, esteso al solo periodo di emergenza, il tecnico dichia-ra se la costruzione è in grado o meno di sopportare una scossa di uguale intensità a quella già patita.Ci sono frazioni in cui il sisma ha colpito in modo grave le costruzioni, in particolare in alcuni contesti abitativi sono messi a nudo interventi postumi alla costruzione dell’edi-ficio che hanno aggravato lo stato di danno: coperture pesanti, cordoli in calcestruzzo armato non adeguatamente collegati alla struttura sottostante, murature di scarsa qualità non efficacemente ammorsate sia nel proprio spessore sia nell’intersezione con altri paramenti murari. A questo si ag-

giunge il racconto dell’inquilino o del proprietario: chi aveva scelto quel paese perché tranquillo ed ignaro che si trovava in zona sismica, chi uscendo di casa si era diretto, anziché nella piazza del paese, verso la via di fuga più vicina e questa decisione presa nell’arco di pochi secondi gli aveva salvato la vita, altri ancora che avevano prestato soccorso ai vicini per essere poi vittime degli sciacalli.Tutte storie che ti fanno osservare la costruzione non come un insieme di muri, ma come contenitore di vita e di ricordi, difficili da ricostruire.La settimana corre velocemente e non c’è giorno in cui non sia contenta di aver partecipato a quel corso, aver conosciuto queste realtà e colleghi che come me hanno messo a dispo-sizione le propria professione.

Perimetrazione ad Amatrice

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16/ - n. 7-9 - Luglio-Settembre 2016

L’ing. Sara Frumento

Nell’ambito del Progetto “Casa Italia”, la Rete delle Professioni Tecniche ha recentemente presentato una proposta per la prevenzione del rischio sismico con l’introduzione del “Fascicolo del fabbricato” e

della “Certificazione sismica obbligatoria”. Il primo prevede un monitoraggio degli edifici pubblici e privati consentendo di definire gli interventi finalizzati alla mitigazione del rischio. Il secondo, strettamente legato al primo, prevede la certificazione sismica degli immobili da attuarsi inizialmente nelle compravendite e negli affitti a corredo delle nuove costruzioni, con estensione successiva a tutti gli immobili; ovvero ad ogni edificio potrebbe essere assegnata una lettera (dalla A alla F) che ne riassuma, in modo similare alla Certificazione Energetica, le sue caratteristiche in termini di sicurezza strutturale. Purtroppo questo è il motivo per cui finora il fascicolo del fabbricato, nonostante se ne parli da anni, ha sempre incontrato grandi ostacoli. Forse non si è sufficientemente approfondito il riflesso che questo strumento, come la documentazione relativa alla sismica, possono avere sul deprezzamento degli immobili nel caso siano riscontrate carenze o criticità strutturali. Le strutture, come è noto, non hanno mai particolarmente condizionato il valore di un immobile, sul quale ha sempre inciso di più il suo aspetto estetico/architettonico. Tant’è vero che i proprietari si preoccupano generalmente di qualificare i propri immobili con opere di finitura e/o impiantistiche, intervenendo sulle strutture solo in caso di gravi criticità statiche.In sostanza oggi, in assenza di una vera cultura della prevenzione (sensibilità manifestata solo in occasione di eventi tragici) il valore commerciale degli immobili sembra essere prioritario rispetto a quello della prevenzione dei rischi.In considerazione di questo aspetto, certo non secondario, è necessario che le nostre proposte siano “fattibili” non solo sotto l’aspetto tecnico, ma anche sotto quello della sostenibilità economica. È necessario incentivare/sostenere i proprietari con meccanismi efficaci di premialità e sgravi fiscali, in attesa che le migliori qualità strutturali diventino anche un maggior valore dell’edificio.Le detrazioni fiscali del 50% e del 65% applicate in edilizia, hanno già riscosso un grande interesse da parte dei cittadini, ma per gli interventi finalizzati all’adeguamento e miglioramento antisismico delle strutture degli edifici, sono necessarie detrazioni fiscali eccezionali che, per un periodo di almeno 2 anni, prevedano “bonus” ben più elevati degli attuali. Perciò ritengo debba essere riconsiderata la nostra proposta di circa 2 anni fa che prevedeva una detrazione fiscale del 100% per l’adeguamento sismico delle strutture, riducendola eventualmente al 90% per il miglioramento ed all’80% per i consolidamenti locali, stimolando così l’iniziativa dei proprietari e perseguendo contestualmente l’interesse dello Stato sotto il profilo economico (maggiori introiti dall’attività edilizia con impulso all’occupazione) e sociale mediante la piena applicazione della cultura e della strategia della prevenzione per l’incolumità di migliaia di vite umane e il risparmio di miliardi di euro.

DOPO IL SISMA IN CENTRO ITALIA – SUPERARE GLI OSTACOLI CON LA PREMIALITÀ

DETRAZIONI FISCALI PER FAVORIRE LA “PREVENZIONE DEL RISCHIO”

Il Fascicolo del fabbricato e la Certificazione sismica, proposti dalla Rete delle Professioni tecniche, possono rappresentare una grande opportunità se viene stimolata l’iniziativa dei proprietari degli immobil

DOMENICO PINOPresidente Ordine Ingegneri Imperia

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n. 7-9 - Luglio-Settembre 2016 - /17

«Oggi investire in ingegneria o economia è più conveniente che farlo in Btp. È più a lungo termine e dà un risultato più ampio». Nel suo studio in Villa Giustiniani Cambiaso, sede della Presidenza della Scuola Politecnica, 1.300 matricole,

7.000 studenti e un migliaio di laureati l’anno, esordisce con una considerazione letta sul Sole 24 Ore il prof. Aristide Fausto Massardo Il tema, per chiudere questo primo viaggio iniziato nel numero di giugno di “A&B” per fare un punto della situazione, tra la chiusura delle medie superiori e l’inizio del nuovo anno accademico, delle chances che offre oggi Ingegneria e come sono legate al territorio, porta inevitabilmente al discorso dell’occupazione. E proprio il giorno in cui ci incontriamo, sui giornali campeggiano i dati della Fondazione Migrantes sulla fuga degli italiani all’estero scoraggiati dalla carenza di lavoro e dal precariato: 107 mila in un anno, di cui il 36,7% giovani dai 18 al 34 anni.«Che stiamo attraversando un momento di crisi non c’è dubbio – dice Massardo guardando i titoli che gli mettiamo sotto gli occhi – ma le dico una cosa. Mi sono laureato in Ingegneria Meccanica nel 1978 e già allora in Italia non era semplice la situazione. Io trovo che nel nostro caso il problema non sia il Paese che forma ingegneri che poi vanno all’estero, ma che queste persone poi fanno fatica a rientrare, perché all’estero crescono, acquisiscono nuove competenze che non riportano in patria. E questo il loro Paese non lo capisce, anche se il Governo dice di voler agire su questo aspetto, ma i risultati al momento sono davvero carenti.I ragazzi (e le loro famiglie), poi, scelgono cosa studiare secondo “mode” del momento, sono influenzati da vari fattori, e non sempre solo dall’andamento del mercato del lavoro e dalle opportunità reali. Da noi ci sono corsi che mantengono una certa stabilità e costanza come Ingegneria Elettrica e Chimica, su numeri piccoli, e le corazzate Meccanica e Navale su numeri grandi e che sono da anni in continua leggera crescita. Piace sempre molto ai giovani e anche alle donne l’area civile ambientale, che però ha subito una leggera flessione, suppongo legata alla crisi contingente del mercato dell’edilizia e delle infrastrutture. L’ingegneria informatica continua anch’essa nelle sue ottime performance, in particolare poi la robotica, la biongegneria. Tutto ciò dimostra che questa “fuga” verso l’estero dei giovani laureati è spesso contingente. Peraltro chi sa che cosa succederà fra 5 o 10 anni? Quali saranno e specializzazioni più richieste? Ora si parla di industria 4.0, la cantieristica è in un momento d’oro, e così per altri settori, ma tra cinque anni di cosa avremo realmente bisogno? È davvero difficile stabilirlo adesso.Altro aspetto è quello della professione: è un campo che molti dei nostri studenti non prendono da subito in considerazione, ma che in seguito diventa estremamente interessante».non si può negare però che se i giovani se ne vanno il problema esiste adesso.«Certo, e semmai, come dicevo, quello che c’è da fare è come compensarlo per farli tornare. Vede, il problema dell’orientamento iniziale è molto importante per fare la scelta migliore, e su questo noi investiamo tanto».Come, prof. Massardo?«Incontrando gli studenti delle quarte e quinte superiori. E poi continuando a seguire le matricole, perché il primo anno può rivelarsi difficile per molti (chi di noi lo ha dimenticato?) che rischiano di spaventarsi e incrementare il fenomeno dell’abbandono che è un problema serio che però non va confuso con il livello di preparazione, che deve essere eccellente. Bisogna anche concentrarsi sul fatto che le donne sono perfette per l’ingegneria ed è importante attrarle verso questa professione: infatti sono già il 20% degli gli iscritti. Il che è un buon segno, perché in passato non era così, erano pochissime».Qual è la difficoltà più grande che incontrano le matricole?«In generale non hanno problemi con le materie ingegneristiche, che anzi piacciono e sono seguite bene, quanto con quelle dell’area matematica e fisica, di cui spesso si portano dietro carenze di formazione generale. Posso dire - perché lo ricordo ancora da quando ero studente e perché da Preside lo vivo nel quotidiano – che i professori di matematica e fisica sono esigenti, ma anche molto disponibili con gli studenti. Inoltre, è stato attivato per

Il Preside Aristide Fausto Massardo: «Pure per gli ingegneri l’occupazione dipende dal mercato, anche se questa è una professione con specializzazioni che hanno un’alta richiesta di laureati. Ci sono imprese che subiscono la crisi sotto casa ma in compenso lavorano in tutto il mondo». Il segretario dell’Ordine Zanardi: l’impegno per l’orientamento nelle scuole medie e secondarie e l’evoluzione della professione

UNIVERSITÀ – VIAGGIO NELLA SCUOLA POLITECNICA / 2

LA MATRICOLA DI OGGI? GUARDA AL DOMANI

GIANFRANCO SANSALONE

Da sinistra, il segretario dell’Ordine ing. Zanardi e il Preside della Scuola Politecnica ing. Massardo nello storico salone dell’Istituto

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18/ - n. 7-9 - Luglio-Settembre 2016

Professione

il primo anno un “programma d’ateneo” per chi fa un po’ fatica; che si mette in parallelo a tutte le iniziative dei nostri Corsi di Studio». Di che cosa si tratta?«Di un tutoraggio concordato con i docenti, spesso affidato a studenti degli ultimi anni, affinché le matricole possano capire se sono davvero tagliate per questo tipo di studi. Piuttosto che perdere quattro anni, è meglio scegliere subito un’altra facoltà. L’abbandono è negativo per tutti, e va gestito perché si riduca. In tal modo anche noi potremo concentrare meglio le nostre risorse docenti e non.D’altro canto, anche una volta laureati bisogna saper utilizzare abilità trasversali. Per questo, ad esempio, teniamo un corso di “soft skills” durante il dottorato di ricerca, mirato appunto ad affinare capacità per redigere il proprio curriculum, come comportarsi sul luogo di lavoro, come lavorare in gruppo e così via… Spesso infatti abbiamo degli ottimi ricercatori, bravissimi a chiudersi in una stanza, ma poi hanno difficoltà a presentarsi, a parlare in pubblico, non riescono a rapportarsi al meglio con un mondo che è molto complesso e che devono convincere a finanziare le loro ricerche e non solo».E così torniamo al problema dell’occupazione. Preside, ci sono corsi, oltre a quelli già citati, in cui c’è una sproporzione fra la forte richiesta del mercato e la mancanza di laureati?«Detto che ingegneria risente come tutte le altre professioni degli andamenti del mercato, e citati Elettrica e Chimica che hanno una forte richiesta sul territorio e le matricole potrebbero essere più numerose; detto che Meccanica e Navale (dove la situazione nel Polo di Spezia, dovuta alla carenza di docenti è migliorata e speriamo si risolva del tutto) “tirano” come da tradizione, aggiungo ancora qualcosa. Cioè che non necessariamente un’impresa – e noi abbiamo ottimi rapporti con quelle che operano sul territorio – se non assume in Liguria vuol dire che è in crisi. Tanto è vero che in un

La Scuola Politecnica di Ingegneria dell’Università di Genova (http://www.ingegneria.unige.it), diretta dal preside prof. Aristide Fausto Massardo, ha sede centrale e presidenza nella Villa Giustiniani Cambiaso (1548) in via Montallegro 1 ad Albaro, e due Poli didattici decentrati in Liguria a Savona (www.cens.unige.it) e a La Spezia (www.unige.it/poli/laspezia.shtml)L’area di Ingegneria (Architettura si basa su un solo Dipartimento il DSA) ha quattro dipartimenti, 11 corsi di laurea triennale e 19 magistrale.

DIPARTIMENTI DIBRIS – Dipartimento di informatica, bioinegneria, robotica e ingegneria dei sistemi. DICCA – Dipartimento di ingegneria civile, chimica e ambientale. DIME – Dipartimento di Ingegneria meccanica, energetica, gestionale e dei trasporti. DITEN – Dipartimento di ingegneria, elettrica, elettronica e delle telecomunicazioni.CORSI Laurea triennale – Ingegneria Biomedica, Chimica e di processo, Civile e ambientale, Elettrica, Elettronica e tecnologie dell’informazione, Industriale e gestionale,

Informatica, Meccanica, Nautica, Navale, Scienze dell’Architettura.Laurea Magistrale (2 anni) – Bioingegneria, Design navale e nautico, Digital Humanities/Comunicazione e nuovi media, Energy engineering, Chimica e di processo, Civile e ambientale; Safety Engineering for Transport, Logistic and Production; Edile-architettura, Elettrica, Elettronica, Gestionale, Informatica, Meccanica/Energia aeronautica, Meccanica/Produzione e progettazione, Navale, Internet and multimedia engineering, Robotic engineering, Scienza e ingegneria dei materiali, Yacht design.

Elettrica: dalle aziende 12 Borse di studio alle migliori matricoleUn riconoscimento che la dice lunga, e per esplicita ammissione. Senza tanti giri di parole: “noi abbiamo bisogno di ingegneri elettrici, laureati con questa specializzazione se ne trovano pochi, continuate a studiare bene perché appena laureati potrete consi-derare di avere un posto di lavoro assicurato. Intanto ecco 12 borse di studio da 1.000 l’una euro alle prime 12 matricole dell’anno classificate secondo la media Iris, che tiene conto dei voti e dei crediti ottenuti sugli insegnamenti di base Analisi matematica 1, Geometria e Fisica Generale”.

Succede in un’aula del Diten, a Sturla, la mattina del 7 settembre. Sui banchi, i pre-miati e i loro compagni; in cattedra il coordinatore del corso di Ingegneria elettrica prof. Stefano Savio e poi, uno dietro l’altro, i rappresentanti delle aziende, fino al segretario dell’Ordine degli ingegneri che fa da “ponte” fra il mondo degli studi e quello della professione e del lavoro.Savio, che specifica come l’indicatore interno Iris abbia diverse finalità, sottolinea come rispetto agli anni precedenti lo scarto di punteggio fra i primi 12 che ricevono la borsa di studio e le matricole che seguono in classifica quest’anno si sia talmente assottiglia-to da dimostrare come la “qualità” si sia spostata decisamente verso l’alto.I rappresentanti delle aziende – non per caso tutti ingegneri elettrici usciti dall’univer-sità di Genova, che fra l’altro raccontano la loro esperienza di tecnici e manager in car-riera – illustrano ai ragazzi, con slides e video, le caratteristiche delle loro imprese, la produzione, i progetti, il posizionamento sul mercato e quali molteplici ruoli ricoprono attualmente, in Italia e all’estero, gli “elettrici” in organico.Ecco quindi in rapida rassegna passato presente e futuro di nomi storici dell’industria genovese e internazionale come Ansaldo Energia (c’è Mauro Priano), Ansaldo nucle-are (Andrea Bagnasco, dell’unità ingegneria elettrica ed automazione), nidec Asi (il re-sponsabile dell’Ingegneria elettrica Giorgio Grenno), RGM Spa e Fhase Motion Control (i rispettivi direttori tecnici Aldo Brondolo e Davide Tenti).Il segretario dell’Ordine Roberto Zanardi, laureato a suo tempo all’Istituto di elettro-tecnica, ha sottolineato come sia necessario «quando capita che la domanda sia mag-giore dell’offerta, anche un profondo momento di riflessione da parte del corpo docente».

(segue a pag. 19)

Quattro Dipartimenti, 2 Poli decentrati, 30 corsi di laurea

Foto di gruppo con docenti, tutor, matricole premiate, rappresentanti delle aziende e dell’Ordine degli Ingegneri di Genova

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Professione Professione

n. 7-9 - Luglio-Settembre 2016 - /19

incontro sulla geomatica delle gallerie che si è svolto nei giorni scorsi, proprio alcune aziende sottolineavano che seppure siano impegnate in cantieri in Liguria con limitata richiesta di giovani ingegneri, nello stesso tempo hanno molte consulenze e lavori in giro per il mondo, ad esempio in Australia dove cercano nuovi tecnici. D’altro canto, se si leggono le dichiarazioni di Bono, il Presidente di Fincantieri, si vede che l’Azienda ha lavoro ad oggi fino al 2025. Allora il problema non è laurearsi e trovare lavoro sotto casa, ma avere la consapevolezza che l’azienda sotto casa può offrirti lavoro anche in giro per il mondo».L’Ordine degli Ingegneri di Genova segue da tempo questi processi da vicino, e tiene i contatti non solo con la Scuola Politecnica e, ovviamente le imprese del territorio, ma anche con le scuole superiori che possono formare i futuri studenti in ingegneria.«In effetti – conferma il segretario Roberto Zanardi - abbiamo partecipato alle manifestazioni organizzate dalla Scuola Politecnica per affrontare il tema dell’orientamento, e saremo presenti al prossimo Salone dell’Orientamento in novembre, organizzato dalla Camera di Commercio.Ci siamo resi conto che il collegamento con l’Università deve essere migliorato e come Ordine continueremo a dare la nostra massima disponibilità. Questo rientra nei nostri compiti di difesa della professione: il nostro intento è poter indirizzare lo studente verso un corso di studio che ad oggi e nell’immediato futuro possa dare le migliori garanzie. Comunque sia il nostro messaggio in questo senso abbiamo cercato di lasciarlo». Poi il discorso si sposta sui cambiamenti della professione: «Negli ultimi 10 anni – dice il segretario – il concetto si è ampliato. Dalla libera professione esercitata in uno studio di proprietà o associato, si va sempre più verso la grande azienda, laddove il direttore tecnico ed i suoi collaboratori firmano tutti i progetti, svolgendo di fatto l’esercizio della professione.Riguardo le “tendenze” nella scelta dei corsi di studio, ci sono oggi, come ieri, alcune “preferenze-tipo” che non rispondono alle necessità reali. In passato nei Civili dell’area ambientale c’è stata una notevole richiesta, mentre lo strutturista è una figura poliedrica da sempre molto ricercata. I meccanici, infine, siano “caldi” o “freddi” - se si occupano di energia o di trasmissioni - sono ingegneri che non hanno problemi di mercato».

(La prima puntata del servizio sui corsi di Ingegneria, è uscita nel numero di 6 di giugno di A&B, nelle pagg. 19-20)

L’ing. Mauro Priano premia le matricole Antonio Arcelloni, Alessandro Armellin e Federico Gusberti

L’ing. Andrea Bagnasco premia Giulio Birga e Michael Perfumo

L’ing. Giorgio Grenno premia Luca Perotto e Silvia Tangari

L’ing. Davide Tenti premia Roberto Caviglia e Matteo Carratino

Ling. Aldo Brondolo premia Davide Gnudi, Nicolò Messuri e Francesco Spinelli

(segue dalla pagina precedente)

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Professione

20/ - n. 7-9 - Luglio-Settembre 2016

Professione

C’è un legame speciale che unisce i diplomati all’Istituto Nautico “San Giorgio” di Genova. E c’è chi giura che rimane per tutta la vita. Come Guido Barbazza, presidente di Wärtsilä Italia,

conosciuto anche come ”il genovese volante” titolare dell’omonima rubrica sul quotidiano Il Secolo XIX, in cui racconta le sue singolari esperienze in giro per il mondo: «Il mare è la mia passione fin da ragazzo e il Nautico ha influito moltissimo nella mia vita professionale. Era una scuola, quasi un’Accademia, che dava stimoli particolari. Facevamo esercitazioni come i marinai, nei corridoi c’erano le foto degli ex diplomati, si sentiva molto lo spirito “di corpo”, l’orgoglio di appartenenza». Ebbene, l’Istituto Tecnico dei Trasporti e Logistica “nautico San Giorgio”, con l’associazione dei suoi ex allievi e il Collegio nazionale Capitani Lungo Corso e Macchina, dal 15 ottobre fino a dicembre sarà parte attiva delle celebrazioni del Bicentenario dell’Istruzione nautica Statale della Marina Mercantile.Anima della manifestazione - presentata ufficialmente alla Fiera del Mare durante il Nautico il 24 settembre nello “Spazio Ingegneria” - è Francesco Boero, presidente dell’associazione “Ex allievi dell’Istituto Nautico San Giorgio” e past president dell’Ordine degli Ingegneri di Genova, che patrocina il bicentenario della marineria genovese, la più antica d’Italia.Un’occasione significativa, al punto che alla presentazione è intervenuto anche il vice presidente vicario del Cni, Fabio Bonfà, annunciando che per l’occasione il Consiglio Nazionale degli Ingegneri, in collaborazione con l’Università di Genova, organizzerà in tutt’Italia un corso gratuito di formazione con crediti sugli aspetti dell’evoluzione dell’ingegneria navale, su quella marineria insomma che vede Genova protagonista nella storia e con un’esperienza universitaria di ben 145 anni.«Chi si diploma al Nautico – spiega Massimo Figari, docente di Costruzioni e Impianti navali e coordinatore dei corsi di Ingegneria Navale alla Scuola Politecnica di Genova - è generalmente orientato a non iscriversi all’Università. Sulle nostre 120 matricole all’anno, purtroppo solo una decina proviene dal Nautico. Comprendo che per laurearsi è necessario studiare molto e avere tanta determinazione e tenacia, ma io consiglio sempre di fare un passo in più e di impegnarsi per conseguire la laurea in Ingegneria Navale, perché oltre a ottenere un accrescimento culturale importante, offre molti sbocchi lavorativi».La preside Angela Pastorino, laureata in Fisica e prima donna a dirigere lo storico “San Giorgio”, fornisce il quadro della situazione: «Il nostro Istituto è molto amato dalla città. Chi è stato studente del Nautico lo rimane per tutta la vita e il Bicentenario sarà un’occasione di incontro molto importante tra gli ex allievi e la città. Le due sedi, Genova e Camogli, contano 1.650 alunni e 180 docenti. Soprattutto gli studenti che hanno frequentato l’indirizzo di costruzione navale, poi all’Università in genere si iscrivono a Ingegneria». L’apertura delle celebrazioni, il 15 ottobre presso Palazzo San Giorgio:

MA DOVE VANNO I MARINAI? A GENOVA, DA DUECENTO ANNI

Un programma di iniziative celebra - con il patrocinio dell’Ordine degli Ingegneri - la più antica tradizione di insegnamento della navigazione in Italia. In primo piano lo storico Istituto Nautico “San Giorgio”. Per l’occasione corso con crediti gratuito del Cni in tutt’Italia sull’evoluzione dell’ingegneria navale

IL BICENTENARIO DELL’ISTRUZIONE NAUTICA STATALE

L’ing. Francesco Boero

GIULIA DANIELI

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nell’occasione sarà consegnato il premio San Giorgio e verrà presentato il programma degli eventi che termineranno a dicembre. I titoli degli eventi previsti: “Duecento anni ma non li dimostra - Storia dell’Istruzione Nautica Statale della Marina Mercantile a Genova” (20 ottobre ore 16, Nautico “San Giorgio”, Calata Darsena 1); “Il naufragio della S/S London Valour – professionalità ed eroismi” (10 novembre ore 16, “San Giorgio”, Calata Darsena 1); “Quale formazione per il futuro diplomato?” (16 novembre ore 10,30, Sala Centro Congressi Porto Antico); “Cerimonia di chiusura delle manifestazioni” (4 dicembre ore 20).L’ing. Francesco Boero ci ha raccontato com’è nata l’idea della celebrazione: «Alcuni anni fa, dopo aver pubblicato il secondo volume sulla Storia del “S. Giorgio”, il comandante Virgilio Bozzo e il professor Armando Fioravanti, autori del libro, si misero alla ricerca della data dell’effettivo inizio a Genova dell’istruzione nautica. Ora, si può ragionevolmente ritenere che l’avvio di corsi di studi di nautica per la Marina Mercantile nel capoluogo ligure, finanziati e gestiti dallo Stato, non sia avvenuto prima del 9 marzo 1816, quando il re Vittorio Emanuele I dispose, con apposito editto, che Genova, Nizza e Cagliari fossero dotate di scuole di nautica per l’istruzione di ufficiali di Marina Mercantile. Il re diede l’incarico di provvedere all’ammiraglio De Geneys. tenendo quale riferimento proprio il 1816, ritenuto l’anno d’importanza storica, in virtù della decisione del monarca per formare i futuri capitani, ovvero i futuri comandanti del naviglio mercantile del Regno, a quel tempo, di Sardegna e poi, com’è noto, d’Italia.Alcuni giorni prima Vittorio Emanuele I aveva istituito a Genova la Regia Scuola di Marina Militare, oggi Accademia Navale di stanza a Livorno».Perché si è fatto riferimento all’anno 1816 e non prima o dopo? «Perché prima non risulta, per lo meno dalla documentazione consultata, che esistessero a Genova scuole di nautica per la Marina Mercantile a carico dello Stato (Repubblica di Genova); quelle poche esistenti erano private. Dopo quella data si è pensato alla proclamazione del Regno d’Italia, il riferimento è parso riduttivo, in quanto a Genova non risulta esserci stata alcuna soluzione di continuità. La Regia Scuola di Nautica è rimasta, all’incirca, quella istituita nel 1816, pur con tutte le variazioni che il tempo ha reso necessarie».Presidente, l’associazione degli ex allievi che lei

presiede conta 209 iscritti e molti di loro si sono distinti per le loro imprese. Oltre all’ammiraglio Luigi Durand de la Penne, eroe della Seconda Guerra mondiale, medaglia d’oro al valor militare, chi altro ricorda? «Nel corso degli ultimi 200 anni molti allievi hanno studiato nella Scuola di Nautica, dopo il diploma hanno percorso tutti i

mari del globo coprendosi di onore e dimostrando elevata professionalità. Uno di questi è ad esempio il comandante Teresio Mario Monti. È stato uno dei primi piloti - primo italiano - assunti dalla Compagnia Egiziana del Canale di Suez nei giorni immediatamente successivi alla nazionalizzazione del Canale stesso, decisa dal Presidente egiziano Gabel Abdel Nasser. Aveva preso una decisione molto coraggiosa perché la situazione politica del momento era molto difficile. Il capitano pilota Monti si trovò al centro dell’improvvisa invasione da parte delle truppe israeliane della zona egiziana della penisola del Sinai. Il 15 settembre 1956 era sulla prima nave a “pilotaggio nazionalizzato”, la petroliera danese “Irlan” che faceva parte di un convoglio con altre undici navi. Quel giorno si fece onore in mezzo ai piloti accorsi da altri Paesi, tutti volontari ed esperti nella navigazione tra i ghiacci, negli estuari e lungo i fiumi del nord Europa o della Cina, aggiungendo altro lustro a quello già notevole accreditato alla marineria italiana».

Il Prof. Massimo Figari L’ing. Guido Barbazza

La targa storica del “San Giorgio” a Genova/

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LUCA MEREU

Lo aveva detto Renzo Piano, firmando l’atto di donazione alle istituzioni cittadine: il Blue Print dovrà essere una grande occasione per i talen-tuosi progettisti in cerca d’autore. Lo ha sostanzialmente ribadito il

sindaco di Genova Marco Doria, durante l’incontro con ingegneri e architetti che si è tenuto nel pomeriggio del 24 settembre – non a caso – nel cuore del complesso fieristico e del Salone Nautico: «In questo processo di trasfor-mazione della città - i progettisti dovranno essere assoluti protagonisti», in un contesto di regia pubblica e investimenti privati.Che l’ingegneria genovese non intenda convivere passivamente col progetto che ridisegnerà l’affaccio a mare della città è un messaggio – recapitato in più occasioni a chiare lettere dai rappresentanti dell’Ordine – che a Palazzo Tursi è stato recepito. Doria ha accolto con soddisfazione l’atteggiamento propositivo degli ingegneri genovesi, dichiarandosi pronto ad accettare la collaborazione e la competenza che i professionisti si sono detti pronti a mettere a disposizione nella valutazione dei progetti concorrenti. Non solo: l’amministrazione comunale ha riconosciuto negli Ordini degli Ingegneri e degli Architetti anche potentI leve su cui è augurato di poter contare anche per cercare di attrarre, attraverso le rispettive (ed ampie) reti di contatti, potenziali investitori nazionali e internazionali, considerato che il Blue Print, per vedere aperti i cantieri, non potrà prescindere dal capitale privato.Il dibattito – che a fianco del sindaco ha visto come relatori Roberto Orvieto e Paolo Raffetto (presidenti rispettivamente degli Ordini genovesi di inge-gneri e architetti); Fabio Bonfà (vice presidente vicario dell’Ordine nazio-nale degli ingegneri); Diego Zoppi (consigliere nazionale degli architetti) e Carla Demaria (presidente di Ucina Confindustria nautica) – ha messo a nudo alcune criticità ma anche le grandissime potenzialità del complessivo riassetto del waterfront da Punta Vagno al Porto Antico. «Questa trasfor-mazione - ha spiegato Doria - deve vedere i progettisti in prima fila, partendo dalle tavole di Piano. Nel bando del concorso internazionale (lanciato lo scorso luglio da Comune e Spim, c’è tempo fino a dicembre per presentare proposte - ndr) abbiamo inseri-to un parametro di valutazione che riguarda la sostenibilità economica, proprio perché l’amministrazione pubblica non ha la capacità di investire in un progetto di questa portata. Basti pensare che nel ’92, per la riqualificazione dell’area Expo, arrivarono 750 miliardi di lire di contributi statali; oggi, dopo un dialogo col governo Renzi, arriveranno 15 milioni di euro. Ovviamente ho ringraziato, ma il finanziamento è limitato e l’intervento privato diventa perciò imprescindibile».Così, tutti gli stakeholders e le parti interessa-te, saranno chiamati ad un’operazione divul-gativa e promozionale. «Il nome di Renzo Piano crea interesse – ha ricordato Doria – ma da solo non basta. Al momento, con la Blue Print

CONFRONTO TRA PRIMO CITTADINO DI GENOVA E PROFESSIONI TECNICHE IN FIERA

GARA “BLUE PRINT”, DORIA APRE ALLA COMPETENZA DEGLI INGEGNERI

Il sindaco pronto ad accettare la collaborazione dell’Ordine, che si è messo a disposizione anche per la valutazione dei progetti che arriveranno dai candidati a realizzare il disegno di Renzo Piano per il waterfront genovese

l’ing. Roberto Orvieto, il sindaco Marco Doria e gli architetti Paolo Raffetto e Diego Zoppi (foto Aba News)

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Competition in corso, non ho la volontà di interloquire con soggetti che potrebbero partecipare alla gara. Posso solo dire che il 60% dei contatti registrati sul sito sono italiani e il 40% stranieri, provenienti soprattutto da Regno Unito, Spa-gna e Stati Uniti. È fondamentale che all’estero si parli bene di Genova, come in effetti oggi accade, ed il Blue Print ci permetterà di lavorare ulteriormente su questa percezione positiva della città. Organizzeremo in Kazakistan, in Rus-sia, in Cina e probabilmente anche a Parigi convegni come questo, per presentare il progetto e il concorso. Per attrarre investitori dovremo dare certezze, in termini di trasparenza delle procedure, e proporre una visione sul futuro della città a chi avrà voglia di progettare e investire».Dopo aver ripercorso la storia recente dell’area fieristica – dalla proposta di Riccardo Garrone di realizzare il nuo-vo stadio della Sampdoria all’accordo con Renzo Piano di ripensare soltanto le volumetrie esistenti, passando per la levata di scudi del Coni per salvare il PalaSport – Doria ha ricordato come il confronto tra tecnica e politica sia destinato a riguardare anche altri nodi “urbanistici” irrisolti, quali le aree di Ilva ed Erzelli, ed altri tessu-ti da riqualificare come la Lanterna, San Benigno e la Stazione Marittima, dove si interverrà per rimuovere gli ostacoli che impediscono la vista a mare.Roberto Orvieto ha accolto con favore le parole del Sindaco e ha delineato la doppia funzione a cui l’Ordine genovese si candida. «Il Blue Print – ha detto – rappre-senta una sfida e una scommessa che Genova non può permettersi di perdere; va realizzato assolutamente perché aumenta vertiginosamente la qualità urbana. Noi ingegneri ci crediamo. Si tratta di un progetto ambizioso, di sviluppo e di qualità. Non dimentichiamo che le competenze urba-nistiche stanno nel dna dell’ingegneria e anche per questo ci teniamo a dare un contributo diretto, collaborando sulle scelte: abbiamo spiegato al Sindaco che vogliamo far parte dei tavoli decisionali e che l’amministrazione deve tenerci in considerazione in tutte le fasi, con un parere continuo e bidirezionale. Doria si è detto contento che siamo partiti in questa direzione e noi siamo particolarmente contenti che

lui abbia scelto questo incontro per ricordare gli altri tessuti cittadini che andranno riqualificati». Come Ordine abbiamo una rete nazionale capillare, siamo 260 mila, molti sono anche imprenditori e hanno collegamenti con reti internazionali, ha ribadito Orvieto. «Inoltre – ha aggiunto - abbiamo un Dipartimento Esteri collegato con tutte le associazioni internazionali della cate-goria. Possiamo portare al Blue Print nuovi progetti, nuovi pareri, nuovi interessamenti... Lo stesso Salone Nautico ne uscirà potenziato. Sarà integrato alla città, al suo centro storico. Per l’ingegneria nautica rappresenta una mole di lavoro e di indotto che non vogliamo perdere».Infine, il presidente dell’Ordine provinciale ha sottoline-ato il filo diretto che dovrà legare capitale “esterno” e know-how genovese. «Al momento – ha detto – il progetto del nuovo waterfront presenta aspetti delicati da mettere in ordine, come la cantieristica portuale e la ricollocazione dei circoli nautici. Sono problemi superabili, che chi concorre potrebbe sviluppare e risolvere. La grande opera di inge-gneria dovrà tenere conto del taglia e cuci, del rammendo, quindi chi farà il progetto dovrà conoscere molto bene Ge-nova, sotto tutti i punti di vista. Sarebbe difficile operare per chi arriva da fuori. Quello tra investitore privato e competen-

za genovese è un connubio che per forza deve nascere e che chi amministra deve promuovere. Col Sindaco ci siamo lasciati con l’impegno di proseguire questa sinergia. A Genova noi ingegneri siamo 5 mila, buona parte del tessuto tecnico della città: ri-badiamo che siamo a completa disposizione del Pubblico, come già abbiamo fatto durante i mo-menti drammatici per la nostra città e la nostra regione, come le alluvioni, quando siamo stati gratuitamente a fianco delle Istituzioni e dei cittadini».

L’ing. Carlo Bonfà, vice presidente vicario del CNI, e la presidente Ucina Carla Demaria (foto Aba News)

L’arch. Renzo Piano illustra il suo progetto Blue Print

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La professione di Ingegnere, come si sa, è svolta sotto una grande varietà di ruoli, tutti di estrema importanza, in quanto il professioni-sta svolge spesso il ruolo di Pubblico Ufficiale: quando assevera una

dichiarazione, firma un progetto, redige una consulenza per il Tribunale... E questo indipendentemente dalla specializzazione, o dal fatto che la pro-fessione sia libera o subordinata, privata o pubblica.Dopo numerose sollecitazioni giunte da colleghi, l’Ordine di Savona ha deciso di affrontare il tema dei Consulenti Tecnici d’Ufficio, in gergo CTU, ovvero, nel nostro caso, degli ingegneri chiamati a svolgere il ruolo di Con-sulenti del Giudice nell’ambito di vicende giudiziarie.L’attività del CTU è quella che si svolge abitualmente nella propria vita lavorativa, ma con alcune particolarità. Innanzitutto la prestazione pro-fessionale non viene effettuata con lo spirito di professionisti che lavorano per vivere, ma nell’interesse esclusivo dell’alto interesse della giustizia, e questo di per sé dovrebbe essere più un onore che un onere. Quindi il CTU è tenuto a seguire una particolare procedura - di concerto con altri Consu-lenti di Parte - che molto spesso complica la consulenza stessa. Sostan-

Per i Consulenti Tecnici dei Giudici emerge fra l’altro uno squilibrio fra il numero di specialisti iscritti e le consulenze assegnate: il 63% non ha mai avuto incarichi, il 6% più di 10. «È solo un rilevamento, ma forse il settore pubblico dovrebbe ricorrere di più ai supporti informatici». La richiesta di formazione

UN SONDAGGIO DELL’ORDINE RIVELA IL “MONDO” DEI CTU

SAVONA – UNO STUDIO SU INCARICHI, PROCEDURE, FORMAZIONE E COMPENSI

FULVIO RICCIPresidente Ordine Ingegneri Savona

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zialmente la sua attività però non differisce da qualun-que altra, perché i concetti, le conoscenze, le capacità non sono diverse. Solo che alla fine del percorso non c’è un cliente, ma il Giudice al quale far conoscere la verità! Nell’ottica di garantire un servizio per la collettivi-tà chiaro, efficiente e trasparente, l’Ordine ha voluto approfondire il tema effettuando un sondaggio tra i propri iscritti all’albo dei CTU.In base all’elenco fornitoci dal Tribunale, sono stati tutti contattati telefonicamente, e oltre il 60% ha risposto alle domande di un questionario, entrando nel dettaglio dell’attività del Consulente del Tribunale: scopo del sondaggio era fra l’altro capire come lavora, quali necessità ha per esse-re aggiornato sulla forma-zione professionale, se i compensi siano adeguati alle prestazioni svolte.Lavoro e formazione: le maggiori difficoltà riscontrate sono legate alle procedure da seguire e ai compiti specifici del consulente. Questo aspet-to è facilmente intuibile proprio per le caratteristi-che intrinseche del lavoro dell’Ingegnere; infatti la preparazione culturale e le attività della professione sono indirizzate principal-mente all’affrontare temi tecnici utilizzando il metodo scientifico.Molto spesso le “procedure” sono invece una compli-cazione del lavoro, quando si cerca la soluzione tecnica del problema che, a volte, non guarda alla parte ammi-nistrativa.Un Ingegnere è più vicino al mondo di un buon tecni-co piuttosto che a quello di un buon avvocato: questo po-trebbe essere un commento a caldo.In sintesi ciò significa che la consulenza tecnica d’ufficio è più facile nella parte tecnica e quindi più ingegneristi-ca, che nella parte amministrativa e di procedura.Compensi: il soddisfacimento non è certamente tota-le, ma molto allineato con la media generale dell’attività professionale in genere.Incarichi. Il sondaggio ha fornito un quadro anche degli incarichi assegnati, e qui la situazione è alquanto variegata. Il 10% circa del campione non ne ha mai ricevu-ti da quando è iscritto; questo valore ovviamente ha poco significato per chi lo è da un anno, ma è molto significa-tivo gli iscritti ad esempio da 10. Nella distribuzione de-gli incarichi dell’ultimo anno, si riscontrano le seguenti

percentuali: circa il 63% non ha avuto incarichi, l’8% ne ha avuto 1, il 23% ne ha avuti meno di 10 ed il 6% più di 10. Questo mette in luce una scarsa rotazione dei CTU. Il problema forse è dovuto alla poca attitudine del mon-do pubblico a gestire i processi con supporto informa-tico: una procedura di questo tipo sarebbe infatti molto semplice da gestire. Forse un altro motivo è legato all’inerzia con cui gli apparati pubblici, oberati dalla burocrazia, riescono a volte a compiere gli atti più sem-plici. Certo è che la tanto auspicata rotazione, peraltro prevista dalla normativa in vigore, non è rispecchiata. Questi dati sono ovviamente forniti da un semplice son-

daggio e quindi non sono certificati, però i risulta-ti sono comunque chiari ed inequivocabili.Ma come si diventa Con-sulenti Tecnici d’ufficio?Chi è interessato a svol-gere questa particolare attività, si iscrive all’Albo dei CTU con una semplice domanda, ed attende la decisione dell’apposita Commissione che delibera l’iscrizione. Ovviamente il candidato deve avere competenze e caratteristi-che di specchiata mora-lità. Il conferimento degli

incarichi avviene da parte del Giudice con un sistema a rotazione tra i vari iscritti all’Albo e la legge prevede an-che un limite agli incarichi che si possono conferire a un singolo iscritto. Proprio per far funzionare il criterio della rotazione.Dal punto di vista morale, svolgere la propria attività professionale in qualità di Consulente del Giudice signi-fica prestare la propria opera per il supremo valore del-la Giustizia, e quindi con il massimo sforzo possibile in riferimento soprattutto a quanto previsto dal Codice deontologico.Infatti la nostra norma etica recita: «L’ingegnere deve adempiere agli impegni assunti con diligenza, perizia e prudenza e deve informare la propria attività professiona-le ai principi di integrità, lealtà, chiarezza, correttezza e qualità della prestazione». Quando un ingegnere è chiamato a svolgere un compito di questa importanza, ha il dovere deontologico verso la professione, e morale verso la Giustizia, di tenere un comportamento irreprensibile. Questo è il motivo per cui la norma che regola l’ingresso nell’Albo dei CTU richiede alti livelli di moralità e correttezza, che assie-me alla professionalità, garantiscono il giudice che ne effettua la nomina.

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Il progetto “Energia Giovane” è sviluppato dall’Ordine degli Ingegneri in collabo-razione con l’Università degli Studi di Genova – Polo di Savona. L’idea nasce per rivalutare la figura professionale dell’ingegnere. L’iniziativa sottolinea l’intento di

evidenziare come chi svolge questa professione possa trovare nuova energia e spin-ta verso il mercato del lavoro, conferisce maggiore importanza e spazio soprattutto ai giovani ed è aperto anche ai professionisti più esperti che desiderino ampliare le loro conoscenze e competenze. Pertanto, in quest’ottica, rappresenta una vera e propria opportunità di crescita e di forte sinergia tra i vari settori dell’ingegneria. In questa prospettiva si istituisce insomma una nuova categoria di specializzazione professionale, non legata a un singolo professionista (esperto in impianti, in strut-ture, in sicurezza, in….) ma a tema di integrazione tra tutte le ingegnerie, costituito da un gruppo di ingegneri. I professionisti che vorranno aderire al gruppo di lavoro dovranno seguire un breve corso di specializzazione e sostenere un esame finale certificato dall’Università. L’obiettivo è offrirsi ai clienti e al pubblico con la massima trasparenza ed un’omo-geneità delle conoscenze nei vari ambiti dell’ingegneria.Tra le principalità attività di lavoro “Energia Giovane”, maggiore attenzione andrà ai temi dell’energia e del risparmio energetico. Altri possibili settori: turismo (alberghi e settori ricettivi, ecc.), condomini, attività commerciali, abitazioni civili, Pubblica Amministrazione (scuole, asili, ecc.).Inoltre sono già stati studiati e predisposti progetti da proporre anche riguardo: analisi dei consumi energetici dell’attività e valutazione su come ottenere un rispar-mio solo modificando i comportamenti o modificando la gestione degli impianti; valutazione e risparmio sui costi di acquisto di energia elettrica e gas definendo possibili strategie economiche; diagnosi energetiche che permettano di effettuare una fotografia impiantistica dell’attività e formulare proposte di miglioramento in dettaglio; progettazione di Impianti solari termici, di fotovoltaici, a pompa di calore di riscaldamento tradizionale; illuminazione a LED; domotica.Uno strumento fondamentale su cui si basa la progettazione svolta da “Energia Giovane” è l’utilizzo degli strumenti finanziari oggi presenti sul mercato (credito bancario, finanziamenti regionali a fondo perso/tasso agevolato, nuovo conto ter-mico nazionale) per avvicinare il cliente alle nuove tecnologie grazie a finanziamenti in grado di velocizzare il tempo di rientro dell’investimento.Per far conoscere alle istituzione ed ai clienti finali il nuovo gruppo di lavoro, sono stati definiti seminari e incontri tecnici, con visite ad un impianto fotovoltaico, uno eolico e uno idroelettrico.

Dalla volontà di rivalutare la figura dell’ingegnere a un articolato programma per l’abbattimento dei costi energetici ma anche per incentivare l’utilizzo degli strumenti finanziari disponibili sul mercato e indurre investimenti finalizzati all’uso delle tecnologie

IL GRUPPO “ENERGIA GIOVANE” SVILUPPA LAVORO E RISPARMIO

SAVONA – DECOLLA IL PROGETTO REALIZZATO CON L’UNIVERSITÀ

GABRIELE CALZAVARA

Il Campus di Savona

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Entrate - Il consuntivo della gestione economico finanziaria dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Genova per l’anno 2015 presenta al capitolo Entrate di competenza proventi per un importo complessivo di E. 581.082,56, a fronte della stima del Bilancio di E. 650.000,00. La differenza di circa 70.000,00 E. è imputabile al mancato introito di quota parte del contributo relativo all’anno 2015 dovuto. In particolare a fronte di MAV emessi per un importo di E. 612.900,00 relativi alla quota intera (E. 135,00) risultano incassati E. 537.435,00, mentre risulta completamente incassato il contributo relativo alla quota ridotta (E. 52,00) per un importo di E. 3.484,00. Occorre sottolineare la tendenza in aumento dei mancati pagamenti, dovuti nella maggioranza dei casi alle difficoltà economiche che sono evidenti nella vita sociale quotidiana. Peraltro occorre recuperare tali quote, e sarà compito della Segreteria, su indicazioni del Consiglio. Uscite - Il consuntivo della gestione economico-finanziaria dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Genova per l’anno 2015 presenta al capitolo Uscite di competenza l’importo complessivo di E. 620.763,61, a fronte della stima del Bilancio di E. 652.000,00. Da sottolineare al riguardo degli oneri di contribuzione al CNI che l’entità complessiva è commisurata al numero degli Iscritti risultanti all’ultima riunione di Consiglio del 2015. Risultato di gestione - In definitiva, il Consuntivo della gestione economico finanziaria dell’Ordine per l’Esercizio 2015 chiude, al netto degli accantonamenti di legge e di quelli prudenzialmente disposti per sussistenti ed eventualmente emergenti impegni d’Istituto, nonché di eventuali imprevisti a futuri Esercizi, con il risultato positivo di 2.337,00 E.BILAnCIO DI PREVISIOnE 2016Entrate - Il Bilancio ordinario di previsione per l’anno 2016 presenta al capitolo Entrate, competenze complessive stimate pari a 685.000 E. I contributi associativi annuali degli Iscritti che costituiscono la risorsa economica fondamentale dell’Ordine, intervengono per 665.052,00 E., pari al 97,1% dei proventi totali attesi. L’importo è stato

GENOVA

LA SINTESI DEL BILANCIO 2015-2016GIANLUIGI CALZETTATesoriere Ordine Ingegneri Genova

stimato sulla base di 4.690 Iscritti a ruolo al 1° gennaio 2016 e sulla previsione di nuove iscrizioni nel corso dell’anno di 68 nuovi Colleghi a quota ridotta e 34 a quota intera, nonché sulla previsione di 60 Colleghi al secondo anno di iscrizione con quota ridotta pari a E. 52,00. Il Consiglio ha deciso di mantenere invariata sia la quota associativa intera di 135,00 E., sia quella ridotta di 52,00 a favore dei giovani ingegneri, nonché di mantenere tale facilitazione al secondo anno di iscrizione, stanti le difficoltà lavorative e professionali già evidenziate. È confermato anche l’esonero per i 92 Senatori dell’Ordine non esercitanti. Il Consiglio di Disciplina verrà maggiormente coinvolto per i provvedimenti disciplinari conseguenti al mancato pagamento del contributo annuale. Uscite - Il capitolo delle Uscite per l’anno 2016 presenta un ammontare complessivo di 685.000 E. a fronte di un importo stimato al capitolo Entrate di 685.000 E. Il pareggio di Esercizio dell’Ordine, istituzionalmente Ente Pubblico non economico, è quindi obbiettivamente raggiunto in sede previsionale.

Tabella Bilancio Consuntivo al 31 dicembre 2015 e Preventivo 2016 Preventivo Consuntivo Preventivo 01/01/2015 31/12/2015 01/01/2016EnTRATEE.1.01) Quote di partecipazione degli iscritti 636.531,00 563.423,00 665.052,00E.2.01) Entrate per iniz. culturali ed aggior.ti profess.li 0,00 8.265,00 10.248,00E.2.02) Entrate derivanti da prestazioni amministrative 5.800,00 2.897,00 2.700,00E.2.03) Rendite e proventi finanziari 5.000,00 5.045,56 5.000,00E.2.04) Poste correttive e compensative 1.200,00 1.452,00 1.500,00E.2.05) Entrate non classificabili in altre voci 1.469,00 0,00 500,00TOTALE ENTRATE finali 650.000,00 581.082,56 685.000,00E.5.01) Partite di giro 0,00 0,00 0,00TOTALE ENTRATE 650.000,00 581.082,56 685.000,00USCITE U.1.01) Attività dell’Ordine 177.000,00 171.653,05 180.000,00U.1.02) Spese per il personale 113.400,00 126.820,71 112.000,00U.1.03) Spese postali, telefoniche e canoni diversi 9.000,00 11.844,01 12.000,00U.1.04) Spese per acquisto di beni e servizi 101.000,00 101.786,73 138.000,00U.1.05) Spese conduzione ufficio Sede Ordine 73.825,00 62.531,54 73.000,00U.1.06) Spese per assicurazioni 3.750,00 3.696,50 3.700,00U.1.07) Oneri diversi 26.000,00 19.909,07 20.975,00U.1.08) Contributi associativi 118.325,00 118.325,00 117.250,00U.1.09) Poste correttive e compensative 5.000,00 0,00 5.000,00U.1.10) Fondo di riserva per spese impreviste 5.000,00 0,00 5.000,00U.2.01) Acquisto beni patrimoniali 10.000,00 4.197,00 10.075,00U.2.03) Indennità di anzianità 7.700,00 243,00 8.000,00TOTALE USCITE finali 650.000,00 620.763,61 685.000,00U.4.01) Partite di giro 0,00 0,00 0,00TOTALE USCITE 650.000,00 620.763,61 685.000,00nOTE La disponibilità liquida al 31 dicembre 2015 risulta così ripartita: Accantonamenti vincolati 194.422,00Liquidità libera 314.261,00 Totale disponibilità liquida 508.683,00 L’indennità di anzianità risulta per la parte corrispondente all’imposta su T.F.R. L’accantonamento T.F.R, da inserire a preventivo, non comporta un’uscita di cassa. L’accantonamento risulta effettuato per Euro 6.707,00 Vedi Stato Patrimoniale Passivo – T.F.R. Imposta sostitutiva 11% su TFR Euro 243,00 Vedi Stato Patrimoniale Passivo – Debiti tributariTotale Euro 6.950,00 Vedi Conto Economico - Oneri di Struttura

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Qui Ordine Qui Ordine

L’esame del Bilancio consuntivo 2015 attraverso il suo quadro riassuntivo, evidenzia un continuo incremento sul capitolo della formazione. Detto incremento risulta in valore assoluto sia sulle entrate che sulle uscite del suddetto caitolo. Questo risponde alla crescente attivita dell’Ordine per ampliare l’offerta formativa e contestualmente per dotarsi di tutti gli strumenti necessari a a garantire un buon livello qualitativo. La necessità di adeguare la tenuta contabile, in relazione anche ai nuovi adempimenti fiscali relativi alla partita IVA, ha richiesto l’adozione di nuovi strumenti informatici volti a semplificare il crescente carico di lavoro del nostro Ordine. Per quanto concerne il bilancio di Previsione, si è guardato con particolare attenzione al contenimento delle spese correnti, anche in relazione ad un prevedibile calo delle entrate sul capitolo dei contributi a carico degli iscritti. Questo in ragione di un potenziale calo del numero degli iscritti. Conforta osservare che anche nell’esercizio corrente vi è un incremento nelle entrate sul capitolo della formazione in linea con le previsioni dell’esercizio.

BILANCIO

IMPERIA: LE PRINCIPALI CIFRE IN SINTESIENRICO IGENITOTesoriere Ordine Ingegneri Imperia

PROSPETTO Preventivo / Consuntivo 2015 - Preventivo 2016

LA SPEZIA

CLAUDIA BEDINITesoriere Ordine Ingegneri La Spezia

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Qui Ordine

n. 7-9 - Luglio-Settembre 2016 - /29

Qui Ordine

Conto Consuntivo 2015 Il Consuntivo 2015 si chiude con entrate pari a 175.021 EUR ed uscite pari a 166.447 EUR, ovvero con una sopravvenienza attiva pari a 8.574 EUR. I risultati sono inferiori all’anno precedente (+16.591,35) per effetto di quanto segue.

Le EnTRATE rimangono costanti e derivanti in larghissima parte dalle quote di iscrizione. Questo deriva anche dalla precisa scelta di ridurre al minimo i costi per gli iscritti ai corsi di formazione che rimangono a quasi esclusivo onere dell’Ordine (di seguito anche OISV). Risulta tuttavia un effetto positivo sulle entrate dovuto al recupero di una buona parte dei morosi.

Le USCITE non direttamente relazionabili a servizi per gli iscritti sono state ulteriormente ridotte con azioni mirate a spese varie di rappresentanza e utenze. Gli effetti di tali azioni sarà evidente anche negli anni successivi. È stata anche effettuata una razionalizzazione degli abbonamenti alle riviste ed adesione onerosa ad enti ed associazioni. - Sono aumentate le spese per l’erogazione diretta di servizi agli iscritti ed in particolar modo ai corsi di

SAVONA, LA RELAZIONE DEL TESORIERE PER 2015-2016

BILANCIO

DIEGO PASTORINOTesoriere Ordine Ingegneri Savona

formazione, non solo per quanto riguarda le spese vive (affitto locali, pagamento docenze) ma anche per le attività di marketing che l’Ordine ha posto in essere per aumentare la conoscenza dell’OISV da parte degli stakeholders presenti e potenziali. - Continuano gli investimenti sulla piattaforma di gestione di tutte le attività (totalmente o parzialmente) automatizzabili al buon fine di concentrare le attività dell’OISV e della Segreteria al supporto diretto degli iscritti riducendo il più possibile costi e tempi delle attività routinarie (ad esempio gestione delle iscrizioni corsi, stampe certificati, ecc.). Si prevede la conclusione del processo nell’esercizio 2016.

Previsionale 2016 La previsione 2016 è in linea con il conto consuntivo 2015 salvo una previsione ulteriore delle spese dirette alla formazione ed all’azione di divulgazione dei valori (tecnici e deontologici) dell’Ingegnere presso le istituzioni ma anche verso la cittadinanza con lo scopo ultimo di “svecchiare” l’immagine dell’Ingegnere, aprire nuove opportunità di lavoro. I temi chiave del 2016 saranno la multidisciplinarità (ovvero la necessità di un approccio integrato ai problemi che abbracci tutti e tre i settori dell’ingegneria) e il supporto ai giovani ingegneri.

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30/ - n. 7-9 - Luglio-Settembre 2016

Qui Ordine

SAVONACorso Italia, 8/11 - 17100 SavonaTel. 019.822678 e Fax 019.822696C.F. 80003460096www.ordineingegnerisavona.it PEC [email protected]@ordineingegnerisavona.it

Presidente Fulvio RicciVice Presidente Nicola BerlenTesoriere Diego PastorinoSegretario Maria Alessandra BinaghiConsiglieri Diego Bergero, Franca Briano, Daniele Cabrini, Gabriele Calzavara, Claudio Gagliolo, Marcello Macciò, Danilo Muraglia.

ISCRITTI ALBO PROFESSIONALESezione A 1.062 - Sezione B 74TOTALE 1.136(di cui 957 uomini e 179 donne)al 31 agosto 2016

FEDERAZIONE REGIONALE DEGLI ORDINI DEGLI INGEGNERI DELLA LIGURIAPiazza della Vittoria, 11/10 – 16121 Genova - C.F. 95045940103www.federazioneingegneri.liguria.it -PEC [email protected]

Presidente Paolo Caruana (SP); Segretario Claudia Bedini (SP); Consiglieri Domenico Pino (IM), Giuseppe Anselmo (IM), Nicola Berlen (SV), Maurizio Michelini (GE), Domenico Muccio Palma (GE), Roberto Orvieto (GE), Fulvio Ricci (SV), Roberto Zanardi (GE).

ISCRITTI COMPLESSIVI ALBI PROFESSIONALI INGEGNERI LIGURIASezione A 6.828 - Sezione B 238 – TOTALE 7.066 (di cui 6.093 uomini e 973 donne)

GENOVAPiazza della Vittoria, 11/1016121 GenovaTel. 010.593840 - 010.593978 Fax 010.5536129 - C.F. 80039470101www.ordineingegneri.genova.itPEC [email protected]@ordingenova.it [email protected]

Presidente Roberto OrvietoVice Presidenti Domenico Muccio Palma, Marco Sartini Segretario Roberto ZanardiTesoriere Gianluigi CalzettaConsiglieri Arturo Antonelli, Laura De Biasio, Andrea Del Grosso, Claudio Firpo, Diego Fonsa, Riccardo Franchini, Maurizio Michelini, Mauro Nalin, Silvio Rossi, Aldo Signorelli. 

ISCRITTI ALBO PROFESSIONALESezione A 4.599 - Sezione B 117TOTALE 4.716 (di cui 4.075 uomini e 641 donne)al 31 agosto 2016

IMPERIAVia della Repubblica, 11 18038 Sanremo (Imperia)Tel e Fax 0184.530799 - C.F. 81001410083www.ordineingegneriimperia.itPEC [email protected]@[email protected]

Presidente Domenico PinoSegretario Mauro AusonioTesoriere Enrico IngenitoConsiglieri Giuseppe Anselmo, Fiorenzo Borro, Simone Di Marcoberardino, Lorenzo Falciola, Gianluigi Pancotti, Riccardo Restani, Fabio Sappia, Gian Paolo Trucchi.

ISCRITTI ALBO PROFESSIONALESezione A 468 - Sezione B 19TOTALE 487 (di cui 421 uomini e 66 donne)al 31 agosto 2016

LA SPEZIAVia Vittorio Veneto, 99/2 - 19124 La SpeziaTel. e Fax 0187.732768 - C.F. 80017220114www.ordineingegnerilaspezia.it PEC [email protected]@ordineingsp.com

Presidente Paolo CaruanaVice Presidente Daniele GuerrieriTesoriere Claudia BediniSegretario Marco FantonConsiglieri Michele Codeglia, Stefano Fusi, Riccardo Marangoni, Stefano Pasquali, Simone Tesconi, Marco Vescovi, Gianfranco Zucconi.

ISCRITTI ALBO PROFESSIONALESezione A 699 - Sezione B 28TOTALE 727(di cui 640 uomini e 87 donne)al 31 agosto 2016

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n. 7-9 - Luglio-Settembre 2016 - /31

mAIL bOx

Ing Gianfranco PEIRETTI, RSPP-HSE Manager IPLOM SPA, Coordinatore Regionale AIAS Liguria - A distan-za di oltre 5 mesi dall’evento della rottura dell’oleodot-to, Iplom ha finalmente ripreso le sue attività produtti-ve. Sono stati mesi di intenso lavoro nei quali l’azienda ha investito oltre 3 milioni di euro per interventi di mi-glioramento dell’affidabilità e nell’automazione. Molti di più quelli spesi per le attività di messa in sicurezza del territorio (circa 9 milioni), operazione complessa, condotta con tempestività e professionalità attivando procedure di emergenza con l’intervento dei supporti esterni operanti in regime di reperibilità, e il coordi-namento affidato a una ditta specializzata. L’approccio è stato completato con l’intervento lato mare di mezzi nautici. I 581 mc sversati sono stati rimossi dall’am-biente asportando oltre 5.600 t di emulsioni oleosi dai corsi d’acqua e 5.900 t di terreno dagli alvei dei torren-ti. L’escalation mediatica ha fatto sì che non sempre le comunicazioni riprese dai media siano risultate appro-fondite dovendo rincorrere l’audience. Così il mondo

della logistica petrolifera è apparso come una sorta di “far west” al di fuori di ogni controllo. Niente di più falso. Infatti gli oleodotti sono soggetti ai controlli di preven-zione incendi, delle Commissioni ex art. 48 CdN, al ri-lascio delle abilitazioni edilizie, concessioni demania-li, permessi di accesso in alveo, ecc. Per operare, in assenza di legislazioni specifiche come per i gasdotti, il gestore applica standard internazionali consolidati, per la cui validazione si affida ad Enti quali ad esem-pio l’Istituto Italiano della Saldatura, che assicurano la necessaria autorevolezza e indipendenza. L’esperienza vissuta conferma come il dotarsi di strumenti di “bu-siness continuità”/“recovery plan” ed adottare un ap-proccio integrato basato sulla valutazione del rischio in accordo con le nuove norme ISO, sia indispensabile per uno sviluppo sostenibile. Le istituzione dovranno emanare regole chiare ed applicate, ed il nostro ordi-ne professionale dovrà svolgere un ruolo di primo pia-no dell’intero processo di innovazione.

L’Iplom ci scrive: «Il rispetto delle norme, l’intervento immediato dell’azienda, la superficialità dei media: sono necessarie innovazioni che vedano l’Ordine in prima linea»

L’ORDINE: «I VERI PROBLEMI SONO SOSTENIBILITÀ E RESPONSABILITÀ»

Risponde l’Ing. Maurizio Michelini, direttore edito-riale di A&B - Grazie al collega per il contributo, con-fidando che questi strumenti di valutazione del rischio possano evitare, per il futuro, nuovi disastri ambientali. Per il passato, la giustizia farà il suo corso.A quanto pare, esistono regole nazionali ed europee che impongono il diametro minimo delle vongole o la data di scadenza delle mozzarelle, ma per la sicurezza degli oleodotti poco o nulla... In assenza di regole, non può che valere il buon senso e la diligenza del buon padre di famiglia, oltre al più prezioso elemento che consente di trovare le migliori soluzioni ai problemi non codifi-cati: l’ingegno, da cui il termine Ingegnere. Lo sviluppo sostenibile è tale se vengono contemperati tre requisi-ti fondamentali: sostenibilità economica, ambientale e sociale.I giudici verificano le responsabilita e i tecnici opera-no secondo norma o buona prassi, ma è la politica che deve scegliere se accettare o meno uno stabilimento in un determinato contesto abitativo o naturale, secondo i principi dello sviluppo sostenibile.Di fronte a queste scelte si può essere o meno d’accordo, ma “tanto di cappello” a chi le compie, e a chi si espo-ne dicendo ciò che pensa, in questo momento storico

di apatia generale che Dante avrebbe forse considerato come ignavia. Evitiamo, però, quell’ipocrisia perbenista che porta ad essere “ecologisti a casa nostra”, spostan-do altrove le attività “sporche”; magari in territori econo-micamente più disagiati dove gli abitanti, loro malgrado, sono costretti a scegliere se vivere nell’inquinamento o morire di fame nella natura incontaminata.Dal punto di vista tecnico, non c’è dubbio che il sistema ordinistico debba avere un ruolo di primo piano nell’inte-ro processo di innovazione. E lo ha, a partire dall’essere azionista UNI e dal partecipare ai tavoli di studio delle norme. Ma questo incide solo per l’aspetto della meto-dologia tecnico-gestionale per la riduzione del rischio.La vera domanda, però, è di natura politica, e poco ri-guarda il nostro Ordine: qual è il livello di rischio am-bientale che può essere accettato per evitare di chiudere un’azienda (conseguenze economiche) e creare centina-ia o migliaia di disoccupati (conseguenze sociali)? Que-sto è il punto, perché la sicurezza al 100% non esiste. E che la politica non scarichi la responsabilita di tali scelte sui cittadini: chi mai voterà per avere una discarica o una raffineria a casa... Poi, il popolo non sempre è ga-ranzia di buone decisioni: ricordiamoci chi ha vinto un noto referendum indetto da Pilato circa 2000 anni fa...

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32/ n. 7-9 - Luglio-Settembre 2016

Sommario

A&B - Atti e Bollettino di Informazione degli Ordini degli Ingegneri della Liguria

Mensile della Federazione Regionale degli Ordini degli Ingegneri della Liguria - Codice Fiscale 95045940103 PEC: federazione.liguria@ingpec.euwww.federazioneingegneri.liguria.itPresidente: Paolo Caruana (Sp) Segretario: Claudia Bedini (Sp) Consiglieri: Giuseppe Anselmo (Im), Nicola Berlen (Sv), Maurizio Michelini (Ge), Domenico Muccio Palma (Ge),Roberto Orvieto (Ge), Domenico Pino (Im), Fulvio Ricci (Sv), Roberto Zanardi (Ge)Direttore Editoriale: Maurizio Michelini

Reg. Tribunale Genova n. 64 del 25 marzo 1949 Anno LXVIIN. 7-9 Luglio-Settembre 2016 Chiuso in redazione il 24 Settembre 2016Direzione e Redazione:Piazza della Vittoria, 11/10 - 16121 [email protected]

Editore, impaginazione, stampa: Nuova Grafica LPVia Pastorino, 200-202 r - 16162 GenovaE-mail: [email protected]/grafica-lp/

Direttore Responsabile: Gianfranco SansaloneHanno collaborato: Claudia Bedini, Gabriele Calzavara, Gianluigi Calzetta, Paolo Caruana, Andrea Carugati, Marina Chiarlone, Giulia Dianieli, Sara Frumento, Enrico Ingenito, Luca Lottero, Luca Mereu, Maurizio Michelini, Roberto Orvieto, Diego Pastorino, Domenico Pino, Fulvio Ricci, Stefano Rolli, Aldo Signorelli

Grazie per la collaborazione alle segreterie degli Ordini degli Ingegneri di Genova, Imperia, La Spezia e Savona

In copertina: Amatrice dopo il sisma (foto Sara Frumento); Domniki Asimaki, docente di Ingegneria civile e Meccanica a Los Angeles (foto CalTech/YouTube)

Progetto editoriale: Agenzia Aba [email protected]

Progetto grafico: Movie & Fashion Group Srl

Di questo numero, scaricabile in pdf dal sito della Federazione, vengono spedite 10.500 copie cartacee a tutti gli iscritti agli Albi degli Ingegneri della Liguria, alle pubbliche istituzioni, ai giornalisti e ai soggetti di interesse per la categoria.La riproduzione, anche parziale, del testo e delle immagini è consentita purché siano espressamente e citati la fonte e gli autori. È vietato riprodurre, anche in modo parziale, l’impaginazione grafica senza espressa autorizzazione della proprietà. Le immagini riprodotte sono della Federazione, di autori o di archivi regolarmente consultati, o sono state reperite presso fonti pubbliche e libere.I marchi citati appartengono ai rispettivi proprietari.Nel caso non sia stato possibile rintracciare eventuali detentori di diritti, l’editore si dichiara disponibile ad adempiere ai propri obblighi.

Il prezzo dell’abbonamento è compreso nella quota di iscrizione annuale per gli iscritti agli albi provinciali dell’Ordine, le copie in abbonamento a titolo oneroso sono in percentuale non inferiore al 50% del totale delle copie spedite.

SOMMARIO 1 Il Rullo... di Rolli Vignetta a cura di S. Rolli

2 Post-Rullo “Messa in sicurezza” e “messa a norma”? OK, purchè non sia “messa funebre” Maurizio Michelini

4 Editoriale Sisma, un’informazione corretta sia alla base della prevenzione rischi - Paolo Caruana

5 Uniamoci per lanciare la Liguria come terra ideale per l’hi-tech - Massimiliano Margarone

6 Qui Federazione Contabilizzazione e rinnovabili: l’energia che brucia la malafede

6 Condomìni: così dice la legge, il resto è fantasia Maurizio Michelini

9 Il bilancio della Federazione

10 CFP annui: non tutto è perduto - R. Orvieto

11 Cover «Contro il terremoto l’unico rimedio si chiama prevenzione» - Andrea Carugati

14 Dalla scossa di terremoto al progetto per “resistere” - Aldo Signorelli

15 Noi, ingegneri volontari ad Amatrice Sara Frumento

16 Detrazioni fiscali per favorire la “prevenzione del rischio” - Domenico Pino

17 Professione 17 La matricola di oggi? guarda al domani G. Sansalone

20 Ma dove vanno i marinai? A Genova, da duecento anni - Giulia Danieli

22 Qui Ordine 22 Gara “Blue Print”, Doria apre alla competenza degli ingegneri - Luca Mereu

24 Un sondaggio dell’ordine rivela il “mondo” dei CTU Fulvio Ricci

26 Il gruppo “Energia Giovane” sviluppa lavoro e risparmio - Gabriele Calzavara

27 I bilanci degli Ordini degli Ingegneri della Liguria

30 La Federazione e gli Ordini provinciali della Liguria

31 Mailbox - Lettera dall’IPLOM L’Ordine: «I veri problemi sono sostenibilità e responsabilità»

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