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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa...

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali report di ricerca a cura di strumenti Simone Casadei Massimiliano Franceschetti 4 ISSN 2037-2582 Direzione Generale per il Volontariato, l'Associazionismo e le Formazioni Sociali Direzione Generale per il Volontariato, l'Associazionismo e le Formazioni Sociali I casi di Abruzzo, Campania, Lazio, Lombardia
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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

report di ricerca a cura di

strumenti

Simone Casadei

Massimiliano Franceschetti

4

ISSN 2037-2582

Direzione Generale per il Volontariato, l'Associazionismo e le Formazioni SocialiDirezione Generale per il Volontariato, l'Associazionismo e le Formazioni Sociali

I casi di Abruzzo, Campania, Lazio, Lombardia

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

Strumenti Isfol è la collana elettronica che raccoglie tutti i contributi che l'Isfol realizza con specifiche finalità operative, come strumentazione a disposizione degli operatori e dei non specialisti, anche nell'ambito di committenze esterne vincolanti.

La collana ha l'obiettivo di renderedisponibili non solo particolari elaborati teorici per la comunitàscientifica ma anche una vasta tipologia di prodotti (quali kit,manuali, dispositivi operativi,opuscoli a fini divulgativi, atti di convegni, ecc.) per un target di utenti più ampio.

L’Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori (Isfol) è un ente pubblico istituito con DPR n. 478 del 30 giugno 1973. Nasce per accompagnare la prima fase di decentramento regionale delle competenze in materia di formazione professionale, codificata nella legge n. 845 del dicembre 1978; dal 1999 viene incluso tra gli enti pubblici di ricerca con DL n. 419 del 29/10/1999. L’attuale Statuto, approvato con DPCM del 19 marzo 2003, sancisce per l’Istituto competenze nel campo delle politiche formative, del lavoro e sociali.

L'Isfol svolge e promuove attività di studio, ricerca, sperimentazione, documentazione, valutazione, informazione, consulenza e assistenza tecnica per lo sviluppo della formazione professionale, delle politiche sociali e del lavoro. Contribuisce al miglioramento delle risorse umane, alla crescita dell’occupazione, all’inclusione sociale e allo sviluppo sociale. È sottoposto alla vigilanza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali al quale fornisce supporto tecnico-scientifico ed opera in collaborazione con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, la Presidenza del Consiglio dei ministri, le Regioni, le Parti sociali, l’Unione europea e altri Organismi internazionali.

La Collana Strumenti Isfol è curata da Claudio Bensi – Responsabile Servizio comunicazione web e multimediale

Coordinamento editoriale: Paola Piras, Aurelia Tirelli, Matilde Tobia

Progetto grafico: Marco Boccia

Contatti: [email protected]

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

Il volume presenta i risultati delle attività di ricerca previste dalla Ricognizione sui servizi sociali in quattro territori regionali finanziata dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali - Direzione Generale Volontariato, associazionismo e formazioni sociali nell’ambito della programmazione del Fondo sociale europeo 2000-2006 - Pon Obiettivo 3 - Azioni di sistema, Asse B, Misura B1, Piano straordinario Isfol 2005-2007.

La direzione scientifica del percorso di ricerca è stata di Mario Gatti dirigente dell’Area Analisi dei fabbisogni professionali, innovazione tecnologica ed organizzativa”(Isfol) e di Gabriella Di Francesco, dirigente dell’Area Sistemi e metodologie per l’apprendimento (Isfol).

Il gruppo di lavoro è stato composto da Maria Grazia Mereu, Massimiliano Franceschetti e Simone Casadei per l’Area Analisi dei fabbisogni professionali, innovazione tecnologica ed organizzativa e da Riccardo Mazzarella e Marco Picozza per l’Area Sistemi e metodologie per l’apprendimento.

Hanno partecipato al gruppo di lavoro Studio Come srl, Istituto per la Ricerca Sociale (Irs) soc. coop. e Service Lazio 2000 soc.coop. a r.l. che hanno curato le attività di ricerca field a livello regionale e l’analisi trasversale sui quattro territori regionali con riferimento ai seguenti temi: legislazione e normativa regolamentare sociale a livello locale; ricognizione dei principali servizi ed interventi sociali erogati a livello territoriale, mappatura dell’offerta formativa regionale per i profili professionali del sociale, fabbisogni professionali e occupazionali nell’ambito dei servizi sociali. Il coordinamento tecnico ed organizzativo del partenariato di ricerca field è stato assicurato da Studio Come srl.

Il presente volume è stato curato da Simone Casadei e Massimiliano Franceschetti.

Un ringraziamento va a Debora Littera (Area Analisi dei fabbisogni professionali, innovazione tecnologica ed organizzativa) per la collaborazione nell’attività di editing del testo.

Direzione Generale per il Volontariato, l'Associazionismo e le Formazioni SocialiDirezione Generale per il Volontariato, l'Associazionismo e le Formazioni Sociali

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Indice

strumenti

Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

1

2

Prefazione

p. 1

Welfare e professioni sociali in Campania

p. 6

1.1 Servizi sociali sul territorio

1.2 Le professioni che operano nel settore

1.3 Offerta formativa per i servizi sociali

p. 6

p. 9

p. 13

1.4 Normativa regionale di riferimento per i servizi e le professioni sociali p. 15

3

Introduzione

p. 3

Welfare e professioni sociali in Abruzzo

p. 18

2.1 Servizi sociali sul territorio

2.2 Le professioni che operano nel settore

2.3 Offerta formativa per i servizi sociali

p. 18

p. 19

p. 22

2.4 Normativa regionale di riferimento per i servizi e le professioni sociali p. 23

Welfare e professioni sociali nel Lazio

p. 26

3.1 Servizi sociali sul territorio

3.2 Le professioni che operano nel settore

3.3 Offerta formativa per i servizi sociali

p. 26

p. 26

p. 28

3.4 Normativa regionale di riferimento per i servizi e le professioni sociali p. 29

Welfare e professioni sociali in Lombardia

p. 32

4.1 Servizi sociali sul territorio

4.2 Le professioni che operano nel settore

4.3 Offerta formativa per i servizi sociali

p. 32

p. 32

p. 35

4.4 Normativa regionale di riferimento per i servizi e le professioni sociali p. 38

4

Conclusionip. 40

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

ALLEGATI

Allegato A - Servizi sociali nei territori regionali

Allegato C - Offerta formativa regionale per i servizi sociali

Allegato B - Profili professionali, per regione, per aree di competenza e livelli formativi

p. 43

p. 52

p. 55

Allegato D - Normativa regionale

p. 72

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

1

Prefazione

Il presente contributo nasce nell’ambito delle attività di ricerca previste dalla “Ricognizione sui

servizi sociali in quattro territori regionali”. Questa ricognizione, finanziata nell’ambito della

programmazione del Fondo sociale europeo 2000-2006 – Pon Obiettivo 3 – Azioni di sistema,

Asse B, Misura B1, Piano straordinario Isfol 2005-2007, risponde all’esigenza espressa dal

Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di avere una panoramica dettagliata sulla struttura

professionale dei servizi sociali in ordine alla definizione dei Leps (Livelli essenziali delle

prestazioni sociali) che devono valere per tutto il territorio nazionale.

Questi livelli, è bene ricordarlo, individuano prestazioni e non sistemi organizzativi, in quanto

spetta alle Regioni e alle Autonomie Locali il compito di definire modelli operativi e composizione

degli organici. La definizione dei Leps richiede che sia possibile comparare anche le competenze di

quanti operano nei servizi per garantire standard professionali omogenei.

La ricerca è stata condotta in quattro regioni italiane scelte da un gruppo di lavoro coordinato

dall’Isfol in stretto raccordo con la Direzione Generale Volontariato, associazionismo e formazioni

sociali del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Le regioni analizzate sono: Abruzzo, Lazio,

Lombardia e Campania1.

L’organizzazione del presente volume ricalca, in pratica, i quattro assi progettuali che hanno

costituito altrettante aree di interesse per la rilevazione di dati. La descrizione dell’offerta di servizi

sociali si articola, in ciascuna delle regioni indagate, in quattro sezioni informative:

1) servizi sociali sul territorio

2) professioni che operano nel settore

3) offerta formativa per i servizi sociali

4) normativa regionale di riferimento per i servizi e le professioni sociali.

Ciascuna sezione informativa ha affrontato da vicino alcuni temi specifici.

L’analisi dei servizi sociali a livello regionale offre un quadro del settore di impiego delle

professioni sociali. Il campo di lavoro dei professionisti del sociale è molto vasto e differenziato: in

ogni territorio il tempo ha stratificato servizi antichi e nuovi, servizi obsoleti da riconvertire e

1 Le informazioni rilevate con la ricognizione delineano un panorama particolarmente interessante. Lombardia, Lazio e Campania presentano un numero consistente di Piani di Zona sociali (rispettivamente 98, 55 e 52) mentre l’Abruzzo, che ne conta solo 35, si sta comunque impegnando per il riassetto del sistema delle professionali sociali. Tutte e quattro le regioni hanno avviato il riordino delle qualifiche professionali sociali o dispongono di varie banche dati su servizi sociali. Lombardia, Abruzzo e Lazio hanno istituito degli Osservatori sulle politiche sociali che prevedono la classificazione e il censimento dei servizi, mentre la Campania ha promosso a partire dal 2001 diverse ricerche in ambito di servizi e professioni sociali che hanno prodotto il repertorio delle professioni sociali, permesso la riqualificazione della maggior parte degli operatori in servizio nonché realizzato una mappatura dei servizi sociali regionali.

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servizi sperimentali, che devono ancora consolidare metodi di lavoro e competenze adeguate.

L’attività di ricognizione, pertanto, si è posta l’obiettivo di individuare e classificare le tipologie di

servizi sociali nelle quattro regioni per delineare il campo occupazionale delle professioni sociali e

rendere comparabile il sistema di offerta di competenze e professionalità.

Rita Graziano

Dirigente DIV III - Volontariato

Direzione Generale per il Volontariato,

l'associazionismo e le formazioni sociali.

Ministero del lavoro e delle politiche sociali

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3

Introduzione

Nel comparto delle attività sociali sono ancora poche le professioni che hanno un titolo di studio

riconosciuto, attività e compiti specifici, vincoli per l’accesso alla professione. Nella maggior parte

dei casi prevalgono profili professionali diversi da regione a regione, con percorsi formativi di

durata variabile. Le professioni sociali che possono godere di una regolamentazione riconosciuta a

livello nazionale sono solo sei: una qualifica di base (Oss) e cinque professioni laureate (Assistente

sociale, Educatore professionale, Pedagogista, Psicologo, Sociologo).

La ricognizione, al fine di ricomporre l’insieme articolato del lavoro sociale a livello regionale, ha

ricostruito il quadro di riferimento delle professioni sociali sulla base degli orientamenti prevalenti

a livello nazionale. Le professioni sono state classificate sulla base di quattro aree ritenute

strategiche per i servizi sociali:

1) assistenza di base

2) accoglienza e servizio sociale

3) socio educativa

4) mediazione culturale, sociale, lavorativa.

Ogni area individua ambiti di lavoro specifici nonché interventi e servizi che richiedono

competenze distintive. Per ogni area di competenza sono state elencate le professionalità previste e

i livelli formativi richiesti per l’accesso alla professione.

Tutte le filiere dell’education concorrono alla formazione delle professioni operanti nel comparto

sociale: formazione regionale, istruzione e istruzione tecnica superiore, università. I tre sistemi

organizzano percorsi che si concludono con titoli, qualifiche o con un semplice attestato di

frequenza. I tre comparti, inoltre, possono realizzare iniziative formative in qualche occasione tra

loro concorrenti: titoli e qualifiche analoghe promossi senza un sistema di equipollenza, senza

l’individuazione di uno specifico campo occupazionale, senza la possibilità di un riconoscimento di

competenze nel passaggio tra un canale e l’altro.

La ricerca ha mappato i corsi a livello regionale promossi dai tre canali formativi (biennio 2005-

2007) per facilitare un percorso di orientamento nel contesto della variegata offerta formativa per

le professionali sociali, con l’obiettivo anche di verificarne potenzialità ed eventuali incongruenze

rispetto alla domanda di profili regionali.

Sul piano ordinamentale e regolamentare, la raccolta sistematica delle norme regionali costituisce

uno strumento-base per individuare vincoli cogenti dal lato della domanda di figure e competenze

per i servizi sociali. In altre parole, la produzione normativa di indirizzo e programmazione delle

politiche sociali regionali e locali, inclusi i regolamenti di settore, costituiscono la fonte principale

per conoscere il contesto nel quale collocare l’andamento della nuova occupazione, sia nell’ambito

dei servizi sociali a gestione diretta dei Comuni che in quelli dati in affidamento a terzi.

Ogni Regione, infatti, incide sulla domanda di professionisti nel sociale da un lato mediante gli atti

di programmazione che pianificano le politiche di intervento e l’organizzazione dei servizi,

dall’altro mediante le disposizioni normative regionali di riordino dei servizi sociali o di

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individuazione dei requisiti di personale per l’autorizzazione al funzionamento e l’accreditamento

dei servizi. La ricerca ha mappato le principali fonti normative del comparto sociale e socio-

sanitario attualmente in vigore, analizzando in particolare le norme che possono contenere

indicazioni sui profili da impiegare nei servizi: leggi di riordino del welfare, norme di settore,

norme sui requisiti per l’autorizzazione e l’accreditamento dei servizi.

I territori regionali oggetto della ricerca sono stati individuati nell’ambito delle aree ricadenti

nell’Ob.3 del Fondo sociale europeo (Abruzzo, Lazio, Lombardia); un ulteriore ambito regionale, la

Campania – pur afferendo alle zone ricadenti nell’Ob.1 - è stato aggiunto a titolo di benchmark. La

scelta di tali ambiti regionali ha tenuto conto dei diversi orientamenti presenti in tali contesti

regionali in materia di programmazione sociale e formativa di rilievo per le professioni sociali.

Un ulteriore elemento che ha corroborato tale scelta è stato rappresentato dall’opportunità di

allargare il potenziale di informazioni disponibili per i livelli di governo e la comunità scientifica

sulle professioni sociali nei territori regionali alla luce di un preesistente coinvolgimento di

numerose altre realtà regionali (molte delle quali ricadenti proprio in Ob.3) in analoghe attività di

ricerca sulla base di un Protocollo di Intesa stipulato nel 2007 dall’ex Ministero della Solidarietà

sociale e Regione Veneto, in qualità di coordinatore della Commissione Politiche Sociali nell’ambito

della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome. Le attività di ricerca promosse da tale

Intesa – cui hanno aderito le regioni Emilia Romagna, Umbria, Toscana, Piemonte, Calabria,

Basilicata, Molise, Friuli Venezia Giulia, Marche, Puglia - sono tuttora in corso e mirano anch’esse

ad acquisire una maggiore conoscenza delle dimensioni occupazionali e delle professionalità

inserite nel settore dei servizi sociali e del loro impiego sul territorio.

Lo scenario che è emerso dalle analisi regionali delinea una notevole varietà di qualifiche, titoli e

percorsi per acquisire competenze spendibili nei servizi sociali. Ciò è avvenuto, per i canali della

formazione professionale attraverso la formidabile leva rappresentata dall’utilizzo del Fondo

sociale europeo per il cofinanziamento dell’offerta formativa in ambito sociale; per il canale

dell’alta formazione, attraverso la creazione di un’offerta formativa post laurea (di I e II livello)

sempre più parcellizzata e specialistica rivolta a neolaureati e ad operatori in servizio.

Anticipando in parte le conclusioni, si può notare come tale abbondanza tenda più facilmente a

tramutarsi in criticità piuttosto che in opportunità qualora venga a mancare un sistema di

governance del mercato del lavoro, capace di gestire in modo dinamico l’equilibrio tra vincoli ed

esigenze ugualmente importanti quali:

la domanda di competenze e figure che proviene dai gestori pubblici e privati dei servizi

le regole di qualità che fissano determinati standard di competenze per le diverse tipologie di

servizi

le aspirazioni degli operatori che lavorano nei servizi di consolidare le competenze acquisite e

essere riconosciuti con un profilo professionale solido, spendibile su tutto il territorio nazionale.

Infatti, lo sviluppo progressivo delle competenze verso professioni consolidate è un’opportunità che

tende a rimanere virtuale, in quanto attualmente mancano due condizioni per fluidificare i

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passaggi da un canale formativo all’altro. La prima difficoltà dipende dalla mancanza di

“passerelle” da un corso all’altro, ovvero un sistema che consenta al soggetto di portare i crediti

acquisiti. E’ questo ad esempio il caso degli operatori che ottengono la qualifica base di Assistente

familiare, e se intendono ottenere la qualifica di Oss sono obbligati a seguire il percorso da 1.000

ore nel caso in cui la Regione non prevede il riconoscimento di crediti. La seconda difficoltà è

dovuta alla mancata regolamentazione dell’intera filiera professionale sociale a livello nazionale.

Come abbiamo detto, mentre hanno uno status certo le figure di base (Oss) e quelle laureate,

mancano profili condivisi tra tutte le Regioni per le figure intermedie, che costituiscono una quota

rilevante degli organici dei servizi.

Da ultimo, il tema della qualità dell’aggiornamento professionale e le opportunità di formazione

continua. E’ prevedibile che questa resterà a lungo uno strumento per ricreare l’equilibrio

domanda-offerta di competenze. Nella sanità l’ECM (educazione continua in medicina) è

obbligatoria; in alcune realtà regionali si stanno sperimentando forme di incentivo alla domanda

individuale di formazione, come la carta di credito formativo e i voucher.

Esula dai compiti di questa ricerca analizzarne pregi e limiti per un’eventuale estensione nel

comparto sociale, nondimeno, appare indifferibile la costruzione di “luoghi” e strumenti – a

disposizione dei diversi livelli di governo competenti in materia di welfare e professioni sociali –

attraverso i quali verificare l’efficienza e l’efficacia dei meccanismi e dei percorsi attualmente in

atto dal lato dell’offerta, al fine di ottimizzarla e metterla in asse con il fabbisogno professionale e

formativo che emerge dai sistemi locali di welfare.

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Capitolo 1. Welfare e professioni sociali in Campania

1.1. Servizi sociali sul territorio La legge regionale n° 11 del 23/10/2007 “Legge per la dignità e la cittadinanza sociale. Attuazione

della Legge 8 novembre 2000, n. 328” ha introdotto il fondamentale strumento di

programmazione sociale che è il Piano sociale regionale (PSR). Il PSR, attualmente in corso di

elaborazione da parte del Settore politiche sociali, è lo strumento di programmazione sociale che

definisce i principi d’indirizzo e coordinamento per la realizzazione, da parte degli enti locali

associati, del sistema integrato d’interventi e servizi. Nel Piano sociale regionale vengono

individuate tra le aree prioritarie di intervento:

responsabilità familiari

donne in difficoltà

diritti dei minori

persone anziane

contrasto alle povertà

persone con disabilità con particolare priorità alle persone con disabilità gravi

dipendenze

detenuti, internati, persone prive della libertà personale

immigrati

salute mentale

sostegno alla maternità.

Area di intervento Responsabilità familiari

Politiche per il sostegno alle responsabilità familiari e per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza

(all. A, tab. 1): - sostenere le famiglie nel compito genitoriale e promuovere forme di auto-aiuto, di

cooperazione e di associazionismo

- sostenere le famiglie nelle diverse fasi del ciclo di vita e in particolari situazioni di criticità

- promuovere misure alternative al ricovero dei minori in istituti educativo-assistenziali,

riservando particolare attenzione alle famiglie multi problematiche

- sostenere le famiglie attraverso politiche abitative e di promozione della natalità,

dell’affidamento e dell’adozione

- tutelare i bambini e le bambine nel campo educativo, formativo, lavorativo e del tempo

libero, con particolare attenzione ai minori con disabilità e alle loro famiglie

- promuovere e attivare collaborazioni educative tra realtà scolastiche e extrascolastiche per

prevenire il disagio adolescenziale e l’abbandono del sistema formativo con particolare

attenzione ai minori dell’area penale

- contrastare ogni abuso, maltrattamento e violenza sui minori

- promuovere servizi volti a favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

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Area di intervento Sostegno alle donne in difficoltà

Servizi destinati alle donne in difficoltà (all. A, tab. 2) con la finalità di:

- favorire e migliorare l’accesso e la partecipazione nel mondo del lavoro delle donne in

situazione di disagio

- sostenere le donne che partoriscono in povertà o in solitudine

- aiutare le donne che subiscono violenza psicologica e fisica

- tutelare le donne costrette a prostituirsi o ridotte in schiavitù.

Area di intervento Politiche di contrasto alle dipendenze e di promozione dell’agio e

dell’autonomia delle persone

Politiche per la prevenzione ed il recupero delle persone con problemi di dipendenza (all. A, tab. 3)

favorendo la realizzazione di un sistema integrato di interventi e servizi:

- la prevenzione e la promozione di progetti personalizzati adeguati al reinserimento

lavorativo, formativo e sociale delle persone con problemi di dipendenza

- la realizzazione di servizi di pre-accoglienza, accoglienza, e di forme di auto-mutuo-aiuto

- l’assistenza domiciliare integrata per situazioni cronicizzate per le quali risulta necessario

un accompagnamento permanente

- la diffusione sul territorio di servizi socio-sanitari di primo intervento, come i centri di

ascolto, le unità di strada, i servizi a bassa soglia, ed i servizi di consulenza e di

orientamento

- la realizzazione coordinata di programmi e di progetti sulle dipendenze al fine soprattutto

di diffondere la consapevolezza delle nocività delle sostanze stupefacenti, con programmi

specifici nelle scuole di ogni ordine e grado, anche in collaborazione con il garante dei

detenuti per agevolare il reinserimento sociale.

Area di intervento Politiche per le persone anziane

Sistema di interventi e servizi tesi a privilegiare la domiciliarità e la vita di relazione nella comunità

locale (all. A, tab. 4):

- l’attivazione di reti e servizi validi a garantire in maniera omogenea, sul territorio regionale,

la domiciliarità e l’adeguamento, se necessario, della struttura abitativa

- la realizzazione di servizi mirati a mantenere l’autonomia delle persone anziane, anche

attraverso un costante monitoraggio delle loro condizioni

- la definizione di interventi di sostegno, anche economico, alle famiglie impegnate

nell’assistenza diretta di un congiunto anziano non autosufficiente

- l’offerta di sistemi tecnologici, tra i quali il telesoccorso e la teleassistenza, in grado di

collegare la persona anziana a centri di pronto intervento e di agevolarne la vita quotidiana

- l’affidamento e l’accoglienza, anche solo notturna, delle persone anziane presso famiglie che

garantiscono loro il mantenimento delle normali abitudini di vita

- la creazione di servizi e strutture, quali centri sociali, centri diurni polifunzionali, laboratori

e in ogni caso idonei a favorire scambi di relazioni, anche intergenerazionali

- l’intesa tra enti locali e imprese per valorizzarne le competenze e le esperienze

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

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- l’impiego di artigiani anziani nella formazione dei giovani anche allo scopo di conservare e

tramandare mestieri pregevoli attualmente a rischio estinzione

- l’incentivazione delle attività di volontariato e di reciprocità, nonché dell’assunzione di ruoli

attivi di utilità sociale da parte delle persone anziane

- la realizzazione di strutture semiresidenziali e residenziali a favore di anziani bisognevoli di

prestazioni e trattamenti continui non erogabili a domicilio

- la continuità e l’integrazione tra le prestazioni sociali e sanitarie erogate.

Area di intervento Politiche per le persone con disabilità

Interventi volti ad assicurare servizi destinati a persone con disabilità, assegnando particolare

priorità alle persone con disabilità gravi, al fine di:

- rimuovere ogni forma di discriminazione e mancanza di pari opportunità che limitano o

ostacolano il pieno godimento dei diritti e l’inclusione sociale

- sostenere il miglioramento della qualità della vita attraverso progetti personalizzati rivolti

alla formazione e all’inserimento mirato nel mondo del lavoro e nei normali circuiti di vita

relazionale, all’accrescimento delle capacità e delle abilità individuali e familiari, al

conseguimento del massimo livello di vita autonoma, autodeterminata, indipendente ed

interindipendente

- sostenere le famiglie che hanno al proprio interno persone con disabilità gravi nel compito

genitoriale e promuovere forme di auto-aiuto e misure alternative al ricovero in istituti

educativo-assistenziali

- realizzare una rete di servizi alla persona che rimuovono ostacoli, barriere e condizioni di

svantaggio sociale sulla base di una personalizzazione dell’offerta rispondente ai bisogni dei

beneficiari.

Area di intervento Sostegno alle persone con disagio psichico

Interventi volti ad assicurare servizi destinati alle persone con disagio psichico (all. A, tab. 5) al fine di:

- rimuovere ogni forma di stigma che limita o ostacola il pieno godimento dei diritti e

l’inclusione sociale;

- sostenere il miglioramento della qualità della vita attraverso progetti personalizzati rivolti

alla formazione e all’inserimento nel tessuto produttivo e nei normali circuiti di vita

relazionale, di accrescimento delle capacità e delle abilità individuali e familiari, al

conseguimento del massimo livello di vita autonoma;

- sostenere le famiglie che hanno al proprio interno persone con disagio psichico e

promuovere forme di auto-aiuto.

Area di intervento Politiche di contrasto alle povertà

Interventi volti ad assicurare sostegno economico e interventi a persone che versano in situazioni

di povertà estrema (all. A, tab. 6):

- contrastare le situazioni nelle quali l’assenza o la carenza di reddito determina esclusione

sociale

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

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- favorire l’accesso al lavoro attraverso piani individuali di inserimento lavorativo e di

inclusione sociale

- promuovere reti di solidarietà e mutuo-aiuto, in collaborazione col terzo settore

- coordinare i diversi attori sociali che operano nel settore per accompagnare le persone più

fragili e contrastare fenomeni di povertà estrema.

La Regione promuove, altresì, interventi in favore dei senza fissa dimora volti a favorirne

l’accoglienza e l’inserimento sociale.

Area di intervento Politiche per persone detenute, internate e prive della libertà personale

Iniziative a favore della popolazione adulta detenuta, internata e priva di libertà personale sulla

base dei seguenti criteri:

- realizzazione di politiche tese al reinserimento sociale e lavorativo di detenuti ed ex detenuti

- sostegno al miglioramento delle condizioni di vita dei detenuti nelle carceri mediante

attività di preparazione professionale, sportive, culturali, ricreative e progetti di attività

lavorative intramurarie

- promozione di progetti di sostegno alle famiglie e di mediazione fra vittime e autori di reato

- promozione di progetti mirati a rispondere a progetti specifici di particolari tipologie di

persone detenute, quali popolazione femminile, donne con figli, immigrati non comunitari,

persone con problemi di dipendenza, detenuti che necessitano di un particolare trattamento

rieducativo in relazione al tipo di reato commesso.

Area di intervento Politiche per gli immigrati

Azioni mirate a favorire l’inclusione sociale delle persone immigrate e la loro tutela (all. A, tab. 7):

- istituire servizi di accoglienza, di informazione e mediazione

- realizzare interventi di sostegno all’inserimento lavorativo e abitativo

- tutelare i diritti di cittadinanza e attuare l’integrazione tra culture diverse per il

superamento di diffidenze discriminatorie e la garanzia di una ordinata convivenza.

1.2. Le professioni che operano nel settore La Campania è stata la prima regione italiana ad approvare il repertorio delle professioni sociali

(DGR 2843/2003). Il repertorio si compone di 11 profili suddivisi su quattro aree:

assistenza di base alla persona: al primo livello troviamo 2 qualifiche di base e una certificazione

di competenze: operatore socio-assistenziale (600 ore) e operatore socio-sanitario (1.000 ore); il

riconoscimento di competenze riguarda la figura dell’assistente familiare (120 ore)

accoglienza sociale: abbiamo una qualifica di secondo livello, tecnico dell’accoglienza

sociale(1.000 ore) e il profilo laureato dell’Assistente sociale

socio-educativa: sono presenti due qualifiche di livello tecnico e un profilo laureato: operatore

infanzia (1.000 ore), animatore sociale (1.000 ore), educatore (sociale e professionale)

mediazione: sono presenti una qualifica di secondo livello da 600 ore (mediatore culturale), una

qualifica di secondo livello da 1.000 ore (tecnico inserimento lavorativo) ed una qualifica di

livello post-universitario da 220 ore (mediatore familiare).

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

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Area Assistenza di base

Assistente familiare. L’assistente familiare assiste nelle attività della vita quotidiana persone

anziane fragili e persone temporaneamente o permanentemente prive di autonomia (pulizia e

igiene della casa, pulizia e igiene della persona, preparazione e somministrazione dei pasti,

sorveglianza e compagnia, ecc.). Svolge le sue prestazioni nella casa della persona accudita, a

ore o in regime di convivenza. Per accedere ai corsi di formazione (della durata di 120 ore) gli

operatori devono essere in possesso della licenza media; nel caso di stranieri sono necessari il

possesso del permesso di soggiorno e la conoscenza della lingua italiana. Al termine del

percorso formativo viene rilasciata una certificazione di competenze

Operatore socio-assistenziale (OSA). L’operatore socio-assistenziale è un operatore che svolge

la propria attività prevalentemente nell’assistenza diretta e di cura di anziani e disabili, sia a

domicilio che nelle strutture di cura residenziali e semi-residenziali. La Regione Campania ha

ritenuto opportuno non mandare ad esaurimento il profilo con l’introduzione dell’OSS. Per

l’accesso ai corsi di qualifica regionale della durata di 600 ore è necessario il possesso della

licenza media inferiore. Sono stati inoltre previsti corsi di riqualificazione di operatori occupati

con riconoscimento di crediti lavorativi e formativi.

Operatore socio-sanitario (OSS). L'operatore socio sanitario è l'operatore che, a seguito

dell'attestato di qualifica conseguito al termine della specifica formazione professionale, svolge

attività indirizzata a:

- soddisfare i bisogni primari della persona, nell'ambito delle proprie aree di competenza,

in un contesto sia sociale che sanitario

- favorire il benessere e l'autonomia dell'utente.

La Regione Campania ha recepito l’Accordo con DGR 3956/2001.

Per l’accesso ai corsi di formazione regionale della durata di 1.000 ore è necessario il possesso

della licenza media inferiore. La formazione e l’avvio dei corsi sono autorizzati dal settore

“Aggiornamento e Formazione del Personale Sanitario Regionale”.

Area Accoglienza e Servizio sociale

Tecnico dell’accoglienza sociale. Si tratta di un operatore di primo contatto con l’utenza.

Requisito per l’accesso ai corsi di qualifica regionale della durata di 1.000 ore è il possesso del

diploma di scuola media superiore.

Assistente sociale (Servizio sociale professionale)

Area Socio-Educativa

Operatore infanzia. Operatore impegnato nell’attività di accudimento e animazione rivolta a

bambini, adolescenti e famiglie. Requisito per l’accesso ai corsi di qualifica regionale della

durata di 1.000 ore è il possesso del diploma di scuola media superiore.

Animatore sociale. Operatore che, nell’ambito dei servizi socio – educativo – culturali, svolge

attività finalizzata allo sviluppo delle potenzialità delle persone o dei gruppi e alla promozione

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di processi di prevenzione del disagio, inserimento e partecipazione sociale. Gli ambiti di

intervento fanno riferimento a tre principali aree:

- area socio–culturale, all’interno di progetti e servizi di carattere culturale, espressivo,

comunicativo

- area socio–educativa, all’interno di progetti e servizi di carattere educativo, espressivo,

ludico

- area assistenziale e sanitaria, all’interno di servizi residenziali e semiresidenziali e

nell’ambito di progetti di prevenzione, cura, riabilitazione ed assistenza.

Requisito per l’accesso ai corsi di qualifica regionale della durata di 1.000 ore è il possesso del

diploma di scuola media superiore.

Educatore laureato.

- Educatore professionale sociale (classe 18)

- Educatore professionale sanitario (SNT/2) . La laurea consente l’accesso sia in strutture

sociali che socio-sanitarie e sanitarie.

Area Mediazione

Mediatore culturale. Operatore in grado di svolgere la funzione di mediazione linguistica e

soprattutto di orientamento culturale. Il suo compito è quello di decodificare valori, modi di

pensare e di interpretare il mondo, comportamenti e stili di vita, pratiche religiose. Il mediatore

culturale utilizza le proprie conoscenze linguistiche e culturali e la propria capacità relazionale

ed empatica per meglio interpretare ed esprimere le caratteristiche e i bisogni degli stranieri: si

pone da “ponte” tra gli immigrati stranieri e i servizi e/o popolazione del Paese di accoglienza.

Nello svolgimento delle sue funzioni: favorisce la comunicazione tra l’utenza straniera e le

istituzioni, crea condizioni di pari opportunità nell’accesso ai servizi, favorisce la conoscenza

delle culture degli immigrati e il mantenimento della loro identità culturale, facilita la

comprensione delle problematiche attinenti a realtà culturali diverse.

Per accedere ai corsi di qualifica regionale della durata di 600 ore sono necessari:

- diploma 2° ciclo di istruzione

- buona conoscenza di una lingua a scelta tra: inglese, spagnolo, arabo, altra lingua di un

Paese extracomunitario

- buona conoscenza della lingua italiana (per chi non abbia tale conoscenza è possibile

accedere al corso solo dopo un percorso di apprendimento della lingua italiana).

Gli immigrati non in possesso di un’adeguata conoscenza della lingua italiana accedono al

percorso formativo per la qualifica di mediatore culturale dopo aver frequentato un modulo

base di alfabetizzazione.

Tecnico di inserimento lavorativo. Operatore impegnato in azioni che facilitano l’inserimento

lavorativo di fasce deboli o svantaggiate: giovani a bassa scolarità, portatori di handicap, ex

alcolisti, ex tossicodipendenti, ex detenuti, immigrati, ecc. Il tecnico dell’inserimento

lavorativo aiuta il soggetto ad avere fiducia nelle proprie capacità, prendere consapevolezza dei

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

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diritti sociali, uscire da isolamento e auto-esclusione; insegna a sostenere un colloquio di

lavoro, preparare un curriculum, reggere gli eventuali insuccessi, ecc.. Deve saper dialogare con

il tessuto imprenditoriale del territorio; diffondere informazioni sulle agevolazioni economiche

(tirocinio, borsa lavoro, ecc.), individuare nelle aziende le posizioni di lavoro più adatte ai

soggetti svantaggiati, mantenere collegamenti e collaborazioni continue con responsabili del

personale, artigiani, capi operai.

Per accedere ai corsi di qualifica regionale della durata di 1.000 ore è necessario il possesso del

diploma di scuola media superiore.

Mediatore familiare. Il mediatore familiare è un operatore adeguatamente formato alla

comprensione, sul piano psicologico, del conflitto coniugale e familiare. Ha capacità di

promuovere nei partner/genitori le risorse, le competenze, la motivazione al dialogo e a

prevenire il disagio dei minori. Più precisamente, il mediatore familiare aiuta la coppia:

- a rimuovere le difficoltà legate ad una comunicazione troppo esasperata e conflittuale

- a creare uno spazio di incontro e di dialogo con il partner

- a trovare accordi concreti, costruttivi e personalizzati, ampliando la gamma delle possibili

soluzioni

- a riorganizzare le relazioni familiari, tenendo conto dei bisogni psicologici dei figli.

La formazione è di ambito universitario e post-universitario. Per accedere ai corsi di qualifica

regionale della durata di 220 ore sono necessari:

- Laurea in psicologia, sociologia, giurisprudenza, neuropsichiatria infantile, psichiatria,

scienze dell’educazione e della formazione, scienze del servizio sociale

- Diploma riconosciuto di assistente sociale.

Il box seguente riporta in sintesi la matrice per la Classificazione dei profili per aree e livelli

professionali in Campania (all. B: tab. 1, tab. 5).

area Assistenza di base

assistente familiare

assistente domiciliare

OSS

area Accoglienza e servizio sociale

tecnico accoglienza

assistente sociale

area Socio-educativa

animatore sociale

operatore infanzia

educatore professionale sanitario (SNT/2)

educatore professionale sociale (L18)

area Mediazione

mediatore culturale

tecnico inserimento lavorativo

mediatore familiare

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

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1.3. Offerta formativa per i servizi sociali Formazione professionale

Con l’introduzione del repertorio delle professioni sociali la Regione, attraverso la formazione

professionale, ha promosso corsi per i profili previsti dalla DGR 2843/2003:

- assistente familiare

- operatore socio-assistenziale

- operatore infanzia

- animatore sociale

- tecnico accoglienza

- tecnico inserimento lavorativo

- mediatore culturale

- mediatore familiare.

Nella Formazione autofinanziata su un totale di 2661 corsi attivati nelle due annualità, 1407 hanno

riguardato l’area dell’assistenza di base alla persona, con una prevalenza dei corsi per l’operatore

socio-assistenziale (1.275) rispetto a quelli per l’assistente familiare (132); seguono l’area socio-

educativa con un’equilibrata distribuzione tra i profili (299 corsi attivati per l’animatore sociale e

274 per l’operatore dell’infanzia) e l’area della mediazione di secondo livello (243 corsi) e di terzo

livello (277 corsi attivati). In evidenza appare anche l’area dell’accoglienza e servizio sociale, infatti

per la formazione del tecnico per l’accoglienza sociale sono stati previsti 86 corsi (all. C, tab. 1).

Il nuovo repertorio ha aperto un problema per gli operatori in possesso delle vecchie qualifiche,

diventate obsolete. Per questo la Regione Campania ha avviato percorsi formativi di

riqualificazione per gli operatori sociali occupati, in particolare per:

- assistenti materiali occupati negli Istituti scolastici

- operatori occupati, nell’ambito di progetti afferenti ai Piani di zona, in possesso o meno della

qualifica professionale.

I percorsi per la riqualificazione di operatori occupati, con o senza qualifica professionale, con

esperienza nel campo dell’assistenza/accompagnamento ai minori disabili all’interno delle scuole

sono stati definiti con DGR 810/2004 (BURC n.34 del 19 luglio 2004)::

- percorso breve di 100 ore (60 ore d’aula e 40 di tirocinio) per gli operatori già in possesso di

qualifica in ambito socio-assistenziale o socio-sanitario conseguito con corsi della durata

minima di 600 ore

- percorso di 300 ore d’aula più tirocinio (la cui durata sarà rapportata all’esperienza lavorativa

posseduta) per operatori non in possesso di alcuna qualifica, con titolo non adeguato o

conseguito al termine di un corso inferiore alle 600 ore.

I percorsi di riqualificazione di operatori sociali occupati con o senza qualifica professionale, e

operatori con esperienza professionale nell’ambito delle attività promosse nei Piani di Zona è stato

definito con DGR 2209/2004 (BURC n°3 del 17 gennaio 2005). I profili di riferimento individuati

per la riqualificazione sono stati sei:

- a livello base l’operatore socio-assistenziale

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- a livello tecnico: tecnico accoglienza sociale, mediatore culturale, operatore della prima

infanzia, animatore sociale, tecnico dell’inserimento lavorativo.

La delibera ha previsto due percorsi:

- percorso breve di 300-400 ore per operatori in servizio o con esperienza professionali, non in

possesso di qualifica, con titolo non adeguato, o che abbiano già frequentato un corso di

formazione in ambito socio-assistenziale o socio-sanitario di durata inferiore alle 400-600 ore

a seconda del profilo

- percorso breve di 100-200 ore per operatori in servizio o con esperienza professionale, che

abbiano già frequentato un corso di formazione in ambito socio-assistenziale o socio-sanitario

di durata superiore alle 400-600 ore a seconda del profilo.

In totale sono stati approvati 62 corsi di riqualificazione per un impegno di spesa di circa 13 milioni

di Euro. Considerando una media di 20-25 allievi per corso approvato, è stato coperto il fabbisogno

di circa 2000 operatori2.

Istruzione secondaria

Nella Regione Campania tutte le province si caratterizzano per la presenza di licei sociali e ciascuna

di esse annovera nella sua offerta formativa secondaria almeno un istituto di scienze sociali e un

istituto socio-psicopedagogico con indirizzo Brocca, per un totale di 39 licei sociali (all. C: tab. 2,

tab. 3, tab. 4).

Al contrario, solo tre province prevedono la presenza di Istituti tecnici per le attività sociali:

Avellino, Salerno e Napoli. Per favorire l’inserimento lavorativo dei diplomati sono stati attivati

anche corsi post-qualifica in ambito sociale (III area professionalizzante).

Istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS)

La Regione Campania ha dedicato la misura 3.7 del POR 2000-2006 al finanziamento della

formazione superiore. Per il triennio di programmazione 2007-2009 sono 14 i Poli formativi già

costituiti nella regione Campania e 2 quelli in via di costituzione: tra questi figura proprio il settore

del Sociale, il quale era stato anche annoverato nell’elenco dei settori produttivi prioritari per

l’individuazione dei poli formativi3. Tuttavia, i percorsi IFTS finanziati in ambito sociale nelle

annualità considerate sono ancora poco numerosi (4), coinvolgono solo due province (Napoli e

Avellino), e si riferiscono unicamente a profili professionali impiegabili nel servizio

Informagiovani.

Formazione in ambito universitario

Su sette università campane, cinque prevedono nell’ offerta formativa del triennio 2005-2007 corsi

di laurea (a ciclo unico, triennale o specialistica) e master di I livello per il comparto sociale e socio-

sanitario. Per il profilo professionale del mediatore culturale tecnico e post-laureato (L3, L11, LS42,

2 Si tratta, in particolare, di: 700 Osa, 250-300 animatori sociali, 125 operatori della prima infanzia, 150 mediatori culturali, 100 tecnici per l’inserimento lavorativo e 75 tecnici dell’accoglienza sociale. 3 Insieme ai seguenti settori: Moda, Aerospazio, Economia del Mare, Agroalimentare, Enogastronomia, Turismo e ICT.

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LS43) è L’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” ad organizzare la maggior parte dei corsi,

generalmente privi di programmazione di accesso (numero chiuso).

Al contrario, per i restanti profili professionali operanti nel comparto del sociale, la Regione

Campania offre costantemente la possibilità di scelta tra almeno due distinti atenei.

Le facoltà di Medicina e chirurgia degli atenei di Napoli provvedono alla formazione dell’Educatore

professionale in ambito sanitario, organizzando corsi di laurea triennale (SNT/2) a numero chiuso,

e presso l’Università Federico II è previsto anche un corso di laurea magistrale in Scienze delle

professioni sanitarie e della riabilitazione (SNT_SPEC/2), con un accesso limitato a 20 utenti.

Numerosi sono anche i corsi di perfezionamento e master in ambito sociale realizzati o in corso di

realizzazione presso le università campane 4 (all. C, tab. 5).

1.4. Normativa regionale di riferimento per i servizi e le professioni sociali La Regione Campania ha messo in moto la riforma del welfare subito dopo l ’approvazione della

L. 328/2000, emanando un insieme di norme e disposizioni che vanno ad arricchire le prime leggi

in materia. Per facilitare la programmazione territoriale la Regione ha emanato linee guida in cui è

presente anche il tema delle professioni sociali, diventando una delle prime regioni ad avviare un

processo di definizione delle professioni sociali dal basso. Le prime linee guida (DGR 1826/2001),

infatti, richiedevano alle zone di indicare gli operatori impegnati nelle strutture e nei diversi servizi,

con riferimento alla figura professionale, per costruire un primo scenario degli attuali occupati e

avviare una previsione del fabbisogno formativo. Novità interessanti sono state introdotte dalla

successiva DGR 352/2003 che ha individuato il nuovo servizio di “antenna sociale” in cui è stata

prevista la presenza di assistenti sociali ed educatori professionali con la funzione di rilevare i

fabbisogni sociali dei territori.

Le linee guida per la programmazione del terzo piano di zona danno continuità alle indicazioni

delle due precedenti annualità e stabiliscono per alcuni servizi le figure professionali da impiegare:

il Servizio sociale professionale rimane ovviamente appannaggio dell’ assistente sociale mentre il

Segretariato sociale ed il servizio di antenna sociale possono essere svolti da sociologi, educatori,

psicologi, mediatori culturali, operatori di strada.

Con la definizione del repertorio delle professioni sociali (DGR 2843/2008) è stato inoltre

introdotto il profilo del tecnico dell’accoglienza sociale.

Attualmente è in attuazione la VII annualità della legge, e gli ambiti territoriali sono n.52 (DGRC

n.601 del 11/04/2008). La Regione ha promosso e orientato la filosofia dei Piani come dei veri e

propri “Piani Regolatori del Sociale”. Le linee guida individuano le azioni a regia regionale, quelle a

titolarità regionale, le aree di intervento, i servizi prioritari, i criteri di riparto e di trasferimento

4 Ecco l’elenco dei corsi di perfezionamento e master: metodi e tecniche per la programmazione e la gestione dei servizi sanitari; mediazione familiare; percorsi di dialogo e incontro tra culture nel contesto educativo; consulenza educativa per l’intervento nelle comunità infantili; metodologia didattica per l’integrazione dei disabili e degli svantaggiati; consulenza pedagogica in ambito scolastico ed extrascolastico per adolescenti in situazioni di disagio e di marginalità sociale; integrazione socio-sanitaria e rete di servizi per persone con disabilità; organizzazione, management e valutazione delle politiche e dei sistemi socio-sanitari (primo livello) e programmazione e valutazione di qualità nei servizi sociali alla persona (primo livello).

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delle risorse del Fondo nazionale politiche sociali (Fnps) e possono fornire indicazioni sui profili

professionali da impiegare nei servizi. Le linee guida ai piani di zona, con eventuali indicazioni di

operatori da impiegare nei servizi, saranno emanate a fine dicembre 2008.

Parallelamente alla pianificazione e allo sviluppo dei servizi, la Regione ha approvato norme che

disciplinano i requisiti per l’autorizzazione al funzionamento delle strutture residenziali per minori

e delle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA). Ad eccezione della figura di educatore prevista nei

servizi residenziali per minori (DGR 6317/2002), le norme non vincolano gli organici a specifiche

figure, mentre specificano le funzioni che vanno garantite: personale di assistenza sociale,

personale di assistenza alle persone, personale educativo, professioni psico-socio-pedagogiche.

Solo con DGR 6/2006 la Regione Campania ha introdotto tra gli standard di personale figure

presenti nel repertorio delle professioni sociali: educatore professionale, assistente sociale,

animatore sociale (all. D, tab. 1).

La Campania, infatti, è stata la prima regione italiana che ha portato a termine le definizione delle

professioni sociali per il welfare territoriale con l’approvazione della DGR 2843/2003. Il repertorio

colloca le professioni nelle cinque aree di intervento indicate nelle Linee Guida per i Piani di zona:

- assistenza di base

- comunicazione sociale e mediazione culturale

- area socio-educativa

- inserimento al lavoro

- mediazione familiare.

Per scegliere le figure da consolidare, in ciascuna area, la Regione Campania ha adottato alcuni

criteri fondamentali che possono costituire buone prassi per le Regioni che intendono definire un

repertorio delle professioni sociali:

- accorpare titoli e qualifiche simili, evitando sovrapposizioni e ridondanze che ostacolano la

crescita di una identità professionale precisa

- costruire figure dotate di polivalenza, per aumentare lo spazio occupazionale di ciascuna e la

possibilità di interscambio nei servizi

- convergere su alcune piste di sviluppo seguite dalle altre Regioni italiane per assicurare agli

operatori della Campania una professionalità spendibile su tutto il territorio nazionale o quanto

meno comparabile con altre qualifiche regionali

- conservare denominazioni e profili riconosciuti da precedenti atti della Campania.

Di seguito riportiamo i profili individuati e il relativo livello di formazione

- 1 certificazione di competenze (assistente familiare)

- 2 qualifiche di base (OSA e OSS)

- 5 qualifiche tecniche (tecnico accoglienza sociale, mediatore culturale, operatore infanzia,

animatore sociale, tecnico dell’inserimento lavorativo)

- 2 lauree (assistente sociale, educatore professionale)

- 1 profilo ad alta qualificazione (mediatore familiare).

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Per ogni figura – fatta esclusione per i profili laureati di assistente sociale, educatore sociale ed

educatore professionale definiti dal MIUR - è stato elaborato il profilo e indicati: requisiti di

accesso, durata, crediti formativi, contesti operativi, competenze di base, tecniche-professionali e

trasversali. Da sottolineare l’intervento della Regione Campania nella definizione dei profili tecnici5

(accesso dopo il diploma di scuola media superiore) ritenuti strategici per il welfare territoriale.

5 Tecnico dell’accoglienza sociale (1.000 ore). Il tecnico dell’accoglienza sociale è un operatore di primo contatto con l’utenza: è in grado di recepire le istanze dell’interlocutore e di fornire la prima risposta di carattere generale, di informare ed orientare verso altre figure professionali o altri servizi. Svolge una funzione di “filtro”. E’ un operatore di supporto all’Assistente sociale. Mediatore culturale (600 ore). Operatore in grado di svolgere la funzione di mediazione linguistica e soprattutto di orientamento culturale. Operatore dell’infanzia (1.000 ore). Operatore impegnato nell’attività di accudimento e animazione rivolta a bambini, adolescenti e famiglie. Animatore sociale (1.000 ore). Si tratta di un operatore che utilizza in prevalenza metodi di animazione, auto-aiuto, piccoli gruppi espressivi, attività strutturate di gioco e creatività. E’ un operatore di supporto all’Educatore. Tecnico dell’ inserimento lavorativo (1.000 ore). L’operatore aiuta il soggetto ad avere fiducia nelle proprie capacità, a prendere consapevolezza dei diritti sociali, uscire da isolamento e auto-esclusione; insegna a sostenere un colloquio di lavoro, preparare un curriculum, reggere gli eventuali insuccessi.

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Capitolo 2. Welfare e professioni sociali in Abruzzo

2.1. Servizi sociali sul territorio La Regione Abruzzo ha individuato quattro aree prioritarie di intervento sociale, nelle quali si

concentrano i bisogni espressi dalla popolazione abruzzese e a cui è necessario fornire risposte

adeguate e garantire i livelli essenziali di assistenza sociale (Piano sociale regionale 2007-2009):

infanzia, giovani e famiglia

disabili

anziani

integrazione e inclusione sociale.

Area di intervento Infanzia, giovani e famiglia

Il complesso dei servizi sociali espressamente dedicati a tale area nasce dalla maturata

consapevolezza che sempre più famiglie abruzzesi (o residenti sul territorio regionale) si

caratterizzano per un peso assistenziale rilevante e spesso si associa a situazioni di disagio

economico dovuto alla perdita di lavoro in età avanzata o alla flessibilità del lavoro dei giovani che

non consente un’autonomia economica sufficiente a costruire un nucleo indipendente. Da qui,

l’esigenza di supportare le famiglie con gravi carichi di cura e, dall’altro, di favorire e agevolare le

giovani coppie (all. A, tab. 8).

Area di intervento Disabilità

La condizione di disabilità fisica e mentale rappresenta da sempre un fronte primario per le

politiche sociali abruzzesi, per la difesa dei diritti sociali e civili e, in particolare, per la lotta contro

le situazioni più gravi di esclusione sociale (all. A, tab. 9).

Gli obiettivi regionali per la disabilità della Regione Abruzzo si riassumono nella volontà di

supportare il ciclo di vita della famiglia che si prende cura del disabile, di garantirne la permanenza

nel proprio ambiente di vita anche in caso di attivazione di interventi assistenziali e di

promuoverne la partecipazione attiva alla vita comunitaria (integrazione scolastica, inclusione

lavorativa, eliminazione delle barriere architettoniche per il sostegno alla mobilità territoriale).

Area di intervento Persone anziane

Si tratta di un’area di intervento all’interno della quale negli anni passati si è percepita un’offerta di

servizi e interventi particolarmente efficaci, anche nell’accrescere la domanda esistente. Tuttavia,

l’impegno nel consolidamento e costante allargamento degli strumenti e delle risorse (economiche,

professionali e strutturali) espressamente dedicate e destinate agli anziani muove dal crescente

invecchiamento della popolazione abruzzese e dalla permanenza di un’area interna estremamente

problematica: quella della non-autosufficienza, specialmente se collegata a problemi di reddito e di

isolamento sociale-familiare (all. A, tab. 10).

La Regione Abruzzo, dunque, si impegna ad assicurare un efficace sostegno alle persone anziane, in

particolare a quelle sole o in condizioni di ridotta autonomia o non-autosufficienza, e, alla luce

dell’aumento della durata media della vita e della modificazione del rapporto tra tempo di vita e

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tempo di lavoro, ad orientare le politiche sociali per la terza età verso la promozione di azioni per

l’invecchiamento attivo.

Area di intervento Integrazione ed inclusione sociale

L’area degli interventi finalizzati a promuovere il complesso processo di integrazione e inclusione

sociale nasce principalmente dalla costante espansione delle richieste di aiuto a fronte di un disagio

economico, dalla crescita del fenomeno dell’immigrazione e dalla sempre più debole connettività

della comunità abruzzese. Infatti, ad esempio, l’arrivo di soggetti immigrati sul territorio regionale

se, da un lato, rappresenta un ottimale strumento di compensazione al calo demografico registrato

negli ultimi anni nonché un aumento significativo di manodopera utile alle imprese locali, dall’altro

rischia di generare casi di pericolosa emarginazione e degrado se non accompagnato da un

impegno verso la coesione sociale che dovrebbe palesarsi soprattutto nei primi anni di permanenza

(all. A, tab. 11).

Inoltre, la situazione di povertà economica in cui versa una parte significativa della popolazione

nella maggior parte dei casi si accompagna ad una povertà anche di natura relazionale, a causa

delle difficoltà crescenti nei rapporti familiari e sociali.

La Regione Abruzzo, pertanto, si impegna a declinare il “valore integrazione” in obiettivi, servizi e

professionisti in grado di assicurare l’inclusione sociale, attraverso la ricostruzione di un tessuto

comunitario connettivo, partecipativo e relazionale presso il territorio.

Più nello specifico, si impegna a contrastare l’esclusione sociale e la povertà con azioni specifiche,

attivare percorsi partecipativi di concertazione, di sensibilizzazione e di gestione delle azioni

inclusive con le associazioni rappresentative dei diversi gruppi a rischio di esclusione, sperimentare

nuovi programmi di intervento in grado di contrastare la vulnerabilità delle famiglie dovuta a

povertà con azioni multiple di sostegno al reddito, consumo responsabile, politiche abitative

favorevoli (housing sociale), e valorizzare, nei progetti e nelle azioni di inclusione, l’integrazione fra

politiche sociali, politiche del lavoro, politiche per la formazione e politiche abitative, politiche della

salute attraverso accordi locali e patti per l’inclusione sociale.

2.2. Le professioni che operano nel settore La Regione Abruzzo non ha definito un repertorio delle Professioni sociali; attualmente l’unico

profilo istituito è quello del mediatore culturale (DGR 1386/2006). È tuttavia è possibile ricostruire

una mappa dei profili professionali del welfare abruzzese utilizzando le indicazioni raccolte

attraverso le azioni della ricerca:

- analisi delle norme in ambito sociale

- nomenclatore dei servizi e delle professioni sociali

- analisi dell’offerta per operatori sociali.

La Regione ha inoltre promosso una ricerca sui profili regionali (EmmeErre, 2006) da cui si

evincono alcune proposte per il riordino del sistema delle professioni sociali. Ulteriori

indicazioni sono state raccolte attraverso le interviste realizzate con i responsabili del Settore

politiche sociali e Lavoro.

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

20

La mappa evidenzia in tutto nove profili: quattro di base, 2 tecnici (post-diploma), 3 laureati. A

livello di base, la Regione Abruzzo individua l’assistente familiare, l’operatore socio-assistenziale e

l’operatore socio-sanitario. A questi si aggiunge il profilo dell’assistente specialistico ai ragazzi

portatori di handicap che la Regione pensa di istituire in risposta alla numerose richieste di

riconoscimento provenienti da operatori e istituzioni scolastiche.

A livello tecnico sono previsti l’animatore sociale (operatore socio-educativo), presente nei servizi

ma ancora non definito da specifica normativa, e il mediatore culturale (definito con DGR del

2006). Va considerato poi il profilo dell’Educatore prima infanzia di livello tecnico oramai ad

esaurimento, ma presente ancora in maniera preponderante nei servizi socio-educativi, viste anche

le numerose deroghe concesse.

A livello laureato troviamo l’Assistente sociale e l’Educatore; per quest’ultimo sono presenti tre

denominazioni: Educatore sociale, Educatore professionale ed Educatore prima infanzia.

Area Assistenza di base

Assistente familiare. La Regione Abruzzo non ha ancora regolamentato il profilo, ma ha

promosso uno studio per la definizione degli standard formativi con l’ipotesi di un percorso

minimo di 400 ore (qualifica di primo livello nella regione). L’accesso al corso è aperto sia agli

italiani che agli stranieri dai 25 ai 55 anni.

Operatore socio-assistenziale (OSA). I corsi di qualifica regionale sono di denominazione e

durata variabile (dalle 400 alle 800 ore). La Regione Abruzzo intende mantenere il profilo

dell’OSA anche a seguito dell’introduzione del profilo dell’OSS in attesa di prevedere delle

misure di riqualificazione per operatori in possesso di titoli obsoleti (Operatore socio

assistenziale, Operatore di base per RSA, Assistente domiciliare dei servizi tutelari, Operatore

socio-assistenziale per RSA, Assistente domiciliare integrato) o in possesso della sola

esperienza professionale.

Da uno studio promosso dalla Regione (Emme Erre, 2006) è stata evidenziata la necessità di

formalizzare un profilo per l’assistenza ai portatori di handicap: l’assistente specialistico per

ragazzi portatori di handicap. Si tratta di un operatore che eroga prestazioni di aiuto e

supporto alla persona disabile, nell’ambito delle attività dalla cura della persona al supporto nei

processi di inserimento e partecipazione sociale. Questa figura opera soprattutto in ambito

scolastico in supporto ad altre figure professionali (insegnanti di sostegno, personale scolastico,

psicologi, educatori professionali, ecc. Seguendo gli orientamenti nazionali la Regione Abruzzo

potrebbe formalizzare il profilo di OSA e prevedere un percorso formativo aggiuntivo (es. 200

ore) per la specializzazione in assistenza scolastica ai ragazzi portatori di handicap (OSA 600

ore + specializzazione handicap 200 ore) piuttosto che formalizzare il profilo di assistente

specialistico ai portatori di handicap in aggiunta agli altri profili di base già presenti (corso di

qualifica regionale post-obbligo scolastico di 400 ore)

Operatore socio-sanitario (OSS). La Regione Abruzzo ha recepito l’accordo con DGR 151/2002

e la formazione degli operatori è stata affidata alle ASL. Attualmente, con DGR 922/2007 sono

stati sospesi tutti i corsi di formazione per OSS a partire dall’anno 2008.

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

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Area Accoglienza e Servizio sociale

Assistente sociale (Servizio sociale professionale). Come visto in precedenza la figura è formata

negli atenei de L’Aquila e Chieti.

Area Socio-Educativa

Animatore sociale – Operatore socio-educativo.. La Regione ha ipotizzato un profilo tecnico

con un percorso formativo di 1.200 ore. La tendenza, confermata anche da altre Regioni, è

quella di considerare l’animatore sociale un profilo di livello tecnico, con percorsi formativi

dalla 600 alle 1.200 ore.

Educatore infanzia. Sulla base delle norme della Regione Abruzzo (L. 76/2000) gli educatori

devono essere in possesso del diploma di laurea di Educatore dell’infanzia; in via transitoria

(fino al 31 ottobre 20086), sono validi i diplomi in ambito socio-educativo e gli attestati di

qualifica rilasciati dalla Regione: diploma di maturità magistrale, diploma rilasciato dal liceo

psico-pedagogico, diploma di assistente di comunità infantile, diploma di dirigente di comunità

infantile, altro diploma di scuola secondaria superiore, qualifica professionale regionale per

“Educatore dell’infanzia”.

Educatore laureato (Educatore professionale sociale/ Educatore professionale sanitario). I

profili sono presenti in Abruzzo e formati nelle Università de L’Aquila e Chieti.

Area Mediazione

Mediatore culturale. Il profilo è stato approvato dalla Regione Abruzzo con DGR 1386 del

29/11/2006. Il mediatore culturale è un tecnico della comunicazione interculturale, che agisce

come facilitatore delle relazioni per favorire l’inclusione socio-culturale; fornisce gli strumenti

necessari agli immigrati per orientarsi e capire la realtà nuova. Il mediatore culturale collabora ai

processi di integrazione degli immigrati e di realizzazione delle pari opportunità di accesso dei

medesimi nei vari ambiti sociali, attraverso la rimozione delle barriere linguistico-culturali, la

conoscenza e la valorizzazione delle culture di appartenenza, la promozione dell’accesso alle

strutture e ai servizi, rispetto ai quali svolge un’attività di intermediazione nel processo di

adeguamento delle prestazioni offerte dall’utenza immigrata opera nei seguenti contesti operativi:

- consulenza offerta al singolo immigrato, alle famiglie, alle associazioni di immigrati per

aiutarli a muoversi autonomamente nella nuova realtà di vita e di lavoro

- collaborazione e supporto con/a strutture e servizi operanti nell’ambito di riferimento

La delibera non offre indicazioni sulla durata dei corsi di formazione.

Per potenziare il ruolo delle Istituzioni scolastiche nel favorire l’inserimento di studenti

stranieri è stata promossa la riqualificazione di mediatori culturali che affianchino gli

insegnanti nelle scuole elementari e medie. Destinatari dell’azione sono stati mediatori culturali

con esperienze di lavoro nel settore e residenti nel territorio regionale abruzzese, con la

6 Sono probabili ulteriori proroghe.

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

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necessità di adeguare il proprio profilo professionale alle indicazioni e ai criteri stabiliti dalla

DGR 1386/2006.

Il box seguente riporta in sintesi la matrice per la Classificazione dei profili per aree e livelli

professionali in Abruzzo (all. B: tab. 2, tab. 5).

area Assistenza di base

assistente familiare

assistente domiciliare (OSA)

assistente specialistico per ragazzi con

handicap

OSS

area Accoglienza e servizio sociale

assistente sociale

area Socio-educativa

animatore sociale – operatore socio-

educativo

educatore all’infanzia

educatore professionale sanitario (SNT/2)

educatore professionale sociale (L18)

area Mediazione

mediatore culturale

2.3. Offerta formativa per i servizi sociali Formazione regionale

La Regione Abruzzo ha promosso corsi in ambito sociale soprattutto per la formazione degli

operatori di base. Su un totale di 31 corsi, rivolti a operatori in possesso del diploma della scuola

dell’obbligo, 27 hanno riguardato l’area dell’Assistenza di base e solo 2 quella Socio educativa. I

corsi approvati sono per assistente familiare, assistenza ai disabili, operatrice di assistenza

extrascolastica per disabili, assistente anziani e operatore socio-assistenziale. Per il profilo

dell’Operatore Socio Sanitario (OSS) sono previsti corsi di 1000 ore per la formazione degli

operatori disoccupati e corsi di 400 ore mirati alla riqualificazione di operatori occupati con profilo

di OTA (operatore tecnico addetto all’assistenza) o OSA (operatore socio assistenziale).

A livello tecnico, per operatori in possesso del diploma, la Regione ha organizzato corsi nell’area

socio-educativa (Animatore di comunità, Addetto alle dinamiche educative prima infanzia) e

nell’area della mediazione culturale. I corsi per mediatori culturali si rivolgono a disoccupati

(Aquila e Teramo) o operatori in possesso di competenze per l’aggiornamento e la riqualificazione

(Chieti) (all. C, tab. 6).

Istruzione secondaria

Nella regione Abruzzo tutte le province sono caratterizzate dalla presenza di licei ad indirizzo

sociale. Su un totale di nove istituti, tre sono presenti nella provincia de L’Aquila, tre in quella di

Chieti, due a Pescara ed uno a Teramo.

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Sono presenti quattro istituti di istruzione professionale o tecnica per le attività sociali che

rilasciano il titolo di “Dirigente di Comunità” (all. C: tab. 7, tab. 8, tab. 9).

Per favorire l’inserimento lavorativo dei diplomati sono stati attivati due corsi post-qualifica in

ambito sociale (III area professionalizzante).

Formazione in ambito universitario

La figura dell’assistente sociale viene formata all’Università di Chieti e all’Università de L’Aquila In

particolare, i corsi dell’Università de L’Aquila sono interfacoltà, organizzati dalla collaborazione di

Economia, Medicina e chirurgia e Scienze della formazione e prevedono un numero limitato di iscritti.

Per il profilo dell’educatore professionale gli atenei di Chieti e Pescara e quello de L’Aquila

prevedono nella loro offerta formativa corsi di laurea triennali relativi all’area sanitaria (facoltà di

Medicina e chirurgia), con un numero limitato di posti, ma anche corsi relativi all’area educativa

presso la facoltà di Scienze della formazione.

I corsi di laurea in Psicologia e Sociologia sono presenti nell’ateneo de L’Aquila e di Chieti e Pescara.

L’Università degli Studi G. D’Annunzio (di Chieti e Pescara) e l’Università degli studi de L’Aquila

provvedono alla formazione del profilo del Mediatore culturale. Offrono corsi triennali in

mediazione linguistica e comunicazione interculturale e corsi di laurea magistrale in lingue

letterature e culture moderne, con particolare riguardo per quelle euroamericane.

L’Università di Teramo, a differenza delle altre, non offre corsi di laurea né in ambito sanitario né

in ambito educativo ma ha attivato un corso triennale in Scienze sociologiche per lo sviluppo locale

e la governance. Sul territorio sono organizzati anche master 7 (all. C, tab. 10).

2.4. Normativa regionale di riferimento per i servizi e le professioni sociali

Il percorso di realizzazione di un nuovo sistema di interventi e servizi sociali in Abruzzo è stato

avviato con la legge regionale n. 22 del 1998, contenente le norme per la programmazione e

l’organizzazione dei servizi sociali. La legge, con la quale è stato anche approvato il primo Piano

sociale regionale, ha rappresentato uno spartiacque fondamentale nelle modalità di

programmazione e gestione delle politiche sociali regionali, anticipando molti dei principi cardine

della legge-quadro n. 328 del 2000 per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi

sociali. Tra le scelte strategiche del piano sociale 1998-2000, grande importanza ha avuto il

principio di sussidiarietà, con il riconoscimento del ruolo delle comunità locali nella guida del

proprio sviluppo, chiamate a darsi obiettivi e programmi propri nell’ambito di una cornice

delineata dal piano sociale, e con l’impiego degli strumenti della collaborazione, partecipazione e

impegno comune previsti nel piano stesso.

La scelta di operare per livelli essenziali di assistenza sociale (LIVEAS), inoltre, ha consentito di

avviare su scala regionale la realizzazione di due “livelli minimi” di assistenza individuati nel

servizio di segretariato sociale e nel servizio socio-psico-educativo per l’infanzia e l’adolescenza.

7 Nella regione Abruzzo sono stati inoltre organizzati master in “Comunicazione Sociale e Istituzionale” e di “Didattica dell’italiano seconda lingua e lingua straniera” (nell’anno 2006-2007), ma non sono stati attivati corsi post laurea per Mediatori culturali. L’Università Popolare degli studi Giovanni Paolo II della provincia di Chieti ha previsto un master che abilita alla pratica della “Mediazione Familiare”.

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

24

Il secondo piano sociale triennale, approvato dal Consiglio Regionale nel 2002 ha consolidato

questo percorso e, coerentemente con i principi e le disposizioni della legge 328, ne ha ampliato la

portata. La principale differenza rispetto al primo piano sociale – in via generale – si può

individuare nella scelta strategica di favorire lo sviluppo complessivo del sistema integrato di

interventi e servizi sociali, in una prospettiva di superamento della visione tradizionale delle

politiche di inclusione, fondata solo sull’assistenza.

Questa scelta ha favorito l’avvio di una modalità di programmazione sociale basata su obiettivi di

efficacia, oltre che di miglioramento del sistema di offerta, e il progressivo cambiamento del piano

di zona da strumento prevalentemente di gestione dei servizi a livello locale (associata, unitaria,

integrata…) a strumento di programmazione generale dei servizi alla persona.

Il Piano sociale regionale 2007-2009, fa ulteriori passi avanti rispetto al passato, introducendo

numerosi elementi di innovazione, nel rispetto del principio cardine: “meno contributi monetari,

più servizi”. Il nuovo Piano sociale regionale, in particolare:

- prevede per la prima volta l’area della inclusione e tutela sociale

- promuove e consolida gli strumenti di partecipazione e controllo da parte dei cittadini

- ritiene irrinunciabili tutte le azioni volte ad un’effettiva integrazione sociosanitaria, sia a livello

di programmazione regionale che territoriale

- amplia il livello della programmazione sociale locale, anche ricomprendendo all’interno di esso

altri strumenti di programmazione previsti dalla normativa regionale e nazionale

- avvia il processo di attuazione degli standard di erogazione dei Liveas che, nel rispetto della

normativa nazionale, porterà nel triennio ad una omogeneità territoriale di erogazione dei

servizi già strutturati nei precedenti piani

- introduce elementi di controllo sul sistema dell’affidamento dei servizi con un’attenzione

rivolta anche ai diritti degli operatori coinvolti nell’erogazione dei servizi sociali.

La Regione Abruzzo riconosce la formazione degli operatori come un elemento fondamentale per

garantire la qualità del sistema integrato di servizi alla persona e per il miglioramento

dell’efficienza e dell’efficacia delle prestazioni erogate, e ne promuove lo sviluppo, attraverso la

qualificazione e riqualificazione delle diverse professionalità. Secondo le indicazioni del piano la

definizione dei profili professionali e dei percorsi formativi deve tener conto della forte dinamicità

e complessità degli aspetti fondamentali che determinano l’esigenza di qualificare le risorse umane

chiamate ad operare nel sistema dei servizi.

Parallelamente alla pianificazione e allo sviluppo dei servizi, la Regione ha approvato norme che

disciplinano i requisiti per l’autorizzazione al funzionamento delle strutture residenziali per minori e

delle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA). Ad eccezione della figura di educatore previsto nei servizi

residenziali per minori e degli operatori socio-sanitari previsti dalla LR 2/2005 “Disciplina delle

autorizzazioni al funzionamento e dell’accreditamento di soggetti eroganti servizi alla persona” le

norme non vincolano gli organici a specifiche figure, ma indicano figure generiche come ad esempio

operatore sociale o operatore socio educativo. In altri casi specificano i servizi o le funzioni che vanno

garantite: personale di assistenza sociale, personale di assistenza alla vita di relazione.

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Indicazioni più specifiche si hanno solo nei servizi per minori. Il funzionamento dei servizi

educativi per la prima infanzia è assicurato da apposito personale educativo con competenze psico-

pedagogiche e dal personale addetto ai servizi generali, in rapporto alla specificità dei servizi

organizzativi (art. 49 Direttive di attuazione LR. 76/2000). L’art. 50 definisce i requisiti che deve

possedere la figura dell’”Educatore d’infanzia” per operare nella Regione Abruzzo. Gli educatori

devono essere in possesso della laurea di Educatore prima infanzia (scienze dell’educazione). In via

transitoria8, sono validi anche altri titoli di studio9:

I Comuni abruzzesi (come previsto dall’art. 51 delle Direttive Generali di attuazione L. 76/2000)

istituiscono appositi albi comunali degli “Educatori Domiciliari”, a cui possono iscriversi coloro

che sono in possesso di uno dei titoli di studio sopra indicati, hanno documentata partecipazione

ad esperienze di formazione e aggiornamento inerenti la professione di educatore d’infanzia, per un

ammontare minimo di 60 ore all’anno e hanno documentata effettuazione di un tirocinio minimo

di un mese, o 150 ore, presso un servizio educativo pubblico per l’infanzia.

L’art. 53 stabilisce i requisiti richiesti alla figura del “Coordinatore psico-pedagogico”. Tale

professione può essere esercitata, da chi è in possesso della laurea specialistica di coordinatore dei

servizi educativi e formativi. In via transitoria (fino al settimo anno successivo all’istituzione dei

corsi di laurea specialistica), sono validi per l’accesso a tale ruolo, anche i seguenti titoli:

- diploma di laurea in pedagogia

- diploma di laurea in scienze dell’educazione

- diploma di laurea in scienze della formazione primaria

- diploma di laurea in psicologia

- altro diploma di laurea in materia socio-psico-pedagogica e inquadramento nel ruolo di

educatore d’infanzia per il periodo minino di sette anni (all. D, tab. 2).

8 La Giunta Regionale con atto n. 1073 del 5 novembre 2007 ha prorogato il regime transitorio previsto dall'art. 50 - comma 2 - della Direttive generali di attuazione della l.r. 76/2000 dal 31.10.2007 al 31.10.2008, e - comunque - fino all'entrata in vigore della disciplina contenuta nel regolamento di cui all'art. 5 della l.r. 2005. La D.G.R. è stata pubblicata sul BURA n. 67 del 30 novembre 2007. 9 Diploma di maturità magistrale; diploma rilasciato dal liceo psico-pedagogico; diploma di assistente di comunità infantile; diploma di dirigente di comunità infantile; altro diploma di scuola secondaria superiore e attestato di qualifica rilasciato dal sistema della Formazione professionale per profilo di “Educatore dell’infanzia”. Inoltre sono validi (alle stesse condizioni dei precedenti) e costituiscono titolo preferenziale anche altri seguenti titoli: Diploma di laurea in pedagogia; diploma di laurea in scienze dell’educazione; diploma di laurea in scienze della formazione primaria; diploma di laurea in psicologia.

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Capitolo 3. Welfare e professioni sociali nel Lazio

3.1. Servizi sociali sul territorio La Regione Lazio ha individuato alcune prioritarie aree di intervento sociale:

azioni di sistema

disabilità

anziani

sicurezza urbana

famiglia e minori

disagio adulti.

(all. A: tab. 12, tab. 13, tab. 14, tab. 15, tab. 16, tab. 17)

3.2. Le professioni che operano nel settore Area Assistenza di base

Nell’ambito dell’assistenza di base nella Regione Lazio sono riconosciute due figure in particolare,

quella dell’operatore socio-sanitario (in questo caso l’accesso alla professione è disciplinato dal

livello nazionale) e quella dell’assistente familiare (riconosciuta con DGR 609/2007). Il profilo

dell’OSA è invece considerato ad esaurimento.

Area Accoglienza e servizio sociale

La sola figura prevista nell’area è l’assistente sociale.

Area Socio-educativa

Sono presenti due figure laureate:

- educatore professionale sanitario, regolato dalla sanità con laurea classe SNT/2 (Facoltà

di medicina e chirurgia)

- educatore professionale sociale (classe di laurea ex 18 di Scienze dell’educazione)

Per la professione di animatore culturale la Regione Lazio consiglia di conseguire una laurea di

Scienze dell’Educazione e della Formazione oppure una laurea in Educatore professionale di

comunità10. Tuttavia, non è presente una normativa che stabilisce l’obbligo di formazione

universitaria per accedere alla professione.

Area Mediazione

La figura del mediatore sociale non è regolata da normativa nazionale né da normativa regionale.

Se nel passato nella regione sono stati organizzati corsi IFTS in mediazione sociale al momento non

vi sono corsi finanziati o autorizzati dalla Regione Lazio che prevedano la formazione di questa

specifica professionalità.

10 Vedi in proposito la sezione “Università e professioni” del sito www.sirio.regione.lazio.it

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

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La Regione Lazio ha introdotto il profilo del mediatore culturale, con D.G.R. n. 321 24-4-2008, si

tratta di un profilo post-diploma (tecnico) da formare attraverso la formazione professionale

regionale. Tuttavia nel corso del 2008 sono stati finanziati anche corsi IFTS per “Tecnico superiore

per la mediazione interculturale nel settore socio sanitario”, rivolti a creare un profilo in grado di

facilitare la comprensione culturale ed interpretativa dei processi diagnostico-terapeutici ed

assistenziali e di informare il paziente straniero sulla legislazione vigente in materia sanitaria e

delle politiche di welfare. I mediatori culturali possono inoltre avere un corso di laurea o un corso

di specializzazione post-laurea. Varie sono infatti le lauree (in particolare quella di I livello in

Mediazione Linguistico Culturale) e i master (sia di primo che di secondo livello) che consentono

una specializzazione della figura.

La Regione Lazio sta valutando in questi mesi una nuova proposta di legge regionale che istituisce

la figura del mediatore familiare, a tutela soprattutto dei figli minori di coppie in crisi,

riconoscendo e regolarizzando un’attività che di fatto le associazioni hanno svolto finora senza un

adeguato quadro normativo di riferimento.

La mediazione familiare, nella nuova proposta di legge, viene considerata un tipo di intervento volto

alla riorganizzazione delle relazioni familiari e alla risoluzione o attenuazione dei conflitti in caso di

separazione o di divorzio. Il percorso di mediazione rappresenta una valida alternativa alla

tradizionale via giudiziaria: il suo scopo e' quello di consentire ai coniugi che scelgono di porre fine al

proprio vincolo matrimoniale di raggiungere, in prima persona, degli accordi di separazione e di

essere artefici della riorganizzazione familiare che andrà a regolare la vita futura loro e dei loro figli.

La proposta, se venisse approvata, rappresenterebbe il primo riferimento normativo in Italia per

uno strumento che, partito da Stati Uniti e Canada, risulta invece ampiamente in uso in molti paesi

europei. E’ prevista anche l’istituzione dell’Albo dei mediatori familiari (all. B: tab. 3, tab. 5).

Il box seguente riporta in sintesi la matrice per la Classificazione dei profili per aree e livelli

professionali nel Lazio.

area Assistenza di base

assistente familiare

OSS

area Accoglienza e servizio sociale

assistente sociale

area Socio-educativa

animatore

educatore professionale sociale

educatore professionale sanitario

area Mediazione

mediatore culturale

mediatore familiare

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

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3.3. Offerta formativa per i servizi sociali I corsi finanziati dalla Regione Lazio attraverso il Fondo sociale europeo sono rivolti in

particolare a 11:

- disoccupati di lunga durata o esposti al rischio di disoccupazione di lunga durata

- giovani in cerca di prima occupazione

- persone svantaggiate

- donne.

Nel biennio 2005-2007 le iniziative formative si sono concentrate soprattutto nell’area assistenza

di base alla persona e nell’area della mediazione; fra le prime rientrano soprattutto i corsi per

operatori socio-sanitari e assistenti familiari, mentre fra le seconde si annoverano corsi destinati

all’inserimento lavorativo e all’integrazione sociale dei soggetti immigrati12.

La qualifica di assistente familiare può essere conseguita sia da persone non in possesso di

conoscenze e capacità pregresse, che da persone che hanno già un bagaglio conoscitivo in materia.

Per coloro che rientrano nel primo di questi due target il corso si articola in 300 ore e una quota di

ore, oscillante fra il 35% al 45% del monte ore complessivo, è destinato al tirocinio. Per coloro che

hanno precedenti conoscenze ed esperienze nel settore, è previsto invece un corso di 120 ore,

finalizzato ad acquisire competenze specifiche sull’assistenza familiare, di cui almeno il 35%

dedicata ad attività di tirocinio.

Il riconoscimento dell’esperienza professionale è prevista anche per la qualifica di mediatore culturale,

ovvero un corso di almeno 200 ore per coloro che hanno maturato conoscenze ed esperienze pregresse

e un corso di 450 ore per chi invece non ha un background conoscitivo analogo (in particolare adulti in

possesso di diploma di scuola media superiore di secondo grado o livello culturale equivalente).

Nel primo caso i corsi devono prevedere una quota di ore di tirocinio che oscilla dal 40% al 50% del

monte ore complessivo, mentre nel secondo caso la quota di ore può oscillare dal 35% al 50%.

La Regione Lazio prevede inoltre la possibilità di corsi autofinanziati13.

Istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS)

Nella Regione Lazio, il sistema di Istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS) non ha saputo

rappresentare un canale alternativo di offerta formativa per figure professionali sociali. Indicativa è

l’assenza di poli formativi dedicati al sociale. Nell’ultima annualità, l’unica eccezione è rappresentata

dal corso in Tecnico superiore per la mediazione interculturale nel settore sociosanitario. Il corso,

della durata di 1200 ore (di cui ore 800 di aula e ore 400 di stage) è rivolto a:

- persone di età superiore ai 18 anni

11 www.sirio.regione.lazio.it 12 Ecco alcuni tra i corsi avviati: operatore di integrazione sociale e lavorativa multietnico e multiculturale (500 ore); operatore degli immigrati (375 ore); operatori esperti nell’inserimento lavorativo di soggetti immigrati (300 ore); orientatori esperti in inserimenti socio-lavorativi (400 ore); orientatore nel settore dell’immigrazione (500 ore); mediatore culturale (400 ore); mediatore tra sistema scolastico e famiglie (600 ore); assistente familiare (400 ore) e assistente materne (250 ore). 13 Per mediatore familiare (4 corsi), mediatore interculturale (5 corsi), operatore di strada (4 corsi), responsabile ludoteca (1 corso) e tecnico ludoteca (4 corsi).

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

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- giovani e adulti inoccupati, disoccupati o occupati in possesso del diploma di scuola media

superiore o di titolo di studio superiore o utenti non in possesso del diploma di Scuola Media

Superiore, che dovranno superare le prove di accertamento delle competenze.

I corsi di laurea e master di I e II livello

L’offerta formativa universitaria relativa al settore sociale nel Lazio è caratterizzata dalla

predominanza delle università situate nella provincia di Roma, prime fra tutte l’Università degli

studi di Roma “La Sapienza” e l’Università “Roma Tre”. Queste erogano formazione a tutti i livelli

dell’offerta universitaria anche se la quantità decresce all’aumentare del livello di specializzazione.

Nella provincia di Viterbo l’offerta universitaria nel settore è quella dell’Università della Tuscia che

offre una formazione specifica di primo livello nel settore linguistico per l’integrazione sociale.

Nella provincia di Frosinone invece l'Università degli studi di Cassino organizza alcuni corsi di

laurea di I e II livello, legati alla gestione dei servizi sociali. Per quanto concerne la specializzazione

attraverso i master è sempre l'Università di Cassino ad offrire due percorsi formativi legati al tema

dell'integrazione sociale degli stranieri e della mediazione familiare.

Va sottolineato come l’offerta formativa più specializzata sia concentrata attorno al tema delle

migrazioni e della gestione delle dinamiche comunitarie (all. C, tab. 11).

3.4. Normativa regionale di riferimento per i servizi e le professioni sociali La Regione Lazio, attraverso la LR n. 38/1996, anticipando per alcuni aspetti la legge quadro n.

328/2000, ha avviato una fase di riorganizzazione dei servizi socio-assistenziali fondata sui

principi della centralità delle persone e dei loro bisogni, della sussidiarietà e della qualità sociale.

La LR 38/1996, oltre a stabilire le competenze e funzioni fra i diversi livelli di governo14, ha

promosso forme associative e di cooperazione che stanno gradualmente portando ad una

distrettualizzazione delle politiche sociali nel Lazio. Con la LR 38/1996, lo strumento fondamentale

della pianificazione regionale dei servizi e degli interventi è individuato nel Piano regionale socio-

assistenziale.

L’ultimo piano socio-assistenziale approvato dalla Regione è quello del 2002-2004, che si presenta

per lo più come un documento di indirizzo che, al di là della definizione dei livelli essenziali delle

prestazioni sociali, rimanda l’intera pianificazione e programmazione sociale ai Distretti socio-

sanitari, e quindi ai Comuni, chiamati ad elaborare il Piano di Zona quale strumento privilegiato di

governo del welfare locale.

Il Lazio dunque, diversamente da altre regioni, dopo il 2004 non ha più adottato un piano socio-

sanitario15; le modalità di regolazione delle politiche assistenziali per questo periodo vanno

rintracciate nelle Linee-guida ai Comuni per l'utilizzazione delle risorse per il sistema integrato

regionale di interventi e servizi sociali, adottate con il DGR n. 500/2006. Di fatto è attraverso le 14 La Regione Lazio in particolare svolge funzioni di indirizzo e coordinamento, concorre alla determinazione degli obiettivi e degli strumenti per la programmazione nazionale, adotta il piano socio-assistenziale regionale, determina gli ambiti territoriali, promuove l’impiego coordinato di tutte le risorse destinate a fini socio-assistenziali, attua forme di verifica (art. 10). 15 Vedi anche Bifulco 2003.

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

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Linee Guida, approvate mediante delibere, che la Regione indica le nuove scelte di

programmazione regionale, sia con riferimento alle risorse finanziarie che alle modalità operative

attraverso cui raggiungere gli obiettivi prefissati. Nelle linee guida non sono presenti indicazioni

specifiche sulle professioni sociali da utilizzare nei servizi.

Indicazioni sulle figure professionali sociali possono invece essere trovate nelle norme di

autorizzazione al funzionamento dei servizi. In generale, le figure più ricorrenti sono quelle di

rilievo nazionale16.

La Delibera G. R. 14-7-2006 n. 424 stabilisce i criteri per l’autorizzazione al funzionamento delle

Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA), specificamente dedicate ad utenti in condizioni di non

autosufficienza. Esse devono garantire la presenza generica di personale rivolto a fornire ospitalità,

prestazioni sanitarie, assistenziali di recupero funzionale e di inserimento sociale nonché di

prevenzione dell'aggravamento del danno funzionale per patologie croniche.

La D.G.R. n. 1305/2004 regola l’autorizzazione all'apertura ed al funzionamento delle strutture a

ciclo residenziale e semiresidenziale che prestano servizi socio-assistenziali, determinando i

requisiti strutturali e organizzativi integrativi rispetto ai requisiti previsti dall'articolo 11 della L.R.

n. 41/2003. La DGR si limita a indicare l’utilizzo di figure qualificate per l’apertura dei servizi

(talvolta stabilendo anche il numero degli operatori per numero di utenti), tuttavia non entra nel

merito delle qualifiche degli operatori. Laddove fa riferimento a figure di rilievo nazionale rimanda

alle normative vigenti.

Le figure professionali necessarie per l’apertura di strutture residenziali e semi-residenziali sono

riportate per tipologia di servizio e di utenza (all. D, tab. 3).

Dall’analisi delle figure impiegate nei servizi, si evince che il profilo richiesto più frequentemente è

quello dell’operatore socio-sanitario, spesso affiancato da altre due figure di rilievo nazionale:

l’assistente sociale e l’educatore professionale. La presenza congiunta di queste tre figure è richiesta

per l’autorizzazione all'apertura ed al funzionamento di gran parte delle strutture a ciclo

residenziale e semiresidenziale che prestano servizi socio-assistenziali, come da D.G.R. 1305/2004.

In ogni struttura è inoltre previsto un responsabile che coordina le attività. La presenza dello

psicologo è prevista soprattutto nelle strutture dedicate ai minori in difficoltà.

Nei centri diurni per la disabilità, come da D.G.R. 1304/2004, sono inoltre previste altre figure,

non meglio specificate, in grado di gestire le attività espressive, di formazione-informazione e di

comunicazione-relazione con il territorio (animazione, gruppi di autogestione, comunicazione

interna e/o mediatica, ecc.) e le attività ludico-motorie.

Nelle strutture per donne in difficoltà con bambini figura, tra gli altri, l’operatore con formazione

nell'area materno-infantile, al fine di garantire un sostegno alle donne nella gestione del rapporto

quotidiano con i propri figli.

16

Sono figure di rilievo nazionale l’operatore socio-sanitario OSS, l’Educatore professionale, l’Assistente sociale, il Sociologo, lo Psicologo, il Pedagogista.

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

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Per l’attivazione del Servizio di emergenza e pronto intervento assistenziale, previsto tra i livelli

minimi di assistenza, la normativa richiede l’impiego di educatori professionali e OSS operanti

sulle unità mobili e messi in raccordo con i servizi socio-sanitari territoriali attraverso operatori

telefonici esperti impegnati sia in attività di back office che di front office (D.G.R. 1304/2004).

Responsabile del servizio è invece una figura laureata in diversi ambiti disciplinari afferenti alle

aree psicologica e sociale.

E’ utile inoltre sottolineare la tendenza da parte dei Comuni a finanziare progetti finalizzati a

promuovere la sicurezza in aree degradate, nei quali sono solitamente impiegati i mediatori sociali,

i mediatori culturali, gli educatori e gli animatori. Fra questi, oltre alla figura dell’educatore

prevista a livello nazionale, il mediatore culturale è l’unica professione prevista nel repertorio

regionale.

Profili regolamentati e repertorio regionale

Oltre al profilo dell’operatore socio-sanitario, la Regione Lazio ha regolamentato il profilo

dell’Assistente familiare (DGR 31 luglio 2007) e del mediatore culturale (DGR 321 del 24 aprile 2008).

L’assistente familiare è una figura con caratteristiche pratico-operative, la cui attività è rivolta a

garantire assistenza - a persone autosufficienti e non - nelle loro necessità primarie, favorendone il

benessere e l’autonomia all’interno dell’ambiente domestico-familiare.

Questa figura deve essere in grado di relazionarsi con la rete dei servizi territoriali, pubblici e

privati, al fine di assicurare assistenza e garantire opportunità di accesso a tali servizi alle persone

non autonome.

Il mediatore culturale è la figura che agevola i rapporti tra le singole amministrazioni e gli stranieri

appartenenti ai diversi gruppi etnici, nazionali, linguistici e religiosi, diffondendo ogni

informazione utile all’ inserimento e all’integrazione degli stranieri nella società italiana.

La Regione, secondo la recente legge sull’immigrazione, si propone di favorire e promuovere, in

collaborazione con gli enti locali, interventi per l’attivazione di servizi di mediazione interculturale

da prevedere nei servizi di integrazione e di primo contatto.

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

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Capitolo 4. Welfare e professioni sociali in Lombardia

4.1. Servizi sociali sul territorio L’impianto dei servizi del settore sociale si basa principalmente sul Piano Socio Assistenziale 1988-

1990 e i due successivi Piani Socio Sanitari 2002 -2004 e 2007 – 2009. Successivamente alle

modifiche di questi piani e in ottemperanza alla legge regionale 3/2008 “Governo della rete degli

interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale e sociosanitario” i DGR 7437 e 7438 hanno

chiarito le unità di offerta rispettivamente in ambito sociale e sociosanitario.

La Regione Lombardia ha individuato le seguenti prioritarie aree di intervento sociale:

azioni di sistema

multiutenza

famiglia

minori

disabili

anziani

immigrati

dipendenze

carcere

nuove povertà.

(all. A: tab. 18, tab. 19, tab. 20, tab. 21, tab. 22, tab. 23, tab. 24, tab. 25, tab.26, tab. 27)

4.2. Le professioni che operano nel settore Come già anticipato, la normativa regionale in merito alle figure professionali in ambito sociale non

è particolarmente sviluppata. Fatta esclusione per profili base come gli ASA o gli OSS, la Regione fa

riferimento alla normativa nazionale. Di particolare rilievo le circolari 29 del 11 agosto 2003 e 45

del 18 ottobre 2005 che hanno offerto indicazioni sui titoli di accesso per le figure di operatore

qualificato e operatore socio educativo.

Area Assistenza di base

Assistenti familiari. Una figura con funzioni pressoché identiche, OCD (operatori sociali

addetti alle cure domiciliari), era stata individuata nel Piano Socio Sanitario 2002-2004 ma

nell’attuale piano viene menzionata l’assistente familiare tra le figure del welfare per le quali è

necessaria una formazione di base. Con la circolare 21 del dicembre 2007 vengono date ai piani

di zona le “prime indicazioni per l’attuazione di interventi mirati al sostegno del lavoro di cura

prestato da assistenti familiari” tramite il Buono sociale mirato, per il sostegno economico alle

famiglie che assumono assistenti familiari, e interventi di sostegno economico per la

formazione e l’aggiornamento degli assistenti familiari (nella stessa circolare vien indicato che

successivi atti regionali disciplineranno i percorsi di qualificazione per la qualificazione del

lavoro privato di cura).

Ausiliario Socio Assistenziale (ASA). Con il dgr 7693 del 24 luglio 2008 è stato regolamentato il

percorso formativo ASA, stabilendo che la durata della formazione è di 800 ore suddivise in

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

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350 ore di teoria, 100 ore di esercitazioni, 350 ore di tirocinio. I corsi di prima formazione sono

organizzati dalle Agenzie riconosciute e accreditati da Regione Lombardia. I requisiti per

l’ammissione al corso sono: aver compiuto il 18° anno di età, diploma di scuola secondaria di

primo grado, certificato medico di idoneità fisica all’impiego, per gli stranieri è necessaria la

copia conforme all’originale del titolo conseguito all’estero e relativa traduzione e capacità di

espressione e comprensione orale e scritta della lingua italiana (valutata tramite test

d’ingresso).

Operatore Socio Sanitario. La regione Lombardia con dgr 5101 del luglio 2007 e in accordo

con la Conferenza Stato Regioni stabilisce che il percorso formativo di 1000 ore deve essere

articolato in 450 ore di teoria, 450 ore di tirocinio e 100 ore di esercitazione. I requisiti di

accesso al corso sono l’aver compiuto il 18° anno di età o diploma di scuola secondaria di

secondo grado o qualifica professionale biennale o qualifica ASA o OTA, certificato medico di

idoneità fisica all’impiego, per gli stranieri è necessaria la copia conforme all’originale del titolo

conseguito all’estero e relativa traduzione e capacità di espressione e comprensione orale e

scritta della lingua italiana (valutata tramite test d’ingresso). Gli operatori in possesso di un

titolo ASA o OTA conseguito in Regione Lombardia sia attraverso i percorsi previsti dalla

precedente normativa sia a seguito di certificazione rilasciata ai sensi del presente

provvedimento, possono accedere a percorsi di formazione della durata di 400 ore per la

riqualificazione in OSS. All’interno dei percorsi formativi dovrà essere garantita l’attivazione di

moduli teorici, attività di tirocinio ed esercitazioni articolati in 180 ore di teoria, 180 ore di

tirocinio, 40 ore esercitazioni.

Area Accoglienza e servizio sociale

In quest’area sono inserite le figure che svolgono le funzioni che si collocano nel “welfare di

cittadinanza” che si rivolge a tutti gli abitanti per informare, orientare, accompagnarli

nell’utilizzo delle opportunità sociali presenti nel territorio.

Custode Socio Sanitario. Sperimentato a Milano, svolge un servizio di vigilanza attiva sui

bisogni delle persone anziane. Si avvale della collaborazione di volontari e di operatori

specializzati nel campo dell’assistenza sociale e sanitaria (volontari del servizio civile e

ASA/OSS).

Assistente sociale. E’ il personale laureato in Scienze del Servizio Sociale o specializzato nella

classe delle lauree specialistiche in Programmazione e Gestione delle Politiche e dei Servizi

Sociali.

Area Socio-Educativa

Operatore socio educativo. Non esiste un solo titolo di accesso a questa professione ma come

specificato nella circolare 45 del 18 ottobre 2005 i titoli formativi di accesso sono:

- diploma di maturità magistrale (rilasciato dall’Istituto magistrale) in esaurimento

- diploma di maturità rilasciato dal liceo socio-psico pedagogico (5 anni)

- diploma di tecnici dei servizi sociali (5 anni)

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

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- diploma di abilitazione all’insegnamento nelle scuole di grado preparatorio/ diploma di

scuola magistrale (tre anni) in esaurimento

- vigilatrice d’infanzia (tre anni) in esaurimento

- puericultrice (tre anni)

- diploma di assistente per l’infanzia (tre anni)

- operatore dei servizi sociali (tre anni)

- diploma di dirigente di comunità (5 anni)

oppure personale laureato in scienze dell’educazione/formazione, psicologiche, sociologiche e

di servizio sociale nonché l’educatore professionale.

Educatore professionale sociale/Educatore professionale sanitario. E’ il personale laureato

inserito nei servizi educativi. Prima della riforma universitaria la regione aveva attivato una

serie di corsi di durata triennale con titolo professionale regionale. In seguito alla riforma sono

presenti corsi di laurea per educatori professionali SNT2 e sociali L18. La normativa

sull’accreditamento non fa un riferimento chiaro al tipo di educatore o al massimo li indica

entrambi “educatore professionale L18 SNT2”, in accordo con quanto previsto per legge.

Area della mediazione

Operatore della mediazione. Di formazione non universitaria o post laurea, in grado di operare

nell’area dell’inclusione sociale degli stranieri immigrati (mediatore culturale) e dei quartieri a

rischio (mediazione sociale e penale), nell’area delle politiche di sostegno e inserimento

lavorativo o direttamente con le famiglie per problemi legati alla conflittualità, alla separazione

e al divorzio.

Mediatore del lavoro o operatore dell’orientamento lavorativo. E’ un operatore che opera

solitamente nei servizi per l’impiego e nei servizi di orientamento e inserimento lavorativo. In

Lombardia è istituito un albo di operatori pubblici e privati che operano in questi settori. Per

quanto riguarda la formazione di questa figura la normativa di riferimento (DGR 2298/2008)

indica per il referente dell’orientamento una formazione specifica post laurea di almeno 160

ore di formazione sulle metodologie di orientamento e inserimento lavorativo.

Mediatore culturale. In Lombardia il profilo del mediatore culturale è riconosciuto come

laureato. Pertanto con l’attivazione della classe delle laurea in mediazione linguistico-culturale

(L 3 e LS/43) la Regione non prevede più l’organizzazione di corsi a livello regionale.

Mediatore sociale e penale. Il mediatore sociale e penale è un professionista con competenze in

materia psico-sociale, giuridica, criminologica, che ha seguito specifici corsi di formazione alla

mediazione dei conflitti. Il mediatore si propone come facilitatore della comunicazione, riveste

un ruolo imparziale nei confronti delle parti, garantendo loro uno spazio equo e protetto di

ascolto e di parola. La maggior parte dei servizi di mediazione sociale e penale presenti sul

territorio lombardo sembrano ispirarsi, seppur con alcune differenze, al modello umanistico o

trasformativo, modello di mediazione volto alla trasformazione del conflitto attraverso

l’incontro con l’altro, più centrato su dimensioni relazionali, emotive ed umane. Tale modello

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

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formativo, attento alle implicazioni emotive e esistenziali del conflitto è particolarmente

efficace in ambito sociale e penale dove più che raggiungere un accordo è indispensabile

lavorare sugli effetti del reato proponendo un percorso di riconoscimento tra le parti.

Mediatore familiare. E’ un professionista che opera per la riorganizzazione delle relazioni

familiari per situazioni di crisi o in vista o in seguito alla separazione o al divorzio. I mediatori

familiari, sono prevalentemente psicologi, avvocati, assistenti sociali qualificati come mediatori

attraverso una formazione specifica condotta da esperti riconosciuti in campo nazionale e

internazionale e dalle maggiori associazioni italiane (SIMEF, AIMEF, AIMS). Benché la figura

professionale del mediatore familiare non sia regolamentata, esistono alcuni corsi di formazione

che rilasciano un attestato di qualifica professionale di "Esperto Mediatore Familiare", titolo

pubblico a tutti gli effetti.

Il box seguente riporta in sintesi la matrice per la Classificazione dei profili per aree e livelli

professionali in Lombardia (all. B: tab. 4, tab. 5).

area Assistenza di base

assistente familiare

ausiliario socio-assistenziale (ASA)

operatore socio-sanitario (OSS)

area Accoglienza e servizio sociale

custode socio-sanitario

assistente sociale

area Socio-educativa

operatore socio-educativo

operatore qualificato

educatore professionale sanitario (SNT/2)

educatore professionale sociale (L18)

area Mediazione

mediatore culturale

mediatore inserimento lavorativo

mediatore sociale e penale

mediatore familiare

4.3. Offerta formativa per i servizi sociali Formazione professionale

La formazione professionale esercitata da enti accreditati presso la regione Lombardia si distingue

in: Corsi triennali di Qualifica Professionale e Corsi di Qualifica Regionale, che hanno durata

inferiore e sono rivolti a persone che desiderano cambiare professione o inserirsi nel mercato del

lavoro. Per quanto riguarda i corsi triennali, in ambito sociale è presente un solo corso quello per

Operatore dei Servizi Socio Educativo, si rivolge a chi ha finito la terza media (in genere sostituisce

la scuola secondaria superiore) ed è attivato in 3 città da Enaip. I corsi di qualifica regionali sono

rivolti soprattutto ad operatori sociali di base (ASA, OSS) e finanziati attraverso il Fse (pertanto

gestiti dalla regione tramite le province). Non sono disponibili dati ufficiali sui corsi.

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Una particolare nota merita la Scuola di formazione in puericultura gestita dalla provincia di

Milano e attiva presso l’ITC Besta del capoluogo. Il corso di formazione è rivolto a persone

interessate a lavorare nel campo della prima infanzia e ad acquisire la licenza di puericultrice.

Il corso si svolge ed è strettamente interconnesso con il Centro Assistenza Minori, un servizio della

Provincia di Milano che si prende cura dei bambini in situazione di grave difficoltà offrendo comunità

alloggio di tipo familiare ed interventi finalizzati a salvaguardare il benessere fisico e psichico dei

minori. Il corso ha durata annuale, per un monte ore complessivo di 1200 ore di formazione.

Per le assistenti familiari sono stati attivati numerosi corsi organizzati da enti locali, enti di

formazione, organizzazioni di rappresentanza (Apicolf, Aclicolf…) e anche più informalmente dalle

parrocchie. Gli obiettivi dei corsi sono: favorire una maggiore integrazione socio-relazionale

tramite lezioni di lingua italiana e garantire una (ri)qualificazione professionale alle lavoratrici

perché il lavoro di assistenza a domicilio richiede spesso conoscenze basilari di natura sanitaria e

psicologica17. A livello regionale, non esiste però un quadro di riferimento che indichi il monte ore

totale e le materie oggetto di studio.

Istruzione secondaria

In Lombardia sono presenti 43 istituti tra paritari e pubblici che offrono opportunità formative per

i tecnici dei servizi sociali (all. C, tab. 12).

Gli Istituti per le attività sociali – dirigente di comunità sono 25 tra scuole pubbliche e paritarie. Al

fine di favore l’inserimento lavorativo dei diplomati alcuni enti hanno delineato specifici corsi (ad

esempio corsi di formazione per personale qualificato per l’accudimento a domicilio di bambini in

età da 0 a 6 anni) (all. C, tab. 13).

Per quanto riguarda l’area delle scienze umane sono previsti diversi indirizzi di studio e

numerosi istituti .

- 28 licei delle scienze sociali

- 25 licei ad indirizzo socio-psico-pedagogico (i sotto indirizzi presenti sono: pedagogico sociale,

sociale, socio-pedagogico , socio-psico-pedagogico Brocca)

- 4 licei ad indirizzo scienze della formazione (all. C, tab. 14).

Istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS)

In Lombardia tramite il polo formativo Socio-Assistenziale18 sono stati avviati 2 corsi IFTS in

ambito socio assistenziale, che però non formano figure professionali a diretto contatto con

l’utenza ma che si occupano della parte gestionale:

17 “Il lavoro privato di cura in Lombardia – caratteristiche e tendenze in materia di qualificazione e regolarizzazione” di Daniela Mesini, Sergio Pasquinelli, Giselda Rumini. 18 “L'origine e lo scopo del Polo formativo è la risposta organica e articolata ai complessi fabbisogni di un determinato sistema territoriale o filiera settoriale a fronte dei nuovi scenari competitivi, nel riconoscimento della pari dignità di tutti gli operatori dell'offerta formativa, nonché della valenza strategica dello stretto collegamento con gli ambiti della ricerca e dell'innovazione e con quello dei servizi per il lavoro.” Da: http://formalavoro.regione.lombardia.it

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

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- Tecnico superiore per l’assistenza alla direzione di strutture ricettive (in ambito socio

assistenziale)

- Tecnico superiore per l’amministrazione economico finanziaria ed il controllo di gestione

(nell’ambito delle strutture socio assistenziali) (all. C, tab. 15).

Formazione in ambito universitario

Su 12 università lombarda, 8 promuovono corsi di laurea, triennale e/o specialistica, per il

comparto sociale e socio-sanitario, mentre tutte e 12 organizzano per questo comparto master di

primo e/o secondo livello. Oltre alle figure consolidate di assistente sociale, educatore, sociologo e

psicologo, sono emerse proposte nuove, con particolare riferimento all’area della mediazione19 e

della comunicazione sociale20.

Da evidenziare, inoltre, l’elevato numero di master universitari di primo e di secondo livello

afferenti al comparto sociale e socio-sanitario, che tutte le Università lombarde hanno attivato negli

ultimi anni21.

Se da un lato, quindi, gli atenei lombardi, seguendo la logica della riforma nazionale, stanno

disseminando sul territorio lauree, master e specializzazioni, dall’altro appare evidente la necessità

che queste iniziative trovino nella Regione un referente forte per orientarle verso sbocchi

occupazionali e per agevolare il passaggio dalla formazione professionale alla formazione

universitaria (all. C, tab. 16).

19 corsi di laurea triennale in “Interpretariato e Comunicazione” (Milano, IULM - Libera Università di Lingue e Comunicazione), “Mediazione Linguistica e Culturale” (Milano, Università degli Studi), “Scienze della Mediazione Interlinguistica e Interculturale” (Varese - Como, Università degli Studi dell’Insubria) e “Scienze Linguistiche” (Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore) afferenti alla classe delle lauree in scienze della mediazione linguistica L3, e i corsi di laurea specialistica in “Lingue, Culture e Comunicazione Internazionale” (Milano, Università degli Studi), “Lingue Straniere per la Comunicazione Internazionale” (Bergamo, Università degli Studi) e in “Scienze Linguistiche” (Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore) afferenti alla classe delle lauree Specialistiche in Lingue Straniere per la Comunicazione Internazionale LS 43. 20 corsi di laurea triennale in “Comunicazione di Massa Pubblica e Istituzionale” (Bergamo, Università degli Studi), “Comunicazione e Società” (Milano, Università degli Studi), “Comunicazione Interculturale e Multimediale” (Pavia, Università degli Studi), “Comunicazione Interculturale per la Cooperazione e l'impresa” (Bergamo, Università degli Studi), “Scienze della Comunicazione” (Bergamo, Università degli Studi; Milano, Università degli Studi di Milano Bicocca; Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore; Milano, Università Vita-Salute San Raffaele; Varese - Como, Università degli Studi dell’Insubria), ”Scienze e Tecnologie della Comunicazione” (Milano, IULM - Libera Università di Lingue e Comunicazione), ”Scienze Umanistiche per la Comunicazione” (Milano, Università degli Studi) afferenti alla classe delle lauree in scienza delle comunicazione L14, e i corsi di laurea specialistica in “Comunicazione Politica e Sociale” (Milano, Università degli Studi) e in “Scienze della Comunicazione Pubblica ed Internazionale” (Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore) afferenti alla classe delle lauree specialistiche in scienze della comunicazione sociale e istituzionale LS 67 . 21 Master in “Social planning per il terzo settore”; “Gestione delle organizzazioni no-profit”; “Formazione interculturale competenze per l'integrazione e l'inclusione sociale”; “Organizzazioni di terzo settore e imprese sociali, culture, politiche, gestione”; “Immigrazione, genere, modelli familiari e strategie di integrazione”; “Sviluppo delle competenze relazionali e cognitive dell'alunno disabile: modalità di intervento”; “Formazione interculturale”; “Lavoro sociale in ambito clinico-sanitario”; “Politiche sociali e servizi alla persona: la protezione dei minori”; “Operatori del dialogo interculturale presso istituzioni pubbliche e private”; “Gestione educativa del disagio nascosto tra scuola e territorio”; “Progettazione pedagogica nel settore della giustizia civile e penale”; “Interventi relazionali in contesti di emergenza”; “Mediazione familiare e comunitaria”; “Management delle imprese sociali, aziende non profit e cooperative”; “Mediazione familiare e comunitaria”; “Organizzazioni di terzo settore e imprese sociali. culture, politiche e gestione”; “Abuso all'infanzia e psicologia del trauma”.

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4.4. Normativa regionale di riferimento per i servizi e le professioni sociali La Regione Lombardia ha affrontato l’integrazione socio sanitaria già dall’inizio degli anni

Novanta, anticipando in parte nei contenuti la legge quadro 328/2000, promuovendo in

particolare normative22 che hanno contribuito a sviluppare un percorso di integrazione tra il

sociale e il sanitario finalizzato a definire modelli integrati di intervento e a favorire l’integrazione

delle figure che operano in ambito socio-sanitario. Dopo questa iniziale spinta integrativa, negli

ultimi anni l’orientamento sembra ora volgere verso una maggiore sanitarizzazione dei servizi.

Questo indirizzo è stato determinato dalla DGR 12902 del 200323 che ha dato vita ad un sistema

basato sull’accreditamento delle strutture che offrono servizi sociali e sanitari, a cui il cittadino può

far riferimento per cercare una risposta ai propri bisogni, spendendo i propri voucher.

A partire da questa normativa si definisce un quadro di riferimento in cui emerge sostanzialmente

una forte attenzione all’accreditamento come strumento privilegiato per regolare la qualità dei

servizi e conseguentemente anche le professioni o i profili professionali presenti in esso. L’assetto

dei servizi ha subito un profondo mutamento: si è verificato il passaggio da un modello

organizzativo in cui l’Ente Pubblico gestiva direttamente una serie di prestazioni, ad un modello in

cui l’Ente Pubblico è più orientato a compiti di governance e in cui la concreta erogazione è affidata

ad una pluralità di attori sociali (cooperative, privato sociale, privato convenzionato), anche

attraverso il sistema di voucherizzazione e di accreditamento.

I voucher previsti dalle normative di riferimento sono utilizzati in ambito sociale, sanitario e della

formazione (dell’obbligo o permanente). Con specifici atti deliberativi la regione ha definito i

requisiti logistici e di struttura per la realizzazione dei servizi; per quanto riguarda invece il

personale vengono precisati ambiti di intervento e ruoli all’interno dei servizi, ma non sono sempre

specificate le figure professionali. Si evidenzia dunque un’attenzione maggiore a ruoli e funzioni

che alla identificazione dei profili.

In questo quadro, e sulla spinta della recente riforma universitaria, stiamo assistendo ad una

progressiva professionalizzazione di alcuni profili, promuovendo il passaggio da titoli professionali

spendibili in ambito regionale a titoli universitari valevoli su tutto il territorio nazionale (educatore

professionale). Questo orientamento sembra essere confermato dalla recente legge regionale 3

/2008 che, all’art 21, riporta: “La Regione, nei limiti delle proprie competenze, sostiene in stretta

connessione con il sistema universitario e della formazione professionale, delle province e degli

ordini professionali i percorsi formativi, di qualificazione e di aggiornamento del personale ed

individua i criteri per il riconoscimento delle competenze acquisite mediante precedenti

esperienze professionali e formative (…) .. valorizza lo sviluppo delle professionalità degli

operatori sociali e sociosanitari e ne sostiene la formazione continua (…) promuove la formazione

22 Ci si riferisce in particolare al Piano Socio Assistenziale 1988-1990, al Piano Obiettivo Anziani del 1995, alla legge regionale 31/1997 “Norme per il riordino del servizio sanitario regionale e sua integrazione con le attività dei servizi sociali”. 23

“Modello Lombardo del Welfare: attivazione del voucher sociosanitario per l’acquisto di prestazioni domiciliari socio-sanitarie integrate”.

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

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integrata degli operatori della rete delle unità di offerta sociali e sociosanitarie, anche mediante

percorsi formativi comuni.”

Nel PSS 2007-2009 viene indicata chiaramente la volontà di perseguire la logica del welfare

community e in tema di professioni sociali viene data molta importanza alla formazione degli

operatori già inseriti nei servizi. Vengono inoltre evidenziate alcune nuove figure professionali e i

relativi bisogni formativi. In particolare è interessante notare che nel PSSR 2002-2004 veniva

individuata una figura quella dell’operatore delle cure domiciliari (OCD) che scompare nel nuovo

piano in favore del più moderno Assistente Familiare per il quale sono identificati ambiti specifici

di formazione. Nel recente piano sono stati individuati il mediatore e il custode socio-sanitario24.

L’autorizzazione al funzionamento in ambito socio assistenziale ha come base la DGR 35 del 24

agosto 200525. Il decreto 514 del 20 gennaio 2006 stabilisce, in attuazione delle delibere 1648 e

1692 del 29 dicembre 2005, il trasferimento delle funzioni per il rilascio delle autorizzazioni al

funzionamento in ambito socio-assistenziale da Province a Comuni e in ambito socio-sanitario da

Province ad Asl. La maggior parte dei decreti di autorizzazione al funzionamento e accreditamento

delle diverse strutture e servizi individuano profili che negli stessi devono operare. Per l’ambito

sociale vengono individuate come figure professionali: assistente sociale; psicologo; educatore;

ASA26; OSS.

Nelle norme vengono individuate le figure professionali di operatore socio-educativo e operatore

qualificato. Per l’operatore qualificato i titoli riconosciuti sono definiti dalla circolare 29 dell’11

agosto 2003 (all. D, tab. 4).

Per l’operatore socio-educativo, in attesa della ridefinizione dei profili professionali a livello

nazionale (ex art. 12 L.328/2000), la Regione Lombardia riconosce come validi ai fini dell’accesso

alla professione vari titoli di studio27 (all. D, tab. 5).

24 La città di Milano ha avviato ad esempio nel 2004 un progetto sperimentale per l’introduzione del Custode Socio Sanitario, questa figura rappresenta un ponte tra l’anziano e i servizi, e deve operare per risolvere i piccoli problemi di ordine quotidiano dell’anziano. Per intercettare quella fascia di popolazione anziana più restia a chiedere aiuto, il progetto sperimentale affida al portiere il ruolo di mediazione tra l’anziano e il custode, coinvolgendolo in modo attivo nel progetto. 25 Il PSA 1988/1990 ha determinato le linee guida per la maggior parte dei servizi esistenti, alcuni servizi sono stati ridefiniti e rinominati da specifici DGR emanati negli ultimi anni ma l’impianto dei servizi esistenti è da far risalire a quel piano. 26 Dopo una serie di decreti sull’equipollenza dei titoli precedentemente esistenti e sulla possibilità di riconversione dei titoli si è giunti nel 2007 a regolamentare il percorso formativo degli OSS e nel 2008 degli ASA (anche se questa figura ha una superiore anzianità di presenza nella normativa regionale). 27 Diploma maturità magistrale; diploma di abilitazione all’insegnamento nelle scuole di grado preparatorio; diploma di dirigente di comunità; diploma di tecnico dei servizi sociali e assistente di Comunità infantile; operatore dei servizi sociali e assistente per l’infanzia; vigilatrice di infanzia; puericultrice.

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

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Conclusioni

Lo scenario che è emerso dalle analisi regionali delinea abbondanza e frammentarietà dell’offerta

formativa e soprattutto una notevole varietà di qualifiche, titoli e percorsi per acquisire competenze

spendibili nei servizi sociali. Questa situazione si è venuta a creare, come visto, soprattutto sulla

spinta del Fondo sociale europeo, per iniziativa delle Regioni italiane che hanno prodotto molta

formazione professionale, per disoccupati, per operatori occupati nel settore, per soggetti che

hanno bisogno di riqualificarsi e di formazione continua. L’offerta è poi cresciuta e si è

ulteriormente diversificata per effetto della riforma della scuola e dell’università.

L’abbondanza di offerta formativa può costituire un vantaggio per chi studia e vuole garantirsi

un’occupazione sicura. Chi è entrato nei servizi partendo da livelli bassi può qualificarsi

progressivamente in un corso regionale intermedio o iscrivendosi ad un corso di laurea triennale;

dopo la laurea triennale, può ottenere la laurea magistrale, ovvero un master di I livello nell’area

socio-educativa; chi è in possesso della laurea specialistica (ora magistrale) può iscriversi ai master

di II livello, ai corsi di specializzazione e di perfezionamento promossi dall’università.

Tuttavia lo sviluppo progressivo delle competenze verso professioni consolidate è un’opportunità

virtuale, in quanto attualmente, come già sottolineato nell’introduzione, mancano due condizioni

per fluidificare i passaggi da un canale formativo all’altro: le “passerelle” che consentono al

soggetto di portare i crediti acquisiti da un corso all’altro e la mancata regolamentazione dell’intera

filiera professionale sociale a livello nazionale.

Dalla ricerca è emerso che due figure in particolare sono state oggetto di interventi formativi delle

Regioni e necessitano di una governance forte a livello nazionale:

- assistente familiare: molte Regioni (tra cui Campania, Lazio, Abruzzo e Lombardia) stanno

istituendo o hanno istituito il profilo e in vari Comuni italiani la sperimentazione del buono

servizio è accompagnata dalla istituzione di un registro dei lavoratori certificati, a garanzia dei

cittadini che li assumono e per regolare il mercato di cura privato. Per favorire la mobilità dei

lavoratori sarebbe opportuno prevedere un percorso formativo e un profilo uniformi su tutto il

territorio nazionale (come già avvenuto per l’Oss).

- mediatore culturale: in tutte e quattro le Regioni è forte la richiesta di operatori con

competenze nel campo della mediazione culturale. La mediazione culturale è esercitata spesso

da soggetti immigrati in possesso di opportune competenze, i quali potrebbero avere più

difficoltà ad accedere a percorsi universitari. In questo caso, è opportuno fornire indicazioni a

livello nazionale per delineare un profilo ad hoc (post-diploma).

Diverso è il punto di vista se concentriamo l’attenzione sul versante della domanda dei profili. La

sovrapposizione dei tre sistemi formativi, che sforna titoli in concorrenza tra loro, apre problemi

tanto al legislatore regionale quanto ai gestori dei servizi. Spetta al legislatore indicare le qualifiche

richieste ai diversi tipi di servizi, ai fini della autorizzazione e accreditamento.

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

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Finora prevalgono indicazioni generiche ma con l’evolversi del comparto sociale diventerà più

importante scegliere figure con un profilo di competenze preciso, distintivo e di spessore. Emerge

dunque la necessità di orientare l’azione futura rispetto a due priorità:

- corsi di riqualificazione per operatori sociali occupati privi di qualifica o in possesso di

qualifiche obsolete (in particolare per operatori socio-assistenziali da riconvertire in OSS).

Poiché in questo settore sono impiegati moltissimi operatori privi di qualifica sembra

opportuno sostenere la qualificazione e riqualificazione degli operatori attraverso percorsi

formativi modulari che consentano in una prima fase di ottenere la qualifica di operatore

sociale di base e, successivamente, quella di OSS riconoscendo, all’interno della qualifica, la

professionalità lavorativa acquisita negli anni.

- corsi per disoccupati da impiegare nelle aree in cui si registrano fabbisogni professionali ed

occupazionali in crescita. Oltre al fabbisogno di operatori dell’area di assistenza alla persona

(assistenti familiari e operatori di base) si riscontra il fabbisogno di figure professionali di

“contatto” da impiegare in servizi a bassa soglia per la mediazione culturale, l’educazione di

strada, l’inserimento socio-lavorativo di soggetti svantaggiati, la mediazione sociale e familiare.

Particolare rilevanza, inoltre, riveste l’area socio-educativa. Nelle Regioni Campania, Lazio,

Lombardia e Abruzzo il lavoro educativo può essere esercitato da un diplomato, da un operatore in

possesso di qualifica regionale riconosciuta o da un laureato. In questa confusione, i gestori dei

servizi, a parità di funzione da svolgere, possono quindi optare per l’assunzione di un operatore

diplomato piuttosto che un laureato che prevede un inquadramento contrattuale superiore.

Gli operatori educativi vengono infatti formati dal sistema scolastico (licei ed istituti tecnici ad

indirizzo sociale), da quello universitario (scienze dell’educazione e laurea sanitaria SNT/2) e da

quello regionale (formazione professionale). Nonostante alcuni atenei abbiano introdotto il

numero chiuso, il numero di laureati in Scienze dell’educazione risulta ancora molto alto,

considerando che i sistemi regionali e scolastici formano molti operatori. Non sempre i laureati nel

campo delle professioni sociali trovano facilmente occupazione. Sarebbe quindi opportuno aprire

un confronto a livello regionale sui reali spazi occupazionali per evitare l’immissione nel mercato

del lavoro di un numero di laureati superiore alle richieste dei servizi.

Dalla rilevazione effettuata, inoltre, emergono tutti i limiti dei percorsi formativi universitari dal

lato del tirocinio e della pratica professionale (soprattutto nel caso di assistenti sociali ed educatori

sociali). Ordine degli Assistenti sociali e Anep propongono l’introduzione all’interno dei corsi

universitari di un numero di ore di tirocinio non inferiore ai 18 crediti (450 ore) per la laurea e 10

crediti (250 ore) per la laurea magistrale. Il tirocinio inoltre deve essere realizzato in contesti

professionalizzanti con la supervisione di un operatore qualificato.

Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali può suggerire che ogni Regione si doti di un

osservatorio o banca dati delle professioni sociali, per conoscere da un lato l’evoluzione della

domanda di competenze e figure e dall’altro quella dell’offerta formativa. E’ importante tenere

aggiornata la raccolta dati in merito alle dinamiche del mercato delle professioni, per impegnare i

territori a inviare messaggi forti alla programmazione dei percorsi formativi e vincolare le piante

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

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organiche dei servizi a figure regolamentate, formate in quantità sufficiente, disponibili ad

aggiornarsi seguendo le priorità indicate. Se a livello regionale si mette in moto un corretto sistema

di governance delle professioni sociali, diventerà più facile trovare un accordo in Conferenza

Unificata per dare uno sbocco nazionale alle figure regionali.

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

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ALLEGATO A. Servizi sociali nelle regioni

Tabella 1. Servizi sociali per l’area di intervento “responsabilità familiari” in Campania

centro per le famiglie casa d'accoglienza per donne in difficoltà e loro figli minori gruppi appartamento per nuclei disagiati casa di accoglienza per accompagnatori dei ricoverati negli ospedali strutture residenziali per detenute con figli minori assistenza domiciliare di sostegno alla famiglia e alla genitorialità servizi di prossimità servizi di sostegno alla genitorialità servizi per l'affido familiare servizi per l'adozione nazionale ed internazionale servizi di ascolto, sensibilizzazione ed informazione servizi di mediazione familiare contributi economici per strutture semi-residenziali contributi economici per strutture residenziali contributi economici diretti, ad integrazione del reddito familiare contributi economici in forma indiretta

Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l, 2008

Tabella 2. Servizi sociali per l’area di intervento “sostegno alle donne in difficoltà” in Campania

comunità accoglienza per vittime di maltrattamento e abuso centro di assistenza servizi nei casi di maltrattamento e abuso sessuale in atto sui minori e donne servizi di sensibilizzazione, aggiornamento, informazione e documentazione servizi integrati rivolti alla prostituzione di strada

Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l, 2008

Tabella 3. Servizi sociali per l’area di intervento “politiche di contrasto alle dipendenze” in

Campania

centro diurno comunità di accoglienza per soggetti con dipendenze centro di prima accoglienza unità mobile educativa di strada servizi di reinserimento per l'area penale gruppi di auto - aiuto servizio di sensibilizzazione e prevenzione contributi economici per strutture residenziali contributi economici per strutture semiresidenziali contributi economici in forma indiretta contributi per la partecipazione ad attività socio-culturali e di socializzazione inserimento lavorativo borse lavoro

Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l, 2008

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

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Tabella 4. Servizi sociali per l’area di intervento “politiche per le persone anziane” in

Campania

centro diurno integrato centro sociale polifunzionale residenza sanitaria assistenziale (rsa) per anziani casa albergo appartamento sociale (casa sociale) gruppo appartamento (casa sociale) comunità alloggio assistenza domiciliare sociale (ads) assistenza domiciliare integrata per anziani (adi) telesoccorso telefonia sociale trasporto sociale anziani servizi d'integrazione sociale soggiorni climatici contributi economici per strutture semiresidenziali contributi economici per strutture residenziali contributi economici ad integrazione del reddito assistenza domiciliare in forma indiretta contributi per la partecipazione ad attività socio-culturali e di socializzazione

Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l, 2008

Tabella 5. Servizi sociali per l’area di intervento “politiche per le persone con disabilità” in

Campania

centro diurno integrato centro sociale polifunzionale comunità di accoglienza temporanea comunità alloggio gruppo appartamento (casa sociale) rsa appartamento sociale (casa sociale)) strutture residenziali per cittadini affetti da demenza assistenza domiciliare sociale assistenza domiciliare integrata (adi) telesoccorso e teleassistenza servizi di pronto intervento servizio di assistenza scolastica servizi trasporto disabili gruppi di auto - aiuto servizi temporanei servizi d’ascolto, informazione e sensibilizzazione contributi economici ad integrazione di rette per prestazioni semi-residenziali contributi economici ad integrazione di rette per prestazioni residenziali altri contributi economici assistenza domiciliare in forma indiretta

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

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contributi per la partecipazione ad attività socio-culturali di socializzazione borse lavoro tirocini formativi contratto di inserimento orientamento

Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l, 2008

Tabella 6. Servizi sociali per l’area di intervento “politiche di contrasto alla povertà” in

Campania

centro accoglienza diurno centro di prima accoglienza interventi abitativi d’emergenza gruppo appartamento centro di accoglienza per detenuti ed ex detenuti comunità per malati di aids distribuzione pasti a domicilio servizi docce e cambio abiti pronto intervento sociale e unità mobile di strada servizio mensa servizio d’ascolto, sensibilizzazione, informazione contributi economici diretti ad integrazione del reddito contributi economici in forma indiretta rmi reddito di cittadinanza lavori socialmente utili – lavori di pubblica utilità tirocini/stage borse lavoro contratti di inserimento

Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l, 2008

Tabella 7. Servizi sociali per l’area di intervento “politiche per gli immigrati” in Campania

centro di aggregazione centro interculturale centro di accoglienza centro di accoglienza per donne immigrate casa rifugio per donne in uscita dai percorsi di prostituzione coatta area attrezzata per nomadi gruppo appartamento per minori non accompagnati assistenza domiciliare sociale assistenza domiciliare integrata (adi) unità di strada servizio di mediazione culturale servizi per minori non accompagnati servizi per l'integrazione sociale sostegno all'integrazione scolastica dei minori immigrati servizi di ascolto, sensibilizzazione e informazione

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contributi economici ad integrazione del reddito assistenza economica in forma indiretta inserimento lavorativo e reinserimento di gruppi svantaggiati contratto d'inserimento borse lavoro

Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l, 2008

Tabella 8. Servizi sociali per l’area di intervento “infanzia, giovani e famiglia” in Abruzzo

nidi e servizi per la prima infanzia centro gioco centro diurno centro di aggregazione giovanile soggiorno di vacanza comunità alloggio gruppo famiglia istituto educativo-assistenziale servizio domiciliare per la prima infanzia educativa di strada educativa territoriale servizio socio-psicoeducativo per la famiglia servizi di intervento/sostegno alla famiglia e alla genitorialità servizi di ascolto e informazione servizi di sollievo per le famiglie affido familiare assistenza educativa domiciliare per minori servizi di residenzialità per minori che vivono fuori dalla famiglia di origine prevenzione primaria dei fenomeni di violenza fisica e psicologica su donne e minori mediazione familiare Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l, 2008

Tabella 9. Servizi sociali per l’area di intervento “disabilità” in Abruzzo

assistenza domiciliare assistenza domiciliare scolastica centro diurno comunità protetta comunità alloggio per persone con disabilità comunità di tipo familiare per disabili gruppo appartamento casa famiglia per disabili servizio di assistenza scolastica qualificata per disabili servizi trasporto disabili servizi di aiuto personale ai disabili Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l, 2008

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Tabella 10. Servizi sociali per l’area di intervento “persone anziane” in Abruzzo

assistenza domiciliare centri diurni centro socio-assistenziale diurno centro sociale anziani casa di riposo assistenza abitativa casa albergo o residenza alberghiera comunità alloggio soggiorno di vacanza e cura (l.r. 75/82) o soggiorni climatici gruppi appartamento Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l, 2008

Tabella 11. Servizi sociali per l’area di intervento “integrazione ed esclusione sociale” in Abruzzo

centro di ascolto centro accoglienza diurno centro di prima accoglienza centro di aggregazione centro interculturale centro di accoglienza centro di accoglienza per donne immigrate unità di strada servizio di mensa per immigrati servizio di mediazione culturale sportello informativo immigrati interventi abitativi d’emergenza comunità di accoglienza per malati di aids pronto intervento sociale e unità mobile di strada mensa sociale centro diurno terapeutico comunità terapeutica servizi per l'area penale servizio di sensibilizzazione e prevenzione Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l, 2008

Tabella 12. Servizi sociali per l’area di intervento “azioni di sistema” nel Lazio

I servizi multiutenza qui riportati rappresentano una delle aree di intervento dei LIVEAS previsti dalla L n. 328/2000 (vedi il paragrafo sul piano socio-assistenziale) e sono rivolti a garantire l’accesso ai servizi sociali da parte delle diverse fasce di utenza:

segretariato sociale servizio di pronto intervento sociale servizio sociale professionale sportello famiglia

Fonte: Service Lazio 2000, 2008

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Tabella 13. Servizi sociali per l’area di intervento “disabilità” nel Lazio

centro diurno per persone con disabilità strutture semi-residenziali per adulti con disabilità case famiglia per adulti con disabilità comunità alloggio residenza sanitaria assistenziale (rsa) assistenza domiciliare per i diversamente abili assistenza domiciliare integrata (adi) assistenza familiare

Fonte: Service Lazio 2000, 2008

Tabella 14. Servizi sociali per l’area di intervento “anziani” nel Lazio

casa famiglia per anziani comunità alloggio per anziani case di riposo casa-albergo per anziani residenza sanitaria assistenziale (rsa) assistenza domiciliare sociale per anziani assistenza domiciliare integrata (adi) dimissioni protette assistenza familiare

Fonte: Service Lazio 2000, 2008

Tabella 15. Servizi sociali per l’area di intervento “sicurezza urbana” nel Lazio

mediazione sociale mediazione penale e giustizia riparativa mediazione interculturale sostegno agli anziani vittime di reato sportelli sicurezza reinserimento sociale per vittime di tratta – progetto roxanne educazione alla legalità

Fonte: Service Lazio 2000, 2008

Tabella 16. Servizi sociali per l’area di intervento “famiglia e minori” nel Lazio

case famiglia gruppo appartamento comunità educativa di pronta accoglienza

Fonte: Service Lazio 2000, 2008

Tabella 17 – Servizi sociali per l’area di intervento “disagio adulti” nel Lazio

case famiglia comunità alloggio per persone con problematiche psicosociali comunità di pronta accoglienza per persone con problematiche psicosociali centri di accoglienza per donne, anche straniere, anche con figli minori, vittime di violenza

Fonte: Service Lazio 2000, 2008

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Tabella 18. Servizi sociali per l’area di intervento “azioni di sistema” in Lombardia

Servizi rivolti a fornire informazioni sulle specificità territoriali e a garantire l’accesso ai servizi sociali da parte delle diverse fasce di utenza, rappresentano le aree di intervento dei Livelli Essenziali previsti dalla legge 328/2000:

segretariato sociale servizio di pronto intervento sociale per le situazioni di emergenza personale familiari servizio sociale professionale osservatori sistema informativo sociale funzionamento ufficio di piano

Fonte: elaborazione IRS, 2008

Tabella 19. Servizi sociali per l’area di intervento “multiutenza” in Lombardia

servizi individuati per area di intervento Multiutenza hospice servizio assistenza domiciliare (sad) servizio assistenza domiciliare integrata (adi) sportello assistenza familiare centri per la mediazione sociale e penale ufficio di protezione giuridica delle persone incapaci centro per l’impiego

Fonte: elaborazione IRS, 2008

Tabella 20. Servizi sociali per l’area di intervento “famiglia” in Lombardia

centri per il sostegno a vittime di violenza e abuso familiare case accoglienza per accompagnatori di ricoverati in ospedale servizi per l’affido familiare servizi per l'adozione nazionale ed internazionale consultorio servizi di sostegno alla genitorialità servizi o centri di mediazione familiare

Fonte: elaborazione IRS, 2008

Tabella 21. Servizi sociali per l’area di intervento “minori” in Lombardia

comunità educative comunità familiare alloggi per l’autonomia comunità di accoglienza per minori vittime di maltrattamento e abuso asilo nido micro nido nido e micro nido aziendale nido famiglia ludoteche centri per la prima infanzia centri ricreativi diurni (crd) centri di aggregazione giovanile (cag)

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assistenza domiciliare minori (adm) educativa di strada servizi per i casi di maltrattamento e abuso sessuale servizio di formazione all’autonomia percorsi educativi individualizzati percorso di inserimento guidato al mondo del lavoro uffici per la mediazione penale minorile sostegno all’integrazione scolastica dei minori immigrati servizi per i minori non accompagnati

Fonte: elaborazione IRS, 2008

Tabella 22. Servizi sociali per l’area di intervento “disabilità” in Lombardia

servizi individuati per area di intervento Disabilità In Regione Lombardia, nel biennio 2003-2005, è stata ridefinita l'unità di offerta residenziale per persone con disabilità cercando di riportare la sua azione sulla centralità della persona e della famiglia e di adeguare i suoi servizi ai bisogni e ad una sempre maggiore qualità della vita:

comunità alloggio socio sanitarie (css) comunità alloggio socio assistenziali (csa) residenza sanitaria per disabili (rsd) centro diurno per persone con disabilità (cdd) centri socio educativi (cse) servizio di formazione all'autonomia per persone disabili (sfa) sportello disabili

Fonte: elaborazione IRS, 2008

Tabella 23. Servizi sociali per l’area di intervento “anziani” in Lombardia

rsa ossia residenza sanitario assistenziale. centro diurno (cd) centro diurno integrato (cdi) servizio di assistenza domiciliare (sad) adi (assistenza domiciliare integrata) custode socio sanitario telefonia sociale

Fonte: elaborazione IRS, 2008

Tabella 24. Servizi sociali per l’area di intervento “immigrati” in Lombardia

centri di accoglienza temporanea centri di accoglienza per donne immigrate case rifugio per donne in uscita da percorsi di prostituzione coatta campi di sosta o transito per nomadi

Fonte: elaborazione IRS, 2008

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Tabella 25. Servizi sociali per l’area di intervento “dipendenze” in Lombardia

servizio di trattamento specialistico per coppie, soggetti con figli e nuclei familiari servizi di accoglienza servizi terapeutico riabilitativi servizi pedagogico riabilitativi servizio di trattamento specialistico per pazienti in comorbilità psichiatrica servizio specialistico per alcool e polidipendenti servizio territoriale per le dipendenze/ multidisciplinare integrato educativa di strada e unità mobile

Fonte: elaborazione IRS, 2008

Tabella 26. Servizi sociali per l’area di intervento “carcere” in Lombardia

servizi individuati per area di intervento Carcere centri di accoglienza per detenuti ed ex detenuti servizi di reinserimento per l’area penale sperimentazione coordinata di reti locali per il reinserimento sociale delle persone in

esecuzione penale Fonte: elaborazione IRS, 2008

Tabella 27. Servizi sociali per l’area di intervento “nuove povertà” in Lombardia

servizi individuati per area di intervento Nuove povertà reinserimento abitativo distribuzione pasti a domicilio servizio docce e cambio abiti pronto intervento sociale e unità mobile di strada servizio mensa primo contatto reinserimento lavorativo

Fonte: elaborazione IRS, 2008

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ALLEGATO B. Profili professionali per regione, aree

di competenza e livelli formativi

Tabella 1. Profili per aree di competenza e livelli formativi in Campania

AREE DI COMPETENZA LIVELLI FORMATIVI

Assistenza di base Base Tecnico Laureato Post-laureato

Assistente familiare ●

Operatore socio-assistenziale ●

OSS ●

Accoglienza e servizio sociale

Tecnico accoglienza sociale ●

Assistente sociale ●

Socio-educativa

Animatore sociale ●

Operatore infanzia ●

Educatore professionale sanitario (SNT/2) ●

Educatore professionale sociale (L18) ●

Mediazione

Mediatore culturale ●

Tecnico inserimento lavorativo ●

Mediatore familiare ●

Fonte: elaborazione Studio Come srl su DGR 2843/2003 Regione Campania

Tabella 2. Profili per aree di competenza e livelli formativi in Abruzzo

AREE DI COMPETENZA LIVELLI FORMATIVI

Assistenza di base Base Tecnico Laureato Post-laureato

Assistente familiare ●

Operatore socio-assistenziale ●

Assistente specialistico handicap ●

OSS ●

Accoglienza e servizio sociale

Assistente sociale ●

Socio-educativa

Animatore sociale – operatore socio

educativo

Operatore/Educatore infanzia ● ●

Educatore professionale sanitario (SNT/2) ●

Educatore professionale sociale (L18) ●

Mediazione

Mediatore culturale ●

Fonte: elaborazione Studio Come srl su dati Regione Abruzzo, 2008

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

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Tabella 3. Profili per aree di competenza e livelli formativi nel Lazio

AREE DI COMPETENZA LIVELLI FORMATIVI

Assistenza di base Base Tecnico Laureato Post-laureato

Assistente familiare ●

OSS ●

Accoglienza e servizio sociale

Assistente sociale ●

Socio-educativa

Animatore ●

Educatore professionale sanitario (SNT/2) ●

Educatore professionale sociale (L18) ●

Mediazione

Mediatore culturale ●

Mediatore familiare ●

Fonte: elaborazione Service Lazio 2000 su dati Regione Lazio, 2008

Tabella 4. Profili per aree di competenza e livelli formativi in Lombardia

AREE DI COMPETENZA LIVELLI FORMATIVI

Assistenza di base Base Tecnico Laureato Post-laureato

Assistente familiare ●

Ausiliario socio-assistenziale ●

OSS ●

Accoglienza e servizio sociale

Assistente sociale ●

Socio-educativa

Operatore socio-educativo ● ●

Operatore qualificato ●

Educatore professionale sanitario (SNT/2) ●

Educatore professionale sociale (L18) ●

Mediazione

Mediatore culturale ●

Mediatore inserimento lavorativo ●

Mediatore penale e sociale ●

Mediatore familiare ●

Fonte: elaborazione IRS su dati Regione Lombardia, 2008

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

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Tabella 5. Profili per aree di competenza e livelli formativi in Campania, Lombardia, Lazio e Abruzzo

AREE DI COMPETENZA REGIONE

Assistenza di base Campania Lombardia Lazio Abruzzo

Assistente familiare

Certificazione

e competenze

(120 ore)

Qualifica

base

(da istituire)

Qualifica

base

(300 ore)

Qualifica

base

(da istituire)

Operatore socio-assistenziale (OSA, ASA)

Qualifica

base

(600 ore )

Qualifica

base

(800 ore)

ad

esaurimento

Qualifica

base

(400-600 ore)

Assistente specialistico handicap Qualifica

base (da ist.)

Operatore socio-sanitario (OSS)

Qualifica

base

(1000 ore)

Qualifica

base

(1000 ore)

Qualifica

base

(1000 ore)

Qualifica

base

(1000 ore)

Accoglienza e servizio sociale

Tecnico accoglienza sociale

Qualifica

tecnica

(1000 ore)

Assistente sociale Laurea Laurea Laurea Laurea

Socio-educativa

Operatore infanzia, educatore infanzia

Qualifica

tecnica

(1000 ore)

Tecnico/

Laurea

Animatore sociale – operatore socio

educativo

Qualifica

tecnica

(1000 ore)

Tecnico/

Laurea Laurea Tecnico

Operatore qualificato Laurea

Educatore professionale sanitario

(SNT/2)

Laurea

sanitaria

Laurea

sanitaria

Laurea

sanitaria

Laurea

sanitaria

Educatore professionale sociale (L18) Laurea

sociale

Laurea

sociale

Laurea

sociale

Laurea

sociale

Mediazione

Mediatore culturale

Qualifica

tecnica

(600)

Laurea

Qualifica

tecnica

(600)

Qualifica

tecnica

(600)

Tecnico-mediatore inserimento

lavorativo

Qualifica

tecnica

(1000)

Post-laurea

Mediatore familiare Qualifica Post-

Laurea (200) Post-laurea

Post-laurea

(da istituire)

Mediatore sociale, penale Laurea

Fonte: elaborazione Studio Come, IRS, Service Lazio 2000, 2008

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

55

ALLEGATO C. Offerta formativa regionale per i servizi sociali Tabella 1. Offerta formativa per i servizi sociali in Campania

Area Totale Profilo professionale Ore Provincia Totale

Operatori di base AV BN CE NA SA

Assistente familiare 120 10 7 30 54 31 132 Assistenza di

base 1407 Operatore

Socio-assistenziale 600 81 78 333 615 168 1275

Totale operatori di base 91 85 363 669 199 1407

Tecnico

Animatore sociale 1000 48 10 77 122 42 299 Socio-

educativa 573

Operatore dell’Infanzia 600/

1000 53 31 57 85 48 274

Accoglienza

e servizio

sociale

86 Tecnico accoglienza

sociale 1000 15 - 23 31 17 86

Tecnico inserimento

lavorativo 1000 16 - 8 25 19 68

Mediazione 243

Mediatore culturale 600 28 9 23 77 38 175

Totale operatori tecnici 160 50 188 340 164 902

Post-laureato/specializzato

Esperto in affido familiare 400 26 2 5 25 17 75

Accoglienza

e servizio

sociale

75

Mediatore familiare 220 27 20 47 125 58 277

Mediazione 277

Totale operatori specializzati 53 22 52 150 75 352

TOTALE CORSI 304 157 603 1159 438 2661

Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l. su dati Regione Campania, 2008

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

56

Tabella 2. Istruzione secondaria: Licei sociali in ambito regionale in Campania

Provincia Denominazione Tipologia Istituto Indirizzo

Guido Dorso

G. Della Valle

P. E. Imbriani

Istituto statale scienze sociali AV

P. E. Imbriani Istituto statale socio-psicopedagogico Brocca

B. Croce Ist. Mag.

Montesarchio

G. Guacci

Istituto statale socio-psicopedagogico Brocca BN

G. Guacci Ist. Mag. Bn Istituto statale scienze sociali

Alessandro Manzoni

L. Ped. Alvignano

Marcianise

Istituto statale pedagogico sociale

Niccolò Iommelli

Salvatore Pizzi

Taddeo De Sessa

Istituto statale socio-psicopedagogico Brocca CE

Marcianise

Salvatore Pizzi Istituto statale scienze sociali

Is. Alfonso Maria De’ Liguori

Artemisia Gentileschi

S. Cantone

Campanella

I.s. Albertini SS

Casamarciano

Don L. Milani

VIII Napoli

G. Mazzini

C. Levi

M. Serao

Fonseca

Di Nola Albertini

Villari

Di Scampia

Istituto statale socio-psicopedagogico

Brocca

NA

S. Cantone

I. M. Galilei

Campanella

Giov. Da Procida

M. Di Savoia

I.s. Albertini SS

Casamarciano

Don L. Milani

Istituto statale scienze sociali

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

57

Virgilio

M. Serao

Di Nola Albertini

Di Scampia

A. Galizia

I. Alfano

F. De Filippis

G. Roselli

G. Verga

P. Leto

Regina Margherita

T. Confalonieri

Istituto statale socio-psicopedagogico

Brocca

SA

A. Galizia

G. Verga

Ist. Mag. Torre Orsaia

Istituto statale scienze sociali

Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l. su dati del Ministero della Pubblica Istruzione, 2008

Tabella 3. Istruzione secondaria: Istituti tecnici per le attività sociali in Campania

Prov. Denominazione Tipologia Istituto Indirizzo

AV I.P.I.A. (sede principale) Istituto Statale

Istruzione Professionale Dirigenti di comunità

NA ITAS E. Di Savoia

ITF V. Emanuele

Istituto Statale

Istruzione Tecnica

Biologico (Brocca)

Dirigenti di comunità

SA S. Caterina da Siena Istituto Statale

Istruzione Tecnica

Dirigenti di comunità

Biologico

Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l. su dati del Ministero della Pubblica Istruzione, 2008

Tabella 4. Istruzione secondaria: Istruzione professionale per i servizi sociali in Campania

Prov. Istituto Qualifica Biennio

Post-qualifica

III area

Qualifica II livello

AV G. Giorgi

Operatore

servizi

sociali

Tecnico servizi

sociali

Mediatore culturale

Animatore sociale

IPC Arzano

IPSSCT Europa

IPSSCT D’Este NA

IPIA Enzo

Ferrari

Operatore

servizi

sociali

Tecnico servizi

sociali

SA IPSS Salerno

Operatore

servizi

sociali

Tecnico servizi

sociali Animatore sociale

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

58

Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l. su dati del Ministero della Pubblica Istruzione, 2008

IPSS Sarno

Operatore

servizi

sociali

Tecnico servizi

sociali

Addetto alla custodia e all’assistenza dei

bambini

Addetto all’assistenza dei minori a rischio

Addetto all’assistenza degli handicappati

Addetto all’accoglienza e all’assistenza

degli extracomunitari

Operatore per la cooperazione sociale

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

59

Tabella 5. Formazione universitaria: Corsi di laurea I e II livello e anni accademici di attivazione in Campania

Profilo Corso di Laurea I livello Classe di

laurea

Università

degli Studi

di Napoli

Federico II

Seconda

Università

degli Studi

di Napoli

Università

degli Studi

Suor Orsola

Benincasa

Università

degli Studi

di Napoli

L’Orientale

Università

degli Studi

di Salerno

Assistente

sociale Scienze del Servizio Sociale L6

2005-2006

2006-2007

2005-2006

2006-2007

Educatore

professionale

sociale

Educatore professionale (Scienze

dell’educazione e della formazione) L18

2005-2006

2006-2007

2005-2006

2006-2007

Educatore

professionale

sanitario

Educatore professionale (Scienze delle

professioni sanitarie della riabilitazione) SNT/2

2005-2006

2006-2007

2005-2006

2006-2007

Mediatore

culturale Scienze della mediazione linguistica L3

2005-2006

2006-2007

Sociologo Scienze Sociologiche L 36 2005-2006

2006-2007

2005-2006

2006-2007

Psicologo Scienze e tecniche psicologiche L 34 2005-2006

2006-2007 2005-2006

Corso di Laurea II livello

Assistente

sociale spec.

Programmazione e gestione delle politiche e

dei servizi sociali LS 57

2005-2006

2006-2007

2005-2006

2006-2007

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

60

Educatore

professionale

sanitario

specialista

Scienze delle professioni sanitarie e della

riabilitazione (Educatore professionale) SNT_SPEC/2

2005-2006

2006-2007

Programmazione e gestione dei servizi

educativi e formativi LS 56

2005-2006

2006-2007

Scienze dell’educazione degli adulti e della

formazione continua LS 65 2006-2007

2005-2006

2006-2007 Pedagogista

Scienze pedagogiche LS 87 2005-2006

2006-2007

Psicologo Laurea specialistica in psicologia LS 58 2005-2006

2006-2007

Sociologo Laurea specialistica in sociologia LS 89 2005-2006

2006-2007

2005-2006

2006-2007

Fonte: elaborazione Studio Come S.r.l., su dati MIUR 2008

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

61

Tabella 6. Formazione regionale: Corsi autofinanziati, annualità 2005-2007 in Abruzzo

Area Totale Profilo professionale Ore Provincia Totale

Operatori di base AQ TE CH PE

Assistente familiare 140 1 1

Assistente disabili 400 2 2

Operatrice di assistenza

extrascolastica per

disabili

400 1 1 2

Assistente anziani 400/600 3 1 4

Operatore Socio

Assistenziale 600 1 1 2 1 5

Operatore Socio Sanitario 1000 4 1 5

Assistenza di

base 27

OSS (riqualificazione) 400 3 1 4 8

Addetto alle dinamiche

educative prima infanzia 600 1 1 Socio-

educativa 2

Educatrice d’infanzia 400 1 1

Totale operatori di base 9 5 12 3 31

Tecnico

Addetto alle dinamiche

educative prima infanzia 1 1 Socio-

educativa 2

Animatrice di comunità 1 1

Mediatore culturale 400/600 1 2 1 4

Mediatore culturale

(aggiornamento) 60 1 1

Mediazione 6

Mediatore culturale

(riqualificazione) 120 1 1

Totale tecnici 1 3 4 8

Totale 10 8 16 3 37

Fonte: elaborazione Studio Come S.r.l., su dati Regione Abruzzo, 2008

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

62

Tabella 7. Istruzione secondaria: Licei sociali in Abruzzo

Provincia Denominazione Tipologia Istituto Indirizzo

G. Vico

Benedetto Croce

Vittorio Emanuele II

Istituto statale socio-psicopedagogico Brocca

AQ

G. Vico

Benedetto Croce Istituto statale scienze sociali

Cesare De Titta

I. Gonzaga

R. Pantini

Istituto statale socio-psicopedagogico Brocca

CH Cesare De Titta

I. Gonzaga

R. Pantini

Istituto statale scienze sociali

G. Marconi Istituto statale socio-psicopedagogico Brocca

PE G. Marconi

Istituto Omnicomprensivo Istituto statale scienze sociali

TE Giannina Milli Istituto statale socio-psicopedagogico Brocca

Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l. su dati del Ministero della Pubblica Istruzione, 2008

Tabella 8. Istruzione secondaria: Istituti tecnici per le attività sociali in Abruzzo

Provincia Denominazione Tipologia Istituto Indirizzo

AQ Elena Di Savoia Istituto Statale

Istruzione Tecnica

Dirigenti di comunità;

Biologico sanitario

CH De Giorgio Istituto Statale

Istruzione Professionale Dirigenti di comunità

PE F. P. Michetti Istituto Statale

Istruzione Professionale Dirigenti di comunità

TE L. Di Poppa Istituto Statale

Istruzione Professionale Dirigenti di comunità

Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l. su dati del Ministero della Pubblica Istruzione, 2008

Tabella 9. Istruzione secondaria: Istruzione professionale per i servizi sociali in Abruzzo

Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l. su dati del Ministero della Pubblica Istruzione, 2008

Prov. Istituto Qualifica Biennio Post-qualifica III area

Qualifica II livello

CH De Giorgio

Operatore

servizi

sociali

Tecnico servizi sociali Esperto animatore comunità

infantili

PE F. P.

Michetti

Operatore

servizi

sociali

Tecnico servizi sociali Esperto di comunità

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

63

Tabella 10. Formazione universitaria: Corsi di laurea I e II livello in Abruzzo

Profilo Corso di Laurea I

livello

Classe

di

laurea

Università

degli Studi

D’Annunzio

Chieti e

Pescara

Università

degli

Studi de

L’Aquila

Università

degli

Studi di

Teramo

Assistente sociale Scienze del Servizio

Sociale L6

2005-2006

2006-2007

2005-2006

2006-2007

Educatore professionale

sociale

Scienze dell’educazione

e della formazione L18

2005-2006

2006-2007

2005-2006

2006-2007

Educatore professionale

sanitario

Professioni sanitarie

della riabilitazione SNT/2

2005-2006

2006-2007

2005-2006

2006-2007

Mediatore culturale Scienze della

mediazione linguistica L3

2005-2006

2006-2007

2005-2006

2006-2007

Psicologo Scienze e tecniche

psicologiche L 34

2005-2006

2006-2007

2005-2006

2006-2007

Sociologo Scienze sociologiche L 36 2005-2006

2006-2007 2005-2006

Corso di Laurea II

livello

Assistente sociale

Programmazione e

gestione delle politiche

e dei servizi sociali

LS 57 2005-2006

2006-2007

2005-2006

2006-2007

Educatore sociale

Programmazione e

gestione dei servizi

educativi e formativi

LS 56 2006-2007

Pedagogista Scienze pedagogiche LS 87 2006-2007

Mediatore culturale

Lingue e letterature

moderne

euroamericane

LS42 2005-2006

2006-2007

Psicologo Laurea specialistica in

psicologia LS 58

2005-2006

2006-2007

Sociologo Laurea specialistica in

sociologia LS 89

2005-2006

2006-2007

Fonte: elaborazione Studio Come S.r.l., su dati MIUR 2008

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

64

Tabella 11. Formazione universitaria: Corsi di laurea I e II livello nel Lazio

Profilo Corso di Laurea I livello

Classe

di

laurea

Università

La Sapienza

Università

Tor Vergata

Università

Roma 3 Lumsa

Università

della Tuscia

Università

degli Studi

di Cassino

Assistente

sociale Scienze del Servizio Sociale L6

2005-2006

2006-2007

2005-2006

2006-2007

2005-2006

2006-2007

Educatore

professionale

sociale

Scienze dell’educazione e

della formazione L18

2005-2006

2006-2007

2005-2006

2006-2007

2005-2006

2006-2007

2005-2006

2006-2007

2005-2006

2006-2007

Educatore

professionale

sanitario

Professioni sanitarie della

riabilitazione SNT/2

2005-2006

2006-2007

Mediatore

culturale

Scienze della mediazione

linguistica L3

2005-2006

2006-2007

2005-2006

2006-2007

Psicologo Scienze e tecniche

psicologiche L 34

2005-2006

2006-2007

2005-2006

2006-2007

Sociologo Scienze sociologiche L 36 2005-2006

2006-2007

Corso di

Laurea II

livello

Assistente

sociale

Programmazione e gestione

delle politiche e dei servizi

sociali

LS 57 2005-2006

2006-2007

2005-2006

2006-2007

2005-2006

2006-2007

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

65

Programmazione e gestione

dei servizi educativi e

formativi

LS 56 2005-2006

2006-2007

2005-2006

2006-2007

2005-2006

2006-2007

Scienze dell’educazione degli

adulti e della formazione

continua

LS 65 2005-2006

2006-2007

Pedagogista

Scienze pedagogiche LS 87

Mediatore

culturale

Lingue straniere e

comunicazione

internazionale

LS43

Psicologo Laurea specialistica in

psicologia LS 58

2005-2006

2006-2007

2005-2006

2006-2007

Sociologo Laurea specialistica in

sociologia LS 89

2005-2006

2006-2007

Fonte: elaborazione Service Lazio 2000, su dati MIUR 2008

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

66

Tabella 12 . Istruzione secondaria: Istituti professionali in Lombardia

Provincia Denominazione N

C. Caniana

Ist.Prof. Servizi Sociali

Dalmine

Ponte San Pietro

BG

Ipc "Lotto"" Trescore B."

5

Istituto Professionale Paritario Maddalena Di Canossa

Breno (Sez.Ass.I.S.Tassara)

Sraffa - Brescia

Gardone Vt (Sez.Ass.I.S.Levi Sarezzo)

BS

Giovanni Falcone

5

Ist.Legalmente Ric. Dante Alighieri Attivita' Sociali

Ist.Paritario Matilde Di Canossa I.P.Servizi Sociali 2

I.P.S. Comm. E Turis. G.Pessina CO

G.Pessina 2

Istituto Professionale Per I Servizi Sociali Sacra Famiglia

P.Sraffa CR Einaudi

3

Casa Degli Angeli

Graziella Fumagalli LC I.P.

3

Lodi L.Einaudi 1

Istituto Superiore Bonomi-Mazzolari Mantova

Ipss Viadana 2

Maria Ausiliatrice - Milano

Marisa Bellisario

L. Milani

Oriani-Mazzini -Milano

Cavalieri

Frisi

Kandinsky

A. Olivetti

Erasmo Da Rotterdam

Milani

MI

A. Olivetti

11

Istituto Tecnico Per Attivita' Sociali Blaise Pascal

Ciro Pollini - Mortara PV L.Cossa - Pavia

3

SO 1

P.Verri

Ipssct

Antonio Parma

L.Einaudi

VA

S.Marta (Qualifica E Post-Qualifica)

5

Fonte: elaborazione IRS su dati del Ministero della Pubblica Istruzione, 2008

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

67

Tabella 13. Istruzione secondaria: Istituti tecnici per le attività sociali (Dirigenti di comunità)

in Lombardia

Provincia Denominazione N

C. Caniana BG

Dalmine 2

Breno (Sez.Ass.I.S. Tassara)

Sraffa - Brescia

Bagatta - Desenzano BS

Gardone Vt (Sez.Ass.I.S. Levi Sarezzo)

4

Caio Plinio Secondo

G.Pessina 2

Teresa Ciceri

G.D.Romagnosi

Jean Monnet

CO

Menaggio

4

CR E. Beltrami 1

LC Giovanni Bertacchi 1

LO L.Einaudi 1

MN Itas Mantegna Mn 1

Giulio Natta

C.Correnti

Cavalieri

Daniele Marignoni - Marco Polo

F.Besta

Frisi

MI

Kandinsky

7

PV L.Cossa - Pavia 1

VA Marie Curie (Con Sez.Magistr.) 1

Fonte: elaborazione IRS su dati del Ministero della Pubblica Istruzione, 2008

Tabella 14. Istruzione secondaria: Licei sociali in Lombardia

Provincia Denominazione Tipologia Istituto N

Giovanni Falcone

Istituto Magistr. Suardo

Liceo Scienze Sociali

Liceo Scienze sociali 3

Albino

Istituto Magistr. Suardo

Ponte San Pietro

Presezzo

Don Lorenzo Milani

Trescore Balneario

BG

Zogno

Liceo socio psico-pedagogico 7

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

68

Istituto D'istruzione Superiore

C.Golgi

Gambara - Brescia

Bagatta - Desenzano

Ghedi (Sez.Ass.I.S. Capirola Leno)

Manerbio (Sez.Ass.I.S. Pascal)

Palazzolo S/O (Sez.Ass.I.S. Marzoli)

Enrico Fermi

Liceo Scienze sociali 8 BS

Gambara - Brescia Liceo socio psico-pedagogico 1

Teresa Ciceri

Carlo Porta Liceo Scienze sociali 2

Teresa Ciceri CO

Carlo Porta Liceo socio psico-pedagogico 2

Alessandro Racchetti

S.Anguissola Liceo Scienze sociali 2

Alessandro Racchetti CR

S.Anguissola Liceo socio psico-pedagogico 2

Giovanni Bertacchi Liceo Scienze sociali 1

Alessandro Greppi LC

Giovanni Bertacchi Liceo socio psico-pedagogico 2

Maffeo Vegio Liceo scienze della formazione 1 Lodi

Maffeo Vegio Liceo Scienze sociali 1

Ist.Mag.Le Isabella D'Este Mn Liceo scienze della formazione 1

Ist.Mag.Le Isabella D'Este Mn Mantova

Ist.Mag.Le Manzoni Suzzara Liceo Scienze sociali 2

Carlo Tenca

Clemente Rebora Liceo scienze della formazione 2

G.B.Vico

Agnesi

Carlo Tenca

Virgilio

Carlo Porta

Clemente Rebora

Giuseppe Parini

Liceo Scienze sociali 7

B.Pascal

Ist. Tec. Stat. Ad Ordinamento

Speciale

Kandinsky

Agnesi

Kandinsky

MI

Giuseppe Parini

Liceo socio psico-pedagogico 6

Adelaide Cairoli - Pavia Liceo Scienze sociali 1 PV

Adelaide Cairoli - Pavia Liceo socio psico-pedagogico 1

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

69

SO Lena Perpenti Liceo socio psico-pedagogico 1

Marie Curie (Con Sez.Magistr.) Liceo Scienze sociali 1

Stefano Maria Legnani

Marie Curie (Con Sez.Magistr.) VA

Alessandro Manzoni

Liceo socio psico-pedagogico 3

Fonte: elaborazione IRS su dati del Ministero della Pubblica Istruzione, 2008

Tabella 15. Istruzione e formazione tecnico superiore in Lombardia

Prov Profilo Ore Allievi Ente Gestore Altri Soggetti

MI

Tecnico superiore

per L'assistenza

alla Direzione si

Strutture Ricettive

(In Ambito Socio -

Assistenziale)

1200 20 Associazione Nostra

Famiglia

Fondazione Luigi Clerici, Università

Cattolica del Sacro Cuore,

Fondazione Istituto Sacra Familglia

di Milano, Fondazione Don C.

Gnocchi, Consorzio Farsi Prossimo

Milano, Unione Nazionale Istituzioni

Iniziative Assistenza Sociale

(UNEBA) Milano, Società

Cooperativa Galdus, Associazione La

Strada, IPSSCT Oriani Mazzini

Milano, IPSSCTS Bellisario Inzago,

IPSSCT Paolo frisi Milano, IPSSCT

Piero Sraffa Crema, IPSC Piero

Sraffa Brescia, IIS Bertacchi Lecco.

MI

Tecnico superiore

per

l'amministrazione

economico

finanziaria ed il

controllo di

gestione

(nell'ambito delle

strutture socio

assistenziali)

1200 20 Ente Galdus

Fondazione Luigi Clerici, Università

Cattolica del Sacro Cuore,

Fondazione Istituto Sacra Familglia

di Milano, Fondazione Don C.

Gnocchi, Consorzio Farsi Prossimo

Milano, Unione Nazionale Istituzioni

Iniziative Assistenza Sociale

(UNEBA) Milano, Associazione

Nostra Famiglia, Associazione La

Strada, IPSSCT Oriani Mazzini

Milano, IPSSCTS Bellisario Inzago,

IPSSCT Paolo frisi Milano, IPSSCT

Piero Sraffa Crema, IPSC Piero

Sraffa Brescia, IIS Bertacchi Lecco.

Fonte: elaborazione IRS su dati Regione Lombardia, 2008

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

70

Tabella 16. Formazione universitaria: Corsi di laurea I e II livello in Lombardia

P Corso di Laurea I

livello

Classe

di

laurea

Univ.

degli

Studi di

Milano

Univ.

degli

Studi

Milano

Bicocca

Univ.Catt

olica del

Sacro

Cuore

IULM

Univ.

degli

Studi

Insubria

VR-CO

Univ.

degli

Studi di

Brescia

Univ.

degli

Studio di

Bergamo

Univ.

degli

Studi di

Pavia

Univ.

Vita

Salute S.

Raffaele

A Scienze del Servizio

Sociale L6

05-06

06-07

05-06

06-07

EP

soc.

Scienze

dell’educazione e

della formazione

L18 05-06

06-07

05-06

06-07

05-06

06-07

EP

san.

Professioni sanitarie

della riabilitazione SNT/2

05-06

06-07

05-06

06-07

05-06

06-07

M

Scienze della

mediazione

linguistica

L3 05-06

06-07

05-06

06-07 05-06

06-07

05-06

06-07

P Scienze e tecniche

psicologiche L 34

05-06

06-07

05-06

06-07

05-06

06-07

05-06

06-07

05-06

06-07

S Scienze sociologiche L 36 05-06

06-07

05-06

06-07

Corso di Laurea II

livello

A

Programmazione e

gestione delle

politiche e dei servizi

sociali

LS 57 05-06

06-07

05-06

06-07

05-06

06-07

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

71

Programmazione e

gestione dei servizi

educativi e formativi

LS 56 05-06

06-07

Scienze

dell’educazione degli

adulti e della

formazione continua

LS 65 05-06

06-07

05-06

06-07

PE

Scienze pedagogiche LS 87 05-06

06-07

05-06

06-07

05-06

06-07

M

Lingue straniere e

comunicazione

internazionale

LS43 05-06

06-07

05-06

06-07

05-06

06-07

P Laurea specialistica in

psicologia LS 58

05-06

06-07

05-06

06-07

05-06

06-07

05-06

06-07

05-06

06-07

S Laurea specialistica in

sociologia LS 89

05-06

06-07

05-06

06-07

05-06

06-07

Fonte: elaborazione IRS, su dati MIUR 2008

Legenda Tabella 16: Nella prima colonna P su sfondo grigio=Profilo; A=Assistente sociale; EP soc.=Educatore professionale sociale; EP san.

=educatore professionale sanitario; M=Mediatore culturale; P=Psicologo; S=Sociologo; PE=Pedagogista

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

72

ALLEGATO D. Normativa regionale Tabella 1. Norme sui requisiti per autorizzazione e accreditamento servizi in Campania

NORME AUTORIZZAZIONE AL FUNZIONAMENTO

Norme Settore Figure Professionali

D.G.R. 7301/2001

Modifiche ed integrazioni alla DGR

3958/2001contenente”Definizione dei requisiti

strutturali tecnologici ed organizzativi minimi

per l’autorizzazione alla realizzazione e

dell’esercizio delle attività sanitarie e socio

sanitarie delle strutture pubbliche e private e

approvazione delle procedure di autorizzazione

Residenze Sanitarie

Assistenziali (RSA)

- personale di assistenza alle

persone

- personale di assistenza

sociale

D.G.R. 6317/2002

Linee di indirizzo per l’accoglienza familiare e

comunitaria di minori in difficoltà personali e

socio – familiari. Servizi residenziali.

Regolamentazione

Servizi residenziali

per minori

- educatori

- professionalità psico-socio-

pedagogiche

- personale educativo

D.G.R. 711/2004

Linee di indirizzo concernenti le strutture

residenziali e semi residenziali, la loro

catalogazione tipologica, i requisiti

organizzativi, funzionali e strutturali, le

procedure di autorizzazione al funzionamento

Strutture residenziali

e semi residenziali

socio-assistenziali

per minori, per

anziani e disabili

- personale di assistenza e di

sostegno alle persone

- personale di assistenza

sociale

- educatore professionale

- volontari e giovani del

servizio civile

D.G.R. 2003/2004

Rettifica alla D.G.R.C. n. 711 del 14 maggio

2004- Linee di indirizzo concernenti le strutture

residenziali e semi residenziali, la loro

catalogazione tipologica, i requisiti

organizzativi, funzionali e strutturali, le

procedure di autorizzazione al funzionamento

Strutture residenziali

e semi residenziali

socio-assistenziali

per minori, per

anziani e disabili

- personale di assistenza e di

sostegno alle persone

- personale di assistenza

sociale

- educatore professionale

- volontari e giovani del

servizio civile

D.G.R. 304/2005

Proroga dei termini concernenti l’adeguamento

delle strutture residenziali e semi residenziali

socio-assistenziali

Strutture residenziali

e semi residenziali

socio-assistenziali

- personale di assistenza e di

sostegno alle persone

- personale di assistenza

sociale

- educatore professionale

- volontari e giovani del

servizio civile

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

73

D.G.R. 6/2006

Regolamento concernente i servizi residenziali e

semiresidenziali per anziani, persone

diversamente abili e minori

Strutture residenziali

e semi residenziali

socio-assistenziali

per minori, per

anziani e disabili

- educatore professionale

- assistente sociale

- psicologo

- operatore sociale

- animatore sociale

- altre figure professionali e

volontari

D.G.R. 941/2006

Regolamento concernente i servizi residenziali e

semiresidenziali per anziani, persone con

disabilità e minori- approvazione proposta al

Consiglio Regionale e ulteriori provvedimenti

Strutture residenziali

e semi residenziali

socio-assistenziali

per minori, per

anziani e disabili

- educatore professionale

- assistente sociale

- psicologo

- operatore sociale

- animatore sociale

- altre figure professionali e

volontari

Fonte: elaborazione Studio Come srl su normativa regione Campania, 2008

Tabella 2. Norme sui requisiti per autorizzazione e accreditamento servizi in Abruzzo

NORME DI AUTORIZZAZIONE AL FUNZIONAMENTO

Norme Settore Figure Professionali

LR 75/82

Interventi promozionali per la realizzazione e il

potenziamento dei servizi socio-assistenziali a

favore delle persone anziane

Servizi socio-

assistenziali e

residenziali per gli

anziani

Operatore sociale del

servizio di assistenza

domiciliare

Personale di assistenza alla

vita di relazione

LR 76/2000

Norme in materia di servizi educativi per la

prima infanzia e successive modifiche e

integrazioni

Servizi residenziali per

minori

Educatore d’infanzia

Educatore domiciliare

Addetto ai servizi generali

Coordinatore psico-

pedagogico

LR 2/2005

Disciplina delle autorizzazioni al funzionamento e

dell’accreditamento di soggetti eroganti servizi

alla persona

Strutture e servizi socio-

assistenziali, socio-

sanitari e socio-

educativi

Operatore sociale

Operatore socio-sanitario

Operatore socio-educativo

LR 32/2007

Norme regionali in materia di autorizzazione,

accreditamento istituzionale e accordi

contrattuali delle strutture sanitarie e socio-

sanitarie pubbliche e private

Residenze Sanitarie

Assistenziali (RSA)

Personale di assistenza

sociale

Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l. su normativa regione Abruzzo, 2008

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

74

Tabella 3. Norme sui requisiti per l’autorizzazione al funzionamento dei servizi nel Lazio

NORME AUTORIZZAZIONE AL FUNZIONAMENTO

Norme

Figure professionali

L.R. 41 2003

Norme in materia di autorizzazione

all'apertura ed al funzionamento di

strutture che prestano servizi socio-

assistenziali

Strutture a ciclo residenziale

- minori

- disabili

- anziani

- persone con problematiche

psico-sociali

- Figure qualificate in relazione

alla tipologia del servizio

prestato e alle caratteristiche e

ai bisogni dell’utenza

- Un coordinatore responsabile

della struttura e del servizio

prestato

Case famiglia per adulti con

disabilità

Comunità alloggio per adulti

con disabilità

- responsabile

- operatori socio-sanitari

- educatore professionale

- assistente sociale

Strutture semi-residenziali

per adulti con disabilità

- responsabile

- operatori socio-sanitari

- educatori professionali

Casa famiglia per anziani

Comunità alloggio per

anziani

Case di riposo

- responsabile

- Operatori socio-sanitari

- assistente sociale

- educatore professionale

Casa-albergo per anziani - responsabile

- Operatori socio-sanitari

D.G.R. 1305 2004

Autorizzazione all'apertura ed al

funzionamento delle strutture a ciclo

residenziale e semiresidenziale che

prestano servizi socio-assistenziali.

Requisiti strutturali e organizzativi

integrativi rispetto ai requisiti previsti

dall'articolo 11 della L.R. n. 41/2003

Struttura a ciclo semi-

residenziale per anziani

- responsabile

- Operatori socio-sanitari

- Educatore professionale

Centro diurno per persone

con disabilità

- coordinatore responsabile

- operatori socio-sanitari

- educatori professionali

- assistente sociale

D.G.R. 1304 2004

Requisiti per il rilascio

dell'autorizzazione all'apertura ed al

funzionamento delle strutture che

prestano servizi di Mensa sociale e di

Accoglienza notturna, Servizi per la

vacanza, Servizi di pronto intervento

assistenziale e Centri diurni, di cui

all'articolo 2, lettera a), punto 2, della

L.R. n. 41/2003

Servizi per la vacanza per

adulti con disabilità

- responsabile

- operatori socio-sanitari

L.R. 1 settembre 1993, n. 41

Organizzazione, funzionamento e

realizzazione delle residenze sanitarie

assistenziali

Residenze sanitarie

assistenziali (RSA)

- psicologi

- personale di assistenza di

base, di attività occupazionale,

di animazione e di raccordo con

la famiglia d’appartenenza

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

75

Del. G. R. 14-7-2006 n. 424

Legge regionale 3 marzo 2003, n. 4.

Requisiti minimi per il rilascio delle

autorizzazioni all'esercizio di attività

sanitarie per strutture sanitarie e

socio-sanitarie

Residenze sanitarie

assistenziali (RSA)

Personale rivolto a fornire

ospitalità, prestazioni

assistenziali di recupero

funzionale e di inserimento

sociale nonché di prevenzione

dell'aggravamento del danno

funzionale per patologie

croniche

DGR 19-6-2007 n. 433

Indicazioni e interventi per la

realizzazione di iniziative tese ad

integrare le attività sanitarie e

sociosanitarie. Incentivazione dei

processi di de-ospedalizzazione nella

Regione Lazio

Dimissioni protette

figure della rete territoriale

(assistenti sociali di CAD-ASL e

dei Servizi Sociali ecc.)

Fonte: Service Lazio 2000 su normativa Regione Lazio, 2008

Tabella 4. Titoli riconosciuti per l’operatore qualificato in Lombardia

Comunità

Responsabile

Operatore qualificato

Pedagogico-

riabilitative

1° soglia

diploma di Educatore

professionale, diploma di

Assistente Sociale, laurea in

pedagogia/scienze dell'educazione,

sociologia, medicina, psicologia o

altre lauree in materie

umanistiche, baccelierato, corso

IREF

diploma di Educatore professionale,

diploma di Assistente Sociale, laurea

in pedagogia/scienze

dell'educazione, sociologia,

medicina, psicologia o altre lauree in

materie umanistiche, baccelierato,

Pedagogico-

riabilitative

2° soglia

diploma di Educatore

professionale, diploma di

Assistente sociale o laurea in

pedagogia/scienze dell'educazione,

sociologia.

diploma di Educatore professionale,

laurea in pedagogia/scienze

dell'educazione

Terapeutico-

riabilitative

1^ soglia

diploma di Educatore

professionale, diploma di

Assistente Sociale,laurea in

pedagogia/scienze dell'educazione,

sociologia, medicina, psicologia o

altre lauree umanistiche,

baccelierato, può coincidere con

un operatore qualificato

diploma di Educatore professionale,

diploma di Assistente Sociale,laurea

in pedagogia/scienze

dell'educazione, sociologia,

medicina, psicologia o altre lauree

umanistiche, baccelierato,

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

76

Terapeutico-

riabilitative

2^ soglia

laurea in medicina,

pedagogia/scienze dell'educazione,

sociologia, psicologia, ed in

possesso di comprovata esperienza

lavorativa nell'ambito delle

dipendenze.

Educatore professionale,laureato in

pedagogia,/scienze dell'educazione,

psicologia

Fonte: elaborazione IRS su normativa Regione Lombardia, 2008

Tabella 5. Norme sui requisiti per autorizzazione e accreditamento servizi in Lombardia

NORME AUTORIZZAZIONE AL FUNZIONAMENTO

Norme

Settore

Figure Professionali

Circolare 29, 11 agosto 2003

Progetto Regionale Dipendenze - Accreditamento servizi

residenziali e semiresidenziali

DGR 12621, 7 aprile 2003

Determinazione dei requisiti standard per

l'autorizzazione al funzionamento e l'accreditamento dei

servizi privati e pubblici per l'assistenza alle persone

dipendenti da sostanze illecite e lecite

(art.12 comma 3 e 4 l.r. 31/97) e indirizzi programmatici

DGR 41878, 12 marzo 1999

Definizione dei requisiti e delle modalità per

l'autorizzazione al funzionamento e l'accreditamento

delle strutture riabilitative e reinserimento di soggetti

tossicodipendenti

dipendenze

responsabile

operatore qualificato

operatore di supporto

Circolare 45, 18 ottobre 2005

Attuazione della dgr 20588 dell’ 11.02.05 “ Definizione

dei requisiti minimi strutturali ed organizzativi di

autorizzazione al funzionamento dei servizi sociali per la

prima infanzia”: indicazioni, chiarimenti, ulteriori

specificazioni

DGR 20588, 11 febbraio 2005

Definizione dei requisiti minimi strutturali e

organizzativi di autorizzazione al funzionamento dei

servizi sociali per la prima infanzia

DGR 20762, 16 febbraio 2005

Definizione dei requisiti minimi strutturali e

organizzativi per l’autorizzazione al funzionamento dei

servizi sociali di accoglienza residenziale per minori

minori

coordinatore

operatore socio

educativo

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77

DGR 20943, 16 febbraio 2005

Definizione dei criteri per l'accreditamento dei servizi

sociali per la prima infanzia, dei servizi sociali di

accoglienza residenziali per minori e dei servizi sociali

per persone disabili

DGR 6678, 29 febbraio 2008

Sperimentazione dei requisiti di

autorizzazione/accreditamento di servizio innovativo

denominato "SERVIZIO DI FORMAZIONE

ALL'AUTONOMIA PER MINORI" finalizzato al sostegno

di minori in situazione di disagio nei percorsi di crescita

responsabile

tutor

DGR 2594, 11 dicembre 2000

Determinazioni in materia di autorizzazione al

funzionamento del servizio per le attività consultoriali in

ambito materno infantile

minori

psicologo

assistente sociale

DGR 7435, 14 dicembre 2001

Requisiti per l'autorizzazione al funzionamento e per

l'accreditamento delle Residenze Sanitario Assistenziali

per anziani (R.S.A.)

Animatori

Operatori addetti

all’ospite (ASA-OTA)

OSS

DGR 12618, 7 aprile 2003

Definizione degli standard di personale per

l’autorizzazione al funzionamento e l’accreditamento

delle Residenze Sanitario Assistenziali per anziani

(R.S.A.) e prima revisione del sistema di remunerazione

regionale

Animatore

operatore socio

educativo

educatore professionale

ASA/OTA

OSS

DGR 8494 22marzo 2002

Requisiti per l’autorizzazione al funzionamento e

l’accreditamento dei Centri diurni integrati (C.D.I.)

anziani

animatore/educatore

ASA/OTA

OSS

DGR 12620, 7 aprile 2003

Definizione della nuova unità di offerta Residenza

Sanitaria Assistenziale per persone con Disabilita (RSD)

ASA

figure professionali

appartenenti all'area

educativa

psicologo

OSS

DGR 18334, 23 luglio 2004

Definizione della nuova unità di offerta Centro Diurno

per persone con Disabilità (CDD): requisiti per

l'autorizzazione al funzionamento e per l'accreditamento

ASA/OTA

OSS

figure professionali

appartenenti all'area

educativa

psicologo

DGR 20763, 16 febbraio 2005

Definizione dei requisiti minimi strutturali e

organizzativi per l’autorizzazione al funzionamento dei

servizisociali per le persone disabili

disabili

coordinatore

operatore socio

educativo

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Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali

78

DGR 20943, 16 febbraio 2005

Definizione dei criteri per l'accreditamento dei servizi

sociali per la prima infanzia, di servizi sociali di

accoglienza residenziale per minori e dei servizi sociali

per persone disabili

coordinatore

operatore socio

educativo

DGR 7433, 13 giugno 2008

Definizione dei requisiti minimi per il funzionamento

delle unita' di offerta sociale "servizio di formazione

all'autonomia per le persone disabili"

coordinatore

operatore socio

educativo

Fonte: elaborazione IRS su normativa Regione Lombardia, 2008


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