Date post: | 17-Mar-2016 |
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InTerVIeW
Emilio previtali
PHOTOSHOOTer
damiano levati
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markus Eder
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ChamonixTeCnICa
park si giraBIG PrO
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ES_Freeskier_420x297_cs55.indd 1 02/09/11 15.02
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direttore:Alessandro Mazzoleni
Hanno collaboratoin questo numero:Luca BelottiSergio CarminatiNicholas GarattiniGianmaria VeroneseStefano BuzziLorenzo PedroliEmilio PrevitaliDamiano LevatiMarkus EderFranz PeriniCarolina BagnatoMael BonfrigaMassimo BraconiMarco EydallinMattia Bericchia
n. 5 - anno 2
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WINTER
SEASON
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AK, AlienWorkshop, Altamont, Analog, Anon, Armada, Bastard, Bern, Bones, Burton, Dakine, DC, Deeluxe, Drake, DVS, Element, Eletric, Emerica, Etnies, Fallen, Forum, FullTilt, Giro, Grenade, Habitat, Hubba, Indipendent, Iuter, K2, LIBtech, Line, Nike SB, Nitro, Northwave, Oak-ley, PlanB, Raiden, Red, Ride, Rossignol, Salomon, SantaCruz, Special-Blend, Spy, TheNorthFace, Vans, Venture, Volcom, Vonzipper, WESC, Airblast, Bataleon, capita, Carhart, Foursquare, Gnu, L1, Lobster, Nike Snowboarding, Nixon, Union, Vonzipper, Yes, Zero, Quicksilver, TSG
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Sport, espressione creativa o puro virtuosismo atletico?
Un po’ tutte e tre le cose, il mondo del freeski affascina sempre di più
proprio per la sua natura molteplice che fonde tecnica e creatività.
In questo manuale trovate tutto quello che un buon freeskier
dovrebbe sapere: dalle attività propedeutiche per iniziare a girare
alla spiegazione dei trick suddivisi per livelli di difficoltà
a una descrizione dei migliori park italiani ed europei.
Un ottimo supporto teorico per rendere la pratica
ancora più divertente e stilosa.
freeSkI - la nuova scuola del freestyle
Massimo Braconi - Dimitri Sartor
In lIBrerIa!
L’Italia è ufficialmente spaccata in due.
No, non sono diventato un rivoluzionario padano ma forse è più corretto dire che le Alpi sono spaccate in due.
Ad Ovest dell’arco alpino badilate di neve, al centro e ad est si scarseggia. Forse ci siamo abituati troppo bene
gli anni passati, forse non ci accontentiamo mai o forse abbiamo solamente una voglia matta di inverno.
è questo il punto, l’inverno.
Il freddo, l’attitudine a vivere in modo differente dalle altre stagioni, a pensare in modo diverso
e ad avere i pensieri rivolti nella maggior parte alle attività invernali.
Abbiamo voglia di neve fresca, quello è fuori discussione. Ma forse non solo da sciare, anche da guardare
mentre scende, da ascoltare nel silenzio o accompagnata ogni tanto da quel brusio fastidioso dei cavi
dell’alta tensione.
Scatta in tutti la molla dell’ansia da neve fresca, il solito e frenetico palleggiare tra un sito meteo, una mappa
epson e qualche proverbio di un vecchio mandriano local per la ricerca del giorno giusto.
Sembra che sul finale dell’autunno impazziscano tutti e la cosa diventa ancora più divertente nel percepire
l’agitazione di massa. Ci sono dentro anche io fino al collo, senza fare differenze o pontificare troppo.
Ormai è imminente il perido natalizio, chi può si sposta nella propria casa di montagna, altri gironzolano
per le alpi aspettando le migliori precipitazioni ma la cosa che accomuna tutti è stare in montagna.
Certo, la montagna, quella che piace a tutti, specialmente durante l’inverno e che ci da la possibilità
di fare le più svariate attività.
Gang di ragazzini con bandane da rapina e felpe 3xl tall che invadono gli snowpark, Telemarker filosofeggianti
e non che discutono di tecniche nuove, talloni liberi e sci adatti, Freerider che pontificano su rocker, camber,
arva ,pala e sonda, Alpinisti che snobbano le piste e vanno a trovare la quiete negli itinerari backcountry,
Mazzinga incazzati neri alle 7 della mattina che devono infilarsi gli scarponi flex 300 e pigliare freddo in tutina
ed improbabili completi con bermuda aderenti e giubbini da aspiranti Casey Stoner, turisti dell’ultimo minuto,
famigliole con bambini in lacrime, maestri, bobbisti e amici vari.
Ci sono tutti, più o meno.
Tutti hanno lo stesso obiettivo: divertirsi!
Sembra banale ma in fondo è così... almeno per me.
Have Fun e Buon Natale!
Skier: Ale Mazzoleni // Spot: Oloppof // Foto: Luca Belotti
Have Funeditoriale
Di Alessandro Mazzoleni
SoM-
Mario
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incontriamo Emilio previtali
64Euro trip
il buen retiro di Campiglio
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incontriamo Emilio previtali
Euro FrEEridE
les liaisons dangeureuses
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il buen retiro di Campiglio
i ConsiGli di...
massimo Braconi
massimo Braconi
tElEmarK & Co
telemark da mangiare
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les liaisons dangeureuses
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markus Eder
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telemark da mangiare
sound sElECtion
prayers from the dark
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markus Eder
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damiano levati
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parK, si Gira!
switch Cork 540 e switch in
50Euro trip
senales Experience
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58Euro trip
intErviEw
tJ schiller si racconta
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switch Cork 540 e switch in
vidEo sElECtion
i video che ci gasano di più
i video che ci gasano di più
stYlE
le proposte di sergio Carminati
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skier: markus Eder
spot: vars
Foto: Courtesy smith
parK, si Gira!
switch Cork 540 e switch in
vidEo sElECtion
i video che ci gasano di più
stYlE
le proposte di sergio Carminati
INVESTI IN SICUREZZA
26/27 Novembre 2011Breuil-Cervinia 3 Dicembre 2011INSIDE Safe & Ride, Passo San Pellegrino17/18 Dicembre 2011Passo del Tonale15/16 Gennaio 2012Monterosa Ski, Gressoney
21/22 Gennaio 2012Engadin Silvaplana Corvatsch27/28 Gennaio 2012Pila (tappa in fase di definizione)
4/5 Febbraio 2012Sauze d’Oulx17/18 Marzo 2012Bardonecchia
PER INFORMAZIONI E ISCRIZIONI:www.mysticfreeride.come-mail:[email protected]
SAFETY CAMP
DEMO TEST
PROGRAMMA
DEMO TEST
SUPPORTER
PARTNER
MEDIA PARTNER
INVESTI IN SICUREZZA
DEMO TEST
Data la nostra amicizia
fare un’intervista ad Emilio
è un po’ come limonare
mia cugina... strano!
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Intervista: Alessandro Mazzoleni
Spot: norvegia // Photo: Kris erickson
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// Finalmente la stagione è iniziata e sono tutti
scalpitanti, che progetti hai in cantiere?
Veramente a me sembra che le stagioni non finiscano
mai. In cantiere ho un sacco di bei viaggi, alcuni pura-
mente alla caccia di belle linee e neve fresca, altri più
alpinistici, più expedition style. Molti viaggi in Nord Ame-
rica Alaska inclusa, una spedizione su una montagna
vicina al circolo polare artico, quello che capita in Eu-
ropa, dove nevicherà bene, quando nevicherà bene.
E poi Japan, spero.
// Fare l’atleta è un lavoro bellissimo, ma che richiede
molta costanza, come imposti i tuoi allenamenti?
In realtà sono gli allenamenti che impostano me, non
viceversa. La stagione estiva serve come preparazione
a quella invernale e quella invernale è la preparazione
a quella estiva. D’estate cerco di progredire organica-
mente e di rimotivarmi, d’inverno cerco il più possibi-
le di stare sulla neve, a me piace da matti stare sulla
neve. Fisso degli obiettivi di anno in anno e poi cerco
di fare tutto il ragionevole per raggiungerli, a volte ci
riesco, a volte no. Nel caso aggiusto il tiro.
// Oltre agli allenamenti un rider professionista
di cosa si deve occupare?
Diciamo che gli allenamenti sono il presupposto per
fare in modo che questa cosa di sciare o meglio an-
dare in montagna a tempo pieno si possa realizzare
come professione e che possa durare nel tempo. Fare
il pro per due anni riesce a molti, farlo per dieci o per
quindici no. Allenarsi deve essere una costante, a me
fortunatamente piace fare fatica, quindi no problem.
Per il resto ci sono un sacco di altre cose di cui uno
si deve occupare, tipo fare in modo che quello che
fai possa essere condiviso con altri. Può essere scrivere
articoli e reportages, filmare o produrre video, tenere
aggiornato il proprio blog. Alla base c’è la voglia di im-
parare sempre cose nuove, di evolvere e la capacità
di non svendersi per quattro adesivi e una maglietta. E
poi la voglia di sciare, sempre. Tanti pro quella la per-
dono per strada.
Spot: Giappone // Photo: alessandro Belluscio
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// Sei stato in spedizione in Alaska sul Denali di recente,
che sensazione ti ha dato farlo con gli sci da telemark?
Nessuna sensazione speciale, per me sciare con gli sci si-
gnifica andare a telemark. Non è una condizione partico-
lare, non mi sento in gara con nessuno, è il mio modo di
sciare. Mi è piaciuto soprattutto sciare nei canali ripidi, oltre
che dalla cima. Ci sono delle linee al Denali che mi piace-
rebbe davvero fare anche con lo snowboard. Una specie
di accoppiata, telemark + snowboard. Magari ci torno.
// Farai ancora spedizioni con lo snowboard?
Certo! Mi fa ridere quando mi chiedono se mi sento ancora
snowboarder. Lo snowboard, per come lo penso, è qual-
cosa di così profondamente radicato in me che prescinde
da tutto il resto della mia vita. E’ una condizione, uno stato
mentale. Non è che posso “smettere” di essere snowboar-
der come smette un calciatore o un tennista. Per me oggi
non c’è bisogno di praticarlo “tanto” lo snowboard, c’è biso-
gno di praticarlo bene. E’ un po’ come per i big wawe rider
del surf, a me adesso lo snowboard piace quando ci sono
un certo tipo di condizioni o un certo tipo di linee da per-
correre. Oppure la compagnia giusta. Tu aspetta e vedrai.
// Sei un amante della montagna e dell’outdoor
in generale, negli attrezzi per lo “scivolamento”
sei passato dallo snowboard al telemark in questi ultimi
anni, cosa ti ha colpito così tanto?
In realtà io cerco di fare bene più cose, non mi intreressa
farne una sola. Del telemark mi piace la semplicità del ge-
sto, la pulizia del movimento, il fatto che ci sia una mentalità
più aperta che nello sci. E’ un po’ come era lo snowboard
all’inizio. E poi ci sono più barriere da rompere, più cose
nuove da inventare, più sfide da raccogliere, più limiti da
superare. Con un attrezzo solo puoi passare dalla cima di
una montagna di 8000 metri al park, dal freeride allo sci
alpinismo. Il telemark è lo sci totale. In fondo è una scusa
bella e buona. A me interessa esplorare, ecco.
// I telemarker sono sempre di più, cosa pensi
del movimento italiano?
Non lo so bene, io ai raduni del telemark sono impegnato
soprattutto a sciare, non ho tempo per pensare troppo. Le
discussioni sulla filosofia del talllone libero sono roba da anni
’90, adesso è tutto molto più easy mi pare, tutti più rilassa-
ti. Io sono una specie di “ninfomane” del telemark, a me
il telemark piace soprattutto farlo. Certo, diciamo che se
le aziende investissero un po’ nei noleggi e negli sci club
invece che nei raduni dove la gente si va ad ubriacare, io
credo che il telemark potrebbe crescere per davvero.
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Spot: norvegia // Photo: Kris erickson
Spot: revelstoke // Photo: Barry white
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Spot: norvegia // Photo: Kris erickson
// Negli anni hai visto un sacco di posti diversi
dove sciare, quale ti ha impressionato di più?
Ogni posto, a suo modo, mi ha impressionato. Le Alpi sono
il più grande e strepitoso luogo per lo sci del pianeta. In
Alaska ci sono le linee più arrapanti. In Sud America ci sono
gli sciatori più efficaci. In Pamir ci sono le montagne più sel-
vagge e pericolose. Alle Svalbard ci sono le montagne più
silenziose. In Giappone c’è la neve più “fluffosa” del mondo.
In Himalaya ci sono montagne che quando provi a salirci e
a sciarci sopra ti fanno sentire una specie di crampo nello
stomaco, come uno stordimento, una sensazione di terrore
e di coraggio insieme, che non ho mai provato da nessun
altra parte. Forse quelle sono le montagne più belle di tutte.
A parte quelle dietro a casa mia, ovviamente.
// Hai da poco terminato una scuola di storytelling,
come è stato?
E’ stato figo. Difficile, impegnativo, ma figo. Scrivere è una
cosa difficile e facile allo stesso tempo. Certe volte ti sem-
bra tutto chiaro e semplice e lineare. Certe volte sembra
tutto troppo difficile, quello che scrivi brutto, incomprensibile,
soprattutto quando ci pensi troppo. Un po’ come quando
vai in park. Se pensi troppo non chiudi niente. Se pensi poco
hai una bella sensazione ma spesso non stai girando al tuo
massimo, non progredisci, non migliori. Bisogna trovare un
equilibrio, una leggerezza, un punto dentro di te dove si sin-
tetizza tutta l’energia. Poi, da lì, c’è il vero inizio. L’inizio di tutto.
// Scriverai un tuo libro a breve?
Scrivere è niente. Gli scrittori scrivono, gli artisti vendono. Ser-
ve almeno un po’ di arte dentro alle cose che uno produ-
ce, per farsi leggere. Pubblicare è niente. L’importante è farsi
leggere. E poi rileggere.
// Un bel posto per allenarsi durante l’estate?
Casa mia, cascina Donecco. Ma ci sono già io.
// E uno per l’inverno?
Casa mia, Foppolo. Un ottimo campo base, niente poser in
giro. Se volete c’è spazio.
// Bici da corsa, Mtb, Crono, arrampicata, corsa e nuoto.
A cosa preferisci dedicarti maggiormente?
Triathlon lunghi e crono!
// Birra preferita (non ti chiedo dei negroni
perchè ho tatto)?
Tutte le Weissbier, zai no…
Grazie Zio, a presto...
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Photo: Damiano Levati
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miliop
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i.com/
Testo: Bruno Compagnet
Foto: François Régis Thévenet (il passaggio pericoloso)Les liaisons dangeureuses
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Les liaisons dangeureuses Il confIne tra avventura e pura follIa
è sempre labIle,
soprattutto se tI trovI a chamonIx.
ChamonixChamonixChamonixChamonixChamonixChamonixChamonixChamonixChamonixChamonixChamonixChamonixChamonixChamonix
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Della DrOGa,
BISOGna arrIVare
alla fIne Del VIaGGIO.
nOn PUOI ferMarTI
e rIVOlere SUBITO
Il COnTrOllO.
solo una piccozza per due, alla peggio un ma-
nico di pala. Letto bene il terreno, ci lasciamo
scivolare dolcemente su questa stretta striscia
di neve che sembra tenere, senza troppo pen-
sarci, concatenando le curve. Ora bisogna at-
traversare sulla destra una decina di metri di
ghiaccio dove gli sci non aderiscono, lascian-
doli correre nella speranza di arrivare su una
superfi cie di vecchia neve dura, dove si pos-
sa cominciare a frenare e rallentare. Perdere il
controllo per qualche secondo o per qualche
metro in questo luogo può risultare molto peri-
coloso. E’ come prendere della droga, bisogna
arrivare alla fi ne del viaggio non puoi fermarti e
rivolere subito il controllo.
La mano avanza sotto il cavo di sicurezza, sci-
volo dolcemente dall’altra parte, 2800 metri
sotto i miei sci vedo Chamonix. L’ abbiamo la-
sciata una mezzoretta fa e mi sembra già cosi
lontana e vicina allo stesso tempo. Oli butta un
rapido sguardo lungo la cresta in direzione dei
vecchi piloni. Alzando gli occhi vedo corvi che
con grande maestria volano nel forte vento che
soffi a lungo le pareti.
Il sole tramonta sulla Aiguille du Goutet e la
luce arancione che sparisce dietro la parete
ha qualcosa di caloroso malgrado l’ambiente
austero dove le lastre di ghiaccio scompaiono
tra la neve fresca. Forse è un po’ troppo presto
per questa prima parte della disc sa, soprattut-
to visto che non abbiamo né imbragature, né
mandrino né corde,
solo una piccozza per due, alla peggio un ma-
nico di pala. Letto bene il terreno, ci lasciamo
scivolare dolcemente su questa stretta striscia
ChamonixChamonixChamonixChamonixChamonixChamonix
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ChamonixChamonixChamonixChamonixChamonixChamonix
Il mio amico Canadese mi aspetta nell’av-
vallamento sulla destra appena sotto il
grande canale. Mi chiedo come farà a gi-
rarsi in quel posto di merda. La neve non è
ottima e inizio a scivolare cercando di te-
nere il controllo. So che non devo cadere
e questa tensione non mi fa sentire bene.
Ancora una piccola attraversata orizzonta-
le nel pietrisco, con attenzione ai sassi che
non rovinino le nostre solette, ma questo è il
prezzo minimo da pagare rispetto a quello
che altri hanno pagato.
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L’anno scorso ho provato delle forti emozioni e
ho pianto sciando e di certo non per colpa del
freddo e del vento. Fa parte di me e qualche
volta questa incontenibile emozione torna a
farmi visita, soprattutto quando la situazione e il
luogo mi riportano ad anni passati. gli spruzzi di
neve che alza Olivier ad ogni curva rimangono
nell’aria anche dopo il suo passaggio, e non si
fermerà prima di aver passato il crepaccio e il
cono di deiezione.
Ora sto bene, il mio stato d’animo è tornato
normale, parto e imposto la prima curva sulla
contropendenza a sinistra che non è ancora
stata tracciata, portandomi poi nella parte
centrale che è già stata sciata e approfitto
della veloce presa per fare una linea più alta
rispetto alle tracce degli altri, e un gioco d ver-
tente dove devi evitare le rocce che potreb-
bero farti cadere e bloccarti. Gli sci moderni
ci permettono di fare linee che non erano
accessibili qualche anno fa. Un canale come
questo è un dono della natura e degli uomini
che sono stati cosi folli da costruire una funivia
su questa montagna.
Un Canale COMe QUeSTO
È Un DOnO Della naTUra
a TUTTI GlI UOMInI
CHe SOnO STaTI COSÌ
fOllI Da COSTrUIre
Una fUnIVIa
SU QUeSTa MOnTaGna.
Chamonix
ChamonixChamonixContinuo a sciare, la neve diventa migliore in
basso, sono contento e una profonda gioia mi
accompagna. Rallento e raggiungo il mio ami-
co che mi abbraccia e mi dà una pacca.
“è stato bello il Rocket?”
“Cazzo” cosa potevo dire d’altro.
Non passeremo per i pendii della Peras, salte-
remo alla destra del ghiacciaio di Bossons. La
neve è incredibile e ci accompagna in questo
fine pomeriggio di inizio inverno, gli alberi e i
pillows cambiano il paesaggio ricordandoci
casa nostra. L’adrenalina che si sta dissolven-
do nel mio corpo mi fa dimenticare che le mie
ginocchia mi fanno male e che la giornata
che ho appena vissuto non ha prezzo. Alle otto
della mattina ci troviamo a Lognan per bec-
carci altre discese perfette, un Pas de Chèvre,
polverose e soleggiate.
l’aDrenalIna CHe
SI STa DISSOlVenDO
nel MIO COrPO
MI fa DIMenTICare
CHe le GInOCCHIa
MI fannO Male.
ChamonixChamonixChamonixChamonix
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Chamonix
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Chamonix
La neve arriva fi no a Chamonix ed è ormai
sera quando arriviamo. Mi sembra di svegli-
armi da un sogno e come sempre in questi
casi il ritorno alla realtà e’ brutale. La stan-
chezza di questa giornata arriva nel mo-
mento in cui tolgo gli sci, rabbrividisco dal
freddo e mi accorgo che i miei vestiti sono
impregnati di sudore. Il rumore delle mac-
chine e le luci della città sembrano proveni-
re da un altro pianeta, cosi distante da quel-
lo che abbiamo appena lasciato io e Olivier.
BrunoBruno
aSKto a Pro
Ciao Makke, dato che hai tempo approfi ttiamo
di te per qualche domanda sul mondo
delle competizioni freestyle. è appena fi nito
il DewTour, grande run di Tom Wallisch,
quanto ha inciso lo stile nel suo punteggio?
Di sicuro non aveva la run piú tecnica. Lui ha sempre
uno stile allucinante ed è quello che ha convinto i
giudici. Fare il Livescoring in questo tipo di eventi è
sempre diffi cile, riguardando poi le run avrei cam-
biato un po’ le prime cinque posizioni della classifi ca.
PK Hunder ha fatto un mare di trick
ma è stato un pò penalizzato dai giudici,
come anche Russ Henshaw, che ne pensi?
PK negli ultimi anni ha avuto un brutto infortunio al
collo e prima di quel giorno la sua run era la stessa
da 3 anni e aveva trick sicuri e completi. In gara ho
visto un sacco di trick nuovi che penso abbia impa-
rato/provato solo pochi giorni prima. Peccato che
non ha preso il grab nell’ultimo rightside mille, altri-
menti poteva andare a podio.
Anche Russ Era alla prima gara
dopo la rottura del crociato.
Ci ho parlato pochi giorni fa e mi aveva detto che non
voleva rischiare niente in gara e alla fi ne girava come
prima dell’incidente. Per me che sono in riabilitazio-
ne è una motivazione enorme vedere uno skier che
ha appena recuperato girare subito ai massimi livelli!
Elias Ambhul ha infi lato due vittorie durante l’autuno,
il Freestyle Ch e il King of Style, pensi che riesca
a mantenere tutta stagione uno stato di forma così?
Non so che cosa é successo ma ero convinto che
arrivasse in fi nale. Nessuno sa cosa sta succedendo
nella sua testa. Ogni tanto puó essere che fa drittoni
e solo trick facili per tutto il giorno e da nulla chiude
qualche nuovo trick. Ogni tanto puó anche essere
che arriva in park dove fa alcuni double nelle prime
3 run e poi smette. Io penso che neii prossimi dew
tour stop sará nei top 5!
Nick Goepper ha fatto la prima run di fi nale
da paura, parlaci di questo rookie.
Non ho mai conosciuto questo ragazzo ma come
stile gira come un piccolo Bobby Brown. Si vede che
é ancora giovane che deve ancora lavorare un bel
pó allo stile. Invece tecnicamente é su un livello altis-
simo. Di sicuro sentiremo ancora tanto di lui.
Che ci dici del dominio di Kevin Rolland?
Devo dire che é veramente uno dei ragazzi piú sim-
patici nel mondo del freeski. Ogni tanto nelle intervi-
ste mi sembrava un pó troppo fi ssato a vincere, inve-
ce é sempre molto gentile ed é rimasto con i piedi
per terra. Anche quando aveva vinto i European X-
Games e mille persone lo volevano intervistare era
sempre tranquillo e simpaticissimo con tutti! Nell’ ul-
timo episodio dice che vuole vincere tutti e tre i Dew
Tour Stop e i due X-Games, secondo me é fattibile.
Peró occhio a Justin Dorey che che con i suoi switch
double potrebbe battere Mr. Kevin Rolland!
Grazie Makke, ci sentiamo presto...
MaK-Ke'SSet
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markuseder.blogspot.com
Promo
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Finale
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Fiat ProFeSSional
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Si è avvicinato alla fotografi a
per caso, ma non è di certo un caso
che le sue foto girino ovunque.
// Ciao Damiano, come stai?
Ciao Damiano, come stai?
So che sei diventato papà da poco, ti facciamo tutti i
So che sei diventato papà da poco, ti facciamo tutti i
complimenti (specialmente alla mamma!)
complimenti (specialmente alla mamma!)
Gli ultimi giorni sono stati incredibili. Come una giostra.
Gli ultimi giorni sono stati incredibili. Come una giostra.
Solo ora iniziamo a renderci conto, ma non riesco a
Solo ora iniziamo a renderci conto, ma non riesco a
smettere di fotografare Viola, mia fi glia. E’ bellissima!
smettere di fotografare Viola, mia fi glia. E’ bellissima!
// Fai il fotografo professionista da tanto tempo,
come mai hai scelto proprio la montagna e l’outdoor
per specializzarti?
Alla fi ne dell’università dovevo decidere se fare l’inge-
gnere ed andare in montagna nei fi ne settimana o se
cercare un modo per andarci ogni giorno. La fotografi a
è arrivata per caso. FREE.rider, la rivista di Emilio Previ-
tali, mi ha svelato un mondo e guardando le immagini
dei fotografi stranieri è arrivata la decisione di provare
a fare lo stesso. Quindi la mia carriera da fotografo è
nata un po’ al contrario, ma ancora oggi il motore prin-
ciple è fare quello che più mi piace.
Intervista: Alessandro Mazzoleni
Fai il fotografo professionista da tanto tempo,
Fai il fotografo professionista da tanto tempo,
Intervista: Alessandro Mazzoleni
rider: Paolo China // location: M
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// Come è cambiata la fotografia in questi ultimi 10 anni?
Sin dall’inzio non ho mai smesso di studiare e mettermi
in gioco. Sarà la mia mentalità da ingegnere oppure la
mia voglia di esplorare, ma ancora oggi non mi sento
soddisfatto. Quando guardo le foto che ho appena scat-
tato, già non mi piacciono più ed inizio a pensare come
fare meglio la prossima volta. Anche nella carriera non mi
sono mai fermato. Ho iniziato pubblicando sulle riviste, poi
mi sono spostato sempre di più verso le aziende di setto-
re. Nel tempo ho imparato a fare il mestiere di fotografo
che è ancora una cosa diversa dall’essere bravi a fare
le foto. Negli ultimi anni ho iniziato anche a lavorare con
le immagini in movimento. I progetti su cui lavoro sono
molto grandi e complicati. Per questo motivo ho capito
che per la mia crescita professionale avevo bisogno di
lavorare insieme ad altre persone. Per questo motivo io,
Emilio Previtali e Matteo Vettorel abbiamo creato lo STORY.
teller Collective (www.vimeo.com/stcollective). Unendo le
capacità di ognuno siamo in grado di lavorare su una
scala molto più grande con creatività e leggerezza.
// Hai la possibilità di lavorare con dei big
della montagna, come ti trovi?
Gli atleti sono gioie e dolori. Siamo abbituati a veder-
li come eroi invincibili, ma il fotografo ha una relazione
unica con loro. Sei prima di tutto una grande risorsa per
loro. L’unico in grado di mostrare a tutti ciò che sono in
grado di fare. Poi sei il loro compagno. A differenza del
fotografo di sport tradizionale o del fotografo di freestyle,
quando sei fuoripista o appeso ad una corda rischi quasi
quanto loro, fai fatica come loro e condividi le difficoltà.
Ovvio che non può esistere un rapporto “occasionale”,
ci si deve fidare uno dell’altro e conoscersi molto bene.
Infine sei anche uno dei fili che li tiene legati agli sponsor,
quindi passi molto tempo a parlare con loro del modo
migliore di lavorare e di come promuoversi. A volte, per
questo motivo, ti trovi anche tra l’incudine ed il martello.
E’ indubbio però che uno dei privilegi più grandi del mio
lavoro è aver conosciuto persone incredibili, in grado di
portare a termine imprese uniche. Dal mio punto di vi-
sta “preferenziale” vedo non solo il gesto eclatante, ma
anche tutto ciò che si nasconde nell’animo dell’atleta e
che lo rende un essere umano unico. Al di là del caratte-
re, del modo di essere in pubblico e nella vita privata, gli
atleti sono in grado di relazionarsi con il loro corpo, la loro
mente e con l’ambiente che li circonda come nessun
altro e per questo motivo merita essere al loro fianco per
raccontare ciò che fanno.
// Quali sono gli ultimi lavori che ti hanno maggiormente
impegnato?
Direi che il progetto STORY.teller Collective in generale
mi ha preso parecchio. Imparare a pensare in grande
e collaborare con altre persone, ha richiesto concen-
trazione e dedizione totale.
Quest’anno ho seguito le imprese di Hervè Barmasse,
giovane alpinista valdostano, che ha salito tre nuove
linee su Cervino, Monte Bianco e Monte Rosa. E’ stato
un progetto impegnativo, con molto budget e molte
aspettative. Da una parte abbiamo utilizzato le tecno-
logie di ripresa più avanzate, come quelle dall’elicot-
tero con il cinefl ex, ma al contempo dovevamo muo-
verci in montagna insieme ad Hervé, realizzare le foto
e montare brevi video in tempo reale. Il risultato però
è andato ben oltre alle aspettative ed il risultato fi nale
sarà un fi lm da presentare ai festival di tutto il mondo.
// E quelli che ti hanno “appassionato”?
Beh, a costo di risultare sdolcinato, ma il progetto fi glia
mi ha preso moltissimo.
Non c’è un progetto che mi abbia appassionato più di
altri. In questo momento sento che il collettivo STORY.
telle,r con tutte le sue infi nite possibilità, sia il passo più
importante per il mio futuro.
// Quest’inverno a cosa ti dedicherai?
A sciare il più possibile, ovviamente. Poi viaggi in Norve-
gia, Stati Uniti, Terra di Baffi n. A scalare su ghiaccio e a
fare foto di scalata su ghiaccio.
// Quali sono gli eventi che preferisci seguire?
Non mi piacciono gli eventi. Troppa confusione e troppi
interessi che distolgono l’attenzione da ciò che conta
veramente. Unica eccezione sono i lavori per Red Bull.
Un evento Red Bull è pensato al massimo delle possibi-
lità di ognuno e quindi anche io mi sento di fare tutto
ciò che riesco. Diventa quasi una performance sporti-
va. Una prova fi sica e mentale in cui cerco di dare il
meglio. Può sembrare tutto molto commerciale, ma in
realtà sono gli unici eventi in cui si riescono a conciliare
veramente i tre elementi chiave: la prestazione degli
atleti, il divertimento del pubblico e l’eccezionalità del-
le immagini.
rider: Massimo Braconi // l
ocation: revelstoke, BC, Canada
rider: davide Cusini // locaiton: Gressoney
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rider: Marek de Biasio // l
ocation, lofoten, norvegia
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da
mia
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48// Il tuo spot preferito per sciare?
Il mio home resort è Gressoney, quando è in condizioni
le possibilità sono infi nite. Mi piace tantissimo anche il
Monte Bianco, soprattutto il versante italiano. Poi ci sono
un paio di posti sperduti per le alpi che trovo tra i più
belli del mondo, ma di cui non parlo.
Comunque se sono fuori dalle piste mi piace tutto il
mondo. Sciare sul mare in Norvegia, sui vulcani in Ame-
rica o tra i ghiacciai delle alpi.
// Quello per fotografare?
L’alta montagna in generale. L’aria limpida, l’ambiente
rarefatto. Mi piace tantissimo il senso di libertà che si ha
quando già solo respiro ti fa sentire vivo.
// Fotografi a a parte, hai altre passioni a cui ti piace
dedicarti?
Lo sport in generale. Negli ultimi anni sono tornato ad
una mia grande passione, la bici, sia da strada che da
montagna. Poi scalare, ma più di tutto lo sci fuoripista.
Ho notato che da quando lavoro full time con le foto, in
una bella giornata di neve fresca ho sempre meno vo-
glia di fermarmi e tirare fuori la macchina fotografi ca.
// Vino o Birra?
Chinotto o aranciata amara. Non bevo alcolici!
// Musica preferita?
Tanta. Ho sempre le cuffi e nelle orecchie quando vado
in bici o a correre. Sempre musica in macchina e
quando lavoro. Costruisco i video con la musica e sono
sempre alla ricerca di qualcosa che mi ispiri. Diffi cile
dire la mia preferita
// Grazie Damiano, a presto!
rider: Stefano Bigio // location: M
onte Bianco
SENALESda
nicolas Zanoli, Simon Maillard, Mathieu Fructus, Pierre vichier-Guerre, Mael Borfiga, Camille Boyer, Coline Ballet-Baz
di Marco Belloli
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SENALESExperience
SENALESExperience
SENALES
stuF i d i r i trovars i
sEmprE sul Gl aCiEr d i lEs dEuX alpEs ,
aBB iamo dECiso di v iaGGiarE un po’
E andarE a v is i tarE Gl i amiCi i tal iani .
BEll a GEntE E tanto r id inG!
testi e foto: Mael Borfiga
ppena arrivati ci siamo resi conto che avevamo
trovato quello che stavamo cercando.
Niente comprensori giganti come quelli francesi
ma piuttosto piccoli insediamenti e tanta natura (ab-
biamo persino incontrato dei Lamas !).
La prima sera il nostro contatto locale, Alex Springeth
ci porta ad assaggiare la miglior pizza di Senales.
Niente da fare, come la fanno in Italia la pizza non
la fanno da nessun’altra parte. Scopriamo anche la
birra Radler (un po’ da gay il nome ma gusto ottimo!).
Appena fi nita la cena direzione locanda, anche qui
parliamo di roba locale, una locanda gestita da una
famiglia dove tutto è prodotto con le loro mani: salu-
mi, formaggi e burro fatto in casa. Buonissimi!
Ma ora parliamo di sci perché ogni minuto passato in
fi la per salire sul glacier ci fa salire la voglia di espri-
merci in park. Dopo 8 minuti e 1200m di salita con la
funivia ci siamo: NITRO GENTLEMEN’S RIDER PARK!
Parliamo di 3 kicker consecutivi di 9 m ad inizio stagio-
ne e non potevamo chiedere di meglio. C’è pure una
lunga line di jib che ci permette di scaldarci per bene.
Purtroppo i rail sono un po’ corti e gli shaper ci spiega-
no che i lungi rail sono stati rotti da un cat!
Lo shape dei kicker è un po’ diverso da quello france-
se, transizioni più lunghe che ti sparano in lunghezza
piuttosto che in altezza.
Passiamo questo primo giorno a ritrovare le sensazio-
ni dello scorso anno e chiudere un paio di trick. Poi
incontriamo Lukas « Luki » Schafer che ci propone di
fare un po’ di shred urbano con altri locals a fi ne gior-
nata. Ci gasiamo abbastanza con la neve molla nel
landing. Purtroppo la luce sparisce presto e andiamo
a bere un paio di birre.
Il secondo giorno è gasamento allo stato puro: han-
no aperto il big kicker e Luki lo sta già provando. Sulle
prime siamo tutti un po’ timorosi e solo Camille dopo
una linea di jib si decide ad aprire il salto. Vedendo
la sua soddisfazione sotto forma di sorrisone, ci siamo
tutti mossi per trickare un po’ questi 18m di kicker.
Era come sembrava, transizione super-lunga, kicker
bello progressivo e un landing che ci permette di at-
terrare stra lontano.
aaaa
la lungaline di jib
ci permetteci permettedi riscaldarci di riscaldarci
un po’un po’la mattina!la mattina!
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Tutto il giorno abbiamo potuto provare i nostri trick gi-
rando con Luki e Stefan Sheck.
Stessa situazione anche nei successivi due giorni. Big
kicker da mattina a sera provando nuovi trick sul soft
landing. Per fortuna i 1500 riders che ci si aspettava
non sono comparsi e siamo cosi riusciti a saltare in ra-
pida successione. Nuove ed esaltanti strutture anche
nell’area Jib.
Insomma siamo stati piacevolmente sorpresi da quel-
lo che abbiamo potuto trovare in Senales. Ci ricorde-
remmo di sicuro della gente molto accogliente e di
tutte le persone che abbiamo incontrato. Torneremo
per allenarci magari d’estate !! Un grazie di cuore per
tutto ad Alex Springeth.
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Nel freeski, come nella religione,
scomodare le divinità
può essere molto pericoloso.
Noi l’abbiamo fatto.
E lui ha risposto....
Intervista: Alessandro Mazzoleni
// Ciao TJ, parlare con te è un onore, in italia
sei un po’ l’idolo di tutti. La tua carriera è piena
di successi e medaglie, so che hai avuto
un infortunio, ora come va?
Grazie, la mia carriera ora è un attimo ferma, a dicem-
bre ho avuto un serio infortunio al ginocchio, a gennaio
sono stato operato ed ora sono sotto con la riabilitazio-
ne. Ma tornerò presto e più in forma di prima!
// La più classica delle domande da italiano:
ti piace l’italia?
Si, la adoro. Per me è la prima volta a Livigno e la se-
conda volta in Italia.
Livigno è un posto fantastico, anche lo snowpark, fatto
ad opera d’arte... very funny!
Sono stato in Toscana e a Firenze... adoro il cibo italia-
no, ne vado matto.
// Qual è il tuo trick preferito?
Ce ne sono alcuni, sicuramente il fl atspin bow,n arrow
che è stato un po’ il mio signature trick.
Ma anche le rotazioni corkate senza forzare troppo…
mi piace dare spazio alla fl uidità dei movimenti.
// E il tuo best trick?
Direi quel 16 che mi ha portato la medaglia agli
XGames 14.
// Il livello di riding continua a crescere,
è inevitabile... tutti girano double cork,
la prossima stagione sarà il momento dei tripli?
Non credo, il tripo per ora è un salto più da skimovie,
si stanno perferzionando i doppi e le rotazioni salgono,
come ha fatto Alex (Shlopy ndr) agli EuroXGames.
I salti nelle gare si slopestyle non sono abbastanza
grandi per i tripli... almeno non ancora.
// Durante questa stagione stai fi lmando
con qualcuno? PBP o altri?
Qualcosa con PoorBoyz ma ora purtroppo sono fermo
a causa dell’infortunio. Sarà un video fantastico ma non
posso dirti altro, il titolo è ancora Top Secret!
// Hai visto Tanner Hall prepararsi per tornate
ai massimi livelli?
Si ho visto alcuni suoi video dove prova dei double cork.
Tornerà ne sono certo, da lui ci si può aspettare di tutto!
// Stai pensando di prepararti per le prossime
Olimpiadi? Pensi di gareggiare anche in Pipe?
Yeah, sicuramente. Mi concentrò però sullo slopestyle,
il pipe sta diventado molto tecnico e per skier più spe-
cializzati. Trovo più divertente lo slopestyle.
// Che musica ascolti mentre giri in park?
Sento sempre musica mentre giro, solo Hip Hop! Mi fa
sentire in palla e mi carica!
// Come ti alleni? Spendi molto tempo in palestra
durante il periodo estivo?
Durante la stagione mi alleno con i miei amici in park
provando varie cose e mantenendo e perfezionando il
mio bagaglio di trick.
Non ho un allenatore, preferisco girare con chi cono-
sco e con chi mi diverto. Ora mi sto allenando moltissi-
mo in palestra per la riabilitazione del ginocchio, poi mi
piace pedalare in mtb, sciare a Whistler durante il Mo-
mentum Camp dove trovo condizioni di neve “slashy”
e posso divertirmi!
// La tua prossima fermata?
A casa mia a Vancouver (posto che adoro!) ad allenar-
mi in palestra!!!
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Testo e foto: Carolina Bagnato // Skier: Alessandro Conci
a n Da r e a fa r s h o ot I n G c o n D u e lo ca l
è m o lto I n t e r e s s a n t e ,
I n o G n I s p ot r I e s c o n o a v e D e r e u n t r I c K
c o m p l e ta m e n t e D I v e r s o Da fa r e .
er fare freeride in un posto che non si conosce la cosa
migliore è sempre avere dei locals disposti a portarti
in giro. Quest’inverno mi sono trovata a Madonna di
Campiglio e le mie guide sono stati i fratelli Conci. Era
il primo inverno che giravo con due skiers, soprattutto
in veste di fotografa e fi lmer e già dalle nevicate di
novembre guardavo preoccupata lo zaino enorme
che avrei dovuto portare ogni volta.
A dicembre il fondo era fatto e la prima mattina che
ci siamo svegliati sotto una bella nevicata siamo usciti
per fare qualche run nel bosco. Ero senza zaino quel
giorno, ma ricordo che ho fatto lo stesso una gran
fatica a star dietro a loro, anche se dopo un paio di
giri già andava molto meglio. Iniziavo ad apprezzare
le linee e i panorami. Vedevo boschi e spot a perdita
d’occhio e le luci dorate delle Dolomiti mi facevano
venir voglia di far foto.
Sarebbe diffi cile descrivervi una giornata tipica,
perché quest’inverno ogni giornata è stata abbastanza
unica. Andare a far shooting con due fratelli è molto
interessante, in ogni spot riescono a vedere un
trick completamente diverso da fare. Un giorno ci
trovavamo nel bosco sotto la seggiovia Nube d’Oro,
con l’intenzione di portare a casa qualche foto e
video. Il primo scatto è stato abbastanza naturale, una
slashata di Ale sopra alla linea di cliffs. Era il turno di
Andy, per i cliff più grossi non c’era ancora abbastanza
neve per cui ha droppato dal primo della linea con
un bel 180°. Stavamo tornando verso la seggiovia
quando Ale ha notato un pillow, dopo 5 minuti lo stava
slaidando in tailpress. Ormai era tardi e nel bosco
calava l’ombra, ci siamo quindi spostati più in alto, per
sfruttare la luce pomeridiana. Andy ha droppato giù
da un cliff e Ale da un gobbone di neve, poi abbiamo
deciso di tornare. Finalmente era il mio turno!
Ho gentilmente ceduto lo zaino per godermi una o
due linee nel scendere. Ora che ci ripenso è stata una
decisione saggia perchè la discesa era tutt’altro che easy.
Oltre a punti belli ripidi e con paravalanghe, mi ricordo che
ci siamo trovati in cima ad un cliff e l’unica via per aggirarlo
era saltare da uno sgolo di neve. Entrambi mi dicevano
“vai tranquilla, sarà un metro e mezzo”. Mi son sporta senza
vedere, ho fatto un piccolo ollie e mi son trovata a saltare
giù per circa 4 metri, per fortuna il landing era soffi ce!
Un altro giorno Andy mi ha portata ad un cliff vicino
ad una malga. Per raggiungerlo solo il primo pezzo era
tracciato, poi abbiamo camminato per un’oretta con
la neve fi no alla vita, ma siamo arrivati ad uno spot
cosìbello che mi sono dimenticata della fatica. Una
bella roccia con qualche albero e nient’altro intorno,
solo bianco. First try è andato abbastanza grosso, poi è
risalito e ha fatto un back fl ip sfi orando quasi il cliff, mi
ha fatto trattenere il fi ato mentre scattavo.
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Abbiamo sfruttato altre cose che lo spot metteva a
disposizione, compreso il tetto della malga, sia per
delle foto di lifestyle che per un drop. Un’altra cosa
divertente di scattare con due fratelli, è che tra loro c’è
una sorta di competitività per cui quando uno vede
una foto bella dell’altro, vuole averne una di sé stesso.
Quando Ale ha visto le foto di quel cliff, ha deciso che
saremmo andati a far due foto il giorno seguente. Ci
siamo svegliati presto e siamo saliti in zona 5 Laghi,
l’unica non tracciata e col sole a quell’ora del giorno.
Purtroppo aveva già scaldato e la neve era molto
pesante, di salire il costone che avevamo visto non
se ne parlava. Ero un po’ demoralizzata quando
Ale ha visto un cliff con un albero spoglio, esposto
proprio nel punto giusto. Ha droppato in 180 safety,
alzando un sacco di neve, che in quel punto era
ancora polverosa. Forse posso dire che è il mio scatto
preferito della stagione.
L’ultima giornata che vi racconto l’ho passata con
Andy. Siamo andati nella zona del Grostè, dove
c’erano tre roccioni che avevamo visto. Arrivati lì solo
uno di questi risultava fattibile. Al primo tentativo è
andato gigante, pensavo non atterrasse più. Ha fatto
ancora altri due giri, io intanto lo aspettavo immersa
nella powder fi no alla vita e con il vento gelido, per
scaldarmi fotografavo i pillows e le distese di neve
vergine che ci circondavano.
Dopo un po’ ho visto Andy in cima al cliff che mi faceva
segno di spostarmi dall’altro lato. Il sole era arrivato
anche lì e il landing era decisamente migliore. In un
attimo anche questo scatto era fatto, ho recuperato
videocamera, cavalletto e tutto il resto e sono scesa
da una linea breve ma con una neve stupenda.
Ora guardo fuori, ci sono già chiazze di prato verde, e
mi manca la sensazione di essere immersa in un metro
di polvere. Ma solo per un attimo, poi mi accorgo
che sono felice della primavera, della neve marcia e
delle giornate così lunghe. Mi rendo conto che se si ha
voglia di girare la stagione non fi nisce mai.
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Ciao Brac, fi nalmente si scia, come
possiamo prepararci al meglio fi sicamente
anche se siamo ormai a stagione iniziata?
Ogni momento della giornata può essere
un momento di allenamento. Salire e scendere
le scale, per esempio, ma se si vuole mantenere
le gambe attive, io consiglio una corsetta tutti i giorni
e soprattutto allungamenti che mantengono
i muscoli pronti ed elastici.
Come deve essere il primo approccio
della stagione in powder?
Meglio prendere un po’ di confi denza in pista
per risvegliare la propria ricettività e un po’
di prove di ricerca ARVA non guastano di certo.
Che attrezzatura è bene avere nello zaino?
Ovviamente, sonda, pala e arva, e un buon amico
che li sa usare e con cui ti se
i allenato vicino a te.
Che consigli vuoi dare a chi inizia la sua
prima stagione da freeskier
Non strafate, piccoli passi p
ortano sempre
grandi soddisfazioni.
Grazie Brac, godiamoci un tuo video.
http://vimeo.com/19824882
i ConSiGli
del ProF.
Di Massimo Braconi, Product Testing Manager Nordica Freeskier
Che attrezzatura è bene avere nello zaino?
Ovviamente, sonda, pala e arva, e un buon amico
che li sa usare e con cui ti se
i allenato vicino a te.
Che consigli vuoi dare a chi inizia la sua
prima stagione da freeskier
Non strafate, piccoli passi p
ortano sempre
grandi soddisfazioni.
Grazie Brac, godiamoci un tuo video.
http://vimeo.com/19824882
Di Massimo Braconi, Product Testing Manager Nordica Freeskier
tele-
MarK
&Co
“Ciao Lolo ti disturbo?”
“No, oggi come ogni giovedì sono con I miei amici
modenesi, in un osteria dove cucinano dei tortellini
(immaginate la cantilena modenese) che sono uno
spettacolo. Così buoni (immaginate i sapori) che ne-
anche mia mamma li faceva così buoni”.
Da casa posso solo immaginare. Ma cosa immagino?
Immagino dei sapori e li lego ai miei sapori, quelli dei
cibi valtellinesi, lombardi. Non certo i tortellini, quelli
sono e rimangono patrimonio di un’altra cucina, re-
gione, prodotti locali. Se li voglio gustare devo andare
là. Ma da buon italiano so quanto buono sia il cibo.
Quello originale, saporito, casalingo o da trattoria. Non
quello omologato. Tutto uguale.
Sono così goloso che evito di sciare alpino. Mi gusto il
telemark. Non dico che il telemark è bello, quello lo la-
scio dire a chi lo può solo vedere. Vi dico che è buono
perchè lo faccio. Lo impasto, cuocio a fuoco lento, met-
tendoci sapori, spezie, tutto quanto o poco ho a dispo-
sizione. Ma è sempre genuino, personale, casereccio.
Ogni curva ha il suo sapore, distinzione, caratteristi-
ca. Basta un po’ troppo di un ingrediente ed è servita
amaro come la caduta. Insuffi ciente di un altro ingre-
diente e fai un volo che è solo spassoso e così trovi un
altro sapore. Magari quello della neve in bocca.
Sicuramente chi scia telemark lo fa anche un po’
per distinguersi. Non è snobbismo – non lo può es-
sere usando attrezzatura non così precisa, non così
all’avanguardia, prerogativa dello sci alpino – è sicu-
ramente anche per non curvare e gustare da omo-
logati. E’ come stare lontani dalla mozzarella dell’In-
vernizzina talmente poco saporita da chiedersi se è
ancora mozzarella. Le curve su neve artifi ciale, sugli
spigoli a scarponi bloccati sa di plastica. Me me!
La plastica sotto i denti non sa di niente, preferisco la
mia pastasciutta fatta col mio sugo, improponibile ad
alcuni se non al mio palato. Ma per me è BUONA. L’ho
fatta io, l’ho cucinata lentamente, con quel poco o
tanto che era nel frigo. La mia curva inginocchiata è
BUONA per me. Spero bella per voi ma conta relativa-
Di Luca Gasparini
mente. Ma solo io sgranocchio quella e le altre curve
con la bocca, col palato, con le papille gustative. Le
curve il telemarker le ha in bocca, tra i denti, tra le
ginocchia, scaldata dai quadricipiti, sotto quell’avam-
piede che è sempre diversocome una fi amma sotto
la padella che scotta o brucia a fuoco lento.
Ho girato il mondo sciando telemark, ho assaporato
i cibi del mondo bianco di neve. Cerco sempre un
nuovo posto così come Lolo cerca sempre tra le colli-
ne di Modena la trattoria o l’osteria dove trovare quel
culatello, quel salame, quel bicchiere di vino che è
saporito e solo di quel posto lì. “Il vino quest’anno è
migliore dell’anno scorso. Si ma ad ottobre era caldo
e il salame – per carità sempre ottimo e genuino – ha
un sapore che non mi convince”. “Bhè prova questo
allora … ma siamo già a fare una nuova curva.
Telemark è Slow Food. Se preferite Mac Donald non
sapete cosa vi perdete a frequentare cantine, bettole,
e vinerie. Telemark è lentezza, lentezza di muoversi, di
curvare di sentire e spostarsi da trattoria a trattoria. Il
tempo! Coem bevete un caffè? Tutto in un colpo? O
a sorsi. Tra uno e l’altro fate schioccare la lingua o la
ruotate sul palato per sentir più profondamente il sa-
pore? La curva, la discesa, la montagna la bruciate o
assaporate. Con dei razzi ai piedi forse la bruciate col
telemark la sorseggiate.
Tempo lento, osterie, curve, ginocchia, rosmarino,
mosto, vino, salame, avampiede. Che bello essere
telemarker italiano. Che BUONO!!!
tiamo attraversando un periodo nero. Forse uno dei più neri dalla fi ne dei dorati (e sputtanati) anni ’80. Il
mercato è in crisi, la politica è in crisi, il lavoro è in crisi e di conseguenza anche la gente. Guardiamoci
intorno. Sono tutti in giro mesti, con lo sguardo torvo, accompagnati dal proprio nembo di preoccupazioni:
“Arriverò a fi ne mese? Riuscirò a pagare le rate del mutuo? Perderò il lavoro?”. Persino i talebani dell’ottimismo
vacillano di fronte a questo scenario di incertezze cosmiche. E noi, che fi nora ci siamo salvati (almeno col
pensiero) aggrappandoci alla speranza di una nevicata epica, stiamo boccheggiando per la scarsità di fi occhi.
E’ nera, talmente nera che un bel salto nella darkwave anni ‘80 può esorcizzare il tutto (io sono della teoria
che chiodo schiaccia chiodo e il chiodo deve essere della stessa risma). Quindi ho riesumato piccole grandi
preghiere dark: dai Joy division ai Cure, dai souxsie and the Banshees ai sisters of mercy fi no ai degni
eredi del genere, quali Interpol o Editors. Toni cupi, atmosfere gotiche, litanie horror che sembrano uscite
da un racconto di Poe, ma anche tanta voglia di galleggiare e perdersi in viaggi onirici, inseguendo echi e
suoni rarefatti. Chissà che questo viaggio nel darkside della musica non ci porti un po’ di luce e quel bianco
accecante che cancella ogni pensiero nero.
SPraYerS
titolo artiSta
alBuM
1 wHo KillEd mr. moonliGHt BAUHAUS
BURNING FROM THE INSIDE
2 araBian KniGHts
SIOUXSIE AND THE BANSHEES JU JU
3 marian
SISTERS OF MERCY FIRST AND LAST AND ALWAYS
4 a ForEst
THE CURE
SEVENTEEN SECONDS
5 atmospHErE
JOY DIVISION
ATMOSPHERE/SHE’S LOST CONTROL
6 nEvEr lEt mE down aGain DEPECHE MODE
MUSIC FOR THE MASSES
7 tHis must BE tHE plaCE
TALKING HEADS SPEAKING IN TONGUES
8 spEllBound
SIOUXSIE AND THE BANSHEES JU JU
9 siamEsE twins
THE CURE
PORNOGRAPHY
10 pionEEr to tHE Falls INTERPOL
OUR LOVE TO ADMIRE
11 tHE BoXEr
EDITORS
IN THIS LIGHT AND ON THIS EVENING
12 Hurt
NINE INCH NAILS THE DOWNWARD SPIRAL
13 primarY Colours THE HORRORS
PRIMARY COLOURS
14 liGHts
INTERPOL
INTERPOL
15 lovE will tEar us apart JOY DIVISION
LOVE WILL TEAR US APART
SPraYerSPraYerSPraYerSPraYerS
FroM tHe darK
SS
Sound
SeleCtion
darK traCKS
A CURA DI LORENZO PEDROLI
Etichetta: Fiction records (edizione originale del 1989)Ammettiamolo, non è periodo di grandi uscite discografi che. Per questo motivo e anche per chiudere il cerchio dedicato al periodo dark, ho voluto recensire un disco simbolo di quegli anni e di quel movimento in generale. Disintegration dei Cure, edito nel 1989, è una pietra miliare nella storia del rock. La summa estetica di Robert Smith e compagni. Da “Plainsong” fi no ad “Untitled”, Disintegration si rivela come un concept album che sviscera con estremo pathos tutti i grandi temi universali: dal tempo che passa al desiderio di un amore puro e incorruttibile, dallo spettro della solitudine all’onnipresente inquietudine esistenziale. L’ascolto è totalizzante, non c’è una sola traccia inferiore all’altra per intensità emotiva. Una vera e propria opera letteraria di stampo romantico sotto forma di musica. Atmosfere evanescenti, trame orchestrali, visioni psichedeliche che galleggiano intorno alla voce spiazzante di Robert Smith. Mai come in questo album il leader del gruppo si mostra cosi sofferente e tremendamente solo. Non è certo un album da ascoltare con leggerezza. Ma se non avete paura di scavare tra ossessioni e struggimenti, in questo paesaggio sonoro tormentato, potreste anche trovare il vostro angolo di beatitudine.
tHe Cure
diSinteGration diSinteGration
PraYerSPraYerSPraYerS
FroM tHe darK
wHitE liEsritual
Gradevole melangedi canzoni d’amoree di morte
BalaClavassnake people
La rinascitadella new vawe passa per il Texas
alBuMS on Fire!
rider: MarCo eYdallin // loCation: leS deuX alPeS // PHoto: daMiano levati
ParK Si Gira!t
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niC
a
A cura di Freeskicamp // Testo di Marco EydallinParK Si Gira!switch cork 540
Per sapere girare uno switch cork 540, bisogna es-
sere estramemente capaci e disinvolti nello switch
540 che si differenzia da quest’ ultimo per l asse di
rotazione su cui si andrà a girare.
è una rotazione lenta e va controllata, specialmen-
te su salti grandi. Generalmente i riders la preferi-
scono a quella di uno switch 540 ‘ piatto’ perchè
oltre a essere più stilosa, permette di vedere l at-
terraggio prima rispetto alla rotazione tradizionale.
Il passaggio chiave per un buon successo nello
switch 540 è la partenza/stacco. Cercate di far
scappare prima i piedi, aprendo la spalla sinistra
verso l avanti/alto e tenendo la spalla destra piu
bassa. Continuando la rotazione, dopo circa il pri-
mo switch 180 andate alla ricerca del grab. Qui il
coach del freeskicamp Marco Eydallin va per il sa-
fety grab. Tanto semplice quanto stiloso. A questo
punto, dovreste trovarvi fuori asse e già in grado di
poter vedere l atterraggio. Mollate il grab e prepa-
ratevi dunque al landing.
Lo switch cork 5 si presta per ogni tipo di grab,
quindi inserite quello che preferite maggiormente,
ricordando di impostare bene la rotazione prima di
andarlo a prendere.
rider: FederiCo de alBertiS // loCation: leS deuX alPeS // PHoto: daMiano levati
switchinQuesto trik consiste nel salire su un box o su un rail in switch. Per eseguirlo correttamente è necessario un buon controllo della sciata in switch.Mantenere la posizione switch fi no in prossimità del box/rail. Sulla transizione raddrizzate gli sci e con una piccola spinta delle gambe, saltate sulla strut-tura accompagnando la rotazione con le spalle.Una volta sulla struttura cercate di tenere la base d appoggio dei piedi larghezza bacino, ginocchia piegate e busto leggermente chiuso; continuate la rotazione delle spalle, i piedi dovrebbero segui-re di conseguenza e ritornate in posizione forward e preparate l atterraggio in uscita. L errore piu fre-quente nell esecuzione di questo trik è quello di gi-rare troppo presto gli sci dalla posizione switch per saltare sulla struttura, rischiando cosi di prendere un controlamina.
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SeleC- videoEcco un video della Line crew! Sono vari spezzoni
che probabilmente avrete già visto qua e là… e poi
questo video, tranne la classe delle linee di Pollard,
è davvero pieno di ignoranza!!!
Tutto quello che ci vuole per un po’ di sano freestyle,
neve e sci… e gaseria!
Ero indeciso se mettere un video
di opening di qualche park
in Europa o qualche estratto
di una mega-produzione
con elicotteri e trilioni di metri cubi
di neve per un solo salto,
quindi… Gaute Silseth 2011!
Dove c’è di tutto un po’.
Ovviamente sempre con grandi tricks!
lIne SkIS MIXTaPe
GaUTeSIlSeTH 2011
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SeleC- 40 secondi. Che mostrano cosa si può fare
con un semplice rail… se gli “in” sembrano
ancora qualcosa di raggiungibile…
gli “out” sono da iperspazio!
Ah, non devo nemmeno dirvi che lui
è Tom Wallisch. Però preferisco specifi carlo…
mica che qualcuno pensi che sia un rider WHC
e poi ci chieda lezioni… AHAHAH
Questo video mostra il making-of del video Pa Vei,
una produzione nordica di Airtime Productions.
La bellezza di questo video sta nel silenzio.
Non c’è musica. Il silenzio di quando si provano i trick,
di quando si fanno 10 tentativi per chiudere un rail.
Perché poi i video sono montati con musica che
pompa e gasano, ma per girare serve passione e dietro
un video c’è sempre molto di più di ciò che si vede.
TOM WallISCH all 4+1
BeHInD PÅ VeIePISODe 1SeleC-
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01
05
A cura di Sergio Carminati
StYle
02 // ATOMIC BENT CHETLERIl Pop Cocker compatto rende il Bent Chetler un “ must “ per ogni appassionato di avventure sulla neve fresca. Questo sci pluri-premiato è il sogno che si trasforma in realtà per l’idolo del freeski Chris Benchetler.Da una parte,abbiamo la sua larghezza di ben 123 mm e il Rocker in cima e in coda,per un ottima spinta anche nella neve fresca più alta. Dall’altra la sua struttura camper e sidewall garantiscono un’ottima presa di spigolo anche sui terreni più duri. Da ricordare ,per la nuova stagione: Benchetler ha prodotto un design completamente nuovo e la stabilità dell’area della coda di questo modello per professionisti è stato ulteriormente migliorato, per garantire una performance del 25 % migliore rispetto al modello precedente. Il modello Bent Chetler è lo sci da freeski per backcountry skier esperti,che pretendono l’equipaggiamento migliore per ogni trick.www.atomicsnow.com
01 // SPECIAL EFFECTS JACKETLa nuova giacca da donna Special E� ects Jacket di The North Face® è realizzata in tessuto HyVent® a due strati, impermeabile e traspirante, e dotata di fodera isolante esclusiva in materiale riciclato al 100% Heatseeker™ Eco. Caratterizzata dalla vivace fantasia a strisce e dall’originale cerniera asimmetrica la Special E� ects Jacket rappresenta la soluzione ideale per le giovani sciatrici. Dotata di cuciture nastrate, cappuccio � sso, ghetta posteriore con gripper elastico e tassello con cerniera sul colletto o� re una protezione totale dalle intemperie. Per i momenti più impegnativi che richiedono grande sforzo � sico, la giacca è dotata di aperture d’aerazione con cerniera sotto le braccia. L’orlo regolabile e il sistema integrato “pants-a-lock” permette di evitare che la giacca si apra durante l’esecuzione di � gure acrobatiche o giochi sulla neve dopo aver calcato le piste. Un’apposita clip consente di tenere sempre i pass a portata di mano.www.thenorthface.com
010101
rider: alessandro Mazzoleni // Spot: Foppolo
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02
05 // DAKINE TEAM HELI PRO DLX 2011Il pro model di Eric Pollard. Questo zaino è frutto della collaborazione tra Eric Pollarde i disegnatiori della Dakine.Colori, stampa e gra� ca splendidi.• Porta snowboard sia in posizione verticale
che orizzontale• Cavo rettratile porta sci• Tasca per gli occhiali in pile• Tasca per bottiglie d’acqua• Strumenti per la neve nella parte esterna e
tasca per la pala• Cintura imbottitawww.dakine.com
04 // SALOMON SIDEWAYS 3L JACKET MLa favorita dai top freeskier. Giacca altamente termica e traspirante in tessuto climaPRO™ storm. Con sistema Air vent system e tessuto stampato visibile dalle aperture. La favorita dai top freeskier. Giacca altamente termica e traspirante in tessuto climaPRO™ storm. Con sistema Air vent system e tessuto stampato visibile dalle aperture.www.salomon.com
03 // SALOMON SIDEWAYS II PANT MPantaloni freeski molto tecnici in tessuto climaPRO™ storm 3 strati. Con aperture laterali interne, ghetta staccabile e sistema di apertura del bordo alla caviglia.www.salomon.com
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