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Sloman, Elementi di economia, Il Mulino, 2010
Capitolo 7
Capitolo 7. Problematiche macroeconomiche
La descrizione dei principali obiettivi macroeconomici: crescita, disoccupazione, inflazione e bilancia dei pagamenti
Perché e in che modo la moneta circola dalle imprese alle famiglie e viceversa
La distinzione tra crescita effettiva e potenziale; l’andamento della crescita effettiva: il ciclo economico
Come si misura la disoccupazione; la differenza tra disoccupazione di disequilibrio e di equilibrio
Le cause dell’inflazione
Sloman, Elementi di economia, Il Mulino, 2010
Capitolo 7
Gli obiettivi macroeconomici
• Un tasso di crescita di lungo periodo elevato e stabile
• Un basso tasso di disoccupazione• Un’inflazione bassa e stabile• Equilibrio di bilancia dei pagamenti
Sloman, Elementi di economia, Il Mulino, 2010
Capitolo 7
Stock e flussi
• Una grandezza stock è la quantità esistente di una variabile in un preciso istante di tempo
• Un flusso è l’aumento o la diminuzione di una variabile in un dato intervallo di tempo
Sloman, Elementi di economia, Il Mulino, 2010
Capitolo 7
Perché la moneta circola dalle imprese alle famiglie e viceversa?
Si compone di• Consumo (C)• Investimenti (I)• Spesa pubblica (G)• Esportazioni (X)
La domanda aggregata Yd rappresenta la spesa totale per l’acquisto di beni e servizi effettuata da un’economia in un dato periodo
Yd=C+I+G+X
Sloman, Elementi di economia, Il Mulino, 2010
Capitolo 7
Il flusso ristretto di reddito
IMPRESE
FAMIGLIE
FLUSSO RISTRETTO
Consumo di beni e servizi prodotti
internamente
Pagamento dei fattori
In realtà non tutto il reddito passa attraverso il flusso ristretto
Vi sono immissioni e prelievi
Sloman, Elementi di economia, Il Mulino, 2010
Capitolo 7
I prelievi
Solo parte del reddito delle famiglie è speso per l’acquisto di beni e servizi prodotti internamente. Il resto viene prelevato.
Vi sono tre principali forme di prelievo• Risparmio netto (S)• Imposte nette (T)• Importazioni (M)
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Capitolo 7
Il risparmio netto
Il risparmio è il reddito che non viene speso, ma conservato per il consumo futuro. Viene depositato presso le istituzioni finanziarie (ad es. le banche)
Si origina un flusso dalle famiglie alle banche, che consideriamo al netto del flusso dalle banche alle famiglie (per prestiti e mutui ottenuti)
Sloman, Elementi di economia, Il Mulino, 2010
Capitolo 7
Imposte nette
Sono rappresentate dai pagamenti dalle famiglie allo stato per le tasse al netto dei trasferimenti (sussidi di disoccupazione, pensione ecc.)
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Capitolo 7
Importazioni
Le famiglie spendono parte dei propri redditi per acquistare beni prodotti all’estero o che contengono componenti prodotte all’estero
Sloman, Elementi di economia, Il Mulino, 2010
Capitolo 7
Le immissioni
Solo parte della domanda per i beni prodotti dalle imprese proviene dalle famiglie. Il resto viene dalle immissioni.
Ve ne sono tre principali tipi• Investimenti (I)• Spesa pubblica (G)• Esportazioni (X)
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Capitolo 7
Investimenti
Costituiscono la spesa da parte delle imprese per acquistare impianti e macchinari o per costituire scorte di prodotti
Sloman, Elementi di economia, Il Mulino, 2010
Capitolo 7
Spesa pubblica
Rappresenta la domanda di beni e servizi prodotti internamente da parte dello stato
Sloman, Elementi di economia, Il Mulino, 2010
Capitolo 7
Esportazioni
Rappresentano la domanda di beni e servizi da parte dei residenti all’estero
Sloman, Elementi di economia, Il Mulino, 2010
Capitolo 7
Il flusso circolare del reddito
IMPRESE
FAMIGLIE
FLUSSO RISTRETTO
Consumo di beni e servizi prodotti
internamente
Pagamento dei fattori
S
Banche ecc.
I
T
Settore pubblico
G
M
Estero
X
PRELIEVI
IMMISSIONI
Sloman, Elementi di economia, Il Mulino, 2010
Capitolo 7
La relazione tra prelievi e immissioni
Esistono legami indiretti tra risparmio e investimento, imposte e spesa pubblica, importazioni ed esportazioni
Tali legami tuttavia non garantiscono che S=I, T=G, M=X
Un’economia è in equilibrio quando le decisioni complessive di prelievo e immissione coincidono
S+T+M=I+G+X
Sloman, Elementi di economia, Il Mulino, 2010
Capitolo 7
Il flusso circolare e gli obiettivi macroeconomici
Le decisioni di immissione e prelievo sono prese da individui diversi.
Può dunque accadere che le immissioni programmate (ex ante) non uguaglino i prelievi programmati (ex ante)
Sloman, Elementi di economia, Il Mulino, 2010
Capitolo 7
Il flusso circolare del reddito e gli obiettivi macroeconomici
Le immissioni ex ante eccedono i prelievi ex ante
Il livello di spesa aumenta e aumenta anche la domanda aggregata
1. Ci sarà crescita economica2. Diminuisce la disoccupazione3. L’inflazione tenderà ad aumentare4. La bilancia dei pagamenti tenderà ad andare in deficit
Il contrario avviene in caso di prelievi ex ante maggiori delle immissioni ex ante
Sloman, Elementi di economia, Il Mulino, 2010
Capitolo 7
Il processo di aggiustamento
Se le immissioni ex ante sono diverse dai prelievi ex ante si determina una situazione di disequilibrio
Nel caso in cui le immissioni ex ante eccedano i prelievi ex ante
1. Aumenta il reddito nazionale2. Le famiglie spendono di più per consumi di beni prodotti
internamente, risparmieranno di più e importeranno una maggiore quantità di beni stranieri aumentano i prelievi
3. I prelievi raggiungono il livello delle immissioni4. Si torna allo stato di equilibrio
Sloman, Elementi di economia, Il Mulino, 2010
Capitolo 7
Il reddito di un’economiaIl prodotto (o reddito) di un’economia è dato dal valore di tutti i beni e servizi finali prodotti dall’economia considerata in un dato periodo di tempo
I soggetti facenti parte di un’economia possono essere individuati utilizzando due criteri• Territorialità PIL (prodotto interno lordo)• Nazionalità PNL (prodotto nazionale lordo)
In Italia i dati di contabilità nazionale, elaborati dall’Istat (Istituto centrale di statistica) e disponibili dal 1970, forniscono la misura ufficiale del PIL.
Per i periodi precedenti al 1970 (a partire dall’Unità d’Italia) sono disponibili stime alternative - non ufficiali - ottenute da ricercatori applicati.
Contabilità nazionale
Prodotto Interno Lordo (PIL):è una misura della produzione
aggregata
Il PIL è il valore di tutti i beni e servizi finali prodotti all’interno di un paese in un dato periodo di tempo.Esso può essere calcolato:
a) come somma del valore aggiunto generato in un ’economia in un dato periodo di tempo (metodo del valore aggiunto o reale);
b) come somma delle componenti della domanda finale al netto delle importazioni (metodo del bilancio, fondato sul conto delle risorse e degli impieghi finali);
c) come somma dei redditi dei fattori produttivi in un dato periodo di tempo (al lordo delle imposte indirette nette) (metodo personale).
Definizione e metodi di calcolo (1)
Il PIL è il valore di tutti i beni e servizi finali: infatti, nel calcolarlo per escludere duplicazioni nei conti si sottraggono alla produzione totale i consumi intermedi, così da contabilizzare solo il valore aggiunto a ciascuno stadio della produzione.
Nel PIL beni e servizi sono valutati (generalmente) ai prezzi di mercato. Il prezzo di mercato di molti beni include imposte indirette, quali l’IVA e le imposte di fabbricazione, e pertanto differisce da ciò che è percepito dal venditore.
Ancora sulla definizione del PIL (1)
Consumi intermedi
I consumi intermedi sono dati dal valore dei beni e servizi consumati quali input nel processo produttivo, escluso il capitale fisso il cui consumo è registrato separatamente come consumo di capitale fisso. Per ‘consumo’ nel processo produttivo s’intende che i beni o servizi sono trasformati oppure distrutti nel processo stesso.
Capitale fisso
Il capitale fisso consiste di beni materiali (abitazioni; fabbricati non residenziali – magazzini e stabilimenti, edifici commerciali, hotel e ristoranti etc. – ed opere d’ingegneria civile; impianti e macchinari; mezzi di trasporto etc.) e immateriali (software; originali di opere artistiche, letterarie o d ’intrattenimento; prospezioni minerarie etc.) ottenuti da precedenti processi produttivi e che sono usati ripetutamente in altri processi produttivi per più di un anno.
Ancora sulla definizione di PIL (2)
Il PIL è il valore di tutti i beni e servizi finali prodotti all’interno del paese: nel calcolarlo , quindi, non si tiene conto della residenza dei titolari dei fattori produttivi, che sono in parte non residenti (lavoratori stranieri temporaneamente occupati in imprese italiane e capitale straniero investito in Italia).
Il PIL è lordo perché nel valore dei beni e servizi finali sono compresi gli ammortamenti, ossia il consumo di capitale fisso nel periodo considerato. Nella produzione, infatti, il capitale fisso si logora continuamente a causa sia dell’usura fisica, sia dell’invecchiamento tecnologico (obsolescenza).
Ancora sulla definizione del PIL (3)
Sempre sul PIL
• PIL – Ammortamenti = PIN ai prezzi di mercato
• PIN – le imposte indirette + i trasferimenti (sussidi) alle imprese = PIN al costo dei fattori.
PNL e PIL
Il PIL è il valore dei beni e servizi prodotti all’interno del paese considerato, quindi ad es. per l’Italia comprende anche il valore della produzione di cittadini stranieri residenti nel nostro paese), mentre il valore dei beni e servizi prodotti da italiani residenti all’estero rientra nel PNL.
REDDITO NAZIONALE
• Il reddito nazionale è la somma di tutte le remunerazioni erogate ai fattori produttivi impiegati nella produzione del PNL.
• Il RN corrisponde alla somma dei valori aggiunti ai vari stadi di produzione.
• Quindi il Reddito Nazionale è uguale al Prodotto Nazionale Lordo (meno i trasferimenti da e verso l’estero)
REDDITO DISPONIBILE
• Il Reddito Disponibile (cioè il reddito utilizzabile per consumi e risparmi) è uguale al Prodotto Nazionale Netto meno le imposte dirette (che devono essere pagate allo Stato e che quindi riducono il reddito distribuito ai proprietari dei fattori di produzione) più i trasferimenti dallo Stato ai cittadini a cui non corrisponde un’attività produttiva (come i sussidi e le pensioni).
Sloman, Elementi di economia, Il Mulino, 2010
Capitolo 7
Il reddito di un’economia
Una sua variazione può essere dovuta• A una variazione dei prezzi• A una variazione delle quantità prodotte
Il reddito può essere misurato
a prezzi correnti a prezzi costanti permette di valutare gli incrementi di reddito dovuti alla variazione della quantità prodotta e pertanto variazioni reali del reddito
PIL nominale e PIL reale (1)
Il PIL nominale è la somma delle quantità
dei beni e servizi finali valutati al loro
prezzo corrente.
La crescita del PIL nominale dipende da
due fattori:
- crescita della produzione fisica nel
tempo;
- aumento dei prezzi dei beni nel tempo.
Alcune definizioni
€Yt= PIL nominale al tempo t
Yt= PIL reale al tempo t
Crescita del PIL al tempo t: tasso di crescita del PIL reale al tempo t.
Tasso di crescita del PIL al tempo t:
Espansione: periodo di crescita positiva.Recessione: periodi di crescita negativa (almeno due trimestri consecutivi).
1
1
t
tt
Y
YY
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Capitolo 7
La crescita economica
È importante distinguere tra• Crescita effettiva
misurata dal tasso di incremento percentuale del reddito nazionale
• Crescita potenziale
misurata dal tasso di incremento percentuale del prodotto potenziale
Sloman, Elementi di economia, Il Mulino, 2010
Capitolo 7
Crescita reale
Nel considerare un aumento del prodotto nazionale occorre essere cauti: il valore registrato dalla crescita può essere il risultato di un aumento del livello dei prezzi
Occorre considerare la crescita reale: la crescita corretta per l’inflazione
Sloman, Elementi di economia, Il Mulino, 2010
Capitolo 7
Il prodotto potenziale
• È il livello di output realizzato quando l’economia opera impiegando la propria capacità produttiva a un livello «normale» (mantenendo quindi un margine di capacità in eccesso)
• È di poco inferiore al prodotto di piena occupazione
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Capitolo 7
L’output gap
È dato dalla differenza tra prodotto effettivo e prodotto potenziale
• Se l’output gap è positivo l’economia sta operando a un regime superiore a quello della normale capacità produttiva
• Se l’output gap è negativo l’economia impiega la propria capacità produttiva al di sotto del livello normale
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Capitolo 7
Crescita effettiva e potenziale
NEL BREVE PERIODO
• Se il tasso di crescita potenziale è maggiore di quello effettivo ci sarà capacità produttiva inutilizzata
• La crescita effettiva può essere temporaneamente maggiore di quella potenziale
NEL LUNGO PERIODO
• Il tasso di crescita effettiva è limitato dal tasso di crescita potenziale
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Capitolo 7
Il ciclo economico
La crescita effettiva tende a essere fluttuante e descrive un ciclo di espansioni e contrazioni
Il ciclo economico è caratterizzato da varie fasi1. Ripresa2. Espansione3. Rallentamento4. Recessione
Tempo
Reddito nazionale
12
3
4
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Capitolo 7
La crescita effettiva
NEL BREVE PERIODO
• La crescita della domanda aggregata
NEL LUNGO PERIODO
• La crescita della domanda aggregata
• La crescita del prodotto potenziale
Le determinanti della crescita effettiva sono
Sloman, Elementi di economia, Il Mulino, 2010
Capitolo 7
La crescita potenziale
Le determinanti della crescita potenziale sono• Un aumento delle risorse• Un aumento della loro produttività
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Capitolo 7
Aumento delle risorse
• Capitale• Lavoro• Terra e altre materie prime
Sloman, Elementi di economia, Il Mulino, 2010
Capitolo 7
Aumento del capitale• Un aumento dello stock di capitale (attraverso l’investimento) fa
aumentare la produzione
• Quanto maggiore è il tasso di investimento, tanto più veloce è l’aumento dello stock di capitale
• La crescita del prodotto che risulta da tale aumento dipende anche dalla produttività del capitale
• Nel lungo periodo l’investimento dipende anche dalla proporzione di reddito nazionale risparmiata
CRESCITA POTENZIALE
• Il tasso di crescita del prodotto potenziale dipende dal rapporto capitale/prodotto (k). Se tale rapporto è costante, lo è anche il suo rapporto incrementale e si può scrivere ΔK/ΔY.
• Il tasso di crescita del prodotto potenziale dipende anche dalla proporzione di reddito nazionale che viene investita (i = I/Y), la quale, in equilibrio è uguale alla proporzione che viene risparmiata (s = S/Y).
• La formula per il tasso di crescita diventa quindi:• g = i/k = s/k
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Capitolo 7
Aumento del lavoro
Un aumento della popolazione attiva dovuto a • un aumento del tasso di partecipazione• un aumento della popolazione totale
determina un incremento della produzione potenziale
Sloman, Elementi di economia, Il Mulino, 2010
Capitolo 7
Aumento della terra e di altre materie prime
• La terra è disponibile in quantità fisse e la disponibilità di nuovi terreni in un’economia sviluppata è una causa trascurabile dell’aumento della produzione
• La scoperta di nuove materie prime genera solo crescita di breve periodo
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Capitolo 7
La legge della produttività marginale decrescente
Se aumenta l’uso di un solo fattore produttivo, a parità di tutti gli altri, si manifesta la legge della produttività marginale decrescente per quel fattore
Sloman, Elementi di economia, Il Mulino, 2010
Capitolo 7
Aumento della produttività marginale dei fattori
Lo spostamento della curva della produttività marginale di un fattore rappresenta un modo attraverso cui è possibile evitare di incorrere nella legge della produttività marginale decrescente
Il progresso tecnologico ha consentito di ottenere aumenti della produttività marginale del capitale
Una migliore istruzione e formazione dei lavoratori ha consentito un miglioramento della loro produttività
Sloman, Elementi di economia, Il Mulino, 2010
Capitolo 7
Politiche a favore della crescita
• Politiche della domanda
mirano a favorire un aumento della crescita effettiva per farle raggiungere il livello della crescita potenziale
• Politiche dell’offerta
cercano di ottenere un aumento della produzione potenziale
Sloman, Elementi di economia, Il Mulino, 2010
Capitolo 7
La disoccupazione
Può essere espressa• dal numero di persone disoccupate• dal tasso di disoccupazione (il rapporto
percentuale tra individui disoccupati e totale della forza lavoro, costituito dalla somma di occupati e disoccupati)
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Capitolo 7
Chi è disoccupato?
Sono da considerarsi disoccupati coloro che sono in età lavorativa, sono senza lavoro, ma vorrebbero lavorare agli attuali salari e stipendi di mercato e stanno cercando attivamente un lavoro
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Capitolo 7
Il mercato del lavoro
• Offerta di lavoro (SL)
è costituita dal numero di lavoratori disposti ad accettare un lavoro per un dato salario reale. È rappresentata da una curva relativamente anelastica
• Domanda di lavoro (DL)
è data dal numero di lavoratori che le imprese sono disposte ad assumere a un dato salario reale. È rappresentata da una curva decrescente
N. di lavoratori
Salario reale m
edio
DL
SL
le
we
EQUILIBRIO SUL MERCATO DEL LAVORO
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Capitolo 7
Disoccupazione di disequilibrio
Si ha disoccupazione di disequilibrio
N. di lavoratori
Salario reale m
edio
DL
SL
le
we
In corrispondenza del livello di salario reale w1 c’è eccesso di offerta di lavoro
w1
DISOCCUPAZIONE DI DISEQUILIBRIO
Sloman, Elementi di economia, Il Mulino, 2010
Capitolo 7
Condizioni affinché vi sia disoccupazione di disequilibrio
• L’offerta di lavoro deve essere superiore alla domanda di lavoro
• Il salario deve essere rigido: non è possibile un rapido aggiustamento al livello del salario reale di equilibrio
Sloman, Elementi di economia, Il Mulino, 2010
Capitolo 7
Disoccupazione di equilibrio
La disoccupazione di equilibrio è data dalla differenza tra forza lavoro totale (N) e offerta di lavoro N. di lavoratori
Salario reale m
edio
DL
SL
le
we
Anche in corrispondenza dell’equilibrio non tutti i lavoratori saranno disposti a lavorare al salario corrente e resteranno disoccupati in attesa di un posto migliore DISOCCUPAZIONE
DI EQUILIBRIO
N
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Capitolo 7
Cause della disoccupazione di disequilibrio
• Disoccupazione da salario reale• Disoccupazione da carenza di domanda• Crescita dell’offerta di lavoro
Sloman, Elementi di economia, Il Mulino, 2010
Capitolo 7
Cause della disoccupazione di equilibrio
• Disoccupazione frizionale• Disoccupazione strutturale
– dovuta a variazioni della domanda
– disoccupazione tecnologica• Disoccupazione stagionale
Sloman, Elementi di economia, Il Mulino, 2010
Capitolo 7
Domanda e offerta aggregata
Il livello di produzione e i prezzi in un’economia sono determinati dall’interazione tra domanda aggregata e offerta aggregata
Sloman, Elementi di economia, Il Mulino, 2010
Capitolo 7
Domanda aggregata
È rappresentata da una curva decrescente nel piano (Y, p)Con un aumento dei prezzi si avrà incentivo a consumare
meno beni nazionali e a importare di più; diminuiranno anche le esportazioni (effetto di sostituzione internazionale)
Se aumentano i prezzi, a parità di domanda, gli individui avranno bisogno di più denaro. Con un’offerta di moneta data si determina un aumento dei tassi di interesse che provoca una diminuzione degli investimenti (effetto di sostituzione intertemporale)
Un aumento del prezzo provoca una riduzione del potere di acquisto dei consumatori che si sentiranno più poveri e consumeranno di meno (effetto dei saldi reali)
È data dal livello totale di spesa per l’acquisto di prodotti nazionali
Sloman, Elementi di economia, Il Mulino, 2010
Capitolo 7
Offerta aggregata
È rappresentata da una curva crescente nel piano (Y, p)I prezzi dei fattori produttivi (particolarmente il lavoro) non crescono rapidamente quanto i prezzi dei beni: all’aumentare dei prezzi, diminuisce il salario reale pagato dalle imprese e pertanto aumenta la loro redditività. Ciò le induce a espandere la produzione
È data dalla produzione totale nell’economia
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Capitolo 7
L’equilibrio macroeconomicoSi ha nel punto di intersezione tra domanda e offerta aggregata
Prodotto nazionale, Y
Livello dei prezzi, p
Yd
Yo
E
• Variazioni nel livello dei prezzi provocano movimenti lungo le curve di domanda e di offerta aggregata
• Variazioni delle componenti della domanda e dell’offerta aggregata provocano spostamenti delle rispettive curve
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Capitolo 7
Il tasso di inflazione
Il tasso di inflazione misura l’aumento percentuale annuo del livello medio dei prezzi
Di solito vengono considerati i prezzi al consumo, ma è possibile calcolare il tasso di inflazione con riferimento anche ad altri tipi di prezzo
L ’inflazione e le sue distorsioni
L’inflazione determina una variazione della distribuzione del reddito.
Un’elevata inflazione crea un clima di incertezza.
L’inflazione determina variazioni dei prezzi relativi.
Il sistema fiscale interagisce con l’inflazione accentuando le distorsioni.
Misure del livello dei prezzi
Esistono diverse misure del livello dei prezzi:
1. deflatore del PIL;
2. indice dei prezzi al consumo (IPC);
3. indice dei prezzi alla produzione (IPP)
[misura il costo di un particolare paniere di
beni alcuni dei quali intermedi, rilevando i
prezzi ad uno stadio precedente la
commercializzazione - perciò è talora
usato come indicatore in grado di anticipare
le variazioni dell’IPC.]
Il deflatore del PILIl deflatore del PIL (Pt) permette di calcolare il
prezzo medio dei beni finali prodotti in una economia. Esso è dato dal rapporto tra il PIL nominale di un dato anno ed il corrispondente PIL reale:
Il deflatore del PIL è un numero indice: il suo livello è scelto arbitrariamente.Il tasso di variazione del deflatore del PIL rappresenta il tasso di inflazione.
€PIL nominale
PIL realet
tt
YP
Y
L ’IPC e il deflatore del PIL
L’IPC misura il costo d’acquisto di un determinato
paniere di beni rappresentativo dei consumi di una
famiglia urbana media.
Differenze col deflatore del PIL:
1.il deflatore del PIL riflette le variazioni di prezzo di un
insieme di beni molto più ampio che l’IPC;
2.il paniere di beni dell’IPC resta immutato per un certo
numero di anni, mentre l’insieme di beni al quale si
riferisce il deflatore del PIL cambia a seconda di ciò che
si produce nel sistema economico in ciascun anno;
3.l'IPC include i prezzi di alcuni beni importati, il
deflatore del PIL include solo i prezzi dei beni prodotti
all’interno.
Il deflatore del PIL e l’IPC a confronto
L’indice dei prezzi al consumo e il deflatore
del PIL mostrano trend molto simili nel
tempo.
Vi sono state però evidenti eccezioni, in
particolare nel 1974 e nel 1979-1980. Infatti,
quando il prezzo dei beni importati
aumenta rispetto al prezzo dei beni prodotti
all’interno, l’IPC aumenta più velocemente
del deflatore del PIL (questo è esattamente
ciò che è accaduto durante le crisi petrolifere
del 1974 e del 1979-80).
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Capitolo 7
Cause dell’inflazione
• Inflazione da domanda• Inflazione da costi• Inflazione strutturale
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Capitolo 7
Inflazione da domanda
È causata da aumenti continui della domanda aggregata
Tali aumenti determinano sia aumenti dei prezzi che della produzione.
Quanto minore è la capacità produttiva inutilizzata (quanto più si è vicini alla produzione potenziale) tanto più aumenti del reddito si riflettono in aumenti dei prezzi
p
Y
Yd1
Yo
Y1
p1 Yd2
Y2
p2
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Capitolo 7
Inflazione da costi
È associata a aumenti continui dei costi per produrre una data quantità di prodotto
Tali aumenti determinano sia aumenti dei prezzi che diminuzioni della produzione.
Quanto più è anelastica la domanda aggregata tanto più le imprese saranno in grado di scaricare i maggiori costi sui consumatori
p
Y
Yd
Yo1
Y1
p1
Yo2
Y2
p2
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Capitolo 7
L’importanza del ruolo delle aspettative
Nel prendere le decisioni gli individui tengono conto del tasso di inflazione atteso
Quanto maggiore è il tasso di inflazione atteso tanto maggiori saranno gli aumenti di salari e prezzi e quindi il tasso effettivo di inflazione
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Capitolo 7
Tasso di interesse nominale e reale
• Il tasso di interesse nominale è il tasso di interesse in termini monetari
• Il tasso di interesse reale è il tasso di interesse in termini di beni
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Capitolo 7
L’equazione di Fisher
È una relazione che collega il tasso di interesse nominale e quello reale attraverso il tasso di inflazione atteso
tasso di interesse reale = tasso di interesse nominale – tasso di inflazione atteso