Il corso fino ad ora…
1. Definizione di SL
2. Il lavoro del SL
3. Le nozioni di base/1
4. Le nozioni di base/2
5. La situazione SL italiana
6. Lingue d’Italia
7. Multilinguismo e contatto
8. La SL laboviana
9. Altre chiavi interpretative
10. Il mutamento linguistico
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11. La sociofonetica
12. Sociofonetica in Italia/1
13. Sociofonetica in Italia/2
14. Sociolinguistica storica
15. Le variabili SL in
prospettiva storica
16. Applicazioni della SL
storica
17. La socio-pragmatica
18. Conclusioni
Lezione 3 O Le nozioni base in SL (prima parte)
O Il repertorio linguistico
O Lingua, dialetto e varietà regionali (Coseriu)
O Lingue “miste” e pidgin
O Koinai
O Riferimenti bibliografici: O Berruto (1995), cap. 3.1 e 5.2;
O Berruto & Cerruti (2015) cap. 2;
O Hudson (1998), cap. 2.1.
O Approfondimenti: Berruto, G. (1993) Varietà diamesiche, diastratiche e diafasiche, in A.A. Sobrero “Introduzione all’italiano contemporaneo, vol. 2”, pp. 37-92; Dal Negro, S. & Guerini, F. (2007) Contatto. Dinamiche ed esiti del plurilinguismo, Roma: Aracne.
La comunità linguistica
O Definizione basilare: «Una comunità sociale
che condivide tratti linguistici»
O Problemi
O Definizione troppo vaga: cosa si intende per
comunità sociale? Quali e/o quanti tratti
linguistici?
O Rischio di tautologia: definisco una comunità
rispetto ai tratti che voglio poi studiare e in
base ai quali definire una certa comunità
Quali criteri?
O Criterio solo linguistico (Bloomfield)
O Criterio socio-demografico (Ferguson)
O Modelli di interazione (Gumperz)
O Atteggiamenti/Conoscenze comuni (Labov)
O Norme condivise (Hymes)
O Autoidentificazione
O Atteggiamenti linguistici (Romaine, Milroy&Milroy)
O Tempo e modo (Dittmar)
O Prototipi (Le Page & Tabouret-Keller
Definizione generale
«Una Comunità Linguistica è un insieme di
persone, di estensione indeterminata, che
condividano l’accesso a un insieme di varietà
di lingua e che siano unite da una qualche
forma di aggregazione socio-politica»
(Berruto 1995: 60)
Repertorio Linguistico
O Insieme delle risorse linguistiche possedute dai membri di una comunità linguistica
O «All varieties, dialects or styles used in a particular socially defined population, and the constraints which govern the choice among them» (Gumperz 1977)
O Gamma dei mezzi linguistici a disposizione del singolo o della comunità (Cardona 1976: 180)
Tipi di repertorio
O Individuale o Comunitario
O Monolingue, Bilingue, Multilingue
O Difficile (se non impossibile) che esista un completo
monolinguismo!
O Storicamente, tutte le comunità linguistiche avevano
almeno 2 lingue (es. latino e greco, dialetto e
italiano, inglese e dialect di provenienza ecc.)
O Accesso alle diverse varietà è determinato
socialmente (anche all’interno di una stessa lingua)
O Diastratia > diafasia
Modelli plurilingui
Lingua A Lingua B
Contesti
alti
Contesti
bassi
Bilinguismo:
compresenza di due
lingue non socialmente
differenziate
Lingua A Lingua B
Contesti
alti
Contesti
bassi
Diglossia:
compresenza di due
lingue differenziate
socialmente tra usi alti
(es. amministrazione,
scuola) e usi bassi (es.
famiglia, amici)
La Diglossia
O Ferguson (1959)
O Caratteristiche dei repertori diglottici O Esistenza di varietà basse (dialetti primari)
O Esistenza di una varietà sovrapposta (alta)
O Stabilità coesistenza tra le varietà
O La varietà Alta è differente dalle altre
O La varietà Alta ha una prestigiosa tradizione letteraria
O La varietà Alta è codificata e standardizzata
O La varietà Alta è impiegata a scuola e per quasi tutti gli scopi
O La varietà Alta non è usata per la conversazione ordinaria
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Rapporto tra i codici
O Kloss (1976)
O In-diglossia = se i due codici A e B appartengono allo stesso diasistema
O Out-diglossia = se i due codici A e B appartengono a lingue diverse
O 4 situazioni possibili (Fishman 1967)
O Bilinguismo con diglossia
O Bilinguismo senza diglossia
O Diglossia senza bilinguismo
O Né diglossia né bilinguismo
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La situazione italiana
Lingua A Lingua B
Contesti
alti
Contesti
bassi
Dilalia:
compresenza di due lingue
in cui la varietà A può
occupare anche gli ambiti
d’uso della varietà B
(Berruto 1995)
Problema SL
italiano:
rapporto
standard-
dialetti
Cos’è uno standard?
O Lingua/varietà codificata
O Dotata di Prestigio
O Funzione unificatrice
O Funzione separatrice
O Consolidata tradizione scritta
O Utilizzata per testi «astratti»
O Non è marcata
O Codice dello standard
O Autorità normative
(sistema scolastico)
O Modelli testuali
O Esperti linguistici
Esempi di standard
O Inglese > Received Pronunciation (RP)
O Francese > Parigi, Dizionario «Robert»
O Tedesco O Germania (Diz. Duden)
O Austria (Österreichisches Wörterbuch)
O Svizzero
O Italiano > Zingarelli senza indicazioni pronuncia!
Domanda: ma esiste uno standard italiano?
-> Non a tutti i livelli (fonetico/fonologico, in particolare)
Problemi per la SL
O Definire (a priori) rapporto standard-dialetto
O Definire (a priori) il repertorio linguistico di una data comunità
O Definire la varietà di prestigio di riferimento in quella comunità
O Tutti i parlanti hanno accesso alla varietà standard?
O È per tutti un riferimento di prestigio?
O Cosa intendono i parlanti per varietà standard (in assenza di uno standard codificato)?
«Come siamo giunti a questo?»
O Storia linguistica italiana (De Mauro, 1960)
O La «questione della lingua» O 3 modelli per una lingua SCRITTA
O Fiorentino trecentesco letterario (Pietro Bembo)
O «Lingua cortigiana» (Calmeta)
O Fiorentino contemporaneo (Niccolò Machiavelli)
O Conseguenze O Lingua scritta fossilizzata
O Nasce opposizione lingua / dialetto
O N.B. «in Italia si può parlare propriamente di ‘dialett’ solo a partire dall’affermazione del fiorentino come lingua nazionale, cioè dal XV-XVI secolo» (Grassi et al. 2003: 20)
O 1612: Accademia della Crusca (Leonardo Salviati)
O Forte tradizione letteraria dialettale (Porta, Belli & co.)
L’Italia & gli italiani
O 1861: Unità d’Italia
O Meno del 10% conosceva l’italiano
O «Fatta l’Italia, ora facciamo gli italiani»
O Scuola (dialettofobia)
O Urbanesimo
O Emigrazione
O Burocrazia, esercito, stampa
O Ma poi soprattutto… la televisione!
Quanti tipi di italiano?
1. Standard letterario
2. Neo-standard
3. Parlato colloquiale
4. Popolare
5. Informale trascurato
6. Gergale
7. Formale aulico
8. Tecnico-scientifico
9. Burocratico
Berruto (2003: 12)
Standard? O Standard = letterario
O Neo-standard > lo standard che inizia a essere parlato
O Mutamenti linguistici
O ‘Contaminazioni’ Nord-Sud
O ‘Piuttosto che’ vs. ‘scendi il cane’
O Tratti distintivi
O Pronuncia regionalmente marcata
O ‘che’ polivalente
O ‘gli’ sovra-esteso
O Riduzione tempi e modi verbali
Dimensioni di variazione
O Asse diatopico O It. Standard normativo vs.
italiano regionale dialettizzante
O Asse diastratico O Italiano colto ricercato vs.
italiano popolare
O Asse diafasico O Italiano formale aulico vs.
italiano informale trascurato
O Asse diamesico O Italiano scritto formale vs.
italiano parlato non sorvegliato
Berruto (2003)
Il continuum
O Nozione mutuata dalla creolistica
O In SL, il continuum indica lo spazio di variazione
O Evidenzia la natura continua dei fenomeni
O Le categorie diventano discrete non assolute
O Caratteristiche del continuum in SL
O Orientato (con due poli)
O Ordinato
O Scalare («continuum con addensamenti», Berruto)
O Pluridimensionale
O Caveat: spesso si «abusa» della nozione di continuum (Marotta 2001: 55)
A B
I continua SL
O Diatopico
O Diastratico
O Diafasico
O Diamesico
(Nencioni
1976)
Centro Periferia
UMC WLC
Formale Informale
Scritto-
Scritto Parlato-
Parlato
I continua SL
O Diatopico
O Diastratico
O Diafasico
O Diamesico
(Nencioni
1976)
Centro Periferia
UMC WLC
Formale Informale
Scritto-
Scritto Parlato-
Parlato
Il continuum diafasico
O Formale vs. Informale
O Distinzione fondamentale
O Legata al contesto della comunicazione
O Connotata culturalmente
O Per la SL laboviana la formalità è intesa come «degree of attention paid to speech» (Labov 1994)
O Formale: lettura di parole
O Informale: conversazione spontanea
O Sfida SL: elicitare il vernacular!
Fine lezione 3
Lezione 4 (spoiler!): Le nozioni di base della SL/parte 2 Berruto (1995), cap. 3.1 e cap. 6;
Berruto & Cerruti (2015), cap. 3;
Hudson (1998), cap. 2.
Sobrero, A.A. & Miglietta, A. (2006) Introduzione alla linguistica italiana, Roma: Laterza;
Telmon, T. (2003) ‘Varietà regionali’, in A.A. Sobrero (a cura di) Introduzione all’italiano contemporaneo. Vol. II: La variazione e gli usi, Roma/Bari, Laterza, pp. 93-149.
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