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Sociologia delle comunicazioni di massa 2011-12 Comunicazione e consumi multimediali dei giovani in...

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Sociologia delle comunicazioni di massa 2011-12 Comunicazione e consumi multimediali dei giovani in Calabria (PRIN 2005) Prof.ssa Prof.ssa Giovannella Greco Giovannella Greco giovannella.greco@unical giovannella.greco@unical Università della Calabria Università della Calabria
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Sociologia delle comunicazioni di massa2011-12

Comunicazione e consumi multimediali dei giovani in Calabria

(PRIN 2005)

Prof.ssa Giovannella GrecoProf.ssa Giovannella [email protected]@unical.it

Università della CalabriaUniversità della Calabria

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… nelle costruzioni e nei luoghi di insegnamento, nei miracoli e nel comfort di una tecnica che annulla le distanze, nelle formazioni della vita comunitaria e nelle istituzioni visibili dello Stato […] la vita è costituita sempre più di… contenuti e rappresentazioni impersonali, che tendono a eliminare le colorazioni e idiosincrasie più intimamente singolari; così l’elemento più personale, per salvarsi, deve dar prova di una singolarità e una particolarità estreme: deve esagerare per farsi sentire, anche da se stesso.

Georg Simmel, Georg Simmel, Le metropoli e la vita dello spiritoLe metropoli e la vita dello spirito (1903) (1903)

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Presentazione della ricerca

La ricerca dal titolo Comunicazione e consumi multimediali dei giovani in Calabria è parte di un PRIN (Programma di Rilevante Interesse Nazionale) su Giovani e consumo culturale, cofinanziato dal MIUR nel 2005.

Il Progetto, coordinato da Natale Ammaturo, ha coinvolto quattro Unità di Ricerca che fanno capo, rispettivamente, alle Università di Salerno, Napoli, Lecce e Arcavacata.

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L’Unità di Ricerca dell’Università della Calabria è costituita da: Giovannella Greco (Responsabile scientifico), Maria Francesca Amendola, Walter Belmonte, Enrico De Santo, Giuliana Esposito, Simona Perfetti, Rosario Ponziano.

La ricerca calabrese, ipotizzando l’emergere nell’universo giovanile di un’accentuata tendenza verso forme di comunicazione mediata, ha esplorato – attraverso la lente dei consumi multimediali – le pratiche comunicative messe in atto da giovani di età compresa tra 15-18 e 21-24 anni.

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Privilegiando l’esplorazione, la scoperta e l’approfondimento di nuovi nessi e significati, la ricerca si è avvalsa dell’esclusivo uso di metodi qualitativi quali il focus group.

Tra i criteri di selezione dei gruppi sono state tenute in considerazione le variabili: sesso, età, corso di studio, residenza.

Ogni gruppo, composto da 6 partecipanti, è stato costituito in modo da rappresentare equamente le suddette variabili.

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Tra gli Tra gli studenti della scuola media superiorestudenti della scuola media superiore, residenti , residenti nelle province di Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria, nelle province di Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria, sono stati selezionati complessivamente 3 gruppi (1 per ogni sono stati selezionati complessivamente 3 gruppi (1 per ogni provincia), ciascuno dei quali costituito da 2 studenti che provincia), ciascuno dei quali costituito da 2 studenti che frequentano i licei, 2 gli istituti tecnico-commerciali e 2 gli frequentano i licei, 2 gli istituti tecnico-commerciali e 2 gli istituti professionali, di cui, per ogni tipologia, 1 M e 1 F istituti professionali, di cui, per ogni tipologia, 1 M e 1 F residenti, rispettivamente, nell’area urbana e suburbana. residenti, rispettivamente, nell’area urbana e suburbana.

Tra gli Tra gli studenti dell’Università della Calabriastudenti dell’Università della Calabria, , provenienti dalle province di Catanzaro, Cosenza e Reggio provenienti dalle province di Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria, sono stati selezionati complessivamente 3 gruppi Calabria, sono stati selezionati complessivamente 3 gruppi (1 per ogni provincia), ciascuno dei quali costituito da 2 (1 per ogni provincia), ciascuno dei quali costituito da 2 studenti che frequentano corsi di studi umanistici, 2 corsi di studenti che frequentano corsi di studi umanistici, 2 corsi di studi sociali e 2 corsi di studi scientifici, di cui, per ogni studi sociali e 2 corsi di studi scientifici, di cui, per ogni tipologia, 1 M e 1 F che abitano, rispettivamente, in tipologia, 1 M e 1 F che abitano, rispettivamente, in famiglia e in alloggio universitario.famiglia e in alloggio universitario.

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Ogni focus group è stato:

condotto da un moderatore il quale si è servito di una griglia semistrutturata, composta da una lista di temi da trattare pensati come domande “contenitori”, il cui grado di esplicitazione era legato alla specifica situazione interattiva che si veniva a creare all’interno di ogni singolo gruppo;

audioregistrato da un osservatore che aveva il compito di annotare gli aspetti più significativi emergenti nel corso dell’interazione.

Nella fase di analisi dei dati, si è optato per la trascrizione integrale delle registrazioni effettuate durante lo svolgimento dei focus group, così da consentire al gruppo di ricerca una base di analisi il più possibile dettagliata ed esaustiva.

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Griglia di conduzione dei focus group

1. Avvio

Spiegazione del compito che si svolgerà insieme

Presentazione del tema della discussione

Invito alla libera espressione delle proprie opinioni

Consegna delle associazioni libere

Presentazione di ciascun partecipante (incluso il moderatore)

Durata della fase: 5 minuti

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2. Rapporto con i media

La società contemporanea è caratterizzata dalla presenza di una molteplicità di media, tradizionali e nuovi (nominarli…), con i quali vi trovate ad interagire quotidianamente. Fra tutti questi strumenti, quali sono quelli che utilizzate abitualmente?

Quali sono le motivazioni che v’inducono al consumo? E quali le aspettative?

Quali media percepite come a voi più vicini e quali come a voi più lontani?

Qual è il medium che preferite più di tutti gli altri? Quali emozioni vi suscita l’utilizzo di questo strumento?

Durata della fase: 10 minuti

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3. Rapporto con la musica

Nel corso di una giornata quanto tempo dedicate all’ascolto della musica? In quali momenti della giornata l’ascoltate abitualmente? Attraverso quali strumenti? E con quali modalità (da soli, in compagnia, in un luogo a voi familiare, in qualsiasi luogo…)?

Cosa provate quando ascoltate musica? Se vi chiedessi di definire con una parola l’importanza che ha per voi l’ascolto della musica, quale utilizzereste?

Quale genere musicale preferite? E qual è il vostro artista o gruppo preferito?

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L’ascolto della musica dal vivo è per voi una pratica abituale? Quali sono i luoghi in cui più frequentemente l’ascoltate (pub, teatro, piazza, stadio…)? Solitamente, frequentate questi luoghi da soli o in compagnia?

Cosa provate quando ascoltate musica dal vivo? Se vi chiedessi di definire con una parola l’importanza che ha per voi l’ascolto della musica dal vivo, quale utilizzereste?

Frequentate corsi di musica? Cantate o suonate qualche strumento? Fate parte di una band? Vi esibite in pubblico?

Cosa provate quando cantate o suonate? Se vi chiedessi di definire con una parola l’importanza che ha per voi fare musica, quale utilizzereste?

Durata della fase: 15 minuti

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4. Rapporto con gli altri

Chi sono i vostri amici (amici d’infanzia, compagni di scuola, colleghi di università, vicini di casa, compaesani…)?

Come trascorrete il tempo con loro? Di cosa parlate tra di voi?

Esistono motivi di contrasto con loro? Per quali motivi avvengono?

Come definireste il rapporto con loro?

Fate parte di qualche associazione? Di quale tipo (ludica, culturale, sociale, religiosa, sportiva, politica, di volontariato…)?

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Chi è il vostro partner (compagno/a di scuola, collega di università, vicino/a di casa, compaesano/a…)?

Come trascorrete il tempo con lui/lei? Di cosa parlate tra di voi?

Esistono motivi di contrasto con lui/lei? Per quali motivi avvengono?

Come definireste il rapporto con lui/lei?

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Dialogate con i vostri genitori? Di quali argomenti? Come trascorrete il tempo con loro?

Esistono motivi di contrasto con loro? Per quali motivi avvengono?

Come definireste il rapporto con loro?

Dialogate con i vostri insegnanti/docenti? Di quali argomenti?

Esistono motivi di contrasto con loro? Per quali motivi avvengono?

Come definireste il rapporto con loro?

Durata della fase: 15 minuti

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5. Comunicazione

Preferite comunicare “faccia a faccia” o mediante qualche strumento (cellulare, sms, e-mail, chat, blog…)? Per quali ragioni?

Quali differenze riscontrate tra la comunicazione diretta e quella mediata?

Quali vantaggi e quali difficoltà incontrate nell’una e nell’altra forma di comunicazione?

Quali emozioni provate quando comunicate “faccia a faccia”? E quali quando comunicate attraverso i media?

Durata della fase: 10 minuti

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6. Commiato

Ringraziamenti

Eventuali commenti da parte dei partecipanti

Saluti

Durata della fase: 5 minuti

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Risultati della ricerca

L’idea che i giovani hanno della comunicazione è quella di un flusso discontinuo che si attiva solo nel momento in cui si realizza una connessione e i cui contenuti non sono predeterminati, ma generati nel corso della comunicazione dalle persone che interagiscono.

In questa prospettiva, i media digitali (telefono cellulare e internet), che consentono di estendere la comunicazione “faccia a faccia” al di là dei limiti spazio-temporali connessi alla fisicità del proprio corpo, sono quelli che meglio rispondono alle loro esigenze di relazione senza, peraltro, sottrarre tempo, energie e risorse (cognitive ed emotive) a chi li impiega.

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Pur apprezzando i vantaggi della comunicazione mediata, i giovani dichiarano di preferire la comunicazione diretta, adducendo principalmente due ordini di motivazioni:

presenza fisica si vede se… sta mentendo si è più sincerisi è più veriè più vero guardarsi negli occhi e rimanere anche senza parole… essere imbarazzatopuoi vedere le reazioni dell’altro

contatto direttointeragisci personalmente… non c’è la distanza c’è più contatto c’è più interazione

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Consapevoli delle differenze che contraddistinguono le due forme di comunicazione (diretta e mediata):

I giovani attribuiscono alla comunicazione diretta l’opportunità di modificare tono e modo di relazionarsi all’altro a seconda del contesto e della situazione in cui si trovano coinvolti.

Ma non ritengono che essa sia sempre e comunque migliore e autentica.

Al contrario, affermano che una persona può esprimersi di più e meglio nascondendosi dietro un mezzo di comunicazione.

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Svantaggi della comunicazione diretta

l’esposizione in prima persona, con tutte le conseguenze che ne derivano;

la possibilità di sentirsi a disagio, di provare – a seconda dei casi – timore, imbarazzo, vergogna;

il rischio di dire o fare qualcosa di spiacevole e, soprattutto, di essere feriti;

la necessità di doversi trattenere o censurare e, dunque, sentirsi meno liberi.

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Vantaggi della comunicazione mediata

le persone insicure possono mostrarsi per quello che non sono… se uno è timido, scrive ed è a posto;

si ricorre ad uno strumento per esprimere qualcosa che faccia a faccia non si ha il coraggio di esprimere;

se sei davanti a uno schermo, ti esce tutto quello che devi dire.

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Così, nel tentativo di evitare insicurezza, imbarazzo, timidezza, vergogna, timore, paura, i giovani tendono sempre più ad affidare la loro vita relazionale ed emotiva alla mediazione di uno schermo.

In altre parole:

Offrendo la possibilità di sottrarsi allo sguardo dell’altro, la comunicazione mediata consente di esprimere ciò che non si riesce a dire quando si è l’uno di fronte all’altro.

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Il ruolo cruciale dello sguardo nella comunicazione faccia a faccia è stato efficacemente messo in luce da Georg Simmel:

tutti i rapporti tra gli uomini, il loro comprendersi e il loro respingersi, la loro intimità e la loro freddezza sarebbero mutati in maniera incalcolabile se non esistesse il guardarsi negli occhi…La prossimità di questa relazione è sorretta dal fatto singolare che lo sguardo rivolto all’altro e che lo percepisce è esso stesso espressivo... Nello sguardo che assume in sé l’altro si manifesta se stesso; con il medesimo atto con cui il soggetto cerca di conoscere il suo oggetto, egli si offre qui all’oggetto. Non si può prendere con l’occhio senza dare contemporaneamente: l’occhio svela all’altro l’anima che cerca di svelarlo.

G. Simmel, “Excursus sulla sociologia dei sensi”, in Sociologia (1908), Edizioni di Comunità, Milano 1998, p. 551.

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E, dal momento che il volto «si presenta sempre nella colorazione particolare di uno stato d’animo», il guardarsi negli occhi rende reciprocamente visibile l’uno all’altro chi siamo, proprio attraverso la manifestazione di ciò che proviamo in quel dato momento.

L’analisi simmeliana può aiutarci a comprendere da dove provengano le difficoltà, esplicitamente ammesse dai giovani, di entrare in contatto con le proprie e le altrui emozioni, e dunque le motivazioni che li inducono ad affidare la comunicazione della propria vita emotiva ad uno schermo:

Ivi, p. 552.

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per dire cose… per cui io mi emoziono e penso che l’altro si possa emozionare… devo usare un telefono… no, nemmeno un telefono… un messaggio;

una persona riesce a esprimersi di più nascondendosi dietro un mezzo di comunicazione… si ha meno paura;

è molto più semplice comunicare a distanza... perché non c’è l’impatto emotivo, il guardarsi negli occhi;

le emozioni… fanno paura perché ti fanno diventare un’altra persona.

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In realtà, le emozioni fanno paura perché svelano la persona che siamo.

Esse rimandano a quel regno dell’autentico e dell’imprevedibile della vita personale che comprende affetti, sentimenti, passioni; ma questo regno – come afferma Gabriella Turnaturi – «non è una sfera del sé separata e incontaminata». Molteplici sono, infatti, i nessi fra ciò che sentiamo e il mondo che ci circonda.

D’altro canto, la natura relazionale delle emozioni risulta evidente già nel significato originario del termine che, derivando dal verbo latino ex-moveo, allude ad un muovere-fuori.

G. Turnaturi, “Prefazione”, in E. Illouz, Intimità fredde. Le emozioni nella società dei consumi (2004), Feltrinelli, Milano 2007, p. 10.

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La psicologia descrive l’emozione come «una situazione al limite dell’esistenziale» in cui la persona, sopraffatta dalla singolarità della situazione in cui si trova, non appartiene più a se stessa, perde il senso dei propri limiti e dei rapporti di mediazione che la caratterizzavano fino a quel momento e, non più sorretta da alcuna stabilità, vive la sua appartenenza a quanto la circonda.

A. Delaunay, Emozione/motivazione, «Enciclopedia», 5, Einaudi, Torino 1978, pp. 339-370.

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In altre parole, le emozioni s’impongono per l’evidenza della loro esistenza e, mostrando ciò che proviamo in quel dato momento, rendono visibile più di quanto vogliamo mostrare di noi stessi all’altro, poiché, irrompendo come una frattura all’interno della sfera delle nostre abituali certezze, ci destabilizzano, tingono d’incertezza ogni nostra azione e ci rendono soltanto attuali.

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Non stupisce, pertanto, che i giovani – un po’ per l’età, caratterizzata da una intrinseca «liminalità», che rende questa fase della vita, per definizione, mutevole; un po’ per l’ambiente in cui sono immersi, caratterizzato da una «costitutiva provvisorietà e revocabilità dei legami» – tendano a mettere in atto una sorta di disimpegno emotivo «che si connota sia nell’atteggiamento di vita quotidiano sia nelle manifestazioni più intime della propria emotività».

G. Levi, J.-C. Schmitt, Storia dei giovani, Laterza, Roma-Bari 1994.Z. Bauman, Voglia di comunità (2000), Laterza, Roma-Bari 2001.S. Fornari, Del perturbante. Simmel e le emozioni, Morlacchi Editore, Perugia 2005, p. 136.

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Le difficoltà di relazione e di comunicazione delle emozioni che i giovani incontrano nelle interazioni faccia a faccia danno conto di questa ritirata emotiva che, a sua volta, contribuisce a rendere sempre più problematico il contatto con le proprie e le altrui emozioni, almeno in situazioni di presenza.

Al contrario, le tecnologie interattive, consentendo una più agevole espressione e condivisione delle emozioni, sollecitano i giovani a mettere a nudo, più che a preservare, gli aspetti più intimi di sé.

C. Lasch, L’io minimo. La mentalità della sopravvivenza in un’epoca di turbamenti (1984), Feltrinelli, Milano 1985.

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Un esempio emblematico è rappresentato dalle pratiche comunicative attivate dai siti di social network che, nel corso degli ultimi anni, hanno attirato milioni di utenti, per lo più giovani, che li utilizzano come parte integrante delle loro pratiche di vita quotidiana.

D. Boyd, N.B. Ellison, Social Network Sites: Definition, History, and Scholarship, «Journal of Computer-Mediated Communication», 13 (1), 2007, pp. 210-230.M. Ito, “Introduction”, in K. Varnelis (ed.), Networked Publics, The MIT Press, Hardcover 2008.

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Le nuove pratiche di condivisione materiale e affettiva che i giovani mettono in atto nei siti di social network evidenziano una ridefinizione delle forme della relazione sociale che, se da una parte sembra poter fare a meno del contatto e della presenza fisica, dall’altra sembra aver bisogno di una pubblica sovraesposizione della propria intimità: per usare le parole di Simmel, l’individuo

deve esagerare per farsi sentire, anche da se stesso

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Le ragioni di questo cambiamento risiedono nelle grandi trasformazioni, strutturali e culturali, che segnano il passaggio dalla prima alla tarda modernità, le quali intervengono a:

mutare la cultura emozionale, ovvero «quell’insieme di norme, convenzioni, linguaggi che regolano la formazione e l’espressione delle emozioni all’interno dei diversi contesti sociali»

ristrutturare la distinzione fra pubblico e privato cui rimanda il neologismo publicy, forma contratta dei due termini inglesi “public” e “privacy”, che allude alla commistione tra una dimensione pubblica e una privata, propria di molte forme di comportamento del nostro tempo e tipica forma comunicativa riscontrabile nel web.

G. Turnaturi, “Lo spettacolo delle emozioni”, in B. Cattarinussi (a cura di), Emozioni e sentimenti nella vita sociale, FrancoAngeli, Milano 2000.D. Boyd, Taken Ouf of Context: American Teen Sociality in Networked Publics, University of California, Berkeley 2008.

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I siti di social network, grazie alla loro capacità di rendere vicino il lontano e lontano il vicino, consentono, infatti, non solo di comunicare senza incontrare le difficoltà e i rischi connessi alla comunicazione faccia a faccia ma, anche, di realizzare le désir d’extimité, ovvero il desiderio di mettere pubblicamente a nudo aspetti intimi di sé per farli riconoscere e convalidare dal proprio entourage.

S. Tisseron, L’intimité surexposée, Editions Ramsay, Paris 2001.

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Dal momento che non esiste soggettività che si realizzi in sé, senza la necessaria relazione con l’altro, le désir d’extimité che oggi induce un numero in costante crescita di giovani a mettersi a nudo nel web muove dal bisogno essenziale dell’essere umano di mostrarsi agli altri per ottenere un riconoscimento del proprio modo di vivere, pensare, sentire.

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Questa tendenza non è in contraddizione ma complementare a quel bisogno d’intimità, altrettanto essenziale nel processo della formazione soggettiva, che induce invece a tenere al riparo dalla curiosità altrui gli aspetti più intimi di sé.

Solo che la grande familiarità con l’immagine, che caratterizza l’esperienza del mondo delle giovani generazioni, rende oggi normale e desiderabile sovraesporre – piuttosto che celare o preservare – la propria intimità.

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La nuova cultura emozionale, fondata sullo straripamento delle emozioni e sulla loro spettacolarizzazione, è incoraggiata e legittimata dalla cultura dei media che, di fatto, non valorizza le emozioni ma le mortifica, riducendole a merci da consumare in silenzio e in solitudine.

G. Turnaturi, “Lo spettacolo delle emozioni”, in B. Cattarinussi (a cura di), Emozioni e sentimenti nella vita sociale, FrancoAngeli, Milano 2000.

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sono sempre più numerosi coloro che aspirano a esibirsi di fronte a un pubblico, a raccontare vicende molto personali, a mettere in piazza i fatti della propria famiglia, a piangere, a denudarsi fisicamente o metaforicamente, a rivelare in diretta dettagli morbosi della propria vita sentimentale e sessuale.

Anna Oliverio Ferraris

Questa tendenza è accentuata dai media che offrono lo spazio dove portare in scena il privato e dove chi ha il coraggio di mettersi a nudo viene premiato con la notorietà:

A. Oliverio Ferraris, Intimità: una dimensione che scompare. Dall’intimità all’extimità, storia di una trasformazione epocale, «Prometeo», 100, 2007, p. 61.

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Oggi la nudità – sia essa fisica o psichica – è pubblicamente accettata, esibita, considerata un segno di libertà e di anticonformismo; ma è anche fortemente strumentalizzata, commercializzata, usata come arma di seduzione e strumento di potere. Intimità e senso del pudore sono ancora tra di noi o dobbiamo considerarli sentimenti obsoleti? Trattandosi di dimensioni importanti per l’equilibrio psichico dell’individuo e la costruzione dell’Io è impensabile che siano scomparse del tutto. Sono meno visibili e codificate di un tempo, ma da qualche parte continuano ad annidarsi. […] In un mondo poliedrico e mobile, «liquido» secondo alcuni, queste dimensioni della psiche non hanno più una rappresentazione universale, possono però emergere in forme diverse a seconda dei contesti e degli individui. “L’intimità è là dove io voglio che sia e quando io voglio trovarla” potrebbe essere uno slogan delle ultime generazioni.

Anna Oliverio Ferraris

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Considerazioni conclusive

Le tendenze emergenti dalla nostra ricerca segnalano la presenza nell’universo giovanile tanto di palesi difficoltà relazionali (peraltro, non del tutto inedite) quanto di molteplici opportunità comunicative (sconosciute alle generazioni precedenti).

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Le difficoltà

Il timore di mostrarsi all’altro; La reticenza a palesare la propria fragilità: La discordanza tra immagine esteriore e interiore.

Le opportunità

Il gioco della simulazione; La libera espressione dei moti dell’animo; L’opportunità di scoprire inediti parti di sé.

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Si fanno strada nuove forme di relazione sociale e una nuova cultura dell’intimità caratterizzata dalla tendenza a mettere a nudo, più che a celare o preservare, gli aspetti più intimi di sé.

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Di fronte a un cambiamento di tale portata, piuttosto che indulgere in quella «sindrome della disgrazia» che puntualmente si accompagna ad ogni nuova invenzione nel campo dei media, occorre un ripensamento radicale dell’educazione nello scenario degli incessanti cambiamenti che il protagonismo della comunicazione e dei media producono in questo ambito.

La «svolta comunicativa» in atto impone la costruzione nuove pratiche educative, consapevoli che la questione cruciale che si pone è come fare formazione, oggi, evitando il rischio di far gravare sulle giovani generazioni tutto il peso di cambiamenti non governati.

G. Greco (a cura di), Mediamorfosi. Conversazioni su comunicazione e società, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000; Id. ComEducazione. Conversazioni su comunicazione e educazione, Rubbettino, Soveria Mannelli 2002; G. Greco, L’avvento della società mediale. Riflessioni su politica, sport, educazione, FrancoAngeli, Milano 2004; G. Greco (a cura di), La svolta comunicativa. Uno sguardi sull’universo giovanile, Aracne, Roma 2008; G. Greco (a cura di), La comunicazione nelle scienze dell’educazione, Anicia, Roma 2009.

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