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SOMMARIO
1. PREMESSA_____________________________________________________________ 2
2. EVENTI ALLUVIONALI _________________________________________________ 3
3. FRANE ATTIVE Fa_____________________________________________________ 45
4. INQUADRAMENTO LAGO DI LUGANO__________________________________ 45
5. OSSERVAZIONI CLIMATOLOGICHE ___________________________________ 50
5.1 INQUADRAMENTO METEO-CLIMATICO _____________________________________50
5.1.1Temperatura atmosferica ___________________________________________________________ 505.1.2 Radiazione solare globale __________________________________________________________ 515.1.3 Precipitazioni____________________________________________________________________ 525.1.4 Intensità dei venti ________________________________________________________________ 53
6. CARATTERISTICHE METEOROLOGICHE DELL'AREALE LACUSTRE 1998-2007_____________________________________________________________________ 54
6.1. Radiazione solare globale _____________________________________________________55
6.2. Temperatura atmosferica______________________________________________________55
6.3. Precipitazioni_______________________________________________________________56
7. REGIME DEL LIVELLO LACUSTRE_____________________________________ 57
7.1 Regime del livello lacustre 1930-1997____________________________________________58
7.2 Regime del livello lacustre 2000 ________________________________________________60
7.3 Regime del livello lacustre 1998-2002____________________________________________62
7.4 Regime del livello lacustre 2004-2005____________________________________________63
7.5 Considerazioni del livello lacustre 1930-2005 ______________________________________64
8. RILIEVO GEOMORFOLOGICO DI DETTAGLIO__________________________ 65
9. CARTA DEI DISSESTI CON LEGENDA UNIFORMATA PAI ________________ 70
10. CARTA DELLA FATTIBILITA’ GEOLOGICA PER LE AZIONI DI PIANO E CLASSI DI FATTIBILITA’ ________________________________________________ 71
ALLEGATI FUORI TESTO:
TAVOLA 1 – QUADRO DEL DISSESTO
TAVOLA 2A Carta della fattibilità geologica– Scala 1: 2.000 TAVOLA 2B Carta della fattibilità geologica– Scala 1: 2.000 TAVOLA 2C Carta della fattibilità geologica– Scala 1: 2.000 TAVOLA 2D Carta della fattibilità geologica– Scala 1: 2.000 TAVOLA 2E Carta della fattibilità geologica– Scala 1: 2.000
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1. PREMESSA
Il presente lavoro è stato realizzato su incarico dell'AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI
PORLEZZA (Co), al fine di aggiornare la carta del dissesto con legenda uniformata PAI in
seguito agli eventi alluvionali verificatesi dall’autunno del 2002 ad oggi. Inoltre tale studio
propone di declassare la classe di fattibilità 4 a classe di fattibilità 3 lungo la sponda lacuale
del territorio comunale di Porlezza.
Pertanto il presente studio ha lo scopo di verificare la situazione di fattibilità geologica in
relazione alle caratteristiche morfodinamiche attuali, apportando così una modifica integrativa
sia al quadro del dissesto con legenda uniformata PAI, sia alla carta di fattibilità geologica
redatta nel 1998 ai sensi della L.R. n. 41 con integrazione nel 2002.
L'indagine si è articolata nelle seguenti fasi:
raccolta ed analisi critica dei dati esistenti in bibliografia;
cronologia degli eventi alluvionali;
FIG. 1 Particolare debris flow loc. Campeggio Ok Rivetta – Agosto 2006
FIG. 2 Particolare debris flow loc. S. Maurizio Novembre 2002
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valutazioni sulle variazione del livello della superficie lacuale;
rilievo geologico-morfologico lungo la fascia spondale del lago di Lugano;
interpretazione dei dati raccolti;
elaborazione e redazione delle seguente proposta.
Lo studio integrativo si prefigge i seguenti obiettivi:
valutare la situazione geologico-morfologica locale;
valutare la situazione idrologica del lago di Lugano;
aggiornamento del quadro del dissesto con legenda uniformata PAI;
ridefinizione della Carta di fattibilità.
2. EVENTI ALLUVIONALI
Dalla data di compilazione della carta del quadro del Dissesto con legenda uniformata PAI del
territorio comunale di Porlezza redatta dagli scriventi in data agosto 2002 fino ad oggi, si sono
verificati importanti fenomeni morfodinamici in località S. Maurizio e in località “La
Rivetta”.
In particolare per la località S. Maurizio nell’ottobre del 2002 è stato redatto STUDIO
GEOLOGICO TECNICO PER REALIZZAZIONE INTERVENTI DI SOMMA URGENZA
IN LOCALITA’ S. MAURIZIO, VALLE GRANOSA,, mentre per la località La Rivetta è
stato effettuato uno studio per la “PERIMETRAZIONE E ZONAZIONE DELLA
PERICOLOSITA’ DI CONOIDE ATTIVA AI SENSI DELLA LEGGE 267/98” datato
ottobre 2006.
Pertanto di seguito vengono riportati alcuni approfondimenti tratti da tali studi di dettaglio.
2.1 LOCALITA’ S. MAURIZIO
In seguito alle precipitazioni abbondanti verificatesi nel comune di Porlezza nella notte tra il
17 e il 18 ottobre 2002, in Località S. Maurizio e Valle Granosa, si sono verificate dei dissesti
lungo degli impluvi esistenti con conseguente trasporto di materiale lapideo verso valle, ed
interessamento delle abitazioni ed infrastrutture sottostanti.
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In Loc. S. Maurizio
l’Amministrazione
comunale ha provveduto
a rimuovere parte del
materiale che ha
interessato l’abitazione
e ha ripristinato il
transito lungo la strada
comunale. Inoltre ha
emesso apposita
Ordinanza Sindacale di
evacuazione
dell’abitazione
interessata, in quanto il tratto montano dell’alveo del T. Ova di S. Maurizio è stato
interessato da erosioni di fondo ed il materiale lapideo è stato trasportato a valle con il
conseguente sovralluovionamento dell’alveo con pericolo per la pubblica incolumità delle
strutture attigue.
Pertanto la Regione Lombardia, in seguito al sopralluogo effettuato dal Geol. Carlo Toffaloni
e dal Geom. Fernando Paladini in data 21/10/2002, ha considerato che permane una
condizione di pericolo ed instabilità dei versanti interessati dagli ultimi eventi e pertanto le
opere dovranno avere immediato avvio in quanto rivestono carattere di Somma Urgenza.
Il rilievo geomorfologico dell’area, ha evidenziato la presenza del substrato roccioso
affiorante a partire dalla quota di 330 m s.l.m. dove è visibile una scarpata morfologica
subverticale. A quote inferiori l’inclinazione del versante diminuisce in quanto si apre a
ventaglio la conoide alluvionale del T. Ova di S. Maurizio.
Proprio in corrispondenza di questa conoide sono stati realizzati alcuni edifici (abitazione
interessata dal dissesto e Chiesa di S. Maurizio e Baita degli Alpini).
L’intero versante del M.te Calbiga è interessato da fenomeni tipo Debris flow catalogati e
documentati dal 1996 ad oggi. Il fenomeno che interessa tale area è definito in letteratura
come Debris flow ed indica una corrente torbida, con detrito e fango dove l’acqua ha il ruolo
di fluidificante, col risultato di produrre una massa detritica in movimento. Queste colate con
trasporto in massa se associate ad un’elevata pendenza dell’asta possono raggiungere elevate
velocità con effetti distruttivi per urto ed erosione di notevole potenza.
FIG. 3 Panoramica canalone di fana
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La messa in moto di queste colate richiede il concorso di alcune condizioni: la presenza di un
ammasso detritico non stabilizzato, un’elevata inclinazione del pendio e la presenza di acqua.
Fenomeni di questo tipo si sono verificati ai primi di Ottobre del 2002 lungo l’alveo dell’Ova
di San Maurizio provocando l’approfondimento dell’alveo e la sua riattivazione, con la
formazione di scarpate in erosione accelerata aventi anche altezze superiori a 1 m. e il
trasporto di materiale detritico a ridosso dell’abitazione sottostante fino a raggiungere la
carrareccia esistente. La presenza di materiale detritico lungo il pendio ed in alveo per
precedenti depositi è stato riattivato dalle intense piogge avvenute poche ore prima
dell’innescarsi dell’evento franoso.
Il tratto di versante in oggetto, è stato interessato da una frana tipo Debris Flow, causando il
trasporto di materiale lapideo lungo l’alveo dell’Ova San Maurizio ad opera sia dell’acqua di
defllusso idrico superficiale sia dalla gravità.
FIG. 3a Panoramica scarpata morfologica in roccia
e accumulo di detriti lapideiFIG. 3b Alveo scavato con depositi detriti
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Questo materiale durante
la discesa verso valle ha
subito un salto in
corrispondenza della
scarpata morfologica in
roccia, con accumulo
dello stesso
immediatamente a valle
della parete rocciosa. In
seguito a forti
precipitazioni, ulteriore
materiale è stato
trasportato verso valle
dalle acque correnti e
dalla gravità raggiungendo un volume tale da non poter più mantenere una stabilità e pertanto
mettendosi in movimento verso valle.
L’abbondante precipitazione del mese di
ottobre 2002 è stata la causa principale di
questo movimento, che ha generato
solchi di incisione molto profondi nei
terreni di conoide alluvionale e
trasportando verso valle il materiale
lapideo. Questo materiale si è accumulato
a valle del pendio interessando
marginalmente l’edificio esistente ed
investendo in parte la “stalla “ esistente,
non causando gravi danni alle strutture.
Questo torrente genera una conoide che
risulta quiescente per molto tempo, solo
nel momento in cui i detriti trasportati ed
accumulati immediatamente a valle della
scarpata in roccia raggiungono un
volume tale da non poter restare in
FIG. 4 Panoramica struttura esistente “stalla” all’interno dell’alveo
FIG. 4a Solco di erosione molto inciso e accumulo di detriti lapidei
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equilibrio, in occasione di precipitazioni intense, questo materiale viene riattivato mettendosi
in moto verso valle.
Come si può osservare dalla Carta Della Dinamica Geomorfologia allegata alla Studio
geologico a supporto del
Piano Regolatore
Generale, l’intero versante
del M.te Galbiga è
interessato da questi
fenomeni e numerose
sono le conoidi quiescenti
dislocate lungo il versante
settentrionale del monte
stesso. Queste conoidi
sono particolari in quanto
si generano in
corrispondenza sia di un
cambiamento di
inclinazione del versante
sia con un cambiamento
della litologia dei terreni.
Infatti le conoidi del
monte Calbiga si
collocano al contatto tra il
substrato roccioso
affiorante lungo un
versante molto acclive e il
pendio sottostante più
dolce caratterizzato da
depositi alluvionali. Si
ribadisce che la Chiesa Di S. Maurizio in passato è stata completamente sepolta dai detriti
lapidei (1600). Il versante in oggetto è caratterizzato da assenza di una copertura erbosa e di
un orizzonte pedologico e dalla presenza di un fitto bosco autoctono, costituito da piante di
medio e alto fusto + arbusti tipo nocciolo.
FIG. 5 Accumulo di detriti lapidei a monte dell’edificio -2002
FIG. 5a Accumulo di detriti lapidei a monte dell’edificio-2008
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Dal 2002 ad oggi l’area è stata
interessata da successive piccole colate
che hanno determinato accumulo di
materiale sciolto lapideo in
corrispondenza dell’apice della conoide
con conseguente divagazione e
spagliamento di materiale sia a destra
che a sinistra del canale principale fino
al raggiungimento della scarpata che
delimita a monte la piana che ospita la
chiesa di S. Maurizio.
Per garantire la messa in sicurezza dei
luoghi, come già definito dal sopralluogo
effettuato dai tecnici della Regione
Lombardia, Dott. Geol. Carlo Toffaloni e
dal Geom. Fernando Paladini in data
21/10/2002, si è provveduto in Loc. San
Maurizio alla
realizzazione di un vallo
in terra armata ubicato a
monte dell’abitato
esistente le cui
caratteristiche
tecniche vengono di
seguito descritte:
Altezza vallo da fondo
scavo 4.0 m.
Lunghezza
complessiva Vallo 70
m.
Realizzazione rinforzo
armato attraverso la posa di geogriglie sulla parte di valle del rilevato.
Realizzazione vasca di accumulo di materiale per contenimento volume complessivo di
circa 3200 m3.
FIG. 5b Materiale detritico che lambisce l’area prativa –Aprile 2008
FIG. 5c vallo in terra armata – aprile 2008
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Accesso laterale per asportazione materiale accumulato.
Si ricorda che tale opera è stata realizzata come intervento di somma urgenza e pertanto
risulta essere provvisoria alla protezione del sottostante abitato.
2.2 LOCALITA’ LA RIVETTA
I fenomeni di dissesto sul versante Nord del M. Galbiga sono riconosciuti da tempo; essi si
sono manifestati sia attraverso eventi distruttivi, quali ad esempio la frana che ha interessato
nel XVII secolo lo sbocco della valle Granisciola, sia attraverso colate di materiale detritico
localizzate lungo impluvi e vallecole presenti sul versante, che si attivano in concomitanza di
periodi di intense e prolungate precipitazioni. Questi ultimi fenomeni hanno interessato anche
l’area di studio per cui la ricostruzione storica viene essenzialmente rivolta agli episodi più
recenti avvenuti.
Per la ricostruzione storica degli eventi si è provveduto alla raccolta di materiale
bibliografico, di testimonianze verbali, da sopralluoghi eseguiti dagli scirenti dal 1998 ad oggi
e all’archivio informatizzato contenuto nell”Inventario delle frane e dei dissesti idrogeologici
della Regione Lombardia” (2002).
I primi fenomeni censiti dallo studio sono datati Ottobre 1993; nella fattispecie in località
Prato Aperto, a SudOvest dell’abitato di Bene Lario, a seguito di eventi alluvionali si
registrarono colate di materiale detritico con danni a manufatti quali briglie (rif. 1019), sede
stradale e relativo muretto di sostegno in pietrame (rif. 1020).
Successivamente nella notte tra il 21 e 22 giugno 1996, a monte della strada di accesso al
Camping OK La Rivetta, presso la valle C.na Cavo ad una quota di circa 400 m s.l.m., sempre
in occasione di un evento meteorico eccezionale, si verificò una colata di detrito con
sovralluvionamento dell’alveo e conseguente deposizione di materiale costituito da terra
frammista a ghiaione e detriti vari, per un volume complessivo di circa 600 mc, che coinvolse
anche la strada e parte del settore Ovest del campeggio (rif. 1102).
A seguito di tale fenomeno venne realizzata allo sbocco della valle, ad una quota di 325 m
s.l.m., una vasca di raccolta atta a trattenere il materiale detritico grossolano trasportato
nell’impluvio (Figura 6). Nel dettaglio la struttura è costituita da una vasca sub-rettangolare di
dimensione 30 x 20 m e di altezza pari a 2-2.5 m, di circa 1500 m³ di capacità, delimitata
verso valle, Ovest ed Est da gabbie metalliche sovrapposte rinforzate e riempite di terreno. In
corrispondenza dell’immissione del corso d’acqua nella vasca (lato SudEst), le sponde
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vennero rinforzate e protette con gabbioni in pietrame. A seguito della messa in opera della
struttura di accumulo-contenimento descritta i fenomeni di dissesto sono stati limitati alla
discesa di materiale fangoso sulla sottostante sede stradale, mentre non si sono più verificati
accumuli di materiale e danni alle infrastrutture del campeggio.
In tal senso si segnala l’evento manifestatosi, in data 28 agosto 1996 con smottamento di
circa 300 mc di materiale.
Un anno più tardi, il 29 Luglio 1997, si registrò il primo di una serie di dissesti idrogeologici
lungo la valle Granosa (rif. 1110), che scorre a monte e in fregio al Camping OK La Rivetta, e
che edifica la conoide alluvionale prospiciente il L. di Piano (T. Vallone).
Circa 250 m a monte del campeggio, ad una quota di 410 m s.l.m., si manifestò una colata
detritica composta da clasti grossolani di natura calcarea immersi in matrice fine, che percorse
parecchie centinaia di metri sino ad interessare la baita posta all’immissione della valle nella
conoide. In occasione di tale evento la notevole quantità di materiale detritico si accumulò nel
tratto terminale dell’alveo della valle Granosa (T. Vallone).
FIG 6 - Gabbioni presenti T. Cavo località Gerone
Altro evento alluvionale significativo fu quello verificatosi il 23 giugno 1998 con
riattivazione di un corridoio di frana all’interno della valle Granosa e nella valle adiacente
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giunto sino in prossimità del Campeggio OK. Di seguito si riporta il riassunto del sopralluogo
effettuato in data 25 giugno 1998.
E’ stata rilevata la presenza di due aree con fenomeni di dissesto in atto, lungo le pendici del
monte Galbiga. In seguito alle intense precipitazioni verificatesi in data 23 giugno 1998,
durante il temporale delle ore 20.00 si è attivato un corridoio di frana all’interno della valle
Granosa e nella valle adiacente con erosione degli alvei torrentizi e trasporto in massa di
materiale detritico a valle. Il fenomeno erosivo ha una lunghezza totale di 1400 m ed ha
interessato un’area caratterizzata da una inclinazione media compresa tra 35° e 37°. Lungo
le due valli a quota 560 m s.l.m. si è verificata in due punti un’interruzione della strada
sterrata che da Bene Lario conduce alla loc. Selva Ghirlanda. Le interruzioni della strada
sono dovute a fenomeni di erosione concentrata che hanno scavato l’alveo dei torrenti per
circa 4.0 m fino ad arrivare al substrato roccioso. L’incisione torrentizia prosegue fino a
quota 330 m s.l.m. partendo da quota 1300 mm s.l.m. Il materiale eroso lungo la Valle
Granosa è stato trasportato a valle lungo l’alveo del torrente fino alla loc. Campeggio OK,
dove si è depositato riempiendo completamente l’alveo del torrente. Si stima che il materiale
trasportato a valle sia di circa 2500-3000 mc. Il materiale franato ha causato il
sovralluvionamento e l’occlusione dell’alveo. L’attuale situazione non può che aggravarsi
con i frequenti temporali, pertanto si sollecita un intervento rapido per mettere in sicurezza
l’area del campeggio attualmente a rischio. Nella valle adiacente si è verificata una
situazione pressoché identica con interruzione della strada sterrata a quota 575 m s.l.m., il
materiale eroso è stato trasportato lungo il torrente fino a raggiungere la vasca di trattenuta
situata a quota 326 m s.l.m., colmandola. Il materiale detritico frammisto a materiale a
granulometria sabbiosa-limosa ha interrato la vasca. L’acqua fuoriuscita lateralmente dalla
vasca si è incanalata lungo la strada di servizio trasportando fango nella sottostante strada
comunale che conduce al campeggio OK.
Di seguito si riporta la planimetria delle aree interessate dal dissesto del 23 giugno 1998
(Figura 7) e una serie di documentazioni fotografiche (Foto 1, 2, 3):
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FIG 7 - Rilievo effettuato in data 25 giugno 1998
Canale di frana ed erosione accelerata
Scarpata in erosione
CAMPING OK RIVETTA
CAMPING OK RIVETTA
Accumulo di frana ed alveo occluso
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Foto 1 - Zona di incrocio Valle Zatta e Vallone
Foto 2 – Tratto terminale V. Granosa a monte del Camping
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Molto più importante per le ripercussioni sull’intero territorio fu l’evento di piena dei giorni
4-5 Settembre 1998, durante il quale si manifestarono numerosi dissesti sia in corrispondenza
del versante Nord del M. Galbiga, sia nella zona di fondovalle prossima a Bene Lario (Figura
5).
In riferimento al settore limitrofo al campeggio, detti fenomeni interessarono la valle Granosa
in prossimità del suo tratto terminale, immediatamente a monte del campeggio, trasportando a
valle circa 1000 mc di materiale e presso la strada per Selva Ghirlanda. Fenomeni di dissesto
di minore portata coinvolsero la porzione terminale della valle C.na Cavo, nei pressi della
vasca di raccolta.
Fra questi meritano particolare attenzione quelli avvenuti in corrispondenza delle valli del
Diavolo e del Perdono, laddove si verificarono colate di materiale detritico con notevoli
accumuli e con conseguente sovralluvionamento e deviazione degli alvei, con danni
riguardanti alcune infrastrutture viarie.
A seguito di detti eventi nell’autunno del 1998 il genio Civile di Como provvide alla
rafforzamento delle opere già realizzate nel 1996 in corrispondenza della Valle C.na Cavo,
mediante la messa in opera di uno sbarramento alla sommità del bacino di raccolta, costituito
da gabbioni sovrapposti per uno sviluppo in lunghezza e altezza rispettivamente di 12 e 3 m,
intestati a circa 3 m dalla superficie di calpestio del bacino di raccolta sottostante (cfr. Figura
6).
Foto 3 - Alveo T. Vallone adiacente al camping
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Nel periodo 10-20 agosto 1999, a seguito di forti precipitazioni, si verificò una colata
detritica lungo la Valle C.na Cavo, che comportò ripercussioni sull’opera di contenimento alla
base della stessa (Foto 4-6). Nel dettaglio si manifestarono fenomeni di scalzamento in
corrispondenza delle gabbionate poste in testa alla
suddetta opera di contenimento con conseguente
instabilità della stessa. Tali evidenze sono riportate
nel verbale di sopralluogo effettuato dagli scriventi
in data 20 agosto 1999 e depositato nell’ufficio
tecnico del comune di Porlezza. Ulteriori danni
avvennero a valle della struttura, dove
l’infiltrazione dell’acqua raccolta nel vascone
determinò la formazione di una testata di incisione e
fenomeni di erosione al piede. Ulteriori dissesti,
sempre distribuiti sul versante Nord del M. Galbiga
(non censiti nell’”Inventario delle frane e dei
dissesti idrogeologici della Regione Lombardia”), si
registrarono nel periodo Ottobre-Novembre 2000.
Foto 4 - Riattivazione canaleC.na Cavo (T. Gerone)
Foto 5 – Danni alle gabbionate di testa del vascone
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Ulteriori dissesti, sempre distribuiti sul versante Nord del M. Galbiga (non censiti
nell’”Inventario delle frane e dei dissesti idrogeologici della Regione Lombardia”), si
registrarono nel periodo Ottobre-Novembre 2000. Essi interessarono anche l’area di
pertinenza del Camping OK La Rivetta, con accumulo di una notevole quantità di detrito
lungo tutto il tratto finale dell’alveo in corrispondenza della conoide alluvionale (T. Vallone),
fino al suo sbocco nel L. di Piano. Tali fenomeni interessarono anche il T. C.na Cavo, con
conseguente sovralluvionamento della vasca di raccolta esistente.
A seguito di tali eventi la Regione Lombardia, in particolare la Direzione generale affari
generali e personali-Unità organizzativa S.T.A.P.-Struttura del Genio Civile di Como, fece
realizzare opere di regimazione idraulica lungo la valle Granosa e il T. Vallone, quali la
riprofilatura e l’ampliamento della sezione d’alveo in fregio al campeggio per una lunghezza
complessiva di circa 250 m, realizzando sponde in massi ciclopici di altezza pari a 2.5-3 m
(Figura 8a e 8b). A monte del T. Vallone (apice della conoide), alla confluenza tra le valli
Zatta e Granosa, venne anche realizzata una vasca di raccolta del materiale detritico, avente
capacità di 800 m³ circa, sottesa da una briglia con gaveta alta circa 2 m.
Immediatamente a monte, nel tratto di raccordo tra la vasca di accumulo e l’alveo della valle
Granosa, in sinistra idrografica venne costruito un muro in calcestruzzo alto 3-3.5 m per uno
sviluppo complessivo di circa 30 m, con funzione di protezione spondale dell’ansa finale della
valle Granosa.
Foto 6 – Particolare dello scalzamento alla base delle gabbionate
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FIG 8a - Interventi T. Vallone
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FIG 8b - Interventi T. Vallone
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In data 9 agosto 2001, a seguito di eventi di pioggia intensa, si verificò una colata di detrito in
corrispondenza della Valle C.na Cavo, con riversamento di notevole quantità di materiale
lapideo entro la vasca di contenimento.
Nel novembre 2001 venne effettuato un sopralluogo atto a verificare lo stato dei luoghi a
monte dell’area del campeggio, con particolare attenzione all’accumulo lungo la Valle
Granosa ad una quota di circa 900 m s.l.m. (Foto 7) in modo da riscontrare sue possibili
rimobilizzazioni.
Foto 7 - Novembre 2001: Panoramica area di accumulo T. Granosa a quota 900 m slm
Un anno più tardi, nel novembre 2002, a seguito di precipitazioni intense perduranti più giorni
consecutivamente (14-15-16-17-18 Novembre 2002), in corrispondenza dei territori comunali
di Porlezza e Bene Lario si verificarono numerosi dissesti, tra cui la tracimazione di notevoli
quantità di acqua lungo gli impluvi delle valli Granosa, Zatta e C.na Cavo, che determinarono
anche la formazione di un ristagno idrico in Loc. Nosallo, laddove è presente un’ampia area
prativa subpianeggiate. Tale fenomeno, già manifestatosi in passato, permise la formazione di
un bacino di circa 15.000 m2, con profondità dell’acqua variabile da 2.0 m a 4.0 m (Foto 8).
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Foto 8 – Bacino in corrispondenza della loc. Nosallo
Lo svuotamento di detto bacino, avvenne nei giorni seguenti grazie al drenaggio lungo la
Valle Zatta (Foto 9), che confluisce poi a valle nel T. Vallone, in prossimità all’area del
campeggio OK La Rivetta.
La notevole portata in alveo ed il contestuale apporto solido proveniente dalla limitrofa Valle
Granosa provocarono il colmamento del vascone e danni alle sponde in corrispondenza del T.
Vallone, come si apprezza nelle Foto 10 e 11.
Foto 9 – Drenaggio del bacino di accumulo in corrispondenza della Valle Zatta
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Foto 10 - Argini in corrispondenza T. Vallone
Foto 11 –Particolare argine T. Vallone
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A seguito di detti eventi vennero intrapresi lavori di Somma Urgenza per lo sgombero del
materiale entro il vascone di accumulo e l’alveo del T. Vallone, e successivi interventi per la
sistemazione degli argini danneggiati. Nel contempo venne emanato un provvedimento di
sgombero temporaneo dell’area destinata al campeggio, al fine di scongiurare i rischi elevati
di esondazione e di tracimazione delle acque verso quest’ultima.
Altri smottamenti accaddero nel territorio comunale di Porlezza in data 17 ottobre 2002, in
particolare in località S. Maurizio, circa 1 km ad ovest dell’area di studio, laddove si verificò
una frana di 350 mc di materiale lapideo e fango descritta dettagliatamente nel paragrafo
precedente.
In data 6 agosto 2003 fu eseguito un sopralluogo presso il sito al fine di verificare la
conclusione dei lavori di Somma Urgenza effettuati durante il periodo ottobre-novembre
2002, da cui emerse la conformità nei confronti delle prescrizioni riportate nella
documentazione tecnica a firma dei tecnici incaricati (data Ottobre 2002), così come
testimoniato dalla seguente documentazione fotografica
Foto 12 – Particolare svuotamento T. Vallone e consolidamento briglie e argini
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Foto 13 – Particolare svuotamento vasca di accumulo in testa al T. Vallone
Si segnala inoltre che in corrispondenza del T. C.na Cavo vennero consolidate le briglie di
contenimento in gabbionate.
In data 28 Agosto 2003 si verificarono ulteriori episodi di dissesto, tuttavia di portata
inferiore, che interessarono anche l’area del campeggio con la parziale tracimazione della
muratura in calcestruzzo alla fine della valle Granosa.
A seguito di tale episodio, per assicurare maggior sicurezza idraulica tergo della muratura,
nell’Aprile 2004, si procedette ad innalzare la quota sommitale di 2 m del manufatto lungo
tutto il suo sviluppo (circa 30 m), predisponendo gabbionate.
Durante il periodo 2004-2005 non sono stati segnalati fenomeni che hanno interessato le aree
oggetto di studio.
In data 26 Luglio 2006, a seguito di precipitazioni intense si verificò un ulteriore episodio
di dissesto con riempimento sia della vasca del T. Vallone sia quella del T. C.na Cavo (Foto
14-17).
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Foto 14 – Particolare carrareccia che conduce alla vasca del T. C.na Cavo.
Si osserva la tracimazione del materiale proveniente dalla Vasca di accumulo
Foto 15 – Particolare Vasca di accumulo del T. C.na Cavo
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Foto 16 – Particolare Vasca di accumulo T. Vallone
Foto 17 – Particolare Asta Torrentizia del T. Granosa in approfondimento ed in erosione
diffusa a monte dell’area del Camping
In data 24 Agosto 2006 ore 19,45 circa, si è verificato l’ultimo episodio di colata di detrito,
di portata notevolmente superiore rispetto alle precedenti, in quanto è stata interessata anche
l’area del campeggio; il materiale tracimato dagli argini del T. Vallone per
sovralluvionamento ha infatti interessato l’estremità orientale dell’area ricettiva più prossima
al corso d’acqua, con danneggiamento anche consistente alle strutture (bungalow, roulotte
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ecc.). Di seguito si riportata una significativa documentazione fotografica relativa all’evento
(Foto 18-23).
Foto 18 - Particolare colata con tracimazione dell’ argine del T. Vallone
Foto 19 - Parte terminale della tracimazione del T. Vallone in corrispondenza del campeggio
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Foto 20 - Particolare zona di tracimazione con interessamento strutture del campeggio
Foto 21 – Particolare materiale tracimato in corrispondenza del campeggio e relative
strutture interessate
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Foto 22 - Panoramica Vasca di accumulo T. C.na Cavo (T. Gerone)
Foto 23 - Particolare operazioni di svuotamento della Vasca del T. C.na Cavo
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Per la valutazione dell’effettivo grado di pericolosità insistente sull’area di pertinenza del
campeggio è risultato indispensabile effettuare specifici rilievi di dettaglio, con particolare
attenzione agli impluvi presenti sul versante Nord del M. Galbiga.
Nel corso dell’analisi è stato possibile definire i caratteri geometrici, granulometrici e
litologici del materiale detritico, valutare le modalità di accumulo e stimare
approssimativamente i relativi volumi disponibili ad eventuali successive rimobilizzazioni.
Valle Granosa – T. Vallone
Come già accennato, quest’ultimo, per un lunghezza di circa 250 m, è stato oggetto di
interventi di regimazione idraulica, approntati dopo i fenomeni di dissesto avvenuti nel
periodo 1996-2002.
Questi hanno previsto la rettificazione dell’alveo in ambito di conoide mediante la
realizzazione di argini in pietrame (scogliere) e, verso monte, in corrispondenza della
confluenza con la valle Zatta, la predisposizione di una vasca di accumulo del materiale
detritico, sottesa da una briglia con gaveta (Foto 24).
Foto 24 – Confluenza Valli Zatta e Granosa a monte del camping Ok: vasca di accumulo
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La vasca di contenimento ha una capacità di invaso complessiva di circa 800 m3 ed è
raccordata alla valle Granosa con un muro di contenimento in calcestruzzo in sponda sinistra
(Foto 25), che ha anche
funzione di prevenire gli effetti
di erosione spondale vista
l’accentuata curvatura dell’asta
idrica. Il muro venne
sopraelevato di circa 2 m
nell’Aprile 2004 con una fila di
doppie gabbionate per
scongiurare tracimazioni e/o
sovralluvionamento del
materiale detritico durante gli
episodi di colata .
Subito a monte della muratura di
contenimento, l’alveo diviene rettilineo, è
caratterizzato da una pronunciata pendenza e si
imposta interamente entro il substrato roccioso,
con sponde che manifestano freschi segni di
erosione (Foto 26).
In corrispondenza di tale tratto il versante in
sinistra idrografica presenta alcuni segni di
movimento gravitativo della coltre eluviale e/o
detritica, qui di modesto spessore come
testimoniato dalla curvatura e spostamento
verso valle dei tronchi degli alberi .
Foto 25 – Valle Granosa immediatamente a monte della vasca di accumulo; particolare muro di contenimento alveo in sponda
sinistra parzialmente lesionato al piede
Foto 26 – Particolare alveo Valle Granosa
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Poco più a monte, a quote
comprese tra 370 e 380 m
s.l.m., l’alveo si imposta
sempre entro il substrato
roccioso ma incide anche
sponde costituite da
materiale detritico, il cui
spessore varia da 2 a 3 m.
Vista la notevole acclività delle sponde e le caratteristiche litologiche del deposito
superficiale, in riferimento alle condizioni di stabilità è possibile ipotizzare una situazione di
equilibrio limite, come confermerebbero anche alcune superfici fresche di scivolamento. In
relazione a ciò, in tale tratto è possibile stimare un volume di materiale potenzialmente
rimobilizzabile di circa 500 m3.
Proseguendo verso la testata della valle, fino ad una quota di circa 390 m s.l.m., si riscontra
un sensibile ispessimento del materiale detritico sulle sponde dell’alveo, di entità pari a 4-5 m;
tale assetto implica un volume potenzialmente rimobilizzabile di 600-700 m3.
Ad una quota di circa 400 m s.l.m., immediatamente a valle di un tratto d’alveo in roccia alto
7 m circa, si rinviene un cospicuo ammasso di materiale detritico in sponda destra.
In tale punto l’alveo incide la sola coltre detritica che presenta spessore superiore a 4-5 m; il
volume di materiale potenzialmente rimobilizzabile sarebbe pertanto stimabile in 150-200 m3.
Sulla base di quanto affermato e dalle evidenze raccolte durante i rilievi, la coltre detritica
ricoprente il substrato roccioso sarebbe franata entro l’alveo dal versante soprastante in
occasione dei dissesti del Novembre 2002, verosimilmente per effetti erosivi di scalzamento
alla base. Si segnalano inoltre locali fenomeni di erosione incanalata al fondo, in grado di
favorire la successiva rimobilizzazione del materiale.
Foto 27 – Fenomeni di creeping lungo il versante
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Nel tratto a monte compreso
tra 415 e 430 m s.l.m.,
l’alveo è impostato
direttamente sul substrato
roccioso ed è delimitato
lateralmente da sponde di
altezza variabile da 1.5 a 2
m, che appaiono
relativamente stabili (Foto
28).
Tra 440 e 450 m s.l.m. l’asta torrentizia
incide il substrato roccioso sub-verticale del
versante, per cui si riscontra uno spessore
esiguo di materiale eluvio-colluviale e
detritico (Foto 29), mentre immediatamente a
monte l’alveo scorre su un tratto di valle
ampio 25-30 m, con pendenze sensibilmente
inferiori (Foto 30).
La morfometria del settore di conseguenza
favorisce le condizioni per lo sviluppo in
posto della “regolite” e della coltre eluvio-
colluviale, nonché la deposizione di
materiale alluvionale proveniente dai settori
a monte, preso in carico dalla corrente
durante gli eventi di precipitazione intensa.
Foto 28 – Valle Granosa quota 430 m s.l.m.: alveo inciso in roccia e in detrito
Foto 29 – Valle Granosa quota 450 m s.l.m.
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In corrispondenza di tale punto il corso d’acqua scorre incassato di circa 2 m entro la coltre
dei depositi superficiali. Una stima indicativa indica un volume potenzialmente
rimobilizzabile di circa 500 m³. Proseguendo verso monte, ad una quota di circa 490 m s.l.m.,
la valle presenta di nuovo un sensibile aumento dell’acclività e una contestuale locale
diminuzione dello spessore di materiale detritico (Foto 31), aspetti apprezzabili sino
all’intersezione con la strada per Selva Ghirlanda.
In tale tratto il corso
d’acqua ha andamento
tortuoso, è in parte
impostato nel substrato
roccioso ed in parte entro i
depositi superficiali ed è
delimitato lateralmente da
sponde di altezza prossima
a 3 m, sulle quali si
segnalano localmente
piccoli franamenti di
materiale detritico (Foto
32).
Foto 30 – Valle Granosa quota 450 m s.l.m.
Foto 31 – valle Granosa quota 490 m s.l.m.; sensisibile aumento
della pendenza
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In corrispondenza della strada, pur essendo
manifesta un’accentuata pendenza media del
versante, si riscontra ubiquitariamente un
ingente spessore di materiale detritico sciolto
in affioramento, contraddistinto da una
modesta percentuale di matrice fine (sabbia e
limo) rispetto ai settori già descritti,
verosimilmente rimaneggiato e dilavato a
seguito del trasporto.
Come si evince dalle Foto 33 e 34 sono
manifesti fenomeni gravitativi della coltre
detritica (scoscendimenti e franamenti) ad
indicare condizioni di equilibrio limite.
Sulla base delle caratteristiche morfologiche
del versante il volume di materiale
potenzialmente rimobilizzabile sarebbe
stimabile in circa 1000 m3.
Foto 33 – Valle Granosa presso la strada per Selva Ghirlanda
Foto 32 – Valle Granosa presso la strada per Selva Ghirlanda: Si noti il notevole accumulo di
detrito privo di matrice e i fenomeni di franamento per scalzamento alla base
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Foto 34 –Valle Granosa fenomeni di creeping della coltre detritica
In corrispondenza dell’intersezione tra la valle Granosa e la strada per Selva Ghirlanda,
successivamente ai dissesti manifestatisi durante l’autunno 2000, sono state realizzate due
briglie “selettive” in pietrame (Foto 35) in grado di contenere un volume complessivo di
materiale di 75 m3 circa, così da proteggere la sede stradale e contribuire soprattutto a
rallentare la discesa verso valle della colata detritica durante gli eventi di piena.
Foto 35 –Briglia realizzata nel settembre 2000 nell’ambito delle opere di ripristino della
viabilità
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Il tratto di alveo immediatamente a monte delle
suddette opere di regimazione si imposta su un
versante piuttosto acclive, incidendo il
substrato roccioso in misura limitata. La
copertura eluviale qui manifesta spessori
alquanto esigui, inferiori al metro (Foto 36).
Tale assetto contraddistingue quasi tutto il
tratto di alveo sino alla quota di circa 770 m
s.l.m..
Ben diverso risulta invece l’assetto della valle
Granosa nel tratto posto alle quote altimetriche
superiori. Tra 800 e 900 m s.l.m. infatti si
apprezza un’ampia conca valliva avente
larghezza media di 70 m e lunghezza prossima
a 150 m, presso la quale è accumulata
un’ingente quantità di materiale detritico
sciolto a forma di “naso” morfologico, limitato
lateralmente da due linee di impluvio (Foto 37
e 38).
Foto 37 - Valle Granosa quota 900 m s.l.m.: ingente accumulo di materiale detritico privo di matrice. Si noti l’erosione e il franamento spondale entro il detrito di versante in sponda
sinistra
Foto 36–Valle Granosa: tratto d’alveo a pendenza elevata impostato in roccia
immediatamente a monte della briglia.
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Foto 38 - Valle Granosa quota 900 m s.l.m.: ingente accumulo di materiale detritico privo di matrice. Si noti l’erosione e il franamento spondale entro il detrito di versante in sponda
sinistra
L’alveo principale scorre attualmente lungo il lato occidentale dell’accumulo (sponda
idrografica sinistra), in corrispondenza della base del versante più acclive, laddove è limitato
lateralmente da sponde sub-verticali di altezza variabile da 4 a 6 m, costituite essenzialmente
da materiale detritico e subordinatamente eluvio-colluviale, in condizioni di equilibrio limite
(Foto 39).
Foto 39 - Valle Granosa: particolare dell’alveo in corrispondenza dell’accumulo. Si noti l’elevato lo spessore dei detriti.
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L’erosione pronunciata dell’alveo, come detto impostato in tale tratto entro la coltre dei
depositi superficiali, determina su tutto il versante in questione frequenti fenomeni di
scalzamento al piede, con conseguente franamento e accumulo di materiale in alveo (Foto 40).
Il tratto orientale dell’alveo
è da considerarsi al
momento “relitto” in
quanto non presenta segni
di deflusso e risultano
quiescenti le evidenze di
dinamica morfo-logica
sulle sponde e/o sul
versante; è tuttavia
verosimile la sua
riattivazione a seguito di
episodi di
sovralluvionamento
L’accumulo detritico che colma la depressione valliva è essenzialmente costituito da clasti
calcarei decimetrici, privi di matrice, quanto risultato della risedimentazione conseguente ad
episodi di erosione avvenuti a monte, successivamente soggetto al dilavamento delle acque di
ruscellamento superficiale (Foto 41).
Foto 40 - Valle Granosa
Foto 41 - Valle Granosa: particolare accumulo detritico a quota 900m slm
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Esso manifesta segni di rimobilizzazione ad opera delle acque correnti, maggiormente
evidenti in prossimità dell’alveo principale attivo. In base ai caratteri geometrici
dell’accumulo, nella fattispecie considerando uno spessore medio prossimo a 6 m (circa 10 m
in posizione baricentrica), è possibile stimare un volume del medesimo di circa 45.000 m3.
La massa di detrito è trattenuta
al piede, all’incirca ad una
quota di 800 m, da un sensibile
restringimento della sezione
della valle Granosa che
determina una sorta di “soglia”
(Foto 42), attraverso la quale,
in occasione di eventuali
rimobilizzazioni dell’accumulo
può verificarsi la tracimazione
verso valle di parte del
materiale, in grado di innescare
a “cascata” dissesti verso valle
per erosione incanalata, di
sponda e scalzamento alla base, favorendo l’incremento progressivo del volume della colata
detritica afferente alla conoide.
Dai rilievi e sopralluoghi eseguiti a partire dal 1998 in corrispondenza dell’accumulo si è
potuto ricostruire l’evoluzione morfodinamica dell’area; accertando nel particolare il graduale
peggioramento dei principali parametri morfometrici di seguito elencati:
approfondimento asta torrentizia
allargamento della capacità erosiva spondale
aumento della superficie di erosione diffusa anche sulle aree boscate laterali
mobilizzazioni locali dell’accumulo detritico
La recrudescenza di tali aspetti ha determinato un conseguente continuativo apporto di
materiale clastico a valle.
Di seguito viene riportata la documentazione fotografica raffigurante l’evoluzione
morfodinamica e geomorfologia dell’accumulo in questione.
Foto 42 - Valle Granosa: particolare soglia rocciosa in alveo a valle dell’accumulo detritico
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Foto 43 - Particolare canale di scorrimento presente zona di accumulo Luglio 1998
Nel 1998 l’area si presentava omogenea con un piccolo canale di incisione lungo il versante
sinistro, profondo 1.0-1.50 m e largo 2.50-3.00 m (Foto 43).
A dicembre 2000 l’area si presenta invariata e il canale di incisione precedentemente
individuato risultava parzialmente riempito di materiale e il limite del versante boscato in
sponda sinistra integro (Foto 44).
Foto 44 - Panoramica area di accumulo Dicembre 2000
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Foto 45 - Panoramica area di accumulo Novembre 2001
A Novembre 2001 è presente un’ampia incisione in versante sinistro, avente una profondità di
2.50-3.50 m e un’ampiezza di circa 4.0-4.50 m (Foto 45).
A Maggio 2006 il canale di deflusso si presenta fortemente inciso e in progressivo
approfondimento, con fenomeni di erosione diffusa su tutta la sponda sinistra e conseguenti
scoscendimenti sul versante a tergo, che interessano l’area boscata esistente. Il canale qui
presenta ampiezza di circa 6.0-7.0 m e profondità di 3.5-4.0 m.
Foto 46 - Panoramica area di accumulo maggio 2006
Ad Agosto 2006, successivamente all’evento, il canale si è ulteriormente approfondito con
arretramento della sponda sinistra per erosione progressiva (Foto 47 e 48). Il canale presenta
ora una profondità di circa 5.0 m e un’ampiezza massima compresa tra 8.0 e 10.0 m
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Foto 47 - Panoramica area di accumulo
.
Foto 48 - Particolare erosione diffusa sul versante sinistro
Proseguendo verso monte la valle Granosa è contraddistinta da una pendenza sempre
accentuata del profilo d’alveo, che si imposta in roccia, leggermente incassato all’interno del
materiale eluviale superficiale.
Particolare attenzione merita il tratto iniziale della valle Granosa, in prossimità del crinale (q.
1450 m s.l.m.). Dalla testata, immediatamente al di sotto della strada carrabile, per una
lunghezza di circa 500 m l’alveo si imposta interamente sul substrato roccioso, essendo
pressoché assente sia la copertura detritica sia lo sviluppo arboreo-arbustivo (Foto 49). Tale
assetto ha subito un peggioramento nel corso degli ultimi anni.
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Foto 49 - Valle Granosa: particolare tratto di alveo sommatale q. 1450 m s.l.m.
Per quanto riguarda la valutazione del volume massimo di materiale detritico mobilizzabile
durante un evento di trasporto in massa o misto su una conoide si precisa quanto segue.
Nello studio di ottobre 2006 è stata definita la magnitudo M (volume massimo di materiale
detritico rimobilizzabile durante un evento di trasporto in massa o misto sulla conoide)
calcolata sia con la formula di Crosta, Cerini, Frattini & Quattini pari a 61.050 m3 che con il
metodo di Scheuringhen, 1998 pari a 45.000 m3.
Tale dato come evidenziato dalla nota del parere della Regione Lombardia a titolo
collaborativo del 16 maggio 2007 protocollo Z1.2007.00 9897, risulta non coerente con il
volume verosimilmente ipotizzabile pari a 10.000-12.000 m3.
Infatti il volume di materiale definito come verosimilmente ipotizzabile è stato ricavato dalle
ricostruzioni storiche dei luoghi dal 1996 al 2006 (come previsto dalla metodologia di studio
della 267) senza però prendere in considerazione la possibilità che possano verificarsi
successivi eventi alluvionali o un singolo evento eccezionale con magnitudo M di
45.000/61.050 m3.
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Valle C.na Cavo
Per quanto riguarda la Valle C.na Cavo, essa presenta un percorso pressoché rettilineo dalla
sommità sino in prossimità fino allo sbocco della relativa conoide, laddove è presente la vasca
di raccolta del materiale.
Da qui i volumi idrici in condizioni normali si infiltrano nel sottosuolo entro il materiale
detritico ad elevata permeabilità della conoide mentre, in occasione degli eventi di
precipitazione intensa che originano dissesti in forma di colata, tale drenaggio risulta
difficoltoso, sia per i maggiori afflussi idrici sia per la presenza di materiale fine che ostacola
il processo.
Essi trovano pertanto naturale sfogo verso Ovest, lungo la strada carrabile di accesso alla
vasca di contenimento, per poi defluire a valle sulla strada di accesso del campeggio, fino a
spagliarsi nell’area prativa sottostante in fregio al Canale Lagadone.
Le caratteristiche peculiari relative alla morfometria dell’alveo, alla tipologia e spessore dei
depositi presenti sui versanti ricalcano nelle linee fondamentali quanto descritto
compiutamente per la Valle Granosa. Nel corso dei sopralluoghi effettuati non sono state
tuttavia riscontrate lungo l’alveo particolari zone di accumulo di materiale detritico, ma un
considerevole approfondimento dell’alveo che ne determina un continuo franamento di
materiale detritico al suo interno.
Come già descritto nella parte relativa alla ricostruzione storica dei dissesti, la valle C.na
Cavo è stata interessata nel corso degli anni da episodi di alluvionamento in forma di colate di
detrito, che hanno anche portato alla deposizione di materiale sulla strada di accesso al
campeggio e presso il settore occidentale del medesimo.
Si sottolinea che successivamente alla costruzione dell’opera in oggetto non sono state più
segnalate interferenze con le infrastrutture del campeggio, ad esclusione di locali colate di
fango sulla sottostante sede stradale.
Dalla ricostruzione storica dei luoghi fino ai giorni d’oggi, si evince un forte incremento
del fenomeno morfodinamico, con aumento sia della capacità erosiva che del materiale
trasportato a valle e quindi della pericolosità di tale fenomeno, come testimoniato anche
dall’ultimo evento verificatosi a fine agosto 2006.
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3. FRANE ATTIVE Fa
Per quanto riguarda le frane attive segnalate a valle della Località Alpe Nosarolo, in alveo del
T. Granisciola, si segnala che dal 2002 ad oggi si è incrementata la superficie di frana
permettendo di definire non più una zona puntuale ma bensì un’area di frana attiva come
riportato nella tavola allegata al testo.
4. INQUADRAMENTO LAGO DI LUGANO
Posizione
Fascia di confine tra la Svizzera (Cantone Ticino) e l'Italia (Regione Lombardia) 46'00'N,
3'30'E, 271 m s.l.m.
Descrizione
Il lago giace in una valle originata dall'erosione fluviale nel periodo Terziario (messiniano),
plasmata successivamente dai ghiacci dell'Adda e del Ticino durante l'ultimo periodo glaciale
(pleistocene). Il Lago di Lugano è costituito da tre diversi bacini: Il bacino nord (tra Melide e
Porlezza) ed il bacino sud (tra Capolago e Agno), separati dal ponte-diga di Melide costruito
in passato su una morena sublacuale, ed il piccolo bacino di Ponte Tresa situato in prossimità
dell'emissario (fiume Tresa). I tre bacini presentano caratteristiche morfologiche e idrologiche
diverse. Il bacino nord è molto profondo (288m) con un bacino imbrifero limitato (270Km2)
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rispetto al volume (4.68 Km3 ); di conseguenza presenta un elevato tempo teorico di ricambio
(12.3 a). Il processo di eutrofizzazione è iniziato negli anni '50 ed ha provocato nelle acque
profonde del bacino nord la scomparsa dell'ossigeno e l'aumento della densità salina: lo stato
meromittico (acque stratificate) in cui si trova questo bacino ha comportato un sensibile
aumento del tempo di permanenza delle acque oltre i 100m di profondità. Nel bacino sud ed
in quello di Ponte Tresa lo stato di ossigenazione risulta precario nella seconda parte dell'anno
(< 4 g/m3) già a partire da circa 25 m di profondità e si riduce gradualmente fino a zero nelle
vicinanze del fondale. Il clima insubrico e la morfologia del bacino imbrifero, propri della
fascia prealpina, conferiscono ai fiumi immissari caratteristiche tipicamente torrentizie.
Il bacino nord è contraddistinto da profondità elevate (288 m) e da un volume (4,69 km³)
elevato in rapporto all'area del suo bacino imbrifero (269,7 km²); ciò sfavorisce i processi di
ricambio delle acque, rallentati ulteriormente dal fenomeno di meromissi instauratosi in
seguito all'avvenuto aumento del grado di trofia del corpo lacustre (Barbieri and Polli, 1992;
Barbieri and Mosello, 1992). Il bacino sud è meno profondo (95 m), presenta comportamento
olomittico ed anche il rapporto tra il volume (1,14 km³) e l'area del bacino imbrifero (587,5
km²) risulta più favorevole ad un rinnovamento rapido delle sue acque.
La superficie totale dello specchio lacustre corrisponde a 48,9 km² (27,5 km² bacino nord;
20,3 km² bacino sud; 1,1 km² bacino di Ponte Tresa) di cui 63 % su territorio elvetico e 37 %
su territorio italiano. La superficie totale del bacino drenante (614,5 km² compreso il bacino
di Ponte Tresa) è situata in ragione del 57 % su suolo svizzero e del 43 % su quello italiano. I
principali tributari del lago sono il Cassarate (CH), il Cuccio, il Livone, il Rezzo ed il Solda
(I) per il bacino nord; il Vedeggio, il Vecchio Vedeggio, il Magliasina, lo Scairolo, il
Laveggio, il Mara (CH) ed il Bolletta (I) per il bacino sud che riceve inoltre le acque del
bacino nord. Le caratteristiche prealpine del territorio conferiscono carattere torrentizio alla
maggior parte di questi tributari che sono però tutti di dimensioni relativamente modeste. Gli
apporti complessivi medi annuali di acqua sono di 0,38 km³ a-1 per il bacino nord e di 0,77
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km³ a-1 per il bacino sud di cui 0,38 km³ a-1 provenienti dal bacino nord e i rimanenti 0,39
km³ a-1 dai tributari (Barbieri and Polli, 1992).
RICERCHE SULL’EVOLUZIONE DEL LAGO DI LUGANO. ASPETTI
LIMNOLOGICI. QUINQUENNIO 2003-2007
Campagna 2006. La campagna limnologica 2006 sul Lago di Lugano, la cui esecuzione è
affidata all’Ufficio Protezione e Depurazione Acque del Cantone Ticino, è in regolare corso
di svolgimento, rimanendo invariate, rispetto a quanto stabilito per il quinquennio d’indagine
2003-2007, sia le modalità e le frequenze di campionamento, sia le metodologie analitiche.
Caratteristiche ideologiche. Sono disponibili le misure delle portate medie giornaliere del
primo semestre del 2006 per i fiumi Cassarate, Magliasina, Tresa, Vedeggio-Agno, come
pure i valori del livello medio giornaliero del lago, misurato alla stazione di Melide-Ferrera
(valori provvisori, forniti dall’Ufficio federale dell’ambiente). Sui fiumi Bolletta, Cuccio,
Laveggio, Scairolo sono in corso rilevamenti in continuo da parte dell’Istituto di Scienze
della Terra (IST-SUPSI).
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Caratteristiche fisiche, chimiche e chimico-fisiche dei tributari. Fino alla fine d’agosto
sono state prelevate ed analizzate 8 serie di campioni sui fiumi: Bolletta, Cassarate, Cuccio,
Laveggio, Livone, Magliasina, Scairolo, Tresa, Vedeggio-foce. I parametri analizzati sono
quelli previsti dal programma di studio. È proseguita regolarmente la raccolta e l'analisi di
campioni cumulati settimanali, tramite le stazioni automatiche con prelievo proporzionale al
deflusso, sui fiumi Cassarate, Laveggio, Tresa, Vedeggio-Agno.
Caratteristiche fisiche, chimiche e chimico-fisiche delle acque lacustri. Sono state finora
misurate 16 serie di profili quindicinali con la sonda multiparametrica sull’intera colonna
d’acqua nelle stazioni di Gandria, Melide, Figino (temperatura, conducibilità, ossigeno
disciolto, valore pH, torbidità). In ognuna di queste tre stazioni sono stati inoltre effettuati 8
prelievi a scadenza mensile, con raccolta di campioni per l'analisi chimica a profondità
discrete sulla colonna d'acqua, per un totale di 41 campioni/mese. I parametri analizzati sono
quelli previsti dal programma di ricerca.
Indagini idrobiologiche delle acque lacustri. Nel corso dei primi otto mesi del 2006 sono
state raccolte nelle tre stazioni principali (Gandria, Melide, Figino) 12 serie di campioni
integrali per l’analisi del fitoplancton e dello zooplancton (per un totale di 36 campioni), e 8
serie di campioni d'acqua distribuiti sul profilo verticale dell'epilimnio, per la misura della
clorofilla, del carbonio inorganico, e della produzione primaria (per un totale di 88 campioni
per parametro). Sempre nello strato epilimnico è stata misurata mensilmente l’estinzione
della radiazione fotosintetica (PAR).
Andamento dei parametri più significativi (dati provvisori). Stato d’ossigenazione delle
acque lacustri. Per il secondo anno consecutivo si è verificata nel Lago di Lugano una
circolazione invernale delle acque particolarmente intensa, favorita dalle eccezionali
condizioni climatiche di questo periodo: tutti i mesi invernali (dicembre, gennaio e febbraio)
sono infatti risultati più freddi della norma, facendo dell'inverno 2005-2006 (2.5°C di
temperatura media stagionale, a Locarno-Monti), l'inverno più rigido da 36 anni (fonte dati:
Meteosvizzera). I rilevamenti effettuati con la sonda multiparametrica hanno messo in
evidenza come, tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio del 2006, gli strati superficiali del
bacino nord (0-50 m) si sono raffreddati fino al punto da risultare più densi rispetto a quelli
sottostanti, ciò che ha portato al loro sprofondamento, ed ad un completo rimescolamento
della colonna d’acqua. Uno dei principali effetti di un tale evento, di cui non si riscontrano
precedenti nei dati disponibili dalla metà del secolo scorso, e che si è verificato in un lasso di
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tempo estremamente breve (un paio di settimane), è costituito dalla ridistribuzione omogenea
dell’intero quantitativo d’ossigeno presente negli strati superficiali lungo il profilo verticale, e
dal conseguente crollo generale dei valori di concentrazione (< 2 g O2 m-3). Di uno stato
d’ossigenazione delle acque così precario ha naturalmente risentito la fauna ittica del lago: di
fatto, nel corso delle settimane successive al rimescolamento, si sono osservati alcuni casi di
decesso fra le specie più sensibili, in particolare di agoni. Già nel corso di marzo la diffusione
dell’ossigeno atmosferico negli strati superficiali ha permesso di ristabilire condizioni
minime di sopravvivenza anche per queste specie ittiche. Va sottolineato, d’altra parte, che lo
stato d’ossigenazione complessivo di questo bacino lacustre, nonostante la fase critica legata
al momentaneo calo dei valori di concentrazione, è ulteriormente migliorato rispetto agli anni
precedenti. La situazione rilevata nel periodo di massima stratificazione estiva (agosto 2006)
evidenzia infatti la presenza d’ossigeno ( 1 mg l-1) fino ad oltre 200 m di profondità. Anche
nel bacino sud le riserve d’ossigeno acquisite durante la fase di circolazione (7-8 mg O2 l-1
sull’intera colonna) hanno garantito un’ossigenazione soddisfacente delle acque fin verso 75
m di profondità, e di attenuare gli effetti del consumo metalimnico estivo attorno.
Tenore di fosforo nelle acque lacustri. Al termine della fase di circolazione dell’inverno
2005-2005, le concentrazioni di fosforo totale hanno presentato una distribuzione omogenea
lungo il profilo verticale anche nel bacino nord, dove hanno raggiunto valori nettamente più
elevati (109 mg P m-3) rispetto al bacino sud (Melide: 52; Figino: 35 mg P m-3) in seguito al
completo rimescolamento della colonna d’acqua (Fig. 2). Rispetto all’anno precedente,
pertanto, lo strato produttivo del bacino nord conferma il suo stato marcata eutrofía, mentre
gli strati più profondi evidenziano un’ulteriore diminuzione del tenore di fosforo in seguito al
miglioramento dello stato d’ossigenazione delle acque dopo la scomparsa della barriera
meromittica.
Aspetti idrobiologici. Il quadro idrobiologico del lago dei primi 8 mesi del 2005 è illustrato
dall’andamento dei valori di trasparenza delle acque (misurata con il disco di Secchi) e delle
concentrazioni di clorofilla “a” nello strato 0-20 m (Fig. 3).Nel bacino nord il profondo
rimescolamento invernale ha comportato, tra l’altro, la ridistribuzione degli organismi
fitoplanctonici presente nello strato trofogeno lungo l’intera colonna d’acqua, provocando
una forte diluizione dei valori di clorofilla: di conseguenza la consueta fase di sviluppo
primaverile del popolamento algale (marzo-aprile) è iniziata con circa 15 giorni di ritardo
rispetto al bacino sud, ed ha presentato una punta massima meno elevata (Gandria: 11;
GEOPLANET
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Melide: 15; Figino: 16 mg m-3). La successiva fase di chiarificazione delle acque, legata allo
sviluppo dello zooplancton erbivoro (fine maggio), è risultata più intensa nelle due stazioni
del bacino sud, dove momentaneamente sono stati misurati valori inferiori a 4 mg m-3.
Durante il periodo estivo l’andamento della clorofilla presenta una sostanziale stabilità nel
bacino nord (5-6 mg m-3), ed una ripresa più marcata nel bacino sud (Melide: 8-13; Figino:
7-9 mg m-3). In generale la trasparenza delle acque conferma un andamento in controfase
rispetto a quello della clorofilla, soprattutto quando i popolamenti fitoplanctonici risultano
distribuiti omogeneamente negli strati superficiali della colonna d’acqua (periodo
primaverile). Nel bacino sud i valori massimi sono stati osservati in gennaio-febbraio nel
bacino sud (Melide: 15.3 m; Figino: 11.5 m), ma solamente in marzo a Gandria (14.9 m), a
motivo dell’eccezionale circolazione invernale, mentre il minimo primaverile (2.2-2.9 m) è
invece coinciso in tutte le stazioni con il campionamento di fine aprile. Anche se gli effetti
della fase di chiarificazione di maggio sono risultati più evidenti nel bacino sud (10.6-11.9
m), che nel bacino nord (10.0 m), nel corso dell’estate i valori di trasparenza sono andati
assestandosi su livelli più elevati a Gandria (5-6 m) rispetto a Melide e Figino (3-4 m).
5. OSSERVAZIONI CLIMATOLOGICHE
5.1 INQUADRAMENTO METEO-CLIMATICO
Di seguito, si riporta anche un inquadramento generale dell’area lacustre comprendendo gli
aspetti climatici, meteorologici e idrologici.
I dati utilizzati per le descrizioni dell’area sono stati tratti dai dati provenienti dall’Istituto
Svizzero, comprendenti un lasso di tempo tra il 1961 e il 1995, rilevati presso la stazione di
Lugano.
5.1.1Temperatura atmosferica TEMPERATURA MEDIA 1995 12.5°C TEMPERATURA MEDIA 1961-90 12.0°C
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Come si rileva la tendenza al rialzo della temperatura iniziata nel 1980 si è manifestata anche
nel 1995. La media annuale è superiore ai valori normali e il 1995 si pone come uno degli
anni a temperatura maggiore tra quelli osservati. Come risulta dal grafico seguente, solo tre
mesi (marzo, giugno e settembre) sono rimasti al di sotto della media: la maggiore differenza
negativa si è avuta nel mese di settembre (-2.5°), che dal punto di vista meteorologico è stato
il mese con valori peggiori di tutto l’anno. Gli altri mesi mostrano valori positivi di 1-2° e
solo in agosto i valori sono simili alla norma. Il maggior incremento termico misurato è stato
nel mese di febbraio con +2.1°C, caratterizzato da una temperatura media pari a 6.3° tra le più
elevate del secolo.
5.1.2 Radiazione solare globale
RADIAZIONE TOTALE 1995 4547 MJ m-2
RADIAZIONE TOTALE MEDIA 80-94 4155 MJ m-2
Come si può osservare dalla tabella il 1995 ha fatto registrare il valore più elevato dopo il
1982 (4595 MJ m-2). L’incremento rispetto alla media quindicennale è stato di 392 MJ m-2,
pari al 9.4%. Nella figura seguente sono riportati i valori mensili che risultano tutti superiori
alla media fatta eccezione solo per il mese di settembre e dicembre. Gli incrementi maggiori
sono stati rilevati nei mesi di marzo, ottobre e novembre seguiti da gennaio, aprile e maggio.
TEMPERATURA ATMOSFERICA
0
5
10
15
20
25
GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DICLugano 1995
Lugano 1961-1990
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5.1.3 Precipitazioni
PRECIPITAZIONI TOTALI 1995 1412 mm PRECIPITAZIONE MEDIA 61-90 1606 mm
Il 1995 è caratterizzato da una piovosità inferiore alla norma con uno scarto di –194 mm,
contrassegnato da tre trimestri con valori bassi (gennaio-marzo, giugno-agosto, aottobre-
dicembre) intercalati da due periodi umidi.Il mese con precipitazioni abbondanti è risultato
essere settembre con 447 mm di pioggia.
Nel comune di Porlezza attualmente non sono in funzione stazioni di rilevamento
meteorologiche, perciò ci si è dovuti basare su informazioni pubblicate sugli annali idrologici.
RADIAZIONE SOLARE GLOBALE
0
100
200
300
400
500
600
700
GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DICLugano 1995
Lugano 1980-1994
PRECIPITAZIONI
0
50
100
150
200
250
300
350
400
450
GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC
Lugano 1995
Lugano 1961-1990
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Dall’analisi di queste pubblicazioni si è trovato che nel periodo 1921-1961 era in funzione
una stazione pluviometrica nel comune di Porlezza.
Di seguito si riportano i valori estrapolati dagli annali idrologici italiani per la stazione
sopracitata nel periodo (1921-1961):
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Anno
max 160 310 348 245 328 392 298 312 344 396 561 263 2111
med 45 57 78 127 159 151 123 146 130 137 144 70 1365
min 0 0 0 0 15 16 21 19 2 0 6 0 758
Precipitazioni massime, medie e minime mensili -precipitazioni medie annue I dati pluviometrici esaminati indicano un regime di tipo prealpino, caratterizzato da una
precipitazione media annua di 1350-1500 mm, con precipitazioni massime annuali fino a
2100 mm.
L’evapotraspirazione annua calcolata secondo la formula di Thoruthwaite è di circa 700 mm.
5.1.4 Intensità dei venti
INTENSITA’ DEI VENTI MEDIA 1995 6.94 Km/h INTENSITA’ DEI VENTI MEDIA 1980-94 6.27 Km/h
L’intensità dei venti nel 1995 è stata tra le più elevate rilevate nel periodo di osservazione
risulta inferiore solo a quella del 1991 (7.05 Km/h). Come evidenziato nella seguente figura
l’attività eolica è stata intensa nei mesi primaverili (marzo-maggio) oltre che a gennaio,
agosto e novembre, mentre in ottobre ed in dicembre l’intensità dei venti è notevolmente
inferiore.
INTENSITA' DEI VENTI
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC
Lugano 1995
Lugano 1980-1994
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Il valore di marzo si pone al terzo posto tra i massimi mensili dall’inizio delle registrazioni
presso la stazione di Lugano. Per quanto riguarda la direzione dei venti si nota come il 50%
dei venti corrispondono alla somma dei settori nord + nord-ovest e circa il 30% alla somma
dei settori sud + sud-est.
6. CARATTERISTICHE METEOROLOGICHE DELL'AREALE
LACUSTRE 1998-2007
I dati utilizzati per la descrizione dell'andamento meteorologico del bacino del Lago di
Lugano sono forniti dall'Ufficio Federale di Meteorologia e Climatologia e vengono registrati
presso la Biblioteca Cantonale di Lugano. In particolare sono stati presi in considerazione
quei parametri che risultano più strettamente legati alle vicende limnologiche del corpo
lacustre, ed in particolare:
la radiazione solare globale,
la temperatura atmosferica,
le precipitazioni,
l'intensità e la direzione dei venti.
I dati relativi all'andamento mensile del biennio 2004-2005 sono stati confrontati, come di
consueto, con i valori del periodo climatologico di riferimento 1961-90 per quanto concerne i
parametri della temperatura atmosferica e delle precipitazioni, mentre per la radiazione solare
il confronto viene effettuato con la media del ventennio 1980-99. Per quanto riguarda
l’andamento generale dell'intensità e della direzione dei venti si propone invece il periodo di
confronto 1986-2000, in quanto le misurazioni degli anni precedenti hanno evidenziato alcuni
errori. A livello generale, l’anno 2004 è risultato complessivamente mite ed esente da
situazioni meteorologiche estreme, quali l’eccezionale combinazione di siccità e caldo
verificatasi l’anno precedente. Il 2005 ha invece fatto registrare in alcuni mesi eventi
meteorologici di rilievo, anche se non sempre chiaramente evidenziati dall’andamento dei
valori mensili utilizzati per i grafici. Particolarmente importante, per le sue conseguenze
sull’evoluzione limnologica del bacino nord del Lago, è risultata la situazione meteoclimatica
dei primi mesi del 2005, caratterizzata dalla combinazione di una forte attività eolica e di un
drastico raffreddamento atmosferico: essa ha contribuito in modo determinante alla
destratificazione dell’intera colonna d’acqua, per la prima volta dopo circa 40 anni di stabilità
meromittica.
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6.1. Radiazione solare globale Radiazione globale totale 2004 4678 MJ m-2
Radiazione globale totale 2005 4823 MJ m-2
Radiazione - media periodo 1980-99 4244 MJ m-2
In entrambi gli anni considerati si è registrato un irraggiamento complessivo particolarmente
elevato: il dato relativo al 2005 corrisponde addirittura il massimo dell’intero periodo di
confronto (+531 MJ m-2 rispetto alla media).
Come illustrato dell’andamento dei valori mensili i maggiori incrementi si sono avuti
soprattutto nel periodo compreso tra aprile e settembre, mentre valori vicini alla media o
addirittura deficitari (ottobre) sono stati rilevati nel corso dell’ultimo trimestre. Rispetto al
2004, il 2005 ha presentato un netto aumento d’irraggiamento in marzo (+79 MJ m-2) ed un
marcato calo in settembre (-52 MJ m-2).
6.2. Temperatura atmosferica Temperatura - media 2004 12.7 °C - Temperatura - media 2005 12.6 °C
Temperatura - media periodo 1961-1990 12.0 °C
Il valore della temperatura media annua degli anni 2004 e 2005 è risultato molto simile: pur
superando ancora nettamente il dato del periodo di riferimento, esso si situa ai livelli più bassi
degli ultimi sette anni. Questo calo risulta ancora più appariscente, considerando che esso fa
seguito ad un biennio (2002-2003) caratterizzato da valori termici particolarmente elevati
(>13 °C). Dall’andamento delle medie mensili è possibile rilevare come solo pochi valori
risultino inferiori alla media pluriennale: si tratta, in particolare, dei mesi di maggio 2004 (-
0.6 °C), febbraio 2005 (-0.5 °C), e soprattutto dicembre 2005 (-1.2 °C). Come già accennato,
le condizioni termiche dei primi mesi del 2005 sono risultate di fondamentale importanza ai
fini del rimescolamento della colonna d’acqua del lago, in particolare nel bacino nord. Di
fatto, anche se il grafico dei valori mensili non consente di evidenziare nel dettaglio la
dinamica degli eventi, tra il 18 febbraio ed il 7 marzo le temperature medie giornaliere non
hanno mai superato i 4 °C, e le minime sono risultate quasi sempre inferiori a 0 °C: in un
periodo dell’anno, in cui già di per sé le acque lacustri si trovano in fase di avanzato
raffreddamento, quest’ulteriore, importante perdita di calore ha provocato un aumento della
densità delle acque superficiali, sufficiente a farle sprofondare fin sul fondo del lago. La
particolare situazione termica dell’inverno 2004-2005 è confermata anche dal valore di
temperatura atmosferica stagionale (media dicembre marzo), risultato essere il più basso degli
ultimi 10 anni.
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I maggiori incrementi termici rispetto alla media pluriennale si sono avuti in giugno (+2 °C)
ed ottobre del 2004 (+1.3 °C), ed nel trimestre maggio-luglio del 2005 (tra +1.2 e +2.5 °C) .
In entrambi gli anni il mese più caldo è risultato luglio (rispettivamente con 22.0 e 22.9 °C),
seguito nel 2004 da agosto (21.3 °C), mentre nel 2005 da giugno (21.4 °C). La temperatura ha
toccato il suo massimo annuo il 23 luglio 2004 (32.4 °C), rispettivamente il 28 giugno 2005
(32.6 °C); le minime assolute sono invece state registrate il 22 dicembre 2004 (-2.3 °C) ed il
30 dicembre 2005 (-5.5°C).
6.3. Precipitazioni Precipitazioni - totale 2004 1373 mm - Precipitazioni - totale 2005 947 mm - Precipitazioni -
media periodo 1961-1990 1606 mm. Dopo aver totalizzato nel corso del 2003 il quantitativo
di precipitazioni più basso dell’intero periodo di riferimento, il 2004 ha fatto segnare un
parziale recupero (nonostante i valori nettamente inferiori alla norma registrati per i mesi di
gennaio, marzo, giugno e settembre), ma il 2005 ha fatto toccare un ulteriore record negativo,
terminando con un deficit complessivo di oltre 650 mm (pari a 650 litri d’acqua per m2)
rispetto alla media: in quest’ultimo anno solamente i mesi di settembre e dicembre presentano
quantitativi superiori alla norma, mentre sono risultati estremamente siccitosi (quantitativi
assoluti <50 mm; deficit compresi tra -75% e -93%) i mesi di gennaio, febbraio e novembre, e
nettamente al di sotto della norma (deficit compresi tra -51% e -75%) i mesi di maggio,
giugno ed ottobre. Questa carenza di precipitazioni ha avuto come conseguenza una forte
diminuzione dei deflussi dei corsi d’acqua, un generale abbassamento del livello dei laghi e
delle falde acquifere, ed alcune limitazioni nell’approvvigionamento idrico.
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7. REGIME DEL LIVELLO LACUSTRE
Per meglio inquadrare la situazione idrogeologica ed idrografia del territorio in esame si è
ritenuto opportuno inserire nel presente studio alcuni dati meteorologici per poter valutare
correttamente i fenomeni ad essi collegati.
Nel comune di Porlezza attualmente non sono in funzione stazioni di rilevamento
meteorologiche, perciò ci si è dovuti basare su informazioni pubblicate sugli annali idrologici.
Dall’analisi di queste pubblicazioni si è trovato che nel periodo 1921-1961 era in funzione
una stazione pluviometrica nel comune di Porlezza. Di seguito si riportano i valori estrapolati
dagli annali idrologici per la stazione sopra citata nel periodo (1921-1961):
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Anno
max 160 310 348 245 328 392 298 312 344 396 561 263 2111
med 45 57 78 127 159 151 123 146 130 137 144 70 1365
min 0 0 0 0 15 16 21 19 2 0 6 0 758
Precipitazioni massime, medie e minime mensili -precipitazioni medie annue
I dati pluviometrici esaminati indicano un regime di tipo prealpino, caratterizzato da una
precipitazione media annua di 1350-1500 mm, con precipitazioni massime annuali fino a
2100 mm. Mediamente i giorni di pioggia all’anno sono 100. I mesi con maggior numero di
giorni piovosi sono Maggio(14 gg), Giugno (11 gg) e Aprile (10 gg) mentre quelli meno
piovosi sono Gennaio (4 gg) e Febbraio(5 gg). L’evapotraspirazione annua calcolata secondo
la formula di Thoruthwaite è di circa 700 mm. Attraverso i dati sperimentali delle
precipitazioni massime da 1 a 5 giorni consecutivi estrapolati dagli annali idrogeologici è
stata ricavata la stima delle piogge probabile in mm per differenti intervalli di tempo in
funzione del tempo di ritorno di 5, 10 e 50 anni.
1 GG 2 GG 3 GG 4 GG 5 GG
TR= 1 ANNO 94 129 156 180 192
TR= 10ANNI 106 142 174 201 213
TR= 50 ANNI 131 171 213 249 258
Valori di pioggia probabili in mm, da 1 a 5 giorni consecutivi con tempi di ritorno di 5,10,50
anni
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7.1 Regime del livello lacustre 1930-1997 Il livello medio mensile nel 1997 ha presentato valori invernali che hanno superato di circa 20
cm le medie di riferimento registrate nel periodo 1930-93. (vedasi figura). Durante l’estate il
livello lacustre si è mantenuto al di sotto del periodo di riferimento di circa 10-15 cm, mentre
a Settembre ha raggiunto valori eccezionalmente elevati . L’escursione di livello è risultata
piuttosto elevata e nel corso dell’anno ha raggiunto il valore massimo di 83 cm calcolata
come differenza tra il massimo assoluto di settembre (271.230) ed il minimo di Settembre
(270.400). La quota media annua pari a 271.523 risulta superiore di 2.9 cm rispetto a quella
del periodo di confronto.Di seguito si riportano i grafici relativi al regime mensile del livello
medio ed i valori estremi per gli anni 1995, 1996, 1997 e 1993.
Lago di Lugano, 1995 regime mensile del livello medio e valori estremi
Lago di Lugano, 1996-1997 regime mensile del livello medio e valori estremi
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Lago di Lugano, 1993 regime mensile del livello medio e valori estremi
I valori estremi massimi registrati :
1993 –mese di Ottobre 271.4
1995 - mese di Settembre 271.2
1996-mese di Novembre 271.0
1997- mese Giugno –Luglio 271.3
I valori estremi minimi registrati:
1993 –mese di novembre 270.3
1995- mese di Settembre 270.4
Lago di Lugano regime mensile del livello medio
270,2
270,4
270,6
270,8
271
271,2
gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic
m s
.l.m
.
1993199519961997
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1996 mese di Agosto 270.5
1997 mese di Novembre 270.3
Dall’analisi di tali grafici si evince che le oscillazioni del livello lacustre nel Lago di Lugano
non sono di entità elevata. Le variazioni tra il valore estremo massimo e quello minimo sono
al massimo di 1.10 m corrispondente alla quota di 271.4 m s.lm. nel periodo 1993-1997.
La variazione è di limitata entità per la presenza dello sbarramento ubicato in territorio
Svizzero.
7.2 Regime del livello lacustre 2000 L'altezza media del livello lacustre per il 2000 è stata di m 270.57 m s.l.m. ed è i 8 cm
superiore a quella del periodo di riferimento (1965-1999; 270.49 m s.l.m.). Ad eccezione di
marzo e giugno il livello idrometrico medio è stato sempre superiore al periodo pluriennale
(Fig. 3.2.). In aprile lo scarto ammontava a 14 cm, mentre in ottobre e novembre ha toccato
rispettivamente 24.7 e 34.1 cm. Nel corso dell'anno il livello del lago ha fatto registrare la sua
pnta massima il 17 ottobre (271.381 m s.l.m.) ed il minimo il 25 marzo 270.312 m s.l.m.);
l’escursione massima per il 2000 è stata di 107 cm.
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7.3 Regime del livello lacustre 1998-2002 L'altezza media del livello lacustre nel 2002 è stata di m 270.57 m s.l.m. ed è isultata di 8 cm
superiore a quella del periodo di riferimento (1965-2001; 270.49 m s.l.m.). Nel corso
dell'anno il livello del lago ha fatto registrare la sua punta massima il 27 novembre con 272.08
m s.l.m., il valore più alto registrato dal 1965, che ha causato l'esondazione del Ceresio. Il
minimo è stato misurato il 22 gennaio (270.33 m s.l.m.). L’escursione massima per il 2002 è
stata di 175 cm.
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7.4 Regime del livello lacustre 2004-2005 L'altezza media del livello lacustre nel 2004 ha toccato 270.49 m s.l.m., valore che coincide
con quello del periodo di riferimento, mentre nel 2005 è stata di 270.46 m s.l.m (-3 cm). Il
minimo assoluto del biennio è stato registrato il 4 ottobre 2004 con 270.32 m s.l.m.. La punta
massima, pari a 271.17, è stata raggiunta il 17 maggio 2004 per cui l’escursione massima
corrispondeva 85 cm.
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7.5 Considerazioni del livello lacustre 1930-2005
L’analisi delle oscillazioni del livello idrico misurato nel lago di Lugano (Ceresio) negli
anni 1930- 2005 mostra che le variazioni maggiori si sono verificate nei mesi di Luglio,
Settembre ed Ottobre.
L’entità di tali variazioni è al massimo di 1.10 m da quota 270.3 m s.l.m. a quota 271.4
m s.l.m. con valore massimo registrato di 272.08 m ms.l.m. (alluvione novembre 2002).
La variazione è di limitata entità per la presenza dello sbarramento ubicato in territorio
Svizzero infatti precedentemente alla realizzazione di tale sbarramento le variazioni del
lago erano superiori alla quota di 272.08 m s.l.m. come raffigurato nella seguente
fotografia dell’alluvione del 1951:
FIG. 2: 1951 alluvione
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8. RILIEVO GEOMORFOLOGICO DI DETTAGLIO
Al fine di valutare la situazione morfodinamica lungo le sponde del lago di Lugano è stato
effettuato un rilievo geomorfologico di dettaglio.
Il rilievo è stato svolto
partendo da ovest verso
est.
Come si osserva dalle
fotografie la porzione a
valle della sede stradale
risulta caratterizzata dalla
presenza di terrazzi di
origine antropica
pianeggianti delimitati a
valle da muri
prevalentemente in c.a. e/o
pietre e cls.
Tali strutture determinano
un rialzo artificiale della
quota lacuale di almeno
1.50-2.50.
Anche tutte gli edifici
attualmente presenti sia
presso la Frazione Cima
che in adiacenza del
lungolago del centro
storico di Porlezza si
trovano rialzati rispetto
l’attuale superficie lacuale
del lago di circa 2.50-3.50
m.
FIG. 3 Panoramica sponda lacustre
FIG. 4 Panoramica sponda lacustre
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A valle dei muri è presente una piccola
battigia lungo la quale si osserva a tratti
la presenza di vegetazione di medio e
d’alto fusto.
FIG. 5 Panoramica sponda lacustre presso Fraz. Cima
FIG. 6 Panoramica sponda lacustre presso Fraz. Cima
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Come si osserva dalla
documentazione allegata
tutte la zona residenziale
della Frazione di Cima si
trova rialzata rispetto
alla superficie lacustre di
circa 1.5-2.50 m.
FIG. 7 Panoramica sponda lacustre- Località Cima centro storico
FIG. 8 Panoramica sponda lacustre presso Fraz. Cima
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FIG. 9 Panoramica sponda lacustre presso Fraz. Cima
FIG. 10 Panoramica sponda lacustre presso Fraz. Cima
FIG. 11 Panoramica sponda lacustre
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Proseguendo verso Porlezza in corrispondenza del tratto in galleria della sede stradale, la
situazione morfodinamica caratterizzata da possibili distacchi di blocchi rocciosi rimane
invariata e pertanto per questo tratto non si prevede alcuna proposta di variazione della carta
di fattibilità.
Il tratto del lungolago
Matteotti di Porlezza si
presenta anch’esso rialzato
rispetto all’attuale
superficie lacuale di una
quota compresa tra 2.50-
3.50 m.
In corrispondenza delle
foci del T. Rezzo e del
Torrente Cuccio e di tutti i
corsi d’acqua che si
immettono nel lago
Ceresio (rete idrica minore
comunale), rimangono valide le attuale fasce di rispetto come riportate nello studio del 2001.
FIG. 12 Panoramica sponda lacustre
FIG. 13 Panoramica sponda lacustre
FIG. 14 Panoramica lungo lago Via Matteotti
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9. CARTA DEI DISSESTI CON LEGENDA UNIFORMATA PAI
Sulla base delle considerazioni esposte nei precedenti paragrafi di seguito vengono tratte le
seguenti deduzioni per ciascuna località interessata dalla riattivazione di fenomeni
morfodinamici:
CONOIDE IN LOCALITA’ S. MAURIZIO
Dal 2002 ad oggi l’area è stata interessata da successive piccole colate che hanno determinato
accumulo di materiale sciolto lapideo in corrispondenza dell’apice della conoide con
conseguente divagazione e spagliamento di materiale sia a destra che a sinistra del canale
principale fino al raggiungimento della scarpata che delimita a monte la piana che ospita la
chiesa di S. Maurizio.
Pertanto vista la situazione morfodinamica in continua evoluzione, la conoide dell’Ova
di S. Maurizio è da considerarsi attiva ed indicata in carta con Ca.
CONOIDI VALLE GRANOSA – VALLE C.NA CAVO IN LOCALITA’ RIVETTA
Lo stato dei luoghi di entrambe le conoidi risulta (come testimoniato dalla costruzione
crolonologica degli eventi alluvionali riportata nei paragrafi precedenti) in continua
evoluzione morfodinamica, con aumento della capacità erosiva e del materiale trasportato a
valle (come testimoniato anche dall’ultimo evento verificatosi a fine agosto 2006). Inoltre
nello studio di ottobre 2006 è stata definita la magnitudo M (volume massimo di materiale
detritico rimobilizzabile durante un evento di trasporto in massa o misto sulla conoide)
calcolata sia con la formula di Crosta, Cerini, Frattini & Quattini pari a 61.050 m3 che con il
metodo di Scheuringhen, 1998 pari a 45.000 m3.
Tale dato come evidenziato dalla nota del parere della Regione Lombardia a titolo
collaborativo del 16 maggio 2007 protocollo Z1.2007.00 9897, risulta non coerente con il
volume verosimilmente ipotizzabile pari a 10.000-12.000 m3.
Infatti il volume di materiale definito come verosimilmente ipotizzabile è stato ricavato dalle
ricostruzioni storiche dei luoghi dal 1996 al 2006 (come previsto dalla metodologia di studio
della 267) senza però prendere in considerazione la possibilità che possano verificarsi
successivi eventi alluvionali o un singolo evento eccezionale con magnitudo M di
45.000/61.050 m3.
Pertanto vista la situazione morfodinamica in continua evoluzione, la conoide della Valle
Granosa e della valle C.na Cavo sono da considerarsi attive ed indicate in carta con Ca.
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AREA DI FRANA ATTIVA IN VALLE GRANISCIOLA
Per quanto riguarda le frane attive segnalate a valle della Località Alpe Nosarolo, in alveo del
T. Granisciola, si segnala che dal 2002 ad oggi si è incrementata la superficie di frana
permettendo di definire non più una zona puntuale ma bensì un’area di frana attiva come
riportato nella tavola allegata al testo.
10. CARTA DELLA FATTIBILITA’ GEOLOGICA PER LE AZIONI DI
PIANO E CLASSI DI FATTIBILITA’
La carta di fattibilità è stata aggiornata in relazione all’evoluzione morfodinamica dei dissesti.
In particolare è stata aggiornata la conoide di S. Maurizio da classe di fattibilità 3 (solo nella
porzione terminale) a classe di fattibilità 4.
Inoltre la carta di fattibilità è stata aggiornata per quanto riguarda la fascia lacuale.
Infatti l’analisi delle oscillazioni del livello idrico misurato nel lago di Lugano (Ceresio) negli
anni 1930- 2005 mostra che le variazioni maggiori si sono verificate nei mesi di Luglio,
Settembre ed Ottobre. L’entità di tali variazioni è al massimo di 1.10 m da quota 270.3 m
s.l.m. a quota 271.4 m s.l.m. con valore massimo registrato di 272.08 m ms.l.m. (alluvione
novembre 2002).
La variazione è di limitata entità per la presenza dello sbarramento ubicato in territorio
Svizzero.
Pertanto come riportato nelle tavole allegate si propone la declassazione da classe di
fattibilità 4 a classe di fattibilità 3 per tutto il lungolago di Porlezza fino al Campeggio Darna
ad eccezione del tratto di versante interessato da possibili distacchi di blocchi rocciosi e dalle
foci dei vari corsi d’acqua.
In seguito ai rilievi effettuati la fascia lungo la sponda lacustre ricade in Classe di
fattibilità 3a e viene delimitata dalla linea di costa lacuale e la quota di 272.08 m slm.
In corrispondenza della Frazione di Cima, in particolare tra il confine con il Comune di
Valsolda e l’imbocco della galleria della strada statale, l’area di fattibilità 3a è invece
compresa tra la linea di costa lacuale e la strada statale.
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Tale differenza è dovuta alla presenza di numerose opere di antropizzazione come
muretti a secco, muri in pietra e cls, muri in c.a. di giardini privati e darsene, che non
hanno permesso di seguire un andamento lineare della quota di 272.08 m slm.
Di seguito viene proposta la nuova classe di fattibilità:
CLASSE IIIa- FATTIBILITA’ CON CONSISTENTI LIMITAZIONI: comprende aree
che presentano consistenti limitazioni alla modifica delle destinazioni d’uso dei terreni.
Queste aree sono poste in adiacenza al lago Ceresio interessate da oscillazioni stazionali della
superficie lacuale senza fenomeni di esondazione e localmente con caratteristiche geotecniche
scadenti dei terreni.
In tale contesto sono necessari supplementi d’indagine di carattere geologico-tecnico,
campagne geognostiche, prove in situ ed in laboratorio come specificato nel D.M. 11.3.88 e
D. M. 14.9.2005. Vista la particolare situazione idrologica e geotecnica locale che
caratterizza l’area di fattibilità 3a di seguito vengono definite le tipologie di indagini ed
accertamenti tecnici per verificare la situazione geotecnica ed idrogeologica locale:
PER REALIZZAZIONE PONTILI
Batimetrie
Rilievo topografico di dettaglio con sezioni trasversali
Verifiche venti e correnti (sedimentometrie)
PER NUOVE STRUTTURE
Prove penetrometriche o sondaggi a carotaggio continuo;
Rilievo topografico di dettaglio con sezioni trasversali;
Sezioni idrauliche con riportato le massime altezze del livello del lago corrispondente
a 271.4 m s.l.m. e a 272.08 m s.l.m. (alluvione 2002)
Osnago, APRILE 2008
Dott. Geol. Maurizio Penati Maurizio Dott.ssa Geol. Marialuisa Todeschini