autori
spagine Periodico
culturaledell’AssociazioneFondo Verri
Un omaggioalla scritturainfinitadi F.S. Dòdaroe A.Verri
Lecce, 13 febbraio 2014 - anno IISpagine n°0 - Autori 14
Un coroper Rina
di Anna Azzurra Gigante
Un’immagine giovanile di Rina Durante
(dall’Archivio di Caterina Gerardi)
sp agine
scoprendosi piacevolmente arricchita.La strategia adottata per raccontare il
viaggio e la storia di Rina è una narrazionea tre dimensioni: quella delle immagini,delle voci, e dei suoni. Su questi tre livelli,passato e presente si raccontano attraversoun continuo avvicendarsi che richiama lastruttura narrativa adottata dal Pavese in Laluna e i falò che pure, in fondo, racconta lastoria di un viaggio che si divide tra i ricor-di della vita passata e il presente.
Le immagini nel film, così come le fotoall’interno del libro, si alternano tra presen-te e passato. A quelle attuali che testimo-niano un’isola ormai logorata dal tempo,con ciò che rimane del vecchio ospedale,della scuola, del teatro o dei comandi fasci-sti, si intervallano quelle storiche. Si trattadi filmati e immagini che riprendono la vitadi allora, i momenti di esercitazione milita-re, piuttosto che l’attività di propagandache ha scandito la vita di Saseno nel perio-do fascista. Tali immagini si incastrano convecchie foto o filmati che ritraggono Rina ela sua famiglia nel periodo sull’isola.
Anche le voci si intervallano. Quellanarrante della Gerardi dà spazio alle paroledi Rina (riprese da un’ intervista rilasciataanni prima) e a quelle della sorella Pia. Sitratta di tre punti di vista diversi e di diversilivelli di consapevolezza. Quella della Ge-
Caterina Gerardi – fotogra-fa, giornalista e regista sa-lentina – ha presentato nel2013 l’ultimo dei suoi la-vori. “L’isola di Rina. Ri-torno a Saseno” (Lecce,
Milella) è il titolo del film e del libro cheraccontano la vita della scrittrice salentinaRina Durante (1928-2004) negli anni ‘30 aSaseno. Nell’isola albanese, da sempre pre-sidio militare e terra di esercitazioni belli-che, la Durante viveva assieme alla sua fa-miglia: il padre era a capo delle truppe ita-liane di stanza nell’isola.
La Gerardi riesce in un’impresa ardua:quella di accedere a Saseno, isola da sem-pre preclusa ai civili. Per la fotoreporter sa-lentina, si tratta non solo di dar voce a unarealtà, attraverso le immagini e i volti chel’hanno segnata. E’, soprattutto, una pro-messa fatta alla sua amica Rina: quella ditornare nell’isola che, per la scrittrice, rap-presentava il luogo dell’infanzia al qualeha sempre continuato a sentirsi legata, an-che dopo averlo lasciato per vivere nel Sa-lento, a Melendugno. Saseno non costitui-sce solo la maglia di affetti che forgia la suasensibilità di bambina-adolescente, ma an-che una fucina di interessi e di stimoli ver-so ciò che non conosce e per il quale mostraavida curiosità. L’isola, da un lato, diventaun nuovo e più ampio “nido” da cui si ori-ginano nuovi legami affettivi. Dall’altro,rappresenta il luogo solitario in cui la Du-rante si rifugia: un mondo completamentesuo, in parte inaccessibile agli altri.
La Gerardi si fa interprete di questo cor-done affettivo. Da un lato, gli permette dirivivere e rinnovarsi; dall’altro se ne lasciaassorbire, vivendolo in prima persona, e ri-
di Anna Azzurra Gigante
Il valore
dell’amiciziarardi è la voce di chi cerca di scoprire attra-verso il presente e i ricordi della Duranteun passato mai vissuto, ma al quale si sentevicina perché chiave di volta del carattere edella sensibilità di Rina. Quella di Rina è lavoce che racchiude assieme all’emozionedei ricordi di un tempo anche una certapaura di scoprire che Saseno ha cambiatovolto e di non riconoscerla più, di smarrirsiin un luogo ormai estraneo. Infine, la vocedi Pia è quella che permette di materializ-zare la vita passata nell’isola e di descrive-re meglio la Durante. Una voce non scevradi barriere: la sorella Rina appare talvoltaincomprensibile, soprattutto quando chiusanel suo mondo fantastico.
Musiche e suoni rappresentano la terzachiave di lettura del racconto. Si tratta del-le canzoni di un tempo ascoltate dalla fami-glia; di note popolari albanesi che hannoaccompagnato la vita di Saseno; delle vocistoriche, come quella di Mussolini; deisuoni della natura, che fa da cornice a tuttoil resto.
La Gerardi sembra voler rapire lo spetta-tore per immergerlo in realtà parallele, in-trecciate da suoni, immagini e voci. Comein una sinestesia allargata, il racconto sti-mola sfere percettive diverse, riuscendo acostruire spazi storici differenti. Sembra
“L’isola di Rina. Ritorno a Saseno”
di Caterina Gerardi edito da Milella nel 2013
che la narrazione si costruisca da sé, invo-gliando lo spettatore a prenderne parte ead immedesimarsi nella Rina bambina,permettendo di condividere i suoi senti-menti per l’isola.
Ma non solo. L’isola di Rina diventa pa-radigma di un viaggio interiore alla ricercadi sé stessi, attraverso l’esperienza di va-lori universali – l’amore per la famiglia,per la natura, per la pace – e di sentimentied emozioni profondi – l’affetto, la nostal-gia, il distacco. Il racconto sembra sortireun effetto catartico sullo spettatore che sirealizza soprattutto alla fine del film,quando la Gerardi afferma di aver ritrova-to Rina nel suo viaggio e, in questo modo,una parte di sé. Queste parole non solo sifanno conclusione della emozionanteesperienza vissuta dalla giornalista, ma -attraverso di esse - lo spettatore sembrastemperare la tensione emotiva ingeneratadal racconto e trovare un senso di pace, lastessa pace invocata per l’isola-mondo diSaseno.
Lecce, 13 febbraio 2014 - anno IISpagine n°0 - Autori 13