+ All Categories
Home > Documents > speciale STRADA FACENDO · 2020-02-04 · dei diritti. Il precariato esi-ste anche nel mondo del...

speciale STRADA FACENDO · 2020-02-04 · dei diritti. Il precariato esi-ste anche nel mondo del...

Date post: 21-May-2020
Category:
Upload: others
View: 3 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
13
Foglio di collegamento tra volontari Anno XVII n. 4 novembre 2007 Sped. in a.p. art. comma 20/c, legge 662/96 Filiale di Cagliari http://www.sardegnasolidale.it [email protected] speciale STRADA FACENDO i cantieri dell’abitare sociale Cagliari 19-20-21 ottobre 2007
Transcript
Page 1: speciale STRADA FACENDO · 2020-02-04 · dei diritti. Il precariato esi-ste anche nel mondo del l’isola che c’è 2 diritto. Abbiamo toccato con mano che la modernità mal-tollera

Foglio di collegamento tra volontari

Anno

XVI

In. 4

nov

embr

e 20

07Sp

ed. i

n a.

p. a

rt.

com

ma

20/c

, leg

ge 6

62/9

6 Fi

liale

di C

aglia

ri

http://[email protected]

speciale

STRADAFACENDOi cantieridell’abitare socialeCagliari 19-20-21 ottobre 2007

Page 2: speciale STRADA FACENDO · 2020-02-04 · dei diritti. Il precariato esi-ste anche nel mondo del l’isola che c’è 2 diritto. Abbiamo toccato con mano che la modernità mal-tollera

L’obiettivo è il sistemacomplementare deiservizi, dove non c’è

un privato sociale che è ilbraccio esecutivo del pub-blico e non c’è un pubblicoche è di supporto al servi-zio privato. Si tratta diarrivare al più presto adefinire un patto di reci-procità e stringere l’allean-za per l’integrazione.Bisogna guardare senzaenfasi e senza ipocrisia alfatto che attualmente esisto-no delle vere e proprie“shooting galleries” natura-li, non governate.Nell’aumento dell’emargina-zione rientrano gli straniericon problemi di tossicodi-pendenza.Nel momento in cui la cocaesce dalle tradizionali nic-chie di consumo e impattacon il mondo giovanile, la”compatibilità” è più diffici-le e la necessità di un aiutoaumenta.Dobbiamo continuare a insi-stere con gli Enti locali per-ché investano sul protagoni-smo giovanile.I servizi del privato socialenon vanno concepiti sempli-cemente come fornitori diprestazioni ad acquirenti. Sirischia l’aziendalizzazionestretta dalle nostre organiz-zazioni e la perdita del“valore aggiunto” più tipico.

Leopoldo Grosso, Strada Facendo 1,

Torino 2002 (in sintesi)

APerugia siamo andatiper interrogarci,ancora una volta,

anche sulle nostre motiva-zioni, perché le motivazioninon si danno per scontate,una volta per sempre. Lemotivazioni al serviziodevono essere sempre nutri-te, rivisitate e a volte riscel-te e rimotivate. Perché sipuò prestare servizio anchecon noia, con ripetitività,senza stupore, senza sintesiculturale, senza crescere,senza crescere dentro. Perquesto è importante interro-garci sul dove stiamoandando, guardarci unpochettino dentro, per rimo-tivarci e per rinforzare lenostre motivazioni. Siamoanche qui contro l’ingannodelle parole, perché moltevengono semplicementecelebrate e sbandierate.Quando sentiamo parlare dipace, di giustizia, di legalità,di diritti da parte dei troppiche poi le svuotano del lorovero valore, del loro verosignificato, allora noi stessidobbiamo interrogarci sesiamo coerenti con quelloche andiamo a dire e affer-mare. Abbiamo voglia di costruireun piano sociale partecipa-to, non solo del benessere,ma dell’essere, un inventa-rio di quello che si può esse-re nelle città, nei nostri pae-

si, nel nostro Paese. Lanostra storia è una storia diaccoglienza, in cui la perso-na è stata ed è per noi laprima e fondamentale pro-tagonista del suo cambia-mento. Abbiamo scelto diaccompagnare, non di por-tare le persone, senza sosti-tuirci a chi è alla ricerca disoluzioni possibili per la suavita.Il nostro batterci per i dirit-ti deve essere un nostroimpegno per la dignità uma-na. Perché la dignità umanasta prima dei diritti; è unvalore che chiunque possie-de in quanto essere umano;un valore che ci lega gli uniagli altri. Ma negli ultimianni tutti abbiamo toccatocon mano una nuovapovertà alla quale forse noneravamo così preparati: losgretolamento della culturadei diritti. Il precariato esi-ste anche nel mondo del

l’isola che c’è 2

diritto. Abbiamo toccato conmano che la modernità mal-tollera i diritti sociali. E allo-ra lasciatemela dire con donMilani: “La visibilità delledisuguaglianze e nuovepovertà è la conseguenzadella prepotenza falsa eingiusta di chi teorizza ladivisione in parti uguali fradiseguale”.Dobbiamo fare attenzione,con i nostri gruppi, a nondiventare i delegati, a nondiventare quelli che tappanoi buchi; non dobbiamo per-dere la nostra coscienza cri-tica; dobbiamo avere ilcoraggio della denuncia edella parola, seria, attenta,documentata, mai retorica,mai demagogica, ma cheviene proprio dal faccia afaccia con la storia dellepersone. E in questo sensola vita delle persone vienenon solo prima delle leggi,ma è il fondamento stessodelle leggi. La politica èanche progettare, non sologovernare. E i nostri gruppidevono portare la loro zam-pata, il loro contributo allaprogettazione. E il mondo

della politica deve ascoltar-ci, deve interpellarci. Non sipuò continuare a dire che igiovani sono il nostro futu-ro, perché sono il nostropresente. Dobbiamo creareoggi le condizioni perché igiovani siano protagonisti, enon che vengano celebratiquando interessa. Ho senti-to dire che dobbiamo riorga-nizzare la società a partiredai giovani. Dobbiamo inve-ce riorganizzarla a partiredagli adulti, perché a fare lapolitica, ad amministrare,nella Chiesa, nella scuola,nelle famiglie, è un mondodi adulti. Il nostro non è un

genericamente parlare dipolitica, bensì, al plurale, dipolitiche. Dobbiamo creareuna vicinanza tra il sensodel vivere e una politica chedia senso alla vita, controuna politica che non sa tra-sformare e non costruiscesperanza. La politica non èsolo l’impegno di chi gover-na e di chi amministra, mail servizio per il bene comu-ne. La politica deve essereun impegno di tutti. Dobbiamo ritrovare lalibertà delle “e”, che ci edu-cano a fare insieme, a cer-care ciò che unisce, e nonsolo ciò che divide… Vuol

dire inventarci di tutto per-ché nessuno resti un passopiù indietro degli altri, nes-suno. No, amici, dentro di noi, aldi là degli specifici delnostro impegno, questacoscienza deve essere forte.La legalità, ossia il rispettoe la pratica delle leggi pertutti costituisce una condi-zione fondamentale perchévi sia libertà, pace, giusti-zia. Se è vero che la legge ènata per difendere chi èdebole, chi è più povero, lacrisi della legalità è oggi piùche mai la visibilità dell’ab-bandono della povertà alsuo destino. C’è bisogno diequità sociale; se il bisognodelle persone non diventadiritto, inevitabilmentediventa o merce o favore. Allora, il diritto alla rabbiaci appartenga veramente atutti, che non vuol dire vive-re da arrabbiati, ma vuoldire arrabbiarsi, vuol direagire e reagire per le cosegiuste. Auguro a tutti que-sto diritto alla rabbia, per-ché la rabbia è un atto diamore, perché dobbiamoarrabbiarci per le cose chesia amano. E noi le personecon le quali stiamocostruendo il nostro percor-so le amiamo, ed è per que-sto che quando c’è l’ingiusti-zia e l’illegalità dobbiamosentire il diritto alla rabbia.

Luigi Ciotti, Strada Facendo 2,

Perugia (sintesi)

l’isola che c’è 3

Torino, Perugia, Cagliari:attentiai segnali stradali

Direttore responsabile: Giampiero Farru

Coordinamento di redazione:Ottavio Pirelli

Edizioni a cura delCSV Sardegna Solidale

Autorizz. Tribunale di Cagliarin.17 del 10.06.1991

Editore:Associazione “La Strada”,

via dei Colombi 1, 09126 CagliariC/C Postale n.19451095

Grafica e impianti: Eidos, Ca

Stampa: Litotipografia Trudu, Ca

Aderisce alla Federazione dei Periodici del Volontariato Sociale

Questo periodico è associatoall’Unione StampaPeriodica Italiana

“L’isola che c’è” viene spedito in abbonamento gratuito rispettando le norme di legge che regolano il trattamento dei dati personali.

STRADAFACENDOi cantieridell’abitare sociale

Cagliari 19-20-21 ottobre 2007

speciale

Page 3: speciale STRADA FACENDO · 2020-02-04 · dei diritti. Il precariato esi-ste anche nel mondo del l’isola che c’è 2 diritto. Abbiamo toccato con mano che la modernità mal-tollera

Si è aperta al suono del-le launeddas StradaFacendo – I cantieri

dell’abitare sociale, terzatappa della manifestazionenazionale che, dopo gliappuntamenti degli anniscorsi a Torino e Perugia,ha scelto la Sardegna pertornare a far incontrare leesperienze di operatori edesperti, rappresentanti diistituzioni e associazioni.Così Cagliari ha spalancatole braccia agli oltre 1300partecipanti che, da ogniparte d’Italia, hanno contri-buito a riempire di contenu-ti la tre giorni di dibattiti,voluta fortemente dall’As-sociazione Libera, dal Grup-po Abele e dal Coordina-mento nazionale dellecomunità di accoglienza,

insieme alla Regione Sarde-gna, con il supporto di Sar-degna Solidale. Tema didiscussione: il lavoro socia-le in tutte le sue forme e lesue particolarità.Dal 19 al 21 ottobre scorso,un altro pezzo del percorso,iniziato a Torino nel 2002,è stato fatto, nello spiritoche è sempre stato quello diStrada Facendo. Non unsemplice convegno, ma uninsieme di cantieri-tavolerotonde durante le qualirimboccarsi le maniche pertrovare spunti e idee, perfare in modo di “esseresempre un passo più in là,di accorciare le distanze trala disperazione e la speran-za”, per usare le parole didon Luigi Ciotti, punto diriferimento della manife-stazione. Un grazie a lui e a tutti colo-ro che si sono messi in viag-gio per raggiungere l’isola èarrivato in apertura dal

presidente del Centro diservizi per il volontariatoSardegna Solidale, Giampie-ro Farru, che ha introdottoi lavori dell’assemblea alPalazzo dei Congressi dellaFiera campionaria. Un rin-graziamento al quale si èaggiunto il saluto da partedi istituzioni e organizzato-ri, per poi lasciare spazio aitavoli di discussione. Lamarea di partecipanti si ècosì dispersa in tanti rivoli,tanti quanti sono stati gliotto cantieri pensati peraffrontare una per volta lequestioni cardine del lavorosociale. Otto grandi temi e ottogruppi di lavoro che si sonoriuniti sulla base dell’espe-rienza passata, quella delleprecedenti edizioni dellamanifestazione, per guar-dare avanti e procederenella riflessione. Sicurezza,esclusione, riqualificazioneurbana, coesione sociale e

solidarietà, e poi ancoraviolenza e sfruttamento,azione politica, comunica-zione del sociale e mondodei giovani. Ogni tavolo ha lavoratoall’approfondimento e all’a-nalisi di un tema per trova-re poi, durante l’assembleadella giornata conclusiva,una sintesi dei risultati nel-la relazione finale di Leo-poldo Grosso, vicepresiden-te del Gruppo Abele, lettaanche di fronte ai ministriLivia Turco e Paolo Ferre-ro. Un modo per condensa-re il prezioso contributo del-la manifestazione, per tra-durre le idee in soluzionioperative. Un modo anche per passareil testimone a un nuovoappuntamento di StradaFacendo nella speranza chepossa continuare il percor-so sulla via della solida-rietà. l’isola che c’è 5l’isola che c’è 4

“Essere

sempre

un passo

più in là,

accorciare

le distanze

tra la

disperazione

e la speranza”

Un passo più in là

A Cagliari da tutta Italia,in 1300 per i cantieri dell’abitare sociale

Page 4: speciale STRADA FACENDO · 2020-02-04 · dei diritti. Il precariato esi-ste anche nel mondo del l’isola che c’è 2 diritto. Abbiamo toccato con mano che la modernità mal-tollera

Tante parole e tanteidee, moltiplicate perotto, per il numero dei

cantieri in cui i partecipantidi Strada Facendo si sonodivisi per discutere di lavo-ro sociale. È toccato a Leo-poldo Grosso, psicologo evicepresidente del GruppoAbele, riportare la ricchez-za delle discussioni a un’u-nica forma, capace di indi-care le vie da percorrere inconcreto.Un tema fra tutti ha domi-nato il dibattito della tregiorni cagliaritana, quellodelle politiche sulla sicurez-za. “È acuto in questa fase –ha sostenuto Grosso nellasua relazione conclusiva – ilconflitto tra due diverseconcezioni di politica sullasicurezza: da una parte, lasicurezza come garanziasociale, dall’altra, il difen-dersi dalla società da indivi-dui e gruppi che vengonopercepiti come pericolosi”.Secondo quanto emerso dalcantiere che si è occupatodel tema, oggi si pone l’ac-cento sugli aspetti repressi-vi, preferendo la secondaconcezione alla prima. Glieffetti non tardano amostrarsi. Le persone ven-gono etichettate come peri-colose non per il fatto diaver commesso reati speci-fici, ma solo perché devianodalla norma. “Il lavavetri oil ragazzo nomade – ha dettoGrosso - vengono così inseri-ti nella medesima categoriadi chi ha commesso un rea-to”. Una condizione inaccet-tabile, come inaccettabilisono le soluzioni a favoredella sicurezza che sacrifi-cano importanti libertà deicittadini. “La sicurezza,

invece, è un diritto che vagarantito alla stregua deglialtri diritti” e non a lorodiscapito. La risposta aifenomeni di marginalità èefficace se gli interventi diinclusione sociale integranoquelli di controllo. In que-st’ambito, “la prossimità e iservizi di prossimità sonofonte di sicurezza”, perchépermettono di conoscere lesingole problematiche socia-li in profondità senza consi-derarle “emergenze nélasciarsi tentare da illusoriinterventi di forza”.Altro tema caldo di StradaFacendo è stato quello dibat-tuto nel cantiere dedicato albinomio Punire/Curare.Sempre più spesso, ha sotto-lineato Grosso, le istituzionisi pongono allo stesso tempocome strutture dove custo-

dia e cura viaggiano, pur-troppo, lungo lo stesso bina-rio. Non solo negli Ospedalipsichiatrici giudiziari, maanche in molti altri servizipsichiatrici, in istituti peranziani, per poveri o perdisabili, oppure in alcunecomunità, il controllo delcomportamento e le misuredi contenzione sono prepon-

deranti. “Le funzioni delpunire e del curare, entram-be legittime, – si sostienenella relazione conclusiva –possono e devono convive-re, ma non possono esserené confuse né mescolate oesercitate dalle stesse per-sone”. In particolare, perciò che riguarda la situazio-ne delle carceri, è necessa-rio porre fine alla “vergo-gna” dei neonati e dei bam-bini detenuti con le loromadri. E, ancora, i minoristranieri non accompagnatiche finiscono in cellarischiano sempre più spessodi essere risucchiati dal gor-go del circuito penale conl’arrivo della maggiore età.Un pericolo da evitare conmisure alternative e di pre-sa in carico, con il potenzia-mento dei servizi di strada ela proposta di percorsi diformazione e lavoro. Aumentano, poi, nelle car-ceri gli immigrati e i tossico-dipendenti. Si tratta di uncampanello di allarme chesottolinea la necessità di“riequilibrare il rapporto

l’isola che c’è 7

“Vogliamo guardareoltre il muro delpresente, un pre-

sente assediato dalla paura edall’egoismo”. Ha gli occhifissi verso la platea e la voceferma don Luigi Ciotti quan-do lancia dal palco di StradaFacendo 3 la sua sfida almondo della solidarietà, delvolontariato, della politica,chiedendo, tra le altre cose,più rappresentanza per ilsociale ai tavoli di concerta-zione con il governo. Ma,prima di tutto questo, donCiotti vorrebbe più coraggio,quello necessario per rispon-dere “a chi ci chiede di esseresempre un passo più in là”.Per lui, motore della manife-stazione, l’appuntamento distudio e di approfondimentoè la tappa di un cammino diresponsabilità verso gli esclu-si, verso chi ha meno.I suoi interventi, che apronoe chiudono la tre giorni

cagliaritana, sono come unsecchio di acqua gelata in pie-no volto che risveglia tuttidal torpore della quotidianitàper ricordare che “la solida-rietà non basta se non produ-ce giustizia e diritti”. Acquagelata sul governo, che “inprincipio ha fatto ben spera-re con il suo programma, mache, nonostante tutte le cosepositive che gli riconosciamod’aver fatto, ora non riesce arealizzare quel di più” cheoccorre per dare dignità agliemarginati. La sicurezza è“un’esigenza sacrosanta, mapuò essere assicurata soloall’interno di uno stato didiritto”, ben consapevoli delfatto che per combattere ilcrimine, bisogna lottare con-tro la marginalità, evitando

di colpevolizzare le vittime disituazioni di degrado. “La vita delle persone vieneprima delle leggi e le leggidevono partire dai bisognidelle persone”. È sulla stra-da del riconoscimento deidiritti che si sconfigge lapaura e si realizzano verepolitiche di sicurezza.“Vogliamo società più acco-glienti e giuste”, ripete donCiotti, ribadendo che il deco-ro delle nostre città nondipende dalla presenza dilavavetri o di poveri, anchese va combattuto il lorosfruttamento in ogni suaforma.Il richiamo al maggiore impe-gno arriva a tutti. “Dobbiamoessere più responsabili”, hadetto don Ciotti rivolgendosiai partecipanti, chiedendouno sforzo maggiore anche achi ogni giorno lavora nelsociale. Più Coesione, ma,soprattutto, maggiore con-

cretezza per far in modo chelo spirito di solidarietà nonrimanga uno slancio vuoto,ma che l’impegno di ognunosi trasformi in vero progres-so per chi ha meno. Da quil’invito a “liberare il nostrolavoro dagli orizzonti ristret-ti”, per spingersi oltre, evi-tando il rischio di diventareuna comunità di addetti ailavori.Nelle parole del sacerdote c’èin sintesi il senso della terzaedizione di Strada Facendo,non a caso ospitata dalla Sar-degna. “Una terra accoglien-te” a cui in questo modo sirende omaggio e che, a suavolta, ha reso omaggio al fon-datore del Gruppo Abele. DonCiotti dal palco ricorda la cit-tadinanza onoraria a lui con-ferita dalla città di Nuoro epoi l’iniziativa di Iglesias cheha dedicato, con il suo patro-cinio, nove vie a nove uominie donne, vittime di mafia eviolenza, che hanno sacrifi-cato la loro vita per i diritti ditutti.Diritti è appunto la parolache Ciotti ripete di più neisuoi interventi, anche quan-do l’appello alla giustizia siripete, più accorato, in chiu-sura alla manifestazionedavanti al ministro dellaSalute, Livia Turco, e a quel-lo della Solidarietà sociale,Paolo Ferrero. A loro e algoverno, Ciotti torna a chie-dere più coraggio e, soprat-tutto, più attenzione per ilmondo del sociale, a partiredalla defiscalizzazione deglioneri per il mondo del volon-tariato. Non solo. “Ai tavolidi concertazione noi voglia-mo esserci, vogliamo ilnostro riconoscimento tra leparti sociali – ha sottolineatoCiotti –, perché pensiamo chesia utile e giusto. Si parlamolto nel nostro Paese distato sociale, di welfare, diprossimità, di sicurezza epoi, quando si tratta di con-certare e decidere, di ascol-tare la nostra voce, il nostrocontributo sembra non averediritto di cittadinanza”.

l’isola che c’è 6

Don Ciotti chiede maggiore rappresentanza del sociale nei tavoli della concertazione

La solidarietà non bastase non produce giustizia e diritti

La sintesi degli otto cantieri di lavoro nella relazione di Leopoldo Grosso

Prima di tutto la sicurezza dei diritti

“Vogliamo guardare oltre il muro del presente, un presenteassediato dalla paura e dall’egoismo”

“Il lavavetri o il ragazzo nomadevengono così inseriti nella medesima categoria di chi ha commesso un reato”

Page 5: speciale STRADA FACENDO · 2020-02-04 · dei diritti. Il precariato esi-ste anche nel mondo del l’isola che c’è 2 diritto. Abbiamo toccato con mano che la modernità mal-tollera

Sicurezza, immigrazio-ne, politiche sociali. Èun intervento a tutto

campo quello del presidentedella Regione Sardegna,Renato Soru, nella giornatadi chiusura di Strada Facen-do. “Io non mi sento insicu-ro se qualcuno tenta di ven-dermi un pacchetto di fazzo-letti a un semaforo – ha sot-tolineato il presidente -. Misento più insicuro di fronteall’abusivismo edilizio oall’inquinamento dellepetroliere, che quest’estatehanno scaricato i loro liqua-mi in mare nel golfo diCagliari”. Allo stesso modo,

l’arrivo degli immigrati inSardegna, per Soru, non èuna difficoltà da risolvere,ma una risorsa che deveessere impiegata per raffor-zare l’economia dell’isola.“Il mio problema non è dimandarli via, ma di acco-glierli e di includerli”, hadetto il presidente, che hapoi aggiunto: “Si possonofinanziare le politiche socia-li facendo delle scelte, adesempio, riducendo gli spre-chi. Quanti sprechi ci sononel bilancio della Difesa?Quanti soldi inutili spesi inSardegna per far piantona-re posti inaccessibili?”.

Soru non nasconde la suasoddisfazione per la tregiorni cagliaritana. A mar-gine dei suoi interventi tienea precisare che “la relazio-ne di Leopoldo Grosso con-ferma che nella nostraregione siamo sulla buonastrada per le cose fatte nelcampo della carcerazione edelle modalità alternativeper lo sconto della pena”. Ilpresidente rivendica la scel-ta della Giunta di opporsi,qualche anno fa, al progettoper la costruzione di unospedale psichiatrico giudi-ziario e di cercare, invece,di praticare la strada delreinserimento per tante di“queste persone che sconta-no una doppia pena: quellacarceraria e quella della sof-ferenza psichica”. Ancorapositivo, secondo Soru, èl’atteggiamento tenuto sullequestioni relative all’immi-grazione clandestina: “Cre-do si possa giudicare bene lanostra idea di accoglienza,unita alla volontà di opporcialla costruzione in Sardegnadi un Centro di permanenzatemporaneo”.

l’isola che c’è 9

tra penale e sociale”. Perfare questo, ricorda il vice-presidente del Gruppo Abe-le, “occorre intervenire inmodo sostanziale sulla leggeBossi-Fini, sulla legge Ciriel-li e sulla legge Fini-Giova-nardi”. Sulla questione del-l’immigrazione si sente ilbisogno di “agire sul pianodei servizi – ha sintetizzatoGrosso -, sull’universalitàdell’accesso, sul piano delladimensione culturale, accre-scendo la cooperazioneinternazionale”, oltre a pro-cedere a una revisione dellalegge che sposti le compe-tenze agli enti locali, for-nendo alternative ai Centridi permanenza temporanea.Legati alle dinamiche dellemigrazioni ci sono gli orrorilegati alla prostituzione ealla tratta delle persone. Inquesti ambiti sono darespingere i provvedimentiche colpiscono le vittime,mentre occorre “potenziaregli interventi di mediazionesociale dei conflitti”. Controla piaga dello sfruttamentodel lavoro una strada daperseguire è quella dei “ser-vizi diffusi di informazione,di orientamento e di accom-

pagnamento delle vittimesulla normativa e sui lorodiritti”. Per proteggere dal-la violenza le donne, inve-ce, è necessario varare“una legge organica nazio-nale e leggi regionali peristituire ovunque i Centriantiviolenza”.Se poi ci si chiede da doveripartire per generare nuo-va speranza, la risposta èda cercare nel mondo deigiovani, una “risorsa delpresente”. Per dare a lorospazio all’interno dellacomunità, bisogna accettare

di “negoziare nuove trasfor-mazioni”. Oltre a questo,non si deve dimenticare chequello della città è l’ambien-te in cui si giocano molteambiziose sfide. Qui, hascritto Grosso nella sua sin-tesi del lavoro degli ottocantieri, ci sono “spazi pub-blici e collettivi in cui la pre-senza dei servizi costituiscerisanamento sociale, ele-menti di riequilibrio dellacondizione di ognuno, diridistribuzione della ricchez-za”. Fondamentale è ancheil concetto di partecipazio-ne, da sostenere facendo inmodo che non sia rivoltosolo a pochi. Rivestono unruolo importante in questocampo gli amministratori

locali, che, nella scarsitàdelle risorse, sono sempreesposti “alle pressioni deipoteri forti”, mentre “laricerca del consenso rischiadi trasformare la politica insemplice risposta alle richie-ste che provengono da inte-ressi particolari”. La stradagiusta, invece, è quella dellaprevenzione e della riquali-ficazione urbana per daresostanza al “diritto ai servi-zi e agli spazi pubblici pertutti i cittadini”.Per intervenire sulle proble-matiche è importante ancheche gli operatori del socialeimparino a lavorare insie-me. “Abbiamo imparato avedere nell’altro la risorsa,e questo l’abbiamo imparato

l’isola che c’è 8

La ricetta del presidente Soru

Ridurre gli sprechi per finanziare il sociale

“Forse è giunto il momento della costruzionedi una piattaformacomune deidiritti sociali”

col lavoro sociale”, ha soste-nuto Grosso, ma “fare inte-grazione vuol dire osserva-re insieme i bisogni del ter-ritorio”, dotandosi di osser-vatori territoriali, che “for-niscano dati e che sianoanche composti da chi operaquotidianamente nel setto-re”. Parte importante dellavoro dell’operatore socialeè quella della comunicazio-ne. “Emerge l’urgenza diinformare e comunicare cor-rettamente per incidere sul-le rappresentazioni socialie, quindi, sulle decisioni”.Per questo motivo il terzosettore deve assumere l’a-spetto della comunicazionecome costante e non episodi-co. Bisogna “imparare aconoscere le logiche, i biso-gni e il linguaggio deimedia”.Quale è, infine, il ruolo dellapolitica in tutto questo?“Riteniamo che sia sbagliato– ha sottolineato Grosso –che il terzo settore si tra-sformi in un partito politico,ma è anche insufficiente larappresentanza del terzosettore nei singoli partiti”.Bisogna mantenere un ruoloautonomo di servizio per lapolitica, cercando di contri-buire alla sua riqualificazio-ne etica, ma, allo stessotempo, di essere anche pro-positivi, a partire dallarivendicazione dei principidi giustizia e legalità. L’ultimo passo di questopercorso intenso e vivace èuna rivendicazione finale.“Le politiche sociali devonodiventare più ambiziose”, siè sentito dire più voltedurante la tre giorni di Stra-da Facendo. “Forse è giuntoil momento della costruzionedi una piattaforma comunedei diritti sociali”, ha sinte-tizzato Grosso in chiusura,convinto, come l’assembleadi fronte a lui, che il welfaresia da considerare non piùcome un peso, ma come con-dizione di sviluppo, di sicu-rezza e di efficienza nellaspesa pubblica.

Page 6: speciale STRADA FACENDO · 2020-02-04 · dei diritti. Il precariato esi-ste anche nel mondo del l’isola che c’è 2 diritto. Abbiamo toccato con mano che la modernità mal-tollera

“Siamo tornati dainostri azionisti”,ha detto ai gior-

nalisti il ministro per laSolidarietà sociale, PaoloFerrero, all’arrivo al palaz-zo dei Congressi della Fieradi Cagliari nella giornata dichiusura di Strada Facendo.“Siamo qui per ascoltare lecritiche – ha aggiunto ilministro – e per trovare lerisposte da dare a questomondo che spesso è attivo lìdove lo Stato è carente”. IlGoverno deve recuperare lastrada da fare, in coerenzacon il suo programma.Al sociale va rivolta un’at-tenzione particolare, men-tre “si dà troppo ascolto aimoniti delle istituzionifinanziarie e della Bancad’Italia, interessate solo daipareggi di bilancio – ha det-to Ferrero –. Noi abbiamoinvece bisogno di pianifica-re investimenti immediatiin solidarietà”. Dove trova-re le risorse? Spingendol’acceleratore sul piano del-la “tassazione delle rendite.Prelevando dalle tasche dichi ha di più, si recuperanoanche i soldi per potenziarei servizi”.Il sociale è un settore cru-ciale, perché dove esiste unproblema di sicurezza biso-gna agire per “ricostruire ilegami sociali e prevenire idisagi”, piuttosto che “pun-tare tutto sulle questioni diordine pubblico”. Il mini-stro ne è convinto, tantoche avverte di non confon-dere “il delinquente con ilpovero. Il primo deve esse-re messo in galera, mentreil secondo deve essere aiu-

tato”. Ci vuole più chiarez-za, per Ferrero, anche sulfronte dell’immigrazione.“Stiamo lavorando ad unanuova legge che, spero, pos-sa essere approvata per iprimi mesi del prossimoanno”.

“Viviamo in unmondo di un’o-pulenza senza

precedenti, che uno o duesecoli fa sarebbe stato diffi-cile persino immaginare.Eppure viviamo anche in unmondo in cui le privazioni,la miseria e l’oppressionesono grandi.” Le parolesono di Amartya Sen, Pre-mio Nobel per l’economianel 1998. A pronunciarle èNerina Dirindin, assessorealla Sanità e ai Servizisociali della Regione Sarde-gna, per dire che non c’èsviluppo senza attenzioneper le persone e per il lorobenessere. “Sviluppo non èsoltanto crescita del reddito– ha sostenuto Dirindin, nelsuo discorso di apertura diStrada Facendo -, ma è eli-minazione o riduzione dellelimitazioni alla libertà, dellafame, della miseria e dell’in-tolleranza”.Di tutto questo si parlaquando ci si riferisce allepolitiche sociali. Basta guar-dare ai dati per fotografarela situazione. “La spesa peril sociale nei principali paesisviluppati – ricorda l’asses-sore - tra gli anni Sessantae Ottanta ha conosciuto unaforte espansione tanto daraddoppiare, passando dal10 al 20 per cento del Pil ”.Poi negli ultimi anni la cre-scita si è ridotta. Sullo sfon-do lo scontro in atto tra ipropugnatori dell’interventopubblico e i sostenitori dellibero mercato. Come si spendono oggi lerisorse per le politichesociali in Italia? “Nel nostroPaese molto viene dato sotto

forma di trasferimentimonetari e poco in servizi”,risponde l’assessore. Unosquilibrio che dà all’Italiaun primato tra tutti i paesisviluppati. Non solo. Oltre aspendere tanto per trasferi-menti monetari, NerinaDirindin ricorda che benpoco di questi trasferimentisono utilizzati per sostenerepersone in età lavorativa.Per non parlare poi delledisuguaglianze tra regioninelle risorse impiegate:“Basti pensare che la spesasociale pro capite dell’Emi-

lia Romagna è cinque voltequella della Calabria, secon-do i dati del 2004”. La strada da fare è ancoratanta, eppure la direzione ègià segnata. “Le politichesociali dell’assistenza allapersona devono diventarepiù ambiziose”. Sono ormaiin tanti a sostenere quest’i-dea. Per realizzarla occorreaffrontare sfide dure eimportanti, ma non impossi-bili. “Prima di tutto, bisognaconvincersi che il welfarenon è solo un costo ma unfattore di sviluppo”, ha sot-tolineato l’assessore. Maper trasformare le politichesociali in sviluppo è neces-sario che la pubblica ammi-nistrazione cambi l’ approc-cio a questo tema, evitandodi guardare ai servizi socia-li come ad attività residuali.“Occorre imparare a gestirei servizi dalla parte dellepersone”, conoscendone leesigenze. Senza dimenticarela necessità di realizzareuna reale integrazione trainterventi sociali e interven-

ti sanitari insieme a tutte leistituzioni che si occupanodi persone. Tutto questo evi-tando la trappola della com-petitività, un concetto trop-po spesso in cima alle prio-rità dei governi, secondoDirindin. L’efficacia dellepolitiche sociali non si puòmisurare con lo stessometro con cui si misura laproduttività per la realizza-zione degli altri beni e servi-zi. I servizi sociali hannobisogno di personale qualifi-cato per un lavoro che “nonpuò essere standardizzato”.Non bisogna mai dimentica-re l’importanza del sostegnoalle persone. “Occorre ini-ziare dal riconoscimento delvalore del lavoro di cura”come punto di partenzaimprescindibile. E insiemebisogna anche invertire ilgiudizio sul fenomeno del-l’invecchiamento che, hasostenuto infine l’assessore,è legato allo sviluppo dellanostra società, perché “l’in-vecchiamento è una conqui-sta di civiltà”.

l’isola che c’è 10

Ferrero: “Siamo tornati dai nostriazionisti”

“Prima di tutto,bisogna convincersi cheil welfare non èsolo un costoma un fattoredi sviluppo”

“Ricostruire i legami sociali e prevenire i disagi”

Un nuovo provvedi-mento legislativo pernon autosufficienza e

uno sforzo del governo permigliorare i servizi sanitari.Queste le carte che il mini-stro della Sanità, Livia Tur-co, getta sul tavolo della ter-za edizione di Strada Facen-

do. “I punti di cui si è discus-so in questa assemblea sonotanti: dalla sanità peniten-ziaria alle politiche di inte-grazione sociosanitarie finoalla realizzazione dei pro-grammi di medicina territo-riale”. Su tutto questo ilministro ha testimoniato

l’impegno del Governo peragevolare il lavoro degli ope-ratori sociali. “Sono d’accor-do con la richiesta di DonCiotti per la rappresentanzadel mondo del volontariato edel sociale ai tavoli di con-certazione. Io e il ministroFerrero cercheremo di por-tare questa proposta all’at-tenzione del presidente delConsiglio. Bisogna vedere –ha, però, precisato il mini-stro – come tradurre concre-tamente l’idea, visto che ilmondo degli operatori èampio e variegato”.

Per l’assessore Dirindin la strada dello sviluppo passa per uno stato sociale migliore

Perché Welfare vuol dire sviluppo

Turco: “Porteremo la proposta di Ciotti all’attenzione di Prodi”

l’isola che c’è 11

“Bisogna vederecome tradurreconcretamentel’idea”

i cantieridell’abitare socialeCANTIERE DI LAVORO 1

Prossimità e sicurezza

CANTIERE DI LAVORO 2

Curare/punire

CANTIERE DI LAVORO 3

Riqualificazione urbana e legame sociale

CANTIERE DI LAVORO 4

Imparare a lavorare insieme: difficile e indispensabile

CANTIERE DI LAVORO 5

La violenza, lo sfruttamento: contrasti e approdi

CANTIERE DI LAVORO 6

La politica come servizio

CANTIERE DI LAVORO 7

Per una migliore comunicazione del sociale

CANTIERE DI LAVORO 8

I luoghi dei giovani: scuola, casa, lavoro e città

Page 7: speciale STRADA FACENDO · 2020-02-04 · dei diritti. Il precariato esi-ste anche nel mondo del l’isola che c’è 2 diritto. Abbiamo toccato con mano che la modernità mal-tollera

“La mafia ha capitoil valore dellacomunicazione”,

riflette preoccupato RobertoMorrione, giornalista e, trale altre cose, ex direttore diRainews24. La mafia allunga sempre dipiù i suoi tentacoli, senzarisparmiare il mondo dellacomunicazione. È anche suquesta considerazione che èsorta l’esigenza di farnascere, al fianco dell’Asso-ciazione Libera, la Fondazio-ne Libera Informazione,presieduta proprio da Mor-rione, che sullo stato del-l’informazione in tema dimafia ha le idee chiare:“Naturalmente, ci sono gior-nalisti che fanno il lorodovere fino in fondo – preci-sa –. In particolare nei terri-tori occupati dalla mafia,che, però, dalle regionimeridionali di origine si staespandendo sempre di piùnel resto del Paese e in tuttoil mondo. Ma, nonostante questo,l’informazione lascia ancoravuoti pesanti. Le luci sulfenomeno si accendono solonelle emergenze, mentre cisarebbe bisogno di scavaretutti i giorni. La mafia, intanto, sta cam-biando rapidamente e neisuoi traffici le economielegali si mescolano a quelleillegali, mentre, sullo sfon-do, le istituzioni fannosegnare un grosso ritardoin tutti i campi e, nello spe-cifico, nel mettere la lottaalla criminalità organizzataal primo posto della loroagenda”.

Quali sono allora gli obietti-vi di Libera Informazione?Libera Informazione è nataper perseguire due obiettivi.Da un lato, fare da interfac-cia e da sostegno alle asso-ciazioni, ai giovani e a tuttele persone che continuano atenere le luci accese sullemafie, con la possibilità didare loro visibilità e forma-zione specifica. Da un altrolato, tallonare i media conun Osservatorio multime-diale capace di mettere con-

tinuamente in circolo nuoveidee e informazioni.

Anche la mafia ha imparatoa comunicare?Il segretario dell’Associazio-ne nazionale della stampaha denunciato il fatto che inCampania ben due giornalisiano finiti in mano allaCamorra. Anche in altri ter-ritori sono presenti situazio-ni simili, come in Calabria oin Sicilia. La mafia ha capito il valoredella comunicazione. Lotestimonia anche un’inter-cettazione telefonica tra dueboss in cui uno spiega all’al-tro la necessità di impedireai giornali di parlare deiloro traffici, perché “se igiornalisti scrivono – spiegaappunto il mafioso –, i magi-strati aprono le inchieste”.Oltre a ciò, ci sono situazio-ni differenti in cui ci si scon-tra con condizionamenti ecomplicità. A volte, non sivogliono toccare interessi

che indirettamente contri-buiscono a mantenere flussipubblicitari e introiti aglieditori.

Non è facile per i giornalistilavorare in questo clima.I giornalisti che fanno illoro dovere – e ci sono –affrontano mille difficoltà.Oggi, addirittura, assistia-mo a intimidazioni, comenel caso di Roberto Savianoo Lirio Abbate. Si tratta digiornalisti che non hannorivelato segreti, ma chesemplicemente hanno fattoil loro lavoro, scrivendonero su bianco nomi ecognomi – la cosa che lemafie temono di più – edenunciando le collusionicon la politica, con l’im-prenditoria, con la borghe-sia mafiosa. È una situazio-ne di allarme che richiedeun intervento da parte delGoverno, con la consapevo-lezza che questa è una que-stione vitale per la demo-crazia nel nostro Paese.

A questo proposito, ci sonointerventi legislativi chepotrebbero aiutare i giorna-listi a fare meglio il propriolavoro sul terreno delladenuncia delle mafie?Intanto, bisognerebbe elimi-nare il segreto di stato. E,poi, bisognerebbe evitare lapossibilità per i giornalistidi incorrere in cause civilicon richieste di risarcimen-to enormi. Si tratta, infatti,di un rischio che finisce perscoraggiare le inchiestegiornalistiche.l’isola che c’è 13

Intervista a Roberto Morrione, presidente della fondazione Libera Informazione

“Anche la mafia ha imparato a comunicare”

l’isola che c’è 12

la fotocronaca“Le luci sul fenomeno si accendono solonelle emergenze,mentre ci sarebbe bisogno di scavaretutti i giorni”

Page 8: speciale STRADA FACENDO · 2020-02-04 · dei diritti. Il precariato esi-ste anche nel mondo del l’isola che c’è 2 diritto. Abbiamo toccato con mano che la modernità mal-tollera

l’isola che c’è 15

la fotocronaca

la fotocronaca

Page 9: speciale STRADA FACENDO · 2020-02-04 · dei diritti. Il precariato esi-ste anche nel mondo del l’isola che c’è 2 diritto. Abbiamo toccato con mano che la modernità mal-tollera

Si può guardare allepersone emarginatecome a “rifiuti uma-

ni”, espulsi da una societàsempre più individualista etroppo incentrata sui valorieconomici. La marea degliesclusi monta generandoansie invece di fornirerisposte. Queste le riflessio-ni che Lucio Babolin, presi-dente del Coordinamentonazionale delle comunità diaccoglienza (Cnca), haofferto nel suo interventoin apertura alla tre giornidi Strada Facendo. L’invito è stato quello diabbandonare la paura pertornare a far propri per-corsi di speranza.I miglioramenti cui è anda-to incontro il mondo negliultimi decenni non hannoimpedito che i miti negatividella modernità arrivasse-ro a inquinare la vita socia-le, trasformando “immigra-

ti, tossicodipendenti, carce-rati o prostitute – ha dettoBabolin – in capri espiatorisu cui scaricare le contrad-dizioni delle attuali fasisociali”. A questo si puòaggiungere che “se lo statonon è più sociale, anche idiritti non trovano il luogodove potersi realizzare”. La situazione non può cheaggravarsi, visto che “l’a-rea dei non garantiti tendead allargarsi sempre dipiù”. Già nella precedenteedizione di Strada Facendosono state tante le proposteconcrete elaborate e offertea chi ha il compito di gover-nare. “A due anni di distan-za – ha sottolineato Babolin– siamo delusi dalla politicache ci ha abbandonati solinella quasi totale indiffe-renza”.I l Paese, secondo i datiesposti dal presidente delCnca, è sempre più povero

e la ricchezza si è spostataverso classi di reddito piùalte. Si attendono ancorarisposte che sarebbero giàdovute arrivare sulle politi-che dell’immigrazione, sul-le tossicodipendenze, sullecondizioni delle carceri, e,più in generale, sulla“situazione asfittica in cuiversano i servizi alla per-sona a causa della mancataapplicazione della legge328”.In sostanza, “lo scenarionon è molto incoraggiante –ha detto Babolin, ma noinon abbiamo certo intenzio-ne di ritirarci dalla scena”.La voglia di mettersi in gio-co è ancora tanta perchétanta è la strada da faresulla via della solidarietà edell’accoglienza: “Pensiamoche sia ancora possibileindicare percorsi, pratichee azioni da cui partire perarrivare a cambiare i siste-mi”. Ecco perché si ritornaa discutere e lavorareinsieme nell’ambito di unnuovo incontro di StradaFacendo, ancora con lavoglia di incidere: “Amiamoconsiderarci – ha affermatoBabolin – come giardinieri,che prima progettano e poisi tirano su le maniche perrealizzare la loro opera”.

l’isola che c’è 17

Vittorio Agnoletto,europarlamentareappartenente al grup-

po della Sinistra UnitariaEuropea, è venuto a Cagliariper raccontare dal palco diStrada Facendo 3 che cosasta succedendo a livellocomunitario sulle politichesociali e dell’immigrazione.“La situazione – dice Agno-letto, rispondendo allenostre domande prima delsuo intervento – è quasischizofrenica”.

Per quale ragione?Da un lato, l’Unione è infles-sibile nell’affermazione deidiritti, come nel caso, adesempio, della direttiva del2000 che vieta e perseguetutte le forme di discrimina-zione razziale o etnica. Daun altro lato, quando questidiritti vengono in contraddi-zione con grandi interessieconomici o con campagneideologiche si fa subito mar-cia indietro”.

E questo succede anche perle politiche sull’immigra-zione?Sì, un altro esempio dellastessa logica. Da una parte,l’Unione chiede di riconosce-re i diritti agli immigratiregolari. Da un’altra parte,si finanziano progetti, comeFrontex, fondati semplice-mente sul respingimentomilitare dei disperati checercano di arrivare da noi.La cosa preoccupante è chel’Europa ha dato il via libe-ra alla possibilità di finan-ziare dei Centri di perma-nenza temporanea (Cpt) aldi fuori dell’Unione, inLibia, in Ucraina. Qui consoldi europei si cercherebbedi bloccare gli arrivi senza

avere la certezza che inquesti centri venganorispettate le convenzioniinternazionali sui dirittiumani, tanto più che alcunidi quei paesi non le hannoneanche firmate.

E sul fronte dei sistemisanitari?Qui c’è una partita ancoraaperta per due motivi. Inprimo luogo, la sanità inquanto tale non è ancoracompetenza dell’UnioneEuropea, ma dei singoli sta-ti. Quindi, l’Unione può indi-care solo dei quadri di rife-rimento. In secondo luogo, la diretti-va Bolkenstein sulla libera-lizzazione dei servizi tenevafuori dalla normativa lasanità. Ora, però, è indiscussione una nuovadirettiva finalizzata ai ser-vizi sanitari: bisognerà capi-

re quale sarà l’equilibrio trail livello di liberalizzazione eprivatizzazione dei servizi equello di tutela e la garanziadi un servizio sanitarionazionale. Bisogna considerare che sista riflettendo anche sullapossibilità per un cittadinoeuropeo di ricevere curesanitarie analoghe in ogniStato. Cosa non facile, vistoche ci troviamo in presenza

di sistemi sanitari anchemolto differenti da un paeseeuropeo all’altro.

Altro tema caldo in materiadi Stato sociale è quellolegato alle politiche dellavoro.È una questione che andràpresto in discussione con la“Flex Security” che è unadirettiva che modifica ilmercato del lavoro e chedovrebbe coniugare la fles-sibilità con la sicurezza. Sevenisse approvata cosìcome è stata proposta,sarebbe molto pesante, per-ché si assume in sostanza ilmodello danese, dove la for-te libertà di licenziamento èlegata a uno stato socialeche garantisce, ad esempio,tre anni di sussidio fino al80/90 per cento dello sti-pendio e corsi per la ricollo-cazione nel mondo del lavo-ro. Ma tutto ciò in diversipaesi, compresa l’Italia, nonesiste. In questo contesto,assumendo la flessibilitàsenza ammortizzatori socia-li si finirebbe solamente peraumentare la precarietà.

l’isola che c’è 16

Intervista all’europarlamentare Vittorio Agnoletto sul welfare comunitario

Le politiche contraddittoriedell’Unione Europea

Lucio Babolin e il punto di vista di chi lavora per l’accoglienza

Verso una società che non emargina i più deboli

Page 10: speciale STRADA FACENDO · 2020-02-04 · dei diritti. Il precariato esi-ste anche nel mondo del l’isola che c’è 2 diritto. Abbiamo toccato con mano che la modernità mal-tollera

CAGLIARI. «Fai all’altroquello che vorresti fosse fat-to a te», ha affermato Leo-poldo Grosso, vice presiden-te del gruppo Abele, allagiornata conclusiva del con-vegno «Strada facendo, icantieri dell’abitare sociale»,iniziato venerdì a Cagliari.«Occorre invertire la para-bola in modo attivo», ha pre-ciato. Giustizia e welfare,diritti, legalità, accoglienza,lavoro non precario e sicu-rezza «delle città come dirit-to irrinunciabile, che vagarantito insieme e non alposto degli altri diritti».«Quando c’è in gioco ladignità delle persone – haaffermato in chiusura LuigiCiotti, il fondatore dellacomunità Abele, che ha pro-mosso il simposio con la col-laborazione di Sardegna

solidale – non facciamo gio-chi di interessi e non stiamoa perdere tempo sulla pelledella gente con leggi blocca-te perchè intanto c’è benaltro in gioco, sarebbe unavergogna». Paolo Ferrero,ministro della solidarietàsociale, presente ieri assie-me al ministro della Salute

Livia Turco, ha precisatoche occorre stabilire i livelliessenziali di assistenza enon considerarli come elar-gizione, ma «diritti delle per-sone». Ha poi ricordato come«questo governo abbia impe-gnato quasi un miliardo emezzo per le politiche socia-li, a fronte dei 500 delgoverno Berlusconi». Eaffermato anche che questifondi «sono insufficienti». Hapoi ribadito la necessità di«fissare i diritti dei lavorato-ri sociali, spesso precari emal pagati». E si è auguratoche nelle politiche sociali «sipassi dalla sperimentazionealla strutturalità». Dopo l’i-naugurazione di venerdì ilconvegno si è svolto con duegiorni di lavoro ininterrottodi otto «cantieri» (dalla sicu-rezza alla riqualificazioneurbana, dal lavorare insie-me alla politica come servi-zio, dalla comunicazionesociale ai luoghi dei giova-ni). Tra le esperienza piùsignificative una coop dinomadi di Reggio Calabriache ritira rifiuti ingombran-ti a domicilio. E quella delComune di Sassari che aicittadini più disagiati offre,altre al sussidio, la possi-blità di prendersi cura dellaloro città con interventi dimanutenzione. Ieri mattinai vari gruppi si sono con-frontati con i due ministri, il

governatore Soru e all’as-sessore regionale allaSanità Nerina Dirindin. Ilministro Turco ha informa-to che una legge per la nonautosufficienza e un pro-gramma di miglioramentodella qualità e dell’assisten-za del servizio sanitarionazionale sarà all’ordine delgiorno del consiglio dei mini-stri a fine mese. E ribaditola necessità di una sempremaggiore integrazione tral’intervento sociale e quellosanitario, ponendo l’accentosulla necessità che alcuniinterventi siano consideratibeni pubblici, come quelloper la non autosufficienza.A riguardo, poco prima, erastata citata da Grosso l’e-sperienza virtuosa dell’AbcSardegna che ha spinto laRegione a un intervento di42 milioni di euro per pro-getti concertati e coinvolto9500 famiglie. Uno scambiodi battute tra Soru e la Tur-co ha caratterizzato l’iniziodell’intervento del governa-tore. Nel momento in cuiSoru stava evidenziando glisforzi fatti dalla Regione nelsettore, «contrariamente aquelli del resto del sud com-missariati dal governo», laTurco lo ha interrotto. E contono seccato ha precisatoche quelle Regioni «noi leaccompagnamo, non le com-missariamo». Soru ha poiricordato i 120 milioni inve-stiti dal governo dell’isolanel settore socio sanitario ei passi fatti per l’autoimpie-go». Il concetto del «welfarecome fattore di sviluppo » èstato ripreso anche dall’as-sessore Dirindin che, oltrealla necesistà di maggioririsorse, ha sottolineato lanecessità di «far crescere lacultura delle politiche socialie di non considerare piùl’invecchiamento come unproblema, ma come una ric-chezza».l’isola che c’è 19

L’UNIONE SARDA22.10.2007

Parola d’ordine:investire nel sociale

Ciotti: “Non servonotelecamere per aumentare la legalità”

Ieri alla Fiera campionaria siè chiusa la terza edizione delforum nazionale “StradaFacendo, cantieri dell’abitaresociale”. «Non servono le tele-camere per aumentare lasicurezza e la legalità, mabisogna rimettere al centro idiritti delle città. Restituiregli spazi sottratti ai cittadinie trovarne di nuovi, maanche investire in istruzionee cultura. E poi, una buonavolta, provare veramente aridurre le spese militari infavore dei progetti sociali».Dopo tre giorni di dibattiti etavole rotonde, quello cheieri ha chiuso la terza edizio-ne di “Strada Facendo, can-tieri dell’abitare sociale” è unLuigi Ciotti che non ha persola voglia di lanciare sfidesempre più impegnative. 1200 DELEGATI. Ieri allafiera, parlando davanti ai1200 delegati giunti da tut-ta Italia in rappresentanzadi centinaia di associazionidi volontariato, il prete anti-mafia e fondatore di Liberaha toccato tutti i temi cariaffrontati nella più impor-tante conferenza nazionaledelle politiche sociali. Nonsolo giustizia, sicurezza elegalità, temi cari al sacer-dote, ma anche diritti eaccoglienza e lavoro sonostati gli argomenti trattatinella tre giorni organizzatadalla Regione, dal GruppoAbele, Libera e dal Coordi-namento nazionale dellecomunità di accoglienza

(Cnca). Concentrandosi suotto cantieri di lavoro, laconferenza che segue di dueanni l’appuntamento diPerugia ha permesso di ana-lizzare lo stato di salute nonsolo del mondo del volonta-riato, ma anche della rete diservizi sociali troppo spessonon all’altezza rispetto allegrandi emergenze dei nostritempi. «Senza ragionare suimassimi sistemi», sottolineadon Ciotti, «ma lavorandocon i piedi per terra, in unpensiero libero e concretoche non si lasci usare. Perquesto serve una disponibi-lità di tempo che va oltrel’orologio, non perdendo ladimensione umana e la

capacità di ascolto per capi-re anche le ragioni deglialtri». PRECARIATO. Un settore,quello del sociale, semprepiù schiacciato dal precaria-to e dagli “interventi a pro-getto” che non offronogaranzie per i più deboli, né

per tanti giovani volenterosiche vorrebbero impegnarsiin un lavoro al servizio delprossimo. Ai lavori dell’ulti-ma giornata hanno parteci-pato anche i ministri LiviaTurco e Paolo Ferrero (Salu-te e Solidarietà sociale), ilpresidente della RegioneSoru, e l’assessore regiona-le alla Sanità, Nerina Dirin-din, ma anche tanti espo-nenti della galassia di sigleche compone il volontariatosardo. E proprio agli espo-nenti del Governo don Ciottiha chiesto di defiscalizzaregran parte degli oneri chegravano sul mondo delvolontariato.

Francesco Pinna

l’isola che c’è 18

rassegna stampa rassegna stampa

LA NUOVA SARDEGNA22.10.2007

“L’assistenza non è un peso ma un diritto”I ministri Turco e Ferrero alla chiusura di "Strada facendo"

di Roberto Paracchini

Page 11: speciale STRADA FACENDO · 2020-02-04 · dei diritti. Il precariato esi-ste anche nel mondo del l’isola che c’è 2 diritto. Abbiamo toccato con mano che la modernità mal-tollera

Carta22 Ottobre 2007

Ciotti: il governo si apra alla societàcivilePiù di mille persone, opera-tori sociali ma anche ricer-catori e amministratorilocali, hanno partecipato loscorso fine settimana aStrada facendo, il cantieresui temi del welfare pro-mosso da Libera, GruppoAbele e Cnca a Cagliari. Inconclusione dei lavori, donLuigi Ciotti, in presenza deiministri Paolo Ferrero eLivia Turco, ha chiesto che

ai tavoli di governo sullequestioni sociali partecipianche la società civile. «Si èdiscusso molto di politichesociali e di precariato. Si èfatta, com’è giusto che sia,molta concertazione con leparti sociali, i sindacati,Confindustria. Noi ai queitavoli non c’eravamo. Chi ciconosce sa che non abbiamomanie di protagonismo,però vogliamo esserci,vogliamo il nostro riconosci-mento tra le parti socialiperché pensiamo sia utile egiusto. Non perderemocosì–ha concluso don Ciot-ti–la possibilità di averecontributi positivi, magariscomodi, ma sempre orien-tati verso la ricerca dellesoluzioni migliori ai temidella marginalità». Il documento finale appro-

vato a Cagliari, inoltre, con-danna senza mezze misureil «pacchetto sicurezza» indiscussione martedì 23 inConsiglio dei ministri. Neldocumento, tra l’altro, silegge: «Il provvedimento cri-minalizza chi, spesso peresigenze di sopravvivenza,svolge attività sull’orlo dellalegalità… Inoltre concede aisindaci il potere discrezio-nale di vietare l’eserciziodella prostituzione in stradain alcune aree della città,rischiando così di spingerele vittime di tratta in luoghiancora più nascosti e, diconseguenza, più esposteagli sfruttatori. Ma la sicu-rezza, per noi, si costruiscesolo con servizi più diffusi,pratiche di cittadinanza ecomunità più solidali».

l’isola che c’è 21

L’ALTRA VOCE.net22.10.2007

Ascoltare la voce di chiesplora nel sociale

Un monito da “Strada facendo”: scelte più coraggiose in difesa dei diritti

di Elvira Corona

«Il Governo deve tenere pre-sente che c’è anche un’altravoce: la nostra». Con questomonito di don Luigi Ciotti sisono conclusi ieri a Cagliarii lavori di “Strada facendo”,il forum di tre giorni volutiper mettere nero su biancodelle proposte concrete sulsociale. Proposte serie e percorribi-li, basate sull’analisi dellesituazioni e frutto delleesperienze e buone pratichepresentate dai 1.500 opera-tori che da tra venerdì edomenica hanno occupatoCagliari con i loro otto can-tieri di lavoro. E i ministriPaolo Ferrero e Livia Turcoerano a Cagliari ad ascolta-re. Alla delusione mista apreoccupazione per le politi-che sociali poco coraggiose escarsamente dotate di risor-se finanziarie, emersa datutti i cantieri, il ministrodella Salute ha risposto par-lando di «una inversione ditendenza», rispetto al passa-to, sia per l’aumento dellerisorse stanziate che per gliimpegni che si stanno por-tando avanti. Uno su tutti: il progettoCasa della salute, un esem-pio di integrazione sociosa-nitaria, una struttura poli-valente e funzionale in gra-do di erogare l’insieme dellecure primarie e di garantirela continuità assistenziale

con l’ospedale e le attività diprevenzione. Altra conqui-sta importante, ha dettoTurco, il fondo per la nonautosufficienza: «Si devepartire da qui per rilanciarele politiche di integrazionesociosanitaria e ribadire cheil servizio sanitario pubblicodeve essere universale esolidale». Per il ministro della Solida-rietà sociale è prioritariofissare i livelli minimi diassistenza sociosanitaria ericonoscerli come diritti.Problema fondamentale del-le politiche sociali, ha dettoFerrero, «è che costanotroppo e tutti sono ancoraabituati a considerare laspesa sociale come costo,non come investimento». Ledifficoltà all’interno delgoverno ci sono state: «Nellascorsa finanziaria avevamochiesto troppo e le nostrerichieste non passarono», haricordato il minstro. «Perquesto motivo quest’anno siè deciso di puntare solo suuna parte, principalmentesui diritti per i non autosuf-ficienti. Ma allo stesso tem-po lavoriamo a un pianotriennale capace di assicu-rare l’assistenza sociosani-taria a tutti i livelli». Altropunto fondamentale perFerrero è la regolamenta-zione delle persone che lavo-rano nel sociale, con unapianificazione a lungo ter-mine: «È impensabile che si

continui a lavorare per ban-di e che ci siano dei progettipilota da 15 anni». La Sardegna sembra essereun esempio virtuoso: «nono-stante servano sempre mag-giori risorse per il sociale»,ha detto l’assessore NerinaDirindin, «la Regione è riu-scita a destinare per ilsociale il 60% in più negliultimi 3 anni». «Chi fa politi-ca deve scegliere», ha ricor-dato il presidente dellaRegione Renato Soru. «E noiabbiamo scelto di tagliaresugli sprechi, sui finanzia-menti a fondo perduto, sullecose che non producono, infavore del sociale». Un piccolo bilancio dei lavorida Perugia – sede della pas-sata edizione di Stradafacendo – a oggi è stato trac-ciato dall’assessore alle poli-tiche sociale della RegioneUmbria, Damiano Stufara.Per lui – nonostante le risor-se per il sociale sianoaumentate e ci sia la presadi coscienza che il welfarenon può essere consideratosolo in maniera residuale –

il dibattito politico sta facen-do un passo indietro: «Si pri-vilegiano gli interventi det-tati delle emergenze a scapi-to della progettualità». Aquesto proposito il ministroFerrero ha parlato di «sdo-ganamento da parte dellasinistra di pratiche e modidi fare tipici della destra,che tra l’altro ha ricevutomolti consensi. Il bisogno di sicurezza non èdi destra o di sinistra ma imodi che si utilizzano pergarantirla sì». Il 23 ottobreil Consiglio dei ministridiscuterà il pacchetto sicu-rezza preparato dal mini-stro dell’Interno, GiulianoAmato. «Io non penso che ilproblema delle città siaquello dei poveri e sono con-trario sul dare ai sindacipoteri che in realtà dovreb-

l’isola che c’è 20

rassegna stampa rassegna stampa

bero spettare alle forze del-l’ordine», ha anticipato Fer-rero, ammettendo d’esserepreoccupato per un’emer-genza sicurezza che giustifi-ca una maggiore presenzadello Stato con le forze del-l’ordine e una diminuzionedi quella degli operatori delsociale. Il rischio è che si inneschiun meccanismo perversoche si autoalimenta, e larottura di questa pericolosaspirale non può avveniresolo a livello politico. «Perquesto è fondamentale ilruolo delle organizzazioniche si occupano di sociale»,ha aggiunto Ferrero. «Biso-gna suggerire propostealternative, percorribili, farcapire che funzionano, efare in modo di diffonderel’idea che queste stradesono anche meno costoserispetto allo sbattere la gen-te in carcere». Il ministro poi, quasi a giu-stificarsi, ha spiegato diaver scelto di mantenere itoni bassi sulla questionesicurezza perché era in bal-lo il referendum sul welafa-re, e in un clima già tesosarebbe stato inutile creareulteriori polemiche. Ma nelle sue conclusioni donLuigi Ciotti, quasi perrispondere indirettamente aquesta sorta di giustificazio-ne, è stato molto netto: «Purcapendo i difficili equilibridella politica, quando sitratta di difendere i dirittidelle persone non si dovreb-bero fare giochi politici,sgambetti, ma bisogna pren-dere coraggio». E a rafforzare questa richie-sta ha citato don Tonino Bel-lo: «Nessuno di noi si lascilusingare dai potenti dicen-do mezze frasi soltanto: chemandi all’aria le regole del-la diplomazia quando c’è dadifendere i diritti umani».

Avvenire23 Ottobre 2007

Page 12: speciale STRADA FACENDO · 2020-02-04 · dei diritti. Il precariato esi-ste anche nel mondo del l’isola che c’è 2 diritto. Abbiamo toccato con mano che la modernità mal-tollera

Dal 17 ottobre scorsodon Luigi Ciotti è unnuovo cittadino di

Nuoro. Una cittadinanzaonoraria che il presidentedi Libera e del Gruppo Abe-le ha accolto con grandecommozione. Il capoluogo barbaricino,su proposta del sindacoMario Demuru Zidda,accolta dalla conferenzadei capigruppo del comune,ha deciso di rendere omag-gio a don Ciotti “per l’Impe-gno, il Coraggio e la Passio-ne che profonde giornal-mente per rendere miglio-re il nostro Paese”.È stato così riconosciuto ilruolo di Don Ciotti non soloper le strenue battagliecontro tutte le mafie, maanche come bandiera dellalegalità e della solidarietànei confronti di chi subiscequalsiasi forma di violen-za.“Questa chiave della città –ha detto i l sacerdotedurante la consegna dell’o-norificenza – non è data aLuigi Ciotti, ma, con me, atante persone. Non c’è soloLuigi Ciotti. Io rappresentodei gruppi e sono felice diavere speso frammenti del-la mia vita a mettere insie-me gente di contesti, diradici, di realtà diverse”. Don Ciotti conosce da anniNuoro. Qui ha portato tan-te volte la sua testimonian-za a favore della legalità.“Quando nel 2002 eravamoqui – ricorda il presidentedi Libera –, il vescovo Pie-tro Meloni prese la parolae si rivolse a tutti i giovani

nati in tutte le parti d’Ita-lia: ‘Dio vi ricompensi perquesto vostro entusiasmo eper aver scelto Nuoro e laSardegna come terra diaccoglienza e di libertà’.Anch’io posso dire questasera con forza che questa èuna terra di grande acco-glienza, fortemente impe-gnata per costruire lalibertà per tutti”.

Nove strade per novenomi. Personaggi del-la storia più o meno

recente che ricordano con laloro vita e il loro sacrificiovalori e ideali alti, legalità egiustizia, lotta alle mafie elibertà d’informazione. Siintitola “Strade Facendo” l’i-niziativa con cui lo scorsoottobre il comune di Igle-sias, insieme all’associazio-ne Libera di Don Ciotti, l’as-sociazione Articolo 21 e Sar-degna Solidale, ha volutointitolare alcune vie dellacittà a Peppino Impastato,Guido Rossa, Giovanni Fal-cone, Paolo Borsellino, Ema-nuela Loi, Rita Atria, IlariaAlpi, don Graziano Muntonie a Efisio Tola.“La giustizia – ha dettodurante la cerimonia Pier-luigi Carta, sindaco dellacittà - non può essere dele-gata alle forze dell’ordine,né ai giudici, ma deve esse-re testimoniata nelle piccolee grandi scelte di ognuno dinoi. La civiltà di un popolo èespressa dal valore moraleed etico dei suoi cittadini.Una società ignorante, svo-gliata, distratta sarà il sub-strato fertile su cui l’illega-lità si può sviluppare indi-sturbata”. Alla cerimonia hanno parte-cipato anche Giampiero Far-ru, presidente del Csv Sar-degna Solidale, Ottavio Olita

per Articolo 21 e don LuigiCiotti. Proprio Ciotti haricordato tra le altre figurequella di Rita Atria, donnasimbolo della lotta allamafia. Come nomi simbolosono tutti gli altri scelti peressere ricordati. PeppinoImpastato fu ucciso nel1978 per le sue pubblichedenunce nei confronti dellacriminalità organizzata sici-liana. Stesso coraggio dimo-

strato da Guido Rossa, sin-dacalista della Cgil assassi-nato dalle Brigate Rossel’anno successivo per avercombattuto le infiltrazioniterroristiche all’interno del-la fabbrica in cui lavorava.Nel valore e nella libertàdell’informazione credevaanche Ilaria Alpi, ammazza-ta in circostanze oscurementre in Somalia indagavasu traffici di armi e rifiuti

tossici tra paesi industrializ-zati, Italia inclusa, e Africa.Altri sacrifici nella lotta allamafia furono quelli di Gio-vanni Falcone, ucciso nel1992 insieme alla moglie, edi Paolo Borsellino, saltatoin aria lo stesso anno in viaD’amelio insieme con Ema-nuela Loi, prima donna poli-ziotto a morire in servizio.Don Graziano Muntoni èstato invece ucciso alla vigi-lia del Natale del 1998 aOrgosolo e, ancora, EfisioTola, tenente dell’esercitosardo piemontese, è statofucilato nel 1833 per le sueidee mazziniane.Sono questi, in breve, gliidentikit di uomini e donne acui Iglesias ha deciso didedicare nove sue strade,per ricordare ancora unavolta quale sia il volto con-creto dell’impegno per lademocrazia e la giustizia.

l’isola che c’è 22

A Iglesias,nuove stradeper la giustizia

Don Ciotti, nuorese per impegno e per passione

“Questa città mi ha aiutato, per prima in Italia, nel 1978”

Il feeling era scattato ben 29 anni fa. Quando venti giovani nuoresi, laureati e impe-gnati nel sociale, fanno i bagagli e per primi in Italia, si dirigono a Torino a frequen-

tare l’università della strada fondata da don Luigi Ciotti.«C’era anche quel “giovane” là, non lo potrò mai dimenticare» ha detto ieri sera il sacer-dote piemontese d’adozione ma da ventiquattr’ore anche neo cittadino di Nuoro, mentreindicava il sociologo Carlo Murgia. Qualche ora più tardi, davanti al consiglio comunaleriunito in seduta straordinaria nell’auditorium della Camera di commercio, e a un nutri-to pubblico di autorità, associazioni di volontariato e di semplici cittadini (presenti ilvicario del vescovo, monsignor Salvatore Floris, il prefetto Antonio Pitea, il questoreAntonello Pagliei, il comandante provinciale dell’Arma, colonnello Felice Maselli, il mag-giore della Finanza, Danilo Mameli), il fondatore di «Libera-contro le mafie» e del gruppoAbele, è lì che con vigore stringe tra le mani le chiavi della città che il sindaco gli haappena consegnato. «Don Ciotti – ha spiegato il primo cittadino – è la personalità che haconiugato nella maniera più efficace e impegnata, legalità e solidarietà: due valori neiquali l’intera comunità di Nuoro vuole riconoscersi».

da La Nuova Sardegna, 18 ottobre 2007

“Un riconoscimento a tutti i nostri volontari”

“La civiltà di un popolo è espressa dalvalore morale ed etico dei suoi cittadini”

Sono passate le 19,30 quando il sindacoMario Zidda consegna al sacerdote le

chiavi della città. Si schermisce subito donCiotti, mostrando una modestia che quasilascia disarmati. «Ci tengo a precisare ecapirete l’imbarazzo, ma questa chiaveche oggi mi viene data insieme a tuttoquello che rappresenta, in realtà non è ame che la state consegnando, ma a tutte le

persone che sono attorno a me, a quel“noi” al quale io ho sempre creduto piùche al “io”». Poi continua: «Sono felice, siachiaro, ma lo voglio sottolineare ancorauna volta: il riconoscimento che voi miattribuite va a tutta quella gente che io hoavuto l’onore di radunare».

da L’Unione Sarda, 18 ottobre 2007

“Bandiera della legalità e della solidarietà nei confronti di chi subisce qualsiasi forma di violenza”

Page 13: speciale STRADA FACENDO · 2020-02-04 · dei diritti. Il precariato esi-ste anche nel mondo del l’isola che c’è 2 diritto. Abbiamo toccato con mano che la modernità mal-tollera

Recommended