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Specialized factory visit

Date post: 06-Mar-2016
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Quattro interviste, quattro storie e un giro nella factory più influente nel mondo del ciclismo moderno. Copyright www.mtbcult.it
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Le storie che hanno costruito Specialized Testi e foto di Simone Lanciotti
Transcript

Le storie che hanno costruito Specialized

T e s t i e f o t o d i S i m o n e L a n c i o t t i

Si stanno per aprire leporte. Katie Sue Gruener

mi fa da guida. So già cheè un giorno che ricorderò...

Tutto è nato nel garage di Sinyard

La Enduro 29 è un’idea di Sloan

Overend: la storia della Mtb

Egger: creare ogni giorno

Facciamo un giro nel museo

Guardate come si lavora qui

Morgan Hill Specialized non è solo un marchio di bici,ma soprattutto è una grande storia, anzi, un insieme di storiedelle persone che hanno reso celebre il marchio della “S”.Ognuna di esse ha dato un contributo cruciale e nel corso dei 39anni di esistenza Specialized è sempre stata avanti.Il motto “Innovate or die” che si trova stampigliato sui telai non èuno slogan come un altro, ma un principio ispiratore. Un veromantra.Entrare a Morgan Hill nei reparti dove hanno accesso solo idipendenti è un privilegio che viene concesso a pochi e sapevoche varcando la soglia avrei iniziato un viaggio nelle meraviglie,anche se non tutte le meraviglie che avrei voluto vedere misarebbero state mostrate, perché, appena stretta la mano a Katie Sue Gruener, la mia guida, mi viene spiegato che

non tutto sarà fotografabile.C'è un know-how importante da tutelare e si può comprendere laloro apprensione.Sto per entrare attraverso una porta che è accessibile solotramite un badge magnetico, ma presto scoprirò che qui lo sonotutte, tranne quella di ingresso.La scaletta degli incontri è molto serrata. Sono emozionato.Sono curioso, come sempre, di conoscere questi americani cheguidano, in un modo o nell'altro, la nostra concezione di mountainbike.Tutto sta per iniziare.Prima Mike Sinyard.Poi Brandon Sloan.Ned Overend.E per finire Robert Egger.Quattro personaggi che hanno fatto e che continuano a fare lastoria della bicicletta moderna. Iniziamo dal primo, il fondatore.Katie Sue mi dice che ha il tempo contato.Sinyard è molto impegnato di ritorno dallaSea Otter Classic. «Preparati tre domande» mi dice laGruener.Solo? Porca miseria, ok.

La hall (nella foto grande) insieme al museo è l’unica area della sede di Morgan Hill accessibile al pubblico. Il resto è strettamente riservato

ai dipendenti. Sopra, esempi di creatività di Robert Egger.

Le storie che hanno costruito Specialized

Tutto è iniziato nel garage di Mike Sinyard

Importava componentidall’Italia. Ha iniziato

a farne di suoi, partendo dalle gomme, e poi il boom.

Morgan Hill Mike Sinyard si presenta alla suamaniera. Fa di tutto per non farti pesare la sua personalità. Ti mette a tuo agio, ti chiama per nome (storpiandoloall’americana) e ti invita a considerarlo alla stregua di uncompagno di uscite in bici. Ma attenti a non lasciarsi troppoandare. Quello sguardo attento, tipico di chi sa ponderare bene leparole, riporta il colloquio ad una dimensione più reale: unincontro fra un giornalista e un Ceo-founder di un marchio leader.Solo tre domande mi aveva detto la Gruener. Me le devo giocarebene...

- Raccontami quali sono stati i tre step crucialinella tua carriera.- Wow, questa è una bella domanda. Direi che il primo momentosignificativo è stato quando appena finita la scuola ho iniziato aviaggiare in Europa con la bici per tre mesi. Sono stato in Italia eproprio lì ho conosciuto la "grandezza ciclistica" dell’Italia cheall’epoca per me erano Cino Cinelli e Tullio Campagnolo. In qualchemodo volevo lavorare con loro e loro me lo hanno consentitononostante io fossi solo un tizio qualunque che viaggiava in biciattraverso l’Europa.Andai lì e gli dissi: "Io vorrei comprare i vostri prodotti e venderlinegli States". Mi dissero ok e in quel momento smisi di viaggiareall’istante e iniziai subito la mia attività. Super subito!Un altro momento importante fu quando nel 1976 decisi diiniziare a fare copertoni con il mio marchio. In quel momentonegli States c’erano pessimi copertoncini e ottimi tubolari (cheperò erano troppo costosi) e niente fra questi due estremi. Equesta fu una vera svolta, anche a livello economico.

- Fino adesso abbiamo parlato di bici da strada e non di Mtb…- Sì, perché non esisteva ancora. E infatti il terzo momento cruciale è stato proprio la Mtb. Fra il 1979 e il 1980 ho iniziato ad

importare tubi in acciaio da Columbus e componenti Tommaselli econoscevo diversi costruttori di telai che facevano un po’ di bici,tipo le Schwinn e le usavano poi per andarci fuoristrada. Comeabbiamo fatto tutti da ragazzini, no?

- Qual è stata la persona più prolifica con la qualehai lavorato?- Prolifica? Robert Egger, senza dubbio. Mi piace molto la suafrase: se è impossibile, richiede solo un po’ più di tempo. Se tiguardi intorno qui (e si riferisce a tutte le bici prototipo più omeno serie) capisci che è uno che ha davvero tante idee.

- Che cosa ti ha impressionato di più di lui?- La velocità con la quale guarda le cose. Non serve troppa analisi,lui guarda, ci si mette e boom. E di solito il "boom" è moltointeressante. Ma qui intorno, se chiedi ad altre persone chelavorano in Specialized, ci sono anche altri elementi prolifici comelui. Come Brandon Sloan e il suo staff per quanto riguarda la Mtb.Loro stanno cambiando il modo in cui la Mtb viene percepita nelmondo. E lo stesso sta facendo Mike McAndrews per quantoriguarda le sospensioni.

- Innovate or die: questo motto dove porteràSpecialized nel futuro?- Speriamo, come amo pensare, che questo sia solo l’inizio.O al massimo la fine dell’inizio. Siamo sempre al lavoro,siamo di fianco ai rider per capire di cosa hanno bisogno. Ilnostro focus infatti è una domanda: di cosa hanno bisogno irider? Lo abbiamo scritto in un libro. Enduro? Xc? Ognuno èpiuttosto differente. E noi cerchiamo proprio di entrare neidettagli. Per capirci, Simone, è un po’ come quando vai al

ristorante e ti chiedono: come la vuoi la pasta? Al dente? Al ragù?Parmigiano o no? Dettagli, quindi. E se vai nella Formula 1 trovianche lì l’attenzione per i dettagli. Ad alti livelli si crescemillimetro dopo millimetro.

Mike Sinyard sorride, come se nei miei occhi rivedesse lagrandezza ciclistica dell’Italia. Mi parla di Nibali, mi chiede diVincenzo, se mai vincerà un Giro. «Ha talento, vero?» Confermo,ma io sono già con il pensiero a chi ha concepito la Enduro 29er...

Sinyard ha 63 anni, pedala tutte le volte che può e incentiva i suoicollaboratori a fare altrettanto. Specialized è costituita da persone

capaci ma soprattutto da ciclisti di grande passione.

Tutto è iniziato nel garage di Mike Sinyard

Sotto, Sinyard posa nel museo con la prima Mtbprodotta in serie: la Stumpjumper. In basso, una

parete decorata con le bozze di Egger: strabilianti.

La Enduro 29, sotto sotto, è un’idea di Brandon Sloan

Ex agonista, sognatore, rider di talento e fissato perla Mtb. La rivoluzione 29er

èanche merito suo

- Se dici che la 27,5 pollici rimpiazzerà la 26pollici significa che Specialized ci sta lavorando?- Diciamo che dobbiamo tenere gli orizzonti aperti. Non so se gliutenti chiedono la 27,5 pollici, ma di sicuro l’industria della Mtb lasta proponendo con decisione. E credo che questo cambiamentosia alimentato da quei marchi che non hanno creduto subito nella29 pollici e non vogliono ora perdere l’occasione della 27,5 pollici.Ecco perché secondo me è l’industria che sta spingendo perquesto nuovo diametro di ruota.

- Mi puoi spiegare gli step che hanno portato al disegno della sospensione della Enduro 29?- Prima di tutto c’è un lavoro di confronto continuo con tutti i riderpiù forti. Siamo a stretto contatto con loro. Alcuni chiedono di essere più veloci, altri di potersi divertire dipiù. Ogni settore della Mtb ha delle esigenze differenti.Un esempio molto interessante è proprio il processo che haportato alla creazione della Enduro 29. Sapevamo che molti apprezzavano le ruote da 29, ma nessunoavrebbe voluto una full con un interasse lunghissimo, più lungomagari di quello di una bici da Dh. E questo ci ha imposto dicambiare tutto il modo di costruire la bici per farla più compattapossibile. Un dettaglio che può sembrare banale è l’attacco Taco

Morgan Hill Pochi lo sanno, ma in bici con lui è meglionon uscire proprio. Non è un tipo normale, è impallinato, vive soloper una cosa, si alza al mattino pensando ai suoi schemi, alla suathings-to-do-list, ti guarda in faccia, anzi, ti fissa come se fossi lì afargli perdere tempo inutilmente.Brandon Sloan, da fuori, sembra un folle, ma poi appena sale inbici, capisci tutto. È un inventore, un po’ scienziato.Sembra che il motto Innovate or die lo abbia coniato lui, ma, no, luiè solo uno dei tanti fenomeni che lavora in Specialized.In bici va come un treno, ecco perché è meglio non averlo dietro.Ha 41 anni e nel suo background ci sono il college e le gare di Xcche riusciva a fare mentre studiava. Finito il college ha continuatoa gareggiare, ha trovato un lavoro in Diamondback, poi un po’ inGiant e dal 2001 è in Specialized. È stato lui a rendere possibile,fra le tante cose, il carro da 43 cm della Enduro 29. Ecco perchéun personaggio come Brandon Sloan va conosciuto più a fondo.

- Se la massa dei biker ha iniziato a convertirsialle 29er è merito soprattutto di Specialized. E ovviamente anche il tuo...- Anche se non è stata Specialized a creare le 29er, quello cheabbiamo fatto è capire cosa si doveva fare per renderle menoingombranti e goffe.

- Specialized è stato il marchio più grande ad aver abbracciato la 29er.- Esatto. Noi le abbiamo trasformate per farle diventare qualcosache fosse in linea con lo stile Specialized, ossia agili, leggere efacili da guidare.Quindi, all’inizio abbiamo aspettato un po’ proprio per capire checosa fare ed uscire solo quando eravamo perfettamente convinti.Tutti siamo stati coinvolti in questocambiamento e tutta la gamma adesso è29er.

- Che ruolo avranno le 29er nel futuro se si considera l’arrivodella 27,5 pollici?- Bella domanda: per quanto riguarda la 29pollici posso dirti che nessuno di noi all’inizio si aspettava che sisarebbe arrivati ad una Enduro 29 con 155 mm di travel e uncarro così corto. Quindi, difficile dire che cosa possiamoaspettarci nel futuro. Forse la Dh? Forse il freeride? Difficile dirloadesso.La 27,5 pollici è un’idea che sta prendendo piede parecchio. Ci abbiamo pensato e per un attimo la Enduro 29 potevadiventare una Enduro 650B, ma poi abbiamo detto, aspetta unattimo, la differenza rispetto ad una 26 pollici è solo di unpollice e poco più. Non è quello che ci serve e poi Specializednon vuole proporre tre diametri di ruota perchécomplicherebbe troppo il mercato e la vita dei dealer. È veroche ad oggi di componenti per la 650B se ne trovano tanti, manon penso che questa sia la misura che “ucciderà” la 29 pollici,piuttosto in futuro vedremo soprattutto la 27,5 pollicirimpiazzare la 26.La 27,5 pollici, per quanto riguarda Specialized, non verràutilizzata sulla piattaforma delle bici da Xc, perché lì le 29 pollicivanno benissimo.Vedo la 650B piuttosto per le trail bike.

La Enduro 29, sotto sotto, è un’idea di Brandon Sloan

Cinque giri nella pump track dietro la factory senza un solo colpodi pedale. E guadagnava velocità ad ogni passaggio.

Sotto, mentre racconta la sua passione per l’enduro e le 29er.

Blade per il deragliatore che permette di accorciare tanto i foderibassi e non interferire con il funzionamento della sospensione.

- Quanto vi ha richiesto il processo di sviluppodella nuova Enduro?- È stato piuttosto veloce in realtà perché molte delle parti e delletecniche costruttive, come ad esempio quella che riguarda il tubodi sterzo, sono le stesse della Enduro 26 e la Enduro 26 esiste dacirca 10 anni, quindi possiamo dire di conoscerla molto bene. Il nostro obiettivo era dare alla versione da 29 una geometriaaggressiva e un interasse compatto. E ci siamo riusciti.

- Pensi che l’XX1, per l’assenza del deragliatore,possa influenzare (positivamente) il modo in cuiviene progettata una sospensione posteriore?- Ci potrebbero essere dei benefici sulla geometria in certi casi,soprattutto per i modelli di sospensione che si mostrano giàadesso poco influenzati dagli effetti della pedalata.

Rimarrebbe comunque il problema del diametro della corona:molti disegni di sospensione subiscono notevoli interferenzedalla misura della corona e variano di conseguenza la loroefficienza.Il nostro schema Fsr è uno dei migliori da questo punto di vista.Piuttosto credo che se un domani si facesse definitivamente ameno del deragliatore ne guadagnerebbe soprattutto il triangoloanteriore che potrebbe diventare più rigido e leggero e magarichissà cos’altro.Di sicuro ad oggi ci sono ancora molte persone che preferisconouna trasmissione 2x10 o 3x10, ma posso dire che in futuro cisaranno diverse ottimizzazioni sui telai Specialized per letrasmissioni 1x.

- Hai menzionato la rigidità: ma dove è davveronecessaria su una Mtb?- Anche questa è una bella domanda. Di sicuro è molto facilecostruire una bici che sia troppo rigida, ma il bello è riuscire adarrivare ad un compromesso che funzioni e che renda la guida

piacevole ed efficace. Oggi il carbonio ci dà grandi opportunità,soprattutto parlando di 29er. Qui le ruote devono essere rigide per consentire una guida veloce,ma non troppo altrimenti si penalizza il grip sui terreni rocciosi.Un altro aspetto cruciale è la lunghezza della forcella: se diventatroppo lunga diventa anche meno precisa e si va incontro aglistessi problemi che si incontrano sulle forcelle da Dh. Quindioccorre pensare al tubo di sterzo come un elemento ancora piùimportante su una Mtb moderna.La rigidità è un equilibrio che cambia di continuo e le nostrepriorità si adeguano di conseguenza.

- In che direzione sono rivolti i tuoi sforzi comeproduct manager?- Probabilmente nella stessa direzione in cui lo erano in passato:riuscire a capire che cosa vogliono i rider. Ci sono stati un marea di cambiamenti negli ultimi anni. Il freerideoggi lo puoi fare con le bici da Dh e l’enduro ha cambiato il modo diintendere il freeride. Oggi una Enduro si pedala meglio che in

passato, è più reattiva e molto più divertente. Il mio obiettivo è stare dietro ai rider per dare loro il miglior mezzopossibile.

- Quali saranno le caratteristiche standard di unabici da enduro nel prossimo futuro?- Dipende molto a quale enduro ci si riferisce. Negli States laStumpy Evo potrebbe essere una bici anche migliore della stessaEnduro, ma se parliamo di Italia e di Finale Ligure allora serve laEnduro che in futuro sarà sempre più aggressiva. Per quantoriguarda le caratteristiche standard il travel sarà fra 150 e 165mm e poi lo stile Specialized, ossia movimento centrale basso,tubo orizzontale abbastanza lungo, angolo di sterzo abbastanzacontenuto e infine la sospensione posteriore che ha una funzionedi importanza pari a quella della geometria. Sul carro troviamo foderi bassi il più corti possibile (grazie al TacoBlade) e ci impegniamo molto a mettere anche un portaborraccianella posizione canonica (cosa rara sulle bici da enduro),nonostante le Enduro abbiano travel di 155 e 165 mm. Un piccolodettaglio che però è molto apprezzato dagli utenti di tutto ilmondo.

- Il più grande cambiamento che hai visto nel mondo della Mtbnegli ultimi 10 anni?- Freni a disco e reggisellatelescopico, direi. Entrambihanno permesso di guidare laMtb in maniera più aggressivae sicura allo stesso tempo.

- Quale ruolo avrà l’elettronica sulla Mtb in futuro?- Di sicuro ce ne sarà sempre di più, su sospensioni e forse anchesul cambio. Il ruolo che vedo per l’elettronica è semplificare l’usodella Mtb. Non vedo l’utilità in un componente elettronico chesostituisce uno meccanico, ad esempio il lock-out elettronicoazionato dal rider non mi sembra una cosa interessante. Lodiventa invece quando l’elettronica fa qualcosa che oggi ilrider non riesce a fare mentre pedala. Un po’ come il nostroBrain: è lì e funziona da solo, migliorando l’esperienza di guidadi una Mtb. Quindi l’elettronica quando arriverà su unaSpecialized dovrà essere più "smart" di un Brain e migliorarela qualità dell’uscita in Mtb.Oppure alleggerire la bici o velocizzare al massimo la cambiata.Ma se l’elettronica farà le stesse cose che un rider può fare conun comando remoto meccanico, allora non è di grande interesse.Ma comunque l’elettronica sta arrivando...

Il pensiero di Brandon Sloan ricalca quello di Jeremiah Boobardi Rock Shox. A breve, a quanto pare, l’elettronica cambierà lecarte in tavola nella Mtb e sin da ora sappiamo che per esseredavvero utile ed efficace dovrà fare cose che noi adesso nonriusciamo a fare stando in sella. Interessante...Salutato Sloan mi aspetta Ned Overend giù nella hall.È stato impegnato nelle riprese di un video. È sempre magrocome nel settembre del 1990, quando entrò nella storia della Mtbvincendo il primo titolo mondiale Xc. Anche con lui scordatevi difare una pedalata. Ha un regime minimo accelerato...

La Enduro 29, sotto sotto, è un’idea di Brandon Sloan

Se ne va così, dopo aver salutato, in sella alla sua Enduro 29 e se ne torna nel suo ufficio. Brandon Sloan sta lavorando agli ultimi dettagli della gamma 2014.

Nella mia storia c’è la storia della MtbNed Overend

Overend ha vinto il primotitolo mondiale Xc. E non hamai smesso di gareggiare.

Nemmeno a 58 anni

parte anteriore del telaio, per migliorare la precisione nei cambi didirezione.Immagina di essere in discesa su un terreno molto sconnesso emagari anche in contropendenza: se la tua bici fosse troppo“morbida” e incline a flettere tu perderesti la traiettoria e finiresti

fuori. Stesso discorso per il carro: se flette vai fuori traiettoria eperdi il controllo.Per quanto riguarda invece l’efficienza di pedalata occorre unazona del movimento centrale molto rigida.Quindi, per una full serve rigidità, la giusta rigidità, sulla parteanteriore, il movimento centrale e il posteriore.Per una hardtail, invece, a questa rigidità va aggiunta una certatolleranza alle sollecitazioni verticali e un reggisella in carbonio,magari da 27,2 mm di diametro, che, flettendo, può aiutare molto.In generale su una Mtb la rigidità serve per migliorare l’handling.

- Pensi che ci sarà interesse per il reggisellatelescopico nell’Xc?- Se guardi alla prova olimpica di Xc di Londra, dove a tratti ilpercorso era molto ripido, il reggisella classico ha fatto perderevelocità ai rider e alcuni dei più forti sono anche caduti. Èqualcosa che aiuta molto, ma deve essere molto veloce e leggero.Credo che il reggisella telescopico arriverà anche lì.

- Secondo te sarà solo un vantaggio oppurepotrebbe esporre a rischi maggiori comeconseguenza di velocità più elevate?- Non puoi controllare la velocità in una gara. Questa è latecnologia. Sono arrivate gomme più larghe e di prestazionimaggiori, cerchi più resistenti, sospensioni più efficienti.In generale la tecnologia permette ai rider di andare più veloci. Edi correre anche meno rischi.Prova a salire su una Mtb di 20 anni fa e a fare le stesse velocitàche faresti su una Mtb di oggi. Magari raggiungi la stessa velocità,ma non hai alcun controllo della situazione.Se le velocità dovessero aumentare allora chi produce telai ecomponenti reagirà di conseguenza.

- Cosa ne pensi dell’elettronica su una Mtb?- Ho provato il cambio elettronico su una bici da strada e mi viene

da pensare che suuna Mtb si devetrovare unasoluzione perrendere lacambiataavvertibile dal

biker. Faccio un esempio: se sei su un terreno molto sconnesso èdifficile che il dito riesca a percepire il “click” della cambiata di uncambio elettronico.Non credo che si possa prendere un cambio da strada e metterlosu una Mtb senza adeguarlo alle necessità di un biker. Però èinteressante.

- Soprattutto su una sospensione...- Su una sospensione l’elettronica ha grandi potenzialità. Un po’come il Brain, magari anche meglio. Credo che sarà il futuro.

Ned torna alle riprese di un video dalle quali lo avevamo sottrattoper 10 minuti. A Morgan Hill, il lunedì dopo la Sea Otter Classic, èdavvero molto impegnato.Katie Sue, la guida dentro la factory, mi fa cenno di salire.La persona che si occupa del design di Specialized si è liberata.Robert Egger mi aspetta.

Morgan Hill “Deadly Nedly” è cresciuto sui campi digara. Cross country e ciclocross ed è l’anima racing diSpecialized. È stato il primo ed è ancora il più attivo degli agonistidel marchio di Morgan Hill. Ha 58 anni e a rallentare il passo non ci pensa proprio. Ha visto l’evoluzione della Mtb nel corso dell’ultimo ventennio edè interessante allora chiedergli qualcosa sul futuro dellaspecialità olimpica della Mtb.

- Come vede il futuro dell’Xc il primo campione del mondo di questa disciplina?- È affascinante. È una specialità in continuo cambiamento. All’inizio le gare di Xc erano lunghissime: tre ore. Poi in Coppa delmondo hanno iniziato a diventare non più lunghe di un’ora emezza. Poi è venuto fuori il fenomeno delle Marathon, quello delle24 Ore che adesso stanno perdendo appeal in generale. Insommasi stanno riducendo i tempi di gara, guarda anche l’Xc Eliminatore lo short track. Adesso c’è l’enduro che sta spopolando allagrande e credo che questa disciplina sia un mix perfetto fra Xc eDh, senza gli eccessi dell’una e dell’altra specialità. In futuro cisaranno altre specialità che adesso non conosciamo ancora ecredo che molte di queste dipenderanno dal tipo di evoluzioneche subirà la Mtb. Io credo che se l’enduro è così diffuso adesso èperché ci sono un sacco di trailbike capaci di andare forte sia insalita che in discesa. In generale è migliorata l’efficienza dellasospensione posteriore.

- Credi che l’enduro possa sostituire l’Xc in termini di popolarità?- Il discorso è un altro: nella Mtb, come in molti altri sport, ci saràsempre un gruppo molto nutrito di praticanti che privilegerannol’aspetto endurance rispetto a quello potenza. L’enduro, se ciriferiamo alle speciali, dura poco, molto meno di una gara di Xc. Quindi continueremo ancora ad avere Xc e Marathon anche se cisaranno molte persone che proveranno l’enduro.

- Ma fra enduro e Xc, cosa consiglieresti ad un teeneager?- Ci sono molti sport che possono introdurti nell’ambitoendurance, soprattutto per un giovane che sta iniziando acostruire il proprio corpo. Parlo del nuoto, della corsa, del calcio,del football e sicuramente anche del ciclismo. L’enduro richiedetecnica di guida, ma credo che prima di tutto si debba allenare lapropria capacità di resistenza e quindi costruire il proprio fisicocon un’attività come l’Xc.

- Ci sarà spazio per un nuovo diametro di ruotaoltre alla 29 pollici?- Io credo che la 27,5 sia già il presente. Lo abbiamo visto alla SeaOtter Classic quanta attenzione ci sia intorno a questa misura. Al momento però non c’è ancora una grande proposta di forcelle,ruote e gomme, ma non appena arriveranno allora il mercato sisposterà su questo diametro. A discapito della 26" che è undiametro di ruota che ha fatto il suo tempo. Io ho da tempo una Epic 29 e mi ci trovo molto bene. Ho avutomodo di provare le 650B e devo dire che sono più veloci di una26, ma mai quanto una 29er. Guardiamo con molta attenzione ciòche succede nell’industria della Mtb e credo che la 650B abbia ilpotenziale giusto per sostituire in futuro la 26”.

- Secondo la tua esperienza dove c’è davverobisogno di rigidità su una Mtb?- È una bella domanda. Di sicuro una fullsuspension dovrebbeessere molto rigida perché questo può migliorare l’assorbimentodegli urti, ma in generale una Mtb dovrebbe essere rigida nella

Ned Overend: nella mia storia c’è la storia della Mtb

L’enduro non è la disciplina più indicata, secondo Overend, per far iniziare i giovani con la Mtb. Meglio l’Xc che forma una base

di resistenza molto utile per il futuro atletico dei giovani.

Ogni giorno ho una sfida: creareRobert Egger

“Se è una cosa impossibilerichiede solo un po’ più

di tempo”. Ecco lo spiritodel designer di Specialized

Era stato dal ferrivecchi e aveva rimediato un po’ di roba. Mi diede un po’ di attrezzi, tipo una sega, un cacciavite e mi disse:«Lì c’è la tua nuova bici...».

- E l’hai costruita?- Sì, l’ho costruita. Aveva una ruota più grande davanti e una piùpiccola dietro. Una specie di Frankestein, ma questo mi portò allaconclusione che non avrei mai avuto la Schwinn rossa, bensì unabici completamente diversa dalle altre. Avevo solo quattro anni. Eda allora disegno bici, è diventato il lavoro dei miei sogni perchého una passione sfrenata per la bicicletta.

- Ma a quell’età, oltre ad essere diventato un designer, sei diventato anche un ciclista...- Io sono cresciuto in una fattoria e la bici era un momento di

evasione. Ho lavorato a lungo in quel posto e ogni giorno, appenafinito il lavoro con le mucche e cose del genere, salivo in sella egiravo intorno a quella fattoria. Sapevo che con la bici un giorno me ne sarei andato da quel postoe sarei arrivato a vederne di nuovi e a incontrare nuove persone.La bici era la libertà, anzi, è la libertà.Non è più quindi solo qualcosa da disegnare e costruire, maanche un’avventura.

- E dove andasti la prima volta con una bici?- Ricordo la prima volta che dissi a me stesso che avrei percorso20 miglia. Una decisione presa con me stesso. 20 miglia nonerano poche, considerato che avevamo solo strade sterrateall’epoca.Fu una bella sfida. Partii alle 6 di mattina, ci misi quattro ore e

Morgan Hill Secondo Sinyard, Robert Egger è lapersona più prolifica con la quale abbia lavorato. Egger è a capo del design in casa Specialized e le forme chehanno reso famosi i prodotti della casa americana sonopassate sul suo tavolo.Egger è un visionario, un po’ filosofo, un grande ciclista, unamante delle auto sportive ed è la persona giusta al postogiusto.Non capita spesso, ma quando questo succede possonoaccadere cose che segnano la storia.

- Quando hai iniziato ad essere un designer?- A quattro anni. Ho una storia da raccontare a tale proposito. Io vengo dal Wisconsin e a quell’età avevo 10 sorelle e fratelli.

La mia era una famiglia molto numerosa e cattolica e io ero il piùgiovane di tutti. Quindi ero abituato a indossare i vestiti dei miei fratelli esoprattutto di mia sorella che era la più vicina a me come età. E diconseguenza mi toccò anche la sua bici, che io ovviamenteodiavo.Sognavo invece una Schwinn rossa con manubrio cromato, mamio padre mi diceva: «Ce l’hai una bici, è quella di tua sorella!».Ma io continuavo a chiedere la Schwinn a mio padre che nonaveva i soldi per comprarmela.Un giorno tornò a casa e mi disse: «Ho la tua bici nel pick-up!»,corsi fuori e andai a guardare, immaginando di trovare quella deimiei sogni.Ma invece nel cassone c’erano solo pezzi di bici rotte, arrugginiti,brutti e scassati.

Robert Egger. Ogni giorno ho una sfida: creare

Ha iniziato a creare bici con le sue mani all’età di 4 anni. Robert Eggercontinua a farlo ogni giorno. È un amante delle auto sportive,

è un ciclista e un grande motivatore per lo staff con cui lavora.

- Dammi un’idea di ciò che potrebbe diventare la Mtb nel futuro.- Wow, penso che potrebbe essere tutto ciò che si riesce adimmaginare.Di sicuro la Mtb va avanti molto velocemente. Se pensi che tutto èiniziato poco più di 20 anni fa e se pensi che oggi una bici con 10anni sulle spalle sembra così vecchia...Immagina quindi di trovarti alla Sea Otter Classic fra 20 anni. Che tipo di bici vedresti? Forse non ci saranno più i cavi e forse cisarà un sacco di elettronica, ma tutti ci chiediamo: chissà comediavolo sarà la Mtb del futuro?Forse i copertoni cambieranno in base al tipo di terreno: se èliscio diventano scorrevoli e se è mosso diventano tassellati.E magari il cambio funzionerà da sé.Io credo che nel futuro tutto cambierà nella direzione direndere le cose più divertenti e facili per chi pedala.Se penso a quando ho iniziato a pedalare, le suole delle scarpeerano di legno e se pioveva ci si metteva i calzini di lana. Eadesso? Entri in negozio e trovi un paio di scarpe che ticalzano subito perfettamente, le tacchette si centrano da sole,insomma in questi ultimi 20 anni di cose ne sono successetante e questo mi porta a pensare che potrebbero cambiareanche di più nei prossimi 20.

- Qual è la sfida più difficile nel tuo lavoro?- Svegliarsi la mattina e tirare fuori le gambe dal letto... (ride)Ne ho molte di sfide da portare avanti, ma soprattutto per me ècruciale creare un gruppo che sia disposto sempre a spingersioltre il proprio massimo.Ognuno di noi può fare molto di più di quanto non creda.Se pensi di fare una cosa, molto spesso la puoi fare davvero.Ok, non puoi volare o cose del genere, ma se hai un’idea in testamolto spesso puoi fare in modo che accada. Porsi degli obiettivi che sono sopra la propria portata ti permettedi superare i tuoi limiti.

Io credo che la natura stessa dell’uomo sia piuttosto insicura eciò non lo spinge mai davvero abbastanza verso la conoscenzadelle proprie capacità. Pochi scoprono di poter andare oltre e lo sport ti insegna molto intal senso. «Non riuscirò mai a fare questa salita!» ma poi sei lì eci riesci, con le tue forze.

- Il più grande miglioramento negli ultimi 10 anni?- Io credo sia l’arrivo della sospensione nell’Xc. Nessuno credevache sarebbe mai successo. La Epic ha reso possibile tutto ciò e iosono stato felice di essere stato coinvolto nel progetto di questabici. Sulla quale pedalo in maniera regolare.

Stretta la mano a Robert Egger finisce la mia “missione” in casaSpecialized.Katie Sue Gruener mi chiede se è andato tutto ok.Sì, è andato tutto ok, ma mi sto incamminando verso l’uscita conla sensazione di essere passato vicino al gigante e di averne vistosolo l’ombra. Non ho il badge magnetico di Katie Sue e a San Francisco c’è unaereo che mi riporterà in Italia.«Ho tanto da raccontare» mi dico e una parte fantastica diCalifornia da far conoscere a tante persone. L’esempio diun’azienda che funziona.Che esige tanto, ma che sa anche dare tanto a chi merita.Meritocrazia? Ok, godiamoci questi ultimi istanti di America...

http://youtu.be/nusDovfm4Rg

avevo solo sette anni. Fu la prima avventura.Ma lo faccio ancora oggi. Venerdì scorso mi sono fatto 90 km con la mia Mtb per arrivarealla Sea Otter Classic e poi sono tornato indietro. Riesco ancora a divertirmi a fare quello che mi piaceva farequando ero un bambino. Mi sento fortunato a lavorare inSpecialized, perché qui ho trovato persone che hanno compresola mia folle passione per la bici. Dal 1986.

- Da dove viene la tua ispirazione?- Da diverse parti. Amo tutto ciò che ha un motore, in particolarele auto da corsa. Mi piace il disegno delle Porsche perché è cosìfluido e pulito. Passo molto tempo dentro ad un negozio-museoqui nei paraggi ad ammirare le linee di una Porsche 907. Adoro le moto e le muscle-car perché mi ispirano molto, nelmomento in cui ti ci siedi dentro.

- Qual è il componente di una bici che ti ispira di più?- Tutto parte dal telaio. L’importante per me è riuscire a dargli lelinee che mi emozionano. Iocomincio dal telaio poi ilmanubrio, le ruote e cerco difarne un insieme chefunzioni al meglio. Pensa alleDucati: se guardi ognisingolo dettaglio di quellemoto ti accorgi di quantosiano tutti sexy e perfettamente integrati gli uni con gli altri.

- Innovate or die: ti spaventa qualche volta?- Direi piuttosto che non esiste mai il design perfetto perché ognivolta, a lavoro finito, penso che avrei potuto fare questo, questo equest’altro per migliorare ancora. Quindi sul design c’è un grandelavoro ed è difficile innovare ogni anno nel settore del ciclismo. Dianno in anno la cosa diventa sempre più difficile.In passato non c’erano nemmeno le sospensioni anteriori e tuttidicevano che nessuno le avrebbe mai volute su una bici.Oggi parliamo di fullsuspension in campo Xc e quindi potrei dirtiche il settore del ciclismo è comunque molto conservativo. Nonaccetta subito le grande novità.Il mio obiettivo come designer è quello di realizzare bici cheispirino le persone a pedalare. E magari quelle bici diventano unaparte di te in maniera emozionale. Un oggetto dal quale nonriuscirai mai più a separarti, neppure se lo vendessi a peso d’oro. Il ciclismo diventa una sorta di religione per le persone. Hai vistoalla Sea Otter Classic quanto entusiasmo?

- Jonathan Yve (designer di Apple): che cosarappresenta per te?- Non credo che sia un bravo designer, penso che potrei fare dimeglio di lui... (ride)È un grande talento, ho tutta l’ammirazione del mondo per lui. Lesue creazioni sono molto vicine allo stile di alcunielettrodomestici degli Anni ‘50. Quando compri un prodotto Appleti senti di aver comprato qualcosa di speciale. Apple è riuscita afar funzionare l’equazione “se un oggetto è bello allora funzionaanche bene”.Pensa anche alla confezione: chi di noi vorrebbe buttarla via?

Robert Egger. Ogni giorno ho una sfida: creare

Niente ispira libertà come una bici. Per Egger è stato lo strumento che gli ha permesso di evadere dalla fattoria dei genitori e approdare

in Specialized nel 1986. Da allora è a capo del design.

Davanti la bici di ShaunPalmer e dietro quella

di Cipollini. Due momentistorici molto diversi...

Prendete un biglietto, si entra nel museo

Un altro pezzo di storia: il copertone Ground Control (in basso) che Overendo portò alla vittoria iridata nel 1990.

Sopra, scatole di indubbia provenienza italiana.

Prendete un biglietto, si entra nel museo

La prima Stumpjumper: tre corone sulla guarnituraSpecialites di dimensioni... d’antologia. A sinistra, il cambio

e il passaggio del cavo sopra il fodero basso. Altri tempi...

Ecco la ricostruzione del garage di Sinyard, dal quale iniziò a vendere componenti italiani in California. Sotto, la bici di

Burry Stander, l’atleta Specialized scomparso a inizio anno.

Prendete un biglietto, si entra nel museo

Le leve freno (in basso) sono italiane, Tommaselli; i comandicambio sono i thumbshifter (chi li ricorda?) senza indicizzazione

(ancora non esisteva). Così erano le prime Mtb.

Il museo è una delle poche aree visitabili a Morgan Hill. Sotto, i primi esperimenti sui freni cantilever per aumentarne

la potenza. A destra, la prima Stumpjumper di tutti i tempi.

Il primo business per Specialized furono le gomme, nel 1976.A destra, la prima campagna pubblicitaria: non è solo una

nuova bici, è tutto un nuovo sport. Proprio vero...

Pranzo: si pedala o si vanella mensa. Ma chiamarlamensa è riduttivo... Quasinon sembra piùun lavoro

Ecco dove lavorano quelli che creano le Specy...

Sam Benedict, anche lui è uno da tenere davanti quando si va in bici.Veloce di brutto... Il motto Innovate or Die campeggia ovunque: così è ben chiara la missione quotidiana di ognuno dei 300 dipendenti.

I dipendenti se possono si spostano in bici dentro la sede.E i caschi appesi alla rete lo confermano. E cosa sarebbe

questo posto senza le idee strambe di Robert Egger?

Ecco dove lavorano quelli che creano le Specy...

Una linea di demarcazione netta fra ieri e oggi. Sonopassati 37 anni e tante idee che hanno segnato la storia

del ciclismo moderno. E il lavoro continua...

Serve qualcosa alla propria bici? C’è il negozio conl’officina (sopra). Prezzi ragionevoli... Sotto, Kulhavy a

pranzo e, a sinistra, il campanaccio ideato da Egger.

Ecco dove lavorano quelli che creano le Specy...


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