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speleologia

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ANNO XXIII GIUGNO 2002 ANNO XXIII GIUGNO 2002 SPELEOLOGIA RIVISTA DELLA SOCIETÀ SPELEOLOGICA ITALIANA SPELEOLOGIA RIVISTA DELLA SOCIETÀ SPELEOLOGICA ITALIANA 45 46 spediz. in abb. post. art. 2 comma 20/c Legge 662/96 aut. D.C.I. - Regione E/R
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ANNO XXIIIGIUGNO 2002ANNO XXIII

GIUGNO 2002

SPELEOLOGIARIVISTA DELLA SOCIETÀ SPELEOLOGICA ITALIANA

SPELEOLOGIARIVISTA DELLA SOCIETÀ SPELEOLOGICA ITALIANA

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� SSI

SOCIETÀ SPELEOLOGICA ITALIANASOCIETÀ SPELEOLOGICA ITALIANAONLUS

UFFICIAmministrazioneAssicurazioniCristina Donati • Via Don S. Arici, 27b- 25040 Monticelli Brusati (BS); tel. efax 030.6852325; [email protected]

Centro Italiano di DocumentazioneSpeleologica “F. Anelli” - CIDSVia Zamboni, 67 - 40127 Bologna; tel. e fax 051.250049; [email protected]

COMMISSIONIScuole di SpeleologiaRinaldo Massucco • Via alla Rocca, 21/917100 Savona; tel. 010.6546390 (uff.), 019.853752 (ab.), fax 019.811960; [email protected]

CatastoPaolo Mietto • Via Generale Giardino,23 - 36100 Vicenza; tel. 0444.965465 (ab.), 049.8272079(uff.); [email protected]

Editoria e Comunicazionec/o C.I.D.S. Via Zamboni, 67 40127 Bologna; tel. e fax 051.250049; [email protected]

Speleo SubacqueaAlessio Fileccia • Via G. da Coderta, 1531100 Treviso; tel. 0422.411520; [email protected]

Speleologia in Cavità Artificiali Lamberto Laureti • c/o Dip. Sc. dellaTerra Università di Pavia; tel. 0382.505858, fax 0382.505890, tel. 02.4079840 (ab.)

DIREZIONEPresidenzaMauro Chiesi • Via Luca da Reggio, 1 42010 Borzano d’Albi nea (RE); tel. e fax 0522.591758;[email protected]

VicepresidenzaAngelo Naseddu • Via Roma, 8a 09015 Domusnovas (CA); tel. e fax 0781.70669; [email protected]

SegreteriaGiampietro Marchesi • Via Don S. Arici,27b - 25040 Monti cel li Brusati (BS); tel. e fax 030.6852325;[email protected]

TesoreriaEnrica Mattioli • Via Panisi, 27 42100 Reggio Emilia; tel. e fax0522.394015; [email protected]

GRUPPI DI LAVOROScientificoPaolo Forti • c/o Dip. Sc. della TerraUniversità di Bologna, Via Zamboni, 6740127 Bologna; tel. 051.2094547, fax 051.2094522, [email protected]

DidatticaFranco Utili • CP 101 - 50039 Vicchio(FI); tel. e fax 055.8448155

Materiali e TecnicaGiovanni Badino • Via Cignaroli, 8 10152 Torino; tel. 011.4361266, fax 011.6707493; [email protected]

Salvaguardia Aree CarsicheMauro Chiesi • Via Luca da Reggio, 142010 Borzano d’Albinea (RE); tel. e fax 0522.591758;[email protected]

INDICAZIONI PER GLI AUTORI

Nell’intento di agevolare gliautori nella redazione dei

manoscritti e di ridurre le diffi-coltà ed i tempi di stampa, siforniscono alcuni orientamentida seguire nella preparazionedei testi.

I TESTII testi devono essere forniti alla Redazionesia su supporto cartaceo che su supportomagnetico, in formato Word per Mac o perWindows. Eventuali correzioni apportatemanualmente al testo stampato devonoessere leggibili e trovare corrispondenzacon quanto contenuto nel file. I file di testonon devono contenere la numerazione dellepagine e non devono presentare formatta-zioni (rientri, tabulazioni, ecc.). Le note a pièdi pagina devono essere eliminate. Oltre altitolo dovranno essere indicati i nomi degliautori. Ogni articolo deve essere introdottoda un breve riassunto (possibilmente con lasua traduzione in inglese) e dalle parolechiave. I file non devono contenere immagi-ni né grafici, che andranno consegnati aparte. Eventuali formule ed equazioni devo-no essere presentate in forma chiara e leg-gibile ed eventualmente contrassegnate dauna numerazione progressiva posta traparentesi tonde. Eventuali note bibliografi-che vanno riportate alla fine dell’articolo. Inallegato al manoscritto gli autori devonosempre indicare un loro recapito telefonicoe di e-mail per consentire un sollecito con-tatto da parte della redazione. Ogni artico-lo deve necessariamente essere corredatoda una cartina di inquadramento della zona.

LE FIGUREFigure, carte, profili ed immagini devonoessere numerati progressivamente. Per leimmagini il numero dovrà essere indicatosull’originale in modo da caratterizzarneanche il verso di lettura. Per una miglioreriproduzione si prega di inviare sempre dia-positive in originale (o duplicati di ottimaqualità) e non fotografie, indicando semprel’autore ed accompagnandole con una dida-scalia sufficientemente estesa per la spiega-zione dei contenuti dell’immagine. I rilieviche accompagnano gli articoli dovrannoessere redatti in modo che le parole conte-nute risultino leggibili in una riduzione informato A3 (questo anche se i rilievi ven-gono consegnati su floppy o cd). Eventualicampiture realizzate con retini dovrannoavere una densità tale da risultare leggibilianche dopo una eventuale riduzione.

Per qualsiasi dubbio contattate: [email protected]

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editoriale

Speleologia 46 1

Editoriale �

SPELEOLOGIARivista della Società

Speleologica Italiana onlus

Sede Legale: Via Zamboni, 6740127 Bologna

semestrale

N° 46, giugno 2002Anno XXIII

Autorizzazione del Tribunaledi Bologna n° 7115del 23 aprile 2001

Codice Fiscale 80115570154P.I.V.A. 02362100378

Anagrafe nazionale ricercaL18909 LL ISSN 0394-9761

Sede della redazioneVia Zamboni, 6740127 Bologna

telefono e fax 051.250049e-mail:

[email protected]

Direttore Responsabile:Alessandro Bassi

Redazione:Francesco De Grande,

Massimo Goldoni, MarinellaGondoni, Massimo

Pozzo, Michele Sivelli, Alessandro Zanna

Ha collaborato a questo numero:Valentina Bertorelli

Progetto graficoe impaginazione:Maddalena Zenobi

Stampa:LITOSEI s.r.l. Officine Grafiche

Via Rossini, 1040067 Rastignano (BO)

telefono 051.744539

Associata alla FederazionePro Natura

Segreteria c/o ISEAVia Marchesana, 12

40124 Bologna

Associatoall’Unione StampaPeriodica Italiana

La rivista viene inviata a tutti i soci SSI in regola

con il versamento delle quote sociali

Quote anno 2002: singoli �� 26,00gruppi �� 62,00

Versamenti inC.C.P. 58504002 intestato a

Società SpeleologicaItaliana onlus

Via Zamboni, 6740127 Bologna

Specificare la causaledel versamento

Queste righe saranno lette quando sarà già conclusa la prima manifestazionenazionale interamente dedicata alla promozione verso il grande pubblico deivalori e dell’utilità sociale della Speleologia italiana. Mai abbiamo tentato un

simile obiettivo. Mai abbiamo avuto riscontri di visibilità di pari portata e di ugualedignità. L’esperienza di una tale complessa iniziativa, ai più diversi livelli, deve peròindurci a riflettere, con calma, per il futuro.Queste righe sono scritte a 9 giorni dall’evento, nel pieno delle migliaia di dettagli dasistemare e nell’ansia, o meglio l’angoscia, che precede ogni organizzazione com-plessa. Scriverne ora non è affatto semplice: mi si scuserà, al solito, un piglio irruen-te e passionale. E personale.Uno degli obiettivi che ci si era posti era quello di monitorare lo stato di effettiva vita-lità dei Gruppi Speleologici italiani. Ebbene, il giudizio può riassumersi in una forteconferma di quelle realtà già attive, vitali e progettuali che, credo fermamente, hannoraccolto la sfida GNS come un ulteriore mezzo di promozione. Si conferma anche,purtroppo, un non ininfluente numero di Gruppi che non hanno saputo cogliere que-sta opportunità: ancora oggi c’è chi telefona o scrive chiedendo se il materiale verràmandato loro gratuitamente, anche se non hanno aderito…e la rabbia monta terri-bilmente poiché, in primo luogo, si ha la netta sensazione che codesti ritengono laSSI al pari dello Stato o quantomeno di un sindacato corporativista.No, la SSI non è mai stata e non vuole nemmeno diventare “lo Stato” degli speleo-logi; chi lo pensa ha sbagliato fila e modulo di iscrizione.Un altro importante obiettivo posto era quello di verificare l’efficienza della rete dicomunicazione speleo verso i media locali, affidando ai referenti e addetti stampa delSoccorso, suddivisi per regione, il delicato incarico di interagire tra agenzia di comu-nicazione incaricata di operare per le GNS e, appunto, i media locali. A parte qual-che sparuto, eroico, riscontro positivo (che ringrazio di cuore), ora sappiamo che ilsistema è una ciofeca (Antonio De Curtis, in arte Totò) e che va corretto al più pre-sto (quale sia il rischio su questo piano lo sappiamo benissimo).Un’ altra azione “interna” ci interessava particolarmente: verificare la capacità di inte-ragire operativamente con le strutture della CCS del CAI e del Soccorso. A parte la“stranezza” delle tre sigle speleo sotto un unico logo GNS – cosa pressoché impos-sibile da spiegare alla stampa nazionale - è apparsa in tutta la sua evidenza che aldi là di qualsiasi sigla di appartenenza, esiste un nucleo di persone il cui interesseprimario è la Speleologia nella sua accezione più ampia. Credo in definitiva che, inun movimento piccolo come il nostro, si debba puntare a quel nucleo per avanzare,isolando chi mostra code di pavone o di paglia, divise o feluche, ferite di battaglie chesi perdono nel tempo e nella memoria. Non so dove porterebbe una discussione ampia in merito a queste “firme”: non vor-rei ne inventassimo una quarta per buona pace dei reduci…Nell’occasione abbiamo anche rimesso tutta la mano nella piaga peggiore di questomandato: non siamo stati capaci di tessere quella trama di sinapsi (le connessionitra le cellule dell’apparato nervoso) che è fondamentale per una compiuta (e impro-crastinabile) interazione tra SSI e Federazioni Speleo Regionali.Spero intensamente che il nuovo Consiglio Direttivo che abbiamo eletto sia final-mente unito e capace di questa e altre imprese. C’è da confermare l’impegno per laGNS del 2003 (Anno Internazionale dell’Acqua Dolce), come c’è da riscrivere alcu-ni dei nostri modi di organizzare l’attività di tutti i giorni, quella di tutti i Gruppi Speleo.Il tema più urgente e delicato mi sembra quello relativo all’offerta dei corsi di avvia-mento alla speleologia, che occorre aprire al massimo verso la società reale. Anchequi si tratta di rivedere un poco i nostri linguaggi: il riscontro verso l’esterno delle GNSsarà un ottimo esempio.

Il PresidenteMauro Chiesi

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� Sommario

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12 Fronte del BrentaLe Dolomiti di Brenta: epiche imprese alpini-stiche, splendide pareti e vertiginosi sentieri.Ma per gli spelologi trentini il Brenta è il“nostro piccolo Marguareis” con le oltre 500cavità esplorate in settant’anni di ricerca.

Marco Ischia

23 Le origini della speleologiatrentina tra uomini illustrie celebri istituti

Riccardo De Carli, Marco Ischia, Paolo Zambotto

32 Le porte dell’acquaNei pressi di Roma uomini e robot esploranoil Pozzo del Merro, il più profondo sinkholedel mondo

Giorgio Caramanna

40 Di anno in anno, di sifone in sifone Le esplorazioni della risorgenza di Capo Quirino in Matese

Paolo Gioia

46 Buco del Frate30 anni di esplorazioni tra vecchietopografie e attuali enigmiLa casuale scoperta di uno schizzo inedito diuna delle grotte più note della Lombardia,eseguito da Giuseppe Ragazzoni ben 130anni fa, non solo riporta alla ribalta la figurae l’attività poliedrica del geologo bresciano,ma fa anche riemergere vecchi e nuovi pro-blemi, mai risolti, sull’idrologia della cavità.

Giampietro Marchesi, Dante Vailati

gli articoli

sommarioSommario12

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50 Carsismo e mistero delle acque nel deserto Il progetto Cuatro Ciénegas, nellostato messicano di CoahuilaUn vero e proprio acquario nel deserto,con pozze e laghetti d'acqua sorgiva, tutte con vita: specializzata, endemica e differenziata. Nella regione di CuatroCiénegas gli studi di questo particolarissi-mo ecosistema sono solo agli inizi.

Tullio Bernabei, Italo Giulivo, Marco Mecchia, Leonardo Piccini

66 Sima del Pulpo e Cueva del PuertoDue gioielli sotterranei della Murcia custo-diti con cura dagli speleologi spagnoli

Andrea Cerquetti

92 Il mistero dell’Abisso “Re di Denari”

Rino Bregani le rubriche1 Editoriale

4 Tempi solcati

70 Tecniche e sicurezzaI LED bianchi

76 Notizie italiane

85 Spulciando qua e là in biblioteca

90 Recensioni

95 Vi sia lieve la terra

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L’Esposizione Internazionale

Samcheok

Èstato sicuramente l’evento speleologico dell’an-no e per rendersene conto basta far parlare i

numeri: oltre 800.000 visitatori paganti (media 8 euroa testa) nell’arco di un mese (10 luglio-10 agosto);stand sparsi su oltre 20 ettari, 2 grandi edifici (la“torta” di 5 piani e il “pipistrello” le cui ali sono stermi-nati pannelli solari) destinati a rimanere permanenti,con all’interno mostre didattiche sulla speleologia e laricostruzione dei principali tipi di grotte esistenti almondo (per ricreare un ambiente di grotta in gesso,roccia che non esiste in Corea, sono state ordinate10 tonnellate di gesso da Almeria in Spagna!!...). Eancora: 500 hostess che per 30 giorni si inchinavanoogni volta che un visitatore passava a meno di 2metri da loro, una quarantina di esposizioni tempora-nee predisposte da associazioni speleologiche di 24paesi dei 5 continenti, oltre 7000 bandiere speleolo-giche sparse per tutta la cittadina, che era illuminatada lampioni in ghisa con alla base stalattiti e stalag-miti e racchiusa a nord e sud da due imponenti archispeleologici.

E che dire dei 500 palloncini neri a forma di pipistrelliliberati in volo al tramonto durante la cerimonia diapertura, che si sono allontanati lentamente verso legià scure montagne carsiche che circondano lacittà?.... è stata forse una delle cose più magiche cuiabbia avuto la ventura di partecipare in vita mia...Se la parte ludico-commerciale è stata sicuramentepreponderante, bisogna ammettere che quella scien-tifica non è stata trascurata: infatti nei due giorniprima dell’apertura ufficiale era stato organizzato unsimposio internazionale dal titolo “The Sustanaiblemanagement of Caves: Academic and PolicyImplications”, cui hanno partecipato ad invito alcunidei più noti carsologi del mondo, anche perché, alsuo interno, era stata organizzata una riunione uffi-ciale del Bureau dell’Unione Internazionale diSpeleologia.

L’adesione e la partecipazione italiana è stata qualifi-cata e molto apprezzata dall’organizzazione: a partelo stand della Grotta di Frasassi, la speleologia italia-na era presente con uno spazio condiviso tra SSI, LaVenta e Nadir srl. Inoltre una buona parte delle imma-gini di grotta utilizzate all’interno della mostra prove-nivano dall’Italia. E, dulcis in fundo, al quarto pianodella “Torta speleologica” in una vetrina avevanotrovato spazio tre dei libri più rari e famosi e unaventina di stampe antiche del Centro di Docu -mentazione Speleologica “F. Anelli”.L’unico difetto, se di difetto si può parlare,dell’Esposizione era quello di essere stata pensata erealizzata come vetrina della speleologia mondialeper i Coreani e quindi il numero di speleologi effetti-vamente presenti erano pochi (100-150 in tutto) econseguentemente i contatti che potevano esserepresi davvero limitati.A prescindere dalla Esposizione, comunque, i dintor-

Gli appuntamentiGli appuntamenti3° Convegno Regionale di Speleologia Pugliese

Si tiene a Castellana Grotte dal 6 all’8 dicembre 2002. È organizzato dal Gruppo Puglia Grotte onlus • Per contatti rivolgersi a: [email protected], www.gruppopugliagrotte.org/convreg/convegno.htm

“Under WAy” - 24° ASF ConferenceOrganizzato dall’Australian Speleological Federation, a Bunbury,Western Australia, Australia. Dal 2 al 7 febbraio 2003 • Per contatti:Norm Poulter, PO Box 120, Nedlands WA 6906, Australia. Tel: +61 (8) 9276 2495. Email: [email protected]; http://people.mail2me.com.au/~wayne/srgwa/conference/index.html

International Conference on Karst Hydrogeologyand Ecosystems

Dal 3 all’8 giugno 2003 a Bowling Green, USA. Organizzato daWKU Hoffman Enviornmental Research Institute, Cave ResearchFoundation and Mammoth Cave National Park.

Il primo volume del Valvasor (1689), il Mundus Subterraneusdel Kircher (1671), l’Herbinius (1678) e la collezione di stampeantiche della Grotta di Fingal: alcuni dei tesori della SSI inmostra al IV° piano della “Torta speleologica”.

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di Speleologia

2002 (Corea del Sud)

ni di Samcheock offrono molto agli appassionati dispeleologia: l’area infatti è altamente carsificata conclassiche forme di carsismo tropicale (carso a torri) enumerosissime grotte di tipo e difficoltà differente(dalle semplici grotte orizzontali spesso percorse dafiumi anche impetuosi a grotte verticali o totalmenteallagate).Gli organizzatori del Simposio avevano predispostoanche la possibilità di escursioni differenziate pervisitare le principali grotte dell’area.Le grotte turistiche in Corea sono in generale moltoben organizzate anche se manca del tutto la figuradella “guida”, visto che ai visitatori è permesso dieffettuare da soli la visita. In compenso lungo ilpercorso turistico vi sono cartelli con chiare e sempli-ci spiegazioni dei fenomeni di maggior interesse: ilsistema, che in parte è simile a quello utilizzato inalcune grotte degli Stati Uniti, è sicuramente miglioredi quello in uso da noi dato che lascia più libertà al

visitatore sia in termini di soste che di tempi di percor-renza. Tutte le grotte principali, poi, sono tenute sottocontrollo costante con un sistema di monitoraggiodavvero accurato, il cui controllo e manutenzione èaffidato agli speleologi. Bisogna poi dire che l’area di Samcheok è molto turi-stica e le attrazioni non sono certo solo speleologichee vanno dagli antichi templi buddisti agli stabilimentibalneari, ma forse la meta turistica più curiosa per noioccidentali (ma visitata a pagamento da oltre500.000 coreani ogni anno) è risultata il “Parco deiFalli Giganti” ove ogni anno si svolge un concorsoartistico per premiare la migliore scultrice di “cazzi”.

In conclusione si può certamente affermare chel’esperienza coreana è stata assolutamente positi-va, sia dal punto di vista speleologico che da quelloturistico, per tutti gli italiani che si sono alternati neitrenta giorni di Expo e probabilmente varrebbe lapena di pensare alla possibilità di effettuare in unfuturo non troppo remoto una spedizione in quelpaese, magari utilizzando gli ottimi supporti logisti-ci che hanno gli amici speleologi locali.

Paolo Forti

• Contatti: Laura DeMott, HoffmanEnvironmental Research Institute, Western Kentucky University, One Big Red Way,Bowling Green, Kentucky USATel: +1 (270) 745 [email protected]; http://karst.wku.edu/2003/

19° Congresso Nazionale di Spelologia

Si svolge a Bologna dal 27 al 31 agosto 2003 in occasione del centenario della fondazionedella SSI. Per tutti coloro che intendono presentare dei lavori (relazioni, poster o altro) la segreteria è presso il GSB-USB, Cassero di Porta Lame, P.zza VII Novembre 1944, n. 7, 40122 Bolognawww.congresso2003.speleo.it [email protected]

Gypsum Karst Areas in the World.Their protection and tourist development

Simposio Internazionale organizzato dal GSB-USB e dal Parco Naturale Regionale deiGessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa. Si tiene a Bologna dal 26 al 28 agosto 2003.

NSS Convention 2003In California, e precisamente a Porterville (USA),si svolge dal 4 all’8 agosto 2003 la conventiondella National Speleological Society. Per contatti: Peri Frantz, Tel: +1 (408) 356 [email protected]

National Cave and KarstManagement Symposium

Sempre negli USA, ma questa volta in Floridaallo Sheraton Hotel di Gainesville dal 13 al 18ottobre 2003. Ad organizzare è la NSS Cave

Diving Section. Tema dell’incontro “Protecting theAquifer in Karst Regions”.Per contatti: Steve [email protected] Mike [email protected]://www.cavediver.org/nckms/nckms.htm

14° Congresso dell’UnioneInternazionale Speleologia (UIS)

Si svolgerà in Grecia, e precisamente ad Atene,dal 21 al 28 agosto 2005.Come di consueto è previsto anche un pre-convegno, da tenersi dal 16 al 21 agosto,sempre del 2005. L’organizzazione dell’incontro è affidata allaSocietà Ellenica di Speleologia. Per contattare le segreteria: Maria Gkioni [email protected], oppure: [email protected]://www.otenet.gr/ellspe

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Il treno della geologia...Nell’ambito dell’Anno internazionale dellaMontagna, domenica 6 ottobre è stata defini-ta, a livello europeo, “Giornata di promozio-ne dei geotopi”.Nella Confederazione Elvetica la giornataviene promossa dal Gruppo di lavoro per laprotezione dei geotopi in Svizzera, e per l’oc-casione la ferrovia del Monte Generoso haproposto un suo contributo particolare, alle-stendo il TRENO DELLA GEOLOGIA, unacorsa speciale per tutti coloro che voglionoosservare le particolarità geologiche dellazona usufruendo delle spiegazioni di unesperto geologo. Nel programma anche lavisita alla Grotta dell’Orso, con spiegazionisugli scavi in corso e sui ricchi ritrovamentieffettuati.Presso la Ferrovia Monte Generoso S.A.sono disponibili fogli informativi sul tema,in italiano e in tedesco, ottenibili gratuita-mente. È pure disponibile il quaderno didat-tico - divulgativo “La geologia del MonteGeneroso”.Info: www.montegeneroso.chEMail [email protected] 0041 (0)91 648 11 05

sintetizzate nel suo sottotitolo “Unnuovo ruolo, una nuova organizza-zione della speleologia nel CAI” ,avvert i te evidentemente comenodali in un momento - per la veritàassai lungo - in cui la “speleologiaCAI” soffre di una crisi di idee eidentità.E proprio la relazione di aperturadel Presidente Generale Bianchiporta una positiva carica di ener-gia: è, in sostanza, un’esortazionerivolta alla “speleologia CAI” adessere maggiormente propositivae pratica. Nel complesso quadroprogrammatico del ineato daBianchi vengono elencate le nuovestrategie operative che intendonorivoluzionare il CAI, dalla riscritturadel lo statuto ai numerosissimiprogetti realizzati con realtà affini.È una relazione concreta, apertaalle innovazioni e fa capire - a chia-re lettere - che se la compaginespeleologica sarà in grado di esse-re un interlocutore dinamico delConsiglio Centrale, non manche-ranno le risorse per la realizzazio-ne di qualsiasi progetto. Chi haorecchie per intendere...Fra gli altri interventi va ricordatoin particolare quello di F. Forti(CGEB), che sottolinea come glispeleologi - per la specificità dellaloro attività - siano spesso corteg-giati dalle amministrazioni pubbli-che e da numerose altre istituzio-ni. Questi legami possono portarela speleologia ad assumere unruolo particolare e complesso, danon aver paragoni con nessun’al-t ra at t iv i tà svol ta in ambientemontano.Da F. Salvatori (Cens) arriva l’inter-vento più “provocatorio” che puòessere r iassunto nel seguenteconcetto: la speleologia CAI non èrappresentat iva perché non cisono più le persone in grado didifendere lo spazio della speleolo-gia CAI all’interno e all’esterno delsodalizio.Da queste premesse, il passo èbrevissimo per dibattere per due

Trieste sotterranea su ebookgratisIl sito specializzato EBOOKGRATIS hamesso in linea gratuitamente l’e-book“Sotterranei della città di Trieste”,Trieste, 2001 (vedi recensione sul n. 45di Speleologia). Il bel volume curato daP. Guglia, A. Halupca, E. Halupca è cosìaccessibile anche a tutti coloro che nonhanno avuto modo (o voglia) di acqui-starlo, semplicemente digitando da pro-prio computer www.ebookgratis.it. Pergli amanti del “cartaceo” ci si può sem-pre rivolgere a Lint Editoriale, via diRomagna, 30-31134 Trieste, fax040.36.13.54.

Nuovo sito “Niphargus”Completamente rinnovato nella grafica enei contenuti il sito del Gruppo Grotte

giorni su complesse problemati-che dal sapore fin troppo antico:quella dell’autonomia (finanziaria)dei Gruppi dal CAI e quella delrapporto (spesso conflittuale) traprofessionismo e volontariato. Unginepraio di argomentazioni dalquale nessuno sarebbe in grado diuscirne... con le ossa integre.Di proposte progettual i , però,nessuna; se non, appunto, quelladi studiare un regolamento daproporre al Consiglio Centrale chedia maggior autonomia dal CAI,sul modello di quello in vigore peril CNSAS.Un suggerimento, se ci è consenti-to, è quello di sforzarsi di pensarea una dimensione un po’ p iùcomplessiva e non solo, o soprat-tutto, a quella locale (cioè la realtàdel gruppo e l ’autonomia dallapropria sezione), r iprendendomagari dal le piccole cose chefunzionano o che potrebbero daremaggiore visibilità interna: le scuo-le? una rivista? Cosine da niente insomma.Vedremo.

Michele Sivelli

I° Convegno Nazionale della Speleologia del Club Alpino Italiano

Le risorse ci sono, trovate le idee

Una piccola delegazione diConsiglieri dell’SSI ha colto

l’invito di GP. Rivolta, Presidentedella Commissione Centrale per laSpeleologia del CAI, a partecipareal I° Convegno Nazionale dellaSpeleologia del Club AlpinoItaliano, tenutosi a Barcis (PN) il18 e 19 maggio 2002. Circa una settantina i partecipantiin rappresentanza anche di unaventina di Gruppi, provenientiprevalentemente dal l ’area delnord - est del Paese. L’organiz -zazione logistica, ottima, era acura dell ’Unione SpeleologicaPordenonese.Presenti all’appuntamento moltidei vertici dell’antico sodalizio, tracui il Presidente Generale Bianchi,Tirinzoni della Commissione diPresidenza, altri Consiglieri e, acontorno di una così autorevolepresenza, vari rappresentanti diRegione, Provincia e del Comuneospitante.Le ragioni del convegno erano ben

Grande apertura alla speleologia da parte delPresidente Generale Gabriele Bianchi

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Il 22 Giugno del 2002 si è svolto,nella suggestiva e quanto mai

appropriata sede del Parco delle AlpiApuane presso la ex Filanda diForno (MS), un convegno dal titolo“Le risorse idriche sotterranee delleAlpi Apuane: conoscenze attuali eprospettive di utilizzo”.Il convegno è stato organizzato incollaborazione tra Ente Parco delleAlpi Apuane e Federazione Speleo -logica Toscana, una cooperazioneche dura ormai da qualche anno eche riguarda le molte problematichespeleologiche che investono il Parcodelle Apuane, prime fra tutte la salva-guardia delle grotte e la gestione deltratto turistico dell’Antro del Corchia.Scopo dell’incontro era soprattuttoquello di mettere a conoscenza di unpubblico più vasto l’utilità delle ricer-che speleologiche per la conoscen-za e, nel caso, l’utilizzo, delle risorseidriche degli acquiferi carsici.Sono state presentate sette relazioni

ad invito, e una proiezione di diapo-sitive, volte sia ad un inquadramentogenerale sull’argomento sia alleconoscenze acquisite sull’assettoidrogeologico delle Apuane, nonchédegli effetti delle mutazioni climati-che sull’entità delle risorse idriche. Ilconvegno ha visto la partecipazionedi esperti di idrogeologia, speleologi,geologi, professionisti, climatologi equalche curioso.Le relazioni sono state tutte di buonlivello e soprattutto si sono dimostra-te ben integrate tra loro, fornendo,alla fine, un quadro completo, mafacilmente comprensibile anche ainon addetti ai lavori, delle problema-tiche relative a studio, sfruttamento esalvaguardia delle risorse idrichedegli acquiferi carsici in generale e diquelli apuani in particolare. Que -st’ultime, derivano soprattutto dallericerche svolte dagli speleologi, e inparticolare dalla CommissioneScientifica della F.S.T., sia attraversol’esplorazione diretta di vasti sistemicarsici sia con l’attuazione di traccia-menti con l’uso di coloranti ottici. Inparticolare, è stato dato risalto airecenti risultati relativi ai grandi abis-si della Carcaraia (si veda il n. 44 diSpeleologia), che hanno portato ad

una revisione di quelle che erano leipotesi relative alle aree di alimenta-zione di alcune delle maggiori sor-genti delle Apuane (tra cui quella delFrigido a Forno - foto accanto).Interessanti e circostanziati anche gliinterventi del Presidente del Parcodelle Apuane, L. Grassi, e dell’As -ses sore all’Ambiente della RegioneToscana, T. Franci, il quale ha sotto-lineato la necessità che gli EntiPubblici si facciano carico del moni-toraggio climatico e idrologico delterritorio.Unica nota negativa è stata la man-canza degli amministratori locali, iquali sono continuamente chiamati arisolvere “emergenze idriche” relati-ve al reperimento di nuove risorse ealla salvaguardia di quelle già sfrut-tate, in particolare dagli effetti dell’at-tività estrattiva del settore marmifero.In conclusione un convegno ben riu-scito sotto il profilo organizzativo edei contenuti, ma, purtroppo, ancorauna volta una occasione non deltutto sfruttata per mettere in risalto difronte alle amministrazioni pubblicheil lavoro svolto dagli speleologi e laloro possibile ricaduta positiva sullacollettività.

Leonardo Piccini

Roma “Niphargus”, con informazioni e foto sugliargomenti più vari: dalla speleologia marina allemetropolitane di Roma, dai sotterranei delColosseo al torrentismo, dalla didattica ecologicaalle spedizioni cubane. Un’intera sezione del sitoè invece dedicata ai neofiti e una volta completa-ta riporterà per intero i testi del Manuale diSpeleologia edito di recente dalla Mondadori. Illavoro è dunque ancora “in progress” ma già daora gli autori attendono i vostri commenti, criti-che e consigli. (www.niphargus.speleo.it)

La Vena del Gesso Romagnola in Internet

Lo Speleo GAM Mezzano (RA) e il Centro diDocumentazione della Vena del Gesso di RioloTerme (RA) hanno di recente pubblicato suInternet un nuovo sito, fatto da speleologi, madedicato in particolare a chi speleologo non è: sitratta del sito della Vena del Gesso Romagnola.

Se vi aspettate un sito dedicato alle pur innume-revoli e importanti grotte che lì si trovano (sva-riati chilometri di sviluppo per oltre 200 m diprofondità), resterete un po’ delusi. Se invecevolete conoscere da vicino (virtualmente s’inten-de) un territorio carsico con la sua storia nonsolo geologica ma anche umana, allora troveretetutto quello che cercate. Un sito dove si parla dispeleologia ma non solo. In particolare sono stateaffrontate in dettaglio tutte le problematicheambientali legate ad un territorio che sicuramen-te è tra i più caratteristici ed interessantidell’Emilia Romagna e che purtroppo è da consi-derare ad alto rischio, se non altro per la presen-za della più grande cava di gesso a cielo apertod’Europa.Notevole la navigabilità. I numerosi collegamentifra le varie sezioni garantiscono uno “zapping”senza mai perdere il filo della propria ricerca.Non ultima la possibilità di scaricare i principali

rilievi delle grotte in formato pdf, unitamente alalcune mappe geologiche della zona semprenello stesso formato. (www.venadelgesso.it)

“Tutto Iceland 2001” Foto, rilievi, testi, e perché no, filmati. I siti dellaspelologia crescono e si arricchiscono di sezio-ni sempre più multimediali. Nella home pagedel sito www.iceland2001.com del CentroRicerche Ipogee dedicato alle spedizioni inIslanda, alla voce “Tutto Iceland” , potrete vede-re e scaricare (previo l’utilizzo del del codecDIVX, presente in download sul sito, vicino alfilmato) il demo riassuntivo della spedizione2001 (5 mb). Naturalmente potrà effettuarecon facilità tale operazione, chi ha una connes-sione veloce del tipo isdn-adsl; altrimenti civorrà una quarantina di minuti circa.

Antonio CosentinoCRIG, Centro Ricerche Ipogee Genova

Convegno della FST e dell’Ente Parco

L’acqua sotterranea delle Apuane

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Nei giorni 25-26 Maggio 2002 siè tenuto a Barasso (VA) un

incontro regionale di speleologiaorganizzato dal GS CAI Varese -SSI, con presentazione di pubbli-cazioni, topografie e proiezioni adillustrare le ultime esplorazioni inLombardia.

Nella stessa occasione si è svoltauna riunione dell’Ente SpeleologicoRegionale Lombardo, nel corsodella quale i gruppi presenti hannoassunto importanti decisioni circa ilriassetto ed il rilancio dell’associa-zione, tra cui quella di convocareuna nuova riunione a breve sca-denza per rinnovare le carichedell’Ente e per definirne il futuro.

Lo scorso 14 Settembre, a Lecco,si è tenuta la prevista assemblea,con la presenza di un ristrettonumero di gruppi rispetto a quelliufficialmente coinvolti nell’Ente.

Nel corso della stessa sono statieletti il nuovo consiglio (V. Brevi, G.Gastaldi, M. Pozzo, A. Uggeri) e ilnuovo presidente (G. Pan nuzzo).

Sono state inoltre tracciate le lineeguida della prossima gestione:radicali modifiche statutarie, coin-volgimento di tutte le realtà chefino ad oggi hanno fatto mancare illoro apporto all’Ente, programma-zione di interventi presso la pubbli-ca amministrazione (Enti Locali,Parchi, Regione) finalizzati ad ot te -nere un adeguato riconoscimentodell’attività speleologica e dellerealtà associative che la rappre-sentano.

È da sottolineare, a mio parere, lavolontà di completo rinnovamento,di persone e di idee, espressa dal-l’assemblea, nella speranza checiò possa contribuire in mododeterminante a fare uscire la spe-leologia lombarda da un intermina-bile periodo di divisioni interne e diconseguente debolezza intrinseca,regalando finalmente una solidarappresentanza unitaria al grannumero di speleologi che produco-no in regione una ragguardevolemole di attività di alto livello.

Giorgio Pannuzzo

ESRL si rinnovaNuove ambiziose proposte per il futuro della speleologia lombarda

Anche se il V Convegno della spe-leologia ligure si è svolto due anniorsono in quel di Toirano (SV), valela pena ricordare che è stato pub-blicato, ormai da qualche mese, ilVolume I degli Atti del V ConvegnoSpeleologico Ligure “TOIRANO2000”.La realizzazione del volume è statacurata dal Gruppo SpeleologicoCycnus di Toirano (SV), mentrel’amministrazione Comunale diToirano ha finanziato in toto lastampa.Il Volume I, relativo alla prima gior-nata dei lavori, consiste in 184pagine (formato A4) con allegataCarta Geo-Speleologica a colori(formato 70 x 100), che raccoglie leconoscenze acquisite sull’AreaCarsica SV 24 del Monte Carmo diLoano (1389 m) dal 1773, primo

studio documentato, al 31-12-2000,termine degli aggiornamenti.Vengono presentati e discussi lavo-ri sul carsismo, sull’idrologia, sullageologia, sulla speleogenesi e sullaspeleologia in generale relativa-mente a 24 fonti e 186 grotte (quasitutte con rilievo). Contiene inoltrericerche storiche, studi vari ed unabibliografia completissima.

In attesa che veda la stampa ilsecondo volume, chi fosse interes-sato può rivolgersi ai seguentirecapiti:Roberto Chiesa (018298766)Agostino Chiesa (0182989685) o direttamente al G.S.Cycnus, Via G.B. Parodi, 3117055 - Toirano (SV)

(Su informazioni di Roberto Chiesa)

Pronti gli Atti del V convegno ligure

Spedizioni all’estero:speleologi europei a confrontoIl 5° Congreso de Expediciònes Espeleo -lògicas, organizzato dalla FederaciònCantabra de Espeleologìa, si è recente-mente concluso in quel di Santander.C’erano quasi un centinaio di iscritti, pro-venienti per lo più dalle varie regioni dellaSpagna. Non molto nutrita, purtroppo, lapar tecipazione di speleologi europei,come il nome del Convegno lasciava pre-

supporre; probabilmente uncerto ritardo nella co -

municazione/promo-zione dell’eventoha impedito a pa -recchi di organiz-zarsi per esporrei propri lavori.

Nonostante ciò, mo -stre e proiezioni

hanno documentatoalcu ne esplorazioni realizza-

te all’estero, in Centro America come inestremo oriente, anche se non recentissi-me. La presenza italiana è stata garantitadallo stand della SSI (unico estero) e daipannelli esposti sulle due spedizioni inHonduras (1995-1998) di Michele Sivelli,nonché dalla mostra a cura del GruppoTriestino Speleologi sull’area carsica dellaBusa dei Vediei e Buca Mongana.Chi ha partecipato alla tre giorni diSantander, dal 4 al 6 maggio 2002, ha inol-tre avuto modo di visitare la famosaCueva de Altamira; non l’originale, benin-teso, ma una “copia perfetta” (l’ingresso ele due sale principali), sapientemente alle-stita all’interno dell’adiacente museo.Un’opera importante, costata circa 70miliardi di vecchie lire, resasi necessariaper impedire che l’elevata affluenza turi-stica danneggiasse irrimediabilmente lemeravigliose pitture murali de la Cuevade Altamira.

Su informazioni di Sonia Rossaro e Gianni Benedetti

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Dal 7 al 10 settembre 2002a Selva di Grigno (TN) il12° Convegno di speleolo-gia del Trentino Alto-Adige

L’incontro, organizzato dalGruppo Grotte di Selva di

Grigno, è stato l’occasione percelebrare anche il 50° anniversa-rio della scoperta della Grottadella Bigonda, una delle più este-se cavità d’Italia con 28 km disviluppo rilevati. Nel Convegno trentino, le proie-zioni di alcuni filmati di montagnapassati all’ultimo Filmfestival diTrento, un concerto di coro dimontagna, una mostra speleolo-gica ed un incontro con C. Maestri(purtroppo poi saltato) hanno faci-litato la visita anche di un pubblicodi non special ist i . La partecongressuale è stata ricca di unaquindicina di relazioni, tra le qualioccorre segnalare tre interventi(Gruppo Grotte Sat Arco, GruppoGrotte Roner e Museo di ScienzeNaturali di Trento) strettamentelegati all’impegno degli speleologi

per la salvaguardia e lo studio dialcuni importanti acquiferi carsicidel Trentino. Esemplificativi invece della capa-cità tecnologica e archivisticadella speleologia trentina, sono

stati gli interventi sulla cartografiadigitalizzata di Zandonati e Righie sulla presentazione, funziona-mento e gest ione del catastoregionale delle grotte della SATda parte di R. Decarli.Le piccole note dolenti da segna-lare sono relative alla modestapartecipazione, da dentro e fuoriregione, per una scarsa o nullapromozione del l ’evento, e adalcuni aspett i del la logist ica.Peccati del tutto veniali.

Michele Sivelli

In occasione dell ’Anno Interna -zionale delle Montagne, la ScuolaNazionale di Speleologia del CAIpropone un momento di confrontoorganizzando dal 20 al 24 novem-bre 2002 un Symposium TecnicoCulturale.Tema centrale: la tecnica, elementoindispensabi le per usufruire inpiena sicurezza del meraviglioso esevero ambiente montano, maanche elemento strumentale ad unapproccio conoscitivo e di salva-

guardia della montagna.Saranno approfonditi

g l i aspett igeomorfolo-gic i , idro-geologici efloro-fauni-

stici dell ’ambiente montano ecarsico in un percorso che,“guidato” dall’acqua - bene datutelare e preservare primo fratutti - vedrà gli istruttori di tecnica(alpinistica o speleologica) anchenella veste di “educatori all’am-biente”.Il Symposium prevede quindi unaprima parte (tecnica e materiali)che si terrà presso l’Università diPadova, per poi spostarsi “ inambiente” a Valstagna (VI), dovesi svolgerà la parte culturale,prendendo spunto dalle particola-rità di quel territorio. Contatti: Andrea Fontana 348/0072105Mario Casella 338/5041174 e-mail: [email protected]

Symposium Tecnico CulturaleConoscenze tecniche e tutela dell’ambiente

L’UIS ha una nuovacasa: in SloveniaIl 19 settembre 2002,nella sede del KarstResearch Institute diPostumia (SLO) haavuto luogo una ma -ni festazione, nel corsodella quale l’istitutostesso è stato designato ufficialmentequale sede legale, e quindi indirizzo sta-bile, della UIS, Union Internationale deSpeleologie.Erano presenti diverse personalità delmondo speleologico internazionale, tracui l’austriaco Hubert Trimmel e il cecoPavel Bosák attuale segretario dellaUIS, il sindaco di Postumia, nonché ipartecipanti al simposio “Evolution ofKarst: from prekarst to cessation”, incorso di svolgimento in quei giorninella cittadina slovena. A rappresentare la Società Speleo -logica Italiana e quindi l’Italia, c’eranoGianni Benedetti (presidente dellaFedera zione Speleologica Regionaledel Friuli-Venezia Giulia) e Mila Bot -tegal, che hanno portato ad AndrejMihevc organizzatore della manifesta-zione, nonché segretario aggiunto dellaUIS i saluti del presidente della SSI,Mauro Chiesi. Erano inoltre presenti dall’Italia: FrancoGherlizza, presidente della FederazioneSpeleologica Triestina e Stojan Sancin,del Gruppo Grotte dell’AssociazioneAlpina Slovena di Trieste.

Gianni Benedetti e Mila Bottegal

Nel 50° anniversario della scoperta della Bigonda

Gli speleologi trentini si incontrano

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A scuola di “carso classico”Il Karst Research Institute ZRC SAZU diPostojna (Slovenia), attualmente direttoda Tadej Slabe, organizza annualmente laprestigiosa International KarstologicalSchool “Classical Karst”.L’edizione di quest’anno, la decima, aventeper titolo “Types of Karst”, si è svolta dal25 al 28 giugno 2002. Vi hanno aderitocento carsologi e speleologi provenientida quindici paesi: Australia, Bulgaria,Croazia, Francia, Germania, Gran Bre -tagna, Italia, Polonia, Repubblica Ceca,Slovacchia, Slovenia, Svizzera, Stati Uniti,Turchia, Ungheria. Il convegno, che ha contato sull’alto patro-cinio dell’Unesco, prevedeva una giornatadi lavori e posters presieduta da TrevorShaw e Pavel Bosák, e due giornate diescursioni in altrettante aree del carsoclassico sotto la guida di France S̆us̆ters̆ ic,dell’Università di Lubljana, e di Natas̆aRavbar del Karst Research Institute. I lavo-ri presentati, tutti molto interessanti,hanno spaziato da aspetti carsologico-scientifici a speleologico-esplorativi. Leescursioni hanno dato modo ai parteci-panti di toccare con mano i luoghi in cuila carsologia ha compiuto i primi passi, ein cui continua scientificamente ad evolve-re. Il comitato organizzatore della decimaedizione era composto da Tanja Pipan,Janez Mulec e Natas̆a Ravbar. Durante l’evento è stato conferito unpremio a Trevor Shaw, ospite dell’Istitutoe già insignito col titolo di “2002Honorary Member Recipient” dalla U.S.National Speleological Society. InoltreAndrej Mihevc ha dato ai partecipanti lanotizia che l’Unione Internazionale diSpeleologia (UIS) è finalmente una orga-nizzazione registrata, in quanto è statoscelto l’indirizzo del Karst ResearchInstitute come sede ufficiale del sodaliziointernazionale. Alla cerimonia erano presenti Ivan Gamse Pavel Bosák, segretario generale dellaUIS. L’edizione del 2003 avrà per titolo“Karst Terminology”. Ulteriori informazioni si possono ottene-re all’indirizzo: http://www.zrc-sazu.si/izrk/

Natalino Russo

La seconda edizione di Speleovision, rassegnainternazionale di film legati all’esplorazione e alla

ricerca speleologica, si è tenuta a La Chapelle-en-Vercors (FR) dal 22 al 25 agosto 2002. Oltre 2000intervenuti dalla Francia e dall’Europa hanno decre-tato il successo della manifestazione, che, per deci-sione degli organizzatori, si terrà con cadenza bien-nale. L’evento, promosso e coordinato da Luc-Henry Fage,

ha visto protagonista Tullio Bernabei che si è aggiudicato il Grand PrixSpéléovision (patrocinato da Petzl) con La rivière de Salanganes, prodotto daPaneikon/France 5 e che, inoltre, si è visto assegnare il premio patrocinato dallaComunità dei Comuni del Vercors per il film La citadelle enfouie, sempre pro-dotto da Paneikon/France 5. Tullio Bernabei, giornalista, promotore e membrodell'Associazione La Venta, speleologo già consigliere della SocietàSpeleologica Italiana non ha bisogno di molte presentazioni; occorre sottolinea-re che l’affermazione in Francia bissa il successo da lui ottenuto nel concorso inBrasile all’ultimo Congresso Internazionale U.I.S. Di particolare rilievo le motiva-zioni di assegnazione del Grand Prix: «per aver saputo coniugare al meglio lʼa-spetto scientifico e quello esplorativo».

Il primo premio per un film a tema esplorativo è stato assegnato al film galle-se The Road to Certain Death per la regia di Jenny Jones (produzione BBCWales); il riconoscimento ha voluto premiare l’intensità della recitazione,anche se non esattamente commisurata alle situazioni ambientali proposte,ovvero il rischio non era così eccessivo. Film di considerevole interesse -

Tullio Bernabeiancora protagonista

Speleovision 2002: successo di

Gli iscritti alla lista Speleoit sannogià di cosa si tratta, ma per molti

lettori forse questa è una novità. Nonparliamo di una nuova grande scoper-ta, o almeno per adesso non lo è, madi una delle tante “bufale” speleologi-che che ogni tanto leggiamo in giro.Questa, però, è veramente grossa!Sentite un po’.

Verso la fine del mese di agosto, edesattamente il 23, esce un lancio fattodalla ADKRONOS, nota e rinomataagenzia di stampa, che informa suuna grande scoperta speleologica: lapiù profonda grotta d’europa inMajella! Ben 2600 m di profondità! Roba da far strabuzzare gli occhi. Macome, nessuno ne sapeva nulla? E chiha fatto questa esplorazione? E inquanto tempo? Perché noi speleo nonci passiamo notizie così clamorose?

Beh, non ce le passiamo perché nonsono mai esistite, semplicemente nonsono vere! L’arguto giornalista, forsealle prime armi, o forse decisamenteannoiato e in cerca di notizie curiose,ha letto in fretta e furia una notizia(per altro correttamente riportata suun quotidiano locale) che raccontava irisultati del campo estivo organizzatodallo Speleo Club di Chieti, il qualeorami da diversi anni cerca concostanza di disostruire un -120 situa-to a quota 2600, che se mostrasse isuoi segreti, potrebbe realmentediventare la cavità più profonda delmondo. Un potenziale di oltre 2000 metri infat-ti ci sta tutto, ma scambiareuna potenzialitàcon unareal izza-zione nonè propriola stessacosa.

Informare è il mio mestiere

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concorrenti e pubblicoanche questo premiato - A la recherche du Protee diAlexis Barbier-Bouvet (produzione Gédeon/France 2); leriprese subacquee mostrano il proteo nel suo ambiente edocumentano l’incontro con l’uomo.Lʼeau et le rocher di Gérald Favre (Vallorbe SA, Svizzera)si è aggiudicato il premio per il miglior film didattico; lagiuria ha premiato la fotografia e l’originalità dell’ambien-tazione. La giuria era composta da Jean Clottes, studiosolegato alla ricerca preistorica (Presidente), CatherinePerret, biologa svizzera, Janot Lamberton, esperto di gla-ciologia, Francois Marot, caporedattore di NationalGeographic in Francia e Antoine de Maximy, regista.AON, società assicuratrice, attraverso una propria giuria(Michel Decobert e Philippe Kerneis) ha assegnato unpremio speciale a Redoutable Redoutey di Daniel Penez(un’autoproduzione) per il valore del tema trattato, ovverol’incremento della sicurezza nella pratica della speleolo-gia subacquea.

Menzione della giuria ufficiale a Spéleus, proposto edautoprodotto da Pierre Beerli, film umoristico che haanche ottenuto il premio legato alle segnalazioni del pub-blico, che, evidentemente, ha piacere anche di sorridere.Menzioni anche per Allo la terre? La spéléologie di GuyMeauxsonne (Les Films d’Ici/France 5) e Le Mystère de laSungay Bai di Patrice Franceschi (TéléImages/France2).Complimenti agli organizzatori, ai realizzatori delle operein concorso e, naturalmente, a Tullio Bernabei. Ulteriori informazioni e, prossimamente, immagini dellarassegna: http://www.speleovision.com

Massimo Goldoni

Per la cronaca, queste le parole dellancio: «Roma, 25 ago. - (Adnkronos) -È stata scoperta, nelle viscere delparco nazionale della Maiella, una grot-ta segreta che potrebbe essere la piùprofonda dʼEuropa. Alcuni volontari eappassionati del gruppo speleologicodi Chieti hanno infatti trovato unʼenor-me cavità ̓carsica, cioè scavata dallʼac-qua nella roccia, situata ad una profon-dità di 2.640 metri nel sottosuolo. Ilgruppo di speleologi ha effettuato lascoperta dopo aver aperto un varco trai detriti lasciati dalle frane succedutesiper migliaia di anni. Lʼingresso dellagrotta si estende in verticale per 120metri ed allʼinterno della cavità ci sareb-be una temperatura costante di 1,6gradi centigradi. (Rre/Rs/Adnkronos)»Più che sorridere comunque questanotizia deve farci riflettere (al solito)su quanto ancora una volta l’informa-zione (e la formazione) scientifica inItalia sia veramente ad un livellomolto, ma molto basso.

Francesco De Grande

Fondata l’Unione SpeleologicaBalcanica

Dal 5 all’8 settembre 2002, nel centro “LEDENIKA” sulmonte Vratchanska in Bulgaria, si è tenuto il primo incon-tro delle organizzazioni speleologiche nazionali della peni-sola balcanica. A questo storico evento hanno preso parte rappresen-tanti di Bulgaria, Grecia, Macedonia, Montenegro, Serbia eSlovenia, che hanno discusso sulla creazione di una UnioneSpeleologica Balcanica (BSU), del suo statuto e di un pro-tocollo di cooperazione fra speleologi dei paesi balcanicipresenti. Tutti i documenti discussi sono stati approvati con unavotazione e finalmente è stato firmato l’atto di creazionedell’Unione. Successivamente è stato eletto bureau dell’Unione, com-posto da: Peter Beron (Bulgaria) presidente; KostantinosZoupis (Grecia) vicepresidente; Alexey Jalov (Bulgaria)segretario generale; Ivan Zhezhovski (Macedonia) eJakofcic Juril Jaka (Slovenia) componenti.L’indirizzo ufficiale sarà presso il Segretario Generale:A.Jalov, Bulgarian Federation of Speleology, 75, Vasil Levsky Blvd, 1040 SOFIA Bulgaria, tel. 359 2-930-06-50; fax 359-2-987-88-12; e mail: [email protected].

Le federazioni di Albania, Croazia e Romania, che nonhanno potuto partecipare all’incontro, hanno dichiarato diessere pronte a prender parte al BSU. Anche Turchia,Bosnia e Erzegovina sono state invitate ad aderire e cosìè auspicabile che in futuro tutti i paesi balcanici possanoriunirsi in questa nuova organizzazione.

organizzano il

19° Congresso Nazionale di SpeleologiaBologna, 27-31 agosto 2003

Carsismo, Idrogeologia, Biospeleologia, Fisica del clima sotterraneo, Esplorazioni di cavità naturali significative,

Salvaguardia delle aree, delle cavità e degli acquiferi carsici

Nel Centenario della fondazione dellaSocietà Speleologica Italiana

Gruppo Speleologico Bolognese e Unione Speleologica Bolognese

Con il patrocinio di:Società Speleologica Italiana, FederazioneSpeleologica Emilia Romagna, ParcoRegionale dei Gessi Bolognesi e Calanchidell’Abbadessa, Dipartimento di Scienze dellaTerra dell’Università degli Studi di Bologna

Il Congresso si svolgerà presso l’IstitutoItaliano di Speleologia-Centro Italiano diDocumentazione Speleologica “F.Anelli”, Via Zamboni, 67 - 40127 Bologna

I lavori dovranno pervenire entroil 31.12.2002

Segreteria: GSB-USB, Cassero di Porta Lame – Piazza VIINovembre 1944, n. 7 – 40122 [email protected]

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� Brenta

PremessaLe Dolomiti di Brenta rappresentano da sempre unadelle mete escursionistiche più amate dai trentini e nonsolo. Il loro nome evoca epiche imprese alpinistiche,richiama alla mente splendide pareti, peasaggi ecce-zionali, sentieri vertiginosi come il noto Sentiero delleBocchette. Per gli speleologi trentini, in particolare pernoi di Arco, il Brenta rappresenta il nostro “piccoloMarguareis”, un luogo dove siamo impegnati dal 1976,che ha richiesto numerosi sforzi ma che ha regalatoaltrettante soddisfazioni. E pensare che nel 1939 ilgeologo Livio Trevisan, nella sua opera “Il Gruppo diBrenta”, definiva il massiccio privo di fenomeni carsicidi entità apprezzabile; ma allora un’accurata esplora-zione speleologica in quel territorio era davvero impro-ponibile.La prima spedizione nel Gruppo di Brenta risale al 1929per opera del Gruppo Grotte della SOSAT di Trento cheesplorò la Grotta della Brenta Alta presso il rifugioPedrotti (Mosna, 1930), ma le ingenti quantità di mate-

Dolomiti di Brenta, i “Grostedi”. Situato a 2500 m di quota questo splendido altopiano è costituito da un insieme di placconate debolmenteinclinate, caratterizzate da un fitto reticolo di campi solcati ampliati da processi di gelifrazione. Sullo sfondo,semicoperto dalle nuvole, il sottogruppo della Campa. (Foto M. Sivelli)

Fronte

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riale allora necessarie (scale, argani, corde ecc.) oltrealle lunghe ore di cammino che separano le normali viedi comunicazione dal centro del massiccio, sconsiglia-rono la continuazione delle ricerche, scoraggiando perlungo tempo qualsiasi intento esplorativo. Le successi-ve esplorazioni risalgono infatti agli anni Cinquanta, conla scoperta di alcune gallerie naturali intercettate duran-te il traforo della condotta idroelettrica Carisolo-Molvenoe la scoperta della Grotta del Torrione di Vallesinella.

L’esplorazione di quest’ultima, realizzata con quattrospedizioni, dal 1949 al 1951, dalle guide alpineAlimonta e Serafini e dal Gruppo Grotte del ComitatoScientifico della SAT (Conci & Galvagni, 1952), è daconsiderarsi a tutti gli effetti un’impresa, sia per la collo-cazione geografica della grotta, il cui ingresso è situatoin parete a 2350 m di quota, sia per le tecniche di pro-gressione utilizzate che videro l’impiego di sole cordeda roccia, chiodi e moschettoni.

Marco IschiaGruppo Speleologico SAT Arco

RIASSUNTOIl Gruppo di Brenta rappresenta una delle areecarsiche più importanti del Trentino. Le esplora-zioni, condotte dal Gruppo Speleologico SATArco e dal Gruppo Speleologico SAT Lavis, hannoportato alla scoperta di diverse cavità. Nel pre-sente lavoro vengono descritte le principali grottedel massiccio carsico e la loro storia esplorativa.Seguono infine notizie sulle scoperte più recenti.

ABSTRACTThe Group of Brenta represents one of the mostimportant karstic area of Trentino. The explorations,carried out by the Gruppo Speleologico SAT Arcoand the Gruppo Speleologico SAT Lavis, led to thediscovery of several caves. In this work the maincaves of the karstic massif and their explorationshistory are presented. Moreover, informations con-cerning the more recent discoveries are reported.

KEY WORDSGruppo di Brenta,Trentino, DolomiaPrincipale, Caves inD o l o m i t e s ,E x p l o r a t i o n sHistory.

Le Dolomiti diBrenta: epicheimpresealpinistiche,splendide paretie vertiginosisentieri. Ma per glispelologi trentiniil Brenta è il“nostro piccoloMarguareis” conle oltre 500cavità esploratein settant’anni diricerca.

del Brenta

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Bisogna attendere un’altra quindicina di anni per vederprogredire le conoscenze speleologiche nel massiccio;nel 1964 viene scoperta la Grotta del Castelletto diMezzo la cui esplorazione viene condotta l’anno suc-cessivo dal Gruppo Grotte SAT Fondo (SAT Fondo,1968). Verso la fine degli anni Sessanta il GruppoSpeleologico Sassolese e lo Speleoclub “Protei” diMilano organizzano insieme una campagna di ricerche(Anonimo, 1970), studiando e catalogando cavernenelle località periferiche del massiccio: MonteValandro, Val Nardis, zona di Malga Flavona. Ancoranell’estate 1968 si assiste ad un’imponente spedizionenella Grotta del Torrione di Vallesinella, realizzata daigruppi speleologici di Monfalcone, Falchi (Verona) eProteo (Vicenza), che allestiscono un campo internonella grotta dal 26 al 29 di luglio, portando lo sviluppodella cavità a circa 1200 metri (Anonimo, 1968).Solo le innovazioni nelle tecniche di progressione com-portarono negli anni successivi un notevole incremen-to dell’attività esplorativa. Lo Speleoclub Protei diMilano condusse nel 1976 una seconda campagnaricognitiva (Banti & Paganelli, 1977), mentre i gruppispeleologici di Arco e di Lavis diedero impulso a siste-matiche campagne di ricerca, il primo nella parte cen-trale e meridionale del massiccio e nella zona delTuckett, il secondo nella parte settentrionale, dei

Lastéri e nei pressi del rifugio Brentei. Oggi nel Gruppodi Brenta sono note circa 500 cavità.

Inquadramento geografico e geologico

Situato nel Trentino Occidentale, tra la catenaAdamello-Presanella ed il massiccio della Paganella, ilGruppo di Brenta occupa un’area di circa 400 km2 e siestende da NNE a SSW per 42 km, raggiungendoun’ampiezza massima di 15 km fra Carisolo ed Andalo(De Battaglia, 1982). Il massiccio è caratterizzato lito-logicamente dalla Dolomia Principale del Norico, nellaquale sono “scolpite” le più famose cime: CampanileBasso, Cima Brenta, Cima Tosa, Crozzon di Brenta,ecc. Gli affioramenti calcarei principali si hanno nellaparte settentrionale (a nord del Grosté) nel sottogrup-po dei Lastéri, Alta Val d’Ambiez, Valon e Val Nardis(Trevisan, 1939).La struttura tettonica è caratterizzata sostanzialmenteda due distinti fenomeni. Il primo è dovuto a sovra-scorrimenti lungo la direzione N-S causati dall’oroge-nesi alpina, per i quali la parte settentrionale del mas-siccio trovandosi compressa da S verso N è risalitasovrascorrendo su quella meridionale creando, inar-candosi verso S, una grande piega a ginocchio. Ilsecondo effetto ben visibile è dovuto al fascio dellaLinea delle Giudicarie, sistema di dislocazioni da W adE che caratterizzano tutto il Trentino Occidentale, dal

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5 Sezioni geologiche del Gruppo del Brenta da disegni di L.Trevisan. In: “Memorie della Società Geologica Italiana” 1939.

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(Val d’Ambiez, Val Flavona, Val d’Algone) (Biasi, 1996;Trevisan, 1939).Intensi risultano gli effetti dell’erosione glaciale, che simanifestano attraverso ripide pareti, circhi, gradini(Scala di Brenta, Scala Santa), depositi morenici, franee “buse”. Attualmente nel massiccio sono note unaquindicina di vedrette di varia estensione (De Battaglia,1982). Assieme alle formazioni calcareo-dolomitiche dellaValsugana e del Tesino ed al massiccio dellaPaganella, il Gruppo di Brenta rappresenta una dellearee carsiche trentine di maggior interesse. Gli aspettimorfologici più evidenti del carsismo sono dati da doli-ne, campi solcati, grotte e coveli, pozzi più o menoprofondi. In tutto il massiccio non vi sono importanticorsi idrici superficiali, mentre al contrario la circolazio-ne sotterranea delle acque è osservata ai bordi delgruppo montuoso con risorgenze carsiche di notevoleportata (Vallesinella, Centonia, Acqua Santa, RioBianco) e con estesi complessi ipogei (Grotta diCollalto, sorgenti alle Moline, Bus de la Spia).

Le principali grotte

Con uno sviluppo di 5300 metri la Grotta di Collalto (ilcui rilievo non è purtroppo disponibile, ndr) è la cavitàpiù importante ed estesa del massiccio; fu scoperta dalGruppo Speleologico SAT Arco (GSA) nel novembre1978. L’ingresso situato sul versante destro all’imboc-co della Val d’Ambiez a quota 1000 m, immette inun’ampia galleria che si inoltra pianeggiante con undiametro di 4-6 per circa 80 metri, fino all’orlo di unpozzo dall’aspetto imponente, profondo una ventina dimetri. Sul fondo di questo il passaggio era completa-mente sbarrato da blocchi di frana, ma la forte corren-te d’aria che si avvertiva lasciava intuire importanti pro-secuzioni. Ci volle un lungo lavoro di disostruzione per

Lago di Garda alla Val di Sole. Nel massiccio i piani difaglia immergono tutti verso W con inclinazione cheaumenta procedendo da oriente verso occidente, con-vergendo tutti nella grande faglia delle Giudicarie; lerocce sul versante orientale sono pertanto disposte areggipoggio mentre quelle sul versante occidentale afranapoggio. Su tali piani la compressione verso E hacausato uno scorrimento degli strati dolomitici al qualesono seguiti processi erosivi; il paesaggio che ne risul-ta è caratterizzato da uno stile tettonico a scaglie. Lefaglie principali sono la Linea di Pozza Tramontana ela Linea della Vedretta dei Camosci, lungo le qualisono impostate le principali valli del Gruppo di Brenta

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5 La grande piega a ginocchio delle Moline vista da est(Monte Ranzo) determinatasi dal sovrascorrimento della pare-te settentrionale del massiccio che, compressa da sud versonord, è risalita su quella meridionale. (Foto Archivio GSA)

� Grotta di Collalto. Discesa nella Sala del Vortice, caratte-rizzata da una enorme quantità di ghiaia e ciottoli. Scopertanel 1978 dal GS SAT Arco sul versante destro all’imboccodella Val d’Ambiez, è la cavità più importante ed estesa delmassiccio con 5300 m di sviluppo. (Foto Archivio GSA)

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dotti che dopo un breve tratto ascendente si sviluppa-no gradualmente in camini: questo complesso di cuni-coli è chiamato El Dorado. Lungo il percorso si incon-

tra la Sala della Foglia e quella dellaFaglia, inframezzate dal PozzoDamocle; dalla seconda sala siaffronta uno stretto e scomodo pas-saggio chiamato “Il Castigamatti”,sbucando nel mezzo di un saloneseguito da altri due saloni di mae-stose dimensioni, con un fondo disabbia bianchissima inciso da untorrente. Gli ambienti qui trovatisono fra i più vasti osservati inTrentino. In fondo al Terzo Salone siprosegue pervenendo nella NuovaBabilonia, un’enorme e labirinticafrana attraverso la quale si raggiun-ge il fondo della grotta, una pozza-sifone a -230 metri dall’ingresso. Trala Sala della Faglia e i primi duesaloni si sviluppa la parte più intrica-ta della grotta, un sistema di gallerieanastomizzate, disposte ad anellointorno al condotto principale(Labyriskio, Raccordo Anulare) e

superare una successione di strettoie (PozzoSiberia, Pozzo 64) e penetrare in una grossa gal-leria orizzontale a circa 140 metri di profonditàrispetto all’ingresso (Ischia, 1981).Qui, verso N-E, si supera uno stretto e profondolago e si prosegue per un centinaio di metri finoad un lago-sifone. La risalita del soprastantecamino, ha permesso di effettuare il collegamen-to con la Grotta I° della Condotta, la maggioredelle grotte intercettate durante i lavori di scavodel tunnel Carisolo-Molveno. In cima alla diaclasiinfatti uno stretto budello permette di affacciarsisulla condotta, mentre un vicino pozzo profondo18 metri porta sull’altra sponda del lago-sifone,nella parte terminale della Grotta I° dellaCondotta. Questa, lunga poco più di 400 metri,presenta due diramazioni lunghe 120 e 80 m,chiamate rispettivamente Gold-One e Caterpillar pervia di un generosissimo scavo condotto nella sua parteterminale. In questa parte della grotta tutti i nostri sfor-zi esplorativi si sono però infranti contro il materiale diriporto dello scavo della condotta. Dal fondo del Pozzo 64, proseguendo in direzione

SW, si scende dopo un successivosalto nella Sala del Vortice, caratte-rizzata da un’enorme quantità dighiaia e ciottoli.Risalendo lungo la parete oppostasi prosegue attraverso una nuovacondotta a sezione subcircolare chetermina dopo una quarantina dimetri con un sifone (Sifone diPasqua) che, in periodi di prolunga-te precipitazioni, può chiudere com-pletamente il passaggio.Nei periodi primaverili questo trattoè interamente allagato e battuto daviolente correnti, al punto da strap-pare le corde dagli ancoraggi. Oltreil Sifone di Pasqua le dimensioni sifanno ampie; intorno alla galleriaprincipale si dipartono alcuni con-

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5 La Valle d’Ambiez vista da sud, poco sopra Villa Banale.(Foto Archivio GSA)

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collegate con questo attraverso pozzi e camini. Datale intreccio di condotti si sviluppano due lunghe edimportanti gallerie che si inoltrano nelle parti più inter-ne del complesso: il Lunapark ed il Fantobus, unagrossa condotta larga 7 metri in salita, che si arrestadavanti ad una frana, ad una quota di poco superiorea quella dell’ingresso. I tentativi di disostruzione dellafrana terminale, nella speranza di proseguire l’esplo-razione di questo importante ramo, non hanno ancoradato gli effetti desiderati. Man mano che le scoperte nella Grotta di Collalto por-tavano alla conoscenza di un sempre più vasto com-plesso carsico, cresceva nel GSA l’interesse per leMoline, una vicina località situata alla periferia sudorientale del massiccio, presso la quale scaturisconoalcune sorgenti carsiche di grossa portata ad unaquota che va da 630 a 660 m. La Grotta-SorgenteParoi è la più importante di queste, con uno sviluppodi 585 m ed un dislivello di 145. L’ampia galleria diingresso si biforca dopo pochi metri in due rami. Ilprimo si presenta stretto, ascendente e a morfologiavadosa, mentre il secondo è impostato lungo una frat-tura e scende quasi verticale, terminando sommersodall’acqua. Questo tratto è stato esplorato nel 1980 daspeleosub di Treviso e nel 1992 da Luigi Casati che èsceso a -9 m e ha risalìto una condotta verso N per altri60 m. Lo studio sistematico di questo complesso car-sico (Ischia, 1991a), ha portato alla prima esplorazionedel Bus del Carpen. Questa grotta – che ugualmentetermina in un pozzo sommerso dall’acqua – presentacaratteristiche morfologiche simili alla Grotta Paroi, congallerie freatiche di esigue dimensioni e piccoli scallo-ps indicanti l’azione di correnti ad elevata velocità; èpercorsa saltuariamente da un flusso di acqua in risa-lita di tipo valchiusano. Sia l’andamento dei cicli delle

piene che l’identico livello del-l’acqua nei sifoni delle due grot-te permettono di ipotizzare che ilBus del Carpen funga da esuto-re di troppo pieno della sotto-stante Sorgente Paroi.Fra le grotte-sorgenti delGruppo di Brenta, merita unbreve cenno il Bus de la Spia,situato nella parte settentrionaledel massiccio presso Spor -minore (Val di Non). Nota datempi remoti la grotta presentaun fenomeno eccezionale erarissimo: il sifone presso ilfondo della cavità si innescaperiodicamente con cadenzeche dipendono dalle condizioniidrologiche della montagna,mettendo in movimento unacospicua massa d’acqua cheinvade e sommerge l’ultimo trat-to della grotta. Il fenomeno èaccompagnato da boati ed altrirumori dovuti alla compressionedell’aria nei vani laterali e nellecupole sulla volta della galleria.

Le ricerche speleologiche condotte nel massiccio aquote superiori non hanno ancora portato a risultati dientità apprezzabile nella fascia altimetrica che va da1100 a 1900 metri, mentre in alta quota sono stateesplorate diverse cavità, alcune di considerevole svi-luppo. Fra queste la Grotta del Torrione diVallesinella, con i suoi 2600 m di sviluppo, è la piùestesa ed importante. L’ingresso situato in parete a2350 m sul versante occidentale del Torrione diVallesinella fu individuato nell’agosto del 1949 dalleguide alpine Gilio Alimonta e Serafino Serafini, che nefurono i primi esploratori. Da qui uno stretto e tortuosocunicolo, intervallato da alcuni salti conduce ad un

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5 Grotta del Torrione di Vallesinella. Galleria freatica pressoil Pozzo Acheronte. Nella prima esplorazione della grotta,tra il 1949 e 1951, furono utilizzati solo materiali da roccia.(Foto Archivio GSA)

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complesso di pozzi e crepacci chiamato “Complessodell’Acheronte” presso il quale si fermarono le primeesplorazioni. L’Acheronte rappresenta un importantecrocevia della grotta; proseguendo da qui verso N siraggiunge il Labirinto, un intreccio di bassi e brevi cuni-coli che conduce al Pozzo Perna, mentre verso E sisviluppa un lungo meandro chiamato dai primi esplo-ratori “Le nuove diramazioni”. Il ramo principale prose-gue alla base dell’Acheronte e, dirigendosi anch’essoverso E, conduce rapidamente al Pozzo Gericke e daqui aumentando via via le dimensioni verso N, fino alPozzo Gallarati Scotti, terminando alla base di questonell’Antro della frana.Le prime grandi esplorazioni risalgono al 1951 peropera del Gruppo Grotte della SAT e nel 1968 peropera congiunta dei gruppi speleologici Monfalconese,“Falchi” di Verona e “Proteo” di Vicenza. Quest’ultimaspedizione interessò soprattutto “le nuove diramazioni”dove il meandro esplorato sommariamente nel 1951 fupercorso per intero con la scoperta di tre sale dedicatealle città d’origine dei gruppi; la grotta raggiunse cosìuno sviluppo stimato intorno a 1200 metri.Le esplorazioni ripresero nel 1976 per opera del GSAche cominciò a studiare sistematicamente il carsismonel Brenta ed in particolare la zona dal Tuckett alGrosté. Venne organizzato un campo di tre giorni, conl’intento di portare avanti ulteriori ricerche data la parti-colare posizione geografica della cavità. A questa spe-dizione ne seguì un’altra ricognitiva nel 1978, ma sol-tanto nell’estate del 1984 gli speleologi arcensi torna-rono nella grotta per condurre una sistematica campa-gna esplorativa. Inizialmente venne attrezzata unacengia al fine di rendere agevole l’accesso alla cavitàed evitare così un’arrampicata di IV° grado, successi-vamente si passò ad un rilevamento minuzioso di tuttala grotta. Gli sforzi esplorativi furono orientati nel ramodelle “nuove diramazioni”, mai esplorato a fondo. Il

GSA scoprì alcune gallerie nei pressi della SalaMonfalcone e tentò la risalita della Sala Verona, davan-ti alla quale si era arrestata la spedizione del 1968.Numerose furono le difficoltà, dalla roccia friabile allagelida ed inevitabile cascata; il 28 luglio dopo una risa-lita di 22 metri si raggiunse la volta della sala, ritrovan-dosi alla base di un nuovo camino ancora più alto.Nell’agosto dello stesso anno speleologi appartenentia vari gruppi d’Italia organizzarono un campo esplora-tivo nel Brenta (Vianelli, 1985) e proprio l’ultimo giornocon una traversata sulla sommità del pozzo Alimonta fuscoperto un breve ramo ascendente, chiamato inseguito CRAK 84. L’estate successiva gli speleologi

4 Grotta del Castelletto di Mezzo: il deposito di ghiacciopresso la Sala del Duomo. È il più grande ghiacciaio statodi-namico noto in Trentino. (Foto Archivio GSA)

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arcensi ritornarono nella grotta all’assalto del caminosopra la sala Verona; la risalita si presentava ancorapiù ardua a causa di una placca liscia e strapiombantevinta soltanto con l’uso del “ragno”. La copiosa casca-ta proveniente dall’alto causava non poche difficoltà;ogni speleologo riusciva a piantare a malapena 2 o 3chiodi prima di bagnarsi completamente. Finalmentedopo una risalita complessiva di ben 67 metri si rag-giunse la sommità del camino e si esplorò il sopra-stante meandro tortuoso che terminava dopo un centi-naio di metri con una frana, a quota + 83 m rispettoall’ingresso (Ischia, 1986). Negli anni successivi il GSA frequentò saltuariamentela caverna, orientando altrove la propria attività, fino alsettembre 1996, periodo in cui venne condotta una

campagna di scavo sul fondo presso l’Antro dellaFrana. Con diverse spedizioni gli speleologi arcensiavanzarono per più di trecento metri in un’ampia galle-ria (Ramo ’96) larga 6-7 metri ed alta in alcuni punti piùdi 15, che scende fino alla profondità di 140 metri dal-l’ingresso.Nell’estate 1997, aggirando un naso di roccia a destradell’imbocco del pozzo Gallarati Scotti, fu individuatoun meandro parallelo a quello principale che dopo unacinquantina di metri immetteva in un’ampia sala. Sullasommità di questa si trovò una seconda sala e poi unaterza in cima alla quale il ramo proseguiva con un con-dotto orizzontale lungo una quarantina di metri, ostrui-to da un deposito sabbioso. Il ramo, che rappresentauna realtà ben distinta della grotta, fu chiamato Ramo’97. Recentemente (2000-01) è stato rivisitato il CRAK,esplorando una nuova diramazione per una cinquanti-na di metri di sviluppo.La grotta si presenta quasi completamente asciutta,percorsa solo a tratti da piccoli ruscelli che vi hannoinciso forre strette e profonde. Data la morfologia, net-tamente discordante con quella di una tipica cavitàd’alta quota, si può ragionevolmente ipotizzare peressa un’età molto antica, legata a condizioni idrologi-che completamente diverse dalle attuali.Non lontano dalla Grotta del Torrione di Vallesinella,poco sopra il rifugio Tuckett, si apre la Grotta delCastelletto di Mezzo, a 2400 metri di quota. Esplorataaccuratamente nel 1965 dal Gruppo Grotte SAT Fondoaveva uno sviluppo di circa 250 metri. La galleria prin-cipale si sviluppa in pendenza per circa 200 metri, pre-sentando morfologie freatiche alternate a sezioni ditipo vadoso, immettendo in un’ampia sala chiamata “IlDuomo” attraverso un pozzo a campana. Qui si puòosservare una spettacolare colata di ghiaccio perenne,il più grande ghiacciaio statodinamico noto in Trentino. Dopo due ricognizioni effettuate nel 1978, il GSA comin-ciò a frequentare la grotta nell’estate 1986, con l’inten-to di effettuare un semplice lavoro di rilevamento, ma

3 Pozzo Alfa 13 (n. cat. 1658 VT) sull’altopiano dei Grostedi.(Foto D. Sieghel)

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stante la grotta (Pozzo Alfa 40). Da qui si prosegueattraverso una successione di pozzi mediamenteprofondi 20-30 m. A circa 70 metri di profondità si dipar-te il Meandro dello Hobbit, lungo circa 200 metri conuna tipica morfologia a T con forre profonde una deci-na di metri. Nelle vicinanze dell’abisso si apre la Grottadello Specchio, a quota 1930 metri (Borsato, 1991),con uno sviluppo di 900 metro. Come le altre cavità deiLastéri presenta morfologie tipiche di una cavità d’altaquota, con gallerie a forra lungo le quali si aprono pozzidi breve profondità. Presenta un andamento orizzonta-le, con due meandri che si dipartono poco dopo l’in-gresso e confluiscono nel Meandro dei Passi Felpatiche conduce al fondo, a -70 m rispetto all’ingresso.Poco dopo l’ingresso, alla base di un P. 13, la grotta ècaratterizzata da un deposito permanente di ghiacciospesso oltre 4 metri.Ancora gli speleologi di Lavis, sul pendio a gradoni trai rifugi Alimonta e Brentei, sono stati artefici nel 1994 diuna nuova importante scoperta, la Grotta delVentennale (SAT Lavis, 1996). L’esplorazione dellacavità, prossima al chilometro, è stata segnata danumerose difficoltà, causa piene improvvise nelle gal-lerie inferiori che fungendo da collettori convoglianovelocemente una cospicua quantità di acqua.Spostandoci ora verso la parte meridionale del mas-siccio, poco sopra la partenza del Sentiero delleBocchette Centrali si trova la Grotta alla Bocca diBrenta, scoperta dal GSA nel 1979 (Ischia &Zambotto, 1979). La cavità è di piccole dimensioni madi grande fascino. Dall’ingresso, raggiungibile con unabreve arrampicata in parete, si prosegue per pochimetri fra blocchi di frana e si discende un pozzo profon-do circa 15 metri con le pareti ricoperte di ghiaccio. Cisi ritrova ora in un’ampia sala con il pavimento ricoper-to di ghiaccio e da qui si scende un successivo pozzodi 9 metri in un ambiente ricavato completamente nelghiaccio.

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già nel corso della secondaesplorazione vennero indivi-duate nuove diramazioni cheaccesero subito gli entusiasmi,stimolando diverse campagneesplorative (Ischia, 1987) eportando lo sviluppo agli attua-li 1005 metri. La grotta appareoggi come un complesso siste-ma di gallerie sovrapposte chemette in comunicazione laparete esterna del Castellettocon il Duomo e, come la grottadel Torrione di Vallesinella, rap-presenta un relitto di un siste-ma carsico antico, troncatodall’erosione dei ghiacciai qua-ternari.

Il sottogruppo dei Lastéri presso il Croz dell’Altissimo èuna delle aree carsiche più interessanti del Brenta,caratterizzata dai Calcari Grigi del Lias. Qui le ricerchecondotte negli anni Ottanta dal Gruppo SpeleologicoSAT Lavis (GSL) hanno portato alla scoperta di treimportanti cavità, gli abissi Freezer e dei Lastéri Bassie la Grotta dello Specchio.La Grotta Freezer è la più estesa delle tre, con unosviluppo di 1,7 km ed una profondità di 340 m.Dall’ingresso a quota 2100 m un meandro di 150 mporta alla base di due camini consecutivi alti 8 e 30 m,sopra i quali il meandro prosegue per poco, immetten-do in un pozzo di 87 m seguito da due brevi salti e daaltri profondi pozzi, tra i quali un P. 114. Poco sotto l’at-tacco del P. 114 si diparte un meandro di 400 m lungoil quale si aprono quattro pozzi profondi da 50 a 96 m(Borsato, 1989).Non lontano dalla Grotta Freezer si apre a quota 1976m lʼAbisso dei Lastéri Bassi; esplorato nel periodo1988-94 ha uno sviluppo di 710 m ed una profondità di160 circa (Borsato et al, 2000). L’ingresso alla base diuna piccola parete immette in un P. 10, seguito daun’ampia sala alla quale si accede da un pozzo sopra-

5 Grotta del Valon. L’ampia galleria nel primo tratto dellacavità. La scoperta della grotta fu casuale: l’ingresso, a 2435m sul fianco della Busa del Valon, venne trovato da alcunicacciatori nel 1986. (Foto Archivio GSA)

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Del tutto casuale è stata la scoperta della Grotta delValon, a 2435 m di quota sul fianco della Busa delValon, un antico circo glaciale. L’ingresso fu trovato daalcuni cacciatori del Bleggio nell’autunno 1986; lacaverna fu esplorata l’anno successivo dagli speleolo-gi del GSA e del GSL e nell’estate 1988 ancora daglispeleo arcensi che portarono a termine il rilievo. Lagrotta si sviluppa nei calcari ed è caratterizzata daun’ampia galleria con una volta crollata per quasi tuttala sua lunghezza ed un fondo ovunque occupato daaccumuli di frana. Lungo il percorso si possono osser-vare delle suggestive colate di ghiaccio dovute al con-gelamento dell’acqua di stillicidio. La galleria si svilup-pa in discesa per circa 180 metri, immettendo in unampio pozzo profondo 60; complessivamente ha unosviluppo di 405 m. Le notevoli dimensioni accanto allamorfologia che non presenta alcun approfondimentovadoso, permettono di ipotizzare per la caverna un’etàmolto antica, riferibile ad un periodo caratterizzato daun’idrografia completamente diversa dall’attuale(Ischia, 1991b).

Prospettive future

Da alcuni soci del GSL, tutt’oggi ancora impegnato nel-l’esplorazione della Grotta del Ventennale, è nato nel2000 il Gruppo Speleologico Trentino SAT Villazzanoche ha ripreso in maniera sistematica lo studio dellearee del Grosté e dei Grostédi, con esplorazioni tutto-ra in corso.Per noi speleo arcensi il futuro è riservato a due nuoverealtà di recente scoperta, l’Abisso Popov presso laBocca di Brenta (1998) e l’Abisso dello Statale(1999), grotte dove sono in corso le esplorazioni.Attualmente la prima ha uno sviluppo prossimo al chi-lometro ed una profondità stimata intorno a 200 metri;la seconda è già l’abisso più profondo del Brenta (-392m), con uno sviluppo di 1,7 km. Il GSA ha inoltre ripre-so recentemente l’esplorazione di piccole cavità, coninteressanti risultati. Nell’estate 1998 si è portata a ter-mine la disostruzione di una strettoia nella Grotta allaBocca di Brenta, penetrando in una saletta e successi-vamente in uno stretto condotto che porta ad unanuova piccola sala; attualmente la grotta ha uno svi-luppo di poco superiore a 200 metri.

Altra grotta di recenti sviluppi è l’A3-Pozzo del masso.Esplorato nel 1976 dallo Speleo Club Protei di Milanochiudeva ad una profondità di circa 20 metri, ostruitoda un manto nevoso (Banti & Paganelli, 1977). Nel1999 il GSA è riuscito a scendere fino al fondo delpozzo, alla profondità di 46 m, grazie al consistente riti-ro del deposito di neve che ora si incontra soltantodopo una profondità di 35 m. Lavori di disostruzioneintrapresi nell’estate 2001 hanno portato all’esplorazio-ne completa della cavità. Sul fondo del Pozzo delmasso si sviluppano due condotti il primo dei quali sidirige verso S e successivamente SW, presentandomorfologie freatiche e terminando dopo un percorso di55 m con un deposito di materiale probabilmente situa-to in prossimità della superficie. Il secondo meandroinvece si sviluppa lungo la direzione sulla quale èimpostata la grotta, immettendo dopo una decina di

Esploratori e geografi di altri labirinti verti-cali, gli autori delle due note che seguono,rappresentano un esempio di etica e purez-za non solo in ambito alpinistico. Esteti raf-finati di una disciplina lontana dalla nostra,Preuss e Castiglioni ci parlano - a distanzadi oltre 80 anni - con parole incredibilmen-te attuali benché anacronistiche. Se li leggia-mo da speleologi troveremo, forse, qualchespunto di riflessione per un ritorno lealealle “radici del cielo”.

“Quando si sarà riusciti ad accettare il prin-cipio dell’uso della corda unicamente in casidi estremo bisogno, le montagne come il

Campanile Basso, la Torre Delago e ilCampanile di Val Montanaia avranno visitemolto rare, ma invece qualitativamente diun valore superiore. Tutti coloro che sonocapaci di arrampicare in salita, ma non indiscesa, si accontenteranno di montagnemodeste e si sforzeranno di imparare l’artedella discesa come hanno imparato adiscendere per la corda. I limiti della propriaabilità al giorno d’oggi sono assai vaghi, per-ché tutti si costruiscono troppi castelli inaria, mediante l’uso dei mezzi artificiali.”

Paul Preuss, 1911

“Sembrava, negli anni passati, che il Gruppo

di Brenta fosse un po’ trascurato dagli alpi-nisti: ad eccezione dei trentini che custodi-scono la loro gemma quasi gelosamente,pochi conoscono questo gruppo che ècertamente fra i più belli e più vasti delleDolomiti, forse perché resta un po’ tagliatofuori dai più comuni itinerari turistici.L’accesso veramente è comodissimo, e sipuò dire, alle porte di Trento, ma le 4 oredi mulattiera, che occorrono per raggiunge-re il Rifugio Tosa, forse spaventano imoderni alpinisti che preferiscono arrivarein automobile fino al rifugio o anche, sepossibile, fino all’attacco delle rocce”.

Ettore Castiglioni, 1934

Alpinismo e speleologia “by fair means” A cura della Redazione

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metri in un nuovo salto profondo 22 m (Pozzo delmulo). La grotta ha termine sul fondo del secondopozzo con una sala caratterizzata da massi di crollo,dalla quale si stacca un meandro lungo pochi metri cherestringe a dimensioni impercorribili. Comples -sivamente misura 224 m per una profondità di -78.Infine nell’autunno 2001, nei pressi del rifugio Agostini,è stata esplorata dal GSA la Grotta Silvia, una cavitàdi grande fascino, riempita quasi per intero da un ecce-zionale ghiacciaio sotterraneo.La grotta, con un ingresso alla base di una piccolaparete rocciosa, ha uno sviluppo di circa 300 metri edè costituita da un’ampia sala riempita di ghiaccio inter-cettata sulla volta da due profondi pozzi (Ischia, 2002).Non sono molte nel Gruppo di Brenta le cavità condepositi di ghiaccio al loro interno: sulla base dei datidisponibili il ghiacciaio della Grotta Silvia appare unodei maggiori noti attualmente nel Brenta, ma soltantoricerche più approfondite permetteranno di stabilire leeffettive dimensioni del deposito. In conclusione, è ancora difficile stabilire le reali poten-zialità del Brenta; soltanto la costanza nel perseguirelavori di disostruzione ha permesso di raccogliere irisultati esplorativi descritti. Sebbene la prosecuzionein profondità delle grotte d’alta quota sia ostacolata dagrosse difficoltà, dovute forse alla struttura tettonica delmassiccio ed alla sua storia geologica, la speranza disuperare le frane che chiudono alcune delle principalicavità è sempre viva: non resta che continuare i lavoridi scavo con la pazienza e la costanza di sempre.

BIBLIOGRAFIA

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5 Grotta di Collalto. Il Secondo Salone, dal fondo di sabbiabianchissima inciso da un torrente, è uno degli ambienti ipo-gei più vasti del massiccio del Brenta. (Foto Archivio GSA)

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distruggere nel 1234 dal vescovo Aldrighetto), laBastìa di Sevror (Praso), la caverna di Preore(Bastìa o Rocca di Baticler), di fronte a Tione, conun ruolo importante nel controllo della strada dellaRendena durante le lotte tra la famiglia dei Lodroned il Principe Vescovo di Trento nella secondametà del ‘400, e infine la caverna del Ponteseldelle Strie legata forse come posto di guardia ovedetta avanzata alla storia del castello diBesagno2. Quest’ultima, che sovrastava in paretela strada Mori-Brentonico sulle pendici settentrio-nali del Monte Baldo, sembra abbia subìto nel1234 la stessa sorte della corona di Castellano concui condivideva il ruolo di postazione fortificatacontro Aldrighetto. Dopo qualche secolo di abban-dono fu raggiunta verso la fine del Settecento daun contadino del luogo e, trent’anni dopo con fati-ca e l’aiuto di lunghe scale da Bartolomeo StoffellaDalla Croce che nel 1829 ne pubblicò una accura-

La protostoriaLa prima citazione di una grotta in Trentino, proba-bilmente, è contenuta in un documento pubblicoredatto nel Castello del Buonconsiglio il 31 gennaio1276 in cui il Covelo di Rio Malo viene dato infeudo assieme ai boschi e alla parte di montagnapertinente alla famiglia Belenzani di Trento.Trasformato in fortezza forse già prima dell’annoMille, sembra che il Covelo, sotto cui passava lastrada per Vicenza, fosse usato come posto diguardia e stazione di confine in cui si riscuoteva ildazio per conto del Principe Vescovo. Si dice chepotesse ospitare dai trenta ai quaranta uomini chevi salivano con l’aiuto di corde e scale in legno epossiamo senz’altro supporre che la grotta, larga incerti punti 10-12 metri ed alta dai 5 agli 8, fosse giàallora minuziosamente esplorata in tutti i suoi 90metri di lunghezza.

Le cavità fortificate

Le più antiche notizie attorno alle cavità naturali inTrentino-Alto Adige hanno carattere prevalente-mente storico e riguardano dunque esclusivamen-te una serie di grandi caverne che, a partire dalsecondo millennio d.C., vengono adattate e utiliz-zate come riparo fortificato: più che di grotte si trat-ta spesso di vasti sottoroccia (coveli, corone) cheper la loro posizione favorevole vengono trasfor-mati da rifugi occasionali in vere e proprie strutturedifensive organizzate.1 In Trentino vi sono almenouna decina di esempi ben documentati fra i qualisono comprese anche due cavità di una certaimportanza: Il Covelo di Rio Malo, appunto, e laBusa dei Preeri.Analoga funzione al Covelo di Rio Malo sembraabbiano avuto le caverne di San Gottardo aMezzocorona e Castel Corona a Cunevo (spaziosisottoroccia utilizzati come fortezza, illuminati prati-camente a giorno), il Bus de la Vecia di Castellano(probabilmente la Corona di Castellano, fatta

Le origini della speleologia trentina tra uomini illustri e celebri istituti

1 TABARELLI Gian Maria - Castelli in grotta nel Trentino e in AltoAdige, IN: Studi trentini di scienze storiche. Sezione seconda, V.70(1991), n.1, pp. 17-492 STOFFELLA DALLA CROCE Bartolomeo - Il Poggiuolo dellestreghe, IN: Appendice di storia e letteratura patria alMessaggere Tirolese nell’anno 1829, 30 luglio 1829, pp.540-544

Riccardo Decarli*, Marco Ischia**, Paolo Zambotto***

* Biblioteca della montagna-SAT, Catasto speleologico VT** Gruppo speleologico SAT Arco*** Biblioteca del Museo tridentino di scienze naturali

Bus del Diaol (o Grotta di Patone), anni ‘30. (Biblioteca dellaMontagna - Archivio Storico SAT)

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ta descrizione nell’Appendice al “MessaggeroTirolese”: all’epoca vi si trovavano ancora numero-se grosse travi, resti di muratura e deboli tracce diuna scritta quasi completamente corrosa dallo stil-licidio.Tuttora insufficienti, invece, gli studi sulla Busa deiPreeri3, vasta caverna che si apre con un ampioportale a 700 m di quota sopra il paese di Avio.Ancora oggi si possono scorgere i resti di un muroimponente che ne chiudeva un tempo l’ingresso,muro che faceva parte di una cortina eretta proba-bilmente agli inizi del XV secolo. Il rinvenimento diuna serie di monete databili fra il 1200 ed il 1500lascia supporre che la grotta, dopo essere statautilizzata in una prima fase come rifugio, forse tra ilIII ed il IV secolo d.C, sia stata frequentata poiregolarmente in epoca medievale, anche se leprime testimonianze scritte sulla “Busa”, ben visibi-le da un lungo tratto del fondovalle, appaiono solonel tardo Settecento con la mappa del territorio diAvio di Bartolomeo Turrini (1775).Una frequentazione bassomedievale, infine, è ipo-tizzabile anche per i Coai di Borghetto (250 m diquota) di fronte e poco più a sud della Busa deiPreeri, in cui sono state rinvenute tracce di adatta-mento (coppi, travature) ed altri modesti segni dipresenza umana.

Le prime timide esplorazioniUna vertenza del 1579 fra la Comunità di Stenico eil Capitano delle Giudicarie Fortunato Madruzzo citramanda qualche informazione sulla grotta del“Buss”, sopra il ciglio della forra del Sarca ad est diStenico, i cui depositi di minerale ferroso venivanosfruttati per uso locale già dal 1400.All’inizio del XVII secolo risalgono invece le primenotizie del Bus de la Spia. La grotta, la cui storia èstrettamente legata a quella del vicino castello diSporo-Rovina, è nominata da Marx Sittich vonWolkenstein nell’opera “Landesbeschreibung vonSüdtirol” (1600 ca.) che la descrive come “... gran-

de buco che sembra inoltrarsi molto sotto terra madi cui nessuno si è mai fidato ad entrare ...”. Quasiun secolo e mezzo dopo (1738) la caverna è citatada Anton Roschmann nel suo ideale itinerarioattraverso il Tirolo meridionale4 sul tragitto cheporta una improbabile comitiva di Accademici dalLago di Andalo alla Piana Rotaliana. Sembra chel’antro d’ingresso, chiuso completamente da unmuro, sia stato adoperato a lungo come depositodagli abitanti del castello, i quali, conoscendo sicu-ramente i particolari fenomeni di scarico intermit-tente legati alle oscillazioni del sifone interno, benpresto avevano intrapreso lo scavo del cunicolosotto l’imbocco per preservare la loro “cantina”dagli allagamenti. La conoscenza della cavitàcomunque doveva limitarsi alle prime decine dimetri considerata la particolare morfologia adimbuto dell’imbocco e, forse, l’accumulo di grossiciottoli nello stretto cunicolo che fa seguito adesso. Dopo l’abbandono del vecchio castello,

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3 Annali dei Musei civici di Rovereto, - V.7 (1991), pp. 37-90- V.10 (1994), pp. 41-94- V.12 (1996), pp. 3-144 ROSCHMANN, Anton - Regnum animale, vegetabile, et mine-rale medicum tyrolense : dissertatione academica ..., Oenipons,typis Michaeli Antonii Wagner, 1738, 29 pp.

� Bus del Diaol (o Grotta di Patone), in un’immagine del1913. (Biblioteca della Montagna - Archivio Storico SAT)

� Il versante occidentale del Gruppo dei Lasteri nelleDolomiti di Brenta. (Da: Zeitschrift des D. u. Ö. A.-V. 1907)

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mediabilmente perduti invece per il Bus de laGiazzéra della Val di Gresta, prime testimonianzecerte di rilievi di cavità naturali in Trentino.Con l’inizio del XIX secolo, in piena epoca roman-tica, si assiste in campo editoriale ad un vero boomdei resoconti di viaggio che sempre più frequente-mente ora tendono a soffermarsi sugli aspettisociali, del costume, ma anche sul paesaggio e suiparticolari fenomeni naturali incontrati. Fra il 1835ed il 1856, in Trentino, Francesco Lunelli inizia lasua “Inchiesta post-napoleonica”6 con l’intento distilare un quadro aggiornato della situazione geo-grafica, economica e sociale del territorio, racco-gliendo una serie di ricerche fatte da alcuni impor-tanti studiosi locali. Fra questi, padre VenanzioFacchini nelle sue “Notizie su Canal San Bovo” sisofferma per la prima volta su uno dei più impor-tanti fenomeni carsici del Trentino orientale, la

Grotta della Fosca: “... Altre interessanti naturalicuriosità degne di farne parola non risultano senon fosse la sì detta Fosca, forse lo sfogo di qual-che lago sotterraneo donde col cessar di pioggeabbondanti erompe all’improvviso un assai grossogetto d’acqua ...”.Nella seconda metà dell’Ottocento l’esplorazionealpina e lo sviluppo delle conoscenze geograficheattorno ai maggiori gruppi montuosi della regione,portano inevitabilmente anche al desiderio di sco-perta e studio dei fenomeni ignoti che si celanodietro all’imbocco di una caverna. Il momento èormai maturo per giungere ad un approccio quasiscientifico con il mondo delle grotte spogliandoloda quell’alone di mitologia e folclore che lo avevacaratterizzato per secoli; i progressi della geologiaconsentono infine di osservare e studiare anche ifenomeni del carsismo superficiale. È così chenegli anni tra il 1854 ed il 1865 GiambattistaNoriller, avvocato roveretano, compie una serie diescursioni ai Lavini di Marco, grossa frana diepoca postglaciale citata anche nell’”Inferno” diDante, ed inizia a studiare e misurare le striatureche solcano i massi con lo scopo di calcolarne il

avvenuto nel 1798, la caverna rimase pressochésconosciuta per quasi un secolo finché una forteuscita d’acqua dall’interno durante l’alluvione del1882 ne provocò l’abbattimento del muro. Nel 1671, a poco più di settant’anni dalla “visita”del Wolkenstein, abbiamo già la prima esplorazio-ne scientifica di una cavità in Trentino-Alto Adigead opera di quell’eclettico scienziato che fu NielsStensen (Nicolò Stenone), durante uno dei suoiviaggi in Italia5. All’inizio dell’estate del 1671 si recasulle Alpi e lo troviamo ospite di Francesco diCastelbarco nel castello di Gresta. In loco racco-glie le prime notizie sul Bus de la Giazzéra, grottache si apre sotto la frana del versante occidentaledel Monte Biavena e il cui microclima consente laformazione e la conservazione del ghiaccio anchein estate. L’occasione è propizia per compiereimportanti osservazioni in relazione all’annosadisputa attorno all’aristotelica“antiperistalsi” ed alle sue appli-cazioni in campo biologico egeologico. Traccia la planime-tria della cavità e ne studiaattentamente le fessure, la cir-colazione dell’aria e i depositi dighiaccio comunicando le sueosservazioni al GranducaCosimo III con una lunga letteradel giugno dello stesso anno:“...La mutazione del tempolevandomi ogni speranza divedere avanti la mia partenza loagghiacciamento dell’acquanella grotta sopra Gresta, pernon tralasciare cosa che potes-se servire ad acquistarne ogninotizia possibile, tornai ad essagrotta dopo mandata l’ultimamia a Vostra Altezza Sere -nissima e ne presi la pianta, in quanto la irregola-rità del di lei fondo si lasciava ridurre in piano, e nefeci diversi profili, considerando insieme con la for-mazione della montagna, che è sopra di essa.Mentre per questo fine ricerco tutte le parti dellagrotta, osservai dentro un certo vento ... dondel’acqua della grotta si può dire agghiacciata partedall’aria fredda che passa sopra di essa, partedalla freddezza delle pietre che le servono di base...”. Non ancora conclusa l’esplorazione della“Giazzéra” è già con il pensiero ad un’altra e piùvasta caverna, che presenta un fenomeno analo-go, sulle Grigne, a Moncodeno (“Sento che sopra ilLago di Como sia una grotta dell’istessa natura egiacché mi vi trovo così vicino, ho stimato bene divalermi della congiuntura ...”). Della Ghiacciaia diMoncodeno rimarranno per fortuna i disegni, irri-

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5 ZAMBOTTO Paolo - I precursori della ricerca speleologica inTrentino: da Nicolò Stenone (1671) ad Antonio Daldosso(1873), IN: Simposio internazionale sulla protostoria della speleo-logia: Città di castello 13-14-15 settembre 1991, Città di Castello(PG), Nuova Prhomos, 1993, pp. 25-286 RAFFAELLI Umberto - Tradizioni popolari e dialetti nel Trentino:l’inchiesta post-napoleonica di Francesco Lunelli (1835-1856),Trento, UCT, 1986, 149 pp.

� Un rilievo del Bus del Diaol del settembre 1929. (Da:Annuario 2000 SAT Riva del Garda)

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Vallagarina la Grotta del Bertagnolli, una piccolacavità sepolcrale descritta da Innocenzo Ploner e dalRoberti.12

Le prime esplorazioni speleologiche

Per assistere alla prima esplorazione ipogea dirilievo dobbiamo attendere il 1873: AntonioDaldosso, parroco decano di Borgo Valsugana,esplora la Grotta di Costalta. Di questa esplorazio-ne rimane un manoscritto, trascritto e pubblicato -con alcuni refusi - dal Valenti nel 1910.13 Qualcheanno dopo la Grotta di Costalta era già considera-ta degna di una “escursione alpina” e inserita tra lemete proposte nelle guide monografiche alle valla-te trentine promosse e pubblicate dalla SAT neisuoi “Annuari”. La pubblicazione della guida del Trentino delBrentari compendia e approfondisce le informazio-ni sulle grotte conosciute: Covelo di Rio Malo,Grotta di Costalta, Bus del diaol, La Spaccata, LeSpurghe e il Pontesel de le strie.La prima segnalazione di cavità naturali in AltoAdige-Südtirol risale al 1883 ed è inserita in unampio saggio relativo al mondo sotterraneo elabo-

tempo di corrosione e di stabilire una età approssi-mativa della frana. Tale fenomeno, cui da’ il nomedi “ombrofagilitia” (dal greco pioggia-mangia-sasso), viene esposto dettagliatamente assiemead una serie di notizie accurate su molti altri campisolcati del basso Trentino (Nago, Colodri di Arco,Passo di S. Giovanni, Lago di Loppio, Mori, Drena,Vezzano, ecc.) in un lungo capitolo della sua opera“I Lavini di Marco” (1871) che costituisce in talmodo il primo trattato scientifico sul carsismosuperficiale in regione.

Gli scavi archeologici

Gli scavi e le esplorazioni nelle grotte preistoriche,effettuati negli ultimi due decenni del XIX secolo, sep-pure finalizzati alla ricerca paletnologica, si inserisco-no cronologicamente nella nascita dell’interesse perle cavità naturali in regione, che coincide con l’iniziodel turismo nell’arco alpino orientale e in particolarenelle Dolomiti e la pubblicazione di guide turistico-alpinistiche.7 Gli scavi iniziati nel novembre del 1881da Paolo Orsi nella Grotta del colombo presso il DosCastion (Mori), segnano la nascita della modernaarcheologia in Trentino.8 Un anno dopo la campagnadi scavi alle pendici del Dos Castion, Paolo Orsi trovala conferma delle sue teorie sul Neolitico in Trentino,in un’altra grotta: la Busa de l’Adamo.L’interesse dell’Orsi per le cavità lo porta a visitareanche i pozzi glaciali, le “marmitte dei giganti”, diVezzano, ripuliti e pubblicizzati a fini turistici dallaSocietà alpina del Trentino (che in seguito diverrà:Società degli alpinisti Tridentini, da qui in poi: SAT), apartire dal 1879.9 In particolare l’Orsi rinviene interes-santi reperti nel Bus dei Poieti e nel Pozzo della Mariamata, o Pozzo Stoppani.Le scoperte dell’Orsi contribuiscono alla divulgazionedella archeologia, tanto che negli anni seguenti nascela moda delle passeggiate archeologiche.10 Nel corsodi queste passeggiate viene scoperta la grotta deno-minata La Cosina. In questa grotta, nel 1912, DonFelice Vogt inizia gli scavi, finanziati dalla Pro culturadi Trento, coadiuvato dall’archeologo GiacomoRoberti.11 Nello stesso anno viene scoperta in

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12 ROBERTI Giacomo - La grotticella sepolcrale di Nogaredo, IN:San Marco. - Rovereto (TN). - A. 5, fasc. 4 (1913), pp. 141-145.13 VALENTI S. - La caverna di Sella, IN: La Paganella. - Trento. - A.1 (1910), n. 2 ; pp. 27-30.

7 DECARLI Riccardo - Note su Alpi e libri dal XVI al XVIII secolo, IN:Annuario ... / CAI SAT Sezione di Riva del Garda, 2001; pp. 217-223.8 LANZINGHER Michele, MARZATICO Franco, PEDROTTIAnnaluisa - Storia del Trentino: I: la preistoria e la protostoria,Bologna, Il Mulino, 2001, pp.[119].9 Annuario della Società degli alpinisti tridentini - 1877 ; pp.[156]-176.- 1878-79 ; pp.[281]-283.- 1879-80 ; pp.[37]-70.- 1895 ; pp.17-19.10 GORFER Aldo - Al di là della storia: i grandi capitoli della ricercaarcheologica nella regione tridentina, Trento, TEMI, 1980, pp. 157.11 ROBERTI Giacomo - La grotta sepolcrale detta “La Cosina” aStravino, IN: Bullettino di paletnologia italiana. - Roma. - A. 39(1913) ; pp. 1-16.

� Grotta del Colombo in un rilievo dell’archeologo PaoloOrsi, del 1881.

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rato da C. Fruwirth.L’autore cita le duecavità note con ilnome Norgeleloch1° e 2°.Il 1885 segna unatappa fondamentalenella storia dellaspeleologia regio-nale: VincenzoZucchelli esplora ilBus del diaol e nepubblica una preci-sa descrizione14: sitratta della primapubblicazione spe-leologica di rilievo inregione.15 La descri-zione del Zucchellinon si limita ad un mero resoconto dell’iti-nerario percorso, ma accenna alle partico-lari morfologie ipogee: cupole, depositisabbiosi e chimici; misura le distanzequasi volesse tracciare un rilievo topogra-fico. Zucchelli e compagni si fermano alsifone di sabbia ma intuiscono chiaramen-te che la grotta prosegue.Gli anni seguenti vedono il moltiplicarsidelle esplorazioni in cavità conosciute enuove; non sempre le relazioni vengonopubblicate, come nel caso dell’interessan-te rilievo de Il Colo disegnato da GiuseppePellizzaro. La grotta frequentata sin dal-l’antichità, conserva sulle pareti iscrizionirisalenti al XV e XVI secolo.16 La primaesplorazione moderna è del 1890 adopera di Giacomo Nervo, dello studente diPieve Tesino Alberto Broccato ed un ano-nimo pompiere. Alcuni giorni dopo allacompagnia si aggregano: GiuseppePellizzaro, Devettori e Trentini. Il Nervopubblica la relazione dell’esplorazione su“Il raccoglitore”, Broccato compila unalunga relazione tuttora inedita.Sin qui le esplorazioni - ad eccezione di quella delZucchelli - sono estemporanee, frutto della curio-sità di alcuni nei confronti delle varie attrazioninaturali della propria valle o del nascente interesseper i monti.Una svolta decisiva alle ricerche speleologiche ecarsiche in regione giunge alla fine dell’Ottocento:Cesare Battisti e Giovanni Battista Trener iniziano

una proficua collaborazione scientifica a par-tire dal 1897, studiando l’emissario ipogeo delLago di Terlago ed i fenomeni carsici di trevalli vicine. I risultati di tale studio sono pub-blicati nella rivista “Tridentum” che i due fon-dano l’anno successivo. Nel 1898 propongo-no alla SAT la costituzione di un circolo spe-leologico. La proposta si inseriva in un ampioprogramma di studi da svolgersi in seno allaassociazione alpinistica, un “Circolo di studiglaciologici, limnologici e speleologici”. Laproposta non va a buon fine, Battisti pensaquindi di rivolgersi ad altri, tra i quali gli spe-leologi francesi di “Spelunca”, in tal modoentra in contatto con Martel.17

Tra le grotte esplorate da Battisti e Trener varicordata la Grotta di Costalta, dove trovanoun cranio incompleto di Capra ibex L. (stam-becco) e il Bus della spia. Seppure la loro atti-vità non riesca a stimolare la nascita di ungruppo grotte, risulta fondamentale perchéattraverso i loro scritti, alcuni a tuttoggi inedi-

ti, pongono le basi per la nascita - negli anni venti- di una vera e propria speleologia in Trentino.Nel corso degli anni che precedono il primo conflit-to mondiale alcuni soci della SAT iniziano la fre-quentazione delle grotte, saranno gli stessi che altermine del conflitto costituiranno i primi gruppigrotte: Giuseppe Bianchi e Camillo Delai (Gruppogrotte SOSAT di Trento) che iniziano la loro attivitànel 1905 esplorando il Bus della spia. Nello stesso

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14 ZUCCHELLI Vincenzo - Una visita alla grotta di Arco, inAnnuario SAT 1885-86, pp. 335-33815 ISCHIA Marco - Il Bus del diaol: la storia ed i recenti eventi, IN:Annuario ... / CAI SAT Sezione di Riva del Garda, 2000; pp. 117-131.16 CRAMEROTTI Franco, GRAMOLA Marco, PIFFER Stefano - IlColo sul Monte Silana: un documento di pietra, IN: Natura alpi-na, V. 51, n. 1 (2000), pp.41-48.

17 DECARLI Riccardo - Cesare Battisti, Giovanni Battista Trener eEduard Alfred Martel: ipotesi di un carteggio, IN: Atti XI conve-gno regionale di speleologia del Trentino-Alto Adige, Rovereto(TN), Osiride, 2001, pp. 107-120.

� Un ritratto di CesareBattisti del 1897.

� Il Colo in un rilievo di Giuseppe Pellizzaro del 1891.(Biblioteca della Montagna - Archivio Storico SAT)

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anno G. Marzani esplora il Bus de le Guane. Nel1909 Cornelio Merlo assieme ad un gruppo di socidella SAT esplora l’Abisso di Lamar. Si tratta dellaprima esplorazione speleologica che supera i tresaltini iniziali, giungendo sino al grande pozzo.18 Sidovrà attendere la fine degli anni venti per vedereall’opera altri speleologi, tra i quali AdolfoGiovannini - che dall’alto dei suoi 104 anni ancoroggi ricorda l’impresa -, giungere sino a quel puntoe tentare la discesa nel grande pozzo.La guerra è ormai alle porte, Battisti ha ormai datempo abbandonato l’attività esplorativa a vantag-gio dell’impegno politico, ma altri due episodi meri-tano di essere ricordati: l’associazione cattolica “Ilgiovane Trentino”, guidata da don Cesare Refatti,facilita l’accesso al Covelo di Rio Malo, ormai dive-nuto una frequentata meta escursionistica. Nel1912 Stefan Jurececk effettua delle ricerche sullafauna cavernicola della Grotta di Costalta; rinvienetre nuove specie di coleotteri troglobi, descritti daGiuseppe Müller19 e J. Breit20, però chiama lacavità: Grotta sul Monte Mandriola, solo negli anni‘50 si scoprirà che si trattava della Grotta diCostalta21.

Le grotte di guerra

Manca al Trentino-Alto Adige un lavoro di riepilogosull’utilizzazione delle grotte in guerra, rispetto aquanto avvenuto nella Venezia Giulia, nella nostraregione non assistiamo a importanti adattamentiipogei. Tra le grotte utilizzate vanno ricordate: ilprimo tratto della Grotta di Costalta, utilizzato daimilitari italiani: il caposaldo “Grotta” è presidiato dasoldati del 1° Battaglione del 31° Fanteria che nelmaggio del 1916 sono impegnati in furiosi combat-timenti.22 La Caverna Mas del Cuco adibita a rico-vero con pavimentazione in calcestruzzo. Il Coveldi Col Sornale utilizzata ed allargata dai militariaustriaci. Altri esempi si possono trovare sugli alti-piani di Folgaria e Lavarone, sul Monte Baldo, e suiLessini.

La rinascita speleologica in Trentino

Nel 1925, dopo 12 anni di stasi completa nel pro-gresso delle conoscenze speleologiche della regio-ne, Giovanni Battista Trener, in qualità di presiden-

te del Museo di storia naturale di Trento, lancia unappello per una ripresa dell’attività esplorativa edello studio delle cavità già note, come sostenutouna trentina di anni prima da Cesare Battisti. Taleappello è seguito poco dopo dai risarcimenti allaSAT dei danni subiti in guerra; i tempi finalmentesono propizi e vedono la nascita in seno alSodalizio dei primi gruppi grotte del Trentino. Alle squadre di Rovereto e della SOSAT di Trento,seguono in breve tempo quelle degli esploratori delCNGEI di Riva (1926) e della Sezione escursionistidel Dopolavoro di Avio (1928). La scoperta nel 1927 della Grotta di CastelloTesino, definita per le sue bellezze “la Postumiadel Trentino”, accende gli entusiasmi di tutti i natu-ralisti e scienziati della regione, avvicinando allaspeleologia numerosi appassionati frequentatoridelle locali montagne. Gli entomologi in particolaretrovano in questa disciplina una “nuova terra diconquista” sicuro forziere ricco di interessantissi-me scoperte. Nascono così la squadra di Castello Tesino, chelimita la sua attività alla custodia della caverna edalla gestione delle visite turistiche, e da ultimoquella di Mattarello.Il clima politico del periodo non risparmia certol’associazione, ma nonostante il regime di commis-sariamento, la SAT continua la sua attività, restau-rando i rifugi e contribuendo con quanto può a pro-muovere le attività scientifiche.Nel 1927 viene costituito in seno al Sodalizio il“Gruppo grotte”, il cui direttivo è composto da orga-ni del Comitato Scientifico SAT e del Museo di sto-ria naturale, presso il quale era stata fondata unasquadra speleologica per l’esplorazione scientificadel sottosuolo.

18 MERLO Cornelio - Una caverna nei dintorni di Terlago, IN:Bollettino della SAT, A.6, n.6 (nov-dic 1909), pp.5-1019 MüLLERGiuseppe - Drei neue blinde Trechen aus Österreich, IN:Entomologische Blätter für Biologie und systematik Käfer, Bd.9(1913), pp.299-30320 BREIT J. - Neue Koleopterenformen aus Südeuropa, IN:Koleopterologische Rundschau, A.3 (1914), pp.50-6221 CONCI Cesare, TAMANINI Livio - Revisione del genere“Aphaotus” Breit e descrizione di un nuovo genere di coleotteritroglobi, IN: Studi trentini di scienze naturali, A.28, f.1-2-3, (1951),pp.111-14422 GIROTTO Luca - La lunga trincea: 1915-1918: cronache dellagrande guerra dalla Valsugana alla Val di Fiemme, Valdagno (VI),Gino Rossato, 1995, pp. 267-270

� Discesa in un pozzo anni ‘20. (Biblioteca della Montagna- Archivio Storico SAT)

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Nel 1928, anno boom della speleologia trentina, lesquadre speleologiche in attività sono così sei, piùquella scientifica del Museo. Al Gruppo grotteappartenevano soci della SAT e dei vari gruppigrotte locali che per l’adesione pagavano unatassa di iscrizione di lire 2 ricevendo una tesseraspeciale.L’intensa collaborazione fra SAT e Museo di storianaturale porta subito ad un notevole incrementonel censimento delle cavità che in un solo annopassano da meno di venti ad una cinquantina. Nell’ambito dell’attività di ricerca la SAT coordina igruppi presenti sul territorio attraverso la Sezionespeleologica del Comitato scientifico, diretta dalprof. Ezio Mosna, curando l’esplorazione e lo stu-dio topografico delle caverne. Eventuali ricerchescientifiche vengono dirette e coordinate dagli stu-diosi del Museo di storia naturale, infine reperti ericerche archeologiche sono tutelate e soggettealla legislazione della r. Soprintendenza alle anti-chità. Le ricerche speleologiche progrediscono a vistad’occhio; vengono esplorate circa 120 cavità e dialtre 90 ne viene data segnalazione. La notevole mole di informazioni prodotta è rela-zionata dal prof. Mosna in tre opere nel 1929, 1930e 1931 intitolate “L’Esplorazione Speleologica della

Venezia Tridentina”23.La squadra speleologica della SOSAT di Trento èquella che raccoglie i risultati più prestigiosi intra-prendendo le esplorazioni più ardite. Il gruppoorienta i propri sforzi sui rilievi a nord-est di Trento,con particolare attenzione al massiccio dellaPaganella. Le prime attività si svolgono all’Abisso di Lamar epresso il Bus de la Spia, dove da tempo si control-la il livello del sifone sul fondo, riuscendo nel 1929grazie ad un eccezionale periodo di siccità adavanzare per altri venti metri. La grotta viene rile-vata accuratamente dalla squadra nel 1927.

L’esplorazione della Caverna di Terlago (così veni-va chiamato l’Abisso di Lamar) già intrapresa inpassato da alpinisti della SUSAT nel 1908 e daipompieri di Terlago nel 1923, comincia nel 1924con una prima visita alla caverna, percorrendo ilmeandro fino all’imbocco di una profonda voragineche nessuno aveva osato violare. Nell’ottobre1927 i sosatini tentano la discesa del baratro, arre-standosi per carenza di materiali dopo 26 metri suun terrazzino. La cengia viene dedicata aGiovannini, primo speleologo a calarsi nel pozzo.Nel gennaio ’28 in collaborazione con la squadrascientifica del Museo di storia naturale viene orga-nizzata un’imponente campagna esplorativa; conl’aiuto di quattro pompieri di Terlago, Adami,Giovannini, Mottes e Benetti raggiungono il primo

23 Mosna E.; L’esplorazione speleologica della Venezia Tridentina.- 1929: Studi trentini di scienze naturali. - Trento. - A. 10, fasc. 3 ; p.173-186- 1930: Annuario / Società alpinisti tridentini.- Trento. - V. 25 (1929-30) ; p. 149-211- 1931: Annuario / Società alpinisti tridentini.- Trento. - V. 26 (1930-31) ; p. 139-192

� Spluga de Romal, 1930. (Biblioteca della Montagna - ArchivioStorico SAT)

� A fianco, uno dei primi rilievi dell’abisso di Lamar.

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o de le Strie, il Bus de lanef de le Coe, il Bus delGobo Onzera (la grotta piùstudiata con ben 31 visite,teatro dei più prestigiosiritrovamenti faunistici) ed ilBus del Bilbom, la piùimportante grotta delGruppo, un tortuoso cuni-colo molto malagevolelungo 400 metri, rilevatoper circa 36025. Al Gruppo viene dato unindirizzo nettamente scien-tifico; non sono molte infat-ti le grotte esplorate (circa25 dal 1927 al 1933), ma irisultati conseguiti portanoagli studi migliori i più com-pleti sotto il profilo geologi-co ed entomologico.

Nel 1930 si inizia il rilevamento della grotta diPatone presso Arco, dove viene condotta quellache possiamo considerare la prima grande operadi scavo della speleologia trentina25. Infatti fino adallora tutte le spedizioni si erano arrestate a pocopiù di 300 metri dall’ingresso su un fondo di sabbia,all’occhio esperto di Cadrobbi era subito apparsochiaro che si trattava di un sifone. V’era inoltrenotizia che un certo Carlo Bresciani di Chiarano,della SAT di Riva, nel 1926 si fosse spinto con altrial di là di questo punto per lungo tratto, fino ad unsecondo fondo di sabbia. Si stabisce di costruire amonte del sifone una diga di travi allo scopo dicostituire un bacino di raccolta per la sabbia. Civuole circa una settimana per costruire la diga erimuovere la sabbia, il 31 agosto 1932 viene aper-ta la via per la seconda parte della caverna. Non sitratta di una esplorazione nel senso pieno dellaparola, la notizia dell’impresa del 1926 era fonda-ta; infatti per circostanze eccezionali in quell’annoil sifone si dev’essere spontaneamente svuotato,permettendo il passaggio ai primi veri visitatori e laprova di questo fenomeno è data da una cartolinache gli speleologi di Rovereto trovano al terminedella grotta, portante le firme di Carlo Bresciani,Giuseppe Bresciani e Mario Calzà e la data, 20settembre 1926.Il lavoro degli speleologi roveretani ha purtroppobreve durata, soltanto un anno dopo l’acqua dellasorgente a monte del sifone, che in seguito a fortiprecipitazioni esce copiosa, ostruisce nuovamenteil passaggio e negli anni a venire distrugge la diga.Questo periodo è comunque sufficiente per ese-guire il rilevamento totale della caverna che misu-ra uno sviluppo di 780 metri, poi per quasi trent’an-

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terrazzino e scendono per ulteriori50 metri fino ad un “pianerottolo dicirca tre metri quadrati”, constatan-do che la voragine prosegueprofonda forse ancora 200 metri24.Il fondo del baratro verrà raggiuntosoltanto nel 1949, da Hans Glasere Otto Eisenstecken del Servizio disalvataggio alpino dell’AVS e nellostesso anno dal Gruppo triestinospeleologi.L’attività di ricerca intrapresa, cheha già fruttato l’esplorazione di undiscreto numero di cavità sullaPaganella, è coronata con le sco-perte del Coel Zelà sul MonteGazza, della Gana del Dosson il13/5/28, dove gli spleleologi per-corrono un’ampia galleria lungacirca 250 metri, arrestandosidavanti ad una frana ed infine conla scoperta della Grotta dellaLovara sul Monte Fausior, il12/8/28. Nell’anno successivo ilgruppo è artefice della più grandescoperta di allora; il 12/5/29Scartezzini e Perli, durante una battuta sul Beccodi Corno (Paganella), scoprono l’ingresso di unavasta grotta che viene dedicata a Cesare Battisti inonore del martire ed a ricordo del suo grande inte-resse per l’esplorazione speleologica del Trentino.Con 992 metri di sviluppo la Grotta Cesare Battistidiviene la più estesa ed importante cavità dellaregione.Nei periodi successivi la pressione del regimefascista sulle associazioni si fa sempre più forte, alpunto che nell’ottobre 1931 la SOSAT cessa l’atti-vità per non doversi adeguare alle direttive semprepiù limitatrici imposte dal PNF. Accanto alle grandi esplorazioni descritte, ilGruppo grotte della SOSAT di Trento va inoltrericordato per esser stato il primo ad intraprenderel’esplorazione speleologica del Gruppo di Brentanel 1929, con una spedizione alla Grotta dellaBrenta Alta, per le ricerche faunistiche che portaro-no al ritrovamento nella Grotta Battisti di esempla-ri di Naididi e Tubificidi e per le ricerche archeolo-giche, che portarono alla scoperta della stazioneneolitica del Castellèr de la Gròa.

Il Gruppo grotte di Rovereto, tra i cui fondatori tro-viamo personaggi fra i più importanti nella storiadella speleologia trentina, che la hanno portata aconfrontarsi con realtà internazionali, quali l’ento-mologo Livio Tamanini ed il geologo MarioCadrobbi, si dedica inizialmente allo studio di areelimitrofe, quali la Valscodella, i rilievi montuosiattorno ad Isera e la zona di Serrada. Qui vengonoesplorate le più importanti cavità, il Bus del Loigher

Discesa in una caverna in loca-lità Orzer nel 1930. (Bibliotecadella Montagna - ArchivioStorico SAT)

25 S.A.T. Sezione di Rovereto. Gruppo Grotte “E. Roner”, 1997: 70anni di attività del Gruppo Grotte E. Roner di Rovereto : 1927-1997. - Rovereto (TN) : Osiride, - 47 p.

24 Varolo M., Galvan B., 1991: Abisso di Lamar : storia ed esplora-zioni. // IN: IX Convegno Regionale di Speleologia del Trentino-Alto Adige : 13-19 novembre 1989. / Gruppo speleologico Lavis. -Trento : Museo tridentino di scienze naturali; Natura Alpina V. 42,N. 2-3 ; p. 103-106.

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ni nessuno più potrà percorrere quella parte dellagrotta.

La “Sezione escursionisti del Dopolavoro di Avio”costituita nel 1928 si dedica alla sistematica esplo-razione del monte Baldo, con sporadiche spedizio-ni sui Lessini. Presidente della Sezione viene eletto AlbertoBrasavola de Massa, entomologo e conservatorepresso il Museo di storia saturale di Trento, permolti anni una figura di primissimo piano nel camponaturalistico della regione. Instancabile trascinato-re della squadra è Giovanni Libera.La più importante scoperta del gruppo è quelladella Grotta dei Cervi, il 28/5/1928.L’esplorazione completa della cavità porta al primoritrovamento faunistico nel Trentino dopo la grandeguerra ed alla scoperta di resti di scheletri di cervo,unica testimonianza della presenza di quell’anima-le sul monte Baldo, dove fin dai tempi remoti nonse ne era riscontrata alcuna traccia.Sul finire del 1929 si da inizio all’esplorazionesistematica della Busa dei Preeri, con scaviche portano al ritrovamento di graffiti delXV secolo e di cocci di terracotta, carbo-ni ed altro materiale ritenuto di età prei-storica. Nel 1930 viene infine esploratala Grotta dei Pipistrelli, tornata recente-mente alla ribalta per il ritrovamento diresti di orso speleo.

Il Gruppo grotte di Riva, fondato nel 1926nell’ambito delle attività del CNGEI e ricostitui-to l’anno successivo come organo della localesezione SAT, è diretto da Italo Maroni e rivolge ini-zialmente i propri sforzi allo studio delle grotte diPatone, tra Arco e Ceniga. Nel 1929 si raggiungel’apice dell’attività esplorativa con la stesura delprimo rilievo del Bus del Diaol e la scoperta dellepalafitte presso Molina di Ledro. Il Gruppo si dedi-ca in seguito all’esplorazione della Val di Ledro,con due campagne di ricerca nel 1930 e nel 1932.Delle 44 grotte oggi note in Val di Ledro ben 16sono state scoperte dal Gruppo grotte SAT Riva26.

Ultimo ad essere costituito,il Gruppo grotte di Ma -ttarello guidato da TullioPerini, collaboratore delMuseo di storia naturale, sidedica all’esplorazione si -ste matica delle località limi-trofe, con particolare riguar-do al massiccio dellaVigolana. L’esplorazione piùimportante è quella tenuta incollaborazione con i sosatinidi Trento nella Grotta CesareBattisti, l’unica spedizioneorganizzata in collaborazionefra due gruppi di cui sia rima-sta notizia. Il 25 agosto 1929le due squadre di speleologieffettuano il collegamentodella cavità con il Bus de leGrole, grandioso antro con un

portale di ingresso alto 80 m e largo 25, che si apresulla parete a picco della Paganella sopraZambana, inaccessibile dall’esterno.

Componenti la squadra scientifica del Museo sonoil barone Hippoliti ed i conti Ceschi ed Hartig, iquali collaborano attivamente con i vari gruppioccupandosi dell’aspetto scientifico delle esplora-zioni. Intraprendono nel 1927 ricerche scientifichenel Tesino e sull’altopiano di Lavarone in particola-re al Covelo di Rio Malo, che rilevano. L’impresa dimaggior spicco è la discesa nell’Abisso di Lamar,tentata il 12/1/28 da Hippoliti ed Hartig, quest’ulti-mo inoltre era stato chiamato a far parte della spe-dizione al Karakorum, che stava organizzando inquel periodo SAR il Principe Aimone figlio del Ducad’Aosta.Infine un altro personaggio che lascia un segnoindelebile nella storia della ricerca speleologicascientifica regionale è Leonida Boldori. Direttore

del Gruppo grotte di Cremona, data la col-locazione geografica della sua città che

distava una sessantina di chilometridalla grotta più vicina, il Boldori con-duce gran parte delle sue ricerchein regione, segnalando una venti-na di cavità. Particolarmente accu-rate risultano le ricerche condottesull’altipiano di Lavarone nell’ago-

sto-settembre 1929.

Nel giugno 1933 si tiene a Trieste il ICongresso speleologico nazionale; la

speleologia è progredita notevolmente intutta Italia e dai 25 gruppi speleologici presenti nel1927 si è arrivati a 5827. Con i suoi sei gruppi grot-te la speleologia trentina si presenta all’appunta-mento come la terza realtà nazionale, dopo laVenezia Giulia e la Lombardia, ma quando la SATper mancanza di fondi è costretta a tagliare i con-tributi alle varie squadre, l’attività di queste vacalando drasticamente, la successiva guerrad’Africa fa cessare completamente qualsiasi atti-vità alpinistica all’interno del Sodalizio.

In conclusione, il periodo a cavallo frail 1925 ed il 1933 risulta il più impor-tante e ricco di scoperte. Non solo siha una prima documentazione detta-gliata sulle ricchezze speleologichedel territorio, ma vi sono anche leprime vere esplorazioni coordinate ele prime ricerche scientifiche e tuttoquesto grazie alla collaborazione fraSAT e Museo di storia naturale, cheincoraggiarono, diressero ed orga-nizzarono l’attività svolta.

26 Ischia M., 2001: Il Gruppo Grotte SAT Riva(1927-1933). // IN: Annuario ... / SAT Riva delGarda. - Riva del Garda (TN); p 313-316.27 Boegan E., 1933 : Sulle esplorazioni speleolo-giche in Italia. // IN: Atti del I Congresso nazio-nale di speleologia : Trieste, 10-14 giugno 1933.- Trieste : <s.n.> (Milano : Modiano). - p. 116-133.

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� Pozzo del Merro

Immersione scientifica esinkholesPer molto tempo la presenza dell’acquasul fondo delle cavità ha costituito unostacolo invalicabile per i ricercatori cheerano costretti ad ottenere informazionisolo mediante metodi indiretti, il più dellevolte limitati a semplici scandagli dallasuperficie. Lo sviluppo, negli anni, dimateriali e procedure speleosubacqueeha aperto una nuova frontiera nello studiodegli ambienti ipogei sommersi. A questosi è aggiunto il sempre maggior impiegodell’immersione scientifica per la raccoltadi dati in numerose branche della ricerca.Il termine “immersione scientifica” ha unsignificato ben preciso venendo chiara-mente definito dall’American Academy ofUnderwater Sciences conformemente

al Codice Internazionale dellaImmersione Scientifica CMAS-UNESCO come: “im mersioneeseguita esclusivamente comeparte necessaria di un’attivitàscientifica, di ricerca o educati-va da personale qualificato ilcui solo scopo per immergersisia di eseguire compiti di ricer-ca scient i f ica”. Chi effettuaoperazioni subacquee devequindi avere le necessar iecompetenze e adeguarsi agli

standard previsti affinché i risultati dellaricerca abbiano un serio e riconosciutovalore. Le necessità dell’industria off-shorehanno spinto alla realizzazione di macchi-ne robotizzate subacquee, sviluppateprincipalmente per compiti di monitorag-gio e manutenzione delle infrastrutturesommerse, in grado di funzionare inambienti che, per profondità e caratteristi-che ambientali, risultavano inaccessibiliagli operatori umani: i ROV “RemoteOperated Vehicle”. La particolare geologia dell’Italia favori-sce una diffusa presenza di fenomenierosivi carsici sia epigei che ipogei. Unparticolare tipo di queste strutture è rap-presentato dai sinkholes. Il termine derivadall’unione di “sink”, sprofondamento e“hole”, buco. In sintesi sono delle voragi-

KEY WORDSKarst sinkholes, Cave diving, Scientific diving,ROV, Geothermal fluids, Pozzo del Merro,Acque Albule

RIASSUNTOLe tecniche speleosubacquee sono un utileed efficace strumento a disposizione deiricercatori per studiare ambienti e fenomenialtrimenti inaccessibili. L’acqua presenteall’interno di grotte e cavità non costituiscepiù un limite invalicabile ma una frontieraverso nuovi ed affascinanti luoghi ancora ine-splorati. Lo sviluppo di nuove tecnologie subacquee,ed in particolare la disponibilità di veicoli

robotizzati in grado di operare ad altaprofondità in ambienti sommersi anche diridotte dimensioni, ha permesso di estende-re in modo considerevole la capacità opera-tiva degli studiosi generando una forte siner-gia tra uomo e macchina.Un caso rilevante di applicazione di questenuove metodologie d’indagine è rappresen-tato dalla cavità allagata del “Pozzo delMerro” e dei laghetti del sistema delle“Acque Albule” nell’area dei MontiCornicolani e della Piana di Tivoli nel Laziocentro orientale.Il rilevamento delle principali caratteristichegeomorfologiche ed idrogeologiche dellevoragini ha permesso di definire un quadrod’insieme in cui è evidente la correlazione

tra assetto strutturale dell’area, presenza diapporti di fluidi endogeni mineralizzati allafalda carsica regionale e genesi delle cavità.

ABSTRACTCave and scientific diving techniques are use-ful “tools” for the researchers to study placesand phenomena otherwise unreachable. Thewater filling caves and sinks is not anoverwhelming barrier but a new frontiertoward new and unexplored places.The development of new underwater tech-nologies and underwater robots (ROV), ableto operate in hostile environments and invery deep and restricted places, extendsvery much the capacity of the scientistscreating a strong synergy between men and

Le porte Giorgio Caramanna

� L’impressionantevi sta aerea del pozzodel Merro. Il sinkholeallagato più profon-do del pianeta è unmaestoso esempiodella forza dell’ero-sione carsica che loha originato neiMonti Cornicolani,propaggine più occi-dentale del settoreappenninico laziale.

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Pozzo del Merro �

Inquadramentogeologico

Il sinkhole “Pozzo del Merro” si apre nella struttura carbonati-ca dei Monti Cornicolani neipressi del paese di Sant’AngeloRomano, in provincia di Roma.I Monti Cornicolani rappresenta-no la propaggine più occidentaledel settore appenninico lazialepoco a Nord di Tivoli. Sono costi-tuiti da tre rilievi principali:“Monte S. Francesco” (206 mslm) con orientazione NNW-SSE, Sant’Angelo Romano (400m slm) orientato anch’essoNNW-SSE e Poggio Cesi (413 m

slm) allineato circa N-S. I tre rilievi sono costituiti prevalentemente da cal-cari del Lias inferiore e, in minor misura, da analo-ghi sedimenti del Lias medio-Cretacico medio. Isedimenti carbonatici che, nella successione strati-grafica, seguono il “Calcare Massiccio” hannopotenze modeste e si sono deposti da Est adOvest in tempi sempre più recenti. Ai termini calca-rei si associano, al margine settentrionale, sedi-menti Pliocenici clastici eterogenei (sabbie, limi,argille) presenti in affioramento alle quote piùbasse della catena in esame (Carta Geologicad’Italia, Foglio n.144).

ni a cielo aperto la cui genesi ed evoluzione ègovernata da vari fattori: litologici, strutturali edidrogeologici. In molti casi i sinkholes costituisconoun punto di affioramento della falda idrica sotterra-nea. Il loro studio riveste importanza sia dal puntodi vista scientifico che applicativo. I sinkholes infat-ti possono costituire un potenziale pericolo per leinfrastrutture umane ed una via di penetrazione diinquinanti nella falda basale. Questo articolo trattadi quattro sinkholes nel Lazio orientale studiatimediante tecniche speleosubacquee ed uso diROV.

Nei pressi di Roma uomini e robot esplorano il Pozzodel Merro, il più profondosinkhole del mondo.

dell’acqua

�Carta geologica della zona (daFacenna et al., 1994)

� Lungo le pare-ti del Pozzo delMerro sono stateosservate edesplorate nume-rose diramazionie cavità seconda-rie, tutte a fondochiuso. Questa lamaggiore, a circa70 metri diprofondità.

machines.A case study is the flooded karst sinkhole ofthe “Pozzo del Merro” and some lakes of thesprings system “Acque Albule” in theCornicolani Mounts and Tivoli Plain area(Latium Region).By the survey of the main geomorphologicand hydrogeologic features of the sinks wewere able to define the correlation betweenthe structural secting of the area, the pre-sence of mineralized geothermal fluidsmixed with the local karst aquifer and thegenesis of the sinkholes.

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Il nucleo carbonatico è circondato dai sedimentisabbiosi e argillosi pliocenici e i versanti sud occi-dentali sono interessati da coperture di tufi basalti-ci e leucitici (Segre 1948). I Monti Cornicolani sono caratterizzati da motivitettonici di estensione sia locale che regionale. Lanatura litologica dei termini in affioramento,Calcare Massiccio di tipo “A” di Monte Nerone di“paleopiattaforma” epicontinentale (Chiocchini eMancinelli 1978), e il grado di disturbo tettonico,con la presenza di tre sistemi di faglie subverticalicon direzione NW-SE, NE-SW, N-S, hanno favoritola formazione di un esteso sistema carsico epigeoed ipogeo con forme di piccole e grandi dimensio-ni. In particolare si identificano quattro fasi defor-mative principali legate sia a tettonica compressivache distensiva (Mattei et alii 1986).A sud dell’area cornicolana si localizza il Bacino delleAcque Albule con gli imponenti depositi di Travertinooggetto di estrazione fin da epoca Romana.All’interno dei sedimenti travertinosi si aprono gli altritre sinkholes studiati: il Lago di S. Giovanni e i laghiRegina e Colonnelle sorgenti delle Acque Albule. Lamaggior parte della formazione si può consideraredeposta in sincronia col II Interglaciale (Riss-Wurm).Il Bacino delle Acque Albule è da ritenersi di originetettonico-carsica, in concomitanza con un’ulteriorefase di sollevamento del Preappennino Romano. Ilcarsismo è diffuso e, sotto lo strato più superficiale di“tartaro”, i travertini sono soggetti ad estesi fenome-ni di sgrottamento con formazione di doline di crollola cui morfologia risulta spesso obliterata da inter-venti antropici. Un sollevamento in blocco della strut-tura ha interrotto la deposizione del Travertino e ilconseguente approfondimento del reticolo idrografi-co ha fatto sì che le acque calcareo-solfidriche risa-lenti dal sottosuolo esercitino la loro azione incro-stante prevalentemente in ambiente ipogeo contra-stando la formazione delle citate cavità nel substratotravertinoso (Maxia 1949, Facenna et alii 1994).

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� Pozzo del Merro

I SINKHOLESI sinkholes, letteralmente “voragini da sprofondamento” sonomanifestazioni superficiali di fenomeni erosivi particolarmente atti-vi nell’ambito di litologie carsificabili. In molti studi recenti variautori intendono per sinkhole un fenomeno che si manifesta conla formazione improvvisa di una voragine in aree di pianura pede-montana, in prossimità di un rilievo calcareo o comunque sogget-to a carsismo; gli anglosassoni, invece, sembrano usare questo ter-mine in un’accezione più generale, ad indicare qualsiasi tipo didepressione di origine carsica. In molti casi sono delle “finestre”che mettono in comunicazione l’ambiente esterno con il reticolocarsico ipogeo. Possono costituire importanti aree di ricarica pun-tuale per la falda carsica basale o, nel caso in cui vi sia un flusso inuscita, sorgenti. Uno dei luoghi in cui il diretto collegamento tra isinkholes ed il reticolo carsico ipogeo risulta maggiormente evi-dente è la zona del Suwannee Basin, nella Florida centro setten-trionale: in quest’area decine di chilometri di condotti carsici alla-gati sono collegati alla superficie da numerosi sinkholes che inparte si aprono al livello del terreno ed in parte sul letto di fiumia modesta profondità.A seconda dei paesi e delle situazioni in cui si manifestano pren-dono nomi particolari: le voragini delle Bahamas, ormai sommer-se dal mare, si definiscono “Blu Holes”; quelle del Messico - comequelle dell’America Centrale - “Cenotes”, che significa tombavenendo una volta utilizzate per riti funerari dalle popolazionilocali. Il Messico nord orientale ospita tra gli altri, nel Rancho LaAzufrosa (Stato di Taumalipas), anche il cenote Zacatòn, sommer-so per una profondità di 329 metri. El Zacatòn e il Pozzo delMerro ad oggi sono segnalate come le due cavità allagate piùprofonde del pianeta, esplorate dall’uomo. Nell’area del carso ita-liano e sloveno i sinkholes sono noti come “doline”, “uvale”,� Le indagini dirette, realizzate tra il 2000 e il 2002, sono

state affettuate da un team di speleosub, con tecniche spe-leosubacquee e uso di macchine robotizzate.

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Pozzo del Merro �

tributo in maniera determinante alle operazioni. Glispecialisti dei VVF hanno utilizzato ROV in gradodi effettuare delle riprese video che, successiva-mente interpretate, hanno permesso di verificareaspetti morfologici e ricostruire l’andamento dimassima della cavità nel settore più profondo. Dal

Metodologie di studioLo studio geomorfologico ed idro-geologico dei sinkholes allagati èstato effettuato sia mediante indagi-ni dirette che sondaggi indiretti.Per le indagini dirette si è costituitoun team di speleosubacquei. Si èproceduto ad una mappatura dellaparte allagata del Pozzo del Merro edel Lago di S. Giovanni utilizzandosia sistemi tradizionali che un sonarportatile al fine di velocizzare le ope-razioni. A causa della particolareforma della parte sommersa delPozzo del Merro si è potuto campio-nare l’acqua ed i sedimenti solomediante una serie di immersioni.Le immersioni sono state effettuatecon tecniche speleologiche uniteall’impiego di miscele respiratori ter-narie (Trimix) per le operazioni svol-te a profondità superiori ai 50 - 60metri.Vista la profondità considerevole della voragine siè deciso di proseguire nello studio mediante ROV.Il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco è dotato dialcuni ROV impiegati in compiti di ricerca e recu-pero ed è con queste apparecchiature che ha con-

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“polje” a seconda del grado evolutivo delfenomeno carsico.

I processi alla base della formazione deisinkholes sono molteplici e correlati traloro in un complesso quadro di interazioni.A seconda delle caratteristiche morfologi-che e della loro genesi in relazione ai diver-si tipi litologici interessati dal fenomeno disubsidenza, sono state classificate alcunetipologie, riassumibili in tre modelli:

Sinkholes da collasso:si originano a seguito del crollo della voltadi una cavità ipogea, asciutta o allagata. Nelcaso di depositi terrigeni coerenti sovra-stanti la volta, questi possono - per uncerto tempo - fungere da tetto prima delcollasso totale. Maggiore è lo spessore deidepositi, maggiore sarà l’area interessatadallo sprofondamento. La morfologia diquesti sinkholes è tipicamente imbutiformecon pareti tanto più ripide quanto più sonocoesivi i materiali interessati al crollo.Avvengono in modo improvviso senzasegni premonitori e spesso la loro genesi èfavorita da oscillazioni repentine della pie-zometrica della falda regionale. L’attivitàumana con il pompaggio o l’immissione difluidi nel sottosuolo, le perforazioni, o fortivibrazioni connesse a lavori o a impiantiindustriali può fungere da innesco per il

fenomeno. Anche l’attività sismica o feno-meni di inondazione o comunque di piog-gia intensa possono favorire il collasso dellastruttura.

Sinkholes da dissoluzione: si originano in materiali chimicamenteaggredibili quali calcari, dolomie, gessi, perazione degli acidi presenti nell’acqua del cir-cuito carsico. La presenza di fratture, faglieo giunti di stratificazione consente i movi-menti dei fluidi attraverso la roccia favoren-do lo sviluppo del fenomeno erosivo.Questo tipo di sinkholes è spesso connes-so, mediante inghiottitoio, al sistema carsi-co ipogeo rappresentato da condotti, pozzie grotte. Le voragini - generalmente asso-ciate ad altre forme carsiche - costituisco-no importanti aree di ricarica “puntuale”dell’idrostruttura carsica. In opposte situa-zioni di flusso sono sede di risorgenti il cuiregime è strettamente collegato alle varia-zioni di livello della superficie piezometricaregionale. La loro genesi è progressiva eindipendente da qualsiasi attività umana.

Sinkholes in alluvioni: depositi di tipo alluvionale possono averriempito antiche cavità carsiche. In generequeste situazioni sono relativamente stabili,comportando solo modesti assestamentinel tempo. In alcuni casi possono darsi con-

dizioni tali da riattivare repentinamente lasubsidenza catastrofica. Una situazioni tipicaè quella collegata alla realizzazione di pozziper acqua, con il conseguente sovraemungi-mento dell’acquifero. In prossimità della sta-zione di pompaggio si possono originaremoti turbolenti con forte abbassamentodella superficie piezometrica che innescaflussi verticali che facilitano la perdita dicoesione del materiale alluvionale, con con-seguente collasso.

Delle tre tipologie di sinkholes, quelli cherappresentano un potenziale pericolo perle attività umane, gli edifici, le strade e levarie infrastrutture, sono sicuramente isinkholes da collasso, per l’assenza di segnipremonitori. In tutti i casi, però, lo studioattento della geologia del territorio (chenon può prescindere da considerazionigenerali sulle condizioni idrologiche, idro-chimiche e idrogeologiche dei sistemi carsi-ci epigei ed ipogei), l’impiego di adeguatemetodologie geognostiche e lo studioattento dell’influenza dell’attività umana sul-l’innesco o sull’accelerazione dei fenomenidi subsidenza e di apertura dei sinkholespossono ridurre considerevolmente i rischiambientali.

� La preparazione dei materiali per le immersioni sul fondo della dolina. I mate-riali e le procedure speleosubacquee si sono notevolmente sviluppate negli ultimianni, aprendo nuove prospettive per lo studio degli ambienti allagati.

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queo, è stata impiegata per misurare T, pH, condu-cibilità elettrica, contenuto in solidi totali ed ossige-no disciolto, fino alla profondità di 95 metri.

Risultati

Prima delle esplorazioni da noi condotte il Pozzodel Merro era considerato una dolina ospitante unlago di profondità stimata in circa 50 metri. Lo stu-dio speleosubacqueo ha evidenziato una morfolo-gia con presenza di evidenti segni di ipercarsismoe disturbi tettonici riconducibili ai lineamenti strut-turali presenti nell’area. Lungo le pareti sono pre-senti numerose cavità secondarie, la maggioredelle quali a circa 70 metri di profondità, e caminiin parte percorribili. Tutte le diramazioni esploratesi sono rivelate a fondo chiuso. Le immagini tra-smesse dal ROV hanno evidenziato una situazioneanaloga anche per il settore più profondo. Il dia-

2000 al 2002 tre diverse campagne di esplorazio-ne hanno visto l’impiego di tre diversi ROV: il“Mercurio” che ha raggiunto il suo limite operativodi 210 metri di profondità senza localizzare ilfondo, il modello “Hyball 300” che ha proseguitol’indagine fino alla sua capacità massima di 310metri e il “Prometeo” che ha raggiunto il fondo delsinkhole a 392 metri dalla superficie.Nel Lago di S. Giovanni e nei laghi Regina eColonnelle, sorgenti delle Acque Albule, le immer-sioni sono state condotte al fine di campionare leacque, prelevare dei campioni di roccia, e realizza-re una documentazione video-fotografica degliambienti. Le particolari caratteristiche chimichedelle Acque Albule, con presenza di forti concen-trazioni in CO2, H2S, SO2, hanno reso necessariol’impiego di mute stagne e sistemi respiratori “full-face” in grado di isolare completamente gli opera-tori dall’ambiente esterno. Inoltre le immersioni nellago Colonnelle per la morfologia particolare e lapresenza di uno strato opalescente in superficie ingrado di ridurre notevolmente la trasmissione dellaluce al fondo si sono svolte con standard speleo-subacquei. Standard analoghi sono stati impiegatinello studio del lago di S. Giovanni caratterizzatodalla presenza di uno sgrottamento perimetrale.Le indagini speleosubacquee sono state integratedall’esecuzione di batimetrie da superficie e misu-razione dei principali caratteri chimico-fisici delleacque mediante sonde multiparametriche in gradodi misurare T, pH, ossigeno disciolto e conducibilitàelettrica. I campioni d’acqua prelevati sono statianalizzati, presso i laboratori del Dipartimento diScienze della Terra dell’Università “La Sapienza”,con metodi colorimetri e mediante uno spettrofoto-metro atomico al fine di determinare la concentra-zione degli ioni principali. Durante l’ultima immer-sione del ROV nel Pozzo del Merro il Dipartimentodi Scienze Geologiche dell’Università “Roma TRE”ha gentilmente messo a disposizione una sondamultiparametrica che, collegata al robot subac-

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� Pozzo del Merro

ROV

I ROV (Remote OperatedVehicle) sono macchine telegui-date dalla superficie in grado dioperare sott’acqua a profonditàelevate e per tempi illimitati. Sipossono dividere in due classi:“survey” e “work”. La classe “survey” è costituita damacchine di ridotte dimensioni, avolte dotate di manipolatori,impiegate per compiti di ispezio-ne visiva.. Possono essere messe

in opera da piccole imbarcazionio piattaforme galleggianti dimodeste dimensioni. I costi sono

dell’ordine delle decine di migliaiao centinaia di migliaia di dollari.La classe “work” è costituita damacchine imponenti, a volte gran-di quanto un pulmino, del peso disvariate tonnellate, impiegate dal-l’industria off-shore in lavorisubacquei impegnativi come laposa di condotte o di grandiinfrastrutture. Per la loro messa inopera sono necessarie naviappoggio o piattaforme di grandidimensioni. I costi sono dell’ordi-ne di svariati milioni di dollari.Nello studio del Pozzo del Merroil Corpo Nazionale dei Vigili delFuoco ha messo a disposizionetre diversi ROV, classe survey, perl’esplorazione visiva della partepiù profonda del settore som-

merso; di seguito sono indicatealcune caratteristiche principalidelle macchine.

Il ROV modello “Hyball 300” haproseguito l’indagine dal limitedel robot Mercurio fino alla suacapacità massima di 310 metri

Il ROV “Mercurio” ha raggiuntoil suo limite operativo a 210metri di profondità, senza loca-lizzare il fondo.

� Per le operazioni svolte a profondità superiori a 50-60metri sono state effettuate immersioni con tecniche speleo-logiche unite a miscele respiratori ternarie (Trimix).

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metro medio del condotto carsico sub verticale siaggira attorno ai 4 - 5 metri. Solo la parte termina-le si allarga formando un ambiente del diametro dicirca 30 metri con il fondo coperto da un depositolimoso rossastro formatosi dall’accumulo dei resi-dui insolubili della roccia calcarea. Le immagini delROV mostrano inoltre una possibile prosecuzioneorizzontale della cavità. Complessivamente ilPozzo del Merro si sviluppa per 452 metri dal pianocampagna al fondo, di questi 392 metri sono som-mersi. Le analisi chimiche evidenziano un apportodi fluidi mineralizzati alla falda carsica basale. Laprobabile origine di questi fluidi è da ricercarsinella struttura vulcanica dei Colli Albani (VulcanoAlbano). Il Pozzo del Merro costituisce anche unpiezometro naturale evidenziando, con le oscilla-zioni del livello dell’acqua, le variazioni della piezo-metrica basale.L’origine di questa imponente struttura è da ricon-dursi a fenomeni di carsismo inverso, in pratica la

dissoluzione chimica del carbonatosi è sviluppata non dall’alto verso ilbasso per effetto delle acque acidedi infiltrazione ma dal basso versol’alto per risalita di fluidi aggressivi.Il Lago di S. Giovanni, grazie all’e-splorazione speleosubacqueadiretta, si è rivelato essere una anti-ca grotta nel travertino la cui volta ècrollata, probabilmente, a seguito divariazioni del livello della falda frea-tica con conseguente effetto pisto-ne. Lungo l’esteso sgrottamentoperimetrale sono evidenti speleote-mi rappresentati da incrostazioni divaria forma e piccole stalattiti. Ilchimismo delle acque è caratteriz-zato da un’elevata concentrazionein bicarbonato di calcio.Nelle sorgenti delle Acque Albule le

immersioni nel Lago Colonnelle hanno permessodi osservare alcuni fenomeni particolari: la presen-za lungo il perimetro di uno strato vegetale galleg-giante, formazioni di pseudostalattiti originatesidall’incrostazione di travertino su colonie di solfo-batteri, spessi depositi di sedimenti ricchi in com-posti dello zolfo sul fondo. Entrambi i laghi delleAcque Albule sono inoltre caratterizzati da un mar-cato fenomeno di opalescenza degli strati superfi-ciali. I composti dello zolfo infatti a contatto conl’ossigeno atmosferico, ed anche per azione deibatteri, si ossidano originando zolfo colloidale chefloccula. Il fenomeno è maggiormente presente ininverno, la temperatura costante dell’acqua di 23°C infatti innesca un “effetto termosifone” per cuil’acqua più calda dell’atmosfera esterna risale, siossida e si raffredda e riaffonda ispessendo inmodo notevole lo strato opaco. In estate invece lastratificazione termica riduce il fenomeno limitan-dolo i primi metri.I laghi delle Acque Albule sono da considerarsisinkholes da dissoluzione nei travertini. L’equilibrio

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Pozzo del Merro �

ROV “Mercurio”

E’ un ROV di costruzione italia-na, dotato di motori elettrici ingrado di farlo muovere nelle tredirezioni dello spazio e ruotaresu se stesso. La massima profon-dità operativa è di 200 metri.Il sistema di visione è costituitoda una telecamera principale acolori e di una secondaria b/wposizionata all’interno di unapinza tridattile. La direzione diavanzamento è indicata da unabussola stagna posta all’esternodel ROV e visibile attraverso latelecamera principale.

ROV “Hyball 300”

E’ un ROV di costruzione ingle-se. La massima profondità ope-rativa è di 300 metri. Compattoe leggero ha una forma sfericaospitando, sotto una calotta tra-sparente, una telecamera acolori in grado di ruotare lungoil piano longitudinale garanten-do una visibilità a 180 °. E’ dota-to di una pinza. L’impianto di illuminazione èparticolarmente efficiente con-sentendo agli operatori di deci-dere quali fari attivare per otti-mizzare la visione delle teleca-mera. Il sistema può inoltre ospitare

una macchina fotografica ingrado di funzionare alternativa-mente alla telecamera.

ROV “Prometeo”

E’ l’evoluzione del Mercurio, rea-lizzato dalla stessa fabbrica è piùsofisticato ed in grado di rag-giungere i 400 metri di profon-dità. Dotato di più telecamere,sia a colori che b/w, e di unapinza, consente agli operatori diavere una visione completa del-l’ambiente circostante. Questo,unitamente allo sviluppo vertica-le del telaio, lo ha reso partico-larmente adatto a muoversi inun ambiente ristretto comequello del Merro. La direzione dimoto è indicata direttamente sulmonitor di controllo grazie aduna bussola digitale.

La piattaforma su cui è installatala consolle di comando dei ROV.

� Si svolge la sagola guida...

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� Pozzo del Merro

chimico delle acque evidentemente varia neltempo portando ora alla deposizione di travertino,ora alla dissoluzione dei sedimenti preesistenti.

Conclusioni

Questa ricerca evidenzia una correlazione direttatra lo sviluppo dei sinkholes, l’assetto strutturalelocale e regionale e la presenza di apporti di fluidigeotermici. Nell’area studiata si ha un acquiferocarsico regionale con locali apporti di fluidi minera-lizzati. La dissoluzione delle rocce calcaree, sianoesse il calcare liassico del Pozzo del Merro o i tra-vertini dei laghi di S. Giovanni e delle AcqueAlbule, è incrementata dalla presenza di questi flui-di aggressivi, principalmente CO2, risalenti lungo lefaglie e le fratture del substrato.Il Pozzo del Merro è in particolare un maestosoesempio della forza dell’erosione carsica che haoriginato nei Monti Cornicolani la voragine allagatapiù profonda del pianeta.Le Acque Albule sono una sorgente di prima gran-dezza con importanza anche economica visto chele acque vengono impiegate dal vicino impiantotermale per scopi curativi. Risulta evidente quindil’importanza dello studio delle variazioni di flusso ela protezione dell’acquifero sia come quantità checome qualità. Infine osserviamo come le metodologie speleosu-bacquee e l’impiego di sistemi robotizzati possanocostituire un valido strumento per lo studio degli

ambienti ipogei sommersi. Questo lavoro è solo unprimo modesto contributo ad un nuovo stile diesplorazione scientifica che vede la presenzadiretta dei ricercatori in ambienti prima osservabilisolo parzialmente e con sistemi indiretti.

Alcune notizie curiose

Ambienti come il Pozzo del Merro ed i laghi sulfu-rei delle Acque Albule da sempre hanno stimolatola fantasia degli uomini con un fiorire di storie eleggende. In particolare sulle Acque Albule esisteun racconto documentato di Athanasius Kircherche, nello scritto “Vetus et Novum Latium” del1671, ricorda un tentativo di esplorazione dei laghi

“C’è, nel territorio di Tivoli, un lago sulfureo -bituminoso, distante da Tivoli circa 3 miglia eseparato a sinistra dalla Via Romana per unadistanza di un solo miglio circa, che per l’odo-re di zolfo chiamano volgarmente La Solfatara

e che, assai degno di considerazione per l’ab-bondanza delle cose in esso eccezionali, abbia-mo deciso si dovesse descrivere. Dal lago, cheha una circonferenza di un solo miglio circa,fuoriesce un ruscello sulfureo - noto a coloro

che cercano di passare di quae di là da Roma Tiburtina - chegli antichi chiamarono Albula,o per il colore bianco di cui èricoperto oppure, come altrisostengono, per la SibillaTibur tina Albunea, che giàabbiamo sostenuto aver abita-to in questo luogo; oppureanche per la spiaggia piena dipietre candide. Questo lago,come oggi, così anche unavolta ha avuto celeberrimafama per lo splendore e lamagnificenza delle Terme quicostruite da Agrippa, che lostesso Cesare Augusto fu soli-to visitare e utilizzare sovente,per sommo vantaggio dellasua salute. [...]

Tutto il Lago è pieno di zolfo e di bitume,come risulta evidente dal colore ceruleo insie-me all’untuosità del bitume; ospita sedici isolegalleggianti, alcune rotonde, alcune di formaovale, coperte di vimini, sparto ed altre erbe evirgulti che, spinte dal soffio dei venti in qua-lunque direzione, sono uno spettacolo giocon-do, piacevole e assai degno di ammirazioneper coloro che non hanno mai visto cose simi-li: oggi vengono chiamate dappertutto Le feli-ci barchette, che, quando siano state condottealla spiaggia, fluttuano separate le une dallealtre da una spinta, o con una piccola perticaoppure anche con bastoni di canna. [...] Chidesidera più notizie su questo argomentoconsulti l’opera Mundi Subterranei, nella qualesi parla diffusamente delle isole galleggianti edella loro origine. Ma ora torniamo a quantoci siamo prefissi. Questo Lago è di profondità talmente imper-scrutabile, che fino ad ora non è stato possi-bile esplorarlo con sonde o funi di sufficientelunghezza. Ragione per cui penso che debbaessere computato più propriamente fra gliabissi che fra i comuni laghi Essendo stato rife-rito al Cardinale Ippolito d’Este tale fatto, que-sti, spinto da curiosità, ritenne che si dovessetentare l’impresa, prima con l’uso di corde; fal-

Albula, o per meglio dire il Lago che chiamano Solfatara, assai meritevole di menzione

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Pozzo del Merro �

voluto dal Cardinale Ippolito d’Este. Nell’opera siparla di inutili tentativi di sondaggio dalla superfi-cie, seguiti dall’impiego di due sommozzatori (uri-natores). Dei malcapitati uno riuscì a risalire dopopochi metri con le mani ed i piedi “bruciati”, non dalcalore come ipotizzato dal Kircher ma dall’azionedello zolfo; l’altro scomparve sott’acqua.Sul Merro ancora oggi vi sono storie di sommozza-tori e palombari “risucchiati” da misteriosi vortici ecorrenti e ritrovati, udite udite, lungo il litorale lazia-le! E’ evidente che questi racconti sono privi diattendibilità ma rappresentano utili testimonianzedi come l’immaginario collettivo reagisce di fronteal misterioso. Storie simili sono infatti raccontaterelativamente a luoghi analoghi in tutto il mondo.

Le immagini che compaiono nellʼarticolo sono dellʼautore.

RINGRAZIAMENTIGli amici speleosubacquei Riccardo Malatesta & SimoneFormica; I componenti dei Nuclei Sommozzatori dei Vigili delFuoco che hanno collaborato alla ricerca; I tanti amici che cihanno aiutato nelle operazioni di campo; il Comune diSant’Angelo Romano e l’amico Fabio Scardazza; l’Assessoratoall’Ambiente della Provincia di Roma; Acea S.p.A.; Società“Acque Albule”; Palmiro Bernardini; Dr. Geologo Marco Vinci;Dr. Naturalista Marco Giardini; Dipartimento di Scienze dellaTerra dell’Università di Roma “La Sapienza”; Dipartimento diScienze Geologiche dell’Università di Roma “Roma TRE”

BIBLIOGRAFIA

Chiocchini M., Mancinelli A., Ricerche geologiche sul Mesozoicodel Gran Sasso d’Italia (Abruzzo). III. Correlazioni tra le faciesdi margine della piattaforma carbonatica e facies pelagiche delGiurassico e Creatceo inferiore. Studi Geol. Camerti 4, 1978Facenna C., Funiciello R., Montone P., Parotto M., Voltaggio M.,Tettonica trascorrente del pleistocene superiore nel bacinodelle Acque Albule (Tivoli, Lazio). Mem. Descr. Carta Geol. d’It.,vol. 49, 1994, pp.37-50Mattei M., Montone P., Salvini F., Analisi strutturale dei rilievi delmargine appenninico intorno a Tivoli (Roma). Mem. Soc. Geol.It., vol. 35, 1986, pp. 579-589Maxia C., Studi geologici sui Monti Cornicolani (Lazio). LaRicerca Scientifica, 18 Roma, 1949, pp. 397-399 Segre A. G., I fenomeni carsici e la speleologia del Lazio.Pubblicazioni dell’Istituto di Geografia dell’Università di Roma,Serie A, n. 7, 1948, pp.61-67

lito però il tentativo e messi successivamen-te in palio grandi premi, intese esplorare lastruttura interna del lago con l’ausilio di duefamosi nuotatori, o meglio nuotatori subac-quei; di questi due nuotatori, uno, appena siimmerse nell’acqua ad una profondità didieci spanne, riemerso con le piante dei pieditutte bruciacchiate, a causa dell’acqua moltobollente, affermò che non gli era possibileimmergersi oltre senza correre un pericolo

di morte subitanea; l’altropoi, dopo essersi tuffato, sesoffocato dal calore dell’ac-qua, o trascinato dal violen-to alternarsi del flusso e delriflusso nel meato di caver-ne nascoste, non riemersemai più.In verità che l’acqua profon-da di questo lago sia caldis-sima, è a noi noto per espe-rienza diretta: mediante unvaso di piombo simile aduna bottiglia con l’imbocca-tura chiusa attaccato ad unacorda mandata ad unaprofondità di venti piedi -ma che per mezzo di un’al-tra corda poteva essere

aperto in profondità, immerso e poi dinuovo chiuso, una volta tratto fuori, l’abbia-mo trovato pieno di acqua caldissima. Conquesto esperimento abbiamo risolto unaquestione ancora pendente. Si meraviglianomolti fra i medici del fatto che questo luogo,al tempo degli antichi Romani, potesse esse-re utilizzato come terme, quando l’acqua dellago oggi risulta assai fredda, senza alcuna

traccia di tepore. Ragion per cui non com-prendendo il mistero, pensavano che la natu-ra delle acque del lago fosse cambiata con iltempo, a causa delle acque calde defluite inaltri condotti sotterranei, sostituite da ruscel-li più freddi. In realtà è un ridicolo paradosso.In verità con l’esperimento ho risolto il moti-vo del dubbio avanzato. Che poi l’acqua insuperficie del lago venga avvertita più fredda,ciò avviene in tutte le terme a cielo aperto;infatti, a causa dei venti e dell’aria continua-mente in movimento in un ambiente freddo,essa non può manifestare il suo calore; laqual cosa, come ho detto, sappiamo accade-re in tutte le terme all’aperto. In verità, seproverai a toccare le acque poco più inprofondità, come toccò il sunnominato nuo-tatore subacqueo, allora avvertirai per primacosa subito l’intollerabile calore dell’acqua,come ci ha insegnato l’esperimento.”

Traduzione di Emilio Gondoni

Tratto da: “Vetus et novum Latium”, scritto del 1671 di Attanasio Kircher, libro IV, dedicato alle città, siti archeologici e bellezze naturali del territorio di Tivoli, parte II, cap. IV, pp. 203-205

�La consolle di comando dei ROV in dotazione al Corpo Nazionaledei Vigili del Fuoco. Solitamente utilizzati per ricerca e recupero, iROV sono in grado di effettuare riprese video che, successivamenteinterpretate hanno permesso in questo caso di verificare le morfo-logie e lo sviluppo di massima della cavità nella parte più profonda.

Carta della regione Sabina dal Kircher (op cit.).

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� Capo Quirino

leologi, non ha ancora esaurito le sue potenzialitàesplorative. La presenza di una ventina di tratti sifo-nanti pongono infatti continue difficoltà di progressio-ne e limitano i periodi esplorativi a soli due o tre mesil'anno.

Storia delle esplorazioni

La storia speleologica della risorgente, come già detto,si svolge per quasi cinquant’anni ad opera di speleolo-gi provenienti da Roma, ma è ormai da alcuni anni chesuscita l’interesse attivo soprattutto degli SpeleologiMolisani (SM).La prima esplorazione è compiuta da tre soci delCircolo Speleologico Romano (CSR) che nel giugno’55 arrivano fino ad un sifone svuotato poi nell’agostodello stesso anno con il principio dei vasi comunicanti.I tentativi esplorativi riprendono ad ottobre quandoperò le precipitazioni rendono la cavità impercorribile.Nell'estate del 1956 viene organizzata una nuova cam-pagna esplorativa che porta il CSR a svuotare il sifoneprincipale e ad esplorare la risorgenza per uno svilup-po di circa 850 metri.Nel 1957 le esplorazioni sono interrotte a causa di unincidente occorso a Van den Steen, socio del CSR, ilcui nome è attribuito ad uno dei sifoni da svuotare.Nell'agosto del 1962 è la volta dello Speleo Club Romache compie solo una ricognizione esterna; solo diecianni dopo, nel ’72, prosegue le esplorazioni fino a rag-giungere un restringimento del meandro poco oltre illimite precedente.L'attività riprende nel 1989 ancora per merito del CSRche tenta lo svuotamento del sifone "Van den Steen"con generatore ed elettropompe che però compionosolo metà lavoro a causa della rottura del primo. In unsuccessivo tentativo effettuato in agosto il CSR avan-za per circa 700 metri dall’ingresso, dove la presenzadi un grande sifone semipieno lo costringe a ripiegarecompiendo, così, una risalita di quasi 100 metri chesembra giungere in prossimità della superficie.Il 1990 vede il CSR impegnato in diverse parti dellacavità: in agosto viene disostruita e oltrepassata lastrettoia del ’72 e intraprese due risalite nella zonadella sala “terminale" mentre un'altra squadra tenta l'e-splorazione di un altro ramo (Ramo dei piedi freddi),caratterizzato dalla presenza di un sifone iniziale. Oltrequesto viene scoperta una condotta con un salto inrisalita superato poi in settembre; vengono così per-corsi altri 200 metri fino ad un pozzo, anch'esso in risa-lita, che conduce ad un meandro e ad un ennesimosifone. Nello stesso periodo un’altra squadra esploraparzialmente il ramo San Gennaro che parte dalla sala"terminale".

Introduzione

Il Massiccio del Matese, situato tra Campania eMolise, ospita alcune cavità naturali che a partiredagli anni ’50 sono state oggetto di ricerche condot-te da speleologi romani. Le esplorazioni delle grotteprincipali di quest'area non sono avvenute in tempibrevi ma, al contrario, si sono succedute in manieraincostante nel corso degli anni a causa, probabil-mente, delle caratteristiche morfologiche delle grottestesse che presentano strettoie e sifoni. Così è statoanche per la Risorgenza di Capo Quirino che dal1955, nel susseguirsi di alcune generazioni di spe-

Di anno in

Accanto al titolo, la risorgenza di Capo Quirino: pavimentocon forme di corrosione su livelli di calcari marnosi verda-stri. (Foto P. Palazzo)

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Speleologia 46 41

Capo Quirino �

Nell'agosto del 2001 le operazioni di svuotamento deisifoni iniziali permettono all’SM di raggiungere e svuo-tare anche il sifone "terminale" (Odissea 2001) del"Ramo dei piedi freddi". Nello stesso periodo, in unadiramazione nei pressi del pozzo "Bloody Mary", vienetrovata una prosecuzione che giunge fino ad una risa-

Da questo momento in poi gli speleologi di Roma esco-no di scena ma bisogna aspettare altri otto anni perchésoci dell'associazione Speleologi Molisani tentino perben due volte, invano, di svuotare il sifone "Van denSteen", non riuscendovi per cause meteorologiche.Finalmente, nell’agosto 2000, l'associazione SM supe-ra il sifone, dopo opera di svuotamento, e compie unaprima perlustrazione della cavità. Viene poi effettuatala risalita che porta alla scoperta del ramo "Millenniumby-pass" che si ricongiunge con il "Ramo dei piedi fred-di" e ne oltrepassa il sifone iniziale.Il 10 settembre, in collaborazione al GruppoSpeleologico del Matese, gli Speleologi Molisani com-piono alcune risalite nella prima parte della cavità nellasperanza di aprire un nuovo ingresso che oltrepassi ilsifone "Van den Steen", poi si concentrano nel ramo"San Gennaro" ma il piccolo sifone alla base dello sci-volo detritico è quasi pieno e impedisce il passaggio; afine mese, compiuta una risalita in artificiale, si scopreun nuovo ramo ascendente denominato "Sydney2000", esplorato solo parzialmente a causa di altri trat-ti da risalire.

Le esplorazioni dellarisorgenza di CapoQuirino in MatesePaolo Gioia

Associazione Speleologi Molisani

RIASSUNTO

A dieci anni dalle ultime esplorazioni sidescrivono le caratteristiche di un collet-tore idrico superficiale che, tramitenumerosi sifoni, drena le acque di unbacino ancora non ben definito.

ABSTRACTTen years after last explorations,"Speleologi Molisani" association

describes the observations madeduring new explorations in CapoQuirino spring (Matese mountain,Molise) and the characteristics of thisshallow collector that drains waters ofa yet not well defined basin.

KEY WORDSMatese, Risorgenza di Capo Quirino,sifone.

anno, di sifone in sifone

� Risorgenza di Capo Quirino. Il “Grande sifone asciutto” poco a monte delsifone Van der Steen. (Foto P. Palazzo)

� Risorgenza di Capo Quirino. Il P. 14 lungo il ramo princi-pale nei pressi del “Grande sifone asciutto”. (Foto P.Palazzo)

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lita ed ancora, oltrepassato il sifone "Odissea 2001" siesplora un lungo tratto di cavità fino ad un altro lago-sifone, senza però riuscire a compiere il rilievo dellanuova parte.

I sifoni

All'interno della risorgenza di Capo Quirino si contano,in regime di magra, circa 20 sifoni, tratti allagati che, aseconda delle stagioni, occupano totalmente o soloparzialmente le sezioni di alcune gallerie. Di questi,quantomeno il sifone "Van den Steen" deve esseresempre svuotato artificialmente. In stagioni particolar-mente secche e/o condizioni meteorologiche favorevo-li può accadere che si svuoti naturalmente un brevetratto sifonante che precede di un'ottantina di metri il"Van den Steen", generalmente il primo a dover esse-re svuotato per addentrarsi nella cavità. I sifoni che si svuotano periodicamente in modo natu-rale sono quelli di maggiori dimensioni, con sezionianche di 4 x 4 m e sono impostati su due sistemi didiscontinuità tettoniche di tipo trascorrente orientatiall'incirca NW-SE e ENE-WSW. Lo svuotamento natu-

rale avviene attraverso perdite verso il basso con infil-trazioni nel detrito ghiaioso - sabbioso e quindi versolivelli inferiori dell'edificio calcareo.I sifoni parzialmente chiusi, che si trovano più in pros-simità dell'ingresso, risentono maggiormente della pio-vosità estiva; sono quindi i più pericolosi dal punto divista esplorativo, poiché potrebbero riempirsi totalmen-te nel volgere di alcune ore in caso d’intensi temporali.In base ad osservazioni dirette si stima che la condot-ta sifonante di cui fa parte anche il "Van den Steen"cominci ad attivarsi, successivamente a un lungoperiodo di secca, dopo circa 7-8 ore dall'inizio di piog-ge persistenti.Ci sono poi sifoni fino ad ora trovati sempre colmi d'ac-qua: alcuni di questi si trovano nei livelli inferiori dellaprima parte della cavità, in zone nelle quali non vale lapena porre mire esplorative; altri invece possonodiventare, opportunamente innescati e svuotati, deipassaggi verso diramazioni ancora inesplorate.Per dare un'idea della forte dipendenza tra il livello del-l'acqua nei sifoni e le condizioni meteorologiche ester-ne può servire ad esempio il fatto che, nonostante neimesi d'agosto e settembre 2000 il numero totale d'oredi pioggia non sia stato superiore a una dozzina, il 16settembre 2000 il sifone che porta al ramo "SanGennaro" sia stato trovato parzialmente chiuso dall'as-sociazione SM, mentre fu trovato aperto dal CSR il 19settembre 1990.

Considerazioni idrogeologiche

L'ingresso della risorgente si trova ad una quota di1060 sul versante SSE di Costa S. Angelo in localitàLicecicconi nel territorio di Guardiaregia (CB). L’uscita

� Capo Quirino

Inquadramento geologico del Matese

Il Matese è un massiccio carbonatico dell'Appennino centro-meridionale situato tra le regioni Molise e Campania. La suastruttura è ben delimitata a N dalla "Piana di Boiano", a S dalfiume Calore, a W dalla "Valle del Volturno" mentre il bordoorientale è di più difficile individuazione, per cause geologiche,e coincide all'incirca con l'allineamento Guardiaregia,Pietraroia, Telese. Nella sua parte centrale vi è una struttura tettonica, occupatadal lago del Matese, e il rilievo che conferisce la massima alti-tudine al massiccio (M. Miletto, 2050 m).Le rocce più antiche sono costituite da dolomie triassicheche affiorano estesamente soprattutto lungo i versanti meri-dionali.Le successioni stratigrafiche del Matese permettono di rico-noscere due domini paleogeografici distinti e riferibili, in gene-rale, ad un paleoambiente deposizionale di transizione tra unapiattaforma carbonatica a S ed un dominio pelagico più a N(Clermontè & Pironon, 1979). Infatti in corrispondenza all'in-circa del lago del Matese si individua una fascia di passaggio tradue zone in cui i terreni cretacici presentano caratteristiche

peculiari: una zona centro-orientale, in cui la successione dipiattaforma presenta una lacuna stratigrafica marcata dabauxiti che poggiano su calcari ad Ippuriti del Turoniano-Senoniano; una zona nord-occidentale, priva di bauxiti, in cui ilCretacico superiore è rappresentato soprattutto da calcareni-ti bioclastiche e calciruditi a cemento spatico di etàSenoniano-Paleocene (calcari "pseudosaccaroidi"); questi ulti-mi poggiano, trasgressivi e pressoché concordanti, su un sub-strato la cui età varia dal Trias al Cretaceo inferiore ed è sem-pre più recente procedendo da N-W verso S-E. Anche per quanto riguarda il Miocene, lacune stratigrafichedifferenziano due successioni: una rilevabile essenzialmentenella porzione orientale del Matese, in cui le Formazioni diCusano, Longano e Pietraroia sono trasgressive e concordan-ti sui calcari a rudiste del Cretacico superiore e un'altra suc-cessione, affiorante estesamente nel settore nord-occidentale,costituita da una sequenza di calcareniti, calcilutiti e marne diambiente pelagico poggiante su terreni di età variabile dalPaleocene all'Oligocene.Nel Cretaceo si distinguono quattro principali associazioni dilitotipi corrispondenti a diverse zone paleogeografiche

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� Le scarpate orientali del Monte Miletto, massima eleva-zione del Massiccio del Matese (2050 m). (Foto M. Sivelli)

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Capo Quirino �

obbligano la falda sospesa a venire a giorno nei puntidi maggior debolezza, quindi al contatto litologico pro-prio nei pressi tra calcari e marne argille.In un passato remoto, in diverse condizioni climatichee strutturali la cavità doveva ricevere, probabilmente,un maggiore apporto idrico con fuoriuscita d'acquaanche dall’attuale ingresso e, contemporaneamente,sviluppava condizioni idriche che, da regimi freatici,evolvevano a vadosi con approfondimento del localelivello di base. In accordo con Felici (1975) "…esiste-rebbe un sistema inferiore impenetrabile di drenaggiocollegato alla risorgiva più bassa di troppo pieno…"; siipotizzano inoltre perdite per infiltrazione verso livellipiù profondi collegati alla falda di base che, per il set-tore orientale del Matese, ha come punto di recapito lesorgenti di Grassano a Telese (BN) poste a quota dicirca 60 metri slm.A tutt'oggi non si conoscono collegamenti di tipo idro-geologico fra la risorgenza di Capo Quirino e le altrecavità presenti in zona, né tanto meno di tipo aereo,anche se questi ultimi potrebbero esistere, portando adpensare l'insieme delle grotte come facenti parte di unsistema carsico imperniato nella zona di Costa S.Angelo - Sella del Perrone, come già ipotizzato ancheda Bernabei (1992).Per quanto riguarda gli apporti idrici provenienti dall'e-sterno, le evidenze risultanti dal rilievo ipogeo indicanoche questi giungono soprattutto dalla sinistra orografi-ca dove infatti, a quota 1230 metri, appena a fiancodella strada statale della Valle del Volturno che daGuardiaregia conduce alla Sella del Perrone, è pre-sente un inghiottitoio attivo situato in Valle di Florio (oVallone Florio), parzialmente occluso da materialeargilloso. Da misurazioni effettuate, risulta che unadiramazione del "Ramo dei piedi freddi" si trova neipressi dell'inghiottitoio, mentre la continuazione princi-pale, che si sviluppa oltre il sifone "Odissea 2001" dellostesso ramo, sembra essere impostata sotto lo stessovallone.Cospicui apporti idrici sembrano provenire anche dal-l'altro ramo principale della grotta ("San Gennaro") cheinvece si dirige verso la zona di Piana del Perrone. Ilnuovo ramo "Sydney 2000" sembra invece proveniredalla zona apicale di Costa S. Angelo.Si può quindi ipotizzare l'estensione dell'area d'alimen-tazione della risorgenza di Capo Quirino in poco più di2 km2 e un potenziale carsico verso l'alto di circa 400metri.

vera e propria delle acque è però situata circa 20 metripiù in basso e va ad alimentare, ad eccezione delperiodo estivo, il torrente Quirino sottostante.Capo Quirino è una risorgente per soglia di permeabi-lità sovraimposta, in cui cioè la fuoriuscita d’acqua èdovuta principalmente all’azione di tamponamentooperata ad est dalle rocce impermeabili (flysch torto-niano) che, in posizione superiore nella successionestratigrafica con immersione degli strati verso SSE,

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(Accordi et alii, 1982) che condizionano lo sviluppo e ladistribuzione delle cavità carsiche nel Matese: una facies dipiattaforma a circolazione aperta corrispondente adambienti di laguna con Requienie e Nerinee; facies dibordo di piattaforma e di shelf aperto-scarpata che corri-spondono ad ambienti in collegamento con il mare piùaperto e con faune a Coralli, Echinidi, Ippuritidi, Radiolitidi;una facies di piede di scarpata-bacino relativa ad ambien-ti di disfacimento e accumulo di materiali provenienti dallapiattaforma carbonatica misti a materiali pelitici.Quest'ultima associazione di litotipi, che si rinvengonosoprattutto nel Matese nord-occidentale, presentanoforme carsiche epigee a cui, ad oggi, non corrispondonoforme ipogee, pur sicuramente presenti, a causa, probabil-mente, di eccesso di materiale insolubile che provoca l'oc-clusione degli ingressi presenti.Secondo le più recenti vedute il Matese nord-occidentalee quello centro-orientale farebbero parte di ambientipaleogeografici distinti ma appartenenti ad un'unica unitàstrutturale sovrascorsa verso N sui depositi del "Bacinomolisano".

� Andamento planimetrico della cavità rispetto alla topo-grafia esterna.

� Schema idrogeologico con andamento dei flussi idricisotterranei della zona in esame.

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di questo tratto è presente unapiccola condotta ascendente chesi segue strisciando fino ad unrestringimento di là del quale s'in-travede una possibile prosecuzio-ne (da disostruire).Ritornando alla fessura obliquadopo una svolta a destra e unoscivolo detritico la cavità si allargae presenta una grossa finestrache però chiude a meno di diecimetri d'altezza; più avanti, supe-rato un salto di 4 metri, si arrivaalla base di due pozzi paralleliancora da risalire.Ramo dei piedi freddi (oltre ilsifone Odissea 2001). Oltre -passato il sifone (che deve esse-re necessariamente svuotato poi-ché sempre allagato) si percorreuna condotta ascendente cheporta a un pozzo discendente dicirca 25 metri; più in basso unagalleria impostata lungo una

faglia e parzialmente allagata prosegue per altri 200metri circa, superando una zona di crollo, fino ad unennesimo lago - sifone con acqua profonda e superfi-cie increspata da forte corrente d'aria proveniente dazone al momento sconosciute.Per una descrizione del resto della grotta si rimanda al"Notiziario del Circolo Speleologico Romano" n.6-7.

Conclusioni

Le esperienze finora acquisite permettono oggi di ridi-mensionare i rischi e le paure connessi al possibileriempimento dei tratti sifonanti nel corso delle esplora-zioni, che un tempo preoccupavano i primi esploratori.Per cercare di risolvere il problema - che comunque èsempre presente - si potrebbe tentare di aprire unnuovo ingresso in corrispondenza dell'inghiottitoio diValle Di Florio. In questa ipotesi saranno necessariemisurazioni più precise sullo spessore di roccia chesepara l'interno dall'esterno attraverso l'uso di stru-menti come l'Arva.La risorgenza di Capo Quirino costituisce il collettoreidrico di numerosi tributari provenienti sia dalla destrasia dalla sinistra orografica dell’area circostante, comeinternamente testimoniano le zone a monte dei grandisifoni caratterizzate da dimensioni più ridotte.Per quanto riguarda lo sviluppo della risorgenza, ai1600 metri rilevati dal CSR, si aggiungono 180 metridel ramo "Millennium by-pass" e altri 270 metri, tra l'ul-tima parte del "Ramo dei piedi freddi" (fino al sifone"Odissea 2001") e il ramo "Sydney 2000", arrivandocosì, finora, a oltre 2 km di sviluppo spaziale cuidovranno aggiungersi altre centinaia di metri esploratema non rilevate.A distanza di 46 anni dalla prima esplorazione, que-sta grotta continua a regalare agli speleologi tratti dicavità inesplorati e sicuramente ne regalerà altri infuturo. Si dovranno quindi compiere ancora numero-se risalite in diverse zone della grotta e cimentarsipazientemente nello svuotamento di sifoni che anco-

Descrizione dei nuovi ramiMillennium by-pass. Stranamente non citato nelledescrizioni riportate sul Notiziario del CircoloSpeleologico Romano né indicato sul rilievo pubblicatosullo stesso numero del notiziario, l'imbocco del ramo"Millennium by-pass" si trova sulla sinistra orograficacirca 20 metri più a valle del sifone che segna l'iniziodel "Ramo dei piedi freddi". Entrambi i rami sono per-corsi da una notevole corrente d'aria in uscita.All'inizio si supera in salita un saltino di 3 metri, poi sipercorre un comodo meandro che sbuca in una salaalla cui estremità si trova un pozzo ascendente di 8metri. Alla sommità di questo riparte un meandro che,dopo due brusche curve, termina in una condotta chesi affaccia, a finestra, sulla parte alta di un ambienteimpostato su una larga frattura trasversale orientataall'incirca N-S.Procedendo a sinistra, senza scendere sul fondo, sisupera un restringimento oltre il quale si trova la basedi un pozzo valutato almeno 15 metri; dall'alto provie-ne un piccolo rivolo d'acqua che costituisce l'unicoscorrimento idrico rilevato nel corso delle esplorazioni.Invece, scendendo 8 metri più in basso, un breve trat-to meandriforme presenta un pozzetto di circa 4 metriche conduce, dopo uno stretto passaggio, nella con-dotta della parte iniziale del "Ramo dei piedi freddi",nella zona a monte dei sifoni. Continuando oltre, siavanza per circa 20 metri fino ad arrivare ad un altropozzetto d'uguale profondità ("la clessidra"). Alla suabase ha inizio una bella galleria con ghiaia arrotonda-ta sul fondo che dopo una decina di metri intercetta,sulla sinistra, la condotta discendente che riporta,anch'essa, verso i sifoni della parte iniziale del "Ramodei piedi freddi".Sydney 2000. Dalla base del suddetto pozzetto ha ini-zio il ramo "Sydney 2000", a cui si accede attraversouna risalita di circa 15 metri che conduce alla base diun pozzo di 11 metri; la sua sommità è impostata suuna fessura obliqua, molto inclinata e abbastanzastretta, che si sviluppa per una ventina di metri. A metà

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� Capo Quirino

Risorgenza di Capo Quirino - Guardiaregia (CB) - MoliseRami: Piedi Freddi, Millennium by-pass, Sydney 2000

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ra nessuno ha mai oltrepassato; ne vale sicuramen-te la pena per vedere cosa c'è oltre o semplicemen-te per verificare se ciò che si è costruito con l'imma-ginazione corrisponde a realtà.

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Capo Quirino �

� Risorgenza di Capo Quirino. Condotta paragenetica conapprofondimento vadoso situata tra il Grande sifone asciutto e ilSifone dell’Esofago. (Foto P. Palazzo)

Risorgenza di Capo Quirino (MO 10) - Guardiaregia (CB) - MolisePlanimetria e sezione generale della cavità

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� Buco del Frate

Giuseppe Ragazzonispeleologo

Tra i materiali facenti parte di un car-teggio del geologo brescianoGiuseppe Ragazzoni (1824-1898),pervenuto anni fa al Museo Civico diScienze Naturali di Brescia, vi è unfondo di taccuini e quadernetti dicampagna manoscritti, inediti, relativial periodo 1852-1887. La natura dellenote in essi contenute, dati gli inte-ressi prevalenti del Ragazzoni, spa-zia soprattutto tra geologia, giaci-

menti minerari e miniere, pur non trascurando lasemplice relazione di escursioni e gite di varia natu-ra - in cui annota persone, luoghi, fatti, stato deltempo - nonché annotazioni personali, conti dispesa, appunti e promemoria (Marchesi, 1997). Lenote riferite alla geologia e ai giacimenti minerarisono quasi sempre accompagnate da schizzi di rile-vamento e di interpretazione, da profili e sezionigeologiche di notevole suggestione grafica, chedenotano sempre attenzione e meticolosità, unite aduna grande capacità di intuizione e di sintesi.Nel rovistare tra le tante annotazioni, l’attenzione èstata fin troppo facilmente catturata dallo schizzo diciò che altro non poteva essere se non una grotta.Dopo i primi istanti di meraviglia e di interrogativi, lagradita sorpresa è stata lo scoprire che si trattavanientemeno che del Buco del Frate, il n. 1 Lo, laprima grotta del Catasto Lombardo, una cavità evo-

catrice di significati storici e di grande valenza cari-smatica per gli speleologi bresciani (Allegretti, 1930,1956; Boldori, 1924, 1930; Vailati, 1979), trattata ocitata in svariate decine di lavori (Pavan e Pavan,1955).Non è la prima volta che emerge il Ragazzoni spe-leologo: lo troviamo, poco più che trentenne, men-tre accompagna l’Abbate Antonio Stoppani allaGrotta di Levrange (= Büs del Romét, 15 Lo) e par-tecipa allo scavo del giacimento paleontologico iviscoperto. Non solo: apprendiamo, sempre daappunti e schizzi inediti, essere lui l’autore mate-riale del rilievo della grotta pubblicato per laprima volta dallo stes-so Stop pani (1858).Ma torniamo al Bucodel Frate. L’interessedi questo nuovodocumento, al di làdella datazione e delvalore storico, è datoanche da alcune anno-tazioni che ilRagazzoni, pur da unsuo punto di vista,per suo uso persona-le e senza alcunaprecisa finalità spe-leografica, vi ha ap -portato; annotazioniche stimolano il con-fronto con altri schiz-zi e rilevamenti suc-

Buco del Frate: 30 anni di tra vecchie topografie e

Ingresso alto dall’interno del Buco delFrate. La prima cavità naturale cata-stata in Lombardia negli anni venti daAllegretti e Boldori. (Foto V. Pasinetti)

Giuseppe Ragazzoni

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Buco del Frate �

matita, le note che ci interessano. A pag. 97, senza alcuna particolare intestazione, vi èun sintetico resoconto a tappe dell’escursione, da cuisi rilevano altri dati interessanti dal punto di vista sto-rico e speleologico. Infatti, altre due caverne bennote del “Paitonese” vengono avvicinate nell’occa-sione dal Ragazzoni: il Buco del Fico (quasi certa-mente la 88 Lo e non la omonima 78 Lo) e il Buco delGazz (2 Lo). Non ci è dato di sapere se anche que-ste due grotte siano state visitate nell’occasione ose, più probabilmente, ne sia solo stato visto l’in-gresso. Ad ogni tappa (Brescia - Paitone - Buco delFico - Buco del Frate - Paitone - Buco del Gazz) ilRagazzoni annota metodicamente l’ora, lo stato deltempo e la lettura del suo barometro aneroide che,evidentemente, non abbandona mai, ricorrendo talirilevamenti (soprattutto con finalità altimetrica) nellamaggior parte delle sue escursioni. A pag. 98, in cui figura la topografia della grotta, èinvece riportata l’intestazione “Buco del Frate tra ilBudelone e la strada per Pospesio” e la data dellavisita, il “21/11/72”, accanto alla quale, tra parentesi,è riportato il cognome “Mariani” con cui presumibil-mente il Ragazzoni si accompagnava durante l’e-scursione. A pie’ pagina, sotto il disegno della grotta,un altro nome, “Lantoni Lazzaro di Lazzaro contadi-no”, è quello del probabile informatore indigeno cheindicò loro le grotte dei dintorni.

Il rilievo

Il disegno della grotta, rappresentata esclusi-vamente in pianta, è alquanto essenziale edenota essere l’esecuzione estemporanea diuno schizzo a vista e non certo il risultato di unrilevamento strumentale. Le linee perimetralisono nette, tracciate in modo semplificativo esintetico, con alcuni pentimenti e correzionieseguite sul posto, senza cancellature. Ciònondimeno il Ragazzoni si preoccupa di cura-

cessivi, alcuni dei quali pure inediti, nonché l’ana-lisi in rapporto alle attuali condizioni della grotta.

Il taccuino XXVI

I taccuini del Ragazzoni sono originariamente eti-chettati in coperta con l’indicazione autografa del-l’anno, o degli anni, cui le note contenute fanno rife-rimento. Inoltre recano un’altra etichetta, verosimil-mente posteriore e apocrifa, riportante una numera-zione progressiva in numeri romani. Alle pagine 97e 98 (numerazione pure apocrifa, recente) del tac-cuino XXVI (anni 1872-73 e 74) sono riportate, a

Giampietro Marchesi, Dante Vailati Società Speleologica Italiana

esplorazioni attuali enigmi

La casuale scoperta di uno schizzo inedito di una delle grottepiù note della Lombardia, eseguito da Giuseppe Ragazzoni ben130 anni fa, non solo riporta alla ribalta la figura e l’attivitàpoliedrica del geologo bresciano, ma fa anche riemergere vecchie nuovi problemi, mai risolti, sull’idrologia della cavità.

A lato, le pagine 97 e 98 del taccuino con lo schizzo pla-nimetrico del Buco del Frate e le note di campagna ese-guite il 21 novembre 1872 da Giuseppe Ragazzoni.

Nella pagina a fianco, la copertina del XXVI taccuino

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re innanzitutto l’orientamento della cavità, segnandouno degli ingressi con “nord” e l’altro con “sud” esovrapponendo alla pianta il tracciato della stradinache sale a Pospesio passando fra i due imbocchi.Quindi annota una serie di dati metrici di lunghezzae di larghezza dei vani della cavità, nonché quellirelativi alla natura di alcuni depositi in essa osserva-ti. Così, provenendo dall’ingresso “sud”, scrive“guano” nella zona iniziale che porta verso il ramoorientale, mentre lungo la parete di destra del saloneche scende verso nord, troviamo le annotazioni“Stalattiti”, “Stalagmite”, poi segna una serie di lineeparallele, quale schematico riferimento ad una strati-grafia “Stalagmite/argilla/Breccia”, indi una crocettache rimanda ad una chiosa a margine in cui riporta“Banco di bellissima Stalagmite di 1 metro di spes-sore tutta ondeggiante”, che memorizza graficamen-te con una serie di linee ondulate, evidentementeriferendosi a microvaschette di concrezione. Sullaparete di destra, leggiamo ancora “Dolomia, Crostastalagm., Argilla”.Oltre a tutto ciò, l’appunto che più d’ogni altro hadestato la nostra curiosità, è la scritta “Imbuto”, postapresso un segno grafico circolare con al centro uncerchietto più piccolo, localizzato grosso modo,tenendo debito conto dell’approssimazione del dise-gno, sul fondo della sala con accesso dall’ingressosud (quella che verrà più tardi denominata sala dellebalze), appena prima del varco che permette il pas-saggio da questa nell’altra sala con accesso dall’in-gresso nord (successivamente chiamata sala dellosdrucciolo).

L’acqua e l’imbuto

La posizione di questo particolare riveste un certo inte-resse, poiché oggi non esiste traccia di alcun fantoma-tico imbuto, ma sarebbe questo il punto più basso trale due sale ove, in occasione di abbondanti e violenteprecipitazioni, si raccoglie l’acqua, proveniente soprat-tutto da una fessura della volta della sala dello sdruc-ciolo (teste L. Boldori, in relazioni inedite), che sale dilivello rendendo imprati-cabile il varco per poidefluire, proprio in talepunto, in non meglio pre-cisati “inghiottitoi”. Le vir-golette sono d’obbligo, inquanto i meccanismi diquesto fenomeno hannosempre fatto parte delle

storie tramandate verbalmente, quindi passate dibocca in bocca, diluendosi tra leggenda e realtà, tra ilsentito dire e il raccontato di lontani ricordi che ilBoldori stesso, negli ultimi suoi anni, ogni tanto riesu-mava. Bisogna pur ammettere che queste leggendehanno sempre contribuito a mantenere un certo velo dimistero sull’idrologia del Buco del Frate, che non è maistata del tutto chiarita. Ma quali sono i pochi punti fermi della realtà che cono-sciamo? 1) Boldori è testimone negli Anni ‘20 delloscorso secolo di una cascata d’acqua che, durante unforte temporale, scende dalla volta della sala primacitata, ma nessun’altro, dopo di lui, ha più avuto occa-sione di ripetere l’osservazione; 2) l’acqua si raccogliee ristagna realmente al varco: ne è prova l’osservazio-ne diretta compiuta e documentata già nelle relazioni diesplorazione degli anni ‘20 (Allegretti e Boldori, rela-zioni inedite) e successive (Allegretti, 1930), ma anche

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� Buco del Frate

A lato, rilievo del Buco del fratein un inedito “a vista” diAllegretti del 1924.

Nella pagina a fianco, schizzodel Buco del Frate in una rela-zione autografa di LeonidaBoldori del 1923

Buco del Frate, la sala delle balze. (Foto V. Pasinetti)

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Buco del Frate �

prima di trent’anni fa, hanno memoria, ma nessun indi-zio particolare tradisce fra quei massi l’esistenza di unvero e proprio “inghiottitoio”, e d’altra parte nessunoricorda di averne mai avuta una conferma visiva. E’interessante notare che già agli inizi degli anni ‘20,durante le prime esplorazioni di Allegretti e di Boldori,non vi è traccia morfologica di alcun inghiottitoio, ciòdesumendosi sia dalle relazioni descrittive edite o ine-dite (Allegretti, 1930; Boldori, 1930) sia, soprattutto, daivari rilievi della grotta di cui disponiamo, tra i quali uno,pure inedito, del 1924 eseguito da Allegretti stessoancora a vista e topograficamente impreciso, ma riccodi dettagli, e uno strumentale e corretto, redatto nel1929 sempre da Allegretti e pubblicato in un lavoromonografico sulle grotte dei dintorni di Paitone(Ghidini, 1932), oltre ad alcuni appunti e schizzi a mati-ta di Boldori, appartenenti tutti ai primi anni ‘20. Bennota è la meticolosità di Allegretti nell’esecuzione deisuoi rilievi ed è difficile pensare che se avesse “visto”un inghiottitoio si sarebbe astenuto dal riportarlo neidisegni. L’accenno a “inghiottitoi che in tempo di preci-pitazione assorbono voracemente l’acqua” presso ilvarco fatta nel suo già citato lavoro (Allegretti, 1930), èquindi da ritenere più una supposizione che non unriscontro palese, tant’è che nelle righe successive eglistesso descrive un ristagno e un assorbimento alquan-to lento dell’acqua, con deposizione sulle pareti di limoe frammenti vegetali, come già detto più sopra.Pur senza aver risolto l’enigma, parrebbe di poter con-cludere che, se tra i massi del fondo, nei pressi delvarco, fosse mai esistito all’epoca del Ragazzoni unvero e proprio “imbuto”, questo doveva essersi colma-to di materiali più fini già durante i cinquant’anni tra-scorsi tra il suo schizzo del 1872 e i primi sopralluoghidi Boldori del 1923.

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in più d’una occasione da uno di noi verso la fine degliAnni ‘60; 3) il “livello” raggiunto dall’acqua presso ilvarco (di alcuni metri) è ulteriormente testimoniato dalsegno netto che il limo decantato, i frustoli e altri restivegetali lasciano sulle pareti e anche questo fatto èstato osservato sia negli Anni ‘20, sia successivamen-te e recentemente.In anni decisamente più recenti, il fatto che vi sia nellacavità una certa attività idrica riconducibile alla “casca-ta” del Boldori, si è reso palese anche attraverso unaltro evento: l’alluvionamento, dovuto al trasporto dimateriali fini, argilla e sabbia di cava (di quella utilizza-ta per il taglio a filo), responsabile del colmamento edell’obliterazione del varco avvenuta verso la fine degliAnni ‘70. Nel 1983, a cura dell’AssociazioneSpeleologica Bresciana e in collaborazione con laProvincia di Brescia e il Comune di Prevalle, entro unpiano di valorizzazione della Regione Lombardia, furo-no eseguiti lavori di sgombero dei detriti al fine di libe-rare il varco e di ristabilire la comunicazione fra le duesale. In tale occasione, nel tentativo di meglio com-prendere i motivi e i meccanismi di quella ostruzione,furono scavate preventivamente quattro trincee al finedi studiare in dettaglio la stratigrafia del deposito, pro-prio dalla parte della sala delle balze, dove l’alluvioneassumeva la morfologia di un piccolo conoide deltizio.Lo studio (Associazione Speleologica Bresciana,1983) evidenziò una alternanza di livelli di argille,ghiaietto e sabbia di cava. I primi due materiali eranoverosimilmente provenienti dall’esterno, in paricolaredall’ingresso basso, a causa del ruscellamento, piutto-sto intenso durante le precipitazioni, che si manifestalungo la stradina sterrata che corre fra i due ingressidella grotta, mentre la sabbia è dovuta alla presenza diun sovrastante piano di cava oggi dismessa (un tempoinesistente) e utlizzato per un certo periodo comediscarica di inerti dalle cave vicine. Dal piano di cava,la sabbia verrebbe inghiottita e convogliata attraversofessurazioni fino alla volta della sala dello sdrucciolo,nel punto in cui il Boldori vide la sua “cascata”. Infatti,risalendo a ritroso dal varco l’evidente traccia di ruscel-lamento che vi arriva dalla sala dello sdrucciolo non è

difficile pervenire alla“base” dell’effimeracascata, caratterizza-ta da evidenti feno-meni di erosione enel contempo dallapresenza della fami-gerata sabbia grigio-azzurra. Tornando al varco, gli

scavi più profondidei quattro ope-rati nel depositot e r m i n a n o ,asportando l’inte-ro spessore delmateriale alluvio-nale (m 1,50), suun accumulo digrossi clasti deiquali tutti coloroche hanno cono-sciuto la grotta,

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� Cuatro Ciénegas

La valle di Cuatro Ciénegas è localizzata al norddel Messico, nella parte centrale dello Stato di

Coahuila, a circa 80 chilometri dall’importante centrominerario di Monclova, e forma parte del più grandedeserto nordamericano: il deserto chihuahuense.La conca, posta ad una quota di circa 700 m slm, haun’estensione di 84.347 ettari ed è circondata dallecatene montuose di San Marcos y Pinos, La Fragua,Madera, Menchaca, San Vicente e Purisima che sielevano fino a 3000 m slm.Il clima della vallata è arido, con una temperaturamedia annua di 22 °C e grandi oscillazioni termiche:in inverno le temperature si abbassano fino a 0 °C edin estate si innalzano fino a 44 °C. Le precipitazionisono scarse, con circa 200 mm di pioggia all’annoconcentrate tra maggio e settembre.Si tratta, in pratica, di un’area desertica che si carat-terizza per la presenza di centinaia di splendidi

Il progetto Cuatro Ciénegas, nello stato messicano di Coahuila

Un vero e proprio acquarionel deserto, con pozze elaghetti d'acqua sorgiva, tuttecon vita: specializzata,endemica e differenziata.Nella regione di CuatroCiénegas gli studi di questoparticolarissimo ecosistemasono solo agli inizi.

Carsismo e mistero delle

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Cuatro Ciénegas �

laghetti sorgivi e per una circolazione idrica sotterra-nea del tutto sconosciuta.Il 7 novembre 1994 una parte di questa valle vennedichiarata Area Naturale Protetta dal GovernoMessicano, per proteggere la flora (nella valle siconoscono un totale di 623 specie, delle quali 18endemiche) e la fauna (molluschi, crostacei, pesci,uccelli, rettili, scorpioni e mammiferi) che vivono nel-l’esteso complesso di sorgenti, fiumi, pozze e lagunedi Cuatro Ciénegas.Ma da dove proviene quest’acqua?L’associazione La Venta ha effettuato una ricognizio-ne preliminare nel 1998 ed una più approfondita l’an-no successivo: le premesse erano poco incoraggian-ti. In un’area di quasi 10.000 chilometri quadrati,estesa come una nostra regione e attraversata daben 5 massicci carsici, erano conosciute e catastatesolo due o tre grotte; apparentemente non esisteva-no ingressi visibili dalle principali strade e piste. Ciononostante ha prevalso il desiderio di esplorarequelle montagne, di percorrerle, di misurarne ledimensioni e i confini illimitati; con la convinzione

Tullio Bernabei, Italo Giulivo, Marco Mecchia, Leonardo Piccini

Associazione La Venta

KEY WORDSCuatro Ciénegas, Messico, Deserto, Pozze, Biologia,Grotte, Miniere, Piante Grasse.

RIASSUNTOL’associazione La Venta (Treviso) ha organizzato il pro-getto “Cuatro Ciénegas 2000” finalizzato alla conoscen-za del fenomeno carsico in un’area desertica dello Statodi Coahuila (Messico settentrionale), ove esistononumerose pozze e laghetti di acqua sorgiva, che hannopermesso la conservazione un habitat unico al mondo,con specie endemiche, attualmente protetto dalGoverno Messicano.Le ricerche effettuate a partire dal 1998, hanno finoramesso in luce l’esistenza di oltre 60 grotte, per com-plessivi 8000 metri di canali carsici esplorati, nelle altemontagne calcaree che circondano la valle desertica.

ABSTRACTThe geographical association La Venta (Italy) organized theCuatro Ciénegas 2000 Project, having as main aim theunderstanding of the karst phenomenon of a desert areain the State of Coahuila, in northern Mexico. This areahosts several spring water lakes and ponds that have per-mitted the conservation of an habitat unique on earth,due to the presence of endemic species, presently protec-ted by the Mexican Government. The research, started in 1998, up to now gave evidencemore than 60 caves, summing up to 8,000 meters ofkarst channels explored in the limestone mountains sur-rounding the desert valley.

acque nel deserto

� Sierra La Madera, una delle cinque sierras che costitui-sconi la regione di Cuatro Ciénegas.

Nella pagina a fronte, Poza Azul, una delle più belle sorgivedi Cuatro Ciénegas. Le sue limpide acque sono anche unameta turistica.

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che ogni nuova grotta, grande o piccola, avrebbepotuto fornire un contributo per svelare il misterodelle acque nel deserto. Per questo è nato il “Progetto Cuatro Ciénegas2000” e dopo le due ricognizioni sono state realiz-zate due importanti spedizioni, nell’ottobre 2000 e2001: durante queste missioni sono state effettua-te immersioni speleosubacquee nelle principalipozze della vallata e sono stati percorsi centinaiadi chilometri a piedi in perlustrazione tra le alte espinose montagne e lungo i profondi canyons chele solcano. Ne è uscita l’esplorazione di una ses-santina di grotte, per un totale di oltre 8 chilometridi sviluppo, e molte altre sono state solamenteavvistate.Trattandosi di zone quasi vergini, non sono man-cate scoperte archeologiche come pitture rupestrie zone cimiteriali di popolazioni preispaniche.Al momento di scrivere queste note sta per partireuna terza spedizione che ha il compito di effettua-re ulteriori esplorazioni, sia in grotta che nelleprofondità delle antiche miniere, e di cominciare atirare le somme. L’insieme dei risultati sarà pre-sentato nella seconda parte del 2003 mediante unlibro di grande formato.Ma al di là delle scoperte speleologiche e geogra-fiche in senso lato, il progetto Cuatro Ciénegasvuole richiamare l’attenzione sull’importanza deiconcetti dell’idrogeologia carsica applicati ad unambiente in via di desertificazione. Lo studio diquesta valle, dove sono chiari gli indizi di morfolo-gie carsiche sviluppatesi in precedenti fasi climati-che e dove la risorsa acqua è fondamentale, rap-presenta secondo noi una ricerca campione – alivello mondiale – il cui obiettivo strategico è lacomprensione della fragilità di questo eco-sistemae l’individuazione delle azioni che possono evitar-ne la distruzione già avviata.

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� Cuatro Ciénegas

� Carta geologica schematica dell’area di Cuatro Ciénegas:MD) Sierra La Madera, FG) Sierra La Fragua, SV) Sierra SanVicente, MP) Sierra San Marcos Y Pinos, PS) Sierra LaPurisima.Sigle delle formazioni: Qal) depositi continentali quaternari ,Qb) vulcaniti quaternarie, Tcg) depositi continentali terziari, Ks)formazioni calcareo-arenacee del Cretaceo Superiore, Ki)Formazioni calcaree di piattaforma del Cretaceo Inferiore, Js)Formazioni calcareo-dolomitiche ed evaporitiche delGiurassico Superiore, Tigi) Rocce ignee intrusive del Terziario.(Da Mapa Geologico de Coahuila, modificata; in Vargas, 1993)

� Zona paludosa ai piedi della Sierra San Marcos y Pinos.(Foto I. Giulivo)

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impregnano i livelli basali della successione carbo-natica.L’opera modellatrice delle acque meteoriche, in con-dizioni climatiche diverse da quelle odierne, guidatadai fattori strutturali (litologici, tettonici), ha determi-nato l’incisione dei rilievi ad opera di corsi d’acqua eil riempimento delle conche intramontane con depo-

Inquadramento geologico generaleL’area di Cuatro Ciénegas è caratterizzata da unaserie di rilievi costituiti da lunghe dorsali morfostrut-turali che emergono dalla pianura. Le dorsali corri-spondono ad ampie pieghe anticlinali fortementeasimmetriche con asse ad orientamento compresotra NNW e WNW e vergenza occidentale. Le pieghe sono profondamente incise da canyon evalli trasversali che ne mettono in risalto la costitu-zione geologica, nel complesso abbastanza sem-plice. Le rocce affioranti fanno parte tutte della stessa suc-cessione stratigrafica, appartenente alle serie di piat-taforme tipiche della parte meridionale del continen-te nordamericano.Nella zona da noi investigata affiorano soprattuttocalcari del Cretaceo, in una potente serie, con inter-calazioni di livelli marnoso-siltosi ed orizzonti discon-tinui di gessi, che poggia su rocce sedimentariemetamorfiche d’ambiente prevalentemente continen-tale.I calcari si presentano in genere ben stratificati, constrati di spessore solitamente decimetrico, ma che inqualche caso superano anche il metro. Verso l’alto lasuccessione continua con marne, siltiti, argilliti e are-narie del Paleogene.Tutta l’area è stata sede di un intenso vulcanismoche l’ha interessata durante le fasi tettogenetichecompressive dell’Oligocene, vale a dire prima dellosviluppo delle conche e delle sierras. Nel Miocenemedio, circa 19 milioni d’anni fa, è iniziata la disten-sione tettonica, che è proseguita nel Pliocene, carat-terizzata dall’accomodamento dei blocchi dislocatida faglie, e accompagnata da magmatismo calcoal-calino.Alle fasi tardive dell’attività vulcanica sono collegati ifenomeni idrotermali che hanno dato origine a mine-ralizzazioni, per lo più a solfuri metallici misti, che

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L’evoluzione morfologica dell’area di CuatroCiénegas, e anche di una parte dei fenome-ni carsici, è da attribuire a fasi climatichecaratterizzate da un clima più umido di quel-lo attuale. Meyer (1973) ha studiato l’evolu-zione climatica del bacino di CuatroCiénegas, nel deserto di Chihuahua, effet-tuando due sondaggi nella piana. Sui cam-pioni prelevati, le 5 datazioni al radiocarbo-nio su polline hanno fornito informazionirelativamente al periodo compreso fra31400 e 12480 anni fa. I risultati delle anali-si non hanno evidenziato significativi cam-biamenti nei depositi che hanno colmato ilbacino nel Quaternario superiore. SecondoMeyer, comunque, il clima regionale dovreb-be essere stato più freddo e umido prima dicirca 12480 anni fa, con una certa estensio-ne di foreste di pino e bosco misto sullemontagne circostanti e sulle conoidi alluvio-

nali. Studi effettuati in altri bacini delMessico settentrionale (Metcalfe et al.,1997) hanno evidenziato cambiamenti piùrepentini dei pollini depositati.In base a tutti i dati ad oggi disponibili,Metcalfe et al. (2000) ritengono che le con-dizioni climatiche nei deserti del Nord delMessico durante il Pleistocene superiore –Olocene inferiore, siano state più fredde eumide rispetto alle condizioni attuali. Neldeserto di Chihuahua le precipitazioni inver-nali dovevano essere significativamente piùabbondanti, mentre estese aree ora occupa-te da vegetazione cespugliosa di desertoerano coperte da boschi di ginepro. Alcunedelle associazioni vegetali del Pleistocenesuperiore non hanno analoghi attuali, sugge-rendo che le stesse combinazioni di caratte-ristiche climatiche oggi non esistano.L’attuale regime di piovosità sembra essersi

stabilito non prima di 9000 anni fa.Nell’Olocene inferiore e medio il clima eraprobabilmente più caldo e umido rispettoall’attuale, mentre le condizioni di verodeserto non si instaurarono fino a circa4000 anni fa.Il clima attuale della piana di CuatroCiénegas è classificabile come “moltosecco”, con precipitazioni annuali medie di100-200 mm. Sui rilievi che circondano lapiana la piovosità è maggiore, determinandoun clima “secco”, con precipitazioni annuecomprese fra 200 e 300 mm. Solo sui setto-ri più elevati dei principali rilievi (in partico-lare della Sierra La Madera e Sierra LaFragua) la piovosità è tale da definire il climacome “semisecco”, con precipitazioni che inqualche zona probabilmente raggiungono i400-500 mm/anno.

Marco Mecchia

I cambiamenti climatici a Cuatro Ciénegas

� Il Cañon Pedregoso, nella Sierra La Purisima, è uno deimaggiori della regione, ed è stato oggetto di attente ricer-che per la presenza di numerose cavità che si aprono sugliscoscesi versanti.

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GeomorfologiaNell’insieme il rilievo della zona di Cuatro Ciénegassi può definire di tipo “Giurassico” (cioè analogo aquello delle montagne del Giura, in Francia), in cui irilievi corrispondono principalmente a pieghe antifor-mi e le zone di pianura a pieghe sinformi. Solo inqualche zona si ha un inizio d’inversione del rilievo,con i nuclei delle anticlinali sottoposti ad intensa ero-sione in seguito alla formazione di valli longitudinaliin corrispondenza dell’asse delle pieghe.I fianchi maggiormente inclinati, che guardano versoil quadrante sudoccidentale, mostrano spesso strativerticali o rovesciati e si presentano con pendii ripidie pareti verticali, profondamente incise da corsi d’ac-qua longitudinali e trasversali (che nell’insieme for-mano un tipico reticolo a “traliccio”). I fianchi a minorpendenza, rivolti verso il quadrante nordorientale,sono caratterizzati da pendii moderatamente inclina-ti, spesso corrispondenti a superfici lito-strutturali,incisi da una fitta rete di canali che seguono l’immer-sione degli strati.Nelle aree pedemontane, i molti conoidi tra loro coa-lescenti, formati dai detriti e dalle alluvioni grossola-ne portate dai corsi d’acqua che scendono dai rilievi,danno origine ad una superficie inclinata regolarecaratterizzata da un reticolo discontinuo e non orga-nizzato. In queste aree si ha, infatti, la perdita quasitotale per infiltrazione degli occasionali afflussi cheprovengono dai rilievi. Le zone di pianura, presentano invece le caratteristi-che di piane di Playa endoreiche, essendo per lo più

siti detritici e alluvionali. In un clima progressivamen-te più secco, che si è impostato durante il tardoQuaternario, si è determinata la formazione di con-che endoreiche che, prosciugate, costituiscono leattuali piane (Cuatro Ciénegas).

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� Cuatro Ciénegas

Non solo spine: lavegetazione nel deserto

Quando entrammo la prima volta, con lemacchine, nella valle di Cuatro Ciénegas,subito si aprì un mondo a noi sconosciuto:una grande valle semi-desertica che pre-sentava rarissime zone di coltivazione. Sipotevano solo notare alcune oasi verdi chevenivano fortemente irrigate per potertrarre dalla terra alcuni sfalci di alfa-alfa epoche altre cose. Tutto il resto era unaenorme zona incolta (matorral), dove lafacevano da padrone incontrastato unaserie di piante molto bene adattate allecondizioni di un clima che si va progressi-vamente desertificando. Con le scarse precipitazioni a disposizionesolo le piante con grandi capacità di adat-tamento possono sopravvivere ed ecco,quindi, che incontriamo le famose piantegrasse e gli arbusti spinosi. Due i meccani-smi vitali utilizzati: la possibilità di incamera-re grandi quantità di acqua nelle propriestrutture e la trasformazione degli organi di

evapotraspirazione della pianta in appendi-ci spinose.Proviamo ad addentrarci in questo terrenoincolto con arbusti spinosi (matorral bajoespinoso) e faremo così la rispettosissimaconoscenza con gli abitanti vegetali di que-sta area. Non è un approccio facile perchéla resistenza all’avanzamento prodotto daqueste piante è qualcosa di veramente fan-tastico. Sembra di poter essere padroni diogni passo e, invece, è sempre pronto unospino ad avvisarti che la conquista di unpiccolo spazio sarà una cosa dolorosa esacrificante. È così, comunque, che si pos-sono trovare numerosi rappresentanti dellafamiglia delle cactacee e delle agavacee,piante spinosissime che variano moltissimonelle dimensioni e nelle forme.Cardenches dai rami sinuosi che ospitanonidi di uccelli, nopales dalle foglie a forma dipale spinose che nei periodi della fiorituralasciano spuntare fiori di variegatissimicolori, bisnagas, alicoches e viejitos, tron-chetti spinosi che formano mini barrieredifficili da superare, i famigerati perritos,

micro cactus che il vento del deserto portaa spasso fino alle tue gambe e che nonvogliono mai staccarsi di dosso, i famosipeyotes che, usati in antichi riti indiani edanche nella medicina locale, si esaltano pervir tù vere e presunte, la lechuguilla, la gua-pilla, le agavi e le yucche, l’alabarda, le temi-bili acace (dette uña de gato) e tante altreancora.Se ci addentriamo nelle valli laterali pos-siamo trovare altri tipi di piante tra lequali ricordiamo la salvia real, con le cuifoglie si prepara un buonissimo infuso e ilsangre de diablo, che i locali usano masti-care per rinforzare gengive e denti.Ancora più in alto iniziamo a trovare lacandelilla, una euforbiacea che rivesteenorme importanza nell’economia locale;tale pianta, infatti, viene raccolta per poterestrarre dalla par te esterna della sua cor-teccia un prodotto ceroso molto utilizza-to nella cosmesi.Saliamo ancora, andiamo nelle parti altedelle montagne e lì incontriamo il madronodai frutti commestibili, conifere ed anche

� Una yucca, tipica pianta degli arenales spesso costituitida dune di trasporto eolico ricche di frammenti di gesso.

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prive di corsi d’acqua, con ampi bacini pianeggiantichiusi, in cui occasionalmente si formano stagni eacquitrini che a seguito della forte evaporazionelasciano depositi di solfati e sali alogenati. In questezone si trovano anche dune di trasporto eolico, spes-so costituite da frammenti di gesso provenienti dallezone d’evaporazione.Tra le morfostrutture più tipiche vale la pena di rilevarela presenza di versanti lito-strutturali triangolari, formanota con il nome di flat-iron, soprattutto ai piedi dei ver-santi con strati con inclinazione maggiore di 30°.Il paesaggio è modellato principalmente dalle acquecorrenti, come testimonia la fitta rete di canali ecanyons profondamente incisi, anche se attualmentele condizioni climatiche consentono un ruscellamen-to consistente solo in occasione dei rari ma violentitemporali.Il drenaggio è quindi probabilmente ereditato da con-dizioni climatiche caratterizzate da precipitazioni piùabbondanti di quelle attuali. A scala regionale, il reti-colo idrografico è caratterizzato da corsi d’acquaimportanti che tagliano le strutture maggiori conprofonde gole.

Carsismo

L’intensa degradazione fisico-meteorica, rende learee dove si hanno forme carsiche ben sviluppateabbastanza rare e in genere concentrate nellezone di cresta, sia delle dorsali principali sia deglispartiacque secondari. Praticamente assenti sonoinvece le forme carsiche dovute all’infiltrazione. Lascarsa copertura di suolo e detriti, soprattutto nellezone rilevate, fa sì che la superficie degli affiora-menti calcarei compatti sia modellata da morfo-

sculture d’origine carsica, perlo più nei tipi spitzkarren e rin-nenkarren, non particolarmen-te accentuati.Nonostante la natura carbona-tica delle rocce e la buona frat-turazione, il carsismo sotterra-neo appare nel complessopoco sviluppato, concentran-dosi in zone molto ristrette ovein molti casi ha, come vedre-mo, origine idrotermale.Forme tipiche dei paesaggicarsici, come le doline, sonopraticamente assenti. Le rarecavità che si aprono in superfi-cie e le rare depressioni, pre-senti soprattutto nelle zone di

cresta, hanno quasi sempre origine per fenomenidi deformazione gravitativa o di rilascio tensionaleche interessano i versanti più scoscesi; solo aipiedi dei rilievi si trova qualche rara depressionedovuta al crollo di cavità sotterranee.Abbondanti sono invece le nicchie e i ripari lungole pareti dei valloni e dei canyon. Si tratta per lo più

Cuatro Ciénegas �

querce che untempo dovevanotrovarsi più in bassoma che l’avanza-mento del climadesertico ha spintoin alto per potercatturare dallenuvole che passanosenza lasciar caderepioggia un cer toquantitativo di umi-dità sufficiente allasopravvivenza.E tante altre pianteancora si incontra-no nell’area (circa 623 specie), dimostrando le grandicapacità vitali del mondo vegetale anche nelle condi-zioni difficili di un area desertica.Loro sono là con la loro impossibilità di spostarsi macon la chance che madre terra gli ha dato di evolver-si e di riprodursi, manifestando questa loro grandeattitudine alla vita con forme e colori che parlano illinguaggio universale della natura.

Giovanni Todini� Sierra La Purisima. Strati verticali sulla parete antistan-te la Cueva di S. Vicente.

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� Cuatro Ciénegas

di cavità sviluppate lungo i giunti di strato o in cor-rispondenza di fratture verticali, originate da pro-cessi d’alterazione chimica e degradazione fisica,dovuti principalmente a fenomeni di condensazio-ne ed evaporazione, e legati alle particolari condi-zioni microclimatiche delle pareti.Allo stato attuale le grotte da noi individuate sonouna sessantina, di cui solo poche superano i 100metri di sviluppo. Nella maggior parte dei casi si trat-ta di cavità di pochi metri di lunghezza e a sviluppoorizzontale che si aprono lungo le pareti dei canyon.In genere le dimensioni diminuiscono rapidamentedall’ingresso verso l’interno. Tali cavità possonoavere avuto origine a partire da piccoli condotti d’in-terstrato ampliati da processi di degradazione fisicaa partire dall’ingresso. In molti casi sono presentidepositi di concrezioni, anche molto ingenti. Alcune di questa cavità potrebbero essere frammentidi antichi collettori carsici, e, in effetti, talvolta si osser-vano forme parietali che assomigliano a forme di cor-rosione freatica. Purtroppo lo stato di alterazione e didisfacimento in cui si trovano la maggior parte di que-sta cavità non rende possibile al momento formulareipotesi attendibili sulla loro origine.Un caso a parte è quello delle numerose grotte che,per andamento e morfologie, denotano senza ombradi dubbio un origine a carico di fenomeni idrotermalilegati a circolazione profonda. Tra queste gli esempipiù chiari sono quelli della Cueva RanchoGuadalupe, nell’estrema porzione Nord della SierraLa Fragua, e la Cueva di Tanque Nuevo, nel settorecentrale della Sierra San Marcos y Pinos.Di origine quasi sicuramente idrotermale sono anchela Cueva El Junco, sempre alla Fragua, e la CuevaRosillo 1, nella Sierra San Marcos Y Pinos.

Principali caratteristiche morfo-carsiche delle zone investigate

Sierra San Vicente

Si tratta di una dorsale minore che si biforca dallaSierra Agua Chiquita a SE di Cuatro Ciénegas. Lastruttura è quella di un’anticlinale asimmetrica convergenza a SW. Il lato occidentale presenta strati for-temente inclinati, sino a verticali. Questo lato ètagliato da canyon trasversali alla struttura che met-tono in risalto l’assetto degli strati, dando origine, incerti luoghi, a spettacolari dorsali trasversali alle inci-sioni, costituite da un singolo strato.

Perché una grotta ha proprio quella temperatura lì? La ricerca dellarisposta a questa domanda abbastanza ovvia si sta mostrando piena didettagli e di possibilità esplorative: c’è da scommettere che fra qualcheanno l’analisi delle temperature e lo studio delle condizioni climaticheesterne diverrà parte integrante della speleologia esplorativa.La zona di Cuatro Ciénegas pare essere una palestra ottima per que-sto tipo di analisi, dato che si tratta di un pianoro vastissimo a quota700-750 m slm circondato da montagne molto alte, di difficilissimoaccesso, con grandi risorgenze alla base. I dati di cinque stazioni meteorologiche circostanti ci hanno permessodi stimare in 19.9±0.2°C la temperatura media della zona: questa è lanostra temperatura di riferimento, su cui possiamo costruire la curvatemperatura media-quota con però un gradiente di 9.5°C/km, datoche, appunto, l’aria è secca. Questo vuol dire che a 1200 m slm la tem-peratura di riferimento è 15°C e a 1700 di 10.5°C. Le grotte esplorate sinora (un totale di circa otto chilometri di svilup-po nell’intera regione) sono caratterizzate da scarse circolazioni d’aria,da una temperatura relativamente alta ma variabile da punto a puntoe da scarsissima presenza di acqua.C’è pochissima acqua, così poca che neppure in sistemi quasi chiusicome sono quelle grotte si riesce sempre a saturare l’atmosfera: leumidità in una grotta come la Hundida sono intorno all’85%. Questosignifica che ogni metro cubo di quell’aria a 19°C, che se fosse saturadi umidità conterrebbe circa 19 grammi di vapore, in realtà ne contie-ne solo sedici.Correnti d’aria praticamente non ce ne sono. Il probabile motivo, pur-troppo, è strutturale: sono grotte molto vecchie, dove riempimenti e

Il clima delle grotte di Cuatro Ciénegas

� Un tipico ingressolungo le pareti del CañonPedregoso, nella SierraLa Purisima. Si tratta pro-babilmente di condotteallargate da acque inpressione d'interstrato,messe in luce dal succes-siovo approfondimentodel canyon. (Foto. F. LoMastro)

PIANTA

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Cuatro Ciénegas �

Il carsismo profondo è testimoniato da diverse cavitàd’interstrato, per lo più di piccole dimensioni. Lungola zona di cresta principale si segnalano alcune pic-cole cavità in corrispondenza di trincee dovute afenomeni di deformazione gravitativa che interessa-no vaste porzioni della dorsale principale.Numerosi ingressi si aprono lungo le pareti dellegole, con una maggiore concentrazione nelle zone astrati verticali, in particolare nel Cañón Madera e nelCañón el Guano. In quest’ultimo si trova l’ingressodella Cueva San Vicente, che insieme con altrecavità minori situate nei dintorni, è stata sfruttatacome miniera di guano, asportando un deposito dimolte migliaia di metri cubi, che occupava il pavi-

mento di un vasto ambiente sotter-raneo.L’ingresso di questa interessantegrotta si trova a circa 50 metri dialtezza, nella parete destra delvallone. La morfologia è quella diuna forra approfondita a partire daun condotto ancora visibile in alto.Dopo pochi metri, il condotto siapre in un vasto salone allungato,il cui pavimento è occupato dauna spessa coltre di detrito e dagrossi blocchi di crollo. Gli strativerticali hanno permesso allacavità di raggiungere una formastabile, con le pareti che corri-spondono a superfici di strato,

che ricorda le grandi gallerie di attraversamentotipiche dei carsi tropicali umidi.L’origine di questa grotta non è chiara, alcuni indizisembrano far pensare ad un segmento di un grossocollettore esumato e troncato dall’approfondimentodel reticolo idrografico, ma rimane da capire qualepoteva essere la continuazione verso N dell’origina-rio condotto.

Sierra La Purisima

È costituita da una serie di dorsali allungate in direzio-ne NW-SE, lunga nel complesso circa 70 chilometri. Lazona, situata a SE di Cuatro Ciénegas, ha la struttura

crolli hanno avuto il tempo di spezzare la continuità dei sistemi origi-nari e dove il clima esterno ha avuto il tempo di ostruire gli ingressi.Inoltre le grotte portano evidenti segni di genesi dovute a condizioniparticolari (ipercarsismo) e dunque tendono a formarsi in modo isola-to dal contesto esterno.Questa relativa assenza porta con sé che ci siano pochi rimescolamentie questo, insieme alla scarsa umidità, fa sì che si incontrino sbalzi ditemperatura sorprendenti. L’esempio della Hundida è interessante: essa si apre a quota 800 slmcirca e dai dati climatologici esterni ci aspettiamo che la sua tempera-tura sia dunque 19.0±0.2 °C. In effetti nelle zone iniziali il pavimento(stagionalmente percorso da flussi d’acqua) è a 18.6 °C, mal’aria a tre metri da terra è 19.9 °C, più calda di 1.3 °C: parepoco, ma non lo è affatto, uno sbalzo così sottoterra corri-sponde a una diminuzione di quota di 300 metri, non ad unasalita di tre! La differenza di temperatura è quasi sicuramen-te un residuo della presenza di acqua: essa è rimasta lì adevaporare (l’aria non è satura, ricordate?) e dunque ha raf-freddato la zona umida. In alto la roccia, e dunque l’aria,sono ad una temperatura “naturale” che d’altra parte pareun pizzico più alta di quella media annuale.Un’altra causa di sbalzi di temperatura, questa volta all’insù,sono i pipistrelli e i loro depositi di guano che, fermentando,rilascia calore. I pipistrelli paiono amare le zone alte e chiu-se e proprio in quelle, naturalmente, accumulano la cacca:che fermenta e scalda. Se la zona è davvero chiusa e pocoventilata l’aria calda e puzzolente va intrappolandosi lì.“Trappole d’aria calda”, si chiamano, appunto.Sempre all’Hundida ci sono, e pure questo non depone a

favore della sua vastità perché se una trappola d’aria calda avesse pro-secuzioni non potrebbe intrappolare aria calda: un paio di zone (unadi oltre 30000 metri cubi!) hanno temperature ben più alte del dovu-to, sino a 22.3 puzzolentissimi gradi centigradi.

Giovanni Badino

� Le pozze Azules sono tappezzate di stromatoliti, strati di car-bonato di calcio fissato dalle alghe azzurre (cianobatteri), chedominarono il quadro del Precambriano e che oggi vivono nellecalde acque dei mari tropicali. (Foto F. Lo Mastro)

Sierra San VicenteCueva de Los Murcielagoso San Vicente

UTM: 2.16.620 E -29.83.600 NQuota: 970 mSviluppo: 110 mDislivello: +26/-12 mDisegno: Savino G.Ottobre 2001La Venta Exploring Team

SEZIONE

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si approfondisce gradualmente, mentre negli ultimi7-8 km di percorso assume una tipica sezione acanyon con pareti alte e molto inclinate, a tratti verti-cali. Le esplorazioni speleologiche hanno interessa-to il tratto (lungo 4 km) in cui erano evidenti il mag-gior numero di cavità sulle pareti.Al contrario di quanto avviene in altre aree, le grottedel Pedregoso sembrano legate alla circolazione diacque di origine meteorica e appaiono essersi svi-luppate prima dell’incisione del canyon, quandolocalmente i calcari erano ancora protetti dalle for-mazioni sovrastanti.Le grotte scavate nella fascia superiore sono attual-mente percorribili per poche decine di metri (la piùlunga, Cueva Murcielago, ha uno sviluppo di 130 m).Qui prevalgono i condotti scavati da acque in pres-sione, con sezione spesso sub-circolare, originati sualcuni piani di strato favorevoli o all’intersezione fraquesti strati e sistemi di fratture variamente orienta-te. Sembra quindi probabile che il reticolo di condot-ti si sia sviluppato in falda, in un acquifero forse con-finato dall’orizzonte marnoso sovrastante.Questo processo si sarebbe realizzato in una primafase “localmente confinata”, con produzione della retedi condotte in pressione attualmente riconoscibile avarie altezze fino alla base della parete del canyon.Le grotte maggiori si trovano al piede delle pareti, incorrispondenza di un cambiamento litologico (Cuevael Pedregoso, 380 m; Cueva Las Guaitas, 220 m;Cueva el Triangulo, 55 m). Queste grotte sono costi-tuite da condotte con sezione da acque in pressioned’interstrato (forse formate contemporaneamentealle condotte che si trovano più in alto sulla parete),e da segmenti caratterizzati da approfondimentovadoso. Anche queste grotte sembrano essere stateintersecate casualmente dall’approfondimento delcanyon. Alcune di esse mostrano un solco che dal-l’ingresso della grotta incide il pendio roccioso finoall’alveo.Si può ipotizzare che il cambiamento litologico osser-vato corrisponda al passaggio a strati sottostantimeno carsificabili, e che ciò abbia favorito inizial-mente l’impostarsi delle grotte sul piano di contatto esuccessivamente la riattivazione del flusso in alcune

� Cuatro Ciénegas

di un’anticlinale asimmetrica vergente a W.Il settore settentrionale è fortemente inciso daprofondi canyon, sia trasversali sia longitudinali. Traquesti il Cañón Pedregoso, che si dirige a Nord, èuno dei maggiori ed è stato oggetto di attente ricer-che per la presenza di numerose cavità che si apro-no sugli scoscesi versanti. Nel tratto iniziale la valle

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L’analisi delle acque delle pozze potrebbe esse-re molto interessante perché la temperaturadelle acque di alimentazione ci indicherebbe dicolpo, se troppo fredda, la presenza di circuiticarsici connessi con le alte quote. Il guaio è chela temperatura delle pozze non è quella del-l’acqua di alimentazione perché dipende dall’in-solazione, e dunque dalla stagione, dalla forma,dal flusso. In pratica abbiamo concentrato l’attenzione suuna delle pozze Azules in vicinanza del RanchoPro Natura, a quota 725 m slm, un bacino dicirca 25 metri cubi alimentato da 2 l/s d’acquacapaci dunque di farne una completa sostitu-zione ogni quattro ore. Ci aspettavamo perciò

che le temperature di primo mattino fosserorappresentative della temperatura dell’acquasotterranea di alimentazione. Nei dieci giorni dimisura abbiamo trovato valori da 25.7 a 26.2°C, con una lieve tendenza ad aumentare.E’ stata interessante anche la misura dell’unicasorgente carsica di tipo classico, a quota 740 mslm nel sud della valle, denominata La Vega. Lasua acqua sgorga a 24.5±0.1 °C: il dato èdiscretamente concordante con quello citatodella pozza.Come si vede sono valori di 5 °C più alti diquelli delle grotte e delle temperature medielocali. Viene da chiedersi se questa misura nonindichi che si tratta di acque che non arrivano

da grotte: la risposta è no, possono arrivare dagrotte. E’ che abbiamo ignorato il calore geo-termico.Lì, come da noi, gli acquiferi agiscono da effi-cientissimi isolatori termici, separando le roccecalde profonde da quelle epidermiche in cuisono scavate le grotte, che difatti possonosistemarsi alla temperatura media atmosfericalocale. Le acque subiscono perciò un riscalda-mento fra il momento in cui abbandonano legrotte e quello in cui escono a giorno, con uninnalzamento di temperatura che è proporzio-nale al flusso di calore ma inversamente pro-porzionale alla piovosità: poca acqua viene scal-data molto.

La temperatura delle acque

Sierra La PurisimaCueva Tinaja

UTM: 2.19.648 E - 29.70.619 NQuota: 1020 mSviluppo: 670 mDislivello: +30/-64 mRilevatori: Grassi V., Beltrami A., Santini A.,Nafate M., Savino G.Disegno: Mecchia M.Novembre 2000La Venta Exploring Team

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Cuatro Ciénegas �

di queste condotte. Gli approfondimenti vadosisarebbero quindi recenti, cioè contemporanei del-l’approfondimento conclusivo del canyon.Nel settore centrale e meridionale de La Purisima, ilrilievo è meno accidentato e la struttura è nel com-plesso più erosa. In tutta questa zona non sono notegrotte, ma sono presenti diverse miniere, tra cuiquella del Mineral de Reforma, che si sviluppa per undislivello di circa 900 metri. Un’ispezione preliminarenel vasto complesso di gallerie di questa miniera, hapermesso di trovare piccole cavità naturali abbon-dantemente concrezionate e talvolta rivestite di cri-stalli di calcite.Nel complesso, sembra comunque di poter afferma-re che nel settore centrale di questa struttura il carsi-smo sotterraneo è poco sviluppato.

Sierra San Marcos y Pinos

È una delle maggiori dorsali ditutta la zona, sviluppandosi peroltre 105 chilometri da NW a SE.Al contrario di altre sierras, laMarcos y Pinos ha una formaregolare, stretta a N e più ampiaa S, dove raggiunge i 15 km d’am-piezza. I numerosissimi canyonche la solcano, su entrambi i lati,sono meno approfonditi di quantosuccede in altre zone; mancanodel tutto le valli longitudinali. Nelcomplesso la struttura è meglioconservata di quanto non succe-da in altre dorsali vicine.Il carsismo superficiale è pratica-mente assente, fatte salve le soli-te forme di corrosione a piccolascala nelle zone di roccia compat-ta. Mentre sono anche qui moltigli ingressi che si aprono sullepareti delle gole, ma si tratta per

lo più di caverne e nicchie d’interstrato di svilupporaramente superiore a 20 metri.Per quanto riguarda il carsismo sotterraneo sono dasegnalare le due grotte che si aprono in un affluentedestro del Cañon del Rosillo, una delle quali sfiora ilchilometro di sviluppo.Le due grotte sono state entrambe sede di un’inten-sa attività mineraria per l’estrazione di fosforite (roc-cia costituita principalmente da fosfati del gruppodella apatite, da calcite e da minerali organici) che siorigina per fenomeni di alterazione chimica della roc-cia calcarea ad opera di acidi organici, derivati daprocessi di decomposizione di depositi di guano.La grotta principale, da noi denominata Cueva delRosillo 1, è costituita in pratica da un'unica gallerialunga 930 m, di sezione abbastanza regolare pergran parte del suo sviluppo, La larghezza media è dicirca 10 metri mentre l’altezza varia da un minimo di

Speleologia 46

In realtà ignoriamo quale sia il flusso locale, che ci sonoindizi per supporre più alto del normale; ma se pureprendiamo per buono quello medio mondiale (1.4_Cal/cm2) abbiamo che fluiscono due milioni di jouleall’anno a metro quadrato, capaci di scaldare dieci chi-logrammi d’acqua di 50°C, o cento di 5 °C o mille dimezzo grado. Con le piovosità tipiche delle montagnealpine scopriamo che l’acqua che fluisce nelle montagnefra il momento in cui si immerge in falda, in fondo allagrotta, e il momento in cui esce a giorno viene riscal-data di meno di mezzo grado dalla roccia sottostante.Ma a Cuatro Ciénegas piove poco, 200 mm all’anno,cioè proprio 100 kg a metro quadro ogni anno. Chequindi si scaldano proprio di quei 5 °C.

Giovanni Badino

� Saletta concrezionata all'interno della Cueva Hundida,cavità che si apre a 800 slm nella Sierra La Menchaca. (FotoA. De Vivo)

� Un lago salato al centro della piana di Cuatro Ciénegas.(Foto I. Giulivo)

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� Cuatro Ciénegas

6 metri ad un massimo di oltre 20 metri. Nella partefinale le dimensioni diminuiscono, sia per l’abbassa-mento della volta, sia per la presenza di riempimentidetritici e concrezionali che ne innalzano il pavimen-to. La galleria termina su colate calcitiche.Lungo tutta la galleria si osservano sulla volta formea cupola e vani laterali rotondeggianti, le pareti sonoscolpite da megascallops, di dimensioni medie intor-no a 1-2 metri. Questi indizi denotano un flusso idri-co assai lento che, unitamente ad altre forme di cor-rosione presenti sulle pareti, farebbero propendereper un’origine ad opera di acque termali.

Sierra La Fragua

Si tratta di una tozza dorsale allungata in direzioneWNW-ESE situata a SW di Cuatro Ciénegas. Perestensione è la maggiore tra le sierra della zona, conuna superficie di oltre 1000 km2. La struttura è anco-ra quella di un’anticlinale asimmetrica con vergenzaverso SSW, caratterizzata dal vastissimo fianco set-tentrionale con inclinazione degli strati di solo pochigradi. Ciò conferisce a questa sierra una strutturache ricorda quella di un rilievo monoclinale. Il versante settentrionale è solcato da una fitta rete dicanyon paralleli, non molto profondi ma alquanto tor-tuosi. I maggiori tra questi superano i 20 chilometri disviluppo. Sul fianco meridionale si hanno invececanyon di breve sviluppo ma estremamente incassa-ti, con pareti laterali che in qualche caso superano i600 metri di altezza, e tratti così stretti che non èpossibile vederne il fondo.In tutto il vasto pianoro inclinato del versante Nordnon sono state osservate tracce di carsismo superfi-ciale dovuto a fenomeni d’infiltrazione. Numero sis -sime, e tuttora inesplorate, sono invece le cavità chesi aprono lungo le pareti dei canyon. Si tratta per lopiù di cavità prevalentemente di interstrato, che siritiene abbiano sviluppi di solo pochi metri.Al momento sono state esplorate solo due grotte inquesta zona.La prima si apre nel letto del Cañon del Junco, ed ècostituita da un pozzo di una ventina di metri, coningresso tra roccia e detrito, che scende in una frat-tura allungata chiusa al fondo da detrito. Un pozzolaterale, stretto, non è stato sceso completamente acausa delle incredibili quantità di polvere che ne rive-stono le pareti e che rendono la discesa possibilesolo se attrezzati con occhiali e maschere antipolve-re. Sebbene la cavità si trovi in avanzato stato didegrado, alcune relitti di forme parietali e al soffitto

della frattura, farebbero pensare anche per questagrotta ad un origine idrotermale.La cavità più interessante della zona si trova nel set-tore più settentrionale della sierra, nei pressi delRancho Guadalupe. L’ingresso, un piccolo pozzo cir-colare di 2 m di profondità, si trova su un pendio roc-cioso pochi metri al di sopra del limite della pianura.Il pozzetto, perpendicolare agli strati, immette in unagalleria discendente di circa 1,5 metri di diametrocon forme a cupola che ne denotano l’origine adopera di fluidi idrotermali.Scendendo si notano anche resti di crostoni cherivestivano le pareti. Dopo poche decine di metri la

� La Cueva del Rancho Guadalupe (Sierra La Fragua)mostra una morfologia labirintica a camere sferiche, tipicadelle grotte di origine idrotermale. (Foto F. Lo Mastro)

Sierra Marcos y PinosCueva del Rosillo 1

PIANTA

UTM: 2.20.497 E - 29.36.552 NQuota: 1360 mSviluppo: 1110 mDislivello: +53/-47 mRilevatori: Grassi V., Liverani M.,Savino G., Suriano P.Disegno: Liverani M.

Novembre 2002La Venta Exploring Team

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Cuatro Ciénegas �

grotta si suddivide in più cunicoli, con un andamen-to labirintico dato dalla connessione di vani di formasferica. Le pareti sono spesso rivestite di crostonicalcarei e gessosi. Uno dei cunicoli discendentiimmette in un’ambiente più grande, costituito daun’ampia galleria, inclinata lungo la stratificazione,che sfocia in una sala di vaste proporzioni. Qui l’a-zione solvente delle acque termali è chiarissima eha lasciato su soffitto e pareti cavità emisferiche didiametro sino a 4 metri, a tratti ancora rivestite dicrostoni calcarei di precipitazione. Il rivestimentolegato alle acque termali si è in gran parte staccatodalle pareti andando ora a costituire un depositogranulare che ricopre il pavimento. Sono invece pre-senti grossi accumuli di concrezioni vadose, cheindicano una fase di concrezionamento da parte diacque d’infiltrazione, ormai solo sporadicamenteattive. La cavità è molto interessante sia da un punto divista morfologico che mineralogico e sarà sicura-mente oggetto di ulteriori studi.

Considerazioni preliminari sull’originedelle grotte e possibilità esplorativeAttualmente sono state individuate circa 60 grotte. Diqueste la maggior parte è rappresentata da cavitàd’interstrato di limitato sviluppo e di origine incerta. Inmolti casi si ha l’impressione che si tratti di fenome-ni locali, dovuti a particolari condizioni litologiche o a

circolazione epidermica lungo strato.Tra le grotte di maggiori dimensioni, la maggiorparte mostra forme che indicano un’azione disso-lutiva da parte di acque termali in risalita, caratte-rizzate da flussi lenti in condizioni di basso gra-diente idraulico. Tra queste la Cueva del RanchoGuadalupe (Sierra La Fragua) mostra una morfolo-gia labirintica a camere sferiche tipica delle grottedi origine idrotermale.Nella zona della Sierra San Vicente e soprattutto inquella del Cañon Pedregoso si hanno invece relittidi cavità di origine freatica legate a circolazione diacque meteoriche.In tutti i casi si tratta di carsismo “antico”, cioè pre-cedente alle fasi d’intensa erosione superficialeche hanno determinato l’incisione della fitta rete dicanyon.Tutto ciò ci porta a pensare che le probabilità diaccedere a vasti complessi sotterranei siano piut-tosto basse, in quanto i sistemi sono probabilmen-te interrotti da riempimenti, sia di origine chimicache fisica. Le uniche possibilità di esplorare grottedi vaste proporzioni sono legate alla scoperta dicavità di origine idrotermale non troppo antiche. Acoltivare queste speranze ci sono i non lontaniesempi, in condizioni geologiche per molti versisimili, di vasti complessi idrotermali presenti in ter-ritorio statunitense tra cui quelli notissimi dellaLechuguilla Cave e della Carlsbad Cave.Sembrano invece assai scarse le possibilità di tro-vare sistemi carsici di tipo “alpino” cioè caratteriz-

UTM: 7.45.782 E - 29.77.148 NQuota: 1280 mSviluppo: 270 mDislivello: -46 m

Rilevatori: Abiuso R., BellagambaT., Frova M., Gianolio A., LiveraniM., Piccini L., Savino G.Disegno: Liverani M., Piccini L.

Novembre 2000 - Ottobre 2001La Venta Exploring Team

Sierra La FraguaCueva del Rancho Guadalupe

SEZIONE

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� Cuatro Ciénegas

zati da aree di ricaricasuperficiale in quota edemergenze al piede dei rilie-vi, e dovuti alla circolazione,per lo più in condizionivadose, di acque di originemeteorica.

Le pozze e l’acqua

Nonostante l’ambiente siadesertico, la valle di CuatroCiénegas si caratterizza perla presenza di numerosimasse d’acqua, la cui originecostituisce un mistero. Sitratta di circa 165 pozze,drenate in superficie dal RioMezquite attraverso una retedi canali naturali e artificiali, la cui portata complessi-va è stimata in oltre 5000 litri al secondo.Le dimensioni delle pozze, di forma sub circolare,variano tra i 3 ed i 25 metri di diametro ed in genera-le la loro profondità è inferiore ai 5 metri. Alcune pre-sentano sezioni a scodella e/o imbuto, con il fondochiuso dal fango e dalla sabbia, altre invece si apro-no in mezzo al deserto in modo similare ai cenotesdello Yucatán, con forma a campana, come appuntonel caso della pozza La Campana, esplorata daglispeleosub fino alla profondità massima di –19 metri,percorrendo oltre 105 metri di canali.La maggioranza delle pozze è ubicata ai piedi dellaSierra di San Marcos y Pinos, alcune altre ai piedidella Sierra Madera, Purisima e San Vicente e nelcentro della valle si trova l’enorme laguna salata deLas Playtas.Le più note sono sicuramente la Poza de La Becerra,una importante sorgente di acqua cristallina, utilizza-

ta come balneario ed attrezzata con infrastrutture perricevere i turisti, e la Poza Azul, anch’essa turistica,dove è possibile vedere nel suo ambiente naturale latortuga bisagra. Altrettanto famose sono la PozaChurince, Orozco, El Anteojo, Escobedo, TioCándido, Los Hundidos, La Campana, Azules, SantaTecla, El Venado e La Vega, luoghi naturali di eleva-ta specializzazione della biodiversità, con tartarughe,gamberi, pesci endemici e piante acquatiche. Lepozze Azules, in particolare, sono tappezzate di stro-matoliti, strati di carbonato di calcio fissato dallealghe azzurre (cianobatteri), che dominarono il qua-dro del Precambriano e che oggi vivono nelle caldeacque dei mari tropicali (Bahamas, Australia, ecc.) apochi centimetri di profondità.Ma le pozze di Cuatro Ciénegas offrono anche l’op-

Pipistrelli e guanoL’economia dello Stato di Coahuila è lega-ta da sempre all’attività mineraria; non acaso, infatti, esso è il secondo produttoredi carbone del Messico e uno dei primiquanto ad argento, piombo e zinco.Una parte rilevante di questa economiaha riguardato nel tempo, oggi meno, anchel’estrazione del guano. E proprio nell’areadesertica di Cuatro Ciénegas, la presenzadi abbondanti giacimenti di guano all’inter-no delle grotte ha rappresentato la fonteprincipale di reddito per intere generazio-ni di mineros che, con metodi talvoltaingegnosi, hanno raggiunto le cavità natu-rali sparse lungo le pareti delle sierras,lasciando tracce indelebili della loro atti-vità.Nella Cueva del Rosillo ed in quelle delPedregoso, all’interno degli omonimicanyons, ancora oggi si notano le tracce

della vecchia pista ricavata per accedere allegrotte con i camions, sfruttando l’andamen-to sub orizzontale delle grotte stesse.Nella Cueva San Vicente, invece, per acce-dere alla grotta in parete, i mineros siinventarono un ingegnoso quanto spetta-colare sistema di estrazione, costituito daun insieme di teleferiche, argani, cavi epiattaforme, relitti di “archeologia indu-striale mineraria” tuttora presenti, cherendono questa cavità unica nel suo gene-re. La parete che ospita la grotta apparecome un blocco di strati sub verticali ed acirca 50 metri dalla sua base si apre unospettacolare por tale raggiunto per laprima volta con ardite arrampicate su pre-carie impalcature di legno. Ma la grandecaverna fu violata anche scavando un cuni-colo artificiale per 150 metri partendodalla base della parete esterna, fino adintercettare gli ambienti interni completa-mente intasati dal guano. Si stima che in

pochi anni ne furono estratte più di centotonnellate, ed a mezzo secolo dal suoabbandono non resta che una immensacaverna vuota del suo prezioso minerale,ma fortunatamente ancora frequentatadai pipistrelli.Durante la prima spedizione La Venta, nelnovembre del 2000, il flusso serale di pipi-strelli in uscita dalla grotta si protrasse perpiù di mezz’ora, facendo stimare una colo-nia di circa quattro milioni di esemplari.Inspiegabilmente però, ad ottobre dell’an-no seguente, dell’enorme colonia nonv’era più traccia. Si potrebbe trattare,quindi, di pipistrelli migratori, come ilMyotis lucifugus adattato benissimo allegrosse escursioni termiche caratteristichedell’area, che migra anche per centinaia dichilometri per raggiungere i luoghi diletargo. Oppure del Moormops mega-lophylla (vampiro dal mento a foglia) cheprivilegia le zone con acquitrini e pozze,

� In esplorazione alla Poza Azul. (Foto P. Petrignani)

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Cuatro Ciénegas �

portunità unica di analizzare dal punto di vista deibatteri estremofili che vi vivono (Eubacterias eArchaea halófilas), un sistema acquatico simile aquello che esisteva nel Precambriano-Cambriano.Insomma, un vero e proprio acquario nel desertoche, a partire dal 1994, è stato fortunatamente pro-tetto dal governo messicano con l’istituzione diun’Area Naturale di Protezione della Flora e dellaFauna (APFF Cuatro Ciénegas – SEMARNAP). Eppure, fino ad oggi, a parte gli studi biologici, non siincontrano in bibliografia studi idrogeologici per ten-tare di comprendere i meccanismi della circolazioneidrica sotterranea nella valle, né si hanno informa-zioni dettagliate sulla consistenza delle pozze.I pochi dati chimico-fisici esistenti sull’acqua dellepozze denotano una estrema variabilità dei valori ditemperatura (compresi tra 18.7 ed i 35.4°C), condu-cibilità (tra 782 uS e 7.52 mS) e pH (tra 5.76 e 8.3);le sostanze disciolte, inoltre, sono contenute tra 292mg/l e 3.77 g/l, con prevalenza di solfati e carbonati.Le condizioni cambiano drasticamente da pozza apozza ed entro la stessa pozza, probabilmente a

causa del flusso sotterraneo di alimentazione, deifenomeni di evapotraspirazione e/o stagnazionedelle acque. Abbiamo quindi pozze ad acque caldeed altre ad acque fredde, pozze ad acque più omeno dolci ed altre ad acque decisamente salate.Ma tutte con vita, specializzata, endemica e diffe-renziata. In definitiva Cuatro Ciénegas è una eco-regione ad alta priorità per la conservazione e, senzadubbio, per poter capire come proteggerla bisogneràapprofondire la conoscenza sull’origine delle sueacque, chiave delle biodiversità ivi esistenti e inco-

numerose nella piana desertica, che escein caccia quando è già notte, cioè più tardidelle altre specie di pipistrelli. Ed ancora, inbase alle dimensioni ed all’habitat, potreb-be trattarsi del Natalus stramineus (pipi-strello dalle orecchie a imbuto messicano)che vive in grandi gruppi nelle grotte enelle miniere del Messico settentrionale, odel Pteronotus parnelli (pipistrello daimustacchi), anch’esso del Messico, abitudi-nario delle grandi grotte in enormi colo-nie. Tutte ipotesi, per ora non suffragate,che nelle prossime spedizioni sarannoapprofondite. La frequentazione di queste cavità, per lavo-ro o per studio, nasconde sempre il rischiodell’istoplasmosi, una infezione polmonarecontratta attraverso l’inalazione delle sporedi un fungo, l’istoplasma capsulatus, che pro-spera negli ambienti ipogei interessati dallapresenza di uccelli o pipistrelli, sul cui guanosi sviluppano le spore stesse.

L’ambiente ottimale per laproliferazione di questofungo è generalmentecostituito da cavità conpoca circolazione d’aria,polverose, asciutte, contemperatura interna com-presa tra i 20° e i 30°C. Latrasmissione della malattiaavviene per inalazione, o più di rado peringestione, ma non si trasmette da uomoa uomo. Il rischio più grosso sembra esse-re la ritardata diagnosi. La gravità dellastessa è in rapporto allo stato immunita-rio del soggetto: nelle forme più lievidecorre senza sintomi, tanto che se nerivela il passaggio solo a seguito di occa-sionali esami radiografici (piccole mac-chioline biancastre a livello polmonare). Inaltri casi, i sintomi, che variano da febbrileggere a debolezza, accompagnati dacomplicazioni polmonari, sono, se diagno-

sticati in tempo, efficacemente curabilicon antimicotici.Naturalmente le norme basilari di preven-zione prevedono anche una particolareattenzione al sollevamento di polveri osedimenti, e l’uso di apposite mascherinefiltranti indossate prima di entrare in grotta.In più vale sempre la regola di non bereacqua in grotta se non preventivamentetrattata con disinfettanti. Con queste pre-cauzioni, nessuno dei partecipanti alla spe-dizione ha finora contratto la malattia.

Francesco Lo Mastro

(F. Lo Mastro)

Valle Cuatro CiénegasPoza La Campana

UTM: 7.95.295 E - 29.75.316 NQuota: 713 mSviluppo: 115 mDislivello: -24 m

Rilvatori: Casagrande G., LiveraniM., Piovesan T.Disegno: Giulivo I.Novembre 2000La Venta Explorations Team

PIANTA

SEZIONE

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� Cuatro Ciénegas

Le Miniere di Cuatro Ciénegas e il loro interesse esplorativo

L’area di Cuatro Ciénegas fu unadelle primissime zone messicane

dove si impiantarono attività minerariegià nella seconda metà del XVI secolo.Infatti dalla “Monografia geologico-minera del estado de Coahuila”(C.R.M., 1993) si ricava come la fonda-zione di Monclova e Cuatro Ciénegassia avvenuta nel 1577 ad opera delCapitano por toghese Alber to delCanto al fine di sfruttare i giacimenti diargento presenti nell’area. Lo sfruttamento minerario dell’areacontinuò con alterne vicende sino al1958 quando la principale miniera del-l’area (Miniera Reforma) venne definiti-vamente chiusa avendo raggiunto, aduna profondità di circa 700 metri, il limi-te di sfruttabilità dei giacimenti.I giacimenti sono a solfuri misti (galena,sfalerite, con presenza di solfuri e solfo-sali di argento) e sono caratterizzati siada depositi stratificati sia da rimobilizza-zioni in condizioni di media alta terma-lità (tipo Mississippi Valley Type oredeposits) che hanno interessato cavitàcarsiche preesistenti di una cer tadimensione.L’interesse speleologico è quindi rap-presentato dalla possibilità di esplorare“Grotte di Miniera”, cavità carsiche chenon hanno un diretto ingresso all’ester-no ma che sono state intersecate dailavori minerari: simili grotte sono abba-stanza rare e rivestono un grandissimointeresse dal punto di vista mineroge-netico e in Italia, per esempio, sonomolto note nell’Iglesiente (De Waele etal. 1999, Forti et al. 1999).In queste cavità si sviluppano peculiarireazioni a bassa entalpia che di normaportano allo sviluppo di interessantissi-mi speleotemi e minerali secondariassolutamente rari: basti pensare allaGrotta di Santa Barbara in Sardegna.Nel corso dell’ultima spedizione (otto-bre-novembre 2001) La Venta ha ope-rato per quasi una settimana nella zonamineraria di Reforma, ai piedi dellaSierra La Purisima, 50 km circa a sud diCuatro Ciénegas. Punto di partenza per

le ricognizioni e le esplorazioni è statol’ex villaggio minerario Mineral deReforma, abbandonato ormai da decen-ni ma che un tempo ospitava 1500 per-sone. Un vero e proprio villaggio fanta-sma, con ancora ben visibili però i restidelle vecchie strutture estrattive e ditraspor to: mura diroccate, rotaie eponti sospesi, carrelli, la gigantescapuleggia usata un tempo per calare erecuperare persone e materiali neiprofondissimi pozzi. La miniera su cui siè concentrata l’attenzione, La Fortuna,forniva piombo, zinco e, in piccolequantità, argento. Si tratta di una minie-ra con vari ingressi, i principali dei qualia quota 1400. Il fondovalle si trova aquota 700, e non è un caso che i pozziprincipali, quello di accesso e quello diservizio, raggiungano, a quanto riferitodai locali, proprio la profondità di 700metri. Data la mancanza di una mappa dellegallerie e dei pozzi (negli anni lo sfrut-tamento minerario è stato gestito dacompagnie differenti, spesso straniere) ilproblema principale è stato quello dicapire almeno in modo approssimativolo sviluppo della miniera, da una parte,e di decidere dove scendere, dall’altra.Si è quindi optato per un lavoro rico-gnitivo esterno e alcune punte esplora-tive all’interno, per rendersi contosoprattutto della fattibilità di discesespeleologiche, dei tempi di una even-tuale rimappatura, dei problemi legatialla statica delle gallerie e dei pozzi,della possibilità, infine, di intercettarestrutture carsiche ancora percorribili. Laminiera si sviluppa nella montagna perdecine di chilometri nelle tre dimensio-ni, simile in qualche modo a una grottalabirintica, ed è quindi stato utile realiz-zare schizzi esplorativi durante la pro-gressione. Le ricognizioni esterne hanno permes-so di ubicare i diversi ingressi, lavorofondamentale per le esplorazioni future.Per quanto riguarda la progressioneall’interno, mentre le gallerie orizzontalisono in buona parte ancora struttural-mente sane e facilmente percorribili,non lo stesso si può dire dei pozzi, uni-che porte di accesso ai livelli inferiori. Ilpozzo principale, che un tempo davadirettamente all’esterno, a causa deicrolli non può assolutamente essere

sceso, se non da persone prive di qual-siasi istinto di sopravvivenza. Si è quindioptato per il pozzo di servizio, ancora inottimo stato di conservazione. In que-sto pozzo si è riusciti a raggiungere epercorrere il primo livello di gallerie, acirca –80; soprattutto, però, ci si è resiconto della possibilità di scendere inprofondità, fino al livello del fondovalle.La roccia è solida e ancora compatta, econ prudenza si può tentare. All’interno della stessa miniera si è scesiin un altro pozzo, con una calata di 70metri, entrando in una vasta sala ricchis-sima di concrezionamenti. La Venta quindi nella prossima spedizio-ne punterà molto sull’esplorazionedelle gallerie minerarie anche al fine diraggiungere il fondo delle miniere diReforma ed esplorare le molte cavitàcarsiche che sicuramente sono stateintercettate dalle gallerie stesse: la spe-ranza è quella di trovare grandi grotteancora parzialmente intatte con all’in-terno concrezionamenti e mineralizza-zioni che verranno studiati in collabora-zione con i Dipartimenti di Scienzedella Terra delle Università di Bologna edi Modena-Reggio. L’aspetto mineralogico è comunque giàcentrale nelle ricerche speleologicheeffettuate da La Venta in questa area delMessico: infatti alcune grotte dell’area diCuatro Ciénegas contengono una gran-de varietà di fosfati secondari che sonostati in passato oggetto di coltivazionemineraria per l’estrazione di fosforiti.Attualmente alcuni campioni prelevatida tali grotte hanno dimostrato l’ecce-zionale interesse degli stessi e hannoportato al riconoscimento di oltre 15minerali di grotta differenti, tra cui sem-bra addirittura ve ne sia uno nuovo perla scienza.Nella prossima spedizione quindi sipunterà anche a perfezionare le cono-scenze su queste cavità ricche di fosfo-riti.

Antonio De Vivo e Paolo Forti

� Nella pagina a fianco, Miniera LaFortuna, Mineral de Reforma. Traversoper entrare nel primo livello di gallerieposte a -80 lungo il pozzo da 700. Sinotano i resti delle vecchie rotaie cheancora sporgono nel pozzo

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Speleologia 46 65

Cuatro Ciénegas �

gnita scientifica di estrema curiosità ed interesse.Una teoria vorrebbe addirittura che quelle di CuatroCiénegas, per i sali marini contenuti, il basso fosforoe per gli ecosistemi acquatici esistenti, siano acquedi un mare antico “intrappolate” per la deriva dei con-tinenti.O, più semplicemente, possono essere acque carsi-che provenienti dalle alte montagne che circondanola valle, immagazzinate nel bacino di fondovalle in unprecedente periodo molto più “umido” ed oggi scar-samente rifornite per il cambiamento climatico verifi-catosi.Nel corso delle prossime spedizioni, in collaborazio-ne con l’Istituto di Ecologia dell’Università di Città delMessico (UNAM) e con la Commissione Nazionaleper la Biodiversità (CONABIO), si cercherà di porta-re un contributo a tale interessante discussione.

RINGRAZIAMENTIIl Progetto Cuatro Ciénegas è realizzato in collaborazione conla Società Speleologica Italiana (SSI), l’Istituto Italiano diSpeleologia (IIS), il Club Alpino Italiano (CAI), il Gobierno delEstado de Coahuila, la Comisión Nacional de Áreas NaturalesProtegidas (SEMARNAP), l’Área de Protección de Flora yFauna Cuatrociénegas (APFF CUATRO CIÉNEGAS), l’InstitutoCoahuilense de Ecologia (ICE), il Municipio di Cuatro Ciénegas,l’Università Autonoma di Città del Messico (UNAM) e laComisión Nacional para el conocimiento y uso de laBiodiversidad (CONABIO).Le spedizioni sono state realizzate con l’appoggio di NAPAPIJ-RI, FERRINO, CAMP, GARMONT, AVIACSA, HILTI e DURA-CELL.Un ringraziamento particolare va infine agli oltre 30 speleologiitaliani e messicani che con la loro presenza ed il loro entusia-smo hanno finora reso possibile lo sviluppo del progetto.

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� Spagna

Inquadramento geografico e geomorfologico

Le grotte sono comprese nel territorio della provinciadi Murcia, una zona prevalentemente montuosa deli-mitata dai fiumi Segura e Sangonera, che si estendenel settore sud-orientale della Spagna per poi digra-dare verso il Mar Mediterraneo.La Regione di Murcia è situata a sud est dellaPenisola Iberica sulle sponde del Mar Mediterraneo,confina con la Comunità Valenciana, Castilla-LaMancha e Andalusia; la sua estensione di 11.300 chi-lometri quadrati è pari al 2,2% dell’intera superficiedella Spagna. Morfologicamente è costituita da undiscreto gruppo di rilievi ai quali si alternano ampievallate ed estesi altipiani. Le due grandi catene mon-tuose che attraversano la regione sono la CordilleraPenibética e la Cordillera Subbética, la cui direzionestrutturale è principalmente orientata verso WSW eENE. La Cordillera Penibetica è costituita principal-mente da materiale paleozoico, con intercalazionidel trias, del Miocene e del Quaternario formate daardesie, scisti e quarziti, con residui di calcari e dolo-mie. La Cordillera Subbetica invece risale al Triascon tracce del Cretacico e del Miocene con affiora-menti di calcari e argille.

Zone d’interessespeleologicoDal punto di vista speleologico ilterritorio regionale è stato ripartitoin otto unità orografiche, limitate daelementi di carattere geografico. Lazona più importante è situata a NE,dove la presenza di un cospicuomassiccio carsico, i cui rilievi supe-rano i 2.000 metri di altitudine, hareso possibile la scoperta di numerosi abissi e altrecavità di notevole rilievo, sebbene queste siano pre-senti in maggior percentuale a S lungo la lineacostiera; dove enormi blocchi calcarei sommersihanno favorito lo sviluppo di numerose grotte subac-quee e semisommerse. Altra zona di fondamentaleinteresse carsico è quella compresa tra le municipa-lità di Calasparra e Cieza, circondate da un’impor-tante catena montuosa dove le condizioni geologi-che di epoche passate hanno favorito lo sviluppo diestesi fenomeni carsici superficiali e complesse retidi sistemi sotterranei, come quelle relative alle grottedescritte nel presente articolo. Caratteristica partico-lare di queste due grotte è il loro andamento labirin-tico, l’esteso sviluppo planimetrico e il discreto disli-

vello; così come l’assenza di un carsi-smo attivo, le elevate temperature, e ilfenomeno di erosione-corrosione -tipico delle grotte Murciane - nono-stante sia alta la percentuale di cavitàdi tipo tettonico. L’attività speleologica

in questa Regione prende il via in maniera sistemati-ca negli anni 70, sulla scia di una timida precedenteapparizione. La scoperta di nuove cavità, le prose-cuzioni di quelle esistenti e un buon potenziale cal-careo riscontrato in altre zone, offrono ottime pro-spettive e un valido stimolo per future esplorazioni,destinate a modificare sostanzialmente le attualiconoscenze.

Sima del Pulpo

Si trova nel versante NE del massiccio della Sierrade la Palera in una zona chiamata Los Losàres, cheassieme al Cañon de Almadenes rappresentano uno

� Cueva del Puerto: la Gran Diaclasa,assieme alla Galeria Principal, sono le frat-ture lungo le quali si è impostata la strut-tura della cavità.

Andrea Cerquetti Speleo Club Roma

Sima del Pulpo e Cueva

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Speleologia 46 67

Spagna �

duce alla sala dei cristalli, un comodo ambiente ric-camente concrezionato da bianche formazioni calca-ree. Uno stretto e scomodo cunicolo freatico lo sepa-ra da un’altra sala, colma di blocchi di crollo, allabase dei quali si apre un salto in parete di una venti-na di metri. Sceso il pozzo ci si trova di fronte allazona più affascinante e misteriosa della grotta: laSala del Desierto, una grande galleria in pendenza,il cui pavimento è totalmente ricoperto da un mantodi sottilissime lamine di calcite - dovute probabilmen-te a del sedimento calcareo non consolidato - dispo-ste a forma di dune. Per salvaguardare l’integrità delcurioso fenomeno il percorso è stato delimitato, men-tre una diramazione sulla destra conduce alla spet-tacolare Sala de las Maravillas piena di stalattiti estalagmiti di varie forme e colorazioni. Oltre il desier-to una diaclasi conduce alla zona denominataNiagara per via di una splendida colata calcitica dallacolorazione verdastra; più avanti si incontrano unaserie di cunicoli e vari passaggi angusti, di cui unocompletamente bianco intenso con acuminate stalat-titi tali da conferirgli il nome di Garganta del Diablo.Man mano che si procede, la grotta non smette distupire con le sue svariate ed incantevoli formazioni,come il tunnel successivo ricoperto totalmente di unasottile e fastidiosa polvere bianca, le gallerie rivestitedi cristallizzazioni bianche simili ad uno strato di zuc-chero indurito, e le nuove diramazioni tutte da esplo-rare. Continuando la progressione attraverso unagrande frattura, una serie di scomodi passaggi e pic-coli salti conducono alla zona Roja, cosiddetta pervia dell’intenso colore che assumono le pareti, finoad incontrare alcune condottine di origine freaticache immettono nel limpidissimo lago terminale dellagrotta, punto in cui si presume vi sia il livello freatico.

dei paesaggi carsici più suggestivi ed interessantidel territorio appartenente al Municipio di Cieza. Quilo sviluppo del carsismo è molto diffuso e i fattorifondamentali sono da riscontrarsi nella fessurazionee tessitura della roccia calcarea, ma soprattutto nellecondizioni climatico-ambientali, quali la periodicità eintensità delle precipitazioni, la temperatura esternae l’aridità del terreno. La grotta fu scoperta casual-mente durante una battuta di caccia da AntonioSalmeròn del Grupo Atalaya de Espeleologia yMontaña nel 1992; da allora si sono succedutediverse fasi esplorative che hanno determinato unosviluppo di circa 11 chilometri di gallerie labirintiche,dei quali solamente 8 sono stati rilevati, da cui sidiramano un coacervo di intricate condotte e ramifi-cazioni secondarie con un dislivello di 114 metri e unpotenziale di prosecuzione molto alto che lascia bensperare in un grande complesso sotterraneo.Attualmente la Sima del Pulpo è senza dubbio con-siderata la più interessante e attraente cavità dellaregione, non solo per il suo ampio sviluppo masoprattutto per la ricca varietà di formazioni e spe-leotemi di eccezionali spettacolarità forme e dimen-sioni. La visita della cavità è limitata al fine di pro-teggere questo prezioso patrimonio naturale e pernon creare interferenze con le ricerche in corso. Latemperatura interna (21 °C - 23 °C), e l’elevato tassodi umidità rendonopesante e difficoltosa laprogressione, per giuntaostacolata da numerosi escomodi passaggi stretti.

Itinerario

L’ingresso della grotta -un singolare buco sulsuolo roccioso delledimensioni di 60 x 50 cm.circa soffiante aria calda -si apre alla quota di 346s.l.m. Attraverso di essoci si immette in un lungoscivolo freatico non trop-po comodo fino a giunge-re alla partenza del primopozzo di circa 15 metri.Alla base si dipartonoalcuni passaggi stretticon molte concrezionifossili, uno di questi con-

� Sima del Pulpo: la Sala del Desierto, una grande galleriainclinata dal pavimento interamente ricoperto da sottililamine di calcite modellate a forma di duna.

del PuertoDue gioielli sotterranei dellaMurcia custoditi con curadagli speleologi spagnoli

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Cueva del PuertoCostituisce uno dei maggiori complessi sotterranei diquesta regione. Situata nell’omonima Sierra delPuerto in località Calasparra, all’estremità orientaledel Noroeste - quale confine naturale con la provin-cia di Albacete-si apre sul versante SSW del PicoChatres a 400 metri s.l.m. Scoperta nel 1968, è statasuccessivamente resa semi turistica per via dell’an-damento prevalentemente orizzontale; il suo svilup-po è di circa 5 km con un dislivello pari a -85 metri edue entrate superiori, una appunto concancellata. Il suo andamento si svilup-pa attraverso calcari e dolomie delCretacico Superiore; la struttura geolo-gica complessiva della cavità, ormaifossile, è definita da varie fratture condirezione Est-Ovest, tra le quali risalta-no per dimensioni ed interesse morfo-logico la Galeria Principal e la GranDiaclasa, intercettate da numerosealtre fratture minori. Le ipotesi più pro-babili sulle cause di formazione di que-sta grotta, inizialmente ritenuta unarete idrica ipogea abbandonata, sonoda attribuire ad una serie di circostan-ze, soprattutto climatico-ambientali,che provocarono forme a pieno caricocon la presenza di cupole di corrosio-ne. La temperatura interna si aggira trai 19 e 22 gradi centigradi.

Itinerario

Attraverso una botola si scende uno stretto e angu-sto saltino per poi proseguire in bassi cunicoli la cuidimensione e forma danno già idea della conforma-zione geologica della cavità. L’impatto con la tempe-

ratura si avverte subito e il senso dioppressione è reso maggiore dallosforzo compiuto per attraversare il pas-saggio inclinato. Tramite uno scomodoed esposto corrimano si giunge allacima di un pozzetto di circa 12 metri dascendere con l’aiuto di un grosso cana-pone. Si prosegue quindi per gallerie dimodeste dimensioni costituite da bloc-chi di crollo e soffitti di vortici, fino adintercettare la zona turistica. Dal puntodi osservazione inferiore si proseguesempre in discesa superando la Salade los Clastos, dove occorre scendereun altro pozzetto che conduce allarampa di uno spettacolare toboga allacui base si diramano alcune belle gal-lerie di corrosione che conducono inuna zona caratterizzata da enormidepositi di fango fossile polverizzato.Scesi una serie di saltini si arriva allaGran Diaclasa, zona di frattura e termi-

nale della grotta.Entrambe le cavità sono in corso di esplorazione esenza dubbio riservano ancora molte sorprese, offro-no un particolare interesse geologico e fotografico, illoro andamento labirintico può causare disorienta-menti nella progressione e possibili frequenti errori dipercorso (siamo tornati indietro sui nostri passi diver-se volte). Un’ultima osservazione: i nostri amici spa-gnoli prestano particolare attenzione a non alterare ildelicato equilibrio ambientale e a mantenere le grot-te molto pulite.

Un sentito ringraziamento all’Espeleoclub Resaltes de Murciae a Manuel Marin Ruiz per la gentile ospitalità e collaborazio-ne fornita.Le foto dell’ar ticolo sono dell’autore.

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� Spagna

� Sima del Pulpo: Sala del Deserto. La cavità è consideratala più interessante della regione per lo sviluppo e le varietàdi formazioni speleotemi spettacolari. Per questi motivi ven-gono limitati gli accessi.

� Cueva del Puerto: l’attacco del toboga alla cui base si diramanogallerie che conducono nella zona dei depositi di fango fossile. Conquesta immagine l’Autore ha vinto il 3° premio del XII concorso difotografica speleologica (Barcellona 2001).

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Verso il fondo �

VERSOIL FONDO

• TECNICHE E SICUREZZA

• NOTIZIE ITALIANE

• SPULCIANDO QUA E LÀ IN BIBLIOTECA

• RECENSIONI

• SPELEORACCONTO

• VI SIA LIEVE LA TERRA

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� Tecniche e sicurezza

picco marcato nel blu, zona pocosensibile, ed uno più esteso nelverde e nel giallo, dove l’occhioumano medio ha la massima sen-sibilità.Tenete presente che i LED verdiproducono 11,6 cd, anche se laqualità di luce è ovviamentebassa, perché tutto diventa verde;quelli bianchi 6,4 cd.

Le unità di misurafotometrichePer poter comprendere i dati èutile conoscere le unità di misurautilizzate in fotometria, tutte “tara-te” sulla reale sensibilità visivamedia dell’uomo. Una sorgentepuò irradiare flusso energetico,ma se questo ricade interamentein zone spettrali infrarosse o ultra-violette, il flusso luminoso saràuguale a zero. Il flusso luminoso si misura inlumen, ed è la frazione visibile delflusso energetico, irradiato da unasorgente. Per averne un’idea reale,anche se teoricamente sbagliata,

Il colore e il bianco

I LED producono generalmenteluce di un colore, in pratica mono-cromatica: come ottenere il bian-co, un’emissione di tutti i colori?Per alcuni anni sono stati fatti ten-tativi mescolando LED di più colo-ri, con scarsi risultati.Nel 1993 Nichia introdusse LEDverdi e blu con tecnologia InGaNed un’efficienza cento volte supe-riore ai precedenti; poiché questaditta produce anche fosfori perlampade fluorescenti, unire le tec-nologie e “sparare” la luce su que-sti fosfori è stato un passo breve.In questo modo una parte dell’e-missione è convertita in zonedello spettro più efficienti per l’oc-chio umano; il grafico presenta un

Sono convinto che il nuovosistema d’illuminazionedeve eliminare quella spe-

cie di cordone ombelicale, tubo ocavo, che unisce il casco allasorgente d’energia: tutto devetrovare posto sul casco, luceprincipale ed emergenza. Per ottenere questo risultato èindispensabile utilizzare almeglio le sorgenti luminose e gliaccumulatori. Oggi è possibilerealizzare un impianto di questotipo; il problema è esclusivamen-te di carattere economico.Ringrazio Marco Bonomi eAlessandro Casadei Turroni per imateriali forniti e l’aiuto nellemisure; Eric Van den Broeck peravermi messo a disposizione unLuxeon Star.

TECNICHESICUREZZATecniche e sicurezzaI LED bianchi Armando Davoli

Gruppo Speleologico paletnologico“Gaetano Chierici” di Reggio Emilia

Ovvero quanto costarecidere il cordoneombelicale dellalampada a carburo

LED: sigla di Light Emitting Diod,ovvero un dispositivo semicondut-tore che trasforma energia elettri-ca in luce o in radiazione infraros-sa.

Flusso luminoso: flusso di ener-gia raggiante nell’intervallo di lun-ghezze d’onda compreso tra 380 e760 nanometri (luce visibile), cor-retto per tenere conto del fattoche la sensibilità dell’occhio umanodipende dalla lunghezza d’onda.Viene misurato (solitamente inlumen) paragonandolo al flussoprodotto da una sorgente di riferi-mento.

Rendimento: misura della resa diuna macchina espressa come rap-porto fra l’energia prodotta e l’e-nergia fornita dalla macchina.

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SISTEMA INTERNAZIONALEUNITÀ FONDAMENTALI E SUPPLEMENTARI

NOME SIMBOLO DEFINIZIONE QUANTITÀAmpere A Corrente elettrica

Ampere ora Ah Corrente elettrica

Candela cd Intensità luminosa

radiante rad Angolo piano

steradiante sr Angolo solido

E’ la corrente costante che, scorrendo in 2 conduttorirettilinei paralleli di lunghezza infinita e di sezione circo-lare trascurabile collocati nel vuoto a distanza di 1metro l’uno dall’altro, produce fra questi conduttori unaforza di 2x107 N m-1

Unità pratica: è la quantità di carica che passa in un’oraper un conduttore attraverso il quale passa una corren-te di 1 ampere

Unità pari all’intensità luminosa di una sorgente cheemette una radiazione monocromatica della frequenzadi 540x1012 Hz e ha un’intensità di irraggiamento inquella direzione di 1/683 watt per steradiante. Equivalead un lumen per steradiante

Angolo sotteso da un arco di lunghezza uguale a quelladel raggio del cerchio

Angolo solido che sottende un’area sulla superficie diuna sfera uguale al quadrato del raggio della sfera

LEGENDA L

LED Tecrnica Xpress:LED Tecrnica Xpress 3-11-2014 12:06 Pagina 70

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pensate a tante particelle in movi-mento che formano il fascio delfotoforo in un salone, alla disperataricerca di una superficie da colpireper restituirci un po’ di luce.Se il fotoforo è regolabile sono ingrado di variare l’intensità, allar-gando e riducendo il fascio; più lorestringo e più aumenteranno lecandele, unità di misura dell’inten-sità luminosa. Una candela è unlumen per steradiante, che è l’unitàdi misura dell’angolo solido. Lo ste-radiante è l’angolo che generacirca un dodicesimo di sfera. Ora posso introdurre il concetto diilluminamento, vale a dire quantilumen riceve una superficie di unmetro quadrato; la pagina chestate leggendo è illuminata con uncerto numero di lux, ovvero dilumen per metro quadrato, l’unitàdi misura dell’illuminamento. Sestate leggendo alla luce del solel’illuminamento sarà di 30.000 lux.Una lampadina da 60 W ad unmetro crea un illuminamento dicirca 50 lux; se avvicinate la rivi-sta alla lampadina i lux aumente-ranno, non perché siete più vicini,ma perché “catturate” più lumensulla stessa area. Guardate l’om-bra che create sul muro, avvici-nandovi e allontanandovi dallasorgente, e capirete il fenomeno.Con questi concetti posso com-prendere se una sorgente è più omeno potente, ma non so se farà

quasi tutti i costruttori.Con la sigla 2 Ψ 1/2 si indica l’a-pertura del cono luminoso su unpiano, dall’asse centrale, doveabbiamo la massima luminosità,al punto in cui questa si dimezza.Per tener conto anche dell’angoloopposto, e quindi dell’intero fascioluminoso emesso, si moltiplicaper due il risultato. Fin qui abbia-mo misurato l’angolo piano; il LEDperò irradia in un angolo solido e,se non diversamente specificato,si suppone che anche nell’altroasse il fascio sia simile.Chi preferisce un fascio piùampio, per vedere dove mette ipiedi, può utilizzare i tipi a 50°,che emettono la stessa quantità diluce dei precedenti, ma con infe-riore intensità luminosa. Non fate-vi ingannare dal crollo delle can-dele dichiarate: la luce emessa,cioè i lumen, sono gli stessi, soloche, allargando l’angolo del dop-pio, la superficie illuminata non siraddoppia, ma si quadruplica.Così il Nichia NSPW500BS (20°)ha 6,4 cd, il NSPW510BS (50°)1,8 cd, ma emettono la stessaquantità di luce.

Le caratteristichefondamentaliTutti i LED a luce bianca provatihanno una tensione di circa 3,6 V,

abbastanza luce per la progres-sione, perché questo dipendedalle dimensioni e dal colore del-l’ambiente, in pratica da quantasensazione visiva ritorna dagliostacoli, come ben sanno i foto-grafi. Sono però in grado di misu-rare le varie sorgenti luminose emetterle a confronto con l’acetile-ne, che rimane il nostro paragone.L’occhio umano si adegua meravi-gliosamente al grado di luminositàa disposizione; quando il salone èveramente grande, o le paretisono scure, serve però moltaluce, altrimenti il vostro cervello vifarà sentire sempre più insicuri,ansiosi e stanchi.

L’angolo di emissione: 2 Ψ 1/2Per avere un campione omoge-neo ho confrontato il modelloclassico, diametro cinque millime-tri ed angolo di emissione collima-to di 20°, perché prodotto da

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UNITÀ DERIVATE

NOME SIMBOLO DEFINIZIONE QUANTITÀ

Herz Hz Frequenza

Joule J Energia

Newton N Forza

Watt W Potenza

Volt V Differenza di. potenziale elettrico

Ohm _ Resistenza elettrica

Lumen lm Flusso luminoso

Lux lx Illuminamento

Unità pari a un ciclo per secondo

Unità di misura pari al lavoro compiuto quando il punto di applicazione di una forza di un new-ton si muove, nella direzione della forza, su una distanza di un metro

Unità pari alla forza necessaria per imprimere a una massa di 1 kg un’accelerazione di 1 m s-2

Nelle misure elettriche è uguale alla quantità di energia trasformata nell’unità di tempo da unacorrente di un ampere che passa per un conduttore fra le cui estremità vi è una differenza dipotenziale di un volt. E’ pari a un joule per secondo

Misura della differenza di potenziale e della forza elettromotrice tra due punti di un conduttore per-corso da una corrente costante di un ampere quando la potenza dissipata tra i due punti è di un watt

E’ la resistenza esistente tra due punti di un conduttore quando una differenza di potenziale costan-te di un volt applicata fra questi due punti produce nel conduttore una corrente di un ampere

Unità pari al flusso emesso da una sorgente puntiforme uniforme di 1 candela in un angolo soli-do di 1 steradiante

Illuminamento prodotto da un flusso luminosi di 1 lumen distribuito uniformemente su unasuperficie di 1 metro quadrato

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A LEGENDA LEGENDA LEGENDA LEGENDA LEGENDA LEGENDA

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re da 24 a 2 mA con pile stilo alca-line (da 6V a 3,6V). In questocaso la corrente rimane sempre inzone “sicure”, ma anche qui laluminosità precipita quando la pilaè scarica.

Luxeon Star

Grazie alla gentilezza di Erik Vanden Broeck, che me ne ha inviatouno, ho potuto provare questointeressante dispositivo di grandepotenza.Ritengo che sia un insieme digiunzioni che illuminano dei fosfo-ri; consuma 350 mA, equivalenti acirca 18 LED, con la comodità diaverli in un unico contenitore. Ilmodello da me provato è da 1 We irradia 18 lumen in un ampioangolo di 110 °, con forma delfascio ad ali di pipistrello. Altrimodelli hanno il fascio collimato asoli 10 °, raggiungendo le 180 cd(i lumen sono gli stessi); per con-frontarli con i LED da 20 ° consi-deriamo circa 45 cd. L’impressione è buona, ma peravere la stessa quantità di lucedell’acetilene ne servirebberoalmeno due, e quindi il consumosalirebbe ai soliti 2 W. Si potrebbeprovare a combinarne uno a 10°con uno a 110°, oppure utilizzareuna lente per dare profondità alfascio, perdendo un po’ d’energia.Scalda come una stufa, per chiteme di non riuscire a riscaldarsile mani sulla bomboletta. E’meglio raffreddarlo con un dissi-patore termico per migliorare laluminosità. Le misure sono statefatte in aria.

sce l’efficienzaluminosa deiLED bianchi, è lospettro d’emis-sione; se il piccomassimo è nelblu, dove la sen-sibilità dell’oc-chio è inferiore al10%, gran partedell’energia irra-diata è nel verdee nel giallo, dovel’occhio la utiliz-za quasi intera-mente.La resa dei coloriè scarsa, circa

70 Ra, contro gli 80 - 100 di neone lampadine.

In ordine di efficienza, ecco diver-se sorgenti luminose a confronto:Lampadina a filamento = 5 - 10lm/WLampadina alogena = 10 - 20lm/WLED bianchi = 15 - 25 lm/WNeon = 50 lm/WScarica nei gas = oltre 50 lm/W

La Tikka e il Duo

Ho eseguito alcune misure di ten-sione e corrente alimentando laTikka con un alimentatore:

V 3,0 3,6 4,0 4,5mA 10,0 50,0 110,0 160,0mA/LED 3,3 16,7 36,7 53,3

Utilizzando 3 pile alcaline nuove,per un totale di 4,5V, la correntesembrerebbe eccessiva per qual-siasi LED bianco a me noto.Forse contano sul fatto che que-sto livello di tensione ha brevedurata, perché la pila si “siede”presto.Per aspetto e luminosità i LEDdella Tikka sono simili ai Nichia,ma non posso esserne certo.Sono sicuro invece che la lumino-sità varia moltissimo nel corsodella scarica della pila, fino ad undecimo della nominale del LED.Il ricambio a 5 LED per il Duo hainvece una resistenza di 100 inserie ad ogni LED. La correnteper ogni LED varia da 14 a 2 mAse utilizziamo quattro accumulato-ri stilo nickel cadmio o nickel idru-ro di metallo (da 5V a 3.6V) oppu-

una corrente nominale di 20 mAed una massima di 30 mA.I costruttori propongono varimodelli: oltre al classico, diametro3 o 5 mm, esistono versioni SMD(a montaggio superficiale) e con-tenitori speciali in grado di dissipa-re un’elevata potenza. Con questiultimi, che consentono di raggiun-gere correnti di 350 mA, Lumiledsha raggiunto i 18 lm, mentreNichia, nel marzo 2002, 22 lm, maormai è una gara continua alrecord; Lumileds ha ora un dispo-sitivo da 700 mA e 6,8 V in gradodi emettere 120 lm, con un rendi-mento luminoso migliore delmodello da 1W. La lampada ad acetilene producecirca 200 lm di luce rossastra, conbassa resa dei colori. Per avere glistessi lumen servirebbero circa 10W di luce da LED. I LED, infatti, sono poco più effi-cienti di un’alogena; sembrerebbedi conseguenza inspiegabile come20 LED (circa 2 W), siano suffi-cienti, a detta di molti, per la pro-gressione in grotta.Forse perché la luce emessa è fintroppo bianca, per noi abituatiall’acetilene, ma credo che deriviin gran parte dalla distribuzionedirettiva del fascio luminoso; laluce dell’acetilene viene in granparte dispersa inutilmente, sopra,ai lati, dietro; i tentativi di utilizza-re parabole per evitare questospreco hanno sempre perso labattaglia con il nerofumo. L’otticadei LED invece indirizza la luce inuna precisa direzione, senzabisogno di riflettori, che sonoquasi inutili: rimane ben poco dariflettere.Un’altra caratteristica, che favori-

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A 3,14 V assorbe già 340 mA,forse perché non l’ho raffreddato.Un circuito d’alimentazionedovrebbe prevedere, oltre allalimitazione di tensione, anche uncontrollo di temperatura.Luxeon produce un modello da6,8V e 700 mA (5W), 120 lm!Sono sicuro che sarebbero suffi-cienti. Il consumo equivale a 70LED e non oso pensare al prezzo!

Le condizioni di prova

Sarebbe molto interessante potermisurare quanti lumen emette unaluce ad acetilene. Purtroppo solopochi laboratori al mondo hannouna strumentazione adatta.Abbiamo eseguito le misure apotenza costante, perché i piccoli

spostamenti in ten-sione nominale inci-dono sulla potenzautilizzata dal LED. Lemisure sono iniziatedopo qualche minutod’attesa, perché ini-zialmente la tensioneè più alta e cala pro-gressivamente con ilriscaldamento della

giunzione.Abbiamo cercato di fare delnostro meglio, sia per dare unsignificato alle misure, sia per evi-tare errori grossolani; non avendoperò a disposizione un laborato-rio, i valori vanno utilizzati solo perun raffronto comparativo. In una stanza buia abbiamo misu-rato la luce diretta, dalla sorgenteal luxmetro, a 1 metro di distanza,tenendo qualsiasi altro oggettolontano più di un metro, compresii piani d’appoggio; in pratica lasorgente era a sbalzo dal pianoed il sensore in mano nel vuoto. Questa misura è troppo influenza-

rano bene a 5 o 10 °C sonocostruiti, per quanto ne so io, soloin “taglie” oltre i 15 W.L’acetilene utilizzato era un cascodel magazzino del GSPGC, conimpianto Petzl, fiamma di circa 3cm di larghezza e 2,5 d’altezza,insomma una “bella luce”.

La tabella dei LED

Nella tabella “Caratteristichedichiarate” (alla pagina chesegue) riassumo i dati forniti daicostruttori. Non a caso dichiarano o i lumen ole candele, secondo il tipo difascio di luce emesso. Ogni fascioemesso ha la sua unità di misura,e pertanto i confronti sono difficili.Per i modelli che dichiarano ilumen ho inserito il rendimentoluminoso, vale a dire quanti lumensono emessi per ogni watt appli-cato.

Come li alimentiamo Il metodo resistenza in serie

“Accendere” un LED è una cosasemplice: è sufficiente collegarein serie una resistenza, calcolataconoscendo la tensione d’alimen-tazione e quella del LED, che ha ilcompito di limitare la correnteassorbita.

Purtroppo questo sistema hadiversi svantaggi:- Una parte non trascurabile del-l’energia, circa il 20%, è sprecatanella resistenza di limitazione

ta dall’angolo d’emissione peravere un senso pratico: se puntoun laser sul sensore ottengo valo-ri elevatissimi, ma in grotta la pro-gressione sarebbe impossibileseguendo un piccolo punto rosso.Per avere risultati più veritieriabbiamo misurato la luce riflessasu una parete bianca a 1,25 m didistanza, con il sensore posto difianco alla sorgente, ma in mododa non essere colpito direttamen-te dalla luce: in pratica abbiamomesso il sensore del luxmetronella posizione che occupa ilvostro occhio rispetto alla luce delcasco che indossate.

I risultati delle misure

Non lasciatevi ingannare dainumeri! Le sorgenti con ampioangolo d’emissione, acetilene,Star e neon, sono penalizzate inqueste condizioni di misura equindi dovete tenerne conto.Inoltre per fare confronti d’efficien-za dovete utilizzare i lux/W, e nonil numero di LED, perché le sor-genti hanno consumi differenti.I LED dei vari impianti, a parte iKingbright, hanno in ogni casoefficienza simile; le differenze direndimento sono dovute in granparte al fatto che la Tikka e iNichia erano alimentati senza leperdite del regolatore, presentiinvece nel Duo, nella SSI e nelneon Osram.Il primo risultato è che per rag-giungere i 10 lux riflessi dell’aceti-lene sono necessari più di 14LED, probabilmente 20-25, oalmeno due Star, oppure un neonda 5-6 W.A proposito del neon: più cala latemperatura ambiente, più il neonconsuma, e meno rende in lumi-nosità; purtroppo i neon che lavo-

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PROVE LUXMETRO UM 3 LED 9 LED 14 LED Tikka Duo 5 SSI 9 STAR Acetilene 3W KB 3Nichia Nichia Nichia LED LED 1W OSRAM

neoncodice NSPW NSPW NSPW LXHL L7114

500BS 500BS 500BS MW1C PWC

tensione V 3,43 3,43 3,43 4,4 4,8 3 3,03 3 3,49corrente A 0,08 0,24 0,38 0,18 0,08 0,32 0,3 1 0,08potenza W 0,2744 0,8232 1,3034 0,792 0,384 0,96 0,909 3 0,2792

diretto a 1 m lux 61 105 145 65 29 105 10 22 16 23diretto a 1 m lux/W 222,30 127,55 111,25 82,07 75,52 109,38 11,00 5,33 82,38

riflesso parete bianca a 1,25 m lux 4,00 6,50 8,50 5,00 4,00 6,00 6,00 10,00 6,50riflesso parete bianca a 1,25 m lux/W 14,58 7,90 6,52 6,31 10,42 6,25 6,60 2,17

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no che alle basse temperature laluminosità aumenta, compensan-do la diminuzione di potenzaapplicata.Un altro dubbio è stato fugatodalle prove: temevo che le picco-le differenze tra un campione el’altro, sempre esistenti nei pro-dotti industriali, generasseroeccessiva corrente in alcuniLED, collegati in parallelo, escarsa in altri. E’ ovviamentepreferibile non mescolare LED diditte diverse, ancora meglio seprovengono tutti dallo stessolotto produttivo. Non garantisco il risultato: dovreteeseguire test sui vostri LED primadi applicare questa tecnica, per-ché i produttori sconsigliano il col-legamento in parallelo; per sicu-rezza si potrebbe mantenere unapiccolissima resistenza in serie diqualche ohm, oppure utilizzare unsensore di temperatura per evita-re l’effetto valanga.Ritengo in ogni modo possibilealimentare i LED ad una tensio-ne fissa, mantenendo costantela luminosità al variare della ten-sione della batteria. Utilizzandoun normale regolatore di tensio-ne otteniamo luce costante,risolvendo uno dei problemi, marimane lo spreco d’energia dicirca il 20%. Possiamo valutarein circa il 25 - 30 % in più il pesodella batteria.

si passa da 44 a 103 mW!Aumentando la resistenza si ridu-ce la variazione di luminosità, masi perde in rendimento.Utilizzando pile alcaline varia ancor

di più la tensione ed il sistemadiventa improponibile. Alcuni costruttori lo adottano;altri omettono le resistenze,rischiando la bruciatura deiLED per eccesso di corrente.

Il metodo a tensionecostante

Per mantenere costante laluminosità ho eliminato laresistenza in serie, alimen-tando i LED Kingbright aduna tensione fissa di 3,68 V

(29,4 mA) e i Nichia a 3,49V (25mA); è indispensabile un regolato-re affidabile, perché qualche deci-mo di volt in più può bruciarli.A queste correnti i LED rimangonoappena tiepidi, in condizioni diassoluta sicurezza. Attenzioneperò: questo vale per temperaturemassime di 20 o 25 °C. Oltre que-sta soglia si potrebbe innescare uneffetto valanga del tipo: sale latemperatura, sale la corrente, salela temperatura, ecc.Sono molto stabili: a temperaturaambiente di 5 °C assorbono 0,7mA in meno, a -10 °C solo 1 mA inmeno, quindi sempre variazioniaccettabili. I costruttori sostengo-

della corrente.- La luminosità varia molto con ilvariare della tensione d’alimenta-zione, quando questa è fornita dapile o accumulatori.

Nel grafico sovrastante possiamovalutare l’andamento delle varia-bili in gioco, in funzione della ten-sione d’alimentazione fornita dauna batteria a quattro elementiNiMH; la resistenza in serie è da39 Ω (ohm) ed il sistema si com-pensa leggermente, perché a cor-renti più elevate la tensione sulLED aumenta. Con la resistenzada 39 Ω la corrente rientra semprenel valore massimo ammesso, 30mA, ma la luminosità diminuisce alivelli intollerabili quando la tensio-ne della pila scende anche dipoco; la luminosità è quasi pro-porzionale ai mW sul LED e peruna variazione di tensione di 1 V

CARATTERISTICHE DICHIARATE

LED 20∞ di emissioneMarca UM Kingbright Nichia Optec Optosourcecodice L-7114PWC NSPW500BS OTLWHTA 110147

11T5-0202 _ _ gradi 20 20 20 20forma emissione collimato collimato collimato collimatointensità luminosa cd 1 6,4 2,3 5,6tensione nominale V 3,6 3,6 3,6 3,6corrente nominale mA 20 20 20 20corrente massima mA 30 30 30 30flusso luminoso lumen n.d. n.d. n.d. n.d

Altri modelliMarca UM Nichia Star Star Star Optosource Nichiacodice NSCX190D WH LXHL MW1C LXHL NW98 LXHL LW5C 110140 NSPW510BS2 _ _ gradi 110 10 120 50 50forma emissione ? batwing collimato lambert batwing collimatointensità luminosa cd ? n.d. 180 n.d. 1,56 1,8tensione nominale V 3,5 3,42 3,42 6,84 3,6 3,6corrente nominale mA 350 350 350 700 20 20corrente massima mA 350 350 350 700 30 30flusso luminoso lumen 23 18 18 120 n.d.rendimento luminoso lumen/W 18,78 15,04 15,04 25,06

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La soluzione: il regolatoreswitching

Questi regolatori hanno rendi-mento elevato, superando inalcuni casi il 95%; permettonoquindi di allungare la vita dellebatterie di circa il 20%, oppure diridurne il peso.Esistono switching step-down,che ho utilizzato per il mioimpianto, oppure step-up, chepenso è utilizzato da Luxbrite. Iprimi regolano da una tensionealta ad una inferiore; i secondil’opposto, elevando la tensioneanche di molto. Diventa cosìpossibile alimentare in seriemolti LED, partendo da pochivolt di sorgente. Consiglio di nonesagerare, però, perché elevaremolto la tensione, 36 V per dieciLED, è sconsigliabile in ambientiumidi e riduce l’affidabilità; la rot-tura di un elemento può, infatti,causare lo spegnimento dell’in-tera serie (avete presente le lucinatalizie?).L’inevitabile controindicazione diquesti regolatori è la comples-sità; già utilizzando circuiti inte-grati dedicati bisogna prestareattenzione ai componenti impie-gati, tutti speciali: condensatori,diodi, induttori, progetto del pcb,ecc. In pratica è indispensabileessere un buon elettronico. Nonvi indico quale regolatore hoimpiegato perché limiterebbe lavostra fantasia; nella scelta cer-cate modelli oltre il 90% di rendi-mento, calcolate bene la corren-te che vi serve e seguite attenta-mente i dati applicativi. Se inve-ce siete così bravi da costruirve-lo senza integrati, potete arrivareanche a rendimenti superiori. Iomi accontento del 94% su 20LED collegati in parallelo.Esistono anche regolatori pro-gettati per alimentare i LED bian-chi, non a corrente costante, maad impulsi; non li ho sperimenta-ti perché ho trovato solo modelliin grado di pilotare pochi LED.

Un mercato pieno di trabocchettiNei mercatini d’elettronica hoacquistato (Dentron) a 5.000vecchie lire LED meno luminosidi altri pagati 3.000 lire (misureelettriche Colombo). La lumino-

casco, così da non perturbare ilcampo magnetico vicino allabussola.

L’impianto tipo e icosti20 LED, alimentati a 25 mA, ed ilregolatore sul frontale; la batte-ria standard e quella d’emergen-za sul retro. In alternativa aiLED, due Star da 1 W.C’è un limite di circa 150 grammiper le batterie, quindi tre micro-stilo alcaline per l’emergenza (36g), e una Li-ion da 3400 mAh (84g) sono quanto si può portare sulretro. Con la Li-ion si raggiungo-no le 6 ore a luce piena. E’ pos-sibile utilizzare quattro pile stiloalcaline non ricaricabili; il pesodiventa di 92 g e la durata dicirca 8 ore.Il costo dei materiali è di 60 europer i 20 LED, 10 euro per il rego-latore, 10 euro per il contenitoree 100 euro per accumulatore Li-ion e caricabatterie.Poi c’è il discorso degli accumu-latori di ricambio.

Il futuro

In alcuni articoli i LED bianchisono dichiarati vicini alla lumino-sità massima teorica, in altri sisostiene, al contrario, chepotranno superare l’efficienzadei neon. Non resta che aspettare l’evolu-zione tecnologica, il tempo stabi-lirà chi ha ragione.

sità di questi ultimi è paragonabi-le con quella dei LED Kingbrightda 1 cd, quindi scarsa, non par-liamo degli altri.Di recente ho controllato un sitosegnalato su Speleoit: hanno deicommerciali bravissimi, che ven-dono per 6,3 cd LED che nei datitecnici dello stesso sito sonodichiarati da 5,6 cd! Svista,malafede, tecnici arretrati rispet-to ai commerciali? Si può barare anche sulla tona-lità di luce: basta “spingere” unpo’ sul verde e magicamente l’ef-ficienza migliora, peggiorandoperò la qualità della luce.Altri hanno avuto la pensata di“truccare” il fascio emesso, riflet-tendo il picco massimo su unangolo maggiore.Si utilizza sempre, nei datasheet, il valore tipico, cioè quellomedio dichiarato dal costruttore.

Attrazione magnetica

Un buon impianto frontale nondeve influenzare l’ago magneticodella bussola; per provare imateriali impiegati potete utiliz-zare una calamita: scopriretecon orrore quanto il problema siasottovalutato dai costruttori.Materiali indicati sono: plastica,ottone, rame, acciaio inox (nontutti!), alluminio, ecc. I LED sono adatti, mentre le bat-terie spesso hanno l’involucrod’acciaio e varie parti in nickel oaltri metalli che possono alterareil campo magnetico; è quindipreferibile sistemarle dietro al

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www.kingbright.com www.lumileds.com www.luxbrite.co.uk www.luxeon.com www.nichia.co.jp

www.optosource.comwww.optotech.comwww.railwayshop.com www.speleo.be/wswww.theledlight.com

RIFERIMENTI

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� Notizie italiane

debole inclinazione (direzione NW-SE) met-tendo in comunicazione due "pale" attiguedel versante orientale del Col della Remitta.Oltre i due vani d'ingresso, lunghi ciascunouna settantina di metri, la parte centrale dellagalleria si snoda abbastanza regolare consezione che raggiunge anche gli 8-10 metri dilarghezza per 3-4 di altezza, in leggera salita(da sud a nord). Il fondo è uniformementecosparso da detrito grossolano e qualchedebole segno di scorrimento idrico. Conosciuta da tempo dai boscaioli e dai cac-ciatori della zona (che ritenevano che gliantri fossero l'ingresso di due distinte grotte),è stata esplorata e rilevata per la prima voltanella seconda metà degli anni Ottanta.Qualche anno dopo ci sono stati i primicasuali ritrovamenti di resti di orso speleo esubito sono cominciati gli scavi abusivi e l'a-sportazione di grosse quantità di repertiossei.Nel corso dell'estate 2002 i geologi delMuseo Tridentino con una breve campagnadi scavo hanno messo in evidenza e rilevatocon metodologia archeologica il paleosuolodella grotta, topografando accuratamentetutte le ossa al fine di permetterne un even-tuale riposizionamento qualora si decidesse,in futuro, di musealizzare il sito. Dai campioniraccolti sembra sia stato possibile riconosce-re almeno quattro specie: Ursus spelaeus(con reperti rappresentanti diversi stadi dicrescita dell'animale), Capra ibex (stambec-co), Capra sp. (capra generica) e Rupicaprarupicapra (camoscio). I resti ossei sonoattualmente depositati presso il Museo diScienze e verranno al più presto inviati alDipartimento di Scienze della Terradell'Università di Milano per la pulizia, ilrestauro e la determinazione precisa.Nella primavera di quest'anno i tecnici delServizio Geologico hanno finalmente chiuso idue antri d'ingresso mediante cancellata

"In Grigna!2002", campo estivo intergruppi

Lo S.C. Cai Erba, il G.S, Valle Imagna, il G.G.Saronno e lo S.C. Valceresio Cai Gaviratehanno organizzato nel mese di agosto ilcampo "In Grigna!2002" con ottimi risultatiesplorativi. Almeno una cinquantina di perso-ne, e almeno una cinquantina di nuovi ingres-si ventosissimi (gran lavoro del gruppo diErba e Valceresio), hanno permesso di pene-trare in profondità, nel massiccio della GrignaSettentrionale (2410 m), a quote oscillantitra i 2000 ed i 2200 metri. Il versante inte-ressato é lungo la Cresta di Piancaformia e lepareti del versante di Releccio e quelle delPizzo della Pieve (2248 m). "Il Mostro", unP.140 a cielo aperto, ha permesso di effettua-re la prima giunzione in Grigna, con l'Abisso IChing (-250 m). Tutte le altre cavità sonoferme su prosecuzioni verticali. Nomi eprofondità: Antica Erboristeria (- 200 m), ilBuffer (-110 m), I Coltellini (-70 m),Essecorta (-111 m), Arione (-110 m, dopoun traverso di 150 metri in parete piena) eKinder Brioschi (-600 m). La consistentemole di nuovi dati, oltre 4 km di poligonali,mette in evidenza la complessità del reticolocarsico presente nell'area, sicuramente anco-ra "giovane" in fatto di conoscenze.

Max Pozzo, G.S. Valle Imagna

�TRENTINO

L'Orso speleo nella Grottadelle Pale Rosse (Cinte Tesino,Trento)

All'inizio del 2002 sono iniziati, ad operadegli specialisti del Museo Tridentino diScienze Naturali e del Servizio Geologicodella Provincia di Trento, gli scavi di recuperoe di studio degli imponenti resti di orso spe-leo della Grotta delle Pale Rosse. La grotta siapre a 1200 metri diquota con due ampiportali (17x10 e18x15 m) sul fiancodestro della ValCortella (Calcarioolitici del LiasSuperiore, Oolite diGrigno), ad est delPasso del Broccon,nel Comune di CinteTesino (Trento) e sisviluppa a forma diarco per circa 320metri lungo un pianodi stratificazione a

�LOMBARDIA

Valle Imagna (Bergamo)È ormai da 5 anni che prosegue l'attività inValle Imagna, soprattutto nella zona traCosta, Bedulita e S. Omobono, dove fino adoggi sono state scoperte ed esplorate circa120 nuove grotte. Le sorgenti principali sono poste tra i 550 e i750m d'altezza, mentre le grotte verticali tra i900 e i 1000m. Le zone di risorgiva sonoprincipalmente due: la zona sopra CàContaglio con la Grotta dei Morti (700m), laGrotta Val d'Adda (360m), la Cornabusa(140m) e la zona della Val Marcia con Ol Valù(200m), terminante su sifone, con galleriaprincipale di 10x15m, e il Bus de la CornaLoghera (120m) in cui si è tentato (con scar-so successo) il superamento del sifone termi-nale.Le più importanti grotte scoperte finorasono l'Abisso Ubalda con un pozzo inizialedi116m terminante su fessura a -129m;l'Abisso del Mal de Schena (-60m), l'AbissoGingia (-56m), il Grutù (118m di lunghezza)e il Büs del Freezer (87m). Inoltre moltecavità potrebbero con una seria opera didisostruzione. Anche nella vicina Val San Martino sono stateeffettuate alcune battute e scoperte unaquindicina di grotte, le più interessanti postein vetta al Monte Tesoro (1432m); in invernoda esse esce un fortissimo getto d'aria caldaa più di 9°C, che fa sperare in importantiprosecuzioni. La sorgente principale dellazona (Fonte Ovrena) è posta quasi 1000mdi dislivello più sotto.

Andrea Maconi (Gruppo Grotte Milano)

Zona di DossenaUna serie di lunghe disostruzioni ha permes-so di trovare nuove diramazioni nell'AbissoLotto Nord (LoBg 3691), fino alla profonditàdi -170 metri, per uno sviluppo di 800 metricirca. L'abisso è vicino al complesso Abisso diVal Cadur-Croasa dell'Era (-320 m; 1500 msviluppo; Lo Bg 3610 e LoBg 1275) freschedi giunzione, e l'Abisso Puerto Escondido -250, 1500 m circa, LoBg 3590).

Pizzo della PresolanaSono stati esplorate altri 10 ingressi verticali,

fermi mediamente a -50 metri, intasati daneve o ghiaccio vista la stagione ancora fred-da: buone circolazioni d'aria fanno ben spe-rare. Nel frattempo sono già 82 le nuovegrotte, in un raggio di circa 2 chilometri qua-drati, tra cui un -320 m.

notizieitalianeNotizie italiane

L’imponente ingresso a portale della Grotta delle PaleRosse (18 x 15 m) oggi protetto da una recinzione metallica.

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Speleologia 46 77

Notizie italiane �

metallica, mentre contemporaneamente dalMuseo di Scienze è partita la richiesta allaProvincia Autonoma di istituire in loco un'a-rea protetta allo scopo di tutelare la grotta eil suo deposito paleontologico, che si sta rive-lando come uno dei più interessanti e meglioconservati di tutto l'arco alpino.

M. Avanzini e P. Zambotto, Museo Tridentino diScienze Naturali, Trento

�VENETO

Grotta Fontanazzi di Solagna(VI)

Il Gruppo Grotte Giara Modon di Valstagnasvolge da diversi anni ricerche speleosubac-quee e idrogeologiche nelle numerose cavitàsorgente della Valsugana. Nel corso del 2002,in collaborazione con L. Casati, il GruppoGiara Modon ha ripreso le immersioni nellaGrotta Fontanazzi di Solagna. Nell’ultimaesplorazione è stata raggiunta quota -71 mdove l’ambiente sifonante prosegue ancora inprofondità; lo sviluppo complessivo dellezone allagate ammonta ora a circa 1400 m.Le esplorazioni dei Fontanazzi di Solagna siinquadrano in un ambito di ricerche piùvasto, condotto da parte anche di altri gruppiveneti sul M. Grappa, massiccio incombentesulla destra orografica della Valsugana.Attraverso prove con traccianti immesse inun paio di abissi sommitali di questa interes-sante area di assorbimento, si è appurato ladiretta connessione fra questa e i Fontanazzi,delimitato così un’areale di assorbimento sti-mato in circa 16 km2.

(da informazioni di L. Casati e E. Lanzarotto).

�FRIULI VENEZIA GIULIAUna sala da favola

È stato un periodo ricco di soddisfazioni peril Gruppo Speleologico Carnico MicheleGortani del CAI di Tolmezzo. Le ricerche sisono concentrate nella zona del Fontanon diTimau, del Passo di Monte Croce Carnico inPal Piccolo e nella risorgiva di Rio Vaat sopra

scoperte gallerie per circa 600 metri, metàdelle quali sommerse, sempre di notevolidimensioni. La parte nuova si presenta ancheabbastanza complessa, con numerose dira-mazioni, che restano ancora da controllare.Nell’ambito della spedizione, che ha coinvol-to in totale oltre una quarantina di speleolo-gi, sono effettuate anche ricerche speleobo-taniche all’ingresso e studi geomorfologicidella cavità.La spedizione è stata resa possibile anchegrazie alla collaborazione del Comune diResia, dell’Ente Parco Naturale Prealpi Giulie,del Corpo Forestale regionale – Stazione diResia e dell’Associazione Nazionale AlpiniSezione di Udine, Gruppo “Sella Buia” diStolvizza di Resia che ha gentilmente messoha disposizione la propria sede quale baselogistica a valle.Tutto il lavoro speleosubacqueo è stato por-tato avanti da una preparata squadra com-posta da sette sub. Gli oltre cento sacchi dimateriale necessari alla spedizione hannorichiesto l’uso dell’elicottero.

Gianni Benedetti (Federazione SpeleologicaRegionale FVG)

Un nuovo meno cento sul Carso triestino

Anche se sul Carso triestino le cavità chesuperano i cento metri sono numerose (tresuperano i trecento metri, otto i duecento euna sessantina i cento), la scoperta di unnuovo abisso che entra nella categoria fasempre notizia. L'ultimo arrivato è una cavità aperta pressoNivize, sul monte Lanaro, dosso sul confinecon la Slovenia alto poco più di 540 metri. Lasua storia inizia il 31 dicembre 2001, allorchéuna fessurina soffiante, precedentementeindividuata sul versante prospiciente laSlovenia del colle, viene affrontata con deci-sione da alcuni degli uomini dellaCommissione Grotte E. Boegan reduci dagliscavi alla Grotta Supernova (portata da 75ad oltre 200 metri di profondità). L'aria chevi transita è considerata interessante per cuiviene dato l'avvio ad una intensa campagnadi scavi (2-3 uscite settimanali). Un mese di lavoro è sufficiente per forzare illungo cunicolo che segue al pozzetto iniziale;un altro mese vede gli uomini della "Boegan"impegnati nell'allargamento delle strettoieche impediscono l'accesso ai pozzi interni edil 6 marzo 2002 viene raggiunta quota -80.Un ulteriore mese di lavoro è necessario perallargare i marcati restringimenti che separa-no i pozzi che seguono e raggiungere quota-130, ove una serie di fessure, per ora nonaffrontabili, impediscono di proseguire.

Cesclans, da tempo trascurate. Sulla paretesoprastante il Fontanon di Timau è stata rag-giunta una finestra che ha portato alla sco-perta di un nuovo ed interessante ramo diun centinaio di metri e successivamente,attraverso altre arrampicate, ad una sala, nonmolto grande, ma che ha del fiabesco.Concrezionata da centinaia di stalattiti e sta-lagmiti da pochi mm di diametro fino a diver-se decine di cm, alte anche un paio di metri;coperte di patina bianca e fragilissime, proba-bilmente in via di decalcificazione. Su tutto ilpavimento delle belle pisoliti, colate calcareee vaschette. Oltre la sala altri 20 mt. in salitae altrettanti lungo un ramo laterale conduco-no ad un laghetto, forse oltre la congiunzionecon un ramo alto della grotta di Timau. In Pal Piccolo invece dopo aver trovato unaserie di nuovi rami nella grotta di M.te CroceCarnico - 2583 FR e nella grotta Freezer -829 FR, da tempo siamo ormai impegnatinella disostruzione per la congiunzione delledue grotte, per ora solo a voce.Ed infine, dopo l’esplorazione in fase di seccadello scorso inverno del ramo verticale e delsuccessivo orizzontale nella risorgiva di RioVaat - 2318 FR a Cesclans, in comune diCavazzo Carnico, solamente nel mese diottobre 2002, grazie all’essenziale collabora-zione con tre speleosub regionali, si è potutaterminare l’esplorazione ed il rilievo di tuttala parte sommersa, portando lo sviluppo adun totale di 200 m ed una profondità di 50.

Claudio Schiavon G.S.C.M.G.-CAI Tolmezzo

Spedizione speleosubacquea“Resia 2002”

I primi giorni di agosto si è svolta la spedizio-ne speleosubacquea della FederazioneSpeleologica Regionale del Friuli-VeneziaGiulia denominata “Resia 2002”, che haavuto come obiettivo la Risorgiva sotto ilMonte Sart (Val Resia, UD), una delle princi-pali risorgenze del massiccio del MonteCanin. Nel mese di luglio erano state effet-tuate alcune ricognizioni con lo scopo diattrezzare la via per raggiungere l’imbocco ela parte interna della grotta fino al 1° sifone.La cavità, scoperta dal Gruppo Grotte dellaAXXXO negli anni ‘80, era conosciuta percirca 600 metri totali, incluso un tratto oltre ilprimo sifone. Lo scopo della spedizione eraquello di proseguire le esplorazioni oltre ilsecondo sifone e controllare dei rami lateralidopo il primo.Nonostante il maltempo che ha imperversa-to sulla zona durante la spedizione, si sonopotuti raccogliere interessanti risultati: com-plessivamente, oltre il secondo sifone(profondo 25 metri e lungo 120), sono state

Lombardia - Trentino - Veneto - Friuli Venezia-G

iulia

I reperti ossei trovati nella grotta.

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attività di istruttore nell’ambito dellostesso o della Scuola nazionale di spe-leologia del Club Alpino Italiano o dellaCommissione nazionale scuole di spe-leologia della Società SpeleologicaItaliana, ovvero iscrizione all’albo delleguide alpine da almeno due anni.

2. Il richiedente deve altresì dimostrare diaver svolto, per almeno un mandato, l’in-carico di responsabile di stazione o diresponsabile regionale del Corpo nazio-nale soccorso alpino e speleologico,ovvero attività di istruttore nell’ambitodello stesso o della Scuola nazionale dispeleologia del Club Alpino Italiano,ovvero aver svolto la professione di guidaalpina specializzata in speleologia aisensi della legge regionale 20 novembre1995, n. 44.

3. Il possesso dei requisiti di cui ai commi1 e 2 è accertato dalla Direzione regio-nale del commercio, del turismo e delterziario, dietro presentazione, da partedell’interessato, di idonea documentazio-ne corredata di una relazione esaurien-te sull’attività svolta.

Il capo V detta invece le norme comunitra le diverse professioni, con gli articolidal 135 al 142. Quello che interessa lacomunità speleologica e la SSI è sicura-mente il 141 nel quale la FSR è riuscitain extremis a far aggiungere la SocietàSpeleologica Italiana.

Art. 141 (Scuole e istruttori del CAI e del SSI)

Il Club Alpino Italiano (CAI) conserva lafacoltà di organizzare scuole e corsi diaddestramento a carattere non professio-nale per le attività alpinistiche, sci-alpinisti-che, escursionistiche, speleologiche, natura-listiche e per la formazione dei relativiistruttori. Relativamente alle attività spe-leologiche, la medesima facoltà è attribui-ta alla Società Speleologica Italiana (SSI).

Inoltre l’Amministrazione Regionale haritenuto di contribuire finanziariamenteallo svolgimento di corsi teorico pratici,di aggiornamento professionale e di spe-cializzazione (articolo 159); a favore dienti pubblici per le sedi delle scuole dialpinismo e di speleologia e delle scuoledi sci (articolo 160); e a favore di entipubblici e associazioni senza fini di lucroper infrastrutture turistiche (ar ticolo161), tra cui anche (comma c): “realizza-zione e ammodernamento di impianti eopere finalizzati al miglior utilizzo dellecavità naturali di interesse turistico”.

Gianni Benedetti(Fed. Spel. Reg. del Friuli-VeneziaGiulia)

solo attività di accompagnamento dipersone in facili grotte naturali limitata-mente a quelle di sviluppo orizzontale,ad esclusione di quelle in cui si richieda,anche solo occasionalmente, l’utilizzo dicorde, scalette flessibili o attrezzi per laprogressione; detto limite non sussistenel caso in cui l’aspirante guida speleo-logica fa parte di comitive condotte dauna guida speleologica.

3. L’aspirante guida speleologica può eser-citare l’insegnamento sistematico delletecniche speleologiche solo nell’ambitodi una scuola di speleologia.

4. L’aspirante guida speleologica deve conse-guire il grado di guida speleologica-mae-stro di speleologia entro il decimo annosuccessivo a quello in cui ha conseguitol’abilitazione tecnica all’esercizio della pro-fessione come aspirante guida speleologi-ca; in caso contrario decade dall’iscrizioneal relativo albo professionale.

Con gli articoli 127 e 128 vengono isti-tuiti il Collegio delle guide speleologiche-maestri di speleologia e aspiranti guidaspeleologica e i relativi albi, mentre conl’articolo 129 si autorizzano l’apertura discuole di speleologia, speleologia subac-quea e torrentismo.Il successivo articolo, quale norma tran-sitoria, dispone quali possono essere leguide di diritto in sede di prima applica-zione:

Art. 130 (Istituzione del primo albo

regionale delle guide speleologiche-mae-stri di speleologia)

1. In sede di prima applicazione delledisposizioni contenute nel presentecapo, possono richiedere l’iscrizioneall’albo di guida speleologica-maestro dispeleologia, speleologi di chiara fama inpossesso dei seguenti requisiti:a) godimento dei diritti civili e politici;b) cittadinanza italiana o di altro Statomembro dell’Unione europea;c) idoneità psicofisica attestata da certi-ficato rilasciato dall’Azienda per i servizisanitari;d) iscrizione negli elenchi nazionali delCorpo nazionale soccorso alpino e spe-leologico da almeno quindici anni, ovvero

La Regione Autonoma Friuli-VeneziaGiulia, con la Legge Regionale n. 2 del

16 gennaio 2002 “Disciplina organica delturismo”, ha recentemente istituito lafigura della “Guida speleologica” e piùesattamente quelle della “guida speleolo-gica-maestro di speleologia” e dell’“aspi-rante guida speleologica”. Queste nuoveprofessioni vanno ad affiancare quelledelle guide alpine e delle guide naturali-stiche, operanti già da diversi anni inFriuli-Venezia Giulia. È da far notare cheil Disegno di Legge, e quindi anche leparti inerenti la speleologia, era stato sti-lato dagli uffici regionali senza interpella-re la comunità speleologica. Venutane aconoscenza per puro caso e all’ultimomomento, la Federazione SpeleologicaRegionale, assieme al ComitatoEsecutivo Regionale della CommissioneNazionale Scuole di Speleologia dellaSSI, ha provveduto a inoltrare all’EnteRegione e ai consiglieri regionali interes-sati, delle proposte di modifica, chepotessero venire incontro alla realtà spe-leologica regionale. Numerose propostesono state fortunatamente accolte (adesempio l’articolo 141), alcune non sonostate prese in considerazione, mentrealtre, pur essendo state recepite parzial-mente, non hanno sortito l’effetto spe-rato (come l’articolo 130).Vediamo ora alcuni degli articoli cheriguardano la figura della guida speleolo-gica e che interessano anche altri aspettidella speleologia. Ricordiamo che il testocompleto è pubblicato sul BollettinoUfficiale della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia (I supplemento straordi-nario n. 3 del 16/01/02).

La figura della “guida speleologica-mae-stro di speleologia” e dell’“aspiranteguida speleologica” è definita dall’ar tico-lo 126:

Art. 126 (Definizione dell’attività)

1. È guida speleologica-maestro di speleo-logia chi svolge per professione, anche inmodo non esclusivo e non continuativo,le seguenti attività:a) accompagnamento di persone inescursioni ed esplorazioni in grotte ecavità artificiali;b) insegnamento delle tecniche e dellematerie professionali speleologiche ecomplementari;c) consulenza e collaborazione con entipubblici e di diritto pubblico in qualsiasicampo connesso con la specifica com-petenza professionale.

2. L’aspirante guida speleologica svolge

Istituita la figura della guida speleologica in Friuli Venezia-Giulia

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Notizie italiane �

La cavità, che si apre nei calcari delCenomaniano inferiore-medio, è caratterizza-ta da una notevole attività idrica: l'intenso stil-licidio, che sugli stretti pozzi spesso si trasfor-ma in cascatella, rende penosi e defatiganti ilavori, e complesse le operazioni di rileva-mento topografico.

Pino Guidi

�TOSCANA

Nuove immersioni allaPollaccia (LU)

Nel corso del 2002 sono proseguite daparte di L. Casati le immersioni al sifone dellaPollaccia sulle Alpi Apuane. Già nel 2000Casati e compagni avevano raggiunto i –93m fermandosi in un punto in cui il sifonepareva cominciare una risalita verso unpunto di emersione. Nel maggio dell’anno incorso dai –93 m Casati ha proseguito l’e-splorazione fino a risalire a –89m dove iltratto il sifone torna invece nuovamente ascendere ed ad ampliarsi progressivamente.L’esplorazione è stata interrotta a quota -100m, a 380 metri dall’ingresso.La Pollaccia, oltre ad essere ora un sifone trai più profondi esplorati in Italia, è di estremointeresse anche per la sua speleogenesi;lungo il tratto allagato infatti sono stateosservate morfologie vadose e marmitte d’e-rosione, che testimonierebbero come inepoche passate la cavità funzionasse dainghiottitoio attivo. Ad oggi non è ancora deltutto chiara la delimitazione del bacino idro-geologico di questa sorgente. (da L. Casati)

Corchia storico, ritrovamentostorico

Una storica scoperta è stata fatta nel mesedi marzo del corrente anno nelle AlpiApuane. In occasione di una esercitazionedel 3° Gruppo CNSAS, in programma airami di Valinor nel Sistema del MonteCorchia - Buca di Eolo, prima di entrare ingrotta alcuni volontari trovano un bucoaspirante, mai visto prima, alla base di unaparetina. In poco tempo riescono a metter-si in contatto con un gruppo di speleologiappena entrati in grotta per stendere ilcavo telefonico e dopo un primo scavo idue gruppi si “vedono”. Con un altro po' dilavoro poi il piccolo buco esterno si tra-sforma in un ingresso praticabile, ed è quiche viene fatta la scoperta: si tratta dell’ori-ginale ingresso dell'Antro "Buca dellaVentajola" (o comunque del primo resopraticabile dai primi esploratori nel 1840) eche dal1923 non era più accessibile perchéostruito dal ravaneto causato dagli scarti dilavorazione dalla soprastante cava dimarmo! Questo storico vecchio ingresso,sepolto per quasi 80 anni, sarebbe comun-que rimasto tale se le stesse cave nonavessero iniziato, già un anno fa, i lavori di

ne ha impegnato Casati oltre 7 ore dicompressione.Nel mentre altri componenti dell’Acqua ticaTeam si sono dedicati all’esplorazione di alcu-ni sifoni della Grotta di Castelcivita, dovesono state raggiunte profondità di circa 80metri e collegati tra loro sifoni contigui peruno sviluppo sommerso di 310 m. Sono pre-viste ulteriri discese nel 2003. (dawww.acquatica.it).

�PUGLIA

Nuove scoperte biospeleologi-che nelle grotte sottomarinedel Capo di Leuca (Lecce)

Una nuova scoperta è stata effettuata dabiologi della Stazione di Biologia Marina delDipartimento di Scienze e TecnologieBiologiche ed Ambientali (Di.S.Te.B.A.)dell’Università di Lecce e da speleosub delCentro di Speleologia Sottomarina“Apogon”.Pochi giorni dopo la scoperta di nuove spu-gne troglobie nel sistema sommerso delCocito (Grotta Zinzulusa, a Castro Marina),diverse dall’unica specie al mondo che daglistessi speleologi vi era già stata rinvenuta nel’96 (Higginsia ciccaresei) (Pesce – Pansini‘97), l’équipe di biologi e speleonauti salentiniha rinvenuto in una grotta sottomarina delCapo di Leuca un’altra novità faunistica. Sitratta di alcuni esemplari di Herbstia nitida(in foto), un piccolo granchio che vive nasco-sto sotto le pietre della grotta sottomarina,tra i 20 ed i 35 metri dall'ingresso. Questa è la prima segnalazione della specieper il Mediterraneo, dato che, fino ad oggi,era stata ritrovata, una sola volta, nelle acqueatlantiche del Golfo di Guinea. Gli esemplari rinvenuti nella cavità sonoattualmente studiati dal C.N.R. di Taranto edal Di.S.Te.B.A. dell’Università di Lecce. Iricercatori hanno presentato i preliminari deiloro studi all’ultimo Convegno Internazionaledi Carcinologia, che si è tenuto i primi di set-tembre in Grecia.Quella del granchio Herbstia nitida è, inverità, solo l’ultimo di una lunga serie di rin-venimenti di specie nuove nelle grotte delCapo di Leuca, nuove non solo per la faunaitaliana, ma anche a livello mondiale.Le grotte sottomarine salentine, studiate inmodo approfondito e continuativo da solocinque anni, si stanno rivelando una vera e

asportazione del ravaneto suddetto.Speriamo che non lo ricoprano.

Adriano Roncioni, GS Lucchese

�ABRUZZO

Speleologi romani raggiungo-no in parete la leggendaria“Grotta del Beato Placido”

Con una discesa su corde lungo la parete delMonte Circolo - che dal Castello di SanPanfilo d’Ocre incombe a strapiombo con isuoi quasi 300 metri di altezza sul Paese diFossa (AQ) - gli speleologi del GruppoGrotte Roma “Niphargus” hanno raggiuntol’aereo ingresso della “Grotta del BeatoPlacido”.Secondo la tradizione, a cavallo fra il XII e ilXIII secolo, in quella cavità sospesa a metàparete visse uno dei suoi eremitaggi il famo-so Monaco che successivamente – visto ilgran seguito riscosso – fu invitato dai Contidi Ocre a fondare il Convento di SantoSpirito, la cui costruzione risale al 1226. IlBeato Placido morì poi nel 1248.La cavità è uno sgrottamento naturale origi-nato da una frattura nella roccia, che si inol-tra nella montagna per una quindicina dimetri e vede il pavimento ricoperto da massifranati dalla volta. Ma alcuni “segni” rinvenutisulle pareti lasciano presagire una possibilefrequentazione umana.Le prospezioni esplorative riprenderanno laprossima estate – in collaborazione con ilComune di Fossa e con il Convento diSant’Angelo - e saranno mirate ad evidenzia-re con studi approfonditi, ad oltre otto secolidi distanza, ogni eventuale traccia del leggen-dario eremitaggio del Beato Placido nellacavità.

Lorenzo Grassi

�CAMPANIA

Spedizione di Aquatica Teamalla Sorgente del Mulino,Castelcivita (SA)

Tra Luglio e Agosto 2002 ha avuto luogouna spedizione dell’Aquatica Team, guidataL. Casati e J.J. Bolanz, alla Sorgente delMulino presso Castelcivita. L’obiettivo eraquello di oltrepassare il limite esplorativoprecedente, situato a 550 m di distanzadall’ingresso e a una profondità massima di117 metri, limite raggiunto sempre da L.Casati nel 2001.Dopo aver preventivamente attrezzato unaparte del tratto allagato, Casati ha iniziatola discesa. Dal punto precedente a quota–115 m, la grotta prosegue a saliscendi toc-cando i–82 m, i –105 m, i –90 m e ancora i–113 m; qui a 828 m da l’ingresso la grottascende ancora decisamente. Il percorso diritorno, iniziato 25 minuti dopo l’immersio-

Friuli Venezia-Giulia - Toscana - Abruzzo - Cam

pania - Puglia

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� Notizie italiane

Sul versante calabrese del ParcoNazionale del Pollino sono stateesplorate e documentate nell’estate

del 2001 due piccole e interessanti risor-genze carsiche d’alta quota, la Grotta diPietra Intendente nel comune di Grisolia ela Risorgenza di Serrapòtolo nel comunedi Saracena (entrambe in provincia diCosenza). Sebbene fossero note datempo (la prima da oltre 60 annie la seconda almeno da 15), ledue cavità non erano mai stateoggetto di accurate indagini. Sitratta di due risorgenze tempo-ranee, la cui attività idrica èstrettamente connessa al regimedi piovosità di superficie nonchéallo scioglimento delle nevi delperiodo primaverile.La Grotta di Pietra Inten dente èubicata lungo il vallone omoni-mo alle falde nord-occidentalidel Monte la Mula (1935 metris.l.m.). La prima esplorazionespeleologica accer tata risaleall’agosto del 1939 allorché ilDott. Enzo dei Medici, uno deipionieri delle ricerche sotterra-nee in provincia di Cosenza, laesplorò per breve tratto. Il deiMedici, costretto a fermarsi inprossimità di un angusto passag-gio allagato a pochi metri dal-l’ingresso, elaborò tuttavia unrilievo speditivo del settore di

DUE RISORGENZE CARSICHE NEL PARCO NAZIONALEDEL POLLINO

cavità da lui visitato e comunicò la posi-zione geografica dell’ingresso all’IstitutoItaliano di Speleologia allora con sede aPostumia. In seguito altri esploratorihanno raggiunto ed esplorato la cavità magiammai con intenti documentativi. Lagrotta si apre in superficie con un ampioimbocco ad un’altitudine di 1195 metris.l.m. Penetrando al suo interno si rag-giunge immediatamente un tratto di con-dotta sifonante che segna il punto piùdepresso della cavità (– 5,50 metri). Inestate questo sifone è perlopiù transitabi-le, ma durante i periodi con forti pioggesi allaga completamente divenendoimpraticabile. Da questo punto in avanti lacavità prosegue con dimensioni alquantocontenute: la volta è bassa e limita drasti-camente la posizione eretta mentre la spi-golosità delle pareti ostacola notevolmen-te la progressione. L’azione erosiva delleacque di piena ha contribuito in modofondamentale all’aspetto generale degliambienti sotterranei che si mostranoquasi del tutto privi di fenomeni di con-crezionamento. La cavità, man mano chesi procede verso l’interno, va restringen-

dosi progressivamente fino a precludereogni ulteriore prosecuzione in corrispon-denza di un’esigua frattura verticale nellaroccia. Una forte e gelida corrente d’aria(temperatura di 8°C il 18.08.2001),comunque, fa intuire ulteriori sviluppi

GROTTA DI PIETRA INTENDENTE - CB 49

• Grisolia (CS)• car tografia: car ta d’Italia dell’I.G.M.

(serie 25/v) F°221 III S.O. “S. Donato diNinea” (ed. 2);

• coordinate geografiche: longitudine:3°30’34”50 E, latitudine: 39°42’35”50 N;

• quota dell’ingresso: 1195 m s.l.m.;• sviluppo pl.: 111,50 m;• sviluppo spaziale: 120 m;• dislivello negativo: – 5,50 m;• dislivello positivo: + 15 m;

• profondità: 20,50 m;• terreno geologico: dolomie del

Triassico superiore;• data e par tecipanti al rilevamento

topografico: 18-19 agosto 2001, a curadi Sara Marino, Felice Larocca e ChiaraLevato

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Speleologia 46 81

Notizie italiane �

propria “miniera” di informazioni. Da ciò lanecessità di approfondire gli studi ed inserirlecorrettamente in un programma di protezio-ne e salvaguardia delle nostre coste che, inmodo particolare oggi, è divenuto di prio-rità inderogabile. Molte specie animali chevivono nei nostri mari, siano esse note omeno, utilizzano le grotte marine comerifugi temporanei, siti di riproduzione e nur-sery in determinati periodi dell’anno, senzapoi contare tutte quelle specie che condu-cono la loro intera esistenza nelle zonebuie delle grotte, senza mai uscire in mareaperto.

Raffaele Onorato

�SICILIA

Inghiottitoio dellaBattaglietta, Madonie (PA)

Continua l'attività di pulizia e di esplorazio-ne dell'inghiottitoio della Battaglietta nelParco delle Madonie. La grotta, cavità assor-bente di un grosso polje, si apre a quota1600m slm e purtroppo tende ad esserestagionalmente colmata dai rifiuti che siaccumulano a causa "dell'invasione" in zona,specialmente nei periodi invernali, dei gitan-ti della domenica.Promossa e continuata dal CentroSpeleologico Etneo con la collaborazione divari gruppi e speleologi isolani, l'opera disvuotamento di fango e spazzatura prose-gue dando i primi frutti. Sono state infattiripristinate e rinforzate le protezioni ester-ne che, messe in posto già negli anni ‘80 dalC.A.I. Palermo, hanno la funzione di "filtro"per evitare nuovi nefasti riempimenti.Lo sviluppo della grotta, una volta superatitre sifoni di fango in ambienti particolar-mente angusti, è attualmente di circa 100metri per una profondità di circa 10. Lapresenza di una sensibile corrente d’aria eun migliore drenaggio dell’acqua, fanno bensperare per le future battute.

Marco VattanoCAI Sez. delle Madonie Petralia Sottana

Nuovo ramo nel sistema diMonte Conca (Campofranco -CL)

Nell’ambito delle attività promosse dalClub Alpino Italiano - Delegazione Sicilia,Ente gestore della Riserva NaturaleIntegrale “Monte Conca” (Campofranco,CL), si è provveduto ad una totale revisio-ne del rilievo di questo importante sistemacarsico, composto da un inghiottitoio eduna risorgenza tutt’ora attivi.Il sistema si apre nei gessi messiniani,abbondantemente presenti nella Sicilia cen-tro-meridionale ed ha uno sviluppo com-plessivo di circa 1 km per una profondità dicirca 130 m. Durante una delle ultime usci-

Puglia - Calabria - Sicilia

degli ambienti sotterranei al di là del limi-te esplorato.La Risorgenza di Serrapòtolo si apre allependici sud-orientali del MonteCaràmolo (1827 metri s.l.m.) sulla destraidrografica del Vallone Serrapòtolo,affluente del Fiume Garga. La cavità,segnalata la prima volta nel 1987 dalGruppo Speleo del Pollino di MoranoCalabro e poi visitata più volte dalGruppo Speleologico “Sparviere” diAlessandria del Carretto, si presenta conun ingresso di modeste dimensioni (largo2 metri e alto circa 1) seminascosto fral’abbondante fogliame del sottobosco. Inperiodo invernale e primaverile l’imboc-co è generalmente invaso dalle acquesotterranee provenienti dall’interno: que-

ste creano un vero e proprio sifone cherende inaccessibile la grotta fino allapiena estate. Superando l’iniziale trattosifonante, basso e stretto, si guadagnadopo circa 10 metri una spaziosa con-dotta scavata tra evidenti e fitte stratifica-zioni calcaree. Il piano di calpestio èoccupato da abbondanti accumuli clasticimentre alle pareti si notano lembi dibrecce concrezionate posti a differentilivelli. Questi ultimi ci testimoniano fasi dilento e progressivo riempimento dellacavità, cui sono seguite fasi di successivariescavazione dovuta a rinnovati e piùcopiosi apporti idrici. Proprio a causadella ciclica attività idrica il concreziona-mento interno è alquanto limitato: quasidel tutto assenti sono le formazioni sta-latto-stalagmitiche, mentre a tratti si pos-sono osservare lungo le pareti estesecolate calcitiche. La condotta proseguealta e spaziosa per circa 40 metri fino adarrestarsi in prossimità di una frana digrossi macigni da cui filtrano le acque cheriemergono più avanti in superficie. Unpassaggio sulla volta della condotta, pochimetri prima, crea l’illusione che l’ostacolopossa essere oltrepassato superiormen-te: purtroppo anche da questa parte laprosecuzione è impedita dalla stessafrana già incontrata in basso. Dai macignidi crollo fuoriesce una forte corrented’aria fredda che circola poi per tutta lacavità determinando una temperaturamedia dell’aria di 7,7°C (in data27.07.2001). Un’energica disostruzionenel settore sommitale di tale franapotrebbe portare, probabilmente anchesenza troppi sforzi, a nuovi sviluppi nell’e-splorazione della cavità.

Sara Marino e Felice LaroccaCentro Regionale di Speleologia

RISORGENZA DI SERRAPÒTOLO - CB 154

• Saracena (CS)• cartografia: carta d’Italia dell’I.G.M.

(serie 25) F°534 III “MoranoCàlabro” (ed. 1, 1996);

• coordinate geografiche: longitudi-ne: 16°04’19”50 E, latitudine:39°49’25” N;

• quota dell’ingresso: 1050 m s.l.m.;• sviluppo planimetrico: 57,50 m;• sviluppo spaziale: 64 metri;• dislivello negativo: – 1 m;• dislivello positivo: + 14 mi;• profondità: 15 m;• terreno geologico: dolomie del

Triassico superiore;• data e partecipanti al rilevamento

topografico: 27 luglio e 1 agosto2001, a cura di Sara Marino, FeliceLarocca, Leonardo Zaccaro eAndrea Marino

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� Notizie italiane

un muretto artificiale nei pressi del qualesono riconoscibili tracce di sepoltureumane, probabilmente secondarie, forseattribuibili al tardo prenuragico. Qui late-ralmente è stato disceso un breve pozzoche termina in un ambiente con forte cor-rente d’aria e che sarà oggetto di successi-ve indagini. Superata la zona archeologicasi prosegue in una galleria che in prossi-mità di un crollo della volta si dirama inpiù direzioni. Dal lato sinistro del crollo siaccede in una diaclasi con brecce ossiferemesse in evidenza dall’erosione idrica e siprosegue superando alcune strettoie, viavia più lunghe ed anguste, per ambientisempre più concrezionati sino all’attualetermine della cavità costituito da una dia-clasi con pozzetto completamente tappez-zata da lunghe cannule ed aragoniti eccen-triche e con sul fondo un considerevoledeposito osseo di Prolagus sardus.Rientrati verso il crollo una lunga diaclasidiscendente con la parte basale marcatadallo stazionamento di un paleolivello idri-co e con depositi di latte di monte condu-ce in una successione di vaste sale ricchedi concrezioni. Lo sviluppo spaziale topo-grafato è di circa 350 metri.Non lontano si apre, alla base di alcunerocce il piccolo ingresso della Sa/Ca 2726Grutta ‘e sa Bibigorra (Grotta della Cicala).La cavità si biforca in due distinti rami, quel-lo di destra discendente e privo di concre-zioni si segue per un centinaio di metri; l’al-tro di sinistra inizia su un piano sollevatocon caratteristica sezione lenticolare. Quiprevalentemente sui lati, e disconnessi daltrasporto operato dall’attività idrica, sonopresenti numerosi resti osteologici umani inparte debolmente concrezionati.Si presuppone anche in questo caso vistala totale assenza di reperti ceramici o liticiuna deposizione secondaria d’epoca prei-storica. Proseguendo lungo il condotto siperviene ad un lungo e stretto ambientecon depositi di interesse paleontologico aprevalenti micromammiferi occluso dacolate. Qui è stato aperto un piccolovarco tra le concrezioni che ha consentitodi proseguire discendendo in un vastoambiente ben concrezionato da colateparietali che si dirama in diverse direzionie con varietà di passaggi che permettonodi entrare in ambienti a morfologie freati-che occlusi da concrezionamento edinframmezzati da strettoie decisamenteselettive. Il rilievo topografico è arrivato a230 m di sviluppo spaziale. I livelli a brecce ossifere di queste due grot-te sono stati campionati e sono in fase distudio presso il Museo Civico diPaleontologia e Speleologia “E. A. Martel” diCarbonia.

Mauro Villani, Gruppo Ricerche Speleologiche “E.A. Martel” Carbonia

le nuove cavità che, seppur di limitato svi-luppo, si aggiungono a colmare il semprepiù intricato puzzle sotterraneo della loca-lità.Tra queste: la Sa/Ca 2479 Gruttixedda ‘e saSchina, piccolo e suggestivo inghiottitoioche dà accesso, ad una lunga diaclasi occlu-sa sul fondo da detrito (qui sono presenti,vista la relativa vicinanza con l’esterno, alcu-ne grosse radici che perforano la volta ed ilpavimento formando una sorta di colonnaintrecciata “vivente”); la Sa/Ca 2617Crovassa Pasadin, una cavità sezionata nellaparte iniziale dal fronte di una cava di steri-le ormai inattiva da una trentina d’anni.Dalla fessura orizzontale d’ingresso si entradirettamente, da due diversi livelli, in unampio pozzo circolare frastagliato sul fondoche si può seguire per un’ottantina dimetri, (qui sono presenti delle brecce ossi-fere a micromammiferi con prevalenti restidi lagomorfi, piccoli roditori muridi, arvicoli-dei ed avifauna ); la Sa/Ca 2654Gruttixedda Noa, cavità di modeste dimen-sioni ma di particolare interesse per letracce di frequentazione umana in epochepreistoriche.Sono stati inoltre iniziati alcuni lavori didisostruzione nei fangosi settori posti più avalle nella Sa/Ca 789 Grotta dei Geotritoni,importante collettore ipogeo che correcirca parallelo all'alveo sotterraneo del vici-no Riu Cannas servendogli da sistema ditroppo pieno per lo smaltimento deglieccessivi carichi idrici invernali.Allo stato attuale sono note ed inserite nelCatasto Regionale delle Grotte dellaSardegna 48 cavità localizzate nell'area inquestione, per uno sviluppo spaziale com-plessivo di circa quattro chilometri.

Mauro Villani, Gruppo Ricerche Speleologiche“E.A. Martel” Carbonia - SSI

Monte Meana (Santadi, CA) Il Monte Meana in comune di Santadi è unmodesto rilievo calcareo di soli 236 metridi quota sul livello del mare, ma con un’altadensità di fenomeni carsici ipogei, spesso didiscreto sviluppo come la parzialmenteturistica Grotta di Is Zuddas (Sa/Ca 763) ela Grotta di Monte Meana o di Is Cattas(Sa/Ca 2478).Nell’area in questione caratterizzata dasequenze litologiche prevalentemente car-bonatiche tipiche del Paleozoico sardo(Cambriano) sono noti, con le nuove sco-perte, percorsi ipogei per complessivi 5km, sempre caratterizzati da abbondantidepositi concrezionali con varie tipologie dispeleotemi di rara bellezza. Tra le ultime scoperte ricordiamo la Sa/Ca2703 Grutta ‘e sa Candela o Scarescia(Grotta della Candela o Dimenticata), conun piccolo cunicolo iniziale parzialmenteallargato che conduce in un articolatoambiente franoso in parte delimitato da

te, grazie alle ridotte precipitazioni registra-te nell’area della riserva e nel comprenso-rio circostante, si è riusciti ad attraversareun piccolo sifone che ha dato accesso aduna splendida galleria, lunga pressappoco80 m, nella quale, oltre a ben evidenti segnidi totale riempimento da parte dell’acqua,è stato possibile osservare rilevanti morfo-logie cupoliformi. Sono state inoltre individuate alcune fine-stre da ragiungere mediante risalite, chepotrebbero contribuire ad aumentare losviluppo e la bellezza della grotta.

Marco VattanoCAI Sez. delle Madonie Petralia Sottana

�SARDEGNA

Nuovo record di profonditàper la Sardegna (Urzulei, NU)

Nuove notizie da cinque ragazzi sardi allaricerca del misterioso sistema carsico chedrena le acque dal Supramonte di Urzuleialla bellissima risorgenza di Su Cologone adOliena.Dopo le importanti scoperte delle grottedi Su Colostrargiu, Su Sammucu, NurraCupercu, Sa Mela e tante altre, ilSupramonte ci regala un’ altra grandissimaemozione: la grotta più profonda inSardegna. Quest’ultima è situata sulla destra idrografi-ca del Rio Flumineddu in una zona denomi-nata Su Sammucu. Il suo ingresso disostrui-to dopo interminabili giornate di lavoro,porta verso la zona verticale della grottacostituita da profondi pozzi che terminanoalla base di un grande salone alla quota di -270 m, dove è stato allestito un campo sta-bile. Da questo punto in poi si procede lungo lafrana , fino ad intercettare in corrisponden-za di un’ ampia sala, alla profondità di 340m, il corso del fiume, probabilmente ungrosso affluente del sistema idrico sotter-raneo.Le esplorazioni e i rilievi topografici, lungo ivasti ambienti e la galleria di scorrimento,sono tuttora in corso al fine di delineare ladirezione e le caratteristiche di questocospicuo corso d’acqua. Il capitolo sardo riguardante il “Collettore”può definirsi finalmente riaperto!! Infatti lepossibilità di intercettare il sistema idrogeo-logico diventano concrete, vista la profon-dità, la struttura e l’ubicazione della nuovagrotta.

Carla Corongiu, Vittorio Crobu, Riccardo DeLuca, Massimo Farris, Patrizia Sor

Cannas di Sopra (Carbonia,CA)

La valle carsica di Cannas di Sopra continuaad essere oggetto, anche se più sporadica-mente d’indagini speleologiche. Una decina

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Notizie italiane �Sicilia - Sardegna - Incidenti speleologici e torrentistici 2001

Speleologia 46

SPELEOLOGIA Nel 2001 si sono verificati 23 incidentiche hanno coinvolto 60 persone. Leconseguenze:

nessuna 43lievi 9gravi 7morte 1

Rispetto al precedente anno possiamonotare un incremento nel numero degliincidenti, da 15 a 23, i coinvolti sono cre-sciuti da 21 a 60. L’unico caso mortale si riferisce ad unprovetto speleologo che è stato colpito (probabilmente) da infarto nella risalitadi un pozzo.L’incidente avvenuto all’esterno dell’A -bis so Gortani sul Monte Canin (FriuliVenezia Giulia) per errore era stato inse-rito negli incidenti verificatisi nel 2000mentre invece è accaduto nel 2001.Riteniamo utile segnalare alcuni inter-venti che non hanno nulla a che vederecon la normale attività speleologica, mache hanno comunque richiesto l’inter-vento di squadre CNSAS.In aprile un speleologo triestino avverti-va la Stazione dei Carabinieri di Opicina

(Trieste) del ritrovamento, all’internodella cavità VG 2739, di un cadavere;interveniva una Squadra CNSAS allerta-ta dai Carabinieri, che recuperava loscheletro di un uomo dalla apparenteetà di 30 anni deceduto circa un annoprima.Giugno: a Forcella Pelse (Belluno) unasquadra di speleologi è in giro a cercaregrotte, tra di loro ci sono anche 2 infer-mieri; casualmente si imbattono in unacompagnia di escursionisti trai quali duesi sono sentiti male (credevano di averingerito del radicchio di campo mentreinvece si trattava di acconito, una piantamortale).Gli infermieri, esperti anche di erbe,hanno subito capito l’equivoco ela gravità della situazione, eimmediatamente venivafatto intervenire un elicot-tero che provvedeva ad unveloce trasporto in ospe-dale dove le cure appro-priate salvavano i due incau-ti gitanti.In luglio, durante una gita scola-stica a Capri (Napoli), una ragazza

tedesca si 18 anni cadeva dal murettodella Rupe di Tiberio precipitando per180 metri, la morte è stata istantanea.Il recupero è stato effettuato dalla 14°Zona Speleologica CNSAS.

TORRENTISMO Nel corso di quest’anno si sono verifica-ti 7 incidenti che hanno coinvolto 33persone. Le conseguenze:

Nessuna 29Lievi 0Gravi 4Morte 0

Rispetto al precedente anno si è verificatoun aumento degli incidenti, da 4 a 7 e dei

coinvolti da 7 a 33. Va fatto presentecome in soli due incidenti siano

state coinvolte ben 25 persone,e la causa è la stessa: imperi-zia. Stiamo verificando comegruppi sempre più numerosisi avventurino in forre senzadisporre della necessaria

esperienza ed attrezzatura.Sarebbe il caso di aprire una

campagna di prevenzione.Lelo Pavanello

CNSAS - INCIDENTI 2001

DATA CAVITÀ REGIONE MOMENTO COINVOLTI TIPOLOGIA CAUSA CONSEG. SESSO ETÀ

23 giu. Abisso Strolengo Piemonte risalita 5 blocco frana nessuna - -23 set. Gr. Grassi Trichechi Piemonte avanz. 1 trauma col.sasso lievi M 3016 dic. Grotta Rio Martino Piemonte avanz. 1 blocco malore gravi M 2125 feb. Abisso Palme Lombardia avanz. 1 trauma col.sasso lievi M 5328 0tt Abisso Dolce Vita Lombardia avanz. 1 trauma col.sasso lievi M 3125 nov. Grotta Guglielmo Lombardia avanz. 1 caduta scivolata gravi M 4003 mar. Abisso Gortani Friuli Ven. Giulia esterno 16 blocco nevicata nessuna - -

lievi M 4931 mar. Grotta Gigante Friuli Ven. Giulia avanz. 1 caduta scivolata gravi F -25 apr. Grotta L. Jerko Friuli Ven. Giulia risalita 1 blocco malore morte M 4008 lug. Val Trementina Trentino A-A esterno 11 blocco smarrim. lievi (1) F 39

nessuna - -15 lug. Grotta C. Battisti Trentino A-A risalita 2 ritardo imperizia nessuna F 49

nessuna F 3918 mar. Grotta Castelsotterra Veneto avanz. 1 caduta scivolata lievi M 1929 lug. Spluga Preta Veneto avanz. 1 p.appiglio caduta gravi F 2920 ott. Abisso Genziana Veneto risalita 2 blocco piena torr. nessuna M -01 dic. Risor. Rio Torretta Veneto immers. 1 blocco man.errata lievi F 2409 giu. Risorgente Pollaccia Toscana avanz. 1 caduta scivolata gravi M 3722 dic. Carcaraia Toscana disostruz. 1 trauma col.sasso gravi M 5115 ago. Grotta Fiume Marche avanz. 1 caduta scivolata lievi M -03 mar. Grotta Valcella Umbria esterno 2 blocco smarrim. nessuna F 20

nessuna M 3716 set. Grotta Pietrasecca Abruzzo risalita 2 ritardo imperizia nessuna F 42

nessuna M 2502 set. Ris. Capo Quirino Molise avanz. 1 caduta scivolata lievi M 3008 ago. Grotte Castellana Puglia avanz. 1 trauma col.sasso gravi M 2113 gen. Grotta Su Bentu Sardegna risalita 5 blocco piena torr. nessuna - -

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� Bilancio SSI 2001

BILANCIO 2001della SOCIETÀ SPELEOLOGICA ITALIANA onlus

COSTISPESE AMMINISTRAZIONE 2,821.41Oneri bancari, postali e bollati 682.76Spese di amministrazione 1,673.84Consulenza fiscale 464.81SPESE ORGANI SOCIALI 16,798.27Spese segreteria 5,831.31Spese presidenza 2,574.54Spese vicepresidenza 1,476.03Spese tesoreria 586.18Spese magazzino 1,114.00Spese consiglieri 853.70Spese riunioni consiglo 1,244.66Spese telefoniche organi sociali 3,117.85SPESE PUBBLICAZIONI 44,975.64Speleologia 23,850.50Opera Ipogea 3,477.82Intern. Jour. 2,758.91Speleological Abstracts, Grotte d’Italia 3,989.11SSI News 1,190.43Dispense, Fiumi notte, Altre pubbl. 9,708.87SPESE FUNZIONAMENTO BIBLIOTECA 17,431.45Acquisto libri biblioteca 5,413.50Collab. Coord. Cont. biblioteca 11,071.80Spese gestione biblioteca 946.15SP. CORSI COMMISSIONI CONVEGNI 739.05Comm. Editoriale 363.59Comm. Scuole 49.58Altre Comm. 325.88SPESE VARIE GESTIONE 45,503.46Quote associative 563.97Tasse e tributi 1,336.07Dominio web 156.49Spese gestione assicurazione 37,863.52Viaggi e trasferte, congressi e convegni 2,420.63

Spese varie 181.28Sopravvenienze passive 139.96Acquisti di materiali per soci 2,560.59Spese per GNS 280.95ONERI PER ATTIVITA’ ESEGUITE 92,464.37Lavori Albinea 832.53Lavori Bergeggi 11,336.23Lavori Igea – S. Barbara 18,023.31Lavori Pietrasecca – Carsoli 5,627.31Lavori Gr. Lumache – Buggerru 54,572.97Lavori Bacini Tidone 1,623.74Lavori Università Torino 448.28QUOTE AMMORTAMENTO 3,095.65Ammortamento beni 1,201.80Ammortamento software 1,893.85TOTALE COSTI 223,829.30Avanzo di gestione 2001 14,031.65TOTALE A PAREGGIO 237,860.95

RICAVIPROVENTI ISTITUZIONALI 224,782.19Quote associative 38,251.38Contributi pubblici 12,911.42Contributi da terzi - Erogazioni liberali 2,090.62Proventi diversi 3,058.46Assicurazione Aon 41,413.13Proventi per attività eseguite 108,678.54Vendite libri 18,378.54PROVENTI ATTIVITA’ DIRETTAM. COLLEGATE 10,109.13Interv. Finanziari 1,548.79Sopravv. Iva – legge 398 8,562.34RIMANENZE FINALI 2,969.63TOTALE RICAVI 237,860.95TOTALE A PAREGGIO 237,860.95

ATTIVODISPONIBILITA’ LIQUIDE 95,001.21Cassa 3,438.21Banche 33,661.63Titoli di Stato 25,000.13C/c Postale 32,901.40CREDITI 41,215.32Crediti per attività eseguite 4,338.24Debitori diversi 6,647.83Depositi cauzionale 1,895.95Ritenute acconto subite 280.95Crediti verso erario 629.04Crediti per fatt. da emettere 27,422.31RIMANENZE FINALI 2,969.63IMMOBILIZZAZIONI 14,971.05Attrezzature informatiche 7,847.56Programmi software 6,539.38Mobili ufficio e attrezzature 584,11TOTALE ATTIVO 154,157.21TOTALE A PAREGGIO 154,157.21

PASSIVO

DEBITI CORRENTI 70,338.84Fornitori 16,393.89Fornitori per fatt. da ricevere 32,568.29Erario c/IVA 371.33Erario rit.Acconto 759.71Creditori diversi 7,022.78Debiti verso erario 1,292.69Risconti passivi quote 2002 11,930.15

FONDI ACCANTONAMENTO 11,456.56

PATRIMONIO NETTO 58,330.19

Fondo di dotazione 58,330.19

TOTALE PASSIVO 140,125.59Avanzo di gestione 2001 14.031.62TOTALE A PAREGGIO 154,157.21

SITUAZIONE PATRIMONIALE AL 31.12.2001 (importi in euro)

CONTO ECONOMICO AL 31.12.2001 (importi in euro)

Bilancio Xpress:Bilancio Xpress 3-11-2014 12:19 Pagina 84

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Speleologia 46 85

In biblioteca �

�SOPRA E SOTTOGuida breve ad un“altro” escursionismoGruppo Grotte “Pipistrelli” –CAI Sezione di TerniAprile 2000

Il G.G. Pipistrelli diTerni festeggia iquarant’anni distoria dalla suafondazione pro-ponendo questarivista che si pre-senta non comebollettino dell’atti-vità svolta in und e t e r m i n a t operiodo, ma come guida. Concepita peroffrire uno strumento di uso pratico,presenta una serie di escursioni che inte-ressano tutto il comprensorio ternano,sconfinando a volte in quello reatino. Loscopo è quello di promuovere varieforme di escursionismo tra cui anche laspeleologia, in modo da far conoscere edapprezzare più a fondo il patrimonionaturale di queste aree (ad esempio laValnerina o la zona della Cascata delleMarmore), educando al rispetto e allasalvaguardia delle stesse, e fin dalle origi-ni questo è stato lo spirito del gruppo.Fondato a Terni nel marzo 1959, dopoun periodo volto alla formazione tecnicadei suoi soci, il gruppo ha svolto un’in-

�SPERUCOLA 2Supplemento a TALP n°.19 -Speleoclub Garfagnana CAIN. 2 - giugno 1999

Numero monografico sulla zona dellePanie nelle Alpi Apuane. Tutta l’area ècompresa tra le creste della Pania Secca(1710 m) e Pania della Croce (1859 m),il caratteristico Monte Forato (1233 m)e la Foce di Petrosciana (960 m). Diecianni di ricerche in un’area vasta e moltobella, meritano la giusta considerazione,sia per valorizzare questo settore delleApuane rimasto un po’ in ombra e con-siderato marginale rispetto alle scoperte

più eclatantidegli ultimianni, sia cometestimonianzadi solidarietàagli abitanti delvicino paese diFornovolasco,d u r a m e n t ecolpiti dallatragica alluvio-ne del giugno1 9 9 6 .Logicamente il

lavoro è da considerarsi non finito datala vastità ed il potenziale della zona inte-ressata, ed è l’augurio che formuliamoanche noi.L’impostazione del volume è molto sem-plice e di facile consultazione. Al reda-zionale segue immediatamente una car-tina in scala 1:20.000 che delimita l’areainteressata con lo schema di lettura deidati. Leonardo Piccini si occupa dell’in-quadramento geografico e di quellogeologico. Cesare Da Prato approfondi-sce le informazioni sulla distribuzionedelle sorgenti con dati delle portate ecenni storico-esplorativi; i risultati ripor-tati con la prova dei tracciamenti accer-tano il collegamento tra l’AbissoGarfagnana e la risorgenza del Tinello.Infine aggiunge anche un paragrafo sullastoria esplorativa, con particolare atten-zione alle ricerche speleosubacquee.Tra le cavità più significative spiccano laTana che Urla (26 T Lu; + 45 m, 400 msvil.), e la Grotta del Vento (19 T Lu;+102/-43, 4175 m svil.). A quest’ultima èdedicato lo spazio maggiore e VittorioVerole-Bozzello ne narra la storia esplo-rativa, la descrizione del percorso turisti-

tensa attività di ricerca esplorativa, lega-ta ai nomi più celebri delle cavità dell’ap-pennino Umbro – Marchigiano e Laziale(Cucco, Marmore, Vorgozzo…), compre-se escursioni ed esercitazioni di soccor-so. Ma il legame più stretto è con l’areadelle Marmore, dove generazioni di spe-leo hanno mosso i primi passi, e quellodella Grotta di Cittareale, nella qualeancora oggi sono in corso esplorazioni.Non soltanto la speleologia però hacaratterizzato gli interessi dei “Pipistrelli”:anche il canyoning ed il torrentismoassorbono molto tempo all’attività socia-le, rivolte sempre al fine di conosceremeglio il territorio che li circonda.La guida è suddivisa in quattro sezioni:Speleologia, Torrentismo, Trekking eMountain Bike. Ogni sezione presentadelle schede (meno di dieci per ognuna),con tutte le informazioni tecniche e geo-grafiche del percorso indicato. In riferi-mento alla speleologia, le cavità presen-tate sono sei: il Complesso dei Campaccidi Marmore, i Pozzi della Piana, la Grottadel Chiocchio, la Grotta di Cittareale, laGrotta del Vorgozzino e la RisorgenzaSolenne. Per ognuna di esse troviamouna scheda catastale, una scheda d’armo,itinerario d’accesso, topografia, inquadra-mento su carta, descrizione e fotografie,ma non si tratta di cavità transitabili dachiunque: per fare il Chiocchio (-514 m),o la Grotta di Cittareale (-450 m), biso-gna sicuramente avere una certa espe-rienza.

In biblioteca

Spulciandoqua e làIN BIBLIOTECAAmici lettori, la rubrica sulle recen-

sioni subisce un piccolo cambia-mento: verranno recensiti per ognipubblicazione solo alcuni articoli, perconsentire lo spoglio di un numeromaggiore di bollettini e riviste.Comunque ogni bollettino è letto dallaprima all’ultima pagina. Chiaramentepiù una rivista è corposa e ricca di con-

tributi, maggiore è la difficoltà di sele-zione. Un’altra novità è rappresentata dallascelta di aggiungere indicazioni biblio-grafiche citando altre riviste che hannointeressi sullo stesso argomento, o areacarsica, e pubblicano i loro risultati diricerca. Eventuali osservazioni sono ben accet-te, utilizzando preferibilmente l’indiriz-zo di posta della redazione o mio.Nell’augurare incredibili esplorazioni atutti, vi saluto.

Max

(Ndr: Le recensioni dell’Alieno eSpeleologia Veneta sono di Michele Sivelli)

Vi prego di spedire le riviste da recensire al mio indirizzo:

Massimo PozzoPiazza Pontida 36 - 24122 BergamoE-mail: [email protected]

Spulciando:Spulciando 3-11-2014 12:21 Pagina 85

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� In biblioteca

proposto il rilievo ed il posizionamentosu carta, interessantissimo per megliointerpretare le ricerche.L’esplorazione di questa cavità è avvenu-ta nel giro di due anni ad opera di varigruppi. Vengono descritte dettagliata-mente tutte le caratteristiche tecnichedel rilievo, sofferto a causa di tratte man-canti. La bibliografia esistente riguardo l’area carsica lombarda è vastissima: tanterelazioni compaiono su numeri de IlGrottesco del G.G. Milano. Un inquadra-mento generale è presente nel volumeGli Abissi Italiani di G. Badino e R. Bonelli.Il contributo più completo e aggiornatolo troviamo negli Atti del XV Congressodi Speleologia Lombarda (Valle Imagna,1999) scritto da G. Ferrari.

�GRUPPO SPELEOLO-GICOBollettino annuale del G.S. Bolzaneto – GenovaN. 10 – anno 1999 (nuova serie)

Il gruppo ligure pubblica con costanza ilnotiziario della nuova serie, rispettando

la cadenzaannuale. Bella epar ticolare l’in-troduzione delpresidente R.Bracco ricca dicons ider az ion isui cambiamentidella speleologiae il senso delgruppo. Il nume-ro è ricco dinovità esplorati-

ve e mi preme sottolineare quanto siaavara la terra ligure a regalarne: brevidiramazioni fanno comunque notiziacome le risalite al Buranchino del Giogo(Li 518 – Sv), il nuovo salone sotto il lagodi fango nella famosa Grotta degli ScogliNeri (Li 435 – Sv), oppure le cavità tro-vate nello spezzino, pressoMontemarcello. Andrea Salari Sinagrapoi continua ad effettuare esplorazionispeleosubacquee di alto livello, suppor-tato positivamente dai soci con risultatidegni di nota non solo in Liguria, maanche in Toscana, Veneto e Trentino. Duedettagliati ar ticoli presentano, uno lanuova diramazione scoper ta nellaGrotta di Cà Freghé (Li 254 – Ge), lunga275 metri circa, l’altro le immersionieffettuate al Pis del Pesio (massiccio delMarguareis), con due nuovi sifoni supe-rati per oltre 240 metri con un salonenon percorso.

di attività dalprimo (NotizieI t a l i a n e ,Speleologia n.41), e il presi-dente P. Mo -randi ne sotto-linea l’intensitàche si desumeimmediatamen-te dal “pe so”:144 pa ginerispetto alle 46del precedente sono veramente elo-quenti! Il notiziario rimane invariato nelformato (quello “piccolo”, 17x24 cm), èmolto ben curato graficamente e nell’im-paginazione:la carta patinata lucida poiimpreziosisce il tutto… manca solo ilcolore.Oltre ai contributi più classici, come larelazione del corso con impressioni, l’at-tività e la partecipazione alle manifesta-zioni, sono riportati i risultati di attivitàsia in cavità naturali che artificiali.Per gli appassionati di cavità artificiali ben88 pagine: un lungo pezzo presenta ilcomplesso conventuale di San Cosimato(Vicovaro – Roma) e i suoi eremi inmaniera da incuriosire anche i nonaddetti ai lavori. Una cospicua appendicestorica si addentra nei percorsi delmonachesimo, dalle origini orientali all’e-spansione occidentale. Il secondo studiosi rivolge alle opere idrauliche situate nelcastello medioevale di Campiglia Ma -rittima (Toscana - Li), effettuato in colla-borazione con gli speleologi dell’associa-zione S.C.A.M. di Milano.Ma le pagine iniziali de Il Geco si occu-pano di grotte naturali, di esplorazioni inApuane (Monte Sagro, 1999) e ai Pianidel Tivano (Como).

A. Gigliuto, G. Ferrari: “I nuovisviluppi del Pian del Tivano”

L’area carsica Valle del Nosê – Piani delTivano, è racchiusa tra i due rami delLago di Como (Triangolo Lariano) ed èmolto vasta. Il gruppo di Saronno è traquelli che da anni svolgono ricerche inzona e nell’ultimo biennio è stato autoredi interessanti scoperte.Dopo un inquadramento geografico del-l’area, viene presentato l’aggiornamentodella Grotta M. Calati, la nuova GrottaBiizeer (LoCo 2770, svil. 157 m, -80 m)esplorata assieme allo S.C. Erba CAI e laGrotta del Cane e della Volpe, ancora infase esplorativa.Un paragrafo non breve è dedicato allaGrotta della Betulla (LoCo 2769), nuovamassima profondità della zona di cui è

co e i criteri adottati per la valorizzazio-ne. Vengono descritti anche i rami nonturistici con le varie prospettive esplora-tive, le note morfologiche della cavità, l’i-drologia, lo studio delle correnti d’aria edelle forme di vita presenti.La sequenza delle successive descrizioni,è legata alla posizione delle varie cavitàrispetto alla zona assegnata e per ognu-na di esse sono riportati i principali daticatastali e la classificazione assegnatanello svolgimento del lavoro di ricerca inatto.Di buona impor tanza ancora laSperucola Serpente Volastro (1141 TLu; -275, 1150 m svil.), la Buca delTinello (31 T Lu; +13/-13, 380 m svil.), el’Abisso Garfagnana (1415 T Lu; -410,1600 m svil.). Alle cavità di maggior inte-resse è riservato un dettaglio più accu-rato, con riferimenti sugli aspetti geolo-gici e geomorfologici e le cronache diimmersioni con i risultati dei traccia-menti. Ogni capitolo relativo alla sotto-zona descritta, conclude con le prospet-tive future e le considerazioni sulpotenziale esplorativo.La seconda parte della rivista offre itine-rari alternativi alla speleologia: percorsida trekking, torrentismo e alpinismo conle varie percorrenze e due paragrafidedicati alla storia delle miniere presentie al loro stato attuale, e ai ritrovamentiarcheologici nei pressi di Fornovolasco.Nel complesso un lodevole risultatofinale, piacevole comunque da leggere,ma soprattutto di grande aiuto comestrumento di consulta per chi conducericerche in quest’area.Per approfondire e per avere un quadroancora più completo sulle scoperte diaree adiacenti ai confini qui delineati, èutile l’insieme di ar ticoli apparsi sul“Përtüs” n.1 (pag.24/39) e n.3 (pag.57-66), del G.S. Giavenese. I resocontidell’Abisso Specchio Magico (-420m) edell’Abisso di Borra Canala (-72 m) sulversante N-W della Pania Secca, ipotiz-zano eventuali relazioni con la Grotta delVento.Anche “Tuttospeleo” n.7(pag.27/34) del G.S. A. Martel – (Ge),pubblica scoperte presso la Foce dellePorchette (tra M. Croce e M. Nona),riprese da precedenti attività deiBolognesi (Sottoterra n.38, 1974).

� IL GECONotiziario del Gruppo GrotteSaronno CAI-SSIN. 2 – 2001

Il gruppo di Saronno pubblica il secondonumero del suo notiziario dopo due anni

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C. Cavallo: “Nuove esplorazioni alle Fate(Tenerano – Ms)”

Le maggiori soddisfazioni del 1999 arriva-no dal complesso della Rocca di Tenerano(Cobardine-Fate, Pozzo Giallo, Antro degliOrridi) in Toscana e la cui esplorazionerisale al 1974 (vedi Speleologia n.15, e direcente, Talp n.24).

Verso la fine del 1998 Serge Delaby(CSARI – Belgio) nelle GrottaCobardine – Le Fate, dopo la Sala degliOrsi, supera un sifone ed esplora 400metri di gallerie in direzione del sopra-stante Antro degli Orridi. A Pasqua ’99Andrea Salari supera un sifone di 50metri situato nell’affluente di destra,esplorando 300 metri di gallerie.Durante l’estate, il campo estivo assiemeai belgi dello CSARI ha come obbiettivosuperre il sifone di sinistra. La partecipa-zione è numerosa e i risultati sono note-voli: oltre 500 metri di grandi gallerieverso l’Antro degli Orridi (distanza circa230 metri), ferme sotto un grande pozzoascendente e fangoso (per ora risalitofino a +15 m). Mentre un altro ramolaterale sembra provenire dal PozzoGiallo (distanza circa 150 metri), nelquale nuove disostruzioni hanno per-messo di avanzare qualche metro dopoil P.90.Bella la rappresentazione grafica delcomplesso che misura 4347 metri di svi-luppo per un dislivello totale di 461metri.

�MONDO IPOGEOGruppo Speleologico Alpi Marittime CAI – Cuneon.15 – anno 2000

Mondo Ipogeo riappare dopo 5 anni:così apre il redazionale paragonando larivista ad un’astronave che cala ognitanto sulla Terra.Il gruppo cuneense svolge forse senzatanto eco un’intensa attività di ricerca lacui evoluzione qualitativa si può desu-mere sfogliando i numeri precedenti. Larivista esce però con fatica e questo è unpeccato.Il numero è comunque ricco di notizie ele cavità interessate sono diverse: AbissoArrapanui, Complesso Turbiglie-Tanadell’Orso, Mena d’Mariot, Buco deiPeirani, Grotta delle Camoscere e altreminori, il tutto corredato da aggiorna-menti catastali e topografici. Non manca-no articoli storici e relazioni biospeleolo-giche.I resoconti di maggior spicco riguardanole esplorazioni in Carsene (45 pagine su

seguendo un programma sistematicodall’esplorazione di tutta la forra a valle,alla risalita di camini (Ramo deiDisorganizzati, Ramo degli indiani e Canie Porci) al tentativo di trovare collega-menti con la vicina Grotta delle Turbiglie.La Tana dell’Orso misura comunque2900 metri, per un dislivello di –204metri, e la sua topografia è allegata allarivista.

�La Rivista del C.A.I.settembre-ottobre 2001

L. Boschini: “La meravigliosagrotta di Lazzaro Jerko”

L’autore riesce con un breve articolo araccontare la lunga e faticosa ricerca asuon di scavi che ha caratterizzato dal1967 le vicende legate a questa cavità: ilrisultato finale, è la più grande soddisfa-zione a cui possa aspirare qualsiasi spe-leologo triestino, trovare il Timavo,bagnarsi nelle sue acque. Profondità esviluppo in questo caso non contano più:la grotta e l’entità della scoperta diven-tano automaticamente tra le più impor-tanti del Carso triestino.E’ noto ormai che agli inizi del 1800, ilCivico Magistrato di Trieste destinavauna ricompensa a chi avesse trovatofonti di approvvigionamento idrico per lacittà, ragion per cui i “carsolini” segnala-vano ogni fenomeno (soffioni, zampilli),che potesse avere attinenza. Nel 1832un abitante di Villa Opicina, LazzaroJerko, per primo segnalò un fenomenointeressante: dal fondo di una dolina videzampillare dell’acqua, ma l’ispezione deitecnici del comune non rilevò alcunché(arrivavano sempre dopo). Nel 1960,con il Carso ormai setacciato a dovere,viene risegnalata la dolina a BrunoRedivo (C.G. E. Boegan). Però, a causadei troppi impegni, non se ne fece anco-ra nulla, anche se iniziava a prenderepiede l’idea di riesaminare i vari siti sof-fianti: un valido aiuto fu la famosa cartadi A. Schidl del 1851.L’anno decisivo fu il 1967: Dario Marini(C.G. E. Boegan), coinvolse alcuni amiciin un’ardimentosa avventura, che si con-cluderà più di 30 anni dopo. Da allorainiziò una ciclopica opera di scavo. Unaprima via aperta con le mine, si fermònel 1971 a –27 m: troppo pericoloso perl’instabilità delle pareti di frana. Ripreseroi lavori nel 1987 sempre con gli stessiprotagonisti e nuove leve: tentarono inuno scavo parallelo, ma lo stop fu nuo-vamente a –27 metri (si parla di pozzicompletamente scavati, con il materiale

130) con labella introdu-zione di Gior -gio Dutto chericorda quan-do un tem pol ’ A b i s s oCappa era unsogno e do -minio di mo -stri sacri,troppo lonta-no per “unonuo vo” comelui. Ne narra in breve la storia esplorati-va e le speranze miste a teorie poi con-fermate grazie alla costanza. Questememorie anticipano tutta la documenta-zione sulle novità all’Abisso Arrapanui(nuovi fondi e un nuovo ingresso) checomprende la descrizione tecnica conschede d’armo, le cronache esplorativee un inquadramento geologico e le ipo-tesi sulla congiunzione con il complessodell’ A. Cappa. A firmare tutto ciò sonodiversi soci. Non mancano ulteriori pagi-ne sulle novità in merito a rivisitazioni inaltre cavità come l’Abisso Angela, laBuca T, lo Scarasson, il Parsifal e il Pis delPesio, o l’aggiornamento catastaleriguardo la Conca delle Carsene, condati, rilievi e carta suddivisa a zone. Ilrilievo di Arrapanui è allegato alla rivista.Rimando gli interessati al numero prece-dente di Mondo Ipogeo (pag. 40/64)1994: una bella introduzione fa il puntodella situazione in Conca delle Carsene,con le cronache dei primi passi inArrapanui. “Orso Speleo Biellese” n.21,1998-1999 del G. S.Biellese CAI, pubbli-ca una serie di articoli sulla ricerca inzona, con le cronache dei RamiOltrefondo al Cappa e una aggiornatissi-ma Carta delle Carsene con il posiziona-mento dei rilievi a colori.

E. Elia, G. Viola: “Le infinitesorprese dell’Orso”

Il sistema carsico Conca delle Turbiglie-sorgente di Pamparato costituisce unodei luoghi classici della speleologia pie-montese: le prime esplorazioni risalgonoalla seconda metà del 1800, ma ancoraoggi riserva sorprese soprattutto nellacavità principale: la Tana dell’Orso. Negliultimi anni infatti sono diverse le nuovediramazioni che hanno regalato soddisfa-zioni agli esploratori del GSAM: tra cui lascoperta di un nuovo ingresso, dove si èreso necessario l’intubamento con tretubi in cemento di un metro di diametroe pesanti nell’insieme circa 1400 chili!Le ricerche in questa cavità stanno

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re pienamentel’entusiasmo ela motivazionedi un Gruppoche vuolei m p e g n a r s is e r i a m e n t e ,anche sulpiano editoria-le. Grafica -mente la rivistasi stacca moltodai canoni clas-sici, grazie allaprofusione di immagini a colori e ai testiin trasparenza su sfondi fotografici: unaimpaginazione a “effetti speciali” decisa-mente giovanile.

G. Comotti: “TroglohyphantesComottii Pesarini 1989”

Osservazioni svolte su ragni con caratte-ri troglobi rinvenuti in aree carsiche delleAlpi Orobiche. I ragni studiati, iTroglohyphantes comottii, conservati infrigorifero in un contenitore di vetro,hanno dato alla “luce” numerosi piccoli.Interessante la documentazione diimmagini macro.

M. Pozzo, M. Aresi, F. Ravanelli:“Il Forgnone... e il Ramo dei Diamanti”

La revisione di una cavità storica dellabergamasca, il “Forgnone”, por ta ilG.S.V.I. alla scoperta di nuove e promet-tenti diramazioni. Le osservazioni geolo-giche e la descrizione dei nuovi ramisono corredati da numerose immagini,cartografia della zona e topografia com-pleta della cavità. Descrizioni ulteriori dialtre grotte limitrofe probabilmente cor-relate con il Forgnone. Splendida un’im-magine del Resegone con l’ubicazionedelle cavità esplorate.

M. Pozzo, M. Aresi, E. Staffoni: “Presolana - la new age della speleologiabergamasca”

L’ar ticolo pone alla ribalta della speleo-logia regionale il massiccio dellaPresolana, imponente area carsica delleAlpi Orobiche dove, nonostante ledecennali ricerche condotte da gruppianche di fuori regione, non era maistato scoper to nulla di significativo.Nell’estate del 2000 un for tunatocampo accatasta 40 nuove cavità, dellequali Men in Black (–321 m, 530 m svil.)è al momento la più promettente. Laprima parte dell’ar ticolo, tratto dalla

del nuovo gettato all’interno del primo).Nel 1996 l’assalto finale, guidato danuovi mezzi e tecnologie, ma soprattut-to dalla cocciutaggine dei soliti, ormaianziani.A –40 metri, portando tutti i detriti all’e-sterno tramite un verricello elettrico eassicurando le pareti con puntelli, tubi diferro, catene e lamiere, viene sceso unP.10 e un P.40: sul fondo di questo, 200metri di gallerie riccamente concreziona-te si snodano fino a –123 metri, ma delTimavo nessuna traccia…Si ritorna in alto, e da –12 si decide discavare una terza via, quella decisiva, manon meno faticosa delle precedenti. Nel1998 a –80 m, si intravedono le paretidella grotta che sta per venire alla luce.Lo scavo continua ma si aprono le primeverticali che da –120 metri portano ildislivello fino a –230 metri. Si scendeancora un poco e finalmente… eccola! lagrande caverna dedicata al compiantoLuciano Medeot: immensa, sul cui fondoscorre tra sabbie e fanghi il miticoTimavo, ad una profondità totale di 300metri dall’ingresso. Fatta! E nessunocredo riuscirà mai con la penna a tra-smettere appieno le emozioni provatedai “veci” in quel momento. L’autore diceche con questa conquista raggiunge feli-cemente il suo tramonto dell’attivitàspeleologica… ma che conquista!Purtroppo, nonostante le bellezza e lagrandiosità delle due grandi sale trovate,in cui scorre imperioso il leggendariofiume, queste sono ostacolate sia a valleche a monte da sifoni, ma l’importanzadella scoperta apre nuove vie nell’impo-stazione delle ricerche in Carso. Tutti ivecchi scavi ora acquistano un rinnovatointeresse e forse non occorreranno altri160 anni per trovare nel Carso Triestinoun’altra finestra sul fiume.

�La Rivista del C.A.I.novembre-dicembre 2001

C. Azzaroli, I. Fabbri:“Tasmania: l’isola che non c’è”

Gli autori di questo articolo compionoun viaggio in Tasmania. Due paragrafi nedescrivono la storia, il clima, la flora e lafauna. Nella seconda parte dell’ar ticolovengono invece descritte le escursionispeleologiche e si focalizza l’attenzionesulla cura rivolta dai locali verso i tesoridel sottosuolo e la loro tutela.Durante l’avvicinamento alle aree carsi-che ciò che colpisce gli autori è appuntoil rapporto che gli abitanti hanno con ilterritorio. La prima zona carsica visitata è

a 60 km a nord di Launceston, in localitàMole Creek. Protetta da un parco nazio-nale, racchiude alcuni tra gli esempi ipo-gei più belli dell’intera isola.In Tasmania sono solo poche decine ipraticanti la speleologia, suddivisi in quat-tro gruppi. La maggior parte delle cavitàè visitabile solo con permesso limitato anon più di sei speleologi per settimana.Gli avvicinamenti sono resi più agevoli danastri indicatori avvolti ai rami degli albe-ri e gli ingressi sono chiusi da robusticancelli.Dopo aver verificato l’assenza di sangui-sughe nel vestiario, si entra in grotta, nonprima di aver pulito gli scarponi da trac-ce di fango… Lungo i percorsi ricca-mente concrezionati e intatti, la zona incui è consentito il passaggio è delimitat-ta da fili trasparenti con appese strisce dialluminio riflettenti. Anche la fotografia èregolamentata: per avvicinarsi alle con-crezioni bisogna essere scalzi e fareattenzione a non danneggiare o spacca-re le concrezioni. I passaggi fangosi ven-gono attraversati camminando soprasacchetti bianchi pieni di terriccio, glieventuali residui vanno tolti utilizzandobacinelle d’acqua e spazzole disponibililungo il percorso. Riguardo gli armi, latendenza è di utilizzare esclusivamenteattacchi naturali e fettucce e, dove lacorda tocca la roccia, vengono impiegate“calze protettive”. Alla vite dei pochi spitè applicato del nastro rifrangente rossoche ne facilita l’individuazione.Le cavità più note sono due: la Lind’sCave e la Exit Cave, lunga più di 22 chi-lometri. Addirittura alcune diramazioninon sono state esplorate per non arre-care danni irreparabili. Di altre cavitàdefinite “stupende” non esiste nemmenoil rilievo topografico onde evitarne ildegrado. Solo un gruppo speleo usa ilcarburo, gli altri vanno ad elettrico conimpianti non potenti, e senza ricambio dienergia, così le punte non superano le 6-8 ore. Ovviamente nessuna scarburata…nessuna scritta…Da prenderne sicuramente atto e spun-to per molte riflessioni… ma sarà bellocosì?

�L'alienoRivista del GruppoSpeleologico Valle Imagna - BGN.2 - 2001

Il secondo numero della rivista del gio-vane Gruppo lombardo riguarda intera-mente le novità esplorative della provin-cia di Bergamo. Dai resoconti e dalladovizia di informazioni riportate traspa-

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tesi di laurea di uno degli Autori, riguar-da l’assetto geologico dell’area con ladescrizione stratigrafica e il tentativo didefinire le unità idrogeologiche dellazona carsica. Anche qui innumerevoli leimmagini con i rilievi delle cavità esplo-rate.

�Speleologia VenetaOrgano ufficiale dellaFederazione SpeleologicaVeneta, Vol. 9 - 2001

Dopo unatiratina digiacca rice-vuta da alcu-ni lettori,veneti guar-da caso, nonp o t e v a m oeludere perl ’ enne s imavolta la pre-sen taz ionedi Spe leo -logia Veneta.Il buon Max

Pozzo, nonostante la sua per tinacia,davanti alle “solite” 170 pagine del tomoveneto è casualmente scivolato oltre;tocca a me quindi - per questa volta –cercare di passare in qualche modo ilvaglio dei nostri attenti lettori. L’impegno nel recensire questa rivista ècomunque reale (anche per il BBS), vistala densità di articoli pubblicati per “pagi-na quadrata”; non ce ne vogliano quindigli amici veneti se abbiamo operatodelle scelte. Ma una cosa va onestamen-te ricordata e cioè che SpeleologiaVeneta cura scrupolosamente tutti gliinteressi correlati alla speleologia, ovve-ro riesce a coniugare sapientemente gliaspetti scientifici, sportivi e umanistici de“l’andar per grotte”; una rivista di indi-scutibile cultura speleologica.

G. Ferrarese: “L'orrore sotterraneo di H. P. Lovecraft”

Data la premessa non si può non citarequesto articolo - sfuggitoci scioccamen-te a Speleologia - e che con il sostanti-vo non ha nulla a che fare. L’A. ci pre-senta i numerosi racconti di Lovecraft incui il mondo degli abissi e delle tenebrein senso lato, sono al tempo lo sfondo eil soggetto. Un ennesima testimonianzadel mondo sotterraneo rappresentatocome “non luogo” e continuo ispiratoredi fantasie, paure e angosce. Di questotipo di rappresentazione Lovecraft è

ciale sta contribuendo in modo significa-tivo allo sviluppo di aree altrimentiabbandonate e al mantenimento dellamemoria di un evento fondamentaleper la nostra storia recente.

GC. Marchetto: “C'era unavolta: la voragine Valmarana”

Un’ennesima denuncia da parte deglispeleologi per il degrado in cui versanoancora molte cavità del nostro paese edun impegno per il loro recupero.Questa volta si tratta della Voragine diValmarana, una cavità storica dei ColliBerici esplorata da G. Trevisiol nel ’35ed oggi “tombata” dopo che per decen-ni venne utilizzata come discaricacomunale. Un esortazione quindi perpoterla ri-individuare e bonificare persventare il possibile inquinamento dellafalda locale.

A. Dissegna, M. Tommasi:“Spedizione speleologica"Ramezza 2000"

Rapporto sui risultati di un campo esti-vo svolto sulla Costa Alpe di Ramezzanelle Prealpi Bellunesi. Oltre ad una ven-tina di nuove cavità catastate, è stataindividuata una prosecuzione oltre iltappo di ghiaccio che occludeva il fondodel salone della Giazzera di Ramezza.Esplorazioni in corso.

F. Stoch: “Primi risultati sull'uso degli organismi stigobi come indicatori della qualità ambientale”

Attraverso il campionamento e lo studiodi crostacei stigobi, quali indicatori bio-logici della qualità delle acque per il loropotere autodepurante, si è potuto valu-tare lo stato di salute delle acque dialcune cavità venete. I risultati ottenuti, attraverso l’osserva-zione in laboratorio dei parametriquantitativi e qualitativi della fauna rac-colta, avrebbero rilevato che le acqueipogee della Grotta C del Ponte diVeja, Regosse, Buso della Spruga e delBuso della Rana sono altamente com-promesse. Il dato è evidenziato dall’alterazionedella presenza delle comunità naturali; lecomunità originarie sono state parzial-mente sostituita da altre con minorcapacità di riciclo biologico e questo,purtroppo, in cavità appartenenti adambienti naturali protetti o di alto valo-re naturalistico.

senz’altro uno dei più singolari narrato-ri; ma la cosa emblematica che vienerilevata nell’ar ticolo di Ferrarese è,secondo me, il punto di una citazioneautobiografica di Lovetcraft all’indomanidi una sua visita in una grotta vera. Loscrittore, nell’esperienza “speleologica”,descrive la grotta naturale in modoparadossalmente opposto a quello deisuoi racconti e cioè come un ambientedi “bellezza elfica” e quindi, in qualchemodo, minaccioso di annullare l’orrore -ma anche la grandezza - delle fantasielovecraftiane.

GC. Marchetto: “Speleologia in casa d'altri:nelle viscere del Ramandolo”

Un ulteriore – ottimo – argomentoparaspeleologico è trattato in questobreve contribuito: i terreni carsici e ivini. L’ar ticolo, per la verità una sorta di“informazioni dalle aziende” (che spe-riamo sia fruttata alla redazione diSpeleologia Veneta almeno una cassadello strepitoso vino friulano), descrivela peculiarità pedologica della zona,dove in una ristretta area di terreni fly-shoidi trovano spazio alcuni pregiati viti-gni sotto i quali si estende il sistemadella Grotta Nuova di Villanova.Insomma un’esortazione a visitare illuogo sotto più interessi, e ne vale lapena!

F. Bassani: “Gli stivali del soldato Schveiczer”

Durante una ricognizione in un’area car-sica dell’alta Valsugana, nella grotta diLusedombra (VI) è stata rinvenuta unatavoletta risalente alla Grande Guerra eappartenente a un soldato dell’ImperoAustroungarico. Sulla tavoletta un nomee una scritta in ungherese con la richie-sta di un paio di suole per gli scarponi.

E. Anzanello: “Progetto Col di Lana”

Si presentano i primi risultati di una revi-sione catastale e documentale delle gal-lerie belliche del ‘15-’18 sul Col di Lana(BL). Il Progetto "Col di Lana", ben orga-nizzato e curato dal GruppoSpeleologico Opitergino, gode di unapiena collaborazione degli Enti Localidella zona e va configurandosi all’internodi altre iniziative analoghe promosse, daun po’ di tempo a questa parte, da varigruppi speleologi delle regioni del nord-est. La scoperta di un territorio attra-verso le ricerche della speleologia artifi-

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� Recensioni

RECENSIONIRecensioni

Grazie ai rapporti accesi per meritodella nostra rivista, la Biblioteca SSI harecentemente avviato un proficuoscambio di pubblicazioni con loSpelaoculb Berlin. Il Gruppo berlinesecura l’edizione del BerlinerHohlenkundliche Berichte, rivista acarattere monografico con temi riguar-danti rapporti di spedizione e ricerche multidisciplinari in variearee carsiche del globo.Oggi ci pare particolarmente significativo segnalare la recenteuscita dei volumi 7, 8 e 9; un opera in tre parti sui carsi e le cavitàdel continente africano. L’atlante propostoci dall’Autore (M.Laumanns) è organizzato da una parte generale sull’ambientegeologico del continente e una sintesi introduttiva sulle fontibibliografiche attinte; seguono poi 54 schede per ogni paese cor-redate da carte geologiche in b/n, carte degli affioramenti car-bonatici e/o carsificati, note descrittive generali e i rilievi di tuttele cavità presenti. Il tutto supportato da una copiosa bibliografia.The caver’s “Yellow Pages” on Africa, come viene definitodall’Autore, è un lavoro compilativo corposo (390 pagine!) e ori-ginale per la scelta del soggetto: l’Africa un continente solo appa-rentemente povero “anche” di cavità naturali. Dall’introduzionedell’Autore cogliamo allora un esortazione: un invito a non igno-rare questo paese e un incoraggiamento a visitarlo.

Michelel Sivelli��: 50Vol. 7: Introduzione & Algeria – Djibouti (102 pagine)Vol. 8: Egitto – Marocco (139 pagine)Vol.9: Mozambico – Zimbabwe & rimandi generaliTutti i volumi sono scritti in inglese. Riassunti in tedesco e francesenel vol. 7. Info: www.speleo.berlin.de; [email protected]

La valle del fiume Judrio, a cavallo fra le province di Udine,Gorizia e della Slovenia, è oggetto da alcuni anni di uno studiointerdisciplinare promosso dal Centro Ricerche Carsiche "C.Seppenhofer" denominato "Judrio 2000".Questa valle, per la dimensione dei fenomeni carsici esistenti,non offre la possibilità esplorative fuori dal comune ma rap-presenta una zona nella quale tutte le indagini tecnico-scienti-fiche della speleologia (morfologia carsica, fauna cavernicola,minerali di grotta, contesto storico delle cavità artificiali, ecc..)possono dare grandi soddisfazioni, sia allo speleologo che allepopolazioni della zona. Infatti, una delle prerogative che carat-terizzano la realizzazione del progetto, è stata quella di coin-volgere la gente del luogo, la quale può finalmente vedere fis-sate sulla carta importanti notizie sulla geografia del loro ter-ritorio; notizie a volte "minori" che, diversamente, rischiereb-bero di andare perdute entro poche generazioni. Tutto questoè quanto riporta il volume in esame ed anche lo spirito delprogetto Judrio 2000.Il volume, oltre ad avere un ampio abstracts in inglese, neriporta uno in sloveno e in friulano, poiché la valle dello Judrio

principalmente un patrimoniotransfrontaliero. Gli argomentiprincipali trattati nel lavororiguardano: flora e fauna dellavalle, morfologia carsica, descri-zione delle cavità, mineralogia,preistoria, cavità ar tificiali ascopo bellico e leggende dellavalle.

pp. 216, non in venditaC.R.C. "C. Seppenhofer"Via Diaz 13, Gorizia

Questa è la prima guida della collana ad esse-re dedicata alle grotte. Si tratta di una pubbli-cazione di oltre un centinaio di pagine cheBurri ha coordinato e in gran parte scritto. Adalcune pagine introduttive opportunamentetratte da “Grotte e speleologia” della SSI, faseguito una prima parte che descrive condovizia di particolari la Riserva Naturale diPietrasecca. Le cavità principali e cioè l’Ovitoo Inghiottitoio di Pietrasecca e la Gotta delCervo sono ampiamente illustrate in tutti iloro particolari, con rilievi e molte belle foto;

poi, anche le grotte minori vengono breve-mente prese in considerazione.Alla sezione dedicata alle grotte segue unaseconda parte “Il Carseolano tra storia e arte”dovuta a Corrado Marsili. Così sono raccoltemolte notizie sulla zona in questione, semprearricchite da molte foto a colori scelte concura. Oltre ad una presentazione impeccabile, ilpregio essenziale di questa pubblicazione stanell’aver raccolto sia una descrizione minutadelle grotte e dei vari fenomeni ad esse cor-

relati insie-me ad infor-mazioni sullericerche eff-fe t tua te . I ltutto è cor-redato, percosì dire, da una cornice di dati storici e arti-stici che rendono l’opera molto appetibileanche da chi non sia strettamente interessatoalla speleologia.

Arrigo A. Cigna

�Atlas of the greatcaves and the karstof AfricaBerliner HohlenkundlicheBerichte vol. 7, 8, 9ISSN 167-8572

� La valle dello Judrio.Progetto di ricerca speleologicaJudrio 2000a cura del Centro Ricerche Carsiche “C. Seppenhofer”, Gorizia 2002

� La riserva naturale delle Grotte di Pietrasecca e il territorio di Carsoli tra storia e artedi Ezio Burri, Collana Le Gemme, CARSA Edizioni-Pescara, aprile 2002

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Page 93: speleologia

Nel marzo 2002 laRegione Toscana haprodotto questo inte-ressante volume chetratta del problemadelle voragini catastrofi-che (Sink Hole) traendospunto da due episodiverificatisi nel 1995 aCamaiore e nel 1999nei pressi di Grosseto.Il libro, nella sua primaparte, inizia la trattazio-ne con alcuni esempidalle pre alpi venete, dalFriuli Venezia Giulia edal Lazio, con un reso-

conto complessivo dei dati storici inerenti le notizie disink hole su tutto il territorio nazionale.Questo problema, spesso trascurato, è tornato di forteattualità dopo i recenti eventi citati in precedenza.L’aumentata sensibilità ai possibili effetti connessi al verifi-carsi di un sink hole in zone abitate o con presenza distrutture (strade, ferrovie, ecc.) ha portato alla valutazio-ne di criteri per la previsione e la prevenzione del rischioconnesso a tali eventi catastrofici.Dopo approfondite analisi sulle relazioni che intercorrotra carsismo, ipercarsismo e forme derivanti da sink hole,il libro, nella sua seconda parte, affronta il problema dellevoragini catastrofiche in Toscana, con approfondimenti sul-l’evoluzione plio-pleistocenica del carsismo, analisi di areecarsiche a est di Orbetello e nella zona di Gavorrano, l’in-dividuazione delle possibili aree a rischio di sink hole.La seconda metà di questa seconda parte è dedicata airisultati dello studio dei due casi specifici: Camaiore eBottegone in provincia di Grosseto. Questa sezione risul-ta molto tecnica, con la descrizione dei metodi geofisiciimpiegati per la definizione puntuale dei fenomeni, dellaloro caratterizzazione fisica, delle loro cause e delle possi-bili azioni per contrastarli.Nel complesso un libro molto interessante ed un ottimostrumento tecnico per chi si vuole documentare su que-sti fenomeni, con un unico grave neo: la scarsa qualitàdelle immagini che contrasta sensibilmente con il grade-vole aspetto grafico dell’opera.

Alessandro Zanna

� Le voragini catastrofiche.Un nuovo problema per la ToscanaAtti del Convegno Grosseto, 31 marzo 2000Edizioni Regione Toscana, Dipartimentodelle politiche territoriali e ambientaliDistribuzione gratuita

Bologna, 27-31 agosto 2003

Carsismo, Idrogeologia,Biospeleologia, Fisica del clima

sotterraneo, Esplorazioni di cavitànaturali significative, Salvaguardia

delle aree, delle cavità e degli acquiferi carsici

organizzano il

di Speleologia

CongressoNazionale19°

Nel Centenario della fondazione della Società Speleologica ItalianaGruppo Speleologico Bolognese e Unione Speleologica BologneseCon il patrocinio di:Società Speleologica Italiana, Federazione SpeleologicaEmilia Romagna, Parco Regionale dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa, Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Bologna

Il Congresso si svolgerà presso l’Istituto Italiano di Speleologia-Centro di DocumentazioneSpeleologica “F. Anelli”, Via Zamboni, 67 - 40127 Bologna

I LAVORI DOVRANNO PERVENIRE ENTRO IL 31.12.2002

Segreteria: GSB-USB, Cassero di Porta Lame – Piazza VIINovembre 1944, n. 7 – 40122 [email protected]

Nell’ambito del congresso verà dato spazio agli incontri tecnico-organizzativi promossi da SSI, CAI, CNSASS.A margine del Congresso sarà possibile presentare documentarivideo, cinematografici e fotografici, preventivamente concordaticon la segreteria. Per motivi organizzativi, logistici e di spazio non verranno allestitistands espositivi librari o di materiali al di fuori di quelli della SSIe degli sponsors ufficiali.

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della Grigna o almeno di una suaparte, con l’ostinata speranza diraggiungerne il collettore.Verso la fine del 1980 la tragedia,seguita dai numerosi interrogativie misteri, le indagini dellaMagistratura e tutto il resto.Una frana blocca una squadra inpunta proprio sopra il campo basea -800.La difficile disostruzione impegnatutta l’Italia speleologica e, nono-stante gli aiuti francesi, si riusciràa raggiungere il campo base trop-po tardi, trovando solo i corpisenza vita degli speleo intrappola-ti. Il rapporto della Magistraturaparla laconicamente di morte perassideramento.E qui i numerosi misteri mai risol-ti, come “non risolto” risulta il casodalla Magistratura, nonostantel’intervento, coperto dal segretoistruttorio, di forti speleologi nazio-nali.In realtà il “mistero” riconosciutoformalmente è uno solo: tre eranogli speleologi in punta, due i corpiritrovati. Manca il corpo di FrancoGemini. Vane le ricerche. L’ipotesifinale: perso in qualche cunicolo oin qualche frana. Le numerosequestioni da parte del mondo spe-leologico non hanno fatto alcunaleva sulle autorità cosiddette“competenti”. Se una disgraziafosse capitata a Franco primadella frana che ha bloccato ilcampo base, perché i due rimastinon si sarebbero attivati per i soc-corsi, essendo stati ritrovati inve-ce nei propri sacchi-piuma? E chimai poteva andare in giro adesplorare, dopo che una franaaveva bloccato la via d’uscita? Ese cercava un’altra via, perché dasolo? Difficile pensare alla con-temporaneità dei due eventi.Quindi anche se la Magistraturaha già posto la parola fine, archi-

viando il caso senza soluzione, anoi speleologi il discorso nonsembra affatto concluso.Tantopiù che ci sono i cosiddettimisteri non ufficiali, riconosciutisolo da noi e mai considerati dalleautorità.Tutto ruota intorno a due nomi,due persone. Giovanni Fiorini eClaudio Silvestrelli, il primo mila-nese, il secondo comasco eranodue tra i più forti speleologi inazione in quel periodo, trascinatoridi punte e grandi, inseparabiliamici. In quel periodo eranoentrambi molto impegnati nell’e-splorazione dell’abisso. A carico diquesti due nomi risultano, semprealla Magistratura, due inchiesteper scomparsa di persona, maiavviate, di fatto, e mai collegatecon le vicende dell’abisso “Re didanari”, benchè segnalate neglistessi giorniLe domande di allora, rapide,tumultuose, numerose ritornanooggi alla mente di chi ha vissuto inprima persona quei drammaticigiorni, e tutte senza risposta.Dove erano? Non in punta al Redi denari, anche se risultavano acasa in quel periodo. Di chi sonole due paia di sci da sci-alpinismotrovati all’ingresso dell’abisso?Possibile che dei tre in punta unofosse salito a piedi? O erano diFiorini e Silvestrelli? Sicuramentedi Silvestrelli era lo zaino all’in-gresso, ma si dice che a Como siprestavano spesso attrezzatura emateriali.E inoltre: la “due cavalli” di Fiorinisotto casa di Silvestrelli; la mac-china di Silvestrelli ad Esino Lario,sotto la Grigna, dove aveva labaita, le telefonate di allertamentosulle segreterie telefoniche aComo e Milano per il ritardo delrientro dei tre speleo in punta,tutto faceva pensare che i dueavessero il timore di qualcosa eche fossero già corsi in aiuto deitre amici in esplorazione. Ma ilfatto del ponte festivo dell’8dicembre, la mancanza degli orarisulle segreterie telefoniche equalche testimonianza che diceche la macchina, Silvestrelli, lalasciava spesso ad Esino hannosempre lasciato molti dubbi. E poiche fine hanno fatto?

– Giò! Giòoo! Dove cavolo sei?Mi si è staccata una pelle!Aspetta! –

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� Speleoracconto

Dopo la più che decennale (ben14 anni) chiusura dell’abisso “Redi danari” imposta dallaMagistratura in seguito ai noti etristi fatti accaduti ed ai successivi6 anni di oblio da parte del mondospeleologico, quando la riaperturafu formalizzata, dovuta alla famatriste o cattiva, della grotta, pen-siamo di poter riaprire il discorso,per porvi adeguato termine, sulmistero che da 20 anni circonda lagrotta e la sua storia.Qualche richiamo per i più giovani.L’abisso Re di danari si apre sullaGrigna Settentrionale, più precisa-mente nei pressi della vetta delPizzo della Pieve a circa 2200metri di quota. L’ingresso, posizio-nato e catastato dal GruppoGrotte Milano (GGM) presenta lasingolare caratteristica di posse-dere numero di catasto (LoLc)1980, che corrisponde all’annodelle esplorazioni e della famosatragedia.Le esplorazioni vennero condotteda speleo congiunti del GGM edell’allora GS Como-CAI. Unabella successione di pozzi profon-di, con morfologie interessanti,porta rapidamente verso i -500ove la grotta dirama con un setto-re che punta verso il vicino abissoCapitano Paff, ma che chiude infrana prima di giungervi, ed unsecondo, ancora più interessanteche si muove deciso verso il ramodel meadro Unga Balunga dell’a-bisso W le donne (e in effetti lemorfologie coincidono), superan-dolo in profondità fino alle notestrettoie di -900, termine attualedelle esplorazioni.Da sempre considerato come lalogica prosecuzione di UngaBalunga, questo ramo è stato tea-tro dell’accanimento degli speleo-logi che intravvedevano da lì lachiave di lettura dell’area carsica

Rino BreganiGruppo Grotte Milano, CAI SEM e SSI

Racconto “fantasy”; ogni riferimento a persone o fatti real-mente accaduti è puramente casuale.

Il mistero dell’abisso“Re di Denari”

Re:Re 3-11-2014 12:23 Pagina 92

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Speleologia 46 93

Speleoracconto �

– Claudio! Sono al “Bogani”! Cela fai o devo scendere? –– Non sento niente! Ri-pe-tiii! –– Al rifugiooo! Scendo? –– Nooo! Provo a riattaccare lapelle, se no vengo lì e cercoquella di scorta! Ma non vedoun tubo con questa tormenta!Fammi luce! –– Non ho capito niente! Devoscendere? –– Nooo! La frontale! Fammiluce, non vedo dove sei! –– Claudiooo! –– Eheee!-– Dritto, vieni su dritto! 50metriii! –– ...so....apelle! ...ee...ivo! –

Poi le polemiche che purtroppotutti ricordiamo. La bufera di nevedi due giorni che ha bloccato tuttii soccorritori, i litigi tra chi voleva“forzare” e chi consigliava pruden-za. La cosa si concluse come sisa. “Dove sono Claudio eGiovanni? Sono da qualche altraparte... Sono andati da soli senzaaspettare... Fanno di testa loro...Perchè non aspettano...” etc. Madi fatto la loro scomparsa ha chiu-so la bocca a tutti e solo Serena epochi amici hanno continuato asostenere che bisognava cercarliin quella grotta, mai ascoltata danessuno; poi con la grotta blocca-ta tutto è stato dimenticato.E infine tutti gli altri “nostri” miste-ri. Perché due attrezzature dadiscesa in più al campo base (dicui una, giura Serena, di Claudio),sporche ed usate, una attrezzatu-ra da armo in più rispetto al nume-ro dei partecipanti, il fornello diGiovanni... Tutte cose prestate?Solo Serena ha continuato adinsistere che Giò e Klaus laggiù cierano arrivati! Ma troppe doman-de le hanno fatto perdere voce esperanza. E allora dove sono?Perché non ci hanno avvertito,aspettato, eccetera, eccetera...

– Franco! Franco ce la fai abere? È caldo, bevi! –– Noo Klaus! Non dargli dabere! È rimasto la sotto delleore, non deve bere! –– Ma va! Non vedi che è sfini-to? –– Walter, tu ce la fai a uscire? –– No sono a pezzi. Avrò vomi-tato venti volte. Mi fa male labotta alla testa, mi sa che unaspalla è rotta e sto gelando! –– Allora bevi tu, intanto. Giò il

tuo telo termico! Guarda che”devi” uscire, poi sarà peggio equi andrà per le lunghe, orache arrivano gli altri. –– Ma arriveranno da lì? –– Spero che vedano i segni. –– Tu Roby te la senti di uscire?Sta qui uno di noi due –– Io sto qui con Franz e Walter,uscite voi che fate prima. –– È meglio se esci tu conKlaus, sto qua io! –– Guarda che Franz “non può”aspettare! O esce adesso o èfregato! –– E come fa? –– A spalle! Io e Klaus abbiamogià portato fuori gente così econ qualche paranco! –– Sì, ma non da -900! –

Beh, insomma, a 6 anni dalla ria-pertura della grotta ce la siamosentita di ritornare in quei posti tri-sti, ma non fino al campo base,bensì per rivedere il ramo delcobra, quello che va versoCapitano Paff.La strettoia del fachiro era mezzafranata, come ci aspettavamo, mail detrito accumulato in 20 anni ciha impegnato in un lungo scavo evista la profondità (-555) l’impre-sa ci ha portato via già parecchiotempo, energie ed entusiasmo,ma al di là la prima grossa sorpre-sa. Abbiamo trovato la grottaarmata fino a -700 circa. Corde espit da brivido, ma poi inspiegabil-mente fino al fondo più nulla. Chisi ricorda se era stato disarmatotutto o no? Qualcuno dice di si,altri non si ricordano, ma di fattocoloro che ci lavoravano di piùsono purtroppo scomparsi e conloro i molti misteri, ma forse nonancora.Comunque, dal fondo fino a -700abbiamo trovato solo alcune risa-lite e proseguimenti da disostruireduramente, ma, seconda sorpre-sa, proprio prima del primo pozzonon armato un’arrampicata chesupera una strettoia ci ha fattoarrivare in un meandro che prestosi è aperto in un pozzetto. Beh,quel pozzetto, non rilevato, eraarmato! “E allora?” direte.

– Claudio! Lascia stare, porta-mi qui quella corda, che non neabbiamo mica tante! –– Ma almeno così vedono chesiamo passati da qui! –– Hai già fatto un ometto gros-so come una casa e poi c’è la

frecciona! –– Allora avanti! Speriamo chealmeno si arrivi. –– Vedrai che gli finiamo soprale teste, piuttosto spero chebastino le corde! –– Spit ne abbiamo. La questio-ne è anche il tempo che ci met-teremo. –– Speriamo che almeno non cisiano feriti...--...e che stianobene! –

Una serie di pozzetti tutti armati.Abbiamo mollato il materiale darilievo, doppiato con qualche fix egiù di corsa pieni di presentimenti.

– Senti, Giò, possiamo disar-mare il traverso. Con il corrima-no e i nodi guadagnamo una“trenta” che può essere utile piùsotto, se si passa. –– L’abbiamo già fatto slegati,semmai al ritorno se qualcunoè un po’ stanco potrebbe prefe-rire una cordina...- –– Tiriamo su una corda dasotto! –

Purtroppo i presentimenti eranoveri, il ramo in qualche mododoveva risolvere il mistero, manon ci saremmo mai aspettati ciòche abbiamo trovato.Un pozzo armato, poi un altro nonarmato, ma con una fila di plac-chette che se ne andavano via difianco, senza corda né moschet-toni. Abbiamo armato il traversoche si poteva eseguire su una sot-tile cengia, seguendo di filato ichiodi che si infilavano in una fine-stra dalla parte opposta, riaffac-ciandosi su un altro pozzo paralle-lo ove le placchette continuavanoin traverso fino ache...Maledizione, che colpo, vigiuro che da tre giorni non riescopiù a dormire da solo! Un corpoprivo di vita appeso ad uno spit. Ilcorpo di Giovanni Fiorini perfetta-mente conservato, con una cordatesa verso il basso, giù nel buio.Chissà cosa deve essere succes-so a quel poveretto, appeso per la“longe corta” senza sicura nénulla. Appeso sotto, nel vuoto unaltro corpo, non più riconoscibileperché colpito in pieno da uno stil-licidio e chissà da cos’altro anco-ra, ma sicuramente ClaudioSilvestrelli.

– Clau! Non ce la faccio! Sonopieno di fango, mi scivola ilpiede! Non arrivo all’altro chio-do! Non mi fido! –

Re:Re 3-11-2014 12:23 Pagina 93

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� Speleoracconto

– Riposati lì, allora, o tornaindietro! –– Non riesco, ho il dito nellaplacchetta! –– Taglia, maledizione! Taglia lacorda ed esci, sono solo amezzo metro da terra, ti aspet-to qui! –– Abbiamo lasciato tutto giù,non potrei tagliare neanche sevolessi, aspetta, provo a rimet-termi in sicura. Se ti senti cade-re spostati subito se no ti atter-ro sulla gobba! –

Abbiamo tirato su Claudio siste-mandolo di fianco a Giovanni nelcunicolo. Ragazzi che colpo! Nonsappiamo cosa sia successo eperché Claudio fosse appesosotto. Che genere di manovrastessero tentando.

– Come stai, Clau? Ti puoimuovere? –– Le gambe! Mi sa che sonopartite... e la schiena. –– Riesci a muovere i piedi? –– Sì, ma le gambe mi sa chesono rotte, ho sentito un bruttorumore quando sono arrivatogiù...Mettimi là e vai fuori, nonperdere tempo! –– Ma sei matto? Ti porto fuori! –– Non ripetiamo l’errore, èmeglio se esci di filato! –– Non ti mollo, qualcuno staràpur arrivando, ti porto almenofino al bivio! –– Esci! Io sto bene, vai! –– A parte che dopo che seivolato tu quel traversino non miispira troppo... –– È un po’ lontana la penultimaplacchetta, in discesa non sem-brava. Ma tu puoi farcela; usala corda per assicurarti, lacorda del pozzo! –– Giusto, la corda! Ti lego equando sono al terrazzino tiparanco su! –

A questo punto dovevamo andareavanti a vedere. Abbiamo sceso ilpozzetto, una decina di metri,disarmato, ma forse la corda eraquella che univa Giò a Claudio.Altri saltini, stavolta tutti armati e,ormai ce lo sentivamo, alla basedi un “qindici”, in un cantuccio,ben sistemato, il corpo ancorariconoscibile (ma non avevamodubbi) di Franco Gemini. Di fian-co, una corda ammassata disordi-natamente.

– Franz se n’è andato.... –– ..... –

– Aveva ragione Roberto... a que-st’ora saremmo quasi fuori! –– Come si faceva ad abbando-narlo...? –– Dai, fuori di corsa, la buferasarà finita, con gli sci voliamofino ad Esino, riguadagnamo iltempo! –– Che faccio della corda, lariporto giù? –– Lasciala lì, fuori di corsa! –Il mistero è stato quindi risolto.Qualche saltino ancora e unpozzone finale, 40 metri epassa, dritto sul campo base,come era logico.– Roby, dobbiamo tirare su la“50”, ci serve per parancareFranco... –– No problem! Ma ce la fate atirarlo fuori? –– Ci si prova, è la sua ultimacarta. Piuttosto voi, senzacorda? Se cambiate idea?Magari Walter si riprende, o... –– Non credo; Walter è ferito etroppo sfatto. Se c’è una spe-ranza per Franz siete voi due;io non posso muovermi. Viaveloci, che dovete indicare lastrada agli altri! –– Ci vediamo presto! –– Andate, vi aiuto a tirare suFranz. –

Restano molte altre domande. Maprobabilmente è andata cheFiorini e Silvestrelli, o aspettavanoi tre che erano in punta, o qualcheloro segnale, o forse avevanoappuntamento in grotta, ma pro-babilmente temevano qualcosa;sono partiti in piena tempesta;entrati in grotta sono arrivati allafrana che aveva bloccato i tre làsotto, hanno visto il casino e sonorisaliti fino al bivio per prendere unramo che stavano esplorando,pensando che potesse finire alcampo base; hanno disceso ilramo che doveva essere nuovo,perché nessuno ne conosceva l’e-sistenza, e gli è andata bene.Arrivati al campo base hanno ten-tato di salvare Gemini senza far-cela e poi chissà quanti e qualierrori sono stati commessi, pertrasformare una geniale e fortuitaoccasione in una doppia tragedia,per non parlare di tutte le polemi-che del “dopo”.Non ci interessa creare o alimen-tare polemiche, fare giudizi saggidi “dopo”, insegnare qualcosa osembrare più bravi, e speriamo

che nessun’altro abbia questetentazioni.Vogliamo solo ridare luce allaverità, riabilitare i nomi diGiovanni e Claudio, che sono statial centro delle più assurde ipotesi,spesso poco rispettose, e risolle-vare la fama dell’abisso, ingiusta-mente ribattezzato, con veramen-te pessimo gusto, “peppa tencia”.Comunque siano andate le cose,siamo di fronte ad un gesto estre-mo, dettato solo dalla dedizioneper gli altri. Quell’amore che mettela vita degli altri davanti alla pro-pria. Un sacrificio senza nulla incambio, non la soddisfazione diessere stati fondamentali e diessere riusciti, nemmeno il sollie-vo di essere stati utili; un gesto diamore estremo assolutamentegratuito, buttato via, apparente-mente, ma per questo ancora piùperfetto perché senza nulla indie-tro, nemmeno un buon ricordo. Oforse qualcosa hanno fatto, forsequalcosa l’hanno dimostrato.Pensiamo alla gioia, alla speranzadi quelli che sono rimasti giù alcampo base, il calore che hannoricevuto vedendo gli amici sbuca-re come superuomini da un bucodel soffitto per salvarli, la dedizio-ne di tutti per salvare la situazio-ne, indipendentemente dagli erro-ri che sono stati commessi (macome sarebbe andata se avesse-ro fatto scelte diverse?); pensia-mo a cosa deve aver provatoFranco Gemini quando hannocominciato a tirarlo fuori, se anco-ra poteva accorgersi di qualcosa.Pensiamo a quello che si puòricavare oggi da tutta la faccenda,ed è per questo che scriviamosperando che tutti leggano, inattesa che la Magistratura ribloc-chi tutto per chiudere il caso.Vorremmo che solo i ricordi bellidelle persone rimanessero nellamente. I sorrisi, i volti, le ore pas-sate insieme, amici in grotta edavanti ai boccali appannati dibirra, dopo le massacranti punte,e le mitiche partitone a scopone etre-sette durante i campi interniall’abisso che da queste ha rice-vuto il suo nome.

[dedicato a tutti i caduti in grottaed a chi dedica agli altri

la propria vita]

Re:Re 3-11-2014 12:23 Pagina 94

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Vi sia live la terra �

Speleologia 46 95

Aldo Giordani

Carissimo Aldo,te ne sei andato. Parlando di grot-te, disegnando grotte, progettan-do esplorazioni gloriose. Chi loavrebbe mai detto che te ne sare-st i andato così in f ret ta!? Misembra ieri che ci hai detto: «Nonposso venire, ho le analisi delsangue sballate e devo fare degliaccertamenti. Potrebbe essereleucemia!» Un brivido mi gelò laschiena. Sei entrato in ospedale,ma non hai mai smesso di essereottimista. Anche in un letto erisempre l'Aldo di sempre, allegro,goliardico, propositivo, energico eattivissimo.Non è mai stata la visita ad unmalato. I tuoi vicini di letto nonstonavano come te in quell'am-

biente di sofferenza,ma tu? Venire a trovar-ti era pensare a nuoveesplorazioni, grotte,feste con amici, viaggi,a tutto quello che avre-sti fatto una volta gua-rito. Sì, guarito. Ecome te ci credevamotutti. E' per questo chesiamo rimasti cosìsconcertati e attoniti.Non eravamo pronti.Solo tre mesi da quel-la prima parola "leuce-mia" e te ne sei anda-to. Era il 24 luglio.Per chi non ti ha cono-sciuto possiamo direche hai in iz iato adandare per grotte nel lontano1975, insieme a Gabri, tua insepa-

rabile compagna.Da subito avevateiniziato a esplora-re i l massiccioMargua re i s ianosopra e sotto, du-rante campi estivisolitari o quasi. Letue scoperte sonostate innumerevolie la tua conoscen-za della zona erainvidiabile. Anchein Apuane. Si puòdire che quasitutte le grotte im-portanti esploratedal Bolzaneto ne-gli ult imi 25 annis iano state una

tua scoperta: l'Abisso Ferragosto,la B3, l 'Ombel ico del Margua(secondo ingresso di Labassa) einnumerevoli altre tra cui Do it!,l 'ult ima scoperta apuana a cuiavevi dedicato, instancabile, tuttol'inverno.Dopo il prepensionamento, avevidato anima e corpo per il Gruppoprendendo a cuore soprattutto ilmagazzino e la gestione informa-tizzata dei rilievi per cui avevipreparato un apposito program-ma di elaborazione dei dati dellepoligonali e restituzione grafica.A marzo di quest'anno eri statoeletto Presidente del GruppoSpeleo logico dedicandoti a que-sto incarico con il solito impegno,anche dall'ospedale, fino all'ulti-mo giorno.E adesso caro Aldo, mi piace pen-sarti libero e leggero, indaffaratoper meandri, a rilevare insiemeagli amici che ti hanno preceduto.Ti immagino a disquisire di grotteed esplorazioni per poi percorrerele vie che hai sempre assidua-mente cercato e non hai avuto lafortuna di trovare in vita.Ti vedocon un sorriso entusiasta per lagioia di aver conosciuto il misterodel collegamento tra PB eLabassa. Felice, perché uno spe-leologo non muore mai, continuaad esplorare sempre, nel buio diuna grotta.

Claudia I. G.S.B.

Gérard ProposGérard Propos, l’ideatore e il trainatore dellalibreria della FFS, non verrà più a trovarci con ilsuo stand alle manifestazioni di novembre. Di lui,noi speleologi italiani, conoscevamo poco senon, soprattutto, la sua imperturbabile capacitàdi non concederci, mai, uno sconto fra i suoi millesplendidi libri.In una sola occasione, grazie all’uscita di unnumero di International Journal of Speleologydedicato a Martel, Gérard venne, lui, allo stand

dell’SSI e acquistò ben cinque copie di quel numero... noi che vendeva-mo un libro a un francese, su un francese scritto in francese: incroyable!Per questi motivi io (e forse altri con me) pensavo: “eh! si, un commer-ciante… sciovinista!”Poi, un giorno, a Bologna, spulciando fra i libri della Biblioteca mi sonoimbattuto in Gérard; e ho dovuto doppiamente ricredermi sul mio infeliceparere: speleologo attivo dal 1947, giovanissimo fonda lo Speleo Club deBelge. Nel 1954 alla Cigalère nel corso di una memorabile punta di 67ore, Gérard e compagni superano in arrampicata 25 cascate “très arro-sé”, di cui 9 in esplorazione e scoprono importanti prosecuzioni. Nellastessa spedizione si prodiga nel recupero di uno sfortunato compagno,M. De Donnea, perito per la piena improvvisa della grotta. Nel 1953 conCasteret conduce una spedizione in Vercors; poi ancora fra gli anni ’50 e’60 svolge innumerevoli spedizioni alla Coume Ouarnède, la grotta chediverrà il più esteso complesso sotterraneo di Francia.Mezzo secolo dopo, allo speleobar lo si poteva ancora incontrare, inattenta e stralunata espressione, osservare la sguaiata passerella deipogatori.Un’intera vita per la speleologia, con le sue stagioni. Arrivederci Gerard. Michele Sivelli

Vi sia lieve la terra

Re:Re 3-11-2014 12:23 Pagina 95

Page 98: speleologia

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� Informazioni ai soci

I tagliandi assicurativi devonoessere preacquistati alla SSI; pote-te trovare i moduli all’indirizzointernet riportato in fondo alla pagi-na e dopo averlo compilato spedi-telo amezzo FAX all’indirizzo spe-cificato nel modulo stesso.

Sul nostro sito internet trovate tuttele informazioni sull’uso dei taglian-di giornalieri, disponibili nel regola-mento allegato al contratto assicu-rativo.I moduli che potete scaricare sonoi seguenti:• Modulo per la denuncia di inci-

dente (formato word e pdf)• Modulo di adesione Axa Assicu-

razioni (formato word e pdf)• Modulo per la richiesta moduli

giornalieri (formato word e pdf)• Modulo per l’attivazione assicu-

razioni giornaliere (formato worde pdf)

Allo stesso indirizzo internet potre-te trovare ulteriori informazionisulle modalità assicurative, i mas-simali di copertura, copia del con-tratto completo e le indicazioni sucosa fare in caso di incidente.

L’assicurazione giornaliera fa parte dell’accordo SSI - AXA. Le garanziesono quelle previste dal contratto sottoscritto con la compagnia assicu-ratrice “AXA Italia”. I massimali sono quelli relativi all’opzione base, conesclusione della RCT.L’assicurazione è accessibile a tutti i cittadini europei residenti nell’U-nione Europea ed agli stranieri che lavorano e risiedono nell’UnioneEuropea.I moduli possono essere utilizzati per attività speleologiche (compresele visite guidate). Questa assicurazione non è valida in ambito profes-sionale (guide professioniste, grotte turistiche, lavori in sospensione,ecc.). In pratica tutto ciò che è retribuito al singolo socio. Il gruppo spe-leologico può ricevere un compenso per una visita guidata purché,essendo una associazione senza scopo di lucro, utilizzi gli introiti per ilbene di tutti i soci. Ci sono tre tipi di tagliandi:

ASSICURAZIONE GIORNALIERA

Sul retro del bollettino dovete indi-care: la causale “assicurazioneannuale AXA”, data e luogo dinascita, professione. Inviate aCristina Donati il modulo di adesio-ne e la ricevuta del bollettino (Cri-stina Donati, via Don S. Aricin°27/b, 25040 Monticelli Brusati –BS).

L’assicurazione è nominativa (ogni singolo speleologo) ed è valida soloper i Soci della SSI, in regola con il pagamento delle quote sociali.Questa assicurazione è attiva per la durata di un anno solare (dal 1 gen-naio al 31 dicembre).Per l’attivazione è sufficiente compilare il modulo di adesione ed unbollettino postale, intestato a:

Società Speleologica Italiana onlusVia Zamboni, 67 - 40127 Bologna.c/c postale n. 58504002

ASSICURAZIONE ANNUALE

Dal 1° gennaio 2002 si è rinnovato completamente il contratto assicurativo della SSI:

con il nuovo contratto tra AXA Italia e SSI sono state apportate significati-

ve modifiche, migliorative rispetto alla polizza precedente. Si è raggiunto un

potenziamento dei massimali di copertura, una semplificazione della modulistica,

una drastica riduzione nella gestione burocratica e, non da ultimo, un contenimento dei costi relativi.

� Esclusivamente per i corsiomologati della CNSS-SSI. Assi-cura solamente istruttori di tecnica che devono essere socidella SSI ed in regola con la quota sociale.

� Per la normale attività di accompagnamento di personein grotta, comprese le scolareschema con l’esclusione dei corsi omologati.

� Esclusivamente per i corsiomologati della CNSS-SSI. Assi-cura allievi ed aiuto-istruttori.

L’ASSICURAZIONE SSI

http://www.ssi.speleo.it/Assicurazioni/assicurazioni.shtml

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Speleologia 46

Pubblicazioni SSI �

GROTTE D’ITALIAIstituto Italiano diSpeleologia.Rivista annuale,

pubblica lavori originali brevi in qual-siasi campo della ricerca scientifica in ambito carsico-speleologico. Redazione: c/o Sandro Galdenzi, Viale Verdi 10 - 60035 Jesi, tel.0731203814; e-mail: [email protected].

Collana QuaderniDidattici della S.S.I.1) Geomorfologia espeleogenesi carsica2) Tecnica speleologi-ca 3) Il rilievo dellegrotte 4) Speleologiain cavità artificiali 5) L’impatto dell’uomosull’ambiente di grotta

6) Geologia per speleologi 7) I depositi chimici delle grotte 8) Il clima delle grotte

SPELEOLOGIA. Semestraledella Società SpeleologicaItaliana. Redazione: c/o CentroItaliano di DocumentazioneSpeleologica "F.Anelli", viaZamboni 67 - 40127 Bologna.Tel. e fax 051250049, e-mail:[email protected] SSI-News. Notiziario della Società SpeleologicaItaliana, supplemento aSpeleologia aperiodico. Redazione: c/o Maria AlejandraCanedo Lozano, tel.

0784203710, tel./fax 0432600710, e-mail: [email protected]

MEMORIE DELL’ISTITUTOITALIANO DI SPELEOLOGIARivista aperiodica,ospita monografie multidisciplinari su areecarsiche o ricerche di ampio

respiro in ambito carsico-speleologico.Contatto: c/o Prof. Paolo Forti,Università di Bologna, Dip. di ScienzeGeologico Ambientali, via Zamboni 67- 40127; Tel. 0512094547; e-mail:[email protected]

SPELEOLOGIA IBLEACentro Ibleo di Ricerche Speleo-

Idrogeologiche Ragusa, Via Carducci,165 - Ragusa; tel. 0932669062, fax

0932621699; [email protected]

SARDEGNA SPELEOLOGICAFederazione Speleologica Sarda - corsoVittorio Emanuele 129 - 09124 Cagliari;

tel. e fax 070655830; e-mail: [email protected]

BULLETIN BIBLIOGRAPHIQUESPLEOLOGIQUEUnion Internationale de Speleologie. Redazione per l’Italia: CentroItaliano di DocumentazioneSpeleologica "F.Anelli", viaZamboni 67 - 40127 Bologna.

Tel. e fax 051250049, e-mail: [email protected]

OPERA IPOGEAMemorie dellaCommissione Cavità Artificiali della SSI. Redazione c/o Carla Galeazzi - Villa Marignoli, viaPo 2 - 00198 Roma;tel. 068845318 (uff.),

tel. 0676901095 (ab.), fax 068411639; e-mail: [email protected]

Collana narrativa S.S.I.

PROGRESSIONE e ATTI E MEMORIEDELLA COMMISSIONE GROTTE E.BOEGAN. Commissione Grotte "E.Boegan" SAG-CAI via Donota 2 - 34121Trieste; tel. 040630464; e-mail: [email protected]

SOTTOTERRA G.S.B. - U.S.B., Casserodi Porta Lame, Piazza VII novembre1944, 7 - 40122 Bologna; tel. e fax.051521133

Pubblicazioni inviate gratuitamente ai Gruppi speleologicici soci SSI (su richiesta)

PUBBLICAZIONI DELLA SOCIETÀ SPELEOLOGICA ITALIANA

INTERNATIONAL JOURNALOF SPELEOLOGYOrgano ufficiale dell’UnionInternationale de Spéléo -logie. Si pubblica dal 1964;dal 1978 proprietà della SSI.Attualmente è diviso in dueserie: A) Bio speleologia, B)Speleo logia fisica. I lavori

presentati per la pubblicazione sono sottoposti a"referee". Parte biologica: Valerio Sbordoni, Ist. diZoologia - v.le Università 32 - 00100 Roma. Partefisica: Ezio Burri - Dip. Sc. Amb. Univ. de L’Aquila -v. Vetoio loc. Coppito - 67100 L’Aquila (AQ); e-mail: [email protected]

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9 770394 976007

1 0 0 4 5

ISSN 0394-9761

LE GIORNATE DELLA SPELEOLOGIASpeleo Club Nuoro Gruppo Grotte CAI Teramo Gruppo Ricerche Speleologiche"E.A. Martel" Carbonia Museo Civico di Paleontologia e Speleologia "E.A.

Martel" Carbonia Federazione Speleologica del Lazio Gruppo Speleologico GeoCAI Bassano Gruppo Speleologico Valli Pinerolesi CAI Sez. di Pinerolo Gruppo

Geo-Speleo "Valle del Noce" Centro Europeo di Speleologia Marina MuseoScienze della Terra "F. Marotta" Speleo Club Orobico CAI Bergamo Gruppo

Speleologico CAI Varallo Gruppo Speleologico Paletnologico "G. Chierici" GruppoSpeleologico Bergamasco "Le Nottole" Gruppo Speleologico S. Marco Centro

Altamurano Ricerche Speleologiche F. S. Pugliese Onlus Federazione SpeleologicaTriestina Gruppo Speleologico Carnico "Michele Gortani" Centro Ricerche

Carsiche "C. Seppenhofer" Pradis G.E.L.G.V. (Gruppo Esploratori e LavoratoriGrotte di Villanova) Società Studi Carsici "A. F. Lindner" Gruppo Speleologico

Monfalconese Amici del Fante Unione Speleologica Pordenonese CAI PordenoneFederazione Speleologica Triestina Gruppo Speleologico Martinese Onlus SpeleoTrek Natura Grottaglie Speleo Club Ibleo Centro Documentazione Grotte-Martina

Gruppo Puglia Grotte ARSDEA Associazione Ricerche Studi Demo EtnoAntropologici Gruppo Speleologico Vespertilio Gruppo Speleologico Sacile

Federazione Speleologica Campana Associazione "Speleologi Molisani" GruppoSpeleologico CAI Carrara Gruppo Speleologico CAI Senigallia Gruppo Grotte eForre CAI L'Aquila Jamarski Klub "Kraski-krti" Gruppo Speleologico "Talpe delCarso" Sez, Speleologica del Club Alpino Sloveno di Gorizia Centro Regionaledi Speleologia "Enzo dei Medici" Gruppo Speleologico Cycnus G. S. UTEC Narni

Gruppo Speleologico San Giusto Gruppo Speleologico Lucchese GruppoSpeleologico Neretino Centro Universitario per la Tutela e la Gestione degli

Ambienti Naturali e degli Agroecosistemi (CUTGANA) Università di Catania GruppoGrotte CAI Savona Gruppo Speleologi Malo Sez. CAI Malo Gruppo Speleo-

Cinghiali CAI Coazze Gruppo Speleologico del Matese Federazione SpeleologicaToscana Federazione Speleologica Regionale Sicilia C.I.R.S. Ragusa Gruppo Grotte

"Carlo Debeljak" Speleo Club Oristanese Gruppo Speleologico GrottaferrataGruppo Speleologico Salentino "P. De Lorentis” Gruppo Ricerche AmbientaliGruppo Triestino Speleologi Gruppo Speleologico Sassarese Gruppo SpeleoAmbientale Sassari Associazione Naturalistica Friulana Speleo Club OlienaAssociazione Speleologica Egeria Gruppo Speleologico Urri Associazione La

Stalattite Eccentrica Gruppo Speleologico Archeologico Livornese GruppoSpeleologico Savonese Delegazione Speleologica Ligure e Gruppo Speleologico

Savonese Club Speleologico Proteo Vicenza Associazione Speleologica Genovese"San Giorgio" Federazione Speleologica Sarda T.A.G. Truma de Arkeo-Guturulugia

Gruppo Grotte Milano CAI SEM Gruppo Speleologico "Alfred Martel" GenovaCommissione Grotte "E. Boegan" CAI Gruppo Speleologico Leccese "Ndronico"

Unione Speleologica Cagliaritana Gruppo Speleologico Padovano CAI GruppoSpeleo Montorfano Gruppo Speleologico Ferrarese ARS ʻ86 Speleologi Romani

Gruppo Speleologico Trentino S.A.T. Bindesi Villazzano Trento AssociazioneGruppi Speleologici Piemontesi onlus Associazione Speleologica Bresciana Gruppo

Speleologico Bolognese Unione Speleologica Bolognese Speleo Club ValceresioGruppo Grotte CAI Novara Gruppo Grotte CAI Carnago Gruppo Speleologico Prealpino

Gruppo Grotte CAI Laveno Mombello Gruppo Grotte CAI Castellanza GruppoSpeleologico Giavenese Sez. CAI Giaveno Gruppo Speleo Statte Gruppo Grotte

CAI Gallarate Speleo GAM Mezzano Gruppo Grotte Nuorese Gruppo SpeleologicoFiorentino Gruppo Ricerche Carsiche CAI Feltre Gruppo Speleologico OpiterginoCAI Oderzo CAI Bolzaneto Genova Riserva Naturale Integrale Grotta di Santa

Ninfa Riserva Naturale Grotta di Carburangeli Gruppo Speleo-ArcheologicoGiovanni Spano Unione Speleologica Cagliaritana Centro Ricerche Speleologiche

"Nottoloni" Gruppo Autonomo Speleologico Portocivitanova Gruppo Grotte RecanatiGruppo Speleologico Agugliano Gruppo Speleologico CAI Macerata Gruppo

Speleologico Sezione CAI delle Madonie Petralia Sottana Riserva Naturale "Grottadi Entella" Ente Gestore CAI Sicilia Riserva Naturale "Grotta Conza" Ente

Gestore CAI Sicilia Riserva Naturale "Monte Conca" Ente Gestore CAI SiciliaAssociazione Culturale Toward Sky Todi

LE GIORNATE DELLA SPELEOLOGIASpeleo Club Nuoro Gruppo Grotte CAI Teramo Gruppo Ricerche Speleologiche"E.A. Martel" Carbonia Museo Civico di Paleontologia e Speleologia "E.A.

Martel" Carbonia Federazione Speleologica del Lazio Gruppo Speleologico GeoCAI Bassano Gruppo Speleologico Valli Pinerolesi CAI Sez. di Pinerolo Gruppo

Geo-Speleo "Valle del Noce" Centro Europeo di Speleologia Marina MuseoScienze della Terra "F. Marotta" Speleo Club Orobico CAI Bergamo Gruppo

Speleologico CAI Varallo Gruppo Speleologico Paletnologico "G. Chierici" GruppoSpeleologico Bergamasco "Le Nottole" Gruppo Speleologico S. Marco Centro

Altamurano Ricerche Speleologiche F. S. Pugliese Onlus Federazione SpeleologicaTriestina Gruppo Speleologico Carnico "Michele Gortani" Centro Ricerche

Carsiche "C. Seppenhofer" Pradis G.E.L.G.V. (Gruppo Esploratori e LavoratoriGrotte di Villanova) Società Studi Carsici "A. F. Lindner" Gruppo Speleologico

Monfalconese Amici del Fante Unione Speleologica Pordenonese CAI PordenoneFederazione Speleologica Triestina Gruppo Speleologico Martinese Onlus SpeleoTrek Natura Grottaglie Speleo Club Ibleo Centro Documentazione Grotte-Martina

Gruppo Puglia Grotte ARSDEA Associazione Ricerche Studi Demo EtnoAntropologici Gruppo Speleologico Vespertilio Gruppo Speleologico Sacile

Federazione Speleologica Campana Associazione "Speleologi Molisani" GruppoSpeleologico CAI Carrara Gruppo Speleologico CAI Senigallia Gruppo Grotte eForre CAI L'Aquila Jamarski Klub "Kraski-krti" Gruppo Speleologico "Talpe delCarso" Sez, Speleologica del Club Alpino Sloveno di Gorizia Centro Regionaledi Speleologia "Enzo dei Medici" Gruppo Speleologico Cycnus G. S. UTEC Narni

Gruppo Speleologico San Giusto Gruppo Speleologico Lucchese GruppoSpeleologico Neretino Centro Universitario per la Tutela e la Gestione degli

Ambienti Naturali e degli Agroecosistemi (CUTGANA) Università di Catania GruppoGrotte CAI Savona Gruppo Speleologi Malo Sez. CAI Malo Gruppo Speleo-

Cinghiali CAI Coazze Gruppo Speleologico del Matese Federazione SpeleologicaToscana Federazione Speleologica Regionale Sicilia C.I.R.S. Ragusa Gruppo Grotte

"Carlo Debeljak" Speleo Club Oristanese Gruppo Speleologico GrottaferrataGruppo Speleologico Salentino "P. De Lorentis” Gruppo Ricerche AmbientaliGruppo Triestino Speleologi Gruppo Speleologico Sassarese Gruppo SpeleoAmbientale Sassari Associazione Naturalistica Friulana Speleo Club OlienaAssociazione Speleologica Egeria Gruppo Speleologico Urri Associazione La

Stalattite Eccentrica Gruppo Speleologico Archeologico Livornese GruppoSpeleologico Savonese Delegazione Speleologica Ligure e Gruppo Speleologico

Savonese Club Speleologico Proteo Vicenza Associazione Speleologica Genovese"San Giorgio" Federazione Speleologica Sarda T.A.G. Truma de Arkeo-Guturulugia

Gruppo Grotte Milano CAI SEM Gruppo Speleologico "Alfred Martel" GenovaCommissione Grotte "E. Boegan" CAI Gruppo Speleologico Leccese "Ndronico"

Unione Speleologica Cagliaritana Gruppo Speleologico Padovano CAI GruppoSpeleo Montorfano Gruppo Speleologico Ferrarese ARS ʻ86 Speleologi Romani

Gruppo Speleologico Trentino S.A.T. Bindesi Villazzano Trento AssociazioneGruppi Speleologici Piemontesi onlus Associazione Speleologica Bresciana Gruppo

Speleologico Bolognese Unione Speleologica Bolognese Speleo Club ValceresioGruppo Grotte CAI Novara Gruppo Grotte CAI Carnago Gruppo Speleologico Prealpino

Gruppo Grotte CAI Laveno Mombello Gruppo Grotte CAI Castellanza GruppoSpeleologico Giavenese Sez. CAI Giaveno Gruppo Speleo Statte Gruppo Grotte

CAI Gallarate Speleo GAM Mezzano Gruppo Grotte Nuorese Gruppo SpeleologicoFiorentino Gruppo Ricerche Carsiche CAI Feltre Gruppo Speleologico OpiterginoCAI Oderzo CAI Bolzaneto Genova Riserva Naturale Integrale Grotta di Santa

Ninfa Riserva Naturale Grotta di Carburangeli Gruppo Speleo-ArcheologicoGiovanni Spano Unione Speleologica Cagliaritana Centro Ricerche Speleologiche

"Nottoloni" Gruppo Autonomo Speleologico Portocivitanova Gruppo Grotte RecanatiGruppo Speleologico Agugliano Gruppo Speleologico CAI Macerata Gruppo

Speleologico Sezione CAI delle Madonie Petralia Sottana Riserva Naturale "Grottadi Entella" Ente Gestore CAI Sicilia Riserva Naturale "Grotta Conza" Ente

Gestore CAI Sicilia Riserva Naturale "Monte Conca" Ente Gestore CAI SiciliaAssociazione Culturale Toward Sky Todi


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