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SpiritoTrail2008-05

Date post: 20-Mar-2016
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montanaro, spero stia bene, ma ormai ho capito che ha la testa camiciata d’acciaio, parabellum, come il munizionamento da guerra. Arriva sempre! Scendo a Morgex non senza fatica, anche se lo zigzagare tra le case e i sinceri saluti della gente aiutano parecchio. Sotto un cavalcavia incontro Krom, mi dice che sta male di stomaco, provo a fargli coraggio ma lo vedo un po’ sconsolato e non posso far altro che abbracciarlo virtualmente e continuare per la mia.
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TRAIL RUNNING WEBZINE N° 5 - AGOSTO 2008 SPIRITOTRAIL cronache Gran Trail Valdigne Tours de Glaciers de la Vanoise Merrel skyrace Ultra Trail del Gran Sasso Ecomaratona del Ventasso concorso fotografico Vox Forum IO NON GETTO I MIEI RIFIUTI! attualità MP3 o suoni della natura? vademecum alimentazione post-trail materiali scarpe Asics Trabucco itinerario trail i dintorni di Brescia interviste SCILLA+GHEZZI preview gare Ecomaratona dei Cimbri Ultra Trail du Mont Blanc Porte di Pietra notizie flash calendario 2008
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TRAIL RUNNING WEBZINE

N° 5

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SPIRITOTRAIL

cronacheGran Trail Valdigne

Tours de Glaciers de la VanoiseMerrel skyrace

Ultra Trail del Gran SassoEcomaratona del Ventasso

concorso fotografico

Vox ForumIO NON GETTO I MIEI RIFIUTI!

attualitàMP3 o suoni della natura?

vademecumalimentazione post-trail

materialiscarpe Asics Trabucco

itinerario traili dintorni di Brescia

intervisteSCILLA+GHEZZI

preview gareEcomaratona dei CimbriUltra Trail du Mont BlancPorte di Pietra

notizie flashcalendario 2008

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REDAZIONESimone Brogioni, Matteo Grassi, Gualtiero Linetti,Stefano Michelet, Cristina Murgia, Maurizio Scilla,Leonardo Soresi, Francesco Zanchetta.

HANNO COLLABORATOAndrea Olivi, Alessio Parauda, Trail Running Brescia, Marco Bummi, gli Orsi, Gabriele Bortolotto, Gianni De Polo, Tommaso Bisagno, Enrico Pollini; Roberto Ciccotelli, Marco Vendramel

I vostri contributi saranno molto graditi.Scriveteci a: [email protected]

FOTO di COPERTINA: ULTRATRAIL GRANSASSO 2008

© Marco Bummi

EDITORIALE

Siamo finalmente arrivati al tanto atteso agosto, il mese che per i più è sinonimo di ferie.

Seppellito provvisoriamente il lavoro con paletta e secchiello, finalmente possiamo dedicare più tempo agli allenamenti, partecipare a gare in luoghi meravigliosi abbinandole magari a piccole vacanze, e in ogni caso vivere con maggiore tranquillità. Insomma, possiamo permetterci il lusso di stare in un piccolo paradiso temporale, correre in gara o allenamento attraverso immagini che ci porteremo appresso per sempre.L’invito che voglio farvi va in senso apparentemente contrario: vi invito a fermarvi...Tranquilli, non vi chiedo di rinunciare alle corse, anche perché so già che non lo fareste, ma vi invito a fermarvi per conoscere, capire, amare. Non so se capita anche a voi, ma a volte correndo ho l’impressione di stare semplicemente a guardarli, i posti che attraverso, e le immagini che catturo e porto con me somigliano a cartoline che veloci mi scorrono davanti, piuttosto che “vita vissuta”. La sensazione è quella di continuare anche correndo con la frenesia del lavoro, sempre più veloci senza un attimo di sosta. Ecco allora l’invito a fermarci, per avere il tempo di far rallentare la vita, farla durare più a lungo, conoscere il mondo che stiamo attraversando. E magari rendersi conto che la macchia colorata sulla roccia che stiamo per calpestare non è dello sporco incancrenito dal tempo, ma sono licheni, le prime forme di vita comparse sulla terraferma. Mentre passiamo in mezzo alle erbe non accontentiamoci di distinguere fra erbe buone e non buone o, se preferite, “ortiche contro il resto del mondo”, ma magari impariamo ad apprezzare l’eleganza primordiale delle felci, le edere, riconoscere e cogliere al volo una rossa corniola, o ad estasiarsi davanti alle gialle cascate del maggiociondolo. Tutti noi sappiamo riconoscere i rovi, questione di sopravvivenza, ma sarebbe bello anche apprezzare al volo la buona salute dell’abete bianco, testimone dell’equilibrio ambientale, o la forza segreta dei rami del carpino oppure l’energia antica dell’olivo, inquieto come un quadro di Van Gogh. In fondo, uno Stradivari è solo un insieme di pezzi di legno e Stonehenge una qualche decina di sassi messi a circolo. Ma quali emozioni e suggestioni trasportano attraverso il lavoro dell’uomo, quale immenso patrimonio di conoscenza e sensibilità ci possono trasmettere... Quando correndo attraversiamo ambienti naturali incontaminati, o paesi e borgate, masi e rovine, abbiamo spesso l’impressione di tuffarci nel passato, spogliarci di tutti gli orpelli del vivere moderno e sfiorare le nostre origini, naturali e culturali; la nostra essenza più pura. Gran parte del fascino della corsa in natura sta proprio in questo, nel viaggio in noi stessi e nel mondo, ma il viaggio sarà più gratificante e profondo se accompagnato dalla consapevolezza che solo la conoscenza ci può dare. Facciamo allora dei viaggi intelligenti e impariamo ad apprezzare i posti e le culture che andiamo a visitare, e se restiamo a casa fingiamo di essere in viaggio lo stesso. Procuriamoci dei libri e impariamo a conoscere e riconoscere le piante, gli animali, i luoghi, la cultura, la storia e le storie, le persone. Fermiamoci, e prendiamoci tutto il tempo necessario per leggere e capire, visitare luoghi e musei, parlare con gli anziani del posto che saranno entusiasti nel raccontarci le storie dei paesi, le vicende e le abitudini che hanno fatto la loro vita, la nostra vita. Mano a mano che aggiungeremo nuovi gioielli al nostro bagaglio ci accorgeremo che ci sono tante altre cose da scoprire, e che non stiamo imparando cose inutili: stiamo imparando a conoscere noi stessi.C’è chi ha notato che la differenza fra noi, persone del duemila, e l’uomo di diecimila anni fa, sta solo nella cultura, perché geneticamente siamo identici. “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” Così un giorno un poeta, a proposito di un “trailer” del passato...

Francesco >checo< Zanchetta

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VALDIGNE 2008TEMPO MASSIMO: POCO PIÙ

DI UN GIORNO PER COMPIERE UN MERAVIGLIOSO ANELLO DI 87 KM E BEN 5100 METRI DI DISLIVELLO POSITIVO NEL COMPRENSORIO DEL MONTE BIANCO, UNO DEI CONTESTI MONTANI PIÙ AFFASCINANTI D’EUROPA. PARTENZA E ARRIVO DA COURMAYEUR, UN PERCORSO A DIR POCO IMPEGNATIVO CHE AFFRONTA QUATTRO DURE SALITE CON SCOLLINAMENTI IN ALTA QUOTA E CHE ARRIVA ADDIRITTURA A SFIORARE QUOTA 2.700 METRI. BEN 600 GLI ATLETI ISCRITTI AI DUE PERCORSI (87 E 45 KM), E QUASI 500 QUELLI CHE HANNO REGOLARMENTE TAGLIATO IL TRAGUARDO. NUMERI DA CAPOGIRO QUINDI, PER UNA MANIFESTAZIONE CHE ALLA SUA SECONDA EDIZIONE È GIÀ DIVENTATA UN VERO E PROPRIO “MUST” NEL CALENDARIO DEI TRAIL ALPINI. COMPLIMENTI ALLORA AGLI ORGANIZZATORI, NON SOLO PER I RISULTATI, MA ANCHE PER I PRINCIPI PROMOSSI (NIENTE PREMI IN DENARO, RISPETTO PER LA NATURA E PER LE PERSONE) E PER L’APPOGGIO ALLE AZIONI UMANITARIE. MA… NON DILUNGHIAMOCI OLTRE E LASCIAMO LA PAROLA A CHI QUESTA CORSA L’HA AFFRONTATA DI PERSONA, SUDANDO E SBUFFANDO, TREMANDO SOTTO LA PIOGGIA E NEL BUIO DELLA NOTTE. ECCO LE IMPRESSIONI E LE EMOZIONI VISSUTE DURANTE QUESTO GRAN TRAIL VALDIGNE.

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foto © Lanzeni Courmayeur

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Testo di Enrico >pollo< Pollini

Gran Trail Valdigne, per me il primo su una distanza così lunga e con un dislivello così

importante. Tempo all’inizio inclemente, partenza sotto una pioggerella fine ed insistente, ma con tutta Courmayeur ad assistere alla sfilata per la via principale del centro e ad incoraggiarci con applausi e campanacci. Prima salita al Colle Licony, la pioggetta va e viene, il Monte Bianco nascosto dalle nuvole; forse con il sole sarebbe più bello ma certamente anche più faticoso Si scollina dopo circa due ore, il Mudanda sputacchiando mi passa via poco sotto mentre stringo i lacci delle scarpe; il tempo è migliorato e lo spettacolo dall’altra parte del colle, con i ghiacciai in lontananza e il lago sotto, è mozzafiato. Giù a scapicollo in Val Licony e poi traverso su carrareccia in costa, a tratti corribile, fino al primo ristoro di Planaval, dove capiamo cosa vuol dire accoglienza e organizzazione. Il cielo ora si è aperto e il sole appare sulla seconda salita prima al Colle e poi alla Punta Fetita. In basso si procede bene, in quota con qualche difficoltà... ma l’ambiente è impagabile, qui tutto è “grande”: le montagne, i boschi, i torrenti, il rumore dell’acqua che ci accompagna un po’ dappertutto, hanno una dimensione diversa dalle mie montagne orientali. Dalla Cima del Fetita grande colpo d’occhio, Titanciano e Kapobecero se lo godono seduti sgranocchiando semi, io procedo lentamente sulla discesa sassosa senza forzare sulle ginocchia. Siamo intorno al trentesimo e la fatica comincia a dar segno di sé; in una normale maratona sarebbe il momento di stringere i denti pensando al traguardo, qui no, c’è ancora l’eternità davanti, e allora lascio passare i più veloci e mi guardo attorno... fino a quando dalla cresta ci si infila nel bosco, su un morbido fondo di aghi di pino, e da dietro sopraggiungono Dario e Krom che vanno pianino anche loro. Una chiacchiera tira l’altra, forse il ritmo aumenta anche un po’... e giù fino al magico borgo di Charvaz, punto acqua, con i bambini che suonano le campane della cappella per incitare i corridori, e applausi e “bravi” da tutti, e giù ancora verso La Salle, altro punto acqua all’interno di un borgo di sasso, altra gente che applaude... e avanti a mezza costa in falsopiano, si cammina, si prova a correre, ma

siamo solo a mille metri qui, ovvio che si può correre, dai, e chi si ricorda che siamo al quarantesimo, che la maratona sarebbe finita qui col fiatone e le gambe a pezzi, e invece nonostante i dolorini strutturali tutto ancora gira. Nel frattempo su in alto si scurisce il cielo e si sente qualche tuono. Morgex, sei del pomeriggio, primo vero ristoro da trail, seduti a tavola con un piatto di pasta, un quarto d’ora di tregua e nel frattempo ricomincia a piovere... si riparte, un tremito di freddo, ma sento che la sosta mi ha fatto bene e corro per scaldarmi, è incredibile, siamo al quarantaquattresimo e le gambe anche se un po’ indolenzite dopo poco girano bene, il respiro ha il suo ritmo sotto la giusta pressione, comincio ad intuire che potrebbe andare avanti così all’infinito. Nel frattempo si scatena il diluvio universale, fortunatamente siamo in basso e sotto il bosco, ma i primi in alto? Sotto il diluvio transitiamo alle sette a Pre St. Didier e cominciamo la salita all’Arpy, camminando su sentiero fangoso prima e corricchiando su carrareccia poi. Il ritmo è buono, spingo ancora bene e recupero qualche posizione. Ristoro di Arpy, il primo al chiuso, come al solito ogni ben di Dio a disposizione, sbocconcello qua e là, indeciso se cambiarmi e vestirmi asciutto e più pesante o se continuare così. Alla fine dopo poco mollo tutto e riparto subito, perché il passo era buono e mi sento in forma, e dai che è ancora chiaro e forse si riesce ad arrivare al Colle Croce senza frontale. Altro brivido di freddo alla partenza, tengo duro, dopo poco correndo passa, poi la strada si fa più ripida e si torna a camminare, fino al lago di Arpy, verde brillante nell’ultima luce del giorno argentata dalle nuvole... e ancora su, il Colle Croce che non arriva mai, il buio sta scendendo e solo l’occhio abituato alla semioscurità mi consente di vedere il sentiero, piano piano il mondo si chiude su me stesso, gli equilibri e le sensazioni cambiano... poi finalmente il rumore di un generatore, qualche raffica di vento, ma allora ci siamo, scollino alle dieci di sera, La Thuile sotto sembra ad un passo, sarebbe ora di tirare fuori la luce ma fa troppo freddo, meglio un po’ più in basso dove c’è meno vento... e mi ritrovo solo, nel mio bozzolo di fredda luce a led, con l’intorno che improvvisamente si è spento, costretto a ripartire subito per non ghiacciarmi, solo in lontananza il rumore di un torrente e

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qualche goccia di pioggia in faccia. Riprendo il ritmo, raggiunto da un altro concorrente, chiedo se vuole passare, mi dice: “No il tuo ritmo mi va bene” e andiamo avanti, in silenzio dopo un paio di chiacchiere. Abbiamo passato il sessantesimo chilometro e le dodici ore di corsa, non sono mai stato così a lungo sulle gambe e ragionevolmente sarebbe ora di fermarsi con le rotule in fiamme,

eppure qualcosa mi spinge avanti, sarà la simbiosi con il compagno che sta dietro, il silenzio rotto solo dal rumore ritmato dei passi e dei bastoncini, il mondo che si è ristretto alla dimensione dell’alone delle frontali, il sudore che torna a sentirsi sulle tempie perché in basso è più caldo... e le luci di La Thuile a portata di mano, ingannatrici perchè manca ancora un po’, sentiero nel bosco, poi strada poderale, poi ancora sentiero e infine l’asfalto; ci siamo, sono le undici, la discesa è stata veloce e a questo

punto si può cominciare anche a fare due conti sul tempo finale. Ristoro di La Thuile, entro alle undici e dieci, mi do venti minuti di tempo, mi tolgo le cose bagnate di dosso, capelli d’angelo in brodo, che se me li propone mia moglie glieli tiro in faccia: sono buonissimi e caldi; una banana, formaggio, pane, una maglia più pesante e asciutta, giacca a vento, frontale. Il tempo è scaduto,

ancora una coca-cola e mezza arancia e via si parte. La Thuile alle undici e mezza deserta, ancora una fine pioggerellina, i rari passanti ti dicono “bravo”, ancora quel brivido di freddo, i primi passi di corsa sull’asfalto in leggera discesa, le gambe che piano piano ricominciano a girare, e poi il sentiero fuori dal paese. Di nuovo buio, salite a strappi alternate a falsopiano, passo e corsetta e bozzolo di luce e rumore forte di torrente... poi è strada asfaltata non ripida e il ritmo si fa regolare, quasi ipnotico, efficiente, veloce, quattro passi, una spinta di bastoni, un ciclo respiratorio, tre soli rumori nella testa e il sottofondo del torrente, l’energia c’è ancora tutta e piano piano i dolorini da fatica scompaiono. Raggiungo un gruppetto e tiro dritto, qualcuno ne approfitta e si mette a ruota, qualche taglio su sentiero, leggeri cambi di ritmo, ancora asfalto, poi carrareccia bianca, la pioggia si fa più intensa, dietro una curva Youlaz, l’ultimo punto acqua, un the caldo, una coca, carico mezzo idrozaino, due parole con i volontari e via, solo nella notte. Più avanti l’alone delle frontali del gruppetto che è partito prima di me, dietro a qualche centinaio di metri altri due, ma nel buio e nel

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rumore dei miei passi sono solo, di nuovo quello stato quasi ipnotico che potrebbe durare all’infinito; però ormai siamo in quota, il ritmo rallenta un po’, fa freddo e piove forte, in alto la luce sul colle. Tengo duro per un po’, pensando di tirare fuori guanti e berretto dopo aver scollinato, ma il vento e la pioggia sono troppo forti, le mani gelate e quindi poco sotto il colle sosta, rompere il ritmo, ripartire a fatica, con il passo che non ne vuole sapere di tornare a girare, forse anche perché siamo così in alto, per fortuna ci siamo quasi. Dopo poco un volontario imbaccuccato mi porge mezza tazza di the, i cinquemilacento sono finiti e anche se mancano ancora dieci chilometri; è un po’ come essere arrivati, le due e cinque, posso farcela entro le diciotto ore e arrivare prima delle quattro. Avanti giù, i primi tornantini su sentiero prima sassoso e poi su erba e fango, mani

ghiacciate, pioggia battente e vento freddo, bastoncini puntati... a fatica accenno ad una corsetta, è più un passo saltellato su sentiero tecnico che è diventato un torrentello di fango, passi scivolati, passi affondati, un altro concorrente dietro che non vuole passare e si affida al mio ritmo, sono circa tre chilometri così, perdendo un bel po’ di quota ma facendo poca strada. E poi alle due e quaranta la strada poderale, il pompiere al controllo che ti dice che con la luce sono tre quarti d’ora, ma con il buio chissà, qui se vogliamo farcela bisogna correre, il compagno di prima se n’è già andato... e allora con ottanta chilometri nelle gambe uno non sa quanta energia può avere ancora dentro, e piano piano i passi cominciano a girare sempre più veloci, le ginocchia non le senti più, i sassi sotto le suole nemmeno, il trottino si fa efficace, l’aria torna a suonarti

nelle orecchie, fa già meno freddo, senti di nuovo il sudore dentro la giacca. Le luci di Dolonne tra gli alberi, gli ultimi due chilometri di sentiero nel bosco, ancora qualche passaggio scivoloso di fango, le scarpe ormai zuppe, un alone di frontale poco avanti, piano piano sempre più vicino, uno più lento di me in discesa, lo passo, siamo in gara o no? E quando manca circa un chilometro, quando già sento i “bravo!” per quelli che stanno tagliando il traguardo, solo adesso mi rendo conto di desiderare che sia finita, fino a prima non ci avevo mai pensato. Finalmente il ponte, l’asfalto, il traguardo in fondo alla strada, gli applausi, le braccia alzate, un dito al cielo, una lacrimuccia... diciassette ore e cinquanta, e adesso... una birra!

Testo di Roberto Ciccotelli

Uno dei miei film preferiti recita: “Che te lo dico a fare Donnie…”. Che ve lo

dico a fare, appunto… Il Gran Trail Valdigne, sono le 9.55 e la piazza di Courmayeur ribolle di vita. Tanta la confusione, forse troppa, allora comincio ad escludere l’umana follia, comincio con le voci, poi abbasso la testa e passo agli sguardi, per ultimo lascio i problemi, le preoccupazioni e gli amori d’un tempo. Sono qui per stare con me, devo cercare di respirare, in profondità, lentamente ed inesorabilmente, respirare… respirare… Perso che m’ero perso m’è parso che siam partiti, in alto, verso Colle Liconi. Lungo serpentone che alla montagna s’attorciglia,

risale affannoso sempre più in alto. Sono egoista, lo ammetto, ma avrei voluto con un colpo di tosse far sparire tutti, o quantomeno farli smettere di chiacchierare, di raccontare, di vantare e denigrare. Vorrei che... ed ecco, d’improvviso incanto, il voler desiderare mi porta alla prima cima, scollino e il premio è un lago alpino di Tolkeniana memoria. Torno in me e m’accorgo di essere vicino all’amico Gherard, tedesco di ferro dall’occhio inconfondibile; non ci capiamo a parole ma a vocali in eterno loop, a gesti. Finalmente, penso, una comunicazione ANIMAlista: poche parole e pochi fraintendimenti. C’è tempo per delle foto, io, lui e le nostre mani sudate. Un flash mi fa pensare ai miei compagni di viaggio: Leo e signora Niki, Ste e Mark M.B.B. (Magic

British Basetta); ho perso nella calca della partenza i primi, mentre M.B.B. è partito a razzo sulla prima salita. Inizio finalmente a “correre” e le gambe vanno, incredibile ma le gambe vanno, ovviamente vanno per quello che mi possono dare, generose come sempre, le ringrazio, le accarezzo e non ci penso più. Passo Planaval e salgo a Testa Fetita con inaspettata freschezza.

La comunione inizia a portarsi via i primi sensi, vacilla la percezione del tempo, vacillano le convinzioni e la sociale educazione, il pelo si drizza e dentro monta a schiuma un calore fetale, d’ancestrale profumo evolutivo. Penso a Robychao, l’ho cercata con lo sguardo in salita e tanto m’ha dato il suo capir

CHE VE LO DICO A FARE...

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montanaro, spero stia bene, ma ormai ho capito che ha la testa camiciata d’acciaio, parabellum, come il munizionamento da guerra. Arriva sempre! Scendo a Morgex non senza fatica, anche se lo zigzagare tra le case e i sinceri saluti della gente aiutano parecchio. Sotto un cavalcavia incontro Krom, mi dice che sta male di stomaco, provo a fargli coraggio ma lo vedo un po’ sconsolato e non posso far altro che abbracciarlo virtualmente e continuare per la mia.

Arrivo al ristoro principale e vedo che dall’altra parte è appena uscita la Niki, fa per passare il ponte di legno ma al mio gridare si gira e sorridendomi ci salutiamo. Entro nel tendone e l’atmosfera è davvero bella, butto dentro due piatti di pasta, salame, formaggio, pane e soprattutto due birre medie A GRATISSE, la spillatrice del sacro nettare m’è apparsa in tutta la sua bellezza valdostana! Poi dicono le coincidenze, parli di bionda ed ecco che ti spunta Gherard (vi lascio immaginare...); il tempo di una foto e si riparte. Fuori intanto si diverte un temporale nervoso che convince molti a cedere alla comodità, al calore delle spose, al sorriso dei figli, ma soprattutto al dolore delle ginocchia. Sono qui per stare con me, lo ripeto in silenzio, lo ripeto ad alta voce, e riparto. La pioggia, che tanto amo, oggi è particolarmente stressante, entra ovunque, un abbozzo branchiale s’affaccia sul mio collo, non sto molto bene, la digestione è lenta e il sangue confluisce allo stomaco, lasciando alla testa solo un pugno di dubbi su cui riflettere. Con un rutto di vichinga memoria spazzo via tutto, pensieri e digestione e torno a “correre“, direzione Colle Croce, si sale bene, il passo è leggero ma comincio a maledire le Salomon 3D, ogni passo di corsa è una bastonata alla pianta del piede, hanno la stessa capacità ammortizzante di una fetta di mortadella: mi farò male, mi dico. Il ginocchio inizia a farsi risentire, la testa poi ci ragiona ed ecco che abbandonar l’animale via porta a sentir male anche all’anca, al collo del piede. Corriamo, vai... Arrivo all’ostello Mt. Blanc, dove la notte prima avevo dormito alla camerata n. 30 con Leo, Niki, Ste e Gherard, e il pensiero torna a Mark M.B.B., lui no, animale com’è se l’è passata in tenda ad amoreggiare con il nubifragio! All’uscita del ristoro la prima crisi di

freddo, mi entra ovunque, è come un pugno che scava al centro del petto, nelle ossa, nei nervi, nel cuore. Sto decisamente male per un quarto d’ora così da commettere un errore imperdonabile: per superare il freddo aumento bruscamente il ritmo di corsa. Il freddo passa, certo, ma arrivo al limite dei crampi e dello sbocco, il conato è improvviso e violento ma nulla esce dalla mia bocca se non un verso simile ad uno Yak in calore, presente l’esorcista? Scatto a molla in avanti per vomitare ma niente, mi ritrovo senza capire come in piedi, braccia appoggiate sui fianchi ed un lungo filo di bava che scola sul pettorale. La sera s’avvicina! E’ incredibile come la salita al Colle Croce assomigli ad una commedia di Eduardo De Filippo, partenopea, di quel particolare modo di mettere insieme comicità e dramma, roba da fame, insegnamenti da strada e “lu tirammo a campà” che diventa legge assoluta per ogni passo “c’addà venì”...è tanto interminabile quanto stressante, ma come sempre la pazienza porta emozioni, un regalo inatteso: non so quanti altri hanno avuto la possibilità d’ammirarlo, un arcobaleno immenso, posto lì tra due cime, a consolare un figlio d’Abruzzo, terra di transumanza antica, a far coraggio, a costringere il capo a chinarsi con reverente devozione.

Ma finalmente è l’ora, l’ora del buio, come cantava un amico musicale, eccola l’ora, l’ora delle tentazioni, il vento, il fuoco, una porta che sbatte, pensieri e parole. Penso a lui, a Giovanni Lindo, al suo insegnar cantando musica, all’occhio inconsapevole d’un cucciolo animale, archivio vivente della terra che in un battito di ciglio racchiude un’esistenza. Mi faccio uomo animale, sono qui per stare con me, ed ecco che finalmente gli Dei mi concedono di superare il muro della lucidità per farmi entrare in quel luogo mistico che i maestri raggiungono con la meditazione e gli allievi con la fatica splendida del voler comprendere come si può impazzire di ragione. La Thuille, ci siamo, tra poco inizia l’ultima salita, cerco di seminare un paio di compagni di corsa. Voglio stare da solo, sono qui per capire, devo stare da solo, il primo lo semino accelerando, al secondo chiedo di lasciarmi e lui, grand’uomo, sfila via con gentilezza sorridendomi, senza parlare, senza fraintendimenti. La lunga strada asfaltata inganna,

invita, è subdola e lussuriosa, sembra cantare di grandi imprese sportive e nella testa una voce ti comanda a spingere, spingere fino a sentire i polmoni scoppiare d’aria e sangue. Non ascolto, inizio a cantare dentro di me una vecchia canzone di De Gregori, una canzone che narra di matti che non hanno il cuore, di matti che anche se strillano che male gli fa, di matti che non hanno il cuore ed anche se ce l’hanno è malato, è una caverna tutta nera e così via ad esorcizzare quel canto di sirena montana! Salgo veloce senza dimenticare di controllare il respiro, mi sento inaspettatamente sciolto e leggero. Non volevo che accadesse, lo immaginavo spedito verso il traguardo, ed invece è proprio lui, Dario “Roccia”, sta poco bene, vorrei star lì a fargli compagnia ma ora è davvero dura per tutti. Gli dico di sentirmi particolarmente bene e lui, generoso come sempre, mi consiglia di approfittarne, lo abbraccio virtualmente e gli faccio gli auguri. La mia roccia preferita, montanaro di pianura, se sono qui è grazie ad una pizza insieme al Gran Raid delle Prealpi Trevigiane. Mi auguro di rivederlo al traguardo, sicuramente si rifarà all’UTMB. A questo punto la pioggia si fa fitta e superato Youlaz inizia il mio personale calvario.

Finalmente, siamo al dunque, penso a salire cercando di ritmare il passo con il respiro. In alto un faro chiama, sembrano le luci di “Incontri ravvicinati del terzo tipo”, come un alieno richiamato magneticamente dalla nave madre salgo sotto ipnosi. Ho freddo, sto male, provo a mettere qualcosa di più pesante ma niente, l’inesorabile inesperienza, la pioggia ha bagnato tutto. Non ho più niente se non il freddo. Me la rido, di gusto, la bocca si contorce agli angoli trasformando quella che dovrebbe essere un’espressione di gioia in un ghigno deciso, sembro uscito dalla penna di Bulgakov: Cuore di Trailer! Entro in un tunnel di sensazioni , tutt’attorno sento la presenza delle montagne, i nevai, il fango che ingoia e sputa, cado, mi rialzo, ricado; la luce s’avvicina per poi sparire beffarda, sono al limite massimo, l’elastico è teso, ma la mente non ai fisici limiti donar risposta deve. Mai sensazione fu più vera, più viva, mi abbraccio forte forte ripetendomi di godere fino in fondo, di provare a sentire finanche l’ultima goccia mescolarsi al pianto. Ricordi dolorosi appaiono cercando

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di ridicolizzare il “sacrificio”, mi rincuora il sapere che se non ci sei, di quel particolare ordine, allora non ti è concesso neanche comprendere le infinite sfumature che alla vita stanno. Non è concesso cercar di comprendere l’importanza delle coincidenze, l’immortale e profondo occhio d’asino, il sorriso di un bambino, il continuo miracolo che si rinnova in ogni amore, in ogni istante, in ogni esperienza, in ogni vita... Testa china, passo dopo passo, penso a Rutger Hauer in Blade Runner, la sua pioggia diventa la mia. Le colombe si alzano in volo e tutto si colora d’incanto, esplosioni sconfinate ai limiti del conosciuto. Siamo vivi, sono vivo, ancora una volta, la carne, il sangue, i nervi, le ossa, il dolore, il piacere, il sapere e lo scoprire. Chi o cosa sono… Fango, fango, pioggia, nessun dubbio sul perché mi trovo in questa situazione semplicemente sublime, nessun dubbio sul chi ringraziare, lo sento, mi guarda con benevolo distacco, il Grande Spirito... la Grande Madre, il suo profumo è conoscenza – lunga è la via illuminata – sale nelle ferite aperte, tutto è ricordo. Una scossa reale ed eccomi sotto il faro, Colle Arp, abbraccio un vecchio montanaro ringraziandolo per il freddo che per noi si prende e mi butto giù, rotolando più che correndo, mancano dieci chilometri al traguardo, e per la seconda volta maledico le Salomon. Incredibile, mi sento bene e riesco a correre fino a Courmayeur... immaginavo lacrime liberatorie, invece ecco un sorriso immenso sul mio stupido faccione, sono più libero ora, sono più felice, sono più maturo. Sotto la doccia m’accorgo di avere una profonda ferita che come un chiodo spacca il cuore inchiodando l’anima al corpo. Non si può curare, resterà lì per il resto della mia vita. Resterà lì a ricordarmi di ringraziare per ogni istante che mi sarà concesso vivere. Dovevo stare con me e così è stato. Grazie a Dio ho imparato la fatica. Grazie a Dio ho imparato ad imparare.Grazie a tutti i miei compagni di viaggio.Gran Trail Valdigne: 87 Km in 17 ore e 36 minuti. u

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Testo di Marco Vendramel

Che cosa fai, continui?” “Prendo qualcosa di caldo e poi decido….”

Frasi bisbigliate, dette sottovoce; mogli genitori, mariti che chiedono ai loro familiari se è il caso di continuare, di andare avanti e perché poi. Freddo, vento, acqua e fulmini, non sempre in quest’ordine, ci accompagnano ormai dalla partenza, la beffa giù da Liconi dove, quasi ad ingannarci, esce un sole caldo, bello, com’è giusto che sia a luglio. Poi dopo poche ore si ricomincia: freddo, vento, acqua e fulmini; com’è giusto che sia, in montagna. Ho negli occhi ancora la partenza, tutti coperti, tutti ai ripari, illudendoci che è meglio non bagnarci prima di partire, perché poi migliorerà e non si parte già bagnati. Illusi. Per oggi questa corsa ha, se vogliamo accettarlo, del valore aggiunto: il brutto tempo. Tempo che intaccherà le certezze e che distruggerà gambe e fiato a prova di qualsiasi dislivello. Pioggia che si mischierà alle lacrime, lacrime d’Eroe, per poi cadere a terra dove resterà solo fango, tanto. Fango, rocce lucide, che in discesa faranno rimpiangere le salite più dure. Discese che di notte diventeranno infinite. Infiniti come i nostri pensieri, che galoppano, che cercano motivazioni, che cercano scuse e che non trovano nulla. Sguardi da naufrago sotto i tendoni dei ristori, facce provate, pallide, qui la sofferenza non è interiore. Traspare tutto dai nostri gesti, dalle nostre parole. Ad ognuno brillano, oltre che gli occhi, le scaglie della propria armatura dove sotto batte un cuore da Eroe. L’armatura degli Eroi oggi non brilla sotto il sole, oggi è lucida di pioggia e sporca di fango. Pioggia che sferza e schiaffeggia il viso,

forse per svegliarlo, per urlargli insieme al vento che oggi sarà più dura. Fango che blocca i piedi e che al passo successivo li fa scivolare. E poi la notte, buia, senza luna e stelle, solo i nostri lumini a tentare di accenderla a dire che noi ci siamo.

“Che cosa fai, continui?” “No, non ce la faccio più, mi fermo…..” Il silenzio che segue è più forte del boato dei tuoni, gli occhi bassi, lucidi, parlano più di mille parole. Torni indietro con la mente e cerchi giustificazioni, cerchi scuse, la preparazione, le motivazioni. Non trovi niente adesso, sotto quel tendone, trovi solo una sedia libera e ti siedi, sei svuotato. Certo, non devi dimostrare niente a nessuno, forse a questo punto neppure a te stesso. Difficile adesso pensarlo, guardando chi, malcelando la propria sicurezza riparte con un sorriso forzato. Sei qui solo per te stesso, ma ora ti vedi distante, vedi qualcuno che stenti a riconoscere, qualcuno ormai seduto. Dov’è l’Eroe? Eroi sono quelli che si rialzano e ripartono! Tu invece sei lì che prepari le scuse, le balle da raccontare. No, Eroi siamo tutti, Eroe è chi ha provato a dare tutto quello che poteva, che si è impegnato al massimo, che è caduto. Eroe è la persona consapevole, che accetta i limiti che a volte gli sono imposti da fenomeni esterni alla propria volontà. Eroe è chi si accetta per quello che è, per quello che riesce a dare, sapendo di dare il massimo. Eroe è quello che piange per una rinuncia, per una sconfitta.

A tutti gli Eroi del Gran Trail Valdigne 2008, a quelli che non sono arrivati, a quelli che sono arrivati prima e dopo di me, a quelli che non c’erano e a quelli che ci saranno un’altra volta. u

“SPAZZA VENTO E PORTA VIA IL BAMBINO CHE GIOCA CON IL MARE NON SARO` EROE NON SAREI STATO MAI TRADIRE E FUGGIRE E’ IL RICORDO CHE RESTERA`”

(Litfiba)

EROI NEL VENTO

classifiche 45 kmPos Cognome Nome Tempo1 VIERIN PAOLO 4.36.342 JUNOD MASSIMO 4.49.553 AIAZZI GUIDO 4.57.184 VUILLEN LORIS 5.02.245 CLAP CESARE 5.11.206 GUALA EDY 5.11.337 CHATEL EDY 5.18.588 GIUPPONE MAURO 5.30.359 GABIOUD JULES-HENRI 5.31.1610 BIDESE ROBERTO 5.31.5511 BIANCHI VINCENT 5.32.1612 PELLISSIER GIORGIO 5.34.3413 PALLAIS MAURO 5.37.4414 PICHI GIORGIO 5.38.4515 CAZZANELLI FRANCOIS 5.42.4416 STELLA CARLO 5.45.5317 STERLICCO ANTONELLO 5.46.0218 TORMENA FABIO 5.47.3219 MOCHET ERIK 5.54.0220 PORRO PIER CARLO 5.56.48

classifiche 87 km

Pos Cognome Nome Tempo

1 TAGLIAFERRI MASSIMO 10.19.26

2 GADIN FLAVIO 10.29.08

3 GAYLORD TOPHER 10.41.52

4 BARNES PABLO 10.57.45

5 VALSESIA NICO 11.22.04

6 VARESCO FABIO 11.25.17

7 CHILO FULVIO 11.29.42

8 MERLETTI ARMANDO 11.38.54

9 DOLIANA CHRISTIAN 11.59.50

10 SANTUCCI PIERO 12.01.26

11 DEBIZE JEROME 12.01.49

12 RYAN BAUMANN 12.07.33

13 GHEZZI MATTEO 12.09.19

14 FESTORAZZI FABIO 12.09.23

15 PILLONEL ETIENNE 12.09.47

16 AUDISIO SILVIO 12.12.27

17 CAMANDONA MARCO 12.25.50

18 ARICI TIZIANO 12.41.00

19 FIORI ANDREA 12.47.35

20 OLIVERI VIRGINIA 13.11.08

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CRONACHE...

Testo di Leonardo >leosorry< SoresiFoto © Akuna

CINQUE ANNI FA PHILIPPE DELACHENAL, VULCANICO TRAILER SEMPRE ALLA RICERCA DI NUOVI SENTIERI DA ESPLORARE, LANCIÒ L’IDEA DI FARE UN TRAIL ATTORNO AI GHIACCIAI DELLA VANOISE, LA PIÙ GRANDE CALOTTA DI GHIACCIO DI TUTTA L’EUROPA OCCIDENTALE. IL “TOUR” DEI GHIACCIAI ERA GIÀ UNO DEI PERCORSI ESCURSIONISTICI PIÙ FAMOSI DI FRANCIA: SE PERÒ LE

T

GUIDE LO PROPONEVANO COME ITINERARIO DA FARE NELL’ARCO DI 4 O 5 GIORNI, PHILIPPE LO PROPOSE COME GARA DA COMPLETARE NEL TEMPO MASSIMO DI 16 ORE. 72 KM E 3800 METRI DI DISLIVELLO, CON PASSAGGIO AL COL DU CHAVIÈRE A 2800 METRI DI ALTITUDINE E CON LA QUASI TOTALITÀ DEL PERCORSO SEMPRE AL DI SOPRA DEI 2400 METRI.

Vde la anoiseour des Glaciers

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Le immagini dei concorrenti che attraversavano il Lac de Vaches su una passerella di sassi posata 150 anni fa dai contrabbandieri che valicavano le Alpi mi era rimasta impressa nella mente, ma ogni anno qualche motivo mi impediva di parteciparvi. A gennaio di quest’anno però ho preso la decisione di iscrivermi, per non rimandare ancora la scoperta di un trail di cui tutti parlavano in maniera così entusiasta. Purtroppo, o per fortuna, la natura e le montagne dei programmi dell’uomo se ne fregano: la gara sempre baciata nelle prime quattro edizioni da splendide giornate di sole, si sarebbe svolta sotto un cielo plumbeo. Anzi, peggio ancora: le previsioni meteo non lasciavano proprio speranza, con pioggia battente al mattino e temporali il pomeriggio. Gli organizzatori hanno così preso la decisione di accorciare il percorso a 47 km e 2950 metri di dislivello e soprattutto di non far passare i concorrenti per il versante est del ghiacciaio. Così, da un percorso circolare si è passati ad un percorso

A Philippe però non interessava tanto l’exploit sportivo, quanto far conoscere la

bellezza rude e selvaggia di queste montagne. Di qui la scelta di non segnare in alcun modo il percorso.

“Secondo me la segnalazione del percorso toglie ai concorrenti la necessità di guardarsi intorno alla ricerca dei sentieri o dei segni del club alpino francese. Il vero trail è questo, in cui non contano solo la forza muscolare e la velocità”.

Il successo fu immediato, tant’è che le iscrizioni, limitate a 500 partecipanti per ragioni di rispetto del delicato equilibrio ambientale del parco, si chiudono con largo anticipo rispetto alla data della gara. A decretare l’ingresso del Tour des Glaciers de la Vanoise (TGV) fra i grandi ultra-trail più amati d’oltralpe fu anche la rivista Endurance, che due anni fa gli assegnò il titolo di “Trail più bello di Francia”.

ad otto, con doppio passaggio per la partenza di Pralognan. Di qui anche la decisione sofferta di segnalare il passaggio con i classici nastri bianchi e rossi.

“Il percorso originale del TGV è del tutto razionale, un giro attorno al ghiacciaio, per cui al concorrente è chiaro che direzione seguire. Con le modifiche imposte dalle previsioni meteo, non c’era più alcuna logica, e allora segnalare è diventato indispensabile”.

Nonostante le pessimistiche previsioni meteo, l’alba si presenta con un bel cielo azzurro completamente sgombro di nuvole. Il primo tratto è in leggerissima salita e, attraversando la foresta d’Isertan, arriva fino al rifugio di Roc de La Peche, da dove inizia la salita al Col de Chavière (2.800 metri). Il tempo rimane bello e comincio a pensare che i metereologi ci abbiano fatto uno scherzo di pessimo gusto, togliendoci

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la chance di fare il tour completo. In cima alla salita trovo Dario Tartari e Andrea De Alessandri: tutti e tre insieme cominciamo la discesa che ci riporta verso Pralognan, costeggiando il lato opposto del torrente Doron de Chaviére. Dario è in forma e ci tira la volata, io lo seguo con un minimo affanno, mentre Andrea prudentemente rallenta per non peggiorare il dolore alla caviglia dopo la storta presa due settimane fa alla Lavaredo Ultra Trail. D’improvviso però il cielo si oscura: grandi nuvoloni neri gonfi di pioggia salgono veloci dal Petit Mont Blanc che incombe alla nostra sinistra. In meno di venti minuti passiamo da una splendida giornata di sole ad un temporale rabbioso che ci investe con raffiche di vento e di pioggia. Arriviamo a Pralognan, è il 30° km: davanti ci aspettano altri 17 km e 1700 metri di dislivello, ma soprattutto un temporale che non accenna a placarsi, con i lampi

che saettano nel cielo nero e i tuoni che rimbombano minacciosi. Dario segue la regola elementare di chi va in montagna: quando arriva il temporale scendi di quota. Pur essendo il più in forma dei tre decide di non ripartire verso l’ascensione a Mont Bochor (2018 metri), anche perché fra 7 giorni lo aspetta il Gran Trail Valdigne. So di stare scegliendo un azzardo, ma sono con le spalle al muro: la mia stagione trail finisce probabilmente qui. Nessun’altra avventura, nessun programma per non andare a rompere gli equilibri familiari. E fermarmi dopo soli 30 km mi sembra quasi uno spreco: inoltre nei giorni scorsi, essendo in vacanza a Pralognan, ho avuto modo di fare l’ascensione al Bochor due volte. Conosco bene il monte e i sentieri che lo attraversano. In caso di pericolo, mi dico, farò dietrofront.

Mi avvio, sperando che quel biancore che sale da fondovalle sia preludio

ad una schiarita. La fortuna è dalla mia, perché dopo una mezz’oretta la pioggia smette e squarci di azzurro si fanno spazio sgomitando tra le nuvole. Mi prende una felicità dentro, frutto della precedente paura: come un’energia compressa che adesso esce facendo il botto. Salgo veloce lungo il Bochor, scendo in bomba verso Fontanettes e riparto senza quasi fermarmi al ristoro lungo la durissima salita che sale verso il Lac des Assietes a 2469 metri di quota. Qui, pur rimanendo nel versante ovest del ghiacciaio, tutto si fa più rude, più selvaggio. Scompaiono dalla vista i segni dell’uomo. Solo rocce, cascate, ruscelli impetuosi che scendono dai ghiacci eterni. Perfino la pietra si è piegata a questo lavorio millenario fatto da neve ed acqua, diventando levigata e priva di asperità. Finalmente arriva la cima del Col de La Vanoise, con il rifugio omonimo sperduto in mezzo al niente, ai piedi della Grand Casse, la montagna più alta della Vanoise con i suoi 3855 metri. Sembra di arrivare alla fortezza Bastiani del

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Deserto dei Tartari di Buzzati. Il rifugio se ne sta lì, battuto dai venti e oppresso dalla colata di ghiaccio che ricopre la Grand Casse. Il terreno è completamente spoglio: radi fili d’erba hanno preso il posto della neve che si è appena sciolta, e fra pochi mesi verranno nuovamente ricoperti. Selvaggio. Non riesco a pensare ad un altro aggettivo per descrivere i grandi spazi che qui si aprono, dove la maestosità delle cime fa risaltare ancora di più l’umiltà dell’uomo che le attraversa correndo. La vita sembra così fragile di fronte alle forze della natura che qui si scatenano e impongono le loro regole. Non c’è spazio per le mezze misure, per i sentimenti piccoli e deboli, per gli eventi placidi e tranquilli. Quassù il cuore batte ad un ritmo animale, scosso dal ghiaccio, dal vento, dal sole e dalla pioggia. La vista si fa più acuta,

i sensi si risvegliano, fiutando un ambiente che chissà quanti millenni fa è stato patrimonio comune a tutti gli uomini.

Inizio la discesa verso il Lac de Vaches, l’emblema di questa gara, con quella fila infinita di sassi che da secoli gli uomini hanno calpestato per attraversare le acque grigie del lago circondato dai ghiacci. È un attimo, un sospiro perso nel vento e la nebbia mi avvolge tutto. Non c’è più nulla attorno. Solo un sasso davanti al piede e il rumore assordante delle nevi che si sciolgono. Inizia il ritorno alla civiltà, appena tre chilometri più in basso c’è il rifugio Des Barmettes e dopo un volo verticale di mille metri di dislivello si ritorna alle strade di Pralognan. Di solito mi gusto gli ultimi chilometri di una gara con calma, assaporando il piacere di stare per

CLASSIFICA FINALE MASCHILE

1o Pommeret Ludovic - 04:31:10 2o Dawa Sherpa - 04:45:06 3o Rouanet Renaud - 04:49:31

arrivare, di aver superato l’ostacolo. Oggi invece sono ancora carico di adrenalina fino alla punta dei capelli e mi precipito verso valle come fossi inseguito chissà da quale orrendo mostro. O forse oggi riesco ancora a sentire il piacere che dà una discesa a tutta birra, senza prendere fiato, saltando da una roccia all’altra, tirando il freno solo quel tanto che serve per non finire in un burrone.

Non posso non pensare di tornare per fare il Tour completo. Ho visto troppa bellezza. Ho provato troppe emozioni. Non posso non pensare che sarebbero state ancora di più con il percorso originale. E allora “Arrivederci” ghiacciaio della Vanoise, il prossimo anno verrò di nuovo da te.

142 Galletto Marco 06:47:31

162 Soresi Leonardo 06:56:00

227 Tarallo Alessandro 07:18:55

256 De Alessandri Andrea 07:27:13

364 Baldini Giovanni 08:24:05

365 Giannini Maria Giulia 08:24:06

393 Agostinello Luca 09:00:14

394 Guidobaldi Massimo 09:00:14

395 Groppi Luigi 09:00:14

396 Camertoni Antonio 09:00:14

397 Tenti Giuseppe 09:00:15

COSÌ GLI ITALIANI IN GARA

in basso: Leonard Soresi sale al Bochor (foto Akuna); a dx: l’arrivo di Dawa Sherpa (foto Veronique Convert)

CLASSIFICA FINALE FEMMINILE

1a Giraud Maud 05:42:23 2a Lauga Alice 06:01:17 3a Barioz Sandrine 06:10:44

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sMERREL CRONACHE...

Non so se ricordate un film che nei primi anni '80 cir-colava nei cineforum: si

chiamava "All American Boys" e raccontava la storia di un gruppo di ragazzi americani del profondo sud con la passione del ciclismo. Uno fra loro in particolare, aveva una vera e propria venerazione per i grandi campioni italiani e, di conseguenza, per tutto ciò che fosse riconducibile al nostro Pae-

se, che aveva in qualche modo idealizzato: correva in bici con la maglia tricolore, aveva le foto di Coppi e Bartali in camera, e non perdeva occasione per decanta-re presso amici e ragazze quanto gli italiani fossero belli, bravi, forti e sportivi, tanto da essere anche preso in giro per questa sua fissa-zione. Ebbene, un giorno, per uno strano scherzo del destino, capita che una squadra professionistica

IL SOGNO SI AVVERATesto e foto di Andrea >chiocciola< Olivi

ky race

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italiana faccia tappa in quel mi-nuscolo paese, e che ci sia modo di correre insieme a quei perso-naggi che il nostro aveva mitizza-to da sempre: era stata organiz-zata infatti una gara amichevole lungo le strade del Grand Canyon (magnifiche le riprese), e il grup-po sportivo dei locali era stato invitato a partecipare. Ma, come sappiamo, la realtà molto spesso è diversa dai sogni: durante la corsa gli “italiani” si dimostrano ben lontani dall’essere quel che l’ingenuo ragazzo di provincia pensava, anzi si rivelano l’esatto opposto, e il mito crolla, le aspet-tative svaniscono.

La Merrel Sky Race di Serre Che-valier, in Alta Savoia, tappa fran-cese del circuito Buff Sky Run-ner (campionato del mondo di skyrace) significa 68 km, 3500 D+ e un’altimetria che è tutto un programma, ma vuol dire anche attraversare ambienti protetti e incontaminati, montagne dai

nomi affascinanti come il mitico Galibier, e sicurezza di un'organiz-zazione collaudata ed efficiente. Quest’anno si festeggiava la 10a edizione: per l’occasione percor-so allungato di 10 km e inserimen-to del Col des Beraudes, 2895 m. E queste erano le certezze. Poi, come quel ragazzo ameri-cano, anch’io avevo un sogno: quello di poter nuovamente re-spirare quell’atmosfera provata lo scorso anno alla CCC e al Terre Modane.Sono le quattro e mezza del matti-no quando esco dal mio albergo di Monetier; piove, la notte c’è stata tempesta, e mi incammino verso la partenza. Durante il tra-gitto vengo fermato da diverse macchine che non sanno dove andare a prendere il pettorale; a bordo ragazzi giovanissimi: io ce la metto tutta col mio francese “automatico” (in seguito capire-te), loro sorridono, educatissimi e rispettosi (sarà mica l’età?) e mi salutano con calore, lasciandomi

il dubbio di essere riuscito o meno a far capire loro qualcosa. A Prè Chabert, quartier generale della corsa, si fa colazione, si par-la e ci si incoraggia, fuori continua la pioggia, ma tutto questo sem-bra non preoccupare nessuno. Sono un po’ in pensiero, inutile nasconderlo: il tempo è quello che è, e in fondo quel che mi ap-presto a fare non è propriamente una scampagnata, e poi è una gara importante, c’è Dawa Sher-pa, c’è Delabarre, manca poco al via, si dovrebbe respirare un po’ di sana tensione! Invece vedo gruppi di studenti ri-dere e parlare di tutt’altro, distinti signori col baffo impeccabile col loro camel bag Decathlon, Dawa addirittura chino a sistemare i chip di due ammiratori intorno a lui (ve l’immaginate una scena del genere a casa nostra?), e al-lora mi convinco che forse hanno ragione loro, inutile preoccuparsi: piove? Chissenefrega, sono le sei, via, si parte.

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Il gruppo vacanze esce da Mo-netier (1470 m) su una sterrata, la pendenza è dolce, il fondo, no-nostante la pioggia, è buono, si corre e ci si inzacchera, sempre allegramente però. E’ curioso, sarà il continuare a ri-peterselo, sarà l’aver lasciato an-dare finalmente la gamba, ma man mano che si sale, il pensiero non ha più voglia di occuparsi delle angosce della vigilia: trop-po bella la natura intorno, troppo bello sentire l’acqua e il vento contro il viso, troppo bello respira-re gli odori della montagna: ca-pisco possa suonare strano, ma è proprio così, da adesso comincia un’altra gara.

Il primo Gran Premio della Mon-tagna è nientepopodimeno che il Col du Galibier (2672 m), che raggiungiamo dopo una ventina di km, tutti sotto la pioggia, an-che se ogni tanto un po’ d’azzur-ro compare nel cielo plumbeo.

Ma dura poco: le nuvole avvol-gono la cima del colle, continua a piovere, c’è vento e fa molto freddo, in fretta imbocchiamo la discesa verso La Charmette, non prima di esserci riscaldati alla provvidenziale marmitta del gruppo elettrogeno del Refuge però, e di colpo il vento e la piog-gia danno tregua, anche se è un peccato non poter ammirare il panorama da lassù. Dopo i primi tratti ripidi, il sentiero si allarga e si fa più regolare, an-che se col fango che c’è, è dura stare in equilibrio: torno indietro con gli anni ed uso i bastoncini a mo' di racchette, e lascio scivo-lare le scarpe in improvvisate ser-pentine: cado qualche volta ma mi diverto come un pazzo. Il gruppo è sgranato, continuo a scendere nel verde e sono nel silenzio più completo, anche il rumore dei miei passi è quasi az-zerato dall’erba e dalle nuvole bassissime; le forme ora sono più

morbide, non so quanti ruscelli attraversiamo, la pioggia va e viene. Poi quel che non t’aspetti: nel nul-la, vicino ad un immenso gregge di pecore, dueragazzedue, fradi-ce fino al midollo, ballano, ridono e cantano a squarciagola come se stesse passando Gebre in per-sona; in un’atmosfera così rare-fatta è una botta di vita mica da poco, questa è roba da Fifth Ave-nue (anche se non ci sono mai stato), questa è roba da Francia! Con tutti questi “Allez allez, bravo, boncourage” nel cuore, passo senza problemi il cancello orario di mezzogiorno e arrivo in un lam-po al secondo gran premio del-la montagna, il Col de Rochilles (2496 m, 35° km) con gli stupendi laghi che lascio alla mia destra. Sto correndo su quel che resta di un antico sentiero romano lastri-cato di pietra, dopo tanta terra morbida i piedi non gradiscono molto, ma ciò che è intorno a me

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è così bello che mi sento di per-donare all’istante Giulio Cesare & Co. E giù per un’altra magica discesa sulla valle del Nèvache: “roulan-te”, dice il road book, e non c’è bisogno di traduzione, si va che è un piacere, il sentiero sembra non aver mai fine, il sole e il cielo az-zurro danno ai colori e all’acqua riflessi ogni volta diversi, il brutto tempo e la pioggia, insieme ai cattivi pensieri, sembrano lonta-nissimi. Adesso si va verso il terzo cancel-lo orario, quello del ristoro di Cha-lets de Laval (km 42, ore 15) e, seppure abbia un buon margine, non voglio correre rischi, continuo a correre.Laggiù in fondo, finalmente, il “ra-vito”; do un’occhiata all’orologio e, con soddisfazione, vedo che ho addirittura guadagnato qual-cosa. Poi, subito dietro, contro la montagna, scorgo un po’ di pun-tini colorati che vanno su a zig zag, salendo a vista d’occhio. Da quella salita inizia il terzo Gran Premio della Montagna, quel-lo del temuto Col de Beraudes (2895 m), cima Coppi e novità dell’edizione del decennale: per arrivar lassù sono 850 metri di di-slivello in 2 chilometri e mezzo: un bicchiere di Coca, un pezzo di banana e anch’io divento uno di quei puntini colorati che salgono verso il cielo. L’inizio del sentiero mi tranquilliz-za, va su bello secco, è vero, ma il fondo è buono, trovo il mio pas-so e procedo regolare, scambio saluti e incoraggiamenti con gli escursionisti che, beati loro, stan-no scendendo, e il cielo continua ad essere blu. Al Lago de Beraudes (ma quanti ne abbiamo incontrati?) 43,5 km, 2504 m, siamo sotto lo sguardo in-curiosito di un branco di mufloni che con incredibile leggerezza corrono, loro sì, sulle rocce e i prati verdi; “senz’altro si chiedono come sia possibile fare così tanta fatica per salire in modo così gof-fo e così lentamente”, penso, e mi fermo un attimo ad osservare ciò che vedo: potrebbe essere la solita “carto-lina dalla montagna”, così bella e così perfetta da diventar quasi noiosa, ma poi mi viene in men-te che i mufloni non li avevo mai visti, così in alto non ero mai sa-lito, e che, piccolo particolare, quassù ci sono arrivato con le mie

gambe, e il tutto prende un altro sapore. “Allez, allez!”, mi incoraggia un ragazzo con una pacca sulla spalla: aveva scambiato il mio sguardo ammirato verso la cima innevata del colle per preoc-cupazione, rispondo al sorriso e mi metto in marcia; adesso si va su dritti dritti, il sole picchia ben bene, in qualche tratto ci si aiu-ta con le mani, quando si attra-versa i tratti innevati bisogna star ben attenti a non scivolare, ma finalmente sono in cima. “E’ fat-ta” penso, pregustando già una bella discesa “roulante”. Il colpo d’occhio sulle montagne dell’Oisans è impagabile, ma non c’è tempo per godere di tanta bellezza, si scende immediata-mente a rotta di collo su un sen-tiero ripido e difficile, confortati dalla presenza dei volontari del soccorso alpino: si va più lenti che in salita, se possibile.

Ma dura poco, ottocento metri e risaliamo lentamente su lunghi e stretti traversi pietrosi che paiono girare all’infinito su sé stessi sulla costa della montagna e non finire mai, permettendoci di godere di scorci di bellezza incomparabile; poi, quando meno te lo aspetti, il Col du Chardonnet (2638 m, 52 km). La discesa verso il Refuge de Chardonnet, ultimo ristoro e can-cello orario, mi permette di scio-gliere le gambe e di recuperare un po’ del tempo perso sui tratti più tecnici; più che un ristoro pare un grande pic-nic: tanta gente è venuta fin quassù per vedere il passaggio dei loro cari, e tutti, a cominciare dai volontari, applau-dono il nostro passaggio verso l’ultimo, finalmente, Gran Premio della Montagna: il Col du Roche Noire. Come nella salita al Col de Be-raudes, anche qui il sentiero, dopo un primo tratto abbastanza regolare che porta subito sotto la cima, si fa presto impervio e molto ripido, attraversando una pietraia scoscesa. E proprio sul più bello il cielo si fa grigio, qualche tuono e poi la grandine; in fretta indosso il k-way, sarà almeno la decima volta oggi, e riprendo la marcia tranquillo: la cima, l’ultima cima, è proprio sopra la mia testa, or-mai non mi scappa più. Ed eccolo conquistato, il Roche Noire, (2697 m, 57 km), adesso si

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scende, ma non mi faccio illusio-ni, ascolto le raccomandazioni e i complimenti dei volontari ma so già che per la prima parte dovrò stringere i denti, e così è: scendo molto attentamente, il sentiero è infido, ci sono molte roccette na-scoste tra terra ed erba. Nel frattempo la tempesta è passata ed è ricomparso il sole, i colori sono quelli del tardo pome-riggio ormai; l’apparire dei primi alpeggi mi rincuora, traversiamo il vallone immersi nei prati in fiore, c’è euforia adesso, giusto il tem-po di lasciarsi andare sugli ultimi tratti pianeggianti e già si vede, laggiù in basso, Monetier. E di nuovo si ride e ci si incorag-gia a vicenda, ormai nel grup-petto sono “l’italòfranscese”, nomignolo affibbiatomi perché rispondo, o tento di rispondere, in lingua madre nonostante tutti si siano resi conto che di france-se non capisco quasi un’acca, ma non ci posso far niente, è un riflesso incondizionato (ricordate il francese automatico?). Imboc-co deciso l’ultima picchiata a zig zag e arrivo all’ultimo chilometro, questo sì pianeggiante, che va via in un attimo. Ecco i gonfiabili dove il giorno pri-ma giocavano i bambini: chissà dove saranno adesso, penso; ulti-ma curva, ed eccoli là, tutti e tre, insieme alla mamma e ai cani, proprio sotto il gonfiabile. Qui chiedo scusa, ma la felicità mi travolge: metto a rischio l’incolu-mità del pubblico lanciando i ba-stoncini contro le transenne e le prendo per mano, Chiara e Daria (ho solo due mani), e insieme ci lanciamo a tutta sotto lo striscio-ne; le povere ragazze addette alla consegna delle medaglia e al ritiro chip mi devono rincorre-re e placcare, ma alla fine ce la fanno, e ad entrambe faccio i miei più sentiti complimenti. Tirando le somme: 68 km, 3500 D+, 13h e 20’ di gara, tanta fati-ca, pioggia, freddo e maltempo per buona parte della giornata; tutto ciò potrebbe far pensare ad un calvario, ad una sofferen-za pesante, e invece avevano ragione loro, i ragazzi e i distinti signori coi baffi alla partenza: è stata davvero una scampagnata e, quel che più conta, il sogno si è avverato. Magia del trail running…

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CRONACHE...

ULTRA TRAIL del GRAN SASSO

Quando a maggio ho saputo che sulle mie montagne di casa c’era chi stava orga-

nizzando un trail di 55 km con oltre 2.000 metri di dislivello, sono stato folgorato e mi sono iscritto. Oltretut-to si trattava di un’edizione zero, de-nominata “I pionieri del Gran Sasso”, e io che mi sento pioniere in tutto quello che faccio non potevo certo mancare. Nonostante un’esperienza assolu-tamente inesistente su distanze si-mili, un calendario personale che prevedeva la partecipazione alla skyrace del Terminillo poche settima-ne prima (con tutte le incognite del caso sui tempi di recupero, ecc.) ho pensato: “In fondo mi sono allenato per tutto l’inverno, le domeniche ho fatto consistenti dislivelli grazie allo scialpinismo, a marzo ho concluso la

Testo e foto di Marco Bummi

mia prima maratona a Roma. Un mi-nimo di fondo dovrei averlo, e poi il percorso è su due giri, al limite dopo il primo mi fermo. In qualche manie-ra la finirò.” Premetto subito che tutti i miei timo-ri si sono dimostrati assolutamente pertinenti e che ho concluso la gara dopo il primo giro da 30 km in circa sei ore di fatica. Grande fatica. Ma andiamo con ordine. Alle 7 del mattino nella piazzetta prin-cipale di Castel del Monte mi ritrovo circondato da circa 50 pazzi in ma-glietta e pantaloncini che come me sono venuti un po’ da tutte le parti d’Italia ad affrontare le incognite di questo percorso inedito. Il numero chiuso voluto dall’organizzatore Au-relio Michelangeli dona all’evento un’atmosfera molto rilassata: più che una gara sembra di partire per

certi allenamenti di gruppo che si organizzano d’inverno la domenica mattina. Una volta partiti mi intrattengo a lun-go con Aurelio e, mentre corriamo lungo la strada sterrata che aggira il versante meridionale del Monte Bolza, ho modo di conoscere meglio uno dei pionieri delle gare podistiche fuoristrada in Italia. Aurelio Michelan-geli, per chi non lo sapesse, è tra le tante cose l’ideatore nonché orga-nizzatore della prima ecomaratona italiana: l’ecomaratona dei marsi, quest’anno giunta alla sua 13a edi-zione. Ammutoliamo solo un momento quando la strada supera il valico di San Cristoforo per scendere sull’Alti-piano di Campo Imperatore. La vista è talmente bella da lasciarci senza fiato. Scendiamo alla fonte di Asser-

>>I pionieri<<

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gi dove bagno il mio cappello a fal-de larghe (si rivelerà una vera mano santa soprattutto nella seconda parte del percorso) e poi ci inoltria-mo sui prati correndo fra le vacche che pascolano placidamente nella zona. Il percorso ci conduce ad un suggestivo passaggio in un piccolo canyon all’uscita del quale ci si para innanzi il vero “mostro” dell’Ultratrail del Gran Sasso, ovvero il lunghissimo pendio del “paginone” che porta in vetta al Monte Camicia. La monta-gna vista da qui è veramente ma-estosa, un’infinita rampa di erba e pietrisco che sale verso il cielo. Dopo il canyon ci avviciniamo al Ca-micia percorrendo il letto della For-naca, un grande fiume di pietrisco che si fa strada fra i pascoli erbosi dell’altipiano. La mancanza di tratti ombreggiati comincia a farsi sentire nonostante siano solo le nove del mattino. Arriviamo così all’inizio della salita “vera”, inforco i bastoncini che l’organizzazione ci ha portato fin qui e comincio a salire cercando di tro-vare un ritmo decente. Finché si trattava solo di correre mi sono difeso bene, ma ora che oc-corre un po’ di potenza per superare i circa 900 metri di dislivello di questa salitona, mi accorgo di essere alla frutta. Mi superano praticamente tutti, o almeno questa è la sensa-zione che ho io perché sul pendio dietro di me non vedo nessuno. Non ho fiato, sento le gambe dure, ho un fastidiosissimo reflusso allo stomaco e ogni volta che alzo lo sguardo ver-so la vetta del Camicia mi sembra di non essermi avvicinato affatto. Condivido questo autentico suppli-zio con Roberta, ma lei almeno ha una buona scusa per andare piano. Poche settimane prima ha concluso il CroMagnon che le ha lasciato in eredità una bella borsite. Sbuffando e arrancando, incitandoci a vicen-da, arriviamo in cima fra qualche nu-voletta che comincia ad addensarsi sulla montagna. Io mi fermo un attimo per bere e ri-ordinare un po’ le idee, decido che comunque farò un giro solo del per-corso. Roberta invece si lancia su-bito giù sul sentiero di discesa. Non la vedrò più. Il giorno dopo scoprirò che è riuscita a superare indenne il cancello delle 5 ore e 45 minuti del primo giro e che ha percorso (e con-cluso) anche i restanti 25 chilometri. Una vera trailer! La discesa si rivela un po’ una trap-

pola, almeno per me. Occorre una buona tecnica (che io non ho) per riuscire a correre senza rischi su que-sti sentieri ingombri di pietroni smossi. Per non rischiare di farmi male per-corro lunghi tratti al passo evitando di correre, d’altronde per me a que-sto punto il tempo non è più un pro-blema.

Alla fine della discesa, poco prima di Fonte Vetica, consegno i bastonci-ni ai volontari e mi involo sugli infiniti spazi di Campo Imperatore. Questo tratto di corsa in discesa in mezzo a vallette di morbidi prati è davvero stupendo, è un peccato non riuscire a fare una foto ma a questo punto sono davvero cotto e la lucidità è andata a farsi benedire. Attraverso la strada asfaltata che taglia l’altipiano e mi rifocillo un po’ all’unico mini-ristoro che è stato ap-prontato lungo il percorso. Poi il mio ricordo si fa un po’ confuso: prati, carrarecce in piano e un’ultima bre-ve ma ripida salita sotto un sole che picchia come un fabbro mi deposi-tano all’inizio della discesa finale in paese dove arrivo distrutto, disidra-tato ma felice. Taglio il traguardo insieme a Mario Fattore, lui però ha 25 km in più nelle gambe ed è il vin-citore...

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CRONACHE...

Testo di Alessio >kappadocio< ParaudaFoto: Organizzazione Ventasso

ERA IL 9 LUGLIO 2006 E L’ITALIA GIO-

CAVA LA FINALE DEL CAMPIONATO

MONDIALE. ERO APPENA TORNATO

DA UN PICCOLO PAESE DELL’APPEN-

NINO REGGIANO (BUSANA) ED ERO

STANCO, SÌ, MA FELICE. FELICE PER-

CHÉ DOPO UN MESE E MEZZO DALLA

PRIMA VOLTA CHE AVEVO MESSO UN

PAIO DI SCARPE DA RUNNING AI PIE-

DI, AVEVO PERCORSO LA MIA PRIMA

MARATONA... PARDON, ECOMARA-

TONA.

Ecomaratona delVentasso 13 luglio 2008

ECO, prima di tutto

E’ il 13 Luglio 2008, e dopo due anni sono nuovamente a Busa-na.

Due anni di esperienza, qualche ma-ratona, un po’ di corse in montagna e tanti ricordi; ricordi di unione, festa paesana, splendida organizzazione e tanta sofferenza sul percorso.

Il sabato è stato semplicemente splendido, una cornice bellissima con tantissimi volontari (stupendi vo-lontari), che ti stanno vicini e ti coc-colano nel miglior modo possibile. In fondo l’Ecomaratona del Ventasso è, per le persone del luogo, la festa dell’anno. Ovunque trovi giovani e anziani che ti accolgono con gio-

ia. Come accadde due anni fa, il buon Vincenzo insieme a Rosy e a Daniele Menarini, in veste di speaker veramente in gamba, informano e danno le necessarie avvertenze sul percorso del giorno dopo. E quan-do Vincenzo puntualizza più volte sul fatto che questa è una ecoma-ratona mi si apre il cuore. Qui vige la regola del “NON ABBANDONARE I RIFIUTI”, come più volte ricorda al microfono.Raccomandazioni sulle scarpe da usare e sulla difficoltà del percorso, raccomandazioni verso i maratone-ti, cercando di imprimere nelle loro menti il fatto che le loro tabelle, i loro lunghi, le loro medie al km QUI non

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h a n n o motivo di esistere.Mi sento a casa, un mondo diverso dalla corsa su strada, un mondo dove non è il pas-so che fa la differenza ma la “sensazione”.E come dimenticare i numerosi “Spi-rito Trail” finalmente legati a tratti so-matici piuttosto che a un solo nick-name.La parte secondo me più bella di questa manifestazione è l’atmosfera che si respira, che la rende unica. E con questa piacevolissima sensazio-ne si arriva finalmente alle 8.30 della domenica mattina.Non parlerò della mia prestazione perchè non ne sono entusiasta: ho

miglio-rato di

22 minuti la preceden-

te prestazione, ma una colazione

sbagliata, gli sbalzi termici nell’attacco al

Ventasso, il successivo co-nato di vomito nei pressi del

lago per la congestione rime-diata e la difficoltà di alimentarmi

nei successivi ristori, mi hanno certa-mente limato.Parlerò invece di un percorso che spesso viene sottovalutato ma che fa pagare il conto tutto insieme.La partenza è tra gli applausi del pubblico che ti seguono per tutto il giro del paese, poi si comincia.Un sentiero con continui saliscendi ci accompagna tra Busana e Cerva-

r e z z a (circa 6

km). Sim-patica è l’ini-

ziativa proposta dagli organizzatori

che regalano ai pri-mi 3 che passano sotto

il traguardo di Cervarezza ai rintocchi delle campane

alle ore 9, una cassa di botti-glie di vino.

Da qui si affronta un tratto asfaltato fino a raggiungere il ristoro del Cam-ping. Un trio di musicanti Irlandesi ci accoglie con lo splendido suono delle cornamuse (molto carina la ra-gazza che suonava). Breve ristoro e poi si affronta un tratto in leggera sa-lita seguito da una discesa costante fino a Busana (siamo a 11 km).La discesa continua, poi attraverso boschi e ruscelli si ricomincia a salire, prima con fare molto lieve fino a Ni-smozza e poi rincarando la dose fino alla vetta del Ventasso. E’ quello che viene chiamato “il tirone” e rappre-senta sicuramente il primo momento in cui gli stradaioli devono fare i conti con le loro tabelle e i loro riferimenti. Dal Ventasso comincia una discesa su sassaiola che porta ad uno splen-dido lago da cui comincia la secon-da, tremenda anche se corta, salita che finisce di distruggere i sogni de-gli amanti del 3.30/4.00 al km. Il pa-norama in questo tratto dà il meglio di sé e accompagna i runners nella

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discesa che porta al ristoro del 27° km. La stanchezza si fa sentire e i suc-cessivi 4 km di asfalto possono essere di respiro per alcuni o di sofferenza per altri. Ma alla fine una deviazio-ne a sinistra ti riporta su terreno che scendendo giunge a Montemiscoso. Una breve sosta e poi cominciano gli ultimi, lunghissimi 12 km. Un saliscen-di continuo che dopo 8 km e un po’ di scalini ti riporta al ristoro del Cam-ping incontrato al 6° km.

Da qui gli ultimi 4 km sono già cono-sciuti perché ripercorrono un trac-ciato già fatto, ma affrontarlo con 6 o con 38 km sulle gambe, fa tutta un’altra impressione.Volendo tirare le somme, alla fine sono giunto al traguardo stremato (più per il malessere fisico che per la fatica); ho coinvolto la mia ragazza, suo padre e un amico che hanno amato immediatamente questo ge-nere di gare ringraziandomi per aver

fatto loro conoscere questo modo di vivere la corsa. E infine ho conosciu-to nuovi amici e incontrato vecchie conoscenze.Sono stati sì 42.195 m (circa 7.500 m di asfalto), con un dislivello di +2.062 m/-2.062 m, ma la cosa importante è che sono ancora oggi entusiasta, distrutto ma felice di aver corso il Ventasso.

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Regolamento1. La partecipazione è gratuita e aperta a tutti, senza distinzione di età o nazio-nalità.2. Il concorso prevede una sola catego-ria ma è lasciata la massima libertà sia nell’interpretazione del soggetto sia nel-la tecnica.3. Ogni autore/autrice può presentare un massimo di 3 fotografie in b/n e/o co-lore. Sono ammesse elaborazioni digitali. 4. Le opere dovranno avere le seguenti caratteristiche:. essere esclusivamente in formato digi-tale JPG . essere spedite via e-mail a [email protected]. essere nominate con cognome e nome dell’autore e numero progressivo in mi-nuscolo separate da under_score (esem-pio: rossi_marco_01.jpg rossi_marco_02.jpg )5. Le foto potranno essere accompa-gnate da una didascalia, una storia, una poesia per raccontare l’evento legato al soggetto fotografato.6. Le foto possono essere state scattate in ogni parte del mondo.7. Le foto pervenute sono a disposizione della redazione e possono essere utilizza-te senza vincolo alcuno.8. Gli autori, inviando le foto, dispensano la redazione da qualsiasi onere presente e futuro, garantendo che le stesse opere non sono gravate da qualsivoglia diritto.9. Le opere dovranno essere di proprietà dell’autore, non sono ammesse foto non scattate dell’autore10. Il giudizio della Giuria è insindacabile ed inappellabile.11. Ogni autore è responsabile del con-tenuto delle immagini pervenute e ne autorizza l’esposizione in internet sul sito www.spiritotrail.it12. La premiazione verrà effettuata in

“SCATTI…DI CORSA!”

CONCORSO FOTOGRAFICO...

data e luogo da definirsi al termine del concorso.13. L’invio stesso delle foto verrà consi-derato come accettazione del presente Regolamento.

COMMISSIONELa commissione esaminatrice, presie-duta dalla fotografa Belinda Sorice, è composta dalla redazione della webzi-ne Spiritotrail. La commissione deciderà insindacabilmente le opere da premiare basandosi sui criteri seguenti:1) QUALITA’ E TECNICA FOTOGRAFICA 2) CREATIVITA’ 3) PUNTO DI RIPRESA L’elenco dei primi classificati verrà pub-blicato online sul sito www.spiritotrail.it. Il vincitore sarà contattato direttamente dalla redazione.

PREMITra le foto pervenute entro il giorno 20 di ciascun mese, la commissione esa-minatrice sceglierà la “Foto del mese” che verrà pubblicata sulla webzine “Spiritotrail” del mese successivo. Tra le 6 foto prescelte come “foto del mese” nel periodo luglio 2008 – dicembre 2008 verrà scelto un vincitore assoluto, la cui foto verrà premiata con il titolo di “Foto dell’anno”. La foto dell’anno, oltre ad es-sere pubblicata sul numero di dicembre della webzine, rimarrà esposta per alme-no un anno al seguente indirizzo:www.spiritotrail.it

“SPIRITO TRAIL” BANDISCE IL

1° CONCORSO FOTOGRA-

FICO “SCATTI… DI CORSA!”

SUL TEMA: “LA CORSA IN NA-

TURA” OVVERO IMMAGINI

ED EMOZIONI DEL TRAIL RUN-

NING.

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PARTE CON QUESTO NUMERO UNA NUOVA

RUBRICA CHIAMATA “VOX FORUM”, OVVERO “LA VOCE

DEL FORUM”. ABBIAMO SEMPRE DETTO CHE LA

WEBZINE SPIRITO TRAIL È UNA CREATURA CHE NASCE DALLA PASSIONE DEI TRAIL RUNNERS,

E IL CUORE DI QUESTA CREATURA PULSA PROPRIO ALL’INTERNO DEL FORUM DI

WWW.SPIRITOTRAIL.IT. DA QUI, OGNI MESE, SELEZIONEREMO UN

ARGOMENTO IMPORTANTE, CHE HA STIMOLATO LA

DISCUSSIONE TRA GLI UTENTI. PARTIAMO ALLORA DA UN

TEMA CHE CI STA MOLTO A CUORE: IL RISPETTO PER

L’AMBIENTE E PER LA NATURA. COSA FARE PER COMBATTERE

IL BRUTTO VIZIO DI GETTARE RIFIUTI PER TERRA DURANTE LE

GARE TRAIL?

Sono vent’anni che corro per sentieri e nei boschi, nelle valli e fin su, sulle cime.

Ho iniziato, come molti, alle non competitive vicino a casa, sui miei amati colli. Innamorato da subito della corsa, non ho mai digerito però quello spettacolo che regolarmente, ogni domenica, da allora continuo a vedere intorno ai ristori: una tempesta di bicchieri di plastica abbandonati e, peggio ancora, anche lungo il percorso, infilati sui rami, schiacciati per terra, rovesciati a lato strada. Un anno fa, curiosando nel web, sono

incappato in un sito in cui si parlava di una corsa “eco”, senza ristori per non sporcare e per evitare sprechi, senza quelle orrende fettucce di plastica che troppo spesso rimangono abbandonate a scolorire per i successivi 364 giorni dell’anno. Così quest’anno, cioè lo scorso 22 giugno, mi sono presentato anch’io a quella corsa, la Lavaredo Ultratrail. La sera prima della gara l’organizzatore, Simone, che nel frattempo è diventato un amico, ha raccomandato a tutti: non abbandonate nulla lungo il percorso perché si corre in natura,

VOX FORUM...

IO NON GETTOI MIEI RIFIUTITesto di Matteo >emme< Grassi

IO NON GETTO I MIEI RIFIUTI IO NON GETTO I MIEI RIFIUTI IO NON GETTO I MIEI RIFIUTI

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in ambienti protetti e delicati. Miiiiiii, ho pensato io. Che scrupoli, non ce n’è mica bisogno. Qua siamo tutti appassionati di montagna, tutta gente in gamba! Macché appassionati e appassionati...!

Peggio che alle non competitive. Carte di gel e di barrette, buste di sali… E così ho iniziato a raccogliere quello che i maleducati che mi precedevano avevano abbandonato. All’arrivo poi vedo che anche Stefano, Francesco e altri avevano fatto altrettanto. Da non crederci, se non l’avessi visto con i miei occhi. Da lì allora è partita una discussione accesa nel Forum di spiritotrail.it (qui di seguito ne pubblichiamo alcuni estratti) e ho capito due cose. Primo che il fenomeno è diffuso tanto alle Skyrace quanto alle altre gare trail, secondo che a fronte di qualche maleducato ci sono tanti appassionati veri che sono pronti a darsi da fare perché qualcosa cambi.

Così è nata “IO NON GETTO I MIEI RIFIUTI”, una campagna di sensibilizzazione ed educazione ambientale, promossa dalla redazione di Spiritotrail, il cui scopo sarà quello informativo ed educativo, e si attuerà con azioni concrete come la realizzazione di uno speciale sacchetto porta-rifiuti da appendere agli spallacci dello zaino (con il logo della campagna) e l’assegnazione di un “bollino” di qualità alle gare che, aderendo all’iniziativa, si impegneranno a promuovere l’educazione ambientale e il rispetto per la natura, ma anche a ripulire i sentieri al termine delle manifestazioni.

Abbiamo contattato un po’ di amici, atleti, giornalisti, esperti e organizzatori di corse, i quali hanno risposto con entusiasmo e hanno da subito aderito all’iniziativa.

IO NON GETTO I MIEI RIFIUTI IO NON GETTO I MIEI RIFIUTI IO NON GETTO I MIEI RIFIUTI

Emanuela Brizio• (atleta) Simone Brogioni• (Lavaredo Ultra Trail, Spiritotrail) Monica Carlin • (atleta) Monica Casiraghi • (atleta) Corinne Favre• (atleta) Checco Galanzino• (atleta, gli Orsi) Topher Gaylord • (atleta, presidente The North Face) Kim Gaylord • (atleta) Marino Giacometti• (presidente Federation for Sport at Altitude) Karine Herry• (atleta) Fulvio Massa• (atleta, Correre, gli Orsi) Pietro Martinengo • (Cro-Magnon e Neander Trail) Daniele Menarini • (Direttore di Correre) Aurelio Michelangeli • (presidente Trail Running Italia) Stefano Michelet• (presidente Ecomaratone d’Italia, Ecomaratona dei Cimbri, Spiritotrail) Marco Olmo• (atleta) Maurizio Scilla • (atleta, Trail del Bangher, Trail del Monte Casto, Spiritotrail) Dawa Sherpa• (atleta) Leonardo Soresi• (Correre, Spiritotrail) Pietro Trabucchi • (atleta, psicologo nazionale triathlon e sci di fondo, gli Orsi) Lorenzo Trincheri • (atleta) Enrico Vedilei • (atleta, resp. TRAIL RUNNING I.U.T.A.)

DALLA VOCE DEL FORUM...

di simone brogioni il lunedì 30 giugno 2008, 11:18 Cosa possiamo fare, tutti insieme, per far capire alla gente che NON ESISTE che si gettino carte, involucri, addirittura bottigliette di plastica, non solo in montagna o nei luoghi protetti, ma in qualsiasi parte di mondo?

di DARTAGNAN il lunedì 30 giugno 2008, 11:53 Bisogna educare dalla nascita! Il partecipare a competizioni, gare, escursioni competitive, trail e ultratrail in montagna non significa essere amanti della natura e rispettarla. Non servono regole o postille varie, penalizzazioni o squalifiche. Purtroppo dove c’è ignoranza c’è maleducazione e non c’è né il rispetto per il prossimo e ancor meno per l’ambiente.

di RobPNGP il lunedì 30 giugno 2008, 13:48 Mi chiedo come fai a partecipare ad una gara in natura e non avere rispetto per essa?! Penso che questi “maleducati” gli avvisi, i regolamenti e le raccomandazioni neanche le ascoltano e se le ascoltano gli entrano da una parte e gli escono dall’altra sicuri già di trasgredire. Ci andrebbero sanzioni severe, severa applicazione delle sanzioni e punizioni esemplari. Il difficile purtroppo è riuscire ad eseguire un controllo efficace, perché se si riuscisse a beccarne uno sul fatto si dovrebbe pubblicizzare al massimo la punizione, tipo squalifica per tre mesi da tutte le gare e se recidivo sospensione per un anno della tessera.

di cesta il lunedì 30 giugno 2008, 14:15 Forse dei cartelli stile segnale stradale disseminati lungo il tracciato possono servire a rinfrescare la coscienza civico-moral-naturalistica di chi da questo punto di vista è lacunoso, o nella peggiore delle ipotesi svolgere un servizio scopa del giorno dopo.

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Uno o più team di “disinfestazione” ognuno con un ben preciso settore del tracciato di gara da rastrellare.

1. di kappadocio il lunedì 30 giugno 2008, 15:03 CONTROLLO: vigili di percorso che potrebbero essere anche gli stessi runners, riconsegna sacchetto porta-rifiuti, foto sul percorso. PREVENZIONE: far firmare un modulo apposito al momento del ritiro del pettorale che ha lo scopo di ribadire la volontà dell’organizzazione di fare controllo ambientale, cartelli lungo la strada, comunicazione alle singole associazioni di tesseramento (FIDAL UISP FSA etc.) dove sia indicato chiaramente a che cosa andranno incontro i tesserati squalificati. SANZIONI: squalifica su percorso e divieto di partecipazione per almeno 1 anno, nella classifica andrà prevista una apposita lista dei partecipanti squalificati da cui si veda bene anche l’ente di tesseramento, comunicazione da parte degli organizzatori ai singoli enti di tesseramento e ai gruppi podistici in questione della decisione presa.

2. di Checo il mercoledì 2 luglio 2008, 0:28 Quando quelli che buttano l’immondizia saranno circondati da gente che raccoglie, e lo vedranno, la prima volta si sentiranno grandi, la seconda un po’ meno, la terza dei vermi. Oltre magari a rischiare la squalifica e la messa alla pubblica berlina. Ma alla berlina lo saranno già di fatto, per la dimostrazione evidente di comportamento positivo da parte di tutti gli altri.

di andreachiocciola il mercoledì 2 luglio 2008, 15:55 - inserimento nel regolamento dell’articolo riguardante la squalifica in caso di flagranza di reato - consegna, insieme al pettorale, del retino porta-rifiuti da fissare allo zainetto, in modo da calcare ulteriormente il concetto e di non dare appigli di sorta (non lo sapevo,

non c’erano pattumiere, etc...) di marcobummi il venerdì 4 luglio 2008, 8:22 Smettiamo di stupirci che c’è chi sporca ed inquina anche fra i trailer, il fatto di essere persone che corrono in mezzo alla natura non significa che lo facciano per amore verso di essa. Ho notato che molto spesso chi pratica questa attività non lo fa per il piacere di essere immerso in un bell’ambiente, magari a parole dicono pure che sono felici di lasciar andare le gambe su un sentiero, di poter correre rilassati in un bosco o su un prato, ma in realtà l’unica vera motivazione di molti che praticano trail è il fatto che si tratta di un’attività molto dura con salite, dislivelli notevoli, terreno difficile, ecc.

di emme il venerdì 4 luglio 2008, 12:25 Potremmo iniziare con: 1 - un po’ di informazione (ciascuno con i propri mezzi, noi con Spirito Trail, altri con i propri siti, blog etc.) 2 - potremmo poi portare in giro questa campagna, magari facendoci un logo da stampare su una maglia o da attaccare allo zaino (un po’ come la campagna di sensibilizzazione all’Aids, ve lo ricordate il fiocchetto rosso? o la bandiera della pace all’epoca della guerra in Afghanistan) 3 - coinvolgere gli organizzatori delle corse chiedendo loro di adottare un provvedimento specifico nei relativi regolamenti, sensibilizzare i partecipanti e squalificarli in caso di mancato rispetto della norma.

di pollo il venerdì 4 luglio 2008, 15:19 La cosa più importante e più immediata da fare TUTTI noi è: quando vedi quello davanti buttare qualcosa, la tiri su, insegui il tale e, apostrofandolo a GRAN VOCE affinché tutti gli astanti sentano bene, gli dici semplicemente “questo te lo metti in tasca e te lo porti a casa, zozzone”

3. di fluido il venerdì 4 luglio 2008, 16:54

E’ vero che forse la repressione non serve, è vero che un ritardo di classifica lo si può giustificare ai conoscenti, però se aggiungo alla classifica ufficiale “penalizzato di tot. minuti per (xxxxx)”, avrai fatto un buon tempo ufficioso ma una figura di m....

4. di fantasma il venerdì 4 luglio 2008, 18:00 Se uno vuole fregarti ti frega sempre, mentre se lo educhi hai più probabilità di riuscire, con più persone.

di Distinto il mercoledì 23 luglio 2008, 13:58 Ok educare i concorrenti, ma l’organizzazione dovrebbe iniziare nel sensibilizzare anche i volontari ai ristori. Quante volte mi sono sentito dire dai volontari: “butta pure per terra che poi raccogliamo noi” . TUTTA l’organizzazione deve farsi carico del problema, e chi sta ai ristori dovrebbe: - vigilare che non si butti nulla per terra - approntare cestini capienti - provvedere a svuotarli - rendere il gesto il più efficiente possibile (non sacchi ripiegati e solo a 2 metri dal banchetto). Non risolverà certo il problema delle carte dei gel che uno si porta da casa, ma almeno renderà chiaro che l’organizzazione non predica bene per razzolare male.

di robbi r. il mercoledì 23 luglio 2008, 15:13 Non sono d’accordo sul raccogliere la spazzatura degli altri, fino a quando qualcuno la raccoglie, ci sarà sempre chi la butta. Che siano applicati alla lettera i regolamenti, controlli più severi e appunto, quando è il caso, squalifica.

La discussione prosegue sul 5. forum di www.spiritotrail.it...

u

IO NON GETTO I MIEI RIFIUTI IO NON GETTO I MIEI RIFIUTI IO NON GETTO I MIEI RIFIUTI

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Potremmo ad un giudizio superficiale considerarli tutti un po’ suonati (!),

ma anche in questo caso occorre non fermarsi alle apparenze. Evitiamo di mandarli sommariamente al rogo, come già accadde secoli fa per chi magari sentiva delle voci pur non avendo gli auricolari (streghe, stregoni o precursori?). Ecco che quindi la cosa migliore è parlarci assieme, per capire che forse non sono moderni eretici, pur con il loro aspetto bionico e le protesi elettroacustiche. Ho “rotto le scatole” ad alcuni podisti, incontrati alle corse domenicali o in allenamento la sera dopo il lavoro, e a tutti ho fatto la fatidica domanda: “Vedo che ascolti la musica mentre corri: PERCHE’?”. Diego, prima di una partenza: D: “La musica mi dà una mano quando arrivano le crisi, quando è difficile andare avanti.” C: “Ti aiuta a mantenere lo stesso l’andatura?” D: “Non tengo gli auricolari per il ritmo, mi aiutano quando sono affaticato e sotto sforzo, ascolto la musica e così non penso al mio respiro e alla

fatica.” Con Lorenza ho fatto una lunga e piacevole chiacchierata correndo, ma siccome non riesco ancora a prendere appunti in corsa (dura la vita del reporter...), ho fatto un po’ di confusione nella mia testa semivuota, e quindi in seguito le ho chiesto via mail di provare a spiegare: L: “Stamattina alle 5 sono andata a correre e mi sono chiesta, pensando alla tua mail che avevo letto ieri, perché corro con l’mp3; ebbene, alle 5 del mattino sei sola per la strada, al massimo incontri poche persone che, ancora assonnate, se ne vanno al lavoro e appena ti scorgono ti guardano come se tu fossi pazza... La musica mi tiene compagnia, è in sottofondo, come ti ho detto

E=mp3. . .NUOVA ENERGIA?TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SULL’MP3,MA NON AVETE MAI OSATO CHIEDERE...

Testo di Francesco >checo< Zanchetta

A NESSUNO, PENSO, SARÀ

SFUGGITO CHE SEMPRE PIÙ

PODISTI USANO LE CUFFIETTE

CON I RIPRODUTTORI MP3 O

SIMILI, ANCHE SE CORRONO

IN AMBIENTE NATURALE.

PER QUELLI COME ME,

ABITUATI AD ASCOLTARE

IL PROPRIO CORPO E I

SUONI DELLA NATURA, È

UN QUALCOSA DI ALIENO;

NON RIUSCIAMO A CAPIRE

PERCHÉ IN COSÌ TANTI AMINO

ASCOLTARE LA MUSICA

MENTRE CORRONO.

ATTUALITA’...

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metto solo un auricolare, l’altro non lo metto per sicurezza, devo sempre sentire se arriva una macchina ed essere pronta ad evitarla se questa non mi ha visto. Non ce ne sono molte alle 5 del mattino, ma la prudenza non è mai troppa! Comunque stamattina, con il mio Jovanotti che mi parlava, ho sentito anche il canto degli uccellini, ho visto l’alba e ho visto la città svegliarsi poco a poco. La musica mi tiene compagnia. Tutto qui. Ma non bisogna mai tenerla a tutto volume, r i n c o g l i o n i r e b b e e basta, e scusa il termine. Tu mi dicevi che quando corri in mezzo alla natura è quella che ascolti... ed è vero, ma si riesce ad ascoltarla lo stesso ed è meraviglioso anche solo poterla vedere.” Anna è la persona che penso di avere disturbato di più, ma l’ho capito dopo, ascoltando le sue risposte: A: “Uso l’mp3 perché mi isola.” C: “Da che cosa?” A: “Da quello che sto facendo.” C: “Non ti piace correre? Ti imponi di correre e la musica ti distrae dalla fatica?” A: “No, mi piace correre, ma la musica mi fa staccare da tutto.” C: “Tutto che cosa?” A: “Da tutto; da me stessa, dai miei pensieri...” C: “Perché correre ti fa venire pensieri negativi?” A: “No, ma quando corro non voglio pensare, voglio rilassare anche la mente.” C: “E quindi ti piace la musica, e la musica ti toglie dalla mente qualsiasi pensiero.” A: “Si, più o meno.” In seguito l’ho incrociata nuovamente e non avevo neanche il coraggio di risalutarla. Non volevo rompere di nuovo il suo magico isolamento. Potremmo definirla podista di clausura? Con Luigi il discorso si fa quasi professionale... L: “Perché mi tiene compagnia, mi aiuta a sopportare i momenti di difficoltà.”

C: “Per te la corsa non è un’esperienza piacevole?” L: “No, anzi, mi piace!” C: “Quanto corri di solito?”

L: “Ho iniziato a correre cinque anni fa, e non usavo l’mp3, arrivavo a fare fino a venti km...” C: “Quindi corri abbastanza a lungo...” L: “Un anno fa però ho dovuto interrompere per motivi fisici. Quando ho ripreso ho fatto molta fatica e per aiutarmi a sopportare il disagio ho iniziato ad ascoltare musica correndo.” C: “Però adesso continui ad ascoltare la musica, mentre corri...” L: “Sì perché mi tiene compagnia.” C: “Allora tu sei una persona che ama correre in c o m p a g n i a . . . ” L: “Sì, se sono in compagnia non ascolto la musica. Aspetta però, se vuoi ti parlo anche degli aspetti negativi!”

C: “Oh, sì!” L: “La musica non ti permette di ascoltare il traffico e quello che c’è intorno, poi si fa fatica a tenere una velocità regolare perché certi pezzi più ritmati e veloci ti fanno aumentare troppo l’andatura.” C: “E quindi vai in debito d’ossigeno...” L: “Sì, ti spezza il fiato (nel senso che ti spezza...), mentre quando il ritmo è più lento ti fa diminuire l’andatura anche se non vuoi. L’mp3 non va bene se si vuole fare una preparazione seria.” Paola e Nadia le ho incontrate mentre si preparavano a partire, intorno alle 20.30: N: “Noi non abbiamo velleità agonistiche, non abbiamo un fisico atletico come il tuo (eh eh, buongustaia...), corriamo per sentirci bene e la musica ci tiene compagnia.” P: “Perché la musica dà la carica, aiuta a mantenere il ritmo, rende la corsa più varia e stimolante. A seconda del ritmo della musica si varia l’andatura e la corsa diventa più piacevole.” C: “Quindi non vi piace

correre da sole?” N: “Noi in genere corriamo assieme appaiate e teniamo un auricolare sul lato esterno per sentire la musica, sul lato interno senza per chiacchierare. Mentre corriamo ascoltiamo musica da una parte e chiacchieriamo dall’altra.” P: “Lavoriamo tutto il giorno e possiamo correre solo la sera a quest’ora, la musica ci aiuta a rilassarci e farci venire pensieri positivi, perché la musica è bella e ci dà positività.” C: “Una cosa che ho notato è che ci sono molte più donne rispetto agli uomini che ascoltano la musica correndo.” N: “Non è vero, anzi, è piuttosto il contrario! Qui intorno è pieno di bei ragazzi che corrono con le cuffiette, ne è passato uno anche un attimo fa...” C: “Ah, sì, dev’essere stato Luigi, ho beccato anche lui prima...” Anche Marianna e Daniela corrono insieme, praticamente tutti i giorni, e confermano: M: “Mi isola da tutto, corro tutti i giorni proprio per avere un momento tutto per me e la musica mi aiuta ad isolarmi. Poi non mi fa sentire la fatica, mi distrae e mi toglie i pensieri.” D: “La musica mi dà la carica, a volte corro a ritmo di musica e adatto il mio passo alla musica e questo mi piace.” C: “Una cosa simile al ballo?” D: “No, è diverso, è una questione di armonia... Correndo in compagnia non sempre ascoltiamo musica, a volte chiacchieriamo, anche con l’auricolare.”

Da queste chiacchierate ho capito che sono, tutto sommato, persone normali pur nella loro stravaganza, e sinceramente non riesco a cogliere la minaccia all’ordine costituito portata dalle loro abitudini. Non credo che dopo questa esperienza mi verrà la curiosità di

provare, ma penso di aver capito che si tratta di una dimensione diversa del correre. Mi sembra di aver colto, in antitesi del concentrarsi su di sé, una dimensione eterea e leggera indotta dalla musica, un desiderio di rilassamento e condivisione nel movimento del corpo. Forse non avrò capito bene il bello della musica in corsa, ma sicuramente ora capisco ancora meno chi ne vieta l’uso in certe gare... u

“sono, tutto s o m m a t o , p e r s o n e normali pur nella loro stravaganza”

“ebbene, alle 5 del mattino sei sola per la strada,

al massimo incontri poche

persone che, ancora assonnate,

se ne vanno al lavoro e appena ti

scorgono ti guardano

come se tu fossi pazza...

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VADEMECUM...

a l imen taz ione POST-TRAILA cura di Gualtiero >Krom< Linetti

Finalmente siamo arrivati alla fine della nostra fatica, una ultra-fatica valsa davvero tutti quei

mesi di duro allenamento e di sacrifi-ci personali che l'hanno preceduta. Che siate giunti al traguardo arran-cando o con una corsa sciolta, il no-stro organismo si trova in uno stato di esaurimento delle scorte energe-tiche, i muscoli e i tendini logorati, una forte e ingombrante (per la loro azione immuno-depressiva) presen-za di ossidanti, i famosi radicali liberi, come scarto della trasformazione energetica, una carenza organica di tutti gli apparati (da quello osteo-articolare, appunto, fino ai reni e al fegato, per esempio) e, non ultima, una forte disidratazione. Una condizione critica per il nostro corpo da cui tuttavia è in grado di risollevarsi. Bastano, sto scrivendo l'uovo di Colombo, un eccellente ri-poso e un adeguato reintegro delle sostanze necessarie. Se la prova è stata particolarmente onerosa e stressante, soprattutto per il numero elevato di chilometri, cre-do sia inutile aggravare inutilmente la ricostruzione dei tessuti danneg-giati e del recupero generale ag-giungendo ad essi una digestione immediatamente impegnativa. Ciò vale per il pasto successivo alla pro-va e, in una certa misura, anche per quelli seguenti. Spesso, aggiungo inoltre, appena terminata la gara ci troviamo in uno stato di repulsione all'introduzione di qualsiasi cibo soli-do e di scarso appetito. Capite, quindi, l'importanza di es-sere moderati ed equilibrati anche di fronte ad intenzioni istintive che ci vorrebbero costretti all'assalto di qualsiasi desco.

Cosa dobbiamo fornire essenzial-mente all'organismo? Ricomporre la riserva energetica, immagino completamente esausta, quindi carboidrati, fornire i “mattoni” proteici, quindi carni, latte e loro de-rivati, per la ricostituzione muscolare e osteo-articolare, immettere “anti-ossidanti” per contrastare l'azione immuno-depressiva dei radicali libe-ri. In pratica, in un primissimo pasto, non dovremo eccedere con cibi troppo calorici e di lenta assimila-zione: essenzialmente carboidrati e proteine, frutta e verdura, scelta tra la più digeribile e ricca di liquidi, se a polpa colorata tanto meglio. Dal pasto successivo si potranno in-trodurre porzioni più consistenti e cibi più complessi essendo lo stomaco ormai in via di stabilizzazione. Non si sottovaluti, inoltre, la fonda-mentale importanza del riposo e delle durata del sonno in cui il nostro organismo può permettersi di ripristi-nare le carenze e i tessuti danneg-giati. Correre molto, e spesso, è sicu-ramente funzionale all'adattabilità alle sollecitazioni dell'allenamento. C'è da considerare, tuttavia, che una gara di lunghissima distanza mette a nudo i nostri limiti e senza adeguato riposo e recupero i rischi possono essere parecchi. Consiglio quindi, nei giorni seguenti, molte ore di sonno, questa volta veramente ri-storatore. Un'ultima parola sull'idratazione. Il bi-sogno di liquidi è spesso superiore a quanto avvertito attraverso la sete. Dobbiamo reintegrare quanto perso con la sudorazione e l'evaporazione, dunque, anche una volta terminata la gara e proseguendo per le ore successive anche per aiutare l'azio-

ne dei reni. Acqua, sali minerali e vitamine e anche zuccheri semplici sono ovviamente presenti in frutta e verdura. Vanno bene preparati con aggiunta di sali, ma senza abusar-ne. Nei giorni successivi, un impegno importante e provante come una ultra-trail aumenta di parecchio il fabbisogno di vitamine, sali minerali e proteine rispetto al solito e ci si at-tende che la “fornitura” delle mate-rie prime sia altrettanto adeguata sia in quantità, ma anche in qualità. Infatti, pur perseguendo una dieta equilibrata e variata, la maggioranza dei cibi che acquistiamo sono spes-so ricavati da materie prime molto raffinate o, in generale tutti i derivati dalla produzione agricola, cresciuti in un regime intensivo (partendo dal-la coltivazione fino alla maturazione, parlando della frutta per esempio). Questi processi portano ad un pro-dotto finito spesso povero sia sotto il profilo vitaminico sia sotto quello dei sali minerali contenuti. In quest'ottica, e a fronte di una tale provante attività sportiva, si può ri-correre all'integrazione. Un'integra-zione di anti-ossidanti e minerali, na-turalmente sorretta e corretta da un adeguato controllo del nostro medi-co di famiglia, e accompagnata da una dieta ricca, ma variata e bilan-ciata, sicuramente può facilitare il recupero.

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a s i c s MATERIALI...

TRABUCOA cura di Leonardo >leosorry< Soresi

XI WR

La Trabuco è il modello di mag-gior successo che Asics ha svilup-pato nel settore del trail running.

Il modello 2008 è l’undicesima versio-ne di questa scarpa e incorpora tut-te le tecnologie di ammortizzazione più recenti che Asics ha introdotto anche nei propri modelli da stra-da (GEL® Cushioning System). Tutta l’intersuola è realizzata in SpEVA®, il miglior materiale dal punto di vista delle proprietà di “compressione e ritorno”, con conseguente diminu-zione dello schiacciamento dell’in-tersuola. Il risultato è una scarpa che dal punto di vista dell’ammortizza-zione rappresenta probabilmente il non plus ultra che si possa trovare sul mercato, anche se questo va a scapito di peso e reattività. Facendo un paragone azzardato, le Trabuco XI sono simili ad un poderoso cavallo da tiro: non gli si può chiedere di vin-cere con una volata furibonda il der-by di Ascot, ma dategli un compito lungo ed estenuante e non si tireran-no mai indietro. In pratica sono le scarpe ideali per le gare lunghissime (dagli 80 km in su) dove può far vale-re le sue qualità eccezionali in termini di comfort e di ammortizzazione. Per gli stessi motivi sono perfette anche per quelle gare in cui oltre ai sentieri si devono percorrere anche lunghi tratti di asfalto. Ottimo il comfort, già valido nelle precedenti versioni, migliorato an-cora grazie al sistema PHF o Personal Heel Fit, una speciale costruzione dell’imbottitura del tallone che ga-rantisce una calzata perfetta intor-no al tallone e al tendine d’Achille,

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diminuendo la possibilità di scivolare e migliorando il comfort. Le Trabuco sono perfette per chi ha problemi di iper-pronazione: incorpo-rano infatti il sistema esclusivo Asics DuoMax® che consiste in due diffe-renti densità del materiale dell’inter-suola ed è studiato per controllare l’iper-pronazione. Funziona piuttosto bene anche il Trail Sensor System, un sistema interattivo sviluppato da Asics che fa sì che, in

qualsiasi posizione, durante la corsa vi sia un buon contatto con la superficie, garantendo stabilità e supporto sui di-versi tipi di fondo. Uno dei punti deboli delle precedenti versioni era costituito da un grip non sempre all’altezza: possedevo la ver-sione IX ed ero rimasto piuttosto delu-so dal comportamento della scarpa su tratti fangosi e bagnati, dove il grip era nettamente insufficiente. Con la versione XI è stata modificata la scol-

pitura della suola che ora risulta essere decisamente più performante, anche se ancora non al livello dei modelli svi-luppati dalle case produttrici di articoli per la montagna. In conclusione, le Trabuco XI sono un modello perfetto per chi è alla ricerca di una scarpa solida e che non tradi-sce mai nei lunghissimi, caratterizzate da un comfort e da un’ammortizzazio-ne senza eguali, ideali per chi ha nel mirino gli ultra trail più lunghi.

Parametri di valutazione

Comfort: il piede percepisce l’interno della scarpa come comodo? Reattività: la scarpa si muove fluidamente accompagnando il piede dalla fase di appoggio a quella di stacco da terra? Ammortizzazione: la scarpa è adeguatamente ammortizzata? Stabilità: la scarpa offre adeguata stabilità in fase di appoggio su un terreno sconnesso? La scarpa è in grado di impedire storte alle caviglie o altri potenziali infortuni? Grip: La suola è in grado di assicurare sufficiente tenuta, riducendo il rischio di scivolare sia su fondi asciutti sia bagnati? Protezione: la scarpa protegge il piede negli urti contro rocce, pietre, radici? Sistema di chiusura: è in grado di impedire al piede di scivolare verso la punta durante le discese? Peso: qual è il peso della scarpa?

VALUTAZIONE DELLE asics TRABUCO XI WR

Comfort: OTTIMO

E’ uno dei principali punti di forza di questa scarpa, che risulta estremamente co-moda e non presenta particolari rigidità che possono causare vesciche. Perfetta per gare lunghissime come l’UTMB, dove è fondamentale garantire ai piedi il mag-giore comfort possibile. La traspirabilità e il tempo di asciugatura possono invece essere migliorate.

Reattività: BUONALa Trabuco non brilla certo per reattività. È un cavallo da tiro, a cui non si deve chiedere di vincere il derby di Ascot, ma che fa il proprio lavoro senza stancarsi mai.

Ammortizzazio-ne: OTTIMA

Incorpora tutte le più recenti tecnologie di ammortizzazione sviluppate da Asics e utilizzate anche nei modelli da strada (GEL® Cushioning System). È stata progetta-ta appositamente per gli ultra trail estremamente lunghi. Consigliata per qualsiasi distanza per gli atleti di ogni tipo di peso.

Stabilità: ECCELLENTELa scarpa offre un buon supporto per chi ha un appoggio pronatore, grazie alla tecnologia DuoMax® Support System che ormai è diventata un grande classico di Asics.

Grip: BUONO

La tenuta è molto buona sui terreni rocciosi e sui sentieri asciutti. Può essere mi-gliorata su quelli fangosi o comunque nei casi in cui il fondo sia bagnato. Questa versione XI propone comunque un grip migliore rispetto alle versioni precedenti. Pur non essendo un grip super aggressivo è più che sufficiente per superare age-volmente le difficoltà che si incontrano negli ultra trail. La suola è resistente e non mostra segni precoci di usura.

Protezione: MOLTO BUONA La scarpa risulta ben protetta e adeguata ai tipi di gare per cui è stata creata.

Sistema di Chiusura: MOLTO BUONO

Una volta stretti, i lacci della scarpa mantengono il piede in posizione, anche se in discesa può essere opportuno dare una stretta ulteriore per evitare che le punte delle dita dei piedi vadano a scontrarsi con la punta della scarpa.

Peso: BUONO

Considerando tutte le tecnologie di ammortizzazione che Asics vi ha inserito, la Trabuco non può competere a livello di peso con i modelli più veloci ed aggressivi. Il peso è di 390 grammi (versione maschile e misura US9): certo è che in un ultra trail è molto più importante avere sufficiente ammortizzazione per tutta la durata della prova, anche se questo costa qualche decina di grammi in più.

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ASICS TRABUCO XI WR

Comfort:

Reattività:

Ammortizzazione:

Stabilità:

Grip:

Protezione:

Sistema di chiusura:

Peso:

Prezzo:

DATI TECNICI:

Peso: 390 gr vers. maschile Prezzo: 110 € (consigliato)

Misure: uomo: da US 6 a 15 Garanzia: 1 anno

Colori: Grigio/rosso

CONSIGLIATA PER:

Appoggio: Neutrale o pronatore Atleta < 75kg: Ultra Trail Atleta > 75 Kg: Ultra Trail

Atleta veloce: allenamento Atleta lento: gara o allenamento

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Nel dicembre 2006, su consiglio di un amico, ho comprato le Trabucco IX (azzurre). Solito numero in più (ho il 43 e ho preso il 10), ma le ho trovate un po’ strette. Ho risolto il problema camminandoci 15 gg con un paio di calze spesse (al mio livello, tutto va bene...). A marzo di quest’anno ho letto un post di Mudanda che ne parlava bene; ne ho subito comprato un altro paio, marroni, con mezzo numero in più, approfittando dei saldi. Ripeto, al mio livello tutto può andare bene, ma io delle Trabuco sono entusiasta.

Luciano Fiocchi

Sono le scarpe con cui ho fatto l’UTMB ‘07. Ottime, morbide, ben ammortizzate, buona tenuta in discesa anche se c’è di meglio, buona calzata. Una scarpa molto confortevole. Assolutamente non adatta a situazioni tipo Porte di Pietra ‘07 con terreno pesante dove il fatto di avere una suola non scolpita le parifica a un paio di scarpe da strada. Io avevo il modello X in goretex, e non le ho più ricomprate perché il goretex gonfia i piedi e perché si sono letteralmente aperte davanti (forse per i pochi km?!)

Gabriele “Mudanda” Bortolotto Peso 90 Kg.

Derivata da scarpe da atletica (e non da scarpe da montagna come Salomon, Lafuma o Montrail) è strutturata privi-legiando l’ammortizzazione. Scarpa che uso da sempre, prima le IV, adesso le VIII, ottimo compromesso tra robustezza, ammortizzazione, stabilità, durata. Il grip è così così, ma tutto sommato sufficiente. Un filo pesantine ma c’è di peggio. Personalmente mi calzano a pennello e non ho MAI avuto il benché minimo problema di vesciche o unghie nere, forse anche perché ci corro con due paia di calzini di cui uno grossetto. Ho provato le X in negozio e ho avuto l’impressione che abbiano alleggerito un po’ la suola in punta e che la rullata non sia più così omogenea, ma forse era solo un numero sbagliato (troppo piccolo). Potrebbero sembrare superammortizzate per me che sono leggerino, ma proprio per questo anche ginocchia e caviglie sono magrette e bisogna salvaguardarle.

Enrico “Pollo” Pollinialtezza 1,92, peso 73/75kg LUT ’08: 9h30m GTV ’08: 17h50m

Acquistate ad inizio 2008, le Asics Trabuco sono le scarpe che più uso attualmente; al momento le mie hanno superato i 400 Km di percorrenza. Premetto che sono un fanatico del marchio Asics le cui scarpe non mi hanno mai deluso. Queste Trabuco le ho usate per ecomaratone e allenamenti trail da 10 a 40 Km, fino alle 7h, senza problemi. Sono un po’ pesanti ma molto ammor-tizzate (e quindi adatte anche a pesi “massimi”). Inoltre hanno un eccellente controllo antipronazione (da pronatore so riconoscere le scarpe con tali caratteristiche... specie i miei tendini). Intersuola molto morbida e confortevole, oltre che ammortizzante. Il grip non è esagerato ma comunque non male, almeno non mi hanno mai dato problemi neanche su rocce bagnate. Tomaia buona e resistente, con un bel rinforzo in punta. L’allacciatura non mi piace molto e talvolta mi ha dato l’impres-sione di allentarsi, occorre curarla un po’ mentre io preferisco soluzioni più semplici (tipo Salomon per intendersi). La calzata è ottima e confortevole. La stabilità in condizioni difficili (sassi, radici) è discreta. Questo modello per me ha un altro grande vantaggio: è valida anche in tratti su asfalto. In salita mi hanno dato una buona sicurezza anche in con-dizioni fangose, in discesa tenuta perfetta. Le ricomprerò sicuramente.

Leonardo “Il Mago” Magazzinialtezza 1,79, peso 72-74kg Risultati recenti: TCE: 5h38’ Ventasso: 5h22’

Io utilizzo le IX, quelle arancio tanto per intenderci, alle quali ho di recente associato le VIII Water Proof. Con le prime penso di averci fatto 5/600 Km e ne sono più che soddisfatto: ben ammortizzate, comode (sebbene le avessi prese del mio numero giusto, sicché unghia nera - esperienza) anche su uscite di diverse ore e km. Difetti: grip non eccezionale causa suola poco scolpita e poca protezione alle dita dei piedi. Le VIII WP (gialle e nere) le ho usate in gara per la prima volta domenica 20 luglio alla TRANSCIVETTA e ne sono rimasto entusiasta, confermando quanto di buono avevo potuto constatare in allenamento. Stessa comodità (il mezzo numero in più si sente eccome), buona tenuta all’acqua (non eccezionale, ma tant’è), il plus sta nella eccezionale stabilità e grip, data la suola abbondantemente dentellata: nelle discese dal Tissi prima e dal Coldai poi mi sono divertito come un matto, anche in quel fastidiosissimo pezzo selciato strano prima della malga scen-dendo verso Pezzè. Le ho trovate anche traspiranti e neppure troppo pesanti. Difetti: scarsa protezione per le dita e suola a volte persino troppo morbida, tanto che le rocce aguzze si senton tutte. Tuttavia ottimo acquisto, direi per entrambe, con una preferenza per le VIII.

GPGuindani Altezza 1,78 Peso 88Kg Ritmo gara in media sui 6/7Km/h

I COMMENTI DEI LETTORI...

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ITINERARI TRAIL... Il percorso proposto è uno fra i tan-ti che normalmente frequentiamo per le nostre uscite settimanali.

Questo è particolarmente significa-tivo perché si sviluppa in diversi am-bienti e la vista del viaggiatore spa-zia da luoghi selvaggi ed ameni a panorami verso il lago di Garda, ver-so le Alpi oppure verso i luoghi forte-mente antropizzati della val Trompia e della val Gobbia. E’ inoltre interessante il punto di vista storico che ci porta a vecchie po-stazioni militari e fra le cascine dei vecchi luoghi di produzione agricola ormai semi abbandonati.

Descrizione percorso Dalla piazza Gigi Rota si segue la stretta strada che sale verso il monte e fiancheggia la vecchia Parrocchia-le e la piccola chiesa di S. Rocco. La strada sale ripida e al termine inizia una breve scalinata che supera un salto della presa dell’acquedotto. Inizia ora il bel sentiero immerso nel

PALOSSO-

bosco e seguendo l’evidente segna-letica si costeggiano vecchie va-sche di raccolta acqua, muri a sec-co e piccoli ruderi. Si traversa il greto del torrente e al successivo bivio si volge a destra seguendo l’evidente traccia che sale fino ad incontrare una strada forestale nei pressi di una baracca. Seguendo la ripida strada in parte cementata, si passa la Santella della Biscia (m 440), la pozza, le cascine Pantere (m 535) da cui si gode uno stupendo panorama sulla città di Brescia. Si segue sempre la como-da strada forestale fino alla Santella Pantera dedicata alla Madonna. A questo punto si prende la forestale che pianeggiante volge a sinistra e la si segue fino alla pozza della ca-scina Grassi (m 800). In questo pun-to prestare particolare attenzione per individuare il tratto successivo di sentiero. Ci troviamo ad un trivio con una strada che scende a sini-stra, una traccia semi pianeggiante

U n i t i n e r a r i o p r e a l p i no ne i d in to r n i d i B r e s c i a

CONCHE-DOPPO

A cura di Trail Running BresciaFoto di Paolo Massari

CHI L’AVREBBE MAI DETTO: BRESCIA

È NOMINATA SOPRATTUTTO COME

UNA DELLE CITTÀ PIÙ PRODUTTIVE

DELL’ITALIA, TUTTA FINANZA, EDILIZIA

E TONDINO E DA POCO CITATA

ANCHE PER IL RINNOVATO

SISTEMA MUSEALE DI S. GIULIA.

DA QUI A PENSARE CHE A DUE

PASSI DALLA CITTÀ SI POSSA

REALIZZARE UN PERCORSO TRAIL DI

TUTTO RISPETTO ERA

A DIR POCO PAZZESCO.

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al centro e una strada in salita a de-stra. Noi seguiamo la traccia al centro e poco dopo il sentiero è chiaro ed evidente. Questo tratto è privo di se-gnaletica CAI ed è caratterizzato de segni di vernice gialli. Si segue il divertente sentiero che co-steggia a mezza costa e in falsopiano la valle di Cadizzone, si incontra sulla destra un capanno da caccia e se-guendo verso destra il sentiero si arriva ad un nuovo bivio col sentiero che sale da Concesio. Si tiene ancora la destra e si arriva alla cascina Grassi Carpini caratterizzata da un grande portica-to. Si attraversa il portico e si ammira da vicino la semplice architettura ru-rale; al termine del portico un piace-vole prato ci invita ad una sosta. Al termine del prato inizia il sentiero che ci porterà fino alla località Sca-foia a circa 1000 metri. Attenzione al bivio: seguire il sentiero pianeggiante che affianca una cascina (CAI n. 378) e segue le pendici a mezza costa su bel tracciato (ad inizio autunno que-sta zona è profumata dai numerosi ci-clamini) e accostando numerosi baite. Sempre seguendo il sentiero a mezza costa si supera, sulla destra, un primo bivio che sale direttamente al monte Palosso; successivamente si incontra un sentiero sulla sinistra che sale da Villa Carcina e si prosegue sempre sul principale. Ad un certo punto si trova-la segnaletica per Monte Palosso – po-stazioni militari dove sono visibili i ba-samenti di vecchie postazioni militari della guerra. Il panorama dalla cima (m 1158) è uno spettacolo a 360°. Inizia ora un lungo tratto prevalente-mente in discesa intervallata da facili e brevi ,completamente segnato, che ci porterà alla località Cocca (CAI n. 372 e 371). Arrivati in località Cocca (m 830), fian-cheggiamo la pozza e seguiamo il sentiero in direzione del Santuario del-le Conche, monastero con annesso punto di ristoro normalmente aperto. Qui è possibile sostare ed iniziare il rien-tro più breve della variante senza pro-seguire per S. Giorgio ed ed il Monte Doppo. Per chi prosegue si deve ora seguire il sentiero 3V delle Tre Valli (segnavia bianco-azzurro) e proseguire sulla bel-la traccia per l’eremo di S.Giorgio, let-teralmente aggrappato su una rupe. Scesi dall’eremo, seguiamo sempre il

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sentiero 3V fino al Bivio per il Mon-te Doppo, caratteristica cima con accesso molto ripido e sulla quale – purtroppo – si trova un ripetitore telefonico. Si scende sul versante opposto con attenzione e si cavalca la cresta fino a ritrovare un cartello segnaletico che ci riporta a ritroso in Conche. Dal monastero, possiamo eventual-mente unirci a chi ha preferito sosta-re ed iniziare la discesa verso il Pater seguendo sempre il sentiero 3V con evidenti segni bianco-azzurri. Giunti al Pater si imbocca il sentiero di sini-stra ed al primo bivio con segnale si scende, sempre a sinistra, per ripido sentiero seguendo le indicazioni per Via Piana – Cascina Fratta Erba – Nave Piezze. Il sentiero è molto suggestivo e ad un tratto si incontra una casa nel bosco, favolosa e tranquilla. Si segue sem-pre il bel sentiero fino ad un bivio con cartello che scende ripidamente a destra (fare particolare attenzione).

Giunti alla cascina Fratta Erba si se-gue la strada sterrata e dopo alcuni tornanti si trova una fresca sorgente che sgorga dalla montagna. Prose-guiamo sempre sulla strada, attra-versiamo il fondo della valle Listrea fino ad arrivare alle cascine di Na-vazze. Proseguiamo ancora sulla strada fino ad incontrare un sentiero che sale nei prati alla nostra destra. Sa-liamo per circa 200 metri fra secolari piante di castagno e poi dobbiamo individuare una traccia alla nostra sinistra che ci condurrà a Ca’ Lino e successivamente alla cascina Mez-zana e da qui a Cortine di Nave (mantenere il sentiero centrale). Il sentiero in questo tratto attraversa una foresta di pini e poi di latifoglie. Attenzione a non distogliere l’atten-zione perché sono numerosi i bivi che si incontrano. Tenere in conside-razione le direzioni principali di Corti-ne e Bovezzo. Al termine del sentiero, superiamo

Localizzazione

Contesto Colline e media montagna Lunghezza Giro completo Km 34 – variante Km 27

Regione Lombardia Dislivello D+/D- circa Giro completo 2400 – variante 1900

Provincia Brescia Tempi stimati di percorrenza Giro completo 6/7 ore – variante 4/5 ore

Comunità montana Valle Trompia NoteIn località Conche normalmente è aperto un pun-to di ristoro autogestito da volontari. Da qui è pos-sibile iniziare il rientro.

Comune: Bovezzo, Concesio, Nave SegnaleticaSentieri CAI bianco-rossi e varie associazioni. Se-gnaletica comunque efficiente con numerosi car-telli di indicazione.

Punto di partenza : Municipio di Bovezzo Traccia GPS In formato GPX sul sito: http://trailbrescia.blogspot.com

Punto di arrivo Piazza Rota Cartografia Kompass “carta dei sentieri della Valtrompia” sca-la 1:35000

Logistica

Parcheggi e servizi

Parcheggio del parco, in vici-nanza numerosi bar (orario di apertura normalmente dalle 7.30)

Come arrivare

In auto: indicazioni per SS/SPBS 237 del Caffaro di-rezione Nave. Alla rotatoria seguire indicazioni per Bovezzo e quindi per il municipio. In treno: dalla stazione di Brescia prendere l’auto-bus linea 10 per Bovezzo- Concesio. La fermata è a circa 50 metri dal punto di partenza.

Dove dormire

Brescia dispone di un ottimo ser-vizio alberghiero con numerose offerte e tipologie di sistemazio-ne.

Dove mangiare

In zona sono numerosi gli agriturismi, fra i tanti si consiglia Il Castello a Concesio (030-2751763) op-pure ristorante-pizzeria Mediterraneo a Bovezzo in via Marconi 7 (0302116021) per ulteriori golose in-formazioni vedi il sito della provincia di Brescia.

Cosa visitareSe si abbina il trail ad una visita turistica è consigliabile visitare i monumenti e i musei di Brescia.

Numeri utili

Sui siti: www.comune.bovezzo.bs.it www.comune.brescia.it www.provincia.brescia.it Contatto diretto: [email protected]

una sbarra e arriviamo in prossimità di un ristorante (albergo dei Pove-ri), prendiamo la strada che sale a destra , si supera una nuova sbarra e dopo circa 150 metri si prende un sentiero che scende alla nostra sini-stra. Si attraversa la val Cannone e seguendo le numerose indicazioni bianco-rosse ritorniamo a Bovezzo e da qui alla piazza, punto di parten-za.

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SCILLA LE INTERVISTE...

GHEZZI&

NON SARANNO CAMPIONI,

DI QUELLI CHE VINCONO E STRA-

VINCONO TUTTO, MA ATLETI FORTI

SÌ, LO SONO. SI ALLENANO DURA-

MENTE E CON METODO, DEDICAN-

DO MOLTE ORE A QUESTA LORO,

E NOSTRA, GRANDE PASSIONE: LA

CORSA TRAIL. MAURIZIO SCILLA È

UN CORRIDORE ESPERTO, FA PARTE

DI UN TEAM IMPORTANTE E HA UN

CURRICULUM DI PARTECIPAZIONI

E PIAZZAMENTI DI TUTTO RISPETTO.

MATTEO GHEZZI INVECE È PRA-

TICAMENTE UN DEBUTTANTE, MA

HA INIZIATO SUBITO ALLA GRANDE,

OTTENENDO QUEST’ANNO IMPOR-

TANTI PIAZZAMENTI SIA AL LAVA-

REDO ULTRATRAIL SIA AL GRAN

TRAIL VALDIGNE. COMPLIMENTI A

ENTRAMBI DUNQUE E, COME AL

SOLITO, BUONA LETTURA

A TUTTI VOI!

ANZITUTTO: VUOI PRESENTARTI?

Sono Maurizio Scilla, quest’an-no saranno 47 gli anni che mi porterò sul groppone, vivo

ad Andorno Micca in provincia di Biella.

Mi chiamo Matteo Ghezzi, ho 25 anni, lavoro a tem-po pieno in una conces-

sionaria di auto.

QUANDO E PERCHÉ HAI INIZIATO A CORRERE? HAI MAI SMESSO PER POI RIPRENDERE?

Mi piaceva correre anche da ra-gazzino quando giocavo a cal-cio, poca o quasi nulla la tecnica e tanta voglia di correre. Qualche corsetta ho continuato a farla sempre, poi a 25 anni ho iniziato a correre su strada, facendo anche qualche gara in montagna, un terreno che mi ha sempre affasci-

a cura di Matteo >emme< Grassi

Maurizio

Matteo

nato sin da bambino e che non ho mai abbandonato. Ho avuto una pausa di qualche anno e mi sono dedicato solo all’arrampi-cata, poi anche allo sci di fondo. Così con la scusa di dover prepa-rare lo sci ho ricominciato a cor-rere, facendo qualche gara.

A settembre 2006, dopo aver dedicato primavera ed estate a preparare due salite dell’arco al-pino (Monte Rosa e Monte Bian-co), fallite entrambe a causa del-le cattive condizioni meteo, per non perdere la condizione fatico-samente conquistata ho iniziato a correre 20’ al giorno, aumen-tando di settimana in settimana; dopo un mese ero già iscritto alla maratona di Roma!

HAI INIZIATO SUBITO A CORRERE IN MONTAGNA? E QUANDO A SPINGERTI OLTRE I 42 KM?

foto @ A. Locatelli

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Le prime gare in montagna le ho fatte già nel 1986, poi dopo la so-spensione per fare altri sport mi sono lanciato sui trail, il primo nel 1995, senza aver fatto gare per 5 anni, ho fatto tutta la preparazione non sen-za timori per esordire in una classica francese: la 6000D, 55km e 3000m di dislivello positivo.

Quasi subito: due settimane dopo la mia prima maratona ho corso la prima skyrace di 21 km, la Valetudo Skyrunning, circa un mese dopo la prima ultra, una 6 ore su un circuito di 2 km dove percorsi 59,4 km.

PARLIAMO UN PO’ DI ALLENAMENTO E DI GARE: TI SEGUE QUALCUNO OP-PURE SEI UN CORRIDORE FAI DA TE? TI TIENI AGGIORNATA LEGGENDO RIVI-STE O LIBRI CHE PARLANO DI ALLENA-MENTO? SEGUI DELLE TABELLE?

Diversi trailer mi hanno chiesto di preparar loro delle tabelle. Ho sem-pre risposto che non sono la persona adatta, dato che per primo io non seguo alcuna tabella. Mi documen-to comunque leggendo riviste e libri dai quali prendo qualche spunto. In linea di massima faccio dei program-mi settimanali che però poi adatto alle condizioni fisiche del momento.

Sono un corridore fai da te, mi tengo aggiornato il più possibile con riviste, internet e libri, che essendo un disor-dinato cronico lascio sempre in giro, e cerco di strutturare un allenamento il più possibile sensato. Seguo tabelle solo quando preparo una maratona o comunque una gara su strada.

QUANTI KM CORRI MEDIAMENTE IN UNA SETTIMANA, IN UN MESE, IN UN ANNO? E QUANDO STAI PREPARANDO UN’ULTRA COME AUMENTANO I CARICHI DI LAVORO?

Qui mi e’ veramente difficile rispon-dere: negli ultimi 3 anni ho avuto due interventi, nel 2005 alla bandelletta e l’anno scorso al legamento alare a causa di una caduta in gara; quindi sono state stagioni particolari dove, nonostante tutto, sono riuscito a ot-tenere buoni risultati magari dimi-nuendo un po’ il chilometraggio e dedicandomi a trail sino ai 60 km.

Non saprei, prima correvo tutti i gior-ni e alla fine della settimana il chilo-metraggio oscillava tra i 90 e i 120 km nei momenti di maggior carico. L’an-no scorso un totale di circa 4000 km, calcolati così a spanne però. Ades-so corro meno, quindi la quantità di km è diminuita, anche se soprattutto

nell’ultima fase della preparazione degli ultratrail ci sono state settima-ne da più di 100km, dovute soprat-tutto ai lunghissimi, arrivati ai 65km su strada e ai 50 km in montagna.

TI ALLENI SOLO CORRENDO O FAI ANCHE PALESTRA, CROSS TRAINING O ALTRI SPORT DI RESISTENZA?

Corro soltanto, uso la bici nei giorni dopo un trail come scarico e mi de-dico allo sci di fondo in inverno. In quanto alla palestra, amo troppo la natura per rinchiudermi in una stan-za, ci ho anche provato, ma abban-donando quasi subito.

Quando durante la preparazione della maratona di Firenze mi sono in-fortunato al tendine tibiale, ho iniziato ad andare in bicicletta e a nuotare. Non ho più smesso e quest’anno ho fatto anche qualche gara di triath-lon. Tutti i giorni cerco di fare esercizi per addominali e lombari, che riten-go molto importanti soprattutto nella corsa su terreni sconnessi.

PER PREPARARE UN’ULTRA CHE TIPO DI ALLENAMENTI FAI? RIPETUTE, MEDIO, LUNGO, LUNGHISSIMO? CON CHE DISTANZE E A CHE RITMI? E SU CHE TERRENI?

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Prendo come esempio la preparazione del Grand Raid del Mercantour del 2003, 100 km circa e 5500 m disl. positivo: lunghissimo: sabato 32 km 1100 m disl 3h15’, domeni-ca 42 km 1800 m disl 3h50’, lunedi’ 21 km 900 m disl 2h00’, 3 volte a 2 settimane di distanza una dall’altra, altri 3 week end solo 42 km e 21 km comunque sem-pre in montagna su sentieri e strade sterrate poco tecnici; ripetute: 3x3000 m in 3’40”, recupero 2000 m recupe-ro 4’00”, su asfalto in piano ma in mezzo alla natura, la pista non mi piace; progressivo: 5 km 4’10” + 5 km 3’55” + 5 km 3’40” per-corso su asfalto con poco dislivello. Gli allenamenti che ho eseguito sono gli stessi delle altre gare, l’unica differenza è stata per la durata dei lunghissimi, che ho effettuato sia di sola corsa (fino a 65 km su strada e 50 km in montagna) che combi-nando bici e corsa (fino a 4h bici più un’ora di corsa). Ovviamente poi ci sono le altre gare. Di ripetute non ne ho fatte, i ritmi degli altri allenamenti dipendono dal percorso, che cerco di rendere il più duro pos-sibile (fortunatamente a Bergamo le possibilità non mancano tra scalette e altro).

QUANTE GARE HAI CORSO NEL 2007? QUANTE MARA-TONE E QUANTE ULTRA?

Operato a febbraio al legamento alare, ho iniziato a corricchiare a fine aprile, trail da luglio in poi: sette trail, di cui 5 da 42km a 50 km tutti in Francia.

Nel 2007 ho corso 4 maratone, una 6 ore, una 50 km, la Monza-Resegone e 6 Skyrace/Skymarathon.

RACCONTACI QUALCUNA DELLE TUE ESPERIENZE: QUAL È STATA LA CORSA/GARA PIÙ BELLA CHE HAI FATTO? LA PIÙ LUNGA, LA PIÙ DURA, LA PIÙ “STRANA”?

Per quanto riguarda la gara più bella non ho dubbi: il Defi de l’Oisans 200 km e 12000 m di disl in 6 giorni. Nelle gare a tappe si crea un ambiente unico fatto di sincera amicizia e condivisione della fatica, al Defi è stata battaglia tutti i giorni sui sentieri, ma il dopo gara era sempre festa. Una sera (per fortuna il giorno dopo ci aspettavano 20 km non cronometrati) abbiamo esagerato e ci siamo ritrovati in 5/6 completamen-te vestiti dentro a una fontana con l’acqua calda. Nonostante tutto ho finito secondo e abbandonare il gruppo dopo l’ultimo giorno di gara mi ha messo una gran tristezza, si era creato un clima fantastico! Senza dimenticare le valli attraversate, alcuni scorci non li dimenticherò più! La gara più lunga: il Grand Raid del Mercantour, 100 km circa. La più strana: qui preferisco riferirmi a un allenamento, sono iscritto alla lista internet DRS e si usa festeggiare il compleanno del maratoneta, quindi 42 anni e 195 giorni, io l’ho festeggiato correndo 42km sui sentieri attorno ad An-dorno di sera con la lampada frontale.

Di gare belle ne ho fatte tante, ricordo con grande gioia il “Sentiero delle Grigne”, la prima volta in mon-tagna oltre i 42 km. La più lunga e dura ovviamente il Gran Trail Valdigne, di poche settimane fa.

E QUELLA CHE NON RIFARESTI?

foto

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Forse il Kima, percorso stupendo con viste impedibili, ma non mi è piaciuto lo spirito di diversi atleti, disposti a far scaricare pietre o quasi spingerti per passare, non è certo lo spirito giusto per chi ama la montagna.

Le rifarei tutte, sono state tutte bellissi-me esperienze.

QUAL È LA GARA CHE STAI ANCORA SOGNANDO?

Una gara a tappe in Nepal

Corro da così poco che le gare che mi piacerebbe fare sono ancora tan-tissime: Boavista, UTMB, Kima, Badwa-ter, e poi ho un conto in sospeso con il Passatore.

CHE GARE HAI IN PROGRAMMA PER IL 2008?

Ho già corso 5 trail (da 25 a 60 km) in Francia e la Lavaredo Ultratrail (da non perdere!); i prossimi appunta-menti saranno: ad agosto il Tour de la Grande Casse a Pralognan (60 km 3500 m disl+), a settembre l’Ecotrail a Sommand (42 km 3400 m disl+) e a ot-tobre le Trail Gapen’cimes (42 km 2650 m disl+), poi mi butto nell’organizzazio-ne del Trail del Monte Casto che co-munque mi impegna per gran parte dell’anno.

Il mio programma gare “ufficiale” terminava con il Gran Trail Valdigne, adesso le sceglierò man mano, ma senza fare programmi a lungo termi-ne, almeno per i prossimi mesi.

VEDIAMO UN PO’ LE COSE DA UN AL-TRO PUNTO DI VISTA: CORRI DA SOLO O HAI COMPAGNI DI ALLENAMENTO? E ALLE GARE CI VAI DA SOLO?

Corro quasi sempre da solo, non è fa-cile trovare compagni che vogliano sorbirsi tanti km, in quanto alle gare andando parecchio in Francia mi capita spesso di andare da solo, ma solo per il viaggio perché in genere ho amici che partecipano alle gare.

Almeno 1 o 2 volte a settimana corro con Ilenia, la mia compagna, per il re-sto solitamente corro solo, soprattutto per una questione di orari: d’estate corro spesso la mattina presto, d’inver-no nella pausa pranzo. Tuttavia non disdegno qualche uscita in gruppo se capita. Alle gare oltre a Ilenia, spesso mi accompagna anche mio papà.

TI È CAPITATO DI CONOSCERE NUOVE PERSONE, CORRENDO? DI FARE AMICI-ZIE? O MAGARI DI INNAMORARTI?

foto @ G

igi Ghezzi

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Sono dell’idea che l’ambiente del trail sia una grande famiglia, la gara è anche un’occasione per conoscere gente nuova e confrontarsi.

Ho conosciuto un sacco di perso-ne correndo, sia della mia squa-dra sia di altre, con alcune delle quali ho instaurato un bellissimo rapporto di amicizia. Innamorar-mi? Speriamo di no, altrimenti poi come lo racconta a Ilenia?!

PARLIAMO DI ALIMENTAZIONE: SEGUI UNA DIETA? SEI SEMPRE AT-TENTO A QUELLO CHE MANGI OP-PURE NO, E TI CONCEDI QUALCHE VIZIO OGNI TANTO?

Sono vegetariano da 25 anni, cerco di alimentarmi corretta-mente ma alcune volte “sgarro”, per esempio il gelato per me è irresistibile!

Non seguo nessuna dieta parti-colare, mangio un sacco di frutta e verdura (a volte a casa mi dan-no anche della capra!) e cerco di stare attento, ma qualche vizio me lo concedo, soprattutto al gelato artigianale faccio fatica a resistere.

COSA MANGI PRIMA DI UNA GARA LUNGA? E DURANTE? E DOPO?

In genere mangio delle barrette di cereali che trovo in un nego-zio di prodotti naturali, durante la gara fino a 50/60km uso gel e sali minerali, dopo cerco di reintegra-re con molta verdura.

Prima di una gara lunga faccio una buona colazione con mar-mellata e fette biscottate inte-grali e una spremuta. Durante non sono uno che mangia molto, qualche barretta o biscotto, da bere the, acqua o coca-cola. Se non ci sono cibi solidi dei sali, ma pochi perché faccio fatica a di-gerirli e mi restano sullo stomaco. Non uso gel di nessun tipo. Dopo la gara riprendo a mangiare nor-malmente.

OLTRE LA CORSA: HAI UN DIARIO, UN QUADERNO DI APPUNTI, UN BLOG? TIENI TRACCIA O MEMO-RIA DELLE TUE CORSE?

All’inizio avevo un diario con tut-ti gli allenamenti di tutti gli sport, ora li registro sul pc, scrivo i rac-conti delle gare in lista drs, ho un sito internet (http://www.mauscil-la.it) .

Carta e penna: ho un’agenda dove scrivo tempi e sensazioni di allenamenti e gare, e nonostante mi piacciano il pc e internet, per pigrizia non scarico neanche i dati del gps. COME CONCILI LA CORSA CON TUTTO IL RESTO (LAVORO, FAMI-GLIA...)?

Per fortuna il lavoro (impiegato in una direzione didattica) mi lascia abbastanza tempo libero; sono separato da 8 anni e cerco di conciliare la mia passione per la corsa con l’altra mia grande gio-ia di vita, mia figlia Arianna che ha 15 anni e vive parecchio con me.

Ho la fortuna di avere una com-pagna che corre e partecipa a quasi tutte le gare che faccio, e se sono troppo lunghe parteci-pa alla gara più corta che quasi sempre organizzano in contem-poranea. Il lavoro non mi crea grossi problemi, fortunatamente si limita alle 8 ore da lunedì a ve-nerdì, quindi riesco a ritagliare i miei spazi.

HAI UNO SPONSOR O TI PAGHI TUTTO DA SOLO? RIESCI A PRENDE-RE QUALCHE PREMIO ALLE GARE?

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HAI MAI QUANTIFICATO QUANTO TI COSTA CORRERE IN UN ANNO?

Corro per Lafuma, ditta francese di prodotti outdoor (trail, montagna, campeggio), che mi fornisce il mate-riale, riesco ad arrivare nei premi che in Francia non sono mai in denaro. Per fortuna non ho mai fatto i conti dei costi, sicuramente sarebbe una bella cifra, ma ne vale la pena!

Magari avessi uno sponsor, con quel-lo che spendo! Mi pago tutto da solo, mi è capitato qualche volta di prendere premi, anche se raramen-te. Non ho quantificato quanto mi costa correre in un anno perché po-trei spaventarmi per la cifra! COSA VUOL DIRE PER TE CORRERE UN ULTRATRAIL? COSA TI SPINGE A FARE CORSE ESTREME?

Praticando il trail ho sempre sentito un’impressione di libertà. La continua spinta al superamento di sé stessi mi ha donato più sicurezza e maggiore tranquillità anche nella mia vita quo-tidiana. Nell’ultra trail questi aspetti si accen-tuano ancora di più e si apprende anche una lezione di umiltà: bisogna rispettare la montagna, senza mai di-menticare che siamo suoi ospiti, non sentirsi mai invincibili perché i pericoli sono sempre in agguato. Inoltre le lunghe ore che si passano in completa solitudine hanno ce-mentato la mia simbiosi con la natu-ra e completato la mia scelta di vita vegetariana. Il trail anziché rendermi solitario mi ha fatto incontrare tan-ti appassionati della natura: posso davvero dire di aver scoperto una vera grande famiglia.

Correre un ultratrail è un viaggio at-traverso le montagne che rimango-no la mia prima passione, e poi una sfida con sé stessi e i propri limiti. Non considero un ultratrail una gara estre-ma, almeno finché rimane entro cer-ti canoni di chilometraggio, quote o difficoltà, per così dire, “umane”. Certo se poi parliamo di Iditarod o corse simili, allora il discorso cambia.

SCUSA MA... PERCHÉ CORRI?

Credo di aver già risposto nella do-manda precedente, ma aggiunge-rei che ormai corro quasi sempre in mezzo alla natura per il gran senso di libertà che mi dona, perché mi si riempiono gli occhi a vedere certi tramonti in montagna, i caprioli che

fuggono veloci, i sentieri innevati… e per i tanti amici che grazie a questa passione ho avuto modo di cono-scere.

Corro prima di tutto perché mi piace e mi permette di rilassarmi, di pensa-re. Ma anche perché mi fa sentire realizzato il riuscire a portare a ter-mine gli obiettivi che mi pongo man mano!

VUOI AGGIUNGERE QUALCOSA?… TEMA LIBERO.

Negli ultimi 8 anni ho ottenuto 3 vit-torie, 3 secondi posti e 5 terzi po-sti, più altri buoni piazzamenti, me lo avessero detto 15 anni fa non ci avrei creduto, non posso che esse-re soddisfatto, perché sono sempre stato consapevole di non essere un campione! Devo dire che nello stesso tempo mi

foto @ Gigi Ghezzi

riempie di gioia organizzare 2 trail qui nel biellese, così posso far assapora-re le bellezze della nostra valle a tan-ti amici trailer. Vorrei solo dire a coloro che non hanno mai pensato di correre in montagna, o a quelli che vorrebbe-ro farlo ma sono spaventati, di non preoccuparsi e di “buttarsi”: tutto ciò che si soffre in salita, viene ripagato con gli interessi quando si raggiunge la cima e si apre agli occhi un pa-norama splendido, che è impossibile dimenticare anche quando, poco dopo, le gambe corrono da sole giù per la discesa.

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PREVIEW GARE...

ECOMARATONAdei

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E’ l’unica Ecomaratona del nord, la terza per nascita delle cinque italiane, la quinta nel

calendario, la quinta edizione. E’ l’Ecomaratona dei Cimbri - Trofeo Permasteelisa, che aspetta i patiti del trail domenica 21 settembre. Nell’attesa, siccome ci ha preso gusto con la prima frase di questo articolo, la Eco continua a dare i numeri. 42,195: i km, e ci mancherebbe altro...

ma 42,195 precisi? Ma non se ne parla, siamo nel mondo trail! Si tratta di 42 km più o meno, misurati con sistemi GPS e... relative approssimazioni, regalate con prodigalità da questi attrezzi. 8.30: l’orario di partenza. Poco dopo le 12.00, grossomodo, l’arrivo dei primi. Alle 16,30 la chiusura ufficiale della gara. Alle 17.30 circa l’arrivo degli ultimi eroi della giornata accompagnati dai “bodyguard” del servizio scopa.

8: i chilometri di salita, dura, sentiero, strada bianca e ancora sentiero, dopo il passaggio sulle aeree passerelle nelle affascinanti grotte del Caglieron, per arrivare da quota 220 a quota 1500, ossia forcella Pizzòc: come dire... via la spina via il dolore; il panorama si allarga sulla pianura veneta da una parte, verso le Prealpi e poi le Dolomiti dall’altra.

27: i chilometri di saliscendi nella

Testo di Tommaso Bisagno e Gianni De Polo

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]i numeri della corsa in Pian Cansiglio[CIMBRI 2008

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magica foresta dei Dogi, il Cansiglio, un mix di faggeta ad alto fusto, pascoli, passaggi nei villaggi cimbri (Vallorch e Le Rotte), quasi sempre su sentiero, una vera immersione nella natura e nella storia di questi luoghi nei quali sembra di percepire la presenza dei personaggi magici che popolano le leggende locali.

7: i chilometri finali tutti in discesa su strada bianca, la strada del Santo, che plana su Fregona ormai senza alcuna difficoltà di tipo tecnico, ma sempre molto dura per chi ha già messo in saccoccia 35 km di “hard trail”! 300: i partecipanti del 2007; obiettivo del 2008: superare questo record. Se non fosse che lo slogan ha portato male a qualcuno nelle ultime elezioni politiche, diremmo: si può fare!

350: il numero massimo di partecipanti, oltre il quale le iscrizioni in ogni caso verranno chiuse. Il Cansiglio è un luogo dell’anima, un bosco incantato che va rispettato e per questo non si supererà questa soglia. 3: le novità del tracciato 2008. Prima novità: al 9° km circa, dopo il mistico (già qui qualche ecomaratoneta narra di avere visto angeli e santi) passaggio alla Madonnina dell’Agnelezza, non si sale più per i dolci, ampi e ben noti tornanti, ma per la “direttissima”, nome che è una promessa che viene mantenuta fino all’arrivo alla “tana del lupo”, piccola casera-ricovero adagiata sulle pendici occidentali del monte Pizzòc. Da qui ci si riaggancia poi al vecchio tracciato verso forcella Pizzòc. Seconda novità: verso metà gara, non si scende più, per lo più nel fango, fino a Campon, in prossimità della strada asfaltata, ma si taglia nel bosco sul sentiero Q che scende direttamente fino ai casoni “I Pich”. Quello che qui è stato accorciato viene recuperato dopo, attorno al km 30, dopo il passaggio al villaggio “LeRotte”, allungando nel bosco incantato del Cansiglio l’ultima salita, prima di Cadolten. In caso di fango ci sarà da divertirsi alla grande!

10: i punti di ristoro disseminati lungo il percorso, punti ristoro con “licenza poetica”: vedi salame e salsicce spesso presenti al 35° km! 4: gli eventi podistici extra-ecomaratona. Sabato 20 la grande novità: Antico Trail degli Sciamani, 70 km per 4500 metri di dislivello positivo sulle montagne dei Cimbri, passando anche per luoghi carichi di magie come l’Ander de le mate, nel cuore

dell’altopiano del Cansiglio, dove vivevano, dice la leggenda, streghe e sciamani. Quest’anno è evento ad inviti per selezionati ultramaratoneti; dal 2009 diventerà una fantastica cavalcata ufficiale, a coppie, un adventure trail che lascerà il segno nel cuore e nelle gambe di tutti gli intrepidi che lo affronteranno. E ancora: domenica, con partenza alle 9 e condividendo parte del percorso dell’Ecomaratona, due mini-trail di 6 e 11 km; alle 9.15, infine, altra novità: un’uscita di nordic walking, la camminata con i bastoncini, con la guida di due istruttori nazionali. x (ma con x tendente a tanti): i motivi di interesse della gara; dalla natura (passeremo nel bosco che forniva la legna per le navi della Serenissima Repubblica) ai panorami (giù verso la pianura o avanti nel cuore verde), alla storia. Passeremo infatti nei villaggi dei Cimbri, popolo di antica origine teutonica, giunti dal nord per insediarsi sull’altopiano di Asiago e da qui, nel 1700, spostatisi in Cansiglio, per vivere del e nel bosco. 150: i volontari impegnati nell’avventura dell’Ecomaratona, per far trovare acqua, tè, torte, zucchero e soprattutto incoraggiamenti lungo il percorso. Sono rappresentanti di decine di associazioni: tutta la piccola Fregona si mobilita per la gara e per gli atleti.1 e inimitabile... anzi no... imperdibile: il servizio di massaggi, garantito da alcuni fisioterapisti a favore degli atleti

alla fine della gara, servizio esclusivo nel panorama della gare trail, vero fiore all’occhiello della Eco dei Cimbri. 1: il sito in cui trovare tutto quel che c’è da sapere (video sul percorso compreso) e da fare (come l’iscrizione); è il sito sempre aggiornato in cui vi è il programma completo della manifestazione le cui attività iniziano già una settimana prima dell’Ecomaratona. www.ecomaratonadeicimbri.it u

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DATI TECNICIDISTANZA: 42 KMD+: 2000TIPO DI PERCORSO: TRAIL RUNNING

LUOGO DI PARTENZA: FEGONA - LOCALITÀ MEZZAVILLA

ORARIO DI PARTENZA: 8.30TEMPO LIMITE: 8 ORE

RECAPITISTEFANO 347.0008224GIANNI 347.5051376PROLOCO DI FREGONA 0438.585487

E-MAIL: [email protected]

SITO WEB: WWW.ECOMARATONADEICIMBRI.IT

RITIRO PETTORALISABATO DALLE 16.30 ALLE 22.00 E DOMENICA DALLE 7.00

ALLE 8.00 PRESSO IL CENTRO SOCIALE (ZONA PARTENZA)

PACCO GARAT-SHIRT TECNICA, PRODOTTI REGIONALI, MEDAGLIA DAI

CAMPI SAHARAWI AGLI ATLETI ARRIVATI AL TRAGUARDO

MANIFESTAZIONI COLLATERALICORSA NON COMPETITIVA DI 11 E 6 KM - PARTENZA ORE

9.00CAMMINATA NON COMPETITIVA DI NORDIC WALKING DI

11 KM - PARTENZA ORE 9.15

PASTA PARTYSABATO 20 SETTEMBRE CENA

INFO ALLOGGIPROLOCO DI FREGONA - 0438.585487

WWW.ECOMARATONADEICIMBRI.IT

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2008

Nonostante il maltempo avesse bersagliato la gara per tutta la sua durata, per i

giornalisti non c’era alcun dubbio: l’UTMB avrebbe cambiato il mondo dell’ultra trail per sempre. In quella prima edizione furono solo 67 i concorrenti a giungere all’arrivo (su 663 partenti!), e forse fu proprio questo a stimolare la fantasia dei corridori di tutta Europa. L’anno successivo i partecipanti raddoppiarono, e nel 2005 cominciò il calvario del “tutto esaurito” che quest’anno ha toccato il suo apice con i pettorali andati esauriti in meno di dieci minuti: ma ormai anche questo aspetto è entrato a far parte dell’aura mitica che circonda questa competizione. Pur essendo nata con trent’anni di ritardo rispetto alle grandi 100 miglia americane, l’UTMB non ci ha messo molto ad oscurarle in termini di successo di partecipazione e di importanza mediatica, diventando un evento, più che una gara, di importanza planetaria: fra le 7725 domande di iscrizione pervenute nel primo giorno sono state contate ben 60 nazionalità differenti!

Di anno in anno l’UTMB diventa più duro: se nella prima edizione i km erano 150 e il dislivello di 7500 metri, in questa sesta edizione 2008 siamo arrivati a 163 km con 9500 metri di dislivello. Eppure la percentuale di finisher è in continuo aumento, segno evidente che la preparazione dei partecipanti si fa di anno in anno migliore, e che la politica di subordinare l’iscrizione al completamento di alcune “gare qualificanti” sta dando i suoi frutti. Proprio per rispondere all’esigenza di proporre nuove sfide a coloro che hanno già terminato l’UTMB, l’organizzazione “Les Trailers du Mont Blanc” propone per quest’anno una nuova prova, la “Petite Trotte à Léon”, un raid a squadre di 220 km e 17000 metri di dislivello positivo! Chissà se nascerà una nuova leggenda?

L’UTMB non è diventato però solo un grande appuntamento “popolare”: alla crescita in termini di partecipazione è coincisa una sempre maggiore importanza dal punto di vista agonistico: si può dire ormai che l’UTMB rappresenti una sorta di campionato del mondo della

testo di Leonardo Soresifoto © UTMB

SONO PASSATI GIÀ SEI

ANNI DALLA COMPARSA

NEL PANORAMA DEL TRAIL

DELL’UTMB. LA RIVISTA

FRANCESE ULTRAFONDUS

ERA APPENA NATA E SU

QUELL’ORMAI MITICO N. 4

MISE IN COPERTINA DAWA

SHERPA, FRESCO VINCITORE

DELLA PRIMA EDIZIONE,

TITOLANDO “È NATA UNA

LEGGENDA”.

PREVIEW GARE...

LA LEGGENDA DEL TRAIL RUNNING

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specialità. A partire dallo scorso anno infatti sono arrivati in massa anche i più forti americani, Scott Jurek e Karl Meltzer in primis, anche se con scarsi risultati. Fino ad ora infatti la corsa è sempre stata appannaggio di corridori europei, ma quest’anno le cose potrebbero cambiare. Nel 2007 Scott Jurek si era presentato solamente per conoscere la gara e si era fermato al traguardo intermedio di Courmayeur per non compromettere le proprie chance di bissare il successo alla Spartathlon. Per questa sesta edizione invece Jurek ha previsto di fermarsi un mese intero per studiare alla perfezione il percorso, segno evidente che l’UTMB è il suo principale appuntamento della stagione. Il forte americano non sarà però l’unico a cercare di strappare lo scettro dalle mani di Marco Olmo. Oltre a Dawa Sherpa, che quest’anno gli ha già dato un grande dispiacere

interrompendo il suo dominio nel Cro Magnon, e ai “soliti” Vincent Delebarre e Cristophe Jacquerod, al via ci sarà anche l’ungherese Csaba Nemeth, già secondo nel 2006, che in questo 2008 ha dato una dimostrazione assoluta di forza alla Lavaredo Ultratrail dello scorso 22 giugno. Senza dimenticare atleti del calibro di Thierry Chambry, vincitore nel 2007 del Grand Raid de La Réunion o del tedesco Jens Lukas, secondo nel 2007 alla sua prima partecipazione all’UTMB.

Voci di corridoio parlano poi della presenza di Lahcen Ahnsal, vincitore di 10 Marathon des Sables e di due Swiss Alpine Marathon, nonché del giovanissimo basco Kilian Jornet Burgada. Quest’ultimo è appena ventiduenne, ma da due anni è il dominatore incontrastato del campionato del mondo di skyrunning: di fatto l’UTMB è una

gara completamente diversa, dove contano più la resistenza mentale che l’esplosività dei muscoli, ma visto cosa ha fatto quest’anno un altro ventiduenne, Kyle Skaggs, alla Hardrock 100, anche Jornet rappresenta un’incognita da non sottovalutare.

Anche in campo femminile l’UTMB 2009 presenta un campo agguerritissimo di contendenti: Karine Herry, vincitrice nel 2006, proverà a strappare lo scettro all’americana Nikki Kimball, prima nel 2007. Entrambe però dovranno guardarsi da Elizabeth Hawker, vincitrice nel 2005 e che l’anno scorso si è laureata campionessa del mondo di 100 km su strada. Outsider di lusso saranno l’americana Kami Semick, la francese Alexandra Rousset e l’italo-argentina Virginia Oliveri. u

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MI RICORDO...di Gabriele “Mudanda” Bortolotto

10 gennaio ore 20:59, fuori fa freddo e il ricordo della calda estate è lontano: e

tu dove sei? Cosa stai facendo lì con la mano tutta sudata e tremante sul mouse, il sudore che ti scende dalla fronte, il computer acceso e connesso da un’ora, in linea al telefono con un altro nelle tue stesse condizioni? Ore 21:00 sotto la torre Eiffel e... via! Click, server intasato... ma porca putt.... e ri-click... e ri-click ancora... noooo è caduta la connessione... panico... ok sono entrato... ecco il numero di prenotazione... e vaaaai! Click qua... click là... ecco fatto: iscritto! In 5 minuti persi 2 anni di vita, ma ce l’ho fatta: sarò un starter UTMB 2008. E ora? Dopo 10 minuti realizzi che sarebbe il caso di diventare anche finisher... altrimenti bastava quella connessione super veloce che hai profumatamente pagato.

Passano i mesi, i km e i dislivelli, scorrono via le gare di preparazione e finalmente ti ritrovi lì in Place de l’Amitiè a Chamonix come un bambino innocente e indifeso. Ne hai fatte di lunghe, ma questa... questa è la più lunga, questa la finisce uno solo su due, questa non finisce mai... e via così le leggende sull’UTMB si sprecano. Dentro di te man mano che il countdown si avvicina all’ora X nascono migliaia di dubbi: le scarpe sono quelle giuste? Lo zaino pesa troppo? Farà freddo? Avrò caldo? Ma soprattutto: perché sono qui? Quest’ultima domanda ti si ripresenterà più volte lungo tutto il percorso e sarà la risposta che darai a determinare la sorte del tuo UTMB. Per cui caro amico, manina sulla coscienza e se ti sei iscritto solo per dire: “io c’ero” o “l’ha fatto il Gino, vuoi che non lo faccia io”, “Uhè guarda che io sono uno che ha fatto il giro del Bianco!”, stai a casa con la tua famiglia perché questa gara ti chiederà di scendere fino in fondo alle tue più intime motivazioni e se lì non troverai nulla di concreto il ritiro sarà l’unica cosa che ti concederà.

Nel frattempo le note della musica della colonna sonora di “1492 Alla conquista del Paradiso” sono sempre più alte, gli interventi in varie lingue degli speaker si susseguono, la piazza si riempie di gente. C’è chi è da solo, chi con un amico, padri che salutano le

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famiglie. L’aria è densa di emozioni, di sana tensione agonistica e poi come nei migliori sogni... VIA! E l’avventura inizia.

I primi 8 km fino al Les Houches sono pianeggianti, la carica della partenza, le notti passate a studiare e ri-studiare il profilo, la voglia di correre esplodono in te e non capisci più niente. Ti lasci trasportare da questo fiume in piena di emozioni e in un batter d’occhio sei al primo ristoro. Da lì inizia la vera gara, si attacca la prima salita: il col de Voza.

Sono circa 7 km e 800 metri di D+ su strada poderale, qualche strappo deciso ma tutto sommato una salita “veloce”. Se sei un top la puoi anche correre, gli altri la spingono di buon passo. E’ importante in questa prima fase abbassare il ritmo cardiaco e trovare il giusto passo in salita, le giuste sensazioni. C’è poi la discesa su una pista da sci dal fondo erboso dove si corre bene senza rischi, ma è già ora di accendere la frontale. Finalmente si arriva al primo ristoro a Saint Gervais: ti avrà sicuramente colpito il tifo lungo il percorso, sarà una costante, e rimarrai sorpreso dalle due ali di folla che troverai a questo primo ristoro. Ti fermi un attimo, mangi e bevi qualcosa, fai rifornimento e “bon courage”. Ti chiederai perché mi dicono “buon coraggio”... al limite solo coraggio, o forza! E poi realizzi: ahhh, qui siamo in Francia... qui il computer si chiama ordinateur e 80 si dice quatre-vingt...TUTTO A POSTO.

Dopo Saint-Gervais inizi la parte del percorso che ti porta al primo colle oltre i 2000, il Croix du Bohnomme, sono circa 17 km con 1700 m D+, 1000 dei quali negli ultimi 6 km. A questo punto la tensione della partenza non c’è più, la prima salita l’hai fatta, sei ben caldo e quindi fino all’attacco della salita si corricchia, anche perché la pendenza lo permette. Passi un tratto boschivo, ogni tanto incroci del pubblico, spesso tra loro ci sono dei bambini, ti sembrano dei folletti con le loro candeline accese in mano. Arrivi al ristoro di Les Contamines: altro bagno di folla che ti sottrae dallo stato ipnotico in cui stavi cadendo. Goditi il

calore della gente, fino a Courmayeur non ne vedrai così tanti. Quindi si riparte ma... hai fatto rifornimento di acqua? Hai messo qualcosa di caldo? Ora si sale ai 2479 m del Croix de Bohnomme! L’attacco della salita è inconfondibile: sono dei lastroni di roccia per circa 1 km, poi la salita prosegue regolare su sentiero con pendenze mai troppo impegnative. A metà salita trovi il ravit di La Balme. Fornitissimo come tutti i ravit che finora hai trovato e che troverai, c’è di tutto e per tutti i gusti, dolce e salato, e LA SOUPE, tecnicamente ‘na minestrina fatta col dado con capelli d’angelo stracotti. Nella realtà dell’UTMB un nettare divino creato per il riscaldamento delle tue stanche membra. Non fare l’italiano: assaggia, è come una droga, ne diventerai dipendente. E subito dopo un bel bicchiere di coca-cola per pulire la bocca. Ora penserai: “che schifo”, ma come si dice in veneto: “sea contemo dopo”.

Abbandonato a malincuore il ristoro di La Balme con il suo caldo fuoco

la salita prosegue, sempre su single track che a serpentina sale al colle. Ogni tanto alzerai lo sguardo e la lunga scia delle frontali che vedrai innanzi a te a volte abbatterà il tuo morale. Penserai: “Fino a lì?”, “Non finisce più”... calma! Abbassa la testa, fissa la luce della tua frontale, concentrati sulla coordinazione tra passo, respiro

e bastoncini (se li hai) e prosegui. La fisica ti aiuta: se metti un piede più avanti dell’altro procedi, e quindi non c’è niente di cui essere preoccupati... piano piano... lentamente, arrivi anche tu. Infatti eccoci! 2479 Croix de Bohnomme, secondo scollinamento.

La discesa che segue non è delle

migliori. Per la maggior parte su fondo erboso continuamente interrotto da pozzanghere, buche...il sentiero a volte si perde. Occhio a seguire i soliti “furbetti che tagliano”. Quindi culo basso, ginocchia piegate, busto in

avanti, bastoncini (non allacciati sui polsi) ben saldi e occhio a dove mettete i piedi. Noterete come la salita per il suo ritmo diventa spesso una fase introspettiva mentre la discesa, specie se di notte, ti richiama a tenere altissima l’attenzione e richiede una dose notevole di concentrazione. Nel 99% dei casi infatti un calo di concentrazione in discesa si trasforma in una caduta... e tu non vuoi finire il tuo UTMB per una “banale” storta ad una caviglia giusto? Quindi occhio! Non

è qui che farete la differenza.

Alla fine della discesa c’è il ristoro di Les Champieux, caldo accogliente. Siamo circa al 50° km. Da qui a poco finisce la fase “fisica” della gara e inizia quella “mentale”. Inizi ad entrare nella dimensione Ultra (per il momento solo Ultra non UTMB). Al ristoro prenditi i tuoi tempi, la concitazione, la fretta da qui in poi saranno cattive compagne. Sottraggono energie. Per cui se ti va siediti, noterai che molti lo fanno, mangia con calma e riparti. Ora si sale ai 2516 m del Col de la Seigne per poi scendere, passando per il Refuge Elisabetta, ai 1970 del Lac Cobal. Un bel “millino” di salita e 500 m di discesa in 15 km.

La prima parte della salita è su asfalto e la pendenza permetterebbe anche di correrla. Fai un po’ come credi o meglio se sei forte corri altrimenti è meglio se cammini, le energie ti serviranno dopo per la salita su sentiero che presenterà alcuni tratti impegnativi. E’ notte fonda, sei in gara da 7-10 ore, la stanchezza incomincia a farsi sentire. Il ristoro ti ha dato conforto ma ora lo hai lasciato e come un fulmine a ciel sereno eccola!...”Perché sono qui?” Cavatela in fretta è ancora troppo presto.....risponditi “Perché mi piace la

La fisica ti aiuta: se metti un piede più

avanti dell’altro procedi, e quindi

non c’è niente di cui essere

preoccupati...

LA SOUPE, tecnicamente ‘na

minestrina fatta col dado con capelli d’angelo stracotti.

Nella realtà dell’UTMB un nettare

divino creato per il riscaldamento

delle tue stanche membra. Non fare

l’italiano: assaggia, è come una droga,

ne diventerai dipendente.

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montagna”.....ma la vocina non ti molla e ribatte “Si ma chi ama la montagna ci va di giorno, non di notte che non si vede niente...Perché sono qui?”...Azz ti ha fregato, ma tu sei ancora lucido e controbatti “A me piace correre di notte!”.....”ah, ok”. E prosegui cercando con lo sguardo la lucetta più alta che puoi vedere per capire fin dove si deve arrivare. Occhio che se è una notte limpida ci sono anche le stelle...

Per i normodotati lo scollinamento poco prima o poco dopo coinciderà con l’alba. Se sei forte invece ti sari fatto questa bella discesa con quel giusto grado tecnico da poter essere definita impegnativa con il buio. La prima parte della discesa è su pietraia poi sentiero fino al ravit del Refuge Elisabetta. Sei a quasi 2000 m per cui il ristoro è un tendone, ben fornito ma decisamente più spartano degli altri. Il sole comincia ad alzarsi. Togliti antivento varie che ti sarai messo per passare la notte e preparati alla giornata che verrà....la passerai TUTTA con il tuo amico UTMB.

Dopo il ristoro un breve tratto in falso piano che non so perché correrai (lo corrono tutti) ti porterà a Lac Combal dove si attacca il Mont Favre 2495 m sotto la cui discesa si trova Courmayeur distante solo 29 km da Refuge Elisabetta. La salita inizia con una bella rampa impegnativa su manto erboso per poi proseguire con rampe meno impegnative fino allo scollinamento. Sarà l’alba, sarà che stai arrivando in Italia, sarà che hai trovato il ritmo giusto, sarà che Courmayeur è una tappa mentalmente importante ma nella discesa ti sentirai rinascere. Passerai velocemente il ristoro di Checrouit e affronterai velocemente la ripida discesa sul bosco che ti porterà al palazzo dello sport di Dolonne.. Lì troverai la prima delle due sacche che l’organizzazione ti permette di posizionare lungo il percorso. Vediamo un po’ cosa ci avrai ma messo dentro? Un cambio corto per il giorno, calzini asciutti, crema per i piedi e abrasioni varie, un asciugamano, un sacchetto vuoto dove riporre tutta la fetenzia che ti togli, un rifornimento alimentare “personale”, un cambio lungo in caso la giornata non sia delle migliori. Più che un ristoro questo è un vero e proprio pit-stop.....se vuoi ti puoi cambiare anche le scarpe o fare una doccia. Ti infastidirà un po’ la folla: dopo una notte passata con te stesso, a Courmayeur si ritorna alla realtà...macchine, biciclette....mogli. Lascia il ristoro ricordandoti una cosa: sei bravo, sei a buon punto ma non sei ne a metà gara (78 km) né a

metà del dislivello complessivo (fatti circa 4000 m D+). Da qui in avanti la gara prende decisamente un’altro ritmo, ed è circa come un Gran Trail Valdigne o un Mercantour.

Passato il centro di Courmayeur dove, siccome siamo in Italia ad Agosto, molti ti guarderanno come se fossi un alieno, si attacca la salita al rifugio Bertone. Un bel muro! Anche perché sei stato fermo un po’ più a lungo e ti sei raffreddato. Ad ogni modo come si diceva prima...la fisica...un piede davanti all’altro...piano piano...lentamente e i 1980, del Bertone arrivano, prima all’ombra del bosco poi allo scoperto. Non è raro incrociare degli escursionisti che sono una valida verifica del tuo passo....se li passi vuol dire che sei ancora vivo!

Dopo il Bertone si sale ancora fino al Bonatti tutta salita su sentiero. E’ giorno, la vista e la compagnia degli altri concorrenti, la presenza di escursionisti, la bellezza dei panorami fanno di questa fase della gara quella meno introspettiva e più “atletica”.

Dopo il rifugio Bonatti (2020 m) un breve tratto di traverso corribile e una bella discesella a serpentina vi porterà ai 1769 m di Arnuva (94°km). Ricco ristoro dotato, incredibile a dirsi per una gara di corsa in montagna, di bagni chimici.....eeeee già....perché pensavi di non farla per 166 km? Pesa sai! Per cui piuttosto che elargire in natura, che poi la carta te la porti con te (Respectez la nature!!!)....un bel cessetto chimico e se becchi il volontario giusto ti fai dare “La gazza” e ti concedi ‘sti 10’ di “meditazione”.....volendo comunque la potevi fare prima (ma cosa leggevi? L’Equipe?) o dopo (e cosa leggi in Svizzera?.....L’Emmental-zeitung?).

Fatto tutto? Ok 4 km 768 m D+ per arrivare ai 2537 m del Gran Col Ferret, la “Cima Coppi” dell’UTMB. Se piove sei allo scoperto, se c’è il sole....protezione 20 please. La salita è decisamente dura. Gli ultimi 300 m D+ non passano più. Concentrati, non pensarci e guarda il panorama, sei un privilegiato. Sei stato tra i più veloci ad iscriverti, ti sei allenato bene, hai fatto tutto quello che dovevi fare, sei riuscito a non infortunarti e ad arrivare al via...si ok “bestia come tira”...si “ok sono stanco”... ma di qualcosa bisognerà pur morire no? Ed eccoci in cima: 98° km. CRO, Mercantour a questo punto erano espugnati ma l’UTMB ti chiede ancora 66 km e circa 3000 m D+. Da qui in poi si esce dalla dimensione Ultra

e si entra nella dimensione UTMB.

Seguono 17 interminabili km di discesa che, passando per La Fouly, ti portano a Champex Lac. Il primo tratto è su sentiero comodo e mai impegnativo, poi 3 km prima di La Fouly si trova l’asfalto che si lascerà subito dopo il ristoro per una strada poderale immersa nel bosco. Se hai gamba vai, non spremerti fino in fondo, ma questo è l’ultimo tratto dove si può recuperare qualcosa in termini di tempo. Sei oltre il 100 km, hai almeno 18-20 ore di gara sulla schiena, la lista dei dolorini si spreca e rieccola......”perché sono qui?”......”Ma ti sei guardato attorno....che spettacolo!”......”Effettivamente...”. In questa fase quello che ti può succedere, anche se la giornata e assolata, è che alla ripartenza dai ristori ti senti ghiacciare. Non spaventarti, è la stanchezza, riprendi a correre e vedrai che di li a poco starai meglio.

Finita la discesa è finita la festa, sempre che fin qua vi siate divertiti. 3 km 500 m D+ per arrivare a Champex Lac 123° km dove troverai la seconda sacca. La salita è decisamente dura, coperta dal bosco, ma bella ripida e ti ha ben tagliato le gambe. Apri la tua sacca dove ti sarai messo tutto il necessario per affrontare la seconda notte. Sei stanco, ti muovi lentamente e non sei nemmeno tanto lucido. Ancora 43 km ,che scopriremo assieme come sono, ma tu che ora sei a Champex non ci devi pensare. Prendi l’altimetria del percorso, dalle un’occhiata e buttala via. Spegni il GPS se ha ancora batteria. Cerca dentro di te, cerca quella fiamma che ti arde dentro, quel qualcosa che ti fa andare a correre quando piove, quando fa freddo, di giorno, di notte, dopo aver litigato con tua moglie, cerca la tua voglia di raggiungere l’obiettivo. Ora l’UTMB vuole te e basta nella forma più elementare muscoli, sudore e determinazione

Riparti da Champex, accendi di nuovo la frontale costeggi il lago, imbocchi una strada poderale e poi “BAM”...la sig.ra Bovine 1987 m in 4 km scarsi tra massi, fango, radici quando è asciutto figurati se piove. Alzi le testa e le lucine sono sempre più in alto. Le gambe fanno male, il sudore gocciola dalla fronte.....il primo pensiero sarà “fortuna che erano solo 43 km”...ma non pensarci... sei un privilegiato....stai per diventare un gladiatore. Allo scollinamento un ristoro, le facce, gli sguardi che incroci traspirano stanchezza ma trasmettono

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orgoglio. Inizia la discesa: occhio, siete stanchissimi, è notte, la discesa va affrontata con tutta la concentrazione che vi rimane. Cadere per aver voluto “forzare” a questo punto al 99% significa farsi male e non finire...per cui prudenza...come nella seconda discesa....non ti chiami OLMO, DAWA o DELEBARRE (altrimenti non stavi qui a leggere tutte ‘ste “minchiate”) tu vuoi essere un finisher e basta.

Il ristoro di Trient non arriva mai. Sulla carta sono 6 km dal Bovine ma a questo punto le dimensioni spazio/tempo sono più che mai relative. E’ la seconda notte insonne, la tua mente è pervasa da mille pensieri che non riesci a focalizzare perché la fatica è tanta ora bisogna far venire fuori l’istinto. Il rapporto tra l’uomo e la corsa è un fatto ancestrale, legato nella preistoria alla stessa sopravvivenza. Era infatti fondamentale per l’uomo riuscire a correre più velocemente o più a lungo degli altri predatori per non diventare un succulento pranzo e garantirsi il cibo. Ecco questo è il momento di tirare fuori quella parte di noi che ci è stata tramandata dai nostri avi preistorici. E’ questo lo spirito con il quale dobbiamo affrontare la Catogne (2011 slm).

700 m D+ in 3-4 km non ti si chiede molto. Su un bel sentiero (se non piove) peccato che la pendenza sia molto impegnativa, se piove poi sei in un “toboga di fango” ma tu ora sei puro istinto, tu ora hai una sola cosa in mente....ARRIVARE!. Un passo dopo l’altro, non alzare la testa...meglio di no....e a metà salita.....appollaiata su un tornante eccola “perché sono qui?”....adesso è dura rispondere, pensare è faticoso....e allora ti do un suggerimento, che come tale va preso, ti dico cosa ho risposto io...” Vaffan...o, te lo dico all’arrivo!”

Qui i miei suggerimenti si fermano, l’ultimo pezzo di storia non ve la posso raccontare perché il finale del 2008 è diverso da quello del 2007. Dalla carta scesi dalla Catogne ci sono ancora 500 m D+ e poi tutta discesa fino a Chamonix, faranno male, chiederanno molto....e lei tornerà.......”perché sono qui?”

Diciamocelo domenica 24/8/2008 ore 15:00 sotto il monumento in piazza a Chamonix mentre scegliamo la birreria........Buon UTMB 2008! u

10 CONSIGLI PER ARRIVARE AL TRAGUARDO

di Gabriele “Mudanda” Bortolotto

1) Presentati alla partenza con la convinzione di aver fatto tutto ciò

che era necessario.

2) Tieni sempre il tuo ritmo: anche se sei con un amico vai alla tua

andatura.

3) Rispetta e sfrutta i ristori: non li hanno messi a caso, sono nel posto

giusto per rifiatare.

4) Massima attenzione alle discese di notte: comprati una buona

frontale e parti con le pile nuove.

5) Sfrutta le sacche dell’organizzazione: mettici dentro dei cambi

asciutti. Togliersi la roba bagnata e mettersi quella asciutta ti fa

rinascere.

6) Cerca di mangiare qualcosa di solido ad ogni ristoro. Verso la fine

non ci riuscirai più, per cui è meglio prevenire.

7) Non sovraccaricare lo zaino: i ristori sono molto frequenti e ci sono

due cambi sacche, per cui al di là del materiale obbligatorio

poco altro e anche l’acqua può essere limitata a 1 litro.

8) Non pensare mai a tutto il percorso ma ragiona per tappe. Il

traguardo è il ristoro successivo.

9) Occhio alle abrasioni, specie quelle sulla schiena dovute allo

zaino: crema o bendaggi anche lì.

10) Cerca di essere sempre sereno. Stai vivendo un’esperienza unica

e se, nonostante i “Mudandaconsigli”, ti dovesse andar male,

ricordati che l’anno prossimo ci sarà un altro UTMB!

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PREVIEW GARE...

Testo e foto: Gli Orsi

LE PORTE DI PIETRA È UNA GARA DI TRAIL RUNNING, OVVERO

UNA GARA DI CORSA IN MEZZO ALLA NATURA, LA “NOSTRA”

NATURA, QUELLA DEL TERRITORIO ALESSANDRINO SULLA

QUALE “GLI ORSI” SCORAZZANO E SI ALLENANO DA SEMPRE.

IL TERRITORIO MONTANO DELLA VAL BORBERA, VALLE SPINTI E

VAL CURONE APPARTIENE A QUELLA TIPOLOGIA DI APPENNINO

CHE RESTA SCONOSCIUTA ALLA MAGGIOR PARTE DELLA GENTE,

ANCHE LOCALE.

LE PORTE DI PIETRADa sempre queste montagne

sono considerate ostili per la loro cruda essenzialità,

per i ripidi pendii che non vanno d’accordo con le coltivazioni agricole e per la loro fitta vegetazione boschiva che rappresenta spesso un ostacolo al normale transito. Un tempo erano percorse da eserciti, pastori e contrabbandieri che valicavano da e verso Genova. Ora sono apprezzate da cacciatori, fungaioli, trifolai, escursionisti, biker e... trailer! Chi ha la fortuna

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di percorrere l’itinerario delle Porte di Pietra durante una normale giornata dell’anno non può fare a meno di apprezzare il silenzio selvaggio di queste terre che alternano fitti boschi a lunghi spartiacque tra il Piemonte e la Liguria in un ambiente dove da tempo sono segnalati insediamenti stabili del lupo.

IL PERCHE’ DELLE PORTE DI PIETRA Quando si percorre la strada provinciale che conduce a Cantalupo Ligure e si giunge alle strette di Pertuso, si comprende il senso de “Le Porte di Pietra”. La Val Borbera presenta delle caratteristiche morfologiche alquanto particolari. Non c’è modo migliore di descriverla se non rifarsi alla descrizione che viene riportata nel romanzo storico “Il Tempio e la Spada” di Rosario Magrì, edizioni Massimo-Milano,

1962: “La valle Borba, percorsa dal torrente che porta lo stesso nome, sbocca perpendicolarmente in quella dello Scrivia proprio di fronte a Libarna. Ha la forma di una clessidra che, larga alle due estremità, si restringe nella sua parte centrale formata da una angusta forra che strada e torrente percorrono affiancati. Più in alto la valle termina sugli erbosi pendii da cui nasce il Borba. La sua lunghezza totale s’aggira sulle 20 miglia.” “...i soldati puntarono i giavellotti verso le Porte di Pietra... la strada in quel punto è strettissima, scavata a fatica tra il monte e il torrente. La svolta è pericolosa per i carri tanto più che nessun riparo protegge il margine della via dal lato che strapiomba sul Borba. Oltre la prima svolta la vista si stende per una cinquantina di passi. Non c’è aniima viva, il solo rumore era quello del torrente che scorreva nella sua forza.”

Chi avrà la fortuna di partecipare alla gara si potrà certamente ritrovare nelle parole di Magrì in quanto “la porta di pietra” corrisponde alle Strette di Pertuso, punto in cui si attraversa il Borbera per mezzo di una passerella che rappresenta uno dei momenti più suggestivi di tutta la gara.

L’ANIMA DELLE PORTE DI PIETRA Il nostro gruppo ha come finalità il piacere di fare sport in un contesto naturale di rilievo, e ha l’obiettivo di invitare ad una grande festa quanti abbiano la voglia di condividere questo vero spirito trail. La gara non ha finalità di lucro, tutti i componenti del gruppo hanno la possibilità di visionare i movimenti di banca relativi al conto corrente appositamente dedicato. Abbiamo scelto di dare solo liquidi ai punti di ristoro seguendo una linea che caratterizza le principali gare di trail a livello internazionale

e basandoci sul fatto che ogni volta che andiamo ad allenarci siamo costretti a sposare il concetto di autosufficienza. N o n t r a s c u r i a m o l ’ a s s i s t e n z a . Lungo il percorso i c o n c o r r e n t i avranno a d i s p o s i z i o n e circa 25 esperti appartenenti al Soccorso Alpino della sezione di Alessandria, una decina di p a r a m e d i c i

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della Croce Rossa di Vignole Borbera dotati di due ambulanze e di un mezzo fuoristrada, volontari del CAI di Novi Ligure e Tortona, e alcune decine di Orsi dislocati lungo il tracciato di gara. I concorrenti avranno a disposizione l’ospitalità della struttura stabile del palazzetto dello sport di Cantalupo Ligure, sede logistica dell’intera manifestazione.

GLI ORSI E LE PORTE DI PIETRA PER L’AMBIENTE La sensibilità che ci lega al rispetto per l’ambiente ci ha portati a creare un evento “CarbonZero”. Il senso di questo progetto è quello di adottare delle misure atte a ridurre il proprio impatto sull’ambiente. Abbiamo lavorato con “CO2 Balance Italia” al fine di neutralizzare la nostra impronta di carbonio sul territorio e abbiamo investito in progetti che bilanceranno le nostre emissioni di CO2 rendendoci una gara

a CarbonZero. Il calcolo delle tonnellate di CO2 consumate è stato fatto tenendo conto non solamente dell’anidride carbonica consumata per l’organizzazione della gara, ma calcolando anche il consumo derivante dallo spostamento di 250 concorrenti provenienti da una distanza media di 250 km. L’iniziativa avrà un costo elevato per la nostra organizzazione, ma come già evidenziato non abbiamo altre intenzioni che distinguerci per degli ideali. “Le Porte di Pietra 2008” avrà l’onore di avere il patrocinio ufficiale di Greenpeace in virtù dell’impegno oggettivamente profuso sul territorio a favore dell’ambiente. Promuovere la pratica del trail running significa infatti sostenere un turismo ecocompatibile, e una delle caratteristiche essenziali caratterizzanti queste competizioni è il rispetto dell’equilibrio ambientale. La pratica del trail, con il suo indotto, è considerata uno dei

mezzi più efficaci per valorizzare i territori di media montagna in un contesto storico che ne ha visto un graduale abbandono delle attività produttive e della densità abitativa e proprio a questo scopo ci siamo adoperati con le istituzioni locali affinché il percorso di gara potesse essere identificato da una segnaletica permanente. Siamo convinti che anche grazie a questa iniziativa molti appassionati di podismo ed escursionismo provenienti da Piemonte, Liguria e Lombardia avranno la possibilità di avventurarsi in questi splendidi territori.

IL MANIFESTO DEL TRAIL L’elenco che segue rappresenta ciò che noi intendiamo per “Trail Running”. Non abbiamo inventato nulla ma abbiamo solo trasferito quelle che sono le linee guida internazionali che caratterizzano questa disciplina. Il nostro desiderio è

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che questi punti cardine del trail vengano eletti da tutti gli organizzatori e da tutti i praticanti questo splendido sport affinché anche in una nazione “giovane” come l’Italia del trail si possano avere dei punti cardine sui quali muoversi. Ci promuoveremo con i mezzi che avremo a disposizione affinché questo possa avvenire.

• Le superfici di corsa non devono essere asfaltate o pavimentate (max 10%) • I percorsi devono includere degli ostacoli naturali costituiti da rocce, alberi, cespugli, pietraie ghiaccio, neve, guadi di torrente, ecc. • L’ambiente deve offrire uno scenario visivo suggestivo; la natura con le sue forme espressive deve coinvolgere l’atleta • Il percorso deve presentare significativi dislivelli in salita e in discesa oppure difficoltà ambientali legate al fondo o al clima

• Le gare sono condotte in regime di autosufficienza o semi-autosuficienza • Non sono previste indicazioni chilometriche lungo il percorso • Sono previste penalità per chi getta a terra rifiuti • Ogni concorrente ha il dovere morale di soccorrere un atleta in difficoltà lungo il percorso • Le gare di trail non prevedono premi in denaro • E’ corretto agevolare il sorpasso di un concorrente più veloce nei punti difficili del tracciato • E’ doveroso avvertire i responsabili dell’organizzazione in caso di ritiro • E’ gradito il sorriso e il saluto nei confronti degli spettatori e dei volontari sul percorso.

SABATO 27/09/08

Dalle 14:00 alle 19:00 - Ritiro pacchi gara, pettorale e controllo materiale obbligatorio Ore 17:00 - Briefing e dibattito che vedrà coinvolti top runner ed esperti del settore Ore 19:00 - Pasta party

DOMENICA 28/09/08

Ore 3:00 - Colazione offerta dalla organizzazione all’interno del palazzetto Ore 3:45 - Spunta dei concorrenti Ore 4:00 - Partenza delle Porte di Pietra 2008 Ore 8:30 - Partenza delle navette che condurranno i concorrenti delle Fine-stre di Pietra (competitivi e non) alla partenza, a Capanne di Carrega. Ore 10:00 - Partenza delle Finestre di Pietra 2008 Ore 12:30 - Arrivo previsto per il vincitore delle PP e, a ruota, del vincitore delle FP. All’arrivo gli atleti potranno usufruire del ristoro offerto dall’orga-nizzazione. Ore 16:00 - Partenza del Kinder Trail Ore 17:00 - Inizio della cerimonia di premiazione coordinata da Roberto Giordano, noto cabarettista e uomo di spettacolo nonché noto podista.

PROGRAMMA DELLE PORTE DI PIETRA 2008

L’impegno organizzativo di quest’anno è veramente importante perché accanto alla gara prenderanno il via altre 3 manifestazioni collaterali di uguale importanza.

- Le Porte di Pietra: 70 km, 4.000 m + - Le Finestre di Pietra: 30 km, 1.000 m +, disputata sulla seconda parte delle Porte - Non Competitiva: 30 km, 1.000 m +, per avvicinare alla pratica del trail - Kinder Trail: 2 km gara per bambini delle scuole elementari e medie con ostacoli naturali

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NOTIZIE FLASH...

10 AGOSTOSkyrace Ortles Cevedale Santa Caterina Valfurva (So) distanza: 25 km 1400 m disl+ Organizzazione: Atletica Valtellina www.santacaterina.it [email protected]

percorso: dalla partenza a 1800 metri di Santa Caterina il tracciato segue la pista da fondo, già famosa per aver ospitato le gare di coppa del mondo e mondiali, praterie incontaminate le fanno da contorno, da qui ci si immette nelle strette gole della Valle Forni, dove il tracciolino porta rapidamente attraverso la gola del torrente fino al grande parcheggio dell’insolita costruzione del Rifugio Forni. Dopo la piccola diga si sale leggermente ma costantemente sulla morena glaciale, le tracce del ghiacciaio presente fino a questa quota ancora agli inizi del secolo scorso sono ben visibili. L’ameno laghetto del Rifugio Branca a oltre 2500 metri costringe il runner ad un veloce sguardo sulle Cime Tresero e San Matteo con l’ampia conca glaciale sottostante. Da qui il veloce sentiero 28/c in quota porta gli atleti fino ai 2730 m del Rifugio Pizzini sotto il ghiacciaio del Cevedale, poi la discesa, leggera ma costante costringe gli atleti ad uno sforzo extra, il fondo in terra perfettamente battuta senza troppi massi permette ritmi altrimenti difficili così in alta quota, qui lo spazio per il recupero di posizioni dei runners puri è possibile a scapito degli skyrunners. Pochi minuti di discesa separano i concorrenti dall’Agriturismo Ables al traguardo di Santa Caterina, ma qui la discesa ridiventa per veri “camosci “ della montagna, infatti la mulattiera attraversa un meraviglioso bosco di larici che però non permette distrazioni.- punti forti: la bellezza delle cime che fanno da contorno alla gara, tutte le montagne del gruppo dell’Ortles Cevedale superano i 3500 metri fino agli oltre 3900 dell’Ortles stesso. Il ghiacciaio più esteso d’Italia è lambito dal sentiero glaciologico utilizzato dai runners per raggiungere i Rifugi Branca e Pizzini.- i passaggi più spettacolari: il passaggio sulla morena, il laghetto del Rif. Branca- che cosa attira di più il trailer: l’ospitalità valtellinese, la corribilità del percorso nonostante sia un tracciato in alta montagna, skyrace ideale anche per chi si avvicina a questo sport.

10 AGOSTOMozzafiato Skyrace Cannobio (Vb) distanza: 22 km 2200 m disl+/1300 m disl- Organizzazione: Mozzafiato Skyrace www.mozzafiato-skyrace.it [email protected]

percorso: partenza da Cannobio località Traffiume (250 metri) e arrivo in valle Cannobina località monti di Olzeno (1060 metri). Dopo 2 km di pianura lungo il torrente Cannobino si affronta l’impegnativa mulattiera che attraverso boschi di castagni e pini porta alle pendici del monte Giove, 1 km di falsopiano intoduce al cuore tecnico ed agonistico della gara: una stupenda e selettiva cavalcata di creste con incredibile vista sul lago Maggiore su di un sentiero corribile porterà ad affrontare in sequenza la cima del Fairone (1715 metri), la rampa della Fronzina ed il “Torrino”, per giungere alla croce di vetta del monte Limidario (2188 metri) posta in territorio svizzero. Da qui circa 6 km di discesa con solo un primo tratto tecnico porteranno a passare sotto le spettacolari rocce del Gridone per giungere attraverso una stupenda faggeta in zona d’arrivo: località Monti di Olzeno (1060 metri). - punti forti: il percorso paesaggisticamente stupendo- i passaggi più spettacolari : la cavalcata di creste sulla linea di confine italo-svizzera, il panorama sulla Valle sul Monte Rosa in lontananza e soprattutto sul Lago Maggiore é impareggiabile .- che cosa attira di più il trailer: la bellezza e selettività dei percorsi stessi e la sfida con sé stessi

nell’affrontare percorsi particolarmente duri

15 AGOSTOEcomaratona della val d’Arda Casali di Morfasso (Pc) distanza: 42 km 2000 m disl+/1850 m disl-Organizzazione: Associazione Pro Loco Casali www.prolococasali.it [email protected]

percorso: è una corsa in linea con la prima metà semplice: si parte da S. Michele, una leggera discesa all’inizio fino alla Villa di Veleja, a poche centinaia di metri dall’omonimo famoso sito archeologico romano. Quindi una lunga salita nel bosco ci porta fino alla Madonna del Monte, segue poi una discesa più tecnica ma breve ed un tratto di saliscendi fino a Morfasso, sede del Comune. Un’altra salita ci porta a Guselli, a metà percorso, che da qui diventa molto più nervoso. Dal passo S. Franca (km 23) al passo Pellizzone (km 38) è tutto sentiero di cresta, che attraversa i monti Menegosa e Lama con tratti anche molto tecnici. L’altezza massima è il monte Menegosa con 1356 m.- punti forti: mega pasta party, servizio navetta- i passaggi più spettacolari: il tratto in cresta dal passo S. Franca al passo Pellizzone, sia per la difficoltà del tracciato sia per la vista panoramica sulle due vallate contigue.- che cosa attira di più il trailer: rispetto ad altre ecomaratone dove le difficoltà sono più all’inizio, qui bisogna saper dosare più le forze, con un atteggiamento mentale più vicino ad un ultra trail.

24 AGOSTORed Rock Skymarathon Vezza d’Oglio (Bs) distanza: 46 km 2560 m disl+/26 km 1260m disl+Organizzazione: Pro Loco Vezza d’Oglio w w w . r e d r o c k s k y m a r a t h o n . c o m /wordpress/ [email protected]

percorso: la gara inizia dalla piazza del paese con una salita su strada sterrata di 1000 metri di dislivello fino alla località Pianaccio. Si prosegue su un sentiero arrivando alla cima del monte Pagano (2348m). Per la mezza maratona (26 km) inizia la discesa che riporta in paese. La maratona continua invece su sentiero in costa con vari saliscendi toccando, nei pressi del Cimone delle Valli, il punto più alto della gara (2615 m) e inoltrandosi sul fianco destro della Val Grande. Giunti alla capanna Saverio Occhi (2047 m) il percorso ritorna verso il paese sul versante opposto attraversando numerose vallette trasversali. Intorno al 38° km inizia la spettacolare salita del canalone che porta alla Cima Rovaia (2530 m). Si scende vertiginosamente verso l’arrivo,posto nella piazza del paese. - punti forti: il tracciato si snoda completamente all’interno del parco Nazionale dello Stelvio. I percorsi asfaltati sono molto limitati (2 km circa all’inizio e 1 km alla fine)- i passaggi più spettacolari: dal Monte Pagano e da Cima Rovaia si gode di un panorama splendido, che spazia dal gruppo dell’Adamello fino alle cime del gruppo del Bernina e del Disgrazia. Inoltre si attraversano sia sul Monte Pagano che sulla Cima Rovaia le fortificazioni della seconda e della terza linea del fronte italo-austriaco della prima guerra mondiale, recentemente restaurate.- che cosa attira di più il trailer: la spettacolarità di paesaggi e natura, il sentiero molto ben segnato e curato.

31 AGOSTOSkyrace delle Dolomiti Friulane Forni di Sopra (Ud) distanza: 20 km 1700m disl+

Organizzazione: Società Sportiva Fornese, il comune di Forni di sopra, il Gruppo Sportivo Stella Alpina, il Soccorso Alpino e C.A.I. di Forni di Sopra www.fornidisopra.it [email protected]

percorso: il percorso di 20 km attraversa 4 vallate del Parco Naturale Dolomiti Friulane e incontra 3 rifugi alpini. Il terreno è il più vario, dalle mulattiere ai sentieri, alle mitiche praterie alpine e non manca l’attraversamento di qualche ghiaione. Il passaggio in quota avviene su tre spettacolari forcelle tutte sopra i 2000 metri di altezza.- punti forti: il paesaggio spettacolare che si sviluppa interamente nel Parco Naturale delle Dolomiti Friulane e la varietà del percorso di gara, lungo il quale si incontrano i versanti più selvaggi del parco, qualche ghiaione ed un fantastico prato alpino a quota 1900 metri. Anche l’organizzazione logistica nel suo complesso è un punto di forza della manifestazione che nel 2007 ha richiamato più di 500 concorrenti. - i passaggi più spettacolari: la Forcella dell’Inferno a quota 2175, che si raggiunge dopo la prima salita e dopo aver passato il rifugio F. Pacherini. Da qui la vista è spettacolare sulle dolomiti friulane e su quelle del Cadore, la forcella sovrasta la selvaggia val di Brica, che si oltrepassa per raggiungere l’omonima forcella sulla quale sorge un singolare fungo dolomitico, pinnacolo roccioso alto 30 metri che per la leggenda vuole essere una fanciulla pietrificata.- che cosa attira di più il trailer: il percorso su terreno selvaggio ma non troppo difficoltoso, la logistica e l’organizzazione generale molto curata, con offerte di attività complementari all’evento come ingresso nel grande centro sportivo con piscina e serate culturali legate al tema della montagna. Anche la ricettività è ben strutturata grazie ai 14 alberghi del centro Dolomitico di Forni di Sopra.- Novità per l’edizione 2008:* Emissione di uno speciale annullo filatelico 4^ skyrace Dolomiti Friulane* Serata tematica sabato 30 agosto dedicata alla scoperta dell’arca di Noè sul Monte Ararat.

31 AGOSTOTrofeo Kima Filorera (So) distanza: 48 km 3650 m disl+ /25,5km 1850m disl+Organizzazione: Comitato Kima www.kima.org [email protected]

percorso: Filorera (850 m), Val di Predarossa, Rifugio Ponti, Passo Cameraccio, Passo Torrone, Rif. Allievi-Bonacossa, Passo Averta, Passo Qualido, Passo Camerozzo, Rif. Gianetti, Passo Barbacane, Rif. Omio, Bagni di Masino, Piana di Bregolana, San Martino e arrivo a Filorera. - punti forti : la spettacolarità del percorso che porta l’atleta a valicare ben sette passi tutti sopra i 2500m, si tratta di una grande festa della montagna- i passaggi più spettacolari: il Cameraccio (punto più alto del percorso), la Bocchetta Roma e il suo nevaio, il passo Barbacane attrezzato con corde. Tutta la gara può essere seguita anche in quota presso i rifugi toccati dal percorso.- che cosa attira di più il trailer: la sfida estrema ai propri limiti che questa gara comporta.

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CALENDARIOAGOSTO

(data, nome, distanza/disl., luogo, riferimenti)

10 AGOSTO - Skyrace Ortles Cevedale - 20km/1300m - Santa Caterina Valfurva (SO) - www.santacaterina.it

10 AGOSTO - Eco Trail Del Gran Sasso - 16Km - Fonte Cerreto Assergi (AQ) – www.smilego.com

10 AGOSTO - Mozzafiato Skyrace - 22km/1800m - Cannobio (VB) - www.mozzafiato-skyrace.it

15 AGOSTO – Ecomaratona della Val d’Arda, Sentiero dei Dragoni – 42km/2000m – Casali (PC) – www.prolococasali.it

17 AGOSTO – Staffetta Alpina Trail - 7 Km a fraz - Scoppito – L’Aquila (AQ) - 328 3312572 www.protezionecivilegrisu.it

24 AGOSTO - VK Trofeo Latemar - Predazzo (TN)

24 AGOSTO - Marcia del Molinetto della Croda - km 6, 12, 21 – Loc. Molinetto della Croda Refrontolo (TV) - 0438.978006 –

24 AGOSTO - Ville d’Aoste Skyrace - 30km/2600m - Aosta (AO) - [email protected]

24 AGOSTO - UltraSkymarathon Red Rock & SkyRace - 42km/2100m - Vezza d’Oglio (BS) [email protected]

24 AGOSTO - Ecotrail della Valle del Sosio (circuito Ecotrail Sicilia) - 12 Km - Palazzo Adriano (PA) – www.sportactionweb.it/ecotrail

24 AGOSTO – Memorial Partigiani Stellina – 8,1km/820m - Susa (TO) - www.atleticasusa.it

24 AGOSTO - Skyrace Tre Rifugi - 19km/1800m - Mondovì (CN) - www.trerifugi.it

29-31 AGOSTO – Courmayeur Champex Chamonix, Ultra Trail du Mont Blanc, Petit Trotte a Leon – 96km/5600m, 163km/9400m, 220/17000 (a squa-dre) – Chamonix (Fra) – www.ultratrailmb.com

30-31 AGOSTO - 24 ore di Statte - strada, anello di 700 metri – Statte (TA) - www.marathonstatte.it

31 AGOSTO - Trail dei Rifugi del Velino - 28Km - Forme Rifugio Da Monte (AQ) – 347.8307319

31 AGOSTO – Truoi da scolps, Skyrace delle Dolomiti Friulane - 21Km/1700m - Forni di Sopra (UD) - www.fornidisopra.it

31 AGOSTO - Giro dei 2 Laghi - 12km/800m - Oropa (BI) - www.traildeiparchi.com

31 AGOSTO - Maga Skyrace - 38km/1500m - Oltre il Colle (BG) - [email protected]

31 AGOSTO - Trofeo Kima - 48km/3600m - Valmasino (SO) - www.kima.org

31 AGOSTO - Giro dei laghi di Cancano – 21,095 km – Valdidentro (SO) - www.usbormiese.org

SETTEMBRE

(data, nome, distanza/disl., luogo, riferimenti)

07 SETTEMBRE - Trail dell’Orso Marsicano - 15Km - Ortona dei Marsi (Parco Naz. D’Abruzzo) - www.gsmarsica.it 349 8197577

07 SETTEMBRE - Ecomaratona del Maniva – 28km/1000m – Passo Maniva, Vagolino (BS) – www.promosportvallibresciane.it

07 SETTEMBRE - Skyrace Monti Sibillini - 35km/2800m - Forca Canapine (AP) - www.animeverticali.com

07 SETTEMBRE - Skyrace Trofeo Vette Feltrine - 19km/1700m – Pedavena (BL) - www.trofeovettefeltrine.it

07 SETTEMBRE - Val Gardena Extreme Marathon - 19km/1500m – Ortisei (BZ) www.atleticagherdeina.it

07 SETTEMBRE - Bettelmat Skyrace - 30km/1800m - Val Formazza (VB) - www.valformazza.it

07 SETTEMBRE - Maga SkyMarathon & SkyRace - Oltre il Colle (BG)

07 SETTEMBRE - VK Trofeo Marco Vidini - Piani Resinelli (LC)

13 SETTEMBRE – Maratona Alpina di Schio – 42km/+2717m,-1838m – Piovene Rocchette (VI) - www.schio.it/ges/maratona.html

14 SETTEMBRE - Corri a Madonna Fore - 13 Km - L’Aquila (AQ) - www.smileego.com

14 SETTEMBRE - Drei Zinnen, Tre Cime Alpin Marathon - 21km/1500m - Sesto (BZ) - www.trecimemaratona.com

14 SETTEMBRE - Skyrace della Rosetta - 20km/1600m a coppie – Rasura (SO) - www.skyracedellarosetta

14 SETTEMBRE - SkyRace del Cavallo – 22km/1650m - Aviano (PN) - www.montanaiaracing.it/

14 SETTEMBRE – Corsa del contrabbandiere – circa 20km/1000m – Alpe grande di san Fedele d’Intelvi (CO) – www.valleintelvi.it/cai/home.html

21 SETTEMBRE - Ecomaratona dei Cimbri - 42km/1700m - Fregona (TV) - www.ecomaratonadeicimbri.it

21 SETTEMBRE - Sentiero delle Grigne - 42km/3000m - Pasturo (Lc) - www.gsamissaglia.it

21 SETTEMBRE - Ivrea Mombarone - 20km/2000m - Ivrea (TO) - www.amicidelmombarone.it

21 SETTEMBRE - Ecotrail di Serre della Pizzuta (circuito Ecotrail Sicilia) - 12 Km Piana degli Albanesi - www.sportactionweb.it/ecotrail

28 SETTEMBRE - Trofeo Besimauda Skyrace - 27km/1600m – Peveragno (CN) - www.orizzonteoutdoor.com

28 SETTEMBRE - Le Porte di Pietra - 70km/3500m, 30km/1500m - Cantalupo Ligure (AL) - www.gliorsi.org

28 SETTEMBRE - Vertical Kilometer Papillon - Courmayeur (AO)

28 SETTEMBRE - Vesuvio Vertical Kilometer - Tre Case (NA)

28 SETTEMBRE – Trail del Monte Soratte - 15Km - S.Oreste (Roma) - 329 9189763 [email protected]

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CALENDARIOOTTOBRE

(data, nome, distanza/disl., luogo, riferimenti)

05 OTTOBRE – SuperPippo Sorapache (trofeo Terre Alte) - 11,5km/1500m - Posina (VI) – http://www.lacerniera.it

05 OTTOBRE – Como Valmadrera - 36km/2220m Como (CO) – 0341.550758

12 OTTOBRE – Trail Del Monte Artemisio 9.9Km - Monte Artemisio Velletri (RM) www.atleticaamatorivelletri.it

12 OTTOBRE – Trail dei tre comuni - 5, 11, 18km/1000m, 45km/2000m, 65km/3300m - Albisola Superiore (SV) - www.universalealbadocilia.net

19 OTTOBRE – Alba Fucens Archeo Trail 14Km Parco Archeologico di Alba Fucens (AQ) www.albafucens.it – www.krakatoasport.com

19 OTTOBRE – Ecomaratona del Chianti - 42Km/1500m - Castelnuovo Berardenga (SI) - www.ecomaratonadelchianti.it

19 OTTOBRE - Mediterranean Super Marathon – 50 km su strada – Palermo (PA) - www.palermosupermarathon.com

25 OTTOBRE – Gran Tral Rensen – 70km, 35km/4000m, 1600m – Arenzano (GE) - www.trailarenzano.com

26 OTTOBRE – Lafuma Trail Monte Casto - 42km, 21km/2000m, 900m - Andorno Micca (BI) - www.mauscilla.it www.gsapollone.it

26 OTTOBRE – Edizione Marronando km 6, 12 - Combai (TV) - 0438.970970

26 OTTOBRE - Tributo a Dorando Pietri – 50 km su strada, anello di 5000 metri – Sanremo (IM) - www.sanremorunners.it

26 OTTOBRE - Sentiero la scàlèta – 10km - Località Magno di Gardone V.T. (BS) - www.promosportvallibresciane.it

NOVEMBRE

(data, nome, distanza/disl., luogo, riferimenti)

02 NOVEMBRE - Etna Skymarathon - 42km/2000m - Nicolosi (Ct) - www.volcanotrail.it

08 NOVEMBRE - 100 km degli Etruschi – Tuscania/Tarquinia (VT) - 100 km su strada - www.italiamarathonclub.it

16 NOVEMBRE - Panoramica della Salute km 6, 12 - Loc. Costa di Vittorio V.to (TV) - 0438.551076

DICEMBRE

(data, nome, distanza/disl., luogo, riferimenti)

08 DICEMBRE - Marcia dell’Immacolata km 6, 12 – Solighetto (TV) - 0438.83143

11 DICEMBRE - Skyrunning Valli di Lanzo - Lanzo (TO) - 3382662405

NOTE:

- il calendario è stato redatto sulla base dei calendari pubblicati da:

www.trailrunningitalia.it

www.fsa-sky.org/ita

www.fiaspitalia.it/manifestazioni.htm

www.iutaitalia.it/calendari.htm

- le corse non appartenenti a questi calendari sono state inserite sulla base di conoscenze o segnalazioni

- questo calendario non contempla le corse in montagna Fidal, per le quali si rimanda al calendario pubblicato su www.fidal.it

- un ringraziamento particolare a Maurizio Scilla, al cui sito www.mauscilla.it si rimanda per il calendario dei trail francesi e svizzeri

- il calendario sarà aggiornato mensilmente, aggiungendo ulteriori informazioni o correggendo eventuali errori

- per segnalare nuove gare o eventuali inesattezze scriveteci a [email protected].

Grazie!


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