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ANIEM ANIEM
Feneal UIL
SOMMARIO
1 - PREMESSA ........................................................................................................................................................ 3
2 – LE CAUSE ENDOGENE DELL’AGGRAVAMENTO DELLA CRISI IN BASILICATA ...................... 7
3 – GLI INTERVENTI DA PORRE IN ESSERE ................................................................................................ 9
3.1. – COSTITUIRE IL “TAVOLO PERMANENTE” SULLA CRISI DELLE COSTRUZIONI ED ATTIVARE IMMEDIATAMENTE L’OSSERVATORIO REGIONALE PER L’EDILIZIA E I LAVORI PUBBLICI. ........................................................................................................................................................... 9 3.2. - MASSIMIZZARE LE RISORSE DISPONIBILI PER INCREMENTARE LA SPESA IN INFRASTRUTTURE E OO.PP. ........................................................................................................................ 12 3.3. - RECUPERARE L’EFFICIENZA DELLE STAZIONI APPALTANTI LOCALI NELLA GESTIONE STRATEGICA E FUNZIONALE DELLE OPERE PUBBLICHE ................................................................... 14 3.4. – RIPORRE MAGGIORE ATTENZIONE ALLA QUALITÀ DELLE PROGETTAZIONI .................... 15 3.5. - LIMITARE L’UTILIZZO DEL CRITERIO DI AGGIUDICAZIONE BASATO SUL MASSIMO RIBASSO ........................................................................................................................................................... 16 3.6. - RISOLVERE IL PROBLEMA DEI RITARDI NEI PAGAMENTI DELLE OPERE APPALTATE ..... 19 3.7. - RENDERE IMMEDIATAMENTE OPERATIVI I NUOVI STRUMENTI DI AGEVOLAZIONE PER L’ACCESSO AL CREDITO .............................................................................................................................. 21 3.8. - DARE UN IMPULSO RISOLUTIVO ALL’ADOZIONE DEI NUOVI STRUMENTI URBANISTICI ............................................................................................................................................................................ 22 3.9. – RIDEFINIRE I PROGRAMMI DI EDILIZIA PRIVATA E HOUSING SOCIALE .............................. 24 3.10. – PROMUOVERE UN POLO TECNOLOGICO REGIONALE DELLA BIO-EDILIZIA INTEGRATO CON IL DISTRETTO DELL’ENERGIA .......................................................................................................... 25 3.11. – REGOLARITA’ DEL LAVORO E LIVELLI ULTERIORI DI SICUREZZA E TUTELA DELLA SALUTE NEI CANTIERI EDILI ...................................................................................................................... 26 3.12. – SOSTENERE LA FORMAZIONE PROFESSIONALE DEL COMPARTO DELLE COSTRUZIONI EDILI .................................................................................................................................................................. 29
Crisi delle Costruzioni in Basilicata: Azioni per il Rilancio- Novembre 2011 -
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1 - PREMESSA
Nel quadro di una perdurante condizione di stagnazione in cui versa l’economia
del Paese, ed in misura più marcata l’economia meridionale e quella lucana –che
sta facendo seguito alla “grande crisi” di portata globale del biennio 2008-2009-,
il comparto delle costruzioni e delle opere civili continua ad avvitarsi in una
spirale regressiva.
La profonda crisi che si trova a fronteggiare, in Basilicata, il settore delle
costruzioni edili, in tutti i suoi comparti produttivi, infatti, non ha eguali
nella storia del recente passato e ne ha pesantemente compromesso la
storica funzione “anticiclica” a sostegno dell’economia e
dell’occupazione.
Nel corso dell’ultimo anno edile (1 ottobre 2010- 30 settembre 2011), i volumi
di attività, a livello regionale, hanno fatto registrare una ulteriore contrazione,
rispetto ad un biennio precedente 2008-2009 di grande crisi, con una perdita
consistente di mercato, produzione, valore aggiunto, reddito e occupazione.
Riguardo a questi ultimi aspetti, è continuata l’emorragia di posti di lavoro e per
gli stessi lavoratori occupati si è ridotto il numero medio di ore lavorate ed è
esponenzialmente aumentato il ricorso alla cassa integrazione, con conseguente
pesante riduzione del reddito medio annuo pro-capite.
Rispetto al periodo pre-crisi, la caduta occupazionale ha ormai superato il 25%
della forza lavoro complessiva impiegata nel settore, con una perdita di circa 5
mila unità di lavoro equivalenti.
In questa situazione di crisi del sistema delle costruzione, i processi di
immersione delle imprese marginali alimentano la diffusione delle sacche di
lavoro nero e semi-irregolare, si accentuano i fenomeni di concorrenza sleale e di
esasperazione dei ribassi nelle offerte per l’affidamento delle opere pubbliche,
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con danni rilevanti per le imprese più sane e strutturate ed un netto
peggioramento delle condizioni di sicurezza e di lavoro nei cantieri.
L’insaturazione produttiva degli impianti fissi della filiera industriale (attività
estrattive, lapidei, cemento, laterizi e infissi) ha portato ad una estesa
utilizzazione degli ammortizzatori sociali, esempio evidente del fatto che, dalla
caduta dell’edilizia si propagano effetti depressivi di più ampia portata
sull’andamento dell’intero sistema economico regionale.
La gravità della situazione necessita di un concreto e forte impegno
istituzionale, soprattutto da parte del Governo Regionale, con il ricorso a
misure straordinarie, coraggiose ed urgenti, finalizzate a risolvere le
numerose problematiche che ne connotano le peculiarità e scongiurare un
tracollo dalle conseguenze produttive, economiche ed occupazionali gravissime
per l’intera regione.
L’impegno straordinario richiesto deriva da un assunto incontrovertibile:
sostenere il settore delle costruzioni significa sostenere l’intera
economia regionale.
Infatti, nonostante la difficile situazione che il tessuto economico e produttivo
nella sua interezza sta attraversando, il settore delle costruzioni è in grado di
dispiegare un importante ruolo di traino per lo sviluppo generale della regione,
poiché l’edilizia è l’unico settore produttivo capace di attivare impulsi che si
riflettono direttamente sul territorio e si amplificano, dall’interno, su tutto il
sistema socio-economico di riferimento.
Al riguardo, le specifiche analisi econometriche eseguite sul suddetto fenomeno
dimostrano che il settore delle costruzioni acquista beni e servizi dall’80%
dell’insieme dei settori economici, rivolgendosi peraltro quasi esclusivamente alla
produzione interna per ben il 96,7% degli acquisti.
Il potente “effetto moltiplicatore” generato dall’edilizia è attestato dal fatto
che, una domanda aggiuntiva di 1.000 milioni di euro nelle costruzioni genera
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sull’intero sistema economico una ricaduta di ben 3.374 milioni di euro, di cui
1.000 milioni all’interno del settore medesimo, 1.013 milioni nei settori collegati
o comunque complementari all’edilizia e 1.361 milioni negli altri settori attivati
dalla spesa delle famiglie.
Del resto, è indubbio che gli investimenti di capitale pubblico in infrastrutture e
lavori pubblici rivestono un “ruolo strategico” di vitale importanza per l’intera
collettività, rappresentando la “precondizione” dello sviluppo e della crescita
economica e sociale di un territorio. Questo assunto basilare non è cambiato nel
tempo, visto che, anche con l’avvento della "new economy" - che pure tante
trasformazioni ha ingenerato nella vita sociale ed economica delle famiglie e delle
imprese - non è stata certo sovvertita la necessità dell'impegno pubblico
nell'investimento e nell'ammodernamento delle infrastrutture,
generandosi semmai ulteriori esigenze infrastrutturali legate alle nuove
tecnologie ed alle reti immateriali. Telecomunicazioni, elettricità ed acqua sono
utilizzate in pressoché tutti i processi produttivi e da tutta la collettività, mentre
le infrastrutture per la viabilità e i trasporti costituiscono l'input diretto di ogni
processo legato alla vita sociale ed alla crescita economica.
Gli investimenti in infrastrutture, ancor più in questo periodo di crisi e in un
contesto regionale quale è quello lucano, fortemente penalizzato proprio da un
pesante ed atavico “gap infrastrutturale”, devono dunque rappresentare una
priorità per una Regione che crede nel rilancio competitivo del proprio sistema
produttivo e in una crescita stabile e duratura del proprio territorio.
Sono, dunque, queste le ragioni oggettive che devono indurre ad operare uno
sforzo consistente per il rilancio delle costruzioni, un rilancio al quale il
Sistema Associativo e Sindacale del settore intende contribuire con proposte
concrete e sostenibili, in grado, da un lato, di far fronte alle emergenze del
breve periodo e, dall’altro, di gettare le basi per una nuova crescita economica ed
occupazionale ed un nuovo futuro di sviluppo.
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La crisi in atto e l’analisi della sua natura e delle sue caratteristiche di fondo
necessitano di affrontare i nodi della ripresa della crescita in un’ottica di sviluppo
sostenibile e di profonda innovazione tecnologica, tenendo insieme le politiche e i
programmi di sviluppo dell’efficienza energetica e delle fonti alternative e la
ricerca e lo sviluppo delle filiere produttive dei nuovi materiali ed energetiche, la
diffusione delle tecniche della bio-architettura e delle metodologie costruttive
della eco-edilizia.
E’ necessario, al riguardo, definire e condividere una vera scala di priorità sui
principali assi infrastrutturali della mobilità e dei trasporti (infraregionale e
interregionale) e sul completamento degli schemi idrici e l’ammodernamento
delle relative reti di distribuzione, estendendo i programmi di messa in sicurezza
e di riqualificazione energetica di tutti gli immobili di proprietà pubblica destinati
a funzioni e servizi collettivi, a partire dai plessi della rete scolastica regionale;
assumendo come parte costitutiva delle moderne politiche di programmazione
del territorio i nuovi paradigmi di salvaguardia e ripristino ambientale, di tutela
del suolo e di prevenzione contro il dissesto idro-geologico, proponendo altresì
una legislazione regionale di settore tesa a promuovere ed incentivare processi di
aggregazione e qualificazione delle piccole e medie imprese locali.
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2 – LE CAUSE ENDOGENE DELL’AGGRAVAMENTO DELLA CRISI IN BASILICATA
Le principali problematiche patite dal comparto edile lucano e che sono alla base
dell’appesantimento della grave crisi in atto sono sintetizzabili come segue:
L’esaurimento, già a partire dalla metà del decennio appena
trascorso, degli effetti positivi di un significativo e lungo ciclo di
espansione dell’edilizia privata residenziale, commerciale, turistica,
industriale, nei diversi ambiti territoriali interessati dai processi di
sviluppo degli anni ’90;
L’eccessiva polverizzazione dell’offerta e la bassa propensione alla
crescita dimensionale, all’aggregazione in reti di impresa,
all’innovazione organizzativa e tecnologica e la diffusa sotto-
capitalizzazione;
consistente e progressiva contrazione degli investimenti in
infrastrutture ed opere pubbliche;
assenza di uno specifico organismo regionale dedicato al
monitoraggio attivo e costante dell’andamento del settore delle
costruzioni;
eccessiva frammentazione e scarsa efficienza delle stazioni appaltanti
locali nella gestione strategica e funzionale delle attività di
programmazione, finanziamento ed effettiva cantierizzazione delle
opere pubbliche;
scarsa attenzione alla qualità delle progettazioni;
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larga preferenza nelle gare d’appalto di lavori pubblici del metodo di
aggiudicazione al massimo ribasso;
ritardi inaccettabili nei pagamenti alle imprese delle opere appaltate
ed eseguite;
difficoltà crescenti di accesso al credito da parte delle imprese edili;
ritardi “epocali” da parte delle amministrazioni locali nella adozione
dei nuovi strumenti di pianificazione, regolamentazione urbanistica
ed assetto del territorio;
ritardi nell’avvio dei programmi di edilizia privata, housing sociale e
riqualificazione del patrimonio edilizio;
assenza di uno specifico polo tecnologico regionale della bio-edilizia,
integrato con il distretto dell’energia;
innalzamento delle criticità legate al rispetto delle norme sulla
regolarità del lavoro e sulla sicurezza e tutela della salute nei cantieri
edili;
scarsa attenzione istituzionale alle esigenze di qualificazione,
riqualificazione e formazione professionale specifica del settore edile.
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3 – GLI INTERVENTI DA PORRE IN ESSERE
3.1. – COSTITUIRE IL “TAVOLO PERMANENTE” SULLA CRISI DELLE COSTRUZIONI ED ATTIVARE IMMEDIATAMENTE L’OSSERVATORIO REGIONALE PER L’EDILIZIA E I LAVORI PUBBLICI.
Per fronteggiare la gravità della crisi le rappresentanze sindacali ed
imprenditoriali del mondo delle costruzioni di Basilicata ritengono sussista, anche
nella dimensione regionale, uno spazio non marginale per l’attivazione di
politiche di regolazione e l’attuazione di linee di intervento in funzione anticiclica,
in una ottica di forte concertazione sociale e di massima corresponsabilizzazione
inter-istituzionale.
Diventa quindi imprescindibile dar luogo alla costituzione di un “tavolo
permanente” sulla crisi dell’edilizia presso l’Assessorato Infrastrutture,
Opere Pubbliche e Mobilità.
Il notevole ritardo nella realizzazione dell’Osservatorio Regionale per
l’Edilizia e i Lavori Pubblici da parte della Regione Basilicata è un vuoto
che va immediatamente colmato, anche per dotare di un fondamentale
strumento di supporto e di ausilio l’esplicazione concreta del “tavolo permanente”
delle parti sociali ed istituzionali.
Nel condividere la necessità di creare un Organismo che realizzi opportune
sinergie con gli altri soggetti pubblici e privati del territorio, finalizzato a
contrastare efficacemente la grave crisi economica, produttiva ed occupazionale
del settore edile con particolare riferimento al comparto delle opere pubbliche, si
ritiene opportuno argomentare preliminarmente su quella che è l’idea stessa di
Osservatorio alla quale si aspira in concreto.
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Si tratta, nello specifico, di costituire e rendere operativo un Organismo che, al di
là dell’assolvimento degli adempimenti che il Codice dei Contratti Pubblici (art. 7,
D.Lgs. 163/2006 e s.m.i.) già demanda propriamente all’Osservatorio Regionale
sui Contratti Pubblici – ovvero, la raccolta informatizzata dei dati relativi alle gare
appaltate dalle stazioni appaltanti del territorio e il conseguente trasferimento
degli stessi all’Osservatorio Centrale dei Contratti Pubblici istituito presso
l’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici – si occupi di svolgere attività
specifiche di rilevazione, analisi, monitoraggio e controllo della
situazione complessiva delle opere pubbliche nella regione e delle
relative dinamiche sull’andamento delle opere stesse, valutate sulla base
dell’intero processo articolato che ne sottende la realizzazione.
Diversamente argomentando, attraverso l’Osservatorio Regionale per Edilizia e i
Lavori Pubblici, si deve garantire la confluenza, in una unica struttura regionale,
di tutti i principali “indicatori sensibili” dell’andamento delle opere pubbliche e
delle infrastrutture del territorio, partendo dall’origine del processo (attività di
programmazione degli interventi, fonti e stato dei finanziamenti, aspetti
progettuali, deliberazioni degli enti appaltanti di riferimento, acquisizione di
autorizzazioni e pareri, ecc.) e proseguendo poi con gli aspetti tecnico-
procedurali dell’appalto (bandi ed avvisi di gara, tipologie di opere, importi,
procedure di scelta del contraente, imprese partecipanti, esiti delle
aggiudicazioni, ribassi, ecc.) e con le vicende gestionali (stipula dei contratti,
consegna ed avvio dei lavori, subappalti, sospensioni, varianti, ritardi,
disfunzioni, ecc.), per finire con i passaggi conclusivi del processo stesso
(completamento delle opere, collaudo, ecc.).
Tutto ciò deve realizzarsi con finalità certamente legate al conseguimento di
irrinunciabili obiettivi di valenza informativa e statistica, ovvero la
creazione ed il costante aggiornamento di una preziosa “banca dati” di
riferimento per il settore e la sistematica produzione e pubblicazione di rapporti
periodici, relazioni e studi specifici – documentazione tanto importante quanto
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oggi indubbiamente lacunosa, sporadica, parziale o comunque insufficiente
rispetto al concreto fabbisogno e alla fondamentale utilità “strategica” che da
essa ne deriva per l’azione complessiva di governo della Regione, degli enti locali
e delle altre stazioni appaltanti del territorio – ma anche e soprattutto con finalità
legate al conseguimento di reali obiettivi di recupero di efficienza,
efficacia ed economicità nelle complesse dinamiche che sottendono alla
realizzazione delle opere pubbliche e che coinvolgono, a vario titolo,
competenze istituzionali di indirizzo, decisorie, di vigilanza e di controllo.
Sotto questo profilo, l’ Osservatorio Regionale per Edilizia e i Lavori Pubblici, così
come illustrato, costituirebbe senz’altro un utile strumento di supporto agli
Organi istituzionali - sia politici e di governo, che amministrativi e di controllo -
per intervenire, in maniera attiva e propulsiva, nella soluzione delle
diverse problematiche che, troppo spesso, determinano “inceppamenti”
nei meccanismi di realizzazione delle opere pubbliche sul territorio, siano
essi problemi legati alla programmazione degli interventi pubblici, alle fonti di
finanziamento, alle dinamiche progettuali, autorizzative, amministrative,
tecniche, procedurali o di qualsivoglia altra natura attinente alla tipologia dei
lavori pubblici.
Per conseguire i predetti obiettivi, si ritiene opportuno che l’Osservatorio
Regionale per Edilizia e i Lavori Pubblici sia adeguatamente strutturato ed
organizzato in maniera tale da garantire innanzitutto il necessario flusso
consolidato di dati e informazioni tra tutti gli enti e le stazioni appaltanti del
territorio e poi anche con i soggetti privati istituzionalmente idonei ad alimentare
il suddetto flusso, quali le associazioni di categoria, le organizzazioni sindacali
specifiche del settore edile e gli enti paritetici, con particolare riferimento al
sistema Cassa Edile - Edilcassa, per quanto concerne i dati relativi all’andamento
del mercato del lavoro edile sul territorio.
L’impegno e la collaborazione attiva di tutti questi soggetti per una sistematica e
costante acquisizione dei dati e delle informazioni è, infatti, uno degli aspetti più
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delicati ed importanti per un corretto funzionamento dell’ Osservatorio Regionale
per Edilizia e i Lavori Pubblici e per il conseguente ottenimento di risultati
soddisfacenti.
Da ultimo, ma non certo in ordine di importanza, l’attivazione
dell’Osservatorio risulta indubbiamente fondamentale anche per il
controllo delle condizioni di legalità e trasparenza del mercato dei lavori
pubblici.
3.2. - MASSIMIZZARE LE RISORSE DISPONIBILI PER INCREMENTARE LA SPESA IN INFRASTRUTTURE E OO.PP.
La contrazione vertiginosa degli investimenti in infrastrutture ed opere
pubbliche è causata certamente dalla crisi generale della finanza pubblica,
ulteriormente aggravata, nel nostro debole contesto territoriale, dagli effetti
deleteri del “Patto di Stabilità Interno” e dal progressivo irrigidimento delle
sue regole.
Cionondimeno, entrambi i fenomeni non possono e non devono costituire un alibi
all’impegno prioritario della Regione Basilicata verso un decisivo e rapido
impiego delle risorse finanziarie disponibili, a cominciare da quelle
rivenienti dalla programmazione dei fondi FESR e FAS, per la parte di questi
espressamente dedicata agli investimenti in infrastrutture ed opere pubbliche.
Sotto questo profilo, l’analisi degli ultimi dati relativi ai predetti fondi evidenzia
che c’è ancora tanto lavoro da fare in termini di attuazione finanziaria dei
predetti programmi comunitari e conseguente cantierizzazione delle opere da
realizzarsi. L’avanzamento dei programmi relativi al Fondo Europeo di
Sviluppo Regionale (FESR) vede, infatti, per la Basilicata, circa il 60% delle
risorse ancora da impegnare, a fronte del 25% circa dei fondi già impegnati e del
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15% circa di pagamenti effettuati. Per quanto riguarda invece i programmi
del Fondo per le Aree Sottoutilizzate (FAS) – dopo le misure di
definanziamento, storno di fondi verso la spesa corrente nazionale ed i
gravissimi ritardi imputabili al Governo nazionale – si impone la
necessità di dar luogo alla velocizzazione dell’iter per l’attuazione degli
interventi prioritari (infrastrutture viarie e ferroviarie) previsti nel
documento programmatico per la Regione Basilicata, per un ammontare
complessivo di oltre 600 milioni di euro, approvato dal CIPE nella seduta
del 3 agosto 2011.
Parlando delle priorità legate agli investimenti in infrastrutture e opere pubbliche,
è importante evidenziare come i predetti programmi di spesa, a causa dei tempi
legati alla loro realizzazione e della tipologia di opere finanziate, non risolvono il
problema della “emergenza”, ovvero, di ridare rapidamente ossigeno al
tessuto produttivo delle piccole e medie imprese edili lucane, maggiormente
compromesse dalla crisi in atto.
Sotto questo profilo, si sollecita la Regione Basilicata ad approntare e sostenere
uno specifico “programma straordinario di piccole opere”, in grado di
garantire un rapido avvio sul territorio di interventi di manutenzione e nuova
costruzione velocemente cantierabili e, perciò stesso, un ristoro immediato alle
imprese e all’occupazione un beneficio tangibile all’intera collettività. Ciò, dopo
aver opportunamente provveduto in via preliminare ad avviare una ricognizione
capillare delle opere cantierabili e non ancora appaltate con l’obiettivo di
promuoverne l’immediato avvio.
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3.3. - RECUPERARE L’EFFICIENZA DELLE STAZIONI APPALTANTI LOCALI NELLA GESTIONE STRATEGICA E FUNZIONALE DELLE OPERE PUBBLICHE
Uno degli aspetti più critici alla base dell’ “inceppamento” del complesso
meccanismo che attiene alla realizzazione delle infrastrutture e opere pubbliche
sul nostro territorio è quello della scarsa efficienza delle stazioni appaltanti
locali nella gestione strategica e funzionale delle attività di
programmazione, finanziamento ed effettiva cantierizzazione delle opere
pubbliche.
Le conseguenze che ne derivano assumono livelli critici non indifferenti in termini
di allungamento dei tempi intercorrenti tra la progettazione e la concreta entrata
in esercizio delle opere, piuttosto che di difformità nei costi effettivi dell’opera
conclusa rispetto alle stime originarie di spesa, per non parlare delle difficoltà che
si ingenerano nella definizione dei bandi, nella gestione delle procedure di
appalto e di aggiudicazione e nei successivi processi di realizzazione delle opere,
con gravissimi disagi da parte delle imprese di costruzione e conseguente rifiorire
del contenzioso.
Per dare una soluzione alla problematica in argomento, si rende assolutamente
necessario dare impulso alla realizzazione di uno o più progetti di “Stazione
Unica Appaltante”, ipotesi peraltro già contemplata nella vigente normativa
nazionale in materia di contratti pubblici (art. 33 del D.Lgs. n. 163/2006 e s.m.i.)
e recentemente consolidata a livello centrale con il D.P.C.M. 30 giugno 2011 di
attuazione dell’art. 13 della L.n. 136/2010 (Piano straordinario contro le mafie)
non già con il solo fine di prevenire le infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici
ma anche per conseguire concreti obiettivi in termini di trasparenza, regolarità ed
economicità nella gestione dei contratti pubblici, velocizzando le procedure di
appalto ed ottimizzando l’utilizzo delle risorse disponibili, ovvero, sopperendo
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efficacemente alle difficoltà dimensionali e strutturali delle piccole stazioni
appaltanti del territorio nelle attività tecniche, procedurali e gestionali legate agli
appalti di lavori pubblici.
3.4. – RIPORRE MAGGIORE ATTENZIONE ALLA QUALITÀ DELLE PROGETTAZIONI
Gli aspetti legati alla scarsa attenzione che le amministrazioni appaltanti
del territorio spesso riservano alla qualità progettuale delle opere
pubbliche ha raggiunto livelli di criticità inaccettabili, con inevitabili ripercussioni
negative per le imprese in fase di realizzazione delle opere pubbliche e
conseguente rifiorire dei fenomeni patologici legati a questo fenomeno
(sospensione lavori, varianti, riserve, contenzioso, ecc.).
Per arginare il fenomeno delle carenze progettuali, nel richiamare la necessità
che la Regione si faccia carico di promuovere ogni utile azione finalizzata
all’assistenza, alla verifica e al controllo sulla corretta applicazione delle
specifiche norme che larga parte del Codice dei Contratti Pubblici riserva proprio
alla progettazione delle OO.PP., un valido aiuto alla soluzione del problema
potrebbe certamente rivenire proprio dal riservare uno spazio più ampio, in
sede di scelta dei sistemi di appalto, alle gare di progettazione ed
esecuzione dei lavori, ovvero, in altri termini, alla capacità delle imprese
stesse di intervenire nelle fasi di progettazione definitiva e/o esecutiva dei lavori.
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3.5. - LIMITARE L’UTILIZZO DEL CRITERIO DI AGGIUDICAZIONE BASATO SUL MASSIMO RIBASSO
Si ravvisa, come vera e propria “emergenza” per la Basilicata, la necessità di
esercitare ogni sforzo possibile per porre un argine serio al deleterio fenomeno
dei ribassi selvaggi, dovuti all’adozione di metodi di aggiudicazione delle gare
basati prevalentemente sul “massimo ribasso”.
La larga preferenza, nelle gare d’appalto bandite sul territorio, dei metodi di
aggiudicazione al “massimo ribasso” senza determinazione della soglia di
anomalia ed efficaci controlli sulla congruità delle offerte economiche da parte
delle commissioni di gara, genera infatti il proliferare di gravissimi fenomeni
patologici, destabilizzanti per l’intero sistema degli appalti pubblici, in ordine alla
qualità delle opere ed al rispetto delle regole basilari rivenienti dalla legislazione,
dal mercato, dalla concorrenza leale.
Va infatti ricordato che l’aggiudicazione degli appalti a prezzi fortemente
ribassati, oltre ad innescare possibili dinamiche negative in termini di qualità
degli interventi, contribuisce, spesso, pericolosamente ad alimentare fenomeni di
irregolarità fiscale, contributiva ed occupazionale, assolutamente deprecabili,
fortemente lesivi della concorrenza e del mercato e, perciò stesso, da combattere
responsabilmente e con ogni mezzo.
Il fenomeno è ulteriormente aggravato dalla patologica diffusione in
Basilicata di gare d’appalto che vengono bandite con prezzi a base d’asta
desunti da prezzari non più in vigore e non aggiornati alle reali
condizioni del mercato, nel rispetto delle precise disposizioni di legge disposte
dal Codice dei Contratti Pubblici (art. 133, comma 8, D.Lgs. 163/2006 e s.m.i.)
con gravissimo nocumento per le imprese e conseguente incremento del
contenzioso.
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Ciò considerato, è necessario evidenziare che l’appalto al “massimo ribasso” non
rende giustizia di un sistema normativo e regolamentare che - seppure con
limitazioni – consente di ricorre, per le diverse tipologie di gara, e in maniera
variamente articolata rispetto al valore dell’appalto, ad altri e più efficaci
metodi di aggiudicazione, quali l’offerta economicamente più vantaggiosa
e la procedura negoziata.
Si invita dunque il Governo regionale, per le competenze e le responsabilità ad
esso ascrivibili, a dedicare specifica attenzione alla suddetta problematica, con
opportuni interventi sugli enti appaltanti ad essa subordinati o collegati, nonché
con la proposizione di “linee guida” o “di indirizzo” di valenza più generale,
affinché si incrementi in maniera sostanziale l’utilizzo, da parte delle
amministrazioni appaltanti del territorio, degli altri sistemi alternativi di scelta del
contraente e di aggiudicazione consentiti dal vigente Codice dei Contratti
Pubblici.
Si suggerisce, in tal senso, la proposizione sistematica del criterio dell’offerta
economicamente più vantaggiosa di cui all’art. 83, del Codice Appalti per
gli appalti di lavori superiori a 1 milione di euro, mentre, invece, per gli appalti di
lavori fino a 1 milione di euro, un ricorso più significativo alla procedura
negoziata di cui all’art. 122, comma 7, del Codice Appalti.
Parlando di bandi di appalti pubblici è doveroso, altresì, un richiamo all’inerzia ed
alle gravi difformità di applicazione nei bandi locali della nuova norma sul
costo del personale non soggetto a ribasso, di cui all’art. 81, comma 3
bis, del Codice dei Contratti Pubblici, introdotta con la legge di
conversione (L. n.106/2011) del c.d. “decreto sviluppo” (D.L.
n.70/2011).
Al riguardo, si sollecita un intervento della Regione Basilicata con opportune
“azioni di indirizzo” finalizzate a garantire la corretta ed uniforme
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applicazione della norma nelle gare bandite dalle amministrazioni
appaltanti del territorio.
Infine, si evidenzia che nella nostra regione vengono appaltate poche gare
realmente adeguate alla dimensione delle imprese locali, poiché la
maggior parte delle stesse è di importo troppo elevato rispetto ai requisiti di
attestazione posseduti dalle nostre imprese. Ciò costituisce una grave
penalizzazione per il tessuto imprenditoriale locale, richiedendosi, quindi,
opportuni interventi tesi a scorporare i grossi lavori in lotti funzionali, in modo da
consentire l’accesso al mercato dei lavori pubblici da parte delle imprese locali.
Sono troppi i casi di grandi imprese di altre regioni che si aggiudicano le maxi-
gare, mentre le aziende lucane sono costrette a rivestire il solito ruolo di
comprimarie riservato ai subappaltatori.
Al riguardo, si evidenzia che, con le novità introdotte dalla recentissima
Legge n. 180 dell’11 novembre 2011 (“Norme per la tutela della libertà
dell’impresa – Statuto delle Imprese”), l’art. 13 della stessa è finalizzato proprio
a favorire concretamente l’accesso della piccola e media impresa al
mercato dei lavori pubblici, con l’obbligo, per le Pubbliche Amministrazioni e
per i soggetti aggiudicatori in genere, di suddividere i contratti di appalto in
più lotti, e di introdurre specifiche modalità di coinvolgimento, nella
realizzazione di grandi infrastrutture e connesse opere integrative e
compensative, delle imprese residenti nelle regioni e nei territori nei
quali sono localizzati gli investimenti, con particolare attenzione alle micro,
piccole e medie imprese.
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3.6. - RISOLVERE IL PROBLEMA DEI RITARDI NEI PAGAMENTI DELLE OPERE APPALTATE
E’ necessario che il Governo Regionale, per le competenze e le responsabilità ad
esso ascrivibili, ponga attenzione specifica al fenomeno inaccettabile dei
ritardi nei pagamenti dei lavori pubblici.
Le imprese di costruzione si ritrovano ormai strette in una vera e propria morsa
finanziaria. Da una parte, infatti, le Stazioni appaltanti del territorio continuano
nel non adempiere per tempo ai propri obblighi contrattuali, accumulando
preoccupanti ritardi nei pagamenti alle imprese, dall’altra, c’è la stretta creditizia
operata dalle banche e che sta letteralmente “bloccando” le imprese, perché non
vengono rese loro disponibili le risorse necessarie per garantire anche solo la
semplice operatività ordinaria, prima ancora che la possibilità di finanziare
eventuali programmi di investimento e di sviluppo.
Tralasciando di considerare fenomeni di inefficienza amministrativa interna a
molte stazioni appaltanti del territorio che allungano i tempi di emissione dei
certificati di pagamento e dei relativi mandati, oltre che, più in generale, le
lentezze che derivano dalle vischiosità burocratiche ed organizzative degli enti
stessi, le cause del problema sono certamente da imputarsi all’effetto
riveniente dai limiti di spesa imposti alle regioni ed gli enti locali dal
“Patto di Stabilità Interno”.
Ma è questo un problema che non può e non deve gravare in alcun modo sulle
imprese.
In un momento critico assai delicato come questo che stiamo vivendo, nel quale
è di vitale importanza garantire liquidità alle imprese, è necessario, da parte di
tutti gli enti appaltanti e le istituzioni del territorio, a cominciare quindi dal
Governo Regionale, un atto di responsabilità che si traduca in risposte concrete:
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le imprese di costruzione che hanno realizzato lavori per conto delle
amministrazioni pubbliche e che sono loro creditrici vanno pagate con puntualità,
onorando i contratti, senza rinvii né ritardi ad esse certamente non imputabili.
L’azione messa in campo dalla Regione Basilicata attraverso la cessione pro-
soluto e/o pro-solvendo dei crediti certificati delle imprese, ottenuta con la
sottoscrizione di accordi tra alcune banche e gli enti locali debitori, hanno
attenuato in misura lieve la gravità dell’emergenza finanziaria delle imprese. Ciò
è sostanzialmente dipeso dal fatto che pochi enti locali, tra cui le Province, hanno
proceduto alla stipula della convenzione con le banche, mentre la maggior parte
dei crediti delle imprese sono vantati proprio verso i comuni. Si chiede, pertanto,
che la Regione Basilicata definisca in tempi rapidi con le banche sottoscrittrici
una convenzione con cui sia la Regione stessa a garantire i crediti alle imprese
rivenienti dai trasferimenti agli enti locali, debitori nei confronti delle imprese
esecutrici dei lavori.
Si pone, inoltre, il problema dell’onerosità per le imprese del prezzo della
cessione di credito (commissione e tasso debitore) che, nella cessione pro
soluto, arriva fino al 5% con l’aggiunta delle spese notarili. Si realizza quindi il
paradosso di un costo che le imprese devono sopportare per riscuotere spettanze
proprie. Al riguardo si propone la costituzione di un fondo specifico per il
rimborso delle predette spese sostenute dalle imprese.
Al di là della predetta iniziativa di cessione dei crediti, si sollecita la Regione
Basilicata ad attuare sforzi più efficaci e concreti.
In tal senso, risulta sempre più ineludibile affrontare i rigori del patto di
stabilità interno in un’ottica di programmazione pluriennale e di
concertazione inter-istituzionale, dando luogo anche all’immediato e
sistematico avvio delle procedure di “regionalizzazione”, con particolare
riferimento alla cosiddetta “compensazione orizzontale”, ovvero, la possibilità
per le amministrazioni locali “virtuose” di cedere quote di patto alle
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amministrazioni che hanno raggiunto i propri limiti di spesa e indebitamento
disposti dal patto di stabilità.
3.7. - RENDERE IMMEDIATAMENTE OPERATIVI I NUOVI STRUMENTI DI AGEVOLAZIONE PER L’ACCESSO AL CREDITO
La crisi finanziaria che ha coinvolto l’intero settore delle costruzioni, tanto nel
comparto dei lavori pubblici, a causa dei ritardi dei pagamenti della P.A., quanto
nel comparto privato, a causa della profonda crisi del mercato immobiliare, rende
l’accesso al credito da parte delle imprese edili lucane sempre più
difficile ed oneroso.
La stretta creditizia operata dalle banche, le quali hanno da tempo avviato una
politica più rigorosa di “razionamento” del credito ed aumento degli
“spread” praticati, vede le imprese di costruzioni lucane collocarsi in una
posizione di estrema debolezza nell’affrontare situazioni finanziarie e creditizie
sempre più critiche e preoccupanti.
In ordine a questo grave problema, si invita la Regione Basilicata a massimizzare
gli sforzi prodotti, sollecitando l’immediata entrata in esercizio del “Fondo di
Garanzia Regionale per il Capitale Circolante”, utilizzabile ai fini del
consolidamento delle passività a breve e del rifinanziamento dei debiti a medio-
lungo termine, il cui Regolamento e la relativa Modulistica sono stati, con grave
ritardo, sono stati solo di recente adottati, con la D.G.R. n. 1045 del 12 luglio
2011, pubblicata sul B.U.R. n. 21 del 16 luglio 2011.
Si chiede inoltre che la Regione si faccia promotore per ottenere la riapertura dei
termini previsti dalla normativa sulla sospensione dei mutui bancari delle
PMI, che ha trovato la sua motivazione proprio nella crisi.
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Inoltre, pur apprezzando gli strumenti posti in atto per l’accesso al credito da
parte della Regione Basilicata (Fondo di garanzia per il capitale circolante delle
imprese e Fondo regionale a favore delle PMI), gli stessi, come detto, stentano a
dare risultati concreti a tutto il sistema economico, sia per le difficoltà strutturali
delle imprese, sia per la farraginosità delle procedure.
Al contrario, pur con non poche difficoltà, i Confidi operanti in Basilicata hanno
dato e continuano a dare risposte concrete al sistema lucano delle imprese.
Particolarmente in questo sistema sbilanciato verso una pericolosa situazione di
crisi, sostenere i Confidi significa mantenere questo strumento importante di
collegamento fra le aziende e gli istituti bancari: da un lato, sportelli d’ascolto e
valutazione per gli imprenditori che hanno necessità di questo tipo di leve e,
dall’altro, l’affiancamento di garanzie di spessore per le banche.
3.8. - DARE UN IMPULSO RISOLUTIVO ALL’ADOZIONE DEI NUOVI STRUMENTI URBANISTICI
La Regione Basilicata deve farsi carico di azioni sistematiche e risolute nei
confronti degli enti locali del territorio che non hanno ancora adempiuto
all’obbligo di dotarsi dei nuovi strumenti urbanistici e di assetto del
territorio previsti dalla Legge Regionale n. 23/1999 e s.m.i. , ovvero:
“Piano Strutturale Comunale (PSC)”, “Piano Operativo Comunale (POC)” e
“Regolamento Urbanistico ed Edilizio (RUE)”.
E’ fuori dubbio, infatti, che l’incredibile ritardo (ben 12 anni!) accumulato ad oggi
nella concreta attuazione della predetta legge ha già pesantemente contribuito al
mancato conseguimento di importanti obiettivi strategici ed operativi in
termini di governo ed utilizzo del territorio ai fini urbanistici, economici e
produttivi, con grave danno per il comparto edile, in termini sia economici
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che occupazionali, fino al concretizzarsi di casi estremi di vero e proprio “blocco”
nelle attività di costruzione e di riqualificazione urbana nei centri più importanti
della Regione.
La gravità della situazione, dunque, è tale da richiedere un’attenzione particolare
della Regione per le proprie specifiche competenze, ed un intervento
straordinario sulle amministrazioni inadempienti.
Il mercato dell’edilizia, soprattutto quella abitativa, necessita infatti
urgentemente di questi nuovi strumenti, in quanto necessari a definire
con certezza gli scenari sui quali operare nel prossimo futuro, e ciò
anche e soprattutto per il bene dell’intera comunità civile.
Non è più accettabile, come giustificazione al ritardo abissale maturato, il fatto
che si tratta di procedure complesse e delicate, per le quali è fondamentale una
approfondita analisi di tutti quegli aspetti di natura antropologica, sociale,
culturale ed economica che sono la vera chiave vincente di una moderna
pianificazione e regolamentazione urbanistica. Se, infatti, da un lato, è evidente
che solamente l’adozione dell’intero complesso degli strumenti urbanistici potrà
garantire alle diverse realtà urbane e territoriali della regione il giusto sostegno
in termini di rilancio dei fattori di sviluppo sociali, oltre che economici e
produttivi, e che l’intero processo non può certo prescindere da una serie di
dinamiche complesse e interconnesse tra loro, d’altro canto è innegabile che il
completamento di questi percorsi in seno alle diverse realtà territoriali della
Basilicata è ben lungi dell’essere attuato.
Il Governo regionale, sul punto, non può continuare a rimanere inerte.
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3.9. – RIDEFINIRE I PROGRAMMI DI EDILIZIA PRIVATA E HOUSING SOCIALE
La Regione Basilicata, di concerto con le parti sociali, deve ridefinire un “piano
di rilancio dell’edilizia privata, residenziale e di housing sociale”,
commisurato alle reali esigenze delle comunità e dei bisogni delle fasce sociali più
deboli improntato ai nuovi criteri tecnici e tecnologici della bioedilizia e della eco-
sostenibilità.
Gli interventi dovranno interessare tutte le tipologie di edilizia, sovvenzionata,
convenzionata e pubblica, per soddisfare il fabbisogno abitativo regionale di tipo
residenziale, economico e popolare, e dovranno essere rivolti ad aree urbane in
espansione ed al recupero e riqualificazione dei centri storici.
Una strategia di questo tipo va sostenuta, da una parte, con interventi adeguati
di carattere giuridico-fiscale (stabilizzazione di incentivi, perequazione
urbanstica, procedure innovative per favorire trasferimenti di cubature) e,
dall’altra, con una politica di stretta collaborazione con le parti sociali e gli enti
locali, finalizzata a creare le condizioni per sinergie fondamentali, comprendenti
in particolare la facoltà per i Comuni di concludere accordi con i privati per
realizzare interventi attuativi dei programmi di pianificazione fissati dagli enti
pubblici competenti. Sempre per agevolare la ripresa dell’edilizia privata, inoltre,
si propone di concedere contributi rivolti ad abbattere i tassi di interesse dei
mutui contratti dai beneficiari.
Si propone di porsi un obiettivo ambizioso e capace realmente di avviare una
ripresa del settore delle costruzioni: n. 10.000 alloggi, di nuova edificazione e/o
recupero, da realizzarsi in cinque anni e rivolti a tutti comuni della regione che si
dotino di strumenti urbanistici adeguati e procedano alla individuazione delle
aree da assegnare.
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Ovviamente, riteniamo che bisogna partire proprio dall’accelerazione delle fasi
attuative dei programmi di edilizia residenziale agevola e sovvenzionata già
definiti ed approvati: bandi cooperative edilizia, accordi di programma con il
Ministero delle Infrastrutture per la realizzazione di n. 330 alloggi di edilizia
agevolata, nuovi programmi delle ATER.
Un ulteriore aspetto, assai importante nell’attuale quadro di recessione
economica, è costituito dalla fiscalità urbanistica. Su questi temi è necessario
che gli Enti Locali introducano forme di semplificazione e di alleggerimento
dell’imposizione fiscale su trasferimenti di aree, volumetrie, diritti edificatori,
cessioni di immobili. Si ritiene necessario, in tale ambito, prevedere una
stabilizzazione temporale, di forma e di valori, degli incentivi fiscali già previsti,
destinati agli interventi di edificazione e di recupero del patrimonio edilizio e
riqualificazione energetica degli immobili.
3.10. – PROMUOVERE UN POLO TECNOLOGICO REGIONALE DELLA BIO-EDILIZIA INTEGRATO CON IL DISTRETTO DELL’ENERGIA
Contestualmente all’attivazione del Distretto dell’energia – così come previsto dal
Piano energetico-ambientale regionale (PEAR) e nel Memorandum Governo
Nazionale-Giunta Regionale sulla coltivazione dei giacimenti di idrocarburi -
diventa sempre più indispensabile prevedere la promozione di un distretto
sulla edilizia eco-sostenibile, nell’ottica della realizzazione di un polo
tecnologico fortemente integrato.
Abbiamo la profonda consapevolezza, infatti, che la c.d. Green economy può
tradursi in opportunità di sviluppo per il settore delle costruzioni, e che l’obiettivo
prioritario diventa quello di indicare, sostenere ed incentivare azioni che vanno in
tale direzione.
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L’obiettivo primario da perseguire è il collegamento tra i centri di
produzione della conoscenza (Unibas e gli altri centri di ricerca presenti
sul territorio) il tessuto imprenditoriale e produttivo locale e la comunità
regionale nel suo insieme, per il trasferimento e la valorizzazione
economica dell’innovazione tecnologica nei nuovi ambiti strategici
dell’efficienza energetica, delle energie pulite e rinnovabili e della bio-
edilizia, in grado di attrarre anche investimenti esogeni e sviluppare
nuove filiere produttive.
D’altronde, la stessa crisi degli ultimi anni sta accelerando un processo di
riposizionamento interno del mercato immobiliare, con l’aumento della domanda
di edifici certificati ad elevate prestazioni energetiche ambientali.
Gli edifici costituiscono la fonte delle emissioni dannose nell’atmosfera terrestre
per più del 40% delle emissioni globali; una nuova ottica di sostenibilità è quindi
necessaria per una ripresa della crescita e dello sviluppo dell’occupazione e per
realizzare interventi di riqualificazione e nuove costruzioni in grado di innalzare la
qualità del vivere e del lavorare.
3.11. – REGOLARITA’ DEL LAVORO E LIVELLI ULTERIORI DI SICUREZZA E TUTELA DELLA SALUTE NEI CANTIERI EDILI
Il perdurare della crisi e la concreta eventualità di una successiva lunga fase di
stagnazione delle attività nel settore delle costruzioni, rischiano di acuire i
fenomeni di concorrenza sleale fra le imprese ed il peggioramento delle
condizioni di lavoro e di sicurezza nei cantieri.
Si impone, dunque, una lucida ed attenta riflessione sulle azioni realizzate nella
nostra regione e sugli interventi che è necessario programmare e poi sviluppare.
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Numerose evidenze mostrano che la tematica della sicurezza nei cantieri
edili e del rispetto delle condizioni normative e contrattuali dei
lavoratori, pur essendo diverse, presentano rilevanti connessioni: sussiste,
infatti, una relazione diretta tra violazione delle condizioni di sicurezza e scarso
rispetto delle norme in materia contrattuale, assicurativa e previdenziale.
Tali fenomeni, inoltre, si manifestano nell’ambito di una filiera produttiva che
presenta caratteristiche specifiche di natura organizzativa, connesse alla
peculiare struttura di mercato del settore, caratterizzata – ancor più nella nostra
regione - da una netta prevalenza di piccole e micro-imprese.
Ciò pone un serio problema rispetto alla adeguata qualificazione delle imprese
che operano nel settore, dal momento che, la presenza di imprese che operano
mediante lavoratori, in tutto o in parte esclusi dalle tutele previste, consente a
questi soggetti di operare in maniera anticoncorrenziale rispetto alle imprese che,
invece, sostengono i costi necessari e conseguenti all’applicazione delle norme in
questione.
A tal fine, pur nei limiti della competenza legislativa regionale, si rende
necessario delineare un quadro normativo regionale specifico sulla tutela
delle condizioni di lavoro e di sicurezza del lavoro nei cantieri edili e
delle opere civili – in grado di superare le incongruenze e la comprovata
inefficacia dell’impianto della L.R. n. 25/2007 (molte sue parti, peraltro,
largamente inattuata) - che possa essere anche di promozione e sostegno al
ruolo negoziale e di controllo sociale delle rappresentanze sociali ed
imprenditoriali, ed alle funzioni proprie degli organismi paritetici e di settore e
delle rappresentanze dei lavoratori per la sicurezza territoriali (RLST).
Insomma, un nuovo corpus legislativo regionale – nell’ambito del più generale
quadro normativo europeo e nazionale - teso a perseguire i seguenti obiettivi:
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- promuovere il miglioramento delle condizioni di tutela della salute e delle
condizioni di sicurezza e tutela del lavoro, a qualunque titolo svolto, nei
cantieri edili a committenza pubblica e privata;
- inserire nel nuovo articolato elementi legati al tema della legalità che è
strettamente correlato a quello dei contratti pubblici e della sicurezza del
lavoro e alla responsabilità sociale dell’impresa;
- predisporre norme che abbiano una efficacia diretta senza aggravi
burocratici ulteriori, evitando norme a carattere programmatorio; in
particolare razionalizzare e semplificare l’attività amministrativa anche con
l’ausilio di strumenti informatici ad hoc;
- coordinare e sviluppare l’attività di monitoraggio e di segnalazione,
attraverso la istituzione di un Osservatorio epidemiologico infortuni e
malattie professionali, abrogando l’Osservatorio ex art. 2 L.R. n. 27/2007
non ancora entrato in funzione a quattro anni dall’emanazione della stessa
Legge;
- promuovere un sistema di qualificazione di impresa, dentro le linee e le
regole in via di definizione a livello nazionale (c.d. patente a punti);
- configurare un sistema di premialità selettivo, a favore delle imprese che
rispettino le normative legislative contrattuali in materia e si impegnano,
attraverso la implementazione delle c.d. “buone pratiche” (accordi
sindacali, protocolli degli Organismi Bilaterali, programmi di sorveglianza
concordati anche con gli organi pubblici preposti, etc), ad innalzare i livelli
di sicurezza e di prevenzione nei cantieri e negli altri luoghi di lavoro.
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3.12. – SOSTENERE LA FORMAZIONE PROFESSIONALE DEL COMPARTO DELLE COSTRUZIONI EDILI
La definizione di un sistema articolato di misure rivolte al sostegno ed al rilancio
del settore edile, soprattutto nel contesto economico sin qui delineato, non può
prescindere da un incisivo intervento istituzionale finalizzato a sostenere e
promuovere la competitività delle imprese edili attraverso misure di
qualificazione e riqualificazione delle maestranze e di formazione in
materia di salute e di sicurezza sul lavoro.
Nelle imprese di costruzione e più in generale nella filiera edile, infatti, il vero
valore aggiunto è costituto dal capitale umano, che garantisce stabilità e
continuità nell’organizzazione e nella gestione e dell’attività lavorativa .
Oggi tale capitale è costituito, per un verso, da figure professionali tradizionali
che rischiano di scomparire a causa dello scarso “appeal” del settore presso i
giovani e, quindi, da una ormai allarmante assenza di ricambio generazionale,
colmata solo in parte dalla presenza di addetti provenienti dai paesi del nord est
dell’Europa o dal Nord Africa.
Le nuove tecnologie applicate anche all’industria delle costruzioni e l’evoluzione
che, comunque, ha interessato il settore richiedono di converso figure
innovative, dotate di un corredo formativo di alta specializzazione e che
attualmente risultano difficilmente reperibili sul mercato del lavoro.
E’ necessario, dunque, programmare e rendere immediatamente disponibili
misure di incentivazione destinate in via prioritaria al settore edile
attraverso un panel di interventi specifici rivolti alla riqualificazione del
personale già occupato con professionalità “obsolete”, alla formazione di
base per i giovani che si avvicinano per la prima volta al lavoro nelle
imprese edili ed in ultimo alla formazione di figure specialistiche (si pensi
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ad esempio agli operatori di macchine complesse o ai saldatori
certificati) per le quali esiste una domanda legata anche al contesto produttivo
locale.
Il sistema vincolante di norme in materia di sicurezza, che nel settore edile ha
una sua peculiarità, impongono, inoltre, un impegno aggiuntivo nell’ attività
formativa non solo per ottemperare agli obblighi di legge ma anche per
promuovere ed elevare i livelli di sicurezza in un comparto considerato ad alto
rischio.
In questo ambito, poi, disposizioni contrattuali e normative assegnano agli enti
bilatelari un ruolo fondamentale nell’erogazione degli interventi formativi anche
in materia di sicurezza.
Le scuole edili ed i comitati paritetici, infatti, grazie alla esperienza specifica
di settore hanno surrogato negli anni l’endemica carenza di interventi
pubblici destinati alla formazione delle maestranze edili ( primo ingresso,
formazione di base sicurezza) e hanno garantito un valido supporto in termini di
assistenza , consulenza e know how alle imprese presenti sul territorio, facendo
ricorso, quasi esclusivamente, a risorse interne rivenienti dal sistema
della bilateralità.
Oggi questo sistema è collassato e gli enti paritetici non possono più svolgere –
in assenza di adeguate politiche di sostegno rivolte direttamente o
indirettamente alle imprese – quel ruolo imprescindibile che fino ad oggi ha
consentito loro di mantenere elevati standard qualitativi nella formazione
e nella sicurezza del settore edile.
E’ necessario, poi, rimodulare le procedure di accesso ai canali pubblici di
finanziamento in materia di formazione poiché queste ultime non risultano
coerenti con le esigenze del comparto.
Dal punto di vista metodologico, infatti, lo strumento del bando con il quale fino
ad oggi sono stati finanziati gli interventi formativi mal si concilia con
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l’organizzazione ed i tempi delle imprese edili, che scontano un elevato turn
over del personale ed una stagionalità molto spinta delle lavorazioni,
concentrate prevalentemente nel periodo primavera - estate.
Un’ efficace e capillare azione formativa nel settore, rivolta anche agli addetti di
imprese di piccole dimensioni e poco strutturate, va programmata e attuata in
tempi brevissimi sfruttando i mesi di fermo dei cantieri.
La rigidità dei bandi non consente un tale approccio poiché dal momento
dell’emanazione a quello dell’attuazione delle misure trascorrono mesi, se non
addirittura anni, rendendo del tutto inefficaci e superati gli interventi, in quanto,
nelle more, struttura organizzativa ed esigenze formative dell’impresa edile
risultano certamente variate.
Va, quindi, privilegiata una procedura ”a sportello” che garantisca la
flessibilità necessaria alle imprese edili, per conciliare esigenze
organizzative e gestionali con quelle formative, intervenendo con il sostegno
economico nei tempi e nei modi che risultino più coerenti con la peculiarità del
settore.
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