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Stefano Gastaldi - Virus e sentimenti: Indicatori di rischio adolescenziale e prevenzione...

Date post: 01-Dec-2014
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Ricerca promossa e finanziata dalla Provincia di Milano Stefano Gastaldi Virus e sentimenti Indicatori di rischio adolescenziale e prevenzione dell’AIDS direzione scientifica: Stefano Gastaldi ricerca quantitativa: Francesco Della Beffa ricerca qualitativa: Alessandra Marcazzan iterventi formativi medici: Angelica Lupo
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Page 1: Stefano Gastaldi - Virus e sentimenti: Indicatori di rischio adolescenziale e prevenzione dell’AIDS

Ricerca promossa e finanziata dalla Provincia di Milano

Stefano Gastaldi

Virus e sentimenti Indicatori di rischio adolescenziale e prevenzione dell’AIDS

direzione scientifica: Stefano Gastaldi ricerca quantitativa: Francesco Della Beffa ricerca qualitativa: Alessandra Marcazzan iterventi formativi medici: Angelica Lupo

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Premessa La collaborazione tra l’Istituto Minotauro e l’Amministrazione Provinciale di Milano, che da molti anni si traduce in iniziative per la prevenzione dei comportamenti a rischio in adolescenza tramite interventi nelle scuole medie superiori, ha consentito di ideare e realizzare due studi pilota per esplorare il tema cruciale del rischio AIDS in adolescenza, al fine di trarne indicazioni per le politiche di prevenzione. I dati epidemiologici dimostrano infatti che la trasmissione dell’infezione è da tempo in diminuzione per via ematica (tossicodipendenti) e omosessuale maschile. É invece in forte aumento la diffusione del contagio attraverso rapporti eterosessuali. Gli stessi dati indicano come età di contagio più frequenti i 20-24 anni per i maschi e i 15-19 anni per le femmine. I circa 50/60.000 casi di persone sieropositive stimabili per la provincia di Milano ricadono con molta probabilità in maggior parte in una fascia d’età che copre la seconda adolescenza e la prima età adulta! I giovani sono dunque, rispetto alla popolazione generale, coloro che hanno un maggior rischio di contrarre l’infezione. L’uso di sostanze stupefacenti in vena con scambio di siringhe e la mancata protezione dei rapporti sessuali sono i veicoli principali del rischio di infezione e sono anche due rischi collegati all’adolescenza. Fare la prevenzione dell’AIDS in adolescenza significa, come tutti sanno, occuparsi della prevenzione della tossicodipendenza, nonché dell’educazione affettiva e sentimentale. Ciò non è tuttavia compito semplice e presenta problemi di grandissimo rilievo, che attraversano le competenze della famiglia, della scuola e di tutte le istituzioni che si occupano, in modo diretto o indiretto, della crescita e della salute. Un ulteriore problema già noto da tempo ma tuttora di difficile soluzione è dato dal fatto che l’informazione e la conoscenza specifica dei pericoli non sono di per sé sufficienti a determinare la scomparsa o la significativa riduzione dei comportamenti a rischio, soprattutto nei giovani che vivono in modo molto critico i processi di mutamento e ridefinizione della loro identità durante l’adolescenza. Questi giovani sono proprio coloro che maggiormente corrono il pericolo di rimanere intrappolati nei sintomi del disagio grave adolescenziale, che tradizionalmente si esprimono con l’avvio di tragici sodalizi con le sostanze

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stupefacenti, con il disordine affettivo e sessuale, con attacchi al proprio corpo, con la devianza, con la malattia mentale. Dunque, occuparsi della prevenzione dell’AIDS significa affrontare un panorama complesso, nel quale l’intervento informativo deve intercettare in modo efficace l’affettività adolescenziale, nella consapevolezza che le decisioni sui comportamenti non hanno solo una base razionale, ma sono determinate, anche al di là di ogni possibile informazione e conoscenza, da emozioni che dobbiamo aver strumenti per osservare e comprendere.

La ricerca Mettendo a frutto l’esperienza maturata in questi anni nell’incontro con migliaia di adolescenti, insegnanti e genitori nella scuola media inferiore e superiore, nonché particolari metodologie che consentono di rilevare, attraverso espressioni simboliche, le tematiche affettive degli adolescenti, è stato possibile costruire uno strumento di analisi che associa: _ la misurazione delle conoscenze rispetto alla malattia e alle sue modalità di trasmissione, gli orientamenti decisionali in tema di sessualità e il grado di assimilazione dei principi di prevenzione, nonché di confidenza con gli strumenti che evitano il rischio di contagio _ alcuni aspetti affettivi importanti connessi all’agio o al disagio della condizione adolescenziale, rilevati attraverso item descrittivi o simbolici Obiettivo fondamentale era quello di ottenere dati che rendessero evidente come la presenza-assenza di informazione si associ a peculiari aspetti di carattere emotivo, e come tali fattori possano mutare se si interviene sulla popolazione scolastica con una metodologia che associa interventi informativi con interventi che stimolano la capacità di pensare alle emozioni della crescita. Nella seconda fase la ricerca era volta a verificare se, a distanza di tempo, i risultati ottenuti con il primo intervento fossero stabili e sperimentare nuovi metodi e strategie preventive, sempre tuttavia rispondenti ai requisiti di semplicità di realizzazione e della massima fruibilità da parte degli studenti. Metodologia di intervento: i presupposti La metodologia adottata si fonda sulla convinzione che, in adolescenza ancor più che in altri momenti della vita, esista una stretta correlazione tra le componenti affettive e simboliche che abitano gli strati più profondi della mente e la capacità di compiere delle scelte e di adottare comportamenti più o

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meno favorevoli alla sopravvivenza dell’individuo. L’ingresso nell’adolescenza, come fase di transizione verso l’età adulta e quindi la strutturazione definitiva della personalità e del carattere, comporta infatti per ogni ragazzo la necessità di definire autonomamente la propria posizione in merito ad ambiti decisionali importanti, rispetto ai quali fino a questo momento aveva accettato gli orienti previsti per lui dalla famiglia e dal contesto sociale di vita. Proprio in quanto momento decisionale critico, l’adolescenza è quindi anche l’età privilegiata per l’esplorazione e la prova: trattandosi di decidere quali aspetti di sé sviluppare e far crescere e quali abbandonare una volta per tutte, diventa fondamentale sperimentare tutte le possibilità offerte dalla crescita, in particolare più lontane dai percorsi convenzionali, dagli ideali e dai valori tramandati dal contesto familiare e sociale, alla ricerca della propria unicità originale e creativa. Il quadro fin qui abbozzato delinea una situazione in cui è evidente un’altissima esposizione al rischio, in particolare in ambiti, come quello interessato dalla prevenzione dell’AIDS, che coinvolgono i processi decisionali in aree cruciali l’identità di genere, la corporeità, la scelta sessuale. Metodologia di intervento: gli strumenti Il questionario Strumento principale della ricerca è stato un questionario formulato sulla base di una metodologia che consente di rilevare, attraverso espressioni simboliche, le rappresentazioni e le componenti affettive prevalenti nel vissuto degli adolescenti in relazione alle tematiche oggetto della ricerca. Il questionario, è stato quindi costruito in modo tale che, in fase di codifica, sia possibile associare - la misurazione delle conoscenze rispetto alla malattia e alle sue modalità di trasmissione, gli orientamenti decisionali in tema di sessualità e il grado di assimilazione dei principi di prevenzione, nonché di confidenza con gli strumenti che evitano il rischio di contagio - alcuni aspetti affettivi importanti connessi all’agio o al disagio della condizione adolescenziale, rilevati attraverso item descrittivi o simbolici L’intervento standard L’intervento “standard”, ovvero il più semplice, è quello adottato in tutte e tre le scuole in cui è stata condotta la sperimentazione nel corso dell’anno scolastico 1996-’97, e nella scuola di “verifica” nel 1997-’98.

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L’intervento prevede in primo luogo la somministrazione del questionario a tutti gli studenti, per sondarne le conoscenze e gli atteggiamenti emotivi prima di qualsiasi intervento di sensibilizzazione. Contemporaneamente, ai docenti vengono proposti due brevi briefing di formazione, tenuti, nel caso specifico, da Angelica Lupo, infettivologa dell’Ospedale Sacco di Milano, che illustra le caratteristiche principali della trasmissione del virus e della sua profilassi, e da Stefano Gastaldi, psicologo e psicoterapeuta del Minotauro, che introduce invece le tematiche affettive fase-specifiche nel cui contesto si inserisce la simbolizzazione della minaccia rappresentata dal virus. Successivamente, ai docenti è affidato l’incarico di proporre ed incoraggiare nelle loro classi il confronto e la discussione su queste tematiche, facendo da moderatori del gruppo e contemporaneamente rispondendo agli eventuali quesiti degli studenti. Infine, dopo questo “trattamento” viene nuovamente distribuito il questionario nelle classi, verificando così le trasformazioni avvenute sia nella capacità di rispondere correttamente alle domande relative al livello di informazione (riguardanti la definizione di sieropositività, le modalità della trasmissione del virus e l’esecuzione del test per l’HIV), sia nelle correlazioni tra queste e lo stato emotivo, o il sistema di rappresentazioni prevalente, del soggetto. I luoghi della ricerca L’intervento ha visto complessivamente la partecipazione di cinque scuole dell’area metropolitana milanese: ITIS e Liceo Scientifico Tecnologico “Luigi Galvani” di Milano, Liceo Scientifico “Falcone - Borsellino” di Arese e ITSCG e PACLE “Primo Levi” di Seregno nella prima fase, nonché l’ITSOS di via S. Diogene, l’Istituto Tecnico “Feltrinelli” e il Liceo Scientifico “Falcone e Borsellino” di Arese nella seconda La ripetizione dell’intervento a distanza di un anno nelle stesse classi già interessate dalla ricerca (presso il Liceo Scientifico di Arese) aveva l’obiettivo di verificare, attraverso una nuova distribuzione del questionario, la “stabilità” dell’intervento di prevenzione, ovvero la sua permanenza nel tempo. Confrontando gli esiti della prima e della seconda somministrazione del 1997 con quelli del 1998 è stato infatti possibile quantificare la permanenza o la perdita di informazioni relative ai principi di prevenzione, la permanenza o la modificazione dell’atteggiamento emotivo prevalente da parte degli adolescenti intervistati e le relative correlazioni.

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L’intervento speciale In una delle scuole superiori, l’ITSOS di via S. Dionigi, è stata avviata la sperimentazione di un secondo tipo di intervento, più articolato e trasversale. Sono state infatti coinvolte alcune classi III che stavano lavorando, o avrebbero avuto modo nel corso dell’anno di lavorare sulle tematiche dell’AIDS anche in altre aree della programmazione didattica (ad es., progettazione di uno spot pubblicitario per la prevenzione dell’AIDS). In questo caso, al lavoro curricolare sono stati affiancati interventi di sensibilizzazione affidati, anziché ai docenti, direttamente alla infettivologa e ad una psicopedagogista esperta in tematiche affettive adolescenziali. Inoltre, le tematiche relative all’AIDS e alla sua prevenzione sono state oggetto di elaborazione da parte di un gruppo pomeridiano di teatro, che ha coinvolto una quindicina di studenti di classi diverse. Il lavoro del gruppo di teatro è stato affiancato nel corso dell’anno dalla stessa psicopedagogista, ed ha prodotto una performance rappresentata di fronte a tutti gli studenti della scuola. Successivamente a questi interventi, il questionario è stato distribuito a tutti gli studenti delle classi terze che avevano partecipato all’”intervento speciale” e del gruppo di teatro, per un totale di circa 80 studenti. La collaborazione degli insegnanti Acquisita la disponibilità dei Presidi, si è presentato loro (e agli insegnanti referenti per l’educazione alla salute) il progetto, che successivamente è stato illustrato, nelle singole scuole, a tutti gli insegnanti interessati. La valutazione del possibile “impatto” di una ricerca che tocca i temi della sessualità e della prevenzione ha comportato per le scuole un lavoro significativo orientato a portare i docenti a una condivisione del progetto. Ottenere tale condivisione era per noi molto importante, perché pensiamo che la prevenzione sia possibile soprattutto in un clima di pensiero e di lavoro che veda tutti gli adulti della scuola allearsi con il progetto culturale e pronti a condividere con i giovani il pensiero sui rischi e i piaceri della crescita. In realtà le difficoltà non sono state molte e la risposta delle scuole è stata molto positiva, tenuto anche conto del trambusto e dell’impegno richiesti dalla ricerca! Gli insegnanti (non solo i referenti) si sono corresponsabilizzati e hanno accolto compiti non certo semplici come quello di fornire una informazione completa e corretta sull’AIDS, seguendo essi stessi un breve corso tenuto dall’infettivologa, discutere con i ragazzi dei primi risultati della ricerca dopo un incontro con lo psicologo o infine organizzare sostegno e risorse (come

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nel caso dell’ITSOS) per l’avvio, da parte dei ragazzi, di iniziative che potevano essere all’inizio difficoltose sia nell’ideazione che nella realizzazione.

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Risultati Le tabelle di base1 Rispetto alle distribuzioni di base (le percentuali di risposta ai singoli items del questionario) non pare aver senso valutare le differenze tra scuole. In sostanza, infatti, esse sono così lievi da divenire trascurabili. Anche le analisi fattoriali e le correlazioni non sono state differenziate per le singole scuole, al fine di non indebolire, dal punto di vista statistico, il campione. Hanno risposto al questionario di base circa 3.440 studenti e 32 genitori. Infine, i dati sulle distribuzioni tendono a sovrapporsi con una buona approssimazione a quelli derivanti dalla prima fase della ricerca, a conferma che quanto allora osservato può essere sostanzialmente ritenuto rappresentativo delle opinioni e conoscenze della popolazione studentesca, conoscenze in tema di AIDS Come nella ricerca precedente, il grado di conoscenza di base sull’AIDS, sulle modalità di trasmissione è in generale buono e tende a migliorare in relazione all’età (alla classe). Nelle quinte, ad esempio, la percentuale di risposte si avvicina complessivamente al 99%, ma già nelle prime esso si aggira intorno al 95%. Permane una certa dose di pregiudizio, a tale proposito, circa le possibilità che l’infezione si trasmetta per vie ambientali: lo pensa il 12% (8,3%) degli studenti delle prime e il 3% di quelli delle quinte. La nozione di sieropositività non è altrettanto acquisita: ne conosce il significato circa l’80% degli studenti (nella prima fase della ricerca le risposte corrette erano il 73% nelle prime e l’86% nelle quinte, nella seconda fase non si sono rilevate differenze sostanziali tra prime e quinte). Il dato migliora leggermente rispetto alla consapevolezza che essa è una condizione che consente di infettare attraverso rapporti sessuali e sangue (è un dato coerente con le conoscenze buone rispetto alle modalità di trasmissione). Vi è ancora qualche lieve incertezza (circa 2,5% di risposte errate) rispetto all’idea che la sieropositività sia una condizione di immunità alla malattia.

1 i dati presentati sono sostanzialmente equivalenti nelle due fasi della ricerca. Laddove si siano presentate differenze significative, esse sono segnalate esplicitamente o attraverso l’evidenziazione in grassetto della percentuale relativa alla prima fase.

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Per quel che concerne la possibilità di evitare il rischio di contagio per via sessuale, l’87% degli studenti ritiene che si debbano “evitare i rapporti sessuali non protetti con le persone che non si conoscono bene” e il 90% (95%) ritiene il preservativo strumento necessario alla prevenzione. Resta una certa preoccupante confusione tra metodi contraccettivi e prevenzione dell’AIDS, visto che circa il 4% (in prevalenza maschi) degli studenti ritiene che la pillola, il diaframma e il coito interrotto servano a prevenire il contagio. Il fatto che si tratti prevalentemente di una confusione “maschile” evidenzia la minore preparazione, in fatto di educazione sessuale, dei maschi rispetto alle femmine. opinioni sull’adolescenza In questa sezione del questionario sono raccolte una serie di affermazioni che coprono una gamma molto vasta di emozioni degli adolescenti. Osserviamo qualche dato che, per il suo discostarsi importante dalla media delle risposte, appare significativo. (La sovrapposizione delle risposte per le due fasi della ricerca è praticamente totale!) Sconfiggere la noia. Ecco un primo “picco” nelle risposte. É un bisogno diffuso, indipendente dall’età e dal sesso. Il futuro, crescendo, non appare per nulla chiaro e felice. Le femmine sono più pessimiste dei maschi e, in genere, per tutti il pessimismo aumenta con l’età, quasi che più si cresce più aumenti il senso di difficoltà per entrare nella vita. Sentirsi stanchi e desiderare che qualcuno, con una bacchetta magica risolva i problemi. É un tra gli item più gettonati (il secondo). Le femmine anche in questo caso superano i maschi. É un item che però tende leggermente a decrescere con l’aumentare dell’età. Gli amici sono indispensabili per superare i momenti duri. Tutti d’accordo, i maschi e le femmine, i più giovani i più grandi. Sui genitori si può sempre contare. Ancor più che sugli amici, stando ai numeri, che vedono questa risposta la prima in assoluto per approvazione. I maschi ne sono convinti più delle femmine. Non varia in relazione all’età.

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Seguire la moda è importante per sentirsi sicuri di sé. Un certo disaccordo da questa affermazione può colpire chi invece ritiene che i giovani usino a piene mani i dettami della moda per colmare le proprie insicurezze. Il punteggio inferiore alla media è dovuto a un rapido decremento con l’aumentare dell’età, segnale che rinvia a un uso via via più libero ed espressivo della moda con il crescere d’età. L’allegria dei giovani è una maschera dietro la quale si nasconde spesso la tristezza. Le ragazze lo pensano più dei ragazzi. É un dato relativamente costante per le diverse età. Se si ama veramente bisogna lasciarsi andare completamente, senza limiti. C’è accordo, soprattutto da parte dei maschi, che rivelano qui una insospettabile (da parte soprattutto degli adulti) tendenza romantica! Ci sono momenti in cui si desidera solo dormire. Altro “hit”, secondo a pari merito con il desiderio della “bacchetta magica”. Questo desiderio un po’ letargico è nettamente superiore nelle ragazze che nei ragazzi e relativamente indipendente dall’età. Ci troviamo di fronte a toni di pessimismo rispetto alla crescita, a difficoltà a trovare motivi di piacere sufficienti a sconfiggere il timore del futuro, a sentimenti di noia e di tristezza accompagnati da una sorta di desiderio o di necessità di rifugiarsi nel grembo accogliente della famiglia e degli amici, quasi fossero antidoti alla depressione, analgesici assimilabili al dormire, da un lato, oppure potenti agenzie di contenimento e condivisione di emozioni e pensieri difficili sul futuro. L’immagine emergente è quella un po’ curiosa della necessità che vi sia una sorta di “incubatrice” sociale che consente di elaborare le paure e le tristezze pensandole insieme in un piccolo mondo protetto propedeutico al vero grande mondo dell’adulto le cui tinte fosche inducono a proteggersi e a indugiare prima di compiere passi decisi verso l’indipendenza... Le ragazze appaiono in ciò più titubanti e pessimiste dei ragazzi, come se la loro migliore capacità, in questo momento della crescita, di dare pensiero alle emozioni fosse uno svantaggio, le conducesse a vedere con maggiore intensità i pericoli e le difficoltà del futuro. sessualità e AIDS

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In questa sezione del questionario sono raccolte una serie di affermazioni relative alla sessualità, ma soprattutto alla relazione tra l’immagine di sé e l’uso del preservativo. Osserviamo anche qui, come per la sezione precedente, qualche dato che, per il suo discostarsi importante dalla media delle risposte, appare significativo. Una ragazza con i preservativi nella borsetta fa la figura di una poco di buono. Il disaccordo con questa affermazione è maggiore da parte dei maschi. In generale comunque esso è generalizzato e valido per tutte le età (l’item che vede la ragazza con i preservativi come “emancipata” è positivo e simmetrico). Andare in farmacia a comprare i preservativi è imbarazzante. Lo segnaliamo perché è l’unico item che si differenzia dalla ricerca precedente, rispetto alla quale ha perso significatività. Ciò farebbe presumere che nella popolazione esaminata vi sia una minore vergogna rispetto al preservativo. Si decide di avere rapporti sessuali perché ci si sente innamorati. Punteggio alto, più forte per le ragazze. Tende a diminuire con l’età, a testimonianza di una tendenza a considerare la sessualità come un aspetto relazionale e non solo come espressione di sentimenti intensi. In questa prospettiva la diminuzione dell’imbarazzo per l’acquisto dei preservativi appare un dato coerente. I preservativi costano un po’ troppo per un giovane. É un plebiscito. Il punteggio più alto. Più gettonato dai maschi e dai ragazzi più grandi. Il preservativo può dare la sensazione che non ci si fidi del partner. Il disaccordo è ampio. Maggiore disaccordo lo esprimono le ragazze. In generale, il disaccordo permane a tutte le età. L’immagine della sessualità appare abbastanza libera da pregiudizi e inoltre molto “privata” e venata di timidezza (si pensi ad esempio all’imbarazzo nell’acquisto dei preservativi e alla protesta per il loro costo). Emerge inoltre una rilevante interpretazione “relazionale” del significato della vita sessuale. In questa prospettiva la possibilità di organizzare politiche di prevenzione rivolte ad adolescenti dovrebbe prevedere una disponibilità a esaminare sia i fattori emotivi relativi all’identità sessuale che si esprime nella vita amorosa,

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sia quelli, più in generale, relativi alle relazioni di contatto e piacere tra uomini e donne, anche indipendentemente dall’innamoramento. i paesaggi dell’adolescenza In questa sezione vengono proposti dieci paesaggi che rappresentano altrettante simbolizzazioni dell’adolescenza. Ci sembra interessante notare le prime e le ultime posizioni1 . Al primo posto con il 60% circa delle preferenze viene selezionato un paesaggio che propone un’idea dell’adolescenza alle prese con compiti difficili di crescita, che consentono tuttavia scoperte bellissime (alte montagne difficili da scalare, ma che permettono di godersi panorami inaspettati e bellissimi). Al secondo posto (52%) un paesaggio che invece vede gli adolescenti immersi in una sorta di ebbrezza e di libertà, senza compiti difficili (una spiaggia di sabbia tiepida, fatta proprio per rotolarcisi dentro). Al penultimo posto (10%) l’idea di adolescenza come paesaggio vuoto e gelido, disertata da affetti generativi (un deserto gelido e sassoso).

All’ultimo posto (8%) un’idea dell’adolescenza come trappola senza sbocco (un vicolo cieco dove non si vedono via d’uscita). L’ordine delle preferenze è identico nelle due fasi della ricerca. Cambia invece la percentuale di adesioni ai paesaggi, soprattutto per quel che riguarda le immagini più desolanti, che vengono scelte, nella seconda fase, in misura tripla rispetto al passato. Le scelte dei paesaggi ci mostrano un’idea dell’adolescenza prevalentemente connotata da compiti difficili, ma anche dall’idea che si tratti di un momento in cui ci si può sentire liberi di esplorare il mondo senz’altra incombenza che “sentire”. L’aumento del valore riferito ai paesaggi desolati e claustrofobici potrebbe comunque essere motivo di preoccupazione, poiché gli stessi, per la loro opposizione ai primi due, sembrano esserne l’alternativa. In sostanza nella popolazione presa a campione aumentano, rispetto alla precedente, i sentimenti di deprivazione e di intrappolamento. Tale aumento potrebbe essere una variabile collegata al forte peso dei questionari compilati dagli studenti dell’ITSOS e denotare quindi una caratteristica specifica del pessimismo che caratterizza questi adolescenti più dei loro coetanei che frequentano altre scuole.

1 agli studenti era richiesto di scegliere due paesaggi

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le analisi fattoriali L’analisi fattoriale dei dati rilevati con il questionario ci ha consentito di approfondire lo studio, isolando quattro fattori e correlando gli stessi alla misurazione dell’informazione, al momento della rilevazione di base e successivamente agli interventi svolti nelle classi. L’attesa era quella di verificare l’eventuale conferma delle evidenze emerse nel primo studio (esistenza di fattori di rischio, ma anche il loro modificarsi in seguito a un intervento complesso che associa informazione e discussione di tematiche affettive rispecchianti le opinioni stesse dei giovani sulla propria vita e sulla sessualità. Per verificare gli eventuali cambiamenti abbiamo stabilito una “misura” dell’informazione e abbiamo potuto quindi verificare, nelle classi in cui si sono tenuti gli interventi, se e come era migliorato il grado di informazione e se a tale cambiamento corrispondessero mutamenti nel quadro affettivo. Esaminiamo per prima cosa i fattori. Essi si riferiscono a due sezioni del questionario: quella relativa alle “opinioni sulla vita dei giovani” e quella inerente a “sessualità e AIDS”. Abbiamo utilizzato i primi due fattori per ogni serie, perché sono quelli più significativi (spiegano più degli altri la varianza) e danno inoltre una immagine chiara di alcune aggregazioni di idee, emozioni, orientamenti affettivi utili a comprendere il sostrato emozionale pertinente al tema della conoscenza sull’AIDS. I fattori sono risultati sostanzialmente equivalenti in entrambe le fasi della ricerca. Eventuali lievi differenze sono segnalate.

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“opinioni” fattore 1

_ la musica che ci piace esprime un mondo che è il contrario di quello degli adulti _ per piacere ed essere accettati bisogna essere svegli, saper fare esperienze nuove prima degli altri _ da giovani capita quasi sempre di sentirsi circondati dall’amore e dall’affetto degli altri _ per stare in gruppo bisogna sapersi adeguare alle regole _ il vero punto di forza nelle relazioni gli altri è l’idea di avere un aspetto gradevole _ crescere vuol dire prima fare le esperienze e poi decidere se sono state positive o negative _ se non ci fossero gli amici non si potrebbero superare i momenti duri _ una ricetta efficace contro le paure è quella di fare proprio ciò che si teme _ seguire la moda è importante per sentirsi a posto e sicuri di sé _ crescendo, diventando adulti, si troveranno sempre più occasioni per divertirsi e provare piacere _ quando si ama davvero non ci si possono porre limiti, bisogna lasciarsi andare completamente Questo fattore esplicita un orientamento affettivo di tipo “edonista”, rivolto alla ricerca del piacere e dell’esperienza con tonalità di tipo maniacale. É un fattore che esprime anche una certa tendenza al rischio e al privilegiamento dell’azione rispetto al pensiero. É infine un fattore isomorfo e ampiamente sovrapponibile all’omologo fattore “opinioni 1” della precedente ricerca.

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“opinioni” fattore 2

_ con i genitori bisogna sempre lottare per ottenere un po’ di libertà _ crescendo, il futuro appare sempre più chiaro e felice (disaccordo) _ spesso gli adulti hanno atteggiamenti di disprezzo per i giovani _ spesso ci si sente stanchi e si desidererebbe che qualcuno, con una bacchetta magica, potesse risolvere al posto nostro i problemi. _ sui genitori si può sempre contare (disaccordo) _ spesso la vita non offre nulla di veramente interessante _ i giovani sembrano sempre allegri, ma questa è una maschera: in realtà sono molto spesso tristi _ fare qualcosa proprio perché è proibito _ spesso il contatto con gli altri è imbarazzante _ desiderio di dormire _ sconfiggere la noia Questo fattore sembra descrivere un’emozione di fondo vicina a tematiche di “isolamento” e depressione, relative sia a sentimenti di separatezza dagli affetti sia alla distanza dal piacere e da un contatto vivificante con la vita e le altre persone. Anch’esso, come il fattore 1, è isomorfo e ampiamente sovrapponibile al fattore “opinioni 2” della prima ricerca, con una sfumatura maggiormente accentuata, rispetto a quello, sul versante dell’isolamento.

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“sessualità” fattore 1

_ usare il preservativo a volte non è facile perché rovina l’atmosfera. _ non è realistico pensare che si sia sempre organizzati, con i preservativi a disposizione, perciò a volte si possono correre dei rischi, è inevitabile. _ si decide di avere rapporti sessuali per fare esperienza e crescere. _ indossare il preservativo riduce la sensibilità e disturba il maschio _ il preservativo può ridurre il piacere per entrambi _ il preservativo può dare la sensazione che non ci si fidi del partner o della partner _ se si arriva al dunque e uno dei due tira fuori i preservativi sembra quello o di quella che voleva proprio avere un rapporto sessuale. Questo fattore descrive il preservativo come qualcosa che “nuoce alla sensualità”, disturbando la naturalezza della sessualità, introducendo nella relazione un’ombra di sfiducia.

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“sessualità” fattore 2

_ una ragazza che ha i preservativi in borsetta fa la figura di una poco di buono _ si hanno rapporti sessuali perché ci si sente innamorati _ andare in farmacia a comperare i preservativi è imbarazzante _ una ragazza che ha i preservativi nella borsetta si dimostra matura ed emancipata (disaccordo) _ un ragazzo che ha i preservativi in tasca fa la figura di quello interessato solo al sesso _ i preservativi costano troppo (disaccordo) Questo fattore esprime un’immagine del preservativo come qualcosa che “nuoce all’immagine personale”, fa fare una brutta figura agli occhi degli altri e del (della) partner. In questa prospettiva assume un significato particolare anche l’item sul suo costo. Esso appare nel fattore in forma negativa, a testimonianza, presumibilmente, di un atteggiamento che non considera il preservativo come qualcosa d’uso corrente e non ne valorizza, quindi, la fruibilità (anche economica) da parte dei giovani. Entrambi i fattori “sessualità” sono isomorfi e ampiamente sovrapponibili agli omologhi fattori “sessualità” della prima ricerca. Riassumendo, possiamo indicare i quattro fattori con le seguenti “etichette”: fattori “opinioni” 1 - tendenza all’edonismo e al rischio 2 - tendenza alla tristezza e all’isolamento fattori “sessualità” 1- preservativo negativo per la sensualità e il piacere 2- preservativo negativo per l’immagine personale Le correlazioni tra fattori e conoscenze sull’AIDS nella rilevazione generale. Le correlazioni sotto evidenziate sono significative al 95%. Ciò ci consente di poterle valutare con una buona dose di attendibilità. Esse inoltre ricalcano fedelmente le correlazioni emerse nel precedente studio.

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Il fattore opinioni 1 (tendenza all’edonismo e al rischio) è correlato in modo significativo, ma negativo, con la conoscenza. Questo significa che nella nostra popolazione vi è una corrispondenza inversa tra buon grado di conoscenza in tema di AIDS e tendenze “edonistiche”: ricerca del rischio e del piacere a ogni costo sembrano cioè associate a una carenza nell’attivazione di capacità e desideri cognitivi o, simmetricamente, tale carenza potrebbe essere all’origine di una ricerca di esperienze limite, intese come le uniche che possono dare veramente piacere. Il fattore opinioni 2 (tendenza alla tristezza e all’isolamento) è correlato in modo significativo e positivo alla conoscenza. Vi è una correlazione diretta tra aspetti depressivi, di isolamento e buon grado di conoscenze sull’AIDS. Può sembrare curioso e fa certo meditare il fatto che la conoscenza sia così fortemente associata a sentimenti che hanno a che fare con la tristezza, anziché con la felicità. L’esame delle correlazioni di questi due fattori ci conferma che per gli adolescenti del nostro universo il rischio si associa alla disinformazione e la tristezza si associa all’informazione. La correlazione tra il fattore sessualità 1 (preservativo negativo per la sensualità e il piacere) e la conoscenza ci presenta una differenza nelle due rilevazioni: _ nella prima fase abbiamo rilevato una correlazione significativa e negativa

tra sessualità 1 e conoscenza, vale a dire abbiamo osservato che il pregiudizio che il preservativo nuoccia al piacere è inversamente proporzionale alle conoscenze che si hanno sull’AIDS

_ nella seconda fase non vi è correlazione. Ciò significa che l’opinione che il preservativo nuoccia alla sensualità e al piacere è slegata dalla qualità delle conoscenze che i giovani hanno sull’AIDS.

È difficile valutare correttamente il senso di questa differenza, ma rimandiamo alle conclusioni ogni considerazione in merito, perché dovremo tener conto di altri fenomeni derivanti dall’esame dei dati della scuola pilota della seconda ricerca-intervento (che rappresenta comunque la parte maggioritaria dei questionari e influisce pertanto in modo consistente sui risultati).

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Il fattore sessualità 2 (preservativo per l’immagine) è in entrambe le fasi correlato in modo negativo alla conoscenza. L’idea che il preservativo possa danneggiare l’immagine personale tende cioè a decrescere con l’aumentare delle conoscenze. Esiste infine una correlazione significativa tra fattori, e più precisamente una correlazione positiva tra entrambi i fattori “opinioni” e il fattore “sessualità 1”. Ciò significa che il pregiudizio sul preservativo come qualcosa che nuoce alla sensualità è tanto maggiore quanto maggiori sono sia l’orientamento all’edonismo sia il senso di tristezza e isolamento. Questa correlazione sembra suggerire che il sentimento di danneggiamento della capacità di ricercare, esprimere e provare il piacere collegato alla sfera erotizzata è associato in modo rilevante all’aumento delle tendenze sia maniacali che depressive. Questo dato deve essere integrato nelle informazioni che derivano dalle correlazioni precedentemente evidenziate, al fine di valutare il significato e l’orientamento delle politiche di prevenzione. Esso, infatti, consente di moderare l’idea che la prevenzione sia associata a un ampliamento degli aspetti depressivi tout court, come poteva apparire dalle prime analisi; dimostra piuttosto che la prevenzione deve tener conto della risposta mentale degli adolescenti a ciò che potremmo definire “la radicalizzazione delle emozioni maniacali e depressive”. Uno sbilanciamento eccessivo in una delle due direzioni – maniacale o depressiva - produrrebbe infatti, secondo i nostri dati, una sorta di insofferenza pregiudiziale per l’uso del preservativo Questa si correla a propria volta, nel suo accrescersi, a una carenza di informazione. Complessivamente, queste considerazioni ispirano a valutare gli interventi di prevenzione come strategie che considerano nel loro complesso le emozioni “ascendenti” e “discendenti” dell’universo affettivo adolescenziale, poiché il loro eccesso, comunque, appare negativo per l’acquisizione di una informazione corretta. Allo stesso modo, possiamo anche pensare, data l’intrinseca indecidibilità delle correlazioni, che il lavoro sull’informazione possa facilitare il benessere poiché consentirebbe di abbassare i pregiudizi e, con essi, il livello di possibile malessere degli adolescenti.

I risultati degli interventi sperimentali Ricordiamo che gli interventi sperimentali sono stati sostanzialmente di due tipi: quello “standard” (due incontri in classe tenuti dagli insegnanti per

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informare sull’AIDS e per discutere sulle emozioni della crescita) e quello “speciale” attuato liberamente da insegnanti e allievi dell’ITSOS. Prima di valutare i mutamenti intercorsi nelle correlazioni evidenziate dalle rilevazioni di base, valutiamo se gli interventi hanno determinato qualche cambiamento nei livelli di conoscenza dei ragazzi in tema di AIDS. cambiamento nei livelli di conoscenze sull’AIDS In tutti i casi, gli interventi hanno determinato una modificazione positiva sulle conoscenze in tema di AIDS. L’informazione ha cioè ottenuto un notevole successo, incidendo soprattutto laddove le conoscenze erano abbastanza carenti. L’aumento delle conoscenze è schematizzato qui di seguito. argomenti prima fase seconda fase modalità di trasmissione: ======= leggero aumento concetto di sieropositività: aumento consistente leggero aumento prevenzione del contagio per via sessuale: aumento consistente leggero aumento cura dell’infezione: aumento consistente aumento consistente come fare il test: aumento consistente aumento consistente l’intervento standard Per valutare i risultati dell’intervento “standard” faremo riferimento alle evidenze emerse nella prima fase della ricerca, che sono sostanzialmente confermate anche dai dati del “Feltrinelli”.

Osserviamo innanzitutto che le correlazioni si modificano solo per i

fattori “2”, mentre per i fattori “1” restano sostanzialmente invariate rispetto al questionario di base.

La modifica delle correlazioni mantiene comunque invariato il segno

delle stesse (entrambe negative). Il cambiamento è interno, riguarda le aree informative correlate ai fattori.

Cerchiamo di rendere più chiaro il cambiamento fattore opinioni 2 aree informative questionario base dopo

l’intervento

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modalità di trasmissione SI NO nozione di sieropositività SI NO prevenz. rischio x via sessuale NO SI come fare il test SI NO (SI = correlato alle conoscenze su quell’argomento; NO = non correlato) fattore sessualità 2 aree informative questionario base dopo

l’intervento nozione di sieropositività SI NO cure dell’AIDS NO SI come fare il test SI NO (SI = correlato alle conoscenze su quell’argomento; NO = non correlato) Le nuove correlazioni ci dicono che:

_ l’orientamento “depressivo” è ora correlato in modo significativo alle informazioni sulle modalità di prevenzione del rischio per via sessuale; _ l’idea che il preservativo nuoccia all’immagine di sé è ora correlata inversamente al grado di informazione su quali siano le cure attualmente disponibili per l’AIDS.

Le aree informative sono entrambe “nuove” per le correlazioni e sono,

inoltre, “uniche”: la correlazione non è significativa rispetto all’insieme dell’informazione, ma rispetto a queste due aree specifiche!

In sostanza, l’intervento nelle classi ha determinato un aumento delle

conoscenze e un riorientamento delle emozioni associate alle conoscenze.

Permangono pressoché invariate le correlazioni tra “edonismo” (fattore opinioni 1), tra l’idea che il preservativo nuoccia al piacere e alla sessualità (fattore sessualità 1) e un basso grado di conoscenza.

Permane la correlazione negativa tra conoscenza e aspetti depressivi (fattore opinioni 2), ma essa è ora centrata specificamente sul tema della prevenzione sessuale del rischio, mentre in precedenza abbracciava una ampio spettro di conoscenze (modalità di trasmissione, concetto di sieropositività, come fare il test)

Permane infine la correlazione negativa tra conoscenza e timore che il preservativo rovini l’immagine personale (fattore sessualità 2), ma è ora

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centrata specificamente sulle conoscenze in ordine alle possibilità di cura (prima, sul concetto di sieropositività e su come fare il test).

Le variazioni negli elementi che assumono importanza per la

correlazione sono un fatto-chiave che ci consente di osservare dall’interno i cambiamenti connessi all’intervento di prevenzione. Possiamo infatti osservare che ora i ragazzi e le ragazze del campione sembrano in grado di dominare il pregiudizio negativo sull’uso del preservativo in nome del fatto, oltremodo reale, che non ci sono cure risolutive per l’AIDS. Allo stesso modo si potrebbe dire che gli aspetti depressivi associati all’informazione riguardano una maggiore consapevolezza sul fatto che è necessario evitare il contagio proprio lì, nel luogo dove avviene, cioè nel punto più intimo dell’incontro con l’altro, la relazione sessuale. In qualche modo, gli interventi di prevenzione, nel loro complesso, sembrano aver fatto una operazione di “pulizia”, rendendo più evidenti le questioni legate alla sopravvivenza e orientando i sentimenti dei giovani a misurarsi con le questioni fondamentali.

Il ruolo dell’informazione appare quanto mai importante, ma essa, nella nostra ricerca, è strettamente congiunta a un riorientamento affettivo che consente di misurarsi con i propri affetti e volgere la mente e le emozioni al piano della sopravvivenza.

Da questo punto di vista, consideriamo sia l’aumento delle conoscenze sia le nuove relazioni tra competenza affettiva e competenza cognitiva un successo della ricerca intervento . L’intervento nella scuola pilota I dati che esamineremo ora sono relativi sia alla rilevazione di base sia, successivamente, alle classi nelle quali si sono effettuati gli interventi di informazione sull’AIDS e di discussione delle prime risultanze del questionario generale, nonché a tutti gli studenti che hanno realizzato attività di informazione e animazione, nella scuola, sul tema dell’AIDS. Le verifiche effettuate su quest’ultimo campione evidenziano che i fattori sono rimasti stabili ed assolutamente equivalenti. Ciò consente il confronto tra il dato di base e il dato successivo alla sperimentazione. Valutiamo ora le correlazioni tra conoscenza e i fattori nel gruppo sperimentale.

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Ci troviamo dinanzi a fenomeno strano (per le nostre aspettative) e difficile da definire: le correlazioni scompaiono. Non vi è, cioè, più alcuna correlazione significativa tra fattori e conoscenza. Prima dell’intervento le correlazioni, per questa scuola, esistevano e rispecchiavano abbastanza fedelmente le correlazioni generali più sopra descritte. Ora, invece, esse sono scomparse. I dati generali relativi al campione dell’ITSOS in cui è stato realizzato l’intervento “speciale” ci descrivono una situazione emotiva complessiva di separatezza dalla vita, difficoltà a veder gli strumenti per crescere, tristezza; tra gli item più selezionati, infatti, troviamo. _ spesso ci si sente stanchi e si desidererebbe che qualcuno, con una _ bacchetta magica, potesse risolvere al posto nostro i problemi. _ ci sono momenti in cui si desidera solo dormire _ sui genitori si può sempre contare _ a volte si fanno un sacco di cose solo per sconfiggere la noia _ se non ci fossero gli amici non sarebbe possibile superare i momenti duri _ spesso gli adulti hanno atteggiamenti di disprezzo per i giovani _ quando si ama davvero non ci si possono porre limiti, bisogna _ lasciarsi andare completamente I gruppi di riferimento in questo contesto sono il gruppo dei coetanei, che serve ad affrontare i momenti difficili, e la famiglia, come punto di riferimento e sicurezza sempre presente. Una famiglia fortemente differenziata dai generici “adulti”, sentiti invece come ostili e svalutanti. Gli item rispetto ai quali c’è minore accordo sono: _ crescendo, il futuro appare sempre più chiaro e felice _ per piacere ed essere accettati bisogna essere svegli, saper fare esperienze nuove

prima degli altri _ seguire la moda è importante per sentirsi a posto e sicuri di sé che indicano un atteggiamento di sfiducia nel futuro e la ricerca di una propria originalità, forse unico contraltare all’idea di un percorso di crescita incerto, non garantito da canali sicuri. In questo ambiente affettivo, il fenomeno dello “sganciamento” tra emozioni e informazione va considerato sotto due punti di vista. Da un lato esso può indicarci che le conoscenze acquisite hanno raggiunto una sorta di “limite”, di “zoccolo duro”, e si siano quindi rese indipendenti da altri fattori.

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D’altro lato esso può anche apparire come il frutto di una elaborazione che affida il destino della vita a un piano decisionale differente da quello intercettato sinora nelle scuole più “ordinarie”. Potrebbe cioè trattarsi di un fenomeno per cui i ragazzi dell’ITSOS, stimolati a riflettere e mettere in scienza il loro rapporto con la vita, la sessualità, l’AIDS, hanno mobilitato emozioni che ci portano più all’interno del loro vero problema di crescita: quello di trovare uno spazio per sé, necessariamente originale e creativo, all’interno di un futuro del tutto ignoto e incerto. Le stesse caratteristiche della scuola, fortemente finalizzata a professioni nel campo dei mass-media e al tempo stesso storicamente frequentata da molti studenti che non si ritengono in grado di frequentare Istituti di difficoltà maggiore, potrebbero essere infatti l’elemento contestuale più potente per spiegare cosa si intenda, qui, quando ipotizziamo che il fenomeno dello sganciamento delle correlazioni indichi la presenza di un altro piano decisionale.

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Conclusioni

L’obiettivo della ricerca era quello di esplorare le relazioni tra conoscenza e affetti, in adolescenza, per comprendere meglio gli effetti e la fattibilità di interventi di prevenzione AIDS da svolgere nelle scuole superiori. Abbiamo verificato che tra gli adolescenti le conoscenze più generali circa le modalità di trasmissione dell’infezione sono diffuse e gli eventuali interventi di rinforzo non appaiono particolarmente difficili. Gli esperti, nella nostra sperimentazione, hanno lavorato soprattutto con gli insegnanti (solo in pochi casi con gli studenti); riteniamo che essi possano essere considerati una risorsa da spendere sempre in collegamento con gli insegnanti (anche quando può essere utile un loro intervento diretto nelle classi), al fine di poter trasmettere competenze e informazioni che non potrebbero essere utilizzate e riprese con continuità nelle classi, se non a prezzo di immani oneri economici e lavorativi. L’informazione aumenta. Aumenta comunque la si faccia, aumenta solo per il fatto che gli studenti siano coinvolti, siano essi stessi incoraggiati dalla propria motivazione a saper qualcosa di più. L’esperienza dell’ITSOS ce l’ha mostrato con una certa chiarezza. L’informazione però è fragile, tende a essere dimenticata, almeno quella parte di essa che non ricade nel sapere e nei luoghi comuni (i dati di Arese mostrano una scoraggiante scarsità di informazione, a poco meno di un anno e mezzo dagli interventi della prima fase della ricerca!). Ciò depone in favore di una ciclica ripetizione delle attività preventive, (possibilmente attuate dagli insegnanti in prima persona, con il sostegno degli esperti) al fine di non lasciare che l’informazione acquisita venga travolta dalle emozioni quotidiane del vivere e decresca sino a raggiungere il suo livello “fisiologico”, che è, appunto, quello del “sapere comune”. Gli interventi sperimentali, nel loro complesso, ci hanno mostrato come una informazione associata a spazi di discussione su temi importanti come l’affettività, i sentimenti e la sessualità possa produrre al tempo stesso un aumento significativo della conoscenza, una diminuzione dei timori verso l’uso del preservativo, una modificazione positiva degli stessi aspetti depressivi collegati alla conoscenza. In altri termini, una prevenzione attenta ad associare informazione e affetti aiuta a riorganizzare non solo la mente, ma anche i sentimenti, che sono, al pari delle capacità razionali e talvolta ancor più di esse, protagonisti delle decisioni degli adolescenti.

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Infine, gli interventi di prevenzione possono anche in qualche modo rendere l’informazione indipendente da specifici fattori emotivi o da particolari pregiudizi in ordine alla sessualità e all’uso del preservativo. Quest’ultimo dato, di cui è difficile interpretare le conseguenze pratiche (e che potrebbe per molti versi essere anche collegato a particolari caratteristiche di una specifica popolazione studentesca), sembra però suggerire che possa esistere una prospettiva in cui l’emotività non ostacola l’acquisizione di informazioni circa pericoli e rischi per la crescita. La ricerca si è svolta in un clima di mobilitazione e di partecipazione delle scuole interessate. Gli insegnanti hanno collaborato molto: quelli che hanno coordinato il lavoro, quelli che hanno svolto gli interventi nelle classi, ma anche quelli che hanno garantito la somministrazione dei questionari, la loro spiegazione agli studenti, il loro ritiro e la consegna. L’intervento è quindi avvenuto all’interno di un contesto molto favorevole, avviato sin dall’inizio attraverso i contatti della Provincia con le scuole. Abbiamo ragione di ritenere che questi elementi possano tutti aver avuto un peso per il buon risultato del lavoro, essendo la prevenzione anche una questione che deve far sentire ai giovani l’alleanza e la speranza del mondo adulto, non solo l’allarme che consegna loro il compito di attrezzarsi per i pericoli del crescere. A conclusione di un lavoro che ha coinvolto oltre tremila studenti, centinaia di insegnanti e cinque scuole di Milano e Provincia, le indicazioni che ricaviamo circa l’organizzazione possibile ed economica di una politica di prevenzione dell’AIDS sembrano dunque essere le seguenti:

_ è possibile costruire strumenti economici e di larghissima attuazione per aumentare l’informazione di tema di AIDS e modificare i pregiudizi degli adolescenti sulla sessualità e in particolare sull’uso del preservativo;

_ questi strumenti possono contenere, in misura e gradazione differente, interventi di informazione unitamente a interventi di discussione e rispecchiamento delle tematiche affettive adolescenziali;

_ gli interventi possono essere differenti tra loro, purché contengano gli ingredienti sopra citati;

_ gli esperti possono essere utilizzati per tempi molto brevi con gli studenti, riservando maggiore spazio al lavoro con gli insegnanti, ai quali è più possibile utilizzare gli spazi curricolari per aprire

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ricorrentemente il discorso sull’AIDS e sull’affettività, al fine di generare i processi di rielaborazione e di non far disperdere e calare l’informazione acquisita.


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