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Storia dell'arte

Date post: 04-Jun-2015
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1. Un'introduzione in 34 schede.
43
mario cina padova - 2013 Storia dell’Arte 1. Un’introduzione in 34 schede _______________________________________ 01. L’incontro tra un ignorante curioso e l’Arte 02. L’aspetto nascosto dell’Arte 03. L’inutilità dell’Arte 04. Citazioni sull’Arte 05. Che cos’è l’Arte 06. Il linguaggio dell’Arte 07. Bellezza e Bruttezza 08. Visibilità o Oscurità 09. Precisione o Approssimazione 10. Rappresentazione fedele o deformata 11. Realtà convenzionale o realtà vera 12. Opere convenzionali e opere rivoluzionarie 13. Le arti figurative 14. Il nuovo che avanza 15. Il sapere scientifico 16. Scienza e arte 17. Le nuove condizioni socio-politiche e l’Arte 18. Il superamento dell’Arte figurativa 19. L’artista astratto e il bambino 20. L’opera d’Arte moderna 21. La comprensione dell’Arte astratta 22. Il nuovo e lo sperimentalismo 23. Fino ad ora ho capito che ... 24. Lo stile nella storia dell’Arte 25. Lo stile Classico 26. Lo stile Romanico 27. Lo stile Gotico 28. Il Rinascimento 29. Il Manierismo 30. Barocco 31. Neoclassicismo 32. Romanticismo 33. Avanguardia 34. Avanguardia - Postmoderno ________________________________________
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mario cina – padova - 2013

Storia dell’Arte 1. Un’introduzione in 34 schede

_______________________________________

01. L’incontro tra un ignorante curioso e l’Arte

02. L’aspetto nascosto dell’Arte

03. L’inutilità dell’Arte

04. Citazioni sull’Arte

05. Che cos’è l’Arte

06. Il linguaggio dell’Arte

07. Bellezza e Bruttezza

08. Visibilità o Oscurità

09. Precisione o Approssimazione

10. Rappresentazione fedele o deformata

11. Realtà convenzionale o realtà vera

12. Opere convenzionali e opere rivoluzionarie

13. Le arti figurative

14. Il nuovo che avanza

15. Il sapere scientifico

16. Scienza e arte

17. Le nuove condizioni socio-politiche e l’Arte

18. Il superamento dell’Arte figurativa

19. L’artista astratto e il bambino

20. L’opera d’Arte moderna

21. La comprensione dell’Arte astratta

22. Il nuovo e lo sperimentalismo

23. Fino ad ora ho capito che ...

24. Lo stile nella storia dell’Arte

25. Lo stile Classico

26. Lo stile Romanico

27. Lo stile Gotico

28. Il Rinascimento

29. Il Manierismo

30. Barocco

31. Neoclassicismo

32. Romanticismo

33. Avanguardia

34. Avanguardia - Postmoderno

________________________________________

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mario cina – padova - 2013

Testi consultati:

1. E. H. Gombrich – La storia dell’arte – Phaidon - 2011

2. J. Bell – Lo specchio del mondo – una nuova storia

dell’arte – Mondadori Electa - 2008

3. S. Zecchi – Capire l’arte – Mondadori - 2009

4. V. Sgarbi – L’arte contemporanea – Bompiani - 2012

5. L. Tolstoj – Che cos’è l’arte? – Donzelli – 2010

______________

Sono perito industriale e ingegnere e non ho mai studiato Arte.

Ma sono nato curioso e l’Arte mi ha sempre emotivamente coinvolto.

E così, a un certo punto della mia vita, ho cominciato a guardarmi

intorno, ad approfondire qualche lettura, a dare organicità ad un

interesse dispersivo.

Dunque ho comprato alcuni libri, mi sono messo a studiare e poiché

rimango sempre un ingegnere (a proposito, spero che non si offenda

nessuno, ma sono ingegnere nucleare) ho avuto la necessità di fare

sintesi: da qui le schede riassuntive.

Non sono in grado di capire se ho capito quello che ho studiato ma sono

in condizioni di potere affermare che mi è piaciuto. Tanto mi basta.

Padova, 2013.

Mario Cinà

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SCHEDA D’ARTE – 01 –

L’incontro tra un ignorante curioso e l’Arte

Tra le mie molte lacune ce n’è una che somiglia ad una voragine: l’Arte.

Confesso che non so niente di Arte, non l’ho mai studiata perché i miei corsi di

studi non la prevedevano, non mi ha mai interessato né l’ho mai amata.

In verità questa ultima affermazione è forse fuorviante.

In effetti, la lettura di alcuni capolavori letterari mi è familiare, l’ascolto della

musica classica e operistica mi dà diletto e la visione, in quel di Milano, della

Pietà Rondanini mi ha scheggiato il cuore.

Alt, ... momento, ... fermi tutti, ... mi assale un dubbio, ... ragioniamo.

Ma la Letteratura, la Musica, il marmo abbozzato, sono per caso Arte?

Ho forse amato l’Arte senza saperlo? Ahia, questa si che sarebbe grossa!

Come posso dire di amare/non amare l’Arte se non ne conosco nemmeno il

significato?

Animato dall’entusiasmo del neofita ho così iniziato a consultare dizionari e

enciclopedie, di cui sono ben fornito, ed a cercare su internet.

Ed ecco lo splendido risultato: disastro totale!

Tante definizioni, lunghe o brevi, comunque sempre diverse, complesse e

contorte e, per di più, spesso associate ad altro come se la definizione della

sola parola “Arte” non fosse capace di autonomo e comprensibile significato.

Così ho scoperto che esiste l’arte culinaria, l’arte del giardinaggio, l’arte della

moda, l’arte pubblicitaria, l’arte filmica, l’arte della pittura, l’arte dell’origami,

l’arte della scultura, ... e poi l’arte preistorica, l’arte etrusca, l’arte moderna ...

e poi e poi mi sono stancato.

Tuttavia non ho sprecato il mio tempo perché alla fine ho capito due cose e ho

tratto una conclusione.

Ho capito che: 1) non esiste una definizione precisa e univoca di Arte;

2) l’Arte è parte indissolubile dell’Umanità.

Ho quindi concluso che per comprendere l’Arte la si deve indagare al

pari degli eterni e insoluti problemi filosofici (Verità, Giustizia, Bene,

Male,...) che rimangono tali perché sul loro significato manca ancora,

e mancherà per sempre, una risposta definitiva.

Questo è la nuova meravigliosa avventura che mi accingo a iniziare.

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SCHEDA D’ARTE – 02 –

L’aspetto nascosto dell’Arte

Abbiamo verificato che non esiste una definizione precisa e univoca di Arte allo

stesso modo in cui, ad esempio, non esiste una formulazione definitiva del

concetto di “Bene”. Per comprendere il significato di Bene dobbiamo

intenderne le varie enunciazioni. In ugual modo dobbiamo procedere nei

confronti dell’Arte. Facciamo un primo tentativo di indagine sfruttando uno

spunto di Stefano Zecchi, noto studioso di Estetica.

Supponiamo che in una chiesetta di un paese dell’Appennino ci sia il quadro di

un Cristo. Il quadro è adorato dai fedeli e rappresenta per essi un semplice

oggetto di culto. Un giorno un critico d’arte lo scopre, lo riconosce come opera

di un celebre pittore del Medio Evo e lo fa traslocare in un museo.

Nel museo il medesimo quadro non è più un oggetto di culto ma è considerato

un’opera d’arte.

Il visitatore ne vorrà conoscere l’autore, il contesto storico in cui è stato

dipinto, la tecnica di produzione, il committente, ....

Ma forse, per comprendere in profondità il quadro esposto nel museo, manca

ancora qualcosa, qualcosa di veramente essenziale. Dovremmo chiederci

cosa rappresentasse il quadro per la comunità di fedeli che in ginocchio

pregava e comunicava, attraverso l’immagine, le proprie angosce a Dio.

Arriveremmo alla facile conclusione che agli occhi dei fedeli, agli occhi di quella

comunità, la figura riproduceva l’immagine visibile del divino.

Al pari del quadro che rappresenta il Cristo dobbiamo guardare ai dipinti preistorici

visibili nelle grotte di Altamira e di Lascaux. Quelle pitture, dipinte tra l’altro

all’interno delle grotte e nemmeno visibili alla luce del giorno, rappresentavano il

magico, il senso del religioso dei nostri progenitori, la lotta per la sopravvivenza.

Con queste considerazioni di persone normali, non particolarmente colte ed

anzi prive anche di elementari nozioni artistiche, abbiamo compreso che

Ciò che l’Arte raffigura è sempre più importante dell’oggetto fisico rappresentato.

Conseguentemente quando osserviamo un’opera d’arte, oltre a conoscere

l’autore, la sua vita, le sue opinioni, la tecnica di produzione, ... dobbiamo

capire anche il significato e il valore che l’opera aveva per i contemporanei.

L’Arte non è la realtà ma la trasfigura mettendo in luce valori e

sentimenti dell’umanità permettendoci di

comprendere il senso della vita.

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SCHEDA D’ARTE – 03 –

L’inutilità dell’Arte

Sulla facciata del Teatro Massimo di Palermo è scolpita una frase (di autore

ignoto) che riassume mirabilmente quanto abbiamo appena appreso ossia che

l’Arte ci consente di comprendere il senso della vita dell’uomo.

“L’Arte rinnova i popoli e ne rivela la vita,

vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire”

Ma poniamoci adesso un altro interrogativo: l’artista fabbrica o crea?

Indubbiamente l’opera d’arte si realizza in un oggetto, una tela, una pietra,

uno spartito musicale,... Tuttavia uno stradino fabbrica un paracarro

attenendosi a regole ben precise, dalla scelta del materiale alle sue dimensioni

e alla forma mentre uno scultore crea la sua opera seguendo il proprio estro,

l’ispirazione del momento. L’artista non ubbidisce alle regole della produzione

in serie perché agisce in assoluta libertà (non per nulla i tiranni temono gli

artisti) e l’opera creata è irripetibile.

L’artista è un creatore e, per i credenti, il primo Artista è il Creatore.

L'Arte presuppone un atto creativo e, come tale,

è ciò che avvicina di più l'Uomo al mondo spirituale.

Torniamo al paracarro e alla scultura.

Il paracarro è un oggetto utile? Certo che sì dal momento che serve a salvare

vite umane.

La scultura è utile? Certo che no dal momento che non salva vite e non è

utilizzabile per nessun scopo pratico della nostra esistenza.

L’Arte è quindi inutile? Certamente l’Arte non è indispensabile come il

paracarro.

È però innegabile che l’Arte nasca con l’uomo e ne segni il destino.

Senza l’Arte ci sarebbe stato un altro essere vivente ma non l’uomo.

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SCHEDA D’ARTE – 04 –

Citazioni sull’Arte

Le citazioni sull’Arte non si contano, sono centinaia. Riporto soltanto quelle che

avrei voluto scrivere io.

Il bello è la prova sperimentale che l'incarnazione è possibile. Per questo

ogni arte di prim'ordine è, per sua essenza, religiosa. (Simone Weil)

L'arte è esperienza di universalità. Non può essere solo oggetto o

mezzo. È parola primitiva, nel senso che viene prima e sta al fondo di

ogni altra parola. È parola dell'origine, che scruta, al di là

dell'immediatezza dell'esperienza, il senso primo e ultimo della vita.

(Papa Giovanni Paolo II)

L'arte è la forma più alta della speranza. (Gerhard Richter)

L'arte è un appello al quale troppi rispondono senza essere stati

chiamati. (Leo Longanesi)

L'arte non consiste nel rappresentare cose nuove, bensì nel

rappresentare con novità. (Ugo Foscolo)

L'arte non è imitazione della realtà, ma interpretazione individuale di

essa. (Roberto Longhi)

L'arte oltrepassa i limiti nei quali il tempo vorrebbe comprimerla, e

indica il contenuto del futuro. (Vasilij Kandinskij)

L'arte si è sempre sforzata, in ogni tempo, di fornire all'uomo una voce

affinché egli possa esprimere il suo muto desiderio del divino. (Hermann

Hesse)

La vera arte è dove nessuno se lo aspetta, dove nessuno ci pensa né

pronuncia il suo nome. L'arte è soprattutto visione e la visione, molte

volte, non ha nulla in comune con l'intelligenza né con la logica delle

idee. (Jean Dubuffet)

Se il mondo fosse chiaro, l'arte non esisterebbe. (Albert Camus)

L'arte non imita, interpreta. (Carlo Dossi)

Non c'è via più sicura per evadere dal mondo, che l'arte; ma non c'è

legame più sicuro con esso che l'arte. (Johann Wolfgang Goethe)

Arte significa: dentro a ogni cosa mostrare Dio. (Hermann Hesse)

L'arte non insegna niente, tranne il senso della vita. (Henry Miller)

L'arte è il luogo della perfetta libertà. (André Suarès)

Ci sono due modi di non amare l'arte. Uno è di non amarla. L'altro di

amarla razionalmente. (Oscar Wilde)

L'Arte comincia là dove l'Imitazione finisce. (Oscar Wilde)

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SCHEDA D’ARTE – 05 –

Che cosa è Arte?

Percorrendo i Musei Vaticani un giorno di tanti anni fa rimasi suggestionato dalle

opere esposte; quelle opere, seppur create lontane nel tempo, mi comunicavano

forti emozioni benché io fossi allora, come sono tuttora, privo di cultura artistica.

Ancorché ignorante sono però certo che non proverei le stesse sensazioni

visitando il museo Guggenheim di Venezia dove gli specialisti hanno raccolto opere

d’Arte moderna, opere che comunque ho visto occasionalmente o tramite internet.

Confesso l’imbarazzo dicendo che non “capisco” l’Arte moderna e come me,

ritengo, si ritrovi la gran parte delle persone comuni. Infatti, l’Arte a cui siamo

abituati è un’Arte figurativa, realizzata con tela e colori, con cui l’artista vede la

realtà. L’Arte moderna invece (questo sì che l’ho capito) si astrae dalla realtà ed

utilizza altri mezzi visivi non convenzionali quali ad esempio fotografia, video ed

altro ancora. (Sull’Arte moderna o contemporanea torneremo a fondo).

Ma allora per capire se un oggetto d’Arte moderna sia veramente un’opera

artistica, e non paccottiglia, occorrerebbero dei criteri oggettivi. E sempre criteri

scientifici sarebbero necessari per stabilire perché due quadri di Arte figurativa,

tradizionali, siano valutati in modo diverso l’uno dall’altro. Però c’è un però.

Non esiste un criterio oggettivo e scientifico per decidere cosa sia Arte

come non esistono criteri che definiscano senza possibilità di errore che cosa siano la verità, la giustizia, il bene, il male.

Ma se non esistono criteri oggettivi potremmo dire che tutto è arte, che ha lo

stesso significato di dire che niente è arte. È dunque lecito concludere che:

Il mio parere di ignorante equivale a quello di un critico d’arte, di uno studioso, di un direttore di museo?

Per fortuna non è così. Facciamo una riflessione: per avvicinarmi al significato di

“verità” (per avvicinarmi, non per sapere) dovrei affinare i miei strumenti di

indagine intellettiva acquisendo i pareri di teologi, filosofi, scrittori, intellettuali.

Alla stessa maniera, per comprendere, ad esempio, le opere di Raffaello dovrei

conoscerne la vita, il periodo storico, la tecnica pittorica, i committenti. Forse

senza rendermene conto stabilirei una comunicazione con l’Artista che mi

permetterebbe di comprendere, sia pure in modo superficiale, una sua opera e di

“spiegarla” a qualche mio sfortunato amico.

Studiando gli altri artisti arriverei a comprendere, sarebbe solo il primo passo, che

Un’opera d’Arte possiede un linguaggio proprio fatto di

contenuto, forma, espressione.

al pari dei linguaggi specifici delle altre discipline quali Storia, Fisica, Calcio, Musica ...

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SCHEDA D’ARTE – 06 –

Il linguaggio dell’Arte

Abbiamo detto che un’opera d’Arte possiede un linguaggio proprio fatto di

contenuto, forma, espressione.

Contenuto: è l’argomento dell’opera: una scena religiosa, un ritratto, un

paesaggio;

Forma: è l’aspetto materiale e concreto dell’opera, ovvero le tecniche con cui

è stata realizzata;

Espressione: è l’idea, il valore, il sentimento che l’opera intende trasmettere.

Se si vuole iniziare a comprendere un’opera d’Arte sarebbe opportuno non

tenere distinti, non separati i tre aspetti del linguaggio con cui essa parla.

L’Arte ha una sua storia, le proprie regole formali, deve rispettare i principi della composizione ma non è una scienza esatta.

E nessun giudizio è mai definitivo.

Per conoscere l’Arte, per potere esprimere un sia pur cauto giudizio, oltre al

“linguaggio” occorrerebbe anche sapere la Storia dell’Arte ma, soprattutto,

quello che più conta, avere esperienza. E l’esperienza si acquisisce con la

frequentazione degli ambienti dove c’è l’Arte.

Se io vado allo stadio a vedere una partita di calcio posso sicuramente

esprimere un’opinione perché conosco le regole, conosco le squadre e i

giocatori, conosco gli allenatori, conosco i moduli di gioco, ho letto i giornali

sportivi che anticipano la partita, ho sentito il parere dei giornalisti sportivi.

Insomma sono abbastanza esperto e mi posso confrontare con gli altri tifosi

che sicuramente avranno opinioni diverse dalla mia ma ugualmente sostenibili

perché il Calcio, si sa, è come l’Arte: non è una scienza esatta.

Però se vado a vedere una partita di baseball sicuramente non capirò nulla,

anzi mi annoierò pure. All’inizio mi dovrò fidare di chi è esperto, poi comincerò

a studiare il regolamento, imparerò a valutare le giocate, insomma poco per

volta, frequentando gli stadi, studiando, confrontandomi anche con i tifosi,

beh, anch’io potrò dire la mia e magari questo sport comincerà pure a

piacermi. Però occorre cultura sportiva, sensibilità e soprattutto curiosità.

Per gli ignoranti curiosi l’Arte è come una partita di baseball.

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SCHEDA D’ARTE – 07 –

Bellezza e Bruttezza

L’uomo è certamente attratto dal bello e, nella stesa misura, è naturalmente

respinto dal brutto (vedremo poi cosa si intende per bellezza e per bruttezza).

Seguendo superficialmente questi giudizi naturali, chi non ha una cultura artistica

può commettere l’errore di non vedere l’Arte anche nella bruttezza.

Il disegno qui accanto rappresenta il

ritratto che il pittore fiammingo Rubens

fece al suo figlioletto.

Possiamo immaginare la gioia dell’artista

nel ritrarre il suo bambino così bello e

paffuto; orgoglioso della sua prole voleva

che anche noi l’ammirassimo. E noi,

naturalmente attratti dalla bellezza,

ammiriamo il disegno di Rubens che,

istintivamente, a prima vista, piace

anche a chi non conosce l’Arte.

Ma l’amore per i soggetti gradevoli e

seducenti potrebbe indurre i più

sprovveduti di noi a respingere le opere,

a prima vista, meno attraenti.

Guardiamo adesso il disegno di sinistra.

Esso rappresenta il volto di una vecchia

donna, è la madre del pittore A. Durer

ritratta da lui medesimo. Il quadro è uno

studio fedele dello sfacelo compiuto dalla

vecchiaia e, a prima vista, non ci attrae.

Forse che l’amore filiale di Durer per la

propria madre era inferiore a quello di

Rubens per il suo bimbo? Certo che no! Il

ritratto di Durer è spietatamente sincero

e se noi, abbandonato il naturale rifiuto

della bruttezza, conducessimo un’analisi

più approfondita, capiremmo che il

disegno di Durer è grandioso al pari di

quello di Rubens perché

la bellezza di un quadro non dipende

dalla bellezza del soggetto.

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SCHEDA D’ARTE – 08 –

Visibilità o Oscurità

Un artista manifesta la rappresentazione di un volto secondo la tecnica e la

sensibilità che possiede e quindi l’espressione di un volto umano può esserci

immediatamente comprensibile mentre altre manifestazioni sono più nascoste

e abbisognano di conoscenze più profonde per essere pienamente capite.

Ne Il Cristo con corona di spina il

pittore Guido Reni esprime in modo

intellegibile il tormento e la Passione.

Il sentimento che è espresso in quest’

opera è talmente potente ed esplicito

che lo stile è stato ricopiato tante volte

in cappelle e oratori sparsi per l’Italia.

Indubbiamente la rappresentazione ci

attrae perché ci è vicina, appartiene al

nostro comune modo di manifestare la

sofferenza, rientra nei nostri canoni

abituali di vedere e soffrire il dolore.

Noi comprendiamo istintivamente il

volto del Cristo e ci commuoviamo

profondamente in esso.

Il Crocifisso qui a fianco, di ignoto

maestro toscano, è opera medievale e

riproduce lo stesso soggetto. Entrambi

gli artisti sentivano il tema della

Passione di Cristo con la medesima

sincerità ma l’opera medievale ci

appare più oscura. Per comprendere i

sentimenti dell’artista sconosciuto

dovremmo prima conoscere i suoi

metodi di disegno, la sua tecnica e poi,

forse, potremmo apprezzarne l’operato

e riconoscere che il fascino di questa

rappresentazione consiste nello spazio

di intima riflessione che l’autore, forse

senza volerlo, ha lasciato al visitatore.

Chi parla poco può affascinare

allo stesso modo di chi parla

tanto. Dipende da chi ascolta.

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SCHEDA D’ARTE – 09 –

Precisione o Approssimazione

Chi timidamente si avvicina all’Arte è forse portato a credere che un artista sia

tanto più bravo e ammirevole quanto più fedele alla realtà è la

rappresentazione nelle sue opere mentre chi usa una tecnica meno precisa sia

da considerare inferiore.

Un esempio di tecnica di riproduzione

eccezionale fu quella di Durer.

Non si può che rimanere stupefatti

nell’ammirare l’acquarello che ritrae

una Lepre. L’abilità del pittore la fa

sembrare “vera”.

Nella valutazione di un’opera l’abilità

del pittore certamente merita la giusta

considerazione in riconoscimento della

fatica e degli anni impiegati per

raggiungere la specializzazione

necessaria per potere riprodurre ogni

minimo particolare.

È davvero occorsa una grande pazienza

per pervenire a un simile eccezionale

risultato.

Tuttavia siamo sicuri che un’

approssimazione nella ripro-

-duzione sia imperizia dell’

artista oppure non sia invece

una sua precisa scelta?

L’Elefante di Rembrandt ripro-

-dotto qui accanto è sicura-

-mente meno particolareg-

-giato della Lepre di Durer.

Ma la magia dell’Olandese

consiste proprio nel fatto che

con pochi tratti di carboncino

riesce a farci “toccare” la pelle grinzosa del pachiderma.

La rappresentazione sommaria di un oggetto reale può essere

ugualmente ammirevole quanto quella particolareggiata.

Page 12: Storia dell'arte

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SCHEDA D’ARTE – 10 –

Rappresentazione fedele o deformata

Nella scheda precedente abbiamo visto che anche la rappresentazione

sommaria di un oggetto reale (L’Elefante di Rembrandt) può essere

ugualmente ammirevole quanto quella particolareggiata. Ma oltre che

sommaria la rappresentazione dell’artista potrebbe essere anche non aderente

al vero ossia deformata.

Un grande artista fu sicuramente lo spagnolo

Pablo Picasso.

La sua bravura tecnica è fuori discussione e

una piccola prova è la rappresentazione de La

Chioccia con i pulcini, una incisione che illustra

l’Histoire naturelle di Buffon.

La rappresentazione di Picasso è completa e

rende meravigliosamente lo sguardo attento

della chioccia rivolto ai suoi pulcini che,

lanuginosi, imparano a beccare nel

pagliericcio.

Lo stesso pittore, cosi bravo e preciso con

chioccia e pulcini, sembra che abbia

dimenticato la sua perizia nel disegnare un

gallo. Egli non si accontenta di renderne

semplicemente fedele l'aspetto, cosa di cui

sarebbe stato ben capace, ma vuole

esprimerne l'aggressività, la boria e la

stupidaggine. In altre parole, Picasso ricorre

alla caricatura. Ma che caricatura persuasiva

ne ha ricavato! Quando ci pare che un quadro

pecchi nell'esattezza del particolare, dobbiamo

sempre domandarci in primo luogo se l'artista

non abbia avuto le sue ragioni per modificare

l'aspetto di ciò che ha visto.

Dovremmo evitare di considerare scadente un’opera sol perché non

rappresenta fedelmente la realtà ma dovremmo capire

perché l’artista ha volutamente deformato la natura.

Page 13: Storia dell'arte

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SCHEDA D’ARTE – 11 –

Realtà convenzionale o realtà vera

Alcuni artisti amano deformare volutamente la realtà e sono criticati da chi

asserisce che la natura deve essere rappresentata per quella che è ovvero per

come appare da sempre nei quadri cosiddetti tradizionali.

Un quadro tradizionale, Le corse a Elsom di J.

Gèricault, raffigura i cavalli distesi in una

corsa al galoppo. Le zampe librate in alto

nell’impeto della gara, la bocca dischiusa, il

collo allungato, tutta la rappresentazione

sembra emergere con naturale realismo e

sembra dirci: i cavalli corrono così.

Nel 1878 in California si scommetteva se nella

corsa di un cavallo ci fosse almeno un istante

in cui il quadrupede sollevasse tutte e quattro

le zampe da terra, simultaneamente.

Il fotografo Muybridge produsse l’immagine

che dimostrava che quell’istante esisteva.

Ma se confrontiamo attentamente il quadro con la sequenza dei fotogrammi

notiamo che non c’è un solo istante in cui il cavallo, sospeso in aria, distende

contemporaneamente le quattro zampe così come ritratto nel quadro ma le

tiene addirittura raccolte come nei fotogrammi II e III della prima riga.

Dunque la rappresentazione del quadro non descrive la realtà vera ma la

realtà convenzionale. Eppure pittori e incisori hanno sempre raffigurato i

cavalli in corsa con le zampe protese come nell’esempio di Gèricoult e come

hanno pensato le migliaia di persone che nei secoli hanno assistito ai galoppi

delle corse e delle cacce non hanno mai notato che le immagini erano diverse

dalla realtà. Noi siamo schiavi delle nostre convenzioni. Vogliamo che i pittori

rappresentino il cielo azzurro e l’erba verde. Invece i pittori, tutti gli artisti,

sono da equiparare agli esploratori di terre vergini, ci insegnano a vedere le

bellezze “nascoste” della natura delle quali mai avremmo sognato l’esistenza.

Se vogliamo godere le grandi opere d’Arte dobbiamo superare

abitudini e pregiudizi e dare per scontato che

non esiste una realtà scontata.

Page 14: Storia dell'arte

mario cina

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SCHEDA D’ARTE – 12 –

Opere convenzionali e opere rivoluzionarie

Quando ammiriamo le opere d’Arte create dai grandi artisti ci viene spontaneo

pensare che queste ne rappresentino l’anima, la psicologia, lo spirito.

Ma non sempre è così.

Michelangelo Merisi da Caravaggio, detto il

Caravaggio, uomo avventuroso e artista

rivoluzionario, visse attorno al 1600.

Un’autorità ecclesiastica gli commissionò un

quadro che doveva raffigurare san Matteo

mentre scrive il Vangelo, con accanto un

angelo ispiratore per dimostrare che i Vangeli

erano Parola divina.

Il Caravaggio cercò di raffigurarsi la scena di

un vecchio e povero operaio improvvisamente

alle prese con un libro da scrivere. Così

dipinse san Matteo calvo, con i piedi nudi e

polverosi, che afferra goffamente il grosso

volume e aggrotta ansiosamente la fronte

nell'insolito sforzo della scrittura. Al suo fianco

dipinse un angelo che gli guida la mano come

può fare un maestro con il bambino.

Il dipinto fu respinto sdegnosamente e il

Caravaggio dovette ricominciare da capo

attenendosi però alle idee più convenzionali

circa l'aspetto di un angelo o di un santo. Ne

risultò certo un buon quadro, perché il

Caravaggio si era sforzato di farlo sembrare

vivace e interessante, ma lo sentiamo meno spontaneo e coerente del primo.

Questo episodio storico è l’esempio del danno che possono fare coloro che

respingono e criticano le opere d'arte in base a ragioni sbagliate dettate

dall’abitudine, dalla pigrizia mentale, dal conformismo intellettuale.

Il Caravaggio creò “scandalo” perché ebbe l’ardire di guardare la Storia Sacra

con occhi nuovi abbandonando i canoni rappresentatici della Bibbia utilizzati

fino allora dai precedenti artisti, certamente valenti come lui, ma diversi da lui.

I concetti di bellezza e di espressività canoniche preoccupano i

conformisti ma raramente interessano i veri artisti.

Page 15: Storia dell'arte

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SCHEDA D’ARTE – 13 –

Le arti figurative

L'Arte figurativa riguarda la rappresentazione di immagini reali raffigurate in

modo più o meno fedele, o sconfinanti addirittura nel sogno, come ne

testimoniano rispettivamente il Banchetto degli ufficiali del fiammingo F. Hals

e l’Apparizione di G. Moerau.

L’Arte figurativa nasce con l’uomo

(pitture rupestri) e l’accompagna

fino agli inizi del XX secolo.

L’artista figurativo non è un banale

riproduttore della natura perché,

pur rimanendo fedele ad essa,

comunica una propria idea del

mondo. Basti pensare alle pitture

preistoriche che riflettono fedi

religiose e visioni sacre del mondo.

L’Arte figurativa ha avuto la

straordinaria forza di comunicare

attraverso immagini.

Attraverso l’Arte si intuiscono

il credo e la civiltà di un

popolo.

Page 16: Storia dell'arte

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SCHEDA D’ARTE – 14 –

Il nuovo che avanza

Abbiamo detto che l'Arte figurativa riguarda la rappresentazione di immagini

reali raffigurate in modo più o meno fedele perché l’artista ha sempre cercato

d'interpretare la natura, non di copiarla. Egli “crea” la natura attraverso la

propria immaginazione, le conferisce una simbolicità particolare, la rende

perfino più visibile, raccontandola in un modo in cui forse noi non saremmo

mai riusciti a pensarla.

Ma oltre all’Arte figurativa esiste un’altra Arte che si chiama Arte astratta.

Con l'Arte astratta viene a mancare del tutto il legame con la rappresentazione

della realtà, che, per il profano che osserva, costituisce il primo passo per

comprendere l'opera.

A differenza dell’Arte figurativa l’Arte astratta libera l'artista da

qualsiasi rapporto con la realtà visibile, materiale:

tutto gli è permesso, nulla deve giustificare.

Ecco che agli inizi del XX secolo accade qualcosa che spezza in modo radicale i

legami con le tradizionali forme della rappresentazione: viene abbandonata

l’immagine che noi siamo in grado di riconoscere e a cui possiamo assegnare

un nome: paesaggi, volti, scene mitiche o quotidiane, rappresentazioni

religiose, avvenimenti storici non sono più temi e argomenti dell'Arte visiva.

L'Arte visiva diventa astratta perché si astrae dal mondo, non ha più nulla che

richiami l’esistenza umana e la sua storia. Si incomincia con l'astrazione dalle

figure della realtà, e poi lentamente, inesorabilmente, l'artista visivo

abbandona anche le tecniche tradizionali, come la pittura e il disegno, e finisce

per usare materiali, cose, che con l'universo dell'Arte non avevano, fino ad

allora, mai avuto a che fare. È questo il rapido cammino, drammatico,

grottesco, talvolta volgare e stupido, dell'Arte “plastica” del Novecento.

Perché accade questo? Perché, dopo millenni in cui l'artista aveva

rappresentato la realtà con la sua sensibilità, la sua religiosità,

la sua cultura, ora, nel Novecento, il criterio della rassomiglianza

con ciò che esiste viene assolutamente rinnegato e abbandonato?

Page 17: Storia dell'arte

mario cina

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SCHEDA D’ARTE – 15 –

Il sapere scientifico

Ai primi di Novecento la Fisica ebbe un prodigioso salto in avanti.

Menti brillanti e moderni strumenti sperimentali permisero la scoperta di nuovi

rami scientifici neppure inimmaginabili fino a qualche decennio prima. La

nascita della fisica atomica, la scienza relativistica di Einstein, la scoperta delle

geometrie non euclidee, le leggi sulla luce e sulla materia aprono gli orizzonti

di un mondo assolutamente sconosciuto, completamente diverso da quello

descritto con le leggi fisiche di Newton e di Galilei. La fisica quantistica svela

una nuova natura dove lo sperimentatore, nell’istante stesso in cui osserva un

corpo, ne modifica la traiettoria dando così origine ad una nuova realtà e

ponendo una nuova domanda: se la realtà è mutevole esiste la verità?

D’altra parte la fotografia, che proprio in quegli anni cominciava a diffondersi,

ha un linguaggio che entra direttamente in concorrenza con quello delle arti: le

esigenze di una riproduzione fedele del reale - un volto, un paesaggio -

trovano nel mezzo meccanico uno strumento ormai ben più affidabile

dell'occhio del pittore e quindi sorge un’altra domanda: il pittore che ci sta a

fare?

L’artista diventa consapevole che, di fronte alla verità scientifica, la verità

dell'arte non ha nessun potere di conoscenza, che il suo millenario ruolo di

formazione dell'uomo è finito. La sua creatività deve scoprire e sperimentare

nuovi linguaggi, proprio come se fosse uno scienziato che fa esperimenti nel

suo laboratorio.

L'arte non sarà mai scienza, ma deve misurarsi con la scienza.

L'Arte contemporanea, in particolare quella delle grandi avanguardie storiche

dei primi decenni del Novecento, nasce dunque da una profonda e impegnativa

riflessione sul significato stesso della propria esistenza: mai come in

quest'epoca l'artista si è tanto interrogato sul senso che può avere il suo fare

arte, sul modo di fare arte e sul valore di verità che può ancora avere la

creazione artistica proprio quando il sapere scientifico è diventato dominante e

pervasivo nella cultura occidentale.

Le innovazioni tecniche e le scoperte scientifiche giocano un ruolo

fondamentale nella profonda crisi vissuta dall'artista, nei primi anni

del Novecento, relativa alla sua funzione e al suo ruolo sociale, al

significato di ciò che per lui vuol dire “rappresentare la realtà”.

Page 18: Storia dell'arte

mario cina

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SCHEDA D’ARTE – 16 –

Scienza e Arte

L'artista più accorto e sensibile comprende il carattere ormai illusorio o

ingenuo della rappresentazione della realtà, sia per la presenza di nuovi

strumenti approntati dalla tecnica, sia per le scoperte della scienza che

sconvolgono i vecchi modelli della fisica ottocentesca con cui si pensava e si

immaginava il mondo.

Le antiche certezze spariscono, il tempo è relativo, la realtà è opinabile.

Il cubismo, le opere di Picasso, Braque, ma anche Duchamp e tanti altri artisti

risentono del fascino ma anche lo spaesamento che deriva dall'emergere delle

nuove teorie scientifiche.

La simultaneità, la contemporaneità, l’iperspazio, la moltiplicazione delle

dimensioni forniscono forti suggestioni visive a chi la realtà ama raffigurarla

con la produzione artistica. Contemporaneità, viste multiple, riflettono

l’ambizione di andare oltre la realtà, di comprenderla anche al di là della

percezione dei sensi, nella matematica come nell'arte.

Cosi, come lo scienziato, anche l'artista va alla ricerca di mezzi espressivi

originali, mai prima utilizzati.

Ecco allora sorgere una grandissima varietà di innovazioni linguistiche, come

mai era accaduto nella storia dell'arte in un periodo di tempo cosi breve: dalle

esperienze cubiste a quelle astratte, da quelle espressioniste a quelle futuriste,

da quelle surrealiste a quelle dadaiste.

È così, nei primi anni del Novecento, l'arte iniziava il suo cammino

rivoluzionario, diventava “sperimentale”, proprio come “sperimentale” è la

scienza: si potrebbe dire, imitando il modo di procedere della scienza.

E dello scienziato, l'artista acquisiva i modelli di pensiero, pur sapendo che non

avrebbe mai potuto ottenere gli stessi risultati.

L’arte del Novecento, nelle sue linee di tendenza più importanti, sembra vivere

un'angosciosa competizione con la scienza: un estenuante tentativo di

misurarsi con essa, con le sue innovazioni, con i suoi sperimentalismi.

Quando, presto, si vedrà che il confronto con la scienza è impossibile,

l'artista innescherà nella sua produzione tutta una serie di

provocazioni: alcune realmente geniali, altre davvero idiote.

Page 19: Storia dell'arte

mario cina

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SCHEDA D’ARTE – 17 –

Le nuove condizioni socio-politiche e l’Arte

Nuove condizioni sociali e politiche concorrono a cambiare la posizione dell'artista

nella società. Con la rivoluzione industriale della metà dell'Ottocento le masse

diventano protagoniste della scena politica e tramonta il carattere elitario della

guida politica delle nazioni.

La cultura e le forme di educazione si massificano e subentra una sempre

maggiore partecipazione pubblica: anonima, spesso culturalmente modesta e cosi

anche l'Arte, che aveva sempre avuto un carattere elitario, abbandona la sua

particolarità, la sua eccellenza, la sua unicità.

L'artista appartiene alla massa, non possiede più alcuna caratteristica distintiva e

originale; i suoi “prodotti” non esprimono più l'alta qualità creativa di una società.

L'Arte perde la sua millenaria funzione di esprimere l'identità di un popolo e

l'artista, talvolta anarchico e solitario, che per la società in cui viveva

rappresentava comunque un valore da rispettare o con cui confrontarsi, è ora

ridotto quasi a un impiegato che cerca di sbarcare il lunario.

Ma in questa situazione l'artista è anche più libero, meno responsabilizzato: una

volta l'Arte aveva la funzione di “educare” un popolo, (Ricordate?: “L’Arte rinnova i

popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar

l’avvenire”) e la formazione di una civiltà era essenzialmente estetica

(umanistica).

Adesso la scienza ha sostituito l'Arte e l’educazione oggi è scientifica e non

estetica. La nostra civiltà aveva conosciuto la verità attraverso la bellezza, cioè

attraverso le forme dell'Arte; oggi la verità è un problema soprattutto scientifico.

E allora l'Arte diviene un fatto secondario nei processi di sviluppo sociale, mentre

è la scienza ad assumere il ruolo principale, e l'artista rimane a poco a poco

sempre più emarginato dalle dinamiche politico-sociali, chiuso nella propria

interiorità e dedito a sempre più arditi e sofisticati sperimentalismi artistici, ormai

senza più alcuna preoccupazione di comunicare con la sua opera un senso della

vita, una verità, un valore da condividere.

Egli lamenta la perdita di senso del suo lavoro, e sono eventualmente gli altri - noi

che osserviamo le opere - a dover compiere lo sforzo per capire cosa egli abbia

voluto dire, se davvero abbia mai voluto dire qualcosa.

La nuova realtà scientifica, il diverso ruolo sociale e la convinzione teorica

che il sentimento interiore sia l'unica autentica legge da seguire, portano

l'artista verso un'ideale autonomia creativa. Ecco allora i suoi

sperimentalismi linguistici, i suoi giochi con i più diversi mezzi espressivi

in cui tutto può essere utilizzato per fare Arte: un sacco o un pezzo di

plastica, chiodi, pietre, lampadine, vetri e giornali.

Page 20: Storia dell'arte

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SCHEDA D’ARTE – 18 –

Il superamento dell’Arte figurativa

La rivoluzione formale novecentesca, quella che ci procura questi non

indifferenti problemi di comprensione, ha in Vasilij Kandinskij, pittore di origine

russa degli inizi del secolo, il suo grande protagonista, che per primo giustificò

in modo geniale l’astrazione in pittura.

Egli sosteneva che l'Arte ottocentesca aveva ormai perso forza e

vitalità espressiva, divenendo incapace di comunicare qualcosa

di profondo e di vero, qualcosa di autenticamente “spirituale”.

Il superamento di questa crisi richiedeva un completo cambiamento del

principio stesso di pensare l'Arte visiva.

Kandinskij riteneva che per rinnovare la creatività e per rinvigorire

l'immaginazione, l'artista dovesse fare riferimento alla “legge della necessità

interiore” (sono parole sue, tratte dal suo saggio: Lo spirituale nell'Arte).

Questa legge è una sorta di imperativo categorico kantiano: l'artista deve

ascoltare la propria interiorità, affidandosi ad essa e confidando nella propria

energia spirituale.

Da qui sarebbe iniziata la rinascita, l'abbandono di vecchi, sterili manierismi

figurativi, di tecniche usurate.

In questo modo l'Arte diventava totalmente soggettiva.

Ecco la rivoluzione: anziché esprimere qualcosa che andasse al di fuori della

propria individualità, anziché creare con l'intenzione di comunicare qualcosa

che andasse all'esterno, oltre se stessi, raggiungendo il pubblico, l'artista

doveva ascoltare innanzitutto la sua interiorità, eleggendola a principio guida

della creatività. “la legge della necessità interiore” chiede che sia

rappresentato qualcosa cosi come viene sentito. Perché dover rappresentare

una casa mediante linee ortogonali, con una prospettiva in grado di dare

l'impressione della tridimensionalità, in un contesto evidente e riconoscibile?

Assecondando una creatività che sgorga dal profondo della sua soggettività,

l'artista si libera da qualsiasi vincolo comunicativo con il mondo esterno, si

sente libero di esprimere, per esempio, quella stessa casa in un modo del tutto

arbitrario rispetto all'idea convenzionale di raffigurazione di una casa: ecco

allora linee fluttuanti nello spazio, colori che scivolano fuori dai margini

tracciati dal disegno senza comporre alcuna forma evidente e riconoscibile.

Page 21: Storia dell'arte

mario cina

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SCHEDA D’ARTE – 19 –

L’artista astratto e il bambino

Con le dovute cautele si può dire che le opere dell’artista contemporaneo sono

analoghe a quelle del disegno infantile.

Il bambino, infatti, dipinge obbedendo alla sua immaginazione, non

conosce le regole della prospettiva, non si preoccupa di disegnare

forme che rispecchiano fedelmente la realtà.

Spesso tutto appare sconnesso, solo qualche tratto è verosimile, e infatti noi

gli rivolgiamo la domanda più naturale: “cosa significa?”.

Il bambino risponde con semplicità spiegandoci le sue intenzioni, intenzioni

che erano quelle di rappresentare la sua esperienza della realtà.

Ma dalla realtà oggettiva il bambino rimane in un certo senso ancora lontano,

perché non ha ancora appreso le tecniche elementari del disegno, è libero dai

condizionamenti (le leggi formali del disegno) e dalle convenzioni della realtà.

Cosi il pittore astratto, ovviamente padrone delle tecniche del disegno, non

comunica più immagini riconoscibili da chi le osserva, ma fa trasparire

innanzitutto il proprio sentimento che, nell'esprimersi, gioca liberamente con le

linee e i colori.

Kandinskij teorizza con queste parole i principi dell'astrazione:

“La composizione è un accordo di forme, colori, disegni che hanno un'esistenza

indipendente, perché sorge dalla necessità interiore, e costituiscono, nel loro

insieme, un tutto chiamato quadro”.

L'atto di nascita di questa rivoluzione

artistica è documentato dal suo Primo

acquerello astratto, del 1910. Qualche

anno dopo, Mondrian, pur facendo

proprie le innovazioni formali di

Kandinskij, utilizzerà, tuttavia, una

lingua pittorica differente, servendosi

della linea, della luce e del colore per

comporre forme geometriche, che in

nessun modo possono essere considerate tracce, sia pur vaghe, della realtà

esistente.

Page 22: Storia dell'arte

mario cina

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SCHEDA D’ARTE – 20 –

L’opera d’Arte moderna

Poiché gli artisti contemporanei manifestano soltanto se stessi a prescindere

dalla realtà, uno sguardo alle loro opere può diventare un ideale cammino nel

labirinto della modernità avvicinandoci, sia pure con difficoltà, ai nuovi

linguaggi dell'Arte. Si constaterà in ogni caso che quando si osservano i lavori

degli artisti moderni i punti di riferimento per la comprensione saranno labili,

contraddittori e sorge il fondato rischio che la conclusione sia: questo quadro

non mi dice nulla perché non significa assolutamente nulla!

È vero che tutte le opere d'Arte sono state create innanzitutto per se stesse

perché esse esprimono l'anima dell'autore e vivono in quanto hanno preso vita

da quell'energia creatrice e tuttavia un'opera vuol sempre affermare

qualcosa, anche quando, come accade in certe esperienze artistiche più

recenti, essa afferma, o se ne deduce, che non vuol dire niente.

Allora per comprendere l’Arte moderna è essenziale imparare a conoscere

quali sono le vere innovazioni dei linguaggi artistici contemporanei. Si dovrà

capire, per esempio, come si arriva all'Astrattismo, come si genera il Cubismo,

e costruire, cosi, una mappa ideale su cui segnare i momenti di crisi e di

cambiamento dei linguaggi espressivi. Tanto per lanciare alcuni fragili indizi:

Picasso spezza l'organizzazione percettiva dei piani visivi, moltiplica i punti di

percezione, cosicché un volto può aver tre nasi e due occhi.

Kandinskij compie una vera rivoluzione, inventa l’Astrattismo ossia qualcosa

di assolutamente nuovo si genera nel linguaggio artistico.

Mondrian inventa l'Astrattismo geometrico, fatto di linee e superfici

essenziali, di colori uniformi: sono genialità che scoprono un proprio

linguaggio, difficilissimo da apprendere ma assolutamente originale.

Conoscendo i veri linguaggi artistici contemporanei potremo

accorgerci che molte novità sono in realtà ripetizioni, noiosi

manierismi spacciati per grandi invenzioni.

Torniamo a Kandiskij ed alla sua rivoluzione.

Egli emana il decreto di morte della rappresentazione figurativa che

era stata l'imprescindibile punto di partenza per qualsiasi artista visivo di ogni

tempo, naturalmente interpretata in forme diverse, diversità che era all'origine

delle variazioni degli stili.

Page 23: Storia dell'arte

mario cina

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SCHEDA D’ARTE – 21 –

La comprensione dell’Arte astratta

Io posso comprendere qualcuno solo se ne capisco la lingua e, se non la

intendo, mi toccherà studiarla o sui libri o recandomi dove vive. Però ciò mi

sarà possibile se essa possiede una grammatica codificata. Ma, se invece

quella lingua è parlata soltanto da una persona o da un suo ristretto gruppo di

amici come faccio a impararla, come posso comunicare con questa persona se

non dopo una lunga frequentazione? Ciò accade con l'Arte contemporanea.

I linguaggi dell’Arte contemporanea sono assolutamente soggettivi,

non si pongono alcun problema di comunicazione con l'esterno e

non si dispone di una grammatica che consenta di studiarli.

Si vorrebbe capirli ma sono cosi personali, soggettivi, interiori,

che non consentono di stabilire con l'artista

un rapporto comunicativo immediato.

Abbiamo detto che se voglio impadronirmi della lingua di quella ristrettissima

comunità che parla in modo incomprensibile, dovrò viverci per un po' di tempo

insieme. È ciò che si deve fare anche con l'Arte contemporanea.

Per capire gli artisti moderni dovrò frequentare con assiduità le loro

opere, e, soprattutto, avere molta pazienza.

Per questo è opportuno un lungo esercizio di osservazione, di comparazione:

allenare lo sguardo alle sottigliezze, studiare gli sviluppi storici dei maggiori

movimenti artistici novecenteschi, comprendere il dialogo, spesso polemico,

tra le diverse tendenze.

Dentro un museo di Arte contemporanea bisogna comportarsi come

se si fosse arrivati in una comunità di cui non si capisce il dialetto:

ascoltare il linguaggio che viene parlato. Prima si capiranno le

espressioni più comuni e più usate, poi lentamente si riuscirà a

entrare nei particolari, a cogliere le sfumature.

Solo cosi, anche quando saremo di fronte a opere conservate in un museo,

potremo essere in grado di distinguere quali tra esse sono veramente

innovative e quali invece sono semplici ripetizioni, quali sono rivoluzionarie e

quali sono solo la continuazione di una tendenza. Allora, anche tra coloro che

sono esposti in un museo, si potranno distinguere i ciarlatani dagli artisti, e tra

gli artisti coloro che davvero hanno segnato importanti momenti di

trasformazione del linguaggio formale: questi, in realtà, sono pochissimi.

Page 24: Storia dell'arte

mario cina

22

SCHEDA D’ARTE – 22 –

Il nuovo e lo sperimentalismo

Prima dell’era moderna l'artista non si era mai misurato con

l’innovazione perché l'Arte, in quanto tale, non aveva progresso. Ad

esempio il passaggio dal Rinascimento al Barocco non è avvenuto come

sviluppo verso il nuovo perché il “nuovo” nell'Arte è stato considerato da

sempre come un cambiamento stilistico che non “innova” ma assorbe, muta

forme e tecniche. Nel sapere scientifico attuale il nuovo esiste nel senso che

una teoria nuova emargina quella vecchia come Einstein ha superato Newton;

purtroppo oggi questo modo di pensare si applica anche all'Arte e spiega

l'ansia degli artisti, l'estenuante desiderio di cambiare, di essere nuovi, di

stupire o scandalizzare. Anche se le novità artistiche sono spesso effimere e

rare sono le vere trasformazioni linguistiche, tuttavia questa ossessiva ricerca

del nuovo porta alla sperimentazione di tecniche e di materiali mai prima

utilizzati. Nella scienza la sperimentazione è necessaria per verificare la

validità dei propri enunciati; l'Arte, invece, imita le procedure sperimentali

della scienza senza porsi il problema di verificare la validità di alcunché e la

sperimentazione si giustifica solo come ricerca della novità cosicché il nuovo e

lo sperimentalismo talvolta possono apparire espedienti dell'artista per

nascondere la mancanza di idee e di creatività. Soltanto studio ed esercizio

aiutano a capire se sono stati inventati nuovi linguaggi, nuove forme

espressive e purtroppo non è il nostro caso. Durante questo apprendimento si

dovrà, purtroppo, fare a meno di quella sensazione della bellezza, di quel

piacevole sentimento estatico che generalmente hanno accompagnato la

contemplazione di un'opera d'Arte figurativa. E’ difficile credere che un quadro

di Picasso, che l'orinatoio di Duchamp o il barattolo di latta della zuppa

Campbell di Warhol possano emozionare come la Cappella Sistina di

Michelangelo: dobbiamo rinunciare a questa dimensione emotiva, al piacere,

alla sensazione della bellezza, provocati dall'Arte come eravamo abituati a

concepirla. L'Arte contemporanea esige innanzitutto che si capisca quale

operazione linguistica è stata fatta per creare l'opera, chiede che si comprenda

il particolare pensiero progettuale e la sperimentazione che hanno guidato il

gesto dell'artista. È inevitabile che questo approccio sia più faticoso e, spesso,

più noioso di quello che si potrebbe avere di fronte ai quadri di un pittore

rinascimentale.

Questo è il destino dell'Arte: essa oggi è stata estromessa dalla sua

secolare funzione di formazione dell'uomo, si è ritirata in un luogo

impervio, a cui è possibile accedere solo a pochi specialisti con

un'adeguata attrezzatura. Quindi noi, che siamo solo degli

ignoranti curiosi, non affliggiamoci se non capiamo

un quadro di Arte moderna: non è colpa nostra.

Page 25: Storia dell'arte

mario cina

23

SCHEDA D’ARTE – 23 –

Fino ad ora ho capito che ...

Scheda n. 1

1) non esiste una definizione precisa e univoca di Arte;

2) l’Arte è parte indissolubile dell’Umanità.

Ho quindi concluso che per comprendere l’Arte la si deve indagare al pari degli

eterni e insoluti problemi filosofici (Verità, Giustizia, Bene, Male,...) che

rimangono tali perché sul loro significato manca ancora, e mancherà per

sempre, una risposta definitiva.

Scheda n. 2

Ciò che l’Arte raffigura è sempre più importante dell’oggetto fisico

rappresentato.

L’Arte non è la realtà ma la trasfigura mettendo in luce valori e sentimenti

dell’umanità permettendoci di comprendere il senso della vita.

Scheda n. 3

L'Arte presuppone un atto creativo e, come tale, è ciò che avvicina di più

l'Uomo al mondo spirituale.

È però innegabile che l’Arte nasca con l’uomo e ne segni il destino.

Senza l’Arte ci sarebbe stato un altro essere vivente ma non l’uomo.

Scheda n. 4

L'arte non imita, interpreta. (Carlo Dossi)

Scheda n. 5

Non esiste un criterio oggettivo e scientifico per decidere cosa sia Arte come

non esistono criteri che definiscano senza possibilità di errore che cosa siano la

verità, la giustizia, il bene, il male.

Un’opera d’Arte possiede un linguaggio proprio fatto di contenuto, forma,

espressione.

Scheda n. 6

L’Arte ha una sua storia, le proprie regole formali, deve rispettare i principi

della composizione ma non è una scienza esatta e nessun giudizio è mai

definitivo.

Per gli ignoranti curiosi l’Arte è come una partita di baseball.

Scheda n. 7

La bellezza di un quadro non dipende dalla bellezza del soggetto.

Scheda n. 8

Page 26: Storia dell'arte

mario cina

24

Chi parla poco può affascinare allo stesso modo di chi parla tanto. Dipende da

chi ascolta.

Scheda n. 9

La rappresentazione sommaria di un oggetto reale può essere ugualmente

ammirevole quanto quella particolareggiata.

Scheda n. 10

Dovremmo evitare di considerare scadente un’opera sol perché non

rappresenta fedelmente la realtà ma dovremmo capire perché l’artista ha

volutamente deformato la natura.

Scheda n. 11

Se vogliamo godere le grandi opere d’Arte dobbiamo superare abitudini e

pregiudizi e dare per scontato che non esiste una realtà scontata.

Scheda n. 12

I concetti di bellezza e di espressività canoniche preoccupano i conformisti ma

raramente interessano i veri artisti.

Scheda n. 13

Attraverso l’Arte si intuiscono il credo e la civiltà di un popolo.

Scheda n. 14

A differenza dell’Arte figurativa l’Arte astratta libera l'artista da qualsiasi

rapporto con la realtà visibile, materiale: tutto gli è permesso, nulla deve

giustificare.

Perché accade questo? Perché, dopo millenni in cui l'artista aveva

rappresentato la realtà con la sua sensibilità, la sua religiosità, la sua cultura,

ora, nel Novecento, il criterio della rassomiglianza con ciò che esiste viene

assolutamente rinnegato e abbandonato?

Scheda n. 15

Le innovazioni tecniche e le scoperte scientifiche giocano un ruolo

fondamentale nella profonda crisi vissuta dall'artista, nei primi anni del

Novecento, relativa alla sua funzione e al suo ruolo sociale, al significato di ciò

che per lui vuol dire “rappresentare la realtà”.

Scheda n. 16

Quando, presto, si vedrà che il confronto con la scienza è impossibile, l'artista

moderno innescherà nella sua produzione tutta una serie di provocazioni:

alcune realmente geniali, altre davvero idiote.

Scheda n. 17

La nuova realtà scientifica, il diverso ruolo sociale e la convinzione teorica che

il sentimento interiore sia l'unica autentica legge da seguire, portano l'artista

verso un’ideale autonomia creativa. Ecco allora i suoi sperimentalismi

linguistici, i suoi giochi con i più diversi mezzi espressivi in cui tutto può essere

Page 27: Storia dell'arte

mario cina

25

utilizzato per fare Arte: un sacco o un pezzo di plastica, chiodi, pietre,

lampadine, vetri e giornali.

Scheda n. 18

Kandiskij sosteneva che l'Arte ottocentesca aveva ormai perso forza e vitalità

espressiva, divenendo incapace di comunicare qualcosa di profondo e di vero,

qualcosa di autenticamente “spirituale”.

In questo modo l'Arte diventava totalmente soggettiva.

Scheda n. 19

Il bambino dipinge obbedendo alla sua immaginazione, non conosce le regole

della prospettiva, non si preoccupa di disegnare forme che rispecchiano

fedelmente la realtà.

Scheda n. 20

Conoscendo i veri linguaggi artistici contemporanei potremo accorgerci che

molte novità sono in realtà ripetizioni, noiosi manierismi spacciati per grandi

invenzioni.

Scheda n. 21

I linguaggi dell’Arte contemporanea sono assolutamente soggettivi, non si

pongono alcun problema di comunicazione con l'esterno e non si dispone di

una grammatica che consenta di studiarli. Si vorrebbe capirli ma sono cosi

personali, soggettivi, interiori, che non consentono di stabilire con l'artista un

rapporto comunicativo immediato.

Dentro un museo di Arte contemporanea bisogna comportarsi come se si fosse

arrivati in una comunità di cui non si capisce il dialetto: ascoltare il linguaggio

che viene parlato. Prima si capiranno le espressioni più comuni e più usate, poi

lentamente si riuscirà a entrare nei particolari, a cogliere le sfumature.

Scheda n. 22

Questo è il destino dell'Arte: essa oggi è stata estromessa dalla sua secolare

funzione di formazione dell'uomo, si è ritirata in un luogo impervio, a cui è

possibile accedere solo a pochi specialisti con un'adeguata attrezzatura.

Quindi noi, che siamo solo degli ignoranti curiosi, non affliggiamoci se non

capiamo un quadro di Arte moderna: non è colpa nostra.

Page 28: Storia dell'arte

mario cina

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SCHEDA D’ARTE – 24 –

Lo stile nella storia dell’Arte

Le opere d’Arte sono tutte diverse fra loro.

Prendiamo ad esempio una delle rappresentazioni più comuni, il paesaggio.

Queste rappresentazioni paesaggistiche sono sempre diverse non solo perché

di diversi autori ma anche perché appartengono ad epoche diverse. Ogni

tempo ha infatti avuto un particolare senso della vita, un gusto, una fede, una

speranza, un’angoscia del tutto differente dal tempo precedente.

Ebbene queste particolari caratteristiche costituiscono lo stile e così, ad

esempio, abbiamo lo stile classico, romanico, gotico, ...

Per lo storico dell'arte lo stile è il criterio con cui si stabilisce la data e il luogo

di origine delle opere ed il mezzo per ricostruire i rapporti tra diverse scuole

artistiche. Per quanto riguarda la classificazione l'analisi dello stile porta a

collocare il manufatto artistico su una griglia cronologico-geografica,

individuando epoca e luogo di produzione e può inoltre consentire

l'attribuzione dell'opera a un singolo artista.

Lo stile fa anche riferimento alla totalità delle opere d’Arte di un'intera epoca

ed è inteso come l'insieme dei caratteri formali comuni a tali opere.

Storicamente l'uso di “categorie stilistiche” - come romanico, gotico,

manierismo, barocco, rococò ecc. – si diffuse a partire dalla seconda metà

dell'Ottocento affermandosi l'idea che ciascuno stile possedesse precise

caratteristiche (al pari di una lingua) con peculiarità consone allo ”spirito del

tempo”.

Tuttavia nonostante la formulazione di classi e sottoclassi (come, per es.,

tardogotico o protobarocco), anche dal punto di vista della classificazione le

categorie stilistiche, si sono rivelate uno strumento approssimativo.

L'analisi stilistica e la conseguente classificazione, richiede invece

di essere continuamente affinata per giungere a descrivere

differenze e variazioni cronologiche e locali

anche nell’ambito della medesima cultura.

Gli stili sono, infatti, numerosissimi, possono essere suddivisioni interne a stili

più generali e comprensivi ed anche possono esserci varianti delle stesse

suddivisioni.

Page 29: Storia dell'arte

mario cina

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SCHEDA D’ARTE – 25 –

Lo stile Classico

La parola “classico” deriva dal latino classicus. Indicava i cittadini di “prima

classe”, cioè quelli che avevano il censo più elevato. Ma, con il trascorrere del

tempo, il termine assume un significato molto ampio, segnalando tutto ciò che

ha autorevolezza, che deve essere fonte d'ispirazione: un modello esemplare

da imitare, che non appartiene necessariamente al passato.

Nell’ambito della cultura occidentale, per arte classica si intende

sia, in senso lato, l’intero arco della civiltà greco-romana, sia, con

più preciso riferimento storico, l’arte greca dei secoli V e IV a.C. e

in particolare quella fiorita nell’Atene del secolo V a.C.

Il Classicismo è un momento ben definito nella storia dell'arte. La fortuna di

questa parola ha inizio nel XVII secolo, quando una nuova disciplina,

l'archeologia, scopre o riscopre il mondo dell'antichità greca e romana: il

mondo dell'arte classica diviene un riferimento per tutte le manifestazioni che

traggono la loro ispirazione da quella civiltà.

Il Classicismo comprende generalmente le tendenze artistiche rinascimentali

e settecentesche (per il Settecento, in realtà, si usa il termine

“Neoclassicismo”, nuovo classicismo - neos in greco significa “nuovo”, per

sottolineare la ripresa degli interessi per l'arte greca e romana).

Anche se le caratteristiche di questo stile sono numerose e tra loro diverse,

troviamo tuttavia alcune costanti: si prediligono i temi mitologici, il disegno

predomina sul colore, la linea continua prevale su quella curva o spezzata, le

composizioni simmetriche e armoniche sono preferite ai movimenti delle

diagonali.

Ma l'idea di classicità oltrepassa le regole e i principi compositivi di uno stile,

per diventare quasi sinonimo di uno stato d'animo, di un gusto, che ama la

misura, l'ordine, l'equilibrio armonico, la razionalità, mentre diffida

dell'eccesso, della sregolatezza delle passioni, dell'irrazionalità dei

sogni e delle visioni.

In questo senso, la parola “classico” si usa per indicare sia le epoche in cui ha

il sopravvento quello stato d'animo, quel sentimento sereno della vita, sia

quelle forme d'arte che in qualsiasi momento storico, o più o meno

isolatamente, intendono comunicarlo e rappresentarlo.

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La Venere di Milo risale al 130 a.C.

circa: è dunque un'opera

ellenistica, sebbene si tratti di una

scultura che fonde i diversi stili

dell'arte del periodo classico.

Venne ritrovata spezzata in due

parti nel 1820 sull'isola greca di

Milos da un contadino e poi

acquistata dai francesi.

Dopo alcuni interventi di restauro,

la Venere di Milo fu presentata al

re Luigi XVIII nel 1821 e collocata

al museo del Louvre, dove è

tuttora conservata.

Le Tre Grazie è un'opera scolpita

da Antonio Canova. La scultura

ritrae le tre famose dee della

mitologia greca ed è stata

effettuata tra il 1813 e il 1816.

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SCHEDA D’ARTE – 26 –

Lo stile Romanico

La prima grande, organica espressione artistica della nostra civiltà cristiana è

testimoniata dallo stile Romanico, conseguenza del progredire

dell'organizzazione feudale e dell'affermarsi dell'autorità spirituale che

assicurano lunghi periodi di pace in Occidente.

L'arte romanica rifiuta tutte le raffigurazioni e le simbologie delle antiche

immagini pagane.

Nasce, così, una nuova umanizzazione: l'incarnazione. E l'arte si sviluppa nel

senso dell'umanizzazione del mistero cristiano.

Il Romanico domina in Francia nell'XI secolo e nella prima metà del XII. In

Germania lo troviamo ancora nel XIII secolo, mentre in Spagna e in Italia avrà

uno sviluppo ancora più lungo.

È uno stile prevalentemente architettonico: gli edifici presentano una

pianta di assoluta semplicità, con prevalenza dell'arco a tutto sesto. È un

edificio che comunica una sensazione di solidità e austerità con i muri molto

spessi che sembrano poggiare con forza sul suolo.

Nelle decorazioni il tema iconografico dominante è il Cristo signore

dell'universo.

Si tratta di un'arte che, tranne qualche caso, è anonima.

Forse l'affresco più bello del periodo è nella chiesa di Saint-Savin-sur-

Gartempe, nei pressi di Poitiers, dove sono rappresentate scene del

Testamento.

Nelle arti figurative domina la cultura bizantina e le

immagini più diffuse sono ancora quelle

rappresentate dalle icone.

Il loro splendore ieratico, con quella freddezza dello sguardo, è lontano dalla

dolcezza e soavità delle figurazioni religiose che presto si diffonderanno in

Occidente.

L'icona doveva possedere una bellezza assoluta e impersonale, priva di

individuali arbìtri stilistici del pittore: soltanto l’oggettività del canone

espressivo, infatti, consentiva di rispettare la concezione platonica della

bellezza.

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Arco a tutto sesto (semicirconferenza)

Chiesa di Saint-Savin-sur-Gartempe

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SCHEDA D’ARTE – 27 –

Lo stile Gotico

Con l’avvento dello stile Gotico entra in crisi la concezione figurativa bizantina

con i propri schemi freddi e ripetitivi e le figure trovano, ora, movimento nello

spazio, non sono più rappresentate rigidamente in posizione frontale.

Le architetture gotiche non hanno nulla di tedesco: infatti le prime

costruzioni gotiche sorsero a Parigi (Notre-Dame, 1163), poi a Chartres, Reims

e Amiens.

Quel senso di pesantezza e di solidità delle chiese romaniche scompare nelle

cattedrali gotiche.

A ciò concorre l'uso massiccio dell'arco a sesto acuto che permette di

scaricare il peso sui piedritti, l’uso della volta a crociera ogivale e degli archi

rampanti laterali.

Nel Gotico, la vita fa irruzione nella forma, come era accaduto, per

la prima volta nella storia dell'Occidente, nella Grecia del V sec. a.C.

L'arte gotica sostituisce le precedenti immagini apocalittiche con figure di

riconciliazione, il Dio-mistero con il Dio-amore.

Per cogliere i segni della nuova spiritualità e della mutata concezione estetica,

è sufficiente osservare lo sguardo delle immagini sacre:

- nel romanico lo sguardo è altero, solenne, lontano, astratto;

- nel gotico lo sguardo è umano: il divino si avvicina alla terra.

L'aspirazione degli artisti che decoravano le chiese gotiche era l'Umanizzazione

del mondo divino: compaiono le statue a grandezza naturale delle figure di

Cristo e dei santi.

E, soprattutto, trionfa la vetrata.

Scompaiono i vasti cicli di pitture che affrescavano le pareti delle chiese

romaniche, perché la struttura architettonica delle cattedrali gotiche riduce le

superfici piene con l'apertura di ampi vani, lasciando all'affresco i soffitti.

La parete opaca tra pilastro e pilastro del romanico è sostituita da una

grandiosa “parete” trasparente, le cui figurazioni prendono il posto degli

affreschi.

È la vetrata a portare all'interno della cattedrale i colori del mondo terreno.

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Arco a sesto acuto

Schema architettonico di cattedrale gotica

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Portali di Chartres

Vetrata

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SCHEDA D’ARTE – 28 –

Il Rinascimento

Il Rinascimento (1400–1600) designa un ampio movimento politico-culturale,

che ha il suo centro in Italia e, in particolare, a Firenze e segna un’epoca in cui

l'immagine dell'uomo moderno si definisce nella sua complessità spirituale.

Nel Rinascimento l'uomo immagina se stesso al centro

dell'universo, essendo creatura fatta

a immagine e somiglianza di Dio.

E si sentirà al centro dell'arte e della scienza ovvero le discipline con cui

cercherà di comunicare il senso di verità del mondo. L’uomo, nella sua

assoluta e irripetibile individualità, trionfa definitivamente sullo spirito

collettivo, come veniva ancora testimoniato dalla cultura bizantina.

Così, accanto al termine “Rinascimento” troviamo anche quello di

“Umanesimo”, con il quale si esprime il rinnovato amore per gli studia

humanitatis e si coltiva la passione per l'antichità. In questo senso,

Rinascimento presuppone il rinascere, il risorgere di qualcosa che era stato

dimenticato ossia la rinascita degli studi sull'antichità, e con essi dell'idea

di un uomo che sente la propria tradizione e il significato della propria identità

uniti idealmente alla cultura classica.

Giotto e Petrarca sono alle origini di questa rinnovata concezione dell'uomo e

della sua cultura ma è difficile ridurre un'epoca così ricca di genialità a un'unità

di stile e tuttavia è possibile individuare almeno alcune caratteristiche comuni.

Ecco, allora, l'alta venerazione della bellezza della forma, ispirata dall'arte

della Grecia antica; quel senso di equilibrio espressivo, caratterizzata

dall’ideale di armonia e di misura; gli studi delle proporzioni dei corpi umani

che si ispirano alle ricerche della classicità; la visione figurativa generata da

una nuova relazione della luce con il colore; un ritrovato rapporto organico

(come nell'antichità) tra uomo e natura; la ferma convinzione dell'assoluta

individualità dell'esperienza creativa; la potenza espressiva della creatività

artistica, capace di unire intorno a un'opera un popolo; e ancora: la visione

della vita come teatro sul cui palcoscenico può essere rappresentato il

significato del mondo terreno e divino e quindi una grande fede nella capacità

comunicativa dell'arte; la convinzione che l'arte possiede il rigore scientifico

della geometria e della matematica: certezza che consentirà di definire e

fissare in un canone le regole della prospettiva, il cui fondamento ideale ha

tuttavia un significato filosofico: tutto, cioè, è ordinato e predisposto in

funzione dell'uomo e del suo individualismo.

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SCHEDA D’ARTE – 29 –

Il Manierismo

Il pensiero rinascimentale comincia ad incrinarsi intorno ai primi decenni del

XVI secolo: l’uomo scivola via dal centro, si relativizza grazie a Copernico,

Colombo, Lutero.

Anche l'arte cambia.

Gli artisti perdono la loro fede nell'ordine e nell'equilibrio, e cominciano a

pensare che le leggi razionali dell'arte, basate sull'armonia, sulla perfezione

spaziale della rappresentazione prospettica, siano ormai inadeguate e non si

possano più seguire.

L’imperfezione e l’indeterminatezza sostituiscono la simmetria rassicurante dei

secoli precedenti.

L'arte cerca un nuovo linguaggio, sensibile ai mutamenti del tempo.

Con il termine Manierismo si indica il complesso di manifestazioni

figurative che, in forme diverse, intende oltrepassare o

contrapporsi alla classicità rinascimentale.

Il linguaggio pittorico del Rinascimento è ormai ritenuto tanto perfetto, che

diviene assurda la sola idea di renderlo migliore. Si riprendono, allora, gli stili

e i modelli dei grandi maestri per riproporli con espressività nuova, impetuosa,

cercando di ottenere particolari effetti percettivi e psicologici, spezzando ogni

simmetria.

Jacopo Pontormo, il Parmigianino, Rosso Fiorentino, Giulio Romano e

soprattutto El Greco sono i grandi interpreti del Manierismo.

Così, i manieristi progressivamente abbandonano la questione della

rappresentazione della “realtà vera”, problema cruciale del Rinascimento,

riproducibile attraverso l’illusione prospettica, mentre con geniale abilità

trasformano lo spazio pittorico in una visione “intellettuale”, cioè accessibile

soltanto attraverso uno sguardo interiore.

In tal senso, i manieristi accentuano il proprio individualismo creativo e

immaginativo come mai era accaduto prima.

Non è improprio sostenere che anticipano un modo di pensare l'arte che sarà

proprio delle avanguardie contemporanee, che, sperimentando nuove

combinazioni espressive, fecero della personale e libera interpretazione della

visione e percezione della realtà il presupposto della loro rivoluzione formale

contro i canoni della tradizione.

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SCHEDA D’ARTE – 30 –

Barocco

Quell'atmosfera soprannaturale della poetica manierista trovò il suo

compimento e la sua celebrazione, intorno al Seicento, nel Barocco, lo stile che

poi si diffuse in Europa e quindi in America latina fino ai primi anni del

Settecento.

La critica tardo-settecentesca e ottocentesca considerò lo stile Barocco

ridondante, enfatico, superfluo.

Anche nel linguaggio comune diciamo che una persona è barocca se vogliamo

sottolineare la sua superficiale appariscenza e il Croce lo giudicava uno stile

decadente, non solo in senso artistico, ma anche morale e civile.

Ma sono valutazioni del tutto superate dalla critica recente.

Barocco è azione, è l'arte del movimento: linee, volumi, masse di

colori, personaggi, sfondi, sono in uno stato di perpetua mobilità.

Il Barocco ama gli accesi contrasti di luce, come testimoniano i chiaroscuri di

Rembrandt o gli squarci in penombra, altamente drammatici, di Caravaggio;

predilige la dinamicità delle scene.

L'arte barocca è pervasa da un nuovo sentimento della natura: si abbandona

definitivamente la vecchia concezione teologica e antropocentrica del mondo, e

una diversa consapevolezza dell'infinità dello spirito diviene progressivamente

patrimonio comune.

Il mondo non è più il chiuso e rassicurante regno dell'uomo, riflesso del suo

ordine interiore; i suoi vecchi confini sono infranti per sempre, si aprono verso

misteriosi, vertiginosi spazi senza confini.

Sarà la luce a divenire la materia stessa della rappresentazione artistica.

Ecco allora che nelle architetture religiose e civili la pittura, carica di

grandiosità e di decorazioni, sembra sul punto di spandersi sempre fuori dai

contorni delle volte e dei soffitti, confondendosi con le stesse strutture

architettoniche.

Naturalmente le regole della proporzione non vengono più rispettate; le forme

si aprono creando illusioni prospettiche, effetti imprevedibili, movimenti

bizzarri dei volumi attraversati dalle luci e dalle ombre: tutto si manifesta con

grande teatralità scenografica.

Il centro di diffusione del Barocco fu Roma, anche in virtù della ritrovata

autorità della Chiesa dopo gli anni della Riforma protestante; e il grande

innovatore fu Caravaggio.

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SCHEDA D’ARTE – 31 –

Neoclassicismo

Lo spirito razionalista dell'Illuminismo (XVIII secolo) non poteva comprendere i

valori di movimento, luminosità e drammaticità che avevano ispirato per più di

cent'anni l'arte barocca.

Lo stile Neoclassico diviene espressione della cultura illuminista, che

ne fa la sua arte ufficiale, assumendone i motivi ispiratori anche nei

comportamenti e nel costume quotidiano.

Dopo gli eccessi e l'esuberanza barocca, lo stile Neoclassico

intende ritornare all'equilibrio e all'ordine della classicità.

Il pensiero dell'Illuminismo si accorda perfettamente con il gusto neoclassico

per la sua predilezione della semplicità razionale delle forme, per l'amore della

natura, non quella misteriosa e selvaggia delle foreste che affascinerà i

Romantici, ma quella composta, ridotta all'ordine e alla regolarità, che si può

ammirare nei giardini.

Nei giardini stessi talvolta s'inseriscono anche scenografie antiche, come

tempietti e rovine romane.

Per la prima volta s'introducono nell'architettura e nell'urbanistica elementi

funzionali, in accordo con i principi razionalistici della pianificazione degli spazi,

per affrontare le esigenze abitative e quelle del trasporto pubblico.

Il grande architetto neoclassico italiano è Giovanni Battista Piranesi, che

s'ispira alle opere greche e romane e a quelle rinascimentali di Palladio,

Scamozzi, Vignola, mentre il pittore che meglio rappresenta lo spirito

neoclassico è Jacques-Louis David.

In questo periodo si forma quel concetto di bellezza a cui, in seguito, in modo

più o meno consapevole, noi faremo sempre riferimento: quell'idea di bellezza

che diverrà un obbiettivo polemico fondamentale dell'arte contemporanea.

Si tratta del concetto di bellezza più convenzionale, il più semplice da pensare

e da capire.

Quella neoclassica è, insomma, l'idea di bellezza più comune, che è tuttavia,

per così dire, “sbagliata”, perché dimentica il suo senso originario, quello

autentico.

J. J. Winckelmann, grande studioso tedesco dell'antichità, intorno alla metà

del Settecento elabora il concetto neoclassico di bellezza.

La natura, sostiene, è imperfetta; per questo l'artista deve essere in grado di

cogliere le sue parti più belle e, con la sua creatività, correggere le altre.

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SCHEDA D’ARTE – 32 –

Romanticismo

Il termine “romantico”, sembra derivare da Romance, cioè romanzo

cavalleresco, racconto fantastico. Il Romanticismo ha le sue sorgenti in

Germania (Romantik) per diffondersi poi in Inghilterra e in Francia e trova

espressione principalmente nella musica e nella poesia più che nella pittura. In

Italia lo spirito romantico tocca il suo apice nella musica di Giuseppe Verdi e

molto meno negli altri generi artistici.

Alla serenità e alla certezza neoclassica subentra la malinconia, il desiderio di

assoluto, la nostalgia per un'origine perduta. Il mito, la natura madre di ogni

cosa sono le lettere fondamentali del suo linguaggio artistico. I romantici

ritengono che tutte le forme di conoscenza si equivalgano nel senso che un

enunciato scientifico affermi il vero tanto quanto una poesia o un sentimento

religioso o un'opera d'arte figurativa. Quindi l'arte è verità ed educare all'arte

significa educare al vero.

C'è una stretta relazione tra arte e natura anzi l’arte è un prolungamento della

natura.

Questo spiega l'amore dei pittori romantici - ricordiamo il tedesco Caspar

Friedrich e l'inglese William Turner - per i paesaggi, in cui l'uomo è sempre

rappresentato in un atteggiamento di estatica contemplazione della natura

nelle sue manifestazioni meno controllabili quali la potenza del mare, la

maestosità dei ghiacciai, il fascino solenne di impervi dirupi montani.

La pittura è visionaria, movimentata da colori che si spandono

suggerendo sempre il senso dell'infinito; la natura è sentita

come divina e la figura umana appare come

un vulnerabile frammento dell'universo.

Nel mondo romantico la conoscenza è frutto di un'esperienza artistica: questo

riconoscimento della verità dell'arte rinnova l'interesse per il mito inteso come

depositario di quei valori universali che la storia della tradizione occidentale ci

ha tramandato.

Al mito si riconosce la presenza stessa di un contenuto religioso, proprio nel

senso etimologico di legame originario tra ciò che è separato: legame tra

uomo e mondo, tra natura e spirito, tra cielo e terra.

Page 42: Storia dell'arte

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SCHEDA D’ARTE – 33 –

Avanguardia

Il termine Avanguardia raggruppa i movimenti e le tendenze artistiche dei

primi decenni del Novecento quali Espressionismo, Cubismo, Futurismo,

Astrattismo, Costruttivismo, Dadaismo, Surrealismo. Movimenti che

hanno avuto origine prima della Grande guerra per esaurirsi lentamente, fino a

sparire completamente con lo scoppio della seconda guerra mondiale.

E’ un termine generico con cui si riassumono le caratteristiche generali di

questi movimenti, quelle di rottura con la tradizione pittorica figurativa

ottocentesca.

La parola deriva dal linguaggio militare e, dunque, evoca l'immagine di un

gruppo isolato di coraggiosi che avanzano, davanti a tutti, aprendo la strada al

grosso dell'esercito che segue. In Francia, viene utilizzata per la prima volta

con un'accezione estranea al linguaggio militare, allo scopo di indicare i

movimenti politici di tendenza progressista e antitradizionalista, nemici del

regime esistente. L’estensione del termine alle arti diviene rapida, ma non ha

fortuna in Germania, dove è difficile perfino la sua traduzione in lingua

tedesca, e nella cultura anglo-americana.

Le Avanguardie rinnegano la tradizione figurativa della pittura,

proclamano la fine dell'idea di bellezza come categoria dell'

arte, denunciano l'impossibilità della rappresentazione

della realtà; e sono sperimentali, nel senso che basano

la validità del linguaggio artistico sulla novità.

C'è, inoltre, uno sfondo ideologico dell'Avanguardia che, più o meno

esplicitamente, invoca un cambiamento, attraverso l'arte, della cultura e dei

costumi sociali.

Essa, dunque, deve riuscire a contrapporsi polemicamente alle istituzioni

politiche e al modo di pensare comune che non le riconoscono validità e

significato. Ma, in un mondo come il nostro, disposto ad accettare tutto, anche

la più perfida delle provocazioni, il senso stesso di Avanguardia decade, si

snatura, non ha ormai ragione d'esistere.

E, infatti, oggi la parola non ha più un carattere militante, ma soltanto storico:

proprio quello che le tendenze artistiche di avanguardia non avrebbero mai

voluto che accadesse.

Page 43: Storia dell'arte

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SCHEDA D’ARTE – 34 –

Avanguardia - Postmoderno

La parola Moderno indica un periodo storico che può iniziare con la

rivoluzione industriale della metà Ottocento. Contemporaneo ha invece un

senso più storico.

Quando si parla di arte contemporanea ci si riferisce a quella successiva alla

seconda guerra mondiale.

Dalla fine degli anni Sessanta, una nuova parola è entrata nel vocabolario

della critica d'arte: Postmoderno. Essa viene dapprima utilizzata per definire

alcuni aspetti della letteratura e dopo sarà più ampiamente utilizzata in

architettura.

Il Postmoderno inizia simbolicamente il 15 luglio I972, ore I5,32. In

quell'istante salta per aria col tritolo, su decisione del comune, il centro

residenziale di St. Louis (Missouri), che era stato progettato secondo i più

rigorosi principi ideologici del funzionalismo razionalista.

In realtà il quartiere era diventato uno squallido dormitorio per povera gente,

molto simile allo Zen di Palermo che però sta ancora in piedi: spregevoli

monumenti innalzati dall'arroganza ideologica degli architetti che hanno

scambiato la funzionalità per bellezza (non ditelo all’arch. V. Gregotti ...).

Postmoderno indica, infatti, la reazione alla progettualità funzionalista e

razionalista, basata su un rigore che privilegia l'economicità degli spazi e dei

costi, la massificazione dei nuclei abitativi, la centralizzazione dei servizi:

un'architettura che spersonalizza l'individuo e lo socializza.

La cultura postmoderna predilige la contaminazione di forme provenienti dal

passato, spesso manieriste o barocche e anche classiciste.

Il Postmoderno dichiara la fine dell'autenticità e dell'originalità: ciò che rimane

è soltanto il gusto per la “citazione” brillante, per l'ingegnosa sintesi di

esperienze artistiche diverse. Per il Postmoderno la creatività artistica è morta,

e il nuovo è una patetica illusione.

Ci troviamo di fronte a una concezione stilistica spaventosamente

nichilista, felice di vivere nell'effimero, senza speranza, senza

futuro. A questo malinconico Postmoderno ci ha portato un

secolo e mezzo di ideologia ugualitaria, progressista e scientista.


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