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Storia d’Italia, il secondo Novecento 945gritti.provincia.venezia.it/biblio/bolmag2004.pdfIl prof....

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PRESENTAZIONE

Non si poteva.Non si poteva far trascorrerequesto faticoso (sempre dipiù?) anno scolastico senzache la popolazione del Grittivedesse nascere un numero(ahimè unico!) dell’ormai stori-co Bollettino.Cercheremo di farci perdonarequesta esiguità quantitativa conun restyling (ma si può anchedire revisione stilistica) dellaveste tipografica, che si pre-senta rinnovata nel formato(tabloid, minitabloid, trentadue-simo, sessantaquattresimo?),con risparmio di carta e conse-guente sollievo della foresta

amazzonica, e nell’imposta-zione. Siccome vale sempre ilprincipio unicuique suum, vadoverosamente ricordato l’arte-fice di questa metamorfosi, ilprof. La Rosa, della cui collabo-razione ci sentiamo, va da sé,onorati.Il prof. Marchiori ci fa dono diben due interventi. Nel primo(qualche volta essere autorefe-renziali è consentito e opportu-no) svolge alcune auree rifles-sioni sulla biblioteca e le suefunzioni. Nel secondo, dal mo-mento che, come diceva qual-cuno, la storia è sempre storiacontemporanea, ci conduce in

una agile carrellata di operestoriografiche sull’Italia di oggi.Al prof. La Rosa dobbiamo unintervento, che ci illustra alcunequestioni relative alla consulta-zione in rete del catalogo in-formatico della biblioteca diIstituto.Consultate, consultate ... qual-cosa resterà.

Buona lettura !

Germano Basaldella

Transizione: una nota a margine in tempo andanteLa Biblioteca di Istituto esi-ste. È un asserto la cui peren-torietà ontologica serve a ras-sicurare e a dare un senso alleattività di una Commissionecome la nostra che propriodalla Biblioteca trae la sua linfa

vitale e la sua giustificazionead essere.La Biblioteca di Istituto esi-ste, anche se quello spazioche le è proprio e che vieneidentificato con l’impegnativonome di “Sala Lettura”, si trova

a svolgere tantissime (e ver-rebbe da dire troppe) funzioni,le più varie, certo, mirabolantianche, ma quasi tutte lontanedall’uso primario cui lo si vor-rebbe deputato.

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Ma la Biblioteca di Istitutoesiste. Esiste anche se si ètrovata a vivere un anno piutto-sto grigio di transizione; nonpoteva essere altrimenti, delresto, poiché si è perduto unpunto di riferimento di primis-simo rilievo e di inesauribilebrio creativo. La signora Gio-vanna Di Cataldo, la cui vivacee mai banale o prevedibile pre-senza aveva assicurato perqualche anno una continuità diservizio assolutamente rimar-chevole, molto spesso ben al dilà della pura transazione libra-ria, è stata trasferita ad altre la-titudini e ad altri lidi, lasciandoun vuoto che, per il momento,non ha ancora trovato soluzio-ne operativa atta a colmarloadeguatamente. Il pensiero, inquesto caso, va là come la lin-gua sul dente che duole: tra itanti motivi di sofferenza perquesta transizione, infatti,quello del prestito dei dizionari

è sicuramente il più rilevante;un servizio che è risultato, no-nostante la buona volontà e ladisponibilità di tutti coloro chehanno cercato di sostenerlo,piuttosto macchinoso, scarsa-mente fluido e un po’ troppopericoloso per l’integrità delnostro patrimonio librario.Ma la Biblioteca di Istitutoesiste e sarà cura della suaCommissione ridisegnare ilprontuario del prestito de’ di-zionari, realmente calibratosulle attuali e future disponibi-lità degli operatori dell’Istituto esoppesato in modo da nonmortificare eccessivamente leesigenze di un’utenza la cuifamelicità di sapere rasenta,talvolta, lasciatecelo dire, labulimia; il tutto con un obiettivoulteriore e ben vivo: far durareil più a lungo possibile un parcodizionari che, in più di unesemplare, mostra ormai lacorda e il cui aggiornamento

risulta onerosissimo per un bi-lancio sempre più tristementestriminzito.Ma la Biblioteca di Istitutoesiste: così verranno messi incircolazione, già per l’esame distato di quest’anno, dieci nuoviesemplari del RAGAZZINI2004 (dizionario di ingle-se/italiano e italiano/inglesedella Zanichelli di Bologna),buon viatico per un interventodi integrazione che ci si auguranon termini qui, dov’è comin-ciato.Perché la Biblioteca di Istitu-to esiste, e vuol continuare adar segni di vita, fossero anchei timidi e impacciati richiami diquesto bollettino, servizio insedicesimo, certo, ma desti-nato a dilatarsi a dismisura segli riuscirà di incontrare qual-che auspicabile curiosità dilettore.

Antonio Marchiori.

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STORIA DELL’ITALIA. Contemporanea…per chi?Tutti parlano di storia, per dargiudizi storici, ovviamente, per-ché se non sono storici nonsono giudizi e risultano forsemeno utili all’uopo che, di soli-to, non coincide con la Cono-scenza Storica ma con “la Ve-rità Storica”. Tutti parlano distoria, per dire magari quale siala storia che val la pena di stu-diare, parlandone con la stessacompetenza che ostenta il ma-cellaio con i quarti di manzo ocon i polli ruspanti, una storiainsomma di cui si possa sce-gliere il petto o la coscia escartare il resto, che diamine!Tutti parlano di storia, per dirsiconvinti della necessità di stu-diarla: quella del Novecento,certo, trascurata dalla prassiscolastica che la lasciavaesangue ed intonsa nei ma-nuali, per privilegiare più sicuriporti, ideologicamente menocompromettenti e meno pe-rigliosi. Anzi, no, meglio recu-perare e approfondire l’Otto-cento, il periodo del Risorgi-mento, per riappropriarsi diconcetti per troppo tempo ri-masti sepolti nella naftalina:Patria, Patriottico, Bandiera,ma… nell’Ottocento è nato ilpernicioso concetto di classe,c’è stata l’eretica sinistra hege-

liana, è stato pubblicato il Ma-nifesto del Partito Comunista(Comunista come comunista!?)di Marx e Engels…bisognaproprio indugiare sull’ammuffitoOttocento? Ma perché final-mente non si studia la storia lo-cale, per recuperare Identi-tàRadiciCultura? Anzi, scrivia-mola finalmente tutta questa“Storia Locale”, per dar voce aquelle marginalità rimaste pertroppo tempo senza voce, acausa di una storia ufficiale in-dirizzata a soddisfare centrali-smi parassitari e bulimici, unastoria che permetta di recupe-rare piazze per il gioco dell’ocao per il palio dei ‘mussi’… Tuttiparlano di storia e, incredibile adirsi, tutti riescono ad essereconcordi nel momento in cui siparla di abolizione della storia,di quella antica, per esempio,una storia che, come dice laparola, è antica e, per chiarosillogismo, agli antipodi di unamodernità vorace che non hatempo di sottilizzare sulla diffe-renza semantica tra antico evecchio (non è la stessa co-sa?!), scusate ma la logica nonconosce sentimento.

Tutti parlano di storia ma….quanti cercano di leggerne le

fonti? Quanti hanno voglia, cu-riosità, stimolo per uscir fuoridalle secche manualistiche eper immergersi nelle tropicaliprofondità di una fonte o di unsaggio storici? Le domande, inquesto caso, sono retoriche piùche mai e la risposta è quantomai ovvia: troppo pochi. Eccoquindi l’alibi che ci permette dioffrirvi questo piccolo viaggio atema nella nostra Bibliotecad’Istituto: si tratta di una piccolama succosa offerta di letturededicate alla storia del nostropaese nel secondo Novecento;verrebbe spontaneo dire uno“spicchio del nostro vissuto” senon ci si accorgesse che, aduna riflessione un po’ pacata, sista parlando del “secolo scor-so”; ah questi salti generazio-nali! Comunque gli eventi dellaseconda metà del Novecentosono ricchi di umori e di pas-sioni che è ancora possibilepercepire vivi e, quindi, corre-remo il rischio di proporre, oltread una sequenza di saggi e difonti storiche, anche una sortadi Amarcord, forse con qualcheasperità e qualche ruvidità inpiù di quanto capita di solitoquando si compie questa ope-razione di memoria.

Storia d’Italia, il secondo Novecento 945.092E’ d’obbligo cominciare dalle opere di sintesi e di ampio respiro, esse servono a munirsidelle coordinate indispensabili per orizzontarsi in un periodo così denso di eventi e di pro-tagonisti; ecco perciò che si troveranno particolarmente utili:

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I Governi Italiani dal 1943 al 1975, a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Roma, IstitutoPoligrafico dello Stato, 1976.

Un interessante excursus che, partendo dall’analisi degli articoli della nostra Costituzio-ne dedicati all’esecutivo, elenca tutti i governi dell’Italia dopo l’8 settembre 1943,dall’ordinamento provvisorio (1943-1946) a quello di transizione (1946-1948), sino aquello della VI^ legislatura repubblicana e, in appendice, offre anche l’elenco di tutti iMinisteri posteriori alla promulgazione dello Statuto Albertino sino al fatidico 25 luglio1943 (dal marzo 1848 al 25 luglio 1943), cioè da Balbo all’ultimo ministero Mussolini.

Il Dopoguerra italiano: 1945-1948, Guida Bibliografica, Milano, Feltrinelli, 1975.Si tratta di una rassegna critica, per la verità non più aggiornata, relativa alla produzio-ne storiografica dedicata all’Italia dell’immediato dopoguerra e discussa in occasione diun Convegno promosso dall’Istituto Nazionale per la storia del movimento di liberazionein Italia: vi sono articoli di Guerrini e De Marco a proposito di lotte contadine finalizza-te alla riforma agraria e di Mezzogiorno, riflessioni di Flores sui problemi politico-istituzionali che accompagnano l’Italia che si avvia verso la faticosa ricostruzione, diGallerano sulla situazione politica internazionale e di Ganapini sui partiti politici italianinel Dopoguerra.

Profili dell’Italia Repubblicana, a cura di Ottavio Cecchi e Enrico Guidetti, Roma, editori Riuniti,1985.

Con interventi di Giulio Carlo Argan sull’arte italiana del secondo dopoguerra, GiulianoBellezza a proposito dei dissesti idrogeologici del paese, Carlo Bernardini su di un tema,quello dello stato della ricerca, che meriterebbe un attento paragone statistico conquanto si sta facendo oggi in Italia, Aniello Coppola, Tullio De Mauro che sviluppa unamonografia dal titolo illuminante: La scuola: riforme mancate e impegno dei docenti, Gui-do Fagiani, Franco Ferrarotti, Gian Carlo Ferretti, Goffredo Fofi, ovviamente sul rap-porto spettacolo-pubblico e Paolo Sylos Labini sull’economia ecc. ecc. Una interessanteraccolta di riflessioni prodotte dai rappresentanti di un po’ tutte le generazioni di ita-liani nati nella prima metà del secolo scorso (dal più vecchio, Argan, classe 1908 al piùgiovane, Stefano Sensini, del 1953).

ENZO SANTARELLI, Storia critica della Repubblica: l’Italia dal 1945 al 1994, Milano, Feltrinelli,1996.

Un’agile sintesi della storia del nostro paese dal secondo dopoguerra agli anni Novanta;di particolare interesse si rivelano i capitoli della Parte III, I nodi di una crisi, che ciparlano di una delle fasi storiche più coinvolgenti e discusse anche oggi (si veda, adesempio, la vexata quaestio di Sofri e della sua grazia) in Italia, gli anni di piombo, glianni Ottanta e il Craxismo, lo yuppismo e il nuovo capitalismo rampante. Un approccioestremamente “amichevole” per cominciare a ripercorrere la nostra storia recente.

SILVIO LANARO, Storia dell’Italia Repubblicana, Venezia, Marsilio, 1997E’ questa una lettura che non esiteremmo a definire “edificante”, per lo stile di scrittu-ra che la contraddistingue, uno stile veramente nobile, e per la sapienza con cui viene

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disegnato l’affresco di un paese che, pieno di speranze, si dibatte tra una prospettivasempre incipiente di modernizzazione e un’inconfessabile propensione alla navigazione avista, alla tutela di un “particulare” che è sintomo del permanere di un senso dello statopiù formale che reale. Le due parti in cui si suddivide il libro, Il lungo dopoguerra e Lagrande trasformazione, sono seguite da un’interessantissima Cronologia (1945-1991) acura di Luca Pes.

PAUL GINSBORG, Storia d’Italia dal dopoguerra a oggi: società e politica 1943-1988, Torino, Ei-naudi, 1999.

Una documentatissima storia dell’Italia da parte di un grande storico, londinese di nasci-ta ma italiano di adozione: in questo volume ci viene presentata la situazione dell’Italiadalla Resistenza sino all’Italia dopo gli anni di piombo, attraverso l’analisi dei fenomenieconomici e sociali (Il miracolo economico, la fuga dalle campagne, le trasformazioni so-ciali: 1958- 1963), e di quelli politici (l’affermarsi della Democrazia Cristiana, la Sinistrae il movimento operaio negli anni ’50, il Centro – Sinistra, Crisi-compromesso-anni dipiombo: 1973-1980). In chiusura una indispensabile Appendice Statistica (pp.577-608).

PAUL GINSBORG, L’Italia del tempo presente: Famiglia, Società Civile e stato 1980-1996, Torino,Einaudi, 1998.

In questo suo secondo volume l’autore propone una lettura del presente, che a noi capitadi percepire appiattito dal vissuto e distorto dalle passioni che inevitabilmente lo ac-compagnano, con la profondità e l’articolazione che sono propri della storia, intesa comemetodo e come spirito critico nei confronti della realtà: vengono quindi presentati i vez-zi e i vizi della nostra generazione, viene posta in connessione la società civile con la cul-tura di massa, viene osservata la progressiva “sconfitta” della politica del nostro paesesino alla caduta del “CAF” e all’ascesa nel 1994 di Berlusconi. Anche questo volume pro-pone, in chiusura, la solita aggiornatissima “appendice statistica” (pp.565-604).

Proprio l’analisi del Ginsborg induce ad aprire alcune finestre su argomenti specifici e didettaglio dell’Italia del Novecento: Il primo, doverosamente, è dedicato al paesaggio deipartiti italiani nei quali va ad identificarsi la storia politica dell’Italia repubblicana:

GIUSEPPE CHIARANTE, La Democrazia Cristiana: dal Partito Popolare agli anni del potere. Gliuomini e le correnti, i rapporti con le classi dominanti e la base cattolica, Roma, Editori Riuniti,1980.

Il testo è dedicato a tracciare in modo sintetico la storia del partito che per più di qua-rant’anni ha gestito il potere nel nostro paese, con una annotazione legata alla naturaleobsolescenza del testo; questi infatti si chiude con un capitolo dedicato alle elezioni del1979 e con la domanda: “quale DC per gli anni Ottanta?”. La risposta sarebbe giunta dalCraxismo e dalla definitiva diaspora che si è consumata con la morte della cosiddetta“Balena Bianca” allo scorcio degli anni Novanta, dopo la fase triumvirale del “CAF”,l’operazione mani pulite e la fine (?) della Prima Repubblica.

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UMBERTO CURI, Lo scudo di Achille: Il PCI nella Grande Crisi, Milano, Franco Angeli, 1990.In cui si parla dell’avversario della Democrazia Cristiana per antonomasia, quel PartitoComunista che, qui, viene osservato nel momento in cui Achille Ochetto, Segretario ge-nerale del PCI, propone l’iniziativa, approvata dalla maggioranza del Comitato Centraledel Partito, di promuovere, nel novembre 1989, la costituzione di una nuova formazionepolitica con un diverso nome e con una ormai inevitabile rettifica ideologica. Il testo nonoffre soltanto un’analisi del “processo costituente” della “Cosa” (così veniva chiamatoall’inizio questo nuovo movimento politico) ma evidenzia anche le profonde fratture cheuna simile svolta ha determinato nella cosiddetta Sinistra italiana.

Oltre all’analisi politica del nostro paese, compiuta attraverso l’osservatorio privilegiato deimaggiori partiti italiani del Dopoguerra, un altro tema meritevole di approfondimento cisembra quello legato alla Questione Femminile, di cui si offrono i seguenti saggi:

ADRIANA SERONI, La questione femminile in Italia (1970-1977), a cura di Enzo Rava, Roma, EditoriRiuniti, 1977.

Si tratta di una serie di scritti, una sorta di vera e propria fonte storica, che riassumo-no in modo diretto la politica del Partito Comunista Italiano in sede parlamentare suitemi e sui problemi legati all’emancipazione femminile: Lavoro, Diritto di Famiglia (rivistonel 1975), divorzio (oggetto di referendum il 12.5.1974), aborto (tema anche questo diaccesa consultazione referendaria), movimento neofemminista, riscatto del sesso….ecc.Non è comunque la presentazione di una linea organica della politica di partito ma una di-scussione non dogmatica dei problemi legati al mondo femminile affrontati nella lorocomplessità e nelle loro contraddizioni.

E, di più ampio respiro storico e con il taglio tipico del saggio il testo di

MICHELA DE GIORGIO, Le Italiane dall’Unità a Oggi: modelli culturali e comportamenti sociali,Roma-Bari, Laterza, 1993.

Si tratta di una documentata e ricca monografia dedicata alla condizione della donnanell’Italia postunitaria: il libro si sofferma in particolar modo sul passaggio storico traOttocento e Novecento, tuttavia vi si trovano ampi esempi riferiti all’attualità.

È possibile poi intraprendere l’esame del nostro paese nel Dopoguerra attraverso l’otticasociologico-antropologica che ci offrono alcuni saggi, assai agili e scorrevoli, come:

NANDO DALLA CHIESA, Storie di boss ministri tribunali giornali intellettuali cittadini, Torino, Ei-naudi, 1990.

di cui piace riportare una citazione: “L’Italia entro la quale scorrono le microstorie rac-contate nel libro è simbolicamente l’Italia di Andreotti. Non certo nel senso chequest’ultimo l’abbia costruita… ma che ha plasmato con azioni, omissioni e alleanze la so-stanza del potere nel dopoguerra; e questo grazie al fatto che nessuno come lui ho com-piutamente rappresentato la cultura politica di questo paese, proprio a partire dallafondamentale nozione del potere…”

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e ancora:

NANDO DALLA CHIESA, Il Giudice Ragazzino: storia di Rosario Livatino assassinato dalla mafiasotto il regime della corruzione, Torino, Einaudi, 1992.

“Venerdì 21 settembre 1990, killer di mafia portarono a termine l’esecuzione di RosarioLivatino, magistrato impegnato ad Agrigento; un “Giudice Ragazzino” che rappresentavalo stato in prima linea…” . Un buon viatico per conoscere uno degli episodi più sconcer-tanti di una lotta alla mafia che, oggi, sembra aver segnato in qualche modo il passo.

Oltre che col problema della mafia, con la sua trafila infinita di assassinii, il nostro paese hadovuto confrontarsi anche con quello del terrorismo durante i cosiddetti “Anni di Piombo”.La nostra biblioteca conserva una testimonianza assi interessante anche per questo speci-fico tema:

GERARDO ACQUAVIVA, Alfredo Albanese, una vita per la difesa delle Istituzioni Democratiche(con la collaborazione della moglie di Albanese, Teresa Friggine, e del figlio Alfredo, Bologna, Fer.Vi. Cr. e Do., s.d. (2000).

Un testo redatto a vent’anni dalla uccisione, avvenuta il 12 maggio 1980 alle ore 8.25, diquesto ufficiale della DIGOS di Ve-Mestre, mentre stava indagando su di un altro mortodi terrorismo, il mestrino Sergio Gori, ucciso nel gennaio 1980. E’ un modo diverso peravvicinarsi e osservare con occhi nuovi luoghi che sembrano appartenere banalmente allanostra quotidianità e in cui invece si è crudelmente consumata una parte importantedella nostra storia; una storia che è sempre sull’orlo dell’oblio.

Per quel che concerne l’ultimissimo scorcio del Novecento in Italia, non possono mancarele osservazioni politiche che, la cosa può certo stupire il giovin lettore, riescono a suscitareancora umori e passioni, incavolature e apprensioni:

Fase Due: il Governo D’Alema in Parlamento, 6-7 luglio 1999, in “Idee in cammino”, anno V, n.i 13-14, 15/30 luglio 1999.

Viene offerto uno stralcio del resoconto stenografico del Dibattito alla Camera dei De-putati e al Senato in occasione della presentazione del governo D’Alema al Parlamento,un governo che per la prima volta nella storia dell’Italia repubblicana è presieduto da unex comunista (comunista come comunista?!); sono riportate: la dichiarazione di D’Alema,gli interventi e le dichiarazioni di voto a nome dei DS e i documenti approvati dalle As-semblee; si tratta di una documentazione utile e di primo piano sull’ennesimo momento diimportante e delicata transizione dell’attività politco-istituzionale del nostro paese.

Non può, quindi, mancare il resoconto di un’alternanza di governo che, inopinatamente, hacominciato da un decennio a questa parte a contraddistinguere il nostro paese, per qua-rant’anni fedele alla stessa formula chimica di potere, a forte predominanza basico-democristiana. Sarà quindi particolarmente interessante compulsare, in nome della parcondicio, il seguente testo:

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GIAN ANTONIO STELLA, Tribù: foto di gruppo con Cavaliere, Milano, Mondatori, 2001Una dimostrazione di come la cronaca proposta attraverso un instant Boock, scritto conlo stile corrosivo che è proprio di questo noto giornalista, possa aiutarci a leggere il pre-sente e, nel contempo, si offra come testimonianza per ciò che sarà (purtroppo? conce-detecelo, via!) storia del nostro paese.

Rinviando alla futura’”antologia dei brani memorabili” del nostro sito d’Istituto per la letturadelle prime divertenti righe del capitolo introduttivo, intitolato: Silvio, Stalin, Clarabella, oc-corre dire che, grazie a questo libro, si può avere una carrellata critico-parodico-descrittivadi personalità politiche tutt’oggi in auge nel nostro paese, impermeabili a tutti i cambiamentie sopravvissute a tutti gli sconvolgimenti che la fine della cosiddetta Prima Repubblica haprodotto, sempre avviticchiate al potere ieri come oggi, in un presente che le poneall’ombra del “Mago di Arcore” il quale, grazie ai suoi super poteri, è riuscito nel miracolo ditrasformare loro, “Che erano delle zucche, in veri e propri Principi”. Potrebbe essere cosadavvero interessante avviare la ricerca per dare un volto a questi signori che possono van-tare nomi di battaglia veramente fulminanti e che qui citiamo, fior da fiore: “Il Cleropositivo”;il “Colosso di Godi”; “L’Apostolo di due Messia”; “Il Wandissimo” ecc. ecc.

Se poi qualcuno crede che si sia troppo inamidati su tematiche istituzionali e troppo politi-camente corretti, allora ecco la nostra subitanea smentita: c’è bisogno di recuperare iden-tità? abbiamo il testo adatto anche per questo:

Identità Veneta, a cura di Cesare De Michelis, Venezia, Marsilio, 1999.Non so quanto se ne possa ricavare, vista l’eccentricità e la disomogeneità degli inter-venti, tuttavia…

E ora concludiamo, ben consapevoli che anche la letteratura può offrire una gran mole diconoscenza storica per quel che concerne l’Italia del secondo Dopoguerrra, ma sarà forsecura di un prossimo itinerario la citazione di opere letterarie che parlino di questo periodo,augurandoci che il tutto non suoni troppo minaccioso.

Antonio Marchiori

Sintesi:Sezione della Biblioteca di Istituto: Storia; Storia d’Italia Contemporanea; il secondo Novecento;Classificazione Dewey: 945.092

Testi citati (in ordine alfabetico):1. GERARDO ACQUAVIVA, Alfredo Albanese, una vita per la difesa delle Istituzioni Democratiche (con la collaborazio-

ne della moglie di Albanese, Teresa Friggine, e del figlio Alfredo, Bologna, Fer. Vi. Cr. e Do., s.d. (2000).2. GIUSEPPE CHIARANTE, La Democrazia Cristiana: dal Partito Popolare agli anni del potere. Gli uomini e le correnti, i

rapporti con le classi dominanti e la base cattolica, Roma, Editori Riuniti, 1980.3. UMBERTO CURI, Lo scudo di Achille: Il PCI nella Grande Crisi, Milano, Franco Angeli, 1990.4. NANDO DALLA CHIESA, Storie di boss ministri tribunali giornali intellettuali cittadini, Torino, Einaudi, 1990.5. NANDO DALLA CHIESA, Il Giudice Ragazzino: storia di Rosario Livatino assassinato dalla mafia sotto il regime della

corruzione, Torino, Einaudi, 1992.6. MICHELA DE GIORGIO, Le Italiana dall’Unità a Oggi: modelli culturali e comportamenti sociali, Roma-Bari, Laterza,

1993.7. Il Dopoguerra italiano: 1945-1948, Guida Bibliografica, Milano, Feltrinelli, 1975.8. Fase Due: il Governo D’Alema in Parlamento, 6-7 luglio 1999, in “Idee in cammino”, anno V, n.i 13-14, 15/30 luglio

1999.9. PAUL GINSBORG, L’Italia del tempo presente: Famiglia, Società Civile e stato 1980-1996, Torino, Einaudi, 1998.

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10. PAUL GINSBORG, Storia d’Italia dal dopoguerra a oggi: società e politica 1943-1988, Torino, Einaudi, 1999.11. I Governi Italiani dal 1943 al 1975, a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Roma, Istituto Poligrafico dello

Stato, 1976.12. SILVIO LANARO, Storia dell’Italia Repubblicana, Venezia, Marsilio, 1997.13. Profili dell’Italia Repubblicana, a cura di Ottavio Cecchi e Enrico Guidetti, Roma, editori Riuniti, 1985.14. ENZO SANTARELLI, Storia critica della Repubblica: l’Italia dal 1945 al 1994, Milano, Feltrinelli, 1996.15. ADRIANA SERONI, La questione femminile in Italia (1970-1977), a cura di Enzo Rava, Roma, Editori Riuniti, 1977.16. GIAN ANTONIO STELLA, Tribù: foto di gruppo con Cavaliere, Milano, Mondatori, 2001

Inoltre: Sezione Storia Veneta, Class. 945.3117. Identità Veneta, a cura di Cesare De Michelis, Venezia, Marsilio, 1999.

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IL GIOCO DELL'OPAC (Online Public Access Catalogue)

A mo' di premessa

Accanimenti tecnologiciNon sono mai riuscito a libe-rarmi dal sospetto che la ragio-ne stia tutta dalla parte di chiafferma l'inutilità dei siti webscolastici. Non parlo natural-mente del nostro, perché è inparte opera mia e l'autocritica èper fortuna passata di moda.Ma a navigare un po' nella reteè facile rendersi conto chemolti di essi aggiungono poco onulla alla conoscenza del navi-gatore, soddisfano poche dellesue curiosità (quando lo fanno),raramente appagano le sueesigenze estetiche. È peraltrovero che i danni prodotti da talisiti sono in genere proporzio-nati all'esiguo numero dei lorovisitatori. Situazione del restocondivisa da certi bollettini dibiblioteca…Comunque stiano le cose, hosempre voluto credere che unaqualche utilità un sito webscolastico possa averla, es-senzialmente come fornitore diservizi e come spazio condivisoda una comunità. Si tratta, loammetto, di orizzonti un po'fumosi e non facili da definire.Una comunità a scuola esiste,chiacchiera comunica e vivegomito a gomito tutte le mattinee parte dei pomeriggi. Crearleuno spazio nella rete può sem-brare - e forse è - un classicoesempio di complicazione affarisemplici, quando per conto miomi sto sempre più convincendo

che un uso intelligente delletecnologie debba evitare similiaccanimenti. In conclusione,credo che occorra semprechiedersi che cosa serve dav-vero automatizzare o condivi-dere virtualmente.

Lo stato delle coseLa nostra biblioteca d'Istitutonon è grandissima: conta qual-che migliaio di volumi e alcunidocenti volenterosi e sinergici(qualunque cosa ciò significhi).La classificazione decimaleDewey distribuisce i libri sugliscaffali in modo da formare uncatalogo non cartaceo, il che,detto volgarmente, significache c'è uno scaffale con i ro-manzi inglesi, uno con quelliitaliani, un altro con i libri di cu-cina. Non basta: in bibliotecac'è un computer, nel quale giraun programma, BIBLO, fornitodal Sistema Bibliotecario delComune di Venezia, col qualeè stata catalogata la massimaparte dei volumi della nostrabiblioteca. Periodicamente, unoscuro lavoro dei suoi Com-missari rende possibile l'invio diquesto catalogo elettronico,via email, ai gestori del sud-detto sistema bibliotecario co-munale, i quali riversano poi idati ricevuti in un catalogo col-lettivo su cd-rom, dal suggesti-vo nome di Biblionauta.

Complicarsi la vitaInsomma, pare proprio che dicataloghi ce ne sia d'avanzo.Tuttavia la biblioteca non è

sempre aperta (i volonterosimembri della Commissione Bi-blioteca non riescono a liberar-si del vizio di insegnare…), Bi-blo è usato saltuariamente, perquanto ne so Biblonauta è danoi un prodotto semiclandesti-no.Per farla breve, ho creduto chesarebbe stato utile rendereconsultabile il catalogo dellabiblioteca dalle pagine del sitoweb della scuola.

Piccolo è bruttoPer i motivi che cercherò diesporre più oltre, questa condi-visione del catalogo non è poicosì facile. La base di daticreata da Biblo ha una strutturadiversa da quelle che ho avutomodo di gestire via web nel si-to.Certo, programmatori profes-sionisti hanno sviluppato delsoftware capace di risolverequesto problema; tuttavia,quando tre anni fa ne contattaiuno, che lavorava per la BDP,la Biblioteca di Documenta-zione Pedagogica di Firenze,mi sentii rispondere che rende-re leggibile il nostro catalogomediante il loro software ri-chiedeva un loro diretto inter-vento, e che per una solascuola non se ne faceva nulla.Ma c'era dell'altro: ilWebmaster (italianamente:"l'amministratore del sito") diPoloest, la rete telematica dellaProvincia di Venezia, che alloraospitava l'unico nostro spazioweb, ebbe modo di dirmi che,

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in ogni caso, non avrei potutoattivare quel software BDP suiserver di Poloest, per motivi disicurezza.

Panta rei (=tutto scorre)È passato del tempo. Da qual-che mese il nostro Istituto hapreso la (saggia) decisione diacquistare uno spazio webproprio e di registrare un pro-prio dominio (per chi ancoranon lo conoscesse, èhttp://www.istitutogritti.it) .Questa scelta ha reso possibilialcune operazioni che primaerano fuori dalla nostra portata,soprattutto in materia di gestio-ne a distanza delle basi di dati.Tuttavia il problema di fondo,per quel che riguarda il catalo-go online, è rimasta la stessa:la struttura delle basi di datiche possiamo gestire nel nuo-vo sito differisce in modo sen-sibile da quella del catalogo Bi-blo, usato dalla biblioteca.Mi è capitato di leggere che ilSistema Bibliotecario del Co-mune di Venezia ha recente-mente messo a punto un soft-ware per costruire da sé un sitoweb col proprio catalogo Bibloconsultabile, ma per far funzio-nare tale software occorre chesul server il sistema operativosia Microsoft, mentre per il no-stro server a pagamento ab-biamo optato per il sistemaoperativo libero Linux, seguen-do in ciò le raccomandazioniimpartite alla Pubblica Ammini-strazione dal Ministero per l'In-novazione Tecnologica.

Infine va osservato che alcunescuole (ad es. il vicino LiceoStefanini) hanno inserito il ca-talogo della propria bibliotecanella banca dati del SistemaBibliotecario e Museale della

Provincia di Venezia, consulta-bile via web. Forse questa è lavia migliore, e non è esclusoche un domani anche il nostroIstituto possa muoversi in taledirezione: ho infatti notiziecerte che la Commissione Bi-blioteca stia prendendo infor-mazioni in merito…

L'uovo oggiAl di là di ogni considerazionepratica, tuttavia, il problema dicostruire in proprio un OPAC(Online Public Access Catalog)presentava anche un certo fa-scino: era poi davvero così dif-ficile far da sé? Chi ha mai pro-vato una pur minima passioneper il bricolage, compresoquello informatico, sa di cosaparlo: c'era una strada, magariartigianale e imperfetta, macomunque adatta allo scopo direndere consultabile il catalogodella nostra biblioteca da ognialunno o professore, da scuolacome da casa?La risposta, a quanto pare, èsì. Nel sito oggi il catalogo èconsultabile: il bibliotecarioprofessionista, così come l'in-formatico di mestiere avrannomille rilievi da sollevare. Ma lostudente e il docente possonofare le loro ricerche preliminaricon più facilità di prima.

Come premessa direi che puòbastare. Chi volesse saperneun po' di più, prosegua nellalettura delle note tecniche, pre-disposte per accompagnare lepagine web di ricerca bibliogra-fica, e qui adattate un po' allabuona.

Note tecnicheUn OPAC extra lightUn OPAC (Online PublicAccess Catalog), vale a dire un

catalogo di una biblioteca libe-ramente consultabile nel web,è una cosa seria. La bibliote-conomia è una scienza, l'infor-matica pure.Il nostro OPAC è invece moltopiù leggero, frutto di un ap-proccio artigianale: è, per cosìdire, figlio della curiosità o, sevolete, di una scommessa:quella di trovare una soluzionefai-da-te ad un problema sti-molante.

Un problema stimolanteEcco dunque il problema: la bi-blioteca d'Istituto usa un soft-ware di catalogazione libraria dinome Biblo.Si tratta di un'eccellente appli-cazione database costruita conl'ottimo CDS/ISIS, un DBMS(DataBasse Management Sy-stem = sistema di gestione dibasi di dati) fornito gratuita-mente dall'UNESCO, diffusonel mondo intero e particolar-mente adatto alla catalogazio-ne libraria.Il problema sta nel fatto cheISIS organizza le sue basi didati in un modo strutturalmentediverso da quello usato dai piùdiffusi DBMS relazionali, tra iquali va annoverato anche l'ot-timo Mysql, anch'esso gratuito,open source (cioè caratteriz-zato da un codice sorgente nonproprietario) e usato nel nostrosito.Insomma: rimanendo nella di-mensione del fai-da-te, eraperfettamente alla nostra por-tata gestire un mini OPAC, i cuidati fossero memorizzati inMysql. Purtroppo però i datinon erano in Mysql, ma in ISIS.Occorreva trasportarli da un si-stema all'altro. Come?

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Capire la differenzaLa differenza tra ISIS e Mysql ènotevole.In Mysql i dati del catalogopossono essere rappresentatiin forma tabellare, dove ad ogniriga corrisponde una scheda, inun tradizionale catalogo carta-ceo (fig.1)

ISIS invece accetta che alcunicampi possano essere ripetibili,e che inoltre essi possano es-serci o non esserci. Ciò rendeassai problematico trasferire idati in una tabella, perché nonè costante il numero delle suecolonne (figura 2).La cosa poi si complica seconsideriamo che ISIS con-

templa la possibilità di definiredei sottocampi: così, ad es., nelcampo 'autore' ci sarà magariqualcosa come'^CManzoni^NAlessndro', dove'^C' e '^N' sono i marcatori, ri-spettivamente, dei sottocampicognome e nome.

autore titolo soggetto... ... ...... ... ...

Figura 1: una possibile rappresentazione tabellare di una serie di record in MySql.

autore autore titolo Soggetto... ... ... ...autore titolo soggetto... ... ...autore titolo secondo titolo Soggetto Soggetto note... ... ... ... ... ...

Figura 2: una posibile rappresentazione tabellare di una serie di record in Biblo / ISIS

UNIMARCCercando una soluzione al trasfe-rimento dei dati, ho incontratosulla mia strada UNIMARC, a-cronimo per UNIversal MAchineReadable Catalogue. Si tratta diun formato di codifica internazio-nale per la leggibilità dei dati bi-bliografici registrati su supportoelettronico, conforme allo stan-dard ISO 2709.ISIS esporta i propri dati in for-mato UNIMARC. Ogni record(=scheda) assume un aspettosimile a quello riportato in figura3.Dapprincipio la cosa non mi haconfortato molto, un po' per unacerta oscurità del formato, maanche perché le circa 7000 sche-de esportate da ISIS in questoformato generavano un docu-mento di 583 pagine formato A4.Tutte così.

003450000000001450004500001000700000011008600007014002400093041002200117061002900139062000400168700000300172712000400175713000400179741001600183#001172#^T<La> cognizione del dolore^RCarlo Emilio Gadda^Aconun saggio di Gianfranco Conti-ni#^LTorino^NEinaudi^A1984#^CGadda^NCar lo Emi-lio#^T<La> cognizione del dolore#853#am#GRI#853#^BGRI^D853^IGAD#@Figura 3: un record in formato UNIMARC.

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Un po' di lucePoi però è arrivata un po' di lu-ce. Documentandomi su UNI-MARC ho avuto modo di capireche un record in questo for-mato è composto di tre parti:1. un'etichetta (label) di 24

caratteri, con metainfor-mazioni sul record;

2. un indice (directory), dilunghezza variabile, mastrutturato a pacchetti (3caratteri per identificare ilcampo, secondo lo schemadefinito nella base di datialla quale il record appar-tiene; 4 caratteri per direquanto è lungo il contenutodi quel campo; 5 caratteriper dire in quale posizione,nel record in questione, sipossono cominciare a leg-gere i dati di quel campo).

3. i dati veri e propri dellascheda.

È seguendo questa segmenta-zione che ho realizzato questoOPAC extra light.

Due soli campiInfatti ad un'analisi più attenta,le informazioni della label misono parse sovrabbondanti ri-spetto allo scopo. Una sempli-ce tabella Mysql, formata dadue campi di testo (uno per ladirectory, l'altro per i dati),avrebbe conservato e resoconsultabile via web il catalogo.Le interrogazioni sul database(eseguite con l'aiuto delle pagi-ne web attive sul server scrittein linguaggio PHP) sarebberoavvenute sequenzialmente sulcampo dati; il computer rice-vente (il client) avrebbe rice-vuto in risposta all'interrogazio-ne entrambi i campi, che delcodice scritto in linguaggio Ja-vascript, e contenuto nella pa-gina web visualizzata, avrebbe

eseguito sul client, rendendoumanamente leggibili i datidella scheda UNIMARC.È una procedura che sicura-mente presenta dei limiti, e chefarebbe certo arricciare il nasoad un bibliotecario esigente.Ma se lo scopo è quello di con-dividere il catalogo di una bi-blioteca scolastica (in crescita,ma che non potrà mai ambirealle dimensioni di una Bibliote-ca Nazionale), e oltre a ciòrendere possibili delle sempliciricerche da parte di tutti coloroche frequentano il nostro Isti-tuto; be', a me pare che la so-luzione sia in fondo funzionale.

Da UNIMARC a SQLNaturalmente occorreva poimettere in pratica l'idea.Non ho trovato altra soluzioneche scrivere un piccolo pro-gramma in linguaggio C: taleprogramma, costituito da pocherighe di codice, ha letto le 583pagine dei record esportati daBiblo, e per ciascun record haeseguito le seguenti opera-zioni:1. ha separato label, directory

e dati in tre distinte variabi-li;

2. ha scritto su di un file ilcontenuto della directory edei dati, generando delleistruzioni SQL, adatte adinserire i dati nella nuovabase dati di destinazione.

SQL sta per Structured QueryLanguage, forse il più diffusotra i linguaggi per l'interro-gazione di database.Mi ha confortato registrare chela scansione e trasformazionedelle 583 pagine ha impegnatoil mio PC per circa tre decimi disecondo.

Accenti d'ira e orribili favelleLungo la via mi sono poi ac-corto di aver tralasciato un pro-blema non secondario: quellodella rappresentazione dellevocali accentate.Non entrerò nei dettagli dellaquestione. Basti qui sapere,per averne un'idea,che:1. il programma Isis/Biblo gira

in Ms-Dos, ed usa quindi lacodifica ASCII estesa (256i caratteri riconosciuti);

2. Windows esegue una tra-sposizione dei codici ca-rattere dell'ASCII esteso,che genera delle incon-gruenze, delle quali nonsono venuto a capo (mi stodocumentando, ma mi pardi aver capito che sono inottima compagnia...)

In parole povere, alcune lettereaccentate, leggibili corretta-mente in Biblo, andavano per-se per strada (ad es. la "à" di-ventava inevitabilmente "...").Ho scelto una soluzione tuttapragmatica, della quale mi ver-gogno un po': quello stessoprogrammino in linguaggio C,di cui ho parlato sopra, esegueuna sostituzione dei caratteriaccentati, usando una tabelladi corrispondenza tra Ms-Dos eWindows, che ho costruito inmodo assolutamente empirico.Il filologo si straccerà le vesti.L'informatico pure. Si chiami unsarto.

ConclusioneHo infine riversato i dati nelnuovo database, ed ho predi-sposto le pagine per la con-sultazione, i cui dettagli vi ri-sparmio.Il catalogo è lì, nel sito: chi neha curiosità, vada a dargliun'occhiata.

Daniele La Rosa

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