STORIA ECONOMICA
PAOLO MALANIMA
Tema del corso: Lo sviluppo delle economie mondiali negli ultimi due secoli
1. Popolazione2. Produzione3. Cambiamento strutturale4. Ineguaglianze nello sviluppo5. Tecniche6. Modelli di sviluppo
1. Popolazione
4
1820 2019 2050
Popolazione (miliardi) 1 7,7 10Urbanizzazione (%) 5-10 50 70Pil (1820=1) 1 92 280-290PIL pro capite (1820=1) 1 13 25Commercio estero (1820=1) 1 1320
Previsioni pessimistiche
Previsioni ottimistiche
Il Rapporto sui limiti dello sviluppo, commissionato al MIT dal Club di Roma, fu pubblicato nel 1972 da Donella H. Meadows, Dennis L. Meadows, Jørgen Randers e William W. Behrens III.
Nel 2050, il 70% della popolazione vivrà in aree urbane e 3 miliardi di persone saranno destinate alla povertà. Il 60% dei principali ecosistemi sarà a rischio, i livelli di diossido di zolfo e di azoto aumenteranno rispettivamente del 90% e del 50%, causando smog, piogge acide e fuliggine. Il livello dei mari s’innalzerà da 1 a 2 metri, con milioni di persone obbligate a lasciare le aree costiere in cui vivono.
Tra gli ulteriori problemi che ci troveremo ad affrontare tra trent’anni:- Una domanda energetica in aumento del 57% di cui l’81% fossile.- La scarsità d’acqua che minaccerà la metà della popolazione, ovvero il 52% delle persone.- Una produzione di cibo che dovrà aumentare del 70% a fronte di un incremento di terre arabili pari solo al 5%.- La quantità di terra non utilizzata dall’uomo sarà inferiore del 20%.- Fino a 100 miliardi di dollari necessari per adattarsi a un mondo più caldo di 2 gradi centigradi.- E conseguenti 200 milioni di rifugiati climatici.3,5 milioni di persone moriranno a causa dell’inquinamento dell’aria.-13,2 miliardi di tonnellate di rifiuti.- Fino al 40% dei pesci si estinguerà e le barriere coralline andranno verso la scomparsa.
Chiara Bertoletti3 Dicembre 2015
8
Popolazione mondiale nel 1950 2.525.149.312
Popolazione mondiale nel 1995 5.735.123.083
Popolazione mondiale 1 giugno 2019 (ore 10,30):7.707.884.100
http://www.worldometers.info/world-population/
Calcolare il tasso di crescita complessivo e annuo fra 1950 e 2019
9
Crescita della popolazione mondiale:
1950 2525 milioni2019 7707 milioni
Tasso di crescita complessivo (69 anni)
7707 25252,07 100 207%
2525
7707 2525 77071 2,07 100 207%
2525 2525 2525
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Tasso di crescita annuo fra due date
6 9
2 0 7 : 6 9 3 %
7 7 0 7ln : 6 9 0 , 0 1 6 2 1 0 0 1, 6 2 %
2 5 2 5
7 7 0 71 0 , 1 6 3 1 0 0 1, 6 3 %
2 5 2 5
11
Distinguere fra:
- Crescita- Tasso di crescita complessivo- Tasso di crescita annuo
12
2.1 La crescita demografica nella storia
Dati quantitativi sull’ammontare della popolazione
14
Milioni Tassi dicrescitaannua %
-1000000 0,125-100000 1 0,000200
-10000 5 0,0018001 250 0,039
1000 250 0,0001340 440 0,1661650 600 0,1001750 770 0,2491850 1240 0,4761950 2500 0,7012000 6236 1,8282017 7500 1,086
Fig. Popolazione mondiale da 1 milione di anni a.C. al 2017
Fonte: Cohen (1995) (fino al 1950; poi UN).
Il tasso di crescita della popolazione mondiale è andato crescendo sino alla fine del secondo millennio (pur con periodi d’interruzione, come fra l’1 e il 1000). Dall’inizio del secolo XXI si è andato riducendo. Si consideri che un aumento dell’1,8 per cento all’anno, come fra 1950 e 2000, provoca un raddoppio della popolazione in 40 anni.
Si noti, in particolare, l’aumento di tre volte fra il 1950 e il 2017: da due miliardi e mezzo a sette miliardi e mezzo.
15
15
I tassi di sviluppo negli ultimi 2000 anni
I tassi di sviluppo recenti di paesi non sviluppati confrontati con quelli dei paesi sviluppati
16
Fig. La popolazione mondiale da 350.000 anni fa al 2000 (asse verticale per 1.000.000)
Fonte: Kremer
Nota: anni prima del 2000.
0
1000
2000
3000
4000
5000
6000
7000
050000100000150000200000250000300000350000
L’andamento della popolazione mondiale con coordinate aritmetiche mostra una crescita esponenziale a partire da un’epoca molto recente.
17
Kapitza, p. 31
Numero di anni per la crescita di 1 miliardo
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1
10
100
1000
1 15
0
30
0
45
0
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75
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0
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00
13
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00
16
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00
19
50
(mil
ion
i)
Fig. La popolazione europea (senza Russia) 1-2000 (ordinate log)
La crescita della popolazione europea negli ultimi 2000 anni non è stata continua. Fino al 1700-1800 la crescita è stata modesta. In questo lungo periodo la popolazione diminuì due volte: 1. fra il III secolo d.C. e l’800 o 900; 2. nel XIV secolo (per effetto della peste; che rimase endemica nel continente sino al 1700 circa).
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10
100
1000
10000
80
0
90
0
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00
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00
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00
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00
20
00
mil
ion
i
Europe
China
India
Fig. Popolazione di Cina, India e Europa 800-2000 (milioni; ordinate log)
Le curve della popolazione di tre aree molto popolose del Mondo rivelano somiglianze di andamento nel periodo 800-2000. L’aumento della popolazione prende avvio nel corso del XVIII secolo, dopo una lunga epoca di modesta crescita nel tardo Medioevo e caduta e ripresa nei secoli XIV-XVIII. Tenere presente che la scala dell’asse verticale è logaritmica.
20
L’interpretazione classica e malthusiana
Saggio sul principio di popolazione 1798 (ultima edizione 1826)
«le cause che han finora impedito i progressi dell’uman genere verso il suo benessere …
la costante tendenza, che hanno tutti gli esseri viventi, a moltiplicarsi più di quanto lo permettano i mezzi di sussistenza di cui possan disporre»(p. 3).
Gli esseri umani «son tutti portati da un poderoso istinto a moltiplicare la loro specie; istinto che non vien raffrenato da alcun ragionamento o dubbio intorno al modo di provvedere all’esistenza delle loro generazioni» (p. 4).
«perpetua tendenza di crescere al di là dei mezzi di sussistenza» (p. 4).
«la popolazione, quando non è arrestata da alcun ostacolo, si raddoppia ad ogni periodo di 25 anni, crescendo così in progressione geometrica» (p. 6).
«posto che la popolazione attuale ascenda a 1000 milioni, la razza umana crescerebbe secondo i numeri 1, 2, 4, 8, 16, 32, 64, 128, 256, e i viveri secondo i numeri 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9. In due secoli la popolazione si troverebbe, rispetto ai viveri, come 256 a 9! In tre secoli, come 4096 a 13; in duemila anni, la differenza sarebbe quasi impossibile a calcolarsi» (p. 8).
22
S
A
B1
C1
B
C
A1
PMELS
L
Interpretazione di Kremer e neoclassica
24
24
Due cause del ridotto tasso di crescita nelle economie fino al XVIII secolo:
Malattie e nutrizione
Esiste una relazione?
Sì: colera, diarrea, herpes, lebbra, malattie respiratorie, morbillo, tosse cattiva, tubercolosi
?: difterite, influenza, sifilide, tifo
No: malaria, peste, tetano, vaiolo
25
Peste200 milioni di morti nella storia
Peste di Giustiniano 541-544 d.C.Peste Nera 1347-51Cina 1855 e poi diffusione sino alla I Guerra Mondiale
1998-2008 23.268 persone colpite dalla peste in 11 paesi 2.116 morti
26
27
28
pulce
29
30
Tre tipi di peste: bubbonica, polmonare, setticemica
31
Le crisi demografiche e la transizione demografica
Riduzione delle crisi di mortalità dal XVIII secolo in Europa
y = 0,0016x3 - 0,2028x2 + 12,668x + 986,1R² = 0,9976
0
1.000
2.000
3.000
4.000
5.000
6.000
7.000
8.000
9.000
18
20
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00
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10
19
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19
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00
20
10
La popolazione Mondiale dal 1820 al 2018 (000)
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0
10
20
30
40
50
60
70
17
50
17
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17
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18
30
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50
18
70
18
90
Finlandia
Svezia
Fig. Tassi di mortalità (per mille) in Finlandia e in Svezia 1750-1900
Il tasso di mortalità (per 1000) in Finlandia e Svezia mostra una chiara flessione nel corso dell’Ottocento.
35
35
Transizione demografica
Tassi di mortalità (caduta)
Tassi di natalità (stabili dapprima e poi in caduta)
Prima crescita demografica e poi stabilizzazione
Fattori climatici?
Carbon fertilization?
36
0
10
20
30
40
50
1750 1800 1850 1900 1950 2000
tasso di natalità
tasso di mortalità
Fig. Tassi di natalità e di mortalità (per mille) nell’Europa occidentale dal 1750 al 2000
I tassi di mortalità e di natalità sono fra il 35 e il 40 per mille nella seconda metà del Settecento. Nel corso dell’Ottocento il tasso di mortalità diminuisce mentre quello di natalità si mantiene elevato. La popolazione aumenta. Dal 1900 in poi anche il tasso di natalità si riduce. Alla fine del XX secolo natalità e mortalità sono di nuovo vicine l’una all’altra (fra il 10 e il 15 per mille). La popolazione si stabilizza.
37
Fig. Rappresentazione schematica della transizione demografica
La transizione demografica avvenuta negli ultimi tre secoli è consistita nella caduta della mortalità e solo successivamente (con la differenza di un secolo) nella caduta della natalità. Il tasso di aumento della popolazione, che prima della transizione era basso, è cresciuto decisamente nel periodo in cui la differenza fra tasso di natalità e di mortalità era ampia. Successivamente, in seguito alla flessione della natalità, anche il tasso di crescita della popolazione si è ridotto.
tasso di natalità
tasso di
mortalità
tasso di crescita
tassi di
crescita
tempo
38
tassi di
crescita
della
popolazione
paesi sviluppati
paesi in via di sviluppo
Fig. Rappresentazione schematica dei tassi di crescita della popolazione durante la transizione demografica
La transizione demografica è avvenuta prima nei paesi oggi sviluppati. Nei paesi oggi in via di sviluppo essa è avvenuta più tardi e con tassi assai più elevati. Oggi anche nei paesi in via di sviluppo si va riducendo il tasso di crescita demografica. La transizione si sta concludendo.
39
Weil, p. 153
40
In che misura la storia conferma la visione corrente della transizione demografica?
41
Fig. Tassi di natalità, di mortalità e di nuzialità (per 1000) in Italia e in Inghilterra dal 1650 al 1913
Nota: CBR (crude birth rate, tasso di natalità), CDR (crude death rate, tasso di mortalità), CMR (crude marriage rate, tasso di nuzialità)
Il grafico riporta i tassi di natalità, mortalità e nuzialità (per mille) in Italia e Inghilterra dal 1650 al 1913. Si può notare come, fin verso il 1720-30, la mortalità in Inghilterra superi la natalità (le punte di mortalità corrispondono a cattivi raccolti e ad aumenti bruschi del prezzo dei prodotti agricoli). Le cose cambiano dal 1730 in poi; quando si verifica sia una caduta della mortalità che un aumento della natalità. La popolazione inglese aumenta decisamente da quell’epoca in poi. In Italia, più a lungo che in Inghilterra, le punte della mortalità superano quelle della natalità. Solo nell’Ottocento il tasso di natalità si trova sopra a quello di mortalità. Continuano, tuttavia, gravi crisi di mortalità (come nel 1856). Solo nella seconda metà dell’Ottocento le crisi scompaiono.
Italy CN 1650-1913
0
10
20
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40
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16
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CBR
CDR
CMR
England 1650-1913
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CBR
CDR
CMR
42
0
10
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40
50
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169
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173
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177
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0
189
0
191
0
Inghilterra
Italia
Fig. Tassi di mortalità (per mille) in Inghilterra e in Italia 1650-1913
I tassi di mortalità in Italia e Inghilterra mostrano una riduzione verso la fine del grafico. In Inghilterra, tuttavia, il tasso di mortalità diminuisce a partire dal 1720 circa e la volatilità (gli scostamenti dal trend) diminuisce dallo stesso periodo. In Italia ciò avviene molto più tardi: dopo la crisi del 1855.
Nonostante la coincidenza di alcune punte di mortalità nei due paesi, non vi è correlazione fra le due serie (il tasso di correlazione è pari a -12).
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0
10
20
30
40
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60
1650
1670
1690
1710
1730
1750
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1830
1850
1870
1890
1910
1930
1950
Fig. Tassi di natalità e di mortalità in Italia 1650-1960 (per mille)
Nella seconda metà del Settecento la natalità aumenta rispetto alla mortalità. Dall’inizio dell’Ottocento la divaricazione fra le due curve diventa più ampia (mentre, tuttavia, entrambe le curve rimangono su valori elevati). Dal 1870 circa entrambe le curve flettono verso il basso: mentre la distanza rimane più o meno la stessa.
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0
5
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1880
1900
1920
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1960
1980
2000
Fig. Tassi di natalità (curva nera) e di mortalità (curva grigia) in Italia dal 1862 al 2010 (per mille)
Il tasso di crescita naturale della popolazione (cioè la differenza fra tassi di natalità e di mortalità) diventa in Italia inferiore all’1 per mille nel 1983 e diventa negativo nel 1993. Si notino le due punte nella natalità in corrispondenza dell’influenza spagnola nel 1918 e della Seconda Guerra Mondiale. Quanto alla natalità si individuano le due punte immediatamente dopo la Seconda Guerra Mondiale (il baby boom) e intorno al 1970.
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CBR
CDR
The Demographic Transition in Italy 1650-2010
Crude Birth RatesCrude Death Rates
1650-1861 Centre-North Italy1862-2010 Italy
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Speranza di vita e divario di genere 1887-2017Serie Istat
47
Italy, France, Switzerland, England & Wales and Norway, from 1881 to 2014
48
49
Divari nella speranza di vita maschi-femmine 2012 (dati UN)
50
Tendenze in corso
51
Fig. Tassi di crescita della popolazione e della popolazione in età da lavoro 1991-2050
Si prevede che fino al 2050 il tasso di crescita della popolazione si vada riducendo. Si ridurrà soprattutto il tasso di crescita della popolazione in età da lavoro (fra i 15 e i 65 anni; indicata nel grafico in azzurro come “working age population”).
52
52
Figli per donna:
1970-75 2000-05
Paesi in via di sviluppo 5.4 2.9
Africa sub-sahariana 6.8 5.4
Paesi arabi 6.7 3.8
Asia orientale (senza Cina) 5.2 2.4
Asia meridionale (senza India) 6.2 4.0
America Latina e Caraibi 5.1 2.5
Cina 4.9 1.8
India 5.4 3.0
53
Fig. Fertilità femminile (numero medio di figli per donna) e PIL pro capite nel 2013 (in $ intern. PPA)
Esiste una relazione inversa forte fra Pil pro capite e numero medio di figli per donna: quanto maggiore è il Pil pro c., tanto minore è la fertilità femminile. La relazione può apparire paradossale: ci sono meno figli per donna là dove il reddito delle famiglie è più elevato e dove, quindi, ci sarebbero più risorse per allevarli. D’altra parte proprio là dove il reddito famigliare è più elevato, i figli richiedono un più elevato investimento di tempo (hanno un costo opportunità maggiore, nel senso che la famiglia –e, in sostanza, soprattutto la donna- deve rinunciare a una parte del proprio reddito e dei propri consumi –occupazione, svaghi, tempo libero-). In un paese in via di sviluppo ciò non accade o accade di meno. Il tasso di fertilità è, inoltre, inversamente correlato col livello d’istruzione femminile. Con la crescita, il grado d’istruzione aumenta anche per le donne e il numero dei figli si riduce.
y = 42,184x-0,306
R² = 0,6331
1
10
100 1000 10000 100000 1000000
F
e
r
t
i
l
i
t
y
GDP per c.
54
Fig. Tasso di fertilità per area geografica (dal 1940 con proiezioni al 2050)
Il tasso che consente alla popolazione di rimanere stabile è di due figli per donna (linea orizzontale tratteggiata nel grafico). Vediamo come la fertilità sia diminuita ponendosi al di sotto di due figli per donna prima in Europa e Nord America; in seguito in America latina e Asia. La riduzione sta verificandosi anche in Africa (in cui, tuttavia, la fertilità supera ancora i due figli per donna).
55
Fig. Tre piramidi per età della popolazione
Una piramide per età della popolazione rappresenta la struttura demografica di un paese in un particolare anno. E’ ottenuta ripartendo la popolazione maschile (a sinistra) e femminile (a destra) in classi di età (nel caso dei tre grafici in classi di età di 5 anni). Sull’asse orizzontale è rappresentata la percentuale della popolazione nelle diverse classi di età. Esempio: la percentuale sia dei maschi che delle femmine nella classe di età da 0 a 4 anni rappresenta in Italia poco più del 2 per cento della popolazione complessiva, mentre in Afghanistan rappresenta circa il 9 per cento e negli USA poco meno del 4 per cento. Da sinistra: la prima piramide per età rappresenta una popolazione in espansione; la seconda una popolazione stabile; la terza una popolazione che si contrae.
56
Fig. Quattro piramidi per età della popolazione italiana nel 1900, 1950, 2000 e 2050 (proiezione)
Le quattro piramidi per età rappresentano la lunga evoluzione della struttura della popolazione per classi di età nell’ultimo secolo (con proiezioni per il 2050). La traiettoria va da una struttura demografica in cui le classi giovanili rappresentavano la grande maggioranza della popolazione, verso una struttura in cui le classi giovanili rappresentano una minoranza, mentre le classi anziane diventano sempre più rilevanti.
57
Fig. Piramide per età della popolazione mondiale nel 2060 (10 miliardi di abitanti)
58
58
Piketty, p. 80.
59
59
60
60
61
61
Tassi di crescita demografica (per cento):
1950-2000 2000-50
Sviluppati 0.8 0.0
Meno sviluppati 2.1 0.8
In via di sviluppo 2.4 2.1
0
500
1.000
1.500
2.000
2.500
3.000
3.500
4.000
4.500
1820 1840 1860 1880 1900 1920 1940 1960 1980 2000 2016
WE
EE
NA
LA
O
As
ME
Af
WORLD
Kcal pro c. al giorno in 8 macroaree e nel Mondo (curva nera) 1820-2016
2. Produzione
64
Argomenti da esaminare:
Misurazioni del tenore di vita; Crescita moderna del prodotto; Cambiamento strutturale; Distribuzione del reddito personale in relazione alla crescita del prodotto; Ineguaglianze di sviluppo fra le economie.
65
Reddito: definizione di J.R. Hicks 1946:
«We ought to define a man’s income as the maximum value at which he can consume during a week, and still expect to be as well off at the end of the week as he was at the beginning»
66
Ricchezza e prodotto (grandezza fondo e grandezza flusso)
-Il prodotto come indicatore sintetico dell’andamento di un’economia
-Prodotto=Reddito=Spesa
-Dalla ricchezza in A. Smith al prodotto in S. Kuznets
-Le prime serie del prodotto (USA e Italia)
-Altri indicatori sintetici delle capacità produttive di un’economia (consumo di energia, produzione di ferro e acciaio…)
-Indicatori di sviluppo umano
67
y = 1,8221x0,7733
R² = 0,92
100
1000
10000
100000
1000000
100 1.000 10.000 100.000 1.000.000
GD
P p
er c
.
Wealth (total)
y = 1,2307x0,8909
R² = 0,89
100
1000
10000
100000
1000000
100 1.000 10.000 100.000 1.000.000
GD
P p
er c
.
Wealth (tangible)
I due grafici si riferiscono all’anno 2000 e sono elaborati a partire dalle serie della World Bank per la ricchezza (sull’asse orizzontale) e il Pil pro capite (sull’asse verticale PPA). La differenza fra i due grafici riguarda la ricchezza: mentre nel grafico di destra la ricchezza include il capitale umano, nel grafico di sinistra include soltanto la ricchezza tangibile (reale e finanziaria) e dunque senza il capitale umano. In entrambi i casi gli assi sono logaritmici. La relazione è comunque assai forte. Si vedano i due esponenti delle equazioni di potenza. Entrambi gli esponenti mostrano che, al crescere della ricchezza, il Pil pro capite cresce. In entrambi i casi, tuttavia, se un paese è 10 volte più ricco, ha un Pil pro capite che non è 10 volte maggiore, ma 7,7 (nel caso della ricchezza totale) o 8,9 (nel caso della ricchezza tangibile) maggiore. Il prodotto dipende dalla dotazione di risorse (con o senza il capitale umano), ma l’aumento della dotazione di risorse non è proporzionale. Il rapporto fra ricchezza e Pil pro c., infatti, non si mantiene costante.
Relazione fra ricchezza e Pil pro capite nel 2000
68
PIL (GDP) valore complessivo dei beni e servizi finali prodotti nella nazione (al lordo degli ammortamenti) o somma dei valori aggiunti formatisi presso le imprese operanti nel territorio nazionale e presso l’AP;
PNL (GNP) valore complessivo dei beni e servizi prodotti dal lavoro e capitale nazionali (che in parte operano all’estero), ammortamenti inclusi.
Mentre il PIL è il prodotto nei confini nazionali, il PNL è prodotto dai cittadini di un paese, indipendentemente dal luogo in cui è realizzato.
69
70
Helpman
71
Valori nominali e valori reali
72
i iY q p
Equazione del Pil: le quantità prodotte moltiplicate per i prezzi di ogni quantità di beni.
73
Confronti nel tempo
Valore nominale e valore reale
74
Valore nominale e valore reale
Pr Pr i iq pY
Pr=CPI=Indice dei prezzi
Indice dei prezzi (alla produzione e al consumo)
Indice dei prezzi al consumo di famiglie di operai e impiegati
75
Prezzi d’ieri e di oggi: il lungo periodo
Fig. 3. Indice dei prezzi al consumo in Italia dal 1861 al 2011(1861=1; con ordinate aritmetiche in A e con ordinate logaritmiche in B).
0,1
1
10
100
1000
10000
18
60
18
70
18
80
18
90
19
00
19
10
19
20
19
30
19
40
19
50
19
60
19
70
19
80
19
90
20
00
20
10
B
0
3000
6000
90001
86
0
18
70
18
80
18
90
19
00
19
10
19
20
19
30
19
40
19
50
19
60
19
70
19
80
19
90
20
00
20
10
A
1916-18
1940-47
1972-85
Fonte: ISTAT, L’Italia in 150 anni, cit., cap. 21.
Aumento complessivo di 8710 volte.
76
Fig. Indice dei prezzi al consumo in Italia dal 1310 al 2011 (1420-39=1; con ordinate aritmetiche in A e con ordinate logaritmiche in B).
0
10.000
20.000
30.000
40.000
50.000
60.000
13
00
13
50
14
00
14
50
15
00
15
50
16
00
16
50
17
00
17
50
18
00
18
50
19
00
19
50
20
00
0
1
10
100
1.000
10.000
100.000
13
00
13
50
14
00
14
50
15
00
15
50
16
00
16
50
17
00
17
50
18
00
18
50
19
00
19
50
20
00
A B
Aumento di 6,5 volte dal 1400 al 1861
Aumento di 55.000-60.000 volte dal 1400 al 2011
77
0,1
1
10
100
1200
1250
1300
1350
1400
1450
1500
1550
1600
1650
1700
1750
1800
1850
1900
1420
-40=
1
Fig. Indice dei prezzi dell’Italia 1200-1940 (1420-40=1)
Fasi:1250-1350 A1350-1450 B1450-1600 A1600-1730 B1730-1820 A1820-1900 B
78
0,1
1
10
100
1000
1860
1870
1880
1890
1900
1910
1920
1930
1940
1950
deflator
CPI
Fig. Indice dei prezzi al consumo (CPI) e deflatore del Pil in Italia 1861-1950 (1861=1)
Ordinate logaritmiche
38319
0
10000
20000
30000
40000
50000
60000
70000
0 20000 40000 60000
PP
P
Tassi di cambio correnti
2009
$ correnti $ PPP
Afghanistan 451 1118
Albania 3846 7526
Australia 42404 34359
Austria 45859 34705
Azerbaijan 4950 8590
Cambodia 735 1857
Cameroon 1104 1935
Canada 39659 34530
China 3749 6207
Colombia 5105 8241
Comoros 803 1063
Congo, Dem. Rep. 185 322
Congo, Rep. 2401 3547
Germany 40275 32176
Ghana 1097 1409
Greece 28452 25302
Israel 26032 25250
Italy 35073 26729
Nicaragua 1420 3185
Niger 343 614
Nigeria 1085 2018
Sweden 43640 32300
Switzerland 65790 38319
Syrian Arab Republic 2564 4466
Tajikistan 668 1686
Relazione Pil pro c. a tassi di cambio e a PPA 2009
80
81
La crescita del prodotto
82
0
2000
4000
6000
8000
10000
12000
18
20
18
40
18
60
18
80
19
00
19
20
19
40
19
60
19
80
20
00
20
20
Fig. Pil pro capite nel Mondo 1820-2020 ($ intern. 1990 PPP)
La curva del Pil pro capite nel Mondo con proiezioni per gli anni 2016-20.
y = 0,1688x2,2659
R² = 0,9979
0
20000000
40000000
60000000
80000000
100000000
120000000
0 2000 4000 6000 8000
GD
P
Pop (000000)
Relazione fra Pil e popolazione mondiale 1820-2016
84
0
2.000
4.000
6.000
8.000
10.000
12.000
14.000
1950 1960 1970 1980 1990 2000 2010
-3,0
-2,0
-1,0
0,0
1,0
2,0
3,0
4,0
5,0
6,0
1940 1960 1980 2000 2020
Fig. Pil pro capite mondiale (in $ 2010 PPP) e tassi di crescita annui (1950-2014)
Il Pil pro capite mondiale è andato continuamente crescendo dal 1950. I tassi di crescita annui rivelano, tuttavia, una diminuzione (si notino gli anni di crisi con tassi di crescita negativi).
85
Fig. Il Pil pro capite mondiale dal 1950 al 2050 (con proiezioni OECD) in $ USA 2005 PPA
y = 2153,6e0,0221x
R2 = 0,9926
0
5000
10000
15000
20000
25000
19
50
19
60
19
70
19
80
19
90
20
00
20
10
20
20
20
30
20
40
20
50
Il grafico mostra le previsioni dell’OECD (Organizzazione Economica per la Cooperazione e Sviluppo) fino al 2050. La previsione è ottimistica. La crescita dovrebbe seguire un trend esponenziale a un tasso annuo di poco superiore al 2 per cento (come indica l’esponente dell’equazione, quando venga moltiplicato per 100). Addirittura l’andamento reale supererebbe nel futuro la curva esponenziale riportata nel grafico (il trend); mentre nei due decenni dal 1990 al 2020 la curva reale sarebbe al di sotto del trend esponenziale.
86
WE13%
EE9%
NA1% LA
2%
O0%
As66%
ME2%
Af7%
Pop 1820
WE36%
EE9%
NA2%
LA2%
O0%
As43%
ME3%
Af5%
GDP 1820
87
WE15%
EE12%
NA5%
LA4%O
1%
As54%
ME2%
Af7%
Pop 1900
WE38%
EE14%
NA17%
LA4%
O1%
As20%
ME2%
Af4%
GDP 1900
88
WE6%
EE6% NA
5%
LA9% O
0%
As55%
ME4%
Af15%
Pop 2010
WE18%
EE7%
NA21%
LA8%
O2%
As36%
ME5%
Af3%
GDP 2010
89
Fig. Pil pro capite per grandi aree confrontato con quello degli USA 1820-2014 ($ intern. 1990 PPA)
Il Pil pro capite negli Usa è aumentato di 26 volte dal 1820 al 2014, quello del Mondo di 12 volte, quello dell’Oceania di 51 volte, quello dell’Europa di 15 volte (e quello dell’Italia di 12), quello dell’America Latina di 12 volte).
0
5000
10000
15000
20000
25000
30000
35000
182
0
183
0
184
0
185
0
186
0
187
0
188
0
189
0
190
0
191
0
192
0
193
0
194
0
195
0
196
0
197
0
198
0
199
0
200
0
201
0
Mondo e USA
0
5000
10000
15000
20000
25000
30000
35000
182
0
183
0
184
0
185
0
186
0
187
0
188
0
189
0
190
0
191
0
192
0
193
0
194
0
195
0
196
0
197
0
198
0
199
0
200
0
201
0
Usa e Oceania
0
5000
10000
15000
20000
25000
30000
35000
18
20
18
30
18
40
18
50
18
60
18
70
18
80
18
90
19
00
19
10
19
20
19
30
19
40
19
50
19
60
19
70
19
80
19
90
20
00
20
10
USA e Europa
0
5000
10000
15000
20000
25000
30000
35000
18
20
18
30
18
40
18
50
18
60
18
70
18
80
18
90
19
00
19
10
19
20
19
30
19
40
19
50
19
60
19
70
19
80
19
90
20
00
20
10
USA e America Latina
90
Fig. Pil pro capite per grandi aree confrontato con quello degli USA 1820-2014 ($ intern. 1990 PPA)
Il Pil pro capite negli Usa è aumentato di 26 volte dal 1820 al 2014, quello del Medio Oriente di 11 volte, quello dell’Asia di 7 volte, quello dell’Africa di 5 volte.
0
5000
10000
15000
20000
25000
30000
35000
18
20
18
30
18
40
18
50
18
60
18
70
18
80
18
90
19
00
19
10
19
20
19
30
19
40
19
50
19
60
19
70
19
80
19
90
20
00
20
10
Usa e Medio Oriente
0
5000
10000
15000
20000
25000
30000
35000
18
20
18
30
18
40
18
50
18
60
18
70
18
80
18
90
19
00
19
10
19
20
19
30
19
40
19
50
19
60
19
70
19
80
19
90
20
00
20
10
Usa e Asia
0
5000
10000
15000
20000
25000
30000
35000
18
20
18
30
18
40
18
50
18
60
18
70
18
80
18
90
19
00
19
10
19
20
19
30
19
40
19
50
19
60
19
70
19
80
19
90
20
00
20
10
Usa e Africa
91
Pil e tenore di vita nelle società del passato
Domande:
1. Andamento nel tempo (crescita nelle economie del passato?)
2. Divari fra paesi
Quale misura adottare?
Pil o Pil pro capite?
92
Simon Kuznets Angus Maddison
1901-85 1926-2010
93
Western Europe
Austria 1,218
Belgium 1,319
Denmark 1,274
Finland 781
France 1,135
Germany 1,077
Italy 1,117
Netherlands 1,838
Norway 801
Sweden 819
Switzerland 1,090
United Kingdom 1,706
Total 12 Western Europe 1,234
Ireland 877
Greece 641
Portugal 923
Spain 1,008
Total 14 small west European countries 956
Total 30 Western Europe 1,194
Western Offshoots
Australia 518
New Zealand 400
Canada 904
United States 1,257
Total Western Offshoots 1,202
Pil pro c. nel 1820($ internaz. 1990 PPA)
Moltiplicare per 1,30 per avere il Pil pro c. in euro 2010
94
Due metodi di calcolo del Pil pro capite annuo nelle economie del passato:
1. Informazioni dirette
2. Metodo indiretto (Pil pro c. agricolo e integrazione del Pil pro c. non agricolo)
95
Van Den Berg
96
G. Clark, A farewell to Alms, Princeton, PUP, 2008, p. 15.
97
4000 anni di salari nell’economia euromediterranea (2000 a.C.-2010 d.C.) (1820-29=1)
Crescita estensiva e intensiva
99
99
Pil pro capite 1300-2010
0
5.000
10.000
15.000
20.000
25.000
30.000
13
00
13
50
14
00
14
50
15
00
15
50
16
00
16
50
17
00
17
50
18
00
18
50
19
00
19
50
20
00
eu
ro 2
01
0
Italia
100
100
0
0,2
0,4
0,6
0,8
1
1,2
1,4
1,6
1,8
131
0
134
0
137
0
140
0
143
0
146
0
149
0
152
0
155
0
158
0
161
0
164
0
167
0
170
0
173
0
176
0
179
0
182
0
185
0
188
0
191
0
Pe
r c.
GD
P
-0,2
0
0,2
0,4
0,6
0,8
1
De
via
tion
s
101
0
0,2
0,4
0,6
0,8
1
1,2
1,4
1,6
1,8
1310
1350
1390
1430
1470
1510
1550
1590
1630
1670
1710
1750
1790
1830
1870
1910
0,1
1,0
10,0
1310
1350
1390
1430
1470
1510
1550
1590
1630
1670
1710
1750
1790
1830
1870
1910
Crescita estensiva e crescita intensiva
Pil pro c. dell’Italia 1310-1913
Pil dell’Italia 1310-1913
102
0
0,2
0,4
0,6
0,8
1
1,2
13
10
13
30
13
50
13
70
13
90
14
10
14
30
14
50
14
70
14
90
15
10
15
30
15
50
15
70
15
90
16
10
16
30
Ind
ex
(14
20
-39
=1
)
0
20
40
60
80
Flo
ren
tin
e c
on
stan
t 1
42
0-3
9 l
ire
LAP
0,6
0,9
1,2
1,5
1,8
13
10
13
30
13
50
13
70
13
90
14
10
14
30
14
50
14
70
14
90
15
10
15
30
15
50
15
70
15
90
16
10
16
30
14
20
-39
=1
103
103
0
1000
2000
3000
40001
30
0
133
0
136
0
139
0
142
0
145
0
148
0
151
0
154
0
157
0
160
0
163
0
166
0
169
0
172
0
175
0
178
0
181
0
184
0
187
0
Pil pro capite nell’Italia CN e in Inghilterra (serie inglese di Broadberry et al.)
104
104
Quattro paesi europei
0
500
1000
1500
2000
2500
3000
350013
10
1340
1370
1400
1430
1460
1490
1520
1550
1580
1610
1640
1670
1700
1730
1760
1790
1820
Holland
England
Italy
Sweden
105
105
0
500
1000
1500
2000
2500
3000
3500
1000 1100 1200 1300 1400 1500 1600 1700 1800 1900
Pil pro capite in Europa 1000-1900 (1990 int. $ PPA)
106
106
0
200000
400000
600000
800000
1000000
1200000
1000 1100 1200 1300 1400 1500 1600 1700 1800 1900
Pil in Europa 1000-1900 (1990 int. $ PPA)
3. Cambiamento strutturale
108
Pil2009 per settore %
I II IIIAfganistan 32,5 22,1 45,4Algeria 11,7 54,5 33,7Austria 1,5 29,2 69,3Belgio 0,7 21,7 77,6Brasile 6,1 25,4 68,5Cambogia 35,3 22,6 42Cina 10,4 46,3 43,4Rep. Ceca 2,3 37,2 60,5Slovacchia 2,6 34,5 62,9India 17,8 27 55,3Spagna 2,7 26,2 71,2Italia 1,8 25,1 73,1
109
109
Structure of GDP in the World, EU, Usa and Japan in 2011.
World EU USA Japan
I 6.1 1.8 1.2 1.2
II 31.1 25.4 20 28.1
III 62.9 72.8 78.8 70.7
Source: EBC, The Monetary Policy of EBC, 2011.
110
Structure of GDP groups of countries and the World 2009 (%).
LI MI HI World
I 26 10 1 3
II 24 35 25 27
Manufacturing (12) (21) (16) (17)
III 50 55 74 70
Source: World Bank, World Development Indicators. Note: the percentage of Manufacturing is as a ratio to GDP on the whole. LI: low
income; MI: medium income; HI: high income.
111
y = 37,639e-6E-05x
R2 = 0,6835
0
10
20
30
40
50
60
70
0 20000 40000 60000 80000 100000 120000 140000
Fig. Quota di occupati in agricoltura sulla forza lavoro totale rispetto a Pil pro capite nel 2010 (PPA)
Il grafico a dispersione mostra un aspetto importante del cambiamento strutturale che si verifica durante il processo della crescita moderna: in paesi più avanzati dal punto di vista economico (e quindi con Pil pro capite più elevato), la quota della forza lavoro occupata in agricoltura è minore. Il cambiamento si manifesta fra i paesi con Pil pro capite inferiore ai 20.000 dollari (nel 2010). Oltre i 20.000 dollari la relazione inversa diviene meno significativa. Curva esponenziale decrescente.
112
y = 19,853e-8E-05x
R2 = 0,7659
0
10
20
30
40
50
60
0 20000 40000 60000 80000 100000
Fig. Percentuale del prodotto del settore primario rispetto al Pil pro capite nel 2009 (PPA) (circa 200 paesi)
Nei paesi con Pil pro capite più elevato, il rilievo percentuale del settore primario è minore. Esiste una relazione inversa fra le due variabili.
113
Legge di Engel:
Le famiglie ricche spendono per beni alimentari una quota relativamente inferiore del proprio reddito rispetto alle famiglie povere. Quindi: la proporzione del reddito spesa per beni alimentari diminuisce al crescere del reddito.
In altri termini: bassa elasticità della spesa per beni alimentari rispetto al reddito.
114
Determinanti:
1. Aumento di produttività del lavoro nel settore agricolo;
2. Bassa elasticità del consumo di prodotti agricoli all’aumentare del reddito delle famiglie.
115
115
La struttura del Pil in Italia 1861-2011 (%)
Per c. GDP (euro 2009)
Per c. GDP 1990 GK $
Index of
per c. GDP
Output per w. (euro 2009)
Index of
output per w.
Primary sector
on GDP
Secondary sector
on GDP
Tertiary sector
on GDP
Urbanization Rate
1861 2007 1450 1,00 3481 1.00 48.7 23.3 28.0 30.9
1871 2087 1508 1,04 3964 1.14 47.3 23.0 29.7 29.6
1881 2266 1637 1,13 4117 1.18 46.8 21.5 31.7 33.1
1891 2370 1712 1,18 4498 1.29 44.5 20.9 34.5 36.0
1901 2610 1886 1,30 5096 1.46 41.6 21.3 37.1 39.2
1911 3045 2200 1,52 6224 1.79 38.5 23.8 37.7 42.5
1921 2879 2080 1,43 5673 1.63 41.6 21.5 36.9 47.0
1931 3571 2580 1,78 7535 2.16 28.2 28.2 43.5 50.5
1936 3907 2823 1,95 7413 2.13 32.1 25.5 42.3 51.9
1951 4777 3451 2,38 11,141 3.20 25.8 35.7 38.5 55.4
1961 8090 5845 4,03 20,359 5.85 15.6 37.4 47.0 59.9
1971 13,125 9482 6,54 37,608 10.80 8.5 37.7 53.9 64.8
1981 18,036 13,030 8,99 50,314 14.45 5.8 36.5 57.7 66.8
1991 22,928 16,565 11,42 61,015 17.53 3.7 30.6 65.6 66.8
2001 26,807 19,367 13,36 67,034 19.26 2.9 27.3 69.8 67.3
2011 25,678 18,552 12,79 62,294 17.90 2.3 24.4 73.2 67.7
116
y = 415864x-1,1515
R2 = 0,9736
0
10
20
30
40
50
60
70
0 5000 10000 15000 20000 25000 30000
Fig. Relazione in Italia fra percentuale del Pil nel settore primario e Pil pro capite (in euro 2010) 1861-1911
In Italia il processo della crescita moderna, da fine Ottocento, è stato accompagnato da una flessione della percentuale del Pil derivante dal settore primario rispetto al Pil nel suo complesso.
StrutturaEconomica
117
Fig. Percentuale del prodotto del settore terziario rispetto al Pil pro capite nel 2009 (PPA)
In paesi con Pil pro capite più elevato, il rilievo percentuale del settore terziario è più elevato. Esiste una relazione diretta fra le due variabili.
Ma in Calabria, 2015, struttura del Pil:
Primario 5,9
Secondario 11,2
Terziario 82,8
y = 7,0164Ln(x) - 3,1605
R2 = 0,3561
0
20
40
60
80
100
0 20000 40000 60000 80000 100000
118
Sec
tors
(%
)
services
industry
2010
agriculture
1930 1970
Fig. Rappresentazione schematica del cambiamento strutturale nella forza lavoro durante il processo di sviluppo
Durante il processo di sviluppo di ogni paese interviene un cambiamento strutturale nella composizione della forza lavoro: gli occupati in agricoltura diminuiscono in termini relativi; gli occupati nei servizi aumentano sempre; gli occupati nell’industria prima aumentano e, in un secondo tempo, diminuiscono relativamente. In vari paesi europei (ad esempio in Italia) il cambiamento descritto avvenne negli anni riportati sull’asse orizzontale.
119
y = 85,164x0,4112
R² = 0,9703
0
5000
10000
15000
20000
25000
30000
35000
0 500000 1000000 1500000 2000000
Prodotto agricolo e Pil in Italia 1861-2010 (euro 2009)
120
y = 0,0098x1,2391
R² = 0,9883
0
100000
200000
300000
400000
500000
600000
0 500000 1000000 1500000 2000000
Prodotto del settore secondario e Pil in Italia 1861-2010 (euro 2009)
121
y = 0,415x1,0257
R² = 0,9986
0
200000
400000
600000
800000
1000000
1200000
0 500000 1000000 1500000 2000000
Prodotto del settore terziario e Pil in Italia 1861-2010 (euro 2009)
122
0
20
40
60
80
100
1861 1881 1901 1921 1941 1961 1981 2001
Primario
Terziario
Secondario
(1.0) (1.3) (1.5) (2.0) (2.6) (6.3) (13.8) (19.5)
Fig. Il cambiamento strutturale della forza lavoro in Italia 1861-2011
Il grafico riporta i valori percentuali della forza lavoro occupata nei settori primario, secondario e terziario rispetto al totale della forza lavoro. L’indice fra parentesi (sotto gli anni) si riferisce al prodotto per occupato (produttività del lavoro). Si nota: diminuzione relativa nell’agricoltura; aumento e poi diminuzione nell’industria; aumento continuo nei servizi.
Primary sector
Secondary sector
Tertiary sector
1861 60 23 17
1871 61 22 16
1881 58 26 16
1891 60 23 17
1901 62 21 17
1911 59 24 17
1921 59 23 18
1931 54 25 21
1936 52 26 22
1951 44 31 25
1961 30 40 30
1971 17 44 38
1981 13 37 49
1991 8 36 57
2001 5 33 61
2011 6 27 67
123
. Labour force per sector in north and south, 1861-2011 (%)
Primary sector Secondary sector Tertiary sector
CN SI CN SI CN SI
1861 62 57 20 28 18 15
1871 64 57 21 25 15 18
1881 61 53 23 31 17 16
1891 61 58 22 25 17 17
1901 62 62 22 21 16 17
1911 57 62 26 20 17 18
1921 56 65 24 18 19 17
1931 51 60 28 20 21 20
1936 49 59 28 20 23 21
1951 39 55 35 23 26 22
1961 24 43 44 31 32 26
1971 13 30 48 35 40 35
1981 10 23 42 27 49 50
1991 5 14 39 28 56 57
2001 4 10 36 26 60 64
2011 4 10 30 21 67 69
4. Ineguaglianze nello sviluppo
125
Distribuzione del reddito e ineguaglianza
Ineguaglianze da esaminare:
1. Distribuzione del reddito all’interno dei paesi (fra individui e gruppi sociali);
2. Divari di reddito pro capite fra regioni in ogni paese;
3. Divari di reddito pro capite fra paesi.
Distribuzione funzionale del reddito
Distribuzione personale del reddito
126
Fonte: Oxfam International
4445
46
4848
50
5655
54
5252
50
44
46
48
50
52
54
56
2010 2011 2012 2013 2014 2015
per
cen
tual
i
1% più ricco
il restante 99%
Percentuali della ricchezza tangibile globale detenuta dall’1 per cento più ricco e dal restante 99 per cento
127
127
Banca d’Italia
128
Come si misura l’ineguaglianza.
Ineguaglianza di statura fra due gruppi A e B.
A media 1,70 B media 1,70
1 +5 1 +10
2 -2 2 -12
3 +7 3 +5
4 -6 4 -12
5 -4 5 +9
somma 0 0
Somma 24 48
valori assoluti
24/5=4,8 48/5=9,6
Questo è lo scostamento semplice medio.
129
Procedura più raffinata sugli stessi due gruppi A e B.
Prendiamo i valori degli scarti al quadrato:A B
1 25 1 1002 4 2 1443 49 3 254 36 4 1445 16 5 81
somma 130 494
22130
26 5,15 22
49498,8 9,9
5
2
2i
n Scarto quadratico medio o deviazione standard
130
Altre possibilità di calcolo dell’ineguaglianza:
-Rapporto fra i redditi più elevati e quelli più bassi
-Rapporto fra il reddito medio del primo decile e dell’ultimo decile
-Rapporto fra il reddito del più ricco 1 per cento e il più povero 1 per cento
-Quanto grande è il reddito del primo 10 o 20 per cento
-Indici di concentrazione
131
Distribuzione del reddito in USA 2001A B
$ non cumulati cumulati non cumulati cumulatiPil pro c. 0 0 0,0 0
10000 20 20 3,5 3,525000 20 40 8,7 12,242000 20 60 14,6 26,867000 20 80 23,0 49,8
145000 20 100 50,1 99,9
03,5
12,2
26,8
49,8
99,9
0
20
40
60
80
100
0 20 40 60 80 100
Fig. e Tab. La distribuzione del reddito negli USA nel 2001
Il grafico rappresenta la curva di Lorenz della distribuzione del reddito. La popolazione degli USA è qui distribuita in 5 quintili (ognuno rappresenta il 20 per cento della popolazione). I quintili della popolazione sono riportati sull’asse orizzontale. Viene riportata sull’asse verticale la percentuale del reddito di cui dispone ogni quintile della popolazione degli USA. Esempio: il primo quintile dispone del 3,5 per cento del reddito; i primi due quintili dispongono congiuntamente del 12,2 per cento del reddito…
reddito
popolazione
DistrRedditoUSA
132
00,014
0,0330,056
0,173
1,000
0
0,1
0,2
0,3
0,4
0,5
0,6
0,7
0,8
0,9
1
0 0,2 0,4 0,6 0,8 1
Indice di Gini per il Mondo 1989
Pop % PilCum Cum
0 00,2 0,0140,4 0,0330,6 0,0560,8 0,1731 1
133
134
Ineguaglianze nella distribuzione del reddito fra gruppi sociali e individui all’interno dei paesi.
Ineguaglianze nello spazio e nel tempo
135
Ineguaglianze nello spazio
136
136
Gini personal income distribution in a sample of countries 2005 (%).
Norway 25.8 Finland 26.9
Australia 35.2 Belgium 33.0
New Zealand 36.2 Denmark 24.7
United States 40.8 Spain 34.7
Ireland 34.3 Hong Kong 43.4
Netherlands 30.9 Greece 34.3
Canada 32.6 Italy 36.0
Sweden 25.0 Austria 29.1
Germany 28.3 Chile 52.0
Japan 24.9 Uruguay 47.1
Korea (Republic of) 31.6 Peru 50.5
Switzerland 33.7 Niger 43.9
France 32.7 Congo 44.4
Israel 39.2 Zimbabwe 50.1
137
La Tabella riassume, per l’anno 2000, alcuni indici d’ineguaglianza economica (basati su stime a PPA); nella distribuzione del reddito personale e della ricchezza. Nella seconda col. abbiamo il reddito percepito dal 50 per cento inferiore della popolazione; nella terza quello percepito dal 90 per cento; nella quarta quello del 10 per cento più ricco; nella quinta e nella sesta gli indici di Gini rispettivamente per la ricchezza e per il reddito; nella settima il rapporto fra gli indici di Gini per la ricchezza (che è sempre più elevato) e quello per il reddito. (Il dato relativo al Canada nella seconda colonna è evidentemente errato).
138
Indici di Gini del Reddito disponibile in alcuni paesi dell'OECD nel 1985, 1995 e 2010
1985 1995 2010
Francia 0,277 0,303
Germania 0,251 0,266 0,286
Paesi Bassi 0,272 0,297 0,288
Danimarca 0,221 0,215 0,252
Svezia 0,198 0,211 0,269
Italia 0,287 0,326 0,319
Regno Unito 0,309 0,337 0,341
USA 0,340 0,361 0,380
139
140
Indici di Gini del reddito disponibile per 157 paesi (2000-2010)
0
10
20
30
40
50
60
70
Co
mo
ros
Bo
tsw
ana
Les
oth
o
Rw
and
a
Ch
ile
Bo
livia
Ken
ya
Ven
ezu
ela
To
go
So
uth
Su
dan
Per
u
Cô
te d
'Ivo
ire
Cam
ero
on
Sey
chel
les
St.
Lu
cia
El S
alva
do
r
Qat
ar
Sen
egal
Geo
rgia
Bh
uta
n
Yem
en
Gre
ece
Bu
lgar
ia
Syr
ia
Pal
esti
ne
Ital
y
Lu
xem
bo
urg
Aze
rbai
jan
Est
on
ia
Bo
snia
& H
.
Irel
and
Cro
atia
Nig
er
Sao
To
mé
& P
.
Ger
man
y
Den
mar
k
Afg
han
ista
n
Sw
eden
Cze
ch R
epu
blic
Slo
ven
ia
141
Indici di Gini per l’America Latina 1998-2010
142
142
Indice di Gini Mondo (2010)
143
y = -5E-10x2 - 0,0002x + 42,1R² = 0,15
0
10
20
30
40
50
60
70
0 20000 40000 60000 80000
Gin
i
RNL pro c. (PPA)
Sud AfricaHaiti
Botswana
Norvegia
Lussemburgo
Ucraina
ColombiaZambia
Bielorussia
USA
SvizzeraAustralia
SveziaBelgium
Relazione fra indice di Gini e RNL in un campione di 140 paesi 2015
144
Dipende l’ineguaglianza nel reddito dal livello del reddito?Dati UN 2017 (database con dati 2015)
y = -0,0002x + 42,321R² = 0,1516
0
10
20
30
40
50
60
70
0 10.000 20.000 30.000 40.000 50.000 60.000 70.000 80.000
Gin
i in
de
x
Per c. GNI
y = 65,601x-0,06
R² = 0,1094
10
100
100 1.000 10.000 100.000
Gin
i in
dex
Per c. GNI
145
Ineguaglianze nel tempo
146
Tre interpretazioni dell’ineguaglianza nella distribuzione del reddito:
1. Classica (fino a Marx)(polarizzazione)2. Pareto (stabilità dell’ineguaglianza)3. Kuznets (ineguaglianza e crescita moderna)
147
147
Per c. GDP
Inequalit
y
x
Curva di Kuznets dell’ineguaglianza nella distribuzione del reddito.
Kuznets
148
149
1. Higher inequality lowers growth by depriving the ability of lower-income households to stay healthy and accumulate physical and human capital
2. Rising influence of the rich and stagnant incomes of the poor and middle class have a causal
effect on crises, and thus directly hurt short- and long-term growth
3. Extreme inequality may damage trust and social cohesion and thus is also associated with conflicts, which discourage investment Income inequality affects the pace at which growth enables poverty reduction
4. Growth is less efficient in lowering poverty in countries with high initial levels of inequality or in which the distributional pattern of growth favors the nonpoor.
IMF, Causes and Consequences of Income Inequality: A Global Perspective, 2015
150
151
0
10
20
30
40
50
60
70Im
pero
Rom
ano 1
4
Bis
anzi
o 1
000
Ingh
ilter
ra e
G. 1
290
Tosc
ana
1427
Ola
nda
1561
Ingh
ilter
ra e
G. 1
688
Ola
nda
1732
India
1750
Vecc
hia
Cas
tigl
ia 1
752
Ingh
ilter
ra e
G. 1
759
Fran
cia
1788
Nuova
Spag
na
1790
Ingh
ilter
ra e
G. 1
801
Bih
ar (In
dia
) 1807
Pae
si B
assi
1808
Nap
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1811
Cile
1861
Bra
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1872
Perù
1876
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Mag
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Gia
ppone
1886
Kenya
1914
Gia
va 1
924
Kenya
1927
Siam
1929
India
1947
Gin
i
Media 46Media 2015 40
Toscana (1427) 46,1
Indici di Gini per le economie del passato
152
152
Piketty-Saez, Science, 2014
Le diminuzione fu dovuta alla grande depressione e alla guerra. L’aumento attuale è dovuto alla forte crescita “in top wage incomes”.
153
154
0%
2%
4%
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28%
1910 1920 1930 1940 1950 1960 1970 1980 1990 2000 2010
Sh
are
of
top
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nco
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Measured by the top percentile income share, income inequality rose in emerging countries since the 1980s, but ranks below U.S. level in 2000-2010. Sources and series: see piketty.pse.ens.fr/capital21c.
Figure 9.9. Income inequality in emerging countries, 1910-2010
India South Africa Indonesia
Argentina China Colombie
155
156
y = -7E-06x2 + 0,03x + 25,824R² = 0,3026
0
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0 500 1000 1500 2000 2500
Gin
i
GDI per c.
Olanda 1732
Inghilterra 1801
Cile 1861
Inghilterra 1688
Indici di Gini per le economie del passato
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160
161
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2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016
Disuguaglianza
reddito di mercato 48,2 47,7 47,8 46,5 46,6 47,0 48,0 47,5 48,9 49,4 48,6 45,2
Disuguaglianza
reddito disponibile 32,8 32,1 32,2 31,0 31,5 31,2 31,9 31,9 32,5 32,7 32,4 30,1
Indici di Gini del reddito di mercato e del reddito disponibile Italia 2005-16
163
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30
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1880 1900 1920 1940 1960 1980 2000 2020
Indice di Gini per l’Italia 1890-2015
164
165
L’ineguaguaglianza è un ostacolo alla crescita?
IMF
We find an inverse relationship between the income share accruing to the rich (top 20 percent) and economic growth. If the income share of the top 20 percent increases by 1 percentage point, GDP growth is actually 0.08 percentage point lower in the following five years, suggesting that the benefits do not trickle down. Instead, a similar increase in the income share of the bottom 20 percent (the poor) is associated with 0.38 percentage point higher growth. This positive relationship between disposable income shares and higher growth continues to hold for the second and third quintiles (the middle class). This result survives a variety of robustness checks, and is in line with recent findings for a smaller sample of advanced economies (OECD 2014).
166
Ineguaglianze regionali
167
Paesi OCSE
15.3 Gini index of TL3 regional GDP per capita3
Country GINI 2005
1 Turkey 0,27
2 Mexico (TL2) 0,26
3 Slovak Republ ic 0,26
4 Belgium 0,19
5 Poland 0,19
6 Hungary 0,19
7 Korea 0,19
8 United Kingdom 0,17
9 Canada (TL2) 0,16
10 Ireland 0,16
11 Austria 0,15
12 OECD(27) average 0,15
13 Portugal 0,15
14 Ita ly 0,14
15 United States (TL2) 0,14
16 Greece 0,13
17 Czech Republ ic 0,13
18 Germany 0,12
19 New Zealand 0,12
20 Denmark 0,12
21 Norway 0,12
22 Spain 0,11
23 France 0,11
24 Netherlands 0,11
25 Austra l ia (TL2) 0,10
26 Finland 0,10
27 Japan 0,09
28 Sweden 0,06
168
Va
lle
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ost
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Ca
mp
an
ia
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5000
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20000
25000
30000
35000
40000
Sud-Isole 17.415 euro Sud-Isole/Centro-Nord = 58 %
Centro-Nord 30.007 Sud-Isole/ITALIA = 68 %
ITALIA 25.729 euro
Divari regionali nel Pil pro capite 2013 in Euro correnti (Istat)
(Le differenze nei prezzi)
169
Interesse del tema:
Divario iniziale 1861-1891
Agricoltura (G. Federico)
Industria (S. Fenoaltea, C. Ciccarelli)
Nutrizione (G. Vecchi)
Salari di muratori e braccianti
170
1871
Basilicata
Calabria
Sardegna
Sicilia
Abruzzi
Puglia
Umbria
Campania
Marche
Emilia
Toscana
Lazio
Veneto
Liguria
Lombardia
Piemonte
0 10 20 30 40 50 60 70alfabeti (%)
31,2
Tasso di alfabetismo 1871
171
I divari Nord-Sud da fine Ottocento
172
172
Divari nel Pil pro capite nel 1891 e 1911
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Nord
0
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1980
2000
Indi
ce 1
861
=1
Sud
Fig. La crescita del Pil pro capite reale nel Nord e Sud Italia 1861-2013 (1861=1)
Il tasso di crescita del Pil pro capite del Sud è stato più basso che nel Nord (con l’eccezione del periodo 1960-75). Il grafico rappresenta numeri indice con base 1861=1. Ponendo l’anno iniziale della serie come base = 1 nel 1861, all’inizio le due serie, de Nord e del Sud, sono uguali per costruzione. Ciò non significa che fossero effettivamente uguali. La questione se all’epoca dell’Unità il Pil pro capite del Nord e del Sud fosse diverso e di quanto è ancora dibattuta.
174
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Pil
pro
cap
ite
Sud
/Nor
d
Fig. Il rapporto fra il Pil pro capite del Sud e quello del Nord nel 1861-2010 (%)
Il rapporto fra il Pil pro capite del Sud e quello del Nord diminuisce a partire dall’industrializzazione italiana alla fine dell’Ottocento. Si raggiunge il punto più basso (circa 0,50) alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Il Mezzogiorno recupera dal 1960 al 1975 e perde di nuovo terreno in seguito.
175
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Fig. Indice di Theil dei divari regionali in Italia dal 1891 al 2011
L’indice di Theil è un indice di concentrazione (come l’indice di Gini). Viene usato soprattutto per valutare le disuguaglianze nella distribuzione del reddito e della ricchezza sia all’interno dei paesi che fra paesi o regioni. Applicato all’andamento dei divari di reddito pro capite in Italia, l’indice di Theil descrive una curva ad U rovesciato: aumenta fino al 1951; diminuisce negli anni dal 1950 al 1975; aumenta di nuovo, ma debolmente, dopo il 1975.
La curva ad U rovesciata in altri paesi
176
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Italy
N-S
Indice di Theil del divario fra regioni e fra Nord e Sud 1980–2010
177
La crescita industriale dell’Italia interessa dapprima il Nord e solo in seguito il Sud. Il processo di diffusione dell’industria s’interrompe nel Sud e nel Nord da fine anni Settanta in poi, quando il Mezzogiorno è ancora coinvolto in maniera molto marginale.
Ineguaglianze fra paesi
179
Pierre George 1965:
«I due terzi della superficie dei continenti, i tre quarti dell’umanità, tre miliardi di uomini [allora la popolazione era di 3 miliardi e 300 milioni], metà dei quali al di sotto dei 20 anni, i redditi più bassi e l’estrema fragilità della vita …, la minaccia continua e sempre più incombente della carestia, tali le dimensioni e il destino dei paesi sottosviluppati».
180
180
Tre differenti possibilità di stima nei divari fra paesi:
1. Considerare ogni nazione come un’unità;
2. Ponderare ogni reddito nazionale in base alla popolazione;
3. Includere al 2. la distribuzione personale del reddito all’interno dei paesi considerati.
181
Nel grafico a dispersione è rappresentato un campione di paesi (facenti parte dell’OECD, Organisation for Economic Co-operation and Development, che comprende 35 paesi avanzati ed ha come fine di promuovere politiche favorevoli allo sviluppo dei paesi membri). Sull’asse delle ascisse si trova il livello di Pil pro capite nel 1950 (a parità di potere d’acquisto, PPA in italiano o PPP in inglese), e, su quello delle ordinate, il tasso di crescita annua (%) nel periodo 1950-2004.
La relazione fra le due variabili è inversa. Ciò significa che paesi (quelli del campione) che nel 1950 avevano un Pil pro capite elevato hanno registrato tassi di crescita inferiori a quelli dei paesi con Pil pro capite più basso. Come si vede, per esempio, gli USA avevano nel 1950 il Pil pro capite più alto (di quello degli altri paesi OECD), e, nel periodo in esame, il loro tasso di crescita annuo è stato di poco inferiore al 2,5 per cento; mentra in Giappone, che era paese povero all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, il tasso di crescita 1950-2004 è stato pari al 5 per cento). Il grafico suggerisce la presenza di un processo di convergenza fra economie avanzate (quelle facenti parte dell’OECD).
182
182
, lnt t n t n tg y
Convergenza-divergenza
La convergenza implica che ß < 0
183
Fig. Tasso di crescita nel 2000-15 (sull’asse verticale) rispetto al Pil pro capite nel 2000 (sull’asse orizzontale)
y = -0,7113Ln(x) + 8,6386
R2 = 0,166
-4
-2
0
2
4
6
8
10
100 1.000 10.000 100.000
Il grafico si riferisce a 120 paesi del Mondo e rappresenta il tasso di crescita del Pil pro capite nel 2000-15 rispetto al livello del Pil pro capite nel 2000. Fra le due variabili esiste una relazione inversa: paesi con elevato Pil pro capite nel 2000 hanno realizzato tassi di crescita inferiori a quelli di paesi con basso Pil pro capite nel 2000. Il grafico mostra il processo di convergenza che si è verificato dal 2000 circa. In generale si ha convergenza quando l’equazione yr=α±ßlogyt (con yr che indica il tasso di crescita dopo l’anno t e yt il prodotto pro capite all’inizio del periodo considerato) ha un segno negativo. I valori dell’equazione, riportati nel grafico, indicano che il coefficiente ha appunto un segno negativo. Si è, dunque, verificata convergenza nel periodo in esame su scala mondiale.
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ice
di
Th
eil
Fig. Valori dell’indice di Theil dell’ineguaglianza nella distribuzione del Pil su scala mondiale dal 1950 al 2013
L’indice di Theil è usato nel grafico per rappresentare l’ineguaglianza nella distribuzione del Pil fra paesi del Mondo tenendo conto della popolazione dei paesi (paesi con maggiore popolazione contribuiscono di più all’ineguaglianza di paesi con minore popolazione). Come si vede, l’ineguaglianza fra paesi è rimasta più o meno stabile dal 1950 al 2000. Dal 2000 in poi si è verificata una diminuzione dell’ineguaglianza. Questa diminuzione è stata provocata soprattutto dai tassi di crescita elevati di paesi poveri come la Cina e l’India (che insieme rappresentano un terzo della popolazione mondiale).
185
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0 2.000 4.000 6.000 8.000 10.000
Theil
Index
Per c. GDP
Indice di Theil e Pil pro c. 1950-2015 ($ intern. 1990 PPP
Inequality-GrowthWORLD1950-2013
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15
Gini
Theil
187
Fig. Il coefficiente di Gini per il Mondo (e con l’esclusione di Cina, India e Asia nel suo complesso) dal 1970 al 2010
Il coefficiente di Gini della ineguaglianza mondiale. Il risultato è simile a quello del grafico precedente (in cui è utilizzato l’indice di Theil). Dal 2000 circa diminuisce il grado di ineguaglianza. Si ottengono, tuttavia, risultati diversi qualora si escluda la Cina, l’India o tutta quanta l’Asia.
188
World inequality 1820-2000 (Theil index).
Source: Milanovic, pp. 142 and 145.
0
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Fig. Ineguaglianza fra paesi (ponderata con la popolazione dei diversi paesi) fra il 1820 e il 2000
Man mano che la crescita moderna si diffondeva un numero sempre più ampio di paesi si allontanava dalle condizioni di povertà generalizzata caratteristiche del mondo pre-moderno. L’ineguaglianza aumentava. Dopo la Seconda Guerra Mondiale l’ineguaglianza fra i paesi del Mondo raggiunse un livello massimo. In seguito, con l’aumento ulteriore del numero dei paesi che si sviluppavano, si verificò una nuova tendenza verso l’uguaglianza: le differenze fra paese e paese si ridussero per lo sviluppo dei paesi poveri.
189
190
191
1820frapaesi
nei paesi
2008
frapaesi
nei paesi
Percentuali dell’ineguaglianza within e between nel 1820 e nel 2008
192
Il grafico a barre rappresenta la percentuale del reddito nazionale dei vari paesi del Mondo posseduta dal quintile più povero (cioè, dal 20 per cento più povero della popolazione; ottenuto dividendo la popolazione complessiva, fatta uguale a 100, in cinque parti). Copre il periodo dal 1820 sino a fine Novecento.
Nel 1820 il 20 per cento più povero della popolazione mondiale possedeva il 4,7 per cento del reddito mondiale. In seguito la quota-parte percentuale del quintile più povero è andata costantemente diminuendo. Si è stabilizzata sul 2 per cento a fine XIX secolo.
193
D-M: Duval-de la Maisonneuve (D-M) databaseMLD: Mean Log Deviation
194
Inégalité interne des revenus et inégalité mondialeChristian MorrissonFabrice Murtin
5. Tecniche
In physics energy is defined as the ability of bodies to perform work. Since work is the result of force by distance, then energy includes any movement of some material body in space together with the potential energy deriving from its position.When dealing with the economy and then with the interrelationship between humans and the environment, our definition must be a little different. We could define energy in economic terms as the capacity of performing work, useful for human beings, thanks to changes introduced with some cost or effort in the structure of the matter or its position in space. Solar heat is of primary importance for the existence of life. The definition of energy in physics includes it. Since it is a free source ofenergy, it is not included in our economic definition; whereas the capture of solar rays by means of some mechanism in order to heat water or produce electric power is included.
In daily life we have direct contact with matter, but not with energy. Matter can be touched, its form described and it is to be found underfoot as well as around us. With energy it is different. Its indirect effects are only perceived deriving fromchanges either in the structure, that is the molecular or atomic composition of matter, or in its location in space, such as in the case of a stream of water or wind, whose potential energy we can be exploit. In both cases effects such as movement,heat or light reveal the presence of what we call energy from about 200 years.
The production process and the role of energy can be represented by the following diagram (Figure 1). Figure 1. Natural resources, converters of energy, product.
Resources (R)
Labour (L)
Capital (K)
PRODUCT (Y)
converters
La combustione è la rapida ossidazione di un combustibile. La reazione è accompagnata da quel fenomeno fisico visibile che è denominato “fiamma” e dalla produzione di quella energia che è denominata “calore”. Il carbonio si combina con l’ossigeno per formare anidride carbonica, un gas non tossico, e libera calore secondo la seguente formula: C + O2 = CO2 + Calore.
Fonti riproducibili di energia e fonti non riproducibili
Energia primaria ed energia secondaria
Quattro epoche(in rapporto con le fonti prevalenti di energia):
1. Cibo2. Fuoco3. Animali da lavoro4. Combustibili fossili
Convertitori biologici e convertitori meccaniciMacchine
Utensile
Macchina
Roma anticaMola ruotata da animali
- Acqua- Forza gravitazionale
Macchina a vapore di Erone di Alessandria (I sec. D.C.)
Branca, G., Le machine (Roma, 1629)
Macchina a vapore di Newcomen
La transizione energetica:nelle fonti e nei convertitori
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10%
20%
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40%
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10
traditional
modern
Consumo di fonti tradizionali e di fonti moderne 1820-2016
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MTO
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GAS
OIL
COAL
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FUELWOOD
FOOD
Consumo mondiale per fonte 1820-2016 (Mtoe)
0%
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40%
50%
60%
70%
80%
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100%
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20
00
20
10
NUCLEAR
ELECTRICITY
GAS
OIL
COAL
DRAFT ANIMALS
FUELWOOD
FOOD
Consumo mondiale percentuale per fonte 1820-2016
y = 0,005x3 - 0,7818x2 + 41,266x + 19,853R² = 0,9942
0
4.000
8.000
12.000
16.000
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00
20
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MTO
E
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Consumo totale mondiale 1820-2016 (Mtoe)
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1.500
2.000
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1830
1840
1850
1860
1870
1880
1890
1900
1910
1920
1930
1940
1950
1960
1970
1980
1990
2000
2010
koe p
er
c.
Per capita
Consumo mondiale pro capite 1820-2016 (koe)
0
5000
10000
15000
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35000
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30
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19
30
19
40
19
50
19
60
19
70
19
80
19
90
20
00
20
10
Emissioni totali Mondo di CO2milioni di tonnellate
0,00
1,00
2,00
3,00
4,00
5,00
6,00
18
20
18
30
18
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18
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18
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19
00
19
10
19
20
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19
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19
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19
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19
90
20
00
20
10
Emissioni pro capite nel Mondo di CO2tonnellate
0%
10%
20%
30%
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80%
90%
100%
18
20
18
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19
10
19
20
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19
70
19
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19
90
20
00
20
10
AFRICA
MIDDLE EAST
ASIA
OCEANIA
LATIN AMERICA
NORTH AMERICA
EAST EUROPE
WEST EUROPE
Consumo di energia per macroarea 1820-2016 (%)
1820
2000
y = 0,53x0,84
R² = 0,80
100
1000
10000
100000
100 1000 10000 100000 1000000
ener
gy c
on
smp
tio
n (
koe)
$ intern. 2011 PPP
Relazione fra consumo di energie moderne e Pil pro capite nel 2010
0
2.000
4.000
6.000
8.000
10.000
12.000
14.000
16.000
0 50000000 100000000
MTO
E
millions of 2013 US$ PPP
Consumo di energia e Pil mondiale 1820-2016 (Mtoe)
0
1
2
3
4
5
6
7
18
20
18
40
18
60
18
80
19
00
19
20
19
40
19
60
19
80
20
00
Per
c. G
DP
/per
c. k
oe
per
yea
r
Produttività dell’energia 1820-2016
0
5000
10000
15000
20000
25000
30000
35000
40000
45000
18
20
18
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18
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19
00
19
10
19
20
19
30
19
40
19
50
19
60
19
70
19
80
19
90
20
00
20
10
Emissioni totali da combustibili fossili 1820-2017Milioni di tonnellate
0,00
1,00
2,00
3,00
4,00
5,00
6,00
18
20
18
30
18
40
18
50
18
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18
80
18
90
19
00
19
10
19
20
19
30
19
40
19
50
19
60
19
70
19
80
19
90
20
00
20
10
Emissioni pro capite da combustibili fossili 1820-2017Tonnellate pro capite
0
0,1
0,2
0,3
0,4
0,5
0,6
18
20
18
40
18
60
18
80
19
00
19
20
19
40
19
60
19
80
20
00
Thei
l in
dex
Ineguaglianze fra paesi nel consumo di energia (1820-2016)
0,2
0,3
0,4
0,5
0,6
0,7
0,8
19
50
19
60
19
70
19
80
19
90
20
00
20
10
Thei
l in
dex
GDP
Ineguaglianze fra paesi nei consumi di energia e nel Pil 1950-2016