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Studi di genere - III

Date post: 29-Nov-2014
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Oggettivazione e rappresentazione della donna nei media.* Chiara Volpato, professore ordinario di Psicologia sociale, Università di Milano BicoccaTerza lezione del corso sugli Studi di Genere all'interno dell'Università dell'Età della Ragione.
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La rappresentazione della donna nei media e l’oggettivazione sessuale
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La rappresentazione della donna nei media e

l’oggettivazione sessuale

Chiara Volpato

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Indagine CENSIS 2006

• L’indagine ha monitorato i programmi tv della settimana 6-12 marzo 2005. Ambiti: informazione, approfondimento, cultura, intrattenimento (fiction), in Francia, Inghilterra, Svezia, Paesi Bassi, Austria, Slovenia, Serbia, Montenegro e Italia.

• L’Italia, con la Grecia, è nelle ultime posizioni per le presenze femminili nei programmi.

• La massima presenza femminile si ha nella fascia preserale con donne dello spettacolo: donna come ornamento e oggetto di desiderio.

• Informazione: donna del dolore, vittima (67.8% dei casi). In ombra le donne normali. Invisibili le donne della politica (6.4% per la politica interna, 1.5 % per quella estera; 0.4% per economia e finanza). Inoltre, le donne presentate non hanno voce (nei pochi casi, meno di 20 secondi).

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Indagine CENSIS 2006

• Approfondimento: minima presenza tra gli esperti (medici, giuristi, mondo imprenditoriale e finanziario); 26% quando si parla del sociale; maestre in “natura, artigianato, poesia, astrologia”

• Discrepanza tra Italia ed Europa per leggi, codici di autoregolamentazione, pratiche di contrasto agli stereotipi di genere.

• L’Italia, con la Grecia, è definito un paese “in resistenza” in cui la rappresentazione stereotipata della donna è considerata un tratto antropologico così radicato che non vale la pena di contrastare con politiche evolutive.

• Per capire meglio, confrontiamo i siti BBC e RAI.

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Corpi, non volti

Face-ism : Le persone ritratte con maggior focus sul volto sono giudicate più intelligenti, assertive, ambiziose. Gli uomini sono ritratti con maggior preminenza facciale delle donne.

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Face-ism

Dopo aver creato un indice di preminenza facciale, Archer e colleghi (1983) hanno esaminato 1750 foto pubblicate in giornali americani, 3500 immagini tratte da periodici di undici differenti culture (sono stati analizzati anche due settimanali italiani: l’Espresso e L’Europeo), 920 ritratti di artisti noti e 80 schizzi di artisti dilettanti. I risultati sono stati coerenti: nei media e nelle opere d’arte, gli uomini sono ritratti in modi che sottolineano la testa e i particolari del viso, le donne in modi che sottolineano il corpo. Gli autori hanno denominato il fenomeno “face-ism”, anche se sarebbe forse più corretto parlare di un “face-ism” maschile contrapposto a un “body-ism” femminile.

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Archer et al., 1983

Presentare gli uomini con maggior preminenza facciale significa ribadire l’associazione tra uomini e qualità intellettuali (simbolizzate dalla testa) e donne e qualità fisiche ed emotive (simbolizzate dal corpo). Significa confermare in modo sottile l’antico legame tra uomo e cultura, donna e natura.

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Szillis e Stahlberg (2007)

Recentemente, Szillis e Stahlberg (2007) hanno misurato l’indice di preminenza nelle foto di professori universitari e di politici tedeschi, pubblicate sui siti internet ufficiali delle università e del parlamento.

Oltre alla consueta maggior preminenza facciale degli uomini rispetto alle donne, l’analisi ha posto in evidenza una minore preminenza facciale delle politiche più giovani rispetto alle loro colleghe più mature.

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Il maschile generico

• Il linguaggio evoca, crea un mondo, costruisce possibilità, apre spazi mentali. Il modo in cui i sessi sono rappresentati nel linguaggio influenza la loro visibilità.

• Quali espressioni usare? Quali sono le conseguenze del maschile generico?

• Signora/professore• Chi è il suo musicista preferito?• Chi potrebbe essere il nuovo primo ministro?• Gli stereotipi di genere possono essere rafforzati o

ridotti dall’uso di un linguaggio sessista o gender-fair. • La consapevolezza della presenza femminile (es. nelle

posizioni di leadership) può essere aumentata.

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Le donne in TV

• Diffusi fenomeni di Tokenism

• Attacchi a chi non si conforma al modello ed esprime competenzaTempi, spazi, interruzioni (es. talk show, Concita de Gregorio)Rosy Bindi: “più bella che intelligente”

• Delegittimazioni: Veronica Lario

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Pezzi di donna in tv

Lorella Zanardo ha messo insieme molte delle immagini che passano ogni giorno sulle reti pubbliche e private: donne quasi animalizzate, private di qualsiasi dignità, puri e semplici pezzi di carne da utilizzare per far salire gli ascolti. Il suo documentario “Il corpo delle donne” è diventato un caso e adesso i suoi effetti si studiano anche all’Università.

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Il corpo delle donne

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Bartky (1990)

“L’oggettivazione sessuale si verifica quando delle parti sessuali o delle funzioni di una donna sono separate dalla sua persona, ridotte allo stato di mero strumento, o anche guardate come se fossero capaci di rappresentarla. Per così dire, è avere il proprio intero essere identificato con il corpo …”

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MacKinnon (1989)

“Le donne vivono nell’oggettivazione sessuale come i pesci nell’acqua”: l’oggettivazione costituisce un’esperienza quotidiana alla quale è impossibile sfuggire, ma che, proprio per la sua pervasività, è difficile da concettualizzare e alla quale non è semplice resistere.

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Le dimensioni dell’oggettivazione(Nussbaum, 1999)

1) strumentalità: l’oggetto è uno strumento per gli scopi altrui;2) negazione dell’autonomia: l’oggetto è un’entità priva di

autonomia e autodeterminazione; 3) inerzia: l’oggetto è un’entità priva della capacità di agire e di

essere attivo; 4) fungibilità: l’oggetto è interscambiabile con altri oggetti della

stessa categoria; 5) violabilità: l’oggetto è un’entità priva di confini che ne tutelino

l’integrità, è quindi possibile farlo a pezzi; 6) proprietà: l’oggetto appartiene a qualcuno e può quindi essere

venduto o prestato; 7) negazione della soggettività: l’oggetto è un’entità le cui

esperienze e i cui sentimenti sono trascurabili.

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La teoria dell’oggettivazione

• Nella società occidentale, il corpo femminile è considerato un oggetto sessuale.

• Quando sono oggettivate, le donne sono trattate come corpi che esistono per l’uso e il piacere degli altri.

• Il corpo femminile è minimizzato ad alcune parti, che privano la donna di individualità e personalità.

• Il primo passo dell’oggettivazione sessuale è lo sguardo oggettivizzante.

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Auto-oggettivazione

• E’ l’interiorizzazione della prospettiva dell’osservatore sul sé.

• L’auto-oggettivazione si manifesta con una persistente sorveglianza del corpo, che provoca vergogna e ansietà e riduce la consapevolezza dei propri stati interni.

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Paradigma del “costume da bagno” Fredrickson et al. (1998)

Al primo esperimento hanno preso parte 72 studentesse, inserite in due condizioni: nella condizione di auto-oggettivazione erano invitate a provare, di fronte a uno specchio, un costume da bagno; nella condizione di controllo dovevano, invece, provare un maglione. Tutte venivano poi invitate a rispondere a un questionario, rivestirsi, gustare dei biscotti e un drink al cioccolato. I risultati hanno mostrato che le ragazze inserite nella condizione costume da bagno focalizzavano maggiormente l’attenzione sul loro corpo, esibivano livelli più bassi di auto-stima e provavano più alti livelli di vergogna, consumavano in misura minore i cibi proposti.

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Paradigma del “costume da bagno” Fredrickson e colleghe (1998)

Il secondo esperimento, al quale hanno partecipato 42 donne e 40 uomini, ha replicato i risultati del primo relativi a vergogna e consumi alimentari per le donne, ma non per gli uomini; si è avuto così conferma che il fenomeno dell’auto-oggettivazione riguarda soprattutto il genere femminile. L’aspetto più interessante di questo secondo esperimento è però un altro. Dopo aver provato il costume o il maglione e aver completato le domande sull’auto-oggettivazione, i partecipanti erano invitati a rispondere a un test di matematica. Le ragazze in costume da bagno hanno fornito prestazioni peggiori rispetto alle ragazze in maglione, a conferma dell’ipotesi che l’auto-oggettivazione impegna risorse cognitive, che non sono quindi più disponibili per altri compiti. Per i ragazzi non sono invece emerse differenze tra le due condizioni.

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Conseguenze dell’oggettivazione

• Emozione di vergogna• Emozione di ansia• Abbassamento delle prestazioni cognitive• Minore esperienza di “stati motivazionali di picco”• Minor consapevolezza dei propri stati interni• Depressione• Disfunzioni sessuali• Disordini alimentari

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Auto-oggettivazione e comportamenti sessuali

• Schooler e colleghi (2005) hanno trovato che più alti livelli di insoddisfazione per il proprio corpo sono legati a minori esperienze sessuali, minore assertività in campo sessuale, minor uso di anticoncezionali e più frequenti comportamenti a rischio.

• Altri studi hanno confermato che l’auto-oggettivazione riduce l’interesse per la sessualità e che la vergogna per l’aspetto fisico è associata a comportamenti sessuali a rischio, a preoccupazione per l’apparenza nei momenti di intimità, a minore eccitazione e piacere sessuale.

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Oggettivazione e percezione di umanità

• Heflick e Goldenberg (2009) hanno indagato se l’oggettivazione incida sulla percezione di umanità, trovando che, quando gli osservatori si concentrano sull’aspetto fisico di una donna, la giudicano meno umana.

• Nel 2008, durante la campagna elettorale per l’elezione del presidente degli Stati Uniti, hanno chiesto a un gruppo di studenti di valutare la candidata alla vicepresidenza Sarah Palin e l’attrice Angelina Jolie su una serie di tratti che comprendevano, tra l’altro, la percezione della loro umanità e della loro competenza.

• A metà dei partecipanti veniva chiesto di pensare “all’aspetto della persona”, all’altra metà “alla persona”. I risultati hanno indicato che sia Palin sia Jolie erano valutate meno competenti e meno umane quando il focus riguardava il loro aspetto piuttosto che la loro persona (complessivamente però Jolie è stata valutata più competente di Palin). Le analisi hanno anche rivelato che meno i partecipanti attribuivano competenza e umanità a Palin, meno avevano intenzione di votare per il team McCain/Palin.

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L’oggettivazione rende silenti

Saguy e colleghi (2010) hanno fatto credere ai loro partecipanti, studenti e studentesse, che avrebbero interagito con un partner, maschio o femmina, attraverso un circuito chiuso. Il compito dei partecipanti era di presentarsi parlando per qualche minuto di sé. L’esperimento prevedeva tre condizioni: nella prima i partecipanti credevano che solo il loro corpo (non la testa) sarebbe stato visto durante la presentazione; nella seconda che sarebbe stato visto solo il volto; nella terza che la presentazione sarebbe stata ascoltata senza immagini. E’ risultato che le ragazze inserite nella condizione corpo parlavano meno rispetto alle altre condizioni, soprattutto quando pensavano di interagire con uomini.

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Oggettivazione e depersonalizzazione

Altre ricerche hanno approfondito il legame tra oggettivazione e depersonalizzazione. Loughnan e colleghi (20101) hanno ipotizzato che uomini e donne avrebbero “depersonalizzato” individui presentati in modo oggettivato, attribuendo loro ridotte capacità mentali e morali. I risultati hanno confermato l’ipotesi: nel primo esperimento minori capacità mentali e morali sono state attribuite a donne presentate in modo oggettivato (attraverso fotografie del solo corpo), rispetto a donne presentate in modo non oggettivato (fotografie della sola testa o di corpo e testa). Il secondo esperimento ha confermato i risultati sia per le donne sia per gli uomini: donne in bikini e uomini a torso nudo sono stati giudicati meno capaci sul piano intellettuale e meno meritevoli di considerazione morale di uomini e donne normalmente vestiti.

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Un esempio di auto-oggettivazione

• «No, no, la napoletana è un’altra cosa… quella è la pupilla, io sono il culo», questo dice di sé Karima nelle intercettazioni telefoniche dell’inchiesta, per sottolineare la sua “specificità” rispetto a Noemi Letizia.

• Karima el Mahroug, divenuta Ruby, si descrive come una parte anatomica, la parte più gradita all’uomo immensamente ricco e potente che, secondo l’inchiesta della procura della Repubblica di Milano, ha avuto rapporti sessuali con lei quando era minorenne.

• In questa frase «Io sono il culo» è concentrata l’irreparabile violenza commessa su questa ragazza. Poche voci si sono alzate per ribadire che al centro dell’ inchiesta c’è una ragazza a cui è stato dato in nome di Karima, “onorata”, e che oggi dice di sé: «Io sono il culo».

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L’oggettivazione al maschile

Iper-sessualizzazione della donna e iper-mascolinizzazione dell’uomo vanno di pari passo e si rinforzano reciprocamente.Secondo dati statunitensi, la percentuale di uomini che sperimentano insoddisfazione per il proprio corpo è triplicata in meno di trent’anni. Ruolo dei mass media, che veicolano messaggi che sottolineano aspetti legati alla forza fisica, alla negazione delle emozioni, alla dominanza sessuale. I corpi maschili presentati dai media sono aumentati di volume nel corso degli anni (dal 1950 al 1990) per l’incremento della massa muscolare. Una conseguenza negativa del nuovo modello è “l’anoressia al contrario” (reverse anorexia), vale a dire ossessione per la potenza muscolare.

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Risultati sull’oggettivazione al maschile

Pur se più deboli di quelli ottenuti su campioni femminili, anche i risultati ottenuti su campioni maschili sono coerenti con la teoria dell’oggettivazione. Essi indicano l’esistenza di legami tra sorveglianza del corpo, vergogna e preoccupazione per l’aspetto fisico, con indicatori di disordini alimentari e sintomi depressivi.

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La sessualizzazione degli adolescenti

Bambini e adolescenti sono sempre più sessualizzati, come testimoniano alcune campagne pubblicitarie che mostrano piccoli di pochi anni in atteggiamenti da giovani adulti. Sempre più spesso si trasmettono ai bambini dei messaggi relativi alla sessualità prima che abbiano sviluppato la capacità di farvi fronte dal punto di vista cognitivo, emotivo e fisico.

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Oggettivazione e media

L’esposizione ai media è collegata all’interiorizzazione degli standard culturali di bellezza, che è a sua volta legata all’insoddisfazione per l’aspetto fisico e a disordini alimentari. Due meta-analisi della letteratura, che hanno esaminato più di settanta lavori di tipo sperimentale o correlazionale, indicano che l’esposizione al modello mediatico di magrezza ideale è collegata all’aumento dell’insoddisfazione per il proprio corpo e per se stessi in generale. L’effetto è risultato più forte per le adolescenti.

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Roberts e Gettman (2004)

Roberts e Gettman (2004) hanno provato che l’auto-oggettivazione può essere innescata anche da un’esposizione sottile a termini oggettivanti, come le parole o le frasi contenute nelle inserzioni pubblicitarie o nelle copertine dei settimanali. Le autrici hanno costruito un esperimento servendosi di una tecnica di priming, lo Scrambled Sentence Test (Srull e Wyer 1979), allo scopo di attivare nei partecipanti uno stato di auto-oggettivazione o di empowerment fisico. La manipolazione veniva presentata come un test di abilità linguistica; i partecipanti erano invitati a costruire una frase di quattro parole traendole da una lista di cinque. Nelle condizioni di priming, 15 dei 25 gruppi di parole proposti contenevano termini oggettivanti (ad esempio: peso, sex appeal, magrezza) o evocanti competenza fisica (ad esempio: fitness, salute, vitalità).

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Roberts e Gettman (2004)

I risultati hanno indicato che le donne inserite nella condizione di oggettivazione sperimentavano più emozioni negative (vergogna, disgusto, ansia) ed esprimevano minor interesse per gli incontri sessuali rispetto alle donne inserite nella condizione di empowerment fisico. Per gli uomini non sono invece emerse differenze tra le due condizioni. L’esperimento conferma il ruolo dei mass media nel produrre auto-oggettivazione. Se un’esposizione sottile a parole oggettivanti è sufficiente a produrre effetti su atteggiamenti ed emozioni, è lecito supporre che la massiccia esposizione quotidiana produca conseguenze ben più severe.

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Studio di Becker alle Fiji• Una dimostrazione del ruolo che i media hanno nel

definire l’immagine del corpo nelle adolescenti deriva dalle analisi condotte in alcune culture prima e dopo la loro introduzione.

• In uno studio effettuato alle isole Fiji, Becker (2004) ha trovato che preoccupazioni per il peso e l’aspetto fisico, disturbi alimentari e disprezzo per il proprio corpo sono legati all’introduzione della televisione.

• Prima del suo arrivo, infatti, la cultura tradizionale proponeva un modello fisico “morbido”, in un contesto che legava l’identità degli attori sociali al loro ruolo nella famiglia e nella comunità. Solo tre anni dopo l’introduzione della televisione, gli atteggiamenti e i comportamenti delle ragazze erano cambiati e cominciavano a diffondersi disordini alimentari.

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Le ricerche hanno mostrato che l’esposizione ai modelli idealizzati e irraggiungibili del corpo femminile correla, nelle adolescenti, con l’abbassamento dell’autostima, disturbi dell’umore, sintomi depressivi, disturbi alimentari. Anche la salute fisica risente negativamente della sessualizzazione: le ragazze insoddisfatte del loro corpo tendono per esempio a fumare di più. Altre conseguenze negative riguardano la sessualità. Il benessere sessuale diminuisce quando le ragazze guardano a se stesse con uno sguardo oggettivante.L’auto-oggettivazione risulta legata a minore assertività e maggiori comportamenti a rischio: le ragazze meno sicure di sé sono meno consapevoli dei loro desideri e fanno minore uso di mezzi anticoncezionali

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L’esposizione a immagini mediatiche che oggettivano le donne influenza i giudizi sulle donne in generale e causa una più accentuata tolleranza degli stereotipi di genere, del mito dello stupro (la credenza che le donne provochino lo stupro con il loro comportamento), delle molestie sessuali, della violenza interpersonale.

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L’esposizione a immagini oggettivanti influenza anche le interazioni tra uomini e donne.

Ad esempio, dopo aver visto contenuti oggettivanti, gli uomini sono più pronti a pensare alle donne come a oggetti sessuali, a trattarle di conseguenza e a non riconoscere il loro contributo allo sviluppo della società.

Le immagini sessualizzate delle donne trasmesse dai media hanno conseguenze deleterie non solo per il benessere psicofisico delle donne, ma anche per il benessere e la soddisfazione degli uomini.

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Cosa fare?• Insegnare a fare attenzione a parole e immagini, a

guardare ai media in modo critico. • Intervenire sui media, imponendo la diversificazione

delle immagini femminili, sottraendo spazio alle donne dell’apparenza a favore delle “donne della realtà”, per citare uno dei siti che tentano in Italia di diffondere la consapevolezza su tali problemi (http://donnedellarealta.wordpress.com/).

• E’ necessario l’impegno delle istituzioni. Sarà possibile ridurre l’oggettivazione sessuale solo se autorità, istituzioni, società civile mostreranno volontà ed efficacia nel sanzionare le condotte sbagliate, nell’individuare appositi strumenti legislativi e nel promuovere interventi specifici di formazione e informazione.

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Bibliografia

Si veda il quarto capitolo, L’oggettivazione, del volume di Chiara Volpato, Deumanizzazione. Come si legittima la violenza, Roma-Bari: Laterza, 2011.


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